Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] Dominion Conflict One (Scadenza: 27/5/2015)
[LIVE] Bokura ga ita (First Movie) (Scadenza: 31/5/2015)
[MANGA] Ex-Vita (Scadenza: 3/6/2015)
[ANIME] Cherry no Manma (Scadenza: 7/6/2015)
[ANIME] Gekijouban Major (Scadenza: 10/6/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Relic Armor Legaciam, Usagi Drop e Sailor Moon Crystal.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Relic Armor Legaciam
5.0/10
Recensione di AkiraSakura
-
"Relic Armor Legaciam" è un OAV interamente realizzato da Hiroyuki Kitazume, uno dei migliori character designer degli anni '80 ("ZZ Gundam", "Char's Counterattack", "Megazone 23 part III"). Egli in quest'opera si diletta come regista, mecha designer, character designer, direttore dell'animazione e creatore originale. Siamo di fronte a uno dei numerosi OAV per otaku di seconda generazione basati esclusivamente sul fanservice fine a sé stesso: la trama di "Relic Armor Legaciam" è praticamente fittizia e subordinata al design, agli aspetti tecnici e ai cliché richiesti dagli otaku hardcore dell'epoca. Il canovaccio di questo lavoro di Kitazume è quello tipico di molti OAV anni '80 ad esso affini: una lolita sale a bordo di un robottone figo e sborone, si fa la doccia, piange e poi vince. Questo modo di scrivere le sceneggiature degli OAV è stato introdotto da "Iczer One", uno dei più importanti figli della rivoluzione estetica introdotta da "Macross".
Il mecha design ricorda moltissimo quello del tominiano "Aura Battler Dunbine", inoltre la loli protagonista dell'OAV è praticamente una clone di Elpeo Ple di "ZZ Gundam" resa a differenza dell'originale un po' remissiva al fine di far colpo sugli otaku giapponesi fruitori di questo tipo di opere, gente molto attratta da lolite dolci e piagnucolone. Kitazume continua a citare Tomino anche nello script: il robottone che dà il nome all'anime viene rinvenuto dal nonno della protagonista in un'astronave abbandonata da chissà quale civiltà aliena (quale opera tominiana vi ricorda questa cosa?).
Per essere un OAV basato interamente sul fanservice robotico, "Legaciam" è animato veramente male. Spesso i volti dei personaggi appaiono fin troppo scattosi, caricaturali e deformati. Questo è un grosso difetto per un'opera di questo tipo: un "Dangaioh" o un "Leda" a caso come animazioni stanno su ben altri livelli. Il fanservice sessuale è quasi inesistente, a differenza di molti altri OAV dell'epoca, come ad esempio "Lolita Anime" (il primo hentai lolicon della storia), "Iczer One", "Megazone 23" e tantissimi altri, i quali avevano almeno una scena ecchi più o meno spinta quasi sempre annessa. Devo tuttavia puntualizzare una cosa. Il lettore abituato all'invadente fanservice sessuale presente negli attuali anime da fascia serale non dovrà farsi un'idea sbagliata pensando che non ci sia alcuna differenza fra fanservice sessuale degli OAV anni '80 e fanservice sessuale degli anime contemporanei: i prodotti per otaku hardcore anni '80, tra l'altro relegati unicamente al mercato OAV, erano molto più ingenui di quelli odierni: è con la messa a punto delle strategie di marketing multimediali arrivata con "Evangelion" che il pubblico otaku consumatore di OAV è stato dirottato sulle serie televisive da fascia serale, con conseguente aumento della capziosità del fanservice annesso, sia sessuale che pubblicitario tout court.
Le musiche di "Lagaciam" sono un'altro punto a sfavore. Esse sono assolutamente sottotono, e si dimenticano in fretta. Il doppiaggio è qualcosa di lancinante: la voce della loli più chiassosa dell'opera è stridente, perforante, in grado di far innervosire qualsiasi persona dall'orecchio sensibile. La "trama" viene sviluppata confusionariamente tra un combattimento poco spettacolare e l'altro; inoltre, come è tipico in questi OAV, sono onnipresenti personaggi-fanservice dalla caratterizzazione nulla e dal design accattivante (sempre di Hiroyuki Kitazume stiamo parlando). Insomma, l'unica cosa che salvo in quest'opera è il character design, il quale, quando viene accompagnato a dei mecha che fanno l'occhiolino a un'anime del calibro di "Dunbine", riesce di per sé a intrattenere per quaranticinque minuti il cultore dei robotici Sunrise dall'udito non troppo sensibile.
