A distanza di poco più di un mese dall'uscita del lungometraggio nei cinema nipponici, il 19 febbraio 2018 Netflix ha rilasciato il film di Fullmetal Alchemist, adattamento live action del manga di Hiromu Arakawa, per la regia di Fumihiko Sori. Il titolo è presente nella consueta opzione multilingua, comprensiva di una versione doppiata in italiano per Studio Emme Spa e di una in lingua originale giapponese con sottotitoli in italiano.
La massiccia campagna mediatica portata avanti dal colosso Warner Bros ha fatto sì che le aspettative per questo film, già elevate per la numerosa schiera di fan che il manga della maestra Arakawa si è guadagnata nel tempo, toccassero vertici probabilmente mai raggiunti in precedenza per un progetto di questo tipo.
Rispondere a tali ambizioni non è facile, nemmeno per chi, come Sori, vent'anni fa lavorava presso la Digital Domain di Los Angeles, in qualità di animatore agli effetti speciali, e dove ha aiutato a far affondare in mare il "Titanic" di James Cameron.
Il suo desiderio di creare un film giapponese colmo di effetti speciali è divenuto realtà attraverso la storia dei fratelli Elric e la loro caccia alla verità nascosta dietro il mistero della pietra filosofale, in un mondo dove la magia altri non è che il faticoso frutto del lavoro sull'alchimia.
«Ti prometto che riavremo indietro i nostri corpi, Al.»
La ricerca della pietra filosofale, ciò che sembra essere la chiave per l'unica corretta trasmutazione umana, si conferma un percorso irto di depistaggi, falsi indizi, corruzione, vite innocenti sacrificate senza remore e chiavi di lettura sussurrate in punto di morte.
Ed e Al si spostano da Reole ad altri paesi, spesso accompagnati dall'amica d'infanzia Winry che cerca di restituire loro un sorriso e una forza d'animo che a volte vengono a mancare. Quando qualcuno insinua che l'esistenza di Alphonse non sia che un'invenzione alchemica di Edward, persino la fiducia di Al vacilla a causa del suo corpo di ferro vuoto all'interno. Assistiamo così a un doloroso ma toccante litigio tra fratelli, che non è l'unico momento che ci fa intuire quanto quest'adattamento sia frutto, innanzitutto, di un minuzioso lavoro fatto con tanto rispetto e tanto cuore.
La trama dei primi volumi del manga viene proposta in questo film striminzita all'osso, eppure altresì capace di stritolare il cuore quando, in pochi minuti, ritroviamo la storia di Nina e Alexander, di Shou Tucker e delle sue chimere. Difficile non indignarsi al pari di Edward, difficile non chiedersi se il loro viaggio abbia un senso, o se tutto vada smarrendosi tra i segreti celati tra le fila dell'esercito, in cui Maes Hughes si ritrova a indagare.
Dal generoso sorriso di quest'ultimo all'aura di ambizione manifestata dalla presenza del Colonnello Mustang, dall'enorme cacciavite con cui Winry prende a randellate Alphonse al tenero sguardo che Edward rivolge a entrambi, e sino alla silente presenza del Tenente Hawkeye o della fredda indifferenza dei tre homunculus Lust, Envy e Gluttony; c'è molto in questo film che ci riporta a ciò che abbiamo amato dei personaggi della Arakawa. Ed è qualcosa che viene raccontato abilmente, attraverso attimi fuggenti, scambi di sguardi, movimenti del corpo, a rivelare il carattere di chi lo anima.
Questo lungometraggio è realizzato in maniera davvero ottimale, grazie anche alla buona recitazione tanto dei protagonisti quanto dei comprimari. Nei panni del protagonista troviamo un Ryosuke Yamada molto cresciuto dai tempi di Assassination Classroom, che ci offre un Edward fedele alla sua controparte cartacea/animata, con una parlata da pseudo-teppista ribelle, con la caratteristica corsa a gambe levate, la sua predisposizione al non seguire le regole e fare di testa propria sempre e comunque, e con la sua indignazione di fronte alle terribili verità dell'alchimia... Accanto a lui c'è l'armatura di Alphonse, ricreata interamente in computer grafica, che lascia senza parole per la sua precisione e bellezza: difficile aver visto qualcosa dai movimenti e dai riflessi di luce tanto naturali prima d'ora in un film giapponese! Alphonse è una presenza tangibile e insostituibile nel film. Accanto ai due fratelli, poi, vediamo una Winry forse un po' meno matura di quanto ricordavamo, ma altrettanto testarda e solare, e la freschissima presenza di Ryuta Sato, davvero magistrale nel tratteggiare l'aspetto e la personalità di Hughes.
Dean Fujioka (autore e interprete della sigla "History Maker" di Yuri on Ice!!!) è un Roy Mustang altero e fiero, e non sono da meno Kanata Hongo e Yasuko Matsuyuki rispettivamente su Envy e Lust.
