Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[SERIAL] Friends (Scadenza: 17/6/2015)
[MANGA] Master Mosquiton (Scadenza: 21/6/2015)
[ANIME] Cobra the Animation (Scadenza: 24/6/2015)
[LIVE] Himizu (Scadenza: 28/6/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga Kimagure Orange Road, Uno zoo d'inverno e Halcyon Lunch.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Orange Road
8.0/10
Il nome "Kimagure Orange Road" potrebbe non dire molto ad alcuni appassionati, soprattutto giovani. Ma se alle stesse persone parli di "E' quasi magia Johnny" la musica cambia; nonostante le censure a cui è stato sottoposto nel suo primo - e più noto - adattamento, è abbastanza popolare. Il manga di Izumi Matsumoto ne è la versione originale; e pur non essendo scevro di difetti, è innegabile che il triangolo amoroso a sfondo fantastico di Kyosuke, Madoka ed Hikaru ha fatto storia.
In cima ad una lunga scalinata, due ragazzini litigano su quanti gradini abbia. Lui, che sostiene siano cento, è Kyosuke Kasuga, e ha appena cambiato città per l'ottava volta di seguito a causa della fastidiosa abitudine della sua famiglia di far scoprire alla gente i loro poteri ESP - di cui anche lui è dotato. Lei, Madoka Ayukawa - fermamente convinta che siano novantanove gradini - è all'apparenza dolce e femminile, ma nasconde un carattere complesso e soprattutto una reputazione da delinquente. All'oscuro di tutto ciò, Kyosuke se ne innamora immediatamente.
Di lì a poco il ragazzo finisce nella stessa classe di Madoka, e scopre quello che si dice sulla sua bella. I suoi sentimenti rimangono immutati, ma senza dubbio adesso è più difficile avvicinarsi a lei, sia per le voci che girano sia per il suo temperamento schivo e scostante.
Il fatto di dover nascondere i suoi poteri soprannaturali non aiuta di certo il povero Kyosuke, ma a complicare ancora di più le cose ci pensa Hikaru Hiyama, la migliore amica di Madoka. Avendo visto il ragazzo in un contesto in cui il suo vero carattere - sensibile e soprattutto indeciso - era nascosto questa si innamora di lui, credendo di essere ricambiata. Ayukawa, che nel frattempo comincia a provare a sua volta dei sentimenti per il ragazzo, decide di farsi da parte ed incoraggiare l'amica, promettendole che farà tutto il possibile per aiutarla a conquistarlo. Più facile a dirsi che a farsi, però. Kyosuke è un indeciso nato, e la paura di ferire l'una o l'altra lo paralizzano. E così, tra poteri sovrannaturali, gelosie reciproche e tanta, tanta indecisione, il triangolo amoroso appena nato cresce vigorosamente...
L'ingrediente principe del manga è senza dubbio il triangolo amoroso. Personalmente, però, trovo che questo termine sia un po' inadatto. Per quanto mi riguarda un buon triangolo amoroso deve avere due requisiti: tutte le parti coinvolte devono essere a conoscenza dei sentimenti di ciascuno, e l'esito non deve essere scontato. "Kimagure Orange Road" non rispetta questi criteri. Per prima cosa: è chiaro come il sole che Kyosuke sceglierà Madoka. La sua non è vera indecisione, quanto piuttosto paura di ferire i sentimenti di Hikaru, che egli per sua stessa ammissione vede più come una sorella. Continuando a parlare di Hikaru, quest'ultima nota solo nell'ultima parte dell'opera che a lei e a Madoka piace lo stesso ragazzo, e dire che sono amiche da anni. Ayukawa è probabilmente quella con la visione più completa, ma la situazione non cambia: come si fa a parlare di triangolo amoroso se uno dei suoi lati non sa di formare una figura?
Diciotto volumi per delle storie autoconclusive possono sembrare parecchi, ed effettivamente l'autore riprende più volte alcuni temi, come la partenza di Madoka per l'America o Kyosuke che, invitato dalle ragazze nello stesso periodo, cerca di andare a tutti e due gli appuntamenti in contemporanea. Tuttavia, il manga ha un asso della manica: i poteri ESP. Con questi il mangaka ha una libertà di azione praticamente infinita, perché non ci sono regole: così il nostro protagonista può tranquillamente viaggiare in mondi paralleli, tornare indietro nel tempo, trasformarsi in animale, essere ipnotizzato, ecc. Così l'opera diventa ancora più piacevole da leggere e perché no, imprevedibile.
