Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Oregairu 2, Alps Monogatari Watashi no Annette e Ore Twintails ni Narimasu.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Recensione di skywatcher
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"Yahari Ore no Seishun Love Come wa Machigatte Iru. Zoku" (o più semplicemente "Oregairu. Zoku") è il sequel di "Oregairu", anime fedelmente tratto dalla splendida light novel di Wataru Watari.
La storia riprende dal punto in cui si era fermata la prima stagione, pertanto ritroviamo la stessa ambientazione e gli stessi i personaggi. Tuttavia, mentre la prima (ottima) serie si era focalizzata sulla caratterizzazione dei protagonisti e in particolare sulla cesellatura della figura di Hachiman e della sua filosofia, in questa seconda stagione il tema centrale è lo sviluppo e l'evoluzione dei personaggi. Questo determina non solo un netto cambio di registro nella narrazione, ma produce di fatto anche un salto di qualità dell'opera, che diviene una vera storia di formazione, che esplora la natura e le dinamiche dei rapporti interpersonali.
Ma cos'è che innesca questo sviluppo nella trama? Sappiamo che le soluzioni proposte da Hachiman alle richieste fatte al service club consistevano nell'affrontare direttamente il problema nel modo più diretto ed efficace possibile, trascurando però tutti gli effetti negativi (soprattutto su Hachiman stesso) che queste soluzioni spesso comportavano. Hachiman continua a usare i suoi metodi anche all'inizio di questa seconda stagione, ma il suo modus operandi comincia presto a ferire le persone che a lui tengono, Yukino e Yui, per le quali anche Hachiman stesso inizia a provare affetto. Ciò innesca una serie di incomprensioni nel loro rapporto, uno stallo dal quale il protagonista potrà uscire solo iniziando a domandarsi cosa veramente egli cerchi negli altri e cosa egli sia disposto a sacrificare della filosofia nella quale si era barricato.
"Oregairu. Zoku" risulta di fatto un'opera che ridefinisce i canoni della commedia romantica, semplicemente perché ha ben poco da spartire con gli anime classici di questa categoria. I personaggi si allontanano dagli stereotipi del genere e mostrano uno spessore psicologico strabiliante, tanto che ciascuno di essi, preso singolarmente, potrebbe benissimo sostenere l'intera serie. Alla fine il triangolo sentimentale diviene solo uno dei tanti aspetti della narrazione, e nemmeno il principale.
In molti episodi il tono più leggero che caratterizzava la prima stagione è accantonato per lasciare spazio a tensione e riflessioni che generano un ritmo emotivo molto più incalzante e un intreccio psicologico complesso e profondo.
Qual è la natura del nostro vero "io" e quanto questo dipende da quello che gli altri vogliono vedere in noi? Sono possibili rapporti reali, genuini, oppure nel rapportarci agli altri inevitabilmente nascondiamo qualcosa di noi? Cosa porta alcuni di noi a dipendere dagli altri tanto da essere incapaci di fare le nostre scelte? Queste e altre domande emergono nel corso dei tredici episodi della serie, che forse sono davvero troppo pochi per un'opera di tale respiro e profondità.
Se ci sarà qualcuno (e ahimé ci sarà...) che criticherà la serie per il finale totalmente aperto (d'altronde la light novel è ancora in corso...) o perché non si saprà chi vince o perde nel triangolo amoroso, beh... allora questo qualcuno avrà totalmente perso il vero punto centrale della storia.
"Oregairu. Zoku" è infatti un anime rivolto a chi sa apprezzare una vera storia di crescita. Molti di noi che sono passati per esperienza diretta in circostanze simili si potranno identificare in tante situazioni e stati d'animo, nei pensieri contorti e nelle paure dei protagonisti. Un percorso spesso sofferto, come soltanto i sentimenti dei giovani possono essere. La storia di come tre amici chiusi in sé stessi per diversi motivi possano riuscire ad emergere dal loro guscio, attraverso tensioni, dubbi, tristezza e sorrisi.
Sebbene i momenti romantici siano pochi, proprio per il fatto di essere rari essi acquisiscono una forza e un potere di suggestione incredibili, anche grazie a un comparto tecnico e a una regia magistrali. Mi preme sottolineare in particolare la straordinaria cura per i dettagli nelle scene chiave: i primi piani dei volti, ogni piccolo movimento o gesto, i suoni, i colori delle ambientazioni, il voice acting fantastico... tutto è così espressivo e carico di significato che è impossibile non restarne colpiti. Tre scene esemplari a questo riguardo sono ad esempio quella di Yui e il suo "suki nano" (ep. 4), la scena della richiesta di Hachiman ("honmoto", ep. 8) e la scena finale della serie (ep. 13). Magnifiche!
Siamo partiti dall'autoisolamento e dal cinismo, e siamo arrivati alla crescita, alla ricerca di un'identità, al capire che è attraverso un rapporto genuino con gli altri che realmente possiamo non solo capire chi realmente essi siano, ma anche definire il nostro vero io.
E qui è la vera bellezza di "Oregairu": i personaggi cambiano con gli eventi e gli eventi cambiano i personaggi. In modo sottile ma continuo, in modo naturale e senza forzature. E noi accompagniamo i protagonisti in questa evoluzione, condividendo le loro sensazioni, le loro scoperte e cambiando insieme a loro!
Così, mentre nella prima stagione parteggiavamo per Hachiman e il suo modo di essere, solo contro il mondo, chiuso in una disperata difesa dei propri principi, durante la seconda stagione facciamo il tifo affinché egli esca allo scoperto mostrando i suoi sentimenti e riesca ad emendare il suo modo di essere, così da costruire un legame reale con gli altri, a costo di lottare, di soffrire e di ferire anche le persone care. Questa è la strada che Hachiman intraprende, un passo alla volta, faticosamente... e insieme a lui Yui (per me il miglior personaggio della stagione), che si rivelerà molto più matura di quanto pensiamo, e Yukino, che cercherà di liberarsi dalle sue paure.
