Inuyashiki Last Hero
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Ora, cominciare un anime e crederlo meglio di quello che è, per poi finirlo ridendo o commentando scene che poi si avverano con una meccanica prevedibile, è quanto di peggio possa accadere. E vedere in esso ombre di anime migliori e più potenti fa comprendere che, o il manga è stato mal trasposto, o tutto l’impianto sia nato su un’idea controcorrente e tutto sommato non pessima, ma che sia scaduto come una di quelle lattine tutte rugginose che solo un coraggioso può aprire.
La vicenda incrocia i destini di due personaggi all’opposto: da una parte c’è un giovanotto senza scrupoli che, per difendere se stesso e chi ama, non si fa problemi a danneggiare gli altri; dall’altra c’è un uomo che si considera finito a livello umano, lavorativo e famigliare, che non vede più orizzonte davanti a sé, ma solo un baratro atroce. Questi due solitari si incontrano in una collina, ma, a seguito di un’esplosione, succede loro qualcosa di incredibile: muoiono, assumendo un corpo nuovo, potente, con poteri inimmaginabili. Durante la vicenda i due verranno ripresi, descritti, osservati nel loro capire che poteri hanno e riscoprirsi umani a modo loro. E la loro ricerca di sé li porta, com’era ovvio supporre, agli antipodi di una scelta. Purtroppo la parte narrativa non è capace di rendere davvero quanto ho descritto sopra.
Negli episodi si alternano le vicende del primo, portatore dell’idea di eroe puro e vendicatore giusto, capace di commuoversi davanti alle disgrazie delle persone che non può aiutare, e Hiro, un giovanotto che, se ha scrupoli, li ha solo per le persone a lui vicine, e usa quanto sa per il bene solo se guidato da, guarda caso, donne forti mentalmente (anche se l’apparenza inganna). Probabilmente in Hiro c’è un conflitto latente con gli altri, che non lo hanno mai giudicato positivamente o che non hanno mai toccato la sua anima al di la dello snobismo di facciata che lo rendeva desiderabile ma dentro acido e fragilissimo. E la fragilità si può trasformare in aggressività da belva ferita. E c’è da dire, di ferite ne subisce molte. I suoi gesti sono sanguinari, le sue azioni violente, fuori scala, esagerate, megalomani, pure troppo per l’anime stesso, perché lui non ragiona, è una belva assassina e se cambia, lo sa solo diavolo perché lo fa.
Purtroppo, volendo l’anime rimarcare la differente dirittura morale ed etica dei due, tende a santificare il primo, rendendolo a volte oltremodo impotente e sciocco e guida-dipendente (da Ando, un ragazzino pure lui), portatore poi di valori famigliari e di padre, malgrado in famiglia non valesse poi molto a livello umano, mentre Hiro figura come un anti-eroe alla Light Yagami, ma senza la folle profondità del celebre protagonista. Le sue azioni paiono più dettate dalla disperazione di non esistere agli occhi degli altri e, per quanto lo si arrivi ad odiare per la sua fredda capacità di uccidere, si intuisce sempre un moto eccessivo di sangue e pietà nei suoi confronti.
È però un’americanata, un polpettone indigeribile e indigesto, una banalità narrativa e descrittiva dei personaggi patetica e troppo baroccamente prevedibile.
Si intuisce fin da subito che ci sarà uno scontro finale, e che avverrà solo quando Inuyashiki diverrà forte di una giustizia che maturerà in lui sconfiggendo il grigiore dell'impiegato senza giovinezza, quando cioè, abbraccerà l’idea di fare l’eroe. Probabilmente questo scontro avrà luogo per altri due assiomi, americani, per giunta: quando il villain sfugge al controllo delle armi della polizia tipo rambo e se i civili tacciono, serve un eroe e quando minaccia come un sadico qualunque di voler distruggere il paese, così, perché, poverino, si sentiva un cattivo incompreso e vessato.
Lo scontro finale è pietoso, lungo, con una CGI imbarazzante, tragedie, lacrime, un “salvami” patetico, messo là a svegliare l’eroe. E quando termina e pare che siamo alla fine di una via crucis banalissima (non per nulla la Marvel sta perdendo incassi per i suoi film): il cattivo scompare, il buono viene giustamente riconsiderato da una figlia che ha scoperto in maniera fortuita che il suo grigissimo e fallito padre è un’eroe. Mi ricordava, la scena, superman e Lois in un grattacielo americano. E allora la famiglia si fa le gite in allegria perché un padre-macchina-non vivo è comunque un eroe ed è tornato umano! Patetismo a palate!
Se non fosse per il meteorite, che risponde ad una domanda banale sorta da problemi banali dell’anime: che ci facciamo di questi due in una società pacificata? Dato che Inuyashiki ha fatto il suo, Hiro ha dato ma ha perso, ma sono ancora vivi e non è giusto che abbiano il monopolio della forza, come liberarsi di loro? Ebbene, serve un asteroide! La fine è dunque patetica, peggio della parte precedente, con lacrime pilotate, sacrifici dovuti e bla bla bla, una di quelle banalità così potenti da pensare che, se il materiale fosse stato gestito con meno pacchianeria, qualcosa di buono ne sarebbe emerso, ma, è evidente, il mondo ha bisogno di eroi a gettone.
In questo girotondo di santi, peccatori, vittime e carnefici, emergono i personaggi con timidezza e superficialità, come se la narrazione fosse stata a galla fortunatamente, senza riuscire a pescare in profondità in tematiche che potevano essere più toccate, ad esempio il linciaggio mediatico, la solitudine dell’impiegato a lavoro, la considerazione poco rispettosa, che poi ricade sui figli, di un uomo che si è fatto il mazzo tutta la vita ma che a casa vale meno di zero. Immagino che la stessa condotta di Hiro rappresenti la distruttività dolorosa di un giovane che non trova spazio in una società impietosa e che lo rende carnefice, come l’abbandono umano di Inuyashiki possa leggersi come il sintomo della stessa società che getta alla sua periferia, quasi come un rifiuto, colui che più le ha dato, perché non si è tenuto al passo con i tempi. Anche il padre di Hiro pare farne parte, di questa società che provoca nel figlio un malessere esistenziale distruttivo. Purtroppo siamo sulla superficie e tutte le mie belle disquisizioni si perdono in personaggi che sono ritagliati col cartone e messi la in equilibrio su una lingua ripiegata del materiale stesso: se ci giri attorno, c’è il marrone della sagoma e la piattezza mentale, morale, caratteriale.
Partiamo da Inuyashiki: come il ragazzo, parla poco perché la sua famiglia lo considera grigio e invisibile. Il suo unico interlocutore, cane a parte, è l’amico di Hiro, che lo instrada verso l’uso più consapevole dei suoi poteri. Non essendo tecnologico, ma un immigrato digitale, Inuyashiki farà i suoi primi tentativi con tenerezza (cantando astro boy per alzarsi in volo, ad esempio) o dovrà essere guidato da Ando nell’usare quella tecnologia che lui fatica anche solo a concepire. Il suo modo di combattere è altruistico e per nulla sanguinario. Anche quando agirà da vendicatore contro la yakuza, lo farà dopo aver a lungo subìto e agirà senza la violenza che ci si aspetterebbe.
Inuyashiki ha l’idea romantica dell’eroe e quindi ad ogni gatto sull’albero, ad ogni incendio in una casa, ad ogni rapina o rapimento. Il suo obbligo morale è salvare chiunque, purché respiri, altrimenti ci piange. È il classico eroe inflazionato, che aspetta che i cattivi agiscano (e tanto) per mettersi all’opera, pare materia inerme che risponde tardi alle sollecitazioni di un nemico che lui sente acerrimo. Ecco, lui incarna la lentezza della giustizia (seppur corra più che può se uno pensa che ha l’assassino in casa) ed è un movimento così bradipico che Hiro lo riconoscerà come nemico solo molto più tardi, gettando all’aria la tensione del riconoscimento reciproco pure tra l’eroe e il suo villain e generando così un’inutile attesa di una tensione giusta e crescente, vanificando la caccia del gatto (male in arnese) col topo (pericoloso e nevrotico).
