Le avventure di Pepero, ragazzo delle Ande
"Le avventure di Pepero, ragazzo delle Ande" è una serie anime di genere meisaku di ventisei episodi, prodotta da Wako Pro e NET nel 1975, e arrivata qui in Italia solo nel lontano 1981. Pepero, dopo il compimento del suo decimo compleanno, nota in cielo un condor dorato, e decide subito di seguirlo, poiché la leggenda dice che tale volatile può condurre gli uomini al famoso tesoro di El Dorado, dove appunto si trova il padre di Pepero, partito tanti anni fa e ancora non tornato.
Pepero, protagonista di questa storia, è un bambino che vive sulle Ande e, dato che comincia a sentire la mancanza del padre, deciderà di partire, ma non sarà solo, con lui ci sarà anche il vecchio Chichikaka, il quale sarà il più anziano del gruppo e aiuterà molto Pepero durante il suo viaggio; poi faremo la conoscenza di Kana, la quale è una bambina che ha perso la memoria, e più avanti si innamorerà di Pepero; poi ci sarà Azteko, un bambino della stessa età di Pepero che vuole anche lui andare a El Dorado, all'inizio risulterà molto egoista e antipatico, ma poi si rivelerà di fondamentale importanza per il gruppo; e infine c'è Chuchu, che è un bambino molto piccolo il quale lavora controvoglia in un circo, ma grazie all'aiuto di Pepero convincerà il suo capo a portarlo con sé, poiché sta cercando sua sorella malata.
La grafica è carina ma non è niente di eccezionale, ovviamente parliamo di una serie uscita negli anni '70, quindi non possiamo aspettarci chissà cosa dai disegni; i colori sono poco accesi, il tratto è molto delicato e semplice sia per quanto riguarda le abitazioni rurali sia per i vari personaggi che troveremo all'interno. Le sigle di apertura sono assai belle, in Italia sono state fatte due diverse sigle, una è "Vola Bambino", cantata dalla doppiatrice di Pepero stessa, la seconda invece è "Pepero, il ragazzo delle Ande", cantata da Santo Verduci.
In conclusione, posso dire che è stata una serie che mi è piaciuta molto, tratta belle tematiche, che ormai nell'animazione odierna è difficile trovare. La consiglio a tutti quelli che cercano un anime emozionante e poco impegnativo da vedere.
Voto finale: 7,5
Pepero, protagonista di questa storia, è un bambino che vive sulle Ande e, dato che comincia a sentire la mancanza del padre, deciderà di partire, ma non sarà solo, con lui ci sarà anche il vecchio Chichikaka, il quale sarà il più anziano del gruppo e aiuterà molto Pepero durante il suo viaggio; poi faremo la conoscenza di Kana, la quale è una bambina che ha perso la memoria, e più avanti si innamorerà di Pepero; poi ci sarà Azteko, un bambino della stessa età di Pepero che vuole anche lui andare a El Dorado, all'inizio risulterà molto egoista e antipatico, ma poi si rivelerà di fondamentale importanza per il gruppo; e infine c'è Chuchu, che è un bambino molto piccolo il quale lavora controvoglia in un circo, ma grazie all'aiuto di Pepero convincerà il suo capo a portarlo con sé, poiché sta cercando sua sorella malata.
La grafica è carina ma non è niente di eccezionale, ovviamente parliamo di una serie uscita negli anni '70, quindi non possiamo aspettarci chissà cosa dai disegni; i colori sono poco accesi, il tratto è molto delicato e semplice sia per quanto riguarda le abitazioni rurali sia per i vari personaggi che troveremo all'interno. Le sigle di apertura sono assai belle, in Italia sono state fatte due diverse sigle, una è "Vola Bambino", cantata dalla doppiatrice di Pepero stessa, la seconda invece è "Pepero, il ragazzo delle Ande", cantata da Santo Verduci.
In conclusione, posso dire che è stata una serie che mi è piaciuta molto, tratta belle tematiche, che ormai nell'animazione odierna è difficile trovare. La consiglio a tutti quelli che cercano un anime emozionante e poco impegnativo da vedere.