I personaggi sono piuttosto tipizzati, eppure per il tipo di storia raccontato è l'approccio migliore. Kyosuke non è il classico santarellino degli shonen: è un vero adolescente e quindi governato dagli ormoni. Non nei primi numeri, ma successivamente l'opera si riempirà di parecchi riferimenti piccanti; per non parlare della marea di sogni erotici fatti dal nostro! Tutti questi pensieri poco casti rendono Kyosuke un personaggio realistico, e sicuramente per un ragazzino è facile immedesimarsi in lui.
Non si può proprio dire lo stesso di Madoka ed Hikaru, troppo antitetiche. La prima è resa con cura: ha un carattere complesso ma con una precisa etica, ed è evidente l'affetto che la lega alle persone a cui tiene. Anche i personaggi secondari danno qualche soddisfazione, come le sorelle del nostro e il suo cuginetto Kazuya, che fa tanto il so-tutto-io ma è molto più simile all'altro di quanto voglia credere. Discorso a parte, invece, per Hikaru: non solo destinata ad essere sempre seconda, ma rischia anche di essere poco simpatica, visto il suo infantilismo e la scarsa empatia. Sembra quasi che sia stata dipinta in maniera negativa apposta per favorire l'altra, prova ne sia che non compare nemmeno in tutte le storie.
Il tratto di Izumi Matsumoto è tipicamente anni '80, vale a dire piuttosto semplice e simile a quello di Rumiko Takahashi. Le figure sono disegnate in maniera rozza, a parte alcune eccezioni - un indizio: il suo nome inizia per M...- a tal punto che a volte è difficile distinguere Kyosuke da Kazuya. Prevalgono gli sfondi bianchi o neri, e i retini non vengono quasi mai usati. E' uno stile che può piacere o non piacere, ma è figlio nel bene e del male dell'epoca in cui venne disegnata la serie, e che comunque si evolve con il passare dei volumetti.
Che altro dire di "Kimagure Orange Road"? Un titolo importantissimo per capire i manga degli anni '80: e soprattutto, una storia decisamente gradevole.
In cima ad una lunga scalinata, due ragazzini litigano su quanti gradini abbia. Lui, che sostiene siano cento, è Kyosuke Kasuga, e ha appena cambiato città per l'ottava volta di seguito a causa della fastidiosa abitudine della sua famiglia di far scoprire alla gente i loro poteri ESP - di cui anche lui è dotato. Lei, Madoka Ayukawa - fermamente convinta che siano novantanove gradini - è all'apparenza dolce e femminile, ma nasconde un carattere complesso e soprattutto una reputazione da delinquente. All'oscuro di tutto ciò, Kyosuke se ne innamora immediatamente.
Di lì a poco il ragazzo finisce nella stessa classe di Madoka, e scopre quello che si dice sulla sua bella. I suoi sentimenti rimangono immutati, ma senza dubbio adesso è più difficile avvicinarsi a lei, sia per le voci che girano sia per il suo temperamento schivo e scostante.
Il fatto di dover nascondere i suoi poteri soprannaturali non aiuta di certo il povero Kyosuke, ma a complicare ancora di più le cose ci pensa Hikaru Hiyama, la migliore amica di Madoka. Avendo visto il ragazzo in un contesto in cui il suo vero carattere - sensibile e soprattutto indeciso - era nascosto questa si innamora di lui, credendo di essere ricambiata. Ayukawa, che nel frattempo comincia a provare a sua volta dei sentimenti per il ragazzo, decide di farsi da parte ed incoraggiare l'amica, promettendole che farà tutto il possibile per aiutarla a conquistarlo. Più facile a dirsi che a farsi, però. Kyosuke è un indeciso nato, e la paura di ferire l'una o l'altra lo paralizzano. E così, tra poteri sovrannaturali, gelosie reciproche e tanta, tanta indecisione, il triangolo amoroso appena nato cresce vigorosamente...
