Reportage 19° e 20° viaggio di Animeclick in Giappone

Un viaggio solo ma con due percorsi leggermente diversi, alla scoperta e ri-scoperta del Paese del Sol Levante

di Hachi194

Ed eccomi qui a scrivere il mio terzo reportage di viaggio in Giappone per Animeclick!! Erano quattro anni che mancavo dalla terra del Sol Levante e l'astinenza iniziava a farsi sentire... Quindi perché non scegliere l'estate nipponica più torrida degli ultimi cinquant'anni per rimettere piede nell'arcipelago?? Ma alla fine il tempo è stato clemente e abbiamo potuto perseguire la missione di questo viaggio: portare alta la bandiera dell'eleganza!! E dalle foto potrete ammirare la perfetta riuscita della nostra impresa!
Pronti a partire?

PS: si sconsiglia il proseguimento della lettura agli affetti di Mal di Giappone in fase acuta, non siamo responsabili di un eventuale travolgimento da parte di valanghe di feels....
 


Giovedì 9 agosto

Da ogni parte d'Italia (anche se con una netta prevalenza delle regioni settentrionali) e questa volta perfino dalla Svizzera, i viaggiatori di Animeclick si ritrovano all'aeroporto di Fiumicino, utilizzando ogni mezzo possibile: treno, auto, aereo e perfino taxi (causa problemi tecnici su una linea ferroviaria). Si fa di tutto pur di partire!
Ci si inizia a conoscere e a fare i primi selfie e alle 21:25 (minuto più, minuto meno) si decolla direzione Seoul per effettuare il primo scalo ed andare quindi poi a Fukuoka.


Venerdì 10 agosto

Il volo Roma - Seoul in qualche modo è trascorso, fra giochi, film e sonnellini più o meno lunghi. L'aeroporto coreano ci intrattiene per qualche ora, il tempo di mangiare qualcosa, fare i conti con la moneta locale, fotografare farmacie (scusate, deformazione professionale...) e chiamare a casa sfruttando il wifi.
Finalmente ci imbarcano per Fukuoka e alle 20:00 atterriamo in Giappone. Il ben conosciuto caldo umido ci accoglie all'uscita assieme alle mille luci della città, ad odori e suoni per alcuni nuovi e per altri invece familiari e perciò tanto attesi.
 

Prima di crollare fra le braccia di Morfeo, non può mancare una capatina al konbini, per comprare beni di prima necessità, come acqua e dolcetti per fare colazione.


Sabato 11 agosto

Dopo un sonno più o meno ristoratore, si parte per la prima gita organizzata grazie al prezioso aiuto del Centro Italiano di Fukuoka, nelle persone di Leonardo e Mayumi. Assieme ad un gruppo di giapponesi che studiano italiano, ci siamo recati al tempio Yutoku Inari.
Costruito nel 1687 su richiesta di Kazanin Manko-hime, moglie di Hizen Kashima, signore del luogo, è dedicato al culto della dea Inari, molto venerata in Giappone e protettrice del cibo, dell'agricoltura e della fortuna.
Il tempio è uno dei tre più famosi luoghi di culto dedicati ad Inari (un altro è il celeberrimo Fushimi Inari di Kyoto) ed è visitato ogni anno da oltre 3 milioni di persone. L'edificio principale si chiama Okagura ed è sovrastato dal Gohonden, cuore del tempio, incastonato nella montagna Iwakabe, a 18 metri di altezza. Spicca soprattutto per i suoi colori vivaci e le laccature e un occhio attento può scorgere fra gli alberi della collina una lunga fila di torii rossi.
 

Ad attenderci c'è il monaco del tempio che, assieme a due maiko, ci fa visitare il complesso e ci accompagna nella sala principale dove assisteremo ad una cerimonia di benedizione per il gruppo, seguita da un breve balletto rituale eseguito dalle sue assistenti. Infine chi vuole può assaggiare il sake sacro, conservato proprio per occasioni particolari.
Finita la visita, torniamo indietro e andiamo al museo Yutoku che si trova proprio di fronte al tempio: qui sono conservati numerosi manufatti antichi ma soprattutto c'è una serie di armature di samurai in ottimo stato di conservazione. Leonardo ci spiega che è molto difficile trovarne così tante tutte assieme e ci fa notare le caratteristiche di ognuna: alcune hanno addirittura dei fori di proiettile, segno che sono state usate in battaglia e non solo indossate per bellezza.
 

Dopo tanto ammirare, è decisamente arrivato il momento di riposarsi e riempire lo stomaco: lungo una breve via commerciale costellata di piccole botteghe, arriviamo al ristorante dove ci viene servito un piatto davvero tipico dell'estate giapponese: l'anguilla!! Rosolata e appoggiata su un letto di riso, sparisce in men che non si dica!
Rifocillati e rinfrescati (le temperature sono notevoli), ci incamminiamo verso la prossima meta: una fabbrica di sake dove potremo scrivere di nostro pugno l'etichetta di una bottiglia. Per arrivarci, camminiamo lungo stradine quasi deserte, fra campi di riso, piccole case tradizionali, botteghe di sake e giapponesi che stanno iniziando i preparativi per una festa che si terrà alla sera. L'atmosfera è veramente da cartolina.
Iniziamo il workshop sedendoci intorno a dei tavoli e sembra di essere tornati sui banchi di scuola: caciara, suggerimenti, spiare il lavoro del compagno di banco...
Alla fine ognuno se ne va fiero, con la sua bottiglia di sake personalizzata, con un piccolo omaggio preparato dai proprietari della fabbrica e con il tasso alcolico più alto, visto che ci hanno anche fatto assaggiare i loro prodotti: potevamo forse rifiutare?
 

Al ritorno sosta in stazione a Fukuoka per ritirare il Japan Rail Pass che ci accompagnerà nei nostri futuri spostamenti e poi a cena: molti optano per il Ramen Stadium, d'altronde nonostante il caldo ci troviamo nella patria del ramen, quindi è d'obbligo assaggiarlo e farlo conoscere a chi non è mai stato in Giappone.


