Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] Valzer delle magnolie (Scadenza: 22/3/2015)
[ANIME] Lo scoiattolo Banner (Scadenza: 25/3/2015)
[MANGA] Rozen Maiden II (Scadenza: 29/3/2015)
[ANIME] Digital Devil (Scadenza: 1/4/2015)
[LIVE] Uchu kyodai (Scadenza: 5/4/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime La principessa Mononoke, Kyoukai no kanata e Gekkan shoujo Nozaki-kun.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
La principessa mononoke
8.0/10
Recensione di AkiraSakura
-
Nell'antico Giappone del periodo Muromachi, un villaggio Emishi viene attaccato da un cinghiale posseduto da un demone. L'ultimo principe degli Emishi, Ashitaka, riesce a sconfiggerlo prima che raggiunga il villaggio, tuttavia, durante lo scontro, il suo braccio destro viene infettato dall'energia negativa di tale misteriosa carogna infuriata. L'oracolo del villaggio invierà Ashitaka nelle terre dell'ovest, alla ricerca della cura contro la maledizione, e in questo viaggio il giovane farà la conoscenza di San, la principessa spettro, ragazza selvaggia e inquieta, abbandonata dai genitori in tenera età e cresciuta dai lupi del bosco; Eboshi, una carismatica capo villaggio che ha creato una micro-società industrializzata di stampo matriarcale (la donna fa costruire archibugi ai suoi fabbri al fine di fare la guerra ai samurai e agli animali del bosco); incontrerà il Dio bestia, lo spirito che occupa il gradino più alto nella gerarchia degli spiriti degli alberi, delle piante e della natura in sé. Ashitaka cercherà, con fare molto compromettente, di far interrompere la vera e propria guerra in corso tra Eboshi, che rappresenta il progresso della tecnica, e San, la tradizione, l'attaccamento incondizionato verso la natura, verso il passato. Tuttavia, l'accanimento di Eboshi verso il Dio bestia, al quale vuole a tutti i costi staccare la testa, complicherà ulteriormente le cose...
E' un Miyazaki "darkeggiante", quello di "Princess Mononoke". Insolitamente, il film, su ammissione stessa del regista, è rivolto a un pubblico adulto: è violento, con braccia, gambe e teste che volano qua e là appena colpite da una freccia; cupo - la stessa San è una versione "dark" e maledetta della purissima Nausicaa della valle del vento -, irriverente verso la tradizione patriarcale giapponese, ridicolizzata dalle donne della società matriarcale di Eboshi, che sfottono i mariti e uccidono samurai con molta disinvoltura - insolenza accentuata ulteriormente nel contesto del periodo storico scelto dall'autore, proibitivo più che mai nei confronti della figura femminile.
La concezione animista di Miyazaki è chiaramente ispirata allo shintoismo, in particolare la natura viene raffigurata come un'entità superiore impersonale e imparziale, nella quale si muovono, come atomi, animali che provano odio esattamente come gli uomini, fatto che li pone al loro stesso livello. Il solito tema ecologico tipico dell'autore non è così palese - il Dio bestia dà la vita, ma allo stesso tempo la toglie: quando tocca qualcosa con i suoi zoccoli, fa crescere delle piante, ma poi esse, subito dopo, appassiscono -. Penso che il film si soffermi più che altro sui problemi della guerra, dell'odio, della convivenza reciproca tra entità differenti. Detto questo, devo ammettere che le numerosissime scene di "Princess Mononoke" in cui gli spiriti del bosco si muovono, a centinaia, in mezzo al muschio e agli alberi sono assai suggestive, allo stesso modo delle numerose apparizioni del Dio bestia, sul quale la telecamera si sofferma con timore quasi reverenziale. Ovviamente le animazioni sono l'eccellenza (il film all'epoca godeva di un elevatissimo budget), e sono inserite in fondali pieni zeppi di panorami naturalistici iper dettagliati e affascinanti.