"Oregairu. Zoku" è questo percorso, questa ricerca, questa conquista, tratteggiati attraverso sorrisi, lacrime, riflessioni e poesia. Che cosa si può chiedere di più a un anime? Capolavoro.
La storia riprende dal punto in cui si era fermata la prima stagione, pertanto ritroviamo la stessa ambientazione e gli stessi i personaggi. Tuttavia, mentre la prima (ottima) serie si era focalizzata sulla caratterizzazione dei protagonisti e in particolare sulla cesellatura della figura di Hachiman e della sua filosofia, in questa seconda stagione il tema centrale è lo sviluppo e l'evoluzione dei personaggi. Questo determina non solo un netto cambio di registro nella narrazione, ma produce di fatto anche un salto di qualità dell'opera, che diviene una vera storia di formazione, che esplora la natura e le dinamiche dei rapporti interpersonali.
Ma cos'è che innesca questo sviluppo nella trama? Sappiamo che le soluzioni proposte da Hachiman alle richieste fatte al service club consistevano nell'affrontare direttamente il problema nel modo più diretto ed efficace possibile, trascurando però tutti gli effetti negativi (soprattutto su Hachiman stesso) che queste soluzioni spesso comportavano. Hachiman continua a usare i suoi metodi anche all'inizio di questa seconda stagione, ma il suo modus operandi comincia presto a ferire le persone che a lui tengono, Yukino e Yui, per le quali anche Hachiman stesso inizia a provare affetto. Ciò innesca una serie di incomprensioni nel loro rapporto, uno stallo dal quale il protagonista potrà uscire solo iniziando a domandarsi cosa veramente egli cerchi negli altri e cosa egli sia disposto a sacrificare della filosofia nella quale si era barricato.
"Oregairu. Zoku" risulta di fatto un'opera che ridefinisce i canoni della commedia romantica, semplicemente perché ha ben poco da spartire con gli anime classici di questa categoria. I personaggi si allontanano dagli stereotipi del genere e mostrano uno spessore psicologico strabiliante, tanto che ciascuno di essi, preso singolarmente, potrebbe benissimo sostenere l'intera serie. Alla fine il triangolo sentimentale diviene solo uno dei tanti aspetti della narrazione, e nemmeno il principale.
In molti episodi il tono più leggero che caratterizzava la prima stagione è accantonato per lasciare spazio a tensione e riflessioni che generano un ritmo emotivo molto più incalzante e un intreccio psicologico complesso e profondo.
Qual è la natura del nostro vero "io" e quanto questo dipende da quello che gli altri vogliono vedere in noi? Sono possibili rapporti reali, genuini, oppure nel rapportarci agli altri inevitabilmente nascondiamo qualcosa di noi? Cosa porta alcuni di noi a dipendere dagli altri tanto da essere incapaci di fare le nostre scelte? Queste e altre domande emergono nel corso dei tredici episodi della serie, che forse sono davvero troppo pochi per un'opera di tale respiro e profondità.
Se ci sarà qualcuno (e ahimé ci sarà...) che criticherà la serie per il finale totalmente aperto (d'altronde la light novel è ancora in corso...) o perché non si saprà chi vince o perde nel triangolo amoroso, beh... allora questo qualcuno avrà totalmente perso il vero punto centrale della storia.
"Oregairu. Zoku" è infatti un anime rivolto a chi sa apprezzare una vera storia di crescita. Molti di noi che sono passati per esperienza diretta in circostanze simili si potranno identificare in tante situazioni e stati d'animo, nei pensieri contorti e nelle paure dei protagonisti. Un percorso spesso sofferto, come soltanto i sentimenti dei giovani possono essere. La storia di come tre amici chiusi in sé stessi per diversi motivi possano riuscire ad emergere dal loro guscio, attraverso tensioni, dubbi, tristezza e sorrisi.
Sebbene i momenti romantici siano pochi, proprio per il fatto di essere rari essi acquisiscono una forza e un potere di suggestione incredibili, anche grazie a un comparto tecnico e a una regia magistrali. Mi preme sottolineare in particolare la straordinaria cura per i dettagli nelle scene chiave: i primi piani dei volti, ogni piccolo movimento o gesto, i suoni, i colori delle ambientazioni, il voice acting fantastico... tutto è così espressivo e carico di significato che è impossibile non restarne colpiti. Tre scene esemplari a questo riguardo sono ad esempio quella di Yui e il suo "suki nano" (ep. 4), la scena della richiesta di Hachiman ("honmoto", ep. 8) e la scena finale della serie (ep. 13). Magnifiche!
Siamo partiti dall'autoisolamento e dal cinismo, e siamo arrivati alla crescita, alla ricerca di un'identità, al capire che è attraverso un rapporto genuino con gli altri che realmente possiamo non solo capire chi realmente essi siano, ma anche definire il nostro vero io.
E qui è la vera bellezza di "Oregairu": i personaggi cambiano con gli eventi e gli eventi cambiano i personaggi. In modo sottile ma continuo, in modo naturale e senza forzature. E noi accompagniamo i protagonisti in questa evoluzione, condividendo le loro sensazioni, le loro scoperte e cambiando insieme a loro!