Hiro è l’antieroe figo (scusate il francesismo!), che, grazie al suo essere smaliziato e alla tecnologia che invade la sua vita, è perfettamente consapevole dei suoi poteri. È colui che ha pochi legami e deboli, la cui forza è talmente limitata da intaccare poco il suo senso morale, che è tutto un programma: per lui è lecito rubare o guarire, uccidere o proteggere, il tutto dipende dal momento e dalla forza di una situazione, che fa deflagrare nel suo animo tendenze opposte. Uno dei grossi problemi di un villain come Hiro, è che non parla, fatica a comunicare. Se lo fa è quasi impossibile capire le sue motivazioni, schizzato com'è. Sa solo che il mondo lo odia, e, come tale, è suo nemico. È un anti-eroe depresso, bipolare, afasico, che genera rifiuto e pena, le cui colpe si mescolano a quelle di chi non l’ha saputo fermare e quindi, in generale, alla stessa società verso cui si rivolta. Società colpevole di averlo cresciuto nel suo grembo, e male; società colpevole di averlo gettato in pasto ai media e ai social; società, infine, incapace di fermare la furia omicida che ha scatenato e che chiede aiuto ad un altro reietto per fermarlo. È la sconfitta della società giapponese, creare mostri (ma qui sono stati gli alieni! Poco credibile la storia!) e non sapere cosa farsene.
Abbiamo la famiglia voltagabbana di Inuyashiki, pure lei plagiata dalla società che vede nel grigio impiegato il suo fallimento, pure come genitore (non a caso alla figlia importerà l’opinione del padre solo dopo, così come alla moglie) e la madre di Hiro, pure lei uno scarto della società (tanto che sì, la si poteva mettere alla gogna, tanto…) e la ragazza che lo fa “Tornare buono”, con la sua nonna, pure loro reiette e sole, tanto da appoggiarsi senza problemi ad un serial killer. È da dire che, nella sua disperazione verso l’abisso, la ragazza è incredibilmente forte, più forte di Hiro. La stessa ragazza non avrà paura di morire, perché, sentendosi già perduta, si attaccherà come una cozza a Hiro, pure lui condannato al nulla, ormai estraneo alla società che lo bracca, tanto, carogna lei, da prendersela pure con dei civili (sempre donne poi). La stessa forza di polizia si dimostra incapace e pasticciona: prende di mira i civili, gli spara addosso sapendo che non serve. Almeno in Ajin c’era il cervellone che teorizzava come fermare questi super-poterati… qui è il far west o il tiro a segno masochista (per chi spara).
È quindi, per me, un grande affresco tragico, che vede in azione un piccolo teatro dei mostri, che, per una tragica vicenda, vengono elevati come poveri protagonisti. Ma nessuno vince, tutti perdono ma non lo sanno, perché in una società così ingiusta e matrigna, pure starci dentro è morire, come persone e verso le altre persone.
Ando è quel personaggio che fa da trait d’union, l’intoccabile, quel diabolico figuro che, con una moralità giusta, con l’età sbagliata, tradirà il cattivo per aiutare l’incapace buono e pure lui, tanto per ridircela, è un reietto (rischia di diventare un neet), ironia della sorte, che Hiro cerca di difendere, anche da se stesso, senza mai pensare nemmeno di ucciderlo. Deve essere brutto fare così pietà da non essere considerati nemmeno carne da macello o oggetti di vendetta.
L’ambientazione è la grande città, troppo grande per questi due protagonisti, diventati cyborg in una circostanza troppo curiosa e con poteri troppo grandi per restare in “vita”. Il fatto di poter uccidere tramite lo schermo è scenografico, nulla da dire, o quello di far precipitare aerei o risanare miracolosamente le gente… troppo di tutto, davvero.
Grafica dei personaggi dai tratti molto forti e quindi benissimo per la diversa caratterizzazione che viene data, a livello visivo (diversamente da anime in cui cambiano i capelli o gli occhi, ma fondamentalmente sono tutti uguali). La grafica dà inoltre grande espressività ai personaggi, anche fino alla giusta sgradevolezza. Ambientazioni curatissime, con un bell’innesto di CGI (a volte calcano la mano, ma pazienza), cura per i fondali di cieli con scorci ben caratterizzati a livelli di interni e di esterni.
L’opening bella potente, rappata, “My Hero" dei Man with a mission e l’ending, "Ai wo Oshiete Kureta Kimi e" di Qaijff , cantata da una bella voce femminile, dalla sonorità malinconica, graficamente molto caratteristica, in bianco e nero, sono apprezzabili.
Concludendo, quest’anime parte in modo originale ma perde in una narrazione che, cercando di mettere a confronto due improbabili antagonisti senza mai bilanciarli bene, finisce col perdere sullo sfondo sia le persone a loro vicine (che diventano il pretesto per) o i fatti più grandi (e vediamo le forze di polizia incapaci e nemmeno rappresentate), per poi tirare fuori dal cilindro un conigliaccio per liberarsi dei due, diventati troppo scomodi (o l’autore del manga ha fatto meglio o non aveva altre buone idee, ma dopo gli alieni, ci stava pure l'asteroide, no?). Emerge proprio poco, a parte l’americanata dell’eroe che più in profondità non va, con una logica schiacciante e favolistica: il buono resta buono, il cattivo si ravvede. Voto basso per una performance scadente.
Ora, cominciare un anime e crederlo meglio di quello che è, per poi finirlo ridendo o commentando scene che poi si avverano con una meccanica prevedibile, è quanto di peggio possa accadere. E vedere in esso ombre di anime migliori e più potenti fa comprendere che, o il manga è stato mal trasposto, o tutto l’impianto sia nato su un’idea controcorrente e tutto sommato non pessima, ma che sia scaduto come una di quelle lattine tutte rugginose che solo un coraggioso può aprire.
La vicenda incrocia i destini di due personaggi all’opposto: da una parte c’è un giovanotto senza scrupoli che, per difendere se stesso e chi ama, non si fa problemi a danneggiare gli altri; dall’altra c’è un uomo che si considera finito a livello umano, lavorativo e famigliare, che non vede più orizzonte davanti a sé, ma solo un baratro atroce. Questi due solitari si incontrano in una collina, ma, a seguito di un’esplosione, succede loro qualcosa di incredibile: muoiono, assumendo un corpo nuovo, potente, con poteri inimmaginabili. Durante la vicenda i due verranno ripresi, descritti, osservati nel loro capire che poteri hanno e riscoprirsi umani a modo loro. E la loro ricerca di sé li porta, com’era ovvio supporre, agli antipodi di una scelta. Purtroppo la parte narrativa non è capace di rendere davvero quanto ho descritto sopra.
Negli episodi si alternano le vicende del primo, portatore dell’idea di eroe puro e vendicatore giusto, capace di commuoversi davanti alle disgrazie delle persone che non può aiutare, e Hiro, un giovanotto che, se ha scrupoli, li ha solo per le persone a lui vicine, e usa quanto sa per il bene solo se guidato da, guarda caso, donne forti mentalmente (anche se l’apparenza inganna). Probabilmente in Hiro c’è un conflitto latente con gli altri, che non lo hanno mai giudicato positivamente o che non hanno mai toccato la sua anima al di la dello snobismo di facciata che lo rendeva desiderabile ma dentro acido e fragilissimo. E la fragilità si può trasformare in aggressività da belva ferita. E c’è da dire, di ferite ne subisce molte. I suoi gesti sono sanguinari, le sue azioni violente, fuori scala, esagerate, megalomani, pure troppo per l’anime stesso, perché lui non ragiona, è una belva assassina e se cambia, lo sa solo diavolo perché lo fa.