Voto finale: 7,5
Dopo aver riguardato in tempi recenti un paio di puntate iniziali, il mio umore non era certo quello dei tempi migliori. La serie TV all'apparenza sembrava essere davvero destinata a un pubblico composto per la maggiore da piccolissimi telespettatori, così come ricordavo da quella fugace comparsa sulle reti italiane, talmente fugace che l'ha resa ormai quasi svanita dalla memoria collettiva.
Alcuni personaggi apparivano già in partenza abbastanza odiosi (come il saccentello Azteco) e altri decisamente piagnucolosi, con voci stridenti e di età molto bassa (il circense Chu Chu è poco più che un poppante). Ma con il proseguire delle avventure dell'indomito Pepero e dei suoi amici, quando essi si imbattono in remoti santuari eretti tra rupi invalicabili e in leggendarie creature dorate di cui si tramandano le gesta di generazione in generazione, le cose diventano sorprendentemente interessanti. Mentre la compagine s'inerpica - non con pochi sforzi - tra l'imponente Cordigliera delle Ande, percorrendo tortuosi sentieri a strapiombo e lasciandosi alle spalle picchi innevati che emergono dalle nubi, sopraggiungono una successione di arcani e riti millenari legati a popolazioni autoctone, a contorno di situazioni oltremodo drammatiche come slavine, bestie feroci, e venali individui interessati solo ai mirabolanti tesori che, si narra, abbondino nella Città d'oro fondata dagli Inca. Non mancano i riferimenti alle civiltà perdute delle Americhe, grande pallino dei Giapponesi durante gli Anni Settanta (assieme ai misteri ufologici). La trama migliora col passare delle settimane, e le situazioni si fanno così incalzanti tanto da non sembrare nemmeno più la puerile serie per bambini degli esordi. Man mano che la cordata cercherà di raggiungere la meta prefissatasi, i pericoli conosciuti e quelli incogniti aumenteranno.
Parliamoci chiaro e tocchiamo il tasto dolente: l'animazione. Non siamo ai livelli di colossi come Toei o TMS. Wako era considerato uno studio minore con un ristretto numero di dipendenti, ma che era riuscito a reclutare all'ultimo il versatile Toyoo Ashida ai disegni chiave e l'apprezzato direttore artistico Torao Arai (celebre per i suoi splendidi fondali a tempera), i quali, nonostante il misero budget, riescono comunque a mantenere la qualità su livelli accettabili. Non mancano tuttavia grossolane imperfezioni a opera degli intercalatori e dei rifinitori (novellini, per la stragrande maggioranza), ma all'epoca non si badava molto a smussare le pecche o a evitare di riciclare gli sfondi. L'importante era far breccia nell'immaginario dei piccoli nipponici con sceneggiature appassionanti portate all'esplorazione, buoni sentimenti, spirito d'iniziativa, nonché tramite l'inserimento di comprimari e avversari ben caratterizzati che terranno banco e ostacoleranno la spedizione alla scoperta della mitica e misteriosa città aurifera di El Dorado (realtà o fantasticheria?).
La cosa più sorprendente è senz'ombra di dubbio che è stata un'idea originale scaturita da un'illuminazione di Sumio Takahashi, fondatore della (talvolta ingiustamente) bistrattata casa di produzione, che si era fatto le ossa nel settore degli spot pubblicitari (o CM, come vengono chiamati in gergo tra gli addetti ai lavori). Tra gli ultimi vibranti episodi, tre vengono affidati a un ex-regista (girovago) della collassata Mushi-pro. che si firmava Yoshiyuki Tomino...
Alcuni personaggi apparivano già in partenza abbastanza odiosi (come il saccentello Azteco) e altri decisamente piagnucolosi, con voci stridenti e di età molto bassa (il circense Chu Chu è poco più che un poppante). Ma con il proseguire delle avventure dell'indomito Pepero e dei suoi amici, quando essi si imbattono in remoti santuari eretti tra rupi invalicabili e in leggendarie creature dorate di cui si tramandano le gesta di generazione in generazione, le cose diventano sorprendentemente interessanti. Mentre la compagine s'inerpica - non con pochi sforzi - tra l'imponente Cordigliera delle Ande, percorrendo tortuosi sentieri a strapiombo e lasciandosi alle spalle picchi innevati che emergono dalle nubi, sopraggiungono una successione di arcani e riti millenari legati a popolazioni autoctone, a contorno di situazioni oltremodo drammatiche come slavine, bestie feroci, e venali individui interessati solo ai mirabolanti tesori che, si narra, abbondino nella Città d'oro fondata dagli Inca. Non mancano i riferimenti alle civiltà perdute delle Americhe, grande pallino dei Giapponesi durante gli Anni Settanta (assieme ai misteri ufologici). La trama migliora col passare delle settimane, e le situazioni si fanno così incalzanti tanto da non sembrare nemmeno più la puerile serie per bambini degli esordi. Man mano che la cordata cercherà di raggiungere la meta prefissatasi, i pericoli conosciuti e quelli incogniti aumenteranno.
