Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo a titoli del 2010, con Starry Sky, Panty & Stocking e The Tatami Galaxy.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo a titoli del 2010, con Starry Sky, Panty & Stocking e The Tatami Galaxy.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Starry☆Sky
5.0/10
L'anime Starry Sky si potrebbe riassumere con una semplice frase: "Come buttare nel cesso un'idea carina e tirare la catena".
La "trama" (virgolettato di proposito) ruota tutta attorno agli alunni di un'accademia un po' particolare, interamente dedicata alle discipline riguardanti il cielo e lo spazio come l'Astronomia, l'Astrologia, la Cosmologia. In particolare, le vite di tutti i personaggi che si incontreranno in questo anime sono legate a una figura femminile di nome Yahisa Tsukiko, l'unica ragazza dell'accademia (che un tempo era stata prettamente maschile).
La serie si articola in ventisei episodi: due per ogni segno zodiacale, cui si aggiunge l'Ofiuco, considerato il tredicesimo segno dello zodiaco.
Ecco, se fin qui può sembrare tutto 'normale', andando avanti con la visione ci si renderà conto che non esiste una vera 'trama'. I ventisei episodi non sono altro che di presentazione. Ci viene mostrata, più o meno, la storia passata e il presente all'accademia di ciascun personaggio e, soprattutto, come finiscano per legarsi (perlopiù a livello sentimentale) con Yahisa (che posso capire essere il modello di purezza e ingenuità, ma a volte appare davvero scema).
Tra tutti, Yahisa è il personaggio che ne esce peggio. Viene vista solo esclusivamente attraverso i racconti altrui, non ha un suo spazio proprio, non vediamo il mondo attraverso un suo punto di vista, ma viene come filtrato da chi le sta attorno. Tutti tendono a esaltare le sue qualità, il fatto che si impegni, che cerchi sempre di sostenere gli altri e la sua forza di sopportare, da sola, le avversità. Se questo avrebbe dovuto nobilitarla agli occhi degli spettatori, l'effetto finale è totalmente opposto. Va bene una, due, pure tre volte, via! Ma che quasi tutti finiscano per innamorarsi di lei scade nello shojo più ridicolo.
L'intento dell'anime avrebbe voluto essere molto più profondo di quello che appare, quasi filosofico, incentrato sul senso della crescita e dell'evoluzione dei personaggi, ma permettere a tutti di evolversi esclusivamente grazie a una sola persona - più un altro paio di contorno - è pretenzioso e trasforma, involontariamente o meno, l'intero prodotto in qualcosa di noioso fino all'inverosimile.
E' come vedere sempre la stessa dinamica ripetuta 13 volte.
Sono depresso/infelice/con problemi -> due amici mi fanno capire di non essere solo -> vedo lei -> amore e felicità.
Questo è il copione, di cui i primi due passaggi possono subire delle leggere variazioni, ma gli altri due no. Puntuali come la Morte e le Tasse.
C'erano tantissimi elementi in questo anime, tantissimi personaggi - con una caratterizzazione molto chiara - che non sono stati affatto sfruttati, così come le storie rimaste tronche.
L'accordo tra Iku e Yahisa alla fine dell'episodio dei Gemelli, ad esempio, o il motivo per cui Yahisa si sia ferita a causa di Kazuki in passato. Cosa ha risposto Yahisa quando Suzuya le ha chiesto se poteva prendere il posto di Yoh?
Punti interrogativi, storie troncate. Un colabrodo.
Avrei voluto dare almeno un sei a questa serie solo per la grafica, ma non potevo soprassedere su quanto, di fatto, sia inconsistente.
Il disegno è molto piacevole, così come la colorazione e le animazioni. I colori, in particolare, sono molto intensi e vivi e per questo mi sono piaciuti. Il disegno non è eccessivo come in determinati shojo e per quanto ci siano degli occhi molto più grandi del normale, essi non appartengono alla totalità dei personaggi. Non essendo un anime d'azione, le animazioni non mettono in risalto chissà cosa, però per quello che servono sono molto buone e fluide.
Insomma, vedetelo solo se avete del tempo da perdere (tanto ogni episodio dura dieci minuti scarsi), ma non aspettatevi di trovarvi davanti qualcosa di avvincente.
