The End of Evangelion
"The End of Evangelion" è un'opera che non lascia indifferenti. La vera conclusione della serie Tv del 1995, tanto attesa quanto discussa, mi ha lasciato con un amaro in bocca, ma allo stesso tempo con una profonda riflessione.
Da un lato, apprezzo l'ambizione del film di affrontare temi complessi come l'alienazione, la depressione e il senso di inadeguatezza. La colonna sonora riesce a trasmettere un'intensità emotiva unica.
Dall'altro, non posso negare di aver trovato alcune sequenze eccessivamente gratuite, che a mio avviso hanno poco a che fare con la narrazione, praticamente penso che siano proprio non necessarie, poi certe tematiche non le ho particolarmente apprezzate, è il finale aperto, non chiaro, lascia molte domande senza risposta.
In definitiva "The End of Evangelion" è un'opera che divide. È un'esperienza intensa e provocatoria, ma non sono sicuro di poterla definire un bella esperienza, in certe cose non mi è piaciuto, un finale che, dopo la visione, non riesco a capire se definirlo buono oppure brutto, rimango molto indeciso.
Da un lato, apprezzo l'ambizione del film di affrontare temi complessi come l'alienazione, la depressione e il senso di inadeguatezza. La colonna sonora riesce a trasmettere un'intensità emotiva unica.
Dall'altro, non posso negare di aver trovato alcune sequenze eccessivamente gratuite, che a mio avviso hanno poco a che fare con la narrazione, praticamente penso che siano proprio non necessarie, poi certe tematiche non le ho particolarmente apprezzate, è il finale aperto, non chiaro, lascia molte domande senza risposta.
In definitiva "The End of Evangelion" è un'opera che divide. È un'esperienza intensa e provocatoria, ma non sono sicuro di poterla definire un bella esperienza, in certe cose non mi è piaciuto, un finale che, dopo la visione, non riesco a capire se definirlo buono oppure brutto, rimango molto indeciso.
"The End of Evangelion" si divide in due parti. La prima è da voto 8, la seconda da 0. La cruda media aritmetica vorrebbe un 4, ma abbasso di un ulteriore punto per l'irritazione arrecatami dall'aver visto rovinare sul più bello uno dei migliori anime di sempre, là dove era anche già avvenuto un primo attentato alla qualità di quest'opera, a carico degli ultimi due episodi della serie.
La prima parte, "Air", è un più che degno episodio 25, che conserva e esalta tutti gli elementi che avevano contraddistinto positivamente la serie fino all'episodio 24, prima del tracollo dei due episodi finali, che a mio avviso altro non meritano che il più totale oblio. E, soprattutto, "Air" riesce finalmente a dare un senso a molti degli elementi narrativi che erano stati colpevolmente lasciati in sospeso e privi di esito nella serie.
Sciaguratamente, la seconda parte di questo lungometraggio riesce ad essere addirittura peggiore dei sopra citati episodi 25 e 26 della serie. Ritornano in essa tutte le sterili, banali e soporifere paturnie mentali che si sperava fossero state un triste incidente di percorso da lasciarsi alle spalle, aggravate da una bruttezza registica a mio avviso senza precedenti. Tutto in questa seconda parte di "The End of Evangelion" è, a mio avviso, semplicemente di cattivo gusto e, soprattutto, mortalmente noioso.
La narrazione è perlopiù visuale, lasciata un po' alla libera interpretazione delle immagini e un po' ai patetici processi mentali di Shinji. Le musiche di sottofondo sono assolutamente inadatte alle scene e, per i miei gusti, orrende. Là dove Evangelion ci aveva viziati con avvincenti BGM originali, rivisitazioni in chiave jazz di "Fly Me To The Moon" e azzeccatissimi brani di musica classica, le scene finali di questo film sono accompagnate da una melensa, anonima e del tutto fuori luogo canzoncina pop, con tanto di cantato. Una caduta di stile atroce. Come se ciò non bastasse, ne seguono 5 minuti circa di riprese video "live action" di pessima qualità, ed "effettate" in modo quasi amatoriale. Si susseguono paesaggi urbani, un gatto, treni, strade affollate ed il pubblico di un cinema. Qualunque cosa quelle scene volessero rappresentare, dubito che sia qualcosa di così profondo ed importante da giustificarne la bruttezza e l'incompatibilità estetica con il resto dell'opera. Voglio dire, questo è Evangelion... non è Roger Rabbit.
Qualcuno dice che "The End of Evangelion" non è valido perché non risolve i misteri della serie e lascia ancora più confusi. Io non sono d'accordo. A mio avviso, uno dei pochi aspetti positivi di questo film è proprio quello che riesce a dare un esito e un significato agli elementi che la serie aveva lasciato in sospeso. Il problema è che lo fa in modo terribilmente brutto e mortalmente noioso.
Un peccato, davvero. Evangelion sarebbe potuto essere davvero un capolavoro, se non fosse stato massacrato dall'incapacità dei suoi autori di fornirgli un finale che fosse quantomeno guardabile. Per ben due volte...
"Che schifo."
La prima parte, "Air", è un più che degno episodio 25, che conserva e esalta tutti gli elementi che avevano contraddistinto positivamente la serie fino all'episodio 24, prima del tracollo dei due episodi finali, che a mio avviso altro non meritano che il più totale oblio. E, soprattutto, "Air" riesce finalmente a dare un senso a molti degli elementi narrativi che erano stati colpevolmente lasciati in sospeso e privi di esito nella serie.
Sciaguratamente, la seconda parte di questo lungometraggio riesce ad essere addirittura peggiore dei sopra citati episodi 25 e 26 della serie. Ritornano in essa tutte le sterili, banali e soporifere paturnie mentali che si sperava fossero state un triste incidente di percorso da lasciarsi alle spalle, aggravate da una bruttezza registica a mio avviso senza precedenti. Tutto in questa seconda parte di "The End of Evangelion" è, a mio avviso, semplicemente di cattivo gusto e, soprattutto, mortalmente noioso.
La narrazione è perlopiù visuale, lasciata un po' alla libera interpretazione delle immagini e un po' ai patetici processi mentali di Shinji. Le musiche di sottofondo sono assolutamente inadatte alle scene e, per i miei gusti, orrende. Là dove Evangelion ci aveva viziati con avvincenti BGM originali, rivisitazioni in chiave jazz di "Fly Me To The Moon" e azzeccatissimi brani di musica classica, le scene finali di questo film sono accompagnate da una melensa, anonima e del tutto fuori luogo canzoncina pop, con tanto di cantato. Una caduta di stile atroce. Come se ciò non bastasse, ne seguono 5 minuti circa di riprese video "live action" di pessima qualità, ed "effettate" in modo quasi amatoriale. Si susseguono paesaggi urbani, un gatto, treni, strade affollate ed il pubblico di un cinema. Qualunque cosa quelle scene volessero rappresentare, dubito che sia qualcosa di così profondo ed importante da giustificarne la bruttezza e l'incompatibilità estetica con il resto dell'opera. Voglio dire, questo è Evangelion... non è Roger Rabbit.
Qualcuno dice che "The End of Evangelion" non è valido perché non risolve i misteri della serie e lascia ancora più confusi. Io non sono d'accordo. A mio avviso, uno dei pochi aspetti positivi di questo film è proprio quello che riesce a dare un esito e un significato agli elementi che la serie aveva lasciato in sospeso. Il problema è che lo fa in modo terribilmente brutto e mortalmente noioso.
Un peccato, davvero. Evangelion sarebbe potuto essere davvero un capolavoro, se non fosse stato massacrato dall'incapacità dei suoi autori di fornirgli un finale che fosse quantomeno guardabile. Per ben due volte...
"Che schifo."
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Sembrerà strano, a chi non ha mai visto «Neon Genesis Evangelion», che una serie animata arrivi al suo epilogo lasciando tutte queste domande aperte sul campo, raccogliendo peraltro un numero spropositato di estimatori a tutte le latitudini del pianeta, o quasi. Talmente strano che è inutile spiegarlo ai neofiti; talmente strano che «The End Of Evangelion» risponde a parte di queste domande, ma resta comunque apertissimo a molteplici interpretazioni, palesandosi più che altro come un nuovo tassello per rafforzare il culto dei fan, ma non un’opera – per quanto sempre molto interessante nella sua commistione tra fantascientifico e psicologico, tra fisico e metafisico, immanente e trascendente – di cui si sentiva tutta questa urgenza.
Nella prima delle due parti del nuovo finale si riparte dall’eliminazione dell’ultimo Angelo, con Shinji preda dei suoi tormenti esistenziali, Asuka priva di conoscenza all’interno dell’ospedale della base sotterranea della NERV e Rei in procinto di svelare la sua natura. La NERV è sotto attacco, e questa volta sono gli uomini, militari mandati dalla Seele, il nemico da sconfiggere. Ciò che nella serie era solo adombrato, già dal principio del film diventa chiaro e limpido: il Second Impact non è stato provocato da un Angelo, ma dall’uomo. C’è un disegno immaginato già da tempo che vuol servirsi degli EVA per creare l’essere perfetto, una sorta di nuovo Dio. Una nuova Apocalisse è alla porte, un’Apocalisse che prelude o a una Nuova Genesi nella quale centrali saranno le figure di Rei e Shinji.
Senza accennare altro, per non svelare alcuni snodi che porteranno a una comprensione più o meno leggibile della vicenda, si può registrare come questo forzato epilogo risenta dell’ansia di spiegare ciò che nelle intenzioni originarie di Anno e dei suoi collaboratori non voleva essere spiegato. Tanta la carne al fuoco che era pressoché impossibile restituire un senso univoco e chiaro a una vicenda che comunque regala interessanti suggestioni e sostanzialmente procede sul solco tracciato in origine, dando centralità alla profondità dell’essere più che all’esteriorità dell’apparire. «The End Of Evangelion» si avventura ancor più nel fantascientifico mistico e metafisico, pescando qua e là tra i fondamenti delle religioni abramitiche e antropocentriche (cristianesimo ed ebraismo, nella fattispecie), rileggendo i motivi primari del nostro essere nel mondo alla luce della più potente forza invisibile e incorporea che ci costituisce: l’anima. Non a caso la potenza di protezione maggiore degli EVA è costituita dall’A.T. Field, perdendo la quale possono essere letteralmente cannibalizzati da un loro simile o da uno stesso Angelo, per essere devastati o fusi in un nuovo, più potente ed evoluto essere. Tutta la lunga, frastornante e conclusiva sequenza è rappresentativa di ciò, ma è comunque sempre all’uomo che torna il circolo della vita: l’uomo, al contrario dell’Angelo, è l’essere che può discernere e quindi abbandonare consapevolmente la sua anima / A.T. Field, perché ha scelto la via della conoscenza e con essa la mortalità, la finitezza. L’estensione della filosofia di fondo dell’opera arriva a concludere che la forma e la sostanza coincidono con l’anima, e che il corpo è una mera immagine che muta a seconda della percezione di chi guarda, e che anche l’immagine di sé muta a seconda della volontà di aprirsi al mondo e alla consapevolezza della necessità dell’alterità. In fondo, a ben guardare, Anno non ha voluto discostarsi troppo dal criptico finale della serie, pur modulando visivamente la sua opera per esigenze di spettacolo: l’epilogo vede sempre protagonista Shinji e il progressivo schiarirsi delle proprie nebulose alla ricerca di sé.
The End of Evangelion si può definire, pertanto, una suggestiva appendice a un indiscutibile capolavoro dell’animazione giapponese che paradossalmente non risponde compiutamente alle tante domande lasciate in sospeso dalla serie. Va invece a supportare la conclusione precedente, chiudendo il cerchio su interrogativi esistenziali ed universali filtrati dall’inconscio del suo giovanissimo eroe-antieroe: ancora una volta Shinji, che condensa nell’animo di un adolescente tutte le paure e i dubbi degli esseri umani.
Sembrerà strano, a chi non ha mai visto «Neon Genesis Evangelion», che una serie animata arrivi al suo epilogo lasciando tutte queste domande aperte sul campo, raccogliendo peraltro un numero spropositato di estimatori a tutte le latitudini del pianeta, o quasi. Talmente strano che è inutile spiegarlo ai neofiti; talmente strano che «The End Of Evangelion» risponde a parte di queste domande, ma resta comunque apertissimo a molteplici interpretazioni, palesandosi più che altro come un nuovo tassello per rafforzare il culto dei fan, ma non un’opera – per quanto sempre molto interessante nella sua commistione tra fantascientifico e psicologico, tra fisico e metafisico, immanente e trascendente – di cui si sentiva tutta questa urgenza.
Nella prima delle due parti del nuovo finale si riparte dall’eliminazione dell’ultimo Angelo, con Shinji preda dei suoi tormenti esistenziali, Asuka priva di conoscenza all’interno dell’ospedale della base sotterranea della NERV e Rei in procinto di svelare la sua natura. La NERV è sotto attacco, e questa volta sono gli uomini, militari mandati dalla Seele, il nemico da sconfiggere. Ciò che nella serie era solo adombrato, già dal principio del film diventa chiaro e limpido: il Second Impact non è stato provocato da un Angelo, ma dall’uomo. C’è un disegno immaginato già da tempo che vuol servirsi degli EVA per creare l’essere perfetto, una sorta di nuovo Dio. Una nuova Apocalisse è alla porte, un’Apocalisse che prelude o a una Nuova Genesi nella quale centrali saranno le figure di Rei e Shinji.
Senza accennare altro, per non svelare alcuni snodi che porteranno a una comprensione più o meno leggibile della vicenda, si può registrare come questo forzato epilogo risenta dell’ansia di spiegare ciò che nelle intenzioni originarie di Anno e dei suoi collaboratori non voleva essere spiegato. Tanta la carne al fuoco che era pressoché impossibile restituire un senso univoco e chiaro a una vicenda che comunque regala interessanti suggestioni e sostanzialmente procede sul solco tracciato in origine, dando centralità alla profondità dell’essere più che all’esteriorità dell’apparire. «The End Of Evangelion» si avventura ancor più nel fantascientifico mistico e metafisico, pescando qua e là tra i fondamenti delle religioni abramitiche e antropocentriche (cristianesimo ed ebraismo, nella fattispecie), rileggendo i motivi primari del nostro essere nel mondo alla luce della più potente forza invisibile e incorporea che ci costituisce: l’anima. Non a caso la potenza di protezione maggiore degli EVA è costituita dall’A.T. Field, perdendo la quale possono essere letteralmente cannibalizzati da un loro simile o da uno stesso Angelo, per essere devastati o fusi in un nuovo, più potente ed evoluto essere. Tutta la lunga, frastornante e conclusiva sequenza è rappresentativa di ciò, ma è comunque sempre all’uomo che torna il circolo della vita: l’uomo, al contrario dell’Angelo, è l’essere che può discernere e quindi abbandonare consapevolmente la sua anima / A.T. Field, perché ha scelto la via della conoscenza e con essa la mortalità, la finitezza. L’estensione della filosofia di fondo dell’opera arriva a concludere che la forma e la sostanza coincidono con l’anima, e che il corpo è una mera immagine che muta a seconda della percezione di chi guarda, e che anche l’immagine di sé muta a seconda della volontà di aprirsi al mondo e alla consapevolezza della necessità dell’alterità. In fondo, a ben guardare, Anno non ha voluto discostarsi troppo dal criptico finale della serie, pur modulando visivamente la sua opera per esigenze di spettacolo: l’epilogo vede sempre protagonista Shinji e il progressivo schiarirsi delle proprie nebulose alla ricerca di sé.
The End of Evangelion si può definire, pertanto, una suggestiva appendice a un indiscutibile capolavoro dell’animazione giapponese che paradossalmente non risponde compiutamente alle tante domande lasciate in sospeso dalla serie. Va invece a supportare la conclusione precedente, chiudendo il cerchio su interrogativi esistenziali ed universali filtrati dall’inconscio del suo giovanissimo eroe-antieroe: ancora una volta Shinji, che condensa nell’animo di un adolescente tutte le paure e i dubbi degli esseri umani.
Io non ho mai visto niente di simile.
Pur non essendo un otaku di alto livello, comparato a tanti altri, ho comunque visto 50 anime e molti film tra cui classici e film cult. Questa esperienza è stata incredibile ed è ai livelli dei film di Stanley Kubrik, questo film è ricolmo di filosofia e psicologia e scorre che è un piacere. Il livello di approfondimento psicologico del protagonista Shinji è estremamente elevato e mi ha permesso di empatizzare con lui e di capire il suo stato mentale.
Di conseguenza questo film fa luce su una versione più vicina alla realtà di Evangelion, vediamo i rapporti di Shinji con le altre persone in modo reale senza la presenza del suo filtro, questa volta vediamo il mondo con i nostri occhi e in modo crudo. Consiglierei a chiunque di guardare tutta la serie principale dell'anime solo per poi arrivare alla visione di questo film. Un finale degno di Neon Genesis Evangelion, un capolavoro assoluto e internazionale.
Pur non essendo un otaku di alto livello, comparato a tanti altri, ho comunque visto 50 anime e molti film tra cui classici e film cult. Questa esperienza è stata incredibile ed è ai livelli dei film di Stanley Kubrik, questo film è ricolmo di filosofia e psicologia e scorre che è un piacere. Il livello di approfondimento psicologico del protagonista Shinji è estremamente elevato e mi ha permesso di empatizzare con lui e di capire il suo stato mentale.
Di conseguenza questo film fa luce su una versione più vicina alla realtà di Evangelion, vediamo i rapporti di Shinji con le altre persone in modo reale senza la presenza del suo filtro, questa volta vediamo il mondo con i nostri occhi e in modo crudo. Consiglierei a chiunque di guardare tutta la serie principale dell'anime solo per poi arrivare alla visione di questo film. Un finale degno di Neon Genesis Evangelion, un capolavoro assoluto e internazionale.
Attenzione, presenza di spoiler
Prima che Anno e il nuovo studio Khara decidessero di spremere fino all'ultima goccia la popolarità dell’opera originale, tramite l'operazione commerciale della nuova versione cinematografica (pessima sotto quasi tutti i punti di vista), il regista aveva messo la parola fine alla sua creatura: "The End of Evangelion" è il suggello di un percorso straordinario, la chiusura perfetta per un progetto mastodontico.
Forte del successo ottenuto e spinto dalle innumerevoli lettere dei fan, che chiedevano (anche attraverso minacce di morte) una degna conclusione per la serie originale, Anno ritorna a distanza di poco tempo ad ideare un epilogo che possa chiarire i punti oscuri lasciati in sospeso. E in effetti il film del 1997 non è che una riscrittura dei tanto criticati episodi 25-26, con tanto di suddivisione in due tranche di eguale lunghezza per richiamare la struttura originaria della serie.
Proprio per questo motivo va fatta una doverosa precisazione: “The End of Evangelion” non è un film fruibile come opera a sé stante, ma anzi si configura come un prosieguo degli eventi narrati sul piccolo schermo, risultando perciò del tutto incomprensibile a chi non avesse visionato la serie tv. Ma altrettanto doverosa è una considerazione ulteriore: Hideaki Anno dimostra di non avere la minima intenzione di rispondere a tutti i quesiti posti. Il film chiude alcuni interrogativi principali, come il destino della Nerf e l’esito del Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, aprendo però al contempo la strada ad innumerevoli nuove domande sui protagonisti e le loro vicende.
Oggetto anomalo e sfuggente a qualsiasi catalogazione, “The End of Evangelion” scoraggia alla visione un pubblico casuale non avvezzo ai meccanismi dell’universo narrativo di Anno, ma al contempo si inimica anche la maggior parte dei fan, non cedendo mai il passo a facili ed immediate interpretazioni.
Tutte le tematiche che avevano animato la serie originale vengono qui ripresi ed ampliati a partire dalla trama stessa con la consueta genialità e gusto, che contraddistinguono il suo autore. Molteplici al solito gli spunti di riflessione, ma tra questi l’evoluzione dei personaggi è sicuramente il più interessante dell’opera: ognuno dei protagonisti trova il suo giusto spazio all’interno della narrazione e riveste un ruolo cardine in quello che è lo scontro finale per la salvezza o la dannazione dell’umanità, una battaglia che, ci ricorda Anno, è tutta interna ad ogni uomo, che quotidianamente vive la guerra contro il mondo e gli altri suoi simili, che lo circondano. Shinji, messo di fronte alle sue responsabilità, accetta per la prima volta di non distogliere lo sguardo dai problemi e inizia il suo percorso di crescita che lo condurrà a scegliere di salvare l’umanità, quell’umanità che tante volte nel corso della serie aveva disprezzato e demonizzato. È anche una vittoria personale contro sé stesso, contro il suo naturale egoismo che troppo spesso lo aveva condotto a scegliere la fuga come unica soluzione possibile. Ma abbracciare il mondo significa, prima di tutto, accettarne le assurdità e le cattiverie con tutto il male e il dispiacere che questa scelta comporta: il dramma dell’incomunicabilità fra viventi non si esaurisce in un lieto fine banale e scontato, anzi non si risolve affatto.
Il messaggio finale di Anno è decisamente più amaro rispetto a quello della serie: trovare il coraggio di vivere non implica una scomparsa dei problemi, ma anzi comporta mettere a repentaglio tutte le proprie sicurezze nel tentativo di comprendere l’altro che ci sta di fronte, con il rischio sempre dietro l’angolo che ciò si risolva in una sonora delusione.
Nel caso di Shinji, l’altro non può essere che Asuka, rappresentazione vivida della femminilità più sensuale ed erotica, meta irraggiungibile fin dall’inizio e contraltare perfetto alla naturale chiusura d’animo del protagonista. Le sequenze oniriche che vedono insieme i due personaggi, sono le più belle dell’anime e fra le più ispirate della storia dell’animazione: scene cariche di tensione psicologica e sessuale, che Anno dirige con maestria ed abilità, volte a far percepire la tragicità del desiderio d’amore distorto che anima i due ragazzi.
La celeberrima scena della masturbazione non è che l’esempio più lampante di quanto appena detto: Shinji riesce ad esprimere il desiderio sessuale nei confronti di Asuka soltanto quando questa è in coma e dunque incapace di rispondere al suo bisogno disperato di affetto.
Quando poi il ragazzo sceglie la salvezza per sé stesso e il mondo, è proprio lei che si ritrova accanto sulla spiaggia, priva di sensi, come due novelli Adamo ed Eva. E allora, in una delle sequenze più d’impatto della storia del cinema, il desiderio si trasforma in odio: strangolando Asuka, nella scena ricca di connotazioni sessuali, Shinji si illude di consumare quell’amplesso troppo a lungo rimandato e di porre fine alla sua situazione di impotenza; ma la ragazza non appare minimamente sfiorata dall’azione violenta del giovane che ancora una volta fallisce nei suoi intenti. La delicatezza della carezza con cui Asuka placa la furia omicida di Shinji è commovente, in quanto unico gesto di affetto che ella gli abbia mai riservato.
Ma il pianto nervoso e liberatorio del protagonista che segue viene accolto da una freddezza inamovibile poiché è questa la cruda verità che chiude l’intera opera: nonostante tutte le fatiche e gli sforzi, nel profondo, restiamo incomprensibili e distanti gli uni dagli gli altri.
“Che schifo”.
A sostenere un lavoro di tali proporzioni ci pensa anche e soprattutto un comparto tecnico da brivido: la regia di Anno si fa sperimentale a livelli mai toccati prima, con sequenze oniriche al limite della psichedelia alternate ad altre in cui si respira puro cinema, grazie all’ausilio di primi piani, zoom e campi lunghi che restituiscono un colpo d’occhio impressionante. Opera d’arte a se il montaggio delle sequenze con gli effetti sonori, anch’essi di prim’ordine e sostenuti da una colonna sonora maestosa e solenne capace di rendersi indimeticabile (“Komm susser Todd” su tutte). Forte questa volta di un budget di tutto rispetto e dell’ausilio della Production I.G. per gli effetti speciali, Anno non bada a spese e sguinzaglia tutto il suo estro creativo, che qui raggiunge un apice mai più eguagliato.
Ultima nota di merito al doppiaggio italiano: rendere al meglio le sfaccettature d’animo di personaggi così complessi era un’impresa davvero titanica, che i nostri eccellenti doppiatori hanno però superato con successo, dando vita ad una delle interpretazioni più ispirate di sempre.
“The End of Evangelion”, a distanza di oltre vent’anni, resta una pietra miliare nel mondo dell’animazione e del cinema tutto, con buona pace dei suoi innumerevoli detrattori. È un’opera faticosa, che richiede sforzo da parte degli spettatori pronti ad accettare la sfida di comprenderla a fondo. Ma al contempo si prefigura come la migliore conclusione possibile per la saga, perfettamente in linea con le sue premesse. In due parole: definitiva e monumentale.
Prima che Anno e il nuovo studio Khara decidessero di spremere fino all'ultima goccia la popolarità dell’opera originale, tramite l'operazione commerciale della nuova versione cinematografica (pessima sotto quasi tutti i punti di vista), il regista aveva messo la parola fine alla sua creatura: "The End of Evangelion" è il suggello di un percorso straordinario, la chiusura perfetta per un progetto mastodontico.
Forte del successo ottenuto e spinto dalle innumerevoli lettere dei fan, che chiedevano (anche attraverso minacce di morte) una degna conclusione per la serie originale, Anno ritorna a distanza di poco tempo ad ideare un epilogo che possa chiarire i punti oscuri lasciati in sospeso. E in effetti il film del 1997 non è che una riscrittura dei tanto criticati episodi 25-26, con tanto di suddivisione in due tranche di eguale lunghezza per richiamare la struttura originaria della serie.
Proprio per questo motivo va fatta una doverosa precisazione: “The End of Evangelion” non è un film fruibile come opera a sé stante, ma anzi si configura come un prosieguo degli eventi narrati sul piccolo schermo, risultando perciò del tutto incomprensibile a chi non avesse visionato la serie tv. Ma altrettanto doverosa è una considerazione ulteriore: Hideaki Anno dimostra di non avere la minima intenzione di rispondere a tutti i quesiti posti. Il film chiude alcuni interrogativi principali, come il destino della Nerf e l’esito del Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, aprendo però al contempo la strada ad innumerevoli nuove domande sui protagonisti e le loro vicende.
Oggetto anomalo e sfuggente a qualsiasi catalogazione, “The End of Evangelion” scoraggia alla visione un pubblico casuale non avvezzo ai meccanismi dell’universo narrativo di Anno, ma al contempo si inimica anche la maggior parte dei fan, non cedendo mai il passo a facili ed immediate interpretazioni.
Tutte le tematiche che avevano animato la serie originale vengono qui ripresi ed ampliati a partire dalla trama stessa con la consueta genialità e gusto, che contraddistinguono il suo autore. Molteplici al solito gli spunti di riflessione, ma tra questi l’evoluzione dei personaggi è sicuramente il più interessante dell’opera: ognuno dei protagonisti trova il suo giusto spazio all’interno della narrazione e riveste un ruolo cardine in quello che è lo scontro finale per la salvezza o la dannazione dell’umanità, una battaglia che, ci ricorda Anno, è tutta interna ad ogni uomo, che quotidianamente vive la guerra contro il mondo e gli altri suoi simili, che lo circondano. Shinji, messo di fronte alle sue responsabilità, accetta per la prima volta di non distogliere lo sguardo dai problemi e inizia il suo percorso di crescita che lo condurrà a scegliere di salvare l’umanità, quell’umanità che tante volte nel corso della serie aveva disprezzato e demonizzato. È anche una vittoria personale contro sé stesso, contro il suo naturale egoismo che troppo spesso lo aveva condotto a scegliere la fuga come unica soluzione possibile. Ma abbracciare il mondo significa, prima di tutto, accettarne le assurdità e le cattiverie con tutto il male e il dispiacere che questa scelta comporta: il dramma dell’incomunicabilità fra viventi non si esaurisce in un lieto fine banale e scontato, anzi non si risolve affatto.
