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mick92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Trama:
2029 in un mondo in cui la nanotecnologia ha compiuto passi da gigante, portando alla quasi totale ibridazione tra essere umano e macchina, si muove la Sezione 9 di Pubblica Sicurezza, un reparto speciale della polizia preposto alla risoluzione di crimini e terrorismo informatici.

Credo si sia già detto di tutto di quest'opera quindi mi concentrerò su un solo particolare: le scene di nudo della protagonista; inutile dire che l'anime è fatto bene, è un grande classico, con risvolti filosofici etc. etc.

Un aspetto interessante del film "Ghost in the Shell" è il modo in cui tratta le scene di nudo. Ho voluto rivedere quest'opera con mia zia di 65 anni, che non apprezza il nudo femminile nei film o serie animate. Volevo farle capire che il nudo può avere anche una funzione artistica, simbolica e narrativa.
La scena della "nascita" del maggiore è una delle più suggestive e memorabili del film. La scena inizia con una voce che dice: “Il progetto 2504 è iniziato”. Si vede poi il corpo del maggiore che viene assemblato in una fabbrica, con una serie di macchine che lo modellano. Il corpo del maggiore ha uno scheletro metallico e dei muscoli sintetici che vengono ricoperti da una pelle artificiale. Il corpo viene poi immerso in un liquido rosso, che ricorda il sangue o il liquido amniotico. Il corpo emerge dal liquido e si vede il volto del maggiore che apre gli occhi. La scena è accompagnata da una musica eterea e solenne, che crea un contrasto con l’ambiente industriale e tecnologico.
Lei qui è nuda ma è anche appena "nata" quindi è ovvio che sia così. Il suo nudo non ha nulla di erotico o provocatorio, ma è semplicemente il risultato del processo di creazione del suo corpo. Il suo nudo è anche un simbolo della sua innocenza e della sua ignoranza sul mondo che la circonda.
Altro punto a favore è che il suo corpo cibernetico ha delle forme realistiche e armoniose che non esagerano le sue caratteristiche femminili, come in altre opere dove i corpi sia maschili che femminili sono "impossibili".

Continuando il maggiore Motoko usa spesso una tecnologia termo ottica per diventare praticamente invisibile. Per farlo, però, deve spogliarsi dei suoi vestiti e mostrare la sua "finta pelle", altrimenti sarebbero visibili i suoi vestiti. Il nudo del maggiore non è volgare o sessualizzato, ma esprime la sua vulnerabilità, la sua ricerca di identità e anche la sua forza nelle scene d'azione.

In conclusione posso sostenere che che il nudo in quest’opera non è fan-service, inteso come l’uso di elementi sessuali o provocatori per attirare l’attenzione o la simpatia dello spettatore, senza che questi elementi abbiano una funzione narrativa o artistica. Il nudo in "Ghost in the Shell" invece ha una funzione narrativa e artistica perché serve a esprimere i temi e i simboli del film.


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Alaniks

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Non posso che dare il massimo dei voti a questo capolavoro dall'animazione mondiale.
Un film dove tutto funziona alla perfezione come i meccanismi di un orologio svizzero.

L'ho visionato più volte nel corso di questi ultimi vent'anni, e ogni volta mi stupisco a cogliere un dettaglio, a capire il significato recondito di una certa frase o di una particolare situazione, che prima non avevo colto. E' incredibile anche il fatto che duri solo 80 minuti, che a me sembrano 120, talmente il film è ricco e concentrato di significati.
Il comparto tecnico è di prim'ordine (tenendo conto che siamo nel 1995), le animazioni sono fluide e viene utilizzata una palette di colori che prediligono lo "sporco e grigio" che si addice al cyber-punk, questa cosa è evidente soprattutto nei meravigliosi fondali in stile ultra realistico.

La colonna sonora di Kenji Kawai è leggenda. Un autore, questo, che ha collaborato con Oshii fin dai tempi di Uruseiyatsura, e che qui raggiunge il suo stato di grazia.
La regia è da premio oscar, né più né meno. Ho visionato opere successive a questa, sempre di Oshii, ma non è più riuscito a raggiungere i livelli di questo, che a mio parere resta il suo capolavoro assoluto.
I contenuti, se vogliamo parafrasare il titolo "Lo spirito nel guscio", il nocciolo interno, l'anima del film sono quello che più colpisce, per complessità e profondità. Chi siamo in realtà? Qual'è lo scopo ultimo della nostra esistenza? Esiste una vita alternativa, diversa, da quella che concepiamo e a cui siamo abituati a pensare? La coscienza può svilupparsi anche al di fuori di carne, sangue e ossa?
Tutti questi interrogativi sono magistralmente amalgamati in una sceneggiatura iper-realistica e adulta che include azione, poliziesco, politica e dramma esistenziale in modo tale da rendere la visione del film assolutamente coinvolgente e mozza fiato. Non ci si annoia nemmeno per un secondo.

Insomma, tirando le somme: il capolavoro.


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Atenaide

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Cercare di recensire un anime che è diventato un cult come "Ghost in the Shell" è un’impresa ardua, ma farò del mio meglio, nel limite delle mie possibilità.
Il riassunto della serie è celeberrimo e quindi vado oltre.

Di questo film animato ho apprezzato l’ambientazione futuristica, ma allo stesso tempo concreta, da una parte fa sfoggio di tecnologie ad alto funzionamento, dall’altra ci sono lunghe carrellate su scorci cittadini di normalità o miseria. Il fatto che questi ultimi siano accompagnati da un sonoro da brividi fa percepire mille significati e sensi che sembrano sfuggire.

La figura della protagonista è emblematica: come una moderna Amleto si domanda il senso dell’esistenza, lei che è una cyborg in un mondo dove l’anima è un elemento imprenscindibile per essere umani. Eppure crede che i suoi ricordi, il senso del rischio e del limite che la rendono più consapevole di chi è ma pure di chi non è, cioè non umana. Kusanagi cerca al sua identità ma non la trova, però resta lì, aperta come un interrogativo mai risolto.
Figura emblematica, in senso lato, è il signore dei pupazzi. Arma degli uomini che ha espanso al sua coscienza fino a crearsi da sé quell’anima che Kusanagi agogna, quest’entità è il motore della vicenda e la vera anima della narrazione. All’inizio appare come un antagonista feroce e pericoloso, capace di fare lavaggi del cervello e di manipolare altri cyborg, ma quando parla di sé, rivela la sua natura potente, che brama un futuro. Adoro le parti in cui il burattinaio esprime volontà d’essere riconosciuto, perché non più mero programma di hackeraggio, ma entità consapevole del mondo, di se stesso, delle sue possibilità.
E nella trama lineare queste due figure si avvicinano e si allontanano, ma si cercano sempre. Da una parte Kusanagi, piena di dubbi, tutto sommato umani e dall’altra il burattinaio, che solo con lei vede la possibilità di generare qualcosa di sé in futuro.

Di questo film che tocca temi profondi anche con una trama tutto sommato lineare e pulita, condita con azione e riflessioni che si esternano nell’attimo, per lasciare spazio a silenzi cantati e scorci dettagliati e quasi mistici, non si possono non notare ricerca e virtuosismo. È un’opera di cui si comprende per bene la genesi complessa, la cura nei dettagli, la ricerca della frase pregnante. A volte la struttura narrativa così concepita può risultare pesante, ma nell’economia dell’opera tutto funziona e porta ad una conclusione aperta e potente.

Quest’anime dà poche certezze e genera più domande che risposte, eppure, potentissimo, si percepisce lo sforzo di vivere, sia del burattinaio, che di Kusanagi, al di là di strettissimi contesti in cui la tecnologia stessa è considerata serva della natura umana, anche se in sé ha i semi per diventare essa stessa “umana”, pur non avendo quell’anima così concettualmente codificata e di cui i creatori si sentono esclusivi possessori.

E così, a distanza di anni, completamente ignorante su quest'opera, avendola così affrontata senza preconcetti, posso ben comprendere la potenza che questo cult ha avuto nell'immaginifico sociale e perché sia rimasta nella memoria comune come una pietra miliare sempre citata.

Utente132343

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Utente132343

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Ghost in the shell", del 1995, è il primo adattamento animato del manga di Masamune Shirow, diretto da Mamoru Oshii.

In un'ambientazione urbana e futuristica riconducibile al genere cyberpunk, ovvero quella visione più decadente e corrotta della società moderna, verrà raccontata la storia dell'agente Motoko Kusanagi, una donna cyborg dalle eccellenti capacità fisiche e militari.
Motoko, all'apparenza sicura e razionale come durante le missioni, cela dentro di sé un grande senso di incompletezza, e il desiderio di scoperta del significato della propria esistenza. Gran parte delle sue incertezze riguardano proprio il suo interesse per il futuro, più che al passato, di cui non ha memorie.

Per quanto a primo impatto il film possa sembrare incentrato sull'azione, saranno invece questi aspetti psicologici della protagonista il filo conduttore, specialmente durante la sua ultima missione in cui sarà impiegata per l'eliminazione del ricercato hacker nominato "il burattinaio". Un personaggio eccentrico e sfuggente, in grado di agire nell'ombra con molta facilità, in questa società all'avanguardia dell'informatica. In un gioco di cacciatore e preda, o forse, di due entità che inconsciamente si stanno cercando, si svilupperà la vera trama che il regista cela abilmente fino al culmine.

Un grande classico dell'animazione, che mantiene egregiamente i propri anni sulle spalle, e dove la filosofia è ben integrata alla narrativa e alla messa in scena.
Il film vola per tutta la sua durata, e giunto al finale, lascerà nella mente molti spunti di riflessione sul messaggio dell'opera.

Entrato nell'immaginario collettivo della fantascienza anni '90, il film rappresenta una pietra miliare non solo per l'animazione giapponese, ma anche per il cinema occidentale, scontato nominare "The Matrix" dei (al tempo) fratelli Wachowski, che non si limita di certo a qualche sola citazione.

Esiste una versione restaurata del 2008 con il come "GHOST IN THE SHELL 2.0", che non fa altro che arricchire il comparto visivo e migliorare la definizione, ma senza apportare cambiamenti di sorta. Più gradevole alla vista, ma che va un po' a snaturare quel senso di retrò che ad oggi è parte del suo fascino. Da vedere forse successivamente, ma per ora, è dovere rispettare l'età di questo capolavoro di Mamoru Oshii.

Nagisa98

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
È il 1995, e nelle sale giapponesi viene proiettata l’opera riconosciuta da tutti come il “Blade Runner” dell’animazione, nonché massimo esponente del cyberpunk nipponico: “Ghost in the Shell” è un lungometraggio della durata di ottantadue minuti prodotto dallo studio Production I.G. e liberamente ispirato all’omonimo manga scritto e illustrato da Masamune Shirow. L’anime è diretto Mamoru Oshii, già regista di “Lamù” e del criptico OVA “Tenshi no Tamago”.

La storia si svolge nel 2029 in una metropoli fittizia chiamata New Port City: il mondo è quasi interamente informatizzato, e gran parte della popolazione possiede un corpo cibernetico all’interno del quale risiede uno spirito denominato “ghost”. Protagonista del lungometraggio è il maggiore Motoko Kusanagi, un cyborg membro della sezione 9 di pubblica sicurezza. Questa divisione del Ministero degli Interni giapponese è ora sulle tracce del “Burattinaio”, un potente hacker che ha attaccato il cyberbrain dell’interprete di un ministro del governo.

Fornire al pubblico una serie di spunti di riflessione avvalendosi dell’ausilio di immagini fortemente espressive e di una sceneggiatura curata nei minimi dettagli: è questa una delle qualità che più apprezzo in un’opera, e sicuramente un compito che “Ghost in the Shell” è riuscito a portare a termine in maniera egregia. L’intreccio che sta alla base del lungometraggio, coi suoi sviluppi abbastanza lineari e i misteri sviscerati di volta in volta, potrebbe essere infatti accostato a una qualunque altra opera dello stesso genere. Ma sono i dubbi che questa storia è capace di sollevare, e la maniera in cui sono trasposti sullo schermo, a fare del film un autentico capolavoro.

A porci di fronte a tali questioni esistenziali sono soprattutto i dialoghi e i monologhi proferiti dalla protagonista e dall’antagonista, due personaggi molto simili che non fanno che interrogarsi sul vero significato della loro esistenza. Motoko, infatti, mette spesso in discussione la genuinità della propria natura, non avendo prove che il suo ghost non sia solo un ammasso di ricordi artificiali impiantati manualmente da qualcun altro. Anche il concetto stesso di esistenza, di “io”, viene meticolosamente analizzato: cosa contribuisce a definire l’identità di un individuo? In un mondo completamente informatizzato, è semplicemente l’accumulo di informazioni che porta alla nascita di un’entità senziente? E cosa significa davvero “vivere”? Poter diversificarsi, poter trasmettere i propri geni, avere la possibilità di morire? Com’è facile intuire, il confine tra riproduzione biologica e informatica è allo stesso tempo labile e coriaceo, così come lo è la separazione tra mondo reale e virtuale.

Laddove le parole sono assenti, tocca alle immagini veicolare, forse in una maniera ancora più incisiva, i messaggi di cui l’opera si fa portatrice. Ad esempio, la forte volontà di Motoko di voler rimanere ancorata alla sua parte più “umana” si rivela nella stupenda scena nel lago, nella quale la ragazza nel mezzo di un’immersione risale verso il suo riflesso; ancora, la considerazione che il maggiore ha del proprio corpo, ovvero quella di un mero strumento per combattere, viene messa in risalto dalla disinvoltura con la quale tende a denudarsi; il suo collega Batou, al contrario, è cosciente della femminilità della donna, e lo dimostra coprendola spesso col suo cappotto o voltandosi mentre si toglie i vestiti.

La potenza visiva non sarebbe la stessa senza l’ottimo comparto tecnico di cui l’opera può fregiarsi. Il character design di Hiroyuki Okiura (che in seguito firmerà anche quello di “Jin-Roh” e “Una lettera per Momo”) presenta tratti estremamente realistici e mostra tutta la sua bellezza soprattutto nella figura del maggiore: i lineamenti androgini della donna sottolineano ancora di più la spersonalizzazione della sua identità, così come i suoi occhi glaciali e inespressivi spesso oggetto delle significative inquadrature del regista. Anche il mecha design curato da Mitsuo Iso (che in seguito ci regalerà l’ottimo “Denno Coil”) è convenzionale ma curato nei minimi dettagli.
Gli sfondi ricalcano una New Port City futuristica e affollata, mentre la fotografia accentua la freddezza dei colori utilizzati, che si attestano principalmente sulle tonalità del blu e del grigio.
Altra punta di diamante è rappresentata dalle suggestive musiche composte da Kenji Kawai: l’iconica traccia “Making of Cyborg”, con i suoi cori in giapponese antico e le sonorità quasi ancestrali, sembra trasportarci all’interno di un rito arcaico e trascendentale.

In conclusione, Mamoru Oshii dirige magistralmente un’opera in cui comparto visivo, sonoro e sceneggiatura si uniscono per creare un’atmosfera unica e visionaria: le tematiche esistenziali affrontate, i personaggi accuratamente costruiti e quella perenne oscillazione tra realtà e illusione rimarranno per sempre nella storia del cinema di animazione. Il voto non può che essere quello massimo.


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alessiox1

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
Il mondo di "Ghost in The Shell" è la rappresentazione classica del cyberpunk, vediamo moltissimi dei personaggi principali e secondari) che sono dei cyborg (quindi hanno parti cibernetiche nel corpo) e questo viene considerato normale, tale meccanizzazione molte volte è integrale (cioè solo il cervello rimane quello originale ma alle volte solo in parte).
Come altro aspetto cyberpunk abbiamo delle mega corporazioni in grado di corrompere nazioni e alti funzionari oltre che di farsi la guerra tra di loro; forse "Ghost in The Shell" rispetto ad altre opere cyberpunk mostra maggiormente il rapporto tra nazioni mentre in altre opere ci sono solo le corporazioni e al massimo il governo centrale.
Insieme alla meccanizzazione del umanità troviamo l'onnipresente cyberspazio o rete, con cui si possono ottenere enormi informazioni e con cui ogni essere umano si può connettere (tutti hanno dei jack nella nuca, è come per noi oggi avere uno smartphone), e come in moltissimi opere cyberpunk ci sono gli hacker (o netrunner se preferite questo termine) che potremmo chiamare specializzati in guerra elettronica per penetrare le migliori difese delle rete (come la protagonista), che possono costare la vita e "friggere" il cervello umano.
Nel mondo di "Ghost in The Shell" oltre ai cyborg non possono mancare ovviamente gli androidi e i robot in generale, e di conseguenza le I.A.
In tutto il franchise a mio avviso troviamo un ottima regia, ottime musiche, ottimo aspetto grafico quindi dal punto di vista tecnico è quasi perfetto, la storia che tratta è molto importante e ricca di significati (in alcuni casi possiamo dire anche molto pesante).


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Rumiko

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
"Ghost in the Shell" è una pietra miliare dell'animazione giapponese, un titolo noto a chiunque e che pertanto aveva suscitato in me altissime aspettative. Purtroppo, non ripagate. Terminata la pellicola, infatti, il giudizio finale è un semplice: "tutto qui?".

Una storia tutto sommato banale e lenta, che si trascina stancamente per la - lunga - durata dell'opera in attesa di un guizzo, un colpo di scena che purtroppo non arriva mai.
Un abuso dello stile steam-punk tanto in voga all'epoca, che nasconde una trama fintamente complessa e in realtà solamente narrata male, in maniera così superficiale da lasciare lo spettatore con un grosso amaro in bocca.

