Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] White Haired Devil (Scadenza: 26/4/2015)
[ANIME] Bonjour koiaji pâtisserie (Scadenza: 29/4/2015)
[LIVE] Usagi Drop - The Movie (Scadenza: 3/5/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga 100% Fragola, Eden: It's an Endless World e Rough.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
100% Fragola
6.0/10
Recensione di Sgt. Pepper
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Come prima recensione su questo sito ho scelto questo manga, che ho seguito fin dall'inizio. È una precisazione necessaria da fare prima di esprimere il mio parere: se non fosse che non mi piace lasciare una serie a metà, e se non fossi stata, tutto sommato, curiosa di scoprire quale sarebbe stata la scelta finale del protagonista, probabilmente non sarei mai arrivata alla fine.
Che dire, pochi manga mi hanno indisposta quanto questo.
Innanzitutto il protagonista, Manaka, ha in sé tutte le caratteristiche che rendono un ragazzo insopportabile. Eternamente indeciso, decisamente poco intelligente e apparentemente privo di qualsiasi qualità, resta un mistero cosa tutte le figure femminili che gli si avvicendano intorno trovino in lui. Figure femminili che, a parte un fisico perfetto e una bellezza mozzafiato (caratteristiche che spingono sistematicamente Manaka a definirle "belle come dive del cinema"), non sembrano avere altre qualità.
Nishino è fondamentalmente antipatica, con un atteggiamento dispotico all'inverosimile e spesso totalmente assurdo, e un ego così smisurato da sembrare surreale.
Tojo è fastidiosamente timida, parte come la racchia della scuola a causa della sua acconciatura e degli occhialoni da secchiona, per poi diventare una bellezza mozzafiato (ma va?) non appena si scioglie le trecce e mette le lenti a contatto.
Paragonata alle altre due, Satsuki è, se non altro, divertente. Esageratamente procace e dotata di un carattere particolarmente esplosivo, a tre pagine dalla sua prima apparizione si innamora, stranamente, del nostro fortunato protagonista, e non smette di stargli addosso (in tutti i sensi) fino all'ultimo capitolo.
In questo fiorire di personaggi odiosi e insensati, privi di qualunque spessore, e totalmente incapaci di crescere e maturare nel corso della storia, gli unici degni di nota sono quelli meno considerati e ai quali viene concesso, a mio parere, troppo poco spazio: sorte toccata ad Amachi, il paladino delle donne, relegato al ruolo di patetico corteggiatore di Tojo, da subito destinato ad un fallimento in quanto, nonostante sia bello e intelligente, non può assolutamente competere con Manaka, che a detta di tutte le protagoniste femminili possiede una miriade di preziose (ma non riscontrate) qualità che lo rendono irresistibile per qualsiasi essere di sesso femminile che abbia la (s)fortuna di avvicinarglisi.
Personaggi a parte, ciò che più mi ha infastidita è il modo, per nulla coerente, in cui la storia si evolve nel corso dei 19 volumi: il secondo è sicuramente una continuazione del primo, ma dal terzo in poi il mistero legato all'identità della ragazza con le mutandine con le fragole è ormai svelato e la trama cambia completamente, per poi concludersi in un modo che mi ha lasciata decisamente contrariata, eccessivamente in favore del protagonista, che meritava senza ombra di dubbio di marcire solo come un cane.
Detto ciò, il mio giudizio su questo manga non è del tutto negativo: i disegni meritano sicuramente un 10, e non mancano momenti più o meno divertenti, o che fanno quanto meno sorridere.
Non escludo che ci sia qualcuno a cui una storia di questo genere possa piacere, e tutto sommato posso dire di aver letto di peggio.
Che dire, pochi manga mi hanno indisposta quanto questo.