L'ingrediente principe del manga è senza dubbio il triangolo amoroso. Personalmente, però, trovo che questo termine sia un po' inadatto. Per quanto mi riguarda un buon triangolo amoroso deve avere due requisiti: tutte le parti coinvolte devono essere a conoscenza dei sentimenti di ciascuno, e l'esito non deve essere scontato. "Kimagure Orange Road" non rispetta questi criteri. Per prima cosa: è chiaro come il sole che Kyosuke sceglierà Madoka. La sua non è vera indecisione, quanto piuttosto paura di ferire i sentimenti di Hikaru, che egli per sua stessa ammissione vede più come una sorella. Continuando a parlare di Hikaru, quest'ultima nota solo nell'ultima parte dell'opera che a lei e a Madoka piace lo stesso ragazzo, e dire che sono amiche da anni. Ayukawa è probabilmente quella con la visione più completa, ma la situazione non cambia: come si fa a parlare di triangolo amoroso se uno dei suoi lati non sa di formare una figura?
Diciotto volumi per delle storie autoconclusive possono sembrare parecchi, ed effettivamente l'autore riprende più volte alcuni temi, come la partenza di Madoka per l'America o Kyosuke che, invitato dalle ragazze nello stesso periodo, cerca di andare a tutti e due gli appuntamenti in contemporanea. Tuttavia, il manga ha un asso della manica: i poteri ESP. Con questi il mangaka ha una libertà di azione praticamente infinita, perché non ci sono regole: così il nostro protagonista può tranquillamente viaggiare in mondi paralleli, tornare indietro nel tempo, trasformarsi in animale, essere ipnotizzato, ecc. Così l'opera diventa ancora più piacevole da leggere e perché no, imprevedibile.
I personaggi sono piuttosto tipizzati, eppure per il tipo di storia raccontato è l'approccio migliore. Kyosuke non è il classico santarellino degli shonen: è un vero adolescente e quindi governato dagli ormoni. Non nei primi numeri, ma successivamente l'opera si riempirà di parecchi riferimenti piccanti; per non parlare della marea di sogni erotici fatti dal nostro! Tutti questi pensieri poco casti rendono Kyosuke un personaggio realistico, e sicuramente per un ragazzino è facile immedesimarsi in lui.
Non si può proprio dire lo stesso di Madoka ed Hikaru, troppo antitetiche. La prima è resa con cura: ha un carattere complesso ma con una precisa etica, ed è evidente l'affetto che la lega alle persone a cui tiene. Anche i personaggi secondari danno qualche soddisfazione, come le sorelle del nostro e il suo cuginetto Kazuya, che fa tanto il so-tutto-io ma è molto più simile all'altro di quanto voglia credere. Discorso a parte, invece, per Hikaru: non solo destinata ad essere sempre seconda, ma rischia anche di essere poco simpatica, visto il suo infantilismo e la scarsa empatia. Sembra quasi che sia stata dipinta in maniera negativa apposta per favorire l'altra, prova ne sia che non compare nemmeno in tutte le storie.
Il tratto di Izumi Matsumoto è tipicamente anni '80, vale a dire piuttosto semplice e simile a quello di Rumiko Takahashi. Le figure sono disegnate in maniera rozza, a parte alcune eccezioni - un indizio: il suo nome inizia per M...- a tal punto che a volte è difficile distinguere Kyosuke da Kazuya. Prevalgono gli sfondi bianchi o neri, e i retini non vengono quasi mai usati. E' uno stile che può piacere o non piacere, ma è figlio nel bene e del male dell'epoca in cui venne disegnata la serie, e che comunque si evolve con il passare dei volumetti.
Che altro dire di "Kimagure Orange Road"? Un titolo importantissimo per capire i manga degli anni '80: e soprattutto, una storia decisamente gradevole.
Uno Zoo d'Inverno
7.0/10
Jiro Taniguchi, con "Uno zoo d'inverno", ci guida attraverso i sui ricordi di ragazzo, intento a muovere i primi passi verso quello che diventerà il suo meraviglioso lavoro: il fumettista. Hamaguchi, alter ego dell'autore, appena diciannovenne si appresta così a vivere i due anni che cambieranno per sempre la propria vita. Le sue scelte, unite a tanto lavoro ed una buona dose di fortuna, lo indirizzeranno verso il futuro che tutti conosciamo.