Il messaggio finale di Anno è decisamente più amaro rispetto a quello della serie: trovare il coraggio di vivere non implica una scomparsa dei problemi, ma anzi comporta mettere a repentaglio tutte le proprie sicurezze nel tentativo di comprendere l’altro che ci sta di fronte, con il rischio sempre dietro l’angolo che ciò si risolva in una sonora delusione.
Nel caso di Shinji, l’altro non può essere che Asuka, rappresentazione vivida della femminilità più sensuale ed erotica, meta irraggiungibile fin dall’inizio e contraltare perfetto alla naturale chiusura d’animo del protagonista. Le sequenze oniriche che vedono insieme i due personaggi, sono le più belle dell’anime e fra le più ispirate della storia dell’animazione: scene cariche di tensione psicologica e sessuale, che Anno dirige con maestria ed abilità, volte a far percepire la tragicità del desiderio d’amore distorto che anima i due ragazzi.
La celeberrima scena della masturbazione non è che l’esempio più lampante di quanto appena detto: Shinji riesce ad esprimere il desiderio sessuale nei confronti di Asuka soltanto quando questa è in coma e dunque incapace di rispondere al suo bisogno disperato di affetto.
Quando poi il ragazzo sceglie la salvezza per sé stesso e il mondo, è proprio lei che si ritrova accanto sulla spiaggia, priva di sensi, come due novelli Adamo ed Eva. E allora, in una delle sequenze più d’impatto della storia del cinema, il desiderio si trasforma in odio: strangolando Asuka, nella scena ricca di connotazioni sessuali, Shinji si illude di consumare quell’amplesso troppo a lungo rimandato e di porre fine alla sua situazione di impotenza; ma la ragazza non appare minimamente sfiorata dall’azione violenta del giovane che ancora una volta fallisce nei suoi intenti. La delicatezza della carezza con cui Asuka placa la furia omicida di Shinji è commovente, in quanto unico gesto di affetto che ella gli abbia mai riservato.
Ma il pianto nervoso e liberatorio del protagonista che segue viene accolto da una freddezza inamovibile poiché è questa la cruda verità che chiude l’intera opera: nonostante tutte le fatiche e gli sforzi, nel profondo, restiamo incomprensibili e distanti gli uni dagli gli altri.
“Che schifo”.
A sostenere un lavoro di tali proporzioni ci pensa anche e soprattutto un comparto tecnico da brivido: la regia di Anno si fa sperimentale a livelli mai toccati prima, con sequenze oniriche al limite della psichedelia alternate ad altre in cui si respira puro cinema, grazie all’ausilio di primi piani, zoom e campi lunghi che restituiscono un colpo d’occhio impressionante. Opera d’arte a se il montaggio delle sequenze con gli effetti sonori, anch’essi di prim’ordine e sostenuti da una colonna sonora maestosa e solenne capace di rendersi indimeticabile (“Komm susser Todd” su tutte). Forte questa volta di un budget di tutto rispetto e dell’ausilio della Production I.G. per gli effetti speciali, Anno non bada a spese e sguinzaglia tutto il suo estro creativo, che qui raggiunge un apice mai più eguagliato.
Ultima nota di merito al doppiaggio italiano: rendere al meglio le sfaccettature d’animo di personaggi così complessi era un’impresa davvero titanica, che i nostri eccellenti doppiatori hanno però superato con successo, dando vita ad una delle interpretazioni più ispirate di sempre.
“The End of Evangelion”, a distanza di oltre vent’anni, resta una pietra miliare nel mondo dell’animazione e del cinema tutto, con buona pace dei suoi innumerevoli detrattori. È un’opera faticosa, che richiede sforzo da parte degli spettatori pronti ad accettare la sfida di comprenderla a fondo. Ma al contempo si prefigura come la migliore conclusione possibile per la saga, perfettamente in linea con le sue premesse. In due parole: definitiva e monumentale.
Le ultime due puntate di “Neon Genesis Evangelion”, per quanta poesia possano racchiudere in esse, suscitano subito sgomento nei fan che fino a quel momento avevano seguito la serie con il fiato sospeso. Rei di aver lasciato senza risposte le tante domande che solo questo brand può spingerci a porci, tali puntate vengono sostituite con l’episodio 25 “Air/Love Is Destructive” e 26 “A te, il mio animo sincero/ I Need You”. In poche parole, nel 1997 arriva nei cinema giapponesi il film “The End of Evangelion”. Della durata di ottantasette minuti circa, esso è sempre prodotto dallo studio Gainax e diretto da Hideaki Anno.
Dopo aver ricevuto molte lettere minatorie da orde di telespettatori indignati, il nostro regista decide di riprendere l’intreccio principale e sciogliere tutti i dubbi riguardo alla Seele, al Progetto per il perfezionamento dell’uomo e via dicendo. Quello che ne fuoriesce è un’opera forse più criptica dell’anime originale, da rivedere più volte per comprenderne i vari passaggi e sviluppi. Anche stavolta non si disdegna l’aiuto di analisi e approfondimenti, grazie ai quali risulterà di certo più semplice destreggiarsi tra i vari termini e le precise azioni compiute dai personaggi. Ad ogni modo, il merito che bisogna riconoscere al lungometraggio non è tanto quello di aver dato all’opera un “degno” finale, quanto piuttosto quello di aver ribadito i medesimi concetti della serie TV. “The End of Evangelion”, infatti, non è un mero contentino per i fan fatto solo di azione, sbudellamenti ed effetti speciali: al posto di utilizzare monologhi o disegni stilizzati, Anno si premura di far arrivare agli otaku il suo monito tramite azioni e immagini altamente simboliche. L’apocalittico progetto della Seele, infatti, non è solamente folle o perverso, ma riguarda questioni altamente delicate care a tutti i personaggi di “Evangelion”. Ciò che il regista vuole dirci arriva proprio con la decisione presa da Shinji nei confronti di questo progetto: dopo un lungo percorso interiore, dopo aver interrogato sé stesso e le altre persone che lo circondano, il ragazzo riesce a veicolare ancora una volta il profondo messaggio che sta alla base dell’opera. Tuttavia la soluzione che è stata trovata stavolta è più realistica del lieto fine della serie, e lo testimoniano anche i criptici ultimi minuti del film. Meno ottimista e in alcuni punti leggermente più chiaro, l’invito a non rifugiarsi in realtà fittizie, a cercare il contatto con le persone nonostante le incomprensioni e “gli enormi A.T. Field da abbattere” arriva ancora una volta al cuore dello spettatore. É un invito a combattere e a rifiutare le scorciatoie, nel quale la tipica frase di Shinji “Non devo fuggire!” non può sembrare più azzeccata.
Il comparto tecnico, dal canto suo, si rivela di pregevole fattura: perfetti sfondi, disegni, animazioni ed effetti speciali; sublime il comparto sonoro, ancora una volta denso di pezzi di musica classica; stratosferica e a volte psichedelica la regia, che nuovamente dà il meglio di sé tra sequenze in live action e frame con allusioni sessuali semi-nascoste che si susseguono alla velocità della luce.
In sintesi, i fan di “Neon Genesis Evangelion” avevano chiesto delle risposte e, seppur in maniera un po’ criptica, le hanno ottenute: ma la critica mossa agli otaku e l’invito rivolto loro non sono stati risparmiati neanche stavolta. Un 10 a un lungometraggio che si spera abbia fatto riflettere almeno un po’.
Dopo aver ricevuto molte lettere minatorie da orde di telespettatori indignati, il nostro regista decide di riprendere l’intreccio principale e sciogliere tutti i dubbi riguardo alla Seele, al Progetto per il perfezionamento dell’uomo e via dicendo. Quello che ne fuoriesce è un’opera forse più criptica dell’anime originale, da rivedere più volte per comprenderne i vari passaggi e sviluppi. Anche stavolta non si disdegna l’aiuto di analisi e approfondimenti, grazie ai quali risulterà di certo più semplice destreggiarsi tra i vari termini e le precise azioni compiute dai personaggi. Ad ogni modo, il merito che bisogna riconoscere al lungometraggio non è tanto quello di aver dato all’opera un “degno” finale, quanto piuttosto quello di aver ribadito i medesimi concetti della serie TV. “The End of Evangelion”, infatti, non è un mero contentino per i fan fatto solo di azione, sbudellamenti ed effetti speciali: al posto di utilizzare monologhi o disegni stilizzati, Anno si premura di far arrivare agli otaku il suo monito tramite azioni e immagini altamente simboliche. L’apocalittico progetto della Seele, infatti, non è solamente folle o perverso, ma riguarda questioni altamente delicate care a tutti i personaggi di “Evangelion”. Ciò che il regista vuole dirci arriva proprio con la decisione presa da Shinji nei confronti di questo progetto: dopo un lungo percorso interiore, dopo aver interrogato sé stesso e le altre persone che lo circondano, il ragazzo riesce a veicolare ancora una volta il profondo messaggio che sta alla base dell’opera. Tuttavia la soluzione che è stata trovata stavolta è più realistica del lieto fine della serie, e lo testimoniano anche i criptici ultimi minuti del film. Meno ottimista e in alcuni punti leggermente più chiaro, l’invito a non rifugiarsi in realtà fittizie, a cercare il contatto con le persone nonostante le incomprensioni e “gli enormi A.T. Field da abbattere” arriva ancora una volta al cuore dello spettatore. É un invito a combattere e a rifiutare le scorciatoie, nel quale la tipica frase di Shinji “Non devo fuggire!” non può sembrare più azzeccata.
Il comparto tecnico, dal canto suo, si rivela di pregevole fattura: perfetti sfondi, disegni, animazioni ed effetti speciali; sublime il comparto sonoro, ancora una volta denso di pezzi di musica classica; stratosferica e a volte psichedelica la regia, che nuovamente dà il meglio di sé tra sequenze in live action e frame con allusioni sessuali semi-nascoste che si susseguono alla velocità della luce.
In sintesi, i fan di “Neon Genesis Evangelion” avevano chiesto delle risposte e, seppur in maniera un po’ criptica, le hanno ottenute: ma la critica mossa agli otaku e l’invito rivolto loro non sono stati risparmiati neanche stavolta. Un 10 a un lungometraggio che si spera abbia fatto riflettere almeno un po’.
Questo è il vero finale di "Evangelion", così come presenta il titolo dell'opera, attuato dopo le numerose proteste, un po' pretestuose, a causa degli ultimi due episodi della serie originale. Ebbene, ecco qui un'opera che promette di spiegare tutto ciò che è "Evangelion", i suoi segreti e la psiche del protagonista e tanto altro. Inizio con lo scrivere che si potrebbero scrivere libri, addirittura poemi su questo finale, visto che a distanza di quasi vent'anni continua ad appassionare milioni di appassionati per via della sua complessità, dei suoi messaggi molteplici surreali ma reali allo stesso tempo, donando all'opera quell'aura divina che la contraddistingue dalla maggioranza dell'animazione mondiale, non solo giapponese. E' un'opera di culto questo finale, che mette a tacere tutte le critiche, regalando epica in ogni frammento, in ogni azione e in ogni sguardo dei protagonisti, tutti giunti alla resa dei conti.
La prima parte è intrisa d'azione e mistero, spesso violenza allo stato puro, con grande protagonista Asuka, che sostituisce degnamente ed egregiamente uno Shinji impalpabile, più del solito. Invece la seconda parte, aliena da combattimenti classici, è piena di simbolismi, rituali visionari e apocalittici che fanno sognare e fantasticare lo spettatore dall'inizio alla fine. D'altronde il finale è qualcosa di unico e lascia interdetti allo scorrere dei titoli di coda, poiché la celebre frase finale, nonché gli ultimi momenti, sono enigmatici e difficilmente interpretabili da chiunque. Un mistero che continua a restare irrisolto da vent'anni, anni in cui il culto verso questo finale e verso questa serie non è diminuito, piuttosto è aumentato vertiginosamente.
Come anticipato sopra, i temi trattati dal finale sono davvero tanti, forse troppi: alcuni ricalcano quelli della serie originale, mentre altri spiano nuovi orizzonti psichedelici. Uno temi più ridondanti in questo finale è la relazione-conflitto tra Asuka e Shinji, due personaggi estremamente complessi e di difficile comprensione, i quali probabilmente non riusciranno mai a comprendersi a vicenda, essendo l'uno speculare all'altro. Proprio il tema dell'incomprensione, dell'incomunicabilità con prossimo, pure tra uomo e donna, è presente in maniera netta e decisa, senza filtri, sfruttando persino scene intense quanto disturbanti per un pubblico più sensibile. Un esempio? La prima scena in cui Shinji è all'ospedale da Asuka è tutto un programma, ma anche quella che vede i due in un viaggio onirico è maestosa nel colpire lo spettatore al petto, provando quanto sia difficile comprendersi e soprattutto amarsi tra uomo e donna. Ci sono tanti altri temi, nascosti dietro simboli, metafore e chi più ne ha ne metta, però non voglio dilungarmi, perché non finirei di descrivere la fine (inizio?) di questo "nuovo Vangelo"; cito però ancora il dilemma del porcospino, affrontato anche nella serie principale, qui riproposto implicitamente in più occasioni, non soltanto nel rapporto Asuka- Shinji.
I disegni e le animazioni sono di prim'ordine, perfezione assoluta a mio avviso: specialmente nella scena cult che vede protagonista Lilith ho notato una perfezione assoluta, sebbene il livello medio del lungometraggio sia comunque eccellente.
Le musiche sono potenti, aure drammatiche. Come non amarle? A composizioni originali che coadiuvano le già sfavillanti soundtrack della serie originale, se ne aggiungono di nuove insieme a riproposizioni di pezzi famosi a livello mondiale, vedi i pezzi di Bach. Citazione necessaria alla canzone originale, scritta e composta, proprio per questo film, ossia "Come, Sweet Death - Arianne ", brano orecchiabile a dir poco; è la colonna portante dell'opera, immergendo lo sguardo in ciò che accade al mondo e ai suoi abitanti, nonché all'interno di Shinji. Divina, non trovo altri termini.
"The End of Evangelion" è il finale di una serie unica nel suo genere, un capolavoro privo di macchie già nella sua serie originale, malgrado le critiche al finale. Comunque qui si accontentano anche gli incontentabili, generando epica da ogni poro e riferimenti culturali-religiosi a iosa, piacevolmente rintracciabili nei libri sacri ebraici e cristiani. Un must dell'animazione mondiale, un lungometraggio che completa il puzzle di "Evangelion" nel suo insieme, la contemplazione del Divino e dell'umano, due mondi opposti eppure non così distanti, la determinazione nel vivere la vita appieno, senza pessimismo cupo, e inoltre la ricerca della felicità tra le mille difficoltà che la vita ci offre e dona.
La prima parte è intrisa d'azione e mistero, spesso violenza allo stato puro, con grande protagonista Asuka, che sostituisce degnamente ed egregiamente uno Shinji impalpabile, più del solito. Invece la seconda parte, aliena da combattimenti classici, è piena di simbolismi, rituali visionari e apocalittici che fanno sognare e fantasticare lo spettatore dall'inizio alla fine. D'altronde il finale è qualcosa di unico e lascia interdetti allo scorrere dei titoli di coda, poiché la celebre frase finale, nonché gli ultimi momenti, sono enigmatici e difficilmente interpretabili da chiunque. Un mistero che continua a restare irrisolto da vent'anni, anni in cui il culto verso questo finale e verso questa serie non è diminuito, piuttosto è aumentato vertiginosamente.
Come anticipato sopra, i temi trattati dal finale sono davvero tanti, forse troppi: alcuni ricalcano quelli della serie originale, mentre altri spiano nuovi orizzonti psichedelici. Uno temi più ridondanti in questo finale è la relazione-conflitto tra Asuka e Shinji, due personaggi estremamente complessi e di difficile comprensione, i quali probabilmente non riusciranno mai a comprendersi a vicenda, essendo l'uno speculare all'altro. Proprio il tema dell'incomprensione, dell'incomunicabilità con prossimo, pure tra uomo e donna, è presente in maniera netta e decisa, senza filtri, sfruttando persino scene intense quanto disturbanti per un pubblico più sensibile. Un esempio? La prima scena in cui Shinji è all'ospedale da Asuka è tutto un programma, ma anche quella che vede i due in un viaggio onirico è maestosa nel colpire lo spettatore al petto, provando quanto sia difficile comprendersi e soprattutto amarsi tra uomo e donna. Ci sono tanti altri temi, nascosti dietro simboli, metafore e chi più ne ha ne metta, però non voglio dilungarmi, perché non finirei di descrivere la fine (inizio?) di questo "nuovo Vangelo"; cito però ancora il dilemma del porcospino, affrontato anche nella serie principale, qui riproposto implicitamente in più occasioni, non soltanto nel rapporto Asuka- Shinji.
I disegni e le animazioni sono di prim'ordine, perfezione assoluta a mio avviso: specialmente nella scena cult che vede protagonista Lilith ho notato una perfezione assoluta, sebbene il livello medio del lungometraggio sia comunque eccellente.
Le musiche sono potenti, aure drammatiche. Come non amarle? A composizioni originali che coadiuvano le già sfavillanti soundtrack della serie originale, se ne aggiungono di nuove insieme a riproposizioni di pezzi famosi a livello mondiale, vedi i pezzi di Bach. Citazione necessaria alla canzone originale, scritta e composta, proprio per questo film, ossia "Come, Sweet Death - Arianne ", brano orecchiabile a dir poco; è la colonna portante dell'opera, immergendo lo sguardo in ciò che accade al mondo e ai suoi abitanti, nonché all'interno di Shinji. Divina, non trovo altri termini.
"The End of Evangelion" è il finale di una serie unica nel suo genere, un capolavoro privo di macchie già nella sua serie originale, malgrado le critiche al finale. Comunque qui si accontentano anche gli incontentabili, generando epica da ogni poro e riferimenti culturali-religiosi a iosa, piacevolmente rintracciabili nei libri sacri ebraici e cristiani. Un must dell'animazione mondiale, un lungometraggio che completa il puzzle di "Evangelion" nel suo insieme, la contemplazione del Divino e dell'umano, due mondi opposti eppure non così distanti, la determinazione nel vivere la vita appieno, senza pessimismo cupo, e inoltre la ricerca della felicità tra le mille difficoltà che la vita ci offre e dona.
Se questa recensione avesse un titolo questo sarebbe: "Caro Anno, ma te c'hanno mai mannato a quel paese?". Seriamente, tutto quel casino per il finale della serie televisiva - che a me non aveva stupito più di tanto - e poi questo? Del finale di Evangelion scrissi che il problema è che "ha i suoi perché e la sua ragione di esistere, ma non è ciò che volevate". Semplicemente per me il finale di Evangelion non era "brutto", era semplicemente spiazzante, ma non per questo inaccettabile. E invece mille discussioni, come è risaputo. E invece, dopo Neon Genesis Evangelion: Death and Rebirth, 'sta roba? È semplicemente un finale alternativo, che, seppure attenendosi stilisticamente alle prime ventiquattro puntate, ricicla gli stessi contenuti di fondo. Anzi, se il finale della serie televisiva affiancava uno sostanzioso scavo psicologico dei personaggi, invece in questo film gli eventi accadono e basta. Perfino Lovecraft, con la sua poetica della scacchiera cosmica, dava più importanza alle sue "pedine". Un merito è quello di aver proseguito e concluso la sua vena filo-religiosa e con un finale anche abbastanza interessante, se si escludono le incongruenze bibliche. Ma per il resto... Questo film deve rappresentare una versione alternativa degli ultimi due episodi, ma è proprio contestualizzandoli che fanno acqua da tutte le parti. Ventiquattro episodi con un ritmo basso e vicende ripetitive e poi un climax ascendente rapidissimo che finisce poi per cristallizzarsi nuovamente nel finale, pregno di simbolismi vari. Prendersi un po' più di tempo per spiegare o quantomeno giustificare gli avvenimenti? No, anzi, sai cosa? Mi prendo dieci minuti di film per parlare dei fatti miei (di Hideaki) sfruttando la filosofia di fondo. Poi, sia chiaro: Rebirth è uscito prima, al massimo è The End of Evangelion che ricicla, non viceversa. In pratica, chi si è sentito preso in giro con il finale di Evangelion si sentirà preso in giro nuovamente, mentre chi aveva accettato di buon grado il finale si sentirà preso in giro per la prima volta, forse cominciando pure a sentirsi un po' più stupido dei primi. Concludendo: Anno cerca di fare la morale spiegando che non si deve fuggire dai problemi, quando lui stesso fugge per primo nascondendosi dietro a una pesante simbologia. Ma se la sua è una critica agli otaku, e Anno lo è, allora il ragionamento fila ed è coerente, e forse è ancora più geniale perché si sviluppa su due livelli differenti e sovrapposti. Evangelion è questo: non sai se certe idee sono 'genialate' o prese per i fondelli; Evangelion è un equilibrista che sa stare esattamente sulla linea di confine tra una cosa e l'altra.
Però, perché c'è un però, Eva è Eva. Non sarà il finale che mi aspettavo, però riesce sempre a colpire, a fare discutere, e in questo caso anche a imprimerti una certa dose di malinconia. Se tutte le prese per i fondelli fossero come Evangelion, saremmo tutti molto frustrati e appagati nello stesso momento.
Però, perché c'è un però, Eva è Eva. Non sarà il finale che mi aspettavo, però riesce sempre a colpire, a fare discutere, e in questo caso anche a imprimerti una certa dose di malinconia. Se tutte le prese per i fondelli fossero come Evangelion, saremmo tutti molto frustrati e appagati nello stesso momento.
"The End of Evangelion" è un film che ci propone un nuovo finale per la serie "Neon Genesis Evangelion", sostituendo di fatto le tanto criticate puntate 25 e 26.
La storia riprende quindi dalla puntata 24 e in questo caso, invece che una lunghissima serie di scene dedicate alla sola introspezione di Shinji, Anno decide di proporci un po' di azione e di eventi concreti. La Nerv, dopo aver sconfitto tutti gli angeli, non avrà più ragione di esistere, ma il comandante Hikari non cederà tanto facilmente e quindi la Seele manderà delle forze armate a sterminare tutti coloro che vi si trovano all'interno. Quando la situazione si farà tragica, Shinji salirà nuovamente sull'Evangelion e, anche se non si capisce bene né il come né il perché, si unirà a Lilith, diventano una sorta di Dio. Verrà dunque messa nelle sue mani la scelta di salvare o meno l'umanità.
Ovviamente alla fine non si capisce praticamente nulla, e se ad alcune domande viene data risposta, se ne creano ancor di più che rimangono irrisolte; anche il finale è di difficile interpretazione, non si capisce chiaramente nemmeno se il nostro protagonista deciderà di aiutare l'uomo o di lasciarlo al suo destino. Mistero, interpretazione personale, molte domande e poche risposte, sono proprio questi i punti forti di Evangelion, che lo rendono una produzione unica e di grande impatto a livello emotivo; tuttavia questo è un aspetto che può essere o meno apprezzato e personalmente non ho apprezzato più di tanto questa poca chiarezza, soprattutto perché credo che anche in questo caso ci sia un limite.
Dal punto di vista tecnico non cambia praticamente nulla rispetto alla serie "Neon Genesis Evangelion": il charcter design, le voci, la regia e quant'altro sono tutti identici. Consiglio la visione di questo film a tutti coloro che hanno seguito e apprezzato la serie, ma consiglio anche di guardarlo senza troppe aspettative; ho notato tuttavia che la visione di quest'opera è piaciuta a coloro che già avevano apprezzato il finale "originale", quindi se siete schierati dalla parte di quelli che reputano "Neon Genesis Evangelion" un vero e proprio capolavoro non esitate a guardarlo.
La storia riprende quindi dalla puntata 24 e in questo caso, invece che una lunghissima serie di scene dedicate alla sola introspezione di Shinji, Anno decide di proporci un po' di azione e di eventi concreti. La Nerv, dopo aver sconfitto tutti gli angeli, non avrà più ragione di esistere, ma il comandante Hikari non cederà tanto facilmente e quindi la Seele manderà delle forze armate a sterminare tutti coloro che vi si trovano all'interno. Quando la situazione si farà tragica, Shinji salirà nuovamente sull'Evangelion e, anche se non si capisce bene né il come né il perché, si unirà a Lilith, diventano una sorta di Dio. Verrà dunque messa nelle sue mani la scelta di salvare o meno l'umanità.
Ovviamente alla fine non si capisce praticamente nulla, e se ad alcune domande viene data risposta, se ne creano ancor di più che rimangono irrisolte; anche il finale è di difficile interpretazione, non si capisce chiaramente nemmeno se il nostro protagonista deciderà di aiutare l'uomo o di lasciarlo al suo destino. Mistero, interpretazione personale, molte domande e poche risposte, sono proprio questi i punti forti di Evangelion, che lo rendono una produzione unica e di grande impatto a livello emotivo; tuttavia questo è un aspetto che può essere o meno apprezzato e personalmente non ho apprezzato più di tanto questa poca chiarezza, soprattutto perché credo che anche in questo caso ci sia un limite.
Dal punto di vista tecnico non cambia praticamente nulla rispetto alla serie "Neon Genesis Evangelion": il charcter design, le voci, la regia e quant'altro sono tutti identici. Consiglio la visione di questo film a tutti coloro che hanno seguito e apprezzato la serie, ma consiglio anche di guardarlo senza troppe aspettative; ho notato tuttavia che la visione di quest'opera è piaciuta a coloro che già avevano apprezzato il finale "originale", quindi se siete schierati dalla parte di quelli che reputano "Neon Genesis Evangelion" un vero e proprio capolavoro non esitate a guardarlo.
«La via della distruzione coincide con l'alba della nuova vita»
Esordisco con questa citazione, una criptica frase pronunciata da un membro della Seele, accingendomi a recensire uno dei lungometraggi animati più discussi nella storia dell'animazione nipponica, "The End of Evangelion". Al di là dei soliti commenti che possono essere fatti su regia, aspetto grafico, character design, animazioni, fondali, e così via, vorrei parlare di quello che è l'aspetto a me maggiormente caro di tutto il film: distruzione e vita. Motivo della citazione sopra riportata.
Nel 1920 Sigmund Freud pubblicherà il testo "Al di là del principio di piacere", in cui esprime quello che è il dualismo della dialettica pulsionale umana: alle pulsioni di vita, qui riportate col nome di Eros, fanno fianco e si oppongono quelle di morte, di distruzione, di ritorno allo stato originario inorganico proprio della sostanza organica, il Thanatos - come verrà nominato in seguito. Sarà Edoardo Weiss a coniare il termine "destrudo" invece per indicare l'energia di distruzione, contrapponendola alla libido, l'energia sessuale e vitale. E guarda caso, il conflitto Eros-Thanatos alberga in tutto il film, e un'OST della serie è chiamata "Thanatos". Quante volte abbiamo visto Shinji voler morire? E Rei? Quante volte abbiamo sentito la parola "destrudo" in Evangelion? Del resto, già nell'episodio 13 si citano questi concetti: apoptosi, autodistruzione, morte come passo finale dell'evoluzione (Perfezionamento?).
Nel primo episodio avevamo visto Shinji Ikari scorgere il palmo della propria mano ricoperto del sangue della First Children Rei Ayanami, costretta in un lettino d'ospedale; nell'episodio 25', Air/Love is destructive ("L'amore è distruzione" - suona familiare con quanto detto prima?), Shinji osserva il palmo della propria mano, ricoperta del proprio seme, osservando i seni della Second Children Asuka, costretta in un lettino d'ospedale. Morte e vita. Pulsione di morte e pulsione di vita. Sangue e sperma. La disperazione che freme in entrambe le situazioni. Il suo opposto, la speranza, trattata nel finale del film.
