Hiromu Arakawa, classe 1973, è diventata una delle mangaka più famose degli ultimi vent'anni grazie all'enorme successo ottenuto dalla sua prima opera importante, Fullmetal Alchemist. Dopo essersi appassionata alla storia della pietra filosofale, la giovane mangaka decise di realizzare un'opera incentrata sull'alchimia e che contenesse anche varie tematiche sociali contemporanee su cui far riflettere i propri lettori.
Pubblicato a partire da agosto 2001 sulla rivista Monthly Shōnen Gangan di Square Enix, Fullmetal Alchemist ottenne fin da subito un discreto successo di pubblico, col primo volume che raggiunse le 150.000 copie vendute nel 2003. Ma si trattava solamente di briciole rispetto al successo che avrebbe ottenuto a breve. Il 2003 fu infatti l'anno della svolta, grazie alla trasposizione animata dell'opera realizzata da Studio Bones. Con la storia originale ancora ben lontana dalla sua conclusione, Hiromu Arakawa decise di lasciare estrema libertà allo staff dell'anime, chiedendo tuttavia di realizzare un finale differente rispetto a quello (non ancora pubblicato) del manga. L'anime adattò quindi abbastanza fedelmente (pur se con importanti modifiche fin da subito, come nel caso della vicenda di Nina e dell'esame per diventare Alchimista di Stato) la prima parte del manga per poi virare completamente su una storia inedita e ben diversa da quella poi disegnata dalla mangaka negli anni successivi. La serie fu un successo incredibile, che non solo ricevette numerosi premi e fu anche posta in un sondaggio online organizzato da TV Asahi al primo posto della classifica dei 100 migliori anime di sempre, ma fece anche lievitare in maniera quasi impensabile le vendite del manga. Le 150.000 copie vendute del primo volume prima dell'inizio dell'anime, infatti, decuplicarono dopo la sua conclusione, raggiungendo l'importante cifra di un milione e mezzo di copie vendute. Col tempo le vendite continuarono a migliorare, arrivando nel 2009 a ben 1,9 milioni di copie in media per ciascuno degli albi della serie.
Nonostante l'enorme apprezzamento, la prima trasposizione animata si era allontana tantissimo dalle future vicende raccontate dalla mangaka nei volumi successivi, cosa che spinse alla realizzazione di una nuova serie televisiva. A differenza del passato, questa volta il manga era ormai prossimo alla conclusione, e fu possibile realizzarne un adattamento estremamente fedele con anche il medesimo finale.
Questa nuova serie prese il nome di Hagane no Renkinjutsushi: Fullmetal Alchemist per differenziarla dalla prima serie (che si chiamava solamente Hagane no Renkinjutsushi, senza la seconda parte in inglese), mentre per il pubblico occidentale venne deciso il titolo Fullmetal Alchemist: Brotherhood.
Presentata come una nuova trasposizione più fedele del manga, paradossalmente, Brotherhood iniziava in modo completamente diverso, con un primo episodio interamente originale e che anticipava fin da subito quello che nel manga era un importante colpo di scena presente molto più avanti. Dopo questo inizio libero, l'opera rientrò nei binari prestabiliti per realizzare un adattamento fedele del materiale originale, chiudendosi a quota 64 episodi.
Come prevedibile, Brotherhood ottenne un grande successo, preferito da molti fan rispetto alla precedente trasposizione grazie alla maggior fedeltà all'originale cartaceo. Seppur non quanto la precedente, anche la nuova serie animata incentivò nuovamente molti spettatori a recuperare il manga originale, le cui vendite medie aumentarono da 1,9 a 2,1 milioni per volume, arrivando nel 2018 a un totale di ben 70,3 milioni complessivi (di cui 16,4 milioni provenienti dalle pubblicazione estere).
L'Italia conobbe (ufficialmente) la storia dei fratelli Elric nel 2006, con la trasmissione nel contenitore MTV Anime Night della prima serie animata a partire da aprile, distribuita da Panini Video, seguita a giugno dal manga, a cura di Planet Manga. Il grande successo di entrambe le versioni fece sì che con l'uscita della serie Brotherhood non ci si lasciasse scappare l'occasione di trasmettere anche la nuova serie, con The Licensing Machine, divisione del gruppo Panini, che acquisì i diritti di trasmissione streaming per tutta Europa. Brotherhood fu uno dei primissimi anime a venire trasmesso in streaming sottotitolato in Italia, coi primi sette episodi usciti tutti insieme a maggio 2006 e i seguenti a cadenza settimanale a soli tre giorni di distanza dalla trasmissione giapponese. Pochi mesi dopo, a ottobre, la serie arrivò anche doppiata su MTV. L'ultimo episodio della serie, il 64, per questione di natura contrattuale non fu mai doppiato in italiano ma trasmesso solamente in lingua originale con sottotitoli.
La versione home video venne invece pubblicata da Dynit, che per l'occasione rieditò anche la prima serie. Entrambe le serie uscirono in DVD METAL BOX, tre per la prima, quattro per la seconda.
A dieci anni dalla sua prima trasmissione, Fullmetal Alchemist: Brotherhood resta ancora una serie amatissima dal pubblico, compresa l'utenza di questo sito i cui voti hanno permesso alla serie di raggiungere la terza posizione nella classifica dei migliori anime di sempre e la prima assoluta nel decennio 2000-2009.
Approfittiamo dell'occasione del decennale per riproporre un paio di brevi interviste al suo regista, Yasuhiro Irie, nonchè alcune delle più interessanti recensioni postate da voi utenti nella nostra scheda anime.
Shounen GanGan intervista il regista Yasuhiro Irie nel numero di febbraio 2009
Può dirci i suoi pensieri riguardo all'essere stato scelto per dirigere questa serie?
Mi sono davvero divertito leggendo il manga originale, per cui sono felice di avere l'opportunità di adattare un'opera così divertente in un anime.
Quali sono stati i suoi pensieri durante la lettura dell'opera originale? C'è qualche personaggio che ha catturato il suo interesse?
Ci sono molte situazioni talmente pesanti da far quasi vacillare Ed e Al. Ma è incredibilmente affascinante vedere come ogni volta loro riescano a diventare più determinat,i ad andare avanti e continuare ad avanzare diventando sempre più forti. Chiaramente questo non vale solamente per Ed e Al, anche gli altri personaggi continuano a perseguire i propri obiettivi. Quest'opera ha davvero dei personaggi forti, è questo che penso. E per quanto riguarda l'alchimia, è davvero interessante osservare quante possibili variazioni ci sia in base a chi la utilizza. Per quanto riguarda i personaggi che hanno catturato il mio interesse... piuttosto, i personaggi che hanno un visione delle cose diversa dalla mia sono Kimbley e Bradley. Per esempio, nei dialoghi e pensieri durante la guerra di Ishbal pensai "Questa è davvero una bella trovata."
Cosa vorrebbe dire agli spettatori riguardo a questa serie?
Nella realtà accadono incidenti terribili ogni giorno e persone rimangono coinvolte in tali incidenti. Chiaramente non ci sono solo incidenti, le brutte cose che accadono nelle nostre vite quotidiane e possono farci vacillare... ma anche così, è necessario che noi continuiamo a guardare avanti e proseguire. In quest'opera Ed e Al decidono sempre di proseguire. Anche se sembra incosciente, anche se fanno errori, finchè continuano ad andare avanti, una via si apre per loro. Io vorrei descrivere con forza il modo in cui Ed e Al continuano a scegliere di proseguire.
Quindi, cosa ha tentato di ottenere con questo progetto?
Per questo progetto vorrei mostrare le animazioni in modo accattivante. Specialmente perchè questa volta una delle cose più allettanti dell'anime è un'arte speciale nota come alchimia e vorrei disegnare il "movimento della materia che cambia forma" in modo interessante dall'inizio alla fine. Inoltre, per mettere a proprio agio gli spettatori sarebbe bello dare allo stile artistico un'impressione di leggerezza. Dal momento che gli sfondi sono diventati digitali siamo in grado di realizzare immagini elaborate, ma ho la sensazione che ciò renda lo stile artistico travolgente. Per questo progetto vorrei creare immagini leggere in modo che gli spettatori ci si possano immergere facilmente.
Potrebbe lasciare un messaggio ai lettori di Gangan?
In ogni caso, è un anime divertente con azione e gag. Spero che, così come Ed e Al comunicano con varie persone in quest'opera, tutti possano esaltarsi con quest'anime insieme ai loro amici dopo averlo visto.
AnimeNewsNetwork intervista il regista Yasuhiro Irie durante il Barcellona Manga Fair 2017
Com'è stato essere il regista di una serie famosa come Fullmetal Alchemist: Brotherhood?
Il primo Fullmetal Alchemist uscì nel 2003 e ottenne un successo enorme. Così mi è stato proposto di dirigere la serie successiva, che sarebbe coincisa con la conclusione del manga. A quel punto ero già a conoscenza di quanto famoso fosse Fullmetal Alchemist. Tuttavia, questo non mi ha influenzato in alcun modo nella lavorazione della serie, non mi ha spinto a fare le cose in modo diverso da come le ho sempre fatte.
Non c'era alcuna pressione?
