
"Quando entrai nel settore con il mio ‘Yawara‘ ci fu un lungo periodo durante il quale critici e recensori storsero il naso. Penso che inizialmente avevo la loro stessa intenzionalità. E mi dicevo: ‘devo assolutamente fare qualcosa di grosso per sfondare!’ Lavorai più duramente possibile per produrre un successo, ma fu completamente ignorato dalle persone le cui valutazioni mi interessavano di più. A quell’epoca fingevo molto bene che non m’importasse poi molto, ma mi sentivo tristissimo (risate). Non appena concluso ‘Yawara’ pensai che avrei dovuto creare qualcosa di più vicino alla mia originale intenzionalità. In ogni caso, a causa del successo travolgente ricevuto da ‘Yawara’, il pubblico voleva che producessi ancora qualcosa di simile. Ovviamente avrei anche potuto ignorare le loro richieste, ma è anche vero che all’epoca pensavo: ‘Va bene, ho ancora un sacco di tempo davanti nella mia vita di mangaka per fare altre cose diverse’. C’è da essergliene (alle persone che si aspettano da te lavori all’altezza di quelli che hanno apprezzato in passato) riconoscenti, davvero. Nel mio fumetto successivo, ‘Happy!’, che aveva ancora il tennis come soggetto principale, intendevo di nuovo mettermi alla prova con una formula espressiva inedita…
E poi, iniziai finalmente ‘Monster’. Dopo i primi dieci anni di lavoro come mangaka cominciai a creare il fumetto che avevo in mente da sempre. Il critico Fusanosuke Natsume disse una cosa del tipo: ‘Rimane un mistero come abbia fatto Naoki Urasawa a pazientare 10 anni per fare la storia che voleva.’
Si potrebbe perfino dire che, per me, tutto comincia con ‘Monster’...
"intervista a Naoki Urasawa apparsa sulle pagine della rivista Quick Japan #81 del 2008". Fonte : conversazionisulfumetto.wordpress.com
E poi, iniziai finalmente ‘Monster’. Dopo i primi dieci anni di lavoro come mangaka cominciai a creare il fumetto che avevo in mente da sempre. Il critico Fusanosuke Natsume disse una cosa del tipo: ‘Rimane un mistero come abbia fatto Naoki Urasawa a pazientare 10 anni per fare la storia che voleva.’
Si potrebbe perfino dire che, per me, tutto comincia con ‘Monster’...
"intervista a Naoki Urasawa apparsa sulle pagine della rivista Quick Japan #81 del 2008". Fonte : conversazionisulfumetto.wordpress.com

Tutto ha inizio da Monster dice lo stesso Urasawa ed è proprio Monster a vincere questo primo Sondaggione d'"autore". Un titolo su cui si sono espressi molti tra i più validi scrittori di recensioni manga sia dello staff che dell'utenza. Difficile sceglierne una, quindi ho deciso di dare spazio ad un ottimo recensore che però non avevo mai avuto il piacere di presentare in questa sede. Consiglio comunque di fare un salto nella scheda manga per leggere quanto scritto anche da TheRolandDeschain e Ais Quin!
La parola ad onizuka90:
Ad essere del tutto sincero mi risulta alquanto difficile recensire Monster, non tanto perché non abbia un'idea ben precisa a riguardo, bensì perché prima di leggerlo mi aspettavo un "qualcosa" e il fumetto mi ha dato tutt'altro. Il fatto è che questo "altro" è comunque un "qualcosa" di molto positivo sebbene non proprio ciò per cui, spesso, questo titolo viene esaltato e apprezzato.
Monster gode di una incredibile popolarità come opera sul genere giallo-poliziesco, ma a mio avviso tale veste gli sta piuttosto strettina, anzi, scomoda. Personalmente trovo che la giusta prospettiva con cui guardare a questo fumetto sia quella di un manga psicologico con delle venature tipiche di un racconto del mistero e della fiaba, e non un giallo che si basi su una ferrea logica.