Innanzitutto il protagonista, Manaka, ha in sé tutte le caratteristiche che rendono un ragazzo insopportabile. Eternamente indeciso, decisamente poco intelligente e apparentemente privo di qualsiasi qualità, resta un mistero cosa tutte le figure femminili che gli si avvicendano intorno trovino in lui. Figure femminili che, a parte un fisico perfetto e una bellezza mozzafiato (caratteristiche che spingono sistematicamente Manaka a definirle "belle come dive del cinema"), non sembrano avere altre qualità.
Nishino è fondamentalmente antipatica, con un atteggiamento dispotico all'inverosimile e spesso totalmente assurdo, e un ego così smisurato da sembrare surreale.
Tojo è fastidiosamente timida, parte come la racchia della scuola a causa della sua acconciatura e degli occhialoni da secchiona, per poi diventare una bellezza mozzafiato (ma va?) non appena si scioglie le trecce e mette le lenti a contatto.
Paragonata alle altre due, Satsuki è, se non altro, divertente. Esageratamente procace e dotata di un carattere particolarmente esplosivo, a tre pagine dalla sua prima apparizione si innamora, stranamente, del nostro fortunato protagonista, e non smette di stargli addosso (in tutti i sensi) fino all'ultimo capitolo.
In questo fiorire di personaggi odiosi e insensati, privi di qualunque spessore, e totalmente incapaci di crescere e maturare nel corso della storia, gli unici degni di nota sono quelli meno considerati e ai quali viene concesso, a mio parere, troppo poco spazio: sorte toccata ad Amachi, il paladino delle donne, relegato al ruolo di patetico corteggiatore di Tojo, da subito destinato ad un fallimento in quanto, nonostante sia bello e intelligente, non può assolutamente competere con Manaka, che a detta di tutte le protagoniste femminili possiede una miriade di preziose (ma non riscontrate) qualità che lo rendono irresistibile per qualsiasi essere di sesso femminile che abbia la (s)fortuna di avvicinarglisi.
Personaggi a parte, ciò che più mi ha infastidita è il modo, per nulla coerente, in cui la storia si evolve nel corso dei 19 volumi: il secondo è sicuramente una continuazione del primo, ma dal terzo in poi il mistero legato all'identità della ragazza con le mutandine con le fragole è ormai svelato e la trama cambia completamente, per poi concludersi in un modo che mi ha lasciata decisamente contrariata, eccessivamente in favore del protagonista, che meritava senza ombra di dubbio di marcire solo come un cane.
Detto ciò, il mio giudizio su questo manga non è del tutto negativo: i disegni meritano sicuramente un 10, e non mancano momenti più o meno divertenti, o che fanno quanto meno sorridere.
Non escludo che ci sia qualcuno a cui una storia di questo genere possa piacere, e tutto sommato posso dire di aver letto di peggio.
"Eden - it's an endless world" è un manga di genere fantascientifico/psicologico, tranquillamente riconducibile al filone cyberpunk che imperversava in Giappone verso la fine degli anni Novanta e che, figlio di opere del calibro di "Battle Angel Alita" e "Akira", trovava in "Ghost in the shell" e nelle opere del primo Tsutomu Nihei - "Blame!" e "Noise", per intenderci - i propri esponenti più di spicco. A completare il quadro si presta un altro "mostro" dell'animazione giapponese del periodo, cioè "Neon Genesis Evangelion", che ha rivoluzionato buona parte dei canoni delle opere psicologiche e di fantascienza nel panorama nipponico. Uno dei risultati di questa corrente culturale è proprio Hiroki Endo, autore del manga in questione.
"Eden" racconta la storia di un ragazzo quindicenne, Elia Ballard, figlio del boss che controlla il traffico di cocaina dell'intera America meridionale, Ennoia Ballard, detto Enoa. Questo filone principale può essere interpretato un po' come una storia di formazione: il protagonista viene visto crescere attraverso buona parte della sua adolescenza, condividendo con in lettore i traumi, le gioie, le nuove esperienze e la violazione dei tabù legati al sesso, in un modo che mi ha ricordato molto la "Alita" di Yukito Kishiro. Dalla trama principale, tuttavia, si sviluppano tante sotto-trame, più o meno legate a quella di Elia, che si intrecciano reciprocamente a più riprese fino a fondersi tutte, nel finale, in una sorta di magma narrativo che tutto ingloba. Uno degli aspetti che più mi è piaciuto del fumetto è proprio la capacità di catturare l'interesse del lettore anche attraverso queste storie secondarie, alternate in maniera magistrale alla narrazione principale, in modo da tenere sempre alto il livello di tensione.
