Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[ANIME] Desert Rose - Snow of the Apocalypse (Scadenza: 22/02/2015)
[ANIME] Licensed by Royal (Scadenza: 25/2/2015)
[MANGA] Cutie Honey 21 (Scadenza: 1/3/2015)
[DRAMA] Seigi no mikata (Scadenza: 4/3/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Si alza il vento, 1001 Nights e Girls und Panzer Anzio OVA.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Si alza il vento
9.0/10
Recensione di Evangelion0189
-
"Le vent se lève... Il faut tenter de vivre!"
- da Le cimetière marin di Paul Valéry (1920)
Dopo oltre quarant'anni di lavoro nel mondo dell'animazione giapponese, nel 2013 Hayao Miyazaki ha concluso la sua carriera di regista (ma, è bene precisarlo, non quella di fumettista e produttore) con il suo ultimo lungometraggio animato: il racconto storico semi-biografico intitolato Kaze Tachinu (letteralmente traducibile come "Si alza il vento"). Ad oggi, forse, è il film più lungo del maestro e, per certi aspetti, il più atipico, ma di questo avrò modo di parlarne meglio più avanti.
Provando a delineare sinteticamente la trama, occorre subito chiarire che si tratta di un'opera basata su un racconto a fumetti scritto e disegnato dallo stesso Miyazaki nel 2009. Protagonista della vicenda è Jirō Horikoshi, ingegnere realmente esistito e passato alla storia come il progettista di alcuni dei caccia più famosi dell'aeronautica giapponese e, in particolare, del celeberrimo Mitsubishi A6M "Zero". Nel film, lo spettatore viene catapultato immediatamente nei suoi sogni, quasi senza alcuna ellissi temporale o espediente narrativo che distingua ciò che è reale da ciò che non lo è: proprio in queste sequenze oniriche, Miyazaki omaggia l'Italia scegliendo come idolo di Jirō uno dei pionieri dell'aviazione italiana, tal Giovanni Caproni (un simpatico signore baffuto d'altri tempi). Inseguendo il suo sogno di progettare un aereo quanto più funzionale possibile, l'ancora giovane Jirō studia spostandosi di città in città e nel frattempo, in occasione del tremendo terremoto che colpì la regione del Kantō nel 1923, incontra e presta soccorso a Naoko Satomi, una piccola aspirante pittrice. Diversi anni dopo, Jirō viene assunto dalla Mitsubishi e il suo sogno comincia lentamente a concretizzarsi. Tra un test fallimentare e l'altro, il promettente progettista incontra ancora una volta la giovane Naoko, che non ha mai dimenticato la gentile assistenza fornita in occasione di quel catastrofico terremoto. A questo punto ci si avvicina inesorabilmente verso la conclusione, focalizzando l'attenzione sulla storia d'amore vissuta dai due protagonisti e sulla progettazione del caccia "Zero" vero e proprio. Al fine di evitare pesanti rivelazioni, non posso e non voglio raccontare nel dettaglio i malinconici risvolti finali.