Ma esaminiamo più a fondo la questione "Monster" andando a partire da ciò che più comunemente suscita venerazione: la storia. Questa non è veramente complessa (come potrebbe esserlo ad esempio quella di un'opera di Shirow), ma semplicemente molto ben organizzata e sfaccettata, ricca di innumerevoli particolari, di personaggi e di avvenimenti incastrati con abilità. I tempi per le rivelazioni e colpi di scena sono ponderati e ottimamente gestiti; si distribuiscono ed alternano in modo efficace anche i momenti in cui incalza una narrazione rapida e quelli di distensione. Il "problema", tuttavia, è che questa enorme macchina narrativa, sebbene riesca a tenere una notevole coerenza, procede fin troppo spesso per coincidenze e forzature spazio-temporali non indifferenti, per fare un esempio: in ogni città in cui un personaggio arriva questi magicamente incontra un personaggio chiave che gli permetterà di percorrere la retta via, o rimane coinvolto in determinate esperienze che si ricollegano alla storia principale e che guardacaso spesso poi si rivelano importanti per far emergere un ulteriore tassello di questo elefantiaco puzzle. Ogni progresso verso la conclusione è un passo guidato dalla mano del destino, e Dio più che giocare a dadi sembra usare righello e squadretta. Di certo questo non è un buon presupposto per un giallo investigativo, specialmente per come si palesa tale caratteristica nel finale dove, per un miracolo incredibile, tutti i personaggi si riuniranno "casualmente" nello stesso posto e nello stesso giorno, sfidando ogni legge probabilistica e ogni possibile verosimiglianza. Un altro elemento che a mio avviso stona se si guarda a Monster nell'ottica del giallo sono le numerose e corpose storie parallele, le quali non fanno altro che allungare e complicare una matassa di avvenimenti davvero mastodontica. Impossibile non riconoscere l'abilità dell'autore nell'intrecciare tutti questi fili paralleli senza troppe contraddizioni e riuscendo a mantenere una coerenza di fondo, ma il continuo distogliere l'attenzione dalla storia principale risulta a mio avviso controproducente. Un altro appunto che mi sento di fare riguarda proprio una peculiarità di Urasawa: il mondo che lui costruisce gira del tutto, e solamente, attorno ai suoi personaggi, ma questo (e anche gli altri già citati) in realtà è un ottimo aspetto se vogliamo considerare Monster come dovrebbe essere considerato, dicevamo prima, da un punto di vista psicologico.

L'elemento maggiormente affascinante dell'intero fumetto sta proprio nei suoi personaggi, mediante l'inserimento di continue deviazioni Urasawa è in grado di delinearne con estrema accuratezza la caratterizzazione, riesce nella titanica impresa di rendere interessanti quasi tutte le figure che fanno la loro comparsa nella storia, anche quelle secondarie la cui scena è poi destinata a venire velocemente esautorata da quella dei primari e comprimari senza per questo però esserne sminuita o banalizzata. Molti avranno un'evoluzione notevole, come lo stesso Tenma o anche Eva e l'ispettore Lunge, matureranno come persone in seguito alle continue vicende che turberanno le loro esistenze e che li porteranno inevitabilmente a compiere scelte, mettendo in crisi il loro senso di giustizia e convinzioni, e appunto sulla scelta e sulle possibilità gioca l'intero fumetto. Il viaggio nell'animo umano in cui ci porta Monster è incredibile e le varie riflessioni che vengono sparpagliate per l'intero intreccio tra cui, ricordiamolo, le bellissime favole di Franz Bonaparta, si riconducono fondamentalmente all'introspezione e al considerare il "mostro" che ognuno di noi può diventare, uno spietato scontro tra io e super io, moralità e amoralità, ma anche un conflitto tra idealismo e materialismo: donde viene la certezza di una mia decisione o convinzione? Cosa giustifica una scelta? Cosa la rende più giusta di un'altra? Anche quella che apparentemente si rivela l'unica via sensata da percorrere, perseguendo i più condivisibili ed innocenti ideali, potrebbe portare a conseguenze disastrose di cui ci si può rendere conto solo ex-post, ed intanto il destino ci sorride sempre, malizioso, nella sua crudeltà, quasi a volerci schernire. Il personaggio di Johan è l'elemento disturbatore, una sorta di anticristo, il portatore del male e del risentimento, il conturbante araldo del dubbio e delle alternative, più un simbolo che un vero e proprio personaggio, ma egli è genialmente quel motore immobile che non compare mai e di cui si arriva persino a dubitarne l'esistenza, ma a cui tutto tende, l'epicentro di tutte le azioni e motivazioni dei personaggi, loro ultima meta, li induce ad un continuo inseguimento che permette alla fine di capire il loro vero ed ultimo nemico: loro stessi.