Il mecha design ricorda moltissimo quello del tominiano "Aura Battler Dunbine", inoltre la loli protagonista dell'OAV è praticamente una clone di Elpeo Ple di "ZZ Gundam" resa a differenza dell'originale un po' remissiva al fine di far colpo sugli otaku giapponesi fruitori di questo tipo di opere, gente molto attratta da lolite dolci e piagnucolone. Kitazume continua a citare Tomino anche nello script: il robottone che dà il nome all'anime viene rinvenuto dal nonno della protagonista in un'astronave abbandonata da chissà quale civiltà aliena (quale opera tominiana vi ricorda questa cosa?).
Per essere un OAV basato interamente sul fanservice robotico, "Legaciam" è animato veramente male. Spesso i volti dei personaggi appaiono fin troppo scattosi, caricaturali e deformati. Questo è un grosso difetto per un'opera di questo tipo: un "Dangaioh" o un "Leda" a caso come animazioni stanno su ben altri livelli. Il fanservice sessuale è quasi inesistente, a differenza di molti altri OAV dell'epoca, come ad esempio "Lolita Anime" (il primo hentai lolicon della storia), "Iczer One", "Megazone 23" e tantissimi altri, i quali avevano almeno una scena ecchi più o meno spinta quasi sempre annessa. Devo tuttavia puntualizzare una cosa. Il lettore abituato all'invadente fanservice sessuale presente negli attuali anime da fascia serale non dovrà farsi un'idea sbagliata pensando che non ci sia alcuna differenza fra fanservice sessuale degli OAV anni '80 e fanservice sessuale degli anime contemporanei: i prodotti per otaku hardcore anni '80, tra l'altro relegati unicamente al mercato OAV, erano molto più ingenui di quelli odierni: è con la messa a punto delle strategie di marketing multimediali arrivata con "Evangelion" che il pubblico otaku consumatore di OAV è stato dirottato sulle serie televisive da fascia serale, con conseguente aumento della capziosità del fanservice annesso, sia sessuale che pubblicitario tout court.
Le musiche di "Lagaciam" sono un'altro punto a sfavore. Esse sono assolutamente sottotono, e si dimenticano in fretta. Il doppiaggio è qualcosa di lancinante: la voce della loli più chiassosa dell'opera è stridente, perforante, in grado di far innervosire qualsiasi persona dall'orecchio sensibile. La "trama" viene sviluppata confusionariamente tra un combattimento poco spettacolare e l'altro; inoltre, come è tipico in questi OAV, sono onnipresenti personaggi-fanservice dalla caratterizzazione nulla e dal design accattivante (sempre di Hiroyuki Kitazume stiamo parlando). Insomma, l'unica cosa che salvo in quest'opera è il character design, il quale, quando viene accompagnato a dei mecha che fanno l'occhiolino a un'anime del calibro di "Dunbine", riesce di per sé a intrattenere per quaranticinque minuti il cultore dei robotici Sunrise dall'udito non troppo sensibile.
Usagi Drop
8.0/10
Avvicinando un qualunque titolo, sia esso un film, un libro o un fumetto, si ha più o meno una vaga idea di quello che l'opera può dare, grazie a pareri di amici, recensioni o semplicemente da quanto si può evincere dal titolo; così, durante la visione, si scopre spesse volte che l'idea che ci si era fatti in partenza era sbagliata, anzi, è meglio dire che essa non era del tutto corretta. Se poi il titolo che si prende in considerazione non appartiene alla cerchia dei propri generi preferiti, è facile che ci si ritrovi spiazzati, come a me è capitato con "Usagi Drop". Partito con l'idea di avere tra le mani un anime leggero, che fungesse da intermezzo tra opere un tantino più impegnate, ho scoperto invece una faccia dell'animazione giapponese che ancora non avevo avuto modo di apprezzare appieno; seppur non ai livelli di quel "Wolf Children", audace inno all'amore e alla forza di ogni madre, qui "Usagi Drop" vuole essere sì un encomio del genitore solo, ma ribaltando la prospettiva e prendendo per protagonista un ragazzo "padre", alle prese con una piccola peste di sei anni, in modo da dar vita a un anime che alterna i dolci momenti di vita quotidiana a profonde riflessioni su temi attuali come il matrimonio, la famiglia e lo stesso ruolo di genitore.
