Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] Odyssey (Scadenza: 9/11/2014)
[ANIME] Hajime no Ippo: Rising (Scadenza: 9/11/2014)
[ANIME] Project A-ko (Scadenza: 9/11/2014)
[MANGA] Gundam Lost War Chronicles (Scadenza: 12/11/2014)
[ANIME] Hipira-kun (Scadenza: 16/11/2014)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo ai classici, con i manga The Five Star Stories, Gen di Hiroshima e Rocky Joe.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
The Five Star Stories
5.0/10
Alexander
-
Un'opera di proporzioni a dir poco monumentali, con una storia che si estende lungo un arco di tempo di interi millenni; un setting immenso che trasuda epicità da tutti i pori, comprendente decine di luoghi, organizzazioni, personaggi, macchinari ed eventi, tutti curati in maniera maniacale e sviscerati fin nei minimi dettagli, con tanto di nomenclature specifiche, cartine geografiche, spiegazioni tecniche, alberi genealogici e chi più ne ha più ne metta... Sulla carta dovrebbe essere il più grande capolavoro tutti i tempi. Cosa può essere andato storto tanto da fargli meritare un misero 5?
Semplice: The Five Star Stories è la prova lampante che ciò che conta, in qualsiasi opera, non è tanto il "di cosa" si parla, ma il "come" se ne parla; e se in questo caso il "cosa" è effettivamente una miniera d'oro, il "come" è da cestinare seduta stante: un'esposizione così esasperatamente dispersiva e frammentaria che sembra essere studiata a tavolino per sopprimere qualsiasi possibilità di immedesimazione nei personaggi e nelle vicende narrate.
Ci sono molte cose in FSS che sono estremamente discutibili, ma andiamo per ordine e iniziamo con quella che per prima salta agli occhi: il disegno. Non lasciatevi ingannare dal senso di epicità che può emanare dalle copertine o da un paio di illustrazioni! All'interno del manga vero e proprio il disegno è per lo più mediocre, sgraziato e approssimativo. Una cosa che devo assolutamente riconoscere a Nagano è l'enorme fantasia e ispirazione nel realizzare gli abiti dei personaggi... peccato che la loro superba bellezza venga sfigurata dalle grottesche creature vagamente insettoidi destinate a indossarli! Io in genere apprezzo chara tendenzialmente slanciati e longilinei ma, buon Dio, c'è un limite a tutto: ho visto ragazze anoressiche molto più in carne rispetto a un personaggio medio di FSS! Come facciano a trovar posto al tempo stesso ossa, muscoli, nervi e vasi sanguigni all'interno di uno stuzzicadenti è un mistero, per non parlare dei volti: oltre ad essere di per sé più accostabili a maschere tribali africane che a veri volti (facce oblunghe e appuntite, occhi troppo lunghi, bocche ridotte ad orifizi, espressività quasi inesistente), cambiano vistosamente fattezze e proporzioni da una vignetta all'altra o a seconda del punto di vista (es.: non si contano i casi di volti visti di lato con occhi che restano della stessa lunghezza che avrebbero se visti di profilo).
La cosa strana è che, al contrario del chara, il mecha design è spettacolare: non solo è estremamente dettagliato e ben proporzionato, ma anche ispiratissimo dal punto di vista estetico, anni luce avanti rispetto a qualsiasi cosa si fosse vista fino a quel periodo... sinceramente faccio fatica a credere che gli autori degli uni e degli altri possano essere la stessa persona.
E finalmente passiamo ai contenuti. Come già accennato, l'universo narrativo di FSS è davvero immenso... come verranno introdotti al lettore tutti gli svariati elementi che lo compongono? Gradualmente, di pari passo col dipanarsi della trama, in modo da dare al lettore il tempo di metabolizzare il tutto e magari anche di sviluppare familiarità con l'ambientazione e i personaggi? No! All'inizio di ogni arco narrativo, prima che inizi la narrazione vera e propria l'autore ci sbatterà in faccia una bella lezioncina da imparare a memoria sugli svariati personaggi, mecha e organizzazioni con cui avremo a che fare in "quel" determinato arco. Sì, perché ognuno è ambientato in un luogo e in un tempo a sé stante, talvolta lontanissimo dagli altri, e di conseguenza comprende un proprio cast di personaggi/mecha/organizzazioni da dover a sua volta essere memorizzato separatamente , mettendo da parte tutto quello che è stato messo in piedi nell'arco precedente ma che va comunque tenuto a mente perché Dio solo sa quando verrà ripreso e ricollegato agli altri! Aggiungete che per colpa della pessima qualità del disegno gran parte dei personaggi risultano difficilmente distinguibili tra loro, causando non pochi grattacapi al malcapitato lettore che a malapena riesce a distinguerli, figuriamoci a memorizzarli... Aggiungete che i vari capitoli non sono neanche disposti nel corretto ordine cronologico, ma in base a non si sa bene quale criterio logico, tanto per gettare altra benzina sul fuoco... ed ecco a voi il bel risultato: non solo ad ogni arco dovrete farvi un mazzo così per ingurgitare una notevole cucchiaiata di nozioni facilmente confondibili e delle quali non vi può fregar di meno dal momento che non avete ancora iniziato a viverle "in prima persona", ma dopo svariati capitoli, proprio quando finalmente comincerete ad avvertire i primi segni di coinvolgimento emotivo nell'ambientazione e nei personaggi che avete appena faticosamente imparato a riconoscere, ci penserà un bel salto spazio-temporale a stroncarli sul nascere, costringendovi a ricominciare tutto daccapo! Più d'una volta nel corso della lettura ho pensato: "Ok, l'inizio non è stato dei migliori, ma ora sta quasi iniziando a prendermi"... e puntualmente mi sono ritrovato catapultato da tutt'altra parte.