Domenica 12 agosto

Oggi la sveglia suona un po' più tardi, ma la giornata sarà comunque densa di emozioni. Appuntamento nella hall, dove grazie a Mayumi e ad un gruppetto di tre signore super esperte, tutto il gruppo (a partire dai ragazzi) verrà vestito con lo yukata, la versione estiva del kimono. Assieme allo yukata, ci vengono forniti anche i geta (i sandali tradizionali di legno) e una piccola borsa di stoffa dove mettere gli effetti personali. Le esclamazioni di sorpresa e di approvazione si susseguono mano mano che i partecipanti arrivano nella hall tutti agghindati e ovviamente le foto di rito non mancano. Quando tutti siamo pronti, saliamo sul pullman, destinazione Itoshima, dove si preserva la cultura del cibo, del mangiare bene e sano.
 

Dopo un brindisi di benvenuto a base di succo di zenzero, pranziamo con prodotti a kilometro zero e il sapore si sente. Finito il pasto, dovremmo riprendere il pullman, ma in realtà i gestori del locale ci hanno preparato una sorpresa: ci fanno cenno di seguirli e così ci incamminiamo lungo una piccola strada asfaltata, immersa nella campagna giapponese.
Lo scenario è veramente da cartolina: da un lato risaie a perdita d'occhio, incorniciate da verdi colline degradanti; dall'altro case tradizionali in legno. La pace è interrotta solo dal frinire delle cicale e dallo svolazzare sopra le nostre teste di molte libellule (oltre che dal rumore dei nostri geta, che picchiettano contro l'asfalto). Giungiamo quindi ad un torii che ci preannuncia un tempio molto antico tutto di legno: per vederlo però, dobbiamo affrontare una ripida scalinata! Ma nonostante lo yukata, i sandali e il caldo, gradino dopo gradino riusciamo nell'impresa.
 

Qualche foto di rito davanti al tempio e poi si scende: e qui troviamo la seconda sorpresa! Poco oltre il torii è stato creato un piccolo angolo sotto ad un gazebo per ricreare un mini mini matsuri!! Ci viene offerta dell'ottima e freschissima ramune (la gazosa con la pallina nella bottiglia che abbiamo visto in tanti anime), cetrioli infilzati su uno spiedino e la possibilità di pescare delle palline colorate.
Inutile dire che si inizia subito a giocare come bambini ma alla fine, quando i gestori ci ringraziano per essere arrivati fin lì e ci chiedono di raccontare quanto è bella la loro città e tutta la zona intorno, l'emozione è palpabile. Purtroppo non possiamo trattenerci oltre: siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia, quindi risaliamo sull'autobus e inerpicandoci per una strada di montagna ci rechiamo al santuario buddista Raizan, incastonato nel verde.
 

Molti di noi, seppur a malincuore, tolgono lo yukata e ritornano in abiti occidentali per proseguire nella visita del santuario e ammirare prima lo splendido giardino in cui si trova un albero di acero che ha più di 500 anni e poi i vari padiglioni per arrivare al cuore del complesso dove il monaco ci accoglie.
Qui apre solo per noi le porte che racchiudono una grande statua di Kanon, una delle manifestazioni del Buddha e assistiamo ad un rito di benedizione. Finite le preghiere, torniamo al bus: la pace del luogo ci ha rigenerato e quindi iniziamo il ritorno verso Fukuoka.
 

Prima però passiamo davanti ad uno scenario che è immortalato spesso in foto: la baia di Futamiga. La sua particolarità è quella di avere proprio sulla spiaggia un torii bianco ad incorniciare due rocce legate da una corda sacra. Siamo al tramonto, il cielo è parzialmente nuvoloso, da qualche parte ha piovuto perché appare un arcobaleno e poco dopo l'autobus sbuca sulla strada che costeggia il mare e ci fa vedere questa meraviglia. Pur non potendo scendere causa poco tempo e niente parcheggi, l'autista rallenta abbastanza da permetterci di scattare foto e di goderci lo spettacolo.
 

Si è fatta ora di cena e l'appuntamento è da Za Uo, ristorante dove si cena con il pesce appena pescato dai clienti direttamente dentro al locale!! Infatti le stanze si affacciano su grandi vasche e le prede agguantate sono poi servite come sashimi, cotte al forno oppure fritte! Ovviamente scatta la gara fra i tavoli a chi è più bravo e tutto finisce travolto anche da fiumi di bevande (più o meno alcoliche...).


Lunedì 13 agosto

Sveglia alle 7:45: si parte alla volta di Hiroshima. Il caldo è davvero tosto ma la giornata è serena ed un bel sole è quello che ci vuole per questa escursione. Tutte le volte che vado ad Hiroshima le emozioni sono sempre contrastanti e coinvolgenti: adoro la città perché la trovo sempre molto vitale e poi i suoi tram mi piacciono tantissimo.
Ma quando si arriva davanti al Gembaku Dome (ciò che resta dell'Industrial Promotion Hall, lasciato ad imperitura memoria), si attraversa il Parco della Pace con la statua dedicata a Sadako e con il cenotafio con la Fiamma della Pace, a me viene sempre un groppo in gola e faccio fatica a non mettermi a piangere. Difficile da far capire a chi non c'è mai stato.
 

Segue quindi visita al Museo, ma purtroppo sono in corso dei lavori di ristrutturazione e l'esposizione è molto ridotta. Una volta ricompattato il gruppo, si torna sui mezzi: tram, treno e quindi traghetto per sbarcare sull'isola sacra di Miyajima con il suo iconico torii rosso che spunta fuori dall'acqua così come tutto il complesso dell'Itsukushima-jinja. Una volta scesi a terra il gruppo si sparpaglia: chi corre sotto al torii, chi fa un selfie con i cervi (stranamente tranquilli, forse fiaccati dal caldo), chi compra souvenir e chi va al ristorante per degustare la specialità del luogo: ostriche fritte!
 

Purtroppo è già tempo di tornare a Fukuoka e ancora una volta ci avviamo a malincuore...