Non c'era pressione per quanto mi riguarda, ma semplicemente l'approcciai allo stesso modo in cui faccio solitamente con ogni altro titolo a cui lavoro. Ero più preoccupato sul modo di rendere al meglio questo titolo in animazione.
Com'è stato il processo creativo per Fullmetal Alchemist: Brotherhood? Percepisce una mancanza di libertà creativa quando deve adattare un manga preesistente?
Per quanto riguarda la produzione di Brotherhood, l'autrice originale, Hiromu Arakawa, partecipò al primo incontro e ovviamente controllò anche gli storyboard e la sceneggiatura, ma dato che era troppo occupata a causa della serializzazione su rivista, lei e l'editor parteciparono solamente agli incontri per il primo episodio. Vennero per controllare e capire quale direzione avrebbe preso la produzione e quale approccio stessimo tenendo. Anzichè dire che non c'era abbastanza libertà creativa, direi piuttosto che lo standard fu solo il manga. Fu come una Bibbia, tutti gli incontri e l'intero processo riguardò solamente come convertire al meglio il manga in anime.
Brotherhood è una delle produzioni anime più lunghe che abbiamo visto di recente. Ritiene che sarebbe stato più difficile realizzare la serie in quel modo oggi?
Ritengo che ora sarebbe difficile realizzare una serie che dura più di un anno. Anche se il manga originale fosse un grande successo, sarebbe comunque molto difficile ottenere una trasmissione televisiva continua per più di un anno. Penso che il processo sarebbe di realizzare prima un cour per vedere se l'anime diventa un successo. A quel punto, se lo diventa, si potrebbe valutare se estendere la produzione ulteriormente.
Perchè sta succedendo questo?
Nel 2000, il modello di business era tale da permettere di guadagnare tramite la vendita dei DVD. Tuttavia, nella situazione attuale, non ci si può aspettare che DVD e Blu-Ray vendano bene, specialmente nel caso di una serie lunga.
Chiudiamo riportando alcune recensioni postate da voi utenti nella scheda dell'anime:
Ambientata in un mondo alternativo simile all'Europa di inizio 1900, l'opera narra i viaggi e la maturazione fisica e spirituale di due fratelli, Edward e Alphonse Elric. Abbandonati dal padre alchimista in tenera età e cresciuti quindi dalla sola madre Trisha, i due bambini manifestano fin da subito grandi attitudini nello studio delle scienze alchemiche. Questo li porta, anni dopo, a tentare una trasmutazione umana, il massimo dei tabù dell'alchimia, al fine di riportare in vita la madre, morta di malattia. Un’azione che pagheranno a caro prezzo, dando così inizio a una fantastica avventura che li porterà sulle tracce delle leggendaria Pietra Filosofale al fine di riparare all'errore commesso.
Pubblicato a partire da agosto 2001 sulla rivista Monthly Shōnen Gangan di Square Enix, Fullmetal Alchemist ottenne fin da subito un discreto successo di pubblico, col primo volume che raggiunse le 150.000 copie vendute nel 2003. Ma si trattava solamente di briciole rispetto al successo che avrebbe ottenuto a breve. Il 2003 fu infatti l'anno della svolta, grazie alla trasposizione animata dell'opera realizzata da Studio Bones. Con la storia originale ancora ben lontana dalla sua conclusione, Hiromu Arakawa decise di lasciare estrema libertà allo staff dell'anime, chiedendo tuttavia di realizzare un finale differente rispetto a quello (non ancora pubblicato) del manga. L'anime adattò quindi abbastanza fedelmente (pur se con importanti modifiche fin da subito, come nel caso della vicenda di Nina e dell'esame per diventare Alchimista di Stato) la prima parte del manga per poi virare completamente su una storia inedita e ben diversa da quella poi disegnata dalla mangaka negli anni successivi. La serie fu un successo incredibile, che non solo ricevette numerosi premi e fu anche posta in un sondaggio online organizzato da TV Asahi al primo posto della classifica dei 100 migliori anime di sempre, ma fece anche lievitare in maniera quasi impensabile le vendite del manga. Le 150.000 copie vendute del primo volume prima dell'inizio dell'anime, infatti, decuplicarono dopo la sua conclusione, raggiungendo l'importante cifra di un milione e mezzo di copie vendute. Col tempo le vendite continuarono a migliorare, arrivando nel 2009 a ben 1,9 milioni di copie in media per ciascuno degli albi della serie.
Nonostante l'enorme apprezzamento, la prima trasposizione animata si era allontana tantissimo dalle future vicende raccontate dalla mangaka nei volumi successivi, cosa che spinse alla realizzazione di una nuova serie televisiva. A differenza del passato, questa volta il manga era ormai prossimo alla conclusione, e fu possibile realizzarne un adattamento estremamente fedele con anche il medesimo finale.
Questa nuova serie prese il nome di Hagane no Renkinjutsushi: Fullmetal Alchemist per differenziarla dalla prima serie (che si chiamava solamente Hagane no Renkinjutsushi, senza la seconda parte in inglese), mentre per il pubblico occidentale venne deciso il titolo Fullmetal Alchemist: Brotherhood.
Presentata come una nuova trasposizione più fedele del manga, paradossalmente, Brotherhood iniziava in modo completamente diverso, con un primo episodio interamente originale e che anticipava fin da subito quello che nel manga era un importante colpo di scena presente molto più avanti. Dopo questo inizio libero, l'opera rientrò nei binari prestabiliti per realizzare un adattamento fedele del materiale originale, chiudendosi a quota 64 episodi.
Come prevedibile, Brotherhood ottenne un grande successo, preferito da molti fan rispetto alla precedente trasposizione grazie alla maggior fedeltà all'originale cartaceo. Seppur non quanto la precedente, anche la nuova serie animata incentivò nuovamente molti spettatori a recuperare il manga originale, le cui vendite medie aumentarono da 1,9 a 2,1 milioni per volume, arrivando nel 2018 a un totale di ben 70,3 milioni complessivi (di cui 16,4 milioni provenienti dalle pubblicazione estere).
L'Italia conobbe (ufficialmente) la storia dei fratelli Elric nel 2006, con la trasmissione nel contenitore MTV Anime Night della prima serie animata a partire da aprile, distribuita da Panini Video, seguita a giugno dal manga, a cura di Planet Manga. Il grande successo di entrambe le versioni fece sì che con l'uscita della serie Brotherhood non ci si lasciasse scappare l'occasione di trasmettere anche la nuova serie, con The Licensing Machine, divisione del gruppo Panini, che acquisì i diritti di trasmissione streaming per tutta Europa. Brotherhood fu uno dei primissimi anime a venire trasmesso in streaming sottotitolato in Italia, coi primi sette episodi usciti tutti insieme a maggio 2006 e i seguenti a cadenza settimanale a soli tre giorni di distanza dalla trasmissione giapponese. Pochi mesi dopo, a ottobre, la serie arrivò anche doppiata su MTV. L'ultimo episodio della serie, il 64, per questione di natura contrattuale non fu mai doppiato in italiano ma trasmesso solamente in lingua originale con sottotitoli.
La versione home video venne invece pubblicata da Dynit, che per l'occasione rieditò anche la prima serie. Entrambe le serie uscirono in DVD METAL BOX, tre per la prima, quattro per la seconda.
A dieci anni dalla sua prima trasmissione, Fullmetal Alchemist: Brotherhood resta ancora una serie amatissima dal pubblico, compresa l'utenza di questo sito i cui voti hanno permesso alla serie di raggiungere la terza posizione nella classifica dei migliori anime di sempre e la prima assoluta nel decennio 2000-2009.
Approfittiamo dell'occasione del decennale per riproporre un paio di brevi interviste al suo regista, Yasuhiro Irie, nonchè alcune delle più interessanti recensioni postate da voi utenti nella nostra scheda anime.
Shounen GanGan intervista il regista Yasuhiro Irie nel numero di febbraio 2009
Può dirci i suoi pensieri riguardo all'essere stato scelto per dirigere questa serie?
Mi sono davvero divertito leggendo il manga originale, per cui sono felice di avere l'opportunità di adattare un'opera così divertente in un anime.
Quali sono stati i suoi pensieri durante la lettura dell'opera originale? C'è qualche personaggio che ha catturato il suo interesse?
Ci sono molte situazioni talmente pesanti da far quasi vacillare Ed e Al. Ma è incredibilmente affascinante vedere come ogni volta loro riescano a diventare più determinat,i ad andare avanti e continuare ad avanzare diventando sempre più forti. Chiaramente questo non vale solamente per Ed e Al, anche gli altri personaggi continuano a perseguire i propri obiettivi. Quest'opera ha davvero dei personaggi forti, è questo che penso. E per quanto riguarda l'alchimia, è davvero interessante osservare quante possibili variazioni ci sia in base a chi la utilizza. Per quanto riguarda i personaggi che hanno catturato il mio interesse... piuttosto, i personaggi che hanno un visione delle cose diversa dalla mia sono Kimbley e Bradley. Per esempio, nei dialoghi e pensieri durante la guerra di Ishbal pensai "Questa è davvero una bella trovata."
Cosa vorrebbe dire agli spettatori riguardo a questa serie?