Non si vuole qui riempire la recensione di inutili analisi, magari fini a sé stesse, o campate in aria, analizzando dettaglio su dettaglio, fotogramma per fotogramma, cosa che chiaramente può essere tacciata negativamente dai detrattori di "Neon Genesis Evangelion". Qui si vuole far riflettere, semplicemente, come sembra attuare lo stesso Evangelion, così ardentemente odiato da molti. Non si vuole nemmeno controllare minuziosamente grammatica, sintassi, stile di scrittura.
Non ci si vuole dilungare in voli pindarici, balzi logici, retoriche vuote. Si vuol capire, pur sapendo che non si potrà mai comprendere del tutto. E perché no? Non capire significa non poter apprezzare qualcosa? Una lacrima versata senza apparente ragione smina il suo valore (richiamo l'episodio 23)? Riporto un'altra citazione: «Le persone non sono in grado di comprendere appieno il proprio prossimo. Ciascuno di noi è in parte oscuro persino a sé stesso. Riuscire a comprendersi al cento per cento è sempre impossibile. È per questo che le persone si sforzano costantemente nel tentativo di conoscere sé stessi e gli altri. Ed è proprio questo a rendere la vita tanto interessante.» Chi ha visto la diciottesima puntata, ricorderà.
A volte è meglio non comprendere. A volte è meglio piangere, e non sapere bene il perché.
Ed è per questo che io mi emoziono ogni volta, non appena vedo le croci bianche riempire il globo, che si cosparge di LCL, mentre sento urla, urla di terrore, chissà, e una canzone nichilista suonare in sottofondo, dolcemente, malinconicamente, tristemente. It all returns to nothing, it all comes tumbling down, tumbling down, tumbling down...
«La speranza esiste in tante forme quanto è il numero degli Uomini, poiché la speranza esiste solo nell'animo degli Uomini» (ep 24). Rei, che è la speranza, appare in tante forme quanti sono gli animi di coloro che stanno "morendo".
Però, la speranza dell'Uomo è legata alla tristezza (ep. 24). E Rei, emblematicamente, sostiene: «Il mondo naufraga nella tristezza».
Vieni, dolce morte, Komm, susser Tod. Thanatos, If I can't be yours.
È cambiato forse qualcosa?
Ah, ah, ah-ahhh. Letting me down, letting me down, letting me down...
Possiamo cambiare? Cos'è vivere, se non cambiare? Non si vive forse per questo, per cambiare?
Ricordate l'episodio 13 (di nuovo) e la capacità di cambiare dell'undicesimo Angelo?
E intanto, una donna, una donna con un pendente a forma di croce, si sacrifica (sì, croce), per salvare un ragazzo, un cuore, un respiro. Vedo che questo ragazzo, attraversa una soglia, quella di un ascensore. E noto che lo aveva fatto già nel secondo episodio, incoraggiato dalla stessa donna. Come un Angelo crudele, che bussa alla porta del tuo cuore (cit.). "Chi c'è lì, al di là della soglia?", ricorderà chi ha visionato la puntata 14. Un passo, verso la risposta.
È cambiato qualcosa? Solo noi stessi.
Un utero, l'Entry Plug, la fronte di Lilith, il ritorno al grembo di Otto Rank. Ritornare alla madre che questo mondo aveva perduto (ep. 25). Una Luna, una madre (Rei), la Luna Nera, "Fly me to the moon", i crateri sulla maschera di Lilith. Il grembo sproporzionato, le gambe sottilissime, la testa priva del viso inclinata verso il centro del corpo; Lilith, la Grande Madre junghiana.
"Non sono riuscita ad essere una madre per Shinji" (Misato). "Mamma", dice Asuka nel letto di Shinji (ep. 9).
Ah, ah ah-ahhh. Tumbling down, tumbling down, tumbling down...
Second Impact. Un mondo distrutto, un mondo incapace di cambiare. Un padre porta con sé la figlia, trascinandola, e le dona il suo ciondolo. Sporcando chi ha fatto sopravvivere di sangue.
Third Impact. Un mondo distrutto, un mondo incapace di cambiare. Una madre che porta con sé un "children", trascinandolo, e gli dona il suo ciondolo. Sporcando chi ha fatto sopravvivere di sangue.
Ragion d'essere, valida ragione per cui è possibile esistere, è possibile stare "qui". Un cuore che urla, urla «Posso restare 'qui'?» a Rei, mentre tutto ritorna al nulla. Una sabbiera. "Ho deciso di venire 'qui', perché ero certo di trovare qualcosa...". Qualcosa. Una risposta.
«Perché sei qui?» urla un padre, nella puntata 19, a un figlio. Un figlio che ritorna, con più coscienza, con più verità, con più risposte.
«Rifletti sul perché sei qui. Sul perché sei rimasto qui. Trova le risposte che devi a te stesso», dirà la donna, il comandante, la famiglia, mentre salva il Children.
E infine, gli spettatori del film "Death & Rebirth" possono ammirare loro stessi, verso conclusione del film, per potersi mettere in discussione, come faceva Shinji in quel momento, per non rifuggire nei sogni, affrontare loro stessi, trovare la risposta sul perché essere "qui".
«Non vi aspettate di essere assecondati sempre. Tutti noi dobbiamo trovare le nostre risposte», dirà Hideaki Anno, creatore di Evangelion, nel 1996. Aprite gli occhi, come lo spettatore che si intravede all'inizio della scena.
"Addio, mamma".
Addio, Evangelion.
Esordisco con questa citazione, una criptica frase pronunciata da un membro della Seele, accingendomi a recensire uno dei lungometraggi animati più discussi nella storia dell'animazione nipponica, "The End of Evangelion". Al di là dei soliti commenti che possono essere fatti su regia, aspetto grafico, character design, animazioni, fondali, e così via, vorrei parlare di quello che è l'aspetto a me maggiormente caro di tutto il film: distruzione e vita. Motivo della citazione sopra riportata.
Nel 1920 Sigmund Freud pubblicherà il testo "Al di là del principio di piacere", in cui esprime quello che è il dualismo della dialettica pulsionale umana: alle pulsioni di vita, qui riportate col nome di Eros, fanno fianco e si oppongono quelle di morte, di distruzione, di ritorno allo stato originario inorganico proprio della sostanza organica, il Thanatos - come verrà nominato in seguito. Sarà Edoardo Weiss a coniare il termine "destrudo" invece per indicare l'energia di distruzione, contrapponendola alla libido, l'energia sessuale e vitale. E guarda caso, il conflitto Eros-Thanatos alberga in tutto il film, e un'OST della serie è chiamata "Thanatos". Quante volte abbiamo visto Shinji voler morire? E Rei? Quante volte abbiamo sentito la parola "destrudo" in Evangelion? Del resto, già nell'episodio 13 si citano questi concetti: apoptosi, autodistruzione, morte come passo finale dell'evoluzione (Perfezionamento?).
Nel primo episodio avevamo visto Shinji Ikari scorgere il palmo della propria mano ricoperto del sangue della First Children Rei Ayanami, costretta in un lettino d'ospedale; nell'episodio 25', Air/Love is destructive ("L'amore è distruzione" - suona familiare con quanto detto prima?), Shinji osserva il palmo della propria mano, ricoperta del proprio seme, osservando i seni della Second Children Asuka, costretta in un lettino d'ospedale. Morte e vita. Pulsione di morte e pulsione di vita. Sangue e sperma. La disperazione che freme in entrambe le situazioni. Il suo opposto, la speranza, trattata nel finale del film.
Non si vuole qui riempire la recensione di inutili analisi, magari fini a sé stesse, o campate in aria, analizzando dettaglio su dettaglio, fotogramma per fotogramma, cosa che chiaramente può essere tacciata negativamente dai detrattori di "Neon Genesis Evangelion". Qui si vuole far riflettere, semplicemente, come sembra attuare lo stesso Evangelion, così ardentemente odiato da molti. Non si vuole nemmeno controllare minuziosamente grammatica, sintassi, stile di scrittura.
Non ci si vuole dilungare in voli pindarici, balzi logici, retoriche vuote. Si vuol capire, pur sapendo che non si potrà mai comprendere del tutto. E perché no? Non capire significa non poter apprezzare qualcosa? Una lacrima versata senza apparente ragione smina il suo valore (richiamo l'episodio 23)? Riporto un'altra citazione: «Le persone non sono in grado di comprendere appieno il proprio prossimo. Ciascuno di noi è in parte oscuro persino a sé stesso. Riuscire a comprendersi al cento per cento è sempre impossibile. È per questo che le persone si sforzano costantemente nel tentativo di conoscere sé stessi e gli altri. Ed è proprio questo a rendere la vita tanto interessante.» Chi ha visto la diciottesima puntata, ricorderà.
A volte è meglio non comprendere. A volte è meglio piangere, e non sapere bene il perché.
Ed è per questo che io mi emoziono ogni volta, non appena vedo le croci bianche riempire il globo, che si cosparge di LCL, mentre sento urla, urla di terrore, chissà, e una canzone nichilista suonare in sottofondo, dolcemente, malinconicamente, tristemente. It all returns to nothing, it all comes tumbling down, tumbling down, tumbling down...
«La speranza esiste in tante forme quanto è il numero degli Uomini, poiché la speranza esiste solo nell'animo degli Uomini» (ep 24). Rei, che è la speranza, appare in tante forme quanti sono gli animi di coloro che stanno "morendo".
Però, la speranza dell'Uomo è legata alla tristezza (ep. 24). E Rei, emblematicamente, sostiene: «Il mondo naufraga nella tristezza».
Vieni, dolce morte, Komm, susser Tod. Thanatos, If I can't be yours.
È cambiato forse qualcosa?
Ah, ah, ah-ahhh. Letting me down, letting me down, letting me down...
Possiamo cambiare? Cos'è vivere, se non cambiare? Non si vive forse per questo, per cambiare?
Ricordate l'episodio 13 (di nuovo) e la capacità di cambiare dell'undicesimo Angelo?
E intanto, una donna, una donna con un pendente a forma di croce, si sacrifica (sì, croce), per salvare un ragazzo, un cuore, un respiro. Vedo che questo ragazzo, attraversa una soglia, quella di un ascensore. E noto che lo aveva fatto già nel secondo episodio, incoraggiato dalla stessa donna. Come un Angelo crudele, che bussa alla porta del tuo cuore (cit.). "Chi c'è lì, al di là della soglia?", ricorderà chi ha visionato la puntata 14. Un passo, verso la risposta.
È cambiato qualcosa? Solo noi stessi.
Un utero, l'Entry Plug, la fronte di Lilith, il ritorno al grembo di Otto Rank. Ritornare alla madre che questo mondo aveva perduto (ep. 25). Una Luna, una madre (Rei), la Luna Nera, "Fly me to the moon", i crateri sulla maschera di Lilith. Il grembo sproporzionato, le gambe sottilissime, la testa priva del viso inclinata verso il centro del corpo; Lilith, la Grande Madre junghiana.
"Non sono riuscita ad essere una madre per Shinji" (Misato). "Mamma", dice Asuka nel letto di Shinji (ep. 9).
Ah, ah ah-ahhh. Tumbling down, tumbling down, tumbling down...
Second Impact. Un mondo distrutto, un mondo incapace di cambiare. Un padre porta con sé la figlia, trascinandola, e le dona il suo ciondolo. Sporcando chi ha fatto sopravvivere di sangue.
Third Impact. Un mondo distrutto, un mondo incapace di cambiare. Una madre che porta con sé un "children", trascinandolo, e gli dona il suo ciondolo. Sporcando chi ha fatto sopravvivere di sangue.
Ragion d'essere, valida ragione per cui è possibile esistere, è possibile stare "qui". Un cuore che urla, urla «Posso restare 'qui'?» a Rei, mentre tutto ritorna al nulla. Una sabbiera. "Ho deciso di venire 'qui', perché ero certo di trovare qualcosa...". Qualcosa. Una risposta.
«Perché sei qui?» urla un padre, nella puntata 19, a un figlio. Un figlio che ritorna, con più coscienza, con più verità, con più risposte.
«Rifletti sul perché sei qui. Sul perché sei rimasto qui. Trova le risposte che devi a te stesso», dirà la donna, il comandante, la famiglia, mentre salva il Children.
E infine, gli spettatori del film "Death & Rebirth" possono ammirare loro stessi, verso conclusione del film, per potersi mettere in discussione, come faceva Shinji in quel momento, per non rifuggire nei sogni, affrontare loro stessi, trovare la risposta sul perché essere "qui".
«Non vi aspettate di essere assecondati sempre. Tutti noi dobbiamo trovare le nostre risposte», dirà Hideaki Anno, creatore di Evangelion, nel 1996. Aprite gli occhi, come lo spettatore che si intravede all'inizio della scena.
"Addio, mamma".
Addio, Evangelion.
Non nego che, alla prima visione, le ultime due puntate della serie animata di Neon Genesis Evangelion mi abbiano molto deluso: è vero che l'aspetto psicologico della storia mi aveva colpito molto positivamente, eppure mi aspettavo risposte più concrete, oltre che una vera e propria "battaglia finale". Perché la serie finiva quasi alla stregua di una pièce teatrale pirandelliana? A causa di problemi economici di Anno e della sua cricca di collaboratori? O forse, magari come altri spettatori nella mia stessa situazione, quella volta ho semplicemente tratto conclusioni errate sulle vere intenzioni degli autori? Molteplici teorie si accavallavano l'una sull'altra in decine di siti in rete: pur con l'indubbio carattere marcatamente psicologico portato avanti dalla serie, ci volle un po' di tempo affinché fosse ufficializzata la versione dei fatti inerente ai problemi di budget incontrati dalla produzione in corso d'opera. A quel punto, il passo successivo era quello di procedere con la visione dei film conclusivi: Death & Rebirth e The End of Evangelion. Il primo era un mero riassunto della serie con qualche scena in più e il tanto ambito seguito interrotto bruscamente sul più bello, mentre il secondo era finalmente la vera conclusione che tanto agognavo. Oppure no? La prima visione di End of Evangelion mi stravolse, e in senso assolutamente negativo: non era il finale che mi aspettavo né quello che volevo, probabilmente. Troppo duro e crudo, troppo apocalittico per i miei gusti di allora, tant'è che ho avuto bisogno di tempo e di altre visioni (e anche di un doppiaggio italiano decente che rimediasse agli orrori dell'adattamento a cura della Panini Video) per cominciare ad apprezzarlo come merita e, infine, adorarlo visceralmente come adesso.
Per quanto riguarda la trama è un po' difficile parlarne senza rivelare molti sviluppi rilevanti: per questa ragione mi limiterò a dire che il film conduce i personaggi, resi complessi e sfaccettati già nella serie, ai loro limiti psicologici (giusto per fare qualche esempio, trovo a dir poco magistrale la sequenza della "vendetta" di Ritsuko contro Gendo, così come il risveglio di Asuka) e porta a compimento tutte le trame principali e secondarie portate avanti dalla serie, ma, come di consueto con Anno e con Evangelion, da ogni risposta finalmente data corrisponde almeno una nuova domanda. Gli elementi introdotti nel film (il Frutto della Vita, il Frutto della Conoscenza, e via discorrendo), così come diverse scene (Fuyutsuki e Yui che parlano all'ombra di un albero, per esempio), se da un lato si collegano a quanto visto nella serie regolare, dall'altro non fanno che infittire alcuni misteri, rendendo il tutto ancora più complesso e concettualmente immenso. Il bello di Evangelion, e quindi anche dell'EoE, è la possibilità di limitarsi a ciò che si è visto traendone direttamente le proprie conclusioni oppure di fare qualche ricerca e cercare un aiuto per mettere insieme i pezzi al fine di fare nuovi collegamenti. Dopo nove anni dalla prima visione, mi capita tuttora di trascorrere ore intere a parlare della serie e del film conclusivo. È questo ciò che più amo di Evangelion: la sua estrema duttilità, la sua complessità, la sua polivalenza e la possibilità di interpretarlo e reinterpretarlo ancora.
D'altro canto, il film è ancora più violento e "controverso" della serie, rispettivamente per via dei sanguinosi massacri ai quali assistiamo (oltre alla scena gratuita in cui un'auto investe un cadavere) e per la presenza quasi costante di riferimenti sessuali (orgasmi in sottofondo in alcune scene; nell'incipit del film Shinji che pratica autoerotismo davanti ad Asuka in stato comatoso), oltre che per una curiosa ripresa in live action che potrebbe fare storcere il naso ai più (un po' anche a me, devo ammettere). Dopo tutto, però, lo spirito e l'atmosfera generale del film sono gli stessi della serie, solo un po' più "in grande": in fin dei conti, è o non è la vera conclusione apocalittica, cruda e drammatica dell'epopea ideata da Anno? A contribuire al senso di spettacolarizzazione visiva (indimenticabili le sequenze relative al Third Impact) è un comparto tecnico di prim'ordine per quegli anni: con un budget ben più alto di quanto non disponessero per la serie televisiva, Anno e la GAINAX poterono così sbizzarrirsi in termini di fluidità delle animazioni e un sonoro da urlo, inclusa la consueta ottima colonna sonora del grande Shirō Sagisu (da segnalare la presenza della celeberrima Aria dalla Terza Suite per orchestra di Johann Sebastian Bach in uno dei momenti clou del film). È il caso di notare come alcune sequenze finali (Rei e Shinji nudi immersi nell'immenso mare di LCL) siano ispirate agli ultimi splendidi minuti di Space Runaway Ideon - Be Invoked, film conclusivo di una serie animata dei primi anni Ottanta che, proprio per motivi economici, subì un'improvvisa interruzione a quattro puntate dalla fine programmata. Non vi ricorda la stessa sorte toccata a Evangelion? A me un po' sì.
Dopo gli orrori dell'adattamento italiano della Panini ai quali mi riferivo poc'anzi, nel 2009 la Dynit ha ripubblicato il film in DVD (insieme a Death & Rebirth) in una nuova edizione intitolata Evangelion - The Feature Film. Il box cartonato compatto si presenta bene e racchiude al suo interno, oltre ai due dischi dei film, un booklet che descrive le tecniche di missaggio sonoro oggi disponibili (dunque un piccolo compendio rivolto a un pubblico prettamente audiofilo) e un frammento di pellicola del film. D'altra parte, il restauro audiovisivo permette all'opera di risaltare ancora di più, complice anche il nuovo doppiaggio, il quale recupera tutti i precedenti doppiatori "andati perduti" e corregge gli strafalcioni linguistici relativi a nomi e termini tecnici della precedente versione. Sembra un po' scontato da dire, ma penso che non consiglierei a nessuno la visione di End of Evangelion, se non dopo aver guardato (e magari apprezzato) la serie animata. Come degna conclusione di una delle serie più discusse degli ultimi venti anni, questo film memorabile, nel bene o nel male, lascia qualcosa. A me ha lasciato di tutto: dal disgusto alla tristezza, dall'inquietudine all'orrore, oltre a un diffuso e singolare senso di smarrimento e onnipotenza insieme. Un'opera unica nel suo genere che merita uno dei miei rari dieci.
"It all returns to nothing, it all comes tumbling down, tumbling down, tumbling down/
It all returns to nothing, I just keep letting me down, letting me down, letting me down..."
Per quanto riguarda la trama è un po' difficile parlarne senza rivelare molti sviluppi rilevanti: per questa ragione mi limiterò a dire che il film conduce i personaggi, resi complessi e sfaccettati già nella serie, ai loro limiti psicologici (giusto per fare qualche esempio, trovo a dir poco magistrale la sequenza della "vendetta" di Ritsuko contro Gendo, così come il risveglio di Asuka) e porta a compimento tutte le trame principali e secondarie portate avanti dalla serie, ma, come di consueto con Anno e con Evangelion, da ogni risposta finalmente data corrisponde almeno una nuova domanda. Gli elementi introdotti nel film (il Frutto della Vita, il Frutto della Conoscenza, e via discorrendo), così come diverse scene (Fuyutsuki e Yui che parlano all'ombra di un albero, per esempio), se da un lato si collegano a quanto visto nella serie regolare, dall'altro non fanno che infittire alcuni misteri, rendendo il tutto ancora più complesso e concettualmente immenso. Il bello di Evangelion, e quindi anche dell'EoE, è la possibilità di limitarsi a ciò che si è visto traendone direttamente le proprie conclusioni oppure di fare qualche ricerca e cercare un aiuto per mettere insieme i pezzi al fine di fare nuovi collegamenti. Dopo nove anni dalla prima visione, mi capita tuttora di trascorrere ore intere a parlare della serie e del film conclusivo. È questo ciò che più amo di Evangelion: la sua estrema duttilità, la sua complessità, la sua polivalenza e la possibilità di interpretarlo e reinterpretarlo ancora.
D'altro canto, il film è ancora più violento e "controverso" della serie, rispettivamente per via dei sanguinosi massacri ai quali assistiamo (oltre alla scena gratuita in cui un'auto investe un cadavere) e per la presenza quasi costante di riferimenti sessuali (orgasmi in sottofondo in alcune scene; nell'incipit del film Shinji che pratica autoerotismo davanti ad Asuka in stato comatoso), oltre che per una curiosa ripresa in live action che potrebbe fare storcere il naso ai più (un po' anche a me, devo ammettere). Dopo tutto, però, lo spirito e l'atmosfera generale del film sono gli stessi della serie, solo un po' più "in grande": in fin dei conti, è o non è la vera conclusione apocalittica, cruda e drammatica dell'epopea ideata da Anno? A contribuire al senso di spettacolarizzazione visiva (indimenticabili le sequenze relative al Third Impact) è un comparto tecnico di prim'ordine per quegli anni: con un budget ben più alto di quanto non disponessero per la serie televisiva, Anno e la GAINAX poterono così sbizzarrirsi in termini di fluidità delle animazioni e un sonoro da urlo, inclusa la consueta ottima colonna sonora del grande Shirō Sagisu (da segnalare la presenza della celeberrima Aria dalla Terza Suite per orchestra di Johann Sebastian Bach in uno dei momenti clou del film). È il caso di notare come alcune sequenze finali (Rei e Shinji nudi immersi nell'immenso mare di LCL) siano ispirate agli ultimi splendidi minuti di Space Runaway Ideon - Be Invoked, film conclusivo di una serie animata dei primi anni Ottanta che, proprio per motivi economici, subì un'improvvisa interruzione a quattro puntate dalla fine programmata. Non vi ricorda la stessa sorte toccata a Evangelion? A me un po' sì.
Dopo gli orrori dell'adattamento italiano della Panini ai quali mi riferivo poc'anzi, nel 2009 la Dynit ha ripubblicato il film in DVD (insieme a Death & Rebirth) in una nuova edizione intitolata Evangelion - The Feature Film. Il box cartonato compatto si presenta bene e racchiude al suo interno, oltre ai due dischi dei film, un booklet che descrive le tecniche di missaggio sonoro oggi disponibili (dunque un piccolo compendio rivolto a un pubblico prettamente audiofilo) e un frammento di pellicola del film. D'altra parte, il restauro audiovisivo permette all'opera di risaltare ancora di più, complice anche il nuovo doppiaggio, il quale recupera tutti i precedenti doppiatori "andati perduti" e corregge gli strafalcioni linguistici relativi a nomi e termini tecnici della precedente versione. Sembra un po' scontato da dire, ma penso che non consiglierei a nessuno la visione di End of Evangelion, se non dopo aver guardato (e magari apprezzato) la serie animata. Come degna conclusione di una delle serie più discusse degli ultimi venti anni, questo film memorabile, nel bene o nel male, lascia qualcosa. A me ha lasciato di tutto: dal disgusto alla tristezza, dall'inquietudine all'orrore, oltre a un diffuso e singolare senso di smarrimento e onnipotenza insieme. Un'opera unica nel suo genere che merita uno dei miei rari dieci.
"It all returns to nothing, it all comes tumbling down, tumbling down, tumbling down/
It all returns to nothing, I just keep letting me down, letting me down, letting me down..."
Le troppe domande lasciate aperte dal finale di Neon Genesis Evangelion, da quei due episodi conclusivi fatti di introspezione psicologica e sperimentalismi della regia che una fetta di pubblico saluta tuttora come pura manifestazione del genio di Anno e un'altra fetta critica aspra-mente per motivi facilmente intuibili, meritavano una degna spiegazione. Inizialmente Hideaki Anno non esita a difendere il finale della sua serie, accusando gli otaku giapponesi di non aver capito il vero spirito della sua opera; in un secondo momento, però, le pressioni dei fan o forse le minacce di morte via lettera o ancora il richiamo del denaro lo spingono a lavorare a un episodio conclusivo, dapprima progettato come OAV, poi come film unico, infine come doppio film, con un primo cortometraggio riassuntivo e un secondo che davvero conclude la saga. Nascono così rispettivamente Death & Rebirth e The End of Evangelion, quest'ultimo diviso a sua volta in due segmenti, due "episodi": l'episodio 25', intitolato Air / Love is Destructive, e l'episodio 26', intitolato invece Per te, tutto il mio essere / ONE MORE FINAL: I need you, con tanto di eyecatch come nella serie televisiva e separati dai titoli di coda sulle note della splendida Thanatos - If I can't be yours. L'operazione ricorda molto quella attuata da Tomino quindici anni prima con Space Runaway Ideon, tanto nella formula "film riassuntivo con scene inedito + autentico finale apocalittico", quanto nei contenuti: la grande battaglia finale, l'eccidio dei personaggi (che però in Tomino sa essere ancora più cruento, coinvolgendo persino dei bambini), le anime svolazzanti, persino l'uso di sequenze dal vivo.
"Alla fine il nemico dell'uomo è l'uomo stesso" diceva Gendo Ikari nell'episodio 11, quando un blackout paralizzava la base della Nerv proprio durante l'attacco di un Angelo; ebbene, quelle parole erano profetiche, visto che il nemico che la Nerv deve affrontare questa volta è la Seele stessa, appoggiata dalle Forze di autodifesa giapponesi e decisa a realizzare a tutti i costi il Progetto di Perfezionamento dell'Uomo tanto a lungo vagheggiato. La situazione della Nerv non è delle migliori già in partenza: Shinji è ancora devastato dalla morte di Kaworu e dà sfogo in maniera perversa e disturbante alla sua attrazione verso Asuka, che giace in uno stato di coma farmaceutico; Gendo, invece, è deciso a realizzare la propria versione del Third Impact, nella quale riabbracciare Yui ha priorità su qualsiasi Perfezionamento dell'Uomo. La storia narrata dai due episodi che compongono il film può anche essere vista come parallela a quella rappresentata negli episodi conclusivi della serie televisiva, tanto più che alcune scene erano già state "anticipate" in questi ultimi; si potrebbe anzi dire che, col senno di poi, Un mondo che finisce e La bestia che gridò AMore nel cuore del mondo rappresentino la descrizione del Third Impact interiormente ai personaggi, Air e Per te, tutto il mio essere la descrizione di ciò che avviene esteriormente.
Se Neon Genesis Evangelion aveva avuto, soprattutto nella seconda parte, un approccio fondamentalmente psicanalitico molto influenzato da Freud, qui invece è evidente l'influsso di Jung e della sua teoria degli archetipi, in particolare l'idea della Grande Madre rappresentata da Rei/Lilith verso la quale le anime di tutti gli uomini tendono durante il Third Impact. Anche gli elementi esoterico-religiosi desunti dalla Cabala ebraica e dal misticismo occidentale, che nella serie televisiva erano utilizzati soprattutto come esotico abbellimento di una storia che avrebbe potuto farne anche a meno (si pensi ai nomi degli Angeli che di angelico però non hanno quasi sempre nulla, al serafino e all'Albero della Vita nei primi fotogrammi della sigla, alla Lancia di Longino), qui assumono un ruolo maggiore, più incisivo nel corso del Third Impact, a cominciare dallo stesso Albero della Vita, il diagramma delle dieci sephiroth della Cabala, che qui rappresenta il cammino di Shinji (e del genere umano) verso la divinità.