Certo, resta un comparto grafico avanzatissimo per l'epoca e restano - soprattutto - delle musiche stupende, vero punto di forza del film. Ma non bastano.

Complice anche una caratterizzazione non riuscita dei personaggi - nemmeno della protagonista - l'anime non riesce a guadagnarsi la sufficienza.
Un'occasione sprecata, un cimelio solo per nostalgici.


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Mattia Tenaglia

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4
Il film, seppur valido dal punto di vista grafico e sebbene abbia una colonna sonora molto piacevole, si sviluppa troppo lentamente, perdendosi in discussioni filosofiche che personalmente mi hanno profondamente annoiato. Dove sarebbe la trama? Dov'è l'azione? La quasi assenza di questi elementi rende decisamente poco godibile l'opera, i personaggi (robot?), che molti considerano fantasticamente sviluppati, a me sembrano piatti e uguali tra loro. Risulta arduo riuscire a capire di cosa parlino, cosa stia succedendo; da spettatore non c'è stato neanche un accenno della rinomata "suspension of disbelief" che ogni opera letteraria o cinematografica dovrebbe generare.

In conclusione, il mio è un NO maiuscolo. Film lento, noioso, oltremodo filosofico. Un esercizio di stile, niente di più.


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ryo79

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ghost in the Shell (letteralmente "Lo spirito nel guscio") è l'adattamento cinematografico dell'omonimo manga di Masamune Shirow. La storia si concentra sulle indagini della Sezione 9, un'organizzazione antiterroristica governativa di un futuristico Giappone dai forti toni cyberpunk. A questo lungometraggio segue il film Ghost in the Shell 2: Innocence (in Italia Ghost in the Shell: L'attacco dei Cyborg), sempre per la regia di Mamoru Oshii.

Oltre a questi due film di animazione sono state realizzate anche due serie televisive (Ghost in the Shell: Stand Alone Complex e Ghost in the Shell: S.A.C. 2nd GIG) seguite dallo speciale Ghost in the Shell: S.A.C. Solid State Society tutti per la regia di Kenji Kamiyama. A differenza di quanto si possa pensare queste ultime tre produzioni non sono correlate con i due lungometraggi, ma seguono una timeline completamente a se stante. Sia il film che le due serie televisive sono distribuite in Italia dalla Panini Video.

Nel 2008, Mamoru Oshii riprese il lungometraggio originale, riadattando le animazioni con le più recenti tecnologie digitali e ricreando in 3D alcune sequenze dell'opera, mentre Kenji Kawai si occupò di remixare la colonna sonora in sei canali. Inoltre venne cambiato il doppiaggio del "Signore dei pupazzi", passando da Iemasa Kayumi a Yoshiko Sakakibara (Dottoressa Haraway in Innocence, primo ministro Kayabuki in S.A.C. 2nd GIG). Il film così modificato è stato distribuito con il titolo Ghost in the Shell 2.0.

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In un futuro prossimo, le reti delle grandi corporazioni raggiungono
le stelle; un fiume di luce ed elettroni scorre nell'universo.

Però, nonostante il progresso dell'informatizzazione, il concetto
di nazioni o di gruppo etnico non è stato ancora superato.

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GHOST IN THE SHELL
Trasporre in versione animata un manga come Ghost in the Shell non è una cosa facile, data la complessità dell'opera originale di Shirow. Il manga infatti è un misto di fantascienza, cyberpunk, misticismo, filosofia, azione e perfino comicità. L'autore non lascia mai spazi vuoti, non solo nella trama ma anche nella struttura del manga stesso, le pagine sono ricche di spiegazioni e note a margine dove il mangaka cerca di spiegare in maniera scientificamente realistica tutte le nuove tecnologie che introduce; a partire dai mezzi di trasporto e le armi da fuoco, riproducendo meccanismi e schemi di funzionamento, fino alla spiegazione delle più piccole componenti dei cyborg, inserendo perfino le formule di sensibilità della pelle o della consistenza dei capelli.

Mamoru Oshii prende solo gli aspetti seri del manga, mescolando gli aspetti fantascientifici con l'azione e riflessioni filosofiche sull'evoluzione degli esseri viventi e sul diritto all'esistenza. In maniera diametralmente opposta a quella dell'omonimo cartaceo, il film è caratterizzato da un'atmosfera onirica scandita da ritmi molto lenti. Vengono accantonati alcuni membri della Sezione 9 per dare più spazio alla figura di Motoko Kusanagi e alle sue riflessioni esistenziali. Riflessioni che vengono esaltate dai frequenti fermo immagine e dalle sequenze dai forti contenuti simbolici. Infatti, a differenza del manga, che abbonda di spiegazioni e note tecniche, Oshii preferisce concentrarsi su dialoghi introspettivi (con tanto di citazioni bibliche) e silenzi, in cui sono le immagini a trasmettere un significato particolare.

Questo aspetto viene esaltato dall'evocativa colonna sonora, ad opera di Kenji Kawaii, basata su cori in giapponese antico e un accompagnamento musicale composto armonie nipponiche, melodie bulgare ed effetti elettronici. La trama, scritta da Kazunori Itō, segue il filo conduttore della caccia al "Signore dei pupazzi", riadattando i capitoli 1, 3, 9 e 11 del manga di Shirow. Il film parte con un prologo quanto mai spettacolare. Collegati alla rete, seguiamo la telemetria digitale di un'operazione antiterroristica, quando ci ritroviamo improvvisamente catapultati nella realtà. A questo punto entra in scena la protagonista assoluta del film. Il maggiore Motoko Kusanagi è appostata sul tetto di un edificio comunicando con dei cavi che partono direttamente dal suo cervello cibernetico. L'azione che segue è tanto veloce quanto frenetica.

Dopo essersi spogliata, si lancia nel vuoto, colpisce il suo bersaglio e scompare nel nulla lasciando dapprima un disturbo sullo sfondo e poi più nulla, micidiale e inafferrabile. L'azione del maggiore è così tecnologicamente sofisticata da lasciare in un primo momento totalmente spiazzati. La parte che segue, oltre a fungere da titoli d'apertura, mostra la fase di assemblaggio del corpo cyborg di Motoko, con il sottofondo musicale di "Making of cyborg", tema principale dell'opera. Da questo punto in poi parte la storia vera e propria, che inizia con un crimine di pirateria informatica. La Sezione 9 si trova così impegnata in un'indagine più complicata di quanto possa sembrare in un primo momento, indagando parallelamente su due fronti, quello reale e quello virtuale, giusto per sottolineare come le due cose siano strettamente legate fra loro.

La parte seguente fa comprendere allo spettatore quanto sia pericoloso possedere un cervello potenziato elettronicamente. Possedere una memoria gestibile come quella di un computer, porta con sé il rischio di manipolazioni. Ne sono un esempio lampante i "burattini" del "Signore dei pupazzi", persone con la memoria talmente alterata che non riescono più a distinguere la finzione dalla realtà. Dopo di che segue un breve interludio che esprime tutti i dubbi provati da Kusanagi, e lo fa senza dire una sola parola. In questa sequenza quasi onirica, accompagnata dalla suggestiva "Making of cyborg", il maggiore vede le sue incertezze materializzarsi sotto i suoi occhi.

A questo punto entra in scena senza preavviso proprio il famigerato "Signore dei pupazzi", svelando egli stesso la sua vera natura e alimentando così i dubbi di Motoko sulla sua umanità. Dubbi che la spingono a confessare a Bateau le sue incertezze, e che anche se viene trattata come un essere umano, questo non la fa sentire tale. Ma proprio quando pensa di poter trovare le risposte che cerca, il corpo in cui si trova il "Signore dei pupazzi" viene trafugato. Inizia così l'ultimo e frenetico inseguimento in cui il maggiore Kusanagi rischierà il tutto per tutto pur di fugare i suoi dubbi e che finirà in un modo che non si sarebbe mai aspettata, ma che sarà per lei una sorta di rinascita.

La realizzazione tecnica è assolutamente all'avanguardia per quel periodo, con animazioni tradizionali mischiate con la computer grafica in 3D, utilizzata non solo per la riproduzione delle onnipresenti schermate dati e ologrammi, ma anche per realizzare inquadrature particolari (come gli effetti lente) ed elaborare i fondali, simulando profondità di campo e movimenti di macchina prolungati. Viene mantenuta l'ambientazione originale concepita da Shirow, ma parte della città di New Port City viene ridisegnata basandosi su alcuni quartieri di Hong Kong. Le immagini sono caratterizzate in prevalenza da colori freddi, volti ad esaltare il lato tecnologico della città. Il tutto è incorniciato da una fotografia stupenda, che ci regala inquadrature decisamente uniche.

Il character design è molto simile a quello di Shirow, eccezion fatta per Motoko Kusanagi. A differenza dell'originale, in cui sia il fisico che il comportamento sono molto femminili, in questo lungometraggio il maggiore Kusanagi ha un aspetto androgino, con glaciali ed inespressivi occhi azzurri. Questa scelta stilistica è stata voluta per esaltare maggiormente la sua natura di essere artificiale, sottolineando ulteriormente i dubbi sulla sua stessa natura. Mentre Motoko sembra trattare il suo stesso corpo come un vero e proprio strumento, senza farsi scrupoli a danneggiarlo per raggiungere i suoi fini, Bateau sembra tenere a quel suo "guscio di titanio" più di quanto voglia dare a vedere. In due scene del film, lo vediamo utilizzare il suo giubbotto per ricoprire con gentilezza il corpo di Motoko, in un gesto volto a proteggere l'intimità di lei, dimostrando quanta considerazione abbia per la sua persona nel complesso.

Ghost in the Shell è il lungometraggio che fece apprezzare l'animazione giapponese alla critica internazionale, non solo grazie alla qualità grafica ma specialmente all'alto livello dei suoi contenuti. L'edizione italiana purtroppo è affetta da un difetto di base. L'adattamento è stato realizzato utilizzando come base i dialoghi dalla versione inglese, cosa che ha causato dagli errori nella traduzione, come il termine "Marionettista" divenuto in italiano "Signore dei pupazzi" e "Ghost" trasformato "Spirito" stravolgendone il significato originale. Ghost in the Shell non è solo il film d'animazione che ha rilanciato il genere cyberpunk, ma è di uno dei capisaldi dell'animazione di fantascienza, il cui successo ha dato il via alla realizzazione di una serie di prodotti (uno più bello dell'altro) legati a questo franchise. Assolutamente da vedere.


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Nyx

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Molto spesso il termine "pietra miliare" viene usato con una certa facilità ma in casi come questo ritengo sia un'espressione azzeccatissima per descrivere un film animato che ha fatto la storia al pari di Akira forse ma potendo contare su di una trama probabilmente più solida e profonda e su di un comparto tecnico senza paragoni, specialmente tenendo in considerazione l'anno di produzione, correva l'anno 1995.

Ghost in The Shell fu il primo film animato che fui ben lieto di acquistare e che mi ha saputo donare emozioni sin dalla sua prima visione. Da allora ho perso il conto delle volte che ho riguardato l'opera per intero ma continua ad essere tutt'ora un validissimo mezzo d'intrattenimento, si tratta di uno di quei titoli capaci magari di farti rivivere determinate situazioni in modo diverso affrontando la trama e i dialoghi con maggiore attenzione, con maggiore maturità o semplicemente con uno stato d'animo dissimile si possono riuscire a comprendere sfaccettature in precedenza poco chiare o magari semplicemente il potervi re-immergervisi quasi come fosse ancora la prima volta... seguire un film come questo è comunque sempre un piacere!

Parlando dal punto di vista tecnico siamo al cospetto di un'opera curatissima sotto ogni aspetto, dialoghi, animazioni, grafica e colonna sonora che oserei definire "epica".
Andando a cercare eventuali "difetti" possiamo senza dubbio parlare di dialoghi e di un genere sicuramente non alla portata di tutti sia per profondità degli stessi sia per quanto concerne una certa pesantezza di fondo di dialoghi e situazioni che necessitano un certo livello di attenzione e un qualche tipo di affinità coi medesimi. Superato lo scoglio saremo pronti ad immergerci in un'opera intensa, profonda ed indimenticabile, uno dei rari casi di anime che mi sentirei di consigliare quasi a chiunque, anche a chi forse potrebbe incontrare dei comprensibili intoppi iniziali, per le ragioni precedentemente esposte... ma vale la pena provarci, vale la pena sforzarsi di comprendere a fondo un'opera che ha veramente tanto da offrire.


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edojap

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Non ci si può esimere dall'incontrare una pietra miliare degli anime del tenore di Ghost in the Shell. Indescrivibile, esaltante, mozzafiato, capolavoro, profondo… dicono! Sarà, ma a me ha lasciato molto perplesso. Forse deluso perché ben conscio del dolce retrogusto lasciato dal film cult di cui se ne fa spesso paragone col quale invece non mi pare abbia proprio nulla a che vedere se non per la similarità dell'argomento trattato. Cyberpunk non vuol dire necessariamente che non deve far capire nulla allo spettatore, non è sinonimo di futurismo, avanguardia stilistica, filosofia post moderna. Blade runner mi ha comunicato qualcosa che il tanto esaltato prodotto giapponese non ha saputo fare. Intendiamoci, se è così osannato probabilmente sono io che non ho saputo capire il messaggio degli autori, ma una recensione è una cosa del tutto personale, e devo dire che, personalmente mi ha deluso.
Inconcludente, sbrigativo e superficiale. Se si fossero presi il dovuto tempo, se avessero sviluppato certe tematiche in una ventina di episodi in più, allora forse (!!!) avrei potuto considerare la storia proposta un idea ben congeniata e sviluppata. Purtroppo neanche i sequel hanno corretto il tiro rimanendo parentesi del genere e nulla più.
Dal punto di vista artistico nulla da eccepire. Tratto tipico dei prodotti usciti nei suoi anni, ha degli angoli di ripresa di buona fattura. Poteva essere più "dark" ma forse avrebbe rischiato di essere considerato un lavoro "copia" più che di ispirazione al suo mentore americano di 13 anni più vecchio.
L'unico punto a favore lo dò alla scelta dei personaggi, ben caratterizzati e scelti con evidente occhio al marketing. Se infatti il protagonista fosse stato uomo, ci avrebbero privato del bel vedere dei procaci mezzibusti alla giapopnese… e qui Ghost in the shell si può ben dire che abbia davvero qualche "taglia" in più rispetto al colossal a stelle e strisce.
Se solo il buon Harry fosse stato come l'affascinante Motoko…

Kabutomaru

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Gli anni '80 sono stati alquanto avari di riconoscimenti nei confronti di Mamoru Oshii, che proponendo un cinema d'animazione sperimentale, aveva ripetutamente fatto fiasco al botteghino, poiché il pubblico gli ha preferito un cinema commerciale e più spettacolare dei suoi colleghi Miyazaki e Otomo. Dopo essersi rilanciato con i due film di Patlabor, Oshii decide nel 1995 di lasciare un segno indelebile nella storia dell'animazione con la pellicola "Ghost in the Shell", basato sull'omonimo manga di Masamune Shirow. Il film è stato riproposto in Italia dalla Dynit sia in DVD che in Blu-Ray e presenta un nuovo doppiaggio, che elimina le imprecisioni del precedente adattamento.

Siamo nell'anno 2029 a New Port City in Giappone, in mondo totalmente informatizzato e connesso globalmente alla rete. Tutto questo ha portato un progresso senza precedenti, tanto che oramai gli esseri umani hanno sostituito i loro corpi fisici, con quelli meccanici. Tutto questo ha migliorato le funzioni delle persone, ma al contempo i crimini informatici sono cresciuti a dismisura e per fronteggiare ciò è stata creata la Sezione 9, che nel corso della storia si troverà invischiata nel caso del "Burattinaio", hacker dalle grandi abilità di cui si serve per introdursi nei cervelli cibernetici delle persone, per prenderne il controllo.

Per la prima volta Mamoru Oshii si ritrova dalle mani un budget stratosferico ma, invece di dilapidarlo in scene d'azione dal ritmo frenetico e impiegare una regia modaiola che punti tutto sulla grafica visiva, decide di essere fedele a sé stesso, realizzando una pellicola conforme alla sua personale ricerca sull'impossibilità di una dicotomia tra reale e irreale.
Il risultato ottenuto è strabiliante, visto che l'autore impiega sapientemente l'alta somma di denaro a disposizione per sperimentare delle personali soluzioni d' avanguardia visiva, che mettono in scena immagini concettualmente complesse, grazie alle quali può adottare un approccio maggiormente disinibito verso la trama principale, in modo da esprimere la sua poetica.
Fondamentalmente l'intero film gira intorno ai dubbi esistenziali del maggiore Mokoto Kusanagi della Sezione 9, la quale avendo un corpo totalmente cibernetico (ad eccezione di alcune fibre nervose), consente al regista di mettere in scena concetti filosofici estremamente complessi legati alla definizione della "vita", in una società oramai composta da individui che fanno sempre più uso di parti cibernetiche per superare i limiti imposti dal normale corpo fisico, distinguendosi dalle semplici macchine per via del "ghost", intima essenza consistente in un insieme conoscenze pregresse grazie alle quali ogni individuo forma il proprio Io. Tutto questo dovrebbe imporre una definizione di vita tenente conto del progresso informatico avvenuto, perchè tale concetto non può essere racchiuso entro schemi predefiniti ma, dovrebbe allargarsi sino a ricomprendere in tale nozione anche un agglomerato di informazioni, che fuse insieme portano all'autocoscienza di tale insieme. Legato a tutto questo si pone un interessante dilemma, maggiormente legato alla poetica di Oshii, concernente la dicotomia tra realtà e illusione (in questo caso la rete).
Se è assodato che nel concetto di vita possiamo includervi un agglomerato di informazioni, come fa un essere umano a carpire esse in un mondo avente sempre meno legami con la realtà? Nonostante il film sia di metà anni '90, Oshii dimostra di essere anni luce avanti per l'epoca, chiedendosi già come la rete e le informazioni in essa circolanti, possano influire sul cervello umano. Come ben sappiamo in una rete globale l'accesso è consentito a tutti e quindi le varie informazioni (anche quelle fasulle), possono essere immesse da chiunque in circolazione, così che nel mare infinito della rete, non ci sia più alcun modo per discernere il vero dal falso. I dilemmi di Mokoto riguardano proprio questo punto, poichè dalla realtà si apprende sempre meno e l'esperienza virtuale è tutto, ma siccome la rete non è sempre usata a fin di bene, chiunque potrebbe hackerare il suo cervello cibernetico per riscriverlo totalmente, immettendo nuove informazioni in modo da poter in questo modo controllare l'individuo alterando la percezione che egli ha verso la realtà.