Parliamoci chiaro e tocchiamo il tasto dolente: l'animazione. Non siamo ai livelli di colossi come Toei o TMS. Wako era considerato uno studio minore con un ristretto numero di dipendenti, ma che era riuscito a reclutare all'ultimo il versatile Toyoo Ashida ai disegni chiave e l'apprezzato direttore artistico Torao Arai (celebre per i suoi splendidi fondali a tempera), i quali, nonostante il misero budget, riescono comunque a mantenere la qualità su livelli accettabili. Non mancano tuttavia grossolane imperfezioni a opera degli intercalatori e dei rifinitori (novellini, per la stragrande maggioranza), ma all'epoca non si badava molto a smussare le pecche o a evitare di riciclare gli sfondi. L'importante era far breccia nell'immaginario dei piccoli nipponici con sceneggiature appassionanti portate all'esplorazione, buoni sentimenti, spirito d'iniziativa, nonché tramite l'inserimento di comprimari e avversari ben caratterizzati che terranno banco e ostacoleranno la spedizione alla scoperta della mitica e misteriosa città aurifera di El Dorado (realtà o fantasticheria?).
La cosa più sorprendente è senz'ombra di dubbio che è stata un'idea originale scaturita da un'illuminazione di Sumio Takahashi, fondatore della (talvolta ingiustamente) bistrattata casa di produzione, che si era fatto le ossa nel settore degli spot pubblicitari (o CM, come vengono chiamati in gergo tra gli addetti ai lavori). Tra gli ultimi vibranti episodi, tre vengono affidati a un ex-regista (girovago) della collassata Mushi-pro. che si firmava Yoshiyuki Tomino...
Questo anime ambientato in Sudamerica narra le bellissime avventure di un giovane ragazzino di nome Pepero alla ricerca del padre, partito per cercare la mitica città di Eldorado.
Pepero nelle sue avventure sarà accompagnato dal mitico condor dorato e da una sua amica che insieme dovranno affrontare un lungo e difficile cammino, pieno di pericoli e avventure straordinarie che li porteranno alla conoscenza di se stessi e del meraviglioso paesaggio che li circonda.
I personaggi sono caratterizzati in modo molto accurato e particolare è la collaborazione e fiducia reciproca che hanno l'un l'altro per aiutarsi e affrontare la vita di ogni giorno, come il saggio Titicaca che dà sempre ottimi insegnamenti al protagonista. Anime molto particolare che rivedrei senz'altro.
Pepero nelle sue avventure sarà accompagnato dal mitico condor dorato e da una sua amica che insieme dovranno affrontare un lungo e difficile cammino, pieno di pericoli e avventure straordinarie che li porteranno alla conoscenza di se stessi e del meraviglioso paesaggio che li circonda.
I personaggi sono caratterizzati in modo molto accurato e particolare è la collaborazione e fiducia reciproca che hanno l'un l'altro per aiutarsi e affrontare la vita di ogni giorno, come il saggio Titicaca che dà sempre ottimi insegnamenti al protagonista. Anime molto particolare che rivedrei senz'altro.
Questo bellissimo anime della Wacko racconta le vicende di Pepero, un bambino che vive sulle Ande e che un giorno parte alla ricerca di suo padre Carlos, a sua volta partito alla ricerca del mitico El Dorado. Pepero cerca la strada inseguendo un fantastico condor dorato che gli appare nei più svariati momenti del suo cammino. Ad accompagnarlo ci sono il saggio Titicaca, l'irascibile Azteco, la piccola e dolce Kana(una ragazzina che ha perso la memoria,ma che si scoprirà essere legata ad El Dorado) e un piccolo circense, Chu-Chu. Il viaggio si rivela duro e arduo, ma riserverà numerose sorprese e un finale lieto e felice.