<b>Attenzione, spoiler!</b>
La storia del "Taika Empire" è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: come se non bastasse la mole di roba già presente nella "sola" galassia di Joker, ci mancava solo l'ennesimo salto spazio-temporale... in una maledetta dimensione parallela! E stavolta senza neanche la decenza di inserire uno straccio di introduzione ai personaggi!
<b>Fine spoiler</b>
E tutto questo immane sforzo di lettura per che cosa? Non c'è nulla di particolarmente profondo o avvincente nelle storie lette finora, né prese singolarmente, né nel loro complesso; trattasi di normalissime storie di guerra & intrighi politici che si possono trovare, fatte meglio, in decine di altri manga/anime/videogiochi del genere; in ben 5 volumi ho trovato un solo colpo di scena davvero degno di questo nome, e delle svariate decine di personaggi incontrati, quelli con un minimo sindacale di approfondimento psicologico si contano sulle dita di una mano; se qualcosa di tutto ciò che leggerete vi resterà impresso nella memoria, sarà solo perché il manga vi avrà "obbligato" a memorizzarlo per poter avere una visione generale della storia nel suo complesso, e non certo perché abbia alcunché di "intrinsecamente" memorabile. Insomma, una lettura estremamente impegnativa, ma non per questo impegnata, che punta tutto sulla quantità senza preoccuparsi minimamente della qualità.
Inutile dire che sconsiglio questo manga a chiunque, in quanto pretende una esorbitante mole di studio senza dare pressoché nulla in cambio; e se proprio dovete studiare, meglio farlo sui vostri testi scolastici.
Semplice: The Five Star Stories è la prova lampante che ciò che conta, in qualsiasi opera, non è tanto il "di cosa" si parla, ma il "come" se ne parla; e se in questo caso il "cosa" è effettivamente una miniera d'oro, il "come" è da cestinare seduta stante: un'esposizione così esasperatamente dispersiva e frammentaria che sembra essere studiata a tavolino per sopprimere qualsiasi possibilità di immedesimazione nei personaggi e nelle vicende narrate.
Ci sono molte cose in FSS che sono estremamente discutibili, ma andiamo per ordine e iniziamo con quella che per prima salta agli occhi: il disegno. Non lasciatevi ingannare dal senso di epicità che può emanare dalle copertine o da un paio di illustrazioni! All'interno del manga vero e proprio il disegno è per lo più mediocre, sgraziato e approssimativo. Una cosa che devo assolutamente riconoscere a Nagano è l'enorme fantasia e ispirazione nel realizzare gli abiti dei personaggi... peccato che la loro superba bellezza venga sfigurata dalle grottesche creature vagamente insettoidi destinate a indossarli! Io in genere apprezzo chara tendenzialmente slanciati e longilinei ma, buon Dio, c'è un limite a tutto: ho visto ragazze anoressiche molto più in carne rispetto a un personaggio medio di FSS! Come facciano a trovar posto al tempo stesso ossa, muscoli, nervi e vasi sanguigni all'interno di uno stuzzicadenti è un mistero, per non parlare dei volti: oltre ad essere di per sé più accostabili a maschere tribali africane che a veri volti (facce oblunghe e appuntite, occhi troppo lunghi, bocche ridotte ad orifizi, espressività quasi inesistente), cambiano vistosamente fattezze e proporzioni da una vignetta all'altra o a seconda del punto di vista (es.: non si contano i casi di volti visti di lato con occhi che restano della stessa lunghezza che avrebbero se visti di profilo).
La cosa strana è che, al contrario del chara, il mecha design è spettacolare: non solo è estremamente dettagliato e ben proporzionato, ma anche ispiratissimo dal punto di vista estetico, anni luce avanti rispetto a qualsiasi cosa si fosse vista fino a quel periodo... sinceramente faccio fatica a credere che gli autori degli uni e degli altri possano essere la stessa persona.
