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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[ANIME] La principessa Minerva (Scadenza: 03/12/2014)

[MANGA] Echo/Zeon (Scadenza: 07/12/2014)

[MANGA] Who Fighter (Scadenza: 10/12/2014)

[ANIME] Ultimate Teacher (Scadenza: 14/12/2014)

[MANGA] Pil (Scadenza: 14/12/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Samurai Champloo, Saikano e Miyukichan in Wonderland.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"Samurai Champloo" è un anime diretto da Shinichi Watanabe, già regista del blasonato cult "Cowboy Bebop". Essendo quest'ultimo prodotto a mio avviso irraggiungibile dalle opere post anni '90 dello stesso genere, eviterò di fare paragoni tra le due serie, che hanno in comune la struttura a episodi autoconclusivi, il post modernismo e il tema del viaggio come crescita del rapporto tra i protagonisti.
L'ambientazione in cui avvengono le vicende è il periodo Edo, condito in modo magistrale con rap, hip-hop e un marcato citazionismo che tira dentro di tutto, dall'arte di Van Gogh fino ai film sugli zombie di cui Watanabe è un grande estimatore. Questa commistione crea una atmosfera molto originale e coinvolgente, degna di una messa in onda su MTV nella prima fascia serale.

La storia è molto semplice: Fuu, una cameriera di quindici anni, si unisce, dopo una breve serie di avvenimenti, a un ronin (un samurai senza signore) e un vagabondo, intraprendendo un viaggio alla ricerca del "samurai che profuma di girasoli", una misteriosa figura a lei cara. I due guerrieri protagonisti, Jin e Mugen, sono molto standardizzati: uno è il classico tipo introverso e taciturno, mentre l'altro è estroverso e casinista; ovviamente l'incompatibilità di carattere dei due darà origine a momenti molto esilaranti, schermaglie, mazzate. Un rapporto di accesa rivalità che, sotto sotto, nasconde una grande amicizia.

Dal punto di vista tecnico questo anime è eccellente, e il suo vero punto di forza sono le coreografie dei combattimenti, curate maniacalmente nei dettagli. Le musiche vanno a pennello con i colori sgargianti usati nelle animazioni, nei fondali e con le varie coreografie, che richiamano la break-dance e la capoeira. La sigla di apertura è 'stilosissima' e rende benissimo il singolare mood della serie, allo stesso modo del ritmo dell'altrettanto carismatica ending.

Gli episodi presentano molti alti e bassi: alcuni sono molto belli, coinvolgenti e presentano una buona sceneggiatura, altri (come quello del baseball) sono delle parodie/'trollate' tipiche degli autori dell'anime, che tuttavia, a mio avviso, talvolta si rivelano noiosi e fuori luogo, addirittura in un prodotto dichiaratamente 'cazzaro' come questo. Spesso le vicende vengono troncate quando si poteva dire qualcosa in più, come se lo storyboard fosse frutto di un esercizio narrativo fine a sé stesso dello sceneggiatore. Tuttavia non mancano momenti semiseri ed episodi dall'indubbio carisma - come ad esempio quello in cui Jin si innamora di una prostituta - ma sono ben pochi; personalmente ho notato una parabola discendente nella qualità della serie: si parte alla grande, con un primo episodio dai combattimenti spettacolari, e si arriva a delle puntate finali sceneggiate malissimo, con dei power up eccessivi e spropositati, dosati male, ridicoli anche per un anime in cui si gioca a baseball nel periodo Edo. L'apparato action/coreografico nella prima parte della serie era molto più curato, e i power up venivano opportunamente dosati grazie a un utilizzo realistico della motion capture, basata, come detto in precedenza, sulla spettacolarità della capoeira. I combattimenti degli ultimi episodi, invece, non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli dei primi; l'invincibilità dei protagonisti è troppo ridicola, contando anche le pretese di semiserietà del finale - a mio avviso, per rendere le coreografie più spettacolari, una leggera dose di realismo non guasta mai, altrimenti il tutto diventa noioso, eccessivamente caricaturale, scontato. Inoltre, i villain della serie compaiono solo all'ultimo momento e non riescono a bucare lo schermo come i due protagonisti principali.

In definitiva, questo anime, tenendo anche conto del delirante e scontato finale, mi è sembrato un ottimo esercizio di stile, ma non il capolavoro che molti acclamano. Se comunque vi interessano gli anime giapponesi carichi d'azione e tecnicamente pregiati, "Samurai Champloo" è una tappa obbligata.