In Si alza il vento si respira fin da subito un'atmosfera diversa dal solito: nonostante non manchino alcuni elementi tipici dell'autore (la dolcezza di certi personaggi, paesaggi splendidi offerti, in questo caso, da ampie vedute aeree), in realtà fin dai primi venti minuti è evidente che non ci sia molto spazio per gli spettatori più piccoli. Alla stregua di Principessa Mononoke, anche se diametralmente opposto in termini di contenuti, l'ultimo film di Miyazaki è rivolto soprattutto a un pubblico adulto, e non per chissà quali scene violente, bensì per alcuni eventi piuttosto intensi (impressionante la sequenza del terremoto, sia per immagini che per sonoro privo di musica), per la travagliata storia d'amore e per i numerosi tecnicismi relativi alla progettazione degli aerei. Qualcuno potrebbe obiettare quanto segue: "E' dunque una storia incentrata su un progettista di aerei da guerra?". Ebbene, per quanto in effetti Horikoshi abbia progettato aerei da guerra, il suo scopo era semplicemente quello di creare "il miglior aereo possibile", indipendentemente dal suo scopo: tale concetto è sottolineato a dovere da alcune frasi del protagonista e dallo splendido finale onirico, durante il quale campeggia sullo schermo un cimitero di aerei che tanto ricorda la famosa sequenza da sogno di Porco Rosso. Insomma, il messaggio dell'autore è piuttosto chiaro e decisamente ben lungi dall'elogio della guerra e della tecnologia come "strumento di morte". A proposito delle sopraccitate scene oniriche, è impossibile non rimanerne avvinti e affascinati: queste sono infatti particolarmente immaginifiche e d'effetto, e rendono più che fruibili le aspirazioni e i progetti di un ingegnere aeronautico. Per quanto riguarda i personaggi, ciascuno di essi, anche il più caricaturale, resta impresso nella memoria. Le nostalgiche musiche del film, ancora una volta composte dal grande Joe Hisaishi, aumentano notevolmente la carica emotiva delle scene più drammatiche, contribuendo a conferire al film l'aria singolare a cui mi riferivo poc'anzi. Il comparto tecnico è curatissimo sotto ogni aspetto: le animazioni scorrono fluide anche grazie all'uso della Computer Graphics, la quale risulta un po' fastidiosa all'inizio, ma rimane ben calibrata per quasi tutta la durata del film. Sebbene continui a pensare che Principessa Mononoke sia il capolavoro assoluto di Miyazaki, ciò nondimeno l'emozionante e commovente Si alza il vento entra a buon diritto tra le opere meglio riuscite del maestro: è un raffinato inno all'amore e al perseguimento dei propri sogni, e secondo me non poteva esserci conclusione migliore per la carriera registica di Miyazaki.
- da Le cimetière marin di Paul Valéry (1920)
Dopo oltre quarant'anni di lavoro nel mondo dell'animazione giapponese, nel 2013 Hayao Miyazaki ha concluso la sua carriera di regista (ma, è bene precisarlo, non quella di fumettista e produttore) con il suo ultimo lungometraggio animato: il racconto storico semi-biografico intitolato Kaze Tachinu (letteralmente traducibile come "Si alza il vento"). Ad oggi, forse, è il film più lungo del maestro e, per certi aspetti, il più atipico, ma di questo avrò modo di parlarne meglio più avanti.
Provando a delineare sinteticamente la trama, occorre subito chiarire che si tratta di un'opera basata su un racconto a fumetti scritto e disegnato dallo stesso Miyazaki nel 2009. Protagonista della vicenda è Jirō Horikoshi, ingegnere realmente esistito e passato alla storia come il progettista di alcuni dei caccia più famosi dell'aeronautica giapponese e, in particolare, del celeberrimo Mitsubishi A6M "Zero". Nel film, lo spettatore viene catapultato immediatamente nei suoi sogni, quasi senza alcuna ellissi temporale o espediente narrativo che distingua ciò che è reale da ciò che non lo è: proprio in queste sequenze oniriche, Miyazaki omaggia l'Italia scegliendo come idolo di Jirō uno dei pionieri dell'aviazione italiana, tal Giovanni Caproni (un simpatico signore baffuto d'altri tempi). Inseguendo il suo sogno di progettare un aereo quanto più funzionale possibile, l'ancora giovane Jirō studia spostandosi di città in città e nel frattempo, in occasione del tremendo terremoto che colpì la regione del Kantō nel 1923, incontra e presta soccorso a Naoko Satomi, una piccola aspirante pittrice. Diversi anni dopo, Jirō viene assunto dalla Mitsubishi e il suo sogno comincia lentamente a concretizzarsi. Tra un test fallimentare e l'altro, il promettente progettista incontra ancora una volta la giovane Naoko, che non ha mai dimenticato la gentile assistenza fornita in occasione di quel catastrofico terremoto. A questo punto ci si avvicina inesorabilmente verso la conclusione, focalizzando l'attenzione sulla storia d'amore vissuta dai due protagonisti e sulla progettazione del caccia "Zero" vero e proprio. Al fine di evitare pesanti rivelazioni, non posso e non voglio raccontare nel dettaglio i malinconici risvolti finali.