Purtroppo, volendo l’anime rimarcare la differente dirittura morale ed etica dei due, tende a santificare il primo, rendendolo a volte oltremodo impotente e sciocco e guida-dipendente (da Ando, un ragazzino pure lui), portatore poi di valori famigliari e di padre, malgrado in famiglia non valesse poi molto a livello umano, mentre Hiro figura come un anti-eroe alla Light Yagami, ma senza la folle profondità del celebre protagonista. Le sue azioni paiono più dettate dalla disperazione di non esistere agli occhi degli altri e, per quanto lo si arrivi ad odiare per la sua fredda capacità di uccidere, si intuisce sempre un moto eccessivo di sangue e pietà nei suoi confronti.
È però un’americanata, un polpettone indigeribile e indigesto, una banalità narrativa e descrittiva dei personaggi patetica e troppo baroccamente prevedibile.
Si intuisce fin da subito che ci sarà uno scontro finale, e che avverrà solo quando Inuyashiki diverrà forte di una giustizia che maturerà in lui sconfiggendo il grigiore dell'impiegato senza giovinezza, quando cioè, abbraccerà l’idea di fare l’eroe. Probabilmente questo scontro avrà luogo per altri due assiomi, americani, per giunta: quando il villain sfugge al controllo delle armi della polizia tipo rambo e se i civili tacciono, serve un eroe e quando minaccia come un sadico qualunque di voler distruggere il paese, così, perché, poverino, si sentiva un cattivo incompreso e vessato.
Lo scontro finale è pietoso, lungo, con una CGI imbarazzante, tragedie, lacrime, un “salvami” patetico, messo là a svegliare l’eroe. E quando termina e pare che siamo alla fine di una via crucis banalissima (non per nulla la Marvel sta perdendo incassi per i suoi film): il cattivo scompare, il buono viene giustamente riconsiderato da una figlia che ha scoperto in maniera fortuita che il suo grigissimo e fallito padre è un’eroe. Mi ricordava, la scena, superman e Lois in un grattacielo americano. E allora la famiglia si fa le gite in allegria perché un padre-macchina-non vivo è comunque un eroe ed è tornato umano! Patetismo a palate!
Se non fosse per il meteorite, che risponde ad una domanda banale sorta da problemi banali dell’anime: che ci facciamo di questi due in una società pacificata? Dato che Inuyashiki ha fatto il suo, Hiro ha dato ma ha perso, ma sono ancora vivi e non è giusto che abbiano il monopolio della forza, come liberarsi di loro? Ebbene, serve un asteroide! La fine è dunque patetica, peggio della parte precedente, con lacrime pilotate, sacrifici dovuti e bla bla bla, una di quelle banalità così potenti da pensare che, se il materiale fosse stato gestito con meno pacchianeria, qualcosa di buono ne sarebbe emerso, ma, è evidente, il mondo ha bisogno di eroi a gettone.
In questo girotondo di santi, peccatori, vittime e carnefici, emergono i personaggi con timidezza e superficialità, come se la narrazione fosse stata a galla fortunatamente, senza riuscire a pescare in profondità in tematiche che potevano essere più toccate, ad esempio il linciaggio mediatico, la solitudine dell’impiegato a lavoro, la considerazione poco rispettosa, che poi ricade sui figli, di un uomo che si è fatto il mazzo tutta la vita ma che a casa vale meno di zero. Immagino che la stessa condotta di Hiro rappresenti la distruttività dolorosa di un giovane che non trova spazio in una società impietosa e che lo rende carnefice, come l’abbandono umano di Inuyashiki possa leggersi come il sintomo della stessa società che getta alla sua periferia, quasi come un rifiuto, colui che più le ha dato, perché non si è tenuto al passo con i tempi. Anche il padre di Hiro pare farne parte, di questa società che provoca nel figlio un malessere esistenziale distruttivo. Purtroppo siamo sulla superficie e tutte le mie belle disquisizioni si perdono in personaggi che sono ritagliati col cartone e messi la in equilibrio su una lingua ripiegata del materiale stesso: se ci giri attorno, c’è il marrone della sagoma e la piattezza mentale, morale, caratteriale.
Partiamo da Inuyashiki: come il ragazzo, parla poco perché la sua famiglia lo considera grigio e invisibile. Il suo unico interlocutore, cane a parte, è l’amico di Hiro, che lo instrada verso l’uso più consapevole dei suoi poteri. Non essendo tecnologico, ma un immigrato digitale, Inuyashiki farà i suoi primi tentativi con tenerezza (cantando astro boy per alzarsi in volo, ad esempio) o dovrà essere guidato da Ando nell’usare quella tecnologia che lui fatica anche solo a concepire. Il suo modo di combattere è altruistico e per nulla sanguinario. Anche quando agirà da vendicatore contro la yakuza, lo farà dopo aver a lungo subìto e agirà senza la violenza che ci si aspetterebbe.
Inuyashiki ha l’idea romantica dell’eroe e quindi ad ogni gatto sull’albero, ad ogni incendio in una casa, ad ogni rapina o rapimento. Il suo obbligo morale è salvare chiunque, purché respiri, altrimenti ci piange. È il classico eroe inflazionato, che aspetta che i cattivi agiscano (e tanto) per mettersi all’opera, pare materia inerme che risponde tardi alle sollecitazioni di un nemico che lui sente acerrimo. Ecco, lui incarna la lentezza della giustizia (seppur corra più che può se uno pensa che ha l’assassino in casa) ed è un movimento così bradipico che Hiro lo riconoscerà come nemico solo molto più tardi, gettando all’aria la tensione del riconoscimento reciproco pure tra l’eroe e il suo villain e generando così un’inutile attesa di una tensione giusta e crescente, vanificando la caccia del gatto (male in arnese) col topo (pericoloso e nevrotico).
Hiro è l’antieroe figo (scusate il francesismo!), che, grazie al suo essere smaliziato e alla tecnologia che invade la sua vita, è perfettamente consapevole dei suoi poteri. È colui che ha pochi legami e deboli, la cui forza è talmente limitata da intaccare poco il suo senso morale, che è tutto un programma: per lui è lecito rubare o guarire, uccidere o proteggere, il tutto dipende dal momento e dalla forza di una situazione, che fa deflagrare nel suo animo tendenze opposte. Uno dei grossi problemi di un villain come Hiro, è che non parla, fatica a comunicare. Se lo fa è quasi impossibile capire le sue motivazioni, schizzato com'è. Sa solo che il mondo lo odia, e, come tale, è suo nemico. È un anti-eroe depresso, bipolare, afasico, che genera rifiuto e pena, le cui colpe si mescolano a quelle di chi non l’ha saputo fermare e quindi, in generale, alla stessa società verso cui si rivolta. Società colpevole di averlo cresciuto nel suo grembo, e male; società colpevole di averlo gettato in pasto ai media e ai social; società, infine, incapace di fermare la furia omicida che ha scatenato e che chiede aiuto ad un altro reietto per fermarlo. È la sconfitta della società giapponese, creare mostri (ma qui sono stati gli alieni! Poco credibile la storia!) e non sapere cosa farsene.
