Si è spento lo scorso 15 marzo uno dei pionieri dell'animazione giapponese moderna: Yasuo Ōtsuka.
Noto principalmente per i suoi lavori come direttore dell'animazione in opere come Conan, il ragazzo del futuro, la prima serie di Lupin III e nel film Il castello di Cagliostro e per essere considerato il maestro di Hayao Miyazaki e Isao Takahata (sebbene sarebbe più corretto considerarlo un compagno anziano più che un vero e proprio maestro come fu invece Yasuji Mori), Ōtsuka è stato una figura fondamentale nello sviluppo dell'animazione giapponese degli ultimi 60 anni.
Nato nella prefettura di Shimane l'11 luglio 1931, Ōtsuka ha mostrato fin da piccolo una grandissima passione per il disegno, riempiendo quaderni su quaderni di disegni fatti a tutto quel che osservava nel corso delle sue giornate. Grandi protagonisti dei suoi disegni erano i treni e i mezzi di locomozione in generale, di cui s'innamorò dopo una visita alla stazione; non è un caso che sarebbe stato proprio lui a creare la famosissima 500 gialla di Lupin III. Nonostante il grande amore per il disegno, Ōtsuka inizialmente lavorò nel dipartimento anti-droga della polizia di Tokyo, dal momento che all'epoca era necessario avere un permesso per potersi spostare nella capitale. Dopo un paio di anni passati in ospedale a causa di una tubercolosi - durante i quali Ōtsuka lesse moltissimo e modificò anche in parte il suo stile di disegno, più in linea con la solitudine del periodo - a dare la svolta definitiva alla sua vita fu un piccolo articolo di giornale, in cui una certa Tōei dōga cercava abili disegnatori con cui realizzare film d'animazione.
Fondata nel 1948 col nome Nihon dōga eiga dai veterani dell'animazione Kenzō Masaoka e Zenjirō Yamamoto e diventata Nichidō eiga solo quattro anni più tardi, la compagnia che ha dato il via all'animazione giapponese del dopoguerra assunse la propria conformazione definitiva nel 1956 con l'acquisizione da parte di Toei. Una struttura societaria più solida, un presidente, Hiroshi Okawa, intenzionato a donare dignità all'animazione giapponese e uno staff di giovani inesperti ma fortemente motivati permisero alla neonata Tōei dōga di dare il via ad una nuova era per l'animazione giapponese, lontana dalla propaganda e dalle limitazioni censorie dell'epoca della guerra.
Yasuo Ōtsuka fu uno dei primi ad unirsi alla compagnia. Il test d'ingresso, ideato da Yasuji Mori, consisteva nell'animare un ragazzo che solleva un martello così pesante da rendere difficoltoso anche solo restare in equilibrio. Ōtsuka superò brillantemente la prova, tanto da venire utilizzato sin da subito nel corto in bianco e nero Gli scarabocchi del gattino, in cui si occupò degli intercalari e delle rifiniture di una scena animata da Mori.
Si trattava delle prime prove tecniche di uno studio ancora alle prime armi che poteva vantare al suo attivo solamente due animatori esperti, Akira Daikuhara e Yasuji Mori, e una trentina di giovani quasi tutti con nemmeno un anno di esperienza. Per la realizzazione de La leggenda del serpente bianco, primo film d'animazione importante di Tōei, gli animatori vennero divisi nel seguente modo: Mori e Daikuhara si occuparono della supervisione delle animazioni e delle animazioni chiave; ad ognuno dei due furono associati tre "secondi" incaricati della rifinitura delle animazioni principali, qualche animazione chiave e qualche intercalazione; a ciascuno di questi secondi furono infine assegnati cinque animatori inesperti, addetti alle intercalazioni tra le animazioni chiave. A differenza della nomenclatura moderna, Mori e Daikuhara furono gli unici accreditati come animatori chiave, con tutti gli altri segnati solamente come intercalatori (i secondi presenti in cima all'elenco), ma il lavoro dei due esperti era più simile a quello dei moderni direttori dell'animazione, dato che dovevano controllare tutti i disegni realizzati dai propri secondi.
Yasuo Ōtsuka, uno dei più talentuosi tra quei giovani inesperti, fu scelto come secondo di Daikuhara, di cui apprese lo stile di disegno forte e dinamico. Ōtsuka venne incaricato di animare la scena col pesce-gatto gigante, di cui si procurò un esemplare vivo per poterne studiare aspetto e movimenti così da meglio renderli nel film. La scena convinse al punto che anche nei film successivi Ōtsuka sarebbe finito a occuparsi della rappresentazione di mostri giganti e grandi battaglie, tanto da renderlo uno dei suoi marchi di fabbrica più distintivi.
Ōtsuka tuttavia non era soddisfatto, non si sentiva sufficientemente bravo ed esperto, cosa che lo spinse a cercare manuali o informazioni che potessero insegnarli nuove tecniche o strategie per migliorare e perfezionarsi nell'arte dell'animazione. All'epoca non c'erano molti testi simili, ma in suo aiuto venne un manuale d'animazione americano posseduto da un suo collega, che Ōtsuka copiò interamente per studiarlo e assimilarlo.
Dopo La leggenda del serpente bianco fu la volta di molti altri film Toei, tramite cui Ōtsuka e gli altri animatori acquistarono sempre più esperienza e abilità. In Shonen Sarutobi Sasuke Ōtsuka animò uno scheletro volante che suscitò (involontariamente) l'ilarità degli spettatori, facendo intuire come l'animatore fosse abile nel rendere in modo umoristico i personaggi cattivi. Tale scena fu anche importante in quanto vide il debutto come assistente alla regia di Isao Takahata, una figura con cui Ōtsuka formerà una solida amicizia e collaborazione.