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Intensa, emozionante, profonda: tre aggettivi che, dopo aver viso Lei, l'arma finale, mi sono sembrati tra i più adatti per descrivere sinteticamente questa serie che è riuscita a commuovermi fin dai primi momenti. Difficile stabilire il target a cui è destinata, il perfetto mix tra i generi narrati la rendono indicata sia per chi adora gli anime a sfondo sentimentale - il tema viene affrontato in maniera più matura rispetto alle consuete serie scolastiche - che agli appassionati della fantascienza e del mecha - generi in teoria predominanti rispetto a quello sentimentale. Il bello è che gli autori sono riusciti nell'intento di ampliare la platea a cui è destinato l'anime senza forzature: i temi si fondono alla perfezione e la storia fluisce sempre linearmente, aspetto che mantiene vivo l'interesse dello spettatore.

Chise è una ragazzina minuta, goffa e impacciata che, grazie ai consigli della sua amica d'infanzia Akemi, è riuscita a dichiarare il suo amore a Shuji, ragazzo atletico e di bell'aspetto. Shuji accetta di mettersi insieme a Chise perché - parole sue - "quando una ragazza carina mi chiede di uscire con lei non posso rifiutare"; Shuji in realtà non è molto convinto, ma dopo qualche tentennamento inizia a innamorarsi di Chise, e il loro rapporto si incanala sul classico binario della storia d'amore tra compagni di classe. Quello che Shuji - e tutto il mondo - ignora è la reale natura di Chise: il Giappone è sotto l'attacco di una non meglio identificata potenza nemica, e l'esercito è riuscito a creare una cyborg capace di respingere gli attacchi dell'invasore. Durante un drammatico bombardamento su Sapporo, Shuji - che si trova sul posto - scoprirà che la sua fidanzata non è altro che "l'arma finale" a disposizione dell'esercito. L'evento sconvolge Shuji, ma il ragazzo riesce a comprendere che Chise è combattuta tra il suo ruolo di strumento di morte e la sua natura tenera e romantica di ragazza innamorata; il rapporto tra i due diventa sempre più profondo e i ragazzi dovranno fare i conti con le crudeltà della guerra, che giorno dopo giorno colpisce sempre più duramente l'isola felice della città dove i due sono nati e cresciuti.

La serie si basa su forti contraddizioni, che generano sentimenti intensi che giungono dritti al cuore. Come definire la figura di Chise, uno scricciolino quasi incapace di salire la collina per raggiungere la scuola che in realtà è l'elemento più importante e temuto dell'esercito? O la mescolanza tra le cose banali come il primo appuntamento e la relazione d'amore tra i protagonisti messi di fronte alla barbarie della guerra che non ha alcuna pietà? In una situazione drammatica come un conflitto le persone riescono a sopravvivere solo grazie a cose banalissime che danno loro la speranza di tornare alla serenità tipica dei tempi di pace; questo è il senso del sottotitolo della serie - l'ultima canzone d'amore su questo piccolo pianeta - utilizzato per indicare la tenera storia tra Shuji e Chise.
A proposito della guerra: nel giro dei tredici episodi viene mostrato un crudele spaccato di cosa vuol dire ritrovarsi improvvisamente a combattere contro un nemico inaspettato. Lo stile della narrazione mi ha ricordato molto quello del romanzo Un anno sull'altipiano di Lussu, che dà più spazio ai sentimenti dei soldati che alla narrazione delle battaglie tra le opposte fazioni: coinvolgente e ricco di spunti di riflessione.
Interessanti le storie che coinvolgono i personaggi di contorno; molto intensa quella che vede Akemi protagonista di un episodio estremamente drammatico e commovente, con una lunga scena da mostrare a chi crede che con gli anime sia impossibile emozionarsi: solo un cuore di pietra potrebbe rimanere impassibile davanti a quello che gli scorre davanti agli occhi.