Abbiamo la famiglia voltagabbana di Inuyashiki, pure lei plagiata dalla società che vede nel grigio impiegato il suo fallimento, pure come genitore (non a caso alla figlia importerà l’opinione del padre solo dopo, così come alla moglie) e la madre di Hiro, pure lei uno scarto della società (tanto che sì, la si poteva mettere alla gogna, tanto…) e la ragazza che lo fa “Tornare buono”, con la sua nonna, pure loro reiette e sole, tanto da appoggiarsi senza problemi ad un serial killer. È da dire che, nella sua disperazione verso l’abisso, la ragazza è incredibilmente forte, più forte di Hiro. La stessa ragazza non avrà paura di morire, perché, sentendosi già perduta, si attaccherà come una cozza a Hiro, pure lui condannato al nulla, ormai estraneo alla società che lo bracca, tanto, carogna lei, da prendersela pure con dei civili (sempre donne poi). La stessa forza di polizia si dimostra incapace e pasticciona: prende di mira i civili, gli spara addosso sapendo che non serve. Almeno in Ajin c’era il cervellone che teorizzava come fermare questi super-poterati… qui è il far west o il tiro a segno masochista (per chi spara).
È quindi, per me, un grande affresco tragico, che vede in azione un piccolo teatro dei mostri, che, per una tragica vicenda, vengono elevati come poveri protagonisti. Ma nessuno vince, tutti perdono ma non lo sanno, perché in una società così ingiusta e matrigna, pure starci dentro è morire, come persone e verso le altre persone.
Ando è quel personaggio che fa da trait d’union, l’intoccabile, quel diabolico figuro che, con una moralità giusta, con l’età sbagliata, tradirà il cattivo per aiutare l’incapace buono e pure lui, tanto per ridircela, è un reietto (rischia di diventare un neet), ironia della sorte, che Hiro cerca di difendere, anche da se stesso, senza mai pensare nemmeno di ucciderlo. Deve essere brutto fare così pietà da non essere considerati nemmeno carne da macello o oggetti di vendetta.
L’ambientazione è la grande città, troppo grande per questi due protagonisti, diventati cyborg in una circostanza troppo curiosa e con poteri troppo grandi per restare in “vita”. Il fatto di poter uccidere tramite lo schermo è scenografico, nulla da dire, o quello di far precipitare aerei o risanare miracolosamente le gente… troppo di tutto, davvero.
Grafica dei personaggi dai tratti molto forti e quindi benissimo per la diversa caratterizzazione che viene data, a livello visivo (diversamente da anime in cui cambiano i capelli o gli occhi, ma fondamentalmente sono tutti uguali). La grafica dà inoltre grande espressività ai personaggi, anche fino alla giusta sgradevolezza. Ambientazioni curatissime, con un bell’innesto di CGI (a volte calcano la mano, ma pazienza), cura per i fondali di cieli con scorci ben caratterizzati a livelli di interni e di esterni.
L’opening bella potente, rappata, “My Hero" dei Man with a mission e l’ending, "Ai wo Oshiete Kureta Kimi e" di Qaijff , cantata da una bella voce femminile, dalla sonorità malinconica, graficamente molto caratteristica, in bianco e nero, sono apprezzabili.
Concludendo, quest’anime parte in modo originale ma perde in una narrazione che, cercando di mettere a confronto due improbabili antagonisti senza mai bilanciarli bene, finisce col perdere sullo sfondo sia le persone a loro vicine (che diventano il pretesto per) o i fatti più grandi (e vediamo le forze di polizia incapaci e nemmeno rappresentate), per poi tirare fuori dal cilindro un conigliaccio per liberarsi dei due, diventati troppo scomodi (o l’autore del manga ha fatto meglio o non aveva altre buone idee, ma dopo gli alieni, ci stava pure l'asteroide, no?). Emerge proprio poco, a parte l’americanata dell’eroe che più in profondità non va, con una logica schiacciante e favolistica: il buono resta buono, il cattivo si ravvede. Voto basso per una performance scadente.
Nel caso di "Inuyashiki Last Hero" abbiamo un anime, a parere mio, piuttosto difficile da recensire.
Dal punto di vista del livello tecnico abbiamo un'opera molto particolare in cui si passa da scene semplici a scene fatte interamente in CGI. In alcuni casi quest'ultima è un po' eccessiva e rende le scene molto difficili da guardare, tuttavia in altri casi ne vediamo un utilizzo quasi perfetto (come per esempio nello "scontro finale").
I personaggi sono davvero ben caratterizzati e a livello di trama il tutto è veramente ben strutturato; per chi vuole un'opera violenta e cruda, ma allo stesso tempo triste e sentimentale quest'anime è perfetto. La visione è molto fluida e non essendoci momenti noiosi, tiene incollati davanti allo schermo a pensare come continuerà la storia. Ne consiglio la visione a tutti.
Dal punto di vista del livello tecnico abbiamo un'opera molto particolare in cui si passa da scene semplici a scene fatte interamente in CGI. In alcuni casi quest'ultima è un po' eccessiva e rende le scene molto difficili da guardare, tuttavia in altri casi ne vediamo un utilizzo quasi perfetto (come per esempio nello "scontro finale").
I personaggi sono davvero ben caratterizzati e a livello di trama il tutto è veramente ben strutturato; per chi vuole un'opera violenta e cruda, ma allo stesso tempo triste e sentimentale quest'anime è perfetto. La visione è molto fluida e non essendoci momenti noiosi, tiene incollati davanti allo schermo a pensare come continuerà la storia. Ne consiglio la visione a tutti.
Durante un atterraggio alieno, il signor Inuyashiki e il giovane Hiro, che per caso si trovavano in un parco, vengono accidentalmente uccisi e immediatamente ricostruiti dagli extraterrestri, i quali però, disponendo di sole tecnologie belliche, conferiscono ai due poteri quasi illimitati, poteri che verranno utilizzati dai due in maniera assolutamente opposta.
Un'idea veramente strana e originale fa da avvio a questo anime però molto interessante, che ha come protagonista improbabile il signor Inuyashiki, uomo di mezza età che viene scambiato, per colpa del suo aspetto, per un anziano. Un anime adatto ad un pubblico maturo, per certe situazioni e scene, ma come già accennato, interessante e appassionante, invita e invoglia a vedere l'episodio successivo e a proseguire la visione della serie, non annoiando mai.
Comparto tecnico ottimo, con animazioni interessanti, e anche se molto usata, la computer graphic non stona e aiuta nelle scene di azione più intense. Buone anche le sigle, soprattutto mi è piaciuta quella di apertura, e anche apprezzabile la colonna sonora in generale.
Un anime interessante con personaggi ben caratterizzati e a volte originali, come il protagonista, che sa appassionare e intrigare nonostante la trama all'inizio sia decisamente sopra le righe per quanto riguarda l'idea che fa da apripista alla storia. Sconsigliato a chi si impressiona facilmente e consigliato a tutti gli altri.
Un'idea veramente strana e originale fa da avvio a questo anime però molto interessante, che ha come protagonista improbabile il signor Inuyashiki, uomo di mezza età che viene scambiato, per colpa del suo aspetto, per un anziano. Un anime adatto ad un pubblico maturo, per certe situazioni e scene, ma come già accennato, interessante e appassionante, invita e invoglia a vedere l'episodio successivo e a proseguire la visione della serie, non annoiando mai.
Comparto tecnico ottimo, con animazioni interessanti, e anche se molto usata, la computer graphic non stona e aiuta nelle scene di azione più intense. Buone anche le sigle, soprattutto mi è piaciuta quella di apertura, e anche apprezzabile la colonna sonora in generale.
Un anime interessante con personaggi ben caratterizzati e a volte originali, come il protagonista, che sa appassionare e intrigare nonostante la trama all'inizio sia decisamente sopra le righe per quanto riguarda l'idea che fa da apripista alla storia. Sconsigliato a chi si impressiona facilmente e consigliato a tutti gli altri.