La "trama" (virgolettato di proposito) ruota tutta attorno agli alunni di un'accademia un po' particolare, interamente dedicata alle discipline riguardanti il cielo e lo spazio come l'Astronomia, l'Astrologia, la Cosmologia. In particolare, le vite di tutti i personaggi che si incontreranno in questo anime sono legate a una figura femminile di nome Yahisa Tsukiko, l'unica ragazza dell'accademia (che un tempo era stata prettamente maschile).
La serie si articola in ventisei episodi: due per ogni segno zodiacale, cui si aggiunge l'Ofiuco, considerato il tredicesimo segno dello zodiaco.
Ecco, se fin qui può sembrare tutto 'normale', andando avanti con la visione ci si renderà conto che non esiste una vera 'trama'. I ventisei episodi non sono altro che di presentazione. Ci viene mostrata, più o meno, la storia passata e il presente all'accademia di ciascun personaggio e, soprattutto, come finiscano per legarsi (perlopiù a livello sentimentale) con Yahisa (che posso capire essere il modello di purezza e ingenuità, ma a volte appare davvero scema).
Tra tutti, Yahisa è il personaggio che ne esce peggio. Viene vista solo esclusivamente attraverso i racconti altrui, non ha un suo spazio proprio, non vediamo il mondo attraverso un suo punto di vista, ma viene come filtrato da chi le sta attorno. Tutti tendono a esaltare le sue qualità, il fatto che si impegni, che cerchi sempre di sostenere gli altri e la sua forza di sopportare, da sola, le avversità. Se questo avrebbe dovuto nobilitarla agli occhi degli spettatori, l'effetto finale è totalmente opposto. Va bene una, due, pure tre volte, via! Ma che quasi tutti finiscano per innamorarsi di lei scade nello shojo più ridicolo.
L'intento dell'anime avrebbe voluto essere molto più profondo di quello che appare, quasi filosofico, incentrato sul senso della crescita e dell'evoluzione dei personaggi, ma permettere a tutti di evolversi esclusivamente grazie a una sola persona - più un altro paio di contorno - è pretenzioso e trasforma, involontariamente o meno, l'intero prodotto in qualcosa di noioso fino all'inverosimile.
E' come vedere sempre la stessa dinamica ripetuta 13 volte.
Sono depresso/infelice/con problemi -> due amici mi fanno capire di non essere solo -> vedo lei -> amore e felicità.
Questo è il copione, di cui i primi due passaggi possono subire delle leggere variazioni, ma gli altri due no. Puntuali come la Morte e le Tasse.
C'erano tantissimi elementi in questo anime, tantissimi personaggi - con una caratterizzazione molto chiara - che non sono stati affatto sfruttati, così come le storie rimaste tronche.
L'accordo tra Iku e Yahisa alla fine dell'episodio dei Gemelli, ad esempio, o il motivo per cui Yahisa si sia ferita a causa di Kazuki in passato. Cosa ha risposto Yahisa quando Suzuya le ha chiesto se poteva prendere il posto di Yoh?
Punti interrogativi, storie troncate. Un colabrodo.
Avrei voluto dare almeno un sei a questa serie solo per la grafica, ma non potevo soprassedere su quanto, di fatto, sia inconsistente.
Il disegno è molto piacevole, così come la colorazione e le animazioni. I colori, in particolare, sono molto intensi e vivi e per questo mi sono piaciuti. Il disegno non è eccessivo come in determinati shojo e per quanto ci siano degli occhi molto più grandi del normale, essi non appartengono alla totalità dei personaggi. Non essendo un anime d'azione, le animazioni non mettono in risalto chissà cosa, però per quello che servono sono molto buone e fluide.
Insomma, vedetelo solo se avete del tempo da perdere (tanto ogni episodio dura dieci minuti scarsi), ma non aspettatevi di trovarvi davanti qualcosa di avvincente.
Gainax avrebbe potuto crogiolarsi a lungo sul successo planetario di Tengen Toppa Gurren Lagann, così come fa Hideaki Anno con il suo Evangelion e le sue orde di seguaci. Se lo tengano, Anno e la Khara, il loro Evangelion, Gainax può andare avanti senza di lui, e senza "Rebuild".
"Panty & Stocking" non è Gainax solo perché diverso, sperimentale e cool, "Panty & Stocking" è Hiroyuki Imaishi, ovvero presente e futuro dello studio, già animatore del folle FLCL e del discusso Diebuster, nonché regista di Gurren Lagann, il dopo-Anno ideale quindi.