Ōtsuka continuò a occuparsi delle animazioni chiave nei successivi film dello studio, finchè il 1963 vide la prima grande rivoluzione produttiva che portò più vicina l'animazione giapponese alla sua piena maturità. Quell'anno uscì infatti Il principe cattivo a caccia di Orochi, il primo film d'animazione giapponese a presentare tra i credits la figura del direttore dell'animazione (sakkan). Quello che prima era stato un ruolo poco definitivo occupato da Mori e Daikuhara era stato per la prima volta istituzionalizzato e reso importante. Con Yasuji Mori come primo sakkan si iniziò a dare più importanza all'uniformità stilistica tra tutte le scene, cercando tuttavia di non soffocare eccessivamente la personalità dei singoli animatori. Questo film mostrò chiaramente come la nuova generazione di animatori era ormai cresciuta in esperienza e abilità, tanto che la scena più importante del film, la lunga battaglia contro il drago a otto teste, fu interamente realizzata da Yasuo Ōtsuka e Sadao Tsukioka, un grande attestato di stima da parte di studio e sakkan per quelli che solo pochi anni prima erano ancora dei novellini inesperti.
Solo due anni dopo, nel 1965, Ōtsuka venne scelto per dirigere le animazioni del nuovo film dello studio, divenendo il terzo sakkan dello studio dopo Yasuji Mori e Akira Daikuhara. Alla richiesta di chi volesse al suo fianco come regista, Ōtsuka scelse il giovane Takahata, che aveva imparato a conoscere e stimare non solo durante il lavoro quotidiano ai vari film ma anche come compagno nelle manifestazioni sindacali che da tempo vedevano i giovani animatori opporsi alle condizioni di lavoro e alle restrizione creative imposte dai vertici aziendali Toei. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare le conseguenze che tale scelta avrebbe avuto sull'animazione giapponese.
Isao Takahata aveva una sua visione ben particolare di cosa l'animazione giapponese avrebbe potuto essere, ma tale visione era in contrasto con le commedie divertenti piene d'azione e animali parlanti che Toei era solita produrre. Takahata ambiva a qualcosa di più serio, ispirato ai film francesi che tanto apprezzava, voleva toccare temi sociali importanti, in un'epoca in cui le rivolte sindacali e la guerra del Vietnam erano al centro dell'interesse dei giovani giapponesi.
Il risultato fu un film dalla produzione infernale, che subì svariati ritardi e vide la luce solo tre anni più tardi, nel 1968. Il principe del sole: La grande avventura di Hols risultò essere un film troppo avanti per il suo tempo, che il pubblico non comprese e che ne sancì il fallimento economico, portando una furibonda Toei a declassare Takahata al suo vecchio ruolo di assistente alla regia in alcune serie televisive. La cosa tuttavia non stupisce: com'era possibile che il pubblico, abituato ai soliti film divertenti e ritmati potesse apprezzare un'opera così diversa, se persino gli stessi animatori che avevano lavorato al film non erano riusciti a comprenderlo? Sono gli stessi Miyazaki e Ōtsuka a raccontarci di come nessuno riuscisse a capire cosa Takahata stesse facendo, cosa volesse raccontare... specialmente la protagonista femminile Hilda era un completo mistero per loro... perchè era sempre così cupa? Cosa nascondeva il suo carattere? Solamente Yasuji Mori fu in grado di capire quel che Takahata voleva raccontare, riuscendo a donare vita al personaggio di Hilda coi suoi disegni in sequenze che lasciarono svuotato il giovane Miyazaki.
Hols aveva fatto capire quanto l'animazione giapponese potesse ancora espandersi, aveva mostrato un mondo nuovo rispetto ai vecchi film Toei permettendo all'animazione giapponese di fare un enorme passo avanti nella strada verso la propria maturità artistica... per questo, oltre che per la sua mera qualità intrinseca, il film sarebbe stato successivamente riscoperto e rivalutato, diventando il primo capolavoro dell'animazione giapponese moderna.
Hols fu un film estremamente importante anche per il futuro di Ōtsuka. Non tanto sul piano dell'animazione in sé, in quanto la scena del combattimento contro il luccio gigante, seppur magistralmente animata, non era nulla di inaspettato conoscendo le capacità dell'animatore, ma principalmente per il suo futuro approccio alla creazione. Molto indaffarato con la direzione delle animazioni, infatti, Ōtsuka si allontanò gradualmente dal gruppo che stava scrivendo la sceneggiatura e divenendo per questo sempre più irritato, desiderando mettersi in gioco anche in quell'ambito e avere un maggiore impatto nella realizzazione della pellicola. Ma il risultato finale lasciò completamente interdetto Ōtsuka. L'abilità mostrata da Takahata in quel film gli fece comprendere i suoi limiti, che una regia simile non era alla sua portata. Lui era innamorato del movimento e del disegno in quanto tale, un artigiano dell'animazione intenzionato a creare dettagli interessanti, e a quello avrebbe votato la sua carriera artistica. Nel film successivo si dimenticò della regia, lasciando fare il proprio lavoro al regista e divertendosi a compiere il suo.