Fino allo scontro tra San e Eboshi, la sceneggiatura è veramente avvincente, ben dosata, coinvolgente al massimo. Tuttavia, successivamente, rallenta in modo troppo marcato, in quanto l'autore preferisce dilungarsi amoreggiando con la sua natura idealizzata, raffigurandola in modo molto ripetitivo, tralasciando la caratterizzazione dei personaggi (a parte Eboshi, l'unica con un minimo di personalità, tutti sembrano pupazzi prigionieri dei loro rispettivi ruoli). Due ore e mezza per un film dalla trama così semplice sono troppe, al di là della perizia tecnica del blasonato Miyazaki-san, che non si discute - anche registicamente parlando. Nota dolente è il finale, un frettoloso rush apocalittico (con tanto di Dio gigante "alla Nausicaa") che cerca in tutti i modi di salvare capre (anche in senso letterale) e cavoli nonostante gli eventi abbiano ormai assunto una piega decisamente drammatica e annichilente. Un finale a mio avviso poco efficace, che non riesce ad essere sufficientemente incisivo e chiaro nel lanciare il suo messaggio riguardante i difficili temi della guerra e dell'odio. Sicuramente il monito sulla violazione dell'equilibrio naturale è reso abbastanza bene, tuttavia le mie perplessità riguardano in particolare il cattivo dosaggio dei tempi nella sceneggiatura e il fatto che alcuni personaggi, che avrebbero ucciso la madre per denaro, diventino, dopo un certo evento, dei buoni samaritani sorridenti. Inoltre, la grandiosa novella Prometeo Eboshi poteva essere sfruttata meglio, dato il suo notevole carisma, così come tutti gli altri personaggi, la cui dipartita, nel caso di un ipotetico - e sicuramente più efficace - finale tominiano, mi sarebbe stata quanto mai indifferente, data la loro assoluta mono-caratterizzazione. Devo comunque far notare come le gelide parole finali di San mettano in chiaro che le cose non si siano affatto risolte nel migliore dei modi possibili.
La cosa che più ho apprezzato del film è il suo lato insolitamente (per gli standard dell'autore) maledetto, horrorifico: vermi posseduti da emozioni negative che dilaniano cadaveri di cinghiali dalle sembianze mostruose; gli occhi fissi del Dio bestia, resi ancora più inquietanti dall'utilizzo dosato del grandangolo e dalle scelte sagge di prospettiva, lo sguardo animalesco e pieno di odio allo stato puro dell'inquietante principessa degli spettri, che fissa un sorpreso Ashitaka con la bocca sporcata dal sangue rossastro di un cane selvatico.
Secondo la volontà di Miyazaki, i dialoghi di "Princess Mononoke" sono volutamente aulici, in modo perfettamente coerente con il parlato risalente al periodo storico in cui è ambientato il film. Pertanto è fortemente consigliato l'adattamento fedele all'originale, operato recentemente da Gualtiero Cannarsi. Il vecchio doppiaggio deve essere ignorato, in quanto presenta addirittura frasi inventate che snaturano l'opera in sé come concepita originariamente dal suo autore.
E' un Miyazaki "darkeggiante", quello di "Princess Mononoke". Insolitamente, il film, su ammissione stessa del regista, è rivolto a un pubblico adulto: è violento, con braccia, gambe e teste che volano qua e là appena colpite da una freccia; cupo - la stessa San è una versione "dark" e maledetta della purissima Nausicaa della valle del vento -, irriverente verso la tradizione patriarcale giapponese, ridicolizzata dalle donne della società matriarcale di Eboshi, che sfottono i mariti e uccidono samurai con molta disinvoltura - insolenza accentuata ulteriormente nel contesto del periodo storico scelto dall'autore, proibitivo più che mai nei confronti della figura femminile.