Il film sa regalare momenti davvero splendidi, fra cui spiccano la scena iniziale di Shinji alle prese con un'Asuka priva di sensi e seminuda, tanto disturbante quanto esplicita nella sua critica all'incapacità del protagonista, alla sua chiusura verso il mondo, al fenomeno degli otaku (sembra quasi dire "ehi tu, otaku incallito, questo sei tu che invece di vivere la tua vita e cercarti una ragazza reale ti masturbi pensando a lei o ai personaggi degli anime!"), il combattimento crudo, dai toni splatter, fra Asuka e le unità Evangelion della Seele, e il ricorso a riprese reali (tra cui quelle delle famose lettere di morte che i fan più indiavolati inviarono ad Anno per il modo in cui aveva concluso la serie televisiva) che sembrano abbattere la parete tra animazione e mondo concreto, tra finzione e realtà. Perfetta è anche la colonna sonora, con brani azzeccati che accompagnano e sottolineano i momenti più intesi della pellicola, che si tratti di un'Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach o di una canzone dalla struggente melodia e dal testo carico di nichilismo e pessimismo quale è Komm, süsser Tod (letteralmente "vieni, dolce morte") che accompagna le fasi centrali del Third Impact. E poi c'è il finale, tanto allusivo e suggestivo, terreno di scontro su cui si sono confrontate molteplici interpretazioni su quale sia il vero significato da dargli: è un finale allegorico? un reset the world che vede Shinji e Asuka quali due novelli Adamo ed Eva? un'evoluzione dei protagonisti o piuttosto una loro involuzione, visto che sull'intera vicenda aleggia un forte pessimismo per molti versi antitetico all'ottimismo con cui si concludevano gli episodi 25 e 26? Ognuno la pensi come vuole, credo che questa scena si presti a tutte queste interpretazioni senza problemi, dalla più superficiale alla più profonda.
In definitiva, The End of Evangelion è un gran bel film: spiazzante, nichilista, disturbante nella sua violenza, che non è quella degli scontri ma anche del modo in cui certi concetti, certe critiche, certe denunce al mondo e agli otaku vengono sbattute in faccia allo spettatore. E in ogni caso, andrebbe visto anche solo per le capacità registiche di Anno e per il fatto di concludere, senza però chiarire tutti i misteri legati alla trama, la storia di Shinji, Asuka, Misato, Rei e tutti gli altri personaggi.
"Alla fine il nemico dell'uomo è l'uomo stesso" diceva Gendo Ikari nell'episodio 11, quando un blackout paralizzava la base della Nerv proprio durante l'attacco di un Angelo; ebbene, quelle parole erano profetiche, visto che il nemico che la Nerv deve affrontare questa volta è la Seele stessa, appoggiata dalle Forze di autodifesa giapponesi e decisa a realizzare a tutti i costi il Progetto di Perfezionamento dell'Uomo tanto a lungo vagheggiato. La situazione della Nerv non è delle migliori già in partenza: Shinji è ancora devastato dalla morte di Kaworu e dà sfogo in maniera perversa e disturbante alla sua attrazione verso Asuka, che giace in uno stato di coma farmaceutico; Gendo, invece, è deciso a realizzare la propria versione del Third Impact, nella quale riabbracciare Yui ha priorità su qualsiasi Perfezionamento dell'Uomo. La storia narrata dai due episodi che compongono il film può anche essere vista come parallela a quella rappresentata negli episodi conclusivi della serie televisiva, tanto più che alcune scene erano già state "anticipate" in questi ultimi; si potrebbe anzi dire che, col senno di poi, Un mondo che finisce e La bestia che gridò AMore nel cuore del mondo rappresentino la descrizione del Third Impact interiormente ai personaggi, Air e Per te, tutto il mio essere la descrizione di ciò che avviene esteriormente.
Se Neon Genesis Evangelion aveva avuto, soprattutto nella seconda parte, un approccio fondamentalmente psicanalitico molto influenzato da Freud, qui invece è evidente l'influsso di Jung e della sua teoria degli archetipi, in particolare l'idea della Grande Madre rappresentata da Rei/Lilith verso la quale le anime di tutti gli uomini tendono durante il Third Impact. Anche gli elementi esoterico-religiosi desunti dalla Cabala ebraica e dal misticismo occidentale, che nella serie televisiva erano utilizzati soprattutto come esotico abbellimento di una storia che avrebbe potuto farne anche a meno (si pensi ai nomi degli Angeli che di angelico però non hanno quasi sempre nulla, al serafino e all'Albero della Vita nei primi fotogrammi della sigla, alla Lancia di Longino), qui assumono un ruolo maggiore, più incisivo nel corso del Third Impact, a cominciare dallo stesso Albero della Vita, il diagramma delle dieci sephiroth della Cabala, che qui rappresenta il cammino di Shinji (e del genere umano) verso la divinità.
Il film sa regalare momenti davvero splendidi, fra cui spiccano la scena iniziale di Shinji alle prese con un'Asuka priva di sensi e seminuda, tanto disturbante quanto esplicita nella sua critica all'incapacità del protagonista, alla sua chiusura verso il mondo, al fenomeno degli otaku (sembra quasi dire "ehi tu, otaku incallito, questo sei tu che invece di vivere la tua vita e cercarti una ragazza reale ti masturbi pensando a lei o ai personaggi degli anime!"), il combattimento crudo, dai toni splatter, fra Asuka e le unità Evangelion della Seele, e il ricorso a riprese reali (tra cui quelle delle famose lettere di morte che i fan più indiavolati inviarono ad Anno per il modo in cui aveva concluso la serie televisiva) che sembrano abbattere la parete tra animazione e mondo concreto, tra finzione e realtà. Perfetta è anche la colonna sonora, con brani azzeccati che accompagnano e sottolineano i momenti più intesi della pellicola, che si tratti di un'Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach o di una canzone dalla struggente melodia e dal testo carico di nichilismo e pessimismo quale è Komm, süsser Tod (letteralmente "vieni, dolce morte") che accompagna le fasi centrali del Third Impact. E poi c'è il finale, tanto allusivo e suggestivo, terreno di scontro su cui si sono confrontate molteplici interpretazioni su quale sia il vero significato da dargli: è un finale allegorico? un reset the world che vede Shinji e Asuka quali due novelli Adamo ed Eva? un'evoluzione dei protagonisti o piuttosto una loro involuzione, visto che sull'intera vicenda aleggia un forte pessimismo per molti versi antitetico all'ottimismo con cui si concludevano gli episodi 25 e 26? Ognuno la pensi come vuole, credo che questa scena si presti a tutte queste interpretazioni senza problemi, dalla più superficiale alla più profonda.
In definitiva, The End of Evangelion è un gran bel film: spiazzante, nichilista, disturbante nella sua violenza, che non è quella degli scontri ma anche del modo in cui certi concetti, certe critiche, certe denunce al mondo e agli otaku vengono sbattute in faccia allo spettatore. E in ogni caso, andrebbe visto anche solo per le capacità registiche di Anno e per il fatto di concludere, senza però chiarire tutti i misteri legati alla trama, la storia di Shinji, Asuka, Misato, Rei e tutti gli altri personaggi.
Eccomi a recensire un film che, la prima volta che lo vidi parecchi anni fa, mi lasciò abbastanza sconvolto. Questo perché assistere la prima volta a "The end of Evangelion" è come vivere un incubo a occhi aperti: l'impatto è devastante. La seconda, la terza o la quarta visione non saranno mai come la prima, in quanto il nostro cervello cercherà in qualche modo di razionalizzare, di trovare delle argomentazioni logiche per decifrare il delirio onirico che caratterizza l'apocalisse visiva di quest'opera. La potenza delle immagini, il nichilismo, la trasformazione del corpo fisico dell'intera umanità, la dissoluzione delle coscienze nel mare dell'inconscio e l'emergere trionfante dell'ego del protagonista dal caos... Jung, Freud, Neumann, Schopenauer e Nietzsche avrebbero molto da dire su questo film, se fossero ancora vivi.
La storia che c'è dietro la produzione di "The end of Evangelion" ormai la sappiamo tutti: dopo aver concluso a budget zero la serie televisiva, Anno ricevette delle minacce di morte dagli otaku che ritenevano il finale un vero e proprio affronto, in quanto lasciava la trama "troncata". Quindi, questo film, che ricorda molto "Ideon: Be Invoked" di Tomino, è composto dalle ultime due puntate definitive della serie televisiva di "Evangelion". Nonostante "The end of Evangelion" e il finale low-budget della serie televisiva siano abbastanza simili a livello concettuale, il film è un gradino sopra per animazioni, scelta delle tonalità, sviluppo e conclusione della trama.
Verrà quindi svelato lo scopo della Seele, la natura dell'ultimo angelo, avverrà il Third Impact, la finzione si sovrapporrà alla realtà: la famosa scena del cinema è un esempio di questo. Memorabile anche il momento in cui Anno farà scorrere velocemente sullo schermo le lettere contenenti le minacce dei suoi fan.
Verranno indagate le motivazioni che spingono l'umanità ad andare avanti, il problema delle emozioni negative e del passaggio all'età adulta. A livello registico troveremo scene violentissime con sottofondo musicale barocco, come ad esempio il combattimento di Asuka con le unità EVA. Questa scelta registica ci ricorderà molto l'estetizzazione della violenza operata da Stanley Kubrick in "Arancia Meccanica".
I riferimenti esoterici sulla Cabala Ebraica giocheranno finalmente un ruolo essenziale nello sviluppo delle vicende: infatti, il cammino delle sephirot è il cammino seguito da Shinji per trasformarsi da uomo in dio e, allo stesso tempo, è la presa di coscienza dei problemi e delle responsabilità della vita che lo trasformeranno da bambino in adulto.
E' stato detto di tutto su questo film: la rete abbonda di interpretazioni, forum in cui hater e fan si scannano, screenshot, temi del desktop. La cosa certa è che "The end of Evangelion" è un capolavoro di regia. Infatti alcune scene mi fanno salire i brividi ancora adesso per la ricerca dell'angolatura, la suddivisione dello schermo, la scelta dei colori degli sfondi, il contrasto tra il feroce nichilismo della fine del mondo e la canzonetta j-pop di sottofondo... Potrei andare avanti all'infinito a parlare di "The end of Evangelion", ma come dice "Time" dei Pink Floyd, "The time is gone, the song is over, thought I'd something more to say".
La storia che c'è dietro la produzione di "The end of Evangelion" ormai la sappiamo tutti: dopo aver concluso a budget zero la serie televisiva, Anno ricevette delle minacce di morte dagli otaku che ritenevano il finale un vero e proprio affronto, in quanto lasciava la trama "troncata". Quindi, questo film, che ricorda molto "Ideon: Be Invoked" di Tomino, è composto dalle ultime due puntate definitive della serie televisiva di "Evangelion". Nonostante "The end of Evangelion" e il finale low-budget della serie televisiva siano abbastanza simili a livello concettuale, il film è un gradino sopra per animazioni, scelta delle tonalità, sviluppo e conclusione della trama.
Verrà quindi svelato lo scopo della Seele, la natura dell'ultimo angelo, avverrà il Third Impact, la finzione si sovrapporrà alla realtà: la famosa scena del cinema è un esempio di questo. Memorabile anche il momento in cui Anno farà scorrere velocemente sullo schermo le lettere contenenti le minacce dei suoi fan.
Verranno indagate le motivazioni che spingono l'umanità ad andare avanti, il problema delle emozioni negative e del passaggio all'età adulta. A livello registico troveremo scene violentissime con sottofondo musicale barocco, come ad esempio il combattimento di Asuka con le unità EVA. Questa scelta registica ci ricorderà molto l'estetizzazione della violenza operata da Stanley Kubrick in "Arancia Meccanica".
I riferimenti esoterici sulla Cabala Ebraica giocheranno finalmente un ruolo essenziale nello sviluppo delle vicende: infatti, il cammino delle sephirot è il cammino seguito da Shinji per trasformarsi da uomo in dio e, allo stesso tempo, è la presa di coscienza dei problemi e delle responsabilità della vita che lo trasformeranno da bambino in adulto.
E' stato detto di tutto su questo film: la rete abbonda di interpretazioni, forum in cui hater e fan si scannano, screenshot, temi del desktop. La cosa certa è che "The end of Evangelion" è un capolavoro di regia. Infatti alcune scene mi fanno salire i brividi ancora adesso per la ricerca dell'angolatura, la suddivisione dello schermo, la scelta dei colori degli sfondi, il contrasto tra il feroce nichilismo della fine del mondo e la canzonetta j-pop di sottofondo... Potrei andare avanti all'infinito a parlare di "The end of Evangelion", ma come dice "Time" dei Pink Floyd, "The time is gone, the song is over, thought I'd something more to say".
"The End of Evangelion" è uno di quei film che puoi amare alla follia o disprezzare a morte. Io, a dire il vero, sto un po' nel mezzo: mi piace, ma non sono mai riuscita a capirlo del tutto. Il film si propone come un sostituto del finale della serie animata, che non era stato del tutto apprezzato dai fan perché concludeva la storia solo per quel che concerneva i risvolti psicologici. Gli ultimi episodi erano una sorta di seduta psicoanalitica di tutti i protagonisti, e si svolgeva attraverso i dialoghi, senza però riferirsi ai misteri insoluti riguardanti gli angeli, la Seele, ecc.
<b>Attenzione: spoiler</b>
Il film (almeno inizialmente!) si concentra più sugli eventi fisici: si parte dal fatto che la NERV non ha più senso di esistere, avendo fatto annientare tutti gli angeli; la Seele è però ancora fermamente decisa a dare vita al third impact, così fa allertare il governo giapponese, che invia alla base le sue forze militari con lo scopo di annientare tutti coloro che si trovano all'interno. Shinji si unisce a Lilith, divenendo in pratica Dio. E la scelta di cosa fare adesso spetta a lui: annienterà l'umanità provocando il third impact o farà invece tornare tutto come prima?
<b>Fine spoiler</b>
E' un film che non si propone di essere capito. O meglio, magari un senso del tutto c'è, ma deve essere scovato. Questo è il suo più gran difetto: è di una cripticità incredibile, e spetta allo spettatore scegliere se cercare il significato dietro ogni scena o lasciare semplicemente scorrere gli eventi cercando di dare una propria interpretazione, senza prendere tutto sul serio. Io ormai ho optato per la seconda scelta.
<b>Attenzione: spoiler</b>
Il film (almeno inizialmente!) si concentra più sugli eventi fisici: si parte dal fatto che la NERV non ha più senso di esistere, avendo fatto annientare tutti gli angeli; la Seele è però ancora fermamente decisa a dare vita al third impact, così fa allertare il governo giapponese, che invia alla base le sue forze militari con lo scopo di annientare tutti coloro che si trovano all'interno. Shinji si unisce a Lilith, divenendo in pratica Dio. E la scelta di cosa fare adesso spetta a lui: annienterà l'umanità provocando il third impact o farà invece tornare tutto come prima?
<b>Fine spoiler</b>
E' un film che non si propone di essere capito. O meglio, magari un senso del tutto c'è, ma deve essere scovato. Questo è il suo più gran difetto: è di una cripticità incredibile, e spetta allo spettatore scegliere se cercare il significato dietro ogni scena o lasciare semplicemente scorrere gli eventi cercando di dare una propria interpretazione, senza prendere tutto sul serio. Io ormai ho optato per la seconda scelta.
Avete mai provato ad aprirvi il cranio, frullarne il contenuto e rimetterlo dov'era? Ah, non c è bisogno che lo facciate, comunque, perché la visione di questo film produrrà gli stessi, medesimi effetti. Dire che rimarrete scioccati, inorriditi, ma soprattutto confusi, dopo aver visto questo lungometraggio non basta, direi che possiamo paragonarlo alle Elder Scrolls, mitica pergamena che in cambio di una conoscenza illimitata, provoca la cecità e la demenza mentale di chi la consulta. Ecco, "The End of Evangelion" è una cosa simile. Partorito dalla tanto geniale quanto malata mente di Hideaki Anno, questo film dovrebbe essere la reale conclusione dell'ormai leggendario anime "Neon Genesis Evangelion". Dovrebbe.
Su Evangelion in generale ho già detto di tutto e di più, perciò vediamo di soffermarci su questo film: originariamente questo lungometraggio sarebbe dovuto essere trasmesso diviso in due parti, al posto delle celeberrime puntate 25 e 26 dell'anime originale. Se si fa caso, infatti, alla fine della ventiquattresima puntata, dopo l'ending, ci viene annunciata la seguente puntata, cioè Air, la prima parte di questo lungometraggio. Tuttavia, per mancanza di fondi (!?), la Gainax non riesce a realizzare la puntata, ed è costretta a mandarne un'altra, non annunciata, spiazzando di fatto lo spettatore. Con le ultime puntate della serie, il tutto si chiude in maniera a dir poco bizzarra, anche se molto profonda a mio parere. Ciò comunque ha suscitato in molti fan non poca indignazione, che li ha spinti a gran voce a chiedere un vero finale della serie. E qualche anno dopo, Hideaki Anno li accontenta, facendo uscire nelle sale cinematografiche "The End Of Evangelion", composto dalle "reali" ultime due puntate, "Air" e "Per te, tutto il mio essere". Ma ne è valsa realmente la pena? No. Vediamo perché.
In questo lungometraggio, le personalità dei vari personaggi, probabilmente il miglior aspetto della serie, qui vengono esaltate fino a trasformarli in veri e propri deviati mentali, basti pensare a Shinji, che normalmente è pusillanime e perennemente depresso, ma qui è veramente fuori di senno, non fa altro che rintanarsi in qualche angolo della sede, oppure urlare a squarciagola per ogni cosa che gli succede. Questo non è lo Shinji riflessivo, un po' cupo, ma che comunque sapeva rialzarsi superando qualsiasi ostacolo, che possiamo vedere nella serie originale, questo è un povero delirante che o grida sgomento, o si nasconde aspettando chissà cosa, per non parlare di quel che fa con Asuka, anche lei completamente diversa in questo film. Gli altri personaggi invece, be', subiscono tutti una sorte curiosa, o meglio, folle.
Descrivere tutto il resto invece mi è alquanto difficile, visto che il suddetto lungometraggio è, come ho già detto, fuori da ogni logica umanamente comprensibile, mi riesce complicato anche soltanto cercare di dare un ordine e un senso agli avvenimenti che accadono, tanto pazzeschi e assurdi. In poche parole, e senza spoilerare alcunché, semplicemente accade il tanto temuto Third Impact, ma il come e il perché, sono ignoti alla maggioranza ancora oggi. Ma è tutto ciò che accade dopo, a non avere un senso, o meglio, a essere così psichedelico da rendere quasi impossibile la visione, se non per vedere fin dove può spingersi la mente del suo realizzatore, che in quel momento avrà sicuramente avuto un overdose da LSD. Molti hanno apprezzato tutto ciò, ma sinceramente, quando guardo un film vorrei riuscire a capire quel che sta succedendo, non lasciarmi trascinare da emozioni miste tra disgusto, stupore, confusione, e perplessità. Senza contare che dopo averlo visto vi ritroverete con più domande irrisolte di quante ne avevate finita la serie principale, e questo sarebbe il vero finale? Ma per favore. L'unica cosa che ovviamente si salva sono le animazioni, veramente sublimi, e più che all'avanguardia per il 1997; se gli ho dato 4 e non 1 è solo per il fattore visivo.
Riassumendo? Diciamo che se avete visto la serie principale questo lungometraggio sarà un autentico delirio, tale da lasciarvi basiti e senza parole per qualche tempo dopo la sua visione, e riuscirete a capirci qualcosa solo dopo averlo visto tre o quattro volte minimo. Per tutti gli altri, vade retro, se volete perdere buona parte delle vostre facoltà intellettive ci sono modi migliori di questo.
Su Evangelion in generale ho già detto di tutto e di più, perciò vediamo di soffermarci su questo film: originariamente questo lungometraggio sarebbe dovuto essere trasmesso diviso in due parti, al posto delle celeberrime puntate 25 e 26 dell'anime originale. Se si fa caso, infatti, alla fine della ventiquattresima puntata, dopo l'ending, ci viene annunciata la seguente puntata, cioè Air, la prima parte di questo lungometraggio. Tuttavia, per mancanza di fondi (!?), la Gainax non riesce a realizzare la puntata, ed è costretta a mandarne un'altra, non annunciata, spiazzando di fatto lo spettatore. Con le ultime puntate della serie, il tutto si chiude in maniera a dir poco bizzarra, anche se molto profonda a mio parere. Ciò comunque ha suscitato in molti fan non poca indignazione, che li ha spinti a gran voce a chiedere un vero finale della serie. E qualche anno dopo, Hideaki Anno li accontenta, facendo uscire nelle sale cinematografiche "The End Of Evangelion", composto dalle "reali" ultime due puntate, "Air" e "Per te, tutto il mio essere". Ma ne è valsa realmente la pena? No. Vediamo perché.
In questo lungometraggio, le personalità dei vari personaggi, probabilmente il miglior aspetto della serie, qui vengono esaltate fino a trasformarli in veri e propri deviati mentali, basti pensare a Shinji, che normalmente è pusillanime e perennemente depresso, ma qui è veramente fuori di senno, non fa altro che rintanarsi in qualche angolo della sede, oppure urlare a squarciagola per ogni cosa che gli succede. Questo non è lo Shinji riflessivo, un po' cupo, ma che comunque sapeva rialzarsi superando qualsiasi ostacolo, che possiamo vedere nella serie originale, questo è un povero delirante che o grida sgomento, o si nasconde aspettando chissà cosa, per non parlare di quel che fa con Asuka, anche lei completamente diversa in questo film. Gli altri personaggi invece, be', subiscono tutti una sorte curiosa, o meglio, folle.
Descrivere tutto il resto invece mi è alquanto difficile, visto che il suddetto lungometraggio è, come ho già detto, fuori da ogni logica umanamente comprensibile, mi riesce complicato anche soltanto cercare di dare un ordine e un senso agli avvenimenti che accadono, tanto pazzeschi e assurdi. In poche parole, e senza spoilerare alcunché, semplicemente accade il tanto temuto Third Impact, ma il come e il perché, sono ignoti alla maggioranza ancora oggi. Ma è tutto ciò che accade dopo, a non avere un senso, o meglio, a essere così psichedelico da rendere quasi impossibile la visione, se non per vedere fin dove può spingersi la mente del suo realizzatore, che in quel momento avrà sicuramente avuto un overdose da LSD. Molti hanno apprezzato tutto ciò, ma sinceramente, quando guardo un film vorrei riuscire a capire quel che sta succedendo, non lasciarmi trascinare da emozioni miste tra disgusto, stupore, confusione, e perplessità. Senza contare che dopo averlo visto vi ritroverete con più domande irrisolte di quante ne avevate finita la serie principale, e questo sarebbe il vero finale? Ma per favore. L'unica cosa che ovviamente si salva sono le animazioni, veramente sublimi, e più che all'avanguardia per il 1997; se gli ho dato 4 e non 1 è solo per il fattore visivo.
Riassumendo? Diciamo che se avete visto la serie principale questo lungometraggio sarà un autentico delirio, tale da lasciarvi basiti e senza parole per qualche tempo dopo la sua visione, e riuscirete a capirci qualcosa solo dopo averlo visto tre o quattro volte minimo. Per tutti gli altri, vade retro, se volete perdere buona parte delle vostre facoltà intellettive ci sono modi migliori di questo.
"The End of Evangelion" è il film che chiude la parte narrativa della serie Evangelion, rimasta in sospeso negli ultimi due episodi, che, com'è noto, risolvevano solo la parte psicologica, comunque la più importante, ma non ci mostrava cosa realmente accadeva.
Questo film ha quindi il grande merito di completare la vicenda sul piano fattuale, permettendo tra l'altro, secondo il mio parere e la mia esperienza, di accostarsi con maggiore calma e attenzione alle puntate finali della serie regolare. Tuttavia "The End of Evangelion" ha un altro grande merito, ossia quello di non fermarsi qua, al piano degli eventi, ma di concentrarsi nuovamente, nella seconda parte del film, sul livello psicologico (quello che realmente caratterizza Evangelion). E, devo dire, lo fa veramente in modo eccezionale: la seconda parte - o il secondo episodio che compone il film, che dir si voglia - è infatti qualcosa di veramente sublime, onirico, un flusso di immagini, discorsi e musiche che colpiscono fortemente le emozioni dello spettatore.
Riguardo al discorso sul rapporto tra questo film e gli ultimi due episodi della serie, secondo me come significato più o meno essi coincidono; entrambi in una prima parte ci mostrano i problemi e le ansie di Shinji, mentre in una seconda c'è il loro almeno parziale superamento e l'affermazione dell'individualità e del sé del protagonista. Certo, ci sono poi delle differenze, in quanto il film a mio parere è più onirico, filosofico e anche criptico (ma quest'ultimo punto può dipendere dal fatto che io abbia rivisto il finale della serie più volte rispetto al film), mentre gli episodi 25 e 26 della serie sono più psicologici e forse anche più concisi ed "efficaci". Ma il messaggio di fondo è sempre lo stesso, anche se nel film è incupito dall'ultima scena.
Non posso poi non fare menzione della colonna sonora, veramente strepitosa; in particolare la canzone "Komm, susser Todd", soprattutto per l'effetto di contrasto che crea con quanto avviene nel film. Sono presenti poi, come anche nella serie, brani di musica classica, anch'essi molto belli.
In conclusione credo che chiunque abbia apprezzato Evangelion dovrebbe vedere questo film che, oltre a concludere la vicenda, offre nuovi spunti di riflessione e interpretazione su questa magnifica serie.
Questo film ha quindi il grande merito di completare la vicenda sul piano fattuale, permettendo tra l'altro, secondo il mio parere e la mia esperienza, di accostarsi con maggiore calma e attenzione alle puntate finali della serie regolare. Tuttavia "The End of Evangelion" ha un altro grande merito, ossia quello di non fermarsi qua, al piano degli eventi, ma di concentrarsi nuovamente, nella seconda parte del film, sul livello psicologico (quello che realmente caratterizza Evangelion). E, devo dire, lo fa veramente in modo eccezionale: la seconda parte - o il secondo episodio che compone il film, che dir si voglia - è infatti qualcosa di veramente sublime, onirico, un flusso di immagini, discorsi e musiche che colpiscono fortemente le emozioni dello spettatore.
Riguardo al discorso sul rapporto tra questo film e gli ultimi due episodi della serie, secondo me come significato più o meno essi coincidono; entrambi in una prima parte ci mostrano i problemi e le ansie di Shinji, mentre in una seconda c'è il loro almeno parziale superamento e l'affermazione dell'individualità e del sé del protagonista. Certo, ci sono poi delle differenze, in quanto il film a mio parere è più onirico, filosofico e anche criptico (ma quest'ultimo punto può dipendere dal fatto che io abbia rivisto il finale della serie più volte rispetto al film), mentre gli episodi 25 e 26 della serie sono più psicologici e forse anche più concisi ed "efficaci". Ma il messaggio di fondo è sempre lo stesso, anche se nel film è incupito dall'ultima scena.
Non posso poi non fare menzione della colonna sonora, veramente strepitosa; in particolare la canzone "Komm, susser Todd", soprattutto per l'effetto di contrasto che crea con quanto avviene nel film. Sono presenti poi, come anche nella serie, brani di musica classica, anch'essi molto belli.
In conclusione credo che chiunque abbia apprezzato Evangelion dovrebbe vedere questo film che, oltre a concludere la vicenda, offre nuovi spunti di riflessione e interpretazione su questa magnifica serie.