E finalmente passiamo ai contenuti. Come già accennato, l'universo narrativo di FSS è davvero immenso... come verranno introdotti al lettore tutti gli svariati elementi che lo compongono? Gradualmente, di pari passo col dipanarsi della trama, in modo da dare al lettore il tempo di metabolizzare il tutto e magari anche di sviluppare familiarità con l'ambientazione e i personaggi? No! All'inizio di ogni arco narrativo, prima che inizi la narrazione vera e propria l'autore ci sbatterà in faccia una bella lezioncina da imparare a memoria sugli svariati personaggi, mecha e organizzazioni con cui avremo a che fare in "quel" determinato arco. Sì, perché ognuno è ambientato in un luogo e in un tempo a sé stante, talvolta lontanissimo dagli altri, e di conseguenza comprende un proprio cast di personaggi/mecha/organizzazioni da dover a sua volta essere memorizzato separatamente , mettendo da parte tutto quello che è stato messo in piedi nell'arco precedente ma che va comunque tenuto a mente perché Dio solo sa quando verrà ripreso e ricollegato agli altri! Aggiungete che per colpa della pessima qualità del disegno gran parte dei personaggi risultano difficilmente distinguibili tra loro, causando non pochi grattacapi al malcapitato lettore che a malapena riesce a distinguerli, figuriamoci a memorizzarli... Aggiungete che i vari capitoli non sono neanche disposti nel corretto ordine cronologico, ma in base a non si sa bene quale criterio logico, tanto per gettare altra benzina sul fuoco... ed ecco a voi il bel risultato: non solo ad ogni arco dovrete farvi un mazzo così per ingurgitare una notevole cucchiaiata di nozioni facilmente confondibili e delle quali non vi può fregar di meno dal momento che non avete ancora iniziato a viverle "in prima persona", ma dopo svariati capitoli, proprio quando finalmente comincerete ad avvertire i primi segni di coinvolgimento emotivo nell'ambientazione e nei personaggi che avete appena faticosamente imparato a riconoscere, ci penserà un bel salto spazio-temporale a stroncarli sul nascere, costringendovi a ricominciare tutto daccapo! Più d'una volta nel corso della lettura ho pensato: "Ok, l'inizio non è stato dei migliori, ma ora sta quasi iniziando a prendermi"... e puntualmente mi sono ritrovato catapultato da tutt'altra parte.
<b>Attenzione, spoiler!</b>
La storia del "Taika Empire" è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: come se non bastasse la mole di roba già presente nella "sola" galassia di Joker, ci mancava solo l'ennesimo salto spazio-temporale... in una maledetta dimensione parallela! E stavolta senza neanche la decenza di inserire uno straccio di introduzione ai personaggi!
<b>Fine spoiler</b>
E tutto questo immane sforzo di lettura per che cosa? Non c'è nulla di particolarmente profondo o avvincente nelle storie lette finora, né prese singolarmente, né nel loro complesso; trattasi di normalissime storie di guerra & intrighi politici che si possono trovare, fatte meglio, in decine di altri manga/anime/videogiochi del genere; in ben 5 volumi ho trovato un solo colpo di scena davvero degno di questo nome, e delle svariate decine di personaggi incontrati, quelli con un minimo sindacale di approfondimento psicologico si contano sulle dita di una mano; se qualcosa di tutto ciò che leggerete vi resterà impresso nella memoria, sarà solo perché il manga vi avrà "obbligato" a memorizzarlo per poter avere una visione generale della storia nel suo complesso, e non certo perché abbia alcunché di "intrinsecamente" memorabile. Insomma, una lettura estremamente impegnativa, ma non per questo impegnata, che punta tutto sulla quantità senza preoccuparsi minimamente della qualità.
Inutile dire che sconsiglio questo manga a chiunque, in quanto pretende una esorbitante mole di studio senza dare pressoché nulla in cambio; e se proprio dovete studiare, meglio farlo sui vostri testi scolastici.
Gen di Hiroshima
10.0/10
L'utilizzo della parola comic, con tutti i richiami alla commedia e al grottesco che comporta, potrebbe sembrare quasi uno scherzo del destino per un'opera che dipinga l'apocalisse causata dalla prima nonché unica bomba della storia che sia mai stata scagliata su Hiroshima. Ma se ci si sofferma a riflettere sulla capillarità di cui in Giappone gode il genere, è più semplice pensare che un autore abbia desiderato sfruttare questa forma d'arte, a metà tra la pittura e la narrativa, per meglio raccontare la propria esperienza di vita. Il fumetto si serve di un semplicistico codice di immagini e poche parole selezionate con cura per comunicare una storia; da considerarsi come un "manufatto" e perciò strettamente legato all'anima del suo disegnatore, si presta ad opere autobiografiche per l'alto grado di intimità che si viene a creare durante la lavorazione tra il prodotto finito e il suo genitore. Sfruttando la potenza di questo medium e la sua funzione pedagogica rivolta ai piccoli, ma altrettanto mirata a coloro i quali scelgono di avvicinarsi a questa innovativa forma d'arte, Nakazawa Keiji sceglie di parlare di ciò che è successo il 6 agosto 1945 attraverso le immagini oltre che le parole. Hadashi no Gen mescola l'elemento autobiografico con quello di finzione, il quale conferisce un ventaglio di possibilità narrative maggiori rispetto ad una ispirazione basata soltanto sul proprio vissuto.