Martedì 14 agosto

Oggi il gruppo si divide: l'Expert saluta la maggior parte del gruppo e si dirige verso Okayama, dove farà base per visitare la baia di Hiroshima. Ma appena arrivati, ci affrettiamo al parco Korakuen dove ci aspetta Mario Pasqualini, italiano che vive da qualche anno in Giappone e che lavora come guida proprio nel giardino considerato uno dei tre più importanti dell'arcipelago.
Costruito fra il 1687 e il 1700 ad opera di Ikeda Tsunamasa, il feudatario dell'epoca in questa zona, per poterne godere insieme alla sua famiglia, il suo nome vuol dire "Il giardino per lo svago dopo" e deriva da un proverbio cinese che recita: "Il signore deve mostrarsi afflitto di fronte alla gente e divertirsi alle sue spalle". Nel 1884 divenne proprietà della prefettura e fu così aperto al pubblico. Questo giardino è stato progettato intorno ad un grande specchio d'acqua e concepito per le passeggiate. Presenta distese di erba, una foresta di bambù, un palco per il teatro No, il Palazzo Ryuten dove si tenevano gare di poesia, lo Yatsu-Hashi un ponte a zig zag, una risaia e una piantagione di tè.
 

Tutto è simbolico in questo giardino ed avere con noi una guida esperta e desiderosa di raccontarci tutti i segreti celati dietro ad ogni struttura rende la visita davvero unica. Attraversiamo il ponte sul fiume Asahi e ci troviamo di fronte al castello di Okayama: completato nel 1597, è facilmente riconoscibile per il suo colore nero, a cui si deve il soprannome di "Castello del corvo".
Pare che il suo colore sia stata voluto dal daimyo dell'epoca come contrapposizione (e si dice anche per fare un "dispetto") al Castello dell'Airone Bianco di Himeji. Alto sette piani, fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale (l'unica parte sopravvissuta ai bombardamenti è la tsukima yagura, cioè la romantica torretta per l'osservazione della luna); è stato restaurato nel 1966 ed è caratteristico il contrasto fra il nero delle pareti e l'oro delle finiture.
 

Andiamo in hotel giusto per il tempo di cambiarci e poi torniamo al giardino: Mario ci ha detto che ancora per questa sera e domani il parco sarà aperto fino alle 21:00 con una splendida illuminazione notturna e presso la Enyo-tei House ci sarà uno spettacolo di luci e ombre.
Ed è davvero suggestivo lo scenario che ci troviamo di fronte: il castello illuminato da una parte e il parco dall'altra rendono il luogo davvero magico! In una parte del giardino poi è stata allestita una zona cibarie che viene ovviamente presa d'assalto! La serata è conclusa degnamente con una passeggiata attraverso Okayama per tornare in hotel.
 

Il gruppo Classic invece prosegue oltre Okayama via Shinkansen e si ferma a Kyoto.
La prima tappa nell'esplorazione dell'antica capitale del Giappone è nella zona di Higashiyama (ovvero 'montagna dell'Est'), tra le più preservate di Kyoto, dove si trova il Kiyomizudera, complesso di templi dichiarato Patrimonio Unesco e attualmente oggetto di un'imponente ristrutturazione che culminerà nel 2020. Ci si incammina così su una vietta in salita che attraversa l'enorme cimitero a fianco del tempio; malgrado quel che si potrebbe pensare, la passeggiata è incredibilmente suggestiva e lo è anche il Kiyomizudera con i suoi tanti sub-templi, la sua imponente balconata costruita tutta in legno senza alcun chiodo, i suoi scorci sulla città e la cascata Otowa dalle cui tre fontanelle si può bere per un buon auspicio per la salute, la carriera o l'amore.
 


Dal tempio si dipana Matsubara-dori, una via commerciale che è una gioia per gli occhi grazie ai suoi edifici in stile tradizionale giapponese, ma anche per gli acquisti (un po' meno per il portafogli ovviamente): qui si possono trovare infatti negozi di dolciumi risalenti al secolo scorso!
Difficile non perdersi mentre si scende verso Gion e ammiriamo il tramonto dietro la pagoda Yasaka; difficile non amare la terribile bellezza di una città i cui ritmi sono rimasti antichi, persino sonnacchiosi, e che forse mai si "adeguerà" alle sempre più massicce ondate turistiche che rischiano letteralmente di sommergerla.
Prima di una passeggiata notturna tra i vicoletti del quartiere dei piaceri ceniamo in alcuni ristorantini dove c'è chi fa il suo primo incontro con le delizie della cucina del Kansai... ovvero okonomiyaki! Tanto buoni da sognarli anche nei giorni successivi...
 



Mercoledì 15 agosto

Il gruppo Expert per Ferragosto decide di visitare l'isola di Naoshima, piccolo gioiello naturalistico e sede di importanti musei di arte contemporanea. Purtroppo il meteo non ci è favorevole e la giornata sarà nuvolosa, con pioggerellina per tutta la mattina ed acquazzone nel primo pomeriggio che ci costringerà ad un rientro anticipato. Ma andiamo con ordine: con un battello arriviamo a Naoshima e ad accoglierci c'è uno dei simboli dell'isola, una zucca rossa a pois dell'artista Yayoi Kusama. E molte altre saranno le opere che troveremo disseminate lungo il paesaggio, a cielo aperto, libere di essere ammirate e toccate da tutti.
 

Questo perché Naoshima è stata concepita proprio per essere anche un museo all'aperto: tutto è iniziato negli anni '80, quando Soichiro Fukutake, il presidente della società Benesse (con sede a Okayama), si mette alla ricerca di una sede per la collezione d'arte della società. Piuttosto che costruire un museo a Tokyo, l'uomo ricorda l'isola della sua infanzia e decide che Naoshima dovrà diventare capitale dell’arte contemporanea.
Con l'aiuto del famosissimo architetto Tadao Ando, sono stati costruiti sull'isola musei e tutta una serie di edifici che nel loro insieme hanno dato vita al "Benesse Art Site". Prendiamo quindi l'autobus (il maltempo ci fa desistere dall'affittare le biciclette) e arriviamo a quello che sicuramente è il museo più importante dell'isola, non solo per le opere esposte ma anche per come è stato costruito.
 