La concezione animista di Miyazaki è chiaramente ispirata allo shintoismo, in particolare la natura viene raffigurata come un'entità superiore impersonale e imparziale, nella quale si muovono, come atomi, animali che provano odio esattamente come gli uomini, fatto che li pone al loro stesso livello. Il solito tema ecologico tipico dell'autore non è così palese - il Dio bestia dà la vita, ma allo stesso tempo la toglie: quando tocca qualcosa con i suoi zoccoli, fa crescere delle piante, ma poi esse, subito dopo, appassiscono -. Penso che il film si soffermi più che altro sui problemi della guerra, dell'odio, della convivenza reciproca tra entità differenti. Detto questo, devo ammettere che le numerosissime scene di "Princess Mononoke" in cui gli spiriti del bosco si muovono, a centinaia, in mezzo al muschio e agli alberi sono assai suggestive, allo stesso modo delle numerose apparizioni del Dio bestia, sul quale la telecamera si sofferma con timore quasi reverenziale. Ovviamente le animazioni sono l'eccellenza (il film all'epoca godeva di un elevatissimo budget), e sono inserite in fondali pieni zeppi di panorami naturalistici iper dettagliati e affascinanti.
Fino allo scontro tra San e Eboshi, la sceneggiatura è veramente avvincente, ben dosata, coinvolgente al massimo. Tuttavia, successivamente, rallenta in modo troppo marcato, in quanto l'autore preferisce dilungarsi amoreggiando con la sua natura idealizzata, raffigurandola in modo molto ripetitivo, tralasciando la caratterizzazione dei personaggi (a parte Eboshi, l'unica con un minimo di personalità, tutti sembrano pupazzi prigionieri dei loro rispettivi ruoli). Due ore e mezza per un film dalla trama così semplice sono troppe, al di là della perizia tecnica del blasonato Miyazaki-san, che non si discute - anche registicamente parlando. Nota dolente è il finale, un frettoloso rush apocalittico (con tanto di Dio gigante "alla Nausicaa") che cerca in tutti i modi di salvare capre (anche in senso letterale) e cavoli nonostante gli eventi abbiano ormai assunto una piega decisamente drammatica e annichilente. Un finale a mio avviso poco efficace, che non riesce ad essere sufficientemente incisivo e chiaro nel lanciare il suo messaggio riguardante i difficili temi della guerra e dell'odio. Sicuramente il monito sulla violazione dell'equilibrio naturale è reso abbastanza bene, tuttavia le mie perplessità riguardano in particolare il cattivo dosaggio dei tempi nella sceneggiatura e il fatto che alcuni personaggi, che avrebbero ucciso la madre per denaro, diventino, dopo un certo evento, dei buoni samaritani sorridenti. Inoltre, la grandiosa novella Prometeo Eboshi poteva essere sfruttata meglio, dato il suo notevole carisma, così come tutti gli altri personaggi, la cui dipartita, nel caso di un ipotetico - e sicuramente più efficace - finale tominiano, mi sarebbe stata quanto mai indifferente, data la loro assoluta mono-caratterizzazione. Devo comunque far notare come le gelide parole finali di San mettano in chiaro che le cose non si siano affatto risolte nel migliore dei modi possibili.
La cosa che più ho apprezzato del film è il suo lato insolitamente (per gli standard dell'autore) maledetto, horrorifico: vermi posseduti da emozioni negative che dilaniano cadaveri di cinghiali dalle sembianze mostruose; gli occhi fissi del Dio bestia, resi ancora più inquietanti dall'utilizzo dosato del grandangolo e dalle scelte sagge di prospettiva, lo sguardo animalesco e pieno di odio allo stato puro dell'inquietante principessa degli spettri, che fissa un sorpreso Ashitaka con la bocca sporcata dal sangue rossastro di un cane selvatico.
Secondo la volontà di Miyazaki, i dialoghi di "Princess Mononoke" sono volutamente aulici, in modo perfettamente coerente con il parlato risalente al periodo storico in cui è ambientato il film. Pertanto è fortemente consigliato l'adattamento fedele all'originale, operato recentemente da Gualtiero Cannarsi. Il vecchio doppiaggio deve essere ignorato, in quanto presenta addirittura frasi inventate che snaturano l'opera in sé come concepita originariamente dal suo autore.