Il tratto di Endo è maturo e preciso, e fa un po' il verso alla tradizione occidentale della nona arte, sia per quanto riguarda forme, proporzioni e character design, sia per quanto concerne la regia e l'impostazione e la disposizione delle vignette. Un tratto adulto che si adatta bene ai contenuti dell'opera, crudi ed espliciti: la violenza della guerra, i piaceri del primo rapporto sessuale, la dipendenza dalla droga, i crolli psicologici legati a perdite importanti o fallimenti personali, tutto viene impresso sulle tavole nei minimi dettagli e con un realismo davvero incredibile. Proprio questa crudezza nel voler raccontare le vicende di Elia e degli altri protagonisti, eleva questo manga da semplice shonen a seinen, rendendo quindi necessario un certo grado di maturità da parte del lettore.
Le tematiche che Endo affronta nei diciotto volumi di cui "Eden" è composto sono davvero molte, ma la più significativa, nonché quella che funge da filo conduttore dell'opera è appunto quella della crescita, di cui si è ampiamente parlato, e in senso lato dell'evoluzione. Fan dichiarato del capolavoro di Hideaki Anno, "Neon Genesis Evangelion", a detta sua l'opera definitiva fino all'episodio quattordici, Endo si è reso conto di avere però qualcosa in più da dire e così, in "Eden", troviamo dei risvolti diversi dai finali di "Eva" e tuttavia familiari. Anche se il Progetto Pleeroma, ossia il protocollo segreto del governo federale di Propater, non si chiama "Progetto per il perfezionamento dell'uomo", i virus "closer" e "discloser", malattie infettive che hanno decimato a più riprese la popolazione mondiale, non si chiamano Angeli e infine il "colloide", una gigantesca struttura cristallina che si espande per tutto il pianeta Terra, non viene chiamato Third Impact, chiunque abbia letto entrambi non può non cogliere i molteplici riferimenti; ma quello che differenzia "Eden" dai risvolti dell'opera di Anno è che, giunti al momento decisivo dell'evoluzione, a scegliere se aderire, cioè entrare nel "colloide" e partecipare quindi di una sorta di ragione universale in cui non vi sono barriere e limiti, ma tutte le memorie e le coscienze vengono fuse assieme, o schierarsi dalla parte dell'umanità e lottare per un'evoluzione alternativa e non distruttiva del genere umano, sono i singoli individui, non il solo protagonista. Questo espediente consente lo sviluppo delle suddette trame secondarie, ambientate nelle più varie regioni del pianeta e nelle quali Endo esprime tutto il proprio odio nei confronti delle guerre e dei conflitti derivanti da discriminazioni razziali e religiose. Nelle figure di Maya, dalla parte del "colloide", e di Lethia Aleethia, dalla parte del genere umano, viene concentrata la diatriba interiore di ogni uomo: scegliere un mondo senza dolore, guerre e malattie, ma anche senza gioie e emozioni positive, oppure accettare la vita e l'esistenza umana, con tutte le sue contraddizioni e le sue atrocità. Ben conscio che tristezza e felicità, così come dolore e piacere, sono binomi inscindibili, l'autore prende chiaramente le parti di una delle due fazioni, ma lascia al lettore la possibilità di riconoscersi in una vastità di tipi umani che giungono, tramite percorsi differenti e per diversi motivi, all'una o all'altra soluzione.
