Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.

Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?

AnimeRing!

Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
 

Andiamo a scoprire  il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
 
Saint Seiya... da noi noto anche come I cavalieri dello zodiaco. Uno dei titoli più discussi dagli appassionati. Doppiaggio storico / aulico o fedele, personaggi virili o effeminati, myth cloth originali o meno, Lost Canvas o Next Dimension, disegno di Araki o Kurumada, ecc...

Qui parliamo dell'opera prima, il manga da cui è partito tutto. Si tratta di un classico degli anni '80, meritevole di essere tramandato ai posteri, oppure è un titolo ormai illeggibile per i lettori moderni, superato da titoli più recenti e relegato ormai alla nostalgia dei vecchi appassionati?

Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!

La domanda è una sola: voi da che parte state?

A FAVORE

-

Chi ha detto che la cultura non può essere diffusa attraverso un fumetto o che il fumetto non può essere di per sé cultura, ignora l'esistenza di Saint Seiya, capolavoro di Masami Kurumada, conosciuto e apprezzato in Italia con il nome di "I Cavalieri delle Zodiaco", uno shonen di stampo classico datato 1986.
Saint Seiya è un eccezionale veicolo di trasmissione culturale, mitologica, religiosa e filosofica, che, negli anni di maggior successo, si immetteva prepotentemente nel movimento della globalizzazione. Così, se da un lato ha diffuso in Occidente diverse nozioni indo-buddhiste, ha anche portato in Oriente rilevanti riferimenti danteschi e mitologici. Ed è proprio alla mitologia che Kurumada strizza l'occhio, scegliendo lo scenario greco quale incipit della sua storia.

Seiya, Hyoga, Shiryu, Shun e Ikki, protagonisti indiscussi del manga, in seguito ad uno sfibrante allenamento ottengono l’investitura a Saints, i leggendari guerrieri della dea Atena, chiamati a difendere in suo nome la pace sulla Terra. Il loro potere scaturisce dalla consapevolezza di come il proprio microcosmo interiore possa riflettere la struttura dell’universo e possa esprimere la stessa, immensa energia del big-bang. Energia convertita in potenti onde energetiche e raffiche di pugni e calci attraverso l'armatura, che assume, così, una duplice funzione. Se da un lato ha la finalità di convogliare l'energia dei Saints in colpi concreti, svolge anche un'indispensabile funzione difensiva. Senza di essa la morte è assicurata. I cinque protagonisti hanno raggiunto solo il grado d’investitura più basso, ossia il titolo di Bronze Saints. Ma questo non impedirà loro di affrontare i guerrieri più tenaci e abili, nemici della giustizia e della Dea Atena. Un'innata caparbietà e un totale disprezzo per la morte porterà i cinque Saints a scontrarsi, addirittura, con i Gold Saints, dotati della potenza dalle dodici costellazioni zodiacali e in grado di muoversi alla velocità della luce. Ma nulla può fermare i protagonisti di tale manga quando in ballo c'è il destino della Terra.

Come già detto, Saint Seiya è quello che gli americani chiamano "melting pop", ossia la perfetta convivenza di svariati elementi appartenenti a culture diverse. Appaiono evidenti, come già detto, i continui riferimenti mitologici. La cultura ellenica non si limita, però, al semplice ruolo di senario della narrazione ma va oltre, assumendo un ruolo di prim'ordine. Secondo la mitologia greca Zeus, dopo aver ucciso il padre Crono e liberato i fratelli Ade e Nettuno, divise con loro il dominio del mondo. Egli governò i cieli e la terra, Ade l'aldilà e Nettuno i sette mari. Da tale richiamo storico Kurumada forgia le tre saghe che compongono l'intera storia di Saint Seiya. Accanto alla modernizzazione della millenaria storia greca, Kurumada effettua anche un complicato processo di unione di elementi buddisti e danteschi. Un esempio di come Saint Seiya sia specchio fedele di tradizioni buddhiste è dato dal primo, grande avversario che i Cavalieri devono affrontare: Saga. Il Gold Saint dei Gemelli, infatti, non è un semplice antagonista, ma un nemico interno; il nemico tipico della religione buddista, che tenta e corrompere dall'interno. Ma è forse il Gold Saint Shaka il vero compendio della filosofia buddhista. Già alla sua prima presenza, infatti, ci viene presentato come il bambino che nasce da un fiore di loto come reincarnazione del Buddha. Per di più, è l'unico a possedere l'ottavo senso, ovvero l'innata capacità di essere consapevoli di appartenere al tutto e di coincidere con esso. Proprio tale caratteristica rende Shaka l'"uomo più vicino a Dio". Se le prime due saghe sono interamente dominate da allusioni e rimandi greci e buddisti, è nella terza, ed ultima saga, che Kurumada celebra la figura di Dante e del suo mondo, facendo muovere i Saint nel percorso infernale da lui creato. La descrizione dei luoghi visitati dai Saints ricalca la narrazione dantesca. Si va, così, dalla drammatica frase "Lasciate ogni speranza voi ch’entrate" scolpita sulla porta d'ingresso del reggono demoniaco, alla trattazione della sofferenza degli ignavi; dal fiume Acheronte, con tanto di traghettatore, al cane Cerbero; passando per il Cocito e la Giudecca dimora del signore del mondo infernale.

Particolare è il discorso grafico. Se Kurumada, infatti, cura minuziosamente i primi piani e i paesaggi, chiaro esempio ci viene offerto dalle rappresentazioni dei luoghi danteschi, tralascia spesso gli elementi secondari. Basti vedere le varie vignette dove i Saints sono circondati da una moltitudine di nemici: le loro facce sono spesso sproporzionate o deformate e assumono un tono tipico dei manga demenziali. Ma Kurumada è famoso per la statuarietà che riesce a immettere nei Saints, che ricordano le scultoree statue greche. Particolare è anche la rappresentazione delle scene di lotta. Nel manga non troveremo mai dei colpi diretti che sbattono sul corpo dell'avversario, ma tavole nelle quali il colpo è già stato sferrato e il nemico o il Saints di turno che vola via in fin di vita.