Posto questo, c'è da dire che non è presente proprio tutto in questa versione per il grande schermo. È infatti un peccato non ritrovare personaggi del calibro di Scar e Armstrong, oppure i sottoposti di Mustang... Personalmente, però, credo che la scelta sia stata coerente con l'idea di inserire essenzialmente coloro che potevano giocare un ruolo adeguato ai fini di una trama ridotta al massimo per comprensibili esigenze di minutaggio. A mio avviso, il ritmo del film parte bene, cercando di far calare lo spettatore innanzitutto nel contesto generale, quindi nel vissuto dei personaggi, e in terzo luogo in quello della loro missione; in quest'ottica non ritengo sbagliata la scelta fatta a livello di sceneggiatura, che ho trovato concisa ma efficace.
Credo difficilmente si potesse rendere, a parità di tempo, una presenza più nutrita di personaggi senza far avvertire allo spettatore un eccesso di figure di sfondo non adeguatamente coperte da un focus sulla storia personale di ognuno. Il manga della Arakawa, è vero, ci ha abituati a questo, attraverso però uno spazio su carta di norma ben più ampio e rilassato.
Una rilettura semplificata della trama non è operazione nuova su questo genere di film. Per esempio, è accaduto lo stesso nel primo dei tre film dedicati a Rurouni Kenshin, inizialmente pensato come unico, nel quale un personaggio molto importante e molto amato è stato rimosso completamente, al pari del focus a lui dedicato, per essere poi ritrovato nel sequel.
Tuttavia, ciò non ha influito minimamente sulla resa di quel primo film e ci fa intuire che, al tempo stesso, per Fullmetal Alchemist figure quali quella di Scar e Armstrong ben si collocherebbero in un eventuale seguito; anche la scena qui presente alla conclusione dei credits spinge a pensare che un seguito potrebbe esserci per davvero, solo ovviamente a fronte di un buon riscontro complessivo del film ai botteghini.
Quanto alle ambientazioni, sinceramente fa un particolare effetto vedere la nostra bellissima Italia nelle scene di Reole, che sappiamo essere state girate a Volterra, o la locomotiva che può far ricordare quella di Hogwarts di Harry Potter, ma invece è un pezzo originale storico di proprietà di Trenitalia.
Personalmente quindi non vedo nel live action di Fullmetal Alchemist un fallimento del film in generale, quanto più un'inevitabile mancata resa di alcuni aspetti specifici legati all'adattamento dello stesso, che non pregiudicano però la godibilità del film.
Guardando all'opera nel complesso troviamo comunque una storia ben supportata dal cast, corredata dall'utilizzo di effetti speciali adeguati, da un impressionante realismo globale e da musiche a tratti solenni; quest'ultime si dimostrano particolarmente efficaci nel trasmettere l'idea di un'atmosfera in cui lo sbattere inevitabile contro la cruda realtà ha il sapore dell'amarezza, ma la flebile speranza nondimeno resiste, al pari della fiamma ardente che brilla negli occhi di Alphonse.
Edward viene presentato al portale, pertanto noi con lui intuiamo che la verità del suo corpo e di quello di Al potrebbe essere lì, solo a qualche passo di distanza. Ma non bisogna smettere di inseguirla.
Probabilmente è questo il messaggio che il film vuole portare avanti: non smettere di perseguire l'obiettivo. Visto che, nella mente di Fumihiko Sori, il suo Fullmetal Alchemist nasceva di fatto quasi dieci anni fa, possiamo dire che lui senz'altro ci è riuscito a rendere tangibile e reale il suo sogno, e ciò che forse non avremmo mai pensato di vedere diventare un live action alla fine si è materializzato dinanzi ai nostri occhi.
Siamo stati abituati ad amare Fullmetal Alchemist senza alcuna riserva, e a nessun fan piace l'idea di vedere una storia che ama non poter godere di adeguate attenzioni nei toni e nei momenti giusti. Ricondurre tutto ciò all'interno di un film della durata di poco più di due ore è, in effetti, una scommessa azzardata; d'altronde anche nell'opera originale della Arakawa le risposte ai tanti quesiti collocati già nei primi volumi non si hanno per intero che alla fine, per un totale di 27 volumi per il manga e 64 episodi per l'anime.
La massiccia campagna mediatica portata avanti dal colosso Warner Bros ha fatto sì che le aspettative per questo film, già elevate per la numerosa schiera di fan che il manga della maestra Arakawa si è guadagnata nel tempo, toccassero vertici probabilmente mai raggiunti in precedenza per un progetto di questo tipo.
Rispondere a tali ambizioni non è facile, nemmeno per chi, come Sori, vent'anni fa lavorava presso la Digital Domain di Los Angeles, in qualità di animatore agli effetti speciali, e dove ha aiutato a far affondare in mare il "Titanic" di James Cameron.
Il suo desiderio di creare un film giapponese colmo di effetti speciali è divenuto realtà attraverso la storia dei fratelli Elric e la loro caccia alla verità nascosta dietro il mistero della pietra filosofale, in un mondo dove la magia altri non è che il faticoso frutto del lavoro sull'alchimia.