Nella realtà accadono incidenti terribili ogni giorno e persone rimangono coinvolte in tali incidenti. Chiaramente non ci sono solo incidenti, le brutte cose che accadono nelle nostre vite quotidiane e possono farci vacillare... ma anche così, è necessario che noi continuiamo a guardare avanti e proseguire. In quest'opera Ed e Al decidono sempre di proseguire. Anche se sembra incosciente, anche se fanno errori, finchè continuano ad andare avanti, una via si apre per loro. Io vorrei descrivere con forza il modo in cui Ed e Al continuano a scegliere di proseguire.
Quindi, cosa ha tentato di ottenere con questo progetto?
Per questo progetto vorrei mostrare le animazioni in modo accattivante. Specialmente perchè questa volta una delle cose più allettanti dell'anime è un'arte speciale nota come alchimia e vorrei disegnare il "movimento della materia che cambia forma" in modo interessante dall'inizio alla fine. Inoltre, per mettere a proprio agio gli spettatori sarebbe bello dare allo stile artistico un'impressione di leggerezza. Dal momento che gli sfondi sono diventati digitali siamo in grado di realizzare immagini elaborate, ma ho la sensazione che ciò renda lo stile artistico travolgente. Per questo progetto vorrei creare immagini leggere in modo che gli spettatori ci si possano immergere facilmente.
Potrebbe lasciare un messaggio ai lettori di Gangan?
In ogni caso, è un anime divertente con azione e gag. Spero che, così come Ed e Al comunicano con varie persone in quest'opera, tutti possano esaltarsi con quest'anime insieme ai loro amici dopo averlo visto.
AnimeNewsNetwork intervista il regista Yasuhiro Irie durante il Barcellona Manga Fair 2017
Com'è stato essere il regista di una serie famosa come Fullmetal Alchemist: Brotherhood?
Il primo Fullmetal Alchemist uscì nel 2003 e ottenne un successo enorme. Così mi è stato proposto di dirigere la serie successiva, che sarebbe coincisa con la conclusione del manga. A quel punto ero già a conoscenza di quanto famoso fosse Fullmetal Alchemist. Tuttavia, questo non mi ha influenzato in alcun modo nella lavorazione della serie, non mi ha spinto a fare le cose in modo diverso da come le ho sempre fatte.
Non c'era alcuna pressione?
Non c'era pressione per quanto mi riguarda, ma semplicemente l'approcciai allo stesso modo in cui faccio solitamente con ogni altro titolo a cui lavoro. Ero più preoccupato sul modo di rendere al meglio questo titolo in animazione.
Com'è stato il processo creativo per Fullmetal Alchemist: Brotherhood? Percepisce una mancanza di libertà creativa quando deve adattare un manga preesistente?
Per quanto riguarda la produzione di Brotherhood, l'autrice originale, Hiromu Arakawa, partecipò al primo incontro e ovviamente controllò anche gli storyboard e la sceneggiatura, ma dato che era troppo occupata a causa della serializzazione su rivista, lei e l'editor parteciparono solamente agli incontri per il primo episodio. Vennero per controllare e capire quale direzione avrebbe preso la produzione e quale approccio stessimo tenendo. Anzichè dire che non c'era abbastanza libertà creativa, direi piuttosto che lo standard fu solo il manga. Fu come una Bibbia, tutti gli incontri e l'intero processo riguardò solamente come convertire al meglio il manga in anime.
Brotherhood è una delle produzioni anime più lunghe che abbiamo visto di recente. Ritiene che sarebbe stato più difficile realizzare la serie in quel modo oggi?
Ritengo che ora sarebbe difficile realizzare una serie che dura più di un anno. Anche se il manga originale fosse un grande successo, sarebbe comunque molto difficile ottenere una trasmissione televisiva continua per più di un anno. Penso che il processo sarebbe di realizzare prima un cour per vedere se l'anime diventa un successo. A quel punto, se lo diventa, si potrebbe valutare se estendere la produzione ulteriormente.
Perchè sta succedendo questo?
Nel 2000, il modello di business era tale da permettere di guadagnare tramite la vendita dei DVD. Tuttavia, nella situazione attuale, non ci si può aspettare che DVD e Blu-Ray vendano bene, specialmente nel caso di una serie lunga.
Chiudiamo riportando alcune recensioni postate da voi utenti nella scheda dell'anime:
Fullmetal Alchemist: Brotherhood
10.0/10
Che una giovane donna ricca di fantasia e dotata d’animo sensibile abbia elaborato la trama di uno dei migliori manga (poi anime in questione) “shounen” di sempre non mi sorprende più di tanto: ho sempre reputato le donne creature piene di fantasia, inventiva e ricche di tangibile sensibilità.
E, proprio dall’idea di una donna, scaturisce il capolavoro.
Nonostante la “prima serie” fosse abbondantemente piaciuta, questo “Fullmetal Alchemist: Brotherhood” s’avvale di una scoppiettante e mai scontata sceneggiatura, scritta proprio dall’autrice, Hiromu Arakawa, proponendo un finale sopra ogni aspettativa e superando di gran lunga il livello del primo "Fullmetal Alchemist", che come gli appassionati ricorderanno seguì fedelmente la trama del manga fino alla biforcazione dove l’anime stesso proseguì, mentre la versione cartacea era ancora in cantiere.
Viene spontaneo cercare il paragone fra le due versioni, partendo sostanzialmente da un paio di considerazioni: ciò che non si avverte inizialmente, ma che si realizza in fondo alla saga (di ben 64 episodi) è il ritmo che l’autrice imprime alla storia: né troppo veloce, né troppo lento. Un ritmo che incalza ma non soffoca, capace di tenere sempre sulla corda lo spettatore, che accompagna colpi di scena “ragionati” e talvolta improvvisi, cosa che mancava alla prima serie; un ritmo che lascia spazio a situazioni ilari e divertenti, capaci di sdrammatizzare le atmosfere pesanti e cupe che permeano la vicenda. Un ritmo capace di prendere, coinvolgere, sorprendere; un piano-forte, un lento-veloce. Con geniale originalità.
In secondo luogo, magistrale – già proposto, ma in minor sostanza nella prima serie – è il mix fra dramma e comicità. Sembra quasi che l’Arakawa abbia usato una bilancia per soppesare le battute, gli sketch divertenti e le scene drammatiche, in modo da ricavarne un perfetto equilibrio che domina la trama fino agli ultimi, catastrofici, apocalittici e indimenticabili episodi, un vero e proprio parossismo dove l’epico incontra il romantico. Discorso parallelo e molto simile vale per i personaggi principali, dotati di notevole spessore e di profondità caratteriale come in pochi altri racconti fantastici.
È questa la storia degli ormai celebri fratelli Elric, Edward e Alphonse, figure entrate ormai a far parte di quel ventaglio di personaggi “cult” degli anime di tutti i tempi, un duo che non può non destare curiosità: il primo è un ragazzo basso di statura, dai capelli e dagli occhi color dell’oro e con un braccio e una gamba d’acciaio, vere e proprie protesi meccaniche chiamate “auto-mail”. Il secondo, decisamente più alto e robusto, pare indossare una gigantesca armatura di ferro dal design vagamente medievale. Ma l’apparenza inganna, poiché l’armatura è totalmente vuota e, per qualche misterioso artificio, l'anima di Alphonse è stata legata a essa, nonostante il corpo sia sparito nel nulla!
L’epopea inizia tramite un episodio pilota dove vengono introdotti alcuni dei protagonisti, oltre a un improvvisato antagonista che poco ha a che fare con la trama principale, ma dal secondo episodio in poi è un crescendo d’emozioni, di sorrisi e di lacrime, un sapiente e intrigante uso di flashback capaci di catapultare lo spettatore nel passato travagliato e sofferto dei fratelli Elric, proseguendo lungo il sentiero contorto di un climax lento ma costante dove compaiono, al pari di attori consumati, comprimari d’ogni genere - eccezionale la figura del Colonnello Mustang, enigmatico e indimenticabile il padre, Hoenheim, dolcissima Winry, spettacolari e tetri gli homunculus.
Ogni episodio scivola via come acqua di fonte, aggiungendo un tassello a quel mosaico misterioso che è l’enigma di fondo, ovvero l’Alchimia, l’arte in cui eccellono Edward e Alphonse, una sorta di magia applicata alla scienza, capace di scomporre e ricomporre la materia.
“Nulla si crea e nulla si distrugge. Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore”.
Questo è il credo dell’alchimia, l’idea dannatamente originale della Harakawa, il colpo di genio ispirato a una legge scientifica su cui verte l’intero capolavoro che è "Fullmetal Alchemist". Ed è anche il motto di vita adottato dai fratelli Elric. Niente di più banale, eppure niente di più originale se applicato in tal modo.
Tuttavia le cose non paiono così semplici come questa legge insegna, e i due fratelli, partiti per un lungo viaggio, abbandonando la loro migliore amica Winry Rockbell (di cui Edward pare leggermente invaghito, anche se non osa darlo a vedere) e sua nonna, si imbatteranno in qualcosa di più grande di loro, un complotto politico che coinvolgerà intere nazioni, un affresco d’azione tinto da pennellate puramente fantasy, arricchito da spunti filosofici di notevole spessore, da domande esistenziali che l’essere umano da sempre si pone e che lasceranno modo allo spettatore di riflettere a lungo, anche a saga conclusa. La serie dà una visione estrema di ciò che nessuno di noi può comprendere appieno: un’interpretazione, una visione.