Il finale di "Neon Genesis Evangelion" aveva lasciato molti insoddisfatti. Permettetemi di fare il saccente: secondo me la delusione deriva dal fatto che quella conclusione non è stata capita, che troppi utenti preferiscono dei finali preconfezionati, semplici, dove il bene trionfa o viceversa il male trionfa, grande colpo di scena! E così si giunse a questo film, "The End of Evangelion", con un nuovo finale. Tuttavia, Anno ha fregato tutti, perché quest'opera ha sicuramente una grande componente d'azione, c'è guerra tra Eva, c'è sangue, c'è violenza e drammaticità. E si scopre cosa succede dopo l'episodio 24, ossia che ne è della Nerv, della Seele e dei loro progetti. Ma, e qua sta la genialità del regista, tutto questo si risolve in una nuova, cervellotica, gigantesca seduta di psicanalisi. Anzi, non pare peregrina l'idea che vede gli ultimi due episodi della serie come "midquel" di questo EoE.
Quindi, con la genialità che lo contraddistingue, il regista riesce sì ad accontentare molti fan, con uno sviluppo maggiore della trama principale, ma senza rinunciare ai suoi princìpi e senza snaturare un'opera di profondissima introspezione psicologica.
Aggiungeteci ottime musiche - rese al meglio anche grazie all'edizione DTS della Dynit - , un'animazione e un character design per l'epoca avanzatissimi, un doppiaggio sublime, e in men che non si dica avrete ottenuto la ricetta di un capolavoro. Perché di questo si tratta, anche se molti fan arrabbiati fanno di tutto per non riconoscerlo.
Perciò, se avete apprezzato "Neon Genesis Evangelion", guardate questo nuovo capitolo della saga, cercate di interpretarlo, fatevi duemila domande e poi vai con Wikipedia e forum vari. Come nella migliore tradizione di Evangelion...
Quindi, con la genialità che lo contraddistingue, il regista riesce sì ad accontentare molti fan, con uno sviluppo maggiore della trama principale, ma senza rinunciare ai suoi princìpi e senza snaturare un'opera di profondissima introspezione psicologica.
Aggiungeteci ottime musiche - rese al meglio anche grazie all'edizione DTS della Dynit - , un'animazione e un character design per l'epoca avanzatissimi, un doppiaggio sublime, e in men che non si dica avrete ottenuto la ricetta di un capolavoro. Perché di questo si tratta, anche se molti fan arrabbiati fanno di tutto per non riconoscerlo.
Perciò, se avete apprezzato "Neon Genesis Evangelion", guardate questo nuovo capitolo della saga, cercate di interpretarlo, fatevi duemila domande e poi vai con Wikipedia e forum vari. Come nella migliore tradizione di Evangelion...
Con la sconfitta del diciassettesimo Angelo la profezia contenuta nei Rotoli del mar morto giunge a compimento: è l'ora che si attui il misterioso Progetto per il perfezionamento dell'uomo. Per far questo la Seele invia una task force, armata fino ai denti, dentro la base della NERV per rinvenire la gigantesca Lilith: seguirà una carneficina dei dipendenti della NERV, ma Shinji e Asuka saliranno a bordo degli Eva per difendere la base. Si originerà il Third Impact...
Con i due lungometraggi animati di Evangelion il suo creatore Hideaki Anno porta a compimento l'opera culto della sua carriera, dando finalmente conclusione sensata alla più famosa serie robotica di sempre. "Sensata" da non intendersi come di più lineare e facile comprensione rispetto agli spiazzanti episodi finali televisivi, quelli che hanno portato più di qualcuno a maledire vita natural durante GAINAX (in senso pratico, cinquanta minuti di dialoghi interiori di Shinji che hanno lasciato la storia "terrena" totalmente in sospeso), ma come coerente nel contesto, che non dà più la sensazione di artifizio snob inserito per onanismo intellettuale. In termini pratici, se nella versione tv la fine prematura del budget costringeva Anno ad anticipare il finale rivelando, con due puntate finali di pura psicanalisi, il messaggio ultimo che voleva dare (un "coraggio! fatevi forza per uscire dalla vostra situazione!" urlato a Shinji e agli otaku giapponesi come lui) lasciando per aria la trama, ora può finalmente chiudere anche quella. L'anno dopo, sobillata da migliaia di fan incazzosi, GAINAX torna al cinema con Death & Rebirth e The End of Evangelion, due lungometraggi che chiuderanno definitivamente la storia evidenziando la grande ammirazione di Anno per una misconosciuta, bellissima serie dei primi anni Ottanta diretta da Yoshiyuki Tomino, Space Runaway Ideon.
Due film di cui mi occuperò solo del secondo: Death & Rebirth è visione inutile, per metà riassunto della serie televisiva e per l'altra semplice inizio del prosieguo che verrà ripreso e ampliato in The End. Una formula, questa, che già in questo omaggia Ideon replicando i ruoli di A Contact e Be Invoked. Anno si rifà sopratutto a Be Invoked, del quale riprende le atmosfere depressive, scene tali e quali (l'infiltrazione del commando Seele nella base NERV, con conseguente carneficina, ricorda tantissimo la strage operata dal Buff Clan penetrata nella nave Solo), chiama con nomi diversi le stesse cose (l'Albero della Vita è l'Ide, il Third Impact l'Armageddon finale), e dà infine una morale personale a una conclusione, nei semplici fatti, molto simile (con tanto di reset, spiriti e rinascita: chi deve intendere...).
L'originalità non va cercata certo nell'opera di semi-remake di Ideon, bensì nel come Anno sia riuscito a ripropore questo classico trasformandolo in una metafora. Se la trama può sembrare semplice letta così e paragonata al classico di Tomino, viverla è un altro conto, perché The End of Evangelion è un'esperienza sensoriale di un certo interesse.
Viaggi mentali cervellotici convivono con divinità, trasformazioni, fusioni extracorporee e ogni genere di trovate visive ed effetti speciali, sovrapponendo a un certo punto del film i due piani narrativo e metaforico. La chiave di lettura, il messaggio che Anno vuole dare agli otaku, è simboleggiata a un certo punto del film da un dialogo interiore del protagonista: "Il potere dell'immaginazione è l'abilità di crearsi il proprio futuro, di costruirsi la propria crescita. Se le persone non agiranno secondo la propria volontà niente cambierà". Si crea un gioco "meta anime", nel quale i ragionamenti di Shinji e la soluzione a cui è arrivato si integrano nella trama vera e propria, sfociando in un'avveniristica fusione di dimensione materiale e immateriale al punto che Anno inizia a giocare con noi, mostrandoci, dal lato della finzione, l'estinzione della Terra e, dall'altro, spettatori veri dentro un cinema che fanno lavorare l'immaginazione. Idee grandiose, che replicano il ragionamento di Shinji nei due infausti episodi conclusivi (qui rimpiazzati da due puntate 25 e 26 alternative, Air e Love is Destructive) donandogli però un soddisfacente senso nel contesto.
Giusto, in tal senso, lodare ancora una volta la regia di Anno estremamente avvincente: l'ora e mezza di durata del film neanche si sente grazie al ritmo indiavolato dato da riprese dinamiche nei combattimenti tra mecha, inquadrature ricercate e un'ottima fotografia. Sopratutto, si respira un'aria di genuina apocalisse nelle atmosfere trucide, nel sangue che sprizza come fontane, nella morte crudele di un gran numero di personalità e nell'aria nichilista, senza quasi alcuna speranza, che aleggia facendo rivivere i fasti epici e drammatici del secondo film di Ideon. Basta anche solo l'immagine iniziale di un disperato Shinji, sull'orlo di una crisi di panico e che si masturba vedendo il corpo esanime di Asuka, a rendere l'aria di squilibrio e disperazione che aleggia già dalle primissime scene. Anno ha creato un monumento alle potenzialità della regia, esplorandole mirabilmente per offrire un'opera che da questo punto di vista è perfetta. Un filo meno le animazioni di una Production I.G subentrata a Tatsunoko, buone ma di poco superiori a quelle televisive.
Decisamente meno esaltanti infine, sono le considerazioni da fare sul fenomeno Evangelion: ne valeva la pena? È autoriale al massimo e ha dato il via a un nuovo modo di intendere le storie in animazione, ma di per sè vale il prezzo del biglietto, tornando alle considerazioni della serie tv, dedicare tutte queste ore di tempo a vedere quella che è una semplice, gigantesca metafora rivolta a un pubblico che non ci appartiene? Ed è davvero così geniale e invidiabile narrare il lungo processo di "guarigione" di un otaku scomodando psicanalisi, turbe sessuali, viaggi nell'inconscio e ogni genere di seghe mentali invece di parlarne con semplicità? Ai posteri l'ardua sentenza.Riguardo all'edizione italiana, The End of Evangelion è già uscito in due edizioni. La prima, della defunta Planet Video, soffre di vistosi problemi alla resa dell'audio. La migliore, come nel caso della serie tv, è quella recente edita da Dynit col titolo The Feature Film. Una sorta di Director's Cut, voluta da Anno, che rimonta Death & Rebirth con l'intero End of Evangelion saltando la seconda parte, inutile, del primo.
Con i due lungometraggi animati di Evangelion il suo creatore Hideaki Anno porta a compimento l'opera culto della sua carriera, dando finalmente conclusione sensata alla più famosa serie robotica di sempre. "Sensata" da non intendersi come di più lineare e facile comprensione rispetto agli spiazzanti episodi finali televisivi, quelli che hanno portato più di qualcuno a maledire vita natural durante GAINAX (in senso pratico, cinquanta minuti di dialoghi interiori di Shinji che hanno lasciato la storia "terrena" totalmente in sospeso), ma come coerente nel contesto, che non dà più la sensazione di artifizio snob inserito per onanismo intellettuale. In termini pratici, se nella versione tv la fine prematura del budget costringeva Anno ad anticipare il finale rivelando, con due puntate finali di pura psicanalisi, il messaggio ultimo che voleva dare (un "coraggio! fatevi forza per uscire dalla vostra situazione!" urlato a Shinji e agli otaku giapponesi come lui) lasciando per aria la trama, ora può finalmente chiudere anche quella. L'anno dopo, sobillata da migliaia di fan incazzosi, GAINAX torna al cinema con Death & Rebirth e The End of Evangelion, due lungometraggi che chiuderanno definitivamente la storia evidenziando la grande ammirazione di Anno per una misconosciuta, bellissima serie dei primi anni Ottanta diretta da Yoshiyuki Tomino, Space Runaway Ideon.
Due film di cui mi occuperò solo del secondo: Death & Rebirth è visione inutile, per metà riassunto della serie televisiva e per l'altra semplice inizio del prosieguo che verrà ripreso e ampliato in The End. Una formula, questa, che già in questo omaggia Ideon replicando i ruoli di A Contact e Be Invoked. Anno si rifà sopratutto a Be Invoked, del quale riprende le atmosfere depressive, scene tali e quali (l'infiltrazione del commando Seele nella base NERV, con conseguente carneficina, ricorda tantissimo la strage operata dal Buff Clan penetrata nella nave Solo), chiama con nomi diversi le stesse cose (l'Albero della Vita è l'Ide, il Third Impact l'Armageddon finale), e dà infine una morale personale a una conclusione, nei semplici fatti, molto simile (con tanto di reset, spiriti e rinascita: chi deve intendere...).
L'originalità non va cercata certo nell'opera di semi-remake di Ideon, bensì nel come Anno sia riuscito a ripropore questo classico trasformandolo in una metafora. Se la trama può sembrare semplice letta così e paragonata al classico di Tomino, viverla è un altro conto, perché The End of Evangelion è un'esperienza sensoriale di un certo interesse.
Viaggi mentali cervellotici convivono con divinità, trasformazioni, fusioni extracorporee e ogni genere di trovate visive ed effetti speciali, sovrapponendo a un certo punto del film i due piani narrativo e metaforico. La chiave di lettura, il messaggio che Anno vuole dare agli otaku, è simboleggiata a un certo punto del film da un dialogo interiore del protagonista: "Il potere dell'immaginazione è l'abilità di crearsi il proprio futuro, di costruirsi la propria crescita. Se le persone non agiranno secondo la propria volontà niente cambierà". Si crea un gioco "meta anime", nel quale i ragionamenti di Shinji e la soluzione a cui è arrivato si integrano nella trama vera e propria, sfociando in un'avveniristica fusione di dimensione materiale e immateriale al punto che Anno inizia a giocare con noi, mostrandoci, dal lato della finzione, l'estinzione della Terra e, dall'altro, spettatori veri dentro un cinema che fanno lavorare l'immaginazione. Idee grandiose, che replicano il ragionamento di Shinji nei due infausti episodi conclusivi (qui rimpiazzati da due puntate 25 e 26 alternative, Air e Love is Destructive) donandogli però un soddisfacente senso nel contesto.
Giusto, in tal senso, lodare ancora una volta la regia di Anno estremamente avvincente: l'ora e mezza di durata del film neanche si sente grazie al ritmo indiavolato dato da riprese dinamiche nei combattimenti tra mecha, inquadrature ricercate e un'ottima fotografia. Sopratutto, si respira un'aria di genuina apocalisse nelle atmosfere trucide, nel sangue che sprizza come fontane, nella morte crudele di un gran numero di personalità e nell'aria nichilista, senza quasi alcuna speranza, che aleggia facendo rivivere i fasti epici e drammatici del secondo film di Ideon. Basta anche solo l'immagine iniziale di un disperato Shinji, sull'orlo di una crisi di panico e che si masturba vedendo il corpo esanime di Asuka, a rendere l'aria di squilibrio e disperazione che aleggia già dalle primissime scene. Anno ha creato un monumento alle potenzialità della regia, esplorandole mirabilmente per offrire un'opera che da questo punto di vista è perfetta. Un filo meno le animazioni di una Production I.G subentrata a Tatsunoko, buone ma di poco superiori a quelle televisive.
Decisamente meno esaltanti infine, sono le considerazioni da fare sul fenomeno Evangelion: ne valeva la pena? È autoriale al massimo e ha dato il via a un nuovo modo di intendere le storie in animazione, ma di per sè vale il prezzo del biglietto, tornando alle considerazioni della serie tv, dedicare tutte queste ore di tempo a vedere quella che è una semplice, gigantesca metafora rivolta a un pubblico che non ci appartiene? Ed è davvero così geniale e invidiabile narrare il lungo processo di "guarigione" di un otaku scomodando psicanalisi, turbe sessuali, viaggi nell'inconscio e ogni genere di seghe mentali invece di parlarne con semplicità? Ai posteri l'ardua sentenza.Riguardo all'edizione italiana, The End of Evangelion è già uscito in due edizioni. La prima, della defunta Planet Video, soffre di vistosi problemi alla resa dell'audio. La migliore, come nel caso della serie tv, è quella recente edita da Dynit col titolo The Feature Film. Una sorta di Director's Cut, voluta da Anno, che rimonta Death & Rebirth con l'intero End of Evangelion saltando la seconda parte, inutile, del primo.
La conclusione di Neon Genesis Evangelion, dovuta a problemi di budget (una costante in molte produzioni GAINAX), aveva accontentato molti spettatori e deluso altrettanti, visto che si focalizzava unicamente sull'introspezione del protagonista, Shinji Ikari, lasciando aperti numerosi, forse troppi, interrogativi. Un destino simile a quello di un'altra serie mecha, Space Runaway Ideon, spesso indicata come principale fonte d'ispirazione per Evangelion: anche qui i problemi di budget costrinsero Tomino a troncare la serie a 39 dei 43 episodi previsti, salvo poi confezionare un film-riassunto della serie e un finale cinematografico, Ideon - Be Invoked.
Un nuovo finale per l'anime più sconvolgente degli anni '90 era dunque d'obbligo, viste le lamentele di molti fan, sfociate addirittura in lettere di minaccia allo stesso Anno; nello stesso tempo, la GAINAX è sempre stata brava a sfruttare le sue "galline dalle uova d'oro", ed Evangelion in particolare. L'atteggiamento stesso di Anno nei confronti del film è ambivalente: a volte si ha l'impressione che sia stato costretto a farlo e che lo odi, che anzi il film stesso sia una "vendetta verso gli otaku", in altri casi sembra che The End of Evangelion fosse il finale che aveva sempre avuto in mente per la serie e che non aveva potuto realizzare a causa dei problemi di budget. In ogni caso, quello che ne è venuto fuori è sicuramente un capolavoro.
Il film ha una struttura molto particolare: è diviso in due episodi, dotati ognuno di titoli di coda (piccola curiosità: questo generò molta confusione tra gli spettatori, che lasciarono la sala dopo la prima metà del film pensando che fosse terminato) e, come per gli episodi della serie tv, di un titolo giapponese e uno inglese internazionale. Se però nel primo episodio, Air / Love is Destructive, predomina un ritmo d'azione frenetico, con una spettacolare battaglia e numerose morti, nel secondo episodio, Per te, tutto il mio essere / ONE MORE FINAL: I need you, si ritorna nella dimensione introspettiva, ancora una volta all'interno della mente di Shinji Ikari, mentre il Progetto per il Perfezionamento dell'Umanità giunge al suo compimento. Si ha l'impressione tuttavia che The End of Evangelion non sia un finale alternativo a quello degli episodi 25 e 26, quanto piuttosto lo stesso epilogo visto da una prospettiva diversa; tuttavia, se la serie tv si concludeva con una nota di positività, rappresentata dalla bellissima scena alla fine dell'episodio 26 e da quel coro di Congratulazioni! rivolto a Shinji, qui il film si chiude in un'atmosfera di solitudine e desolazione, certo con un piccolo spiraglio di speranza. Un finale criptico in ogni caso, che ha dato adito a molte congetture e ha portato molti a parlare di "vendetta" di Anno verso gli otaku che l'avevano "obbligato" a dirigere questo finale. In ogni caso, credo che sia il miglior finale mai visto in un film (e non intendo solo quelli d'animazione!).
La colonna sonora è ancora una volta firmata da Shiro Sagisu, e si segnalano soprattutto le canzoni THANATOS - If I Can't Be Yours (che però riprende la melodia di Thanatos, uno dei migliori pezzi della soundtrack della serie tv) e Komm, susser tod (il testo giapponese fu scritto da Hideaki Anno, poi tradotto in inglese e cantato dalla cantante Arianne), la prima usata per i titoli di coda, la seconda come sottofondo della realizzazione del Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo. Abbondano anche brani di musica classica, come l'Aria sulla quarta corda e il decimo movimento della cantata Herz und Mund und Tat und Leben, entrambe opere di Bach.
Si segnalano poi alcune sequenze filmate dal vivo, all'interno del secondo episodio; l'idea di Anno era di realizzare un maggior numero di riprese, in cui sarebbero apparsi anche personaggi come Asuka, Toji e Rei interpretati da attori in carne ed ossa, ma alla fine si optò per molti meno minuti.
In conclusione, The End of Evangelion è la degna conclusione della parabola Evangelion, a livello visivo è spettacolare, a livello di trama risolve alcuni punti oscuri della serie e nel contempo ne lascia altri sospesi o poco chiari, per la gioia degli spettatori a cui piace congetturare e fare ipotesi su ipotesi. Se siete tra gli appassionati di Neon Genesis Evangelion la visione di questo film è d'obbligo!
Un nuovo finale per l'anime più sconvolgente degli anni '90 era dunque d'obbligo, viste le lamentele di molti fan, sfociate addirittura in lettere di minaccia allo stesso Anno; nello stesso tempo, la GAINAX è sempre stata brava a sfruttare le sue "galline dalle uova d'oro", ed Evangelion in particolare. L'atteggiamento stesso di Anno nei confronti del film è ambivalente: a volte si ha l'impressione che sia stato costretto a farlo e che lo odi, che anzi il film stesso sia una "vendetta verso gli otaku", in altri casi sembra che The End of Evangelion fosse il finale che aveva sempre avuto in mente per la serie e che non aveva potuto realizzare a causa dei problemi di budget. In ogni caso, quello che ne è venuto fuori è sicuramente un capolavoro.
Il film ha una struttura molto particolare: è diviso in due episodi, dotati ognuno di titoli di coda (piccola curiosità: questo generò molta confusione tra gli spettatori, che lasciarono la sala dopo la prima metà del film pensando che fosse terminato) e, come per gli episodi della serie tv, di un titolo giapponese e uno inglese internazionale. Se però nel primo episodio, Air / Love is Destructive, predomina un ritmo d'azione frenetico, con una spettacolare battaglia e numerose morti, nel secondo episodio, Per te, tutto il mio essere / ONE MORE FINAL: I need you, si ritorna nella dimensione introspettiva, ancora una volta all'interno della mente di Shinji Ikari, mentre il Progetto per il Perfezionamento dell'Umanità giunge al suo compimento. Si ha l'impressione tuttavia che The End of Evangelion non sia un finale alternativo a quello degli episodi 25 e 26, quanto piuttosto lo stesso epilogo visto da una prospettiva diversa; tuttavia, se la serie tv si concludeva con una nota di positività, rappresentata dalla bellissima scena alla fine dell'episodio 26 e da quel coro di Congratulazioni! rivolto a Shinji, qui il film si chiude in un'atmosfera di solitudine e desolazione, certo con un piccolo spiraglio di speranza. Un finale criptico in ogni caso, che ha dato adito a molte congetture e ha portato molti a parlare di "vendetta" di Anno verso gli otaku che l'avevano "obbligato" a dirigere questo finale. In ogni caso, credo che sia il miglior finale mai visto in un film (e non intendo solo quelli d'animazione!).
La colonna sonora è ancora una volta firmata da Shiro Sagisu, e si segnalano soprattutto le canzoni THANATOS - If I Can't Be Yours (che però riprende la melodia di Thanatos, uno dei migliori pezzi della soundtrack della serie tv) e Komm, susser tod (il testo giapponese fu scritto da Hideaki Anno, poi tradotto in inglese e cantato dalla cantante Arianne), la prima usata per i titoli di coda, la seconda come sottofondo della realizzazione del Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo. Abbondano anche brani di musica classica, come l'Aria sulla quarta corda e il decimo movimento della cantata Herz und Mund und Tat und Leben, entrambe opere di Bach.
Si segnalano poi alcune sequenze filmate dal vivo, all'interno del secondo episodio; l'idea di Anno era di realizzare un maggior numero di riprese, in cui sarebbero apparsi anche personaggi come Asuka, Toji e Rei interpretati da attori in carne ed ossa, ma alla fine si optò per molti meno minuti.
In conclusione, The End of Evangelion è la degna conclusione della parabola Evangelion, a livello visivo è spettacolare, a livello di trama risolve alcuni punti oscuri della serie e nel contempo ne lascia altri sospesi o poco chiari, per la gioia degli spettatori a cui piace congetturare e fare ipotesi su ipotesi. Se siete tra gli appassionati di Neon Genesis Evangelion la visione di questo film è d'obbligo!
È sempre stato risaputo che "The End of Evangelion" e il finale della serie sono due prodotti diversi tra loro, ma sovente si è parlato di due opere chiuse l'una all'altra come da paratie stagne. Tuttavia "The End of Evangelion" e gli episodi 25 e 26 della serie "Neon Genesis Evangelion" sono pur sempre figli dello stesso talento. La narrazione per immagini della vicenda esistenziale umana nella produzione di Anno presuppone due atti, separati tra loro dalla cesura concreta della mancanza di mezzi economici, ma complementari e nati da una stessa idea. L'atto rivolto alla psiche è la prova iniziatica che immette il regista in una nuova fase del suo processo creativo. Ormai maturo e consacrato al successo, Anno inscenerà l'atto definitivo, quello dedicato all'indagine del mondo che si trova all'esterno dell'uomo.
Mettendola in termini spiccioli, ultimare la serie con le paranoie di Shinji non avrebbe soddisfatto quella fetta di pubblico che voleva vedere le mirabolanti gesta dei mecha. Ma Anno non scende a patti con i suoi capricci - almeno non in questo caso - e gioca con quello che secondo le aspettative del suddetto pubblico avrebbe dovuto essere il finale, tramortendolo infine con la distruzione definitiva dei "canoni" che aveva apparentemente ripromesso.
È così che lo spettatore si trova fiondato nell'avverarsi di un apocalisse che ha in sé qualcosa di onirico, nei colori, nelle musiche, nelle atmosfere. A una prima visione "The End of Evangelion" è un flusso emozionale: l'esposizione è sensoriale, cela l'inferenza negli abissi del simbolo e del montaggio. Lo spettatore verrà completamente risucchiato dalla materialità del racconto animato: il raccapriccio del sacrificio carneo compiuto dalla serie degli EVA penetra la coscienza per empatia visiva. L'essere "tutto in uno" arriva all'acme dell'<i>unio mystica</i> sfociando nell' "a-nomia" del suo paradosso, il non-essere.
Al di là dell'entourage simbolico approntato da Anno - non indifferente nella sua stratificazione -, al di là dell'afflato cosmico del quadro narrativo, "The End of Evangelion" ci racconta l'anelito dell'uomo all'eternità, che è anche paura profonda della solitudine. I personaggi della serie ci vengono infine rivelati nella loro vera essenza: delle monadi chiuse in se stesse. L'incomunicabilità tra gli esseri umani, ciò che ne causa la sofferenza, la solitudine, sono ciò che in fondo li unisce.
"Neon Genesis Evangelion" è l'epitome dell'uomo, ne racchiude l'essenza. "The End of Evangelion" narra la sua storia, le sue ambizioni, le sue paure, fino a comprendere in sé l'origine e la fine del tempo in cui egli può vivere.
Tutto è raccontato con l'ausilio di un apparato visivo e musicale avvolgente come un abbraccio materno, di cui è concrezione simbolica una bianca figura alata. Colori caldi e freddi si mescolano per dare vita a squarci di una suggestione unica, i cui protagonisti sono figure titaniche animate da movimenti solenni. Le melodie che accompagnano le immagini se ne staccano, assumono una vita indipendente, separando la mente dalle orecchie di chi guarda.
Anno ha fatto un discorso profondo a colui che esperisce "The End of Evangelion", lo ha interrogato, ha stracciato il velo dell'illusione scenica parlando di essa tramite essa. Il regista ha usato il filtro costituito dallo schermo, bucandolo, perturbando la sfera intima dell'esperienza visiva degli spettatori. "The End of Evangelion" è un titolo all'apparenza elementare, ma nasconde nel suo denso significato letterale l'operazione metalinguistica condotta con maestria dal suo creatore.
Per una larga porzione di pubblico "The End of Evangelion" potrebbe essere il giusto epilogo di un capolavoro dopo la breve parentesi costituita da ciò che era stato ritenuto un finale illusorio. In realtà la questione non è così semplice. "The End of Evangelion" non è altro che la medesima storia raccontata da un'altra prospettiva, con un apparato simbolico, filosofico ed esistenziale potenziato all'estremo. "The End of Evangelion" non è che una stupenda cornice e lo sfondo sterminato su cui si incastona la coppia di episodi finali della serie. Hideaki Anno non ha fatto altro che rimescolare gli elementi stereoscopici di "Neon Genesis Evangelion" ricomponendoli in una nuova configurazione il cui fulcro è la magnificenza visiva.
Mettendola in termini spiccioli, ultimare la serie con le paranoie di Shinji non avrebbe soddisfatto quella fetta di pubblico che voleva vedere le mirabolanti gesta dei mecha. Ma Anno non scende a patti con i suoi capricci - almeno non in questo caso - e gioca con quello che secondo le aspettative del suddetto pubblico avrebbe dovuto essere il finale, tramortendolo infine con la distruzione definitiva dei "canoni" che aveva apparentemente ripromesso.
È così che lo spettatore si trova fiondato nell'avverarsi di un apocalisse che ha in sé qualcosa di onirico, nei colori, nelle musiche, nelle atmosfere. A una prima visione "The End of Evangelion" è un flusso emozionale: l'esposizione è sensoriale, cela l'inferenza negli abissi del simbolo e del montaggio. Lo spettatore verrà completamente risucchiato dalla materialità del racconto animato: il raccapriccio del sacrificio carneo compiuto dalla serie degli EVA penetra la coscienza per empatia visiva. L'essere "tutto in uno" arriva all'acme dell'<i>unio mystica</i> sfociando nell' "a-nomia" del suo paradosso, il non-essere.