Il Chi Chu Art Museum, opera di Ando, è stato costruito per buona parte sotto terra, per non alterare la natura dell’isola, ma nonostante questo le stanze accolgono moltissima luce, che va ad illuminare le opere di Claude Monet, James Turrell e Walter De Maria. La visita è davvero un'esperienza straniante: non possono essere fatte foto, nei corridoi la luce è molto soffusa, salvo poi esplodere nelle stanze adibite alle installazioni, il personale indossa camici bianchi, quasi a non voler alterare la monocromia del luogo. L'opera che mi ha più colpito è stata quella di James Turrel perché anche interattiva con il pubblico; non posso dirvi di più perché vi farei perdere il gusto della sorpresa, ma è stata davvero insolita come esperienza.
 

Da qui il gruppo prende strade diverse: una parte continua il tour dei musei e una parte scende a piedi verso la spiaggia, per godere dell'incredibile bellezza della natura; scogliere a picco sul mare, insenature che scoprono lembi di sabbia, tantissimo verde su cui spiccano statue ed opere d'arte contemporanea.
Poco prima di arrivare alla spiaggia, raggiungiamo la zucca gialla a pois di Yayoi Kusama, posta su un breve molo e ci mettiamo in coda per la foto di rito. Quindi andiamo a goderci il nostro pranzo al sacco, composto da tramezzini e onigiri, direttamente sulla spiaggia; qualcuno osa perfino indossare il costume e farsi un bagno. In realtà non fa freddo, ma il cielo è coperto da nuvoloni e come i nostri eroi tornano sulla riva inizia a piovere seriamente.
 

Ci ripariamo sotto ad un porticato, nella speranza che smetta, ma dopo aver atteso invano per una mezz'oretta decidiamo di tornare indietro. Una korokke calda nel bar del porto in attesa del traghetto e poi salutiamo con grande rimpianto l'isola di Naoshima.

La situazione meteo non è clemente neppure a Kyoto, e se il viaggio in treno a Nara è esente da pioggia, non lo è l'ingresso al parco dei cervi dove l'iniziale pioggerella diventa via via più insistente e ci costringe a passeggiare riparati dagli ombrelli e a dedicare poche coccole a cervi e cerbiatti. È tempo delle celebrazioni per l'Obon, oggi, e per questo il tempio Kasuga rimane chiuso; eppure un'inaspettata fortuna ci consente di vedere i sacerdoti giungere in processione dal bosco, per poi proseguire in privato all'interno del tempio.
Lo scrosciare della pioggia ci accompagna anche al tempio Nigatsudo, ma durante la visita al Todaiji e al suo enorme Buddha il tempo si rasserena, ed è così che ci avviamo fiduciosi in treno a compiere l'impresa... la nostra prima tappa otaku davanti alla sede della Kyoto Animation!
 


Ebbene sì, foto di Free! di rito, acquisti al vicino negozio, ma soprattutto ci prendiamo il nostro tempo per lasciare i nostri disegnini sul quaderno delle visite. E una volta fatto il nostro dovere, scendiamo alla vicina fermata del treno di Inari dove ci aspetta la vera impresa della giornata: la scalata al percorso dei torii rossi, che a dispetto della nomea sono ben più di 1000!
 


Il temporale rumoreggia ma non ci ferma; più si sale e più si diradano i turisti come noi. Più cresce il silenzio e più si riesce a sentire la voce del bosco fatta del frinire incessante di cicale e ruscelli che gorgogliano. Poco dopo aver raggiunto la vetta, finisce la grazia: su di noi si scatena letteralmente il diluvio universale. Siamo armati, ma non incoscienti: ci si ferma al riparo dove meglio si può, sotto i torii o le tettoie dei bar presenti fin sulla cima della collina. C'è tra i turisti chi si avventura ugualmente per la discesa, magari scalzo, ma la pietra lavica dei gradini è resa scivolosissima dalla pioggia. Quando il temporale si esaurisce, riprendiamo con cautela la passeggiata e ci rendiamo conto che, tutto sommato, è un'incredibile esperienza anche questa, da riportare a casa con orgoglio.


Giovedì 16 agosto

Il gruppo Expert oggi si dirige verso Kurashiki, una cittadina che un tempo era un importante porto dedicato al commercio del riso e ora resta un bellissimo centro storico denominato Bikan con i canali su cui si affacciano gli antichi magazzini che oggi ospitano negozi e musei. Passeggiando per le vie del quartiere sembra davvero di fare un salto indietro nel tempo; per sfuggire alla pioggia, decidiamo di visitare il Museo delle Belle Arti Ohara (dal nome della famiglia di collezionisti che lo ha aperto). In un edificio costruito prendendo il Partenone greco come riferimento abbiamo ammirato le opere di El Greco, Corot, Rodin, Gauguin, Picasso e molti altri artisti occidentali del secolo scorso. Fa un certo effetto immergersi nella cultura occidentale all'interno di un luogo così tradizionale come è Bikan.
 

Il gruppo poi si divide e si disperde: chi prosegue il tour dei musei (qui a Kurashiki si trovano anche il Museo dell'Arte popolare con ceramiche, oggetti in legno, in bambù, tessili, ecc, il Museo del Cotone e il Museo del giocattolo tradizionale giapponese), chi cerca un buon posto per pranzare e chi ritrova le eroine della sua infanzia al museo dedicato a Yumiko Igarashi.
Saremmo stati ore a passeggiare per le vie di Bikan, ma purtroppo anche oggi il tempo non è clemente, continua a piovigginare e quindi decidiamo di tornare a Okayama dove, per risollevarci il morale, andiamo in un ristorante specializzato in tempura, consigliatoci da Mario.

Il gruppo Classic si dedica interamente ai templi di Kyoto Patrimonio dell'Unesco e non solo, assieme alla nostra guida Takeshi: la prima tappa è il Tempio d'oro o Kinkakuji, presso cui giungiamo sotto la pioggia perché anche oggi la giornata non è iniziata sotto il migliore degli auspici meteorologici.
 