“Inuyashiki - L’ultimo eroe” è un anime di 11 episodi fatto dalla MAPPA (Maruyama Animation Produce Project Association) nel 2017, tratto da un’opera del maestro Hiroya Oku ("Gantz") composta da 10 volumi e portata in Italia dalla Planet Manga.
L’opera si svolge nel Giappone contemporaneo, il protagonista è un normalissimo padre di famiglia di nome Ichiro Inuyashiki che, anche se ha solo 58 anni, con il suo aspetto ne dimostra più di 70 e in famiglia non è molto rispettato, in quanto la figlia alle sue amiche lo presenta come suo nonno (si vergogna a dire che sia suo padre, per il suo aspetto da persona più anziana di quella che è realmente), poi abbiamo l’altro figlio vittima di bullismo, ma che subisce e che non vuole parlarne col padre e, per finire, la moglie che non sembra considerarlo tanto.
Inuyashiki è un lavoratore instancabile che non si lamenta mai (il tipico lavoratore giapponese potremmo dire) e dopo una vita di sacrifici riesce finalmente a comprarsi una casa tutta sua, ma il resto della famiglia non è molto contento di questa scelta, in quanto ritiene la casa troppo piccola e con una brutta visuale dato che è ostruita da edifici più grandi.
Durante il trasloco non si sente molto bene e allora decide di andare a farsi visitare da un dottore, e lì scopre di avere un tumore allo stomaco e che gli rimangono solo tre mesi di vita, estremamente scosso dalla notizia la sera decide di fare una lunga passeggiata col suo cane.
Si ritrova su una collinetta in un parco e lì trova un ragazzo di nome Hiro Shishigami, nel mentre una piccola astronave aliena precipita uccidendo all'istante loro due, allora gli alieni per riparare al danno fatto decidono di prendere due robot/androidi e dargli le stesse sembianze e i ricordi di loro due, ma gli alieni hanno solo due robot da combattimento, decidono però di usarli lo stesso dicendo che non gli interessa che cosa succederà alla Terra.
I due personaggi principali, che sono il protagonista e l’antagonista, useranno i loro nuovi corpi/poteri in modo molto diverso tra di loro: mentre Inuyashiki cercherà di salvare persone da incidenti, criminali e da malattie (sì, è anche in grado di curare malattie incurabili) ecc… Hiro invece si rivelerà essere uno spietato serial killer, con nessuna considerazione della vita umana, escludendo un numero estremamente ristretto di esseri umani; la perdita di uno di questi in particolare farà peggiorare ancora di più la sua (precaria) stabilità mentale e poi lo porterà, inevitabilmente, a scontrarsi con Inuyashiki.
Per certi versi essi rappresentano il bene o il male oppure sarebbe più corretto dire come un potere può essere usato facendo capire che il potere/tecnologia non è nè buono né malvagio, ma dipende dall’uso che se ne fa.
Quest’opera la possiamo considerare cyberpunk più che altro per il fatto che i due protagonisti sono entrambi degli androidi con i ricordi e le sembianze di due esseri umani morti, ma essi in un certo senso sono vivi: infatti provano sentimenti, e soprattutto Inuyashiki si chiede chi è, cioè una macchina o il vero Inuyashiki? e questo per certi versi mi ricorda il concetto di Ghost nell’anime/manga “Ghost in the Shell”.
I corpi dei due protagonisti sono delle macchine da guerra aliene estremamente potenti e resistenti come non molti androidi negli anime, sono praticamente immuni ai proiettili e agli esplosivi comuni sono in grado di volare anche oltre l’atmosfera e hanno un potere offensivo enorme grazie a colpi “invisibili” e a laser direzionali (tipo quelli che troviamo nel videogame/anime “Zone of the Enders”).
Essi hanno un unico punto debole, se così lo possiamo definire, ovvero necessitano di acqua, probabilmente per quanto riguarda il refrigeramento, sono anche in grado di hackerare qualsiasi sistema e cercare qualsiasi cosa, anche se forse alcune volte nell'opera si esagera sembrando quasi più magia che tecnologia aliena avanzatissima.
In conclusione considero "Inuyashiki" un’ottima opera anche dal punto di vista tecnico e anche per la sua opening fatta dal gruppo “Man with a Mission”, quindi se volete una serie anime breve di fantascienza con molta azione e con qualche riflessione morale (ma nulla di pesante o troppo complicato, almeno a mio avviso) io ve lo consiglio caldamente.
L’opera si svolge nel Giappone contemporaneo, il protagonista è un normalissimo padre di famiglia di nome Ichiro Inuyashiki che, anche se ha solo 58 anni, con il suo aspetto ne dimostra più di 70 e in famiglia non è molto rispettato, in quanto la figlia alle sue amiche lo presenta come suo nonno (si vergogna a dire che sia suo padre, per il suo aspetto da persona più anziana di quella che è realmente), poi abbiamo l’altro figlio vittima di bullismo, ma che subisce e che non vuole parlarne col padre e, per finire, la moglie che non sembra considerarlo tanto.
Inuyashiki è un lavoratore instancabile che non si lamenta mai (il tipico lavoratore giapponese potremmo dire) e dopo una vita di sacrifici riesce finalmente a comprarsi una casa tutta sua, ma il resto della famiglia non è molto contento di questa scelta, in quanto ritiene la casa troppo piccola e con una brutta visuale dato che è ostruita da edifici più grandi.
Durante il trasloco non si sente molto bene e allora decide di andare a farsi visitare da un dottore, e lì scopre di avere un tumore allo stomaco e che gli rimangono solo tre mesi di vita, estremamente scosso dalla notizia la sera decide di fare una lunga passeggiata col suo cane.
Si ritrova su una collinetta in un parco e lì trova un ragazzo di nome Hiro Shishigami, nel mentre una piccola astronave aliena precipita uccidendo all'istante loro due, allora gli alieni per riparare al danno fatto decidono di prendere due robot/androidi e dargli le stesse sembianze e i ricordi di loro due, ma gli alieni hanno solo due robot da combattimento, decidono però di usarli lo stesso dicendo che non gli interessa che cosa succederà alla Terra.
I due personaggi principali, che sono il protagonista e l’antagonista, useranno i loro nuovi corpi/poteri in modo molto diverso tra di loro: mentre Inuyashiki cercherà di salvare persone da incidenti, criminali e da malattie (sì, è anche in grado di curare malattie incurabili) ecc… Hiro invece si rivelerà essere uno spietato serial killer, con nessuna considerazione della vita umana, escludendo un numero estremamente ristretto di esseri umani; la perdita di uno di questi in particolare farà peggiorare ancora di più la sua (precaria) stabilità mentale e poi lo porterà, inevitabilmente, a scontrarsi con Inuyashiki.
Per certi versi essi rappresentano il bene o il male oppure sarebbe più corretto dire come un potere può essere usato facendo capire che il potere/tecnologia non è nè buono né malvagio, ma dipende dall’uso che se ne fa.
Quest’opera la possiamo considerare cyberpunk più che altro per il fatto che i due protagonisti sono entrambi degli androidi con i ricordi e le sembianze di due esseri umani morti, ma essi in un certo senso sono vivi: infatti provano sentimenti, e soprattutto Inuyashiki si chiede chi è, cioè una macchina o il vero Inuyashiki? e questo per certi versi mi ricorda il concetto di Ghost nell’anime/manga “Ghost in the Shell”.