Al di là dell'entourage simbolico approntato da Anno - non indifferente nella sua stratificazione -, al di là dell'afflato cosmico del quadro narrativo, "The End of Evangelion" ci racconta l'anelito dell'uomo all'eternità, che è anche paura profonda della solitudine. I personaggi della serie ci vengono infine rivelati nella loro vera essenza: delle monadi chiuse in se stesse. L'incomunicabilità tra gli esseri umani, ciò che ne causa la sofferenza, la solitudine, sono ciò che in fondo li unisce.
"Neon Genesis Evangelion" è l'epitome dell'uomo, ne racchiude l'essenza. "The End of Evangelion" narra la sua storia, le sue ambizioni, le sue paure, fino a comprendere in sé l'origine e la fine del tempo in cui egli può vivere.
Tutto è raccontato con l'ausilio di un apparato visivo e musicale avvolgente come un abbraccio materno, di cui è concrezione simbolica una bianca figura alata. Colori caldi e freddi si mescolano per dare vita a squarci di una suggestione unica, i cui protagonisti sono figure titaniche animate da movimenti solenni. Le melodie che accompagnano le immagini se ne staccano, assumono una vita indipendente, separando la mente dalle orecchie di chi guarda.
Anno ha fatto un discorso profondo a colui che esperisce "The End of Evangelion", lo ha interrogato, ha stracciato il velo dell'illusione scenica parlando di essa tramite essa. Il regista ha usato il filtro costituito dallo schermo, bucandolo, perturbando la sfera intima dell'esperienza visiva degli spettatori. "The End of Evangelion" è un titolo all'apparenza elementare, ma nasconde nel suo denso significato letterale l'operazione metalinguistica condotta con maestria dal suo creatore.
Per una larga porzione di pubblico "The End of Evangelion" potrebbe essere il giusto epilogo di un capolavoro dopo la breve parentesi costituita da ciò che era stato ritenuto un finale illusorio. In realtà la questione non è così semplice. "The End of Evangelion" non è altro che la medesima storia raccontata da un'altra prospettiva, con un apparato simbolico, filosofico ed esistenziale potenziato all'estremo. "The End of Evangelion" non è che una stupenda cornice e lo sfondo sterminato su cui si incastona la coppia di episodi finali della serie. Hideaki Anno non ha fatto altro che rimescolare gli elementi stereoscopici di "Neon Genesis Evangelion" ricomponendoli in una nuova configurazione il cui fulcro è la magnificenza visiva.
Il destino di Evangelion sembra essere, inevitabilmente, quello di suggerire più domande che risposte. Anche questo film, che nelle originarie intenzioni degli autori avrebbe dovuto costituire il finale di questo bellissimo anime, in realtà continua a porre interrogativi e fornire spiegazioni poco esaurienti.
Ma andiamo con ordine. La serie originale, come probabilmente ormai sapranno anche i sassi, termina con la distruzione di tutti gli angeli da parte delle tre unità EVA; solo pochi cenni venivano però dedicati a tutte le altre problematiche presentate all'interno dei 26 episodi che la componevano.
Su tutti un interrogativo ben preciso continuò a turbare i sogni dello spettatore medio: in cosa diamine consisteva il "progetto per il perfezionamento dell'uomo"?
Tale mancanza non costituiva certamente una svista dell'autore, Hideaki Anno, il quale però ha aspettato ben due anni prima di degnarsi di rendere partecipe il suo pubblico della relativa spiegazione; ma quest'ultima è talmente banale nella sua complessità da lasciarmi stupefatto.
Il famigerato "progetto", come già si era intuito nel corso della serie, prevedeva un "third impact" provocato volontariamente dall'ultimo angelo, l'uomo, al fine di rigenerare dalle sue ceneri la razza umana che, nella nuova versione, sarebbe stata più evoluta e maggiormente in grado di affrontare le sfide che lo attendevano (ma quali sono queste sfide? Mah...). La realizzazione di questo folle progetto avrà come elemento cardine proprio Shinji al quale spetterà il compito di decidere, attraverso un processo interiore non privo di frasi fatte e luoghi comuni, il destino del pianeta.
La stessa scelta di quest'ultimo apparirà poco chiara: le sue elucubrazioni mentali sembrano optare verso una direzione ben precisa; la realtà conseguente, però, non sembra rispecchiare il corso dei suoi pensieri. E non fatemi dire altro sennò si sconfina nello spoiler.
Facendo un bilancio complessivo di questo titolo è possibile individuare due fasi ben distinte.
La prima fase riguarda la prima parte della serie originale in cui Evangelion appare come un mecha "innovativo" la cui lettura è abbastanza semplice ed il cui fulcro è rappresentato, a turno, dagli scontri degli Eva contro gli angeli e dalle interrelazioni fra i diversi personaggi: lo strano rapporto tra Shinji e suo padre (liquidato nel film solo con due parole), la reazione della società civile nei confronti di chi partecipa agli scontri, la difficile convivenza tra i tre piloti contraddistinti da caratteri completamente diversi ma che riusciranno poi a conciliarsi, ecc ecc. Il tutto intervallato da qualche momento comico che risultava abbastanza gradevole.
La seconda parte, che comprende la seconda metà della serie e questo film, abbandona questa impostazione per adottarne una a sfondo prettamente "psicologico": tutto è dominato dal subconscio dei diversi protagonisti, Shinji su tutti. Quest'ultima parte è decisamente più impegnativa rispetto alla prima e, forse, è proprio la sua presenza ad elevare Evangelion dallo status di semplice anime "mecha" a prodotto di culto; tuttavia l'ho trovata spesso confusionaria e ripetitiva e in quanto tale non m'ha convinto del tutto.
Ed è proprio in questo film, a mio avviso, che gli elementi negativi di cui sopra si accentuano maggiormente; e per questo motivo la mia valutazione non supera la sufficienza.
Ma andiamo con ordine. La serie originale, come probabilmente ormai sapranno anche i sassi, termina con la distruzione di tutti gli angeli da parte delle tre unità EVA; solo pochi cenni venivano però dedicati a tutte le altre problematiche presentate all'interno dei 26 episodi che la componevano.
Su tutti un interrogativo ben preciso continuò a turbare i sogni dello spettatore medio: in cosa diamine consisteva il "progetto per il perfezionamento dell'uomo"?
Tale mancanza non costituiva certamente una svista dell'autore, Hideaki Anno, il quale però ha aspettato ben due anni prima di degnarsi di rendere partecipe il suo pubblico della relativa spiegazione; ma quest'ultima è talmente banale nella sua complessità da lasciarmi stupefatto.
Il famigerato "progetto", come già si era intuito nel corso della serie, prevedeva un "third impact" provocato volontariamente dall'ultimo angelo, l'uomo, al fine di rigenerare dalle sue ceneri la razza umana che, nella nuova versione, sarebbe stata più evoluta e maggiormente in grado di affrontare le sfide che lo attendevano (ma quali sono queste sfide? Mah...). La realizzazione di questo folle progetto avrà come elemento cardine proprio Shinji al quale spetterà il compito di decidere, attraverso un processo interiore non privo di frasi fatte e luoghi comuni, il destino del pianeta.
La stessa scelta di quest'ultimo apparirà poco chiara: le sue elucubrazioni mentali sembrano optare verso una direzione ben precisa; la realtà conseguente, però, non sembra rispecchiare il corso dei suoi pensieri. E non fatemi dire altro sennò si sconfina nello spoiler.
Facendo un bilancio complessivo di questo titolo è possibile individuare due fasi ben distinte.
La prima fase riguarda la prima parte della serie originale in cui Evangelion appare come un mecha "innovativo" la cui lettura è abbastanza semplice ed il cui fulcro è rappresentato, a turno, dagli scontri degli Eva contro gli angeli e dalle interrelazioni fra i diversi personaggi: lo strano rapporto tra Shinji e suo padre (liquidato nel film solo con due parole), la reazione della società civile nei confronti di chi partecipa agli scontri, la difficile convivenza tra i tre piloti contraddistinti da caratteri completamente diversi ma che riusciranno poi a conciliarsi, ecc ecc. Il tutto intervallato da qualche momento comico che risultava abbastanza gradevole.
La seconda parte, che comprende la seconda metà della serie e questo film, abbandona questa impostazione per adottarne una a sfondo prettamente "psicologico": tutto è dominato dal subconscio dei diversi protagonisti, Shinji su tutti. Quest'ultima parte è decisamente più impegnativa rispetto alla prima e, forse, è proprio la sua presenza ad elevare Evangelion dallo status di semplice anime "mecha" a prodotto di culto; tuttavia l'ho trovata spesso confusionaria e ripetitiva e in quanto tale non m'ha convinto del tutto.
Ed è proprio in questo film, a mio avviso, che gli elementi negativi di cui sopra si accentuano maggiormente; e per questo motivo la mia valutazione non supera la sufficienza.
“The End of Evangelion” è stato il mio primo, traumatico approccio al mondo “Evangelion”.
Ci sono due teorie in attesa di conferma riguardo la genesi di questo film: la prima afferma che siano stati i fan di NGE a pretendere dietro proteste e minacce che Anno sostituisse i voli pindarici degli ultimi episodi della serie con un finale che chiarisse una volta per tutte gli avvenimenti del "mondo esterno"; la seconda sostiene che lo studio di produzione Gainax, in seguito al tardivo e inaspettato successo riscosso dalla serie, abbia dato carta bianca ad Anno per realizzare il finale da lui sempre desiderato. Personalmente propendo per la prima ipotesi, e su questa baserò la mia analisi.
In realtà Anno ha fregato i contestatori una volta, fingendo di rispondere pedissequamente alle loro richieste. La prima metà del film, ribattezzata “episodio 25’: Air“ è quanto di più frenetico, apocalittico e visivamente orgasmatico l’animazione giapponese potesse offrire a quei tempi (parliamo del 1997): finalmente viene mostrato cosa succede al di fuori del piccolo mondo interiore del Third Children. Ma con l’“episodio 26’: Per te, tutto il mio essere”, il processo per la fine del mondo è avviato e il regista ha di nuovo l’occasione per esplorare l’inconscio di Shinji Ikari, in una lunga, psichedelica, criptica e allucinata sessione di (auto)analisi psichiatrica. Sembra quasi che Anno con questo voglia dire: “Voi superficiali otaku, che in NGE avete visto solo un mecha anime snobbando quello che più mi premeva insegnarvi, sapete che vi dico? Beccatevi questa dose doppia di “episodio 26”! “so che lascerete la sala schifati, questo è il progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, e questi siete voi” (chi coglie la citazione è arrivato alle mie conclusioni).
Anno frega i contestatori una seconda volta, proponendo un epilogo apparentemente simile a quello originale, ma carico di maggiore pessimismo, ovvero: se nella serie la soluzione viene accolta da Shinji con vivo entusiasmo, nel film viene vista come unica alternativa alla morte.
Qual è, in sostanza, il finale migliore? Se tecnicamente “The End of Evangelion” non ha rivali, la poesia e la filosofia presenti nella serie e nel film toccano sensibilità differenti, impedendo un giudizio unanime. Certo è che nessuna delle due produzioni è “facile” o “trascurabile”, poiché sono due facce della stessa medaglia.
Per la sottoscritta il film resta di un paio di gradini inferiore alla serie, per cui allego alla recensione un 8 pieno e il consiglio di cercare da soli la risposta.
Ci sono due teorie in attesa di conferma riguardo la genesi di questo film: la prima afferma che siano stati i fan di NGE a pretendere dietro proteste e minacce che Anno sostituisse i voli pindarici degli ultimi episodi della serie con un finale che chiarisse una volta per tutte gli avvenimenti del "mondo esterno"; la seconda sostiene che lo studio di produzione Gainax, in seguito al tardivo e inaspettato successo riscosso dalla serie, abbia dato carta bianca ad Anno per realizzare il finale da lui sempre desiderato. Personalmente propendo per la prima ipotesi, e su questa baserò la mia analisi.
In realtà Anno ha fregato i contestatori una volta, fingendo di rispondere pedissequamente alle loro richieste. La prima metà del film, ribattezzata “episodio 25’: Air“ è quanto di più frenetico, apocalittico e visivamente orgasmatico l’animazione giapponese potesse offrire a quei tempi (parliamo del 1997): finalmente viene mostrato cosa succede al di fuori del piccolo mondo interiore del Third Children. Ma con l’“episodio 26’: Per te, tutto il mio essere”, il processo per la fine del mondo è avviato e il regista ha di nuovo l’occasione per esplorare l’inconscio di Shinji Ikari, in una lunga, psichedelica, criptica e allucinata sessione di (auto)analisi psichiatrica. Sembra quasi che Anno con questo voglia dire: “Voi superficiali otaku, che in NGE avete visto solo un mecha anime snobbando quello che più mi premeva insegnarvi, sapete che vi dico? Beccatevi questa dose doppia di “episodio 26”! “so che lascerete la sala schifati, questo è il progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, e questi siete voi” (chi coglie la citazione è arrivato alle mie conclusioni).
Anno frega i contestatori una seconda volta, proponendo un epilogo apparentemente simile a quello originale, ma carico di maggiore pessimismo, ovvero: se nella serie la soluzione viene accolta da Shinji con vivo entusiasmo, nel film viene vista come unica alternativa alla morte.
Qual è, in sostanza, il finale migliore? Se tecnicamente “The End of Evangelion” non ha rivali, la poesia e la filosofia presenti nella serie e nel film toccano sensibilità differenti, impedendo un giudizio unanime. Certo è che nessuna delle due produzioni è “facile” o “trascurabile”, poiché sono due facce della stessa medaglia.
Per la sottoscritta il film resta di un paio di gradini inferiore alla serie, per cui allego alla recensione un 8 pieno e il consiglio di cercare da soli la risposta.
Come ormai tutti ben sanno The end of Evangelion è il film che dovrebbe costituire il vero finale della serie televisiva del 1995, Neon Genesis Evangelion.
Come a sottolineare tale concetto il film stesso è suddiviso in quelli che dovrebbero essere i due episodi conclusivi: il 25 “Air/Love is Destructive”, e il 26, “Per te, tutto il mio essere/ONE MORE FINAL: I need you".
La narrazione, quindi, riprende da dove si era interrotta con il ventiquattresimo episodio della serie, dopo l'avvento dell'ultimo angelo, per poi soffermarsi nel descrivere il susseguirsi degli eventi che porteranno allo scatenarsi del Third Impact e, dunque, all'ipotetica realizzazione del progetto per il perfezionamento dell'uomo.
I due episodi si differenziano molto dal punto di vista dello stile di narrazione, il primo infatti è una semplice riproposta del precedente film Rebirth, mentre il secondo si avvia ben presto verso a quello che potremmo definire senza timore un "delirio" sia filosofico che grafico.
Ciò che differenzia principalmente i due finali infatti è che il secondo, oltre a mostrare il concludersi delle vicende, è caratterizzato più da un flusso delirante di riflessioni di carattere prettamente filosofico, mentre quello della serie si distingueva più per la sua impronta psicologica; la differenza tra i due concetti è sottile ma significativa.
Per quanto riguarda la mia opinione The End of Evangelion può, anzi, deve essere letto parallelamente agli episodi conclusivi della serie. Il loro confronto può essere utile per chiarire alcuni aspetti che vengono da entrambi ripresi e analizzati. Sebbene seguendo percorsi diversi i due finali coincidono nel messaggio, arrivano alla stessa conclusione, che si potrebbe banalizzare con l'espressione: "La scelta di sé". Il tema principale che viene affrontato si basa sull'idea schopenhaueriana del dolore esistenziale, ciò che connota la condizione umana infatti è proprio il patimento dell'animo dovuto alla solitudine dalla quale l'uomo "non potrà mai affrancarsi" in quanto individuo singolo e distinto dagli altri poiché dotato di un AT field, inteso come "le mura dell'animo", in altre parole la nostra individualità, il nostro egoconfine, ciò che ci distingue dalle altre persone e che ci rende noi stessi. Per sfuggire da tale dolore non resta che abbattere tali "mura" facendo sì che gli animi delle persone si colmino a vicenda per perfezionarsi, in modo tale da non poter più ferirsi l'un l'altro, perdendo in questo modo la coscienza di sé e creando, in effetti, un mondo dove non vi è nulla poiché si riconduce l'umanità al tutto, al suo assoluto. Quello che spetta a Shinji, inteso quale simbolo dell'uomo, è di rispondere a questo interrogativo, scegliere una di queste due realtà possibili. Il punto di arrivo coinciderà con quello della serie che, come già accennato, segue un percorso diverso, di introspezione e analisi psicologica.
Anno, come ci si poteva aspettare, non si dimentica di curare a puntino la caratterizzazione dei personaggi, riuscendo a renderla alla perfezione, seppur non così approfonditamente come nella serie.
La realizzazione tecnica risulta ottima, sia per il livello della regia e dell'animazione, che per la qualità del comparto sonoro. La colonna sonora infatti è semplicemente perfetta e ottimamente realizzata.
In particolare la canzone Komm susser tod, che in tedesco significa "vieni dolce morte" è di una tristezza ed insieme dolcezza infinite, una delle canzoni più belle di tutta l'opera.
Altra menzione di merito va al delirio grafico stupefacente che caratterizza lo svolgersi del Third Impact, in cui si possono notare anche diversi riferimenti cabalistici e religiosi.
Personalmente ho apprezzato molto di più il finale della serie televisiva, nonostante l'ottima qualità di questo film, che consiglio caldamente a chi, per caso, non l'avesse ancora visto.
Voto:9
Come a sottolineare tale concetto il film stesso è suddiviso in quelli che dovrebbero essere i due episodi conclusivi: il 25 “Air/Love is Destructive”, e il 26, “Per te, tutto il mio essere/ONE MORE FINAL: I need you".
La narrazione, quindi, riprende da dove si era interrotta con il ventiquattresimo episodio della serie, dopo l'avvento dell'ultimo angelo, per poi soffermarsi nel descrivere il susseguirsi degli eventi che porteranno allo scatenarsi del Third Impact e, dunque, all'ipotetica realizzazione del progetto per il perfezionamento dell'uomo.
I due episodi si differenziano molto dal punto di vista dello stile di narrazione, il primo infatti è una semplice riproposta del precedente film Rebirth, mentre il secondo si avvia ben presto verso a quello che potremmo definire senza timore un "delirio" sia filosofico che grafico.
Ciò che differenzia principalmente i due finali infatti è che il secondo, oltre a mostrare il concludersi delle vicende, è caratterizzato più da un flusso delirante di riflessioni di carattere prettamente filosofico, mentre quello della serie si distingueva più per la sua impronta psicologica; la differenza tra i due concetti è sottile ma significativa.
Per quanto riguarda la mia opinione The End of Evangelion può, anzi, deve essere letto parallelamente agli episodi conclusivi della serie. Il loro confronto può essere utile per chiarire alcuni aspetti che vengono da entrambi ripresi e analizzati. Sebbene seguendo percorsi diversi i due finali coincidono nel messaggio, arrivano alla stessa conclusione, che si potrebbe banalizzare con l'espressione: "La scelta di sé". Il tema principale che viene affrontato si basa sull'idea schopenhaueriana del dolore esistenziale, ciò che connota la condizione umana infatti è proprio il patimento dell'animo dovuto alla solitudine dalla quale l'uomo "non potrà mai affrancarsi" in quanto individuo singolo e distinto dagli altri poiché dotato di un AT field, inteso come "le mura dell'animo", in altre parole la nostra individualità, il nostro egoconfine, ciò che ci distingue dalle altre persone e che ci rende noi stessi. Per sfuggire da tale dolore non resta che abbattere tali "mura" facendo sì che gli animi delle persone si colmino a vicenda per perfezionarsi, in modo tale da non poter più ferirsi l'un l'altro, perdendo in questo modo la coscienza di sé e creando, in effetti, un mondo dove non vi è nulla poiché si riconduce l'umanità al tutto, al suo assoluto. Quello che spetta a Shinji, inteso quale simbolo dell'uomo, è di rispondere a questo interrogativo, scegliere una di queste due realtà possibili. Il punto di arrivo coinciderà con quello della serie che, come già accennato, segue un percorso diverso, di introspezione e analisi psicologica.
Anno, come ci si poteva aspettare, non si dimentica di curare a puntino la caratterizzazione dei personaggi, riuscendo a renderla alla perfezione, seppur non così approfonditamente come nella serie.
La realizzazione tecnica risulta ottima, sia per il livello della regia e dell'animazione, che per la qualità del comparto sonoro. La colonna sonora infatti è semplicemente perfetta e ottimamente realizzata.
In particolare la canzone Komm susser tod, che in tedesco significa "vieni dolce morte" è di una tristezza ed insieme dolcezza infinite, una delle canzoni più belle di tutta l'opera.
Altra menzione di merito va al delirio grafico stupefacente che caratterizza lo svolgersi del Third Impact, in cui si possono notare anche diversi riferimenti cabalistici e religiosi.
Personalmente ho apprezzato molto di più il finale della serie televisiva, nonostante l'ottima qualità di questo film, che consiglio caldamente a chi, per caso, non l'avesse ancora visto.
Voto:9
Il finale di Neon Genesis Evangelion, creato da Hideaki Anno a seguito di varie minacce, anche di morte, dagli otaku più incalliti. Wow. Mai dare a questi tizi un anime con "robottonicheinrealtànonsonorobottoni", protagonisti disturbati e realistici, una trama avvincente e misteriosa, per poi lasciare il tutto in sospeso a causa della mancanza di fondi, e concludere con un finale che li faccia pensare alla loro situazione e li inviti ad uscirne. Mai! Si rischia che ti tirino un sasso sul parabrezza da un cavalcavia, o che ti lancino il malocchio, o quello che volete...
Allora, mettiamo subito a confronto ciò che voleva dire la serie con ciò che dice questo film: mentre la serie invitava gli otaku a liberarsi delle loro ansie, delle loro paure, dei loro complessi, insomma a vivere e non limitarsi ad esistere, il film appare come il prodotto di un autore rassegnato che ha fatto i conti con la realtà, e cioè che gli otaku, almeno in gran parte, rimarranno tali. Oppure può darsi che il film sia stato diretto da Bukowski.
Ma veniamo al film: il film riesce a dare una conclusione alla serie che spieghi i dettagli della trama, finalmente. A livello visivo è fantastico, con un'atmosfera ancor più disturbata degli ultimi episodi. Non do il voto massimo, perché immagino che senza le minacce all'autore, probabilmente questo film non sarebbe stato principalmente un "vaffanculo" agli otaku (sempre se avesse deciso di farlo).
Allora, mettiamo subito a confronto ciò che voleva dire la serie con ciò che dice questo film: mentre la serie invitava gli otaku a liberarsi delle loro ansie, delle loro paure, dei loro complessi, insomma a vivere e non limitarsi ad esistere, il film appare come il prodotto di un autore rassegnato che ha fatto i conti con la realtà, e cioè che gli otaku, almeno in gran parte, rimarranno tali. Oppure può darsi che il film sia stato diretto da Bukowski.
Ma veniamo al film: il film riesce a dare una conclusione alla serie che spieghi i dettagli della trama, finalmente. A livello visivo è fantastico, con un'atmosfera ancor più disturbata degli ultimi episodi. Non do il voto massimo, perché immagino che senza le minacce all'autore, probabilmente questo film non sarebbe stato principalmente un "vaffanculo" agli otaku (sempre se avesse deciso di farlo).
<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler!]</b>
Non so che dire. Questo film è, per me e la mia cultura d'animazione, la base, il perno, la pietra miliare della lunga serie di quelli che io chiamo "anime psicotici".
"The End of Evangelion" è formato da 2 episodi: Air e My purest heart for you.
Il primo episodio ricalca praticamente Rebirth e poi continua da sé, narrando le ultime vicende terrene, cioè le ultime vicende dei personaggi a Neo-Tokyo3, quando ancora una Terra esiste. Si nota, però, che ci si comincia a spingere verso il trascendentale, e questo accade subito. La fine di questo episodio è un portone che si apre verso il dilemma.
Il secondo episodio è uno dei migliori che io abbia mai visto nella storia degli anime.
Non sono sicuro che abbia un senso, non sono sicuro che, se ci sia un senso, non lo si trovi con facilità perché gli autori hanno sovrabbondato con la fantasia, con le idee, con i disegni et similia, praticamente subordinando la storia lineare ad una sequela di eventi caotici, indeterminati, istantanei e senza spiegazione, una concatenazione di colori e suoni, che termina in un finale a mio parere molto triste. Sperimentale. Indubbiamente sperimentale, per questo l'ho adorato. La sperimentazione, la sovrabbondanza di concetti e idee, che si mescolano provocando il caos, è tutto adorabile. E il finale, che riporta tutto all'inizio. Adamo, Eva, un brodo primordiale di sostanze organiche, ma tutto trasportato nelle strane idee di Evangelion.
Per non parlare, ovviamente, dei riferimenti alla Bibbia, alla psicologia, particolarmente evidenti, qui.
La "psicosi" di Shinji, semplicemente mentale nella serie principale di NGE e soprattutto negli ultimi due episodi (25 e 26), qui diviene reale, quasi condizionando l'intero Pianeta. Non so, trovo che, per l'appunto, tra questo episodio e gli ultimi due della vera serie ci sia un nesso particolarmente saldo.
Bellissima l'introspezione psicologica di Shinji nei due suddetti episodi, ma bellissima è anche questa contorta vicenda dell'episodio 26 di questo film.
Da guardare.
Non so che dire. Questo film è, per me e la mia cultura d'animazione, la base, il perno, la pietra miliare della lunga serie di quelli che io chiamo "anime psicotici".
"The End of Evangelion" è formato da 2 episodi: Air e My purest heart for you.
Il primo episodio ricalca praticamente Rebirth e poi continua da sé, narrando le ultime vicende terrene, cioè le ultime vicende dei personaggi a Neo-Tokyo3, quando ancora una Terra esiste. Si nota, però, che ci si comincia a spingere verso il trascendentale, e questo accade subito. La fine di questo episodio è un portone che si apre verso il dilemma.
Il secondo episodio è uno dei migliori che io abbia mai visto nella storia degli anime.
Non sono sicuro che abbia un senso, non sono sicuro che, se ci sia un senso, non lo si trovi con facilità perché gli autori hanno sovrabbondato con la fantasia, con le idee, con i disegni et similia, praticamente subordinando la storia lineare ad una sequela di eventi caotici, indeterminati, istantanei e senza spiegazione, una concatenazione di colori e suoni, che termina in un finale a mio parere molto triste. Sperimentale. Indubbiamente sperimentale, per questo l'ho adorato. La sperimentazione, la sovrabbondanza di concetti e idee, che si mescolano provocando il caos, è tutto adorabile. E il finale, che riporta tutto all'inizio. Adamo, Eva, un brodo primordiale di sostanze organiche, ma tutto trasportato nelle strane idee di Evangelion.
Per non parlare, ovviamente, dei riferimenti alla Bibbia, alla psicologia, particolarmente evidenti, qui.
La "psicosi" di Shinji, semplicemente mentale nella serie principale di NGE e soprattutto negli ultimi due episodi (25 e 26), qui diviene reale, quasi condizionando l'intero Pianeta. Non so, trovo che, per l'appunto, tra questo episodio e gli ultimi due della vera serie ci sia un nesso particolarmente saldo.
Bellissima l'introspezione psicologica di Shinji nei due suddetti episodi, ma bellissima è anche questa contorta vicenda dell'episodio 26 di questo film.
Da guardare.
Okay, cercherò di spiegare la derivazione di questa sufficienza nella maniera più esauriente possibile.
