«Ma una donna ha continui impedimenti. Al contempo inerte e cedevole, ha contro di sé le debolezze della carne e la sottomissione alle leggi. La sua volontà, come il velo del suo cappello tenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti, c'è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene.»
Madame Bovary
Madame Bovary
L'interesse per le opere di Kazuo Kamimura da parte degli editori italiani (e il conseguente apprezzamento da parte del pubblico), ha qualcosa di sorprendente ed era imprevedibile solo un po’ di tempo fa. Quando Quentin Tarantino sdoganò Lady Snowblood (non a caso la prima opera arrivata in Italia con J-Pop) per la sua saga cinematografica Kill Bill, il nome di Kamimura si poteva a malapena rintracciare nei cataloghi di qualche editore d'oltralpe, ma era per lo più misconosciuto al grosso dei lettori italiani. Da allora, grazie all’impegno di alcuni editor illuminati, anno dopo anno si è andato ricomponendo il ricco quadro (ancora ben lungi dal completarsi) della produzione fumettistica di questo influente sensei, unanimemente riconosciuto e apprezzato a livello internazionale.
Nell’ambito di questo revival si inserisce l’uscita nelle librerie dei tre volumi de Il fiume Shinano (Shinanogawa) per Coconino Press. Pubblicato per la prima volta a puntate in Giappone tra il 1973 e il 1974 sulle pagine di Young Comic, si tratta del primo grande successo della coppia Kazuo Kamimura/Hideo Okazaki. Il fumetto, di forte impatto drammatico e di sofisticata bellezza grafica, si aggiudica nel ‘74 il Gekiga-shô (Premio Gekiga) indetto dalla casa editrice Shônengahôsha, e ottiene un adattamento cinematografico che desterà scalpore per le scene di nudo dell’attrice protagonista Kaoru Yumi.
L'edizione italiana de Il fiume Shinano è stata tradotta e curata da Paolo La Marca il quale, a proposito di Kamimura e Okazaki, scrive nella postfazione del secondo volume: “Non sarebbe per nulla esagerato definire Kamimura e Okazaki come la gôruden konbi (la coppia d’oro) del fumetto giapponese. Non tanto per il buon numero di successi riscossi, quanto piuttosto per l’alchimia che era nata tra i due, una sinergia talmente forte da infondere qualcosa di speciale alle loro creazioni. E il motivo è piuttosto semplice: erano due autori che si completavano a vicenda e che si rispecchiavano l’uno nella visione artistica dell’altro”.
La vicenda, ambientata a cavallo tra i periodi Taishô e Shôwa, narra delle tumultuose avventure di Takano Yukie, nata sulle rive del fiume Shinano, all’epoca una delle aree più povere del Giappone, spesso scenario di catastrofiche esondazioni. Cresciuta in una ricca famiglia dell’alta borghesia, ma in realtà frutto di una segreta passione adultera, è proprio l’adulterio a segnare la sua burrascosa parabola sin dalla scoperta dell’amore adolescenziale, quando si invaghisce di un umile servitore e la loro relazione sembra votata a un sentimento assoluto. Ma l'adolescenza non dura in eterno e Yukie viene mandata in un collegio, dove incontra un'insegnante carismatico e anticonformista con cui inizia una storia all’insegna dello scandalo. È l'inizio di una discesa agli inferi della lussuria, che la giovane donna percorrerà divisa tra l’aspirazione a un amore puro e l’abisso del desiderio carnale.
Influenzato dai classici della letteratura erotica (De Sade, Wilde, Mishima) e dal fumetto d'autore (Crepax), il sodalizio Kamimura/Okazaki ha inaugurato un vero e proprio filone dedicato alle eroine “belle e dannate”. Yukie rientra di buon grado in questa galleria di intensi ritratti femminili, che culmina con le raccolte di racconti Aku no hana (I fiori del male) e Inkaden (I fiori della lussuria), quest’ultimo basato su storie vere di famigerate donne giapponesi tra cui Abe Sada. Gli autori donano quindi un'impronta scabrosa e melodrammatica alla trama de Il fiume Shinano, collocandola in uno scenario storico pieno di contrasti (il primo ventennio del periodo Shôwa) che sfiora temi sociali come la guerra sino-giapponese, il nazionalismo, il comunismo, gli assassinii politici, la crisi economica e la disoccupazione. Lo spessore letterario è confermato dalle numerose citazioni colte disseminate lungo le pagine del libro, mentre particolarmente felice da parte di Kamimura è l'idea di situare geograficamente la storia in un luogo così fuori dal comune, la provincia rurale e le rive del fiume Shinano, un’ambientazione ideale per questa vicenda oscura e tormentata.