Ma cosa cercano i fratelli Elric? La risposta è semplice: un modo per porre rimedio alle loro scellerate azioni, dopo avere tentato di riportare in vita la madre morta tempo addietro a causa di una grave e improvvisa malattia… ma in questa Alchimia che sembra nascondere una miriade di segreti vige un veto assoluto, un tabù da non infrangere a nessun costo: la resurrezione. Non esiste modo per riportare in vita un essere umano deceduto, qualsiasi arte si usi. Ogni tentativo risulterà vano, anzi terribile, e il prezzo per tale atto impuro e blasfemo costerà molto per chi si spingerà a tanto. Trasmutare un corpo – materia organica inerte – per ridargli vita è l’errore più grande che si possa fare. Errore, purtroppo, che Edward e Alphonse conoscono bene.
Azione come nei migliori shounen, emozioni, intensità, ritmo, colpi di scena, personaggi secondari che non hanno nulla da invidiare ai protagonisti, un design particolare che si discosta dagli stili più “classici” degli anime moderni, colori abbaglianti e un sapiente (oltre che dosato) uso della CG, una trama eccezionale, un crescendo epico e una colonna sonora indimenticabile - opening capaci di calare lo spettatore nella storia ancor prima che l’episodio inizi - fanno di questo capolavoro uno degli anime più articolati e completi di sempre, capace di emozionare, fare battere il cuore, commuovere e sorridere. E di ricordare a tutti noi come sopra ogni legge universale, scientifica e fisica, vi sia la legge dell’Amore: che esso sia fraterno, familiare, fra uomo e donna, fra persone dello stesso sesso o fra amici non fa differenza. E' un sentimento che non ha bisogno di uno scambio equivalente, poiché eretto sul principio del dare senza nessun ritorno.
Se "Neon Genesis Evangelion" è stato lo spartiacque degli anime di concezione moderna a sfondo cinematografico, "Fullmetal Alchemist" può essere considerato un altro punto di svolta, a tutti gli effetti la perfetta fusione fra shounen classico e trama introspettiva più matura ed esistenziale che si confà ad uno stile prettamente seinen. Un’opera davvero per tutti, completa e intensa, che ha permesso a Hiromu Harakawa di accedere all’olimpo dei mangaka. Chi ama l’animazione giapponese non può perderselo: indimenticabile.
E, proprio dall’idea di una donna, scaturisce il capolavoro.
Nonostante la “prima serie” fosse abbondantemente piaciuta, questo “Fullmetal Alchemist: Brotherhood” s’avvale di una scoppiettante e mai scontata sceneggiatura, scritta proprio dall’autrice, Hiromu Arakawa, proponendo un finale sopra ogni aspettativa e superando di gran lunga il livello del primo "Fullmetal Alchemist", che come gli appassionati ricorderanno seguì fedelmente la trama del manga fino alla biforcazione dove l’anime stesso proseguì, mentre la versione cartacea era ancora in cantiere.
Viene spontaneo cercare il paragone fra le due versioni, partendo sostanzialmente da un paio di considerazioni: ciò che non si avverte inizialmente, ma che si realizza in fondo alla saga (di ben 64 episodi) è il ritmo che l’autrice imprime alla storia: né troppo veloce, né troppo lento. Un ritmo che incalza ma non soffoca, capace di tenere sempre sulla corda lo spettatore, che accompagna colpi di scena “ragionati” e talvolta improvvisi, cosa che mancava alla prima serie; un ritmo che lascia spazio a situazioni ilari e divertenti, capaci di sdrammatizzare le atmosfere pesanti e cupe che permeano la vicenda. Un ritmo capace di prendere, coinvolgere, sorprendere; un piano-forte, un lento-veloce. Con geniale originalità.
In secondo luogo, magistrale – già proposto, ma in minor sostanza nella prima serie – è il mix fra dramma e comicità. Sembra quasi che l’Arakawa abbia usato una bilancia per soppesare le battute, gli sketch divertenti e le scene drammatiche, in modo da ricavarne un perfetto equilibrio che domina la trama fino agli ultimi, catastrofici, apocalittici e indimenticabili episodi, un vero e proprio parossismo dove l’epico incontra il romantico. Discorso parallelo e molto simile vale per i personaggi principali, dotati di notevole spessore e di profondità caratteriale come in pochi altri racconti fantastici.
È questa la storia degli ormai celebri fratelli Elric, Edward e Alphonse, figure entrate ormai a far parte di quel ventaglio di personaggi “cult” degli anime di tutti i tempi, un duo che non può non destare curiosità: il primo è un ragazzo basso di statura, dai capelli e dagli occhi color dell’oro e con un braccio e una gamba d’acciaio, vere e proprie protesi meccaniche chiamate “auto-mail”. Il secondo, decisamente più alto e robusto, pare indossare una gigantesca armatura di ferro dal design vagamente medievale. Ma l’apparenza inganna, poiché l’armatura è totalmente vuota e, per qualche misterioso artificio, l'anima di Alphonse è stata legata a essa, nonostante il corpo sia sparito nel nulla!
L’epopea inizia tramite un episodio pilota dove vengono introdotti alcuni dei protagonisti, oltre a un improvvisato antagonista che poco ha a che fare con la trama principale, ma dal secondo episodio in poi è un crescendo d’emozioni, di sorrisi e di lacrime, un sapiente e intrigante uso di flashback capaci di catapultare lo spettatore nel passato travagliato e sofferto dei fratelli Elric, proseguendo lungo il sentiero contorto di un climax lento ma costante dove compaiono, al pari di attori consumati, comprimari d’ogni genere - eccezionale la figura del Colonnello Mustang, enigmatico e indimenticabile il padre, Hoenheim, dolcissima Winry, spettacolari e tetri gli homunculus.
Ogni episodio scivola via come acqua di fonte, aggiungendo un tassello a quel mosaico misterioso che è l’enigma di fondo, ovvero l’Alchimia, l’arte in cui eccellono Edward e Alphonse, una sorta di magia applicata alla scienza, capace di scomporre e ricomporre la materia.
“Nulla si crea e nulla si distrugge. Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore”.
Questo è il credo dell’alchimia, l’idea dannatamente originale della Harakawa, il colpo di genio ispirato a una legge scientifica su cui verte l’intero capolavoro che è "Fullmetal Alchemist". Ed è anche il motto di vita adottato dai fratelli Elric. Niente di più banale, eppure niente di più originale se applicato in tal modo.
Tuttavia le cose non paiono così semplici come questa legge insegna, e i due fratelli, partiti per un lungo viaggio, abbandonando la loro migliore amica Winry Rockbell (di cui Edward pare leggermente invaghito, anche se non osa darlo a vedere) e sua nonna, si imbatteranno in qualcosa di più grande di loro, un complotto politico che coinvolgerà intere nazioni, un affresco d’azione tinto da pennellate puramente fantasy, arricchito da spunti filosofici di notevole spessore, da domande esistenziali che l’essere umano da sempre si pone e che lasceranno modo allo spettatore di riflettere a lungo, anche a saga conclusa. La serie dà una visione estrema di ciò che nessuno di noi può comprendere appieno: un’interpretazione, una visione.
Ma cosa cercano i fratelli Elric? La risposta è semplice: un modo per porre rimedio alle loro scellerate azioni, dopo avere tentato di riportare in vita la madre morta tempo addietro a causa di una grave e improvvisa malattia… ma in questa Alchimia che sembra nascondere una miriade di segreti vige un veto assoluto, un tabù da non infrangere a nessun costo: la resurrezione. Non esiste modo per riportare in vita un essere umano deceduto, qualsiasi arte si usi. Ogni tentativo risulterà vano, anzi terribile, e il prezzo per tale atto impuro e blasfemo costerà molto per chi si spingerà a tanto. Trasmutare un corpo – materia organica inerte – per ridargli vita è l’errore più grande che si possa fare. Errore, purtroppo, che Edward e Alphonse conoscono bene.
Azione come nei migliori shounen, emozioni, intensità, ritmo, colpi di scena, personaggi secondari che non hanno nulla da invidiare ai protagonisti, un design particolare che si discosta dagli stili più “classici” degli anime moderni, colori abbaglianti e un sapiente (oltre che dosato) uso della CG, una trama eccezionale, un crescendo epico e una colonna sonora indimenticabile - opening capaci di calare lo spettatore nella storia ancor prima che l’episodio inizi - fanno di questo capolavoro uno degli anime più articolati e completi di sempre, capace di emozionare, fare battere il cuore, commuovere e sorridere. E di ricordare a tutti noi come sopra ogni legge universale, scientifica e fisica, vi sia la legge dell’Amore: che esso sia fraterno, familiare, fra uomo e donna, fra persone dello stesso sesso o fra amici non fa differenza. E' un sentimento che non ha bisogno di uno scambio equivalente, poiché eretto sul principio del dare senza nessun ritorno.