In una casetta costruita su una collina in mezzo al verde vediamo così due bambini mostrare felici alla mamma la loro "trasmutazione giocattolo"; ma poi, quando la madre improvvisamente viene a mancare, l'atmosfera si fa subito cupa, dai toni bui, fornendoci un'intuitiva ma accurata premonizione di quel che sarà il destino dei due, costantemente gravato dal peso della morte e della colpa.
Edward e Alphonse decidono testardamente di riportare "indietro" la madre, avventurandosi nella proibita trasmutazione umana; ma qualcosa va storto e Al scompare, risucchiato via da una tempesta di fulmini e scintille.
Diversi anni più tardi, assistiamo al travolgente inseguimento di un giovane biondino dall'ampio mantello rosso al prelato del paese di stampo medievale di Reole, a suon di mattoni divelti e usati come barriera tra le stradine della cittadina: l'uomo ha in mano una scintillante pietra rossa, mentre il ragazzo svela un braccio e una gamba artificiali. Egli viene riconosciuto immediamente come l'alchimista d'acciaio, con al suo fianco un'armatura che parla e si muove, ma totalmente vuota al suo interno. Ed e Al sono sopravvissuti in qualche modo e non hanno perso di vista il loro obiettivo.
Edward e Alphonse decidono testardamente di riportare "indietro" la madre, avventurandosi nella proibita trasmutazione umana; ma qualcosa va storto e Al scompare, risucchiato via da una tempesta di fulmini e scintille.
Diversi anni più tardi, assistiamo al travolgente inseguimento di un giovane biondino dall'ampio mantello rosso al prelato del paese di stampo medievale di Reole, a suon di mattoni divelti e usati come barriera tra le stradine della cittadina: l'uomo ha in mano una scintillante pietra rossa, mentre il ragazzo svela un braccio e una gamba artificiali. Egli viene riconosciuto immediamente come l'alchimista d'acciaio, con al suo fianco un'armatura che parla e si muove, ma totalmente vuota al suo interno. Ed e Al sono sopravvissuti in qualche modo e non hanno perso di vista il loro obiettivo.
«Ti prometto che riavremo indietro i nostri corpi, Al.»
La ricerca della pietra filosofale, ciò che sembra essere la chiave per l'unica corretta trasmutazione umana, si conferma un percorso irto di depistaggi, falsi indizi, corruzione, vite innocenti sacrificate senza remore e chiavi di lettura sussurrate in punto di morte.
Ed e Al si spostano da Reole ad altri paesi, spesso accompagnati dall'amica d'infanzia Winry che cerca di restituire loro un sorriso e una forza d'animo che a volte vengono a mancare. Quando qualcuno insinua che l'esistenza di Alphonse non sia che un'invenzione alchemica di Edward, persino la fiducia di Al vacilla a causa del suo corpo di ferro vuoto all'interno. Assistiamo così a un doloroso ma toccante litigio tra fratelli, che non è l'unico momento che ci fa intuire quanto quest'adattamento sia frutto, innanzitutto, di un minuzioso lavoro fatto con tanto rispetto e tanto cuore.
La trama dei primi volumi del manga viene proposta in questo film striminzita all'osso, eppure altresì capace di stritolare il cuore quando, in pochi minuti, ritroviamo la storia di Nina e Alexander, di Shou Tucker e delle sue chimere. Difficile non indignarsi al pari di Edward, difficile non chiedersi se il loro viaggio abbia un senso, o se tutto vada smarrendosi tra i segreti celati tra le fila dell'esercito, in cui Maes Hughes si ritrova a indagare.
Dal generoso sorriso di quest'ultimo all'aura di ambizione manifestata dalla presenza del Colonnello Mustang, dall'enorme cacciavite con cui Winry prende a randellate Alphonse al tenero sguardo che Edward rivolge a entrambi, e sino alla silente presenza del Tenente Hawkeye o della fredda indifferenza dei tre homunculus Lust, Envy e Gluttony; c'è molto in questo film che ci riporta a ciò che abbiamo amato dei personaggi della Arakawa. Ed è qualcosa che viene raccontato abilmente, attraverso attimi fuggenti, scambi di sguardi, movimenti del corpo, a rivelare il carattere di chi lo anima.
Questo lungometraggio è realizzato in maniera davvero ottimale, grazie anche alla buona recitazione tanto dei protagonisti quanto dei comprimari. Nei panni del protagonista troviamo un Ryosuke Yamada molto cresciuto dai tempi di Assassination Classroom, che ci offre un Edward fedele alla sua controparte cartacea/animata, con una parlata da pseudo-teppista ribelle, con la caratteristica corsa a gambe levate, la sua predisposizione al non seguire le regole e fare di testa propria sempre e comunque, e con la sua indignazione di fronte alle terribili verità dell'alchimia... Accanto a lui c'è l'armatura di Alphonse, ricreata interamente in computer grafica, che lascia senza parole per la sua precisione e bellezza: difficile aver visto qualcosa dai movimenti e dai riflessi di luce tanto naturali prima d'ora in un film giapponese! Alphonse è una presenza tangibile e insostituibile nel film. Accanto ai due fratelli, poi, vediamo una Winry forse un po' meno matura di quanto ricordavamo, ma altrettanto testarda e solare, e la freschissima presenza di Ryuta Sato, davvero magistrale nel tratteggiare l'aspetto e la personalità di Hughes.