Nonostante sia una pellicola ad alto budget, Mamoru Oshii non abbandona minimamente il suo stile registico, consistente in un ritmo molto lento e inquadrature statiche in primo piano sui personaggi, non rinunciando al contempo a realizzare svariate sequenze che sono da storia dell'animazione (sicuramente la migliore è quella riguardante l'emersione di Makoto dall'acqua, quando vede il suo riflesso). Il character desing di Hiroyuki Okiura, esprime alla perfezione i dubbi e l'estrema estraniazione dei personaggi dalla realtà che li circonda.
Oshii decide di optare per inquadrare dal basso i personaggi dei personaggi in modo da cogliere i loro occhi vacui, intenti a fissare un qualcosa che però non sono capaci di vedere e afferrare. Dal lato grafico non c'è nulla da obiettare poiché si è riusciti a mescolare idee visive consolidate nel passato (derivanti da Blade Runner e Akira), confluenti soprattutto nella raffigurazione dell'alienante New Port City (con i suoi vicoli colmi di sporcizia sino ai palazzi governativi di vetro slanciati verso l'alto), con la sperimentazione di interessanti soluzioni di avanguardia visiva dove animazione tradizionale e CGI sono fuse alla perfezione.
A tutto ciò contribuisce una fotografia ai massimi livelli, che sfruttando l'illuminazione delle luci al neon (talvolta in modo sin troppo eccessivo), contribuisce a creare un'atmosfera straniante e per certi versi onirica. Il tutto è impreziosito dalle musiche di Kenji Kawai, che fondono ritmi tribali a quelli new-age, contribuendo a far immergere lo spettatore in questa claustrofobica città futuristica.

Fondamentalmente ci si ritrova (con buona pace dei detrattori di Oshii), innanzi ad un capolavoro che non solo risulta contenutisticamente all'avanguardia per l'epoca, ma tocca vette di eccellenza anche dal lato visivo e grafico, per via dell'uso di soluzioni tecnico-registiche mai viste prima, grazie alle quali l'animazione Giapponese ha potuto fare enormi balzi in avanti. Sono da rigettarsi come pretestuose, le critiche negative riguardanti l'estrema semplificazione dell'opera originale da cui è tratto. Si ricorda a questi individui che cinema e fumetto sono due media distinti, con regole comunicative ed espressive diverse l'uno dall'altro.
Oshii insieme alla sceneggiatore del film Kazunori Ito, ha scelto di trasporre nella pellicola solo le parti che maggiormente si confacevano alla sua personale ricerca, come solo un grande autore sa fare e in tutto questo ha deciso di stravolgere il comportamento dei personaggi che da scanzonati e ironici, diventano freddi e seri.
Nonostante l'intento commerciale, il film fu un sonoro flop al botteghino, perché come al solito il regista in questione propone film molto avanti per l'epoca in cui escono e che richiedono l'uso del cervello per snocciolare i complessi contenuti in essi presenti, cosa a cui la plebe è ben poco avvezza; ma nonostante ciò si consiglia la visione dell'opera a qualsiasi tipologia di spettatore perché propone comunque concetti attuali ancora oggi.

Utente28606

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Utente28606

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
«Certo che se si inizia a dubitare non si finisce più..» (Batou)

Ghost in the Shell, posso dirlo senza titubanza alcuna (almeno spero), è uno dei più grandi capolavori che il mondo dell'animazione giapponese ha saputo proporre, e non poteva essere di certo altrimenti, visto che a dirigerlo è niente di meno che il regista Mamoru Oshii, il quale, già dieci anni prima, aveva dato prova - senza, ahimè, causare chissà quale rumore tra le fila degli appassionati - del suo talento con il film Tenshi no tamago. Basato sull'omonimo manga di Masume Shirow, il lungometraggio in questione segue le vicende di un gruppo anti-terroristico investigativo denominato Sezione 9, e in particolare del maggiore Motoko Kusanagi. In fatto di musiche, fotografia, grafica, sfondi, e animazione, possiamo tranquillamente dire di trovarci di fronte ad una vera e propria punta di diamante, in tutti questi parametri. Ancora a distanza di vent'anni, il film risulta realizzato, tecnicamente parlando, in maniera sublime. Non si avverte per nemmeno un singolo fotogramma il peso del tempo, e ancor oggi il comparto tecnico impressiona. Il tutto che si viene a creare prende così forma di una danza onirica, esotica, glaciale, coerente con sé stessa, a tratti inquietante, angosciante. Magnifica, a mio avviso, è l'immortale colonna sonora del film, di Kenji Kawai, composta da alcuni dei brani più evocativi e suggestivi mai sentiti dal sottoscritto.

Non ritengo in tal sede di dire di più a riguardo, dacché ciò che vorrei porre in questione è proprio quello che, a parer mio, è il maggior pregio di quest'opera, ossia il suo saper trattare, in poco tempo, tematiche e riflessioni abissalmente profonde. Si tratta di un lungometraggio che, nella sua sconcertante poetica, riesce a porre in esame considerazioni di stampo esistenzialista in modo sorprendentemente efficace. Cosa significa essere un essere umano? Se a questa domanda fosse possibile trovare una risposta, quale importanza può avere questa condizione? Cosa significa possedere un'anima? Son davvero l'individuo che credo di essere? Se una macchina potesse generare una propria coscienza, cos'è che mi separa e distingue da quest'ultima? L'Uomo non è forse una macchina biologica, e persino difettosa e incompleta sotto molti aspetti? Qual è il senso del possedere un'individualità? Cos'è che mi rende un individuo differenziato dal tutto che mi circonda? La voce, il viso, l'aspetto, la coscienza?

Questi son solo alcuni dei quesiti da cui parte l'analisi filosofica del film. L'aspetto che ho più apprezzato è sicuramente la messa in crisi del concetto di "individualità". Se in un primo momento, ingenuamente, ci si può appellare a questo concetto, per individuare una concreta divergenza intercorrente tra l'essere umano e la macchina, qui tale concezione viene completamente sfatata. L'Uomo ha sottovalutato le conseguenze del progresso tecnologico; ciò ha portato quest'ultimo di fronte a diverse verità, sconcertanti, inquietanti, angoscianti, ma, purtroppo, quanto mai veritiere. Cos'è che mi può rendere individuo? La memoria forse? Ma la memoria non è forse un insieme di dati che vengono assimilati e talvolta rielaborati da un magazzino, da un "archivio" informatico (la mente)? Dopotutto, al giorno d'oggi, molti oggetti possiedono ciò che viene, giustamente, chiamata "memoria". E se allora ci fosse un Cyber-criminale capace di modificare di punto in bianco tali informazioni, chi può dire che io sia l'individuo che sostengo di essere? Magari, non sono mai esistito. Magari non sono nemmeno umano (e qui si avvertono echi delle domande che Motoko fa a Batou nella celebre scena dell'ascensore).

Il DNA forse è in grado di darmi una risposta soddisfacente? Ma cos'è il DNA se non un insieme di informazioni (i geni) poste in un determinato ordine e che poi "programmano" le funzioni vitali dell'individuo? Quindi anche la mia individualità è causata da un sistema meccanico. Le mie caratteristiche, le peculiarità che distinguono me stesso, individuo, dagli altri, son dati trasmessi di volta in volta di generazione in generazione, attinti a loro volta dai dati dei miei genitori. Non sarebbe scorretto dire che se un giorno, in un futuro prossimo, nascessimo in delle fabbriche come cyborg programmati, la situazione non cambierebbe affatto - tale sorte tocca infatti a Motoko; all'inizio del film assistiamo alla sua nascita come un qualcosa di "programmato".

Un discorso simile si faccia per i dati e caratteristiche trasmessi da una specie all'altra nell'evoluzione - come asserito dal Signore dei Pupazzi. Cos'è dunque la vita? Chi può dire, in tutto ciò, quale sia un essere vivente e quale no? L'abisso che ci illudevamo esistesse tra noi e le macchine, ormai, è sgretolato, si è rivelato fallace.

L'intera realtà non è che un "oceano di informazioni" che viaggiano, che si scontrano. In pratica, una rete. Una rete di dati; tale è dunque la realtà presa nel suo complesso. La poliedricità dei temi sviscerati da tale opera incommensurabile è esemplificata dalla figura del Signore dei pupazzi (o Marionettista, se preferite), attorno alla quale si costruiscono sfaccettati concetti e sfumate riflessioni di grande impatto. Essa non è altro che una macchina autocosciente che mette in dubbio, fa crollare tutte le ingenue convinzioni del nostro tempo, simbolo che emana un fascino e un'inquietudine straordinariamente potenti. La scienza, a questo punto, non può che rivelare tutti i suoi limiti (assieme alla filosofia) nel tentare di definire il concetto di vita. Che allora la vita, per sua "definizione", non possa essere "definita"? (si noti l'apparente contraddizione e il gioco di parole)

La scena più emblematica ed esemplificativa a questo proposito è quella del lago. In tale frangente osserviamo due lati di Motoko, due distinte figure; il suo corpo, immerso nell'acqua, che può cadere da un momento all'altro nell'abisso tenebroso dell'angoscia esistenziale, e la sua immagine riflessa (che non è veramente lì, concretamente, materialmente). Motoko si avvicina gradualmente a quell'immagine, a quella condizione superiore a cui anela, inevitabilmente, l'essere umano. Nel momento in cui l'Uomo raggiungerà questo traguardo (e Motoko lo farà, a fine film), si assisterà ad una nuova nascita, a quella di un ente superiore, nell'oceano delle informazioni. Difatti, nella sequenza qui posta in esame, ricorrono precise e inconfutabili rielaborazioni dei fotogrammi che componevano la scena iniziale della "nascita" del Maggiore. Questa condizione, ivi simbolicamente illustrata, sarà poi spiegata nel dettaglio a fine film.

Dal mio personalissimo punto di vista, solo due opere son state in grado di rivaleggiare con la bellezza di questo lungometraggio: una è di un decennio precedente dello stesso regista, e l'altra uscirà solamente un anno dopo. E chi ha orecchie per sentire, comprenda a quali opere alludo. A chi magari è solito detrarre l'animazione giapponese, consiglio vivamente tale lungometraggio, che ha tra i propri estimatori Steven Spielberg, James Cameron, e Robin Williams (qui, purtroppo, devo aggiungere un "aveva"), senza poi considerare il fatto che abbia influenzato i creatori della celeberrima saga di Matrix, la quale in più frangenti cita il film di Oshii in questione.

Inutile dilungarsi in ulteriori analisi, simboliche o metafisiche che siano. Questo è semplicemente un capolavoro.


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kaio1982

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
"Ghost in The Shell" è un ottimo film, che, contrariamente a quanti pensano, non è affatto superiore ad "Akira", né rappresenta la sua evoluzione. Non l'avevo mai visto perché mi ha sempre dato l'impressione (e lo è) sia di essere sopravvalutato che di avere uno svolgimento lento e, soprattutto, incompleto. Mi risulta davvero strano notare quanto sia considerato e ben valutato, quando alla fine si tratta di una scopiazzatura orientale di un altro film, che è un punto di riferimento per il genere cyberpunk, ovvero l'eterno e senza tempo "Blade Runner", del 1982.

Tornando a questo film, non posso non far notare una grandissima mancanza. Dov'è l'azione, gli scontri tra cyborg ed esseri umani, la musica techno synthpop, le panoramiche su di una città sviluppata verso l'alto, gli hacker e soprattutto l'animazione esasperata? In compenso ci sono delle banali sparatorie, intrighi politici e dialoghi esistenziali, belli, ma non supportati da un adeguata sceneggiatura. Per rendere l'idea, è come se io dicessi che sono un cyborg pieno di innesti cibernetici: ovviamente la reazione sarebbe di incredulità, perché viviamo ancora in un'epoca lontana dalle meraviglie futuriste del genere cyberpunk. Per "Ghost in The Shell" vale la stessa cosa, perché le situazioni (spesso banali sparatorie) e le ambientazioni in cui si muovono i personaggi non riescono a ricreare quella splendida sensazione fantascientifica e poetica tipica del genere. Non posso accettare che solo negli ultimi venti minuti venga finalmente fuori una trama interessante, con splendide scene cyberpunk e degli splendidi e sofisticati dialoghi. Già, perché quando finalmente terminano i noiosissimi dialoghi e le solite paranoie politiche, "Ghost in The Shell" finisce.

Graficamente è ottimo, ma non straordinario, sia per il nome che porta che per l'anno di produzione. Volevo vedere se Otomo realizzava "Akira" nel 1995 dove sarebbe finito questo film. Il character design è la sua unica vera forza, grazie a un realismo dei personaggi estremo e a un uso delle luci maniacale. I fondali sono nettamente inferiori a quelli di "Akira", specialmente confrontando i palazzi dei due film. In "Akira" si era raggiunto un dettaglio grafico in ogni minimo vicolo della città, dove i grattacieli sembravano veri, mentre qui sono molto meno curati, e questa è una grave mancanza per questo genere. Come se non bastasse, molte volte ho avuto l'impressione di avere di fronte personaggi quasi immobili, nonostante il loro dettaglio. Ovviamente, questo pesa anche sul mio giudizio riguardo alle animazioni, che sono troppo poche, anche se realizzate in maniera superba. Concludo dicendo che certi nomi marciano per tanti anni lodati come capolavori che in realtà non sono.


 3
AkiraSakura

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Ghost in the Shell" di Mamuru Oshii è a tutti gli effetti il "Blade Runner" dell'animazione giapponese. Anche se tratto dall'omonimo manga, ben più dinamico e molto meno riflessivo, l'impronta dello stile etereo e metafisico di Oshii è dominante.
Questo film, insieme ad "Akira" di Katsushiro Otomo, definisce il suo genere, ovvero il cyberpunk di impronta nipponica. Molti lavori successivi di altri registi saranno influenzati da "Ghost in the shell": uno fra tutti "Matrix", per ammissione degli stessi fratelli Wachowski.

Una sinistra entità battezzata "il marionettista" è in grado di effettuare azioni di hacking nei supercomputer governativi e nei cervelli dei cyborg, manipolandoli a piacimento. Quali siano le sue origini e la sua forma è completamente ignoto. La "sezione 9", organizzazione segreta alle strette dipendenze del governo, ha il compito di identificare ed eliminare l'oscuro manipolatore. La missione viene quindi affidata al maggiore Motoko Kusanagi e al suo fedele collega Batou, entrambi cyborg superpotenziati. Durante la ricerca avverranno degli strani avvenimenti, che spingeranno i nostri protagonisti a effettuare delle riflessioni riguardo il concetto di anima e la possibilità che una macchina possa prendere coscienza di sé stessa.

Questo film è di stampo metafisico e affronta molti temi caratteristici del suo genere. Le affascinanti ambientazioni futuristiche e l'esistenza del cyberspazio, in cui è possibile la connessione diretta tra i cervelli dei protagonisti, permettono al regista di esprimere i suoi pensieri riguardanti la complessità della coscienza umana attraverso la potenza delle immagini e dei colori.
Al pari di "Blade Runner", il futuro che ci viene presentato in "Ghost in the Shell" è distopico, infatti la tecnologia favorisce l'alienazione completa degli esseri umani, i cui ricordi spesso sono falsi e generati dalle macchine. La protagonista, assistendo a questi avvenimenti, si interrogherà sulla veridicità dei suoi ricordi e del suo cervello, e queste sue domande senza risposta creeranno in lei una crisi mistica che si risolverà alla fine del film. La Motoko Kusanagi di Oshii ama immergersi negli abissi dell'inconscio, che spesso si fonde alla realtà materiale: un esempio è la scena dell'immersione subacquea, in seguito alla quale Motoko rivela a Batou il suo travaglio interiore.

La sceneggiatura e la regia sono perfette, e le musiche dell'immancabile Kenji Kawai contribuiscono a definire le atmosfere surreali create da Oshii, in cui mente e materia si fondono in cerca della verità. Il tema principale ricorda molto un canto induista: sono presenti alcuni temi e concetti di questa religione che dominano nel mistico "Ghost in the Shell". La meccanicità del mondo infatti può essere interpretata come Maya, il velo delle illusioni che offusca il Brahma, ovvero l'unione degli opposti e la coscienza immediata della totalità delle cose. Gli avvenimenti che vivrà la protagonista nel film costituiranno infatti il suo cammino verso la liberazione dell'influenza di Maya fino al raggiungimento del Brahma.