Protagonisti del fumetto sono un bambino di sei anni, Gen, e la sua famiglia, alla vigilia e dopo lo scoppio della bomba. Cinque figli, con un sesto in arrivo, e due genitori: famiglia numerosa, ma tutto sommato normale per l'epoca anteguerra. Gen è quindi il quarto di sei figli e forse il più ribelle e testardo; vive in una bella casetta, unica eredità del periodo di ricchezza e pace precedente la guerra. Si diverte a giocare con suo fratello più piccolo, ma non dimentica il dovere di aiutare i genitori nei piccoli lavoretti che alla sua tenera età può già svolgere. Sembrerebbe condurre quindi un'esistenza serena, se non fosse che lo stomaco gli brontola sempre e non c'è abbastanza cibo per sfamare tutte le bocche che compongono la famiglia. Le provviste, quasi inesistenti, servono a nutrire la madre gravida, e nemmeno l'aiuto impensato ma sincero del loro vicino coreano, o una carpa rubata dal laghetto di un ricco vecchietto, possono bastare.
Nakazawa si sofferma particolarmente sulla descrizione della quotidianità di casa Nakaoka e della loro città, Hiroshima, prima della tragedia. Vi troviamo il padre intento a dipingere zoccoli insieme alla moglie, mentre coltiva un campo di grano con la speranza un domani di sfamare i propri figli, denutriti ma non sfiduciati, con le radici che stanno germogliando; poi la madre e la sorella maggiore di Gen a mantenere la casa in ordine, a fare il bucato, a cucinare quel poco che resta, come una patata dolce o una manciata di riso. Lo stesso Gen, insieme al fratellino Shinji, non si lascia più nemmeno spaventare dai B-29 che sorvolano il cielo, ormai entrati a far parte anch'essi del normale flusso del tempo. L'intento di base è quello di sottolineare quanto un evento come l'atomica abbia sconvolto l'esistenza degli abitanti del posto e ne abbia condizionato il futuro. Niente più è tornato come era prima: chi ha perso la casa, chi si è visto morire bruciati i propri cari dinanzi agli occhi, chi ha la pelle a brandelli e nemmeno più un capello in testa. Ciò soltanto per voler fare qualche esempio, perché sarebbe impossibile descrivere a parole il dolore che i sopravvissuti e non hanno provato. Per quanto la guerra potesse comportare uno stato d'allerta e un'incertezza sul proprio futuro, la comunità di Hiroshima non sospettava affatto di poter un giorno divenire il bersaglio di un tale attacco; piuttosto credeva di rappresentare un misero puntino sulla cartina geografica giapponese e perciò di continuare a rimanere ignorata dai grandi bombardamenti. La realtà, come la storia ci ricorda, è stata tutt'altra. Nella nota al manga, infatti, Nakazawa biasima con convinzione più che giustificata:
«Ho giurato a me stesso che non avrei mai perdonato il militaristi Giapponesi che hanno iniziato la guerra, ma nemmeno gli Americani che hanno così casualmente sganciato la bomba su di noi».
Il personaggio che incarna il pensiero dell'autore è il padre di Gen, il quale preferisce farsi rinchiudere in prigione, essere tacciato di tradimento nei confronti dell'Imperatore, più che sostenere una guerra che non ha la minima ragione di essere portata avanti. Con questo credo conduce la sua vita e cresce i suoi figli, insegnando loro che nessun tipo di pace potrà mai venir fuori dalla distruzione e dalla morte. Anche la moglie appoggia pienamente gli ideali del marito: alla nascita della piccola Tomoko, l'ultima figlia venuta alla luce proprio quel 6 agosto 1945, la madre, alzandola al cielo e mostrandole i danni che ha prodotto la guerra, la esorta a "non dimenticare". La venuta al mondo di un bambino diviene a questo punto immagine di speranza in uno scenario di morte.
I bambini come Gen, quelli che non si lasciano abbattere e comprendono che la vita va avanti, quelli che hanno fiducia in un domani migliore del presente che stanno vivendo, quelli che sfruttano piccoli espedienti per sopravvivere ad una realtà cruda e crudele, sono i veri vincitori della guerra. A piedi nudi, urlando contro il mondo quanto fosse ingiusto ciò che stava avvenendo e quanto fossero un abominio le armi nucleari e tutti gli altri strumenti bellici, Gen corre alla ricerca di cibo, soccorre le persone ferite che incontra sul suo cammino, regala un sorriso agli sfiduciati, quasi cadaveri, che abitano a Hiroshima dopo lo scoppio. Nel nome stesso del suo alter-ego, Nakazawa innesta diversi significati:
«Può significare "radice" o "origine" di qualcosa, ma anche "elementare" nel senso di un elemento atomico, come pure "risorsa" di vitalità e felicità».