I corpi dei due protagonisti sono delle macchine da guerra aliene estremamente potenti e resistenti come non molti androidi negli anime, sono praticamente immuni ai proiettili e agli esplosivi comuni sono in grado di volare anche oltre l’atmosfera e hanno un potere offensivo enorme grazie a colpi “invisibili” e a laser direzionali (tipo quelli che troviamo nel videogame/anime “Zone of the Enders”).
Essi hanno un unico punto debole, se così lo possiamo definire, ovvero necessitano di acqua, probabilmente per quanto riguarda il refrigeramento, sono anche in grado di hackerare qualsiasi sistema e cercare qualsiasi cosa, anche se forse alcune volte nell'opera si esagera sembrando quasi più magia che tecnologia aliena avanzatissima.
In conclusione considero "Inuyashiki" un’ottima opera anche dal punto di vista tecnico e anche per la sua opening fatta dal gruppo “Man with a Mission”, quindi se volete una serie anime breve di fantascienza con molta azione e con qualche riflessione morale (ma nulla di pesante o troppo complicato, almeno a mio avviso) io ve lo consiglio caldamente.
Un anime che contiene una certa originalità sotto ogni aspetto e piuttosto profondo, che è stato capace di portarmi a volte al limite delle lacrime (di gioia).
Avendo pochi episodi, è stata giusta la scelta di incentrare il tutto su due personaggi fondamentali, con pochi personaggi al seguito, in una storia semplice, capace di tenerti incollato allo schermo.
Siccome sono uno che non finisce di leggere la trama prima di iniziare una nuova visione per evitarmi anche i minimi spoiler, dico solo che la vicenda vede coinvolto un signore di mezza età, trasandato e insignificante, a cui non darei manco una lira se lo incontrassi per strada, che si è rivelato poi essere uno degli eroi (perché è l'appellativo che si merita) che più apprezzo; ed un ragazzo di bell'aspetto ma dalla personalità inaspettata, in un Giappone contemporaneo.
La sola scelta del regista di proporci un eroe che esce così tanto dallo stereotipo a cui siamo abituati è degna di rispetto ed il suo coraggio è stato premiato con un lavoro che reputo, dopo tante opere viste, di ottimo livello; anche l'altro character giovanile, è stato caratterizzato bene, in maniera complessa e rappresentato in alcune occasioni in modo piuttosto plateale, senza niente levare alla sua parte della medaglia, in contrapposizione al nostro caro nonnino.
La storia è appunto semplice, una di quelle che segue un unico filo dall'inizio alla fine, evitando di perdersi da qualche parte lontana dal contesto e... mi ha lasciato qualcosa! la morale della favola, che in questo caso è chiara... il regista ha voluto lasciarci un messaggio tramite questo anime, tipico degli anime shonen per bambini, ma messo in maniera che anche una persona ormai adulta possa apprezzarlo fino in fondo.
Inutile dire che mi sono emozionato varie volte durante gli episodi e che vi consiglio vivamente la visione di quest'opera che, non sarà magari lunga abbastanza da lastricarsi nella vostra mente, ma sicuramente vi entrerà dentro, facendovi arrivare all'ultimo episodio con la sensazione che non ci siano parole da aggiungere, perché di fronte a certe "persone" sono i fatti a parlare.
Adatto a individui di ogni età, sesso, etnia e ideologie.
Dove si nasconde la grandezza dell'animo umano? Cosa conta veramente? Buona visione!
Avendo pochi episodi, è stata giusta la scelta di incentrare il tutto su due personaggi fondamentali, con pochi personaggi al seguito, in una storia semplice, capace di tenerti incollato allo schermo.
Siccome sono uno che non finisce di leggere la trama prima di iniziare una nuova visione per evitarmi anche i minimi spoiler, dico solo che la vicenda vede coinvolto un signore di mezza età, trasandato e insignificante, a cui non darei manco una lira se lo incontrassi per strada, che si è rivelato poi essere uno degli eroi (perché è l'appellativo che si merita) che più apprezzo; ed un ragazzo di bell'aspetto ma dalla personalità inaspettata, in un Giappone contemporaneo.
La sola scelta del regista di proporci un eroe che esce così tanto dallo stereotipo a cui siamo abituati è degna di rispetto ed il suo coraggio è stato premiato con un lavoro che reputo, dopo tante opere viste, di ottimo livello; anche l'altro character giovanile, è stato caratterizzato bene, in maniera complessa e rappresentato in alcune occasioni in modo piuttosto plateale, senza niente levare alla sua parte della medaglia, in contrapposizione al nostro caro nonnino.
La storia è appunto semplice, una di quelle che segue un unico filo dall'inizio alla fine, evitando di perdersi da qualche parte lontana dal contesto e... mi ha lasciato qualcosa! la morale della favola, che in questo caso è chiara... il regista ha voluto lasciarci un messaggio tramite questo anime, tipico degli anime shonen per bambini, ma messo in maniera che anche una persona ormai adulta possa apprezzarlo fino in fondo.
Inutile dire che mi sono emozionato varie volte durante gli episodi e che vi consiglio vivamente la visione di quest'opera che, non sarà magari lunga abbastanza da lastricarsi nella vostra mente, ma sicuramente vi entrerà dentro, facendovi arrivare all'ultimo episodio con la sensazione che non ci siano parole da aggiungere, perché di fronte a certe "persone" sono i fatti a parlare.
Adatto a individui di ogni età, sesso, etnia e ideologie.
Dove si nasconde la grandezza dell'animo umano? Cosa conta veramente? Buona visione!
"Inuyashiki" è un anime tratto da un manga di Hiroya Oku, celebre per avere creato "Gantz", e con esso condivide numerose tematiche: dalla società alienante al tema degli alieni che riportano in vita le persone, solo che in questo caso invece di essere "backuppati" dagli extraterrestri si finisce "ripristinati" come androidi da guerra. I due androidi sono i personaggi principali dell'opera: l'uomo di mezz'età dall'aspetto anziano Inuyashiki e lo studente delle superiori Hiro; anche le personalità dei due ricordano i tratti caratteriali dei due personaggi principali del già citato "Gantz", ma fortunatamente le similitudini finiscono qui. "Inuyashiki" prende una strada diversa e si concentra su quali azioni decideranno di intraprendere i due "supereroi" con i nuovi poteri acquisiti, entrambi infatti sono stati segnati dall'alienazione di cui è intrisa la società ottimamente descritta da Oku, anche se invero la folla risulta essere molto estremizzata nei suoi comportamenti. Inuyashiki e Hiro reagiranno al cambiamento in modo diverso ed in linea con la loro personalità; molto particolare ed interessante sarà sopratutto quella del secondo.
L'anime ha delle scelte stilistiche che tendenzialmente appoggio, alternando scene estremamente crude e violente ad altre con contenuti volutamente commoventi oppure inserendo brevi slice of live di personaggi minori il cui fine è forzare il pubblico ad una certa empatia con loro. Quest'ultimo espediente ricorda molto lo stile hollywoodiano dei registi da "Disaster Movie", cosa che può piacere oppure no ma personalmente in questo frangente non mi garba affatto.
Ultima pecca è la presenza di un paio di episodi che sembrano incollati alla sceneggiatura in modo posticcio, purtroppo uno di essi è quello finale che risulta essere una sorta di fine dopo la fine. Il climax delle vicende narrate verrà infatti raggiunto già nel decimo episodio, per poi essere malamente protratto fino all'undicesimo.
"Inuyashiki" risulta quindi essere un anime di luci ed ombre risultando decisamente originale, la crudezza con cui Oku descrive la società piena di troll internauti e sciacalli mediatici ed il magnetismo del personaggio di Hiro valgono da sole la visione. Ricordo infine che l'anime è poco adatto ad un pubblico impressionabile, più per il contenuto psicologico che per il gore presente.