Utente24334

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Utente24334

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Siamo costantemente circondati da computer, intelligenze artificiali che rendono vana ogni nostra conoscenza, cose che arriviamo perfino ad amare e che stanno iniziando a comunicare con noi. Se nel 1995 questo film d'avanguardia non poteva essere compreso in fondo e appieno, sconvolge lo spettatore odierno che vede sempre più labile il confine tra il nostro mondo e quello rappresentato nel film.

"Ghost in the Shell" racconta di un futuro prossimo, predominato da intelligenze artificiali, denominati cyborg in quest'opera. Sono cyborg identici a noi in tutto e per tutto, che si differenziano dal genere umano solo per la mancanza dell'anima (il ghost). L'opera non si riferisce al significato religioso della parola "anima", piuttosto, con anima, si intende l'insieme dei sentimenti, delle emozioni e delle domande senza risposta che l'uomo vive e di cui non potrebbe fare a meno. L'intera trama si pone come un pretesto per vivere situazioni particolari che sembrano sfidare il pensiero comune dell'intera società del film che vede ancora i cyborg come macchine. Lo spettatore rimane affascinato dalla costante dicotomia tra le azioni dei cyborg, che sembrano in contrapposizione con il pensiero della società.

I personaggi sono ben delineati, ci emozionano, viviamo i loro dubbi e le loro incertezze. Ascoltiamo rapiti i dialoghi tra uomini e macchine sulla definizione di loro stessi come "uomini" o "macchine". Ma se i coprotagonisti e i personaggi secondari ci colpiscono, la protagonista rimane eccessivamente racchiusa nel prototipo dell'eroina implacabile e senza emozioni. E il fatto che ci si arrivi a lamentare della mancanza di emozioni di un cyborg fa capire quanto nel film la linea uomo/macchina diventi sottile.

La grafica sorprende. I tratti sono accurati, gli effetti speciali sono rimarchevoli, l'animazione è fluida e rapida, i paesaggi rapiscono e la computer grafica è di livello.
Le musiche sono particolari e bizzarre, ben richiamano i temi del film.
"Ghost in the Shell" è un film che unisce una cospirazione governativa a una filosofia di base che percuote nel profondo l'intero film. E' un film che fa riflettere, grazie ad alcuni dialoghi estremamente profondi, film quantomai attuale ai nostri giorni.
E voi? Siete macchine che recitano il ruolo di uomini o uomini che recitano il ruolo di macchine?


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mapobeat

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ambientato nel XXI secolo, "Ghost in the Shell" è un thriller poliziesco fantascientifico che segue le vicende dell'agente Motoko Kusanagi (una donna cyborg) e della Sezione 9 di Pubblica Sicurezza che avrà il compito di risolvere il caso del "Signore dei Pupazzi", geniale quanto misterioso hacker in grado di introdursi nella zona più remota dei cervelli cibernetici e di prenderne il controllo.

La trama non è "nuovissima", il tema della ricerca dell'umanità da parte di un cyborg è stato affrontato per esempio nel 1982 con "Blade Runner". Ciononostante si può dire che, se "Blade Runner" è stato uno dei capolavori per eccellenza dei film fantascientifici, "Ghost in the Shell" è il capolavoro per eccellenza degli anime di fantascienza.
Ecco perché non posso dare meno di 10 a "Ghost in the Shell".

La colonna sonora è molto particolare: le musiche vagheggianti hanno la funzione di coinvolgere ancora di più lo spettatore e vengono riproposte varie volte.
Quest'anime presenta dei dialoghi curatissimi, i quali presentano a loro volta riflessioni molto approfondite su cosa ci identifichi veramente come essere umano. Inoltre la grafica, l'aspetto che eccelle in quest'anime, è meravigliosa. Non mi vergogno a dirlo, può tranquillamente rivaleggiare con gli anime più recenti, nonostante questo film sia uscito nel 1995.
I personaggi secondari, a differenza dei protagonisti, non sono molto approfonditi caratterialmente, ma è chiaro che da un film di circa 80 minuti non ci si può aspettare chissà cosa da questo punto di vista.
Il personaggio del Signore dei Pupazzi è invece molto intrigante, come è giusto che sia, e il legame che ha con Motoko è particolarissimo. Credo sia stato proprio quest'ultimo aspetto a convincermi a dare 10 a "Ghost in the Shell", un must per chi, come me, ama gli anime.
Personalmente non amo il genere fantascientifico, tuttavia questo film non è solo fantascientifico. Se apprezzate i seinen e le tematiche che essi affrontano, non potete prescindere da "Ghost in the Shell".


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TheRolandDeschain

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Non potete prescindere da questo capolavoro. Musiche, animazioni e dialoghi ipnotici fanno di quest'anime la summa del genere cyberpunk.
A New Port City la Sezione 9 indaga sul "Signore dei Pupazzi", un criminale dall'oscura origine che s'intrufola agilmente in qualsiasi cervello cibernetico per prenderne possesso. La vicenda s'intreccia con quella del maggiore Motoko Kusanagi che, come membro della Sezione 9, si trova a indagare con particolare interesse al caso del "Signore dei Pupazzi" animata dal desiderio di dare risposta alle sue domande circa il senso della vita.

Partiamo da qui. Che ne è della vita all'interno di una società che obbedisce ormai ciecamente alle leggi della tecnologia informatica? Qual è - sempre ammesso che esista ancora - il labile confine tra vita organica e vita tecno-rganica?
Qualora si prendesse come discriminante la presenza o meno di spirito, si è davvero sicuri di potere contare su questo fattore come discriminante di distinzione?
La domanda etico-morale deve procedere strettamente al passo del progresso tecnologico. Nuove realtà vengono originate dal boom del progresso scientifico e si candidano alla definizione di individualità riconosciute.
Queste le tematiche cruciali che Masamune Shirow infonde nel manga da cui è tratta questa superba opera.

Le musiche vagheggianti e oniriche riecheggiano magnificamente durante i bellissimi spleen di New Port City, che gode peraltro di una grafica notevole se pensiamo che questo film risale al 1995. I dialoghi poi mi sono parsi ipnotici; tematiche così interessanti e di confine non possono non colpire a sangue freddo l'immaginazione e condurre lo spettatore nel cuore della problematica. "Ghost in the Shell" è un'opera con cui bisogna fare i conti.


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Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
In un mondo futuristico, in cui la scienza ha fatto passi in avanti da gigante soprattutto in informatica, nanoingegneria e neurorobotica, la Sezione 9 della Polizia nipponica è sulle tracce di un hacker di fama mondiale, il Signore dei Pupazzi.

Questa è la trama spicciola di GITS, un anime del 1995 prodotto con mezzi grafici strabilianti. Da un punto di vista tecnico non si può che rimanere sbalorditi dalla capacità dello staff di creare un lavoro talmente particolareggiato e dinamico. La storia e i temi affrontati non fanno altro, poi, che aggiungersi al comparto grafico dando vita a una pietra miliare dell'animazione internazionale.

In un futuro in cui la società umana non pensa ad altro che evolversi, ad andare oltre e cercare di superare i propri limiti, la presenza di cyborg e manomissioni in campo neurologico è ovvia. Il cercare di divenire Übermenschen fa sì che molti umani modifichino proprie parti del corpo con analoghi arnesi robotici, più fruttuosi e resistenti, per non parlare di coloro che modificano il proprio cervello rendendolo un cyber-cervello, capace di collegarsi in ogni momento all'immenso net che permea la vita di tutti in ogni momento.

Tutto ciò non può che creare, però, conflittualità immense sul piano ontologico ed epistemologico.
Il Maggiore, protagonista del film, un cyborg quasi completo, dopo avere scoperto la possibilità dei non-viventi (come un corpo totalmente meccanico privo di qualsiasi parte tissutale) di avere un'anima, pone in dubbio la propria essenza. Se, infatti, anche i non-viventi hanno un'anima che fa sì che essi percepiscano, fallacemente o no, la propria essenza e si considerino viventi a tutti gli effetti, allora come può un cyborg, che s'è sempre considerato un uomo semplicemente modificato, non domandarsi se è realmente un vivo o se si crede tale? E cos'è la vita, cosa sono un vivo e un non-vivo?

Una società come quella proposta da GITS è, inoltre, l'emblema dell'oblio del passato. Il pensare solo all'evoluzione verso l'avanti produce la distruzione della memoria del passato. Interessante è una scena della battaglia finale, in cui vengono distrutti, da colpi di arma da fuoco, due scheletri di animali oramai estinti e viene colpita una rappresentazione dell'albero genealogico del Regno degli Animali. I colpi partono dalle radici e giungono a pochi centimetri dalla fine della chioma, che rappresenta l'Uomo. La società ha, difatti, dimenticato tutto ciò che ha preceduto gli umani e questo sta ri-avvenendo con una progressiva dimenticanza di cos'è l'uomo stesso. Il produrre via via uomini sempre meno viventi e sempre più robotici sta portando, infatti, alla rimozione collettiva del concetto di vita.

In conclusione, GITS è un anime che unisce una tecnica grafica mirabile a ragionamenti escatologici interessanti. Da vedere assolutamente.


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__Nergal__

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Ghost in the Shell" è un film che ha fatto storia tanto da essere stato preso come spunto dai fratelli Wachowski per la creazione della serie di Matrix, famosissima a livello mondiale. Devo fare "Mea culpa" perché questo anime fu realizzato nel 1995 e io l'ho visto solo ora nel 2011 a 16 anni di distanza, ma per un prodotto così ben realizzato sotto il punto di vista tecnico l'età scorre molto lentamente.
L'intro è affidata a un filmato che ci mostra la "nascita" del maggiore con in sottofondo una musica che non saprei come definire, ma che in questo contesto rende il tutto ottimo.

Anno 2029, gran parte delle persone ha cervelli cibernetici che permettono di comunicare in modo "wi-fi", mentre altri hanno addirittura corpi cibernetici come, ad esempio, i membri della Sezione 9. La trama si basa sulle indagini di questo speciale corpo di polizia guidato dal signor Aramaki e comandato dal maggiore Kusanagi. Gli altri membri della squadra sono Batou che, proprio come il maggiore, dispone di un corpo interamente cibernetico che gli permette di compiere azioni che un umano non potrebbe mai fare, Ishikawa (che nel film non ha un ruolo importante ma che ritroveremo nelle serie successive) e Togusa, un normale poliziotto che ha possiede solo un cervello cibernetico.
Un interprete di un ministro viene attaccato da un misterioso hacker, "il Signore dei Pupazzi". Da qui inizia la caccia della Sezione 9 che dovrà risalire all'identità dell'hacker e scoprire dove si trova.

La trama è molto bella , non posso raccontarvi altro altrimenti vi rovinerei tutto, ma ne vale veramente la pena.
"Ghost in the Shell" è un anime che merita sicuramente di essere visto anche più di una volta, merito di un ottimo lavoro tecnico che lo rende ancora bello visivamente e di una trama che tratta temi molto attuali come l'irruzione che ha fatto internet nelle nostre vite, modificandole sotto tutti i punti di vista.
Secondo me il monito è, forse, quello di capire che nuove tecnologie non portano solo più comodità, ma ci espongono a ulteriori rischi e pericoli e che un mondo futuristico estremamente tecnologico non è per forza sinonimo di mondo migliore.
Per chi fosse interessato nel 2008 è stata rilasciata una versione 2.0 in cui il film è stato sottoposto a un completo restyling per renderlo ancora migliore dal punto di vista tecnico, io personalmente correrei a procurarmela.


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onizuka90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ghost in the Shell è uno dei maggiori capolavori che l'animazione giapponese abbia saputo donare al mondo della cinematografia. Quest'opera è stata realizzata nel 1995 dal regista Mamoru Oshii, traendo ispirazione dal manga omonimo di Masamune Shirow. Importante è il valore di Ghost in the Shell come film per l'innovazione stilistica, di regia e di realizzazione tecnica che ha portato. Gli sfondi, la fotografia, le animazioni per essere del '95 tengono ancora testa a quelle di film molto più recenti.



La storia narra le vicende di un gruppo investigativo anti-terrorismo chiamato Sezione 9 il cui compito è quello d'investigare sui crimini della rete perpetrati da abili hacker impiegati nei frequenti scontri tra i grandi poli di potere. Questi sono costituiti da potenti gruppi di aziende che dominano la società, in una ambientazione dai tratti fortemente cyberpunk, dove il degrado civile e morale si trova a fare i conti con uno sviluppo tecnologico all'avanguardia. Tale progresso ha portato sia a una meccanizzazione dei corpi degli uomini, con conseguente potenziamento delle prestazioni sia cerebrali sia fisiche, sia alla creazione di veri e propri androidi, dalle fattezze umane e oggetto di un commercio a dir poco lucroso.


A mio avviso il maggior pregio di quest'opera sta nelle tematiche che affronta, di cui parleremo subito, e sopratutto nel modo in cui esse sono esposte: mediante l'utilizzo di un interessante e lirico "simbolismo", che rende il tutto criptico e difficile da elaborare ma è indispensabile per lo stile della narrazione, così essenziale e minimale, e per la profondità che riesce a raggiungere senza dover ricorrere alle parole ma facnedo appello, invece, ad un immenso impatto visivo.

Partiamo dunque dai temi principali che animano il film, "Ghost in the Shell" va forse oltre la classica riflessione su "cosa distingue realmente una macchina dall'uomo quando la macchina stessa ne assume l'aspetto e il pensiero?" che è una sorta di topos ricorrente nella fantascienza. Il marionettista è un caso emblematico in proposito, ma oltre alla dimensione prettamente filosofica della questione si scandagliano i recessi e gli anfratti del concetto stesso di vita, quale sistema di trasmissione di informazioni, che sembra rievocare con un eco non troppo flebile e distante i fondamenti dell'evoluzione naturale. Interessante è il fatto che si possa instaurare un paragone con la genetica e il pensiero "post-darwiniano", creando un collegamento (a livello metaforico) tra questo e l'informatica (come già aveva fatto a suo tempo Richard Dawkins). Il mare di informazioni che ha dato vita al marionettista si può intendere in parallelo, a livello genetico, con appunto i geni (che peraltro sono più "digitali" che non "analogici"), i quali non sono altro che informazioni che viaggiano da individuo a individuo e che "programmano" le nostre funzioni vitali (e non solo); in questo senso anche il nostro corpo è una "macchina" dei geni, l'unica differenza starebbe allora nel fatto che noi possediamo un'anima? una forma di autocoscienza? Il nostro "Ghost". Una forma di vita nata dalle informazioni che si moltiplicano nella rete è considerabile, appunto, vita? qualora sia dotata di coscienza di sé? Ma cos'è la coscienza di sè' E cos'è che dobbiamo intendere come vita? Un dubbio ancestrale che rimarrà irrisolto poiché la scienza stessa non è ancora stata in grado di dare una soddisfacente definizione di cosa si debba intendere per "Vita" o forse perché essa stessa sfugge al tentativo d'intrappolarla in qualsiasi definizione, poiché la sua essenza è in continuo divenire.


Oltre a questo, interessante è anche il dilemma psicologico della protagonista, il Maggiore, che si può definire in una locuzione come: "il dubbio esistenzialistico sulla personalità". "Penso dunque sono", ma ne siamo proprio sicuri? anche quando l'intero nostro "Io" non è che mero etere evanescente, un'illusione poichè il corpo è ridotto al puro meccanicismo? Ed è qui che Oshii gioca con le immagini, con lo specchio, le immagini riflesse, i manichini e le molte Motoko che sivedono per la città, ci regala delle metafore potenti attraverso un lirismo visivo impattante. Il simbolismo è importantissimo, ad esempio metaforicamente esplicativa, a questo proposito, è la sequenza in cui Motoko riemerge dalla sua immersione notturna: il riflesso del suo volto nell’acqua evoca lo sdoppiamento tra corpo meccanico, costantemente in pericolo di affondare, e spirito, che, al contrario, si muove verso l’alto, verso una sempre maggiore acquisizione di sé. Tale è anche la condizione esistenziale dell’essere umano, confinato entro il suo corpo mortale e alla continua ricerca di una forma di immortalità entro cui riversare la propria coscienza" cit. Mi sono avvalso di questo passo di un altro valente recensore perchè dice tutto, perchè davvero non saprei esprimere meglio il concetto di come ha fatto lui. Questo è solo un frammento dei tanti da analizzare, da assaporare per trarne i frutti più maturi, s'intravede sempre una riflessione sottesa dietro anche alla più innocente delle inquadrature, il che rende quest'opera una e vera e propria opera d'arte a tutto tondo, una miniera da scavare il cui messaggio diventa universale.


Come già accennato il livello tecnico di realizzazione di quest'opera è davvero notevole, soprattutto per quanto riguarda l'uso della computeer grafica, eseguito con tale maestria che in certe sequenza quasi non ci si accorge della sua presenza. Un aspetto poi che ne impreziosisce la fattura è costituito dalla magnifica colonna sonora composta da Kenji Kawai, le note stentoree e rauche dei cori tradizionali giapponesi tessono un'atmosfera trascendente ed onirica, dove tutto sembra rimanere sospeso ed il tempo pare fermarsi.


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Rieper

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Già so che qualcuno mi punterà il dito contro per il voto che gli ho dato, tuttavia molti concorderanno sul fatto che Ghost in the Shell non è un anime fantascientifico: Ghost in the Shell è <b>l'anime</b> fantascientifico per eccellenza.

Siamo in Giappone, in un futuro prossimo dove la tecnologia gioca un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni. Cyborg, innesti cybernetici, gadget che farebbero impallidire Q di 007 sono tutti elementi persistenti nel mondo cyberpunk di Ghost in the Shell, dove il mondo reale si fonde con quello tecnologico e del network rendendo arduo il compito di capire fin dove ciò che sono i nostri ricordi possano essere reali o solo delle creazioni di qualche "burattinaio" - non dimenticherete facilmente questo termine.