Kyoukai no Kanata
7.0/10
Quest'anime ha un inizio originale, molto intrigante e che riesce a farti apprezzare sin da subito un ottimo comparto grafico che ci accompagnerà fino alla fine della serie diventando via via sempre più sfavillante. Ci troviamo immediatamente di fronte ad un colpo di scena che spiazza completamente lo spettatore e fin qui l'opera sarebbe esente da difetti, peccato che quest'idillio è destinato a scemare molto ma molto in fretta. La protagonista principale ha una caratterizzazione che alcuni potrebbero ritenere simpatica, personalmente l'ho trovata assai stereotipata e discretamente odiosa, col tempo il personaggio verrà sviscerato un po' meglio ma, nel complesso, resta comunque un senso di vaga "incompletezza" nella caratterizzzione; passando al co-protagonista le cose non migliorano di molto, specie quando apre bocca per fare discorsi imbarazzanti o battute sceme alle quali non ride nessuno, ma anche lui, col tempo, andrà acquistando maggior profondità (fino ad un certo punto) ma quel che rovina pesantemente le atmosfere è la madre di questo giovane, una donna tanto sexy quanto assolutamente scema, un personaggio assolutamente inutile, buono solo per piazzare un po' di fanservice e tante fesserie laddove (ovviamente) se ne sarebbe potuto tranquillamente fare a meno.
L'intera serie è un continuo di alti e bassi non credo di essere riuscito a trovare un solo episodio completamente accettabile o completamente deprecabile.
La regia prende delle scelte coraggiose in diverse occasioni e il risultato risulta essere decisamente buono, tutto il comparto tecnico si assesta su alti livelli, qualche volta ho avuto l'impressione che fosse proprio il comparto tecnico, più che la storia, a salvare determinati passaggi. La narrazione prosegue, spesso e volentieri, in modo poco fluido, intramezzi comici e battutine (che non fanno ridere) sembrano essere state inserite un po' alla rinfusa andando talvolta persino a rovinare le atmosfere, un aspetto da non sottovalutare che a me ha dato molto fastidio.
L'impressione è che, con qualche aggiustatina qua e la, quest' anime avrebbe avuto tutt'altro spessore. Il finale meritava maggior coraggio, la via "giusta" era intrapresa ma non si è voluta seguirla. Diversi passaggi paiono comunque forzati e potrebbe intravedersi lo spiraglio per un'eventuale seconda serie, se fosse, non saprei se esserne contento o restare indifferente.
E' un'opera consigliata a chi ama scene d'azione e combattimenti a suon di barriere e colpi magici a patto di non aspettarsi una trama particolarmente solida e di saper digerire agevolmente diversi inframezzi comici non propriamente brillanti.
Il mio voto ideale sarebbe un sei e mezzo che arrotonderò per eccesso soprattutto soffermandomi, come già accennato diverse volte, sull'ottimo lavoro svolto dal comparto tecnico.
L'intera serie è un continuo di alti e bassi non credo di essere riuscito a trovare un solo episodio completamente accettabile o completamente deprecabile.
La regia prende delle scelte coraggiose in diverse occasioni e il risultato risulta essere decisamente buono, tutto il comparto tecnico si assesta su alti livelli, qualche volta ho avuto l'impressione che fosse proprio il comparto tecnico, più che la storia, a salvare determinati passaggi. La narrazione prosegue, spesso e volentieri, in modo poco fluido, intramezzi comici e battutine (che non fanno ridere) sembrano essere state inserite un po' alla rinfusa andando talvolta persino a rovinare le atmosfere, un aspetto da non sottovalutare che a me ha dato molto fastidio.
L'impressione è che, con qualche aggiustatina qua e la, quest' anime avrebbe avuto tutt'altro spessore. Il finale meritava maggior coraggio, la via "giusta" era intrapresa ma non si è voluta seguirla. Diversi passaggi paiono comunque forzati e potrebbe intravedersi lo spiraglio per un'eventuale seconda serie, se fosse, non saprei se esserne contento o restare indifferente.
E' un'opera consigliata a chi ama scene d'azione e combattimenti a suon di barriere e colpi magici a patto di non aspettarsi una trama particolarmente solida e di saper digerire agevolmente diversi inframezzi comici non propriamente brillanti.