Il gatto con gli stivali fu la completa negazione di Hols. Se Hols era stato un lavoro di gruppo finalizzato a dar forma alla visione del regista Takahata, Il gatto con gli stivali fu una grande festa in cui dar sfogo al proprio estro artistico, senza tuttavia le velleità autoriali e politiche di Hols. Il regista, il giovane Kimio Yabuki, si limitò a dare qualche indicazione generale sull'opera e assegnare le diverse parti del film ai vari animatori, lasciando poi quasi completa libertà a questi ultimi nel seguire la propria ispirazione; lasciò persino che fossero gli stessi animatori a disegnare gli storyboard. In un film che aveva gli animatori come nucleo pulsante dell'opera Ōtsuka non poteva che dare il meglio di sé, realizzando in coppia con Miyazaki il celebre combattimento / inseguimento tra i bastioni del castello del malvagio re Lucifero.
Il film ebbe un enorme successo al botteghino, tanto che il gatto Pero sarebbe poi diventata la mascotte stessa della Toei, ma ormai l'epoca d'oro della Toei doga cinematografica stava per giungere al termine. L'animazione televisiva era sempre più agguerrita e numerosi studi stavano venendo la luce; molti degli animatori Toei, stanchi delle guerre coi vertici aziendali, delle limitazioni creative e delle imposizioni lavorative, erano pronti a percorrere nuove strade. Alcuni si erano già spostati alla Mushi Production del dio dei manga Osamu Tezuka, altri avrebbero scelto altre compagnie. La scelta di Yasuo Ōtsuka cadde su A Production, desideroso di poter animare il famoso e apprezzato manga di Monkey Punch, Lupin III.
Il primo lavoro di Yasuo Ōtsuka alla A Production sconvolse i suoi vecchi compagni della Toei, così come il pubblico. Tratto da un romanzo di Tove Jansson, Moomin era una serie quotidiana, utopica, in cui non c'erano drammi, scontri o elementi negativi, ma incentrata solo sui piccoli incontri e sui piccoli elementi della vita. Nessuno pensava che Ōtsuka, celebre per la sua abilità nell'animare scontri dinamici e appassionanti contro grandi mostri, fosse adatto a un'opera di quel tipo. Eppure Moomin fu un successo, che avrebbe portato ad una fame per le trasposizioni televisiva di letteratura occidentale per ragazzi cambiando per sempre l'animazione televisiva giapponese e attirando l'interesse anche di un pubblico più adulto.
Si trattava di un nuovo approccio che convinse persino Takahata e Miyazaki ad abbandonare Toei per andare dal loro vecchio compagno e amico. Era proprio quello che i due futuri fondatori dello Studio Ghibli stavano cercando, un modo nuovo di fare animazione, più autoriale, più profondo, più sofisticato, più interessante.
Senza Moomin non ci sarebbe stato Heidi.
Senza Moomin non ci sarebbe stato il World Masterpiece Theater.
Senza Moomin non ci sarebbe stato lo Studio Ghibli.
Per un appassionato di macchine e pistole come Ōtsuka, poter lavorare alla trasposizione animata di Lupin III era un'occasione imperdibile per poter disegnare ciò che amava, come mai gli era stato possibile in Toei. Identificata fin da subito l'ispirazione del manga di Monkey Punch nei confronti di fumettisti americani come Mort Drucker, Ōtsuka ne studiò abbondantemente lo stile di disegno così da poter trasporre al meglio i vari personaggi dell'opera.
Dopo un episodio pilota scartato e numerosi incontri con svariati network televisivi, nel 1971 la prima serie animata di Lupin III iniziò la sua trasmissione, facendo segnare tuttavia dei pessimi dati d'ascolto.
Proprio in quel periodo Takahata e Miyazaki avevano abbandonato Toei per seguire l'esempio del loro senpai, intenzionati a trasporre in animazione il classico della letteratura europea Pippi Calzelunghe. Prima, però, decisero di unirsi alla produzione di Lupin per aiutare Ōtsuka a risollevare le sorti della serie, dirigendo buona parte degli episodi della seconda metà della serie. La sfortuna di Ōtsuka con gli ascolti proseguì anche con la sua successiva Samurai Giants, che paradossalmente dovette scontrarsi proprio con l'Heidi di Takahata, Miyazaki e Kotabe che andava in onda allo stesso orario.
Dopo qualche altro lavoro e anche la sua prima regia con Tenguri, la fine degli anni '70 porto due delle più importanti sfide per Ōtsuka.
Miyazaki aveva infatti chiesto il suo aiuto per dirigere le animazioni della sua prima opera importante da regista, Conan il ragazzo del futuro.
Ōtsuka notò un forte cambiamento nel suo vecchio allievo con cui non collaborava dai tempi di Lupin III. Miyazaki aveva accumulato un'incredibile esperienza, era diventato non solo un animatore completo ma realizzava anche i layout di base e persino le singole espressioni dei personaggi e aveva pienamente compreso come i personaggi dovessero muoversi e la gestione delle scene. Aveva inoltre appreso da Takahata l'importanza di inserire un messaggio sociale attorno a cui far ruotare le proprie opere. Per Ōtsuka era come se una persona normale si fosse trasformata in Hulk, sembrava di lavorare con un mago dell'animazione. Miyazaki ora non aveva più bisogno di lavorare sotto Takahata, aveva ottenuto le capacità e la sicurezza per farcela da solo, per proseguire con le proprie forze.