In Si alza il vento si respira fin da subito un'atmosfera diversa dal solito: nonostante non manchino alcuni elementi tipici dell'autore (la dolcezza di certi personaggi, paesaggi splendidi offerti, in questo caso, da ampie vedute aeree), in realtà fin dai primi venti minuti è evidente che non ci sia molto spazio per gli spettatori più piccoli. Alla stregua di Principessa Mononoke, anche se diametralmente opposto in termini di contenuti, l'ultimo film di Miyazaki è rivolto soprattutto a un pubblico adulto, e non per chissà quali scene violente, bensì per alcuni eventi piuttosto intensi (impressionante la sequenza del terremoto, sia per immagini che per sonoro privo di musica), per la travagliata storia d'amore e per i numerosi tecnicismi relativi alla progettazione degli aerei. Qualcuno potrebbe obiettare quanto segue: "E' dunque una storia incentrata su un progettista di aerei da guerra?". Ebbene, per quanto in effetti Horikoshi abbia progettato aerei da guerra, il suo scopo era semplicemente quello di creare "il miglior aereo possibile", indipendentemente dal suo scopo: tale concetto è sottolineato a dovere da alcune frasi del protagonista e dallo splendido finale onirico, durante il quale campeggia sullo schermo un cimitero di aerei che tanto ricorda la famosa sequenza da sogno di Porco Rosso. Insomma, il messaggio dell'autore è piuttosto chiaro e decisamente ben lungi dall'elogio della guerra e della tecnologia come "strumento di morte". A proposito delle sopraccitate scene oniriche, è impossibile non rimanerne avvinti e affascinati: queste sono infatti particolarmente immaginifiche e d'effetto, e rendono più che fruibili le aspirazioni e i progetti di un ingegnere aeronautico. Per quanto riguarda i personaggi, ciascuno di essi, anche il più caricaturale, resta impresso nella memoria. Le nostalgiche musiche del film, ancora una volta composte dal grande Joe Hisaishi, aumentano notevolmente la carica emotiva delle scene più drammatiche, contribuendo a conferire al film l'aria singolare a cui mi riferivo poc'anzi. Il comparto tecnico è curatissimo sotto ogni aspetto: le animazioni scorrono fluide anche grazie all'uso della Computer Graphics, la quale risulta un po' fastidiosa all'inizio, ma rimane ben calibrata per quasi tutta la durata del film. Sebbene continui a pensare che Principessa Mononoke sia il capolavoro assoluto di Miyazaki, ciò nondimeno l'emozionante e commovente Si alza il vento entra a buon diritto tra le opere meglio riuscite del maestro: è un raffinato inno all'amore e al perseguimento dei propri sogni, e secondo me non poteva esserci conclusione migliore per la carriera registica di Miyazaki.
1001 Nights
6.0/10
"1001 Nights" è un cortometraggio di ventitré minuti di genere sperimentale, ma tanto sperimentale. Protagonisti di questo anime sono una donna e un demone, che sulle orme del mito di Apollo e Dafne, si rincorrono disperatamente in un valzer amoroso ed erotico di continua metamorfosi. Questa traccia - perché chiamarla trama mi sembra quanto meno eufemistico - funge da mero pretesto per l'ostentazione del puro virtuosismo tecnico da parte del regista; il clima onirico che ne scaturisce è un tripudio di colori, un effluvio di figure indefinite, un maestoso magma ribollente che non può non stupire lo spettatore; come uno sfumato leonardesco, personaggi e paesaggio si fondono e si mescolano tra loro per poi separarsi, in netto contrasto cromatico, e infine ricongiungersi per ricominciare il ciclo.
