Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo a titoli sentimentali, con Kanon 2006, Nana e KareKano.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Kanon (2006)
9.0/10
Recensione di Moscow-Reggio
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Molto particolare, "Kanon 2006", così come lo era il suo predecessore "Air". Il genere di partenza è senza dubbio l'Harem scolastico: Yuuichi, il protagonista maschile, si trasferisce in una nuova città, in una nuova scuola e qui si ritrova circondato da tante belle ragazze alle quali, a vario titolo, lui piace, e alla fine ne sceglierà una. Basato su un Eroge, segue perfettamente, dall'inizio alla fine, il copione-base del genere: spazi a "compartimenti stagni" dedicati a ogni singola ragazza, la conoscenza, l'interazione con lei, l'appuntamento, contornati da divise scolastiche abbastanza procaci, e alla fine, dopo aver fatto questo con tutte, sceglierne una. Per giunta, ogni ragazza parte perfettamente da uno stereotipo del genere, ognuna rappresenta un "ruolo" o possiede un lato della caratterizzazione tipica del genere Harem ed Eroge: c'è la loli/bambina (Ayu), c'è la ragazza misteriosa e guerriera (Mai, probabilmente il personaggio migliore dell'anime), la ragazza sportiva (Naiyuki), la ragazza cagionevole di salute e gravemente malata (Shiori), la ragazza vivace, divertente e infantile (Makoto), e in secondo piano, alle spalle/a fianco di ognuna delle ragazze "principali", spesso c'è un'altra ragazza che interagisce in modo determinante: la sorella maggiore della ragazza cagionevole, la bella, brillante e apparentemente fredda Kaori, oppure la ragazza gentile e ricca con un tragico passato (Sayuri, amica di Mai); o ancora Akiko, la padrona di casa, zia di Yuuichi e madre di Naiyuki, donna inverosimilmente comprensiva, buona e gentile. A questi si aggiunge l'amico scemo e estroverso del protagonista, ed unico altro maschio di un certo rilievo in tutto l'anime. Ogni personaggio sembra ricalcare perfettamente il suo preciso ruolo, ridondanti stereotipi triti e ritriti di Eroge e Harem. Eppure...
Eppure "Kanon 2006" non è niente di tutto ciò; o meglio, parte da questo, sembra ricalcarne perfettamente la struttura, ma ne rivolta gli stilemi come un calzino. La base è quella, ma "Kanon 2006" ne stravolge il fine, lo scopo, ne riscrive completamente il linguaggio e le regole. Una rivoluzione profonda, fin nel DNA, del genere Harem; "Kanon 2006", per i tanti motivi sopra citati, è un Harem scolastico, ma allo stesso tempo non ha praticamente nulla a che fare con esso; è una creatura nuova, originale, difficile da classificare e quasi impossibile da definire. Una pietra miliare dell'animazione a tutti gli effetti.
Nei primi sette/otto episodi ci vengono presentati un po tutti i personaggi, è una sorta di prologo e fin qui non capivo ancora dove si volesse andare a parare: quasi ogni episodio (accadrà dall'inizio alla fine), ci mostra un ricordo, o forse un sogno, di Yuuichi oppure vissuto da Ayu che ne è la voce narrante, dopo di che la narrazione ricomincia mostrando la normale, tranquilla vita scolastica di Yuuichi, le conoscenze che fa, le interazioni con altri personaggi (quasi tutte ragazze), che poi costituiranno, a turno, "l'ingrediente principale" dello sviluppo successivo. Questa prima parte rappresenta, in pratica, la preparazione della storia vera e propria. Sullo sfondo di tutta la narrazione, una città invernale, fredda, perennemente coperta di neve, sempre imbiancata, un'ambientazione suggestiva a metà tra realtà e favola.
Ed è proprio questo una delle caratteristiche portanti di "Kanon 2006": una realtà in cui irrompe delicatamente il sovrannaturale, ma non è un'irruzione invasiva, bensì estremamente delicata, una presenza eterea, rarefatta; è come se quella città si trovasse sospesa in un mondo a metà tra la normale realtà e il mondo dei sogni. E così ecco che una volpe assume sembianze umane per andare incontro alla persona con la quale tanto tempo fa giocava e che l'aveva aiutata, ritrovare quella persona a cui si era affezionata anche a costo di perdere i ricordi e la vita; l'apparizione di demoni, materializzazione e simbolo del desiderio di ritrovare una persona a noi cara da cui anni fa ci siamo separati e che abbiamo atteso per tutto questo tempo; e su questa scia, la materializzazione di un sogno, manifestazione di una volontà impossibilitata a muoversi, esaudimento di un desiderio, un miracolo per cercare ciò che amavamo, per ritrovare quello da cui ci siamo separati; e infine, un miracolo per fare la felicità della persona che amiamo. La dimensione in cui si muove l'anime è eterea, sognante, fiabesca e, grazie a una narrazione profonda e delicata, straordinariamente toccante e poetica. I personaggi, nella loro normalità e nei loro rapporti, non sono "realistici", ma se ci si riflette bene "non devono" esserlo, poiché tutto il mondo di "Kanon" è un universo a parte, in bilico tra reale e fantastico; non deve a tal proposito sorprendere la scelta del chara-design: i colori sono accesi e scintillanti (con capelli che vanno dal blu al grigio), gli occhioni grandi e lucenti. "Kanon 2006" non è "Nana", il suo scopo non è il realismo di personaggi o fatti, tutt'altro. E in esso tutto, (dal chara alla storia, dalla sceneggiatura ai personaggi, dall'ambientazione alle musiche, dalla regia ai dialoghi), tutto concorre in modo efficace, armonioso e originale a realizzare lo scopo dell'opera e a darle una propria, profonda e particolare identità.
Ognuna delle ragazze con cui Yuuichi interagirà ha una storia, che sette anni fa (ultima volta che Yuuichi è stato in città) si è intrecciata con quella del protagonista che non lo ricorda, e i ricordi di Yuuichi rappresentano frammenti di un mosaico che si compone piano, gradualmente, fino alla fine, e rappresentano la vera ricostruzione della storia, perché tutto ciò che accade ora è legato e condizionato da ciò che successe 7 anni fa: qualcosa di drammatico, terribile, doloroso, al punto da rimuoverlo dalla memoria. "Kanon 2006" sviscera delicatamente ma profondamente le storie, drammatiche, tragiche, toccanti, dei personaggi, mette a nudo le più intime emozioni, i più segreti e profondi sentimenti, ne sviscera le fragilità, ne mostra il vero volto, quello più nascosto, sensibile, toccante e fragile. E nonostante sia tratto da un Eroge e apparentemente ne segua la struttura, i sentimenti che amano i protagonisti sono puri, candidi come la neve che li circonda: Yuuichi per ognuna delle ragazze sembra molto più un fratello maggiore che un fidanzato, è animato solo da un puro, genuino e profondo affetto.