Il protagonista, Daikichi, trentenne impiegato in una ditta di abbigliamento, è costretto a recarsi nel suo paese natale per la scomparsa del nonno ottantenne, trovando però al suo arrivo a casa un singolare, quanto inaspettato membro della famiglia, ossia Rin, la figlia di sei anni del defunto nonno. Tra lo scandalo e lo stupore dei parenti, il destino della bambina pare incerto, nessuno sembra disposto ad accudirla e l'alternativa più quotata è affidarla a un qualche servizio sociale, lavandosene ben bene le mani di lei e del suo futuro. A questo punto Daikichi, infastidito dalla noncuranza dei familiari, decide di prendere la bambina a proprio carico e vivere con lei finché la famiglia non avesse trovato una soluzione stabile per la piccola Rin. Comincia così un'avventura straordinaria, nella sua ordinarietà, per questa improbabile coppia, che la porterà a sviluppare un rapporto magico, unico e indissolubile. Daikichi scoprirà che essere genitore, e diventarlo di una bambina già cresciuta, è più difficile del previsto; sarà costretto a sacrifici sul lavoro e a rinunciare a buona parte del proprio tempo libero, sempre a disposizione dei mille bisogni della piccola Rin, che da parte sua si dimostra volenterosa di aiutare il nipote - perché tecnicamente Rin è zia di Daikichi - a preparare il pranzo e sbrigare faccende in casa. Tutti i momenti passati assieme dai due protagonisti fortificano il rapporto che si è venuto a creare, riuscendo pure, nel mio caso, a coinvolgere lo spettatore grazie all'alternanza di scene di liete e soavi ad altre più tese e tristi. I problemi di un genitore non si fermano a preparare da mangiare e andare a prendere il proprio figlio a scuola, ma si estendono anche a dove il genitore può intervenire e dove invece deve astenersi dal farlo, portando spesso una diatriba interiore tra istinto paterno e razionalità. Emblematico in questo caso è un episodio che voglio citare, un momento di riflessione in cui Daikichi, stressato dal lavoro e sempre impegnato a crescere la bambina, si chiede se effettivamente sia più lui a fare da genitore a Rin o più lei a insegnare e fornirgli continui insegnamenti di vita. Ed è proprio questo il concetto fondante dell'intero anime: queste esperienze non sono mai unilaterali, c'è sempre un dare e un ricevere, Daikichi decide di dedicare la sua vita a Rin, rinunciando alla carriera e a una vita sociale attiva, ma venendo ampiamente ripagato dal sorriso smagliante - e un po' sdentato - della bambina, l'unica cosa che potrebbe risollevarlo dopo una devastante giornata di fatica.
Quindi per me "Usagi Drop" è l'ennesimo di esempio di come si sbagli a giudicare un libro dalla copertina; è un'opera che può essere vista su due livelli, come semplice slice of life dai colori tenui e le musiche rilassanti, che narra un'insolita storia familiare, o come opera dai risvolti più psicologici e adulti, che vuole dare un messaggio, oltre a intrattenere. Assegno dunque un otto abbondante a questo titolo, fermamente intenzionato a recuperare la storia nella sua versione originale cartacea. Consigliato davvero a tutti.