Non era Johan a muovere tutti, ma erano tutti a muoversi per Johan, le loro azioni erano dettate dalla loro volontà di inseguire tale mostro e chimera, una loro responsabilità, mentre coloro che dovevano affrontare fin dal principio erano le loro paure, errori e false sicurezze. Lo capisce Tenma, costretto a misurasi con il suo idealismo e saldo intento a fermare Johan per riparare alla sua scelta e ledere il suo rimorso (era stato veramente giusto salvarlo?), lo capisce Nina che, trovandosi a rivangare il passato scopre di possedere memorie che non avrebbe mai voluto riportare a galla, così come loro anche gli altri personaggi si misurano con il caso di Johan per in realtà ritrovare, alla fine, loro stessi, anche Lunge, Grimmer, ma anche l'avvocato e il giovane ispettore di polizia. Peccato per il finale, a mio avviso se si fosse optato per un regime meno lieto sarebbe scaturito di certo qualcosa di meno banale, ma non posso affermare di non averlo apprezzato.
Monster gode di una incredibile popolarità come opera sul genere giallo-poliziesco, ma a mio avviso tale veste gli sta piuttosto strettina, anzi, scomoda. Personalmente trovo che la giusta prospettiva con cui guardare a questo fumetto sia quella di un manga psicologico con delle venature tipiche di un racconto del mistero e della fiaba, e non un giallo che si basi su una ferrea logica.
Ma esaminiamo più a fondo la questione "Monster" andando a partire da ciò che più comunemente suscita venerazione: la storia. Questa non è veramente complessa (come potrebbe esserlo ad esempio quella di un'opera di Shirow), ma semplicemente molto ben organizzata e sfaccettata, ricca di innumerevoli particolari, di personaggi e di avvenimenti incastrati con abilità. I tempi per le rivelazioni e colpi di scena sono ponderati e ottimamente gestiti; si distribuiscono ed alternano in modo efficace anche i momenti in cui incalza una narrazione rapida e quelli di distensione. Il "problema", tuttavia, è che questa enorme macchina narrativa, sebbene riesca a tenere una notevole coerenza, procede fin troppo spesso per coincidenze e forzature spazio-temporali non indifferenti, per fare un esempio: in ogni città in cui un personaggio arriva questi magicamente incontra un personaggio chiave che gli permetterà di percorrere la retta via, o rimane coinvolto in determinate esperienze che si ricollegano alla storia principale e che guardacaso spesso poi si rivelano importanti per far emergere un ulteriore tassello di questo elefantiaco puzzle. Ogni progresso verso la conclusione è un passo guidato dalla mano del destino, e Dio più che giocare a dadi sembra usare righello e squadretta. Di certo questo non è un buon presupposto per un giallo investigativo, specialmente per come si palesa tale caratteristica nel finale dove, per un miracolo incredibile, tutti i personaggi si riuniranno "casualmente" nello stesso posto e nello stesso giorno, sfidando ogni legge probabilistica e ogni possibile verosimiglianza. Un altro elemento che a mio avviso stona se si guarda a Monster nell'ottica del giallo sono le numerose e corpose storie parallele, le quali non fanno altro che allungare e complicare una matassa di avvenimenti davvero mastodontica. Impossibile non riconoscere l'abilità dell'autore nell'intrecciare tutti questi fili paralleli senza troppe contraddizioni e riuscendo a mantenere una coerenza di fondo, ma il continuo distogliere l'attenzione dalla storia principale risulta a mio avviso controproducente. Un altro appunto che mi sento di fare riguarda proprio una peculiarità di Urasawa: il mondo che lui costruisce gira del tutto, e solamente, attorno ai suoi personaggi, ma questo (e anche gli altri già citati) in realtà è un ottimo aspetto se vogliamo considerare Monster come dovrebbe essere considerato, dicevamo prima, da un punto di vista psicologico.