Il mio voto ideale sarebbe un sei e mezzo che arrotonderò per eccesso soprattutto soffermandomi, come già accennato diverse volte, sull'ottimo lavoro svolto dal comparto tecnico.
Gekkan Shoujo Nozaki-kun
9.0/10
Chiyo Sakura è una deliziosa studentessa liceale che, sin dal primo giorno di scuola, ha perso la testa per Nozaki-kun, un compagno mostratosi ai suoi occhi come il più classico principe delle favole. Quando raccoglie tutto il suo coraggio per dichiarare al ragazzo i suoi sentimenti, la piccola Chiyo si vede ricambiare con… un autografo! Nozaki-kun, che disegna shojo manga sotto lo pseudonimo di Sakiko Yumeno, fraintende le intenzioni di Chiyo e scambiandola per una sua fan, coglie l'occasione per reclutarla come assistente. La povera Chiyo è sconcertata, ma da persona positiva qual è, accetta l'incarico, in tal modo potrà comunque trascorrere molto tempo accanto all'amato per conoscerlo meglio e scoprirne tutti gli aspetti più intimi.
Tratto dall'omonimo manga 4-koma di Izumi Tsubaki, "Gekkan shojo Nozaki-kun" è una deliziosa commedia condita da sentimento, amicizia e tanti, tanti fraintendimenti. L'equivoco iniziale tra Chiyo e Nozaki-kun è solo il primo di una lunga serie che vede come protagonista delle incomprensioni non solo l'ottusissimo e indelicato Nozaki, ma anche i tanti personaggi di contorno. Sembra che i protagonisti di questa serie siano così presi da se stessi e dalle proprie convinzioni da non riuscire a vedere oltre il loro naso: la stessa Chiyo, che a tratti pare essere quella che meglio vede la realtà che la circonda, si mostra spesso totalmente incapace di usare giudizio e senso critico quando si parla dell'adorato Nozaki. Su quest'ottusità generale si basa tutta la comicità della storia, che per la sua stessa natura di 4-koma, prevede un umorismo immediato e d'impatto, il cui scopo è provocare la risata entro le quattro vignette di cui si compone ogni tavola. L'anime riesce ad amalgamare perfettamente i vari siparietti, creando un'ottima continuità tra le scene e le varie situazioni, concedendosi al massimo di spezzare l'episodio in due parti. Come da tradizione della sua autrice, il cast di "Gekkan shojo Nozaki-kun" è ampio e variegato e presenta un'ottima varietà di caratterizzazioni; nessun personaggio è uguale all'altro e ognuno di essi si differenzia per caratteristiche peculiari abbastanza estremizzate che però ben si fondono nell'interazione generale.
Nato su una rivista shonen dalla natura abbastanza ibrida, la serie attinge a piene mani dal panorama shojo per distruggerne in modo irriverente ma sempre rispettoso (dopotutto la Tsubaki è fondamentalmente un'autrice shojo) i classici stereotipi, grazie a dei personaggi che sono tutto e l'opposto di tutto e che riescono, con estrema naturalezza, a rendere simpaticamente ridicola ogni classica situazione da manga per ragazze. Esemplari in tal senso sono Mamiko e Suzuki, protagonisti di "Koi Shiyo" (il manga di Nozaki-kun) che si ritrovano in situazioni assurde per mano del loro creatore, che tanto seriamente s'impegna per provare (o far provare ad altri) nella vita reale le situazioni da trasporre in manga.
Tecnicamente l'anime è ben curato: il chara riprende perfettamente il tratto della Tsubaki e l'aggiunta di colori brillanti lo rende ancora più gradevole. I ragazzi sono molto belli, alti e slanciati (non proprio tutti però), le ragazze molto carine e ben delineate in base al loro ruolo. Buone opening ed ending, mentre il doppiaggio vede al lavoro nomi diversi rispetto al Drama CD ma che comunque non hanno fatto rimpiangere i vecchi interpreti. La qualità tecnica si mantiene sullo stesso buon livello per tutta la durata della serie, senza particolari sbavature.