Il protagonista, Daikichi, trentenne impiegato in una ditta di abbigliamento, è costretto a recarsi nel suo paese natale per la scomparsa del nonno ottantenne, trovando però al suo arrivo a casa un singolare, quanto inaspettato membro della famiglia, ossia Rin, la figlia di sei anni del defunto nonno. Tra lo scandalo e lo stupore dei parenti, il destino della bambina pare incerto, nessuno sembra disposto ad accudirla e l'alternativa più quotata è affidarla a un qualche servizio sociale, lavandosene ben bene le mani di lei e del suo futuro. A questo punto Daikichi, infastidito dalla noncuranza dei familiari, decide di prendere la bambina a proprio carico e vivere con lei finché la famiglia non avesse trovato una soluzione stabile per la piccola Rin. Comincia così un'avventura straordinaria, nella sua ordinarietà, per questa improbabile coppia, che la porterà a sviluppare un rapporto magico, unico e indissolubile. Daikichi scoprirà che essere genitore, e diventarlo di una bambina già cresciuta, è più difficile del previsto; sarà costretto a sacrifici sul lavoro e a rinunciare a buona parte del proprio tempo libero, sempre a disposizione dei mille bisogni della piccola Rin, che da parte sua si dimostra volenterosa di aiutare il nipote - perché tecnicamente Rin è zia di Daikichi - a preparare il pranzo e sbrigare faccende in casa. Tutti i momenti passati assieme dai due protagonisti fortificano il rapporto che si è venuto a creare, riuscendo pure, nel mio caso, a coinvolgere lo spettatore grazie all'alternanza di scene di liete e soavi ad altre più tese e tristi. I problemi di un genitore non si fermano a preparare da mangiare e andare a prendere il proprio figlio a scuola, ma si estendono anche a dove il genitore può intervenire e dove invece deve astenersi dal farlo, portando spesso una diatriba interiore tra istinto paterno e razionalità. Emblematico in questo caso è un episodio che voglio citare, un momento di riflessione in cui Daikichi, stressato dal lavoro e sempre impegnato a crescere la bambina, si chiede se effettivamente sia più lui a fare da genitore a Rin o più lei a insegnare e fornirgli continui insegnamenti di vita. Ed è proprio questo il concetto fondante dell'intero anime: queste esperienze non sono mai unilaterali, c'è sempre un dare e un ricevere, Daikichi decide di dedicare la sua vita a Rin, rinunciando alla carriera e a una vita sociale attiva, ma venendo ampiamente ripagato dal sorriso smagliante - e un po' sdentato - della bambina, l'unica cosa che potrebbe risollevarlo dopo una devastante giornata di fatica.
Quindi per me "Usagi Drop" è l'ennesimo di esempio di come si sbagli a giudicare un libro dalla copertina; è un'opera che può essere vista su due livelli, come semplice slice of life dai colori tenui e le musiche rilassanti, che narra un'insolita storia familiare, o come opera dai risvolti più psicologici e adulti, che vuole dare un messaggio, oltre a intrattenere. Assegno dunque un otto abbondante a questo titolo, fermamente intenzionato a recuperare la storia nella sua versione originale cartacea. Consigliato davvero a tutti.
Sailor Moon Crystal
3.0/10
Recensione di Metaldevilgear
-
Ho retto finché ho potuto. Finché non ho realizzato che qualcosa, di questa serie, proprio non mi andava giù. E quel qualcosa era tutto. Logico fissarsi delle aspettative: le mie erano alte, e laddove per molti derivassero soprattutto dal fattore nostalgico, nella mia situazione si era affiancato, ad esso, un acceso desiderio di riportare alla mia mente "Sailor Moon" in quanto trama, dacché ormai quasi completamente dimenticata. È stato, in un certo senso, come guardarlo per la prima volta. Il risultato è stato invece sconfortante: non mi sarei mai immaginato che seguire una serie di tal calibro (sulla carta) si rivelasse così faticoso, e che perfino un intervallo bisettimanale a cavallo fra gli episodi non sarebbe bastato ad alleggerire il peso della visione.