L'elemento maggiormente affascinante dell'intero fumetto sta proprio nei suoi personaggi, mediante l'inserimento di continue deviazioni Urasawa è in grado di delinearne con estrema accuratezza la caratterizzazione, riesce nella titanica impresa di rendere interessanti quasi tutte le figure che fanno la loro comparsa nella storia, anche quelle secondarie la cui scena è poi destinata a venire velocemente esautorata da quella dei primari e comprimari senza per questo però esserne sminuita o banalizzata. Molti avranno un'evoluzione notevole, come lo stesso Tenma o anche Eva e l'ispettore Lunge, matureranno come persone in seguito alle continue vicende che turberanno le loro esistenze e che li porteranno inevitabilmente a compiere scelte, mettendo in crisi il loro senso di giustizia e convinzioni, e appunto sulla scelta e sulle possibilità gioca l'intero fumetto. Il viaggio nell'animo umano in cui ci porta Monster è incredibile e le varie riflessioni che vengono sparpagliate per l'intero intreccio tra cui, ricordiamolo, le bellissime favole di Franz Bonaparta, si riconducono fondamentalmente all'introspezione e al considerare il "mostro" che ognuno di noi può diventare, uno spietato scontro tra io e super io, moralità e amoralità, ma anche un conflitto tra idealismo e materialismo: donde viene la certezza di una mia decisione o convinzione? Cosa giustifica una scelta? Cosa la rende più giusta di un'altra? Anche quella che apparentemente si rivela l'unica via sensata da percorrere, perseguendo i più condivisibili ed innocenti ideali, potrebbe portare a conseguenze disastrose di cui ci si può rendere conto solo ex-post, ed intanto il destino ci sorride sempre, malizioso, nella sua crudeltà, quasi a volerci schernire. Il personaggio di Johan è l'elemento disturbatore, una sorta di anticristo, il portatore del male e del risentimento, il conturbante araldo del dubbio e delle alternative, più un simbolo che un vero e proprio personaggio, ma egli è genialmente quel motore immobile che non compare mai e di cui si arriva persino a dubitarne l'esistenza, ma a cui tutto tende, l'epicentro di tutte le azioni e motivazioni dei personaggi, loro ultima meta, li induce ad un continuo inseguimento che permette alla fine di capire il loro vero ed ultimo nemico: loro stessi.
Non era Johan a muovere tutti, ma erano tutti a muoversi per Johan, le loro azioni erano dettate dalla loro volontà di inseguire tale mostro e chimera, una loro responsabilità, mentre coloro che dovevano affrontare fin dal principio erano le loro paure, errori e false sicurezze. Lo capisce Tenma, costretto a misurasi con il suo idealismo e saldo intento a fermare Johan per riparare alla sua scelta e ledere il suo rimorso (era stato veramente giusto salvarlo?), lo capisce Nina che, trovandosi a rivangare il passato scopre di possedere memorie che non avrebbe mai voluto riportare a galla, così come loro anche gli altri personaggi si misurano con il caso di Johan per in realtà ritrovare, alla fine, loro stessi, anche Lunge, Grimmer, ma anche l'avvocato e il giovane ispettore di polizia. Peccato per il finale, a mio avviso se si fosse optato per un regime meno lieto sarebbe scaturito di certo qualcosa di meno banale, ma non posso affermare di non averlo apprezzato.
Ringraziando tutti per la partecipazione, vi ricordo ancora una volta che per info, suggerimenti o mandarmi a quel paese potete scrivere a:
Non riesco proprio a capire perché il fatto che questa opzione abbia trionfato sulle altre debba sconvolgere tanto, dato che io credo che si tenda di meno ad acquistare manga di Urasawa piuttosto che di altri autori soprattutto per i prezzi proibitivi a cui Urasawa è spesso proposto...