L'ispirazione a "Fantasia" penso sia più che palese, anche se a mio giudizio qui non ci si avvicina minimamente alla poesia di Walt Disney, ben più comprensibile e meglio accompagnato musicalmente dalle note dei grandi compositori del passato e non.
Il grosso difetto di "1001 Nights", a fronte di un comparto tecnico pur sempre ottimo, è la durata. Fosse stato più breve, penso che il mio giudizio sarebbe stato ampiamente più elevato, ma non nascondo che dopo i primi cinque o sette minuti già cominciavo a sentire i primi sintomi della noia in mancanza di un qualcosa d'altro, oltre all'aspetto visivo e sonoro, che attraesse la mia attenzione; giunto alla fine, dunque, più che il piacere di aver fruito al meglio e di essermi goduto l'opera in questione, ho provato più una sensazione di sollievo per essermene sbarazzato.
In conclusione, che "1001 Nights" sia un'opera di qualità non penso sia oggetto di dibattito, ma sul fatto che sia effettivamente un'opera apprezzabile ho qualcosa da ridire; contando la scenografia assente, un apparato tecnico ottimo e dei pessimi tempi, posso dire che nel complesso trovo l'opera ampiamente sufficiente, a posteriori anche discreta, ma non penso di potermi spingere oltre un 6. Consigliato solo agli amanti del genere sperimentale, forse lo apprezzeranno più di quanto non abbia fatto io.
L'ispirazione a "Fantasia" penso sia più che palese, anche se a mio giudizio qui non ci si avvicina minimamente alla poesia di Walt Disney, ben più comprensibile e meglio accompagnato musicalmente dalle note dei grandi compositori del passato e non.
Il grosso difetto di "1001 Nights", a fronte di un comparto tecnico pur sempre ottimo, è la durata. Fosse stato più breve, penso che il mio giudizio sarebbe stato ampiamente più elevato, ma non nascondo che dopo i primi cinque o sette minuti già cominciavo a sentire i primi sintomi della noia in mancanza di un qualcosa d'altro, oltre all'aspetto visivo e sonoro, che attraesse la mia attenzione; giunto alla fine, dunque, più che il piacere di aver fruito al meglio e di essermi goduto l'opera in questione, ho provato più una sensazione di sollievo per essermene sbarazzato.
In conclusione, che "1001 Nights" sia un'opera di qualità non penso sia oggetto di dibattito, ma sul fatto che sia effettivamente un'opera apprezzabile ho qualcosa da ridire; contando la scenografia assente, un apparato tecnico ottimo e dei pessimi tempi, posso dire che nel complesso trovo l'opera ampiamente sufficiente, a posteriori anche discreta, ma non penso di potermi spingere oltre un 6. Consigliato solo agli amanti del genere sperimentale, forse lo apprezzeranno più di quanto non abbia fatto io.
Recensione di grandebonzo
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Sulle note spassùse di "Funiculì funiculà", da un palcoscenico che rievoca la celebre scalinata di Trinità dei Monti, il duce Anchovy arringa le sue commilitoni: i quarti di finale del Campionato Nazionale di Sensha-dō non saranno una passeggiata, ma l'ardimento delle ambasciatrici della cultura italiana in Giappone avrà comunque la meglio. "Spezzeremo le reni al Liceo Ooarai, ve lo dico con certezza assoluta!"
Sì, però non senza aver fatto prima una bella scorpacciata di pasta alla carbonara...
"Kore ga Hontou no Anzio-sen Desu!", episodio speciale collocabile a cavallo delle puntate 7 e 8 dell'anime "Girls und Panzer", ci mostra quello che, per mancanza di tempo, era stato vergognosamente glissato nella serie principale, liquidandolo con un misero fotogramma - tra l'altro, ma solo in apparenza, poco rispettoso delle combattenti nostrane. Un rigurgito campanilista da tifoso amareggiato non aveva pertanto tardato a farsi sentire; per fortuna, questo doveroso approfondimento sullo svolgimento e sui retroscena del confronto italo-giapponese colma con dovizia di particolari la suddetta lacuna.