Dean Fujioka (autore e interprete della sigla "History Maker" di Yuri on Ice!!!) è un Roy Mustang altero e fiero, e non sono da meno Kanata Hongo e Yasuko Matsuyuki rispettivamente su Envy e Lust.
Posto questo, c'è da dire che non è presente proprio tutto in questa versione per il grande schermo. È infatti un peccato non ritrovare personaggi del calibro di Scar e Armstrong, oppure i sottoposti di Mustang... Personalmente, però, credo che la scelta sia stata coerente con l'idea di inserire essenzialmente coloro che potevano giocare un ruolo adeguato ai fini di una trama ridotta al massimo per comprensibili esigenze di minutaggio. A mio avviso, il ritmo del film parte bene, cercando di far calare lo spettatore innanzitutto nel contesto generale, quindi nel vissuto dei personaggi, e in terzo luogo in quello della loro missione; in quest'ottica non ritengo sbagliata la scelta fatta a livello di sceneggiatura, che ho trovato concisa ma efficace.
Credo difficilmente si potesse rendere, a parità di tempo, una presenza più nutrita di personaggi senza far avvertire allo spettatore un eccesso di figure di sfondo non adeguatamente coperte da un focus sulla storia personale di ognuno. Il manga della Arakawa, è vero, ci ha abituati a questo, attraverso però uno spazio su carta di norma ben più ampio e rilassato.
Una rilettura semplificata della trama non è operazione nuova su questo genere di film. Per esempio, è accaduto lo stesso nel primo dei tre film dedicati a Rurouni Kenshin, inizialmente pensato come unico, nel quale un personaggio molto importante e molto amato è stato rimosso completamente, al pari del focus a lui dedicato, per essere poi ritrovato nel sequel.
Tuttavia, ciò non ha influito minimamente sulla resa di quel primo film e ci fa intuire che, al tempo stesso, per Fullmetal Alchemist figure quali quella di Scar e Armstrong ben si collocherebbero in un eventuale seguito; anche la scena qui presente alla conclusione dei credits spinge a pensare che un seguito potrebbe esserci per davvero, solo ovviamente a fronte di un buon riscontro complessivo del film ai botteghini.
Quanto alle ambientazioni, sinceramente fa un particolare effetto vedere la nostra bellissima Italia nelle scene di Reole, che sappiamo essere state girate a Volterra, o la locomotiva che può far ricordare quella di Hogwarts di Harry Potter, ma invece è un pezzo originale storico di proprietà di Trenitalia.
Personalmente quindi non vedo nel live action di Fullmetal Alchemist un fallimento del film in generale, quanto più un'inevitabile mancata resa di alcuni aspetti specifici legati all'adattamento dello stesso, che non pregiudicano però la godibilità del film.
Guardando all'opera nel complesso troviamo comunque una storia ben supportata dal cast, corredata dall'utilizzo di effetti speciali adeguati, da un impressionante realismo globale e da musiche a tratti solenni; quest'ultime si dimostrano particolarmente efficaci nel trasmettere l'idea di un'atmosfera in cui lo sbattere inevitabile contro la cruda realtà ha il sapore dell'amarezza, ma la flebile speranza nondimeno resiste, al pari della fiamma ardente che brilla negli occhi di Alphonse.
Edward viene presentato al portale, pertanto noi con lui intuiamo che la verità del suo corpo e di quello di Al potrebbe essere lì, solo a qualche passo di distanza. Ma non bisogna smettere di inseguirla.
Probabilmente è questo il messaggio che il film vuole portare avanti: non smettere di perseguire l'obiettivo. Visto che, nella mente di Fumihiko Sori, il suo Fullmetal Alchemist nasceva di fatto quasi dieci anni fa, possiamo dire che lui senz'altro ci è riuscito a rendere tangibile e reale il suo sogno, e ciò che forse non avremmo mai pensato di vedere diventare un live action alla fine si è materializzato dinanzi ai nostri occhi.
Siamo stati abituati ad amare Fullmetal Alchemist senza alcuna riserva, e a nessun fan piace l'idea di vedere una storia che ama non poter godere di adeguate attenzioni nei toni e nei momenti giusti. Ricondurre tutto ciò all'interno di un film della durata di poco più di due ore è, in effetti, una scommessa azzardata; d'altronde anche nell'opera originale della Arakawa le risposte ai tanti quesiti collocati già nei primi volumi non si hanno per intero che alla fine, per un totale di 27 volumi per il manga e 64 episodi per l'anime.
Questo live action si propone quindi come unicum in maniera semplice e onesta, senza la pretesa di dare una spiegazione a tutto, e facendo più che altro saggiamente intuire che sotto la coperta c'è un enorme calderone in ebollizione. Riesce a mantenere inalterato lo spirito e il messaggio dell'opera originale e ricrea alla perfezione un mondo duro e oscuro, nel quale però risalta ancor più la voglia di rimanere tenacemente attaccati alla vita.