Gen è come un germoglio di grano, che nel manga compare come simbolo di forza e coraggio. Il grano mostra al gelido inverno i suoi germogli, i quali saranno calpestati più e più volte nel corso della fredda stagione; nonostante ciò, esso ha radici forti, ben salde nel terreno, e crescerà vigoroso ed alto, sfidando il vento della bella stagione. Ed un giorno questo stesso grano darà il suo frutto alla Terra.
Protagonisti del fumetto sono un bambino di sei anni, Gen, e la sua famiglia, alla vigilia e dopo lo scoppio della bomba. Cinque figli, con un sesto in arrivo, e due genitori: famiglia numerosa, ma tutto sommato normale per l'epoca anteguerra. Gen è quindi il quarto di sei figli e forse il più ribelle e testardo; vive in una bella casetta, unica eredità del periodo di ricchezza e pace precedente la guerra. Si diverte a giocare con suo fratello più piccolo, ma non dimentica il dovere di aiutare i genitori nei piccoli lavoretti che alla sua tenera età può già svolgere. Sembrerebbe condurre quindi un'esistenza serena, se non fosse che lo stomaco gli brontola sempre e non c'è abbastanza cibo per sfamare tutte le bocche che compongono la famiglia. Le provviste, quasi inesistenti, servono a nutrire la madre gravida, e nemmeno l'aiuto impensato ma sincero del loro vicino coreano, o una carpa rubata dal laghetto di un ricco vecchietto, possono bastare.
Nakazawa si sofferma particolarmente sulla descrizione della quotidianità di casa Nakaoka e della loro città, Hiroshima, prima della tragedia. Vi troviamo il padre intento a dipingere zoccoli insieme alla moglie, mentre coltiva un campo di grano con la speranza un domani di sfamare i propri figli, denutriti ma non sfiduciati, con le radici che stanno germogliando; poi la madre e la sorella maggiore di Gen a mantenere la casa in ordine, a fare il bucato, a cucinare quel poco che resta, come una patata dolce o una manciata di riso. Lo stesso Gen, insieme al fratellino Shinji, non si lascia più nemmeno spaventare dai B-29 che sorvolano il cielo, ormai entrati a far parte anch'essi del normale flusso del tempo. L'intento di base è quello di sottolineare quanto un evento come l'atomica abbia sconvolto l'esistenza degli abitanti del posto e ne abbia condizionato il futuro. Niente più è tornato come era prima: chi ha perso la casa, chi si è visto morire bruciati i propri cari dinanzi agli occhi, chi ha la pelle a brandelli e nemmeno più un capello in testa. Ciò soltanto per voler fare qualche esempio, perché sarebbe impossibile descrivere a parole il dolore che i sopravvissuti e non hanno provato. Per quanto la guerra potesse comportare uno stato d'allerta e un'incertezza sul proprio futuro, la comunità di Hiroshima non sospettava affatto di poter un giorno divenire il bersaglio di un tale attacco; piuttosto credeva di rappresentare un misero puntino sulla cartina geografica giapponese e perciò di continuare a rimanere ignorata dai grandi bombardamenti. La realtà, come la storia ci ricorda, è stata tutt'altra. Nella nota al manga, infatti, Nakazawa biasima con convinzione più che giustificata:
«Ho giurato a me stesso che non avrei mai perdonato il militaristi Giapponesi che hanno iniziato la guerra, ma nemmeno gli Americani che hanno così casualmente sganciato la bomba su di noi».
Il personaggio che incarna il pensiero dell'autore è il padre di Gen, il quale preferisce farsi rinchiudere in prigione, essere tacciato di tradimento nei confronti dell'Imperatore, più che sostenere una guerra che non ha la minima ragione di essere portata avanti. Con questo credo conduce la sua vita e cresce i suoi figli, insegnando loro che nessun tipo di pace potrà mai venir fuori dalla distruzione e dalla morte. Anche la moglie appoggia pienamente gli ideali del marito: alla nascita della piccola Tomoko, l'ultima figlia venuta alla luce proprio quel 6 agosto 1945, la madre, alzandola al cielo e mostrandole i danni che ha prodotto la guerra, la esorta a "non dimenticare". La venuta al mondo di un bambino diviene a questo punto immagine di speranza in uno scenario di morte.
I bambini come Gen, quelli che non si lasciano abbattere e comprendono che la vita va avanti, quelli che hanno fiducia in un domani migliore del presente che stanno vivendo, quelli che sfruttano piccoli espedienti per sopravvivere ad una realtà cruda e crudele, sono i veri vincitori della guerra. A piedi nudi, urlando contro il mondo quanto fosse ingiusto ciò che stava avvenendo e quanto fossero un abominio le armi nucleari e tutti gli altri strumenti bellici, Gen corre alla ricerca di cibo, soccorre le persone ferite che incontra sul suo cammino, regala un sorriso agli sfiduciati, quasi cadaveri, che abitano a Hiroshima dopo lo scoppio. Nel nome stesso del suo alter-ego, Nakazawa innesta diversi significati:
«Può significare "radice" o "origine" di qualcosa, ma anche "elementare" nel senso di un elemento atomico, come pure "risorsa" di vitalità e felicità».