Invece di questa opzione dai sondaggi io proporrei di abolire per sempre la possibilità di dare pollici rossi ai commenti, così come si è fatto (per fortuna!
Comunque, i commenti di Kotaro e Oberon sono davvero pertinenti. Più che altro mi dispiace per Ironic, che si fa in quattro per fare questi sondaggi e poi succedono macelli simili. Tranquilli ragazzi, i manga sono una passione ed è normale che questa possa unire come dividere chi la condivide, ma nel confronto con gli altri c'è un limite, un limite che si chiama "rispetto".
Ora c'è la moda di Urasawa."
Vabbè, adesso Urasawa è la moda...
Allora ragazzi, che vi piaccia o meno, nella letteratura, cinema e così come per i fumetti, vi sono degli autori imprescindibili, che vanno visto o letti per forza se si vuole dirsi conoscitori del genere.
Ora c'è chi legge fumetti, solo perchè vuole svagarsi, giustamente di Urasawa non gliene frega niente (anche se non è un autore complesso come i fanboy lo spacciano..., le sue opere necessitano di un attenzione più forte del normale, ma è un attenzione che va data a mio avviso a tutte le opere, anche se si legge un Bleach qualunque), quindi può non leggerlo, se le opere non rientrano nei suoi gusti.
Poi c'è chi legge fumetti e dopo un pò, si chiede quali sono gli autori che maggiormente hanno contribuito al suo sviluppo, e quindi va a colmare la sua curiosità, scoprendoli uno ad uno. Certo magari capita che quell'autore non ti piaccia, e quindi ti limiti solo all'opera maggiore o quelle imprescindibili.
Se si appartiene alla prima categoria, non è assolutamente necessario leggere Urasawa. Se invece volete professarvi come conoscitori del settore o volete avere una conoscenza approfondita del panorama fumettistico, mi spiace, ma Urasawa rientra nel novero degli autori imprescindibili, che vi piaccia o no. Potete limitarvi a leggere le due opere maggiori (seppur non abbia gradito Monster, comunque tanto tortura non è stata la storia) Monster e 20th CB, così almeno avete una panoramica di questo autore.
Esempio personale? Otomo. Tutti incensavano Akira, avevo letto recensioni stra-positive e volveo approfondire la mia conoscenza del fumetto giapponese. Ho preso l'opera, ma non sono rimasto soddisfatto, ma alla fine sono contento di aver letto lo stesso quest'opera, perchè volenti o nolenti Akira ha fatto la storia. Ora che Otomo a me non è andato a genio con la sua opera cardine, non sono per niente tenuto a leggermi le altre opere minori.
E' quello che dicevo all'inizio, ma come al solito qui se si dice A si capisce B e tutti ti danno addosso.
Poi vorrei dire un'altra cosa. Siccome ci sono utenti che hanno commentato proprio dicendo
La critica è ovviamente rivolta a loro. Non ho mai toccato i gusti personali, anzi a chi ha detto di averlo letto e non l'ha apprezzato ho chiesto i perché.
Credo che comunque sia arrivato il momento che non commenterò più le notizie, un po' mi hanno stufato.
Non di meno, rimango rammaricato per chi continua a snobbare quest'autore. Ma direi lo stesso anche per Adachi, Asano e chissà quanti altri, s'intende.
Gli unici che non ho letto per niente sono Pineapple Army e Jigoro,che non è uscito in Italia.
Il discorso "è oggettivamente un capolavoro" non ha senso, se ne è discusso mille volte e ormai dovrebbe essere chiaro a tutti(...quelli che leggono i commenti) che non ha senso descrivere così un'opera.
Chi dirà "X è oggettivamente bello e mi piace" suonerà sempre come un altezzoso, senza considerare il fatto che, se qualcosa fosse davvero "oggettivamente bella", piacerebbe a tutti per la definizione stessa della frase e questo, come vi sarete sicuramente resi conto da soli in più occasioni, è impossibile.