"Gekkan shojo Nozaki-kun" è un anime divertente e dissacrante, che non mancherà di far sorridere soprattutto gli spettatori più avvezzi agli shojo manga, dei quali ritroveranno situazioni, personaggi ed espedienti rivisitati in maniera totalmente nuova. A dispetto della sua natura parodistica, riesce ad essere anche meglio del moderno modello di shojo manga. I molti protagonisti riescono a ritagliarsi il giusto spazio nei dodici episodi, creando continuamente situazioni spassose e al limite del surreale. Chi più chi meno, sono tutti interessanti e unici nel loro genere e riescono a stupire grazie alla loro vera natura celata dietro la facciata da tipico personaggio shojo. Una serie basata unicamente sulle gag può soffrire per sua stessa natura di ritmi altalenanti ed episodi meno ispirati di altri; problema che per me non si è posto poiché ho trovato ogni episodio ugualmente bello. I difetti di "Gekkan shojo Nozaki-kun", per me, sono solo due: il primo riguarda qualche piccola aggiunta nell'episodio finale, a mio dire volta ad arruffianarsi il pubblico che più era in cerca di una romantica illusione. L'autrice concepisce in tutti i suoi manga un tipo di romanticismo molto diverso dal normale, meno zuccheroso e pressante, e in particolare questa serie non nasce con l'intento di portare in primo piano una storia d'amore. La cosa quindi mi ha fatto un po' storcere il naso, poiché l'ho vista in contrasto con la natura dell'opera. Il secondo difetto, non imputabile alla serie in sé, riguarda la sua esigua durata: per forza di cose, molti capitoli davvero spassosi sono stati tralasciati e alcuni personaggi non sono riusciti a fare la loro comparsa. L'episodio finale però, mostra un indizio che dà speranza in tal senso, quindi spero davvero che prima o poi giunga una seconda stagione. Di Nozaki-kun, Chiyo, dei loro amici e delle loro stramberie, non mi stancherei mai.
Tratto dall'omonimo manga 4-koma di Izumi Tsubaki, "Gekkan shojo Nozaki-kun" è una deliziosa commedia condita da sentimento, amicizia e tanti, tanti fraintendimenti. L'equivoco iniziale tra Chiyo e Nozaki-kun è solo il primo di una lunga serie che vede come protagonista delle incomprensioni non solo l'ottusissimo e indelicato Nozaki, ma anche i tanti personaggi di contorno. Sembra che i protagonisti di questa serie siano così presi da se stessi e dalle proprie convinzioni da non riuscire a vedere oltre il loro naso: la stessa Chiyo, che a tratti pare essere quella che meglio vede la realtà che la circonda, si mostra spesso totalmente incapace di usare giudizio e senso critico quando si parla dell'adorato Nozaki. Su quest'ottusità generale si basa tutta la comicità della storia, che per la sua stessa natura di 4-koma, prevede un umorismo immediato e d'impatto, il cui scopo è provocare la risata entro le quattro vignette di cui si compone ogni tavola. L'anime riesce ad amalgamare perfettamente i vari siparietti, creando un'ottima continuità tra le scene e le varie situazioni, concedendosi al massimo di spezzare l'episodio in due parti. Come da tradizione della sua autrice, il cast di "Gekkan shojo Nozaki-kun" è ampio e variegato e presenta un'ottima varietà di caratterizzazioni; nessun personaggio è uguale all'altro e ognuno di essi si differenzia per caratteristiche peculiari abbastanza estremizzate che però ben si fondono nell'interazione generale.
Nato su una rivista shonen dalla natura abbastanza ibrida, la serie attinge a piene mani dal panorama shojo per distruggerne in modo irriverente ma sempre rispettoso (dopotutto la Tsubaki è fondamentalmente un'autrice shojo) i classici stereotipi, grazie a dei personaggi che sono tutto e l'opposto di tutto e che riescono, con estrema naturalezza, a rendere simpaticamente ridicola ogni classica situazione da manga per ragazze. Esemplari in tal senso sono Mamiko e Suzuki, protagonisti di "Koi Shiyo" (il manga di Nozaki-kun) che si ritrovano in situazioni assurde per mano del loro creatore, che tanto seriamente s'impegna per provare (o far provare ad altri) nella vita reale le situazioni da trasporre in manga.