"Eden" non è certo senza difetti: alle volte tende a esagerare nel fornire spiegazioni scientifiche, spesso minuziose quanto inesatte, perdendo di credibilità - e questa è una pecca che un po' tutti le opere cyberpunk purtroppo -, mentre nella seconda parte del fumetto trova spazio una sorta di umorismo, accompagnato da scenette divertenti, che allenta sì la tensione, ma rovina l'atmosfera che avevo riscontrato e amato nella prima parte dell'opera tramite l'utilizzo di espressioni più adatte a commedie e opere demenziali, piuttosto che psicologiche. Ma nonostante questo continuo a pensare che "Eden" sia uno di quei manga che riesce a lasciarti qualcosa dentro, a farti affezionare a tal punto a determinati personaggi da spingerti ad arrabbiarti con gli stessi per una scelta "sbagliata" o con l'autore per una loro prematura scomparsa, oppure da farti commuovere per un finale ricco di emozioni. Ti prende per mano, ti accompagna inesorabilmente all'interno del proprio mondo e ti sussurra che nonostante tutto e nonostante gli uomini, il nostro pianeta è l'unico vero paradiso terrestre, il nostro Eden, un mondo senza fine.
"Eden" racconta la storia di un ragazzo quindicenne, Elia Ballard, figlio del boss che controlla il traffico di cocaina dell'intera America meridionale, Ennoia Ballard, detto Enoa. Questo filone principale può essere interpretato un po' come una storia di formazione: il protagonista viene visto crescere attraverso buona parte della sua adolescenza, condividendo con in lettore i traumi, le gioie, le nuove esperienze e la violazione dei tabù legati al sesso, in un modo che mi ha ricordato molto la "Alita" di Yukito Kishiro. Dalla trama principale, tuttavia, si sviluppano tante sotto-trame, più o meno legate a quella di Elia, che si intrecciano reciprocamente a più riprese fino a fondersi tutte, nel finale, in una sorta di magma narrativo che tutto ingloba. Uno degli aspetti che più mi è piaciuto del fumetto è proprio la capacità di catturare l'interesse del lettore anche attraverso queste storie secondarie, alternate in maniera magistrale alla narrazione principale, in modo da tenere sempre alto il livello di tensione.
Il tratto di Endo è maturo e preciso, e fa un po' il verso alla tradizione occidentale della nona arte, sia per quanto riguarda forme, proporzioni e character design, sia per quanto concerne la regia e l'impostazione e la disposizione delle vignette. Un tratto adulto che si adatta bene ai contenuti dell'opera, crudi ed espliciti: la violenza della guerra, i piaceri del primo rapporto sessuale, la dipendenza dalla droga, i crolli psicologici legati a perdite importanti o fallimenti personali, tutto viene impresso sulle tavole nei minimi dettagli e con un realismo davvero incredibile. Proprio questa crudezza nel voler raccontare le vicende di Elia e degli altri protagonisti, eleva questo manga da semplice shonen a seinen, rendendo quindi necessario un certo grado di maturità da parte del lettore.