Il risultato è un prodotto buono, certamente lontano dall'essere considerabile un capolavoro, ma allo stesso tempo ben instradato verso l'obiettivo di uno sviluppo cinematografico che possa essere apprezzato e diffuso non più soltanto in Giappone, bensì anche in Occidente, dove la cultura di manga e anime fa oramai parte della storia di più giovani generazioni. E Fullmetal Alchemist in streaming su Netflix ne è una prova tangibile.
Il risultato è un prodotto buono, certamente lontano dall'essere considerabile un capolavoro, ma allo stesso tempo ben instradato verso l'obiettivo di uno sviluppo cinematografico che possa essere apprezzato e diffuso non più soltanto in Giappone, bensì anche in Occidente, dove la cultura di manga e anime fa oramai parte della storia di più giovani generazioni. E Fullmetal Alchemist in streaming su Netflix ne è una prova tangibile.
Pro
- Impressionante realismo delle scene.
- Effetti speciali notevoli, su Al e non solo.
- Ottimi Edward e Alphonse.
- Costumi e ambienti curati.
- Buona prova attoriale e resa dei personaggi globale.
Contro
- Trama compressa all'osso.
- Diversi personaggi inevitabilmente sacrificati.
- Traduzione dialoghi talora approssimativa.
Visto ieri pomeriggio.
In breve, Fullmetal Alchemist è un live action tecnicamente non male, ma per chi è fans dell'opera si accorgerà che ha una trama approssimativa, che tratta alcuni elementi focali dell'originale ma non considera tantissimi altri elementi della storia, ma questo lo posso pure capire perché è impossibili condensare in due ore una trama così lunga, è qui sta l'errore di chi ha fatto il film.
Come ho detto sebbene la realizzazione tecnico/grafica è gradevole, con effetti speciali e tutto il resto, il problema del film è la trama, hanno voluto fare troppo e alla fine sembra qualcosa di, come dire, lacunoso, molto lacunoso, anzi molto molto lacunoso.
Voto 6, non di più.
quando si impara che muoversi e reagire come negli anime in live risulta forzato e imbarazzante
Hanno tagliato molte parti di storia e personaggi, e il film inizia con le cose dei primi episodi/volumi, per poi fare un salto enorme alla fine e includere cose che nel manga e anime stanno quasi alla fine, stravolgendo la trama. Gli elementi base sono rimasti, ma come sono raccontati perdono tutto il senso o il pathos.
La recitazione tutto sommato è buona, non è caricaturale come nei live soliti, non ci sono espressioni esagerate da cartoon. Io l’ho visto in jap con sub ita. Gli effetti speciali sono molto buoni, soprattutto nei vari effetti delle trasmutazioni di oggetti e armi.
La durata però pesa, le due ore le ho sentite tutte, e ho trovato il film molto lento.
Dai discorsi dei personaggi e dal finale, è chiaro che la storia è rimasta incompleta e che volendo potrebbero anche farci un seguito. Immagino dipenderà dai risultati al botteghino giapponese.
Nel complesso per me è un 6 e mezzo su 10, ma è un film solo per i fan della storia, sconsigliatissimo a chi di FMA non conosce nulla.
Non mi dilungherò in pseudo recensioni, dico solo che anche questo film andrà a rinforzare l'idea che i live-action, che siano giapponesi o occidentali, tratti da anime e manga sono ormai una causa persa...
Per gli standard giapponesi forse. Perfino Corinna di Gli occhi del cuore 2 recita meglio.
D'altro canto c'è anche l'altra faccia della medaglia a livello recitativo con attori che non mi hanno convinto (Ed e Winry su tutti) e personaggi il cui ruolo è stato reso o troppo marginale (Riza) o troppo invadente (Tucker), questo perchè il difetto principale del film è sicuramente nella sceneggiatura che ha provato a condensare troppi avvenimenti della storia originale riscrivendoli o adattandoli ai personaggi utilizzati con effetti decisamente deludenti. In un film singolo forse avrei accettato questi cambiamenti più facilmente ma la sequenza finale lascia chiaramente intuire che si voglia lavorare a un sequel, e allora non mi sta bene che sia stato modificato così tanto o che siano stati ignorati personaggi come Scar e la vicenda di Ishvar che nella genesi di Fullmetal Alchemist ha un'importanza capitale, almeno la metà dei personaggi principali della serie "nasce" in quella guerra e cancellarla completamente è stata una scelta che, per me, non ha pagato.
Il giudizio finale è una sufficienza tranquilla ma non darei di più onestamente, e anche con un po' di rammarico perchè i mezzi messi in opera per realizzare questo film erano buoni e c'era quindi davvero la possibilità che potesse regalare un risultato diverso.
Nota sul doppiaggio italiano, col quale ho visto il film, senza infamia e senza lode come il live action stesso, fa il suo lavoro ma non entusiasma.