Anche il perfezionismo e la pignoleria quasi assoluti per cui è ormai noto Miyazaki si erano già sviluppati, e non risparmiarono nemmeno il suo vecchio amico e compagno Ōtsuka:
A dire il vero, dopo aver visto il primo episodio pensai di impiccarmi. Subito fuori allo studio di registrazione Cinebeam c'era un cimitero con una corda per impiccarsi... (risata) Pensavo che Lana dovesse essere così bella da spingere Conan, nell'istante in cui la spia, a desiderare di dedicare la sua intera vita a lei, ma la Lana che apparì sullo schermo era davvero brutta! Mi infuriai... dopo il primo episodio insistei a voler controllare tutte le animazioni chiave, e lo feci fino all'ottavo episodio. Nella scena in cui Conan solleva Lana, lui avrebbe dovuta sollevarla gentilmente, come un uccello. Ōtsuka, tuttavia, è una persona ultra-logica e a Conan ha fatto semplicemente tirare su Lana con un uno-due-tre. Brontolai che quella scena rappresentava in realtà il modo in cui Ōtsuka sollevava la sua stessa moglie.
L'anno successivo, il 1979, Tokyo Movie Shinsha affidò a Ōtsuka la regia del secondo film dedicato a Lupin III, che tuttavia rifiutò consigliando Miyazaki per il ruolo. Inizialmente titubante, Miyazaki infine accettò di dirigere il suo primo lungometraggio cinematografico, il primo di una lunga e fortunata serie: Lupin III - Il castello di Cagliostro.
Ōtsuka tuttavia non lasciò da solo il suo vecchio allievo in questo compito così delicato, ma si occupò, come già fatto per Conan, della direzione delle animazioni e assistette il regista anche nel Character Design. Miyazaki non si limitò alla sola regia, realizzando personalmente il soggetto, la sceneggiatura e gli storyboard, seguendo quindi tutte le fasi principali dello sviluppo narrativo dell'opera. Purtroppo, a causa del poco tempo a disposizione per completare il film, fu necessario modificarne alcune parti in modo da non sforare i tempi di consegna previsti.
Ōtsuka e Miyazaki diedero pieno sfogo al loro amore per le macchine con numerose scene di guida: nell'immaginario dei fan memorabile è rimasto l'inseguimento iniziale, in cui compaiono anche le stesse automobili guidate dai due all'epoca della realizzazione del film. Lo stesso fece Miyazaki con la sua passione per il volo, con l'inserimento di numerose sequenze aeree grazie al particolare mezzo volante del Conte di Cagliostro.
Ma un grande prova venne dato da tutto lo staff di animatori, in grado di realizzare un lungometraggio ancora oggi estremamente gradevole, con animazioni fluide e meravigliosi fondali. Seppur non fosse stato previsto un viaggio di studio per realizzare tali fondali, Miyazaki prese spunto sia dal lavoro svolto anni prima in Heidi che da una guida dettagliata alle città italiane.
Dopo la proficua collaborazione con Miyazaki, Ōtsuka non si dimenticò del suo altro grande collaboratore, Isao Takahata. Dopo aver sviluppato e raffinato la sua visione dell'animazione e la sua regia del quotidiano con la sua trilogia meisaku Heidi, Marco e Anna dai capelli rossi era giunto per lui finalmente il momento di narrare storie ambientate nel suo Giappone, cosa che a dire al vero aveva già tentato di fare con Hols, originariamente ambientato nell'Hokkaido degli ainù.
Nel 1981 vede la luce Chie la ragazzina, in cui Ōtsuka mostrò per l'ennesima volta la sua abilità nel gestire macchiettistici cattivi ironici (trand iniziato col teschio di Shonen Sarutobi Sasuke, proprio l'opera di debutto di Takahata, proseguito col Re Lucifero de Il gatto con gli stivali fino ai villain caricaturali tanto cari a Miyazaki). Ōtsuka fu affiancato al Character Design e alla direzione delle animazioni da Yoichi Kotabe, necessario per raffigurare al meglio Chie e sua madre, così come alcuni anni prima aveva magistralmente dato vita ad Heidi e al suo mondo.
Dagli anni '80 in poi, Ōtsuka non fu particolarmente attivo come animatore o sakkan, occupandosi principalmente di supervisionare il lavoro altrui, di aiutare come "produttore" o mettendo in contatto tra loro diverse figure del mondo dell'animazione. Ma soprattutto, si dedicò ad un attività in cui, a detta di molti, era un talento incredibile come pochi altri: l'insegnamento.
Noto principalmente per i suoi lavori come direttore dell'animazione in opere come Conan, il ragazzo del futuro, la prima serie di Lupin III e nel film Il castello di Cagliostro e per essere considerato il maestro di Hayao Miyazaki e Isao Takahata (sebbene sarebbe più corretto considerarlo un compagno anziano più che un vero e proprio maestro come fu invece Yasuji Mori), Ōtsuka è stato una figura fondamentale nello sviluppo dell'animazione giapponese degli ultimi 60 anni.
Nato nella prefettura di Shimane l'11 luglio 1931, Ōtsuka ha mostrato fin da piccolo una grandissima passione per il disegno, riempiendo quaderni su quaderni di disegni fatti a tutto quel che osservava nel corso delle sue giornate. Grandi protagonisti dei suoi disegni erano i treni e i mezzi di locomozione in generale, di cui s'innamorò dopo una visita alla stazione; non è un caso che sarebbe stato proprio lui a creare la famosissima 500 gialla di Lupin III. Nonostante il grande amore per il disegno, Ōtsuka inizialmente lavorò nel dipartimento anti-droga della polizia di Tokyo, dal momento che all'epoca era necessario avere un permesso per potersi spostare nella capitale. Dopo un paio di anni passati in ospedale a causa di una tubercolosi - durante i quali Ōtsuka lesse moltissimo e modificò anche in parte il suo stile di disegno, più in linea con la solitudine del periodo - a dare la svolta definitiva alla sua vita fu un piccolo articolo di giornale, in cui una certa Tōei dōga cercava abili disegnatori con cui realizzare film d'animazione.