Personalmente "Kanon 2006" lo preferisco (di pochissimo) anche a "Air", in quanto è un pò meno complesso come trama ma è meno confusionario, molto più "ordinato", omogeneo e molto meglio strutturato.
In sintesi, la regia delicata dell'ottimo Ishihara ("Air" e "Clannad"), una OST valida e perfetta perchè accompagna delicatamente l'anime e ne interpreta appieno lo spirito (su tutti i brani "Shoujo no Ori" e "Kaze o Matta hi", mentre Op e End sono nella media), ottimi disegni e animazioni, un'ambientazione eterea, bianca come la neve che la caratterizza, tra realtà e magia dei sogni, personaggi che, pur incarnando inizialmente uno stereotipo dell'Harem, ne stravolgono il ruolo, straripano da essi, mostrandosi in tutta la loro profondità e risultando splendidamente caratterizzati; una narrazione atipica di una trama di grande spessore che si svolge su due piani (gli eventi presenti e quelli di sette anni fa) che si intrecciano gradualmente e si sublimano negli ultimi episodi, un copione strutturato in "mini-saghe" del tutto simili tra loro ma in continuo crescendo e piene di rivelazioni che culminano nello splendido finale, apoteosi di tutto non solo perché in esso confluiscono tutti gli eventi e la storia e si va a comporre il mosaico sopra citato, ma anche perché si sublimano definitivamente tutti i rapporti tra i personaggi e soprattutto i loro sentimenti: tutto questo concorre a fare di "Kanon 2006" un autentico capolavoro.
"Canon... Canon di Pachebel. Ripete lo stesso motivo numerose volte. Si ripetono la melodia e i crescendo, gradualmente e armoniosamente. Sarebbe bello se la vita cambiasse così, adagio ma senza incertezze, mentre sembra apparentemente immutata, giorno dopo giorno"
Questa frase di Sayuri definisce appieno questo anime: come il "Canon in D", questo anime ripete la stessa struttura varie volte in un delicato, profondo, commovente e armonioso crescendo; in questa frase c'è tutto "Kanon 2006", il nome stesso dell'anime deriva da lì, e solo attraverso questa visione si può comprendere davvero quest'opera e la sua struttura a "mini-saghe" che i detrattori indicano come il suo punto debole. Capisco che può non piacere, ma la particolarità di questa serie è determinata anche da questo, è parte integrante dell'anima dell'opera. Un'anima bellissima e profonda come poche altre.
Complimentoni ai creatori dunque, ancor di più se si pensa che un simile gioiello l'hanno tratto da un ero-game: è come trasformare Cicciolina in Alda Merini.
Un'ultima nota di merito va a Yuuichi, che a differenza dei protagonisti di tutti gli altri Harem non è per nulla imbranato, sfigato e insignificante, ma anzi è molto simpatico, (grazie a lui non mancano scenette divertenti), intraprendente, sicuro di sè, affascinante e assolutamente "figo", oltre ovviamente ad essere ottimamente caratterizzato e personaggio di assoluto spessore.
Il mio voto a questo gioiellino è 9 pieno.
Eppure "Kanon 2006" non è niente di tutto ciò; o meglio, parte da questo, sembra ricalcarne perfettamente la struttura, ma ne rivolta gli stilemi come un calzino. La base è quella, ma "Kanon 2006" ne stravolge il fine, lo scopo, ne riscrive completamente il linguaggio e le regole. Una rivoluzione profonda, fin nel DNA, del genere Harem; "Kanon 2006", per i tanti motivi sopra citati, è un Harem scolastico, ma allo stesso tempo non ha praticamente nulla a che fare con esso; è una creatura nuova, originale, difficile da classificare e quasi impossibile da definire. Una pietra miliare dell'animazione a tutti gli effetti.
Nei primi sette/otto episodi ci vengono presentati un po tutti i personaggi, è una sorta di prologo e fin qui non capivo ancora dove si volesse andare a parare: quasi ogni episodio (accadrà dall'inizio alla fine), ci mostra un ricordo, o forse un sogno, di Yuuichi oppure vissuto da Ayu che ne è la voce narrante, dopo di che la narrazione ricomincia mostrando la normale, tranquilla vita scolastica di Yuuichi, le conoscenze che fa, le interazioni con altri personaggi (quasi tutte ragazze), che poi costituiranno, a turno, "l'ingrediente principale" dello sviluppo successivo. Questa prima parte rappresenta, in pratica, la preparazione della storia vera e propria. Sullo sfondo di tutta la narrazione, una città invernale, fredda, perennemente coperta di neve, sempre imbiancata, un'ambientazione suggestiva a metà tra realtà e favola.
Ed è proprio questo una delle caratteristiche portanti di "Kanon 2006": una realtà in cui irrompe delicatamente il sovrannaturale, ma non è un'irruzione invasiva, bensì estremamente delicata, una presenza eterea, rarefatta; è come se quella città si trovasse sospesa in un mondo a metà tra la normale realtà e il mondo dei sogni. E così ecco che una volpe assume sembianze umane per andare incontro alla persona con la quale tanto tempo fa giocava e che l'aveva aiutata, ritrovare quella persona a cui si era affezionata anche a costo di perdere i ricordi e la vita; l'apparizione di demoni, materializzazione e simbolo del desiderio di ritrovare una persona a noi cara da cui anni fa ci siamo separati e che abbiamo atteso per tutto questo tempo; e su questa scia, la materializzazione di un sogno, manifestazione di una volontà impossibilitata a muoversi, esaudimento di un desiderio, un miracolo per cercare ciò che amavamo, per ritrovare quello da cui ci siamo separati; e infine, un miracolo per fare la felicità della persona che amiamo. La dimensione in cui si muove l'anime è eterea, sognante, fiabesca e, grazie a una narrazione profonda e delicata, straordinariamente toccante e poetica. I personaggi, nella loro normalità e nei loro rapporti, non sono "realistici", ma se ci si riflette bene "non devono" esserlo, poiché tutto il mondo di "Kanon" è un universo a parte, in bilico tra reale e fantastico; non deve a tal proposito sorprendere la scelta del chara-design: i colori sono accesi e scintillanti (con capelli che vanno dal blu al grigio), gli occhioni grandi e lucenti. "Kanon 2006" non è "Nana", il suo scopo non è il realismo di personaggi o fatti, tutt'altro. E in esso tutto, (dal chara alla storia, dalla sceneggiatura ai personaggi, dall'ambientazione alle musiche, dalla regia ai dialoghi), tutto concorre in modo efficace, armonioso e originale a realizzare lo scopo dell'opera e a darle una propria, profonda e particolare identità.