Anzitutto, con il finale dell'anime non c'è paragone. Il finale dell'anime è più bello e introspettivo che mai, rispecchia a pieno gli intenti di Anno: passare oltre la trama, raccontandola quasi di sfuggita, per parlare della psicologia dei personaggi. Infatti, in questo caso, la trama altro non dovrebbe essere che un sottofondo profondamente legato agli avvenimenti interiori dei protagonisti.
Vabbè. Se Anno non produceva 'sta roba probabilmente qualche fan psicologicamente disturbato sarebbe presto stato accusato di tentato o riuscito omicidio nei confronti del sopracitato autore... per evitare siffatta disgrazia tanto valeva patpattare la stragrande maggioranza dei fan con la conclusione della trama principale, possibilmente evitando di intaccare il significato generale dell'anime. Altrimenti tutta la tiritera delle 26 puntate non avrebbe avuto senso.
Chissà se si è capito, non sono per niente d'accordo con chi dice che le ultime due puntate della serie originale siano da scartare. Al tempo stesso non ho trovato argomenti eccessivamente polemici nei confronti della versione del film: il messaggio e il significato sono quelli, il problema principale sono i personaggi. Sono eccessivi, la loro versione del film sembra l'auto-caricatura della versione dell'anime!
Unica nota da farsi verso l'argomento personaggi, poiché non del tutto negativa: Rei Ayanami è letteralmente la Beatrice del Paradiso della Divina Commedia. Prima era "solo" la donna angelicata di Shinji, con tutta la sua forte psicologia, adesso rappresenta in tutto e per tutto il simbolo del cammino verso la redenzione. Infatti il film non è parallelo all'anime, nonostante il messaggio sia il medesimo, accade qualcosa di fatto, che non è solo la risoluzione del dissidio interiore del protagonista.
Trovo l'opera in generale sminuita dal fatto che si sia prestata al giudizio dei fan, ma trovo anche ammirevole la mancata snaturazione del significato. Se considerassi solo queste ultime due righe, avrei anche dato un 7. Invece do la sufficienza, perché non vedo il motivo di esagerare tanto la caratterizzazione dei personaggi, fino a farli diventare quasi innaturali. Ne viene fuori un pasticcio contorto, non sembrano più umani come (almeno a me) lo sembravano nella serie: qua sembrano poco più che pseudo-umani, dall'essenza ambigua e ridondante, folle e sempre più irreale.
Per non parlare dell'eccesso di seghe mentali per ripetere gli stessi quattro concetti...
Agli appassionati di Eva: guardatevelo e vedete un po' che ne pensate.
Ai meno e non appassionati: lasciate pure perdere.
Anzitutto, con il finale dell'anime non c'è paragone. Il finale dell'anime è più bello e introspettivo che mai, rispecchia a pieno gli intenti di Anno: passare oltre la trama, raccontandola quasi di sfuggita, per parlare della psicologia dei personaggi. Infatti, in questo caso, la trama altro non dovrebbe essere che un sottofondo profondamente legato agli avvenimenti interiori dei protagonisti.
Vabbè. Se Anno non produceva 'sta roba probabilmente qualche fan psicologicamente disturbato sarebbe presto stato accusato di tentato o riuscito omicidio nei confronti del sopracitato autore... per evitare siffatta disgrazia tanto valeva patpattare la stragrande maggioranza dei fan con la conclusione della trama principale, possibilmente evitando di intaccare il significato generale dell'anime. Altrimenti tutta la tiritera delle 26 puntate non avrebbe avuto senso.
Chissà se si è capito, non sono per niente d'accordo con chi dice che le ultime due puntate della serie originale siano da scartare. Al tempo stesso non ho trovato argomenti eccessivamente polemici nei confronti della versione del film: il messaggio e il significato sono quelli, il problema principale sono i personaggi. Sono eccessivi, la loro versione del film sembra l'auto-caricatura della versione dell'anime!
Unica nota da farsi verso l'argomento personaggi, poiché non del tutto negativa: Rei Ayanami è letteralmente la Beatrice del Paradiso della Divina Commedia. Prima era "solo" la donna angelicata di Shinji, con tutta la sua forte psicologia, adesso rappresenta in tutto e per tutto il simbolo del cammino verso la redenzione. Infatti il film non è parallelo all'anime, nonostante il messaggio sia il medesimo, accade qualcosa di fatto, che non è solo la risoluzione del dissidio interiore del protagonista.
Trovo l'opera in generale sminuita dal fatto che si sia prestata al giudizio dei fan, ma trovo anche ammirevole la mancata snaturazione del significato. Se considerassi solo queste ultime due righe, avrei anche dato un 7. Invece do la sufficienza, perché non vedo il motivo di esagerare tanto la caratterizzazione dei personaggi, fino a farli diventare quasi innaturali. Ne viene fuori un pasticcio contorto, non sembrano più umani come (almeno a me) lo sembravano nella serie: qua sembrano poco più che pseudo-umani, dall'essenza ambigua e ridondante, folle e sempre più irreale.
Per non parlare dell'eccesso di seghe mentali per ripetere gli stessi quattro concetti...
Agli appassionati di Eva: guardatevelo e vedete un po' che ne pensate.
Ai meno e non appassionati: lasciate pure perdere.
Hideaki Anno reagisce alle minacce di morte lanciate dai fans per il finale sfotti-otaku della serie animata con questo film che si rifà pienamente a Be Invoked, altro film che concludeva la saga di Ideon di Tomino nel lontano 1980. Bellissimo il miscuglio fra esoterismo e bassezze umane, che vengono ritratte con bastardaggine Tominiana in tutti i personaggi e l'accanirsi di Anno nell'affrontare gli Otaku (quando verso la fine fa vedere le persone che guardano il film e poi se ne vanno perché non li soddisfa).
Chi conosce bene l'animazione giapponese sa che non è molto originale, però apprezzo le tematiche nichiliste, del protagonista inetto che alla fine decide di affrontare la vita. Tematiche che rispecchiano perfettamente gli anni in cui questo film è uscito.
Chi conosce bene l'animazione giapponese sa che non è molto originale, però apprezzo le tematiche nichiliste, del protagonista inetto che alla fine decide di affrontare la vita. Tematiche che rispecchiano perfettamente gli anni in cui questo film è uscito.
Che dire... un finale degno del capolavoro che è la serie.
I colpi di scena si susseguono senza esclusione di colpi e la trama riprende la struttura dell'anime: i primi 3/4 sono come le prime 24 puntate con combattimenti, morti, ecc... l'ultimo quarto assume il carattere mistico-psicologico delle ultime 2 puntate tanto criticate.
Credo che se la gente conoscesse un po' di più la Quabbalah ebraica apprezzerebbe molto di più sia la serie che il film anche perché riuscirebbe a comprendere meglio molti aspetti che rimarrebbero "oscuri" (faccio riferimento all'ultimo quarto del film).
Conclusione: essendo stato realizzato in seguito si nota subito la miglior realizzazione di disegni (molto accurati nei dettagli) e di musiche (complessivamente le ho trovate migliori rispetto alla serie); consiglio a tutti di vederlo anche per il fatto che dà risposta a molti interrogativi della serie.
I colpi di scena si susseguono senza esclusione di colpi e la trama riprende la struttura dell'anime: i primi 3/4 sono come le prime 24 puntate con combattimenti, morti, ecc... l'ultimo quarto assume il carattere mistico-psicologico delle ultime 2 puntate tanto criticate.
Credo che se la gente conoscesse un po' di più la Quabbalah ebraica apprezzerebbe molto di più sia la serie che il film anche perché riuscirebbe a comprendere meglio molti aspetti che rimarrebbero "oscuri" (faccio riferimento all'ultimo quarto del film).
Conclusione: essendo stato realizzato in seguito si nota subito la miglior realizzazione di disegni (molto accurati nei dettagli) e di musiche (complessivamente le ho trovate migliori rispetto alla serie); consiglio a tutti di vederlo anche per il fatto che dà risposta a molti interrogativi della serie.
Come poter battezzare una beltà mistica? The end of Evangelion è l'essenza uniforme della verità sfumata. V'è buio in questa trama, ne son conscio, e il reale significato di ciò non è razionale, e par banale. Non è così miei cari compagni visionari, non c'è da fantasticare, non c'è da obbiettare, c'è sol il dolce guardar che si conclude con quella parola fine che lascia inebriato lo spettatore ma allo stesso tempo pieno d'interrogativi ai quali non sembra esserci risposta. Codesto fumo, che giammai sembra sparire, all'improvviso prende un'anima riflettendo quell'essenza di cui parlavo poc'anzi.
La visione di questa pellicola è in'equivocabile tentativo di schiarire tutto il buio che vi era nella trama. Ma dolor rinnego, ed essendoci cotanta carne al fuoco, può il cuocere essere stato brioso? Di ammetterlo non si può far a meno: c'è quel che ci doveva essere sin dall'inizio, prostrandosi ai nostri occhi la verità che tutti aspettavamo. Giacché siamo qui allor perché non riveliamo questa arcana verità? E' d'immonda semplicità cari miei, lasciate perdere la vostra ricerca all'irrazionale, di risposta v'è solo un grande punto interrogativo.
Oh delizia gioconda che sollecita il mio intelletto! Cotanta scaltrezza e arguzia può aver disdegno? Corbellerie, oh lettore, di disegno svuotati lo core!
La visione di questa pellicola è in'equivocabile tentativo di schiarire tutto il buio che vi era nella trama. Ma dolor rinnego, ed essendoci cotanta carne al fuoco, può il cuocere essere stato brioso? Di ammetterlo non si può far a meno: c'è quel che ci doveva essere sin dall'inizio, prostrandosi ai nostri occhi la verità che tutti aspettavamo. Giacché siamo qui allor perché non riveliamo questa arcana verità? E' d'immonda semplicità cari miei, lasciate perdere la vostra ricerca all'irrazionale, di risposta v'è solo un grande punto interrogativo.
Oh delizia gioconda che sollecita il mio intelletto! Cotanta scaltrezza e arguzia può aver disdegno? Corbellerie, oh lettore, di disegno svuotati lo core!
Come palesato nel titolo stesso, questo lungometraggio rappresenta una sorta di "ultimo episodio" della saga di Evangelion, richiesto a gran voce dai quei fan rimasti delusi dal finale senza dubbio controverso e "particolare" della serie regolare. Ma questa volta, al contrario di quanto accaduto per la serie, la Gainax guidata dal regista Hideaki Anno ha avuto a disposizione tutti i fondi e tutto il tempo necessari per realizzare esattamente ciò che era stato pianificato.
La storia riprende da dove era stata lasciata alla fine dell'episodio 24, prima cioè delle ultime due puntate incentrate sul "perfezionamento" di Shinji. Kaworu, l'ultimo Angelo, è stato ucciso per mano di Shinji. Asuka, incapace di pilotare l'Eva 02, ha tentato di lasciarsi morire e ora è ricoverata priva di conoscenza nella clinica della Nerv. Kaji è stato ucciso per aver tradito la Seele e per aver scoperto troppo. Ritsuko è stata arrestata per aver distrutto il cuore nevralgico del Dummy System. Misato, grazie agli indizi lasciati da Kaji, ha cominciato a capire cosa si nasconde dietro il Progetto Adam. Ed è proprio in questo momento, quando ormai la Nerv è diventata priva di utilità, che la Seele l'attacca utilizzando la serie degli Eva dotati di elemento S2 prodotta in Germania.
Questa volta gli appassionati vengono accontentati: il film riempie tutti i vuoti narrativi lasciati in precedenza, sviluppando un finale grandioso e spettacolare pur non rinunciando in certi casi alla narrazione "innovativa" che aveva fatto la fortuna della serie.
Il medium cinematografico sembra "liberare le mani" agli autori, i quali paiono sentirsi legittimati a sperimentare soluzioni che non avevano avuto il coraggio di inserire negli episodi regolari. Ben lontani dagli innocenti "fan service" che punteggiavano la serie, in questo film simbolismo e allusioni sessuali più o meno epliciti si sprecano: dall'inequivocabile scena che vede protagonista Shinji nella stanza in cui è ricoverata Asuka, a quella della fusione tra Rei, Gendo e Adam; dal bacio e dalle promesse adulte di Misato a Shinji, fino all'esplicita posa in cui Shinji parla con Rei durante il Third Impact, e così via (l'elenco completo sarebbe molto lungo). Perfino gli Eva, mentre agiscono da catalizzatori, assumono espressioni estatiche e lanciano gemiti di piacere più adatti ad un film per adulti che non ad un lungometraggio d'animazione.
Che si tratti di un tentativo di rafforzare l'opera, tramite il binomio eros/thanatos, sul piano psicanalitico? Può darsi. Ma si potrebbe anche trattare di un modo volgare e un po' meschino per mascherare l'assenza di contenuti più profondi. D'altronde molte di queste allusioni sessuali appaiono francamente gratuite e prive sia di vero significato che di necessità d'intreccio, quindi il dubbio rimane.
Molto d'effetto il finale, amaro e desolante: certo non la fine che uno si aspetterebbe da un anime, ma con una forza difficile da eguagliare.
Dal punto di vista tecnico l'opera è più che buona: alla regia efficace cui Anno ci aveva già abituato si aggiunge una gran cura per dettagli, animazioni e computer grafica. Netto anche il miglioramento della fotografia rispetto alla serie.
La colonna sonora si nota per alcune scelte estremamente felici. Da segnalare, come nella serie, l'uso di brani di repertorio classico, come il famoso "Canone" di Pachelbel, o l'altrettanto celebre "Aria sulla IV corda" di Bach (fenomenale la scena di battaglia che accompagna). Si mettono in mostra anche due pezzi, "If I can't be yours", sigla "di mezzo" dalla splendida linea di canto che riarrangia in stile jazz il brano "Thanatos" della colonna sonora; e poi "Komm, susser Todd", che fa da sottofondo al Third Impact, canzone di atmosfera molto serena che propone però un efficace contrasto con il proprio stesso testo (disperato e nichilista).
Per concludere, il film va assolutamente visto se si vuole completare il quadro generale intorno ad Evangelion. Tuttavia, più che fornire spunti di riflessione, si propone solo come lavoro "furbo" per soddisfare i fan più accaniti, e pare privo di reale smalto. Resta comunque in linea con l'opera, e per questo si merita lo stesso voto.
La storia riprende da dove era stata lasciata alla fine dell'episodio 24, prima cioè delle ultime due puntate incentrate sul "perfezionamento" di Shinji. Kaworu, l'ultimo Angelo, è stato ucciso per mano di Shinji. Asuka, incapace di pilotare l'Eva 02, ha tentato di lasciarsi morire e ora è ricoverata priva di conoscenza nella clinica della Nerv. Kaji è stato ucciso per aver tradito la Seele e per aver scoperto troppo. Ritsuko è stata arrestata per aver distrutto il cuore nevralgico del Dummy System. Misato, grazie agli indizi lasciati da Kaji, ha cominciato a capire cosa si nasconde dietro il Progetto Adam. Ed è proprio in questo momento, quando ormai la Nerv è diventata priva di utilità, che la Seele l'attacca utilizzando la serie degli Eva dotati di elemento S2 prodotta in Germania.
Questa volta gli appassionati vengono accontentati: il film riempie tutti i vuoti narrativi lasciati in precedenza, sviluppando un finale grandioso e spettacolare pur non rinunciando in certi casi alla narrazione "innovativa" che aveva fatto la fortuna della serie.
Il medium cinematografico sembra "liberare le mani" agli autori, i quali paiono sentirsi legittimati a sperimentare soluzioni che non avevano avuto il coraggio di inserire negli episodi regolari. Ben lontani dagli innocenti "fan service" che punteggiavano la serie, in questo film simbolismo e allusioni sessuali più o meno epliciti si sprecano: dall'inequivocabile scena che vede protagonista Shinji nella stanza in cui è ricoverata Asuka, a quella della fusione tra Rei, Gendo e Adam; dal bacio e dalle promesse adulte di Misato a Shinji, fino all'esplicita posa in cui Shinji parla con Rei durante il Third Impact, e così via (l'elenco completo sarebbe molto lungo). Perfino gli Eva, mentre agiscono da catalizzatori, assumono espressioni estatiche e lanciano gemiti di piacere più adatti ad un film per adulti che non ad un lungometraggio d'animazione.
Che si tratti di un tentativo di rafforzare l'opera, tramite il binomio eros/thanatos, sul piano psicanalitico? Può darsi. Ma si potrebbe anche trattare di un modo volgare e un po' meschino per mascherare l'assenza di contenuti più profondi. D'altronde molte di queste allusioni sessuali appaiono francamente gratuite e prive sia di vero significato che di necessità d'intreccio, quindi il dubbio rimane.
Molto d'effetto il finale, amaro e desolante: certo non la fine che uno si aspetterebbe da un anime, ma con una forza difficile da eguagliare.
Dal punto di vista tecnico l'opera è più che buona: alla regia efficace cui Anno ci aveva già abituato si aggiunge una gran cura per dettagli, animazioni e computer grafica. Netto anche il miglioramento della fotografia rispetto alla serie.
La colonna sonora si nota per alcune scelte estremamente felici. Da segnalare, come nella serie, l'uso di brani di repertorio classico, come il famoso "Canone" di Pachelbel, o l'altrettanto celebre "Aria sulla IV corda" di Bach (fenomenale la scena di battaglia che accompagna). Si mettono in mostra anche due pezzi, "If I can't be yours", sigla "di mezzo" dalla splendida linea di canto che riarrangia in stile jazz il brano "Thanatos" della colonna sonora; e poi "Komm, susser Todd", che fa da sottofondo al Third Impact, canzone di atmosfera molto serena che propone però un efficace contrasto con il proprio stesso testo (disperato e nichilista).
Per concludere, il film va assolutamente visto se si vuole completare il quadro generale intorno ad Evangelion. Tuttavia, più che fornire spunti di riflessione, si propone solo come lavoro "furbo" per soddisfare i fan più accaniti, e pare privo di reale smalto. Resta comunque in linea con l'opera, e per questo si merita lo stesso voto.
Premetto che io era già pienamente soddisfatto del finale della serie (parlo degli ultimi 2 episodi, che molti non ne hanno capito il senso e così lo hanno ritenuto stupido) anche se risolveva esclusivamente la "morale" della serie (la più importante dopotutto, quella che Hideaki Anno ci voleva trasmettere, e con me ci è riuscito pienamente) ma non quella "pratica". In questo film un vero fan di Eva e che ne capisce il senso (come me) non potrebbe chiedere niente di meglio. Viene realizzato così il finale "pratico" con una animazione fantastica, migliore addirittura di alcuni anime che sono usciti dopo il 2004, musiche divine e perfettamente adattate alle circostanze (vedere l'aria sulla quarta corda mentre combatte Asuka e quella canzone a dir poco STUPENDA che inizia dopo che Shinji tenta di strozzare Asuka), e trama degna di Evangelion (non esiste complimento migliore di questo: essere degni/pari di Eva) con finale aperto, come lo desiderano tutti i fan di Eva. Inoltre non viene affatto tralasciata la parte psicologica di Shinji, che qui ha lo stesso significato anche se viene rappresentata in maniera più superficiale degli ultimi 2 episodi della serie (e non potrebbe essere altrimenti, perchè è insuperabile la profondità e il significato degli ultimi 2 episodi). Questo è il mio film preferito IN ASSOLUTO DI SEMPRE (intendo anche fra quelli con gli attori),e chi gli ha dato un voto scadente è perchè è una persona troppo superficiale mentalmente da poter capire il vero significato di Evangelion. CAPOLAVORO ASSOLUTO.
Voglio fare una recensione inversa, cioè partendo dal voto.
Nove. Perché? Perché questo film è spettacolare dal punto di vista visivo. Ma, se vogliamo dirla tutta, se tutta questa spettacolarità non ci fosse stata, avrei messo otto. Ci sono altre ragioni per giustificare questo voto? Sì, ed una di queste è perché questo film è attraversato per i suoi 90 minuti da un senso di follia tanto accentuato quanto esagerato, che però rende perfettamente.
E perché? Perché questo è a tutti gli effetti un film che vuole fare della follia il proprio punto cardine, rasentando anche l'incomprensibile e l'esagerato. Ed è per questo che il film qui recensito o si ama o si odia, è lampante, ed è anche inutile negarlo. E comprendo le ragioni dell'odio di molti nei confronti di questo film: confusionario, frustrante, cervellotico, folle, inappropriato. Qui però si arriva al bivio, e ci sono i fan e i detrattori. Anche la serie televisiva ha queste peculiarità (certo in modo meno accentuato), che sono accolte in modo differente da persona a persona.
Secondo punto che voglio analizzare: è il vero finale di Evangelion? A questa domanda, io rispondo con un no. E come mai? Perché, a mio avviso, Evangelion non è così esagerato. Sì, ok, anche la serie TV è cervellotica, confusionaria, folle. Però, a dire il vero, la conclusione della serie TV era la più legittima in assoluto. Era giusto che finisse in quel modo. In The End of Evangelion, il messaggio di fondo non cambia: le riflessioni sono le stesse, solo che il tutto avviene in uno scenario apocalittico e intriso di spettacolarità. Che però, stranamente, non rende giustizia. E' strano, vero, ma per me è così.
Terzo punto: questo film dà spiegazioni ad alcuni quesiti? Sì, come ad esempio la causa del Second Impact, la natura degli uomini e degli Angeli...
Ma, sapientemente, ne solleva altri, ancora più complessi. E si estendono anche le interpretazioni che possiamo dare a questo film e all'intera serie TV. E molti qui potranno sentirsi frustrati, mi pare ovvio.
Come possiamo allora definire questo film? Totalmente folle, ed altamente spettacolare. Non ci sono altre espressioni che potrei usare. Come ho già detto, questo film è ancora più complesso della serie TV, e quindi potrebbe piacere ancora meno.
In conclusione, se avete detestato il finale televisivo, questo film può o appagarvi completamente, o farvi odiare ancora di più il tutto.
Se invece avete adorato il finale televisivo, questo film si rivelerà una aggiunta (dipenderà sempre da voi ritenerla piacevole o meno) o un film che snatura l'intera serie.
Lo apprezzerete o lo odierete? Dipende tutto da voi.
Nove. Perché? Perché questo film è spettacolare dal punto di vista visivo. Ma, se vogliamo dirla tutta, se tutta questa spettacolarità non ci fosse stata, avrei messo otto. Ci sono altre ragioni per giustificare questo voto? Sì, ed una di queste è perché questo film è attraversato per i suoi 90 minuti da un senso di follia tanto accentuato quanto esagerato, che però rende perfettamente.
E perché? Perché questo è a tutti gli effetti un film che vuole fare della follia il proprio punto cardine, rasentando anche l'incomprensibile e l'esagerato. Ed è per questo che il film qui recensito o si ama o si odia, è lampante, ed è anche inutile negarlo. E comprendo le ragioni dell'odio di molti nei confronti di questo film: confusionario, frustrante, cervellotico, folle, inappropriato. Qui però si arriva al bivio, e ci sono i fan e i detrattori. Anche la serie televisiva ha queste peculiarità (certo in modo meno accentuato), che sono accolte in modo differente da persona a persona.
Secondo punto che voglio analizzare: è il vero finale di Evangelion? A questa domanda, io rispondo con un no. E come mai? Perché, a mio avviso, Evangelion non è così esagerato. Sì, ok, anche la serie TV è cervellotica, confusionaria, folle. Però, a dire il vero, la conclusione della serie TV era la più legittima in assoluto. Era giusto che finisse in quel modo. In The End of Evangelion, il messaggio di fondo non cambia: le riflessioni sono le stesse, solo che il tutto avviene in uno scenario apocalittico e intriso di spettacolarità. Che però, stranamente, non rende giustizia. E' strano, vero, ma per me è così.
Terzo punto: questo film dà spiegazioni ad alcuni quesiti? Sì, come ad esempio la causa del Second Impact, la natura degli uomini e degli Angeli...
Ma, sapientemente, ne solleva altri, ancora più complessi. E si estendono anche le interpretazioni che possiamo dare a questo film e all'intera serie TV. E molti qui potranno sentirsi frustrati, mi pare ovvio.
Come possiamo allora definire questo film? Totalmente folle, ed altamente spettacolare. Non ci sono altre espressioni che potrei usare. Come ho già detto, questo film è ancora più complesso della serie TV, e quindi potrebbe piacere ancora meno.
In conclusione, se avete detestato il finale televisivo, questo film può o appagarvi completamente, o farvi odiare ancora di più il tutto.
Se invece avete adorato il finale televisivo, questo film si rivelerà una aggiunta (dipenderà sempre da voi ritenerla piacevole o meno) o un film che snatura l'intera serie.
Lo apprezzerete o lo odierete? Dipende tutto da voi.
Premessa: il film fa' schifo.
Per questo merita 10.
Confusi? Ora vi spiego il mio punto di vista...
Il finale della serie era criptico, ma per quei pochi che lo capivano era lampante: vuol dire semplicemente "otaku del c@22o smettila di vivere chiuso nel tuo mondo fatato e guarda che bella è la realtà", ma agli otaku la predica non è piaciuta...
E vai di manifestazioni contro Hideaki Anno, lettere minatorie e quant'altro, così promise che avrebbero fatto al più presto il vero finale.
Al cinema arivò il riassuntone Death, durante lo stacco tra Death e Rebirth fecero delle riprese video, poi cominciò Rebirth (che è il "primo tempo" di The End of Evangelion), e ora l'attenzione era di nuovo catturata nei confronti degli otaku.
Dopo tanto tempo, arriva questo The End, quindi con Rebirth ripreso tale e quale e poi diversi avvenimenti, quando in uno dei soliti trip mentali Shinji si rende conto di come la realtà sia così bella, partono delle immagini filmate di vita quotidiana, per poi mostrare gli otaku che andarono a vedere Death e Rebirth, dicendo praticamente che se quella realtà non gli piaceva, poteva comunque andarsene...
Ma il messaggio era riferito agli spettatori in sala, non a Shinji...
E quindi vai di finale orrendo inguardabile...
Insomma, nulla di meglio per veicolare il messaggio artistico di non farsi troppe menate se una cosa di fantasia li delude, e soprattutto la provocazione che quello schifo l'hanno chiesto i fans.
CAPOLAVORO CONCETTUALE!
Per questo merita 10.
Confusi? Ora vi spiego il mio punto di vista...
Il finale della serie era criptico, ma per quei pochi che lo capivano era lampante: vuol dire semplicemente "otaku del c@22o smettila di vivere chiuso nel tuo mondo fatato e guarda che bella è la realtà", ma agli otaku la predica non è piaciuta...
E vai di manifestazioni contro Hideaki Anno, lettere minatorie e quant'altro, così promise che avrebbero fatto al più presto il vero finale.
Al cinema arivò il riassuntone Death, durante lo stacco tra Death e Rebirth fecero delle riprese video, poi cominciò Rebirth (che è il "primo tempo" di The End of Evangelion), e ora l'attenzione era di nuovo catturata nei confronti degli otaku.
Dopo tanto tempo, arriva questo The End, quindi con Rebirth ripreso tale e quale e poi diversi avvenimenti, quando in uno dei soliti trip mentali Shinji si rende conto di come la realtà sia così bella, partono delle immagini filmate di vita quotidiana, per poi mostrare gli otaku che andarono a vedere Death e Rebirth, dicendo praticamente che se quella realtà non gli piaceva, poteva comunque andarsene...
Ma il messaggio era riferito agli spettatori in sala, non a Shinji...
E quindi vai di finale orrendo inguardabile...
Insomma, nulla di meglio per veicolare il messaggio artistico di non farsi troppe menate se una cosa di fantasia li delude, e soprattutto la provocazione che quello schifo l'hanno chiesto i fans.
CAPOLAVORO CONCETTUALE!