Ecco un'estetica che spiazza, uno stile che ricorda quello dei vari "cartoon network" di Genndy Tartakovsky, con personaggi brutti e rigorosamente super-deformed, così differente dalla tradizione anime e quindi uno dei motivi per il quale potrebbe non arrivare mai nel nostro paese. Verso questa tipologia d'animazione, non certo amata dall'otaku tipo, è anche la struttura degli episodi che compongono la serie, la maggior parte di essi divisi in due mini-episodi accompagnati dai consueti titoli di testa e da una sigla dalla durata di una ventina di secondi.
Se Excel Saga e Abenobashi non si risparmiavano nel prendere in giro, con i loro stereotipi, l'animazione giapponese e il mondo otaku in generale, P&S guarda verso occidente, a Hollywood, ai telefilm di Disney Channel, alle cheer leader e a tutti i cliché della sottocultura statunitense che vi passano per la testa. Il tutto con uno humour volgare e senza misure tra fiumi di sterco e liquidi seminali, dialoghi coloriti e continui riferimenti sessuali, grazie anche a queste due protagoniste così "politically incorrect".
Gli angeli Panty e Stocking sono state cacciate dal Paradiso per via dei loro continui comportamenti scorretti e mandate a Daten City. Sotto la guida del reverendo afro Garterbelt, il loro scopo è distruggere dei mostri chiamati Ghosts per accumulare crediti e tornare così in paradiso, ma sarà tutt'altro che semplice. Panty non fa che passare da un letto all'altro concedendosi praticamente a chiunque, mentre Stocking passa buona parte del suo tempo a mangiare dolci.
Tipica gal vestita alla moda una, e introversa gothic lolita l'altra, il duo di protagoniste funziona a meraviglia proprio grazie alle loro differenze e alle loro manie. Non di rado assisteremo a vari litigi che finiscono in collaborazione quando le due devono impugnare le loro armi (le mutande di Panty si trasformano in pistole mentre Stocking utilizza una calza che all'occorrenza diventa una spada, da qui i loro nomi), totalmente prive di misura e scrupoli. A loro si aggiungono nel corso della serie altri personaggi, come il nerd Brief, e la sensuale coppia demoniaca Scanty e Kneesocks, che si riveleranno subito delle rivali, fallendo però ogni volta come è da tradizione.
Proprio per la sua impostazione narrativa con storie a tema, non tutti gli episodi di "Panty & Stocking" sono memorabili, potreste amarne alcuni e odiarne altri. Personalmente ho trovato eccezionali gli episodi centrali della serie, il 6 in particolare, dedicato alla scuola, grazie alla frenetica seconda parte, mentre ho avvertito un netto calo di qualità con il 10, davvero brutto. Nonostante questo sali e scendi continuo, P&S non mancherà di divertire gli appassionati più navigati grazie alle numerosissime citazioni, alcune ai limiti dell'assurdo e della volgarità. Lo humour senza censure potrebbe però essere un'arma a doppio taglio verso un'utenza più mainstream, come l'appassionato medio di Rai4 "svegliatosi" di recente solo con Gurren Lagann, motivo per il quale quest'anime risulta quasi invendibile in un mercato come l'Italia.
Menzione speciale sulla colonna sonora techno dance, davvero atipica e trascinante, in particolare il tema di Scanty e Kneesocks e la ending "Fallen Angel", che non sfigurerebbe affatto nelle hit parade e nei vari locali nostrani.
Detto ciò ben vengano operazioni come "Panty & Stocking" in mezzo all'accozzaglia di anime davvero troppo simili tra loro in questi ultimi due anni. Per pochi, certo, ma quei pochi si divertono come scemi.
"Panty & Stocking" non è Gainax solo perché diverso, sperimentale e cool, "Panty & Stocking" è Hiroyuki Imaishi, ovvero presente e futuro dello studio, già animatore del folle FLCL e del discusso Diebuster, nonché regista di Gurren Lagann, il dopo-Anno ideale quindi.
Ecco un'estetica che spiazza, uno stile che ricorda quello dei vari "cartoon network" di Genndy Tartakovsky, con personaggi brutti e rigorosamente super-deformed, così differente dalla tradizione anime e quindi uno dei motivi per il quale potrebbe non arrivare mai nel nostro paese. Verso questa tipologia d'animazione, non certo amata dall'otaku tipo, è anche la struttura degli episodi che compongono la serie, la maggior parte di essi divisi in due mini-episodi accompagnati dai consueti titoli di testa e da una sigla dalla durata di una ventina di secondi.