Le tematiche che Endo affronta nei diciotto volumi di cui "Eden" è composto sono davvero molte, ma la più significativa, nonché quella che funge da filo conduttore dell'opera è appunto quella della crescita, di cui si è ampiamente parlato, e in senso lato dell'evoluzione. Fan dichiarato del capolavoro di Hideaki Anno, "Neon Genesis Evangelion", a detta sua l'opera definitiva fino all'episodio quattordici, Endo si è reso conto di avere però qualcosa in più da dire e così, in "Eden", troviamo dei risvolti diversi dai finali di "Eva" e tuttavia familiari. Anche se il Progetto Pleeroma, ossia il protocollo segreto del governo federale di Propater, non si chiama "Progetto per il perfezionamento dell'uomo", i virus "closer" e "discloser", malattie infettive che hanno decimato a più riprese la popolazione mondiale, non si chiamano Angeli e infine il "colloide", una gigantesca struttura cristallina che si espande per tutto il pianeta Terra, non viene chiamato Third Impact, chiunque abbia letto entrambi non può non cogliere i molteplici riferimenti; ma quello che differenzia "Eden" dai risvolti dell'opera di Anno è che, giunti al momento decisivo dell'evoluzione, a scegliere se aderire, cioè entrare nel "colloide" e partecipare quindi di una sorta di ragione universale in cui non vi sono barriere e limiti, ma tutte le memorie e le coscienze vengono fuse assieme, o schierarsi dalla parte dell'umanità e lottare per un'evoluzione alternativa e non distruttiva del genere umano, sono i singoli individui, non il solo protagonista. Questo espediente consente lo sviluppo delle suddette trame secondarie, ambientate nelle più varie regioni del pianeta e nelle quali Endo esprime tutto il proprio odio nei confronti delle guerre e dei conflitti derivanti da discriminazioni razziali e religiose. Nelle figure di Maya, dalla parte del "colloide", e di Lethia Aleethia, dalla parte del genere umano, viene concentrata la diatriba interiore di ogni uomo: scegliere un mondo senza dolore, guerre e malattie, ma anche senza gioie e emozioni positive, oppure accettare la vita e l'esistenza umana, con tutte le sue contraddizioni e le sue atrocità. Ben conscio che tristezza e felicità, così come dolore e piacere, sono binomi inscindibili, l'autore prende chiaramente le parti di una delle due fazioni, ma lascia al lettore la possibilità di riconoscersi in una vastità di tipi umani che giungono, tramite percorsi differenti e per diversi motivi, all'una o all'altra soluzione.
"Eden" non è certo senza difetti: alle volte tende a esagerare nel fornire spiegazioni scientifiche, spesso minuziose quanto inesatte, perdendo di credibilità - e questa è una pecca che un po' tutti le opere cyberpunk purtroppo -, mentre nella seconda parte del fumetto trova spazio una sorta di umorismo, accompagnato da scenette divertenti, che allenta sì la tensione, ma rovina l'atmosfera che avevo riscontrato e amato nella prima parte dell'opera tramite l'utilizzo di espressioni più adatte a commedie e opere demenziali, piuttosto che psicologiche. Ma nonostante questo continuo a pensare che "Eden" sia uno di quei manga che riesce a lasciarti qualcosa dentro, a farti affezionare a tal punto a determinati personaggi da spingerti ad arrabbiarti con gli stessi per una scelta "sbagliata" o con l'autore per una loro prematura scomparsa, oppure da farti commuovere per un finale ricco di emozioni. Ti prende per mano, ti accompagna inesorabilmente all'interno del proprio mondo e ti sussurra che nonostante tutto e nonostante gli uomini, il nostro pianeta è l'unico vero paradiso terrestre, il nostro Eden, un mondo senza fine.
Rough
10.0/10
Questo manga ci racconta la storia di KeisuKe Yamamoto e Ami Ninomiya e della loro rivalità nata da vecchie questioni familiari. Lui è molto abile nel nuoto mentre lei nello sport dei tuffi. Keisuke però, nonostante il suo talento, non riesce a primeggiare. Sarà Ami ad incoraggiarlo nonostante l'odio profondo che prova nei suoi confronti? E come si evolverà la relazione tra i due e tra le famiglie di entrambi?
Anche questa volta Mitsuru Adachi ci fa leggere un manga profondo ed intenso. Spesso i gesti, gli sguardi e i silenzi dicono più delle parole, e le scenografie riescono a farti respirare un'atmosfera nostalgica tipica dell'autore.
La storia alterna momenti di competizione sportiva con lo slice of life, creando un ritmo di lettura coinvolgente e non ripetitivo. Avendo già letto l'opera precedente, Touch, mi rendo conto che, sebbene anche quello fosse un manga meritevole, in Rough c'è qualcosa in più. Qui c'è molta più varietà di situazioni e gli scenari cambiano più volte: scuola, piscina, campagna, mare, montagna, ristoranti, ecc. mentre in Touch è tutto un po' più concentrato sullo sport.