Se "Neon Genesis Evangelion" è stato lo spartiacque degli anime di concezione moderna a sfondo cinematografico, "Fullmetal Alchemist" può essere considerato un altro punto di svolta, a tutti gli effetti la perfetta fusione fra shounen classico e trama introspettiva più matura ed esistenziale che si confà ad uno stile prettamente seinen. Un’opera davvero per tutti, completa e intensa, che ha permesso a Hiromu Harakawa di accedere all’olimpo dei mangaka. Chi ama l’animazione giapponese non può perderselo: indimenticabile.
Fullmetal Alchemist: Brotherhood
10.0/10
"Fullmetal Alchemist Brotherhood" altro non è che la più fedele serie anime tratta dal famoso manga di Hiromu Arakawa, giunta dopo la prima serie uscita nel lontano 2003, la quale, pur distaccandosi dal manga, riscosse un ottimo apprezzamento dai suoi molti spettatori.
Fatta questa piccola introduzione, parto con il dire che solitamente, nelle mie recensioni, raramente ho utilizzato il termine di capolavoro; termine che molte - troppe - volte viene utilizzato in modo improprio senza che gli venga dato il giusto peso o il giusto valore, ma questo titolo merita appieno questa definizione, almeno per il mio modesto parere.
Un inizio del genere in una recensione potrà sicuramente apparire eccessivo ai più, ma è proprio per questo motivo che cercherò di far capire il perché abbia definito questo'opera in tale modo nelle prossime righe.
Per il mio personale punto di vista, un'opera può essere definita "capolavoro" quando mostra una grande originalità, una grande diversità rispetto alla concorrenza, grandi contenuti, una forte profondità e - soprattutto - quando sa mettere d'accordo tutti quanti. "Fullmetal Alchemist Brotherhood" rappresenta tutto questo, difatti la forza di questo famoso e apprezzato titolo risiede proprio nel fatto di non mostrarsi né come il solito clone di qualche altro famoso successone né di rifarsi al solito manga che, rappresentando il classico "shounen" da seguire a tutti i costi, farebbe raggiungere un sicuro successo al suo autore.
In pratica, detto in parole povere, quest'anime non vuole essere il solito e classico "shounen" di combattimento, bensì vuole invece apparire come un "seinen" per via di forti e profondi messaggi, una grande maturità, una forte caratterizzazione dei vari personaggi e anche profonde e importanti tematiche che riguardano proprio l'essere umano, come ad esempio l'ardito e inseguito sogno dell'immortalità, l'avidità, la vendetta, la fratellanza, il perdono e l'amore.
Cosa molto interessante, che si aggiunge a quanto appena detto, è anche la profonda analisi della debolezza umana, che ci viene fornita dall'autrice attraverso le varie e importanti situazioni che si ritroveranno nel corso della storia. Infatti, tutti i personaggi di quest'anime possiedono delle forti debolezze per quanto possano apparire giusti, puri e nobili, specialmente i due protagonisti: Ed e Al. Questi due personaggi, al contrario di altri visti in altrettante opere dello stesso genere, non saranno i soliti bonaccioni che non possiedono alcun egoismo o difetto morale e via dicendo per la semplice ragione di essere puri. Al contrario, si mostreranno molto deboli in alcune circostanze, dimostrandosi anche arroganti o perfino presuntuosi, maggiormente Ed.
Un altro punto forte da prendere in considerazione è la volontà dell'autrice di non catturare il lettore/spettatore solamente tramite i combattimenti che, come tutti noi sapremo, caratterizzano questo famoso genere, ma vuole appassionarlo inserendo carismatici personaggi e situazioni intriganti, che permetteranno alla storia di diventare così coinvolgente e intrigata da volerla concludere in una sola giornata. Tutto questo perché "FullMetal Alchemist" saprà diventare sempre più bello, interessante, emozionante, ricolmo di colpi di scena, spettacolare e inoltre ci mostrerà un perfetto equilibrio in tutte le sue parti senza eccedere mai e non rischiando così di cadere nella banalità, nella monotonia o nel già visto. Anche per questo - ma non solo - si mostrerà un titolo diverso dalla concorrenza, non diventando un manga/anime senza fine solo per scopi di lucro e rischiando così di perdersi per strada, rovinandosi. L'autrice vuole, dunque, far durare sapientemente la sua opera quanto basta, almeno fino a quando la storia non giunga a tessere tutte le sue fila nel bellissimo e simbolico finale, non creando ulteriori saghe che si staccherebbero dal cuore della trama centrale, stravolgendone il punto di partenza.
Queste sono, per me, tutte cose positive e anche degne di nota in un mondo in cui molti altri autori vogliono invece dimostrare il contrario, vendendosi letteralmente al successo che conquistano e conformandosi ai soliti tre famosi titoli.
Per quanto riguarda il lato tecnico, anche su questo punto ci troviamo dinanzi a un anime di tutto rispetto.
Le animazioni, i disegni, le musiche, la regia e tutto ciò che di tecnico esiste in una serie animata sono di un livello superiore a tutti quegli "shounen" seriali che almeno io ho visionato, soddisfacendo così anche uno dei nostri sensi più importanti: la vista.
Per tutte queste cose reputo "FMA" un capolavoro più di altri titoli che vengono così definiti, alcune volte esagerando.
Prima di concludere, vorrei complimentarmi con chi ha generato questo mondo, ovvero con la geniale e umile Hiromu Arakawa, che ha dimostrato che, per creare una storia di successo e anche apprezzabile da tutti, non necessariamente ci si deve vendere al successo e non per forza la si deve infarcire, come fossero le uniche colonne portanti ed essenziali della trama, di soli combattimenti fini a se stessi. Sì, non prendiamoci in giro: i combattimenti ci saranno e saranno anche molto belli, dimostrandoci la grande abilità di quest'autrice pure in questo aspetto, ma non saranno l'unico pretesto per spingere lo spettatore a visionare quest'anime (o leggere il manga, nel caso in cui si ama leggere), né saranno l'unico mezzo per fare andare avanti la storia. Per questo, in questa mia recensione, li ho presi poco in considerazione: proprio perché, almeno per la mia personale visione dei fatti, non era l'intento dell'autrice fare di questi eventi, sicuramente spettacolari, l'unico senso della sua geniale storia.
Questa a mio avviso è una serie leggendaria, che merita di entrare tra le grandi opere dell'animazione giapponese, un'opera diversa e unica che ha davvero saputo prendermi, appassionarmi, coinvolgermi ed emozionarmi come poche altre. FMA Brotherhood è tra i migliori anime che finora ho visto, se non il migliore. La visione è d'obbligo.
Fatta questa piccola introduzione, parto con il dire che solitamente, nelle mie recensioni, raramente ho utilizzato il termine di capolavoro; termine che molte - troppe - volte viene utilizzato in modo improprio senza che gli venga dato il giusto peso o il giusto valore, ma questo titolo merita appieno questa definizione, almeno per il mio modesto parere.
Un inizio del genere in una recensione potrà sicuramente apparire eccessivo ai più, ma è proprio per questo motivo che cercherò di far capire il perché abbia definito questo'opera in tale modo nelle prossime righe.
Per il mio personale punto di vista, un'opera può essere definita "capolavoro" quando mostra una grande originalità, una grande diversità rispetto alla concorrenza, grandi contenuti, una forte profondità e - soprattutto - quando sa mettere d'accordo tutti quanti. "Fullmetal Alchemist Brotherhood" rappresenta tutto questo, difatti la forza di questo famoso e apprezzato titolo risiede proprio nel fatto di non mostrarsi né come il solito clone di qualche altro famoso successone né di rifarsi al solito manga che, rappresentando il classico "shounen" da seguire a tutti i costi, farebbe raggiungere un sicuro successo al suo autore.
In pratica, detto in parole povere, quest'anime non vuole essere il solito e classico "shounen" di combattimento, bensì vuole invece apparire come un "seinen" per via di forti e profondi messaggi, una grande maturità, una forte caratterizzazione dei vari personaggi e anche profonde e importanti tematiche che riguardano proprio l'essere umano, come ad esempio l'ardito e inseguito sogno dell'immortalità, l'avidità, la vendetta, la fratellanza, il perdono e l'amore.
Cosa molto interessante, che si aggiunge a quanto appena detto, è anche la profonda analisi della debolezza umana, che ci viene fornita dall'autrice attraverso le varie e importanti situazioni che si ritroveranno nel corso della storia. Infatti, tutti i personaggi di quest'anime possiedono delle forti debolezze per quanto possano apparire giusti, puri e nobili, specialmente i due protagonisti: Ed e Al. Questi due personaggi, al contrario di altri visti in altrettante opere dello stesso genere, non saranno i soliti bonaccioni che non possiedono alcun egoismo o difetto morale e via dicendo per la semplice ragione di essere puri. Al contrario, si mostreranno molto deboli in alcune circostanze, dimostrandosi anche arroganti o perfino presuntuosi, maggiormente Ed.