La Sezione 9 della pubblica sicurezza è un reparto speciale della polizia con il compito di occuparsi di crimini atti al terrorismo informatico. Un hacker chiamato "Signore dei Pupazzi" si mostra in grado d'infiltrarsi nei cervelli cibernetici delle persone per poi prenderne il controllo. Membro di rilievo della sezione 9 è il maggiore Motoko Kusanagi che, dotata di un corpo completamente artificiale e dotata quindi di capacità sovrumane, in prima persona si occupa del caso del Signore dei Pupazzi.
Tra realtà e finzione, dubbi esistenziali e problemi di tutti i giorni questo film, che poi lancerà la serie ormai di culto <i>Ghost in the Shell Stand Alone Complex</i>, catapulterà i membri della squadra in una missione ben più difficile di quanto già non si prospettasse all'inizio.

Tecnicamente, nonostante gli anni, Ghost in the Shell risulta ancora attualissimo e curato sotto ogni aspetto. I disegni sono congegnati perfettamente, anche se a volte si ha l'impressione che cambiando l'angolatura ci si trovi davanti un personaggio differente. Le animazioni sono di alto livello, nelle scene d'azione si nota una fluidità dei movimenti credibile, specie per essere del '95. Il comparto audio è una gioia per il nostro udito! La colonna sonora è semplicemente da oscar, senza esagerazioni.

Ghost in the Shell lo considero come il primo anime fantascientifico a sapere catturare elementi action, fantascientifici e psicologici senza eccedere in nessuna delle tre caratteristiche, ma anzi mantenendosi equilibrato al fine di non risultare eccessivamente di parte di un genere in particolare. Nonostante l'infinità di pregi, non lo considero un anime per tutti, molti anzi potrebbero trovarlo troppo cervellotico (benché ci sia di molto peggio in campo psicologico tra gli anime), altri ancora potrebbero non amarlo per lo stile cyberpunk. Ma queste sono piccolezze allo stesso livello di una semplice scelta per gusti personali, piccolezze che non intaccano minimamente questo capolavoro d'animazione.


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hallymay

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Non si scappa da questo film se si amano gli anime. Ghost in the Shell è così importante infatti che non si può dire di avere visto i cartoni animati giapponesi prima di avere visionato questo film.
Se Mamoru Oshii aveva mostrato i muscoli con Patlabor 2, è con questo film che diventa regista di culto in tutto il mondo, secondo solo a Hayao Miyazaki. La storia, tratta da un manga di Masamune Shirow, narra delle vicende della Sezione 9, una squadra investigativa che si occupa di crimini cibernetici. La trama s'incentra sulle vicende del Maggiore Motoko Kusanagi, che dovrà indagare sul caso de "Il Signore dei Pupazzi", un hacker che s'intrufola nelle menti dei cervelli cibernetici prendendone il controllo.

Partiamo dal significato della trama: che vuol dire essere umano? Che vuol dire avere un'anima? Questo è quello che si chiede il maggiore Kusanagi, un cyborg in tutto e per tutto, ma con un cervello cibernetico così avanzato da arrivare a chiedersi e a tormentarsi per tutto il film su quale sia il vero confine tra lei e un essere umano. L'anima forse? Ma se lei ha coscienza e memoria di se stessa, chi può dire che anche dentro di lei non ci sia un'anima? O che dentro un essere umano essa esista per davvero? Questa è la filosofia che permea tutto il film, l'angoscia che assilla la protagonista.

Le animazioni: per quanto tutto sia fatto quasi a mano, ancora oggi, a distanza di sedici anni, tutto appare perfetto. Le animazioni non sembrano fluide, sembrano quasi quasi in motion capture e il livello del dettaglio degli sfondi è maniacale. Ottima cosa d'altronde, visto che i film di Oshii sono comunque di ostica fruizione e lunghe scene prive di dialoghi non mancano. Con immenso guadagno tuttavia dell'atmosfera generale.
Il character design: qua si prende una strada totalmente diversa rispetto al manga di Shirow. Se la Motoko Kusanagi del manga è morbida e sensuale, quella dell'anime ha due occhi gelidi, un viso androgino e, anche quando appare nuda, non traspare la minima sensualità. E' la scelta migliore per un personaggio in preda ad una forte crisi d'identità, dilaniata tra l'essere macchina o donna.

Metto 10, ma è sempre troppo poco per questo film. Da vedere assolutamente, non solo se siete otaku, ma se siete cinefili.


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Sentenced

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Nell'anno 2029 gli innesti cibernetici e i cyborg sono una realtà. La rete, quella che noi conosciamo come internet, è così vasta ed evoluta che le persone ci entrano collegandosi a essa con la propria mente. Questo "mondo" parallelo a quello reale diventa quindi terreno fertile per il crimine organizzato e per i terroristi informatici. Al fine di contrastare il dilagare di queste attività illecite, i governi adottano delle squadre di polizia specializzate nella caccia di questi criminali.

Ghost in the Shell narra le vicende della Nona Sezione e del suo cyborg completo, il Maggiore Motoko Kusanagi, alle prese con uno degli hacker informatici più pericolosi mai incontrati, chiamato "il Signore dei Pupazzi" (chiamato così nell'edizione italiana per un errore di traduzione; il nome esatto doveva essere "Il marionettista"), capace di entrare nella mente di ignari cittadini collegati alla rete per poi fare compiere a loro atti criminali.

Considerazioni personali
Sono trascorsi quasi 15 anni dalla prima volta che ho visto in VHS Ghost in the Shell. Negli anni ho avuto l'occasione di riguardarlo più volte, ovviamente anche nell'edizione DVD, e l'aspetto che mi ha particolarmente colpito è che rimane sempre attuale, non risente il peso degli anni. Ha ispirato e continua a ispirare il mondo del cinema e degli anime cyberpunk. Ghost in the Shell è una visione del futuro affascinante e inquietante al tempo stesso, dove momenti di pura azione e di paranoia filosofica si fondono per trasportare lo spettatore in uno scenario che ogni volta affascina ancora di più.
E' una pietra miliare di un genere in continua evoluzione, inoltre è supportato da una realizzazione tecnica eccelsa. Animazioni e ambientazioni sono ottime, così pure la colonna sonora.
Mamoru Oshii con Ghost in the Shell ha fatto centro.


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w0lfrain

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Chissà, forse per la bellezza delle animazioni, per la cura dei disegni, per la bellezza delle musiche, o semplicemente perché presenta dei così forti temi che un mondo come il nostro non è ancora in grado di spiegare, ma Ghost in the Shell è un lungometraggio straordinariamente bello.
E' un film che ormai non si può dire con tanta leggerezza sia recente, ma nonostante questo è in grado di proiettare il suo concetto verso il futuro, un concetto a cui si fa fatica anche a pensarci.

Che altro dire, anche a guardalo più volte è sempre in grado di lasciarti nell'animo quella sensazione di stupore e d'incertezza che provi nel guardare un capolavoro, neanche fosse "Apocalypse Now" o "2001 Odissea nello spazio".


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ryujimihira

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Ghost in the Shell è un film epocale, intriso della maestria e della meticolosità del suo creatore, Mamoru Oshii, descrive quanto avevano immaginato in molti, cioè un mondo popolato da cyborg, cyberpunk e filosofia.

In un possibile XXI secolo, l'agente Motoko Kusanagi fa parte della famigerata Sezione 9 di Pubblica Sicurezza, conosciuta più semplicemente come "Sezione 9". Motoko è un cyborg, con corpo e cervello cibernetici (ma in passato è stato umana) e lavora con altri membri della sezione con le sue stesse peculiarità. L'unità è specializzata in raccolta d'informazioni circa l'uso criminale di tecnologie avanzate. In un universo dove la maggioranza degli individui è costantemente connessa alla "rete" o dove ognuno di questi è dotato di impianti cibernetici e di nano macchine, si sviluppano nuovi crimini informatici che stavolta coinvolgono la popolazione che ne rischia gli effetti sulla propria pelle.
In questo lungometraggio il Maggiore Motoko si troverà a seguire un'intrigata rete di complotti su vasta scala che porteranno all'apertura del caso del Signore dei Pupazzi che, come dice la parola, è in grado di prendere il controllo dei malcapitati e fargli fare quello che vuole grazie alla sua grande abilità di hacker dei cervelli cibernetici collegati alla rete.

La principale differenza tra i cyborg e i androidi è la presenza del cosiddetto "Ghost", una specie di anima tipica dell'uomo, ma che in questo periodo trascende anche il corpo e il cervello cybernetico. E' in questo scenario che l'umanità soffre nel trovare una nuova identità, a metà strada tra l'intelligenza artificiale, sempre più aderente al modo di ragionare dell'uomo, e il succitato "Ghost". Un'intuizione geniale, questa, di Masamune Shirow, autore del manga originale, che ha fatto di quest'opera un cult del genere, portando in seguito ad approfondire il genere con due serie animate e altrettanti film di animazione.
Forse, nel proseguire la trama di questo Ghost in the Shell, ci si complica troppo la vita in spiegazioni filosofiche dove lo spettatore potrebbe trovarsi disorientato. Secondo me, si perde spesso il filo degli avvenimenti, ma lo si recupera in poche scene di azione più tardi.
L'animazione è superba; già era ottima in questo film del 1995, ma, non contenti gli autori, è stata "rimaneggiata" con le nuove tecnologie una decina di anni più tardi in una riedizione con una grafica più consona alle due serie animate Stand Alone Complex. Anche la colonna sonora è molto "spirituale", grazia all'opera di Kenji Kawai.
Se ve lo siete persi, bisogna riparare subito vedendolo quanto prima. Capolavoro.


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demone dell'oscurità

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Inutile dire che questo film è stato realizzato in un modo assai articolato e sempre pieno di sorprese e colpi di scena, ma con una diffusione di tecniche computerizzate più frequente rispetto agli anni passati penso che sia stato abbastanza facile da parte di Oshii costruire una trama del genere.
L'opera abbina parecchi momenti che ispireranno per certi aspetti la saga cinematografica trilogica di Matrix, riprendendo un aspetto presente nei mecha del passato, ovvero l'idillio che ci può essere tra l'essere umano e la macchina, un macchina il più delle volte molto più intelligente dell'intero sistema neuronale umano.
Il film a mio avviso si pone come caratteristica principale quella di far capire allo spettatore quali scenari si iniziano a propagare nella nostra società con la globalizzazione della multimedialità. Ovvero niente più interscambi, niente più fili, niente contatti diretti, solo un rapporto virtuale, mnemonico, il più delle volte studiato a tavolino nei minimi dettagli.

E' anche vero che il film in questione si muove sullo scenario delle indagini e del poliziesco in un mix tra il Dottor Quincy, Terminator e CSi, dove i sospetti e le indagini su strani eventi e strane complicazioni sono poi quegli elementi che muovono l'intera opera animata. I protagonisti si muovono in continua simbiosi con la macchina, dove l'allegoria del pupazzo è praticamente la maschera su cui noi, a mio parere, possiamo leggere i contorni ben definiti della morale di Oshii.
Difatti i problemi che può causare un computer a lungo andare e a lungo esserci in un sistema operativo fanno diventare troppo dipendenti di quella macchina. Pian piano il mondo reale scompare e noi diventiamo avatar di noi stessi, diventiamo esseri astratti, degli ologrammi delle ombre o spiriti che riflettono il loro interesse su qualcosa che non è concreto, ma ha di concreto l'essere dannoso. E qui si riflette, secondo me, anche la morale all'interno di un'altra allegoria, quella dei cyborg, macchine stupende a livello di genialità di chi le ha prodotte, ma incapaci il più delle volte di farsi prevalere da un reale intento umano, andando così a uniformarsi con le persone che ormai sono avatar-dipendenti.

Il monito lanciato dall'autore secondo me è: mai farsi trascinare in un mondo dannoso per l'intera esistenza e per quella delle persone che ci stanno attorno, i benefici della scienza e della tecnologia vanno usati con coscienza e non con superficialità, altrimenti si rischia di essere inghiottiti in una brutta simbiosi con la macchina, laddove è bello cominciare, ma diventa poi dannoso riuscire a venirne fuori.
Tutte le tecnologie vanno usate per migliorarsi, non certo per farsi sopraffare.

Utente5795

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Utente5795

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Questo sì che è un film fondamentale. "Ghost in the Shell", splendida trasposizione di Mamoru Oshii del manga di Masamune Shirow, è forse l'unico titolo degli anni '90 assieme a Evangelion ad avere rivoluzionato il concetto di fare animazione. Ghost in the Shell è un'opera che mostra quanto un anime, solitamente considerato, almeno nella nostra "bigotta" Italia, un prodotto puerile, possa in realtà esplorare scenari e tematiche sempre nuove, con una profondità, un realismo e un'intelligenza che perfino i live-action non possiedono.

Caposaldo del cyberpunk più evoluto, tormentato e intimista, "Ghost in the Shell" è un film che pone domande ontologiche di grande spessore, un film dove la tecnologia non è giustificazione di combattimenti mozzafiato, e non costituisce un semplice "condimento". E' l' Essere Umano stesso che si è fatto tecnologico, ormai il suo corpo è composto unicamente da innesti e parti meccaniche, tanto che anche il suo animo potrebbe essere solo un programma, rendendolo una conchiglia senza spirito. Ma forse lo spirito di un androide può essere assimilabile a un'anima, perché persiste la paura della morte, il desiderio di evoluzione, la volontà di non perdere l'individualità...

La regia è assolutamente superlativa. Oshii ha messo in questo film tutta la sua vena visionaria e cupa, perfettamente resa dalle tante scene prive di dialoghi e dal ritmo estremamente lento della pellicola, nonché dalle inquadrature oblique, ricercate, e dalle scelte cromatiche, quasi sempre fredde, bluastre, che infondono un senso di inquietudine e desolazione spiazzante. La colonna sonora svolge un ruolo molto importante, infatti i vari brani, ora sintetici e freddi, ora tribali e ancestrali, contribuiscono notevolmente a delineare le atmosfere e a coinvolgere lo spettatore.

Anche graficamente non c'è nulla da eccepire: cosa ci si poteva aspettare dalla Production I.G, se non un lavoro con i fiocchi? L'animazione è fluida quanto basta, il character e il mecha desing estremamente realistici, i fondali curatissimi, gli effetti speciali sempre opportuni. Questo film ha anche il pregio di essere (graficamente, intendo) estremamente particolareggiato e curato, senza però diventare opulento, come era successo ad esempio ad Akira: niente di troppo, solo il necessario per entusiasmare lo spettatore senza annoiarlo.

Che dire, "Ghost in the Shell" è un titolo che consiglio caldamente non solo a ogni vero amante dell'animazione giapponese, ma anche agli appassionati del miglior cyberpunk e delle opere filosofiche, introspettive ma sempre appassionanti e sorprendenti. Capolavoro, né più né meno.


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Nae

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>

Ghost in the Shell fu un capolavoro quindici anni fa e il bello di questo titolo è che è un capolavoro tuttora; in un certo senso ha cambiato l'ottica nella quale venivano realizzati gli anime con cyborg narranti di realtà iper-tecnologiche. Tramite la protagonista Motoko Kusanagi, una donna cyborg con corpo artificiale di classe A (un modello d'assalto eccezionale), si vive il conflitto psicologico del sentirsi un essere umano e nell'essere un essere umano.

Kusanagi è a capo di una squadra speciale, la Sezione 9, il cui direttore è uno dei pochi esseri "senza tagliando", ossia un essere umano avente solamente delle implementazioni cibernetiche a livello cerebrale. Tutti i membri della squadra hanno una forte caratterizzazione psicologica, punti di vista e idee diverse, e il fatto che ci siano due esseri quasi totalmente umani nella squadra - il secondo è Togusa- , e i vari membri cyborg arrivino dai più svariati ambienti, aiuta a creare il punto di forza dei raffronti di idee che ne sorgono.
Stupendo da questo punto di vista è il confronto tra Motoko e Batou, la prima alla ricerca di conferme sul suo essere umana, il secondo assolutamente certo dell'umanità del maggiore. I due tra l'altro sono legati da una sorta di
amicizia/amore/rispetto/fiducia, assolutamente taciuti l'un l'altro ma perfettamente palesati nelle loro azioni.

La trama ruota attorno al caso del "Signore dei Pupazzi", un'entità senziente nata dal mare dell'informatica a cui la sezione 9 deve dare la caccia ma con cui Motoko finirà per affrontare lo specchio di se stessa, che metterà in dubbio molte convinzioni della donna cyborg. Il tutto si svolge nell'intrigante ambientazione alienata di New Port City, dove degrado e grandezza si fondono in modo quasi malato.

Le musiche sono stupende; la colonna sonora di Ghost in the Shell è un capolavoro che crea il giusto intorno alla trama, e i disegni sono davvero ottimi: siamo nel '95, quindi onore al merito, dato che fa ancora concorrenza a film d'animazione moderni, perciò niente su tale versante non c'è niente da ridire.
Infine i temi trattati e il modo in cui il film li tratta sono sia sconvolgenti che toccanti, poiché il dilemma dell'essere umano è reso alla perfezione.
Ghost in the Shell è un anime che consiglio a prescindere dall'epoca: questo è senza dubbio un capolavoro che non si può perdere. Il 10 lo do proprio perché ha creato una nuova visione di una tipologia di anime e gli va assolutamente riconosciuto.