Io sono partita con certe aspettative e, onestamente, non ne sono rimasta affatto delusa. Sapevo a cosa andavo incontro ed infatti l'ho trovato godibile, anche se molto "compresso". Il cast è stato ok. Yamada è stato un Ed perfetto, anche se penso che non sia il miglior lavoro di questo attore. L'unica nota dolente del cast credo sia Tsubasa Honda. Secondo me non è bravissima a recitare e qui si nota. Per assurdo, l'ho trovata una Winry migliore offscreen, quando interagiva con Yamada durante le conferenze e la promozione del film. Per il resto, io questo LA lo promuovo. magari non con il voto alto che avevo in mente, però è un buon live action, è nella media. Ho visto cose (americanate comprese) ben peggiori.
ti consiglio di guardare Grasshopper o Mom, I'm Ok. le doti recitative di Yamada sono ben mostrate.
Viene difficile prenderlo come film a sè.
Oddio se guardo certe produzioni del passato direi: "fermiamo chi produce questi scandali o rovineranno un mito dopo l'altro". Però devo dire che ultimamente le cose stanno migliorando molto: a mio avviso dovrebbero solo decidersi a sostituire il titolo da "FMA" inserendo piuttosto l'indicazione "ispirato a FMA", ma giusto per far non far arrabbiare troppo gli integralisti duri e puri.
Dico subito che non sono mai stato un appassionato dell'anime (avrò visto giusto i primi episodi), ma giusto perché non amo le storie troppo lunghe. Il film l'ho invece visto volentieri e pur non conoscendo bene la storia che ci fossero dei difetti era evidente perfino a me. Però i passi avanti fatti rispetto al passato sono enormi, sotto tutti i punti di vista. Per questo motivo sono d'accordo con la nostra recensora, perché riesce ad evidenziare i pregi del film senza avere alcuna intenzione di nasconderne i difetti.
Detto ciò, fin dove ho visto il film mi ha dato l'impressione di essere mooolto meno ambizioso di quel che pareva e credo ci sia stata una compressione eccessiva degli eventi. Ma riccommenterò a visione ultimata!
"Per essere un film giapponese" o in senso assoluto.
Da un lato ci ho visto cose pregevoli; per altre invece mi è parso un'occasione sprecata.
Sicuramente la volontà di fare qualcosa di lodevole, a monte, c'era. Ma ci son cose che lo viziano pesantemente secondo me.
Innanzitutto io l'ho trovato troppo lento, se non addirittura noioso. E' proprio una questione di ritmo perché, per quel che narra, il film è troppo, troppo, lungo.
Riguardo la sceneggiatura, ovviamente nessuno sano di mente si sarebbe aspettato di vedere adattata tutta l'opera originale in un solo film, e i tagli erano prevedibili. Ed infatti da un lato ho trovato intelligente che si sia scelto di adattare la storia fino alla vicenda del laboratorio 5 e la scoperta della natura della pietra filosofale. Dall'altro però non mi son andati giù i troppi personaggi falciati senza pietà. O ancora non mi spiego ad esempio perché adattare in quel modo l'introduzione con il vicario/santone: no ma davvero, che ci dovrebbe capire uno che non ha mai letto il manga o visto l'anime? Si sarebbe 'sto tizio? Che faceva? Tanto valeva levarlo proprio.
Poi è proprio una questione di drammaticità/impatto di molte scene, che semplicemente non rendono: lampante è quella della chimera, che era molto più drammatica nell'originale. Qua è davvero insipida, se non ridicola poi con quella voce da Scooby Doo (parlo del doppiaggio ita, per il resto molto buono, per carità). Oppure certe scene fighissime (nell'originale) con Roy Mustang.
Scenografie promosse, così come fotografia e effetti speciali in genere; forse questi pure "troppi" in alcuni passaggi. Ad esempio la scena della resurrezione della mamma è diventata improvvisamente la scena dell'uragano che porta via Doroty/Al nel regno di Oz...
Poi non ho capito perché, più avanti nel film, il prosieguo di questa scena si stata girata con gli attori adulti, invece che bambini (era una cosa metaforica? non l'ho capito).
Gli attori non li ho trovati malaccio, anche se con alti e bassi.
Il protagonista (mettendo da parte la capigliatura) quando si dimentica di sparare la posa forzatamente drammatica, non è malaccio. I suoi urli e i reiterati “NOOOOOOO” appiccicati qua e là però li ho trovati grotteschi.
Ma il problema più grosso secondo me è che il "cinema giapponese" deve capire che le facce buffe funzionano nei manga, non nei live. Le troverò sempre ridicole (nell’accezione negativa del termine). I siparietti tra Winry e Ed li ho trovati patetici (e tutto sommato non do neanche colpa alle capacità recitative). Si possono fare scene divertentissime anche senza dover scimmiottare i manga.
Sempre riguardo il cast, io ci avrei visto bene degli attori occidentali, soprattutto perché la storia è ambientata in location, sì di fantasia, ma occidentali. Infatti il fruttivendolo/ortolano dagli occhi a mandorla in un borgo medievale, non se po' vede', dai...