Un altro punto forte da prendere in considerazione è la volontà dell'autrice di non catturare il lettore/spettatore solamente tramite i combattimenti che, come tutti noi sapremo, caratterizzano questo famoso genere, ma vuole appassionarlo inserendo carismatici personaggi e situazioni intriganti, che permetteranno alla storia di diventare così coinvolgente e intrigata da volerla concludere in una sola giornata. Tutto questo perché "FullMetal Alchemist" saprà diventare sempre più bello, interessante, emozionante, ricolmo di colpi di scena, spettacolare e inoltre ci mostrerà un perfetto equilibrio in tutte le sue parti senza eccedere mai e non rischiando così di cadere nella banalità, nella monotonia o nel già visto. Anche per questo - ma non solo - si mostrerà un titolo diverso dalla concorrenza, non diventando un manga/anime senza fine solo per scopi di lucro e rischiando così di perdersi per strada, rovinandosi. L'autrice vuole, dunque, far durare sapientemente la sua opera quanto basta, almeno fino a quando la storia non giunga a tessere tutte le sue fila nel bellissimo e simbolico finale, non creando ulteriori saghe che si staccherebbero dal cuore della trama centrale, stravolgendone il punto di partenza.
Queste sono, per me, tutte cose positive e anche degne di nota in un mondo in cui molti altri autori vogliono invece dimostrare il contrario, vendendosi letteralmente al successo che conquistano e conformandosi ai soliti tre famosi titoli.
Per quanto riguarda il lato tecnico, anche su questo punto ci troviamo dinanzi a un anime di tutto rispetto.
Le animazioni, i disegni, le musiche, la regia e tutto ciò che di tecnico esiste in una serie animata sono di un livello superiore a tutti quegli "shounen" seriali che almeno io ho visionato, soddisfacendo così anche uno dei nostri sensi più importanti: la vista.
Per tutte queste cose reputo "FMA" un capolavoro più di altri titoli che vengono così definiti, alcune volte esagerando.
Prima di concludere, vorrei complimentarmi con chi ha generato questo mondo, ovvero con la geniale e umile Hiromu Arakawa, che ha dimostrato che, per creare una storia di successo e anche apprezzabile da tutti, non necessariamente ci si deve vendere al successo e non per forza la si deve infarcire, come fossero le uniche colonne portanti ed essenziali della trama, di soli combattimenti fini a se stessi. Sì, non prendiamoci in giro: i combattimenti ci saranno e saranno anche molto belli, dimostrandoci la grande abilità di quest'autrice pure in questo aspetto, ma non saranno l'unico pretesto per spingere lo spettatore a visionare quest'anime (o leggere il manga, nel caso in cui si ama leggere), né saranno l'unico mezzo per fare andare avanti la storia. Per questo, in questa mia recensione, li ho presi poco in considerazione: proprio perché, almeno per la mia personale visione dei fatti, non era l'intento dell'autrice fare di questi eventi, sicuramente spettacolari, l'unico senso della sua geniale storia.
Questa a mio avviso è una serie leggendaria, che merita di entrare tra le grandi opere dell'animazione giapponese, un'opera diversa e unica che ha davvero saputo prendermi, appassionarmi, coinvolgermi ed emozionarmi come poche altre. FMA Brotherhood è tra i migliori anime che finora ho visto, se non il migliore. La visione è d'obbligo.
Fullmetal Alchemist: Brotherhood
10.0/10
Se buttiamo uno sguardo al passato e ripensiamo a qualche figura che ha segnato in qualche modo diverse epoche storiche, noteremo senz'altro che qualcuna di esse non era un “singolo” bensì un “duo” spesso unito da legami di sangue; si pensi ai fratelli Lumiere per il cinema oppure ai fratelli Grimm con le loro fiabe giusto per citarne un paio tra i più noti.
Il campo che interessa a noi è pero l'animazione e su questo versante di fratelli diventati celebri non ne mancano sicuramente. Come dimenticare infatti i fratelli Derrick e le loro evoluzioni acrobatiche nei campi da calcio, i bizzarri fratelli Kuno, Phoenix e Andromeda, Abel e Arthur, Tom e Kim, Inuyasha e Sesshomaru ecc.
Nel 2001 però, dalle mani di una quasi sconosciuta (all'epoca) mangaka che risponde al nome di Hiromu Arakawa, “prendono vita” due fratelli che a mio avviso, oggi, possono essere definiti come i fratelli per eccellenza. Ovviamente sto parlando dei fratelli Elric, Edward ed Alphonse Elric.
Avrete sicuramente notato come ho utilizzato spesso la parola “fratelli”, no? Bene, la cosa è voluta. In qualche circostanza avrei potuto utilizzare qualche altro termine e a dire la verità l'avevo pure fatto, poi però focalizzando che quello a cui mi stavo inoltrando a recensire era Full Metal Alchemist Brotherhood mi sono detto: <i>“Perché cambiare o trovare una parola che si adatti bene al concetto di fratellanza quando in quest'anime deve passare chiaro e forte l'essenza dell'essere fratelli”</i>?
Già proprio così, spesso nella realtà infatti si vengono a creare delle incomprensioni con i propri fratelli, magari per una stupidaggine il più delle volte, malintesi che però possono perdurare anche nel tempo in certi casi quando si ha a che fare con caratteri similari, cocciuti nel caso specifico.
Questo per fortuna non è il caso dei fratelli Elric. Sono convinto però che chi si volesse cimentare in questo titolo visionando i primi episodi in cui ci viene raccontato come cominciano le avventure di Edward e Alphonse, beh, se si dovesse avere qualche vecchia ruggine o qualche screzio attuale con il proprio fratello, la persona in questione cercherebbe in prima persona (e il più in fretta possibile) di ricucirlo o comunque di buttarselo alle spalle con una bella risata. E' quello che farei io almeno.
La trama ci racconta infatti di un mondo simile al nostro in cui è possibile utilizzare una scienza chiamata alchimia. Essa consente di trasmutare una qualunque materia in una dissimile mediante l'utilizzo di un cerchio alchemico e seguendo il principio dello “scambio equivalente”.
Questo principio sta alla base di tutto e fa presente che:
<i>“Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia il medesimo valore”.</i>
I due fratelli Elric vivono insieme alla madre in un piccolo villaggio chiamato Resembool. Il padre, alchimista, se ne andò di casa quando entrambi erano molto piccoli. Ciononostante Ed e Al, l'alchimia, l'hanno nel sangue perciò ne cominciano gli studi fin dalla tenera età. Qualche tempo dopo però la madre si ammala e muore.
Soli, disperati e affranti per la perdita subita, decidono di farla tornare in vita utilizzando l'alchimia con la cosiddetta “trasmutazione umana”, tecnica di cui è assolutamente vietato l'uso a tutti gli alchimisti visti i pericoli che ne conseguono.
Incuranti delle conseguenze procedono, ma quello che li attende è devastante: all'apertura di un misterioso portale, non solo non riescono nell'intento di far rivivere la madre, ma Edward perde una gamba ed Alphonse l'intero corpo addirittura. Il maggiore dei fratelli Elric disperato nel non rivedere più il suo fratellino riesce ad afferrare un'armatura posta vicina a lui, con il sangue che stava fuoriuscendo dalla gamba riesce a disegnare un cerchio alchemico nell'involucro di ferro e sacrificando anche il suo braccio destro riesce a trattenere almeno l'anima di Alphonse legandola proprio all'armatura.
In seguito a Edward furono applicati (dall'amica Winry, meccanico del settore) due arti meccanici d'acciaio chiamati automail.
Da qui parte il viaggio dei fratelli Elric alla ricerca di un modo che possa restituire loro i corpi originari, diventando magari alchimisti di stato ovvero massime cariche dell'esercito a cui non è preclusa nessun tipo d'informazione, perciò la cosa è molto utile per le loro future indagini.
L'anime del Brotherhood non è la prima serie animata realizzata per Full Metal Alchemist.
Nel 2003 infatti ne fu creata una dallo studio Bones di 51 episodi che però, a circa metà serie, si distaccava completamente dalla controparte cartacea in quanto il manga era ancora in prosecuzione. Il finale fu dunque alternativo, creato dagli sceneggiatori e non dall'Arakawa. Ciò ovviamente fece storcere il naso a parecchi fan anche se, ma non è una giustificazione, bisogna dire che è una pratica non nuova, basti pensare ai vari Berserk, GTO, Gantz, ecc.
Con la notizia che il manga di F.M.A. stava per concludersi, ecco che nel 2009 arrivò la conferma di una nuova serie anime per gli Elric e soci stavolta assolutamente fedele al manga in modo tale da avere il vero finale anche in forma animata e da accontentare così i milioni di fan che attendevano solo questo. Io per primo.
Di questa seconda serie - ribattezzata come Full Metal Alchemist Brotherhood - se ne occupò nuovamente lo studio Bones per un totale di 64 episodi complessivi. Il risultato scaturito è stato fantastico!
Le basi della storia è vero che si conoscono, per chi ha visto la prima serie, difatti le prime puntate danno un senso di déjà vu dato che ripercorrono, anche se in maniera più spedita, eventi già mostrati nella prima stagione (ad eccezione del primo episodio che non era presente), ma ciò è stato ovviamente necessario.