Chi dirà "X è oggettivamente bello, ma non mi piace" suonerà come uno che vuole mettere le mani avanti per evitare di subire risposte pesanti; se non ti è piaciuto un motivo ci sarà (sorvoliamo su quelli che odiano i titoli per motivi esterni ad essi) e il fatto stesso che non ti piaccia vanifica quel ridicolo "oggettivamente bello".
Con questo non voglio dire che il "bello" e il "mi piace" siano la stessa cosa, semplicemente vorrei farvi notare che continuare a nobilitare così una qualsiasi serie è ridicolo.
Bene, ora che siete riusciti a farmi scrivere quello che odio di più (detesto finire nella solita spirale del "ognuno ha i suoi gusti") passiamo al tema principale: le serie di Urasawa sono tendenzialmente più lunghe della media dei seinen e questo non sarebbe (neccessariamente) un difetto se non fosse per il costo. È davvero conveniente proporre esclusivamente edizioni lussuose per tutte le sue opere? Personalmente trovo inconcepibile spendere 10 euro per una serie medio-lunga di un autore di cui non ho mai letto niente...perchè rischiare? È molto più facile ritrovarsi una serie "intellettualoide-wannabe" esaltata da un gruppo più o meno grande di persone che si suggestionano fra loro da quanto sono "fighi perché alternativi" che non una vera e propria opera meritevole...la prova di quello che dico la potete trovare palese palese in tutti quei "capolavori artistici videoludici" esaltati più perché indie o particolari che non perché davvero interessanti, fra l'altro poi quelle stesse persone sono le prime a dire che "loro giocano un titolo senza guardare la grafica" vanificando così l'aspetto visivo di VERI capolavori solo perchè "è normale avere una bella grafica quando si hanno i soldi"...vabbè, però, qui sto andando fuori tema.
Badate che non dico che Urasawa sia tutto fumo e niente arrosto, solo, non arrabbiatevi se nessuno conosce un autore il cui volume più economico è 7 € (oppure 5, se si vuole una bella serie bucata in pieno stile Planet Manga) o se non tutti riconoscono la vostra "bellezza oggettiva".
"Allora ragazzi, che vi piaccia o meno, nella letteratura, cinema e così come per i fumetti, vi sono degli autori imprescindibili, che vanno visto o letti per forza se si vuole dirsi conoscitori del genere"
Questo discorso può essere valido per dei classici che hanno effettivamente contribuito allo sviluppo (o alla nascita) di una determinata corrente. Non mi pare che Urasawa, indipendentemente dalla qualità delle sue opere, abbia rivoluzionato il mondo del fumetto giapponese.
Che poi questa vostra frase può anche interpretata come "una serie piace a molti allora va letta per forza" e questo è assolutamente sbagliato. Se un titolo è piaciuto a tanti significa che ha saputo stupire/interessare molte persone, ma se non si trova una motivazione migliore si rischia di "rimanere intrappolati" nel semplice mainstream, non che ci sia nulla di male in questo (per carità!) però il proprio bagaglio culturale che ci permette di definirci "esperti nella materia X" è dato da diverse esperienze eterogenee che contribuiscono a formare uno spirito critico e non dalla semplice conoscenza di diverse opere di alcuni autori specifici.
@Alpha75:
"Inoltre la voce "Questo sondaggio non mi interessa" non va levata in quanto implicitamente comprende anche il "non mi piace".
Troppo comodo nasconderla."
OverLoL:
1) quindi se non conoscessi qualcosa, ma avessi voglia di vedere i risultati dei sondaggi dovrei votare a caso?
2) non mi interessa sapere qual'è la serie di Urasawa considerata migliore su AC, quindi non mi piace l'autore?
Non mi interessa e non mi piace sono due cose completamente diverse, ricordatelo.
Lo chiedo perché quest'opera mi incuriosiva, ma il fatto che fosse in corso mi ha fatto desistere dal comprarlo.
Per capirci, chi legge in media degli shonen tipo One Piece magari si troverà in difficoltà davanti a un seinen di Urasawa, ma chi legge Five Star Stories, Eden, varie cose delle CLAMP, opere di Taniguchi e Satoshi Kon è decisamente più abituato a trame più complesse ed elaborate.