Il racconto si snoda su una solida struttura lineare e si concede sporadici flashback nella scansione dei capitoli, che seguono passo dopo passo le traversie della protagonista, con un finale che si presta a un’inaspettata ma emblematica circolarità. La travagliata educazione sentimentale di Yukie, le sue vicissitudini, i malesseri e le inquietudini, sono le stesse di tante donne nel Giappone degli anni ’70, imbrigliate dai legacci di una cultura fortemente tradizionalista, desiderose di affrancarsi dalla condizione di subalternità a cui la società le costringe. Questa lettura “femminista” accomuna Il fiume Shinano ad altre opere più "attuali" di Kamimura, come L'età della convivenza e Il club delle divorziate (editi da J-Pop), in cui l’autore dimostra la stessa sensibilità e intima comprensione dei problemi che affliggono le sue contemporanee.
Archetipo di tanti angeli ribelli che hanno reso celebri i manga di Kamimura, Yukie è una figura prorompente che trasuda rorida sensualità, vero motore della storia con il suo spirito indomabile e volitivo oltre la sfrontatezza. Innamorata della libertà, vuole condurre la sua esistenza come meglio crede, passando da un amante all'altro e gettando scompiglio nei loro cuori. L'avvenenza, l'intelligenza e la disinvolta sessualità sono un richiamo irresistibile per gli uomini che incrocia sulla sua strada: un servitore, un insegnante, uno scienziato, nessuno la può fermare, pretende tutta la loro attenzione e affetto, e al contempo non vuole dipendere da nessuno.
Yukie, il cui nome rimanda al candore della neve, non è la femme fatale tosta e implacabile che abbiamo ammirato in Shurayukihime (Lady Snowblood). La sua vita è vissuta di volta in volta “attraverso” gli uomini che ama. I suoi amanti hanno il potere di cambiarle la vita, nel bene e nel male, e la via dell'infedeltà diventa così un espediente per esercitare un qualche potere sul proprio destino. Mentre gli uomini hanno mezzi e proprietà, l'unico strumento che Yukie possiede per influire sugli altri è il proprio corpo, un capitale che ella può commerciare al costo della pubblica vergogna.
In alcuni passaggi Il fiume Shinano potrebbe risultare feroce e quasi crudele, dato che non risparmia scene brutali e volutamente urtanti: fra violenze e soprusi di ogni sorta, è chiaro che siamo di fronte a un manga non esattamente per educande. Così come non mancano strane suggestioni a sfondo mistico mutuate dalla simbologia cristiana, a metà strada tra il martirio e la perdizione. La donna viene anche accostata alla volpe e al serpente, quali simboli di una femminilità seduttrice, peccaminosa e vampiresca, enfatizzando il fascino ambiguo della protagonista.
Lontano da certi codici narrativi del gekiga (linea spessa, tratto nervoso e ruvido), lo stile di Kamimura può essere tanto ricercato ed elegante quanto audace e istintivo. Eclettico dal punto di vista compositivo, costruisce ogni tavola in base alle esigenze della scena, con un'attenzione meticolosa verso i dettagli più minimi per sottolineare uno stato d'animo, per creare un'attesa, per evidenziare un simbolo importante. Il suo tratto sinuoso esplora tutte le possibilità espressive del bianco e nero. Quando disegna questo manga l’autore spiega di lavorare per sottrazione affermando: "più l'immagine è vuota, più è bella"; e questa ricerca di essenzialità è estesa anche ai dialoghi, sempre asciutti e minimali, per una lettura che vola via vorace.
Le tavole denotano un gusto straordinariamente pittorico e si distinguono in modo riconoscibile dal resto della produzione fumettistica giapponese dell'epoca, con composizioni sublimi che danno anima e corpo alle visioni struggenti di Okazaki. I continui riferimenti alla meraviglia del mondo naturale e alla furia degli elementi come vento, pioggia, neve, si svelano ben presto come metafore dei sentimenti dei protagonisti.
C’è sempre un’artista (o un mangaka) che fa capolino fra le pagine di Kamimura, e anche in questo caso non manca di comparire un pittore (chissà forse una sorta di autoritratto dell'autore) nella lista degli amanti di Yukie, che ne diventa fatalmente musa ispiratrice.