Di questo Crystal non ho trovato un solo elemento che non fosse trattato con superficialità. Tanto per sparare sulla croce rossa, inizio col dire che la realizzazione tecnica è da far accapponare la pelle, una presa in giro bella e buona da parte di un colosso come la Toei. Tralasciando un chara-design traboccante di quality, striminziti fondali acquerello, digitale da lame ai polsi (che non ha risparmiato nemmeno l'altrimenti piacevole opening) e animazioni da piattino delle offerte, a lasciarmi allibito è stata soprattutto una regia capace di riportarmi davvero indietro nel tempo, nel '92, quando la serie originale venne messa in onda. Terribili i movimenti di macchina, inefficaci nel compensare il basso numero di disegni, disastrosa la fase di post-produzione, dalla quale neanche il doppiaggio esce illeso. Insomma, se do un'occhiata al calendario e leggo "2014", vuol dire che non ho usato io una macchina del tempo, ma che l'anime, tecnicamente, risulta proprio obsoleto. Come lo è l'impostazione del racconto, nel suo succedersi frettoloso, scontato, ciclico di stilemi narrativi che sentono il peso del tempo più di quanto sia lecito aspettarsi da un reboot. Se poi rammento di aver trovato estremamente godibili opere ben più longeve di questa, neppure l'anno di realizzazione può fare da scusante a cotale banalizzazione scenica e povertà di caratterizzazioni.
Pare insomma che alla Toei abbiano preso fin troppo alla lettera il concetto di rifacimento e che, senza azzardare alcun tentativo di attualizzazione del brand, si siano "accontentati di accontentare" i medesimi spettatori/lettori di venti anni fa. Per Toei è stato imperativo non rischiare troppo, svolgere il compitino, e per il resto lasciar ricostruire tutto all'immaginazione degli appassionati. Ma molti di essi, come i primi dati di vendita hanno dimostrato, non hanno gradito il trattamento subito, e trovo sia giusto così.
Di questo Crystal non ho trovato un solo elemento che non fosse trattato con superficialità. Tanto per sparare sulla croce rossa, inizio col dire che la realizzazione tecnica è da far accapponare la pelle, una presa in giro bella e buona da parte di un colosso come la Toei. Tralasciando un chara-design traboccante di quality, striminziti fondali acquerello, digitale da lame ai polsi (che non ha risparmiato nemmeno l'altrimenti piacevole opening) e animazioni da piattino delle offerte, a lasciarmi allibito è stata soprattutto una regia capace di riportarmi davvero indietro nel tempo, nel '92, quando la serie originale venne messa in onda. Terribili i movimenti di macchina, inefficaci nel compensare il basso numero di disegni, disastrosa la fase di post-produzione, dalla quale neanche il doppiaggio esce illeso. Insomma, se do un'occhiata al calendario e leggo "2014", vuol dire che non ho usato io una macchina del tempo, ma che l'anime, tecnicamente, risulta proprio obsoleto. Come lo è l'impostazione del racconto, nel suo succedersi frettoloso, scontato, ciclico di stilemi narrativi che sentono il peso del tempo più di quanto sia lecito aspettarsi da un reboot. Se poi rammento di aver trovato estremamente godibili opere ben più longeve di questa, neppure l'anno di realizzazione può fare da scusante a cotale banalizzazione scenica e povertà di caratterizzazioni.
Pare insomma che alla Toei abbiano preso fin troppo alla lettera il concetto di rifacimento e che, senza azzardare alcun tentativo di attualizzazione del brand, si siano "accontentati di accontentare" i medesimi spettatori/lettori di venti anni fa. Per Toei è stato imperativo non rischiare troppo, svolgere il compitino, e per il resto lasciar ricostruire tutto all'immaginazione degli appassionati. Ma molti di essi, come i primi dati di vendita hanno dimostrato, non hanno gradito il trattamento subito, e trovo sia giusto così.
Per Relic Armor Legaciam l'ho visto troppo tempo fa e mi fido di Akira, forse la sufficienza l'avrei data (perchè non riponevo dall'inizio molte speranze, ho dato pollice giallo nei commenti comunque), è il tipico oav (singolo) mecha di quel periodo.
"una lolita sale a bordo di un robottone figo e sborone, si fa la doccia, piange e poi vince."
mi ha convinto immediatamente, corro a scaricare l'anime...
Imho ho i miei dubbi che Sailor Moon sia un manga di tal calibro xD
Può essere che era il vecchio anime a darle un grosso valore aggiunto.
Inoltre sono d'accordo anche con la bella recensione di giacgiac: ho molto apprezzato Usagi Drop, che nella sua leggerezza e delicatezza sa essere anche più profondo e maturo. Un 8 penso sia un voto tutto sommato giusto, mettendo in conto tutti gli aspetti.