Taniguchi ci presenta il protagonista come un ragazzo timido ed introverso e, soprattutto, deluso, amareggiato dalla vita. I suoi sogni sembrano essere stati già stroncati prima ancora che egli abbia provato ad inseguirli. Poi, come tante volte accade nella vita, qualcosa di inaspettato cambia il corso degli eventi e tutto ha inizio. Come se fosse mancato un piccolo tassello per far sì che l'intero puzzle potesse essere iniziato.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, ma manca un approfondimento introspettivo che possa farceli comprendere appieno. Solo il protagonista gode di un trattamento privilegiato, ma anche nel suo caso impariamo a conoscerlo solamente grazie alle sue azioni quotidiane. C'è solo un brevissimo flash-back di un Hamaguchi bambino, che ci aiuta a decifrarne meglio la psiche, unito a qualche ricordo d'infanzia. Ciò che colpisce, invece, è l'attenzione posta nel descrivere l'importanza che hanno avuto determinate persone nel "creare" il Taniguchi autore. La maturazione artistica del ragazzo avviene quasi interamente grazie a queste presenze, che lo assistono e lo spronano continuamente.
Purtroppo non si può dire altrettanto dal punto di vista intellettuale; più che di una maturazione vera e propria, assistiamo all'ambientazione di Hama dopo il trasferimento. L'arco temporale narrato certo non è lunghissimo, ma una progressione in tal senso avrebbe giovato alla narrazione.
"Uno zoo d'inverno" è un manga ben scritto e sceneggiato; manca però quel "qualcosa", quella scintilla che sappia incantare e che magari faccia nascere il desiderio di un ulteriore approfondimento. Unico elemento che riesce ad emozionare abbastanza lo spettatore è la sofferta storia d'amore del protagonista. La lettura comunque scorre senza intoppi e riesce, pur narrando avvenimenti abbastanza normali, a tenere viva l'attenzione e la curiosità di chi legge.
A fare da cornice agli eventi è una Tokyo in fermento, quella degli anni sessanta. Taniguchi offre uno splendido spaccato sociale dell'epoca, riuscendo a ricrearne l'atmosfera, ed il lettore non può che rimanerne inebriato. Molto bella anche la ricostruzione della vita all'interno di uno studio, nel quale i vari ruoli si intersecano e sovrappongono in una fantastica catena di montaggio.
I disegni di Taniguchi sono, come sempre, estremamente puliti e precisi; il tratto è più che mai maturo. La città, ed in generale le location, sono minuziosamente ricostruite e più di una volta si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una foto.
L'edizione edita da Rizzoli presenta solamente i risvolti di copertina. Una sovraccoperta sarebbe stata auspicabile, visto che la rigidezza e il formato della copertina e della "quarta" rendono difficoltosa la lettura delle prime ed ultime pagine. Inoltre il verso di lettura è quello occidentale. Il formato generoso rende comunque piacevole la lettura e la carta utilizzata è di buon livello, seppure leggermente troppo rigida.
Taniguchi ci presenta il protagonista come un ragazzo timido ed introverso e, soprattutto, deluso, amareggiato dalla vita. I suoi sogni sembrano essere stati già stroncati prima ancora che egli abbia provato ad inseguirli. Poi, come tante volte accade nella vita, qualcosa di inaspettato cambia il corso degli eventi e tutto ha inizio. Come se fosse mancato un piccolo tassello per far sì che l'intero puzzle potesse essere iniziato.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati, ma manca un approfondimento introspettivo che possa farceli comprendere appieno. Solo il protagonista gode di un trattamento privilegiato, ma anche nel suo caso impariamo a conoscerlo solamente grazie alle sue azioni quotidiane. C'è solo un brevissimo flash-back di un Hamaguchi bambino, che ci aiuta a decifrarne meglio la psiche, unito a qualche ricordo d'infanzia. Ciò che colpisce, invece, è l'attenzione posta nel descrivere l'importanza che hanno avuto determinate persone nel "creare" il Taniguchi autore. La maturazione artistica del ragazzo avviene quasi interamente grazie a queste presenze, che lo assistono e lo spronano continuamente.
Purtroppo non si può dire altrettanto dal punto di vista intellettuale; più che di una maturazione vera e propria, assistiamo all'ambientazione di Hama dopo il trasferimento. L'arco temporale narrato certo non è lunghissimo, ma una progressione in tal senso avrebbe giovato alla narrazione.
"Uno zoo d'inverno" è un manga ben scritto e sceneggiato; manca però quel "qualcosa", quella scintilla che sappia incantare e che magari faccia nascere il desiderio di un ulteriore approfondimento. Unico elemento che riesce ad emozionare abbastanza lo spettatore è la sofferta storia d'amore del protagonista. La lettura comunque scorre senza intoppi e riesce, pur narrando avvenimenti abbastanza normali, a tenere viva l'attenzione e la curiosità di chi legge.