"Volevo disegnare con le sfumature dell'inchiostro nero la bellezza della natura. Volevo esprimere attraverso il colore dell'inchiostro nero. Alcune cose possono essere espresse solo in bianco e nero”.
Kazuo Kamimura
Kazuo Kamimura
L’edizione italiana di Coconino Press si presenta in tre volumi di pregio, per più di 700 pagine (di cui alcune a colori) rilegate a filo e con copertina in cartone rigido, al costo di 20,00€ l’uno. I tre volumi sono corredati da sostanziosi extra, tra cui tavole inedite, illustrazioni a colori e pregnanti postfazioni, di grande interesse per chi volesse approfondire la biografia di Kamimura. Nello specifico si tratta di una toccante testimonianza di Migiwa Kamimura (figlia del maestro), un saggio di Paolo La Marca dal titolo Viaggio nell’universo narrativo ed estetico di Kamimura e Okazaki, e un’intervista a Jiro Taniguchi che parla dell'arte di Kamimura in qualità di suo ex assistente.
In sintesi, possiamo definire Il fiume Shinano come un maestoso dramma a fumetti che è anche un conturbante e spregiudicato ritratto di donna, traboccante di malinconico romanticismo. Siamo di fronte ad un’opera d’arte con la A maiuscola, un’arte coraggiosa e sprezzante che brucia di passione disinibita e sfrenata voluttà. Se è vero che Kamimura e Okazaki sono considerati la coppia d’oro del fumetto giapponese, quest’opera, magnifica e inossidabile a dispetto degli anni, ne è l’esempio più fulgido e lampante.
Kazuo Kamimura nasce il 7 marzo del 1940 a Yokosuka, cittadina della prefettura di Kanagawa. Nel 1962 si laurea in design presso l’Università d’Arte di Musashino e nello stesso anno viene assunto dall’agenzia pubblicitaria Senkosha. Fa il suo ingresso nel mondo del fumetto nel 1967 con Kawaiko Sayuri-chan no daraku (La degradazione della graziosa Sayuri). L’anno successivo è alle prese con Parada, prima di una serie di collaborazioni con lo sceneggiatore e amico Aku Yu. Dal 1968 inizia a realizzare opere per Weekly Manga Action e Young Comic, due tra le più popolari riviste dedicate al gekiga. Il successo di pubblico arriva nel 1971 con Maria, ma soprattutto l’anno seguente con Shurayukihime (Lady Snowblood) e Dōsei Jidai (L’età della convivenza).
Fra le sue altre opere ricordiamo Shinanogawa (Il fiume Shinano, 1973), Kyojin kankei (Una relazione folle, 1973), Itezuru (Storia di una geisha, 1974), Rikon kurabu (Il club delle divorziate, 1974), Aku no hana (I fiori del male, 1975), Kanto heiya (La pianura del Kanto, 1976), Onryo jusanya (Le tredici notti degli spiriti vendicativi, 1976).
Nella sua carriera ha collaborato con i più popolari sceneggiatori, tra cui Kazuo Koike, Hideo Okazaki, Teruhiko Kuze, Noribumi Suzuki, Ikki Kajiwara (alias Asao Takamori) e Hisao Maki.
Nel suo studio hanno lavorato per lui come assistenti artisti del calibro di Jiro Taniguchi, Hitoshi Iwaaki e Tatsuo Nitta.
A causa di un tumore alla laringe si spegne l’11 gennaio 1986 a soli 45 anni.
Fra le sue altre opere ricordiamo Shinanogawa (Il fiume Shinano, 1973), Kyojin kankei (Una relazione folle, 1973), Itezuru (Storia di una geisha, 1974), Rikon kurabu (Il club delle divorziate, 1974), Aku no hana (I fiori del male, 1975), Kanto heiya (La pianura del Kanto, 1976), Onryo jusanya (Le tredici notti degli spiriti vendicativi, 1976).
Nella sua carriera ha collaborato con i più popolari sceneggiatori, tra cui Kazuo Koike, Hideo Okazaki, Teruhiko Kuze, Noribumi Suzuki, Ikki Kajiwara (alias Asao Takamori) e Hisao Maki.
Nel suo studio hanno lavorato per lui come assistenti artisti del calibro di Jiro Taniguchi, Hitoshi Iwaaki e Tatsuo Nitta.