Per lo meno ANCHE attori occidentali ci volevano; altri invece andavano benissimo così: ad esempio Lust era azzeccatissima.
Tanto di cappello infine per Al: davvero fatto bene e assai espressivo nonostante la faccia immutabile. Lo ritengo davvero l’attore migliore di tutto il film, e non lo dico con sarcasmo per denigrare gli altri attori "veri".
Insomma io questo film l'ho trovato grosso modo sufficiente, nonostante i problemi di ritmo davvero pesanti. Riconosco cmq come ci fosse un genuino impegno e volontà di fare le cose "in grande" a monte.
Per un eventuale sequel, spero che dirottino più fondi sulla sceneggiatura, che sugli effetti speciali.
Nel film live action ci viene mostrato che la trasmutazione umana viene provata quando sono bambini a inizio film, e infatti Al viene 'risucchiato' nel processo, ma successivamente vediamo, attraverso un incubo di Ed, che lui recupera, in maniera coerente col manga, l'anima di Al perdendo il braccio quando è cresciuto ma si vede chiaramente che sono due eventi diversi quando invece dovrebbero essere lo stesso perchè non hanno tentati certamente di fare due diverse trasmutazioni umane, e vorrei ben vedere!
Questo è il dubbio che mi sono posto, sono l'unico ad averlo notato? Perchè nel caso allora c'è la forte probabilità che abbia sbagliato qualcosaXD, e mi piacerebbe capire cosa mi è sfuggito nel processo....
Personalmente alla 'riuscita' del film avrei dato 7.5 scarso. Per me (e sottolineo, per me) un voto superiore all'8 entra in gioco quando scatta l'impatto emozionale che (purtroppo o per fortuna) è qualcosa di estremamente soggettiva e che soprattutto, non c'è modo di comandare.
Ho visto di recente il film live action tratto da Bugie d'Aprile, e purtroppo per quanto complessivamente ben fatto, non mi ha emozionato. Ho visto il film di Nobunaga Concerto (epoca sengoku, guerre, efferatezze) e ho avuto un groppo in gola in più momenti.
In Fullmetal Alchemist, sin dall'inizio, mi sono sentita entrare dentro il mondo della Arakawa, e ne sono uscita solo alla fine, e le due ore di film non le ho nemmeno sentite (ed ero fisicamente incredibilmente provata. Non entro nei dettagli, ma era stata una giornata da cancellare). Avevo paura a rivedere la scena della Chimera, mi ha fatto male avere la consapevolezza che saremmo giunti al momento con Hughes nella cabina telefonica, e il dolore di Ed nel rendersi conto che ogni passo in avanti verso la pietra filosofale era un passo verso l'orrore l'ho sentito tangibile.
Per me insomma c'è stata l'emozione, e questo lo ritengo un aspetto che va preso in considerazione nel momento in cui si pesa il voto finale.
@ Mirokusama
Edward lo spiega nel film, quando si sveglia di soprassalto, e dice che continua a fare sempre lo stesso incubo, e ogni volta è una rievocazione di quanto accaduto, penso probabilmente con 'dettagli diversi' esattamente come accade nel mondo onirico, che non rispecchia perfettamente la realtà.
Almeno io l'ho intesa così, d'altra parte vediamo anche un Ed camminare nella stanza su ambo le gambe originali e con entrambe le braccia, e poi comprendiamo che anche quello è un pezzo di sogno che non corrisponde alla realtà.
Quindi si potrebbero catalogare come eventi reali 'modificati' dai sogni, non è una spiegazione che mi piace devo dire la veritàXD, ma è una spiegazione almeno, purtroppo non aiuta a migliorare il difetto sceneggiatura a mio modo di vedere...
quello è un sogno, e lui stava rivivendo la cosa.
Se siete curiosi e sapete l'inglese, qua sono elencate le principali differenze tra il film e il manga/anime:
http://fma.wikia.com/wiki/Fullmetal_Alchemist_(film)#Differences_from_the_original_story
Dal lato 3D abbiamo effetti poco amalgamati con la fotografia (si vede benissimo che sono fasulli), lato attori abbiamo tanti bei cosplayer giapponesi che fanno espressioni irreali e finte (pure a correre l'"attore" di Ed fa pena), lato doppiaggio abbiamo voci di per sé valide ma che suonano davvero "appiccicate" sopra con un effetto straniante, lato adattamento: già un errore dopo 3 minuti non depone a suo favore (quando elenca gli elementi che compongono un umano standard per la trasmutazione, abbiamo "altri 15 elementi" che in doppiaggio magicamente diventano "15 grammi di altri elementi"). Cosa salviamo? Forse solo le ambientazioni...
Severo ma onesto
forse mi sbaglio ma la Netflix lo prese mesi dopo la news che sarebbe uscito in 190 paesi, simile a quando successe con l'acquisto dell'anteprima di Cloverfield 3 che prima era previsto per le sale
Netflix l'aveva già comprato... è solo che la produzione ha "anticipato" la nota prima che Netflix effettivamente lo confermasse.