Così, mentre nella prima stagione parteggiavamo per Hachiman e il suo modo di essere, solo contro il mondo, chiuso in una disperata difesa dei propri principi, durante la seconda stagione facciamo il tifo affinché egli esca allo scoperto mostrando i suoi sentimenti e riesca ad emendare il suo modo di essere, così da costruire un legame reale con gli altri, a costo di lottare, di soffrire e di ferire anche le persone care. Questa è la strada che Hachiman intraprende, un passo alla volta, faticosamente... e insieme a lui Yui (per me il miglior personaggio della stagione), che si rivelerà molto più matura di quanto pensiamo, e Yukino, che cercherà di liberarsi dalle sue paure.
"Oregairu. Zoku" è questo percorso, questa ricerca, questa conquista, tratteggiati attraverso sorrisi, lacrime, riflessioni e poesia. Che cosa si può chiedere di più a un anime? Capolavoro.
Là sui Monti con Annette
9.0/10
"Là sui monti come Annette
dove il cielo è sempre blu
Là con Dany e con Lucien
vieni, vieni anche tu!"
Così attacca il ritornello intonato dall'allegra voce della D'Avena, ormai storica interprete di decine e decine di sigle di cartoni animati, lasciando intendere che ci troviamo di fronte a una simpatica serie di vicende di bimbi fra i verdi paesaggi di montagna, qualcosa di simile al più famoso "Heidi".
Ebbene, nulla di più ingannevole!
"Arupusu Monogatari Watashi no Annetto", "Là sui monti con Annette", appunto, è un meisaku del 1983 appartenente al World Masterpiece Theater ed è tratto dal romanzo Patricia M. St. John "Tesori tra la neve". L'inizio è apparentemente spensierato e ci mostra la vita di questi bambini di un piccolo villaggio (realmente esistente) fra le Alpi, divisi fra scuola, lavoretti di casa e giochi nei prati e sulla neve: Annette e Lucien sono amici per la pelle, lei vive con i genitori e la mamma è in attesa di un altro bimbo, desiderato anche dalla futura sorella maggiore. Insomma, tutto sembrerebbe dare ragione alla D'Avena, ma già dopo un paio di episodi le atmosfere iniziano a cambiare, un evento che dovrebbe essere esclusivamente gioioso rivela le sue possibili tragiche conseguenze; e, come se ciò non bastasse, dopo un salto temporale di cinque anni ci si prepara a quello che sarà il dramma principale della vicenda, che trascinerà in un modo e in un altro i vari personaggi verso gli eventi successivi fino al finale. E così, una storia in apparenza infantile assume toni estremamente adulti.
Certo, questa non è una novità per un meisaku, ma lo è il fatto che non ne sono gli adulti la causa scatenante, il tutto nasce da una questione fra bambini e verrà risolto in buona parte fra di loro. Mentre negli altri meisaku buona parte delle disgrazie dei bambini sono causate da adulti senza scrupoli, qui gli adulti sono buoni, gentili, la loro presenza è collegata per lo più a vicende positive; al contrario, sono i bambini a covare sentimenti negativi, i loro visi talvolta sono deformati da espressioni persino grottesche, per rendere ottimamente la situazione e i loro stato d'animo (il culmine viene raggiunto nella scena di Annette che tiene fra le mani l'arca di Noè di legno, non anticipo altro per non spoilerare). Nessun bambino è perfetto, nemmeno la principale vittima della situazione, e non lo dico solo per la sua vocina irritante! In particolare, Annette e Lucien non sono mostri di simpatia, lei è totalmente diversa dalla solare Heidi, ma in compenso sono personaggi estremamente umani, che hanno ciascuno la propria grande crescita personale, un po' per le difficoltà della vita e un po' per l'essersi trovati a soli dodici anni di fronte a circostanze così gravi, ciascuno dal suo punto di vista.
Questa particolarità, se da un lato può rendere questo anime meno gradevole per i bambini, anche per la difficoltà nell'immedesimazione nei propri coetanei, rende dall'altro la serie più adatta a un pubblico maturo e quindi più capace di comprendere la complessità di una situazione in cui si riesce facilmente a prendere le parti dell'uno o dell'altro.
Una storia intensa, che tratta temi duri, come la colpa, il rancore, il riscatto, il perdono e anche il bullismo, che in comune con "Heidi" ha esclusivamente l'ambientazione e l'importanza di temi religiosi (molto marginali nell'anime di Isao Takahata, ma molto più importanti nel libro della Spyri, in cui la nonna di Clara è un personaggio estremamente religioso, alquanto simile alla prozia Claude di Annette).
Finalmente ieri sono riuscita a vedere anche il film (il cui titolo è come il libro), ma, per quanto esso sia gradevole, in meno di due ore la storia non viene resa altrettanto bene, lasciando oscuri alcuni punti che in una serie di così ampio respiro ("Là sui monti con Annette" conta quarantotto episodi) trovano tutti ampia spiegazione e il giusto spazio.
Infine non posso non menzionare positivamente character design, animazione e doppiaggio, con voci perfettamente adatte ai personaggi.
Da piccola non apprezzavo particolarmente questo anime, perché riuscivo a cogliervi soltanto l'antipatia dei due protagonisti, ma, rivedendolo a distanza di tanto tempo, mi rendo conto di quanto fosse superficiale la mia valutazione di una serie ingiustamente sminuita.
Voto globale: 9
dove il cielo è sempre blu
Là con Dany e con Lucien
vieni, vieni anche tu!"
Così attacca il ritornello intonato dall'allegra voce della D'Avena, ormai storica interprete di decine e decine di sigle di cartoni animati, lasciando intendere che ci troviamo di fronte a una simpatica serie di vicende di bimbi fra i verdi paesaggi di montagna, qualcosa di simile al più famoso "Heidi".
Ebbene, nulla di più ingannevole!