Annoiarsi alla visione di questo titolo francamente è impossibile: gli eventi innanzitutto si susseguono in maniera lineare senza alcuna forzatura di sorta; l'evolversi della vicenda lascia spesso incredulità/stupore nello spettatore che è invogliato a conoscerne il seguito il più in fretta possibile; spesso, anche nei momenti più delicati, i due protagonisti, e non solo, danno vita ad esilaranti gag che rendono più leggera l'atmosfera che li circonda e a cui noi assistiamo.
Proprio quest'ultimo è un aspetto che ho molto apprezzato, il saper alleggerire frangenti seri o tetri con battutine supportati da disegni modificati a mo' di caricatura che inducono il più delle volte a farsi scappare una sana e grassa risata, fattore assolutamente non preventivabile fino a un istante prima. Ovviamente con l'avvicinarsi del finale questo elemento va via via scemando ma è anche normale.
Altro pregio di F.M.A.B. è la perfetta caratterizzazione di ogni personaggio, su ognuno è stato fatto un lavoro eccellente, elemento determinate al fine della completa riuscita della serie.
Il comparto tecnico è di assoluto livello, ottimi i disegni, i colori e le animazioni. Stupende sono le musiche che ci accompagnano nel corso delle 64 puntate di cui segnalo la prima opening, “Again”, cantata da Yui; l'opening 4, “Period”, eseguita da Chemistry; e per finire l'ending 4, “Shunkan Sentimental", cantata da Scandal. Queste ultime due sono in assoluto le migliori a mio avviso, ritmate proprio come piacciono al sottoscritto.
In Italia la serie è stata editata, così come la prima, da Panini Video (prima che quest'ultima chiudesse, ora i diritti sono stati rilevati da Dynit) e in seguito trasmessa su Mtv all'interno dell'Anime Night del martedì sera.
Bisogna dire però che la serie non è stata trasmessa interamente. Dei 64 episodi previsti infatti ne sono stati mandati in onda solo 63 e quello mancante è proprio il più importante, l'ultimo.
Oddio, a dir la verità la trama portante si conclude con il penultimo, però l'ultimo è interessante per capire come si sono evolute le situazioni per i nostri personaggi.
Questa situazione si è venuta a creare in quanto dal Giappone hanno fatto sapere che l'episodio conclusivo sarebbe stato usato come bonus all'interno delle vendite dei DVD. Bella fregatura insomma!
Chi si accingesse dunque a seguire l'anime in italiano sappia che l'episodio 64 non è disponibile doppiato e l'unico modo per visionarlo è in giro per la rete con i sub.
Entrando adesso nel dettaglio del doppiaggio, bisogna dire che non è stato fatto un buon lavoro.
La pecca non è imputabile ai doppiatori in sé, che anzi hanno svolto il loro compito in maniera professionale come sempre, bensì allo stucchevole ripetersi, episodio dopo episodio, di continui ricicli di voci su personaggi secondari - soprattutto - e non.
La colpa è da ricercare nel fatto che la serie ha goduto di un ristretto tempo di lavoro dall'annuncio dell'acquisizione alla messa in onda televisiva, perciò le sessioni di doppiaggio sono state realizzate relativamente in fretta e questo non ha permesso una cura maggiore.
I tempi corti sono stati un problema anche nelle traduzioni dei testi che sono rimasti sempre originali. Ogni credits che appare in sovra-impressione infatti è in giapponese senza nessuna traduzione di sorta, nemmeno per i titoli degli episodi.
Tutto questo per me è inconcepibile, piuttosto che la trasmissione a un livello simile sarebbe stato meglio ritardarne la messa in onda di qualche mese e avere in compenso un prodotto all'altezza, non assai scadente come quello a cui si è assistito invece.
Nonostante questa “pecca”, dopo averci pensato attentamente ho deciso di dare comunque il massimo dei voti a questa serie in quanto non voglio assolutamente sminuire in alcun modo un'opera che mi ha saputo catturare in una maniera incredibile, stupendomi in continuazione ma soprattutto facendomi provare una sequenza di emozioni che difficilmente scorderò.
Per me è un capolavoro da vedere assolutamente!
Il campo che interessa a noi è pero l'animazione e su questo versante di fratelli diventati celebri non ne mancano sicuramente. Come dimenticare infatti i fratelli Derrick e le loro evoluzioni acrobatiche nei campi da calcio, i bizzarri fratelli Kuno, Phoenix e Andromeda, Abel e Arthur, Tom e Kim, Inuyasha e Sesshomaru ecc.
Nel 2001 però, dalle mani di una quasi sconosciuta (all'epoca) mangaka che risponde al nome di Hiromu Arakawa, “prendono vita” due fratelli che a mio avviso, oggi, possono essere definiti come i fratelli per eccellenza. Ovviamente sto parlando dei fratelli Elric, Edward ed Alphonse Elric.
Avrete sicuramente notato come ho utilizzato spesso la parola “fratelli”, no? Bene, la cosa è voluta. In qualche circostanza avrei potuto utilizzare qualche altro termine e a dire la verità l'avevo pure fatto, poi però focalizzando che quello a cui mi stavo inoltrando a recensire era Full Metal Alchemist Brotherhood mi sono detto: <i>“Perché cambiare o trovare una parola che si adatti bene al concetto di fratellanza quando in quest'anime deve passare chiaro e forte l'essenza dell'essere fratelli”</i>?
Già proprio così, spesso nella realtà infatti si vengono a creare delle incomprensioni con i propri fratelli, magari per una stupidaggine il più delle volte, malintesi che però possono perdurare anche nel tempo in certi casi quando si ha a che fare con caratteri similari, cocciuti nel caso specifico.
Questo per fortuna non è il caso dei fratelli Elric. Sono convinto però che chi si volesse cimentare in questo titolo visionando i primi episodi in cui ci viene raccontato come cominciano le avventure di Edward e Alphonse, beh, se si dovesse avere qualche vecchia ruggine o qualche screzio attuale con il proprio fratello, la persona in questione cercherebbe in prima persona (e il più in fretta possibile) di ricucirlo o comunque di buttarselo alle spalle con una bella risata. E' quello che farei io almeno.
La trama ci racconta infatti di un mondo simile al nostro in cui è possibile utilizzare una scienza chiamata alchimia. Essa consente di trasmutare una qualunque materia in una dissimile mediante l'utilizzo di un cerchio alchemico e seguendo il principio dello “scambio equivalente”.
Questo principio sta alla base di tutto e fa presente che:
<i>“Per ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia il medesimo valore”.</i>
I due fratelli Elric vivono insieme alla madre in un piccolo villaggio chiamato Resembool. Il padre, alchimista, se ne andò di casa quando entrambi erano molto piccoli. Ciononostante Ed e Al, l'alchimia, l'hanno nel sangue perciò ne cominciano gli studi fin dalla tenera età. Qualche tempo dopo però la madre si ammala e muore.
Soli, disperati e affranti per la perdita subita, decidono di farla tornare in vita utilizzando l'alchimia con la cosiddetta “trasmutazione umana”, tecnica di cui è assolutamente vietato l'uso a tutti gli alchimisti visti i pericoli che ne conseguono.
Incuranti delle conseguenze procedono, ma quello che li attende è devastante: all'apertura di un misterioso portale, non solo non riescono nell'intento di far rivivere la madre, ma Edward perde una gamba ed Alphonse l'intero corpo addirittura. Il maggiore dei fratelli Elric disperato nel non rivedere più il suo fratellino riesce ad afferrare un'armatura posta vicina a lui, con il sangue che stava fuoriuscendo dalla gamba riesce a disegnare un cerchio alchemico nell'involucro di ferro e sacrificando anche il suo braccio destro riesce a trattenere almeno l'anima di Alphonse legandola proprio all'armatura.
In seguito a Edward furono applicati (dall'amica Winry, meccanico del settore) due arti meccanici d'acciaio chiamati automail.
Da qui parte il viaggio dei fratelli Elric alla ricerca di un modo che possa restituire loro i corpi originari, diventando magari alchimisti di stato ovvero massime cariche dell'esercito a cui non è preclusa nessun tipo d'informazione, perciò la cosa è molto utile per le loro future indagini.
L'anime del Brotherhood non è la prima serie animata realizzata per Full Metal Alchemist.
Nel 2003 infatti ne fu creata una dallo studio Bones di 51 episodi che però, a circa metà serie, si distaccava completamente dalla controparte cartacea in quanto il manga era ancora in prosecuzione. Il finale fu dunque alternativo, creato dagli sceneggiatori e non dall'Arakawa. Ciò ovviamente fece storcere il naso a parecchi fan anche se, ma non è una giustificazione, bisogna dire che è una pratica non nuova, basti pensare ai vari Berserk, GTO, Gantz, ecc.
Con la notizia che il manga di F.M.A. stava per concludersi, ecco che nel 2009 arrivò la conferma di una nuova serie anime per gli Elric e soci stavolta assolutamente fedele al manga in modo tale da avere il vero finale anche in forma animata e da accontentare così i milioni di fan che attendevano solo questo. Io per primo.
Di questa seconda serie - ribattezzata come Full Metal Alchemist Brotherhood - se ne occupò nuovamente lo studio Bones per un totale di 64 episodi complessivi. Il risultato scaturito è stato fantastico!