L'anime ha delle scelte stilistiche che tendenzialmente appoggio, alternando scene estremamente crude e violente ad altre con contenuti volutamente commoventi oppure inserendo brevi slice of live di personaggi minori il cui fine è forzare il pubblico ad una certa empatia con loro. Quest'ultimo espediente ricorda molto lo stile hollywoodiano dei registi da "Disaster Movie", cosa che può piacere oppure no ma personalmente in questo frangente non mi garba affatto.
Ultima pecca è la presenza di un paio di episodi che sembrano incollati alla sceneggiatura in modo posticcio, purtroppo uno di essi è quello finale che risulta essere una sorta di fine dopo la fine. Il climax delle vicende narrate verrà infatti raggiunto già nel decimo episodio, per poi essere malamente protratto fino all'undicesimo.
"Inuyashiki" risulta quindi essere un anime di luci ed ombre risultando decisamente originale, la crudezza con cui Oku descrive la società piena di troll internauti e sciacalli mediatici ed il magnetismo del personaggio di Hiro valgono da sole la visione. Ricordo infine che l'anime è poco adatto ad un pubblico impressionabile, più per il contenuto psicologico che per il gore presente.
"Inuyashiki" è una serie tratta dall'omonimo manga di Hiroya Oku, l'autore di "Gantz". La serie è costituita solo da 11 episodi, ma in questo breve lasso di tempo riuscirà anche a raggiungere la sua conclusione, quindi non sarà necessaria una seconda stagione per conoscere l'esito della storia.
Il protagonista di questa serie è Ichiro Inuyashiki, un uomo di mezza età con due figli adolescenti che lo considerano solamente un fallimento e che ha recentemente appreso di essere affetto da una grave malattia ormai ad uno stadio troppo avanzato per essere curabile. Quella stessa notte però, durante una delle sue passeggiate con Hanako, viene travolto da un esplosione causata da delle creature aliene. Queste ultime, per proteggere lui e un'altra persona coinvolta decidono di rimodellare il loro corpo rendendolo una macchina complessa in grado di compiere miracoli, ma anche di uccidere. Data la sua indole gentile, Inuyashiki sfrutterà l'occasione per aiutare chi è in difficoltà, mentre il ragazzo che è stato coinvolto assieme a lui nell'esplosione deciderà di utilizzare i suoi poteri per compiere del male.
Nell'arco di breve tempo, gli omicidi di Hiro Shishigami inizieranno a non passare inosservati portandoci così nel vivo della serie. Shishigami, infatti, è l'esatto opposto del protagonista. Non c'è nulla di male nel rendere l'antagonista veramente cattivo, tuttavia, penso che l'autore abbia esagerato in quanto talvolta questo personaggio sembra completamente privo di logica. Hiro non ama nessuno, fatta eccezione per i personaggi dei suoi manga preferiti e una strettissima cerchia di persone reali, tutti gli altri non sono altro che formiche da schiacciare. Fin dai primi episodi, Hiro darà prova della sua natura malata iniziando ad uccidere degli sconosciuti per mostrare i suoi nuovi poteri al suo migliore amico. Egli inizierà letteralmente ad entrare in casa di sconosciuti uccidendoli uno a uno e sparando senza alcun motivo particolare a chiunque incontri sulla sua strada. Durante la storia sarà anche capace di cambiare radicalmente il suo comportamento senza mai riflettere sulle sue azioni, ma una frase che non scorderò mai per la sua insensatezza è sicuramente: “Com'è possibile che sia io il villain?”.
Ichiro, al contrario, è una persona sempre disponibile quando si tratta di aiutare gli altri. La sua vita non è stata affatto facile e nel primo episodio è facile provare un po' di pena per lui in quanto nessuno nella sua famiglia sembra apprezzare i suoi sforzi. I suoi figli adolescenti, inoltre, lo disprezzano e lo ignorano completamente, il che fa anche riflettere sul comportamento di alcuni giovani di oggi a cui non importa nulla dei genitori. Lui è il classico eroe che tutti immaginiamo, con la differenza che in questo caso si tratta di un comune padre di mezza età. Proprio per via del suo comportamento così umano, ritengo sia il personaggio meglio riuscito di tutta la serie.
I personaggi secondari pur non avendo ricevuto moltissimo spazio, sono stati approfonditi adeguatamente. Le comparse invece sono state trattate in modo alquanto superficiale e estremizzato. Per esempio, è vero che tra i giovani c'è il vizio di provare un po' di ammirazione per le persone che non rispettano la legge, ma in questa serie c'erano molte persone che facevano letteralmente il tifo per un assassino che passava il tempo ad ammazzare le persone.
In questa serie è stato fatto un uso massiccio di CG. Nei primi episodi è stata abusata creando un effetto un po' fastidioso in quanto venivano continuamente alternate scene in animazione tradizionale con quelle in CG. Fortunatamente negli episodi successivi il suo utilizzo è stato gestito meglio in modo da risultare meno invasivo.
In sintesi, si tratta di una serie abbastanza violenta in cui abbiamo modo di assistere non solo al comportamento dei protagonisti, ma anche alle reazioni delle persone comuni, sia che si tratti di normali studenti, sia che si tratti di persone che si sfogano sui social. Nonostante l'utilizzo della CG, la storia resta comunque molto interessante e per questo ritengo che si tratti di un'ottima serie.
Il protagonista di questa serie è Ichiro Inuyashiki, un uomo di mezza età con due figli adolescenti che lo considerano solamente un fallimento e che ha recentemente appreso di essere affetto da una grave malattia ormai ad uno stadio troppo avanzato per essere curabile. Quella stessa notte però, durante una delle sue passeggiate con Hanako, viene travolto da un esplosione causata da delle creature aliene. Queste ultime, per proteggere lui e un'altra persona coinvolta decidono di rimodellare il loro corpo rendendolo una macchina complessa in grado di compiere miracoli, ma anche di uccidere. Data la sua indole gentile, Inuyashiki sfrutterà l'occasione per aiutare chi è in difficoltà, mentre il ragazzo che è stato coinvolto assieme a lui nell'esplosione deciderà di utilizzare i suoi poteri per compiere del male.
Nell'arco di breve tempo, gli omicidi di Hiro Shishigami inizieranno a non passare inosservati portandoci così nel vivo della serie. Shishigami, infatti, è l'esatto opposto del protagonista. Non c'è nulla di male nel rendere l'antagonista veramente cattivo, tuttavia, penso che l'autore abbia esagerato in quanto talvolta questo personaggio sembra completamente privo di logica. Hiro non ama nessuno, fatta eccezione per i personaggi dei suoi manga preferiti e una strettissima cerchia di persone reali, tutti gli altri non sono altro che formiche da schiacciare. Fin dai primi episodi, Hiro darà prova della sua natura malata iniziando ad uccidere degli sconosciuti per mostrare i suoi nuovi poteri al suo migliore amico. Egli inizierà letteralmente ad entrare in casa di sconosciuti uccidendoli uno a uno e sparando senza alcun motivo particolare a chiunque incontri sulla sua strada. Durante la storia sarà anche capace di cambiare radicalmente il suo comportamento senza mai riflettere sulle sue azioni, ma una frase che non scorderò mai per la sua insensatezza è sicuramente: “Com'è possibile che sia io il villain?”.
Ichiro, al contrario, è una persona sempre disponibile quando si tratta di aiutare gli altri. La sua vita non è stata affatto facile e nel primo episodio è facile provare un po' di pena per lui in quanto nessuno nella sua famiglia sembra apprezzare i suoi sforzi. I suoi figli adolescenti, inoltre, lo disprezzano e lo ignorano completamente, il che fa anche riflettere sul comportamento di alcuni giovani di oggi a cui non importa nulla dei genitori. Lui è il classico eroe che tutti immaginiamo, con la differenza che in questo caso si tratta di un comune padre di mezza età. Proprio per via del suo comportamento così umano, ritengo sia il personaggio meglio riuscito di tutta la serie.