Tecnicamente l'anime è ben curato: il chara riprende perfettamente il tratto della Tsubaki e l'aggiunta di colori brillanti lo rende ancora più gradevole. I ragazzi sono molto belli, alti e slanciati (non proprio tutti però), le ragazze molto carine e ben delineate in base al loro ruolo. Buone opening ed ending, mentre il doppiaggio vede al lavoro nomi diversi rispetto al Drama CD ma che comunque non hanno fatto rimpiangere i vecchi interpreti. La qualità tecnica si mantiene sullo stesso buon livello per tutta la durata della serie, senza particolari sbavature.
"Gekkan shojo Nozaki-kun" è un anime divertente e dissacrante, che non mancherà di far sorridere soprattutto gli spettatori più avvezzi agli shojo manga, dei quali ritroveranno situazioni, personaggi ed espedienti rivisitati in maniera totalmente nuova. A dispetto della sua natura parodistica, riesce ad essere anche meglio del moderno modello di shojo manga. I molti protagonisti riescono a ritagliarsi il giusto spazio nei dodici episodi, creando continuamente situazioni spassose e al limite del surreale. Chi più chi meno, sono tutti interessanti e unici nel loro genere e riescono a stupire grazie alla loro vera natura celata dietro la facciata da tipico personaggio shojo. Una serie basata unicamente sulle gag può soffrire per sua stessa natura di ritmi altalenanti ed episodi meno ispirati di altri; problema che per me non si è posto poiché ho trovato ogni episodio ugualmente bello. I difetti di "Gekkan shojo Nozaki-kun", per me, sono solo due: il primo riguarda qualche piccola aggiunta nell'episodio finale, a mio dire volta ad arruffianarsi il pubblico che più era in cerca di una romantica illusione. L'autrice concepisce in tutti i suoi manga un tipo di romanticismo molto diverso dal normale, meno zuccheroso e pressante, e in particolare questa serie non nasce con l'intento di portare in primo piano una storia d'amore. La cosa quindi mi ha fatto un po' storcere il naso, poiché l'ho vista in contrasto con la natura dell'opera. Il secondo difetto, non imputabile alla serie in sé, riguarda la sua esigua durata: per forza di cose, molti capitoli davvero spassosi sono stati tralasciati e alcuni personaggi non sono riusciti a fare la loro comparsa. L'episodio finale però, mostra un indizio che dà speranza in tal senso, quindi spero davvero che prima o poi giunga una seconda stagione. Di Nozaki-kun, Chiyo, dei loro amici e delle loro stramberie, non mi stancherei mai.
Ero curiosa di sapere come fosse Gekkan Shoujo Nozaki-kun prima di vederlo... beh mi sa che dopo questa recensione mi tocca proprio ^^
Ringrazio chi ha scelto ancora una volta una mia recensione per la rubrica e ringrazio Ekros seppur con una piccola precisazione... ho assegnato un 7 che per me sarebbe più un sei e mezzo, l'opera tutto sommato mi è piaciuta ma non si tratta di un titolo che "consiglierei caldamente" - quelli forse sono dall'8 in su-
Il comparto tecnico l'ho trovato davvero notevole, per quanto concerne la trama e i personaggi credo si sarebbe potuto lavorare meglio.
Complimenti agli autori!
So che è molto retrò come sistema, ma è legale e più economico rispetto allo streaming a pagamento.
Per quanto riguarda "La Principessa Mononoke", mi trovo d'accordo con la recensione di AkiraSakura. Soprattutto per quanto riguarda la seconda parte del film.
Purtroppo, ho visto solo la versione vecchia. Da quanto ho letto, mi sa proprio che mi conviene recuperare l'adattamento più recente in modo da godere pienamente dell'opera.
Concordo in pieno anche con la recensione di Arashi84.
Per quanto mi riguarda, "Gekkan Shoujo Nozaki-kun" è uno dei migliori anime della scorsa stagione.