"Arupusu Monogatari Watashi no Annetto", "Là sui monti con Annette", appunto, è un meisaku del 1983 appartenente al World Masterpiece Theater ed è tratto dal romanzo Patricia M. St. John "Tesori tra la neve". L'inizio è apparentemente spensierato e ci mostra la vita di questi bambini di un piccolo villaggio (realmente esistente) fra le Alpi, divisi fra scuola, lavoretti di casa e giochi nei prati e sulla neve: Annette e Lucien sono amici per la pelle, lei vive con i genitori e la mamma è in attesa di un altro bimbo, desiderato anche dalla futura sorella maggiore. Insomma, tutto sembrerebbe dare ragione alla D'Avena, ma già dopo un paio di episodi le atmosfere iniziano a cambiare, un evento che dovrebbe essere esclusivamente gioioso rivela le sue possibili tragiche conseguenze; e, come se ciò non bastasse, dopo un salto temporale di cinque anni ci si prepara a quello che sarà il dramma principale della vicenda, che trascinerà in un modo e in un altro i vari personaggi verso gli eventi successivi fino al finale. E così, una storia in apparenza infantile assume toni estremamente adulti.
Certo, questa non è una novità per un meisaku, ma lo è il fatto che non ne sono gli adulti la causa scatenante, il tutto nasce da una questione fra bambini e verrà risolto in buona parte fra di loro. Mentre negli altri meisaku buona parte delle disgrazie dei bambini sono causate da adulti senza scrupoli, qui gli adulti sono buoni, gentili, la loro presenza è collegata per lo più a vicende positive; al contrario, sono i bambini a covare sentimenti negativi, i loro visi talvolta sono deformati da espressioni persino grottesche, per rendere ottimamente la situazione e i loro stato d'animo (il culmine viene raggiunto nella scena di Annette che tiene fra le mani l'arca di Noè di legno, non anticipo altro per non spoilerare). Nessun bambino è perfetto, nemmeno la principale vittima della situazione, e non lo dico solo per la sua vocina irritante! In particolare, Annette e Lucien non sono mostri di simpatia, lei è totalmente diversa dalla solare Heidi, ma in compenso sono personaggi estremamente umani, che hanno ciascuno la propria grande crescita personale, un po' per le difficoltà della vita e un po' per l'essersi trovati a soli dodici anni di fronte a circostanze così gravi, ciascuno dal suo punto di vista.
Questa particolarità, se da un lato può rendere questo anime meno gradevole per i bambini, anche per la difficoltà nell'immedesimazione nei propri coetanei, rende dall'altro la serie più adatta a un pubblico maturo e quindi più capace di comprendere la complessità di una situazione in cui si riesce facilmente a prendere le parti dell'uno o dell'altro.
Una storia intensa, che tratta temi duri, come la colpa, il rancore, il riscatto, il perdono e anche il bullismo, che in comune con "Heidi" ha esclusivamente l'ambientazione e l'importanza di temi religiosi (molto marginali nell'anime di Isao Takahata, ma molto più importanti nel libro della Spyri, in cui la nonna di Clara è un personaggio estremamente religioso, alquanto simile alla prozia Claude di Annette).
Finalmente ieri sono riuscita a vedere anche il film (il cui titolo è come il libro), ma, per quanto esso sia gradevole, in meno di due ore la storia non viene resa altrettanto bene, lasciando oscuri alcuni punti che in una serie di così ampio respiro ("Là sui monti con Annette" conta quarantotto episodi) trovano tutti ampia spiegazione e il giusto spazio.
Infine non posso non menzionare positivamente character design, animazione e doppiaggio, con voci perfettamente adatte ai personaggi.
Da piccola non apprezzavo particolarmente questo anime, perché riuscivo a cogliervi soltanto l'antipatia dei due protagonisti, ma, rivedendolo a distanza di tanto tempo, mi rendo conto di quanto fosse superficiale la mia valutazione di una serie ingiustamente sminuita.
Voto globale: 9
Gonna Be the Twin-Tail!!
6.0/10
Ricavato da una serie di light novel di Yume Mizusawa e Ayumu Kasuga, Ore Twintail ni Narimasu ha fatto parte del gruppo di anime trasmessi durante la stagione autunnale del 2014.
Al centro di tutto c'è Souji Mitsuka, liceale con la passione (ovvero il feticcio) per la "tipica" pettinatura femminile dei doppi codini, cioè i twintail. Guarda caso però, i codini sembra che siano anche una delle sorgenti di potere della galassia, e "u sindacato" di razze aliene vuole appropriarsene completamente. Dall'incontro con la bella aliena Thouars, Souji acquisirà il potere di trasformarsi nella guerriera bi-codinata Tail Red, e insieme all'amica d'infanzia Aika e alla presidente del consiglio studentesco della sua scuola, che si uniranno a lui nei panni di Tail Blue e Tail Yellow, dovrà fronteggiare gli invasori.
Stanti delle premesse che potevano far presagire una storia con molto service ed ecchi in varie dosi, Twintail si dimostra invece come una divertente e frizzante parodia di tutto quello che è il genere dei supereroi mascherati giapponesi, Kamen Rider, sentai ed equiparati. Qui gli eroi, anzi le eroine, tanto mascherate non sono, ma tutti gli altri elementi li ritroviamo tutti: grotteschi mostri rettiloidi e non, dinamiche delle battaglie e relative esplosioni, c'è pure il guerriero passato al lato oscuro. Solo che al posto delle diatribe tra bene e male e il classico elogio della determinazione degli eroi, ci sono allegre fanfaronate e disquisizioni sui codini e altre manie feticiste, dalle tette, al gender-bender, agli occhiali. Tutto però applicato con mestiere al genere, realizzando vette trash piuttosto ben riuscite (dietro il progetto, del resto, c'è anche lo sceneggiatore dei famigerati "Akiba-Rangers").