Toei doga, la culla dell'animazione giapponese moderna
Fondata nel 1948 col nome Nihon dōga eiga dai veterani dell'animazione Kenzō Masaoka e Zenjirō Yamamoto e diventata Nichidō eiga solo quattro anni più tardi, la compagnia che ha dato il via all'animazione giapponese del dopoguerra assunse la propria conformazione definitiva nel 1956 con l'acquisizione da parte di Toei. Una struttura societaria più solida, un presidente, Hiroshi Okawa, intenzionato a donare dignità all'animazione giapponese e uno staff di giovani inesperti ma fortemente motivati permisero alla neonata Tōei dōga di dare il via ad una nuova era per l'animazione giapponese, lontana dalla propaganda e dalle limitazioni censorie dell'epoca della guerra.
Yasuo Ōtsuka fu uno dei primi ad unirsi alla compagnia. Il test d'ingresso, ideato da Yasuji Mori, consisteva nell'animare un ragazzo che solleva un martello così pesante da rendere difficoltoso anche solo restare in equilibrio. Ōtsuka superò brillantemente la prova, tanto da venire utilizzato sin da subito nel corto in bianco e nero Gli scarabocchi del gattino, in cui si occupò degli intercalari e delle rifiniture di una scena animata da Mori.
Si trattava delle prime prove tecniche di uno studio ancora alle prime armi che poteva vantare al suo attivo solamente due animatori esperti, Akira Daikuhara e Yasuji Mori, e una trentina di giovani quasi tutti con nemmeno un anno di esperienza. Per la realizzazione de La leggenda del serpente bianco, primo film d'animazione importante di Tōei, gli animatori vennero divisi nel seguente modo: Mori e Daikuhara si occuparono della supervisione delle animazioni e delle animazioni chiave; ad ognuno dei due furono associati tre "secondi" incaricati della rifinitura delle animazioni principali, qualche animazione chiave e qualche intercalazione; a ciascuno di questi secondi furono infine assegnati cinque animatori inesperti, addetti alle intercalazioni tra le animazioni chiave. A differenza della nomenclatura moderna, Mori e Daikuhara furono gli unici accreditati come animatori chiave, con tutti gli altri segnati solamente come intercalatori (i secondi presenti in cima all'elenco), ma il lavoro dei due esperti era più simile a quello dei moderni direttori dell'animazione, dato che dovevano controllare tutti i disegni realizzati dai propri secondi.
Yasuo Ōtsuka, uno dei più talentuosi tra quei giovani inesperti, fu scelto come secondo di Daikuhara, di cui apprese lo stile di disegno forte e dinamico. Ōtsuka venne incaricato di animare la scena col pesce-gatto gigante, di cui si procurò un esemplare vivo per poterne studiare aspetto e movimenti così da meglio renderli nel film. La scena convinse al punto che anche nei film successivi Ōtsuka sarebbe finito a occuparsi della rappresentazione di mostri giganti e grandi battaglie, tanto da renderlo uno dei suoi marchi di fabbrica più distintivi.
Una nuova generazione di animatori
Ōtsuka tuttavia non era soddisfatto, non si sentiva sufficientemente bravo ed esperto, cosa che lo spinse a cercare manuali o informazioni che potessero insegnarli nuove tecniche o strategie per migliorare e perfezionarsi nell'arte dell'animazione. All'epoca non c'erano molti testi simili, ma in suo aiuto venne un manuale d'animazione americano posseduto da un suo collega, che Ōtsuka copiò interamente per studiarlo e assimilarlo.
Dopo La leggenda del serpente bianco fu la volta di molti altri film Toei, tramite cui Ōtsuka e gli altri animatori acquistarono sempre più esperienza e abilità. In Shonen Sarutobi Sasuke Ōtsuka animò uno scheletro volante che suscitò (involontariamente) l'ilarità degli spettatori, facendo intuire come l'animatore fosse abile nel rendere in modo umoristico i personaggi cattivi. Tale scena fu anche importante in quanto vide il debutto come assistente alla regia di Isao Takahata, una figura con cui Ōtsuka formerà una solida amicizia e collaborazione.
Ōtsuka continuò a occuparsi delle animazioni chiave nei successivi film dello studio, finchè il 1963 vide la prima grande rivoluzione produttiva che portò più vicina l'animazione giapponese alla sua piena maturità. Quell'anno uscì infatti Il principe cattivo a caccia di Orochi, il primo film d'animazione giapponese a presentare tra i credits la figura del direttore dell'animazione (sakkan). Quello che prima era stato un ruolo poco definitivo occupato da Mori e Daikuhara era stato per la prima volta istituzionalizzato e reso importante. Con Yasuji Mori come primo sakkan si iniziò a dare più importanza all'uniformità stilistica tra tutte le scene, cercando tuttavia di non soffocare eccessivamente la personalità dei singoli animatori. Questo film mostrò chiaramente come la nuova generazione di animatori era ormai cresciuta in esperienza e abilità, tanto che la scena più importante del film, la lunga battaglia contro il drago a otto teste, fu interamente realizzata da Yasuo Ōtsuka e Sadao Tsukioka, un grande attestato di stima da parte di studio e sakkan per quelli che solo pochi anni prima erano ancora dei novellini inesperti.