Complimenti al trio.
Per quanto riguarda sailor moon crystal ci son rimasta male. Mi aspettavo tanto, tantissimo, ma tutto ciò in cui speravo è andato in fumo con la prima puntata.
Per me sailor moon è IL cartone dell'infanzia, sarà quindi che ero abbagliata dalla nostalgia, ma questo qui ha fatto proprio schifo....
Ho visto pure Usagi Drop, e concordo con la rece di giacgiac.
E' vero che non sempre i disegni sono bellissimi al 100% e che la conversione "1 capitolo = 1 episodio" non sempre funziona perfettamente, ma gli autori se ne rendono conto e cercano spesso di aggiungere scene non presenti nel manga (combattimenti o dialoghi di introspezione) per movimentare e approfondire un po'. La base è identica alla trama originale, così come lo stile narrativo. Decisamente mille volte meglio un rifacimento così fedele dedicato ai nostalgici, che contiene diverse chicche per tutte le tipologie di fans di Sailor Moon, che i tanti spin off fatti da altri autori con stili diversi o dedicati a un pubblico più giovane rispetto agli originali che sono toccati ad altri capisaldi dell'infanzia dei giapponesi (Saint Seiya o Ken, ad esempio).
Non hanno mai puntato molto sulle vendite della serie in home video (che comunque ad ogni disco compare sempre ai primi posti della top 10 dei millantamiliardi di uscite settimanali, e considerando che sono molto cari non è un risultato da poco). Crystal è una serie dedicata ad un pubblico di donne adulte, che difficilmente comprano dvd o blu ray anime, ma, di contro, stanno apprezzando tutti i millantamila oggetti di merchandising (cosmetici, cancelleria, pupazzetti, gioielli, accessori per Iphone e così via) a lei dedicati che stanno uscendo. Oggi Sailor Moon non è più la serie "di grido" per le ragazze, quello è il posto di Pretty Cure, ma con Crystal vogliono rinverdirne il successo presso le donne adulte nostalgiche, non puntare a realizzare una serie capolavoro, a loro basta che la serie faccia vendere oggetti (e lo sta facendo) e luccicare gli occhietti di chi all'epoca si emozionava con questa storia ricordandogli i sogni che aveva un tempo (e, per quanto mi riguarda, lo sta facendo).
Paga ahimé lo scotto di essere una serie "per nostalgici": chi non ha mai visto Sailor Moon e ci si avvicina con Crystal probabilmente non lo apprezzerà, oggi si è troppo cinici e impegnati a guardare gli anime al microscopio invece che lasciarsi andare all'emozione di ascoltare una delle favole moderne più romantiche che ci siano.
L'ho detto anche in altre sedi, ma tant'è... il grosso problema di questa serie - al di là del tecnico - è che si basa troppo sul manga, che è "solo" uno shoujo come tanti altri (salvo l'innegabile innovazione delle majokko combattenti in versione sentai-mono), con troppi stereotipi e poca introspezione, e una sceneggiatura velocissima e poco articolata. Paga lo scotto di doversi confrontare con una serie anime che aveva, nonostante una dichiarata e classica centralità della protagonista, un aspetto corale notevole, che coinvolgeva tanto i buoni quanto i cattivi. Per me è proprio l'emozione che manca: il vecchio anime mostrava molti sentimenti, il manga e Crystal mostrano soltanto una storia d'amore che arrivati a una certa età risulta poco interessante e melensa (almeno per me, e sono un romantico).
Se devo spendere belle parole per un pessimo remake basandomi sul mero retaggio emozionale lasciatomi dall'opera originale, tanto vale allora parlare direttamente di quest'ultima, così da non dover inventarmeli, i pregi.
Ed anzi, ci sarei andato giù ancora più pesante se non avessi messo da parte interi pomeriggi della mia infanzia, dacché avrei trovato ancora più netto il distacco qualitativo tra i due titoli, e mi riferisco anche alle emozioni che sbandieri tanto.
Dunque come avrei dovuto "lasciarmi andare alle emozioni"?