Se Excel Saga e Abenobashi non si risparmiavano nel prendere in giro, con i loro stereotipi, l'animazione giapponese e il mondo otaku in generale, P&S guarda verso occidente, a Hollywood, ai telefilm di Disney Channel, alle cheer leader e a tutti i cliché della sottocultura statunitense che vi passano per la testa. Il tutto con uno humour volgare e senza misure tra fiumi di sterco e liquidi seminali, dialoghi coloriti e continui riferimenti sessuali, grazie anche a queste due protagoniste così "politically incorrect".
Gli angeli Panty e Stocking sono state cacciate dal Paradiso per via dei loro continui comportamenti scorretti e mandate a Daten City. Sotto la guida del reverendo afro Garterbelt, il loro scopo è distruggere dei mostri chiamati Ghosts per accumulare crediti e tornare così in paradiso, ma sarà tutt'altro che semplice. Panty non fa che passare da un letto all'altro concedendosi praticamente a chiunque, mentre Stocking passa buona parte del suo tempo a mangiare dolci.
Tipica gal vestita alla moda una, e introversa gothic lolita l'altra, il duo di protagoniste funziona a meraviglia proprio grazie alle loro differenze e alle loro manie. Non di rado assisteremo a vari litigi che finiscono in collaborazione quando le due devono impugnare le loro armi (le mutande di Panty si trasformano in pistole mentre Stocking utilizza una calza che all'occorrenza diventa una spada, da qui i loro nomi), totalmente prive di misura e scrupoli. A loro si aggiungono nel corso della serie altri personaggi, come il nerd Brief, e la sensuale coppia demoniaca Scanty e Kneesocks, che si riveleranno subito delle rivali, fallendo però ogni volta come è da tradizione.
Proprio per la sua impostazione narrativa con storie a tema, non tutti gli episodi di "Panty & Stocking" sono memorabili, potreste amarne alcuni e odiarne altri. Personalmente ho trovato eccezionali gli episodi centrali della serie, il 6 in particolare, dedicato alla scuola, grazie alla frenetica seconda parte, mentre ho avvertito un netto calo di qualità con il 10, davvero brutto. Nonostante questo sali e scendi continuo, P&S non mancherà di divertire gli appassionati più navigati grazie alle numerosissime citazioni, alcune ai limiti dell'assurdo e della volgarità. Lo humour senza censure potrebbe però essere un'arma a doppio taglio verso un'utenza più mainstream, come l'appassionato medio di Rai4 "svegliatosi" di recente solo con Gurren Lagann, motivo per il quale quest'anime risulta quasi invendibile in un mercato come l'Italia.
Menzione speciale sulla colonna sonora techno dance, davvero atipica e trascinante, in particolare il tema di Scanty e Kneesocks e la ending "Fallen Angel", che non sfigurerebbe affatto nelle hit parade e nei vari locali nostrani.
Detto ciò ben vengano operazioni come "Panty & Stocking" in mezzo all'accozzaglia di anime davvero troppo simili tra loro in questi ultimi due anni. Per pochi, certo, ma quei pochi si divertono come scemi.
The Tatami Galaxy
7.0/10
Recensione di Locke Cole
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Trasposizione dell'originale opera letteraria di Morimi Tomihiko, "Yojō-Han Shinwa Taikei" (ossia "le cronache mitologiche dei quattro tatami e mezzo") scaturisce dall'eccentrico genio di Yuasa Masaaki. Tale lavoro emerge sin dai suoi primi vagiti scenici denotando un gradevolissimo sperimentalismo grafico, coadiuvato da una sceneggiatura insolita, letteralmente logorroica, incalzante e spezzata. A tale positività s'aggiunge una meno lodevole ma pur sempre godibile trama, senza tuttavia poter fare alcun elogio a qualsivoglia orizzonte speculativo, che la leggerezza del soggetto non consente d'estendere.
L'opera s'articola interamente attraverso la soggettività dell'innominato protagonista, definito tramite svariati fra pronomi e appellativi, che descrive puntualmente le diverse alternative fra i suoi potenziali primi due anni universitari.
In questo s'avranno il definirsi della scena nella quale i personaggi si muovono, con la relativa graduale introduzione di questi ultimi, il tutto costituendosi in novità, unioni, intersezioni, paradossi, indizi e spiegazioni più o meno plausibili a consentire tale intreccio e disorientare saggiamente lo spettatore, sì che questi non cerchi autonomamente arcane risoluzioni pseudo-logiche degli accadimenti.