Gen è come un germoglio di grano, che nel manga compare come simbolo di forza e coraggio. Il grano mostra al gelido inverno i suoi germogli, i quali saranno calpestati più e più volte nel corso della fredda stagione; nonostante ciò, esso ha radici forti, ben salde nel terreno, e crescerà vigoroso ed alto, sfidando il vento della bella stagione. Ed un giorno questo stesso grano darà il suo frutto alla Terra.
Rocky Joe
9.0/10
Ero piccolissimo quando sulla mia ormai vecchia televisione comparve una puntata di un anime che si intitolava Rocky Joe. Mi appassionai tantissimo all'anime, poi ultimamente ho trovato a un prezzo stracciato la serie completa in manga e l'ho subito fatta mia.
Il titolo originale di quest'opera è "Ashita no Joe", parla di un ragazzo di strada che si caccia sempre nei guai. Durante una zuffa un ex pugile, tale Dampei, vede in Joe le qualità di un campione di boxe, e cerca di convincerlo ad intraprendere quella strada.
Non sono un'amante dei manga di sport, ma in questa storia tutti ci troveranno molto di più che un semplice manga di sport. Parla di passioni, di vita di amore e di chissà quante altre cose che adesso non mi vengono in mente.
Un'opera cruda, ma più che cruda penso che vada bene la parola REALE. Ashita no Joe parla della realtà, della vita senza fronzoli, i personaggi sono semplici e complicati allo stesso tempo. Si capisce subito dopo qualche volumetto, che la PASSIONE di qualcosa ti può portare a fare grandi cambiamenti, Dampei smette di bere e lavora tantissimo per allenare Joe, lo stesso Joe si innamora della boxe e dedica la sua esistenza ad essa, in totale, oserei dire al 110%. Chi di noi può dire lo stesso della propria vita?
Il disegno è a tratti scarno, soprattutto nei primi volumi (ricordiamo che è un'opera che nasce a cavallo degli anni '70), ma poi dopo qualche volume cambiano i tratti, i personaggi crescono e con essi anche il disegno dell'autore.
Da sottolineare le scene a due pagine nei momenti più importanti e di come, almeno per me, riesca a trasmettere bene ogni volta l'idea del posto raffigurato (vedi il mercato, i vari ring, o addirittura lo stadio). Tutto sembra così reale tanto da essere lì, uno spettatore.
Un manga come ho già detto reale e per questo non poteva non essere triste, i caratteri dei personaggi sono veramente realistici come tutto il trascorrere della storia, se non volete qualcosa di vero forse questo manga non fa per voi.
Edito da Star Comics, ho trovato qualche errore di scrittura ( ad esempio Carlos Ribera, invece di Rivera, grandissimo personaggio tra l'altro, il mio preferito).
In conclusione, una volta finito di leggere vi troverete addosso un po' di malinconia, un'opera stupefacente in tutto e per tutto, storia, dialoghi, e finale.
Ripeto, magari un po' triste, ma vi assicuro che Joe ha fatto tutto quello che voleva fare e ha dato tutto per farlo, una forza d'animo che si respira e viene trasmessa dal manga, e tocca il lettore.
Il mio voto: 9.
Un titolo da acquistare a occhi chiusi. Come già detto in altre recensioni, un classico, citato anche in altri manga come Berserk e Bakuman. Superconsigliato.
Il titolo originale di quest'opera è "Ashita no Joe", parla di un ragazzo di strada che si caccia sempre nei guai. Durante una zuffa un ex pugile, tale Dampei, vede in Joe le qualità di un campione di boxe, e cerca di convincerlo ad intraprendere quella strada.
Non sono un'amante dei manga di sport, ma in questa storia tutti ci troveranno molto di più che un semplice manga di sport. Parla di passioni, di vita di amore e di chissà quante altre cose che adesso non mi vengono in mente.
Un'opera cruda, ma più che cruda penso che vada bene la parola REALE. Ashita no Joe parla della realtà, della vita senza fronzoli, i personaggi sono semplici e complicati allo stesso tempo. Si capisce subito dopo qualche volumetto, che la PASSIONE di qualcosa ti può portare a fare grandi cambiamenti, Dampei smette di bere e lavora tantissimo per allenare Joe, lo stesso Joe si innamora della boxe e dedica la sua esistenza ad essa, in totale, oserei dire al 110%. Chi di noi può dire lo stesso della propria vita?
Il disegno è a tratti scarno, soprattutto nei primi volumi (ricordiamo che è un'opera che nasce a cavallo degli anni '70), ma poi dopo qualche volume cambiano i tratti, i personaggi crescono e con essi anche il disegno dell'autore.
Da sottolineare le scene a due pagine nei momenti più importanti e di come, almeno per me, riesca a trasmettere bene ogni volta l'idea del posto raffigurato (vedi il mercato, i vari ring, o addirittura lo stadio). Tutto sembra così reale tanto da essere lì, uno spettatore.