A fare da cornice agli eventi è una Tokyo in fermento, quella degli anni sessanta. Taniguchi offre uno splendido spaccato sociale dell'epoca, riuscendo a ricrearne l'atmosfera, ed il lettore non può che rimanerne inebriato. Molto bella anche la ricostruzione della vita all'interno di uno studio, nel quale i vari ruoli si intersecano e sovrappongono in una fantastica catena di montaggio.
I disegni di Taniguchi sono, come sempre, estremamente puliti e precisi; il tratto è più che mai maturo. La città, ed in generale le location, sono minuziosamente ricostruite e più di una volta si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una foto.
L'edizione edita da Rizzoli presenta solamente i risvolti di copertina. Una sovraccoperta sarebbe stata auspicabile, visto che la rigidezza e il formato della copertina e della "quarta" rendono difficoltosa la lettura delle prime ed ultime pagine. Inoltre il verso di lettura è quello occidentale. Il formato generoso rende comunque piacevole la lettura e la carta utilizzata è di buon livello, seppure leggermente troppo rigida.
Halcyon Lunch
8.0/10
Halcyon Lunch è stata una piacevole sorpresa. Non tanto per i contenuti manifestamente surreali, che ho apprezzato molto, ma per il fatto che queste esilaranti assurdità siano state scritte e disegnate da mr. Hiroaki Samura. Sono quindi rimasto sorpreso nel constatare questo suo aspetto ironico e giocoso, così distante dalle atmosfere dell'altra sua opera che ho avuto il piacere di leggere ("L'Immortale"), eppure così spontaneo. Si può dire infatti che il caro Hiroaki con il linguaggio del surreale e dell'ironia ci sa proprio fare, credo fosse dai volumi di GTO che un manga non mi faceva sbaccanare in maniera così sincera. Le cosiddette boiate abbondano, accompagnate da continui fori nella quarta parete che permettono ai personaggi di parlare con il lettore oppure di fare osservazioni sulle vignette e sul fumetto stesso.
Altra componente del particolare linguaggio di Halcyon Lunch sono le tantissime citazioni al mondo del fumetto ma anche a quello dei videogiochi e della musica, campi che l'autore conosce abbastanza da riuscire a scherzarci sopra, a farli parte di un "gioco semantico" estremamente sfaccettato. È proprio questo trascinante gioco semantico che fa di Halcyon Lunch una lettura scorrevole e divertente, le situazioni sopra le righe che lo caratterizzano giocano ora con un argomento ora con quell'altro, senza dimenticarsi di dare la giusta attenzione a quella che è la trama principale. Le citazioni più frequenti mi sono sembrate quelle di Hirohiko Araki, autore di quella perla che è Jojo, per certi versi affine a questo fumetto. Ritroviamo anche qui l'estro e l' oltre realtà presenti nelle bizzarre avventure, pur se declinati in maniera estremamente diversa e rivolti ad un target distante.
Tutto ciò potrebbe far pensare ad Halcyon Lunch come a un divertissement fine a se stesso dell'autore - ed in parte è vero - ma non mancano i momenti drammatici e ricchi di pathos e sotto la piacevolissima superficie surreale si intravede una forte critica ambientale. La leggerezza con cui i personaggi affrontano le incredibili vicende trasmette quel non so che di "take it easy", quasi l'autore volesse ricordarci anche di non prendere il giro di giostra troppo seriamente, elogiando al contempo la fantasia e il surreale. Guardare senza meraviglia un pesce coltellino svizzero che se ne va sulle due gambe, farsi la vacanza in una bidonville con cinque clochard hippie, un alieno e una fumatrice assidua di marijuana...cose così. L'autore sa cogliere l'ironia che si cela dietro questi aspetti e la sfrutta per farci divertire ma anche per farci pensare.
Il registro narrativo infatti, oltre a essere molto vivace, è sempre in bilico fra il serio e il faceto e sa suggerire dei momenti profondi che risultano comunque ben amalgamati alle restanti assurdità. Lo stile di disegno è praticamente perfetto, le abilità di Samura come illustratore si confermano anche in quest'opera con un tratto pulito e dettagliato seppur personale e graffiante, alle volte "slavato" come un disegno a matita su carta; si ha inoltre un'ottima sensazione di dinamismo nelle scene più concitate e le trovate stilistiche originali si sprecano. A un occhio inesperto come il mio la qualità dell'edizione sembra ottima, solida e dalla carta bianchissima, sovraccoperta e alcune pagine a colori per un prezzo non esorbitante.