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__Setsuna__

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Ghost in the Shell è un punto di riferimento per il genere Cyberpunk; la filosofia che sta dietro al concetto di comunicazione tra Uomo - Macchina è gestita in maniera veramente assoluta. Consiglio vivamente di guardarlo più volte per entrare nel mondo di Mamoru Oshii, dove la tecnologia robotica e informatica è arrivata a livelli elevatissimi; un mondo in cui tutto ciò che ti circonda è controllato in qualche maniera da un computer e di conseguenza è collegato a una rete informatica in grado di trasmettere dati e informazioni a qualunque cosa.
Il concetto base della storia ruota attorno al fatto che normalmente una macchina avrà sempre delle limitazioni rispetto all'uomo, mentre in questa opera viene messo in risalto il fatto che una macchina può ragionare a tal punto da capire di esistere e di conseguenza diventare autonoma! Ovviamente il concetto è molto più ampio, ma sta di fatto che si è difronte a un titolo con un messaggio di fondo puramente filosofico.

Il comparto tecnico è spettacolare, con disegni e animazioni veramente al top gamma per un titolo del 1995, contornato da colonne sonore magnifiche e perfette in ogni situazione. I dialoghi sono condotti con maestria facendo immergere lo spettatore nella storia attraverso terminologie e concetti da pura fantascienza. L'audio DTS offre un effetto sensazionale rendendo l'atmosfera ancor più bella con doppiaggi italiani adeguati ai personaggi; anche la qualità video è molto buona, grazie a una rimasterizzazione in digitale. Il neo di questo film è dato purtroppo dalla sua breve durata, con appena 78 minuti scarsi; di conseguenza il "trammone" che inizialmente sembrava dover portare a grandi risvolti viene bruscamente interrotto da un finale, come al solito, aperto.
Resta il fatto però che una mezzora in più avrebbe resto il tutto su un'altro livello. In definitiva è un movie assolutamente da visionare, sopratutto per gli appassionati del genere Cyberpunk!


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Franzelion

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
In un comune giorno del 1995 veniva trasmesso per la prima volta in TV un anime che avrebbe imposto nuovi metodi di ragionamento e di indagine sulla coscienza e sui dilemmi umani, mettendo in dubbio persino se stessi riguardo la veridicità della propria identità e della propria esistenza, ponendo quindi il dilemma uomo-macchina: fino a dove arriva il vero e da che punto comincia il falso (oppure vivo-morto, può essere interpretato in molti modi diversi).
Si tratta naturalmente del manga e suddetto anime che porta il nome di Ghost in the Shell, che qualunque appassionato di anime dovrebbe conoscere a prescindere dai gusti personali, anche solo per cultura generica.
Non starò a ripetere in cosa consiste la trama, essa comunque è sviluppata con ritmi lenti e d'atmosfera, con una regia e una sceneggiatura fuori dal comune, che portano spesso i personaggi (in particolare la protagonista) a recitare splendidi discorsi filo/psico/umanitari che coinvolgono e fanno riflettere in profondità lo spettatore, mettendolo difronte agli stessi problemi/dilemmi esistenziali.
I personaggi sono più che buoni, e la sceneggiatura mozzafiato è data infatti anche dalla loro superiorità mentale (o cervello maggiormente sviluppato insomma, in seguito a un cambiamento fisiologico apportato da macchinari e tecnologie avanzate) rispetto ai normali esseri umani, come loro stessi ci spiegano.
Le colorazioni, le animazioni e disegni sono più che superlativi, e non solo tengono il passo anche con produzioni attuali (2009), ma talvolta le anche supera a mio parere.
Inoltre questo film è famoso anche per la prima implementazione ben riuscita (o prima in assoluto, non ricordo) della computer grafica in un prodotto d'animazione, e si vede, visto che la differenza fra animazione e CG non si nota mai, e si integra perciò benissimo.
Purtroppo il ritmo narrativo non è il massimo, perchè talvolta è molto lento, fino a fare deconcentrare il visore, per poi riprendere con un ritmo e dialoghi abbastanza veloci e complessi che, in seguito all'attenzione calata per la lenta sceneggiatura, potrebbero risultare di difficile digestione e comprensione.
Oltre a questo, il fatto della storia che non conclude e una trama un po' semplice, limitano il mio giudizio a un 9, anche se è più che abbondante.
Si tratta comunque di un 10 concettuale.
Da vedere assolutamente, insieme al seguito poi, che sarà ancora meglio!


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XPIN

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Ghost in the Shell" è un classico della Fantascienza e dell'animazione Giapponese ed un Titolo di punta del genere Cyberpunk.

Il Film è del 1995, è stato diretto dal grande Mamoru Oshii ed è la Trasposizione dell'omonimo Manga di Masamune Shirow.
Bisogna dire che la Storia prende spunto dal Manga ma si sviluppa per vie proprie... inoltre, rispetto al Manga in cui si dà spazio anche a momenti sentimentali e comici, l’Anime ha un’atmosfera molto più cupa.
La Trama è quella di un Thriller Noir di ambientazione futuristica, arricchita però da una forte componente riflessiva.
La Storia si sviluppa in un perfetto equilibrio di azione frenetica e dialoghi taglienti.
L’atmosfera molto particolare, riflessiva, a tratti cupa ed estremamente enigmatica, colpisce lo spettatore nel profondo.
La Colonna Sonora, davvero stupenda, è stata composta da Kenji Kawai, mentre Il Character Design è opera di Hiroyuki Okiura.
Dal punto di vista Tecnico "Ghost in the Shell" è veramente eccezionale... i fondali sono vere e proprie opere d’arte, l’animazione è realistica e fluida.
E' stato uno dei primi Anime in cui l'animazione tradizionale e quella al computer sono state fuse con successo.
Così come è accaduto anche con Neon Genesis Evangelion, Nel 2008 la pellicola originale è stata sottoposta ad un profondo restyling ( con largo uso della Computer Grafica ) e ripubblicata con il titolo "Ghost in the Shell 2.0".

"Ghost in the Shell" è stato importato in Italia negli anni novanta in formato VHS.
Nell'adattamento Italiano i dialoghi si basano sui copioni della versione Inglese anziché quelli originali Giapponesi e questo ha causato alcuni errori nei testi Italiani.
Per l'edizione DVD è stato mantenuto il vecchio doppiaggio aggiungendo però al disco, oltre all'audio Giapponese, sottotitoli Italiani fedeli ai copioni originali.

"Ghost in the Shell" viene considerato ormai uno dei migliori Film d'animazione di tutti i tempi e, tra le altre cose, è stato anche il primo Anime in assoluto ad essere presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
Ha avuto un grande impatto anche nel Mondo del Cinema Hollywoodiano, influenzando molti nomi illustri, come James Cameron e Steven Spielberg, inoltre i fratelli Wachowski hanno riconosciuto che "Ghost in the Shell" è stata una grande fonte di ispirazione per la creazione di "Matrix".
James Cameron, famoso regista, sceneggiatore e produttore, ha detto di
questo Film: "Ghost in the Shell è un fantastico Film di Fantascienza... un’opera visiva a sfondo riflessivo di incredibile qualità... la prima in grado di elevarsi sui livelli di eccellenza propri della letteratura... il primo lungometraggio animato che è riuscito a raggiungere la perfezione visiva!".

In poche parole un Capolavoro. :)


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deathmetalsoul

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Nel 1995 sotto la direzione di Mamoru Oshii nasce il capolavoro animato Ghost in the Shell letteralmente spirito nel guscio. Film tratto dall'omonimo manga del 1989 di Masamune Shirow, non riscuote subito il successo che merita nella sua patria, ma spadroneggia quasi incontrastato (nel suo genere) negli altri continenti, infine qualche anno più tardi il valore viene riconosciuto anche in madre patria e in tutto il pianeta diviene ispirazione per la nuova cinematografia, infatti in alcuni prodotti moderni è possibile notare particolarità e movimenti visti per la prima volta in questo capolavoro. Il film mix di fantascienza e psicologia è avvolto in un poliziesco quasi "drammatico" ma non mancano le parti d'azione e i colpi di scena e ciò lo rende adatto ad un vasto pubblico, cosi che anche chi si accinge ad una visione superficiale, ne può trarre soddisfazione. Devo dire che ci troviamo di fronte ad una trama magistrale: anche se può non sembrare ci sono piccolezze e sfumature che se vengono colte danno molti messaggi che possono riguardare la vita di oggi. Ci troviamo più o meno nella nostra epoca, ma il mondo non è del tutto equiparabile al nostro, la tecnologia e l'informatizzazione hanno il sopravvento su tutto, la natura non è mai presa in considerazione, qui vivono creature umane e cyborg, e proprio di questi ultimi fanno parte i protagonisti principali, alcuni personaggi hanno cellule biologiche, mentre altri, in particolare il protagonista principale non ne hanno, ma possiedono uno spirito, che è il "ghost" nel loro guscio esterno "shell". In questo scenario prende vita la storia: un hacker dalle origini sconosciute, Il signore dei pupazzi, attacca i computer (sempre in forma umana) del governo, suscitando la reazione immediata dello stesso. Inizierà qui un intrigato imbroglio semipolitico per il ritrovamento di questo Hacker, e la battaglia personale della protagonista sempre contro di esso. La protagonista si pone spesso domande di carattere esistenziale, e scoprirà che solo con il ritrovamento del famigerato Signore dei pupazzi potrà darsi delle risposte, d'altra parte tra innumerevoli colpi di scena si scoprirà che anche il nemico vuole arrivare alla nostra protagonista per i suoi fini personali. La trama è davvero bella... I protagonisti (almeno i principali) hanno una grande caratterizzazione, devo dire che anche visti la prima volta ci può sembrare di conoscerli da sempre. Infine solo elogi per la parte tecnica: i disegni e le animazioni non peccano mai, la sceneggiatura è molto buona e le musiche a mio avviso sono buone e anche belle. Detto ciò posso solo consigliare la visione a tutti coloro che amano questo genere: se volete qualcosa di semplice guardate altro, mentre se volete qualcosa di serio e che mette in risalto uno scenario crudo e moderno allora non potete perderlo. Comunque io aspetto di vedere il capitolo successivo che non mi perderei per niente al mondo e che credo che non deluderà le mie aspettative. Guardatelo anche voi.


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Onnivoro88

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Eccezionale.
Con molta curiosità ho visto questo lungometraggio di cui avevo sentito parlare. Leggevo di cyber-punk, e non capivo. Bhè, curiosità soddisfatta e significato dato al suo significante. La sigla iniziale armoniosa, la colonna sonora trascinante, le immagini futuristiche, l'ambientazione che ti risucchia, i colori cupi, elettrici sono un miscuglio che frullano i sensi del telespettatore! Se ciò non bastasse penso che ciò che rendono eccezionale questo anime sono i dialoghi profondi, esistenziali. Il fatto che a farli sia un cyborg li carica ancor più di importanza.
Non so voi che vi apprestate a cercare notizie, come e che esperienze precedenti avete riguardo la fantascienza, ma credo che sia immancabile la visione di Ghost in the shell. Sarebbe come non avere una visione completa del panorama fantascientifico narrativo. Ho letto un paio di storielle di Asimov, e devo dire che posso benissimo accostare la profondità dei contenuti ai suoi scritti senza aver paura di eventuali repliche.
I personaggi: tutti caratterizzati, inseriti perfettamente in un contesto che ne risentirebbe nel caso in cui così non fosse. La sezione 9 crea mistero intorno a sé, fascino. Sono come i servizi segreti che portano avanti i lavori sporchi e più difficili.

Se siete indecisi, lasciate i dubbi ai dubbiosi e prendete la decisione giusta!: vedere GHOST IN THE SHELL! Non ve ne pentirete!

Conto presto di vedere il seguito del 2004, me lo gusterò per bene e lo consiglio anche a voi.


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Oni

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Ammetto di aver visto Ghost in the Shell soltanto adesso (dicembre 2009) nonostante sia un film del ben più lontano 1995, e posso anche ammettere, tranquillamente e senza riserve, di essere rimasto piacevolmente sorpreso ed estasiato per questo capolavoro di animazione nipponica.
Fin dai primi istanti, lo spettatore viene proiettato in un realtà quasi onirica, da sogno, in un mondo che poco spazio lascia alla natura e a ciò che la madre terra offre, ma dove piuttosto spadroneggiano la tecnologia e l'informatica.
Difficile risulta anche credere che la storia sia ambientata in un futuro a noi molto prossimo: basti pensare semplicemente al fatto che spesso, durante il film, viene più volte ripetuto quanto sia raro trovare un essere umano che sia ancora tale, dato che la maggior parte degli esseri viventi (i protagonisti su tutti) vantano nel loro corpo parti cybernetiche, componenti di nanotecnologia, le quali, se da un lato migliorano le prestazioni dei loro possessori, dall'altro li rendono una sorta di schiavi, di manichini al servizio del loro padrone, nonchè "persone" dalla difficile e complicata esistenza, i quali vivono duramente la loro condizione di "metà uomo metà macchina", intenzionati più che mai a far prevalere in loro la parte umana agli occhi degli altri ma soprattutto di se stessi.
La trama si presenta fin da subito molto interessante, capace di rapire lo spettatore in pochi minuti. Possiamo identificarla come un misto di un poliziesco inserito in un contesto cyber-politico, dove nulla si muove senza che "il pezzo gross" del momento ne dia l'autorizzazione, e dove i protagonisti cercano di compiere la loro missione in nome di ciò in cui credono e si identificano, e non in nome della burocrazia e del sistema che li circonda.
La figura che si erge su tutte è quella del maggiore Kusanagi, donna ormai quasi completamente automatizzata, a capo della sezione 9 della Polizia che si occupa della sicurezza a New Port City. E' colei che più vivamente soffre della sua condizione di semi-umanoide, e si rivela un personaggio di punta anche caratterialmente, essendo poi il fulcro finale del lungometraggio.
Il nemico attuale, invece, è il cosiddetto "signore dei pupazzi", hacker fantasma dalla personalità non troppo definita, intenzionato a lanciare un virus informatico che può causare gravi danni all'intero sistema, e d'altronde, in un'epoca simile non è forse questa la più grave minaccia da combattere?
Un plauso speciale deve indiscutibilmente essere fatto per le animazioni: uniche e superbe, specialmente considerata la data di uscita del film, si dimostrano fluide in una maniera spettacolare, rendendo perfetti i cambi di scena, le diverse inquadrature e quindi la regia.
Esprimendo un parere personale, le analogie col film Matrix si notano fin da subito, e non è difficile associare Ghost in the Shell come un precursore della saga dei fratelli Wachowski, o possiamo vederlo, perchè no, anche come una sorta di ispirazione per la suddetta saga.
In parole povere, una piccola chicca animata del sol levante da non perdere e che non può mancare nel curriculum di ogni appassionato.

bob71

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E ora dove andrà questo “essere” appena nato?

Queste parole chiudono il sipario e consegnano alla leggenda Ghost in the Shell, film “cult” del 1995 che pone una pietra miliare nella storia della cinematografia di fantascienza e ridefinisce nuovi canoni nel genere cyberpunk.
Tratto dall'omonimo manga di Shirow Masamune, questo film rappresenta la summa e il prototipo della poetica del cineasta Mamoru Oshii e presenta già tutte le caratteristiche che contraddistinguono il personale linguaggio registico della sua filmografia.

Per l’ambientazione della futuribile e decadente Newport City il modello è un mix di metropoli asiatiche fra cui Hong Kong, con riferimento più o meno esplicito a <q>Blade Runner</q> da cui il film eredita l’atmosfera crepuscolare e notturna.
E’ lo scenario in cui si muovono gli agenti della Sezione 9 fra cui emerge per carisma il personaggio del Maggiore, un sexy cyborg corazzato all’apparenza glaciale e imperturbabile ma interiormente inquieto e consumato da una profonda crisi esistenziale. Questa complessa e malinconica figura ci traghetterà fra le pieghe di un'intricata trama poliziesca sulle tracce di un implacabile cyber-terrorista fino alla struggente scena madre e alla catarsi finale.
Con ritmo lento e riflessivo cadenzato da incalzanti scene d’azione frenetica a base di alta tecnologia e armi pesanti, il regista ci spinge negli angusti meandri della riflessione filosofica, tra citazioni della Bibbia e Schopenauer, fino ad arrivare a una inquietante interpretazione della teoria evoluzionistica applicata alla cibernetica. Partendo dal concetto teosofico di “anima” – il “ghost” del titolo, l’intima essenza che distinguerebbe in ultima analisi l’uomo dalla macchina – si giunge alla deriva etica legata al progresso tecnologico della rete informatica.

Il montaggio ha una struttura rigorosa e simmetrica scandita, nella parte centrale, da una lunga sequenza in cui ricercati scorci urbani fanno da sfondo al tema principale della colonna sonora “The making of cyborg”, che qui trova il suo nirvana e ci viene presentato in tutta la sua magnificenza. In preda a estasi mistica il compositore Kenji Kawai unisce coraggiosamente un suggestivo coro polifonico in lingua antica, tradizionali strumenti a percussione, e sintetizzatori elettronici: un tessuto sonoro etereo e avvolgente che si libra oltre le immagini e trascende in una dimensione ascetica.
L’impianto tecnico/artistico è avveniristico e innovativo per l’epoca e rappresenta uno dei primi riusciti esempi di integrazione fra animazione classica e computer grafica, il tutto arricchito da raffinati fondali scenografici e da un accattivante character design il cui realismo è accentuato da un attento studio di motion-capturing.