Ognuna delle ragazze con cui Yuuichi interagirà ha una storia, che sette anni fa (ultima volta che Yuuichi è stato in città) si è intrecciata con quella del protagonista che non lo ricorda, e i ricordi di Yuuichi rappresentano frammenti di un mosaico che si compone piano, gradualmente, fino alla fine, e rappresentano la vera ricostruzione della storia, perché tutto ciò che accade ora è legato e condizionato da ciò che successe 7 anni fa: qualcosa di drammatico, terribile, doloroso, al punto da rimuoverlo dalla memoria. "Kanon 2006" sviscera delicatamente ma profondamente le storie, drammatiche, tragiche, toccanti, dei personaggi, mette a nudo le più intime emozioni, i più segreti e profondi sentimenti, ne sviscera le fragilità, ne mostra il vero volto, quello più nascosto, sensibile, toccante e fragile. E nonostante sia tratto da un Eroge e apparentemente ne segua la struttura, i sentimenti che amano i protagonisti sono puri, candidi come la neve che li circonda: Yuuichi per ognuna delle ragazze sembra molto più un fratello maggiore che un fidanzato, è animato solo da un puro, genuino e profondo affetto.
Personalmente "Kanon 2006" lo preferisco (di pochissimo) anche a "Air", in quanto è un pò meno complesso come trama ma è meno confusionario, molto più "ordinato", omogeneo e molto meglio strutturato.
In sintesi, la regia delicata dell'ottimo Ishihara ("Air" e "Clannad"), una OST valida e perfetta perchè accompagna delicatamente l'anime e ne interpreta appieno lo spirito (su tutti i brani "Shoujo no Ori" e "Kaze o Matta hi", mentre Op e End sono nella media), ottimi disegni e animazioni, un'ambientazione eterea, bianca come la neve che la caratterizza, tra realtà e magia dei sogni, personaggi che, pur incarnando inizialmente uno stereotipo dell'Harem, ne stravolgono il ruolo, straripano da essi, mostrandosi in tutta la loro profondità e risultando splendidamente caratterizzati; una narrazione atipica di una trama di grande spessore che si svolge su due piani (gli eventi presenti e quelli di sette anni fa) che si intrecciano gradualmente e si sublimano negli ultimi episodi, un copione strutturato in "mini-saghe" del tutto simili tra loro ma in continuo crescendo e piene di rivelazioni che culminano nello splendido finale, apoteosi di tutto non solo perché in esso confluiscono tutti gli eventi e la storia e si va a comporre il mosaico sopra citato, ma anche perché si sublimano definitivamente tutti i rapporti tra i personaggi e soprattutto i loro sentimenti: tutto questo concorre a fare di "Kanon 2006" un autentico capolavoro.
"Canon... Canon di Pachebel. Ripete lo stesso motivo numerose volte. Si ripetono la melodia e i crescendo, gradualmente e armoniosamente. Sarebbe bello se la vita cambiasse così, adagio ma senza incertezze, mentre sembra apparentemente immutata, giorno dopo giorno"
Questa frase di Sayuri definisce appieno questo anime: come il "Canon in D", questo anime ripete la stessa struttura varie volte in un delicato, profondo, commovente e armonioso crescendo; in questa frase c'è tutto "Kanon 2006", il nome stesso dell'anime deriva da lì, e solo attraverso questa visione si può comprendere davvero quest'opera e la sua struttura a "mini-saghe" che i detrattori indicano come il suo punto debole. Capisco che può non piacere, ma la particolarità di questa serie è determinata anche da questo, è parte integrante dell'anima dell'opera. Un'anima bellissima e profonda come poche altre.
Complimentoni ai creatori dunque, ancor di più se si pensa che un simile gioiello l'hanno tratto da un ero-game: è come trasformare Cicciolina in Alda Merini.
Un'ultima nota di merito va a Yuuichi, che a differenza dei protagonisti di tutti gli altri Harem non è per nulla imbranato, sfigato e insignificante, ma anzi è molto simpatico, (grazie a lui non mancano scenette divertenti), intraprendente, sicuro di sè, affascinante e assolutamente "figo", oltre ovviamente ad essere ottimamente caratterizzato e personaggio di assoluto spessore.
Il mio voto a questo gioiellino è 9 pieno.
Nana
10.0/10
Recensione di Bradipo Lento
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Credete nel destino? Qualunque sia la vostra opinione sull'argomento penso che, dopo aver visto "Nana", in molti sorgerà il dubbio che a volte esiste un qualcosa che è in grado di incanalare la nostra vita in una certa direzione. Non importa se lo chiamiamo "caso", "fatalità", "coincidenza" o "Grande Demone Celeste": alcuni eventi sembrano proprio voluti da una entità superiore che, come il regista di una commedia, ci muove secondo i suoi voleri per ottenere il risultato che si è prefissato.
La storia inizia con l'incontro casuale tra Nana Komatsu e Nana Osaki, due ragazze che al momento in cui hanno compiuto venti anni - diventando maggiorenni per la legge giapponese - decidono di lasciare il loro paese natale per trasferirsi a Tokyo e rendersi indipendenti. Motivazioni diverse animano le due giovani, ma entrambe sono determinate a vivere come hanno sempre desiderato. Il caso vuole che le due si incontrino sul treno che, dopo un lungo e tormentato viaggio, le condurrà a Tokyo: durante il viaggio si conoscono e fanno amicizia ma all'arrivo in stazione si perdono immediatamente di vista. Alcuni giorni dopo però le due si ritrovano - anche questa volta per caso - quando decidono di condividere l'appartamento che entrambe volevano affittare. L'impresa sembra impossibile, le due hanno dei caratteri quasi agli antipodi. Nana Komatsu è una sognatrice idealista, ha avuto soltanto storie d'amore con uomini che l'hanno sfruttata e poi abbandonata ed è a Tokyo per stare vicina al suo fidanzato Shoji; Nana Osaki è molto rude e scontrosa, abbandonata dalla famiglia e dal fidanzato che si è trasferito a Tokyo per suonare in una band più importante di quella in cui suonava con lei. Tra le due nasce subito una grande complicità: Nana Osaki inizia a chiamare la coinquilina "Hachi" - diminutivo di Hachiko, il cane fedele che ha atteso il padrone per anni dopo che era morto - ed in breve tempo il loro rapporto diventa molto profondo, che a tratti sembra più simile a quello riscontrabile tra due fidanzati.