Hols, il primo capolavoro dell'animazione giapponese moderna
Solo due anni dopo, nel 1965, Ōtsuka venne scelto per dirigere le animazioni del nuovo film dello studio, divenendo il terzo sakkan dello studio dopo Yasuji Mori e Akira Daikuhara. Alla richiesta di chi volesse al suo fianco come regista, Ōtsuka scelse il giovane Takahata, che aveva imparato a conoscere e stimare non solo durante il lavoro quotidiano ai vari film ma anche come compagno nelle manifestazioni sindacali che da tempo vedevano i giovani animatori opporsi alle condizioni di lavoro e alle restrizione creative imposte dai vertici aziendali Toei. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare le conseguenze che tale scelta avrebbe avuto sull'animazione giapponese.
Isao Takahata aveva una sua visione ben particolare di cosa l'animazione giapponese avrebbe potuto essere, ma tale visione era in contrasto con le commedie divertenti piene d'azione e animali parlanti che Toei era solita produrre. Takahata ambiva a qualcosa di più serio, ispirato ai film francesi che tanto apprezzava, voleva toccare temi sociali importanti, in un'epoca in cui le rivolte sindacali e la guerra del Vietnam erano al centro dell'interesse dei giovani giapponesi.
Il risultato fu un film dalla produzione infernale, che subì svariati ritardi e vide la luce solo tre anni più tardi, nel 1968. Il principe del sole: La grande avventura di Hols risultò essere un film troppo avanti per il suo tempo, che il pubblico non comprese e che ne sancì il fallimento economico, portando una furibonda Toei a declassare Takahata al suo vecchio ruolo di assistente alla regia in alcune serie televisive. La cosa tuttavia non stupisce: com'era possibile che il pubblico, abituato ai soliti film divertenti e ritmati potesse apprezzare un'opera così diversa, se persino gli stessi animatori che avevano lavorato al film non erano riusciti a comprenderlo? Sono gli stessi Miyazaki e Ōtsuka a raccontarci di come nessuno riuscisse a capire cosa Takahata stesse facendo, cosa volesse raccontare... specialmente la protagonista femminile Hilda era un completo mistero per loro... perchè era sempre così cupa? Cosa nascondeva il suo carattere? Solamente Yasuji Mori fu in grado di capire quel che Takahata voleva raccontare, riuscendo a donare vita al personaggio di Hilda coi suoi disegni in sequenze che lasciarono svuotato il giovane Miyazaki.
Hols aveva fatto capire quanto l'animazione giapponese potesse ancora espandersi, aveva mostrato un mondo nuovo rispetto ai vecchi film Toei permettendo all'animazione giapponese di fare un enorme passo avanti nella strada verso la propria maturità artistica... per questo, oltre che per la sua mera qualità intrinseca, il film sarebbe stato successivamente riscoperto e rivalutato, diventando il primo capolavoro dell'animazione giapponese moderna.
Hols fu un film estremamente importante anche per il futuro di Ōtsuka. Non tanto sul piano dell'animazione in sé, in quanto la scena del combattimento contro il luccio gigante, seppur magistralmente animata, non era nulla di inaspettato conoscendo le capacità dell'animatore, ma principalmente per il suo futuro approccio alla creazione. Molto indaffarato con la direzione delle animazioni, infatti, Ōtsuka si allontanò gradualmente dal gruppo che stava scrivendo la sceneggiatura e divenendo per questo sempre più irritato, desiderando mettersi in gioco anche in quell'ambito e avere un maggiore impatto nella realizzazione della pellicola. Ma il risultato finale lasciò completamente interdetto Ōtsuka. L'abilità mostrata da Takahata in quel film gli fece comprendere i suoi limiti, che una regia simile non era alla sua portata. Lui era innamorato del movimento e del disegno in quanto tale, un artigiano dell'animazione intenzionato a creare dettagli interessanti, e a quello avrebbe votato la sua carriera artistica. Nel film successivo si dimenticò della regia, lasciando fare il proprio lavoro al regista e divertendosi a compiere il suo.
L'addio a Toei e la rivoluzione pacifica di Moomin
Il gatto con gli stivali fu la completa negazione di Hols. Se Hols era stato un lavoro di gruppo finalizzato a dar forma alla visione del regista Takahata, Il gatto con gli stivali fu una grande festa in cui dar sfogo al proprio estro artistico, senza tuttavia le velleità autoriali e politiche di Hols. Il regista, il giovane Kimio Yabuki, si limitò a dare qualche indicazione generale sull'opera e assegnare le diverse parti del film ai vari animatori, lasciando poi quasi completa libertà a questi ultimi nel seguire la propria ispirazione; lasciò persino che fossero gli stessi animatori a disegnare gli storyboard. In un film che aveva gli animatori come nucleo pulsante dell'opera Ōtsuka non poteva che dare il meglio di sé, realizzando in coppia con Miyazaki il celebre combattimento / inseguimento tra i bastioni del castello del malvagio re Lucifero.
Il film ebbe un enorme successo al botteghino, tanto che il gatto Pero sarebbe poi diventata la mascotte stessa della Toei, ma ormai l'epoca d'oro della Toei doga cinematografica stava per giungere al termine. L'animazione televisiva era sempre più agguerrita e numerosi studi stavano venendo la luce; molti degli animatori Toei, stanchi delle guerre coi vertici aziendali, delle limitazioni creative e delle imposizioni lavorative, erano pronti a percorrere nuove strade. Alcuni si erano già spostati alla Mushi Production del dio dei manga Osamu Tezuka, altri avrebbero scelto altre compagnie. La scelta di Yasuo Ōtsuka cadde su A Production, desideroso di poter animare il famoso e apprezzato manga di Monkey Punch, Lupin III.