Le basi della storia è vero che si conoscono, per chi ha visto la prima serie, difatti le prime puntate danno un senso di déjà vu dato che ripercorrono, anche se in maniera più spedita, eventi già mostrati nella prima stagione (ad eccezione del primo episodio che non era presente), ma ciò è stato ovviamente necessario.
Annoiarsi alla visione di questo titolo francamente è impossibile: gli eventi innanzitutto si susseguono in maniera lineare senza alcuna forzatura di sorta; l'evolversi della vicenda lascia spesso incredulità/stupore nello spettatore che è invogliato a conoscerne il seguito il più in fretta possibile; spesso, anche nei momenti più delicati, i due protagonisti, e non solo, danno vita ad esilaranti gag che rendono più leggera l'atmosfera che li circonda e a cui noi assistiamo.
Proprio quest'ultimo è un aspetto che ho molto apprezzato, il saper alleggerire frangenti seri o tetri con battutine supportati da disegni modificati a mo' di caricatura che inducono il più delle volte a farsi scappare una sana e grassa risata, fattore assolutamente non preventivabile fino a un istante prima. Ovviamente con l'avvicinarsi del finale questo elemento va via via scemando ma è anche normale.
Altro pregio di F.M.A.B. è la perfetta caratterizzazione di ogni personaggio, su ognuno è stato fatto un lavoro eccellente, elemento determinate al fine della completa riuscita della serie.
Il comparto tecnico è di assoluto livello, ottimi i disegni, i colori e le animazioni. Stupende sono le musiche che ci accompagnano nel corso delle 64 puntate di cui segnalo la prima opening, “Again”, cantata da Yui; l'opening 4, “Period”, eseguita da Chemistry; e per finire l'ending 4, “Shunkan Sentimental", cantata da Scandal. Queste ultime due sono in assoluto le migliori a mio avviso, ritmate proprio come piacciono al sottoscritto.
In Italia la serie è stata editata, così come la prima, da Panini Video (prima che quest'ultima chiudesse, ora i diritti sono stati rilevati da Dynit) e in seguito trasmessa su Mtv all'interno dell'Anime Night del martedì sera.
Bisogna dire però che la serie non è stata trasmessa interamente. Dei 64 episodi previsti infatti ne sono stati mandati in onda solo 63 e quello mancante è proprio il più importante, l'ultimo.
Oddio, a dir la verità la trama portante si conclude con il penultimo, però l'ultimo è interessante per capire come si sono evolute le situazioni per i nostri personaggi.
Questa situazione si è venuta a creare in quanto dal Giappone hanno fatto sapere che l'episodio conclusivo sarebbe stato usato come bonus all'interno delle vendite dei DVD. Bella fregatura insomma!
Chi si accingesse dunque a seguire l'anime in italiano sappia che l'episodio 64 non è disponibile doppiato e l'unico modo per visionarlo è in giro per la rete con i sub.
Entrando adesso nel dettaglio del doppiaggio, bisogna dire che non è stato fatto un buon lavoro.
La pecca non è imputabile ai doppiatori in sé, che anzi hanno svolto il loro compito in maniera professionale come sempre, bensì allo stucchevole ripetersi, episodio dopo episodio, di continui ricicli di voci su personaggi secondari - soprattutto - e non.
La colpa è da ricercare nel fatto che la serie ha goduto di un ristretto tempo di lavoro dall'annuncio dell'acquisizione alla messa in onda televisiva, perciò le sessioni di doppiaggio sono state realizzate relativamente in fretta e questo non ha permesso una cura maggiore.
I tempi corti sono stati un problema anche nelle traduzioni dei testi che sono rimasti sempre originali. Ogni credits che appare in sovra-impressione infatti è in giapponese senza nessuna traduzione di sorta, nemmeno per i titoli degli episodi.
Tutto questo per me è inconcepibile, piuttosto che la trasmissione a un livello simile sarebbe stato meglio ritardarne la messa in onda di qualche mese e avere in compenso un prodotto all'altezza, non assai scadente come quello a cui si è assistito invece.
Nonostante questa “pecca”, dopo averci pensato attentamente ho deciso di dare comunque il massimo dei voti a questa serie in quanto non voglio assolutamente sminuire in alcun modo un'opera che mi ha saputo catturare in una maniera incredibile, stupendomi in continuazione ma soprattutto facendomi provare una sequenza di emozioni che difficilmente scorderò.
Per me è un capolavoro da vedere assolutamente!
(siamo messi proprio male in questo paese con FMAB, senza kanzeban e senza blu-ray :facepalm:)
Recentemente ho visto la prima serie trovandola ben fatta. Non era affatto facile realizzare una trama originale all'altezza del capolavoro di Hiromu Arakawa.
Per completare tutto quello che riguarda FMA un giorno vedrò con molto piacere anche questa seconda serie animata.
Prima del br magari avere doppiata tutta la serie sarebbe meglio,non ho mai capito cosa vuol dire problemi contrattuali,cos'è Han comprato 63 episodi?
Non esageriamo dai, se tutte le serie che si distaccano dal manga fossero come la prima di FMA non avremmo da lamentarci di niente avrà sì i suoi difetti ma a livello si sceneggiatura e scrittura dei personaggi se la gioca più che dignitosamente con l'opera originale.
Detto questo anche io considero FMA a oggi ancora il miglior shonen realizzato e l'unico che si mantenga coerente con se stesso e le sue regole dall'inizio alla fine.
Più che altro la prima come trama si va a perdere verso la fine con cose che non vengono ben spiegate e approfondite e risultano messe alla cazzo di cane solo per non farti capire più niente.
Per concludere con il finale vero e proprio (quello del film) che ho trovato personalmente qualcosa di orrendo e sprecato.
Poi oh,vabbe' le idee interessanti nella prima serie c'erano (come la faccenda della natura/origine degli homunculus,quell'aspetto l'ho trovato davvero interessante ai fini della trama) però come ho detto prima si sono perse (con Dante,ecc...guardate forse sono io ma io mi ricordo di non averci capito niente di quella parte e di esserne rimasto solo confuso)
Ora la sto riprendendo e devo dire che non mi dispiace, anche se non sono ancora arrivato a brotherhood
Completamente d'accordo.
E l'anime ovviamente meritava di essere trasmesso praticamente in contemporanea (e pensare che, se all'epoca, avessero continuato il pubblico c'era già da un po', avremmo avuto servizi come vvvvid molto prima).
Il primo anime ovviamente è nato in un'epoca ancora precedente... è ricordo di averlo scoperto dopo aver messo un singolo episodio sul mio MPV (mp3 con schermino minuscolo per vedere video che richiedevano una conversione assurda che durava, sui computer dell'epoca 2 ore per un episodio di 20 minuti LOL) e averlo visto in gita.
Anche un mio amico dell'epoca l'ha visto insieme a me su quel bus e anche lui si è appassionato tantissimo dopo quel singolo episodio (non ricordo neanche se ero alle medie o alle elementari).
Ricordo di essere rimasto molto male dal finale.
Poi quando uscì brotherhood ricordo che il manga stava finendo e di averli completati più o meno nello stesso momento... fu una sensazione unica che non capitò praticamente mai più.
Oltretutto il finale di brotherhood, a differenza di quello nella serie originale, mi piacque tantissimo.
Senza contare che i personaggi come Ling, l'evoluzione di Scar, la reale identità degli Homunculus e la verità sulla trasmutazione umana ebbero molto più senso per me proprio in quella serie.
L'ho rivisto recentemente prima grazie al canale youtube rimasto online per anni di Licensing machine, poi grazie a VVVVID e poi nuovamente grazie a Netflix. Lessi il manga più e più volte e lo trovai sempre geniale.
Quel che spero in futuro è che venga pubblicato il manga in versione digitale (più comoda per me) in modo che io lo possa ricomprare e leggere più spesso, spero inoltre che prima o poi l'anime venga pubblicato su una piattaforma digitale con possibilità d'acquisto, anche se ora è disponibile su netflix è infatti probabile che la licenza non duri in eterno e, la versione dvd, non è di certo ciò che renderebbe la fruizione dell'opera comoda sui mezzi pubblici.
Per me erano passati, si e no, 4/5 anni....
E questa cosa è molto triste.
Specialmente per serie tratte da Light Novel che non avranno mai una fine.
"Anche un mio amico dell'epoca l'ha visto insieme a me su quel bus e anche lui si è appassionato tantissimo dopo quel singolo episodio (non ricordo neanche se ero alle medie o alle elementari)."
Elementari non può essere perché in Giappone la prima serie venne trasmessa nel 2003/2004 (quando facevamo la terza media), se l'hai visto in italiano invece non prima del 2006 quando venne trasmesso su MTV.
come vedi ho una memoria incredibile LOL.
so che è successo ma non ricordo neanche che gita fosse XD
Comunque è ovvio, a questo punto, che alle elementari non è stato.
Mettiamola così:
"tanto tanto tempo fa" che funziona sempre.
I combattimenti con Greed bellissimi, la scena con i Tucker fatta, a parer mio, in maniera molto più commovente.
Ovviamente se dovessi consigliare la visione direi a tutti di guardare Brotherhood, ma secondo me chi ha avuto il piacere di vedersi la prima e poi la seconda non ci ha perso nulla, anzi, tutto di guadagnato.
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