Se siete amanti del non-sense o delle letture divertenti mi sento di consigliarvi caldamente questo fumetto, ancor più se si considera che è composto di soli due volumi. Se invece mal sopportate il surreale e le continue referenze potrebbe non fare per voi, ma se vi ho incuriosito anche solo un pochino provateci, potrebbe sorprendervi. Per me è stata una lettura coinvolgente ma soprattutto divertente, la cui distanza dall'opera classica di Samura mi ha fatto valutare ancor di più un autore di cui ormai ho una profonda stima.
Altra componente del particolare linguaggio di Halcyon Lunch sono le tantissime citazioni al mondo del fumetto ma anche a quello dei videogiochi e della musica, campi che l'autore conosce abbastanza da riuscire a scherzarci sopra, a farli parte di un "gioco semantico" estremamente sfaccettato. È proprio questo trascinante gioco semantico che fa di Halcyon Lunch una lettura scorrevole e divertente, le situazioni sopra le righe che lo caratterizzano giocano ora con un argomento ora con quell'altro, senza dimenticarsi di dare la giusta attenzione a quella che è la trama principale. Le citazioni più frequenti mi sono sembrate quelle di Hirohiko Araki, autore di quella perla che è Jojo, per certi versi affine a questo fumetto. Ritroviamo anche qui l'estro e l' oltre realtà presenti nelle bizzarre avventure, pur se declinati in maniera estremamente diversa e rivolti ad un target distante.
Tutto ciò potrebbe far pensare ad Halcyon Lunch come a un divertissement fine a se stesso dell'autore - ed in parte è vero - ma non mancano i momenti drammatici e ricchi di pathos e sotto la piacevolissima superficie surreale si intravede una forte critica ambientale. La leggerezza con cui i personaggi affrontano le incredibili vicende trasmette quel non so che di "take it easy", quasi l'autore volesse ricordarci anche di non prendere il giro di giostra troppo seriamente, elogiando al contempo la fantasia e il surreale. Guardare senza meraviglia un pesce coltellino svizzero che se ne va sulle due gambe, farsi la vacanza in una bidonville con cinque clochard hippie, un alieno e una fumatrice assidua di marijuana...cose così. L'autore sa cogliere l'ironia che si cela dietro questi aspetti e la sfrutta per farci divertire ma anche per farci pensare.
Il registro narrativo infatti, oltre a essere molto vivace, è sempre in bilico fra il serio e il faceto e sa suggerire dei momenti profondi che risultano comunque ben amalgamati alle restanti assurdità. Lo stile di disegno è praticamente perfetto, le abilità di Samura come illustratore si confermano anche in quest'opera con un tratto pulito e dettagliato seppur personale e graffiante, alle volte "slavato" come un disegno a matita su carta; si ha inoltre un'ottima sensazione di dinamismo nelle scene più concitate e le trovate stilistiche originali si sprecano. A un occhio inesperto come il mio la qualità dell'edizione sembra ottima, solida e dalla carta bianchissima, sovraccoperta e alcune pagine a colori per un prezzo non esorbitante.
Se siete amanti del non-sense o delle letture divertenti mi sento di consigliarvi caldamente questo fumetto, ancor più se si considera che è composto di soli due volumi. Se invece mal sopportate il surreale e le continue referenze potrebbe non fare per voi, ma se vi ho incuriosito anche solo un pochino provateci, potrebbe sorprendervi. Per me è stata una lettura coinvolgente ma soprattutto divertente, la cui distanza dall'opera classica di Samura mi ha fatto valutare ancor di più un autore di cui ormai ho una profonda stima.
Ho riletto il manga per intero non troppo tempo fa e mi ha fatto ancora un certo effetto, soprattutto la figura di Sabrina, pur dovendo ammettere che tutta quell'interminabile serie di incomprensioni e indecisioni sia stata tirata troppo per le lunghe e possa venire a noia da un certo punto in poi sembrando qualcosa di fortemente ripetitivo.
I poteri paranormali del protagonista - per me- se non ci fossero stati sarebbe uscita fuori una storia anche migliore, un po' più breve e decisamente più realistica, forse anche più romantica.
Di Jiro Taniguchi purtroppo non riesco ad apprezzare i disegni, sempre troppo puliti.
Uno zoo d'inverno è stato davvero una bella lettura, sicuramente caratterizzato da molti elementi autobiografici che aiutano a entrare facilmente nella testa dell'autore.
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