A distanza di sedici anni dalla sua prima uscita in Giappone (in Italia è arrivato solo in homevideo dopo la presentazione a Venezia nel ’96) questa pellicola conserva intatta la potenza visionaria delle immagini, la suggestione evocativa dei contenuti narrativi e l’impatto emozionale dei personaggi. Inizialmente considerato troppo intellettuale in patria per un successo commerciale, ben presto diventerà un cult in occidente e verrà letteralmente saccheggiato dalla trilogia di Matrix.
E’ uno dei primi film di animazione ad avere travalicato i confini di genere per entrare di diritto nella scena del cinema “tout court”.
Se con Akira il lungometraggio “anime” ha conseguito la maturità, con Ghost in the shell ha raggiunto la definitiva emancipazione dell’età adulta.


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M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Siamo nel 1995: il genio di Mamoru Oshii dirige il primo film d'animazione, il suddetto "Ghost In the Shell", basato sull'omonimo manga di Masamune Shirow.
In patria, l'opera non ottiene subito il successo che merita, mentre all'estero viene considerata entro breve un classico dell'animazione.
Complesso spaccato di un futuro cupo e ipertecnologico in cui il mondo è completamente informatizzato, "Ghost In The Shell" va ritenuto come uno dei pochi affreschi veramente cyberpunk della cinematografia non solo animata.
Dal punto di vista realizzativo, l'opera vanta un'animazione di altissimo livello, che dà prova della considerevole innovazione ottenuta dalla fusione (tra le prime eseguite) tra quella tradizionale e quella al computer.
Il resto del perfetto quadro audiovisivo lo completano i disegni affascinanti e maturi, un'atmosfera impressionante, una colonna sonora monumentale, ma soprattutto la regia travolgente ed eccentrica di un Oshii più ispirato che mai.
La trama, vista la breve durata del film, non presenta molte diramazioni, tuttavia è sempre compiuta e intelligente, nonchè abbastanza adulta nei contenuti quanto nei dialoghi, ed anche piuttosto spinosa in alcuni passaggi.
I personaggi di spicco sono ben pochi ma ricoprono un ruolo di tutto rispetto in una storia altrettanto pregiata.
Il maggiore Motoko Kunasagi è un'agente cybernetica, ovvero un cervello in un corpo sintetico (o uno spirito nel guscio, come recita il titolo), un ufficiale della Shell Squad che, insieme ai propri colleghi, dà la caccia all'imprendibile Signore dei pupazzi. Quest'ultimo è un ladro che per commettere i propri crimini si intrufola nella mente delle persone, ne altera i ricordi e le utilizza per i propri scopi come fossero fantocci. A tutto ciò fanno da contorno intrighi politici e una realtà degradata e violenta...
Il lungometraggio è di quelli da non perdere per nessun motivo: Ghost In The Shell è certamente meglio adatto ai palati raffinati, tuttavia qualsiasi tipo di pubblico dovrà notare e ammettere quante lezioni di stile abbia impresso e quanti spunti abbia fornito il prodotto in questione alle produzioni cinematografiche degli anni seguenti.
Da segnalare il seguito del 2004 intitolato "Ghost in the Shell: L'attacco dei Cyborg" e la versione restilizzata e ripubblicata nel 2008 con il titolo "Ghost in the Shell 2.0.".


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lawliet forever registrato

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ghost In The Shell è un film diretto dal regista Mamoru Oshii. E' passato qualche mese da quando l'ho visto, ma comunque resta solido nella mia mente il ricordo di questo splendido anime. Ghost In the Shell, ambientato nella Tokyo del 2029, parla di Motoko Kusanagi, un cyborg membro della Sezione 9 della polizia. La Sezione 9 è alla caccia del Marionettista, un hacker in grado di entrare nel Ghost, l'anima, e manovrarlo. Infatti, quando un essere umano diventa cyborg, il Ghost viene trasferito da un corpo all'altro.

La regia è molto strana. Le angolazioni sono molto strane, quasi sperimentali, creando un distacco con il mercato solito, ma rendendo comunque comprensibile la storia. Per farla breve, dalla prima angolazione fino all'ultima si è sempre all'interno della vicenda, senza mai togliere gli occhi di dosso allo schermo.
Il soggetto è, invece, opera di Masamune Shirow, l'autrice del manga. La storia è molto complessa, ma serve a muovere il vero significato del film, di cui parlerò in fondo.
La sceneggiatura è molto sintetica: infatti le voci si sentono solo in poche scene, ma quando ci sono sono abbondanti.

Il character design è ambiguo: gli umani o cyborg in parte presentano i caratteri giapponesi, mentre i cyborg hanno un character stereotipato con un componente che ricorda i giapponesi.
Le animazioni sono buone, anche se perdono valore dinanzi alla grandezza della regia.
I fondali sono molto curati, soprattutto macchinari e/o edifici tecnologici.

Ora che ho finito di parlare delle caratteristiche tecniche, vi parlerò del significato.

Ghost In The Shell è una critica verso la modernizzazione dell'uomo. Infatti, per colpa della tecnologia, i cyborg protagonisti di questo film non provano più emozioni. Sono delle marionette al servizio dell'informatica. I cyborg non si possono più definire esseri umani, sono delle macchine, come il computer da cui vi scrivo. Mentre ci sono, invece, delle creature, così possiamo definirle, che sono contrari all'eccessiva modernizzazione dell'uomo. La domanda che si pone il regista è: questo uomo, che non prova più emozioni, non è più un essere senziente, può essere considerato uomo? Domanda che rivolge anche allo spettatore con questo film, che è una vera opera, che supera tutti i limiti dell'impossibile, ancora godibile nonostante datato 1995.

Analogie e differenze con il manga: il manga è molto più lungo. Infatti il film è un riassunto del manga, che racconta solo le fasi importanti alla storia principale. Il manga contiene, infatti, anche avventure indipendenti. Il finale e la morale sono gli stessi, anche se molte scene sono state modificate e allungate nel film. Anche se il finale è lo stesso, nel manga il modo con cui si arriva al finale è molto articolato e complesso, mentre nel film è più breve, e anche diverso.

La colonna sonora è molto bella e ambigua, principalmente basata su musica etnica.

Unica nota dolente il doppiaggio italiano. Infatti il doppiaggio della Panini è molto espressivo, anche se i personaggi sono stabili, mentre quello giapponese è più monotono, infatti io, nonostante ho comprato la deluxe edition italiana, l'ho visto prima in giapponese con i sottotitoli in italiano, poi in italiano.

Il disegno è molto bello, ma è reso sporco dall'enorme presenza di grigio derivante dalla tecnologia.

L'edizione DVD è bella. La pellicola è stata restaurata, rendendo la grafica più moderna, compiendo un ottimo lavoro. L'immagine di copertina è scarna ma bella. E riflette il genere di film. Tra i contenuti speciali ci sono le schede dei personaggi principali, del regista e dell'autore del film, oltre a un bellissimo making of di un'ora in giapponese con i sottotitoli in italiano. Nota dolente dell'edizione, oltre al doppiaggio, è una censura che ho notato. All'inizio del film, Motoko ha la testa piena di pensieri disordinati. Arriva il compagno che, notando questo, fatto, gli chiede il perchè. In italiano Motoko, staccando i fili che la collegavano a una cosa che non posso dire per non spoilerare, dice che forse è un problema del cavo. Nello stesso DVD, invece, mettendo i sottotitoli si scopre che in realtà dice di avere le mestruazioni. Non so perchè, ma la frase è stata quindi modificata.

In conclusione: film molto bello e cervellotico, che grazie alla regia geniale non annoia mai, ma anzi tiene con gli occhi addosso allo schermo per tutta l'ora e mezza della durata del film.

Pro: tutto.
Contro: il doppiaggio italiano e la censura dell'audio anzidetta, che però non rovina l'indubbia qualità dell'anime.

Consigliato a: tutte le persone mature, anche se non sono mature di età corporea.

Voto: 10. Perfetto.


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shuuchan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Film ispirato ad uno degli episodi più riusciti del manga omonimo di Shirow Masamune, si tratta di una realizzazione di breve durata (80 minuti) ma estremamente intensa.
La trama si presenta complessa fin dalle primissime battute, tanto che è quasi impossibile cogliere tutti i riferimenti sparsi nell'anime senza prestare la massima attenzione ad ogni dialogo. La storia di impronta cyberpunk mescola filosofia a trame politiche, e alcuni passaggi possono davvero risultare ostici. Ma anche una prima visione con comprensione parziale lascia ugualmente forti impressioni, soprattutto grazie all'atmosfera tesa e soffocante che si respira durante tutto lo svolgimento del film. Caratteristica, questa, che contribuisce ad allontanare il tono dell'opera da quello del manga (più scanzonato), rendendolo invece assimilabile a quello di una delle pietre miliari del cinema di fantascienza, "Blade Runner". Qui troviamo la stessa città sporca e buia, fatta di slum e vicoli dall'aspetto poco rassicurante, abitata da un'umanità priva di speranza e ambizioni che vive alla giornata, e spesso battuta da una pioggia che oscura il cielo.
Fondamentale per quest'atmosfera il comparto tecnico dell'opera, in particolare per gli splendidi e curatissimi fondali e per la fotografia sempre attenta a dosare con maestria luci e ombre. La regia, di Mamoru Oshii, è di altissimo livello, con trovate spettacolari e inquadrature originalissime. Ultime, ma non per importanza, cito le animazioni, vera colonna portante del film: di un realismo straordinario.
Anche la colonna sonora e gli effetti audio sono estremamente efficaci, e danno una grossa mano nella creazione delle atmosfere. In particolare si fanno notare i temi dal mixing fitto di effetti d'ambiente (con riverbero "ampio" e/o echi), e il tema principale, teso e graffiante, che compare per 2 volte durante l'anime.
Per chi ama la fantascienza, o anche per chi abbia voglia di lasciarsi trascinare in riflessioni complesse, questo è proprio il film adatto. Chi cerca solo azione potrebbe invece rimanere deluso: ad alcune splendide scene dinamiche se ne alternano altre più compassate, senza seguire la classica scansione temporale dei film occidentali. C'è un modo semplice per scoprire se quest'anime fa per voi: se vi è piaciuto "Blade Runner", allora non potrete che amare anche "Ghost in the Shell".


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Laurelin

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Visionario, onirico, alieno... un'opera dal grande respiro e dalla morale estremamente profonda, che incarna perfettamente sia i tempi moderni che quelli di un futuro a noi prossimo. Definirei l'autore di questo anime come un Kubrick dei tempi attuali. Le immagini non sono casuali, ma seguono un filo perfettamente logico che segua una trama complessa dalle molte sfaccettature.
La colonna sonora è perfetta, e sottolinea il delicato equilibrio tra immagini a campo lungo e primi piani in quest'opera.
Consiglio di rivederlo almeno una seconda volta per apprezzarne al meglio i contenuti.
Quest'opera contrasta nettamente con il genere cyberpunk che spesso viene caratterizzato da un facile assorbimento dei contenuti. Difatti questa opera va degustata lentamente al fine di apprezzarne ogni sfumatura.

Achille

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
“Ghost in the Shell” è il cult. È uno di quegli eventi che cambiano i paradigmi. Il canto del cigno dell’ultimo cyberpunk anni ’90, glaciale, dalla filosofia sfuggente ed estrema spinta fino ai recessi più profondi dell’esistenza – fino alle idee fondanti dell’esistenza – e ancora oltre, esplorando gli abissi creati da un pensiero che va oltre, che sa spingersi oltre, e che lo fa dentro una struttura che è una visione rigorosissima in cui non c’è nulla di casuale, in cui tutto è assolutamente voluto e significante – in cui tutto è essenziale. Mamoru Oshii realizza non soltanto la sua opera più alta, ma qualcosa che ha segnato per sempre il corso dell’animazione e della fantascienza. Un’architettura narrativa assoluta, incantatoria, magistrale, costruita in modo onirico e contemplativo dalla sua simmetria speculare, che si riflette circolarmente in ogni attimo della visione nei suoi molteplici livelli di lettura, e in cui le superfici della realtà si mischiano in un sovrapporsi di piani narrativi tangibili e allo stesso tempo metaforici – in cui l’immagine è allo stesso tempo reale, illusoria e simbolo.

Sullo sfondo della megalopoli del terzo millennio (New Port City) – derivazione techno-industriale e informatizzata delle metropoli asiatiche di Hong Kong e Tokyo e abbaglio di fondali e ambientazioni cyberpunk pure, dalla fascinazione agghiacciante che lascia esterrefatti –, e tra le maglie del cyberspazio della rete, si snoda una trama che è un traslato sottile freddo e celebrale, fatto di corrispondenze sfaccettate in un gioco di riflessi, e di meditazioni sussurrate e intessute nella matrice narrativa di cui sono cardine e germe. Una visione in cui il confine fra la coscienza e il corpo è qualcosa di netto e in cui le due parti non sono più mutuamente dipendenti. In cui lo spirito, l’insieme dei processi mentali individuali – il Ghost –, può viaggiare liberamente nella rete e nascere autonomamente fuori da qualsiasi prigione fisica. In cui la sicurezza della percezione di sé e del mondo è labile, e le certezze basilari legate al proprio Io e al senso stesso della propria esistenza sono precipitate in un caos gelido e straniante.

La realizzazione tecnica (Production I.G) è incommensurabile, e a 15 anni di distanza la sua qualità rimane inalterata anche a confronto con le grandi produzioni odierne, con i disegni, la CG, il mecha design e il taglio delle sequenze e delle animazioni che sono diventati il punto di riferimento della nuova generazione della fantascienza. La fotografia, le tonalità cromatiche e le luci polari infondono negli ambienti un’atmosfera sconcertante e inesprimibile, che sembra immersa in un’allucinazione consapevole e dalla quale traspirano dialoghi liminali, enigmatici e filosofici. E si resta ammutoliti di fronte a personaggi (il Maggiore Kusanagi e il “Signore dei pupazzi”) dalla psicologia così problematica, dalla riflessività e dalla profondità abissali, e che sono diventati eterni e indelebili come pietre miliari per la loro caratterizzazione emblematica. Così Motoko assurge a sintesi perfetta della riflessione portata avanti dall’intero film, e le sue bellezza androgina e algidità artificiale creano il mito di un personaggio inavvicinabile, ammantato da un magnetismo subliminale.

La regia di Oshii è sconcertante: dal suo angolo distaccato di osservatore immobile, egli contempla i fili – che egli stesso ha disposto – evolversi nell’azione che fluisce come un’evoluzione indipendente, e si limita a raccogliere lo scorrere degli atti e dei pensieri con delle inquadrature ricercatamente enigmatiche e stilisticamente uniche.
La colonna sonora di Kenji Kawai lascia smarriti, facendo rimbombare dall’interno sussulti amniotici e suoni fluttuanti che si insinuano in echi surreali, accompagnati da sonagli e percussioni diaframmatiche come sottofondo insondabile che si mescola in modo imprescindibile al video, ricreando un Ghost che vive di vita propria. Un capolavoro compositivo languido e straniante, scandito dai tre canti, immortali, che segnano le tappe, che guidano il Maggiore nella scoperta dell’essenza, e che ipnotizzano come voci che giungono dal subconscio stesso dell’opera.

Così, forte di tutto questo e proprio in virtù di ciò, Oshii sublima il pensiero mutuato da Shirow, e lo amplifica con la sua sensibilità peculiarmente complessa e intellettuale, evocando in poco meno di 80 minuti il ragionamento labirintico dell’esistenzialismo cybernetico evanescente che è la stigma e il senso ultimo dell’opera, e che trapela con una lucidità tanto fredda da essere raggelante e sconcertante.
“Ghost in the Shell” è un’opera di culto al pari dell’unica altra opera (di un anno posteriore. E chi legge sa di cosa sto parlando) che nella sua “interezza” (e chi capisce – capisca) rappresenta il punto di arrivo, lo zenith e la svolta di una concezione del mondo – e forse di un mondo stesso.


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BIZIO

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Bé che dire! Poche parole perchè è indescrivibile quello che suscita la visione di questa "opera d'arte" (d'altronde ci troviamo davanti a Masamune Shirow), per capire bisogna vederla. Comunque si può dire che i difetti sono veramente pochi se non quasi inesistenti, la storia è praticamente perfetta, avvincente, intrigante e ti tiene veramente incollato al televisore. L'animazione è molto buona, qualche piccola pecca ma ci si può passare tranquillamente sopra, anche perchè non lede al valore complessivo che quest'opera ha, ovviamente a mio parere personale.
Per concludere ne consiglio la visione e anche del secondo film e delle due serie SAC e SAC 2nd GIG.

RyoSaeba

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RyoSaeba

Episodi visti: 0/1 --- Voto 8
Ho visto tutti gli OAV e gli episodi dello Stand Alone Complex. Forse non tutti sanno che è uno degli anime preferiti dai Wachoski Brother's ed è stato di ispirazione per la saga di Matrix. Un anime originale: nei disegni, volutamente ricchi di computergrafics e un po inespressivi e freddi, nelle colonne sonore e nelle trame, qualche volta difficili da seguire con dialoghi contorti in stile Chris Carter (X Files). Complessivamente bello e avvincente con una trama di base che lega tutti gli episodi. E' possibile che le macchine del futuro, complesse fino all'inimmaginabile, possano sviluppare un "ghost" cioè una propria coscienza? A voi la risposta...