Lasciato il tempio con la sua folla di turisti, molti dei quali italiani come noi, ci rechiamo al vicino tempio zen Ryoanji, sul cui porticato ci sediamo in parte per stare riparati, ed in parte per ammirare il celebre giardino di pietra per cui questo tempio è famoso. Vi fa seguito il complesso Ninnaji cui arriviamo a piedi in pochi minuti, ammirando l'impressionante varco di ingresso di legno collocato proprio a lato della strada: qui possiamo godere appieno della bellezza di far posare le piante dei nostri piedi sulle stuoie di tatami del palazzo Omuro, residenza che fu dell'Imperatore, e poi ripartiamo col trenino locale diretti ad Arashiyama.
Collocata esattamente all'opposto del distretto di Higashiyama, ovvero ad ovest di Kyoto, Arashiyama è celebre per la sua foresta di bambù che visitiamo dopo essere passati attraverso il giardino del tempio Tenryuji, mentre la pioggia riprende; assistiamo anche ad una coppia di sposi in abiti occidentali che a quanto pare ha scelto questo suggestivo sfondo per le proprie nozze, e poi scendiamo dalla collina al fiume Katsura, attraversato dal bellissimo ponte Togetsukyo reso celebre in quanto dipinto dal maestro Hokusai.
 


E qui inizia fervente l'attesa. Il vero motivo che ci ha condotti ad Arashiyama, infatti, è che proprio nella giornata di oggi si celebra il Daimonji con la quale si chiudono i festeggiamenti per l'Obon: se da un lato quindi in serata centinaia di lanterne vengono adagiate sul fiume, ognuna depositaria di uno spirito, dall'altro le cinque colline che circondano l'antica capitale s'illuminano di un enorme ideogramma vergato col fuoco, visibile nella notte da notevole distanza.
Le nuvole sono minacciose, però; troviamo il nostro posticino sul lungofiume in attesa che si compia la meraviglia, sbocconcellando takoyaki e palline calde di Kasutera (pan di spagna).
Non lo abbandoniamo nemmeno quando sopra di noi si rovescia un primo, e poi un secondo acquazzone. Non siamo i soli ad aver fiducia che tutto andrà bene: il lungofiume si riempie di giovani coppie, famiglie, persone venute da ogni dove per la cerimonia del Toro Nagashi, delle lanterne sull'acqua. Poi, lentamente, le nuvole si diradano sul vento che soffia forte, la luce cala e assistiamo allo spettacolo nello spettacolo, di quando le nuvole si fanno rosa, il cielo s'infiamma d'oro ed ecco il tramonto mozzafiato che non ti aspetti.
 

E poi ecco anche loro, le prime lanterne, che sembrano quasi lucciole tremolanti sulla riva del fiume. Ed ecco le montagne accendersi, il Daimonji.
Torniamo a casa entusiasti, emozionati, basiti, colmi di gratitudine. Ce l'abbiamo fatta per davvero ad essere testimoni di uno splendido matsuri!


Venerdì 17 agosto

Il gruppo Expert chiude il suo soggiorno con base ad Okayama decidendo di andare alla scoperta di Onomichi, piccola città sul mare che ci ha incuriosito da tempo e che ci ha consigliato anche il nostro Mario. Così verso le 8:30 partiamo alla volta di quella che è una novità assoluta anche per i più esperti del gruppo.
Usciti dalla stazione ci incamminiamo per intraprendere quella che è la missione della giornata nonché lo scopo di una visita alla città: effettuare un percorso che si snoda alla base delle colline che fanno da sfondo ad Onomichi e visitare i 25 templi che sono dislocati lungo di esso. Il tempo oggi è splendido e partiamo molto volenterosi ed agguerriti, forse anche un po' troppo... Essendo in collina, molte sono le salite e le discese da affrontare, quindi occorre anche dosare bene le forze, soprattutto con il caldo estivo.
 

Ma il paesaggio ci ripaga della fatica: per andare da un tempio all'altro si percorrono piccole stradine su cui si affacciano case e negozi particolari, sembra di essere entrati in un'altra dimensione! Verrebbe voglia di fermarsi ogni secondo per fotografare angoli pittoreschi e magici. Difficile descrivere a parole tanta bellezza e le immagini non rendono giustizia. Qualche signora si affaccia alla porta e ci saluta, anche un po' stupita: non credo siano molti i turisti occidentali da queste parti.
In ogni tempio troviamo anche una colonnina con la possibilità di sentire la storia della struttura in varie lingue fra cui l'inglese. Ad un certo punto arriviamo alla funicolare che ci porta in cima al Monte Senkoji per godere del panorama della baia su cui si affaccia la città. Qui c'è anche un monumento agli innamorati che raffigura due gatti chiusi in un cuore: l'animale non è scelto a caso perché qui i mici sono parecchi e molto benvoluti. Durante la nostra passeggiata ne incontreremo diversi, tutti abbastanza socievoli.
 

Si avvicina l'ora del pranzo e quindi decidiamo di scendere verso la città: siamo arrivati al 15° tempio e molti iniziano a dare segni di cedimento...
Dopo aver girato un po', fra Google maps e indicazioni chieste a gentili vecchiette, riusciamo a trovare un locale aperto che offre okonomiyaki. Il locale è piccolo ma riusciamo a trovare posto per tutti e mangiamo soddisfatti. Il gestore ci chiede da dove arriviamo e sembra incuriosito da questa piccola comitiva; finito di mangiare, tre valorosi ed intraprendenti viaggiatori decidono di continuare l'impresa cercando i 10 templi rimasti, mentre gli altri si incamminano verso la stazione percorrendo l'Hondori shopping district di Onomichi.
E qui il senso di straniamento è ancora più forte: sembra di aver fatto un salto temporale ed essere stati catapultati all'inizio degli anni '60. Complice forse anche l'ora post pranzo e il periodo festivo (siamo pur sempre nei giorni subito dopo l'Obon), la galleria commerciale risulta quasi deserta e la maggior parte dei negozi aperti ha in vetrina oggetti e vestiario indirizzati ad una clientela non propriamente giovane. Rari i negozi di souvenir, segno che il turismo di massa non è ancora arrivato. Un'atmosfera un po' decadente che contribuisce al fascino di questa cittadina.
 