L'anime, però, non si limita a narrare l'intensa storia tra Nana ed Hachi. Sullo sfondo c'è la sana rivalità tra due gruppi musicali: i Trapnest - affermata band rock - e i Blast - abbreviazione di Black Stones, il gruppo emergente in cui Nana suonava prima di trasferirsi - con le loro esibizioni che portano nel racconto una serie di buone canzoni coinvolgenti ed emozionanti. A questo si aggiunge la narrazione degli eventi vissuti dagli altri personaggi, si ha sempre a che fare con storie non banali capaci di attrarre lo spettatore. Si rimane piacevolmente stupiti dalla maturità dimostrata da ragazzi poco più che ventenni che affrontano le difficoltà della vita con una grande saggezza.
Nel corso dei 47 episodi (la serie ne ha tre riassuntivi) si scopre che le due band e i loro componenti sono strettamente legati da eventi passati o da situazioni che accadono nel periodo narrato nell'anime. Per Nana ed Hachi si può pensare ad una doppia casualità che ha permesso il loro incontro ma, se si considera l'intreccio complessivo dei rapporti tra i componenti dei Trapnest, dei Blast e dei personaggi di contorno, si fa fatica a credere che non esista un intervento esterno. Il "Grande Demone Celeste" - come lo chiama Hachi - ha fatto incontrare i personaggi e, quando le cose sembrano evolvere in maniera tale da portare ad una rottura dei rapporti, "interviene" mettendo in scena situazioni inaspettate che danno nuovo impulso alla storia.
I personaggi sono molto caratterizzati, è bello vedere che tutti sono molto più profondi di quello che possono apparire alla prima (superficiale) occhiata. Anche Takumi, il personaggio più menefreghista della serie, dimostrerà di essere molto migliore di quanto lascia trasparire. Tra gli outsiders ho apprezzato molto Reira, Shin e l'evoluzione del loro rapporto; i due capaci di scene molto toccanti nei loro dialoghi "a distanza" che si trovano negli ultimi episodi della serie.
Molto buona la scelta narrativa di iniziare e terminare gli episodi con pensieri di Nana o di Hachi, alcuni sono delle vere e proprie perle di saggezza che danno all'anime un tocco di serietà in più. La serie però è anche ricca di momenti divertenti inseriti come gag nei vari episodi: gli autori riescono a strappare un sorriso anche nelle situazioni più intense e drammatiche, ma non si scade mai nella farsa ed il messaggio iniziale arriva dritto al cuore. L'unica pecca - ma si tratta di una piccolezza - è il finale un po' arrangiato con molti punti lasciati in sospeso, ma sapendo che il manga da cui è tratta la serie è stato sospeso è ovvio che non si potesse mettere la parola "fine" a questa bellissima opera.
La parte grafica è buona, i personaggi sono molto espressivi (anche quando vengono rappresentati in versione super deformed nei siparietti comici) e gli ambienti sono ricchi di particolari. Molto coinvolgenti le scene dei concerti dei due gruppi che rendono perfettamente l'atmosfera del momento.
La parte musicale è eccellente: ottima l'idea di ingaggiare due cantanti professioniste per interpretare le parti in cui Nana e Reira si esibiscono sul palco. Le canzoni che fanno parte della colonna sonora sono di quelle che rimangono impresse e riescono ad accontentare sia il pubblico amante del rock, con le sigle iniziali "Rose", "Wish" e "Lucy", che quello più orientato ai brani melodici, con le sigle finali "Starless night", "Kuroi namida", "Winter sleep" e "Stand by me". Anche la ost è molto coinvolgente, con brani che esaltano i momenti più dolci o riflessivi della narrazione.
Mi è stato detto che come serie "sarebbe stata interessante solo per le canzoni", ma fortunatamente c'è molto di più e penso che "Nana" sia uno dei migliori titoli che mi sia capitato di vedere: emozionante, serio e con delle belle storie di vita e di persone. Un punto di riferimento per chi vuole emozionarsi con delle belle storie d'amore, ma anche per quelli che sono più interessati al genere musicale.
La storia inizia con l'incontro casuale tra Nana Komatsu e Nana Osaki, due ragazze che al momento in cui hanno compiuto venti anni - diventando maggiorenni per la legge giapponese - decidono di lasciare il loro paese natale per trasferirsi a Tokyo e rendersi indipendenti. Motivazioni diverse animano le due giovani, ma entrambe sono determinate a vivere come hanno sempre desiderato. Il caso vuole che le due si incontrino sul treno che, dopo un lungo e tormentato viaggio, le condurrà a Tokyo: durante il viaggio si conoscono e fanno amicizia ma all'arrivo in stazione si perdono immediatamente di vista. Alcuni giorni dopo però le due si ritrovano - anche questa volta per caso - quando decidono di condividere l'appartamento che entrambe volevano affittare. L'impresa sembra impossibile, le due hanno dei caratteri quasi agli antipodi. Nana Komatsu è una sognatrice idealista, ha avuto soltanto storie d'amore con uomini che l'hanno sfruttata e poi abbandonata ed è a Tokyo per stare vicina al suo fidanzato Shoji; Nana Osaki è molto rude e scontrosa, abbandonata dalla famiglia e dal fidanzato che si è trasferito a Tokyo per suonare in una band più importante di quella in cui suonava con lei. Tra le due nasce subito una grande complicità: Nana Osaki inizia a chiamare la coinquilina "Hachi" - diminutivo di Hachiko, il cane fedele che ha atteso il padrone per anni dopo che era morto - ed in breve tempo il loro rapporto diventa molto profondo, che a tratti sembra più simile a quello riscontrabile tra due fidanzati.
L'anime, però, non si limita a narrare l'intensa storia tra Nana ed Hachi. Sullo sfondo c'è la sana rivalità tra due gruppi musicali: i Trapnest - affermata band rock - e i Blast - abbreviazione di Black Stones, il gruppo emergente in cui Nana suonava prima di trasferirsi - con le loro esibizioni che portano nel racconto una serie di buone canzoni coinvolgenti ed emozionanti. A questo si aggiunge la narrazione degli eventi vissuti dagli altri personaggi, si ha sempre a che fare con storie non banali capaci di attrarre lo spettatore. Si rimane piacevolmente stupiti dalla maturità dimostrata da ragazzi poco più che ventenni che affrontano le difficoltà della vita con una grande saggezza.