Un manga come ho già detto reale e per questo non poteva non essere triste, i caratteri dei personaggi sono veramente realistici come tutto il trascorrere della storia, se non volete qualcosa di vero forse questo manga non fa per voi.
Edito da Star Comics, ho trovato qualche errore di scrittura ( ad esempio Carlos Ribera, invece di Rivera, grandissimo personaggio tra l'altro, il mio preferito).
In conclusione, una volta finito di leggere vi troverete addosso un po' di malinconia, un'opera stupefacente in tutto e per tutto, storia, dialoghi, e finale.
Ripeto, magari un po' triste, ma vi assicuro che Joe ha fatto tutto quello che voleva fare e ha dato tutto per farlo, una forza d'animo che si respira e viene trasmessa dal manga, e tocca il lettore.
Il mio voto: 9.
Un titolo da acquistare a occhi chiusi. Come già detto in altre recensioni, un classico, citato anche in altri manga come Berserk e Bakuman. Superconsigliato.
Mi è piaciuta in particolar modo la recensione di LaMelina di Gen di Hiroshima, che ho trovato davvero sentita. Proverò a recuperare il manga, avendo un debole per le storie mature e drammatiche.
Poi i personaggi presentati all'inizio di ogni volume non è detto che compaiano all'interno di esso. L'ho dato per scontato in effetti e questo mi causava grossi problemi alla lettura. Insomma, approccio sbagliato. Se trovassi la serie per intero (ad un prezzo scontato magari…), la prenderei di sicuro.
@God
FSS è un manga a tratti molto confusionario anche per chi, come me lo adora, ed è vero che i disegni umani sono estremamente migliorabil e mediamente molto/troppo simili tra di loro. Anche vero che l'autore poteva essere un filo più chiaro nella narrazione in più punti, ci sono sequenze/capitoli in cui manco io ci ho capito un'acca per la mole di terminologie.
I personaggi simili tra loro o sono Fatima o sono discendenti l'uno dell'altro. In entrambi i casi le cose sono pienamente giustificate in quanto nel manga sin dal primo volume viene spiegato che le Fatima sono costruite seguendo un unico modello ( così da non creare dissapori tra i padroni riguardo all'estetica ) mentre per i discendenti è normale una somiglianza che sfiora l'identico. Se io avessi gli occhi marroni invece che verdi potrei benissimo essere la fotocopia di mia madre. Sul tempo e la narrazione la cosa è voluta ed anche qui è chiaro dal primo volume ( anzi, dal primo capitolo ). La storia ha come protagonisti esseri che sono millenari/divinità con una concezione di spaziotempo nulla. La nostra stessa concezione di spazio/tempo non esiste, il protagonista dall'anno 777 torna nel passato per narrare il futuro di conquista ad una sacerdotessa creando un mito che lui stesso farà diventare realtà senza però saperlo, ed esempi del genere ce ne sono tanti tra tempo passato che ha come miti avvenimenti non anteriori al proprio ma posteriori.
È una di quelle poche opere che merita il titolo di "capolavoro".
Chissà quando e se verrà mai il loro momento...
Complimenti ai tre recensori ^^
Ah, e un'ultima cosa. Non è affatto un'opera di fantascienza. E' un fantasy in tutto e per tutto. Come in Star Wars, robot e astronavi e altro servono solo a creare una certa atmosfera. Se, ad es., al posto della parola "tecnologia" si usasse "magia", in sostanza non cambierebbe nulla.
Il punto di vista della recensione può essere condiviso o meno, ciò non toglie che sia ben argomentata: il disegno non è stato gradito, la poca linearità della trama nemmeno, ecco spiegato il voto.
Se ad ogni recensione che non condividete dovete dire che è assurdo ecc. allora non avete capito il senso di questa rubrica, il cui scopo è consigliare o meno certi titoli. Alexander non consiglia The Five star stories e argomenta il perchè.
"Perle come queste dovrebbero essere scritturate per il sondaggio " Peggior recensione su Animeclick "."
Veramente, questa recensione dimostra come sono diversi i gusti dei lettori e, se ben argomentata come è, può essere oggetto di scambio di opinioni.
Anch'io l'ho riletto una seconda volta dopo molti anni e ti posso dire che il risultato non è stato diverso, anzi se possibile ha riconfermato le mie impressioni iniziali
Ed ora vado ad ascoltarmi la "Rikiishi Toru no Theme"
Il charades dei personaggi non l'ho trovato così pessimo, ma forse solo perchè non li ho mai considerati umani.
Quello che non mi è piaciuto della serie sono stati:
1) gli ultimi volumi dove sono state inserite, a mio parere, troppe scene pseudo-comiche-ecchi(?) completamente fuori luogo.
2) il fatto che non tutti gli eventi della storia del sistema vengano seguiti.
(Non nel senso che ci siano cose lasciate a metà, ma è come se seguissimo la storia della terra e l'unificazione della Cina o la nascità dell'impero romano venissero semplicemente citati...ci sta considerando che gli spunti sono infiniti però è comunque un dispiacere).