In realtà un po' di ecchi ci sarebbe anche, ci pensa un po' Thouars a portare del pepe, però in larga parte è visto in chiave comica con le compagne d'armi di Souji a fare da valide "spalle".
Visto in chiave parodistica dei sentai e compagnia cantante, Twintails funziona anche abbastanza, e senza questa chiave di lettura sarebbe anche abbastanza nonsense. Complessivamente il tutto è realizzato abbastanza discretamente, ma sono da registrare anche dei notevoli cali nei disegni e nelle animazioni nella seconda parte della serie, segno che il budget non era molto alto fin dall'inizio.
Buone le musiche, in pieno tema "supereroistico", e buona performance anche del cast di doppiaggio in buona parte preso da "Chuunibyou", con la "star" Maaya Uchida che canta anche l'opening della serie. Molto meglio però il terzetto Red, Blue e Yellow nell'ending.
Insomma, Ore Twintails ni Narimasu è un titolo nel complesso discreto che, più che per la storia in sé, riesce bene nel suo approccio parodistico al genere degli eroi mascherati. Dal buon ritmo nella prima parte, un po' meno nella seconda, non senza qualche sbadiglio. Peccato per gli affossamenti nel livello tecnico.
Chi non vorrebbe diventare una ragazza coi codini dunque?
Al centro di tutto c'è Souji Mitsuka, liceale con la passione (ovvero il feticcio) per la "tipica" pettinatura femminile dei doppi codini, cioè i twintail. Guarda caso però, i codini sembra che siano anche una delle sorgenti di potere della galassia, e "u sindacato" di razze aliene vuole appropriarsene completamente. Dall'incontro con la bella aliena Thouars, Souji acquisirà il potere di trasformarsi nella guerriera bi-codinata Tail Red, e insieme all'amica d'infanzia Aika e alla presidente del consiglio studentesco della sua scuola, che si uniranno a lui nei panni di Tail Blue e Tail Yellow, dovrà fronteggiare gli invasori.
Stanti delle premesse che potevano far presagire una storia con molto service ed ecchi in varie dosi, Twintail si dimostra invece come una divertente e frizzante parodia di tutto quello che è il genere dei supereroi mascherati giapponesi, Kamen Rider, sentai ed equiparati. Qui gli eroi, anzi le eroine, tanto mascherate non sono, ma tutti gli altri elementi li ritroviamo tutti: grotteschi mostri rettiloidi e non, dinamiche delle battaglie e relative esplosioni, c'è pure il guerriero passato al lato oscuro. Solo che al posto delle diatribe tra bene e male e il classico elogio della determinazione degli eroi, ci sono allegre fanfaronate e disquisizioni sui codini e altre manie feticiste, dalle tette, al gender-bender, agli occhiali. Tutto però applicato con mestiere al genere, realizzando vette trash piuttosto ben riuscite (dietro il progetto, del resto, c'è anche lo sceneggiatore dei famigerati "Akiba-Rangers").
In realtà un po' di ecchi ci sarebbe anche, ci pensa un po' Thouars a portare del pepe, però in larga parte è visto in chiave comica con le compagne d'armi di Souji a fare da valide "spalle".
Visto in chiave parodistica dei sentai e compagnia cantante, Twintails funziona anche abbastanza, e senza questa chiave di lettura sarebbe anche abbastanza nonsense. Complessivamente il tutto è realizzato abbastanza discretamente, ma sono da registrare anche dei notevoli cali nei disegni e nelle animazioni nella seconda parte della serie, segno che il budget non era molto alto fin dall'inizio.
Buone le musiche, in pieno tema "supereroistico", e buona performance anche del cast di doppiaggio in buona parte preso da "Chuunibyou", con la "star" Maaya Uchida che canta anche l'opening della serie. Molto meglio però il terzetto Red, Blue e Yellow nell'ending.
Insomma, Ore Twintails ni Narimasu è un titolo nel complesso discreto che, più che per la storia in sé, riesce bene nel suo approccio parodistico al genere degli eroi mascherati. Dal buon ritmo nella prima parte, un po' meno nella seconda, non senza qualche sbadiglio. Peccato per gli affossamenti nel livello tecnico.
Chi non vorrebbe diventare una ragazza coi codini dunque?
Innanzitutto non c'è tutto questo "approfondimento psicologico". Anzi... c'è una certa sterotipizzazione.
Per esempio, l'aumento di spazio per la sorellina (messa li apposta in quanto "sorellina") o l'aggiunta di una "vecchia conoscente" sono chiari esempi per incentivare un velato (più o meno) effetto harem.
C'era perfino un intero episodio dedicato a una "pseudo-route" fra il protagonista e la prof (il tutto velato, ovviamente, ma comunque presente).
E non ridefinisce i canoni della commedia romantica, visto che alla fine usa e abusa di certi espedienti frequentissimi (fra i quali quelli che ho già scritto, come vecchia conoscenza, sorellina e robe del genere).
E al tipo biondo, ogni volta che diceva "io non sono come mi dipingete/credete (molto wannabe figo), gli avrei tagliato volentieri la testa .
Per il resto ci sono altre criticità, ma sono generalmente condivise con la prima stagione e per questo non mi dilungo oltre. Fatto sta che il comparto personaggi di certo NON migliora in quest'opera.
Grazie a nome di tutti coloro che recensiscono.
Ma collegare il cervello prima di scrivere certe cose è un tabù?
O lo ritenete un procedimento lungo e piuttosto noioso?
Le devo leggere per forza le recensioni? Ah cazzo ho scambiato i pollici per il voto. Lui gli ha dato 10 all'anime non 6. Vabbè, pazienza.
Temo tu si sia perso una parte anche abbastanza significativa del discorso portato avanti nella seconda serie.