Anche i personaggi secondari di Rough sono meglio caratterizzati ed interagiscono di più con lo svolgersi della trama, e quindi sono anch'essi parte fondamentale, ai quali ci si può affezionare, soprattutto a personaggi come Ogata. Gli amici e i rivali (che diventano amici pure loro) qui sono più presenti.
Quando dicono che Keisuke è buono, ti rendi conto che lo è veramente, per il modo in cui pensa agli altri, in maniera matura e umile, senza dunque cadere in banalità viste in altre storie.
Ami è la classica ragazza perfetta da sposare, come lo era Minami in Touch.
Assistiamo all'evoluzione interiore di quasi tutti i personaggi.
I disegni dei personaggi mi sembrano molto migliorati. Le tavole, seppur abbastanza ricche e dettagliate, restano semplici e pulite.
L'edizione della StarComics è ribaltata all'occidentale ed i capitoli sono stati distribuiti in 14 volumi anziché 12 (come sarebbero in Giappone).
Consiglio assolutamente di provare i primi numeri, visto che il primo volume costa 1,90€. Anzi, anche il secondo volume ha lo stesso prezzo. E anche il terzo, il quarto e così via fino al nono.
Anche questa volta Mitsuru Adachi ci fa leggere un manga profondo ed intenso. Spesso i gesti, gli sguardi e i silenzi dicono più delle parole, e le scenografie riescono a farti respirare un'atmosfera nostalgica tipica dell'autore.
La storia alterna momenti di competizione sportiva con lo slice of life, creando un ritmo di lettura coinvolgente e non ripetitivo. Avendo già letto l'opera precedente, Touch, mi rendo conto che, sebbene anche quello fosse un manga meritevole, in Rough c'è qualcosa in più. Qui c'è molta più varietà di situazioni e gli scenari cambiano più volte: scuola, piscina, campagna, mare, montagna, ristoranti, ecc. mentre in Touch è tutto un po' più concentrato sullo sport.
Anche i personaggi secondari di Rough sono meglio caratterizzati ed interagiscono di più con lo svolgersi della trama, e quindi sono anch'essi parte fondamentale, ai quali ci si può affezionare, soprattutto a personaggi come Ogata. Gli amici e i rivali (che diventano amici pure loro) qui sono più presenti.
Quando dicono che Keisuke è buono, ti rendi conto che lo è veramente, per il modo in cui pensa agli altri, in maniera matura e umile, senza dunque cadere in banalità viste in altre storie.
Ami è la classica ragazza perfetta da sposare, come lo era Minami in Touch.
Assistiamo all'evoluzione interiore di quasi tutti i personaggi.
I disegni dei personaggi mi sembrano molto migliorati. Le tavole, seppur abbastanza ricche e dettagliate, restano semplici e pulite.
L'edizione della StarComics è ribaltata all'occidentale ed i capitoli sono stati distribuiti in 14 volumi anziché 12 (come sarebbero in Giappone).
Consiglio assolutamente di provare i primi numeri, visto che il primo volume costa 1,90€. Anzi, anche il secondo volume ha lo stesso prezzo. E anche il terzo, il quarto e così via fino al nono.
Rough ce l'ha la mia fidanzata e prima o poi uniremo le nostre collezioni e riuscirò a leggermelo
Rough è un grandissimo anime, concordo col recensore; peccato che Adachi abbia deciso di non farci sapere chi avrebbe vinto l'ultima gara. So che l'ha fatto per farci capire che in fondo ciò aveva poca importanza ma la cosa mi scoccia lo stesso!
Le altre due opere non le conosco, ma mi complimento comunque col trio.
Eden è il verbo.
Quando lo lessi da adolescente mi piaceva un sacco, ma gli ultimi numeri sono proprio brutti, e riletto una volta cresciuto l'eccessivo fanservice inutile e i capitoli che portano al finale, sapendo come finisce, ti danno un fastidio incredibile.