Alla fine arriviamo in stazione e torniamo verso Okayama. Bisogna preparare le valigie per l'ultimo trasferimento: domani si va a Tokyo e ci si riunisce con il gruppo Classic!

Il gruppo Classic si dirige oggi a Himeji, e la giornata si rivela fin da subito incredibilmente fresca, ventilata, totalmente priva di umidità: insomma, una specie di sogno nel bel mezzo di questa estate giapponese piuttosto bizzarra di suo.
Con la nostra guida Takeshi visitiamo l'immacolato castello miracolosamente sopravvissuto indenne a terremoti e bombardamenti, ed inserito sin dal 1993 nell'ambito del Patrimonio dell'Unesco, quindi i suoi incredibili giardini "a tema" cintati uno ad uno da muretti; mentre passiamo da un boschetto di bambù a ponticelli su stagni da cui si affacciano carpe, sino ad un piccolo portico per la contemplazione del paesaggio circostante, in stile Il Giardino delle Parole, ci sembra quasi di visitare un labirinto, o forse di essere entrati per davvero nel mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie.
 


Dopo un pranzo ristoratore in un bel locale con vista sul castello dell'Airone Bianco, saltiamo sul bus che, insieme a un breve tragitto in funivia ci porta sul monte Shosha: qui, completamente immerso nei boschi, esiste un vero e proprio dedalo di templi storici, meta di pellegrinaggio religioso. Poiché il tempo è tiranno ne visitiamo solo alcuni, tra cui il Maniden con la sua incredibile terrazza di legno che ci ricorda quella del Kiyomizudera, e il tempio che ha fatto da set alle riprese del film L'Ultimo Samurai.
 


Poi, Takeshi ci regala un graditissimo bonus, facendoci visitare un piccolo tempio che è il vero cuore di questa montagna, il luogo in cui è nato tutto, oltre mille anni fa.
Con animo allegro e grato riprendiamo poi il sentiero e salutiamo Takeshi, tornando con il treno a Kyoto per l'ultima sera nell'antica capitale. Qui alcuni decidono di provare il miglior ramen della città, altri sentono invece il bisogno di rifocillarsi con dell'ottimo curry della fidata catena Coco Ichiban'ya...


Sabato 18 agosto

Si parte per Tokyo!!! Sistemate le valigie, saliamo sul treno che ci porterà nella capitale. Arrivati alla stazione di Kyoto, vediamo dai finestrini i nostri compagni di viaggio: fra baci e abbracci è il tempo di riunire il gruppo! Fra chiacchiere e il pranzo (un bel bento comprato in stazione), finalmente giungiamo alla stazione di Tokyo. Occhi fissi sulle schiene dei nostri accompagnatori (perdersi nel caos della stazione è un attimo), saliamo sulla mitica Yamanote e arriviamo a Ikebukuro per prendere possesso dell'ultima camera d'albergo di questo viaggio. Sarà perché è sabato, ma la folla per strada è davvero tantissima e per chi non è mai stato a Tokyo l'impatto è notevole.
 

Dopo una veloce rinfrescata, si riparte subito con destinazione Odaiba. Abbiamo la fortuna di salire sulla carrozza di testa e quindi, essendo tutto automatizzato, la visuale è senza ostacoli: il Rainbow Bridge e tutta Odaiba ci si presenta davanti in tutto il suo splendore.
Come arriviamo il gruppo si disperde alla velocità della luce: chi va al Jump Store, chi guarda i preparativi per il concerto degli Exile, boy band molto conosciuta, chi resta sul belvedere ad ammirare l'arrivo del tramonto sulla baia godendosi anche un fresco insolito per il periodo. Alla spicciolata ci si riunisce sotto alla nuova statua del Gundam (che molti non giudicano all'altezza della precedente) e infine ci si concede un meritato riposo alle Oedo Onsen Monogatari.
 

Per i giapponesi le onsen rappresentano quasi qualcosa di sacro, e nel momento in cui ci immergiamo comprendiamo il perché... non vorremmo più uscire dalle vasche! Inoltre, nella zona comune in cui ceniamo abbigliati nei nostri yukata, facciamo la conoscenza di una mamma giapponese con la sua bimba, talmente tenera e allegra (insomma: kawaii!!) che siamo costretti a chiederle il permesso di poter scattare una foto ricordo assieme, per non dimenticarci mai di questo momento! 


Domenica 19 agosto

Il gruppo si è appena riunito ed ecco che già si ridivide! Un 75% circa sceglie di andare a visitare Nikko, i cui celebri templi sono da diversi anni oggetto di una lunga e attenta ristrutturazione. Ammiriamo il neo-restaurato ponte in legno laccato, ma la facciata esterna del tempio Rinnoji, il primo che troviamo sulla via, non è visibile a causa dei lavori in corso, tuttavia l'interno rimane visitabile, con le tre bellissime statue del Buddha rivestite d'oro.
 


A fianco esploriamo poi il tempio Toshogu, interamente ristrutturato, tomba e mausoleo del primo Shogun Ieyasu Tokugawa. La particolarità di questo complesso di templi è il suo aspetto "barocco", finemente intarsiato e decorato, molto diverso dalla sobrietà di tutti gli altri templi giapponesi e per questo visivamente spettacolare. È un esempio unico in tutto il Giappone, dedicato alla memoria del primo shogun.
 


È qui che, in un fregio, sono presenti le tre scimmiette sagge del celebre motto "non vedo, non sento, non parlo", guardiane del tempio assieme al rilievo del gatto che custodisce l'ingresso alla tomba di Tokugawa, in mezzo al bosco, cui si accede attraverso una lunga rampa di scalini in salita. È impressionante il contrasto tra il silenzio che circonda la tomba e i fasti del tempio che la custodisce. Dopo un pranzo rifocillatore, nel viaggio di ritorno saliamo su un bellissimo treno che si rifà al periodo ottocentesco e scendiamo ad Utsunomiya per la tappa otaku del giorno: ebbene sì, perché qui prima visitiamo un Mandarake, e solo in seguito decidiamo di ritornare a Tokyo, acquisti alla mano...
 