Per questo mi ha dato fastidio questo denigramento verso chi, nonostante abbia fatto alcuni tentativi, non ha apprezzato Urasawa. Magari quando si parlerà di Adachi accadrà lo stesso (spero di no).
Allora ancora niente da fare, per ora...
Taniguchi ? Mica le sue trame sono complicate e complesse. Per Five Star Stories ed Eden concordo alla grande. Su Satoshi Kon ti riferisci ai film?
@Revil
"Che poi questa vostra frase può anche interpretata come "una serie piace a molti allora va letta per forza" e questo è assolutamente sbagliato. "
Veramente di Urasawa vanno letti solamente 20th Cb e Monster, obbligatoriamente visto che sono imprescindibili per comprendere l'autore, se si vuole acculturare un pò sul fumetto nipponico o se piace il genere del thriller.
Se non si è interessati ad approfondire il concetto, Urasawa si può anche tranquillamente saltarlo. Il tutto dipende da come ci si vuole approcciare.
Io invece ho votato che il sondaggio non mi interessava perché non conosco abbastanza l'autore, prima o poi vorrei recuperare 20th CB perché mi ispira, in più è arrivato secondo al sondaggio quindi si può dire "consigliato dagli estimatori di Urasawa".
A me piacciono i manga di Urasawa e quindi me li leggo, ad altri non piacciono e non li leggono. Stop, finisce lì, purtroppo altri lo sentono quasi come un insulto personale.
Poi purtroppo i prezzi dei suoi manga sono comunque abbastanza alti e quindi questo rende più difficile l'avvicinamento alle sue opere visto che magari si vorrebbe leggerlo, ma si è impossibilitati economicamente. Leggendo alcuni commenti dubito che verranno fatte delle edizioni economiche visto che mi pare che in passato è stata fatta questa operazione per Monster ma purtroppo è stata un fallimento. Urasawa è un autore di nicchia e per quanto sia uno dei più conosciuti tra quelli di nicchia non raggiungerà mai vendite elevate da noi.
Forse il cuore del problema è proprio questo.
Personalmente non ho ne la pretesa ne l'interesse di dirmi conoscitrice di un bel niente (non ho questa pretesa nemmeno nel mio lavoro, quindi figuratevi!), ho la convinzione che ci sia sempre qualcosa da imparare da chiunque, anche dall'ultimo arrivato. Semplicemente mi piace leggere i manga (e in generale i fumetti) che mi piacciono. Non voglio salire su nessun piedistallo, ne fare la lezione a nessuno. Punto.
Se non ho mai letto niente di Urasawa NON posso dire se mi piaccia o meno, non ha senso mostrare quanti non conoscono l'autore+quelli che, pur conoscendolo, non sono interessati a votare.
Se si vogliono dei dati interessanti, che vadano oltre al semplice interesse che una notizia possa scaturire negli utenti (dato che personalmente non divulgherei, ma vabbè, non è che ci sia niente di male a fare il contrario), bisognerebbe dividere le due categorie.
"Forse il problema è proprio questo.
Personalmente non ho ne la pretesa ne l'interesse di dirmi conoscitrice di un bel niente (non ho questa pretesa nemmeno nel mio lavoro, quindi figuratevi!), ho la convinzione che ci sia sempre qualcosa da imparare da chiunque, anche dall'ultimo arrivato. Semplicemente mi piace leggere i manga (e in generale i fumetti) che mi piacciono. Non voglio salire su nessun piedistallo, ne fare la lezione a nessuno. Punto."
Premettendo che il più delle volte si diventa "conoscitori" involontariamente, basta rimanere a contatto col mondo degli anime/manga senza limitarsi ad 1-2 generi ed ecco che col tempo si ci fa una "cultura", non c'è nulla di male nel esserlo, anzi, se qualcosa ti piace dovresti essere felice di intendertene e non per "sentirti superiore" ma per la semplice soddisfazione personale.