In definitiva Saint Seiya può definirsi un manga unico nel suo genere, in grado di unire all'azione la cultura antica e la riflessione filosofica/religiosa. Proprio per questo deve essere una di quelle serie che non devono mancare nella collezione di un vero appassionato di manga.


CONTRO 

-

Nel periodo a cavallo tra la fine degli Ottanta e l'inizio dei Novanta imperversavano due fazioni ben distinte: I sostenitori sfegatati di "Ken il Guerriero" (tra i quali me) e gli irriducibili fan de "I Cavalieri dello Zodiaco", che in TV facevano audience incredibili per un cartone animato in fascia pre-serale. Ma se per la versione anime, la Bandai, unica ideatrice della linea di action-figure e detentrice dei diritti, chiamò a sé i migliori elementi della Toei senza badare a spese, non si poté affermare altrettanto per ciò che concerneva il manga.

È nato prima l'uovo o la gallina? In questo caso aveva visto la luce prima la gamma di giocattoli, e solo in un secondo tempo le varie trasposizioni animate e su carta stampata. Questa prassi è la legge per la maggior parte dei colossi dell'intrattenimento di Tokyo, i quali talvolta non sembrano essere molto lucidi nell'assegnare i propri personaggi a chi di dovere, e addirittura restie a controllare il lavoro delle case editrici coinvolte. Per l'appunto l'opera di Masami Kurumada non rispecchiava proprio per niente la controparte televisiva, magistralmente realizzata da Shingo Araki e Michi Himeno.

Quando visionai le prime pagine (e sto parlando della vetusta edizione Granata) non nascondo che mi era preso un colpo (in negativo, purtroppo).

Che è? Dinamicità e dilatazione dei muscoli del corpo, che sono le prima cose da sapere nell'abbecedario del provetto mangaka, se le è proprio dimenticate. Pegasus, Crystal e gli altri comprimari sembrano sagome di legno ritagliate e incollate sui fondali, o almeno quei pochi elementi che si possono definire così, dal momento che sono risicati ai minimi termini. Le risapute magnificenze dell'architettura egea? Palazzi minori, ville, templi? La bellezza e l'armonia delle sinuose sculture? Figuriamoci, un paio di colonne qua e là e qualche architrave sparuta e spoglia - senza stare lì troppo a stressare gli assistenti - erano più che sufficienti. Tanto per far capire agli alunni di prima elementare che di Antica Grecia si trattava. (Vogliamo un po' mostrare agli esimi signori della Shueisha come venivano rappresentate Atene e le rovine del Partenone da fumettisti come Cavazzano o Giovan Battista Carpi - due fra tanti - nelle storie del nostrano Topolino?)

Il chara è piuttosto pedestre e inevoluto, ancora inchiodato alla subcultura videoludica degli Rpg per Famicom, e talvolta non si capisce bene se sia shojo oppure shonen: quando si oltrepassa la cerchia della decina di personaggi c'è da aguzzare la vista per riconoscerli tutti al primo colpo. Le fattezze del nutrito manipolo di cavalieri, poco più che adolescenti, sono composte dai canonici angoli spigolosi e dai classici occhioni con pupille fuori misura: le mimiche facciali sono giust'appunto quattro in croce. Quel che è certo e che queste espressioni, queste pose solenni, questi combattimenti (amatissimi dai bambini), imperavano a quell'epoca sulle scatole di giocattoli e nelle coloratissime istruzioni d'uso di software per console.

Nonostante si parli di un fumetto d'azione a tutti gli effetti, la velocità e l'impressione di movimento sono troppo forzati, quasi inconsistenti. Il rapporto tra altezza e larghezza non viene nemmeno preso in considerazione, alla faccia della ricerca della perfezione degli artisti ellenici. Le ombreggiature. Chi le ha viste? Lo scopo era meramente quello di fare apparire sempre nuovi nemici ed alleati con armature leggermente ritoccate per catturare l'attenzione dei più piccoli e per essere facilmente messi in commercio senza andare a modificare troppo la catena di montaggio.

Su incipit e trama non c'è da esaltarsi granché, da una base così complessa, dalle appassionanti leggende nate in seno a una civiltà dalle mille sfaccettature, si poteva e si doveva tirare fuori qualcosa di più articolato che un mucchio di guerrieri narcisisti con la lacrima facile che si sfidano a suon di frasi roboanti per proteggere la sventurata dea Athena (rapita ogni due per tre).
Con franchezza, questo è uno di quei manga che in patria meriterebbero di essere serializzati esclusivamente sulle frivole paginette di Terebi Magazine, e che, oltretutto, fa gongolare i critici occidentali detrattori dei fumetti giapponesi, i quali in fondo non hanno tutti i torti quando asseriscono che alcuni di questi non sono classificabili nella cosiddetta nona arte.

La sua collocazione ideale, almeno da noi, sarebbe stata all'interno delle confezioni di merendine o in omaggio nella cartolibreria di fiducia. Non certo in edicola, se non come inserto nel Corriere dei Piccoli. Rincaro la dose, per me era meglio non pubblicarlo neppure e ricordare le puntate del cartone animato con infinita devozione. A conti fatti, definirlo un caposaldo degli anni '80 o il capolavoro definitivo di Kurumada mi sembrano affermazioni che non stanno né in cielo né in terra. Nemmeno i colori delle copertine (tremendi) invogliavano l'acquisto...



Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!

Cosa ne pensate del manga di Saint Seiya?