Il primo lavoro di Yasuo Ōtsuka alla A Production sconvolse i suoi vecchi compagni della Toei, così come il pubblico. Tratto da un romanzo di Tove Jansson, Moomin era una serie quotidiana, utopica, in cui non c'erano drammi, scontri o elementi negativi, ma incentrata solo sui piccoli incontri e sui piccoli elementi della vita. Nessuno pensava che Ōtsuka, celebre per la sua abilità nell'animare scontri dinamici e appassionanti contro grandi mostri, fosse adatto a un'opera di quel tipo. Eppure Moomin fu un successo, che avrebbe portato ad una fame per le trasposizioni televisiva di letteratura occidentale per ragazzi cambiando per sempre l'animazione televisiva giapponese e attirando l'interesse anche di un pubblico più adulto.
Si trattava di un nuovo approccio che convinse persino Takahata e Miyazaki ad abbandonare Toei per andare dal loro vecchio compagno e amico. Era proprio quello che i due futuri fondatori dello Studio Ghibli stavano cercando, un modo nuovo di fare animazione, più autoriale, più profondo, più sofisticato, più interessante.
Senza Moomin non ci sarebbe stato Heidi.
Senza Moomin non ci sarebbe stato il World Masterpiece Theater.
Senza Moomin non ci sarebbe stato lo Studio Ghibli.
Lupin, Conan, Chie... tante nuove opere interessanti
Per un appassionato di macchine e pistole come Ōtsuka, poter lavorare alla trasposizione animata di Lupin III era un'occasione imperdibile per poter disegnare ciò che amava, come mai gli era stato possibile in Toei. Identificata fin da subito l'ispirazione del manga di Monkey Punch nei confronti di fumettisti americani come Mort Drucker, Ōtsuka ne studiò abbondantemente lo stile di disegno così da poter trasporre al meglio i vari personaggi dell'opera.
Dopo un episodio pilota scartato e numerosi incontri con svariati network televisivi, nel 1971 la prima serie animata di Lupin III iniziò la sua trasmissione, facendo segnare tuttavia dei pessimi dati d'ascolto.
Proprio in quel periodo Takahata e Miyazaki avevano abbandonato Toei per seguire l'esempio del loro senpai, intenzionati a trasporre in animazione il classico della letteratura europea Pippi Calzelunghe. Prima, però, decisero di unirsi alla produzione di Lupin per aiutare Ōtsuka a risollevare le sorti della serie, dirigendo buona parte degli episodi della seconda metà della serie. La sfortuna di Ōtsuka con gli ascolti proseguì anche con la sua successiva Samurai Giants, che paradossalmente dovette scontrarsi proprio con l'Heidi di Takahata, Miyazaki e Kotabe che andava in onda allo stesso orario.
Dopo qualche altro lavoro e anche la sua prima regia con Tenguri, la fine degli anni '70 porto due delle più importanti sfide per Ōtsuka.
Miyazaki aveva infatti chiesto il suo aiuto per dirigere le animazioni della sua prima opera importante da regista, Conan il ragazzo del futuro.
Ōtsuka notò un forte cambiamento nel suo vecchio allievo con cui non collaborava dai tempi di Lupin III. Miyazaki aveva accumulato un'incredibile esperienza, era diventato non solo un animatore completo ma realizzava anche i layout di base e persino le singole espressioni dei personaggi e aveva pienamente compreso come i personaggi dovessero muoversi e la gestione delle scene. Aveva inoltre appreso da Takahata l'importanza di inserire un messaggio sociale attorno a cui far ruotare le proprie opere. Per Ōtsuka era come se una persona normale si fosse trasformata in Hulk, sembrava di lavorare con un mago dell'animazione. Miyazaki ora non aveva più bisogno di lavorare sotto Takahata, aveva ottenuto le capacità e la sicurezza per farcela da solo, per proseguire con le proprie forze.
Anche il perfezionismo e la pignoleria quasi assoluti per cui è ormai noto Miyazaki si erano già sviluppati, e non risparmiarono nemmeno il suo vecchio amico e compagno Ōtsuka:
A dire il vero, dopo aver visto il primo episodio pensai di impiccarmi. Subito fuori allo studio di registrazione Cinebeam c'era un cimitero con una corda per impiccarsi... (risata) Pensavo che Lana dovesse essere così bella da spingere Conan, nell'istante in cui la spia, a desiderare di dedicare la sua intera vita a lei, ma la Lana che apparì sullo schermo era davvero brutta! Mi infuriai... dopo il primo episodio insistei a voler controllare tutte le animazioni chiave, e lo feci fino all'ottavo episodio. Nella scena in cui Conan solleva Lana, lui avrebbe dovuta sollevarla gentilmente, come un uccello. Ōtsuka, tuttavia, è una persona ultra-logica e a Conan ha fatto semplicemente tirare su Lana con un uno-due-tre. Brontolai che quella scena rappresentava in realtà il modo in cui Ōtsuka sollevava la sua stessa moglie.
L'anno successivo, il 1979, Tokyo Movie Shinsha affidò a Ōtsuka la regia del secondo film dedicato a Lupin III, che tuttavia rifiutò consigliando Miyazaki per il ruolo. Inizialmente titubante, Miyazaki infine accettò di dirigere il suo primo lungometraggio cinematografico, il primo di una lunga e fortunata serie: Lupin III - Il castello di Cagliostro.