Senz'altro è possibile come Lara suggerisce nella sua recensione, che questo sia il primo di una serie di live Action ispirati al Manga, e questi personaggi siano ripresi, ma avrei voluto che lo dichiarassero ab inizio in modo da essere preparato a certi tagli draconiani...
Singolarmente rimane un'incompiuta, anche se è assolutamente vero...
Devono però farne degli altri altrimenti rimarrà un'occasione sprecata.
P.S. Si @Oberon la scena della resurrezione della mamma, ricordava un pò troppo Dorothy trascinata via dall'Uragano nel mago di Oz...
Concordo, il film, come trama, è passabile solo per chi ha letto il manga o visto il meraviglioso anime altrimenti è un caos condensato in 2 ore di film. Potevano fare una mini serie TV e forse ne sarebbe uscita una cosa migliore.
Sicuramente con un telefilm sarebbe stato molto meglio.
Avrebbero dovuto fare un telefilm di Fma di almeno 25/30 episodi con una qualità tecnico grafica uguale a questo film.
In tal modo con 25 o 30 episodi avrebbero avuto lo spazio giusto e necessario per approfondire tutto, facendone un buon prodotto anche come trama.
Diversi cambiamenti di trama non hanno portato reali vantaggi in termini di tempo, il ritmo del film è lento, nonostante l'enorme quantità di materiale (che ovviamente non si poteva inserire tutto, ma che si poteva tranquillamente adattare meglio).
Gli effetti e i costumi poi sono di livello amatoriale... incredibile che si definisca qualcosa di così scarso "film".
Fosse stato un film indie sarei stato molto più morbido nel mio giudizio (anche se la sceneggiatura così poco fedele all'originale e con enormi mancanze non è scusabile neanche in un prodotto amatoriale), ma è stato un successo... e l'unico motivo che riesco a trovare è il nome.
Perché cambiare quel qualcuno che dice ad Al della sua possibile falsa identità? Rovinando due saghe tra l'altro...
Perché ammazzare il dottor Marcoh... (e come lo trovano è ancora più incomprensibile).
No, mi spiace ma per me non merita neanche un 4... Volterra è bellissima ma sembra vuota (perché usare comparse locali era poco "giapponese"... in full metal alchemist che si svolge proprio in un'europa fittizia)...
Fan di Full Metal Alchemist assolutamente, cieco no.
PS. Ghost in the Shell per ora è molte spanne sopra.
guardare altro!
Un po' mi spiace, ma di FMA mi tengo le grandiose serie animate!!! (una più dell'altra)
Un paio di esempi:
1- la voce della chimera in giapponese è grottesca, ed è corretto che lo sia. La chimera non può avere, chessò, la voce di Nina perché Ed, come nel manga e come nell'anime, non la riconosce per la sua voce alle prime parole emesse, bensì soltanto dopo, quando la chimera inizia a ripetere le frasi della bambina.
Se in italiano questo passaggio drammatico si è smarrito a causa di una voce non adatta, riconosco che è un gran peccato. Ma non imputabile al film originale.
2- il tono del parlato di Ed: esattamente come nell'opera originale, Ed non usa toni garbati bensì ruvidi, talora strafottenti o al limite della maleducazione. In giapponese questo è stato mantenuto attraverso l'utilizzo di un linguaggio che di norma si sente sui teppisti o sulla yakuza, che calca molto sulle consonanti dure e fa uso proprio di un gergo tipico (es. 'teme' per indicare 'tu', ma nel senso di 'tu, str**zo bastardo'). Anche qui non so se e quanto sia passato nella traduzione in altre lingue, o se sia qualcosa che si è perso per strada (nel qual caso, un altro gran peccato).
Eravamo io e altri 2 amici che conoscevano l'anime (sia Brotherhood che l'altro), insieme ad un altro amico che però non conosceva quasi per nulla l'opera. Che dire...
Non è piaciuto a nessuno dei 4, me compreso.
Nonostante il film abbia delle buone scene, alcune prese pare pare dall'opera originale e rese anche abbastanza bene, il resto risulta per un buon 80% una specie di spremuta +taglia/incolla di quello che dovrebbe essere Full Metal Alchemist, sia a giudizio mio che dei miei compagni di visione, in aggiunta a dei sottotitoli non proprio al 100%. Molto belle invece le ambientazioni. (povero l'amico che non conosceva l'opera che non ci ha capito una cippa, ma vabbè con gli adattamenti derivativi succede, i problemi imho sono altri)
Secondo me in questo caso potevano optare con: (un po' come successo col film di Death Note)
1- fare più film (almeno 3 e con una durata più lunga), stando più fedeli possibili al manga, tagliando il tagliabile, in modo da far un opera degna del nome che porta.
2- utilizzare i personaggi e il concept di Full Metal Alchemist per creare una storia originale, almeno li potevano destreggiarsi meglio sia con la trama sia con lo svolgimento e poteva uscirne qualcosa di sorprendente.
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