Il 25% rimanente invece preferisce iniziare subito a scoprire la capitale vedendo quella che è una delle sue caratteristiche principali, cioè la convivenza pacifica e molto ravvicinata di antico e moderno, sacro e profano. E il posto migliore dove assaporare tutto ciò è il quartiere di Harajuku/Omotesando: prima fermata il tempio Meiji-jingu.
Immerso in un meraviglioso parco, molto amato dagli sposi, il santuario è stato inaugurato nel 1920 ed è dedicato agli spiriti divinizzati dell'imperatore Meiji e della sua consorte, l'imperatrice Shoken, durante il cui regno finì il lungo periodo di isolamento del Giappone dal mondo esterno. L'entrata nei territori sacri del santuario è delimitata da un imponente torii, superato il quale ci si immerge nel Meiji Jingu gyoen, un bosco tranquillo composto da circa 100.000 alberi, donati dalle regioni di tutto il paese e ideato dall'imperatore Meiji per essere donato alla sua consorte.
 

Dopo aver visitato il santuario, basta tornare indietro verso la stazione di Harajuku ed attraversare la strada per ritrovarsi catapultati nel mondo coloratissimo e iper kawaii di Takeshita Dori, una strada stretta e lunga circa 400 metri, fiancheggiata da negozi di abbigliamento alla moda, sia nuovo che usato, boutique, caffetterie e fast food. Ovviamente in un batter d'occhio ci si disperde: chi entra da Daiso per acquistare ottimi souvenir a 100 yen, chi prova le crepes ripiene di ogni ben di Dio, chi si fa attirare da vestiti assurdi e chi decide di assaggiare mozzarella fritta ricoperta di patatine fritte e salse in un trionfo di colesterolo!!!
 

Quindi ci dirigiamo verso Omotesando dori e ci infiliamo immediatamente dentro a Kiddy Land, cinque piani dove tornare bambini e regalarsi souvenir estremamente kawaii. Qualcuno si spinge fino all'Oriental Bazaar, per continuare lo shopping. Poi radunato il gruppo, torniamo alla metro, destinazione Tokyo Tower. Saliamo sulla cima per ammirare il panorama della città che si stende sotto ai nostri piedi e poi dopo le foto di rito ci fiondiamo al piano dei ristoranti perché tutto questo scarpinare ci ha messo molto appetito! Le calorie delle crépes sono già state ammortizzate...
 

Con calma torniamo all'hotel per posare gli acquisti e sistemarci un po', visto che la prossima tappa è Shibuya by night! L'appuntamento per riunire i due gruppi infatti è sotto la statua di Hachiko. Un mare di persone e un turbinio di suoni e luci accoglie i visitatori che escono dalla stazione e la prima cosa che bisogna fare è attraversare il mitico incrocio e godersi lo spettacolo facendosi avvolgere e travolgere dal mare di sensazioni.
Dopo una foto tutti insieme abbracciati ad Hachiko, ci si sparpaglia per cenare: chi va di yakiniku, chi cambia quartiere e chi prova l'ebbrezza del sushi restaurant automatizzato. Ebbene sì, non immaginatevi solo un nastro che gira con i piatti da scegliere: qui ad ogni posto è assegnato un numero e un tablet (con menù anche in inglese). Si sceglie cosa si vuole mangiare digitando sul display e dopo qualche minuto lo vedrete arrivare proprio davanti a voi, su un piccolo carrellino che scorre lungo un nastro. Tolto il piatto, il carrellino se ne torna in cucina! La qualità non sarà eccelsa, ma è molto divertente e ci sono anche molti piatti a base di carne o di fritti per chi non ama il pesce.


Lunedì 20 agosto

Oggi belli compatti andiamo a visitare il quartiere di Asakusa con il celeberrimo Senso-ji e la Nakamise Dori, strada ricca di negozi di souvenir.
 

Ovviamente è una meta molto turistica ma basta intrufolarsi nelle viuzze laterali per assaporare un'atmosfera molto diversa, più quieta, dove non sembra così strano trovare negozi sulle cui seracinesche sono dipinte ukiyo-e che raffigurano mercanti del periodo Edo. Oppure maestre d'asilo che accompagnano i bimbi a fare una passeggiata mettendone una parte dentro ad un grande carrello mentre i più grandicelli camminano tenendosi agli anelli di plastica di una corda (della serie non vogliamo perderli...).
E infiniti sono i ristoranti fra cui scegliere; mentre una buona parte va a Tsukiji per assaggiare il vero sushi, un'altra si "accontenta" di un ottimo ramen in compagnia di operai e impiegati.
 

Ben rifocillati, ci avviamo verso la prossima tappa: Akihabara! Anche qui si assiste al fenomeno ormai battezzato dissolvenza del gruppo: in meno di 5 minuti 28 persone sono letteralmente sparate nei quattro angoli del quartiere. Ognuno si dedica a quello che preferisce e si iniziano a fare i conti con lo spazio in valigia, qualcuno chiede già dove si può comprare un trolley a poco prezzo...
Dopo cena una parte del gruppo si cimenta al karaoke! Sono stati girati video compromettenti, chiusi rigorosamente sotto chiave per essere tirati fuori al momento opportuno...


Martedì 21 agosto

Stamattina raggiungiamo con la metro il parco di Shinjuku per ammirare i luoghi in cui è stato ambientato il film "Il giardino delle parole" di Makoto Shinkai. Arrivati al gazebo, lo occupiamo tutto per farci una foto, praticamente buttando fuori quella che sembra una coppia di fidanzatini... Dopo aver camminato ancora un po' per il parco, ci avviamo a piedi verso il Palazzo del Governo che con le sue due torri è un ottimo osservatorio gratuito della città dall'alto. La passeggiata si snoda dapprima in un quartiere residenziale e fa un certo effetto essere dentro a scorci che di solito si vedono solo in televisione.
 