Nel corso dei 47 episodi (la serie ne ha tre riassuntivi) si scopre che le due band e i loro componenti sono strettamente legati da eventi passati o da situazioni che accadono nel periodo narrato nell'anime. Per Nana ed Hachi si può pensare ad una doppia casualità che ha permesso il loro incontro ma, se si considera l'intreccio complessivo dei rapporti tra i componenti dei Trapnest, dei Blast e dei personaggi di contorno, si fa fatica a credere che non esista un intervento esterno. Il "Grande Demone Celeste" - come lo chiama Hachi - ha fatto incontrare i personaggi e, quando le cose sembrano evolvere in maniera tale da portare ad una rottura dei rapporti, "interviene" mettendo in scena situazioni inaspettate che danno nuovo impulso alla storia.
I personaggi sono molto caratterizzati, è bello vedere che tutti sono molto più profondi di quello che possono apparire alla prima (superficiale) occhiata. Anche Takumi, il personaggio più menefreghista della serie, dimostrerà di essere molto migliore di quanto lascia trasparire. Tra gli outsiders ho apprezzato molto Reira, Shin e l'evoluzione del loro rapporto; i due capaci di scene molto toccanti nei loro dialoghi "a distanza" che si trovano negli ultimi episodi della serie.
Molto buona la scelta narrativa di iniziare e terminare gli episodi con pensieri di Nana o di Hachi, alcuni sono delle vere e proprie perle di saggezza che danno all'anime un tocco di serietà in più. La serie però è anche ricca di momenti divertenti inseriti come gag nei vari episodi: gli autori riescono a strappare un sorriso anche nelle situazioni più intense e drammatiche, ma non si scade mai nella farsa ed il messaggio iniziale arriva dritto al cuore. L'unica pecca - ma si tratta di una piccolezza - è il finale un po' arrangiato con molti punti lasciati in sospeso, ma sapendo che il manga da cui è tratta la serie è stato sospeso è ovvio che non si potesse mettere la parola "fine" a questa bellissima opera.
La parte grafica è buona, i personaggi sono molto espressivi (anche quando vengono rappresentati in versione super deformed nei siparietti comici) e gli ambienti sono ricchi di particolari. Molto coinvolgenti le scene dei concerti dei due gruppi che rendono perfettamente l'atmosfera del momento.
La parte musicale è eccellente: ottima l'idea di ingaggiare due cantanti professioniste per interpretare le parti in cui Nana e Reira si esibiscono sul palco. Le canzoni che fanno parte della colonna sonora sono di quelle che rimangono impresse e riescono ad accontentare sia il pubblico amante del rock, con le sigle iniziali "Rose", "Wish" e "Lucy", che quello più orientato ai brani melodici, con le sigle finali "Starless night", "Kuroi namida", "Winter sleep" e "Stand by me". Anche la ost è molto coinvolgente, con brani che esaltano i momenti più dolci o riflessivi della narrazione.
Mi è stato detto che come serie "sarebbe stata interessante solo per le canzoni", ma fortunatamente c'è molto di più e penso che "Nana" sia uno dei migliori titoli che mi sia capitato di vedere: emozionante, serio e con delle belle storie di vita e di persone. Un punto di riferimento per chi vuole emozionarsi con delle belle storie d'amore, ma anche per quelli che sono più interessati al genere musicale.
Recensione di Turboo Stefo
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Tratto dall'omonimo shoujo manga di successo firmato da Masami Tsuda, conosciuto anche con il più breve nome di "Karekano", "Le situazioni di Lui & Lei" è stato prodotto nel 1998 dall'acclamato studio Gainax che ne ha affidato la regia a Hideaki Anno (autore di Evangelion) e le musiche a Shiro Sagisu.
Questo lascia presagire una ferma fiducia verso il progetto da parte dello studio, tuttavia l'autrice fu infastidita dall'eccessiva volontà di accentuare la commedia, e questa divergenza di opinioni fece allontanare Anno dal progetto a 8 episodi dalla conclusione della prima serie (gli subentrò il suo "protégé" Katsuya Tsurumaki), mentre la seconda non vide mai la luce anche a seguito di problemi legati al budget, lasciando così la serie senza una vera conclusione.
Yukino Miyazawa è la quintessenza della perfezione. Nella sua scuola tutti la ammirano per la bellezza, per l'intelligenza e la sua eleganza, non c'è nulla che non le riesca. Tuttavia pochi sanno che dietro a questa maschera si cela una ragazza ben diversa rispetto a quella che tutti conoscono e ammirano, che si impegna con tutta se stessa per sentirsi elogiata. Il primo a scoprirlo sarà purtroppo l'odiato Soichiro Arima, la sua controparte maschile, rivelando anch'esso un lato nascosto che avvicinerà i due ragazzi.
Nei primi esilaranti episodi aleggia un'atmosfera frenetica e briosa, scaturita sia dalla divertente fiumana di gag - che si susseguono con fare incessante - sia dai dialoghi incredibilmente verbosi e narrati con fare frizzante ed energico. Fortunatamente questa formula è stata adottata solo per la prima manciata di episodi, per portare il prima possibile la storia al suo punto di svolta principale, quello dove inizia a svilupparsi in modo corposo la componente più intima del profilo sentimentale.
Questo tuttavia non lascia che la serie perda il ritmo sostenuto e soprattutto la nutrita commedia che è in grado di offrire, riuscendo ad amalgamarla efficacemente con l'inserimento di nuovi personaggi e l'evoluzione del rapporto tra i protagonisti, permettendosi anche interessanti introspezioni e piccoli momenti romantici.
Un'altra particolarità della serie, e non meno importante, è l'efficacia con cui essa riesce ad andare ad analizzare le vite e i pensieri anche dei personaggi di contorno (anche se in questo caso il termine sarebbe inappropriato) formando così un nutrito cast d'innegabile spessore che si farà ricordare a lungo.
Purtroppo la maschera di commedia che veste la serie risulta fin troppo spessa, tanto da minare in parte la profondità e dando fin troppo distacco dalla dolcezza o la drammaticità di alcuni passaggi, ma questo difetto - più o meno grave, in base ai gusti dello spettatore - passa in secondo piano quando si arriva a quello che è l'atipico finale dedicato a uno dei personaggi secondari, completando in questo modo le introspezioni degli amici, ma che non parla dei due protagonisti.