È stata una piacevole sorpresa scoprire che i personaggi avevano personalità e comportamenti opposti rispetto agli stereotipi cui gli shoujo ci hanno abituato. Ho apprezzato in particolare i personaggi "secondari", soprattutto Mikoto e Yuzuki, anche se devo ammettere che Nozaki spesso se ne viene fuori con delle scene esilaranti, ai danni della povera Chiyo.
Spero verrà prodotto un seguito.
In conclusione, consiglio vivamente la visione di questo anime
Complimenti al trio.
Detto questo, imho la serie TV "Mirai Shounen Conan" e' il suo piu' grande, geniale, capolavoro, che indubbiamente ha fatto la storia dell'animazione.
A parte Nozaki-kun, si sa quanto ami lui e tutto quello che fa la sua autrice, ho visto Kyokai no kanata e non mi ha fatto impazzire, non tanto per la trama ma per i personaggi, li ho trovati poco interessanti per i miei gusti e per nulla simpatici (Hiromi a parte). Però andando avanti l'ho rivalutato un pochino rispetto alla pessima impressione iniziale... giusto un pochino.
La Principessa Mononoke l'ho visto giusto un paio di mesi fa, nella nuova versione; sarà che in generale non impazzisco per i film di Miyazaki (quei pochi che ho visto), il film mi è piaciuto ma non da rendermelo memorabile, fondamentalmente concordo che nella seconda parte sia un po' troppo lento e allungato.
Innanzitutto Gekkan Shoujo Nozaki-kun è stato più che una rivelazione, una conferma. Me ne avevano parlato benissimo ed ero arrivata carica di aspettative, che devo dire sono state tutte corrisposte. Tant'è che sono pienamente d'accordo con la recensione di Arashi, che ho semplicemente adorata. D'altronde è stata lei stessa a farmelo conoscere, perciò arigatou ne! Non le dimenticherò mai le risate che mi ha fatte fare, e la dolcezza e il romanticismo di alcuni momenti, e la follia dei personaggi che ti sorprende sempre...
Per quanto riguarda Kyokai no Kanata... non mi ha entusiasmata. L'ho concluso perché per quanto mi è possibile cerco sempre di portare a termine una storia che comincio, tranne casi rari che non possono scampare dal drop. In alcuni punti è stato eccessivamente stucchevole, come spesso è il melodramma alla KyoAni. La parte finale l'ho capita e non l'ho capita, e ci sono stati passaggi che anticipavo prima che accadevano. I personaggi non mi hanno detto niente di che, a parte Akihito.
La principessa Mononoke, invece, non è fra i miei film preferiti di Miyazaki. Mi è piaciuta la parte ecologica del film e i personaggi... L'ho trovata una visione troppo cruda per i bambini, ma non manchevole di quella tipica atmosfera fantastica dei lungometraggi del sensei... L'adattamento dei dialoghi italiani era troppo ricercato, non nascondo di aver dovuto cercare alcuni termini sul dizianario una volta tornata a casa dal cinema. ^^"
Infine, faccio i complimenti ai tre recensori!
Concordo con AkiraSakura quando, nella sua completa e approfondita recensione, spezza una lancia in favore del nuovo (ma fedele all'originale) adattamento dei dialoghi; già a suo tempo ricordo che c'era chi si lamentava della aulicità del linguaggio, che io invece trovavo adatto per il tempo storico in cui è ambientato il film.
Gekkan Shoujo Nozaki-kun mi incuriosisce parecchio, grazie anche alla bella recensione di Arashi84; peccato che come al solito mi manchi il tempo per guardarmi tutte le serie che mi stuzzicano...
La principessa Momonoke penso che sia il film più crudo di Miyazaki, mi è piaciuto e concordo con la recensione.
Per Gekkan shoujo nozaki-kun.....lo adoro XD tra le migliori commedie scolastiche in circolazione!
Complimenti ai recensori.
Anche il valore di Gekkan Shoujo Nozaki-kun non è affatto basso, anche, personalmente, non gli avrei messo 9. bello, divertente ed emozionante, ma, a mio avviso, gli manca ancora qualcosa per raggiungere la perfezione.
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