Capisco che non tutti (me compreso) abbiano voglia di guardarsi/leggersi determinati titoli solo per ampliare la propria conoscenza o, tanto meno, per poi auto-proclamarsi esperti; semplicemente alcune opere (non mi riferisco ad Urasawa nè mi limito agli anime/manga, parlo in generale) hanno fornito spunti o sono state la scintilla che ha permesso la nascita o l'evoluzione di un determinato stile/corrente ecc...e in quel caso, se si è interessati, è giusto conoscerle.(...e difatti in qualsiasi corso di storia dell'arte si ha, giustamente, un occhio di riguardo verso quegli artisti).
Che si impari solo da chi ne sa di più non mi pare sia mai stato detto. È ovvio che si possa imparare da chiunque, ma sarà più semplice scoprire cose nuove da uno che "ne sa di più" che non dall'ultimo arrivato...evitiamo di mettere in bocca di altri cose mai dette per poi ribattere con ovvietà.
Questa era solo una mia considerazione personale, il mio modo di pensare, non intendevo certo attribuirlo agli altri.
Cmq sono daccordo che seguendo una cosa alla fine una certa "cultura" te la fai, ma ripeto io non sento il bisogno di misurarla con quella degli altri, se ce l'ho ce l'ho per me e neanche me ne rendo conto. La frase "dirsi conoscitore di qualcosa" per me significa "dirsi" di fronte ad altri. Se è solo per me stessa, non sento il bisogno "farmi l'esame" o di "dirmi" niente.
Concordo anche sul fatto che potrebbe essere utile distinguere "questo sondaggio non mi interessa" nel senso "non mi piacciono i sondaggi, non voglio o mi rompe partecipare" da "non mi interessa l'argomento del sondaggio". Ciò nonostante, se mi viene sbattuto in faccia un sondaggio su un argomento che mi sta a cuore credo mi verrebbe spontaneo partecipare anche solo votando e votando quello che penso non solo "il sondaggio non mi interessa". Chi non è interessato ai sondaggi secondo me non li considera proprio, non gli frega nemmeno niente di vederli scritti da una parte.
Sull'indifferenza... beh la pensiamo diversamente
Di Urasawa sto leggendo Billy Bat e lo sto trovando molto intrigante!
Ovviamente, se non ti piace un genere, non riuscirai ad apprezzare alcuni titotoli (così come succede a me con il 99% degli ecchi) ma l'eccezione può essere sempre dietro l'angolo e catalogare come "non mi piace" tutto senza nemmeno provarlo è decisamente eccessivo.
Non dico che ti debba mettere a leggere/vedere valanghe di hentai alla ricerca della mosca bianca (io per primo tendo ad evitare i generi che non mi piacciono) solo, attenta a non fare di tutta l'erba un fascio.
Discorso diverso invece per gli autori, se sai che quel fumettista ha caratteristiche che non ti piacciono è più che giusto evitare i suoi lavori, ma per scoprire ciò dovrai neccessariamente aver letto qualcosa di suo.
Ah, non dimentichiamo però che limitarsi ad un solo lavoro (soprattutto quando, magari, è di vecchia data) per giudicare un autore può essere fuorviante: anche loro sono persone, potrebbero benissimo cambiare.
@FairyQueen:
"Questa era solo una mia considerazione personale, il mio modo di pensare, non intendevo certo attribuirlo agli altri."
Allora scusami, avevo frainteso la frase ^^"
"Cmq sono daccordo che seguendo una cosa alla fine una certa "cultura" te la fai, ma ripeto io non sento il bisogno di misurarla con quella degli altri, se ce l'ho ce l'ho per me e neanche me ne rendo conto. La frase "dirsi conoscitore di qualcosa" per me significa "dirsi" di fronte ad altri. Se è solo per me stessa, non sento il bisogno "farmi l'esame" o di "dirmi" niente."
Come ha già detto Kabutomaru, il "dirsi" è più da vedere come un "ritenersi" e personalmente trovo importante rendersi conto delle proprie abilità/conoscenze/talenti/ecc...ovviamente senza scadere nell'auto-adulazione.
(Potrei spiegare il perchè della mia posizione dicendo cosa ne penso dei fanfaroni e dei falsi modesti, ma non è questo il tema della notizia perciò evito).
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