A) Guardando Crystal B) Pensando all'originale Sailor Moon - ovvero tutt'altro prodotto - mentre guardavo Crystal.
Immagino che la risposta per molti sia stata B. Beh non per me, né per quei tanti altri che hanno a cuore la differenza tra un commento critico e un diario.
E poi, stiamo avendo limpide dimostrazioni, in questi anni, di come sia possibile operare lo svecchiamento di un prodotto più datato senza alterarne i contenuti e senza indebolire il fattore nostalgico: Kiseiju, Yamato 2199, HxH 2011 sono alcuni dei - rispettabilissimi - nomi che mi vengono in mente.
Vuoi invece una riproduzione fedele al 100%? Bene, allora perché non prendere d'esempio David Production, studio minuscolo di fronte alla Toei, alla quale però ha fatto tranquillamente le scarpe con l'adattamento di JoJo?
Col discorso del target e del merchandising di gadget poi hai solo confermato quanto detto da me:
a loro basta che la serie faccia vendere oggetti (e lo sta facendo) e luccicare gli occhietti
Esattamente, è proprio quello il punto, se le vendite dell'anime sono state un flop (non saprei a quali vertici di quali classifiche tu ti riferisca, perché quelle che leggo qua non vedono Crystal in buone acque), a differenza dei gadget, è perché hanno puntato su questi ultimi, non sull'opera d'animazione in sé.
Ma allora scusa, qua veniamo chiamati a recensire una serie d'animazione, o una serie di cosmetici, cancelleria, pupazzetti, gioielli, accessori per Iphone e così via dedicate al brand di riferimento?
A questo punto più che di remake, bisognerebbe parlare di revival, dal momento che ha più importanza il ritorno a tutto quel che sta intorno all'opera, tranne che al fulcro dell'opera stessa.
Certo, poi ci sono le singole scene fatte bene e che riescono ad emozionarmi, ma nel complesso non posso promuovere questa serie, proprio perchè le mie aspettative erano altissime e nel complesso sono state deluse. Per me, il manga resterà sempre un gradino sopra qualsiasi suo adattamento.
Io ho visto 4-5 episodi e la qualità era quel che era. Se poi si aggiunge un'attesa doppia rispetto al solito... beh, io ho semplicemente smesso di tirarli giù.
Per non parlare dei difetti tecnici quali scarsi disegni e brutte animazioni.
Perde il confronto su tutta la linea con la vecchia serie che era realizzata meglio e grazie ai suoi filler e aggiunte caretterizzava meglio i personaggi, e correggeva i difetti di sceneggiatura della Takeuchi.
La serie è fatta male ed è inutile negarlo, se sta avendo un minimo di successo è solo grazie all'effetto nostalgia che ha sui grandi.
I giovani di adesso non se la cagano proprio, e devo dire la verità, guardandola Crystal, è davvero invecchiata male come storia.
Aggiungo comunque che non ritengo per nulla valida la recensione di Metal, specialmente in virtù del voto basso dato a solo pochi episodi visti.
La base è identica alla trama originale.
Luna viene defraudata dal suo ruolo di guida per dare più spazio a Mamoru, Minako non uccide Beryl ed il suo posto è preso da Usagi, Black Moon va conto il Silver Millennium perchè trova innaturale la monarchia assoluta ( condita da lunga vita ) imposta da Serenity e soci, nel manga due parole giusto per concentrasi poi su Diamond che deve slinguazzare Usagi. No, la trama non è identica.
ecisamente mille volte meglio un rifacimento così fedele dedicato ai nostalgici, che contiene diverse chicche per tutte le tipologie di fans di Sailor Moon, che i tanti spin off fatti da altri autori con stili diversi o dedicati a un pubblico più giovane rispetto agli originali che sono toccati ad altri capisaldi dell'infanzia dei giapponesi
Quindi è da lodare se invece di qualcosa di totalmente diverso che fa schifo abbiamo un rifacimento " fedele" che fa schifo?Ok.
Crystal è una serie dedicata ad un pubblico di donne adulte
Infatti la deriva ridicolmente shojo presa da Crystal è proprio adulta.
oggi si è troppo cinici e impegnati a guardare gli anime al microscopio invece che lasciarsi andare all'emozione di ascoltare una delle favole moderne più romantiche che ci siano.