Finalmente i grattacieli iniziano ad avvicinarsi sempre di più e arriviamo infine al Tokyo Metropolitan Building. Dopo una breve coda per i controlli di sicurezza, prendiamo l'ascensore che ci porta all'Osservatorio. Il panorama è notevole, famosi edifici sono proprio intorno a noi. Molte foto, qualche acquisto e si scende; ma arrivati in fondo alcuni di noi sono "sequestrati" dagli addetti al comitato per le olimpiadi di Tokyo del 2020 e usati subito come testimonial!
 

Dopo una meritata pausa pranzo, il gruppo si divide nuovamente: una parte si dirige a Ueno per vedere il parco e lo zoo e una parte procede verso Nakano, dove c'è il Mandarake più vintage di Tokyo e dove i portafogli saranno messi a dura prova.


Mercoledì 22 agosto

Purtroppo siamo arrivati all'ultimo giorno di questo stupendo viaggio. Ognuno è libero di fare quello che vuole: chi corre a fare gli ultimi acquisti, chi a rivedere il quartiere che lo ha colpito di più, chi ad una mostra. In diversi, in vari momenti della giornata, sono andati a cercare la scalinata della scena finale di "Your Name."
 

Non è molto difficile da trovare e posso assicurare che per chi ha visto il film, l'emozione è notevole. Il quartiere è molto bello e la scalinata non è distante dalla stazione. La cosa che più mi ha colpito è, come spesso accade a Tokyo, lasciare una strada molto larga con alti palazzi ed in pochi secondi trovarsi in viuzze strette, con templi che sbucano negli angoli e piccole casette tradizionali con l'auto parcheggiata nel vialetto. Sono stata contenta perché c'erano altre persone, ma non c'era chiasso, solo molta commozione e rispetto anche per gli abitanti del luogo, per cui non sarà stato facile diventare così famosi da un giorno all'altro.
Ultima cena (per me a Ginza con passeggiata finale verso i magazzini Mitsukoshi) e poi a nanna.


Giovedì 23 agosto

Sveglia all'alba per prendere il bus che ci porterà all'aeroporto. Il pericolo tifone che rischiava di bloccarci a terra (e per qualcuno non sarebbe stata poi questa brutta notizia) sembra essersi allontanato. Infatti alla fine atterriamo a Roma con un'ora di anticipo. Così c'è il tempo per salutarsi per bene.
 

Prima delle mie considerazioni personali che come sempre chiudono questi reportage, vorrei fare dei ringraziamenti.

A Zelgadis, grande guida che ha accontentato un mio desiderio organizzando una gita davvero fuori dal comune.
A Mayumi e Leonardo che lo hanno aiutato a farlo e che sono stati di una pazienza, gentilezza e disponibilità eccezionali.
A Lara, grande guida che mi ha aiutato nella stesura di questo reportage, scrivendo le parti di viaggio in cui io non c'ero.
Ad Alessandro, grande guida che mi ha sopportato e ha cammallato nel suo zaino molte mie cose.
A tutti i partecipanti del viaggio: siete stati dei grandi compagni! Non ho legato con tutti voi allo stesso modo, ma siete stati tutti curiosi, interessati, rispettosi, casinisti ma responsabili. Sono fiera di voi e felice di avervi conosciuto.
A tutti voi dico GRAZIE! Anzi arigato gozaimasu ricordando sempre che un solo motto ci unisce: Kawaii a bestia!!!! XD
 

Curiosità ed impressioni
Questa volta posso affermare di essermi tolta un sacco di sfizi, soprattutto in termini di cose che vedevo sempre negli anime e volevo decisamente provare. Ve ne farò un breve elenco.

Yukata: benché ne avessi già comprato due nei precedenti viaggi, non ero mai riuscita ad indossarlo come si deve e soprattutto non avevo mai avuto l'occasione di portarlo per un tempo più lungo di quello necessario a scattare una foto. Era un mio sogno e grazie ad Animeclick e ai suoi amici di Fukuoka sono riuscita a realizzarlo. Caldo a parte (ma non più di quello che avrei comunque provato con qualunque altro abbigliamento) è stata un'esperienza magnifica e divertente! L'obi sostiene tantissimo la schiena e, a parte sedersi sul bus, per il resto è stato davvero confertevole, non lo avrei mai immaginato! Stessa cosa per i geta: il trucco è "s-ciabattare" e non avere remore nel fare un po' di baccano...

Ramune: è la tipica bevanda estiva, che si apre in modo tutto particolare e bisogna essere capaci se non si vuole rischiare di farsi il bagno... però è buona e bella fredda è un toccasana contro l'afa. Bevuta poi indossando uno yukata.... che ve lo dico a fare?
 

Parfait: non so perché si chiami così, ma è un trionfo godurioso di gelato, frutta, biscotti e quanto altro la fantasia nipponica possa mettere in un grande ed alto bicchiere e decorarlo dandogli un aspetto tremendamente kawaii. Chi vede anime lo ha certamente visto: da soli o in compagnia è mangiato spesso dai protagonisti di anime e manga. Lo volevo assaggiare da tanto e questa volta ci sono riuscita in ben due occasioni: a Okayama nell'ambito di un'iniziativa volta a promuovere la frutta della zona e a Tokyo, all'interno di un family restaurant a Ikebukuro.
E siccome volevo anche entrare per una volta dentro appunto ad un family restaurant dopo averlo visto tante volte sia in Nana che nel più recente Dopo la pioggia, ho fatto bingo e ho esaudito due desideri in un colpo solo.

Autogrill: non è che fosse uno sfizio che volevo togliermi, ma è capitato, durante la prima gita, di fermarci ad una sosta di servizio ed è stata un'esperienza che ha confermato quello che penso già da molti anni e cioè che tutto il mondo è paese. Al posto del panino Camogli c'è il nikuman, invece dei taralli ci sono i mochi, ma l'aria di festa è la stessa, il casino è lo stesso e non sembra affatto di essere dall'altra parte del globo.

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