La struttura ciclica si regge saldamente, senza mai evocare noia nel pubblico, prospettiva che la narrazione frenetica e compulsiva della coscienza del protagonista scongiura infallibilmente.
Per l'appunto, il mondo narrato è un grande flusso di coscienza sgorgante dal protagonista e concretizzatosi nelle immagini a noi mostrate, deformato dalle sue ansie, speranze, pulsioni e valori, il tutto perfettamente aderente alla di lui naturale spiegazione, certo stordente e bizzarra per lo spettatore ancora estraneo alle sue logiche soggettive.
Lo vedremo così destreggiarsi ogni volta daccapo nei propri primi anni da studente universitario, forte di spensierati e mirabolanti prospettive di gloria e successo, il cui inizio si situa nella fatidica, è proprio il caso di dirlo, scelta del club extracurricolare cui prendere parte.
Durante tale valutazione la fantasia inizia a giocare liberamente imbastendo utopie sociali e amorose, prontamente infrante dalle incapacità fisico-relazionali del protagonista nonché dalle contingenze che puntualmente e sfavorevolmente lo travolgono, cagionando - ma sovente pur cagionate da - la comparsa dell'ambiguo Ozu, personaggio dai poco rassicuranti aspetto e abitudini, il quale immancabilmente si lega di una forte, malsana e problematica amicizia con l'infelice di cui sopra.
In un modo o nell'altro, le trame più o meno apparentemente malefiche di questo individuo s'intrecceranno quale "filo nero del destino" a unire i due, conducendo la vicenda ai suoi esiti successivi e spesso direttamente ultimi.
E in tutto ciò l'onnipresenza dell'algida Akashi, ma proseguire in questa descrizione si rivelerebbe banale e deleterio verso il pubblico futuro.
L'opera tratta così la (molto dilatata) quotidianità di uno studentucolo qualsiasi, l'emblema della mediocrità che mai sarà nessuno, il tutto però nel suo proprio e unico mondo, rendendo ogni esperienza grandiosa e irripetibile, gonfiando e distorcendo le vicende, quali lo svago esterno agli studi, mutandole in mirabili e tragiche sfide contro una sorte avversa.
In questo, se mi è concesso, devo complimentarmi per la trattazione del tema amoroso il quale, contrariamente all'odierno canone che lo vuole dipinto con toni idilliaci e parossistici, risulta realisticamente molto carnale, ingiustificato e mai immotivatamente invasivo nella scena, senza scadere in eccessi in tali ambiti, sì da dipingere un giovane che non si spinge molto oltre le proprie pulsioni senza, al contempo, vivere per esse.
In conclusione, come già banalmente osservato, l'opera è graficamente superba, costituita da un accorto connubio fra la semplicità e l'eleganza del tratto con la giustapposizione di colori, ambienti e fondali fortemente contrastanti, sino all'utilizzo di riprese reali nelle quali far muovere i personaggi.
Regia e sceneggiatura ben governano tale imbarcazione, sapendo esattamente evocare la logorroica concitazione dei liberi pensieri del protagonista; cionondimeno l'opera ha i suoi limiti, oltre i quali non può ambire, essendo pur sempre il soggetto semplice, univocamente interpretabile e in sé speculativamente sterile.
Un'opera valida, priva di eccessive pretese e onesta nel fornire quanto si prospettava, direi largamente apprezzabile, eccezion fatta per i più incapaci estimatori di un pur minimo sperimentalismo non tanto grafico quanto scenico e registico.
L'opera s'articola interamente attraverso la soggettività dell'innominato protagonista, definito tramite svariati fra pronomi e appellativi, che descrive puntualmente le diverse alternative fra i suoi potenziali primi due anni universitari.
In questo s'avranno il definirsi della scena nella quale i personaggi si muovono, con la relativa graduale introduzione di questi ultimi, il tutto costituendosi in novità, unioni, intersezioni, paradossi, indizi e spiegazioni più o meno plausibili a consentire tale intreccio e disorientare saggiamente lo spettatore, sì che questi non cerchi autonomamente arcane risoluzioni pseudo-logiche degli accadimenti.
La struttura ciclica si regge saldamente, senza mai evocare noia nel pubblico, prospettiva che la narrazione frenetica e compulsiva della coscienza del protagonista scongiura infallibilmente.
Per l'appunto, il mondo narrato è un grande flusso di coscienza sgorgante dal protagonista e concretizzatosi nelle immagini a noi mostrate, deformato dalle sue ansie, speranze, pulsioni e valori, il tutto perfettamente aderente alla di lui naturale spiegazione, certo stordente e bizzarra per lo spettatore ancora estraneo alle sue logiche soggettive.