A causa di un tumore alla laringe si spegne l’11 gennaio 1986 a soli 45 anni.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Il fiume Shinano 1 | € 20.00 | Coconino Press |
Il fiume Shinano 2 | € 20.00 | Coconino Press |
Il fiume Shinano 3 | € 20.00 | Coconino Press |
Il fiume Shinano Box | € 48.00 | Coconino Press |
Il fiume Shinano Omnibus | € 38.00 | Coconino Press |
Il fiume Shinano Omnibus Variant | € 38.00 | Coconino Press |
Pro
- Magistralmente scritto e illustrato
- Struggente ritratto al femminile
- Ambientazione densa di particolari
- Personaggi carismatici e credibili
- Edizione di pregio con sostanziosi extra redazionali
So che da questo fumetto è nato un film molto controverso, si parlò addirittura di plagio all'epoca.
Comunque un Kamimura magistrale nella rappresentazione del periodo e del contesto storico, come sempre.
Dopo Lady Snowblood è l'opera di Kamimura che più mi interessa.
Devo però dire che in definitiva sono rimasto sostanzialmente deluso da essa.
Nulla da dire sulla scrittura né sui disegni (come al solito sublimi).
Presa come descrizione, anche struggente, la storia assume un certo valore.
Mi sono però risultate indigeste le ultime pagine, nelle quali sembra che questo destino sia ineluttabile e addirittura tramandabile, senza che ci sia possibilità di opporsi a esso.
Tra gli articoli alla fine dei volumi mi è molto piaciuto il ricordo della figlia di Kamimura, intimo e toccante, che molto fa capire della figura dell'autore.
Ottimi tra l'altro perché danno un'idea completa delle altre storie del duo.
La storia è così e basta, molto semplicemente. Noi diremmo "chi nasce tondo non può morire quadrato". E' il sangue che non mente mai; la giovane figlia sul finire del manga ricade nei medesimi errori della madre, c'è quel tocco di disillusione verso il futuro, amaro e triste al tempo stesso.
Non ho apprezzato immutabilità, fatalismo e immobilità.
Poi ognuno di noi è più affine a un determinato tipo di storia piuttosto che ad un'altra.
Quello che mi ha colpito del tuo post è di volere a tutti i costi un cambiamento, il che è di per sè sbagliato.
Mi spiego: La tua reazione è tipica di un lettore di shonen (ma a volte pure i seinen si presentano così), di volere a tutti i costi che i personaggi evolvano in qualche maniera. Questo perché vi hanno ficcato in testa che il protagonista nasce così e poi, attraverso l'amicizia, l'amore e mille peripezie dovute quasi sempre ad un viaggio di formazione tipo, diventa cosò. Il protagonista non deve necessariamente cambiare, può rimanene un povero e vecchio beone dall'inizio fino alla fine della storia. Così come una prostituta ha il diritto di rimanere tale fino all'ultima pagina; non deve diventare madre, moglie e onesta lavoratrice per accontenatre il lettore. Usciamo per un attimo dall'ambito fumettistico, questo vale anche per la letteratura. Lo squalificato di Dazai rimane miserabile fino all'ultimo, perché così dev'essere.
Prova a rileggerlo una seconda volta, con un occhio diverso stavolta, e poi riesaminalo mettendo da parte preferenze personali e suggestioni indotte.
(L'evoluzione può far parte di una storia matura, non è una prerogativa banale da shonen)
Se guardiamo alla storia la stessa protagonista si rende conto che la sua vita non va, ma non ha un accenno a un cambiamento, una reazione, che non deve necessariamente avvenire. È come se si aprisse una strada, uno spiraglio, che poi non ha prosecuzione.
La quarta di copertina (solamente italiana?) descrive la storia come una ricerca tra amore carnale e romantico, ma il secondo è praticamente assente (Ma, ripeto, magari è la presentazione italiana che mi ha sviato).
Perché si legge? Cosa resta di una storia?
La descrizione di un particolare carattere (inteso come personaggio/personalità) umano.
La descrizione di una donna che vive solamente di passioni carnali (con una vaga speranza romantica) senza reagire al suo destino, perché quella è la sua natura.
OK, benissimo, ne prendo atto, ma mi lascia poco, pur nella buona descrizione del suo sentimento di tormento interiore.
Yukie condivide lo stesso destino. Lei prova piacere nell'amore carnale, ma vorrebbe raggiungere una condizione superiore, dare quite al suo animo tormentato, amare davvero, però alla fine si rende conto che tutto questo è impossibile. Ecco perché dico che la storia è quanto di più reale ci si possa immaginare.
Credo che tu abbia raccolto tutti gli elementi, ma forse la verità finale non ti piace e per questo la rigetti.
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