Concordo con Giambel V... Leggete (e se avete possibilità comprate) Gen di Hiroshima.
Per quanto riguarda Gen ho visto il film e secondo me non la cede alla Tomba per le lucciole, il che e' tutto dire.
Rocky Joe 10.
Veramente, questa recensione dimostra come sono diversi i gusti dei lettori e, se ben argomentata come è, può essere oggetto di scambio di opinioni.
Ben argomentata dove? Ha mosso critiche su punti inesistenti, il character design non rende i personaggi tutti uguali per incapacità ma per scelta narrativa spiegata nella prima pagina del primo volume. La narrazione è volutamente frammentata, cosa anche qui spiegata nella prima pagina del primo volume in quanto la concezione spazio-tempo del manga è l'opposto della nostra. Criticare questi due punti è come criticare Claymore perchè le ragazze hanno tutte la stessa palette di colori, chissene se la cosa è così perchè funzionale alla trama.
@Devil 14.87
Ah, e un'ultima cosa. Non è affatto un'opera di fantascienza. E' un fantasy in tutto e per tutto. Come in Star Wars, robot e astronavi e altro servono solo a creare una certa atmosfera. Se, ad es., al posto della parola "tecnologia" si usasse "magia", in sostanza non cambierebbe nulla.
4 Bel commento! 4 Per usare i pollici versi devi avere 50 punti e non essere ammonito.
" La fantascienza ha come tema fondamentale l'impatto di una scienza e/o una tecnologia ( attuale o immaginaria ) sulla società e sull'individuo " cit. Wiki
Ergo non è necessario che le leggi scientifiche e/o teorie presenti nell'opera abbiano un riscontro reale nella realtà. Ergo, FFS e Star Wars rientrano perfettamente nella fantascienza.
Recensione fin troppo positiva, per FSS. Manga patetico, senza capo né coda, disegnato male e sceneggiato peggio. Sì, qualche buono spunto c'è, ma sommerso in un mare di banalità, forzature e assurdita. Però è un'opera vastissima e anticonvenzionale, e allora è sicuramente un capolavoro. A forza di ripeterlo si comincia col crederlo. E, a forza di ripeterlo ancora di più, cominciano a crederlo pure gli altri, che non possono certo ammettere di non averlo capito. A quel punto, a forza di mordersi la coda, la bugia diventa verità. Complimenti a tutti.
Se hai capito FFS come hai capito il termine fantascienza non dubito che tu non abbia compreso la natura del manga. Disegnato male, quando solo gli Eva e pochi Gundam possono rivaleggiare nel design robotico e tra questi nessuno ha la stessa realistica possibilità di funzionalità dei Mecha di FSS. Sulla sceneggiatura, un certo Tree of Life ne segue semplificato il concetto, che strano, eppure è considerata dalla critica di mezzo mondo come uno dei suoi punti più forti.
- Five Star Stories: ho letto il primo e per il momento mi sta piacendo, anche se è indubbiamente complesso e stratificato. Per il momento è in bilico fra l' 8 e il 9.
- Gen di Hiroshima: da leggere, approfitterò della prossima ristampa, che comincia questo mese o il prossimo se non sbaglio
- Rocky Joe: in lettura, sono al 13 e per il momento posso dire che è in assoluto il miglior shonen che mi sia mai passato fra le mani. Un volume tira l'altro e non vedo l'ora di finirlo, anche se so già che mi resterà il vuoto allo stomaco. Se non scade (ma ho "paura" che andrà in migliorando), 10 convinto.
Complimenti a tutti e tre i recensori e ad Alexander per aver espresso una voce fuori dal coro. Come tutte le opinioni la sua è condivisibile o meno ma ha argomentato i suoi motivi, tutt'altro che secondari.
Scusate, ma se a una persona i disegni di un'opera non piacciono e la trama non dice nulla o è troppo intricata per quello che cerca in un fumetto, avrà il sacrosanto diritto di esprimere un'opinione a riguardo senza essere insultato? Tolti i disegni e i contenuti cosa resta, l'edizione?
Anche se il primo volume di Five Star Stories mi è piaciuto molto sono in parte d'accordo con lui. Ci sono ben altri modi di presentare una mitologia, anche vasta come quella dell'opera in questione. Per esempio far "vivere" attraverso le vignette le vicende contenute nei trafiletti, nelle introduzioni e nelle postfazioni sarebbe un modo più diretto e coinvolgente di trasmettere i concetti, l'autore decide da se di utilizzare un linguaggio più complesso, rispettabilissimo ma altrettanto criticabile.
Se si vuole parlare a tutti si usa un linguaggio che tutti capiscono, altrimenti non c'è da meravigliarsi se non tutti capiscono o apprezzano.
Per Gen di Hiroshima,invece,sto aspettando la nuova edizione della 001 che doveva uscire già da tempo ma che ancora non si è vista;spero che portino il primo volume a Lucca.
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