Peccato, poteva essere un bel fumetto ma ha scelto di rovinarsi con le sue mani (leggenda vuole che l'autrice, non sapendo con chi accoppiare il protagonista, ha fatto scegliere ai lettori tramite sondaggio invece di seguire la trama).
Quanto a Rough, è uno dei manga più belli in cui mi sia imbattuto. Mi piacerebbe tanto che qualcuno lo ristampasse in un'edizione più fedele all'originale come formato e dialoghi, perché lo ricomprerei altre mille volte.
Disegni carini per lo meno, ma un finale come quello è veramente senza senso.
Insomma un manga per lettori da scarse pretese e acritico (come lo ero io quando lo lessi la prima volta). Nonostante i milleminia cliché, ha un ritmo buono, peccato che per una storietta del genere è sprecato. Inutile dire che innanzi a shonen romantici come Video Girl Ai o Suzuka, 100% Fragola praticamente scompare. La Kawashita è meglio che did educhi ad altro insomma.
Contento di averlo impacchettato e venduto, così che me ne sono liberato.
Per quanto concerne Eden che dire…la perfezione fattasi manga. Il miglior fumetto giapponese degli anni 90. Un Seinen, anti.-commerciale, crudo, realistico, riflessivo, profondo e pessimista. Ogni cosa è spiegata per bene e risulta perfettamente credibile (per lo meno nel contesto fantascientifico in cui è inserito). Una metafora del mondo odierno…presente e futuro per Endo sono la medesima cosa. Dio ha fallito nel crearci e noi esseri umani non abbiamo fatto niente per rimediare...
Che cos'è un harem? Perchè ha avuto così successo? Cercherò di spiegarlo in poche parole premettendo che questa è la mia visione personale e non è frutto di alcuna ricerca.
Un harem rappresenta la rivincita (o il sogno scegliete voi) dell'individuo ordinario, privo di capacità particolari ma che per un motivo o per l'altro riesce a diventare l'oggetto dell'attenzione di un discreto numero di attraenti ragazze. E' inutile cercare di spiegare razionalmente come questo possa accadere: sarebbe un pò come cercare di dare razionalità alla favola di Biancaneve. Quindi tacciare un harem di irrealismo vuol dire non aver capito il genere. Ovviamente non è detto che il sultano sia una persona ordinaria, ma l'harem puro (ossia non legato a trame action, horror, fantasy, ecc ecc) prevede che il soggetto in questione non abbia qualità particolari. Nella maggior parte dei casi si lega al genere "scolastico".
Altro elemento caratterizzante è il tifo: lo spettatore sceglie la ragazza che vorrebbe vedere al fianco del protagonista e fa il tifo per lei.
L'harem, infine, va distinto dal "triangolo": le ragazze che s'innamorano del protagonista devono essere più di due. Orange road ad esempio non è un harem ma un triangolo.
Glisserò invece sull'influenza che questo genere ha avuto in anime famosissimi di altro genere perchè già mi sono espresso altrove e non vorrei distrarre l'attenzione.
Detto questo vi spiego perchè secondo me finora Ichigo 100% è uno dei migliori harem (se non il migliore) in circolazione.
1. In genere, pur essendo in corsa molte ragazze, la vera competizione in genere si limita a due ragazze soltanto. In Ichigo 100% le ragazze in gara sono tre.
2. In genere sin dall'inizio si capisce con chi finirà il protagonista. Questo in Ichigo 100% non accade. Se è vera la leggenda di cui parlavate sopra ciò è un pò una delusione; nonostante questo l'effetto non cambia.
3. Inutile criticare il protagonista per la sua mancanza di qualità o per la sua indecisione. Come dicevo sopra l'harem puro è così. E poi in pochi hanno criticato Kyosuke di Orange Road o Godai di maison ikkoku per la stessa ragione.
4. Tutti gli altri parametri di cui parlavo sopra sono stati rispettati.
5. (ma questa è un'opinione personale) l'ho trovato divertente al punto giusto.