In una classifica non dovrebbe esistere anche lo 0? Perché se ci fosse stato se lo sarebbe meritato! Naturalmente parlo per opinione per opinione personale, ma se già gli ultimi 2 episodi della serie mi avevano fatto abbassare il voto a un bell'anime fino al 24o episodio, questa "conclusione" devasta definitivamente l'opera. Troppo introspettivo, moralistico, mistico e chi più ne ha più ne metta ma in soldoni... Cosa dà? Cosa spiega? Personalmente mi rimane tutto ancora più oscuro, misterioso e... Sinceramente pure un pò schifato dalla mente e dalle azioni di quell'antipatico complessato e amorfo Shinji. Detto questo, mi associo a quanto dicono molti: o lo si ama o lo si odia; o lo trovi un capolavoro tanto da paragonarlo a vere pietre miliari del cinema e chi come me reputa ottimo il lavoro fino all'episodio 24 e poi... Il nulla, il peggio del peggior film che abbiate mai visto.
Con ciò non si vuole offendere naturalmente il giudizio di nessuno, de gustibus!
Con ciò non si vuole offendere naturalmente il giudizio di nessuno, de gustibus!
Parlando di the End of Evangelion una breve introduzione mi sembra necessaria, spesso questo film viene catalogato come una produzione meramente commerciale nata al solo fine di sfruttare il “fenomeno” Evangelion che si era sviluppato dopo la non propria calorosa accoglienza che ebbe all’inizio la serie televisiva. In realtà la ragione che spinse Anno a realizzare questo film è un'altra, nello specifico a causa di problemi di budget il finale della serie TV subì dei drastici tagli, pur non cambiando il senso della trama il regista si vide costretto a rinunciare ai suoi piani originali per procedere ad un abbondante utilizzo di fermo immagini, scene riciclate, schermate bianche e voci fuori campo. Per tale ragione pertanto The End of Evangelion si presenta come il “vero” finale di Neon Genesis Evangelion o quanto meno come il finale presente sin dall’inizio nella mente di Anno.
Questa riflessione trova un suo punto d’appoggio nel fatto stesso che il film in realtà risulta essere composto da due episodi, il 25, “Air / Love is Destructive”, e il 26, “Per te, tutto il mio essere / ONE MORE FINAL: I need you”, la trama infatti riparte nel momento successivo la sconfitta dell’ultimo angelo, gli eventi narrati negli ultimi due episodi della serie non sono ancora avvenuti, già perché in realtà Anno non riscrive dal nulla la trama ma semplicemente cambia punto di vista, quel che nei due episodi originali è raffigurato dal punto di vista soggettivo di Shinji qui invece trova una sua espressione fisica, si materializza.
Passando ai personaggi ovviamente ritroviamo tutti quelli già incontrati in precedenza, tuttavia il cambio di vista adottato in EoE influisce anche su quest’aspetto, nel finale della serie difatti ci si focalizza soprattutto su Shinji e sul suo percorso, in EoE invece trova spazio anche l’evoluzione degli altri personaggi. Così Gendo Ikari emerge nella sua fragilità di uomo, consegnando l’immagine di una persona ben diversa da quella apparsa sino a quel momento, Rei affronta la sua stessa esistenza, ma senza dubbio a brillare è ancora una volta la “stella”di Asuka, Anno difatti riprende quella figura di ragazza forte e fragile tratteggiata con tanta maestria nella serie TV e la porta a compimento regalandoci un quadro di rara bellezza e, nel farlo, si giunge inoltre all’evoluzione di quel complesso rapporto che lega la ragazza a Shinji, nel segno dunque di quel “completamento” con cui si conclude la serie televisiva.
Dal lato tecnico il film è ineccepibile a livello di qualità, né poteva essere diversamente, nondimeno c’è qualcosa da recriminare sul lavoro della Panini, non solo il doppiaggio presenta degli errori di traduzione qua e là ma anche l’audio del DVD non brilla ( o sarò stato sfortunato io ), ad ogni buon conto per fortuna la Dynit pubblicherà la versione rivisitata e accoppiata con Death&Rebirth con un nuovo doppiaggio.
Traendo le somme relativamente al rapporto tra i due finali ( questo e quello della serie ) si potrebbe discutere a lungo, spesso si predilige il secondo in apparenza più riflessivo, io invece adoro EoE perché Anno riesce nella non facile impresa di tradurre alla perfezione gli stati d’animo, i pensieri, le riflessioni in altrettante immagini e atti, creando quel che mi sento di definire come una vera e propria poesia in movimento. Concludendo a chi ha visto e amato Neon Genesis Evangelion non posso che consigliare questo film, un vero capolavoro, come la serie che l’ha preceduto, inteso ed emozionante, la giusta conclusione di un’opera che ha segnato l’animazione giapponese.
Questa riflessione trova un suo punto d’appoggio nel fatto stesso che il film in realtà risulta essere composto da due episodi, il 25, “Air / Love is Destructive”, e il 26, “Per te, tutto il mio essere / ONE MORE FINAL: I need you”, la trama infatti riparte nel momento successivo la sconfitta dell’ultimo angelo, gli eventi narrati negli ultimi due episodi della serie non sono ancora avvenuti, già perché in realtà Anno non riscrive dal nulla la trama ma semplicemente cambia punto di vista, quel che nei due episodi originali è raffigurato dal punto di vista soggettivo di Shinji qui invece trova una sua espressione fisica, si materializza.
Passando ai personaggi ovviamente ritroviamo tutti quelli già incontrati in precedenza, tuttavia il cambio di vista adottato in EoE influisce anche su quest’aspetto, nel finale della serie difatti ci si focalizza soprattutto su Shinji e sul suo percorso, in EoE invece trova spazio anche l’evoluzione degli altri personaggi. Così Gendo Ikari emerge nella sua fragilità di uomo, consegnando l’immagine di una persona ben diversa da quella apparsa sino a quel momento, Rei affronta la sua stessa esistenza, ma senza dubbio a brillare è ancora una volta la “stella”di Asuka, Anno difatti riprende quella figura di ragazza forte e fragile tratteggiata con tanta maestria nella serie TV e la porta a compimento regalandoci un quadro di rara bellezza e, nel farlo, si giunge inoltre all’evoluzione di quel complesso rapporto che lega la ragazza a Shinji, nel segno dunque di quel “completamento” con cui si conclude la serie televisiva.
Dal lato tecnico il film è ineccepibile a livello di qualità, né poteva essere diversamente, nondimeno c’è qualcosa da recriminare sul lavoro della Panini, non solo il doppiaggio presenta degli errori di traduzione qua e là ma anche l’audio del DVD non brilla ( o sarò stato sfortunato io ), ad ogni buon conto per fortuna la Dynit pubblicherà la versione rivisitata e accoppiata con Death&Rebirth con un nuovo doppiaggio.
Traendo le somme relativamente al rapporto tra i due finali ( questo e quello della serie ) si potrebbe discutere a lungo, spesso si predilige il secondo in apparenza più riflessivo, io invece adoro EoE perché Anno riesce nella non facile impresa di tradurre alla perfezione gli stati d’animo, i pensieri, le riflessioni in altrettante immagini e atti, creando quel che mi sento di definire come una vera e propria poesia in movimento. Concludendo a chi ha visto e amato Neon Genesis Evangelion non posso che consigliare questo film, un vero capolavoro, come la serie che l’ha preceduto, inteso ed emozionante, la giusta conclusione di un’opera che ha segnato l’animazione giapponese.
Intenso, devastante, estremo, ermetico, spaventoso e completamente folle, fin troppo , a tal punto da essere frustrante. Se già la serie Eva è stata difficile da digerire e soprattutto da capire, questo tremendo finale risulta pressoché privo di senso, a prima vita. eppure il significato ce l'ha eccome, e più di uno. Evangelion è una di quelle serie che o ami o odi, non si può rimanere indifferenti di fronte ad un lavoro del genere. Tutti i fans ricorderanno come finì la serie animata, con i l budget agli sgoccioli, stiracchiando le ultime risorse per ricavare un quantomeno dignitoso finale. Qui il seguito, e sarebbe il degno epilogo di tutta la trascendentale vicenda, è stato curato in ogni minimo dettaglio, esaltandone i colori, le animazioni, i dialoghi. Come ci si poteva aspettare è una fine paradossale, quasi onirica, una visione della cabala assurda e visionaria, un mosaico di elementi misteriosi che porteranno l'intero pianeta ad un destino insospettabile quanto inevitabile.
Come da sempre, evangelion è stata un'opera controversa e soggetta a critiche di tutti i tipi, osannata per la sua profondità nell'esplorare la psiche umana e l'introspezione dei propri personaggi, odiata per l'esagerata ermetica in generale, opera per niente adatta ad un pubblico troppo giovane. Questo finale penso sia degno di tale nome, e se anche pare la conclusione di tutta la vicenda, in realtà non mi sono sentito appagato appieno: al termine di end of evangelion ho creduto che qualcosa ancora doveva accadere, nonostante avessi assistito ad un susseguirsi di cataclismi e colpi di scena a dir poco eclatanti. Finalmente, molti punti oscuri vengono spiegati e apparentemente chiariti, ma i dubbi che lo spettatore si trascina dalla serie di 26 episodi sono ben lungi dall'essere sciolti completamente. Lo definirei più un finale simile ad una piccola opera d'arte ermetica e paradossale, ma una cos è certa, ed è sotto gli occhi di tutti: c'è chi l'ha definito un capolavoro incommensurabile, ai livelli del cinema fantascientifico dei tempi d'oro (alien, 2001 odissea nello spazio, blade runner), o chi lo ha denigrato come una semplice operazione di guadagno bella e buona, sfruttando facilmente il proprio nome e la propria fama, ma al di là di questo, sia nell'aspetto tecnico (fondali, animazioni, chara design caratteristico di eva, e colonna sonora eccellente) e nella narrazione, è qualcosa che va visto dall'inizio alla fine, almeno per rendersi conto di cosa questi autori della gainax sono riusciti a creare. il bene, il male, le paure dell'uomo, cosa è giusto o sbagliato, la coscienza e l'etica, la psicologia dell'essere umano: end of evangelion, un vero e proprio viaggio nel profondo dell'anima di ognuno di noi. A mio parere, umile e soggettivo, un must da vedere solo dopo la serie Neon Genesis evangelion.
Come da sempre, evangelion è stata un'opera controversa e soggetta a critiche di tutti i tipi, osannata per la sua profondità nell'esplorare la psiche umana e l'introspezione dei propri personaggi, odiata per l'esagerata ermetica in generale, opera per niente adatta ad un pubblico troppo giovane. Questo finale penso sia degno di tale nome, e se anche pare la conclusione di tutta la vicenda, in realtà non mi sono sentito appagato appieno: al termine di end of evangelion ho creduto che qualcosa ancora doveva accadere, nonostante avessi assistito ad un susseguirsi di cataclismi e colpi di scena a dir poco eclatanti. Finalmente, molti punti oscuri vengono spiegati e apparentemente chiariti, ma i dubbi che lo spettatore si trascina dalla serie di 26 episodi sono ben lungi dall'essere sciolti completamente. Lo definirei più un finale simile ad una piccola opera d'arte ermetica e paradossale, ma una cos è certa, ed è sotto gli occhi di tutti: c'è chi l'ha definito un capolavoro incommensurabile, ai livelli del cinema fantascientifico dei tempi d'oro (alien, 2001 odissea nello spazio, blade runner), o chi lo ha denigrato come una semplice operazione di guadagno bella e buona, sfruttando facilmente il proprio nome e la propria fama, ma al di là di questo, sia nell'aspetto tecnico (fondali, animazioni, chara design caratteristico di eva, e colonna sonora eccellente) e nella narrazione, è qualcosa che va visto dall'inizio alla fine, almeno per rendersi conto di cosa questi autori della gainax sono riusciti a creare. il bene, il male, le paure dell'uomo, cosa è giusto o sbagliato, la coscienza e l'etica, la psicologia dell'essere umano: end of evangelion, un vero e proprio viaggio nel profondo dell'anima di ognuno di noi. A mio parere, umile e soggettivo, un must da vedere solo dopo la serie Neon Genesis evangelion.
Non dormire per una notte intera dopo avere visto un anime vi sembra pazzia? Tuttavia "The End of Evangelion" non è un anime, ma il vero epilogo di una saga che ha toccato le corde emozionali più sottili dell'animo di una generazione facendovi risuonare una melodia meravigliosa e al contempo struggente. Sono rimasto sgomento di fronte a quest'opera talmente torrenziale da svuotare completamente lo spettatore, che ingoia troppo, davvero troppo - visivamente, concettualmente ed emozionalmente -, fino a essere fagocitato egli stesso dal film.
E' superfluo parlare della realizzazione tecnica, perché la magnificenza dell'opera non è puramente autoreferenziale, ma subordinata allo sviluppo di una conclusione che prorompe apocalittica fino a divenire epica.
Si capisce, adesso, perché non fu possibile dare vita all'epilogo all'epoca della serie, quando, prima degli ultimi due episodi, il caro Anno, entrato nello studio, pare abbia così parlato agli animatori: "Aoh, non c'è so' più soldi... Mo' che c'envetamo"?
Vista la situazione in cui si trovarono non li si può biasimare per quello che riuscirono a ricavare; tuttavia la lacuna lasciata fu immensa.
Il film, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, non si limita a comporre in modo soddisfacente il puzzle, ma colma l'abisso tutto in un istante riuscendo, anzi, a straripare. L'opera lascia sconvolti, risultando, in alcuni momenti, straziante e devastando nei 15 minuti finali la comprensione - già messa a dura prova dalla serie - dello spettatore. Alla fine non saprete più cosa pensare e sarete lasciati completamente disancorati, poiché l'opera, nel suo essere criptica ed enigma, è soprattutto genesi dell'idea dell'arcano e della vita stessa, di spiegazioni che nessuno può dare, e del fluire dell'io all'interno dell'esistenza. Divenendo pura suggestione, il film insinua più di quel che si capisce e attraverso lo sguardo manda in tilt l'intelletto proprio per fare crollare ogni barriera all'accesso dell'inconscio e così squassare dal profondo i dubbi più oscuri dell'ego.
"The End of Evangelion" è un'esperienza unica e sconcertante, un delirio che vale una notte insonne.
E' superfluo parlare della realizzazione tecnica, perché la magnificenza dell'opera non è puramente autoreferenziale, ma subordinata allo sviluppo di una conclusione che prorompe apocalittica fino a divenire epica.
Si capisce, adesso, perché non fu possibile dare vita all'epilogo all'epoca della serie, quando, prima degli ultimi due episodi, il caro Anno, entrato nello studio, pare abbia così parlato agli animatori: "Aoh, non c'è so' più soldi... Mo' che c'envetamo"?
Vista la situazione in cui si trovarono non li si può biasimare per quello che riuscirono a ricavare; tuttavia la lacuna lasciata fu immensa.
Il film, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, non si limita a comporre in modo soddisfacente il puzzle, ma colma l'abisso tutto in un istante riuscendo, anzi, a straripare. L'opera lascia sconvolti, risultando, in alcuni momenti, straziante e devastando nei 15 minuti finali la comprensione - già messa a dura prova dalla serie - dello spettatore. Alla fine non saprete più cosa pensare e sarete lasciati completamente disancorati, poiché l'opera, nel suo essere criptica ed enigma, è soprattutto genesi dell'idea dell'arcano e della vita stessa, di spiegazioni che nessuno può dare, e del fluire dell'io all'interno dell'esistenza. Divenendo pura suggestione, il film insinua più di quel che si capisce e attraverso lo sguardo manda in tilt l'intelletto proprio per fare crollare ogni barriera all'accesso dell'inconscio e così squassare dal profondo i dubbi più oscuri dell'ego.
"The End of Evangelion" è un'esperienza unica e sconcertante, un delirio che vale una notte insonne.
Ricordo di essermi MOLTO ADIRATO nei confronti di Hanno a causa degli ultimi due finali della serie, che riassumerei con tre frasi: "brutte, c'entrano niente con la serie, la sputtanano completamente".
Difatti quei due soli episodi mi portarono a considerare L'INTERA SERIE UN OPERA MEDIOCRE".
Nonostante tutto decisi di acquistare The End of Evangelion per vedere se riusciva a riscattarsi della grossa cavolata fatta.
Purtroppo il film che fa da ultime due puntate non rimargina pienamente la falla/ferita lasciata dalla serie, certo, è ben fatto, discretamente animato, chiarisce molti punti e furbescamente ne lascia insoluti altri; ma quelle due maledettissime puntate hanno, secondo me, SERIAMENTE MINATO L'INTERO FENOMENO EVA! Quindi(a mio parere) concluderei consigliando l'acquisto dei DVD e di guardare i primi 24 episodi, SALTANDO A PIEDI PARI CON TANTO DI CAPRIOLA le già citate ultime puntate più il Death & Rebirth (anche questo a detta di molti miei amici deludente!) e di vedersi quest'opera come le ULTIME VERE PUNTATE FINALI!
Poi decidete voi, io vi ho avvisato.
Difatti quei due soli episodi mi portarono a considerare L'INTERA SERIE UN OPERA MEDIOCRE".
Nonostante tutto decisi di acquistare The End of Evangelion per vedere se riusciva a riscattarsi della grossa cavolata fatta.
Purtroppo il film che fa da ultime due puntate non rimargina pienamente la falla/ferita lasciata dalla serie, certo, è ben fatto, discretamente animato, chiarisce molti punti e furbescamente ne lascia insoluti altri; ma quelle due maledettissime puntate hanno, secondo me, SERIAMENTE MINATO L'INTERO FENOMENO EVA! Quindi(a mio parere) concluderei consigliando l'acquisto dei DVD e di guardare i primi 24 episodi, SALTANDO A PIEDI PARI CON TANTO DI CAPRIOLA le già citate ultime puntate più il Death & Rebirth (anche questo a detta di molti miei amici deludente!) e di vedersi quest'opera come le ULTIME VERE PUNTATE FINALI!
Poi decidete voi, io vi ho avvisato.
Il Film in sè sarebbe bello, soprattutto in quanto, come ho già illustrato nella mia recensione della Serie di Evangelion, collega perfettamente l'episodio 24 ai due finali.
Tuttavia devo riportare un dato estremamente spiacevole: se il video è stato curato abbastanza bene, il comparto audio è a dir poco pietoso, osceno! Quelli della Panini Video hanno commesso un vero e proprio scempio nel curare la traccia Audio italiana (e mi dispiace, perchè solitamente fanno ottimi prodotti); per tutto il Film le voci dei personaggi arrivano "in sordina", come se fossero un sottofondo al resto del Film! La situazione è talmente disperata che vi assicuro che il Film non si riesce neanche a seguirlo (a volume massimo!) su una normale TV Stereo (forse con casse esterne di alta qualità si potrebbe fare un tentativo)!! Una cosa veramente indegna! Tanto che io, pur avendo acquistato questo DVD al solo scopo di avere le voci dei doppiatori italiani, sono costretto a vedermelo in Giapponese sottotitolato!
Tuttavia devo riportare un dato estremamente spiacevole: se il video è stato curato abbastanza bene, il comparto audio è a dir poco pietoso, osceno! Quelli della Panini Video hanno commesso un vero e proprio scempio nel curare la traccia Audio italiana (e mi dispiace, perchè solitamente fanno ottimi prodotti); per tutto il Film le voci dei personaggi arrivano "in sordina", come se fossero un sottofondo al resto del Film! La situazione è talmente disperata che vi assicuro che il Film non si riesce neanche a seguirlo (a volume massimo!) su una normale TV Stereo (forse con casse esterne di alta qualità si potrebbe fare un tentativo)!! Una cosa veramente indegna! Tanto che io, pur avendo acquistato questo DVD al solo scopo di avere le voci dei doppiatori italiani, sono costretto a vedermelo in Giapponese sottotitolato!
Delusione totale. Troppo forzatamente cervellotica quest'opera, senza peraltro riuscire ad appassionare o ad usare efficacemente questa componente riflessiva. Il filo delle idee esposte è confusionario e inutilmente contorto, sforando quindi nell'irritante e nel noioso. Si atteggia ad esprimere "grandi verità" quando invece è tutto piuttosto banale e si cerca di renderlo altisonante solo ingarbugliando gli elementi. A tratti patetica questa conclusione di evangelion di sicuro non merita la sufficienza ed ha l'aggravante di prendere letteralmente in giro lo spettatore cercando di far apparire come profondi concetti banali, esprimendoli in modo fumoso e contorto. Passare oltre, c'è di meglio.
Che dire di The end of evangelion? In realtà lo trovo inutile. Per chi cercava risposte ai migliaia di quesiti lasciati in sospeso ne è uscito fuori con le idee ancora più confuse... a chi invece è bastato il finale speudo-introspettivo filosofico si è dovuto sorbire altre due ore di paturnie mentali ( tra le altre cose ripetitive e molto banali). Io passavo di momenti di profonda noia ( in cui sono stato più volte tentato di mandare avanti) a momenti di profonda ilarità per alcune scelte a mio avviso ridicole nella regia e nell'economia del racconto.
Ai classici sostenitori della serie che inneggiano al capolavoro o peggio ancora all'opera d'arte sarebbe bello rispondere che le opere d'arte sono altre e che non basta un pò di filosofia incollata qua e la per dare spessore e profondità ad un Anime, l'arte non è filosofia.
Non mi soffermo sulla parte tecnica, non è il mio forte, e comunque non la considero importante ( a parte la regia ovviamente).
Credo che in realtà The End of Evangelion si uno dei tanti tentativi della Gainax di fare un pò di soldi da quella che è stata e tutt'ora è la sua gallina dalle uova d'oro.
Ai classici sostenitori della serie che inneggiano al capolavoro o peggio ancora all'opera d'arte sarebbe bello rispondere che le opere d'arte sono altre e che non basta un pò di filosofia incollata qua e la per dare spessore e profondità ad un Anime, l'arte non è filosofia.
Non mi soffermo sulla parte tecnica, non è il mio forte, e comunque non la considero importante ( a parte la regia ovviamente).
Credo che in realtà The End of Evangelion si uno dei tanti tentativi della Gainax di fare un pò di soldi da quella che è stata e tutt'ora è la sua gallina dalle uova d'oro.
Benchè mi fossi accontentato già del finale della serie tv, che personalmente ritengo ottimo ed esaustivo, devo dire che quest'ultimo capitolo della saga migliore mai messa in circolazione, risulta essere un più che degno epilogo, rispondendo sì all'esigenza di azione e sangue tanto contestata dai fan dell'epoca, ma anche continuando a strizzare l'occhio a contenuti più seri e importanti, e pazienza se c'è qualcuno che non apprezza, del resto NGE o lo si ama o lo si odia...
Ottimo film, la degna conclusione di una grande serie. Molte domande lasciate in sospeso dalla serie (sono veramente tante visto anche il finale pressochè "indecifrabile") trovano più o meno una risposta lasciando comunque i personaggi in balia dei loro dubbi esistenziali che si porteranno sino alla fine.
Il third impact è un evento sconvolgente che probabilmente stravolge anche le idee iniziali di Anno (il quale inizialmente non voleva ricreare un nuovo finale) ma è comunque ben realizzato.
Questa fine cerca giustamente di rimpiazzare la parentesi sconfusionata di "Death & Rebirth" che aveva tanto deluso i fan alla sua uscita.
Credo che comunque non meriti il voto massimo perchè la ritengo inferiore sotto alcuni aspetti alla serie che, nonostante i fondi monetari molto inferiori, curava molto di più la relazione tra i personaggi e i loro problemi interiori.
Rimane senza dubbio un "must" per appassionati e non.
Il third impact è un evento sconvolgente che probabilmente stravolge anche le idee iniziali di Anno (il quale inizialmente non voleva ricreare un nuovo finale) ma è comunque ben realizzato.
Questa fine cerca giustamente di rimpiazzare la parentesi sconfusionata di "Death & Rebirth" che aveva tanto deluso i fan alla sua uscita.
Credo che comunque non meriti il voto massimo perchè la ritengo inferiore sotto alcuni aspetti alla serie che, nonostante i fondi monetari molto inferiori, curava molto di più la relazione tra i personaggi e i loro problemi interiori.
Rimane senza dubbio un "must" per appassionati e non.
Un gran bel film che fa da conclusione alla serie. A mio parere non merita il 10 perchè l'anime era di per sè già concluso con gli ultimi criticatissimi 2 episodi quindi si tratta di un film volendo un pò inutile. Questo non toglie tutti gli altri meriti che gli spettano. La qualità del disegno è veramente eccezionale (superiore addirittura all'anime), è sufficientemente complesso e incomprensibile (cosi come piace ai fan di eva) e l'intensità delle emozioni provate dai personaggi è veramente dirompente. Spettacolare l'urlo di Shinji che conclude la prima parte del film. Unica pecca: proprio Shinji. Infatti nel film non ha risolto i suoi problemi esistenziali dovuti alla sua paura di essere rifiutato ed è pressappoco simile ad una spugna spungiforme come livello intellettivo ed attività motoria...praticamente nulla. Per il resto comunque un ottimo film che merita tutta l'attenzione dei fan. Da notare il finale apertissimo che lascia spazio a qualunque teoria sulla conclusione. Da vedere.
L'unico film di animazione che sia riuscito a toccare determinate corde emozionali. Credo che molto dipenda dall'apparente incomprensibilità con cui vengono trattate molte tematiche relative ai caratteri dei personaggi. In ogni caso un'esperienza impegnativa da ripetere (e godere) quante più volte possibile fino a dare almeno un interpretazione a tutto. Incredibili le musiche. Talmente al posto giusto da far correre un brivido lungo la schiena.
Un'esperienza che i non appasionati del genere possono tranquillamente risparmiarsi. La storia e i personaggi sembrano, a prima vista, essere ben costruiti ma andando avanti risulta evidente che l'autore forza troppo la mano nel tentativo di dare ad entrambe profondità e complessità nel tentativo di farli sembrare reali. Il risultato? NOIA. Sembra di assistere, in alcuni frangenti, di assistere ad una goffa e poco interessante lezione di filosofia. Attraverso questo banale espediente, l'autore cerca di rendere credibile il tutto, sprattutto la "pseudo-personalità" o "pseudo-umanità" dei protagonisti. Tutto poco credibile. L'unico aspetto degno di nota sono le musiche, veramente belle e ben azzeccate, e i disegni, molto curati anche i particolari.
La visione di questo film è stato per me qualcosa di liberatorio. Ooooh, finalmente vedo una conclusione delle avventure di Shinji, degli Eva e della Nerv... e che conclusione!!! Non sto a dilungarmi sulle 100000000000 intermoretazioni che sono state date a questo film né su come EoE sia in realtà la versione meno "criptica" degli ultimi 2 episodi della serie TV... vi dico semplicemente che mi è piaciuto un sacco. Ottima la realizzazione tecnica. Qualche falla c'è ancora nella sceneggiatura che ancora una volta non risulta chiara ad una prima visione. Per il resto direi che è assolutamente imperdibile.
Sono orgoglioso di essere il primo a commentare quello che, secondo me, è il miglior film della storia della fantascienza animata (e non solo....). Personalmente reputo un paio di sequenza restino in assoluto nella storia del cinema (soprattutto alcuni dialoghi (sogni e realtà)), per non parlare delle perfezione stilistica raggiunta. Un film fatto di estremi assoluti, unico film che è stato in grado di rispondere al grande interrogatico lasciato da Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick (guida dichiarata di Hideaki Anno). Un film enorme, il cui unico difetto è quello di non essere comprensibile a chi non ha visto la serie (ma non visto così...visto con attenzione...). Certo, visto la sua esasperazioni degli estremi (sia dal punto della violenza, che dal punto di vista dei colori, e per certi versi anche della musica) potrebbe non essere apprezzato da tutti (come peraltro sistematicamente accaduto). Ai livelli di Blade Runner, e poco sotto 2001:Odissea Nello spazio, sempre secondo la personalissima opinione di chi scrive. Immenso e incommensurabile.