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Ansonii390

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Anno 2029 A.D. la vita e la società mondiale sono intrinsecamente collegate alla rete informatica; la tecnologia all'avanguardia ha permesso di travalicare i limiti da sempre imposti alla condizione umana: cervelli potenziati, sensori ottici, corpi meccanici..Unico filo conduttore in queste realtà è la coscienza, da sempre prerogativa del genere umano e da sempre sua caratteristica fondante. Ma cosa succederebbe se anche questa unica certezza fosse messa in discussione? Qui entra in campo la sezione 9 che si troverà ad affrontare il pericoloso hacker denominato "il signore dei pupazzi" e ad indagare su misteriosi movimenti governativi..
Capolavoro dell'animazione mondiale, sia per l'uso avanguardista della CG, sia per la trama che seppur semplice lascia adito alle libere interpretazioni dello spettatore, capace di immedesimarsi totalmente in un mondo che poi tanto futuristico non è...
Sapiente è la capacità della regia: ogni inquadratura, ogni ripresa non è lasciata al caso ma semplicemente frutto del genio di un'artista.
Il comparto sonoro è soddisfacente, in particolar modo la traccia durante i titoli di testa è a dir poco evocativa..

Per come si presenta, il film è da vedere almeno due volte, la prima per puro diletto narrativo, la seconda per addentrarsi meglio nella psicologia dell'intera opera. Sconsigliato a chi cerca un prodotto leggero e di facile assorbimento, caratteristica da sempre in contrasto col genere cyberpunk.

Ivan180378

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Ivan180378

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Non sto a scrivere molto. Altri recensori lo hanno già fatto ottimamente anche per me. L'autore è Momoru Oshii. C'è altro da aggiungere? Ottimo Cyberpunk, spesso, filosofico, ben realizzato, ben animato. Perfetto. Aggiungo solo altre righe giusto perché questo sito richiede d'obbligo 300 caratteri. Questo film non è adatto per i ragazzini, né per le persone superficiali che amano film d'azione a cervello zero. E' un film per gente profonda, colta, riflessiva. Bellissimo. Info: ivan@mercolini. Com

travellerKino

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travellerKino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Il tentativo di fuga di un programmatore governativo e un attentato ai danni dell'interprete di un ministro spingono la sezione 9, reparto della polizia di Newport City specializzato in crimini informatici, ad investigare sul caso di un fantomatico cyber-terrorista soprannominato il Signore dei Pupazzi. Le indagini si spingono oltre ogni aspettativa portando a galla i loschi rapporti tra il governo ed il Signore dei Pupazzi e coinvolgendo personalmente il maggiore Motoko Kusanagi a capo dell'unità investigativa. Alla fine Kusanagi non potrà fare altro che affrontare il criminale contando sulle proprie forze e sull'aiuto del suo compagno Batou. Film di culto degli anni '90 Ghost in the Shell ha segnato l'evoluzione del genere fantascientifico, non solo d'animazione, portando in primo piano l'immenso potenziale della rete e dello scambio di informazioni. Grazie ad una grafica di altissimo livello e ad una sceneggiatura che ti infilza come una spada inchiodandoti davanti allo schermo, conserva ancora oggi tutto il suo fascino. La disinvoltura con cui Mamoru Oshii riesce a raccapezzarsi all'interno dell'intricatissimo evolversi della storia è disarmante, a volte gli bastano poche scene accompagnate dal mistico sottofondo musicale di Kenji Kawai per spiegare tutto, dando l'impressione di non aver spiegato niente. Spesso guarda con rispetto a Blade Runner, ma evita di dare eccessiva importanza a complicazioni socio-politiche, anzi preferisce una riflessione filosofica ed introspettiva e spaziando da Schopenhauer al Vangelo finisce per avvicinarsi, per certi versi, più a 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick. A differenza di HAL 9000 però, il Signore dei Pupazzi non si limita a dimostrare la propria esistenza uccidendo per sopravvivere, ma cerca la propria raison d'etre all'interno di una teoria evoluzionistica distorta, dove le informazioni hanno sostituito i geni nel ruolo di replicatori della vita. Il genetista Richard Dawkins nel tentativo di confutare l'evoluzionismo creazionistico scrisse: "Essi (i geni) non si sono estinti in quanto sono gli antichi maestri dell'arte della sopravvivenza, ma non cercateli nel mare, perché hanno rinunciato a quella libertà molto tempo fa. Adesso si trovano in enormi colonie,al sicuro all'interno di robot giganti, fuori dal contatto con il mondo esterno, con il quale comunicano in modo indiretto e tortuoso e che manipolano a distanza. Essi si trovano dentro di voi e dentro di me, ci hanno creato corpo e mente e la loro conservazione è lo scopo ultimo della nostra esistenza". Forse non riuscì nel suo intento ma di sicuro fornì un'immensa fonte d'ispirazione ad un'intera generazione di scrittori, registi e appassionati di fantascienza.

Midori76

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Midori76

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
<b>CONTIENE SPOILER</b>

GHOST IN THE SHELL – Lo spirito nel guscio

Siamo nel 2029 in un futuro altamente computerizzato e informatizzato dove la società vede convivere uomini, cyborg e organismi artificiali. L’essere umano è approdato alla fase conclusiva della sua evoluzione naturale ed ora dispone dei mezzi per potenziare le sue facoltà, nonché ricreare appendici o sostituire ogni componente del proprio corpo, grazie all’avanzata tecnologia. L’unico elemento che la scienza non è riuscita a riprodurre è lo Spirito (o “ghost”). Quest’ultimo è l’insieme delle facoltà mentali riconducibili alla personalità, ai sentimenti e alla memoria individuale e consente di distinguere chi è vivo da chi è un’elaborazione elettronica della rete telematica: un sistema che si è spinto “fino alle stelle e ai flussi di elettroni e di luce che viaggiano nell’universo” (dall’intro dell’anime). Il ghost può essere trasferito da un corpo, o “guscio”, ad uno altro, ammesso che questi sia sprovvisto di uno Spirito. Il Maggiore Motoko Kusanagi svolge il suo dovere di poliziotta con abnegazione. La Sezione 9 della Shell Squad, di cui fa parte, è assegnata alla sicurezza della città di New Port City, una metropoli caotica, dove la differenza fra aree degradate e prestigiose, assieme allo squilibrio e all’alienazione dei cittadini sono lampanti.

L’organismo di Motoko è totalmente artificiale, ad esclusione delle sole cellule celebrali umane ed è fra gli esemplari più elaborati d’intelligenza artificiale in circolazione. Insieme al suo socio Batou, anch’esso cibernetico, Motoko avvia le indagini e la caccia ad un abile pirata informatico, altrimenti detto “hacker”, soprannominato “Il Signore dei Pupazzi” (“Puppet Master”) capace di operare nel buio più totale e senza lasciare traccia alcuna. Il criminale in questione è un entità senziente generata dal mare dell’informatica e agisce sottraendo dati dalla fitta rete, infiltrandosi e condizionando, tramite un virus, i cervelli delle vittime da lui prescelte. In altri termini il Puppet Master manipola i suoi schiavi, mantenendoli sotto il proprio controllo e muovendone i fili come fossero marionette. Li induce, a loro insaputa, ad obbedire ai suoi ordini e a commettere reati di vario tipo. Per ognuno di loro crea un’esistenza non reale, fatta di esperienze simulate e illusioni, frutto della sua volontà, causandone la cancellazione della memoria e dell’identità.
Per portare avanti l’evoluzione umana “Il Signore dei Pupazzi” vuole congiungersi proprio con Motoko. La fusione porterebbe alla genesi di una nuova entità vivente superiore all’uomo, che opererebbe tra le infinite maglie del sistema informatico. Se ciò accadesse l’uomo perderebbe il suo libero arbitrio e il dominio sugli altri esseri viventi del pianeta…

“Ghost in the shell” è il titolo del lungometraggio “cyberpunk” tratto dal manga “Kookaku kidootai” (Squadra Speciale Ghost) di Masamune Shirow, edito in Italia per la Star Comics sulle pagine di Kappa Magazine. Shirow è quasi certamente l’autore che, al momento, è giunto allo stadio più avanzato e originale del genere “cyberpunk”, introducendo l’attuale tema di “Internet” e della “realtà virtuale” e contestualizzandolo credibilmente in un prossimo avvenire.
Prodotto nel 1996 dalla Kodansha/BandaiVisual/Manga Entertainment e concretizzato dallo Studio I.G., il film è stato acclamato dalla critica e dal pubblico di tutto il mondo. Tra i tanti estimatori menzioniamo James Cameron, noto regista di “Aliens” e del kolossal “Titanic”.

Il fumetto, pur non mancando di gag e situazioni più leggere, lasciò parecchio perplessi i lettori italiani, risultando estremamente cervellotico e ricco di dati tecnici con tanto di note esplicative a cura dello stesso autore. La versione animata predilige questo secondo aspetto del manga, sottolineando unicamente le connotazioni realistiche e adulte del soggetto originale e dimostrandosi tutto sommato scorrevole, fruibile al grande pubblico anche grazie ad una linea grafica più internazionale.

L’anime affronta tematiche impegnative e profonde come il futuro dell’uomo, il suo progredire attraverso l’interazione fra organismo umano e macchina e l’importanza di essere completamente umani. Tutto questo, e anche di più, lo fa in maniera assolutamente anti-commerciale e non scontata, a dimostrazione che il linguaggio dell’“animazione”, se impiegato con criterio, è in grado di raccontare con maturità e intelligenza, qualsiasi tipologia di storia. Della caratterizzazione grafica originaria del fumetto, tutti i personaggi appaiono più realistici ma algidi, mantenendo quel poco che permetta allo spettatore di riconoscerli. I fondali curatissimi, alcune panoramiche e prospettive inusuali, i diversi effetti speciali sono eseguiti con l’ausilio della CG. Lo stesso avviene sul fronte delle animazioni, le quali, pur non raggiungendo la pienezza dei movimenti e la fluidità presenti in “Akira”, sono di elevata qualità. Mai come in questo frangente, la CG può manifestarsi con sfrontatezza, essendo il mondo rappresentato a tal punto progredito, che, virtuosi effetti speciali, la presenza di display, mappature, timer, calcolatori e monitor, non potevano che essere riprodotti con questo metodo. Per una volta la CG può rappresentare se stessa liberamente.

Le scene d’azione sono sporadiche, la narrazione è volutamente lenta e un po’ cupa, in modo da catapultare lo spettatore in un clima allucinogeno, opprimente e misterioso, il tutto sottolineato dall’utilizzo prevalente di tinte e fonti luminose fredde e accompagnato dal commento sonoro del grande Kenji Kawai. Cori ascetici, simili a canti religiosi, chitarre acustiche, numerosi tamburi e strumenti a percussione originano melodie ipnotiche e tristi, le quali supportano efficacemente il susseguirsi degli avvenimenti e l’ambientazione futuristica. Una scelta che farà storcere i naso ai puristi riguarda la sostituzione dell’ending giapponese, nelle edizioni occidentali, in favore dal brano “One minute warning” dei “Passengers”. Provvisto di sonorità hightech e di una personale linearità e asciuttezza è, tuttavia, una sigla di chiusura che ben si addice al tipo di film. Alla direzione troviamo l’inarrivabile Mamoru Oshii. Enigmatico, intellettuale, sovversivo alle regole ferree della società giapponese, poeta onirico metropolitano e altro ancora, Oshii dirige magistralmente l’opera. Il suo talento visionario è ineguagliabile e si esprime per mezzo d’immagini e scene evocative, contemplative e angoscianti. Alla fine di qualsiasi sua pellicola, la miriade di strane sensazioni che avrete provato e che vi lascerà saranno difficili a dimenticarsi. Oshii è regista di tanti anime tra cui “Dallos” (il primo OAV in assoluto), “Patlabor”, “Lamù” e “Tenshi no tamago” (l’uovo dell’angelo), un gioiello grezzo del 1985, purtroppo ancora inedito da noi. È proprio con quest’ultimo che G.I.T.S. Possiede in comune più di una sovrapponibilità. La struttura circolare presente in “Tenshi no tamago”, per certi versi, è la medesima, ma speculare. Ad esempio, la bambina protagonista di “Tenshi no tamago”, alla fine rinasce adulta, mentre Motoko subisce il processo inverso, “rinascendo” nel finale in un corpo da bambina, così come la parte terminale della sequenza dell’immersione di Motoko riprende quella del suicidio in mare della bambina di “Tenshi no tamago”. Non ultimi, l’ambientazione all’interno di un museo di scienze naturali, le carcasse di animali e un bassorilievo raffigurante l’Albero della Vita, sono tutti elementi che appaiono nell’anime dell’85.

Attraente ma decisamente inquietante per la sua caratterizzazione grafica, psicologica e per la “natura” di cyborg, è la protagonista, Motoko Kusanagi.
Perduta, parzialmente, la sensualità straripante di cui era dotata nel fumetto, Motoko è stata resa più matura oltre che dal tratto grafico, anche dal timbro vocale della doppiatrice. In Italia la voce è stata affidata a Stefania Patruno. Le sequenze sconcertanti della sua creazione in laboratorio, sulle note dell’opening, sono realizzate visivamente in modo eccelso, riuscendo a descrivere ottimamente la sensazione di artificiale che le appartiene, soprattutto in riferimento al suo involucro esterno. Un “guscio” di titanio fatto in serie tanto da sembrare di percepirne l’”odore” di sintetico.
Avanti nel film, specialmente lo sguardo, spesso fisso ed inespressivo di Motoko, ci rammenteranno la sua costituzione.
G.I.T.S., oltre ad essere una gioia per gli occhi, è un anime ricercato e profondamente glaciale che paradossalmente offre stati d’animo ed emozioni unici e invita a riflettere su una possibilità di realtà futura, probabilmente, più vicina di quanto pensiamo.
Il lungometraggio è disponibile in DVD Panini Video e su VHS Manga Video.

Fabio "Midori76" Cassella


 1
Gackt

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Forse mi aspettavo un pò di più, visti i pareri euforici che circolano. Avrei voluto forse un chara design più "manga" (anche un po più sexy XDXD), e le animazioni (così come i colori) potevano migliorare. Penso in ogni caso che ciò che renda Ghost in the Shell un capolavoro sia la trama, che filosofa sul concetto di anima e sulla possibilità dell'esistenza di un anima (ghost) in una macchina (shell). Trattandosi di un classico e per la trama originale un bel 7 abbondante.

Daniel

 3
Daniel

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Che dire, conobbi Mamoru Oshii con quest'opera, e da quel momento in avanti capii che avevo davanti un vero e proprio GENIO del cinema di animazione! Array. L'inizio del film è semplicemente "da urlo": adoro in maniera particolare la sigla di apertura, nella quale si vedono le varie fasi di "montaggio" della protagonista (o forse è più adatto dire "nascita"), nonché le tecnologie e i vari ambienti hi-tech in cui l'evento si svolge: difatti, il team di animazione del maestro Oshii, ha deciso di costruire gli ambienti urbani, prendendo spunto da una serie di fotografie scattate nella città di Hong kong, modernizzandola; risultato: una tra le migliori e più caratteristiche ambientazioni cyberpunk mai create! (seconda solo alle ambientazioni di "Neuromante" si Gibson e di Blade Runner). Le scene d'azione sono poche, ma in compenso sono decisamente ben fatte, quasi al dettaglio!! Ottimi anche i colori.
Purtroppo però, non si può parlare di un'opera perfetta (a parte il fatto che la perfezione secondo me non esiste!): difatti una delle pecche di quest'opera sono le animazioni, che in alcuni momenti risultano SCATTOSE, soprattutto nelle prime parti (ad es. Il blitz della sezione 6 a inizio film) nonché la stessa sceneggiatura, in particolare a metà dell'opera, quando Batou e Motoko parlano di filosofia (anche se probabilmente è solo una questione di punti di vista).
Concludo asserendo che, assieme al suo seguito ("Innocence"), lo considero un acquisto consigliatissimo per tutti quelli che amano il buon cinema di fantascienza. BUONA VISIONE!!

Ps: In verità il voto che volevo dargli era 9.5, ma siccome non si può arrotondare, tocca adattarsi (stessa cosa vale per Innocence, dato che ha ricevuto lo stesso voto, ma la linea di criterio seguita è più o meno la stessa).

ALLA PROSSIMA!!


 2
HaL9000

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Vero capolavoro dell'animazione, diretto dalla sapiente regia di Oshii, che oramai è diventato un classico della fantascienza.
La trama segue abbastanza fedelmente il manga da cui trae origine, quel "Ghost in The Shell" di Shirow scritto nel 1991 (se non ricordo male) che anch'esso, nel campo dei fumetti, è diventato un classico.
E' stato il primo lungometraggio che abbia mai visto di animazione giapponese (fino a quel momento avevo visionato solo i Disney & Co) e mi ha letteralmente folgorato.
Da questo film sono nati poi altri due lungometraggi e 2 serie televisive.
Non voglio entrare nel merito della trama, che è piuttosto complessa e che richiederebbe troppo spazio (esistono siti internet dove il mondo di GITS è sviscerato all'inverosimile, dando vita persino a delle vere e proprie esegesi); ciò che mi preme di più sottolineare è la grande influenza che ha avuto questo anime su molta produzione successiva (un po' come è successo per evangelion, tra l'altro uscito nello stesso anno).
Le intuizioni di Shirow prima e, in parte, di Oshii poi, hanno segnato un punto di svolta nella fantascienza animata, che dai robottoni degli anni '80 passa ad un livello di profondità (anche filosofica) piuttosto accentuata.Mi rendo anche conto che proprio questo aspetto faccia storcere il naso a molte persone che non amano il genere, però bisogna oggettivamente riconoscere che il livello qualitativo è molto alto; anche dal punto di vista grafico, ricordiamoci che stiamo parlando di un'opera prodotta 14 anni fa: ancora oggi non sfigura al confronto con produzioni più recenti.
Ho fatto vedere questo film ad amici che avevano sempre considerato i cartoni animati solo come divertimenti per bambini: hanno cambiato idea.