Sì, Hachiman ha sempre risolto i problemi facendo la parte del cattivo, aiutando gli altri a proprio discapito, ma c'è un altro, forse anche più importante, problema nel modo in cui li ha risolti... e sta nel fatto che non ha mai risolto i problemi.
Non ha risolto l'isolamento di Rumi, non ha reso giustizia sull'organizzazione del festival e non ha fatto sì che lo sfigato biondo si mettesse con Hina, ha chiuso le vicenda ingannando tutti e assumendo il ruolo del cattivo.
Ma Rumi è ancora sola, la tizia che ha organizzato il festival l'ha passata liscia nonostante il comportamento ignobile e lo sfigato è ancora lì ad aspettare il momento propizio.
E in più per non distruggere il club a cui tanto era legato imbroglia nelle elezioni pur di far eleggere un'altra studentessa, invece di confrontarsi con Yukino e Yui.
Parla di genuinità ed è la prima persona a ricorrere all'inganno.
E questa è una delle cose che Yukino non accetta di Hachiman, e uno dei cambiamenti più importanti del modo di agire dei 3 (+1), dal metodo Hachiman della "prima serie" al lavoro di tutti così da risolvere il problema vero, una volta per tutte.
Non ritengo che Oregairu sia un titolo della madonna che merita di essere ricordato nei secoli a venire, però alcuni discorsi quantomeno sensati (nell'ottica della serie) li porta avanti e credo sia giusto evidenziarli, anche perché guardando solamente l'anime mi rendo conto di come sia difficile seguire tutto per bene vista la grande sintetizzazione e l'ovvia assenza dei monologhi (ad esempio la parte del figaccione biondo di cui si lamenta Meganoide è stata veramente tagliuzzata via, il che poi va anche bene perché è piuttosto deboluccia in ogni caso).
@Meganoide (per punti che faccio prima)
- La sorellina purtroppo è dal primo volume che ripete sia la migliore ragazza di tutte ecc ecc con una finta siscon abbastanza stupida. Sono ragionevolmente certo ci fossero parti simili anche nella prima serie, semplicemente le parti nella seconda non erano tagliabili perché altrimenti avrebbero finito per tagliuzzare la "svolta" di Hachiman. (e comunque a me Komachi come personaggio piace, anche se mi rendo conto che gli hint di siscon siano una totale merda, anche se messi lì per puro scopo di commedia)
- Dai, la "vecchia conoscenza" è la tipa di cui era innamorato alle media e da cui era stato duepiccato, non è lì per fare harem, è lì per permettere ad Hachiman di chiudere i traumi del passato che lo hanno portato ad essere quello che era a inizio serie. Se l'hai presa come aggiunta all'harem (non lo è), credo tu abbia frainteso
- Per la prof parliamo del giretto in auto? Dai, non mi pare sia quello il senso dell'episodio e della scena. E non sto dicendo che non ci siano rifementi ad una possibile coppia, ci sono eccome, generalmente in scene slegate dalla storia principale e segate in animazione. Ed è tutto un "se fosse 10 anni più giovane" tanto per permettere ai fan di fantasticarci sopra. Per quanto mi riguarda questo tipo di fanservice è il minore dei problemi in un harem e onestamente mi sfugge come possa essere considerato un grosso difetto.
E comunque a me Oregairu piace perché trovo la parte di commedia piuttosto ben riuscita (a parte Totsuka e Zaimokuza che sono letteralmente la merda e l'autore si dovrebbe vergognare di averli scritti), le parti drammatiche e romantiche sono molto variabili di qualità e passano da discorsi interessanti a lagne a livello dei 20 minuti emo di Subaru di Re:Zero, e comunque non parliamo certo di roba che ridefinisce il genere o tratteggia chissà che personaggi complessi e mai visti prima, alla fine vale sempre la pena ricordare che parliamo di un'opera di un autore giovanissimo cresciuto a pane, manga, anime, videogiochi e qualche classico di letteratura giapponese (no, non è che lo conosca, è che nelle light novel inserisce 20-30 citazioni a volume, partendo da Pokémon per arrivare a Kancolle), se uno cerca qualcosa di genuinamente originale... credo che probabilmente non lo troverà.
Per quanto mi riguarda tra le due serie animati preferisco di gran lunga la seconda, la prima era fatta da incapaci e non trovo avesse nessuna parte davvero riuscita, la seconda è molto più curata, soprattutto a livello di animazione e regia, e i momenti che funzionano lo fanno per davvero.
Non oso pensare a cosa avrebbe combinato lo staff della prima serie con ls scene drammatiche... brrr.
@Meganoide Sulla storia della sorellina, della vecchia conoscenza e della prof come espediente harem non sono d'accordo. La prima e l'ultima sono inserite per aprire gli occhi ad Hachiman su come i suoi metodi non funzionino veramente(vedi la chiacchierata sul ponte), mentre la seconda è li per dimostrare come il ragazzo cerchi di chiudere col passato. Sul siscon sono assolutamente d'accordo, neanche a me piace ma almeno non è così abusato.
D'altro canto sono d'accordo sulla non originalità della serie come commedia romantica. I clichè ci sono, le situazioni viste e riviste pure, il triangolo amoroso è stato sfruttato decine e decine di volte, non ci piove. Ma credo che, alla luce delle due stagioni e della novel, Oregairu vada considerato non solo love comedy o psicologia(spicciola o meno), ma come serie di formazione. Hachiman, Yukino e Yui, i cardini della serie, hanno tutti una grande crescita come adolescenti dalla prima serie alla seconda, sia nel modo di porsi davanti alla vita sia nel rapportarsi fra di loro.