I disegni riprendono lo stile dell'autrice Masami Tsuda e li ripropongono con un'azzeccata tavolozza dalle tinte pastello, dando uno stile minimalista sia nei disegni - spesso sostituiti dalle caricature in stile chibi - sia nei fondali, ma rendendo il tutto luminoso e vivace. Le animazioni, invece, sono piuttosto scarne, tuttavia ci pensa l'accurata e profonda regia di Hideaki Anno a ravvivare il tutto.
Nelle gag si vedono spesso scritte e onomatopee fare la loro ingombrante comparsa sullo schermo, tra un'espressione buffa e l'altra, e in diverse occasioni ci si lascia andare a trovate originali e assolutamente sorprendenti, come gli episodi riassuntivi raccontati da personaggi secondari e arricchiti dai grafici di ascolto degli episodi o addirittura un'intera sequenza in simil live-action dove la protagonista è un disegno in bianco e nero, ritagliato e mosso a mo' di burattino davanti a un fondale, anch'esso disegnato.
Oltre a queste situazioni, che lasciano intendere l'intento sperimentale del regista, si possono trovare anche i tratti che hanno reso famoso Anno grazie a "Evangelion", ovvero una curata e profonda regia nelle situazioni più serie e introspettive, dove si indugia su piccoli particolari significativi, viene ricercata un'attenta posizione dei personaggi e della luce, o ancora si cambia scena con una sequenza di immagini reali del profilo urbano.
Tra novità e certezze ritrovate, la regia di Anno non delude e non annoia, andando però incontro a qualche scelta che ricorda fin troppo "Evangelion", anche al di fuori di alcune volute citazioni.
La colonna sonora è allegra e calza perfettamente la serie in tutta la sua durata, con i suoi diversi motivetti martellanti che difficilmente si scordano, ma anche qui il regista riesce a inserire qualche rimando ai suoi predenti lavori, come delle arie eseguite dagli archi che accompagnano le situazioni più tristi e profonde. Ottima anche la fresca opening, ben affine allo spirito della serie.
L'adattamento italiano è stato particolarmente curato. I doppiatori sapranno interpretare al meglio i loro ruoli, anche quando sono richieste improbe prove di duttilità nel passare da gag a momenti seri, o ancora nei logorroici monologhi serrati e precipitosi. Ottimo anche il lavoro grafico svolto dall'editore, che traduce con pazienza ognuna delle tante onomatopee visibili, nel modo in cui è più opportuno in base alle situazioni, in modo da non risultare troppo invadente.
La Dynit ha proposto "Le situazioni di Lui & Lei" in DVD singoli e, successivamente, in un unico box economico, nel quale però i 4 DVD che raccolgono l'intera serie soffrono in modo evidente la compressione, dando spesso una qualità delle immagini particolarmente bassa.
Purtroppo "Le situazioni di Lui & Lei" è l'esempio di come i progetti sperimentali siano importanti e interessanti, ma al contempo rischiosi, come testimoniano rispettivamente alcune originalità registiche - adottate in futuro da altri anime di genere commedia/scolastica - e il prematuro taglio subìto per divergenze artistiche.
A dispetto della sua travagliata esistenza e della sua prematura conclusione, "Karekano" risulta una serie in grado di proporre una regia incisiva e degna del suo autore (Hideaki Anno) e che sopratutto riesce a divertire e regalare emozioni con il suo folto cast di personaggi e le introspezioni ricche di spessore, una serie in grado di ritagliarsi un piccolo spazio nel cuore dello spettatore.
Questo lascia presagire una ferma fiducia verso il progetto da parte dello studio, tuttavia l'autrice fu infastidita dall'eccessiva volontà di accentuare la commedia, e questa divergenza di opinioni fece allontanare Anno dal progetto a 8 episodi dalla conclusione della prima serie (gli subentrò il suo "protégé" Katsuya Tsurumaki), mentre la seconda non vide mai la luce anche a seguito di problemi legati al budget, lasciando così la serie senza una vera conclusione.
Yukino Miyazawa è la quintessenza della perfezione. Nella sua scuola tutti la ammirano per la bellezza, per l'intelligenza e la sua eleganza, non c'è nulla che non le riesca. Tuttavia pochi sanno che dietro a questa maschera si cela una ragazza ben diversa rispetto a quella che tutti conoscono e ammirano, che si impegna con tutta se stessa per sentirsi elogiata. Il primo a scoprirlo sarà purtroppo l'odiato Soichiro Arima, la sua controparte maschile, rivelando anch'esso un lato nascosto che avvicinerà i due ragazzi.
Nei primi esilaranti episodi aleggia un'atmosfera frenetica e briosa, scaturita sia dalla divertente fiumana di gag - che si susseguono con fare incessante - sia dai dialoghi incredibilmente verbosi e narrati con fare frizzante ed energico. Fortunatamente questa formula è stata adottata solo per la prima manciata di episodi, per portare il prima possibile la storia al suo punto di svolta principale, quello dove inizia a svilupparsi in modo corposo la componente più intima del profilo sentimentale.
Questo tuttavia non lascia che la serie perda il ritmo sostenuto e soprattutto la nutrita commedia che è in grado di offrire, riuscendo ad amalgamarla efficacemente con l'inserimento di nuovi personaggi e l'evoluzione del rapporto tra i protagonisti, permettendosi anche interessanti introspezioni e piccoli momenti romantici.
Un'altra particolarità della serie, e non meno importante, è l'efficacia con cui essa riesce ad andare ad analizzare le vite e i pensieri anche dei personaggi di contorno (anche se in questo caso il termine sarebbe inappropriato) formando così un nutrito cast d'innegabile spessore che si farà ricordare a lungo.
Purtroppo la maschera di commedia che veste la serie risulta fin troppo spessa, tanto da minare in parte la profondità e dando fin troppo distacco dalla dolcezza o la drammaticità di alcuni passaggi, ma questo difetto - più o meno grave, in base ai gusti dello spettatore - passa in secondo piano quando si arriva a quello che è l'atipico finale dedicato a uno dei personaggi secondari, completando in questo modo le introspezioni degli amici, ma che non parla dei due protagonisti.
I disegni riprendono lo stile dell'autrice Masami Tsuda e li ripropongono con un'azzeccata tavolozza dalle tinte pastello, dando uno stile minimalista sia nei disegni - spesso sostituiti dalle caricature in stile chibi - sia nei fondali, ma rendendo il tutto luminoso e vivace. Le animazioni, invece, sono piuttosto scarne, tuttavia ci pensa l'accurata e profonda regia di Hideaki Anno a ravvivare il tutto.