I trentasette minuti dell'OAV permettono infatti alla trama di dipanarsi senza fretta, per mostrare poi, con la consueta cura, manovre campali e scontri bellici, che, nonostante l'esito scontato della battaglia, si rivelano adrenalinici e ben congegnati. Meno spazio alla tattica stavolta, e largo invece a frenetici inseguimenti, che i Carri Veloci italiani in dotazione alla squadra di Anzio, considerata la loro misera potenza di fuoco, interpretano a meraviglia; relegati i Semoventi da 75/18 a duelli da corrida, la passerella d'onore è riservata a un Carro Armato P40, che, almeno nella finzione, saprà dar filo da torcere ai Panzer delle nostre beniamine.
Oltre ai coreografici scontri a fuoco, punto di forza del brand, questa volta si trova pure il tempo per l'analisi di qualche personaggio secondario dello sconfinato cast (in particolare, 'Cesar' del team Ippopotami), nonché per una simpatica sbirciata alle qualità delle avversarie italiane: festaiole, amichevoli, fracassone, a volte sfrontate ma sempre corrette, le giovani 'fasciste' riflettono in maniera piuttosto veritiera, e certamente non offensiva, i luoghi comuni giapponesi (e non solo) sui nostri connazionali. Anche l'arte di arrangiarsi, storica dote del popolo italico, riecheggia in alcune divertenti trovate, sia durante gli scontri sia nelle chiassose e caotiche 'sagre' per raccogliere i fondi per il torneo.
Non fa dunque scalpore che abbiano un'etimologia di natura gastronomica ('Carpaccio', 'Maccheroni'...) i nomi scelti dalla squadra di Anzio per capitani e missioni, tra l'altro insolitamente ben pronunciati; degno inoltre di nota il fatto che, nonostante spesso si faccia uso di vocaboli della lingua del Bel Paese, non si sentano strafalcioni o si commettano marchiani errori ortografici.
Poco da dire sul comparto tecnico, che si attesta sui livelli più alti della serie TV, con animazioni fluide e una CG di ottimo livello. A parte la già menzionata "Funiculì funiculà" e un accenno de "Il canto degli Arditi", l'OST non presenta invece nuove tracce.
Tenendo conto di diversi riferimenti contestualizzabili solo avendo visto la serie, questo OAV è un must unicamente per chi ha già apprezzato le evoluzioni marziali e le vicissitudini personali di Miho e compagne. Diversamente, si rischia di non coglierne pienamente il senso.
Un ottimo intrattenimento in attesa di ulteriori declinazioni del mondo di "Girls und Panzer".
Sì, però non senza aver fatto prima una bella scorpacciata di pasta alla carbonara...
"Kore ga Hontou no Anzio-sen Desu!", episodio speciale collocabile a cavallo delle puntate 7 e 8 dell'anime "Girls und Panzer", ci mostra quello che, per mancanza di tempo, era stato vergognosamente glissato nella serie principale, liquidandolo con un misero fotogramma - tra l'altro, ma solo in apparenza, poco rispettoso delle combattenti nostrane. Un rigurgito campanilista da tifoso amareggiato non aveva pertanto tardato a farsi sentire; per fortuna, questo doveroso approfondimento sullo svolgimento e sui retroscena del confronto italo-giapponese colma con dovizia di particolari la suddetta lacuna.