Per questo amo così tanto quest'opera, perchè a differenza di tante altre commedie scolastiche mostra dei protagonisti che cambiano nel tempo, che sbagliano ma che provano a fare meglio, a volte non riuscendoci.
Quindi sicuramente preferisco la seconda serie, anche dal piano tecnico, con lo studio feel che è riuscito a dare enfasi ai momenti drammatici/romantici.
E consiglio di leggere la novel, perchè la serie animata ha dovuto fare tagli qua e la soprattutto per quanto riguarda i monologhi, che sono uno dei punti di forza dell'opera.
Però insomma... i tuoi punti saranno anche corretti dal punto di vista strettamente formale, ma la loro implementazione li fa almeno parzialmente ricadere negli stereotipi da romcom di medio/bassa qualità visti e rivisti in moltissime salse (e non si può certo dire che non ci abbiano marciato su almeno un po').
Mentre la s1, bene o male, proseguiva su una linea che ormai si era ben assestata (forse anche troppo, visto che tendeva ad essere statica e con un senso di prolissità), in questa s2 hanno messo diversi nuovi personaggi, aumentato gli spazi ad altri e parzialmente modificato l'impronta psicologica senza motivazioni valide o ben illustrate (come il biondo, dove però mi hai detto che ci sono stati tagliuzzamenti e quindi posso prenderlo come un difetto di adattamento, anche se comunque sarebbe stato meh).
Magari sono problematiche che rientrano dall'adattamento del mezzo e dalla necessità di mettere tutto in blocchi da 13 episodi, ma sarebbero comunque difetti dovuti a un adattamento non perfetto.
Poi ovviamente non ho letto la novel, ma vedendo l'anime credo che non fosse un'opera facilmente adattabile: molti dialoghi poco inframezzati da avvenimenti d'interesse; un forte uso del flusso di coscienza, cosa che è stata riportata nell'anime (e che non amo: va bene in campo letterario, ma nel mezzo audiovisivo è una tecnica da usare con più cautele) ecc...
Là sui monti con Annette è feels per un ottantino come me, anche se non è che già all'epoca mi fosse piaciuta più di tanto...ODIO IL FRATELLINO!!!
Sufficienza a Twin Tail...NO!!! Serie noiosa, inconcludente e piattissima, ovvero INUTILE! L'ho portata sino in fondo per pura forza di volontà e sono stati 12 episodi lunghissimi. Annovero Twin Tail tra i peggiori anime che abbia mai visto e non posso che dare un 2 come voto.
mah insomma... spesso e volentieri più che recensioni sono riassunti allungati e a volte capita di trovare insulti più che commenti che cerchino di essere il più oggettivi possibili. non mi stupisco che ci sia chi non vuole leggere, anche se è sbagliato fare affermazioni sulle recensioni senza averle prima lette...
tornando alle recensioni: oregairu sebbene ci sia un 10 e una recensione che pare trasformalo in un opera d' arte, non mi ha convinto, nel senso mi sono sempre detta che era il caso di recuperarlo ma il 10 a una serie, con sotto commenti che dicono tutt' altro, mi fanno pensare male. tuttavia non credo sia un buon motivo per non guardarla in futuro.
là sui monti con annette... coraggiosa, secondo me questa recensione, anche se non ho capito cosa centri heidi e perchè venga usata come termine di paragone, comunque personalmente ho sempre provato molta più "simpatia" (ma anche no) per il povero lucien che per annette, che se ben ricordo era di un acida, ma di un acida che non ricordo nemmeno quanti anni ci mette per far pace con quel poveraccio di lucien scusato persino dai genitori del bambino, odiosissimo per altro e rompiscatole al punto di far perdere le staffe al povero lucien che di norma riusciva a sopportare le angherie della padrona annette. insomma gli unici personaggi simpatici erano l' ermellino e i genitori...
ore twin tail ni narimasu. concordo sul voto e sulla recensione, forse l' unica che guarda oggettivamente l' anime per quello che è e per il pubblico a cui è destinato, citando persino gli autori di questa action commedy e limitando con precisone i commenti inutili, sicuramente questa è una buona recensione, forse lunghina ma buona. l' unica cosa con cui non concordo è trash, non mi pare, ma forse si visto che in effetti almeno la prima parte con i rettiloidi era effettivamente un po' kitch XD
Non sei l'unico, Dany era insopportabile, come quasi tutti i bambini della serie: Annette, Lucien e pure gli amichetti della scuola (eccetto
In quella serie salvo solo gli animali ed il povero Pierre, che
Per quanto riguarda le altre due recensioni, a quanto pare Oregairu Zoku è un sequel, perciò è impossibile prenderlo in considerazione senza conoscere nemmeno la prima parte; curiosa l'idea del potere dei doppi codini in Gonna Be the Twin-Tail!!, anche se il genere non mi ispira. Ciò nonostante il fatto che entrambe le recensioni siano ben curate (com'è giusto che sia, perché dire solo "la serie è bella" o "la serie è brutta" non è certamente una recensione).
A proposito di certi commenti intravisti sopra: come si può dire che una recensione pare noiosa senza nemmeno leggerla?
Non sto dicendo di no, ma appunto parliamo di un autore giovanissimo e probabilmente fruitore di quel genere di opera.
Che sarebbe finito per ricadere negli stereotipi secondo me era inevitabile (e gli editor temo che spingano gli autori a inserirne più che a rimuoverne, con il risultato di avere uno sterminio di opere tutte una fotocopia dell'altra).
Detto questo personalmente fintanto che il nucleo della storia non ne viene particolarmente intaccato non trovo così fastidiosa la cosa.
Allora, sul biondo magari era stato tagliato qualcosa (tra cui una scena che hanno dovuto riprendere con un flashback), ma onestamente neanche troppo di che. Più che altro hanno tagliato abbastanza proprio nella s2, a conti fatti togliendo tantissimo spazio sia a lui che ad Haruno.