Nelle gag si vedono spesso scritte e onomatopee fare la loro ingombrante comparsa sullo schermo, tra un'espressione buffa e l'altra, e in diverse occasioni ci si lascia andare a trovate originali e assolutamente sorprendenti, come gli episodi riassuntivi raccontati da personaggi secondari e arricchiti dai grafici di ascolto degli episodi o addirittura un'intera sequenza in simil live-action dove la protagonista è un disegno in bianco e nero, ritagliato e mosso a mo' di burattino davanti a un fondale, anch'esso disegnato.
Oltre a queste situazioni, che lasciano intendere l'intento sperimentale del regista, si possono trovare anche i tratti che hanno reso famoso Anno grazie a "Evangelion", ovvero una curata e profonda regia nelle situazioni più serie e introspettive, dove si indugia su piccoli particolari significativi, viene ricercata un'attenta posizione dei personaggi e della luce, o ancora si cambia scena con una sequenza di immagini reali del profilo urbano.
Tra novità e certezze ritrovate, la regia di Anno non delude e non annoia, andando però incontro a qualche scelta che ricorda fin troppo "Evangelion", anche al di fuori di alcune volute citazioni.
La colonna sonora è allegra e calza perfettamente la serie in tutta la sua durata, con i suoi diversi motivetti martellanti che difficilmente si scordano, ma anche qui il regista riesce a inserire qualche rimando ai suoi predenti lavori, come delle arie eseguite dagli archi che accompagnano le situazioni più tristi e profonde. Ottima anche la fresca opening, ben affine allo spirito della serie.
L'adattamento italiano è stato particolarmente curato. I doppiatori sapranno interpretare al meglio i loro ruoli, anche quando sono richieste improbe prove di duttilità nel passare da gag a momenti seri, o ancora nei logorroici monologhi serrati e precipitosi. Ottimo anche il lavoro grafico svolto dall'editore, che traduce con pazienza ognuna delle tante onomatopee visibili, nel modo in cui è più opportuno in base alle situazioni, in modo da non risultare troppo invadente.
La Dynit ha proposto "Le situazioni di Lui & Lei" in DVD singoli e, successivamente, in un unico box economico, nel quale però i 4 DVD che raccolgono l'intera serie soffrono in modo evidente la compressione, dando spesso una qualità delle immagini particolarmente bassa.
Purtroppo "Le situazioni di Lui & Lei" è l'esempio di come i progetti sperimentali siano importanti e interessanti, ma al contempo rischiosi, come testimoniano rispettivamente alcune originalità registiche - adottate in futuro da altri anime di genere commedia/scolastica - e il prematuro taglio subìto per divergenze artistiche.
A dispetto della sua travagliata esistenza e della sua prematura conclusione, "Karekano" risulta una serie in grado di proporre una regia incisiva e degna del suo autore (Hideaki Anno) e che sopratutto riesce a divertire e regalare emozioni con il suo folto cast di personaggi e le introspezioni ricche di spessore, una serie in grado di ritagliarsi un piccolo spazio nel cuore dello spettatore.
Serie praticamente sconosciuta rispetto a Clannad, so che è piaciuta ad altri della mia età che ne hanno apprezzato la dolcezza, le belle musiche e le atmosfere: capaci di rilassare ma anche di commuovere al termine di una stressante giornata lavorativa.
Ottima la recensione che ne ha sviscerato quelli che sono i lati positivi sempre se la struttura ad archi e una certa lentezza non disturbino.
Penso che la storia della ragazza volpe sia una delle mie preferite in assoluto...
Kanon non è esente da difetti, da certe forzature (che ho comunque trovato meno presenti che in altre serie key/kyoto) ma, per il mio gusto, rimane davvero un titolo che, insieme con i due EF, ricorderò con affetto
Non so, non credo, differisca molto da quella più recente...per quanto riguarda la trama intendo. E' una buona opera alla quale comunque non assegnerei certo un voto tanto alto ma un 7 sicuramente si, la trovai gradevole.
Condivido sicuramente la votazione per Karekano invece, molto bellino., molto simpatico in parecchi passagi
Kanon mi è piaciuto ma a dire il vero gli ho preferito di gran lunga Clannad. Kanon a volte mi ha esasperata con la lentezza e i versetti di certi personaggi, ho sopportato molto meglio Fuko che gli "uguuu" della piccoletta che non ricordo come si chiama! Inoltre mi sono affezionata a pochi personaggi... però vorrei rivedere l'ultimo arco, all'epoca lo vidi un po' a tira e molla in un lasso di tempo lunghissimo!
Nana mi piace tanto, recuperai il manga dopo aver visto l'anime, spesso ho trovato realistici i pensieri dei personaggi, anche quelli della Nana che molti odiano, altre volte invece li avrei presi a sberle per l'assurdità delle situazioni in cui si cacciavano, ma questo mi capita sempre con i manga/anime sentimentali al femminile, dopotutto nella fiction è abbastanza normale esasperare certe situazioni e certi pensieri (altrimenti sarebbe la storia della pallosa vita di una pallosa ventenne qualunque)!
Di Karekano adoro il manga, l'anime parte benissimo ma si perde completamente, nella recensione Turboo dice già tutto, inoltre il grosso di Karekano inizia dopo la parte mostrata dall'anime e cambia anche parecchio come storia e narrazione, quello che mostra la serie è solo un assaggino!
In ogni caso in generale apprezzo tutte e tre le opere e le consiglierei pure!
Complimenti agli scrittori di oggi!
Nana ottima serie.
Karekano: ho visto la serie tv e ho recuperato anche tutti i manga che sto leggendo ora. Purtroppo l'animazione ha avuto uno sviluppo un po' particolare soprattutto nelle ultime puntate, deludendomi -non per la storia- ma per come è stata riprodotta.
Kanon: ci farò un pensierino
Di Nana ho seguito un po' la Collection, ma l'ho abbandonato dopo una quindicina di volumi per noia, trovavo insopportabili tutti i personaggi e non avevo stimoli a continuare la lettura.
Nana lo apprezzo. Tutto qua. A me è piaciuto molto anche l'aspetto musicale e delle difficoltà delle band emergenti...
Ho trovato la recensione di Moscow-Reggio particolarmente ispirata e calzante.
Lo stesso non posso dire di Karekano, serie riuscita a metà per i noti problemi di produzione. Trovo che Turboo sia stato anche largo con l'8.
Kanon mi manca.