I trentasette minuti dell'OAV permettono infatti alla trama di dipanarsi senza fretta, per mostrare poi, con la consueta cura, manovre campali e scontri bellici, che, nonostante l'esito scontato della battaglia, si rivelano adrenalinici e ben congegnati. Meno spazio alla tattica stavolta, e largo invece a frenetici inseguimenti, che i Carri Veloci italiani in dotazione alla squadra di Anzio, considerata la loro misera potenza di fuoco, interpretano a meraviglia; relegati i Semoventi da 75/18 a duelli da corrida, la passerella d'onore è riservata a un Carro Armato P40, che, almeno nella finzione, saprà dar filo da torcere ai Panzer delle nostre beniamine.
Oltre ai coreografici scontri a fuoco, punto di forza del brand, questa volta si trova pure il tempo per l'analisi di qualche personaggio secondario dello sconfinato cast (in particolare, 'Cesar' del team Ippopotami), nonché per una simpatica sbirciata alle qualità delle avversarie italiane: festaiole, amichevoli, fracassone, a volte sfrontate ma sempre corrette, le giovani 'fasciste' riflettono in maniera piuttosto veritiera, e certamente non offensiva, i luoghi comuni giapponesi (e non solo) sui nostri connazionali. Anche l'arte di arrangiarsi, storica dote del popolo italico, riecheggia in alcune divertenti trovate, sia durante gli scontri sia nelle chiassose e caotiche 'sagre' per raccogliere i fondi per il torneo.
Non fa dunque scalpore che abbiano un'etimologia di natura gastronomica ('Carpaccio', 'Maccheroni'...) i nomi scelti dalla squadra di Anzio per capitani e missioni, tra l'altro insolitamente ben pronunciati; degno inoltre di nota il fatto che, nonostante spesso si faccia uso di vocaboli della lingua del Bel Paese, non si sentano strafalcioni o si commettano marchiani errori ortografici.
Poco da dire sul comparto tecnico, che si attesta sui livelli più alti della serie TV, con animazioni fluide e una CG di ottimo livello. A parte la già menzionata "Funiculì funiculà" e un accenno de "Il canto degli Arditi", l'OST non presenta invece nuove tracce.
Tenendo conto di diversi riferimenti contestualizzabili solo avendo visto la serie, questo OAV è un must unicamente per chi ha già apprezzato le evoluzioni marziali e le vicissitudini personali di Miho e compagne. Diversamente, si rischia di non coglierne pienamente il senso.
Un ottimo intrattenimento in attesa di ulteriori declinazioni del mondo di "Girls und Panzer".
1001 Nights invece non mi ispira per nulla, non è proprio il mio stile
Su "Girls und Panzer" che dire d'altro... moe moe kyun!
Riservato agli amanti del genere!
Mi è piaciuto abbastanza, ma meno di altri film del maestro.
Innanzitutto il soggetto "aerei" non mi piace particolarmente, ma soprattutto perché in una scena (che non descrivo per non spoilerare, ma vi dirò solo, come indizio per chi l'ha visto, che in quel momento avrei voluto far ingoiare al protagonista accesa così com'era la sigaretta a cui non poteva proprio rinunciare nemmeno in quel momento ) ho letto fra le righe un messaggio alquanto negativo che a mio avviso si sarebbe potuto benissimo evitare senza alterare minimamente il senso del film.
Complimenti ai tre recensori per i loro lavori!
Nemmeno Porco / Marco è perfetto, ma lui fino alla fine si tormenta per il suo errore, finché non accade ciò che sappiamo!
Jiro invece avrà i suoi meriti, ma per me resta comunque un grande egoista, nonostante ogni tanto pianga qualche lacrimuccia di coccodrillo! E poi rispetto a Porco lo trovo un personaggio alquanto piatto... Ok, questo non lo dirò, qualcuno potrebbe prendersela troppo a male, ma si sarà capito che Jiro mi è antipatico?
"Piuttosto che essere un fascista è meglio essere un maiale"!
Si alza il Vento invece per me è troppo sopravvalutato... Lo studio Ghibli ha fatto molto molto di meglio.
Carino, non è insufficiente, ma a pezzi stufa e l'ho trovato un po' noioso...
Complimenti ai tre recensori ^^
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