Detto da uno che ha basato l'intera recensione di un anime VOLUTAMENTE parodistico del genere additandolo a schifo perchè " i personaggi non sono virili " è proprio una garanzia. In questi casi bisogna andare vedere gli anime col microscopio eh.
Quoto ogni singola parola.
Sailor Moon ha ENORMI difetti già in partenza (onestamente, al giorno d'oggi, è semplicemente un titolo datato che vive più che altro di meriti storici), se ci aggiungi un lato tecnico atroce la frittata è fatta.
Alla fine è una j-girella, l'hanno fatta, ci hanno venduto il merchandising, contenti tutti, poi se uno vuole vedere una serie del 2014 si toglie i nostalgia googles e si guarda effettivamente una serie del 2014.
Si poteva fare meglio (tecnicamente, voglio dire)? Indubbiamente sì! Nella vita tutto è migliorabile, sempre! E' uno dei miei "credo" anche sul lavoro (la verità però è che si deve anche fare i conti con il rapposto costo/beneficio, ovvero arriva il momento in cui ci devi mettere un punto e dire "ok me lo faccio bastare così"). Si poteva sprecare qualcosina in più, qualche piccolo "volo pindarico" su ogni singola Sailor giusto per dargli un pò più di spessore? Probabilmente sì, purchè non ci si lasciasse di nuovo prendere la mano a creare presunte trame parallele che non stanno né in cielo né in terra e men che meno nella testa dell'autrice (a questo proposito o si chiede a lei o si usufruisce dei capitoli extra), almeno a mio gusto personale.
A me cmq sembra ovvio che non potesse bissare il successo ottenuto al suo esordio: a quei tempi era la prima e l'unica nel suo genere e, inutile negarlo, la stragrande maggioranza del suo successo l'ha ottenuto proprio per questo. "I giovani d'oggi" che questo cambiamento non l'hanno vissuto sulla loro pelle non possono che vederla come qualcosa di "vecchio", una delle tante, un "Come?! Tutto qui?!" perchè sono cresciuti con le figlie, nipoti e pronipoti di Sailor Moon, che hanno lavorato sui pregi e sui difetti della loro illustre antenata per "migliorarsi" costantemente e avvicinarsi sempre più ai gusti del pubblico della loro epoca. Sarebbe come paragonare un programma "beta" alla sua versione "definitiva.millemila".
Secondo me, se avessero provato a fare un nuovo adattamento, l'ennesima versione stravolta da tonnellate di filler, avrebbero finito per scontentare tutti, i vecchi e i nuovi, ancor più di adesso, dove per lo più si sta a fare le pulci al problema tecnico. Chi poi non si ritrova nella trama... beh mi dispiace dirlo, ma non l'hanno praticamente toccata e questa Sailor Moon è Sailor Moon, a tutti gli effetti, più del primo adattamento anime, quindi... se non piace o meglio se non piace più... forse non è colpa sua... forse dipende solo dal fatto che rivederla adesso con gli occhi degli adulti, non è come vederla con gli occhi di bambini/ragazzini... insomma forse siamo noi che siamo cresciuti e il non provare più le stesse emozioni è semplicemente fisiologico... triste ma fisiologico.
@giacgiac, anch'io dopo aver visto l'anime avevo la ferma intenzione di procurarmi il manga per vedere come finiva la storia. Meno male che ho trovato una recensione spoilerosa (segnalata) e me la sono letta: come hanno detto altri la parte non trasposta in anime prende una piega inaspettata e sarebbe riuscita a rovinarmi tutti gli aspetti positivi che avevo apprezzato.
uh, sono ferma all'ottavo volume e non c'ho voglia di prendere gli altri due, vedi un po' te XD a me interessava più il come del cosa succede nel finale, finora la seconda metà (Rin adolescente) non mi è piaciuta per niente.
per Sailor moon Crystal sto con GianniGreed, infatti l'ho mollato con la fine della prima saga (sapendo poi cosa succede a Chibiusa nel manga, continuo a preferire 1000 volte quella dell'anime).
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