Hanno cambiato anche la storia e la caratterizzazione dei personaggi?
Se si, avrebbero potuto anche chiamarlo diversamente allora, non si tratta più di una semplice versione ripulita se cambi trama e caratterizzazioni
in ultimo ricordo che di kanon c'è una prima serie anime di 12 episodi del 2002. mentre quella proposta è la serie rifatta piu lunga del 2006. purtroppo è una delle due cose della kei che ancora mi mancano da vedere come angel beats.
Nana, l'ho visto tutto su MTV quando era ancora un canale decente. Che dire: bella storia senz'alcun dubbio, è riuscita ad appassionarmi e a divertirmi. Ottime musiche, buon character design, direi che è sicuramente valida.
Lui & Lei: per una volta la Gainax l'ha fatta giusta. Un'opera con qualche spiraglio riflessivo, character design abbastanza buono e ottimo livello di umorismo. I personaggi e le scene mi hanno fatto morire dal ridere!
Per quanto riguarda gli altri 2 titoli direi che le recensioni mi hanno incuriosita, Karekano già lo conoscevo ma non l'ho mai guardato (quando ero piccola e lo trasmettevano evitavo come la peste le storie d'amore XD ) mentre Kanon è stata una nuova scoperta.
Voglio fare i complimenti a chi ha scritto le recensioni, sicuramente non mi sarebbe mai venuta voglia di guardare quei 2 anime se non avessi letto delle recensioni così ben fatte!
Nana mi è sempre piaciuto un botto quando lo vidi su MTV e lo riguardai con piacere anni dopo nella sua replica alla domenica mattina su Rai4.
Anche Lui e Lei l'ho amato alla follia nella messa in onda su MTV... Amavo da Dio tutto in quell'anime, dalle sigle stupende (la opening nella parte finale quasi mi faceva commuovere dall'empatia e dalle emozioni che mi trasmetteva!! ), a come era impostata la storia (ho amato moltissimo anche il manga della Tsuda dove continua la storia dell'anime che finisce a meno della metà della storia!!), alle animazioni, agli spettacolini... tutto!!
Su Clannad non posso esprimermi se non per il fatto che sono riuscito a reperire la serie originale e, dopo quella, mi guarderò questa versione (più estesa e forse, anche diversa sicuramente nella grafica e nelle animazioni).
Complimenti ai tre recensori e chi ha scelto le stesse, compresi i titoli!!
E' bello all'inizio, ma dopo iniziano ad esserci fermo immagini, episodi animati con i cartoncini, e altri tecnicismi vari, e la storia viene messa in secondo piano.
Senza contare che non ha nemmeno un finale. Consiglio di leggere il manga che è parecchio migliore.
E un'altra considerazione: non è vero che un eroge debba esser per forza un prodotto risibile e privo di contenuti.
Per quanto riguarda Nana ho dei ricordi abbastanza freschi dato che l'ho visto all'inizio di quest'estate. Delle cose che mi hanno colpito di quest'anime c'è sicuramente la parte musicale, ma anche, e sopratutto la caratterizzazione ben fatta di ogni personaggio.
KareKano invece lo vidi un po' di tempo fa, e la cosa che più mi piacque fu la mescolanza tra momenti riflessivi e gag comiche.
Kanon mi ha emozionato come poche serie, e chi se li dimentica gli "uguu" di Ayu <3 e Yuuchi con la sua simpatia un pò particolare .
Nana, l'ho apprezzato per tante ragioni, la musica è tra queste, ma anche perchè le due Nana, si spalleggiavano a vicenda, non come due amiche ma bensì come sorelle .
Poi, ultimo ma non meno importante, Karekano, una serie davvero bella, interessante da seguire con situazioni anche grottesche, epica la scena in cui Arima scopre il vero volto di Yukino, altrettanto epica è la faccia che fa, mentre tremolante le restituisce un cd di musica classica XD .
Bravi Bradipo Lento e Turboo Stefo, avete colto nel segno. Ha ragione Ironic quando dice che sono importanti, ma io aggiungerei che lo sono soprattutto se calati nel loro genere. E' difficile trovare anime sentimentali dello stesso livello. Per me KareKano merita più di un 8, e proprio grazie al fattore sperimentale, mai pesante o discriminante. Anno ha fatto un ottimo lavoro di resa caratteriale, soprattutto con Lui. Ho la ferma intenzione di leggere il manga.
per il resto, abbastanza scontato...
Karekano l'ho visto un pò di tempo fa e mi è piaciuto fin da subito, non solo per quanto riguarda la trama, ma anche per il tratto, che a mio parere è davvero bello, considerando anche che non è recentissima come opera. Il finale mi ha un pò delusa, ma nel complesso ho un'impressione davvero positiva.
Se è per questo io rabbrividisco ogni volta che penso a Clannad..
Tra Clannad e Kanon io credo che il secondo sia nettamente superiore nell'arco finale mentre negli episodi che si concentrano su un personaggio Kanon è superiore. Ma non ho avuto dubbi nelle mie recensoni: un bel 10 a tutti e 3...... in fondo questo è il genere che prediligo
Eh sì, io e Ironic ci siamo passati spesso il fazzoletto nell'arco della volpe.......
Quando trovo la recensione di qualcosa che ho già visto mi incuriosisco, voglio vedere cosa ne pensano gli altri. Oggi, per la seconda volta nel giro di pochi giorni, scopro che è stata pubblicata una delle mie recensioni! Grazie a tutti per i complimenti e le osservazioni, sempre più onorato del fatto che il mio umile lavoro sia apprezzato.
@mangaman74: tu non avresti dato 10 a Nana, io l'ho fatto perché mi è sembrato fatto particolarmente bene con dei difetti che (a me) non sono sembrati gravi. Questo però non è assolutamente un "bollino di qualità" per l'opera: sono d'accordo con quanto dici riguardo al farsi un'idea autonomamente leggendo le recensioni e auspico sempre che la gente si formi un'idea su una cosa ragionandoci sopra e non prendendo per oro colato quello che viene detto loro (e non solo per anime e manga). Il discorso di tenersi i voti alti per il futuro ti porterebbe di fatto a non darli mai: rischieresti sempre di trovarti nel punto di avere visto qualcosa fatto meglio dell'opera a cui hai assegnato il 10.
Comunque tutto si risolve nel fatto che abbiamo due metri di giudizio diversi: io più largo, tu più restrittivo. Chi ha ragione? Entrambi, perché comunque è bello poterla pensare diversamente sulle cose e sentire le opinioni degli altri.
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