La parte grafica presenta qualche pecca, il character design - soprattutto dei personaggi femminili - non mi ha soddisfatto del tutto, mentre il mecha design e i fondali sono di ottimo livello.
Colonna sonora basata, essenzialmente, su vari arrangiamenti del tema della sigla iniziale; scelta vincente perché la musica è estremamente coinvolgente e, complici le scene toccanti a cui fa da sfondo, se si apprezzano i momenti più sentimentali, si rischia di versare qualche lacrimuccia sentendola.
La sigla iniziale Koi Suru Kimochi, nella versione cantata, perde molta della magia che riesce a trasmettere come colonna sonora; interessante invece il video, caratterizzato da scene in bianco e nero dove spiccano alcuni particolari colorati - le labbra di Chise o gli occhi azzurri di Shuji - che catturano l'attenzione dello spettatore. Mi è piaciuta anche l'idea di mostrare alcune frasi - pronunciate da Chise - in francese, la lingua dell'amore e della diplomazia (anche se quest'ultima è del tutto assente nella serie).
La sigla finale Sayonara è, dal mio punto di vista, magnifica: musica struggente, immagini suggestive, parole toccanti... gustarsela dopo il finale degli episodi - dove spesso si concentrano i momenti più toccanti - vuol dire mettere a dura prova la propria scorta di fazzolettini se si ha l'animo particolarmente sensibile.

Una serie che si vorrebbe vedere tutto di un fiato per quanto riesce a coinvolgere; è anche una delle poche alle quali assocerò sempre dei suoni: dopo il cigolio della porta della Maison Ikkoku e la canzoncina della famiglia Dango di Clannad, il campanellino del ciondolo sulla cartella di Chise e il suo continuo "Gomen ne!" saranno per me il ricordo indelebile di Lei, l'arma finale.

Consigliata a tutti, senza riserve: gli appassionati di fantascienza troveranno materiale interessante seguendo le vicende del cyborg Chise, chi ama i momenti sentimentali si appassionerà con la tenera e intensa storia d'amore tra i protagonisti, chi cerca il lato più impegnato troverà una ferma condanna alla guerra e alle atrocità che porta con sé.



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Miyuki nel paese delle meraviglie è la trasposizione animata, in due episodi da quindici minuti l'uno, dell'omonimo manga delle CLAMP. Per l'esattezza l'anime copre i primi due capitoli del manga, quelli ambientati nel paese delle meraviglie e nel paese degli specchi (sì, quelli del celebre romanzo di Lewis Carroll). Il manga, invece, aveva altri cinque capitoli, tra cui uno dedicato a X, celebre serie delle CLAMP.

Ho trovato il manga un po' scialbo: nonostante il dichiarato non-sense, il divertissement fine a sé stesso, l'auto-parodia del genere ecchi, mi aspettavo che facesse più ridere. Invece, in poche pagine, si vedeva semplicemente la povera Miyuki passare da una pagina all'altra tra le braccia di numerose bellone ultrasexy.

Dopo aver letto il manga, ho pensato che sarebbe stato meglio se le CLAMP si fossero concentrate unicamente sulla parodia di Alice, tralasciando tutto il resto, in modo da mettere un po' più di carne al fuoco. La versione animata risponde parzialmente a questa aspettativa, essendo giusto un pelo più approfondita. Ho apprezzato in particolare la scena con la "porta". Nel complesso, però, trovo che l'anime sia difettoso come il manga: il non-sense è tale che non sono riuscito a farmi grasse risate, perché le situazioni sono talmente veloci e abbozzate da non lasciare il tempo di viverle (pur nella loro dichiarata assurdità).

Dal punto di vista tecnico la miniserie è ottima. Il manga aveva disegni bellissimi, in perfetto "stile classico di Mokona", e avevo apprezzato molto la sensualità e la caratterizzazione di tutte le varie ragazze. L'anime fortunatamente riesce a riproporre lo stesso, con un character design molto fedele ai disegni originali (cosa non sempre scontata con i difficili disegni delle CLAMP "classiche": a memoria, direi che sono riusciti pienamente nell'intento, oltre a Miyuki, soltanto il film di X, gli OAV di Rayearth e Card Captor Sakura, oltre ai begli AMV celebrativi).
Ho trovato, invece, un po' fastidioso il comparto musicale. Ciascun episodio è accompagnato da un motivetto sintetizzato molto adatto alla situazione scollacciata: soltanto che sentirlo continuamente per più di dieci minuti mi ha dato un po' sui nervi. La canzone finale è assolutamente insulsa (il testo, tra l'altro, non c'entra assolutamente niente col contenuto della storia).

In conclusione, una miniserie creata unicamente a scopo celebrativo e appositamente per i fan delle CLAMP. Se fossero riusciti a tirarne fuori una vera miniserie parodica di Carroll in versione lesbo-ecchi, sarebbe stata decisamente più divertente.