Lo vedremo così destreggiarsi ogni volta daccapo nei propri primi anni da studente universitario, forte di spensierati e mirabolanti prospettive di gloria e successo, il cui inizio si situa nella fatidica, è proprio il caso di dirlo, scelta del club extracurricolare cui prendere parte.
Durante tale valutazione la fantasia inizia a giocare liberamente imbastendo utopie sociali e amorose, prontamente infrante dalle incapacità fisico-relazionali del protagonista nonché dalle contingenze che puntualmente e sfavorevolmente lo travolgono, cagionando - ma sovente pur cagionate da - la comparsa dell'ambiguo Ozu, personaggio dai poco rassicuranti aspetto e abitudini, il quale immancabilmente si lega di una forte, malsana e problematica amicizia con l'infelice di cui sopra.
In un modo o nell'altro, le trame più o meno apparentemente malefiche di questo individuo s'intrecceranno quale "filo nero del destino" a unire i due, conducendo la vicenda ai suoi esiti successivi e spesso direttamente ultimi.
E in tutto ciò l'onnipresenza dell'algida Akashi, ma proseguire in questa descrizione si rivelerebbe banale e deleterio verso il pubblico futuro.
L'opera tratta così la (molto dilatata) quotidianità di uno studentucolo qualsiasi, l'emblema della mediocrità che mai sarà nessuno, il tutto però nel suo proprio e unico mondo, rendendo ogni esperienza grandiosa e irripetibile, gonfiando e distorcendo le vicende, quali lo svago esterno agli studi, mutandole in mirabili e tragiche sfide contro una sorte avversa.
In questo, se mi è concesso, devo complimentarmi per la trattazione del tema amoroso il quale, contrariamente all'odierno canone che lo vuole dipinto con toni idilliaci e parossistici, risulta realisticamente molto carnale, ingiustificato e mai immotivatamente invasivo nella scena, senza scadere in eccessi in tali ambiti, sì da dipingere un giovane che non si spinge molto oltre le proprie pulsioni senza, al contempo, vivere per esse.
In conclusione, come già banalmente osservato, l'opera è graficamente superba, costituita da un accorto connubio fra la semplicità e l'eleganza del tratto con la giustapposizione di colori, ambienti e fondali fortemente contrastanti, sino all'utilizzo di riprese reali nelle quali far muovere i personaggi.
Regia e sceneggiatura ben governano tale imbarcazione, sapendo esattamente evocare la logorroica concitazione dei liberi pensieri del protagonista; cionondimeno l'opera ha i suoi limiti, oltre i quali non può ambire, essendo pur sempre il soggetto semplice, univocamente interpretabile e in sé speculativamente sterile.
Un'opera valida, priva di eccessive pretese e onesta nel fornire quanto si prospettava, direi largamente apprezzabile, eccezion fatta per i più incapaci estimatori di un pur minimo sperimentalismo non tanto grafico quanto scenico e registico.
The Tatami Galaxy ce l'ho in lista da un po', complimenti a Locke che come sempre scrive divinamente.
Starry☆Sky non lo conoscevo.
Rientra tra gli Anime più geniali di sempre ed è sicuramente il miglior Anime del 2010, insieme a Rainbow.
E' da 10, secondo me.
ah sì
> Animeclick
Certo, ha detto che è speculativamente sterile, ma quelli son gusti. Si vede che non è stato abbastanza logorroico per i suoi standard tale da essere elevato a poesia introspettiva o quel che è quel genere di roba che piace a lui, comunque SE LA GENTE LEGGESSE le recensioni prima di commentare, non si lamenterebbe del voto.
Guarda, che io l'ho letta e ho visto che l'ha apprezzato.
Ho semplicemente contestato il voto, non è che una cosa preclude l' altra.
The tatami Galaxy è stato ben recensito, ma non mi spiego come abbia potuto dargli solamente un sette, è ben più di una "buona" opera.
Hm, vabbo', vedrò.
Tatami Galaxy merita di più, ma Locke è uno dei migliori recensori a priori.
L'unico episodio veramente notevole è stato il 6° e spero che Kill la Kill prenda di più da questo che dal resto dell'anime.
Il loro scopo è far sognare le ragazzine con dei bei figliuoli, niente altro.
Complimenti ai tre recensori!! ^^
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