Considerando che secondo me sono tra le parti meno riuscite (anche per via di improbabili paralleli con opere di letteratura giapponese) forse hanno fatto pure bene. Trovo deludente quella parte pure io (anche perché non possono diventate tutti dei casi patologici).
Sui nuovi personaggi boh, alla fine tolta Iroha sono state più che altro comparsate per scopi specifici, quindi non mi pare un grandissimo problema, rimane il fatto che un harem da 3 è comunque piuttosto affollato e sarebbe ora che la storia si dirigesse verso la sua naturale conclusione. E lo scrivo intendendo che non ho gradito granché il "pensavate che ora Yukino avesse risolto i suoi problemi di scopainculaggine? Vi sbagliavate, ora MOTTO DRAMA".
Comunque non so quando tu hai visto per l'ultima volta la s1, ma io avevo riguardato così per sfizio qualche pezzo dopo aver recuperato la novel (cosa fatta prima che iniziasse la s2) e secondo me parte già c'erano, non è esattamente tutto apparso nella s2.
Esempio veloce sul siscon:
Episodio 4 intro
Tutto l'episodio 5 (quando c'è l'amico della sorellina e lui lo tratta di merda per tutto il tempo perché "giù le mani dalla mia sorellina")
Episodio 7 post opening
E a questo purtroppo si aggiungono regia, inquadrature, colorazioni, animazione ecc ecc piattissime, quasi scolastiche.
Ritiriamo ancora in ballo l'episodio 5, ci dovrebbero essere scene notturne e un'alba, niente di tutto questo si riflette in scene un minimo pittoresche.
Nella s2 ci sono un botto di scene con il sole che tramonta/sorge, e in genere almeno non sono così piatte (l'illuminazione è usata decisamente molto meglio).
Discorsi simili si possono fare per l'espressività dei personaggi e per tanti altri aspetti tecnici.
Ai tempi, anche per questi motivi, la s1 mi aveva lasciato davvero freddino (non credo gli avresti onestamente messo più di 6, 6,5 ad essere proprio generoso).
Ma credo che nessuna opera di questo genere sia facilmente adattabile, tanto più per come vengono scritte le light novel, con dialoghi interminabili e monologhi "deep", un po' anche perché a conti fatti devono pur allungare il brodo.
La cosa da fare sarebbe prendere tutto e riscrivere la sceneggiatura da capo, non basandosi su quello esistente ma riscrivendo situazioni e dialoghi per adattarsi meglio al mezzo animato.
Ma sappiamo bene entrambi che è pura utopia visto che richiederebbe molto più sforzo, il benestare dell'autore e probabilmente scontenterebbe i fan.
E rimane il fatto che il livello delle light novel è comunque in genere piuttosto basso. Per dire, per trovare una novel d'azione che non abusasse dei soliti mille stereotipi ma fosse scritta con un pelo di aconoscenza del mezzo ne ho dovute girare una marea fino a leggere Owari no Chronicle 1-A e 1-B (e dovrei continuarla ora che ci penso).
Questo lo penso anch'io, ed è una delle cose che ho amato di meno della s2. Se uno, prima della visione, pensava che le cose dovessero pian piano andare verso una direzione ben precisa, poi si è ritrovato in una linea di avvenimenti più complessa.
Ma questo è un leitmotiv molto comune a una certa parte della produzione attuale sia fumettistica, sia di novel (ma non è che prima non ci fosse), ovvero quello del "tengo il piede in 2 o più staffe e solo alla fine dico come vanno le cose e chi è la prescelta" (anche quando, magari, la scelta finale appare ovvia).
Cosa che io non apprezzo, ma questa è una considerazione personale.
Alla fine ci ho fatto un po' il callo e sono meno sensibile alla verbosità, che non mi da più così fastidio nonostante non sia appropriata al mezzo audiovisivo (a meno di non ritrovarmi davanti a uno che frigna per 20 minuti).
Però, a naso, mi pare che l'originale vertesse moltissimo sull'introspezione del protagonista e su tutti i viaggi mentali che si faceva sulla sua condizione e sulla sua filosofia di vita.
Il tutto, come ho già detto, generando un notevole flusso di coscienza (che io credo che, quando in dosi massicce, dovrebbe restare confinato nel mezzo letterario, dove può risultare pesante pure la).
E questo lo ritengo un po' un problema, in quanto genera un flusso di pensieri e informazioni (anche superflui o ridondanti, in particolar modo quando derivano dai viaggi mentali non del tutto utili) rende il mezzo più "saturo" e di più difficile comprensione.
In tutta onestà, credo che ci saranno meno di un terzo dei fan di quest'opera che hanno tentato di comprendere appieno tutti i voli pindarici del protagonista, mentre la maggioranza si è limitata a sorbirseli passivamente, cogliere qualche parola qua e la e pensare "oh... figo".
Ma ciò non è risultato un problema, per via del fatto che tali approcci erano già stati sdoganati e resi riproponibili da altre opere (come le monogatati, per citare l'esempio più famoso attuale, che fanno un fortissimo uso del flusso di coscienza anche in maniera superflua).
E questo, purtroppo, da agli sceneggiatori la scusa per rimanere il più fedeli possibile a un mezzo inadatto, generando effetti che si vedono sempre di più (e qui, a titolo di esempio recentissimo, posso tornare sull'imbarazzante script dell'episodio 18 di Re: Zero, esempio generato dalla mancanza di volontà degli sceneggiatori di fare propriamente il loro mestiere).
@sonoko se volevi rispondermi forse è meglio se lo fai in pvt... anche perchè ho capito solo spoiler spoiler XD
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