E questo e quanto
Negli harem il protagonista è indeciso, spesso un verginello, almeno Manaka non lo è. E si aspetta, si aspetta tanto. So che è irrealistico ma come dicevo prima non va cercato il realismo in questi anime.
Per curiosità quanto hai dato a school days?
Probabilmente se lo avessi letto in italiano sarei riuscito ad apprezzarlo di più. Gli altri li conosco per via del "nome", ma non rientrano nel mio genere, e poi sono leggermente datati per la mia collezione. Io ho cominciato qualche anno fa, fate voi..
Il problema principale è proprio che "In genere sin dall'inizio si capisce con chi finirà il protagonista. Questo in Ichigo 100% non accade."
Teoricamente, seguendo la trama della storia e le varie relazioni che il protagonista ha instaurato con le varie ragazze, la prescelta doveva essere un'altra
L'autrice ha forzato Manaka e Nishino, che stanno malissimo insieme (lei è sempre posta da lui su un irraggiungibile piedistallo e si abbassa a filar dietro a quel cretino che non la dà niente, non sono sullo stesso piano), rovinando la povera Tojo, la protagonista effettiva, che è stata trattata da cretina impacciata quando invece è la persona con cui Manaka aveva un rapporto più forte.
Il fanservice e i personaggi inutili si potevano sopportare se avessero condotto ad un finale decente, cosa che non abbiamo avuto. Perciò 100% Fragola, secondo me, è inferiore ad altre opere dello stesso tipo come Orange Road o Video Girl Ai perché non ha affatto una bella storia d'amore, dato che i personaggi si accoppiano "tanto per" (vale per Manaka e Nishino, ma anche per Komiyama e la bambina capricciosa, che a una certa si mettono insieme tanto per fare, per poi mollarsi dopo un paio di capitoli).
Personalmente condivido molto il giudizio di Npepata, 100% Fragola è un ottimo manga per il suo genere e la scelta finale del protagonista mi è sembrata molto decisa, coerente e affatto banale (e lo dice uno dei principali tifosi di Tojo eh!) per cui tutto mi sento tranne che di condannarla. Inoltre proprio perchè è uno dei pochi harem scritti da una donna nel finale si vede nettamente il diverso taglio narrativo rispetto a qualsiasi altra storia del genere ed è anche questo il suo bello.. se non sapete apprezzarlo è solo perchè il vostro romanticismo maschile richiedeva un altro finale, sappiatelo e accettatelo ;P
Non è uscito fuori, l'ho sempre detto, sottilmente, anche nel primo commento
L'impronta femminile si vede nei capitoli in cui si punta più sui sentimenti, sugli hobby o sui dubbi per il futuro dei personaggi, e questa era una cosa che apprezzavo molto (i capitoli quando girano i film sono bellissimi), ahimé vanificata dai tanti capitoli fanservice con personaggi femminili tanto degradanti (vedi anche la stessa Satsuki che a una certa perde ogni dignità e non fa altro che buttarsi addosso a Manaka - che non ha alcun sex appeal e quindi non giustifica la cosa - per sedurlo) da sembrare troppo stupidi per esser stati creati da una donna.
Forse se fosse uscito su una rivista diversa da Jump (mi immagino gli editor "Metti mutandine! Più mutandine!") sarebbe uscito fuori meglio. Se poi Manaka avesse scelto un'altra ragazza nel finale sarebbe venuto ancora meglio
Io invece sono dell'idea che il finale sia molto interessante. sono d'accordo sulla questione delle varie pretendenti, ma, andando bene a vedere i vari incontri con le ragazze, si può vedere come alcune "promesse" dovevano per forza essere rispettate. A mio avviso l'autore distribuisce alcuni piccoli indizi lungo il corso dell'opera, che potrebbero far intuire la scelta finale.
Poi, ha vinto la mia preferita e non posso che essere estremamente felice di questo.
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