Ōtsuka tuttavia non lasciò da solo il suo vecchio allievo in questo compito così delicato, ma si occupò, come già fatto per Conan, della direzione delle animazioni e assistette il regista anche nel Character Design. Miyazaki non si limitò alla sola regia, realizzando personalmente il soggetto, la sceneggiatura e gli storyboard, seguendo quindi tutte le fasi principali dello sviluppo narrativo dell'opera. Purtroppo, a causa del poco tempo a disposizione per completare il film, fu necessario modificarne alcune parti in modo da non sforare i tempi di consegna previsti.
Ōtsuka e Miyazaki diedero pieno sfogo al loro amore per le macchine con numerose scene di guida: nell'immaginario dei fan memorabile è rimasto l'inseguimento iniziale, in cui compaiono anche le stesse automobili guidate dai due all'epoca della realizzazione del film. Lo stesso fece Miyazaki con la sua passione per il volo, con l'inserimento di numerose sequenze aeree grazie al particolare mezzo volante del Conte di Cagliostro.
Ma un grande prova venne dato da tutto lo staff di animatori, in grado di realizzare un lungometraggio ancora oggi estremamente gradevole, con animazioni fluide e meravigliosi fondali. Seppur non fosse stato previsto un viaggio di studio per realizzare tali fondali, Miyazaki prese spunto sia dal lavoro svolto anni prima in Heidi che da una guida dettagliata alle città italiane.
Dopo la proficua collaborazione con Miyazaki, Ōtsuka non si dimenticò del suo altro grande collaboratore, Isao Takahata. Dopo aver sviluppato e raffinato la sua visione dell'animazione e la sua regia del quotidiano con la sua trilogia meisaku Heidi, Marco e Anna dai capelli rossi era giunto per lui finalmente il momento di narrare storie ambientate nel suo Giappone, cosa che a dire al vero aveva già tentato di fare con Hols, originariamente ambientato nell'Hokkaido degli ainù.
Nel 1981 vede la luce Chie la ragazzina, in cui Ōtsuka mostrò per l'ennesima volta la sua abilità nel gestire macchiettistici cattivi ironici (trand iniziato col teschio di Shonen Sarutobi Sasuke, proprio l'opera di debutto di Takahata, proseguito col Re Lucifero de Il gatto con gli stivali fino ai villain caricaturali tanto cari a Miyazaki). Ōtsuka fu affiancato al Character Design e alla direzione delle animazioni da Yoichi Kotabe, necessario per raffigurare al meglio Chie e sua madre, così come alcuni anni prima aveva magistralmente dato vita ad Heidi e al suo mondo.
Dagli anni '80 in poi, Ōtsuka non fu particolarmente attivo come animatore o sakkan, occupandosi principalmente di supervisionare il lavoro altrui, di aiutare come "produttore" o mettendo in contatto tra loro diverse figure del mondo dell'animazione. Ma soprattutto, si dedicò ad un attività in cui, a detta di molti, era un talento incredibile come pochi altri: l'insegnamento.
Nonostante le grandi opere a cui Ōtsuka ha contribuito, alle innovazioni e tecniche da lui sviluppate e alle tantissime scene memorabili da lui animate, l'impatto più importante avuto da Yasuo Ōtsuka sul mondo dell'animazione giapponese è dovuto agli innumerevoli animatori che ha formato nei svariati decenni della sua carriera, a partire dai suoi colleghi più giovani in Toei come gli stessi Miyazaki e Takahata a tutti i suoi allievi alla Telecom come Yoshiyuki Sadamoto - da Ōtsuka enormemente stimato per la sua abilità - fino ai giovani alle prese con le moderne sfide dell'animazione digitale.
Apprese le tecniche del movimento dai due padri dell'animazione giapponese moderna, Yasuji Mori e Akira Daikuhara e perfezionatele in decenni di studi e pratica, Yasuo Ōtsuka è stato l'esempio da seguire per intere generazioni di animatori che, direttamente o indirettamente, ne hanno diffuso lo stile e le idee in tante compagnie ed innumerevoli opere.
Apprese le tecniche del movimento dai due padri dell'animazione giapponese moderna, Yasuji Mori e Akira Daikuhara e perfezionatele in decenni di studi e pratica, Yasuo Ōtsuka è stato l'esempio da seguire per intere generazioni di animatori che, direttamente o indirettamente, ne hanno diffuso lo stile e le idee in tante compagnie ed innumerevoli opere.
Ho adorato il corto Kitty's Graffiti. Stupendo!
Tutti gli altri lavori parlano da soli.
Professionisti così mancheranno sempre di più.
Me lo leggo più tardi e mi guardo i link!
'' In un film che aveva gli animatori come nucleo pulsante dell'opera Ōtsuka non poteva che dare il meglio di sé, realizzando in coppia con Miyazaki il celebre combattimento / inseguimento tra i bastioni del castello del malvagio re Lucifero. ''
Quel pezzo per me è uno dei migliori che abbia mai visto!!
Cmq mi fa pensare anche dell'assurdità della lotta contro "l'appropriazione culturale" e l'apartheid nascosto nel perbenismo, che sta rovinando l'arte e la cultura mondiale. Scusatemi di aver portato questo tipo di temi, ignorate pure, era un mio pensiero vagante. ^^"
Riposa in pace, grande maestro. E grazie di tutto.
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.