I personaggi secondari pur non avendo ricevuto moltissimo spazio, sono stati approfonditi adeguatamente. Le comparse invece sono state trattate in modo alquanto superficiale e estremizzato. Per esempio, è vero che tra i giovani c'è il vizio di provare un po' di ammirazione per le persone che non rispettano la legge, ma in questa serie c'erano molte persone che facevano letteralmente il tifo per un assassino che passava il tempo ad ammazzare le persone.
In questa serie è stato fatto un uso massiccio di CG. Nei primi episodi è stata abusata creando un effetto un po' fastidioso in quanto venivano continuamente alternate scene in animazione tradizionale con quelle in CG. Fortunatamente negli episodi successivi il suo utilizzo è stato gestito meglio in modo da risultare meno invasivo.
In sintesi, si tratta di una serie abbastanza violenta in cui abbiamo modo di assistere non solo al comportamento dei protagonisti, ma anche alle reazioni delle persone comuni, sia che si tratti di normali studenti, sia che si tratti di persone che si sfogano sui social. Nonostante l'utilizzo della CG, la storia resta comunque molto interessante e per questo ritengo che si tratti di un'ottima serie.
"Inuyashiki" è una serie controversa perchè dietro la trama che ha quasi del banale c'è un abisso di analisi sulla società moderna, usando come mezzo di traduzione il punto di vista di due opposti, entrambi però nati dalla medesima società.
La trama: due soggetti completamente disparati vengono casualmente convertiti in automi avanzatissimi, macchine belliche con un'interfaccia che mantiene vivi ricordi, sentimenti, emozioni ecc., da un'astronave aliena in atterraggio di forturna. Da questo punto in poi i due soggetti, il signor Inuyashiki (salary man depresso e trascurato da tutti) ed il giorvane Hiro (studente psicopatico triggerato da traumi non ben affrontati) prenderanno coscienza dei loro nuovi poteri e decideranno che uso farne in base alla loro indole e psicologia.
Il clichè alla Peter Parker è un grande classico, ma il modo in cui è stato strutturato è davvero ben fatto, i toni crudi e la brutalità con cui Hiro ci mostra una mente disturbata che però altro non è che il frutto di una società dell'apparenza, dove devi sembrare gentile, non esserlo, dove conta come sembri non come sei, sono assolutamente incredibili. Il tocco "Gantz" della faccenda si sente a spron battuto ed a creare l'attrito a questo l'animo gentile del vessato signor Inuyashiki, uomo parimenti afflitto dalla società, parimenti schiacciato, ignorato e maltrattato, che però non perde la gentilezza e l'altruismo, anzi con i mezzi per poter cambiare il mondo sceglie di aiutare gli altri.
I due a confronto creano un meccanismo di disturbo allo spettatore, e la cosa più geniale è che il vero elemento di frizione nelle logiche non è Hiro, non è lo psicopatico. È il luminoso signor Inuyashiki nel confronto con il ragazzo senza scopo e gratuitamente crudele a turbare, è accecante, fastidiosamente altruista, un illuso buonista, che vuole provarci anche se la società forse non merita di essere salvata, non questiona lo status quo, non si chiede se le persone tutte non debbano darsi un giro di vite invece di limitarsi a salvarle e basta.
Hiro vive di eccessi ora non controllabili dalla società che lo ha creato, traumi repressi di cui non si parla, perchè così è richiesto dal vivere moderno, un animo ferito che è stato semplicemente ignorato a cui è stato insegnato a fingere interesse o emulare compassione. Eppure nel momento della verità l'uomo che si pone domande sul proprio sacrificio per il bene superiore non è Hiro, che nella sua mente disturbata vede tutto in modo assurdamente chiaro, e la risposta è semplice. L'angelico signor Inuyashiki, che ha riconquistato l'affetto della famiglia e ha conquistato pace interiore con il classico effetto eroe, ha dubbi e forse rimorsi, ma ovviamente l'eroe farà la cosa giusta dopo un breve momento di riflessione, mentre il mostro semplicemente prenderà la propria decisione senza battere ciglio... ma si sa come sono i mostri e come piacciano alla società, sono lì apposta per farci dormire sonni più tranquilli, perchè noi non siamo così, aiutiamo solo il meccanismo di creazione, siamo per il resto innocenti.
Eccellente il comparto tecnico, le animazioni, le musiche, opening ed ending, tutto davvero molto gradevole e perfettamente in linea con gli eventi.
Undici episodi sono un po' pochi per l'analisi di questa società marcia che distrugge le persone dall'interno, che crea gli Shishigami Hiro e gli Inuyashiki Ichiro senza nemmeno prendersene la responsabilità, però sono abbastanza per la pennellata sferzante che fa tristemente fermare a riflettere.
La trama: due soggetti completamente disparati vengono casualmente convertiti in automi avanzatissimi, macchine belliche con un'interfaccia che mantiene vivi ricordi, sentimenti, emozioni ecc., da un'astronave aliena in atterraggio di forturna. Da questo punto in poi i due soggetti, il signor Inuyashiki (salary man depresso e trascurato da tutti) ed il giorvane Hiro (studente psicopatico triggerato da traumi non ben affrontati) prenderanno coscienza dei loro nuovi poteri e decideranno che uso farne in base alla loro indole e psicologia.
Il clichè alla Peter Parker è un grande classico, ma il modo in cui è stato strutturato è davvero ben fatto, i toni crudi e la brutalità con cui Hiro ci mostra una mente disturbata che però altro non è che il frutto di una società dell'apparenza, dove devi sembrare gentile, non esserlo, dove conta come sembri non come sei, sono assolutamente incredibili. Il tocco "Gantz" della faccenda si sente a spron battuto ed a creare l'attrito a questo l'animo gentile del vessato signor Inuyashiki, uomo parimenti afflitto dalla società, parimenti schiacciato, ignorato e maltrattato, che però non perde la gentilezza e l'altruismo, anzi con i mezzi per poter cambiare il mondo sceglie di aiutare gli altri.
I due a confronto creano un meccanismo di disturbo allo spettatore, e la cosa più geniale è che il vero elemento di frizione nelle logiche non è Hiro, non è lo psicopatico. È il luminoso signor Inuyashiki nel confronto con il ragazzo senza scopo e gratuitamente crudele a turbare, è accecante, fastidiosamente altruista, un illuso buonista, che vuole provarci anche se la società forse non merita di essere salvata, non questiona lo status quo, non si chiede se le persone tutte non debbano darsi un giro di vite invece di limitarsi a salvarle e basta.
Hiro vive di eccessi ora non controllabili dalla società che lo ha creato, traumi repressi di cui non si parla, perchè così è richiesto dal vivere moderno, un animo ferito che è stato semplicemente ignorato a cui è stato insegnato a fingere interesse o emulare compassione. Eppure nel momento della verità l'uomo che si pone domande sul proprio sacrificio per il bene superiore non è Hiro, che nella sua mente disturbata vede tutto in modo assurdamente chiaro, e la risposta è semplice. L'angelico signor Inuyashiki, che ha riconquistato l'affetto della famiglia e ha conquistato pace interiore con il classico effetto eroe, ha dubbi e forse rimorsi, ma ovviamente l'eroe farà la cosa giusta dopo un breve momento di riflessione, mentre il mostro semplicemente prenderà la propria decisione senza battere ciglio... ma si sa come sono i mostri e come piacciano alla società, sono lì apposta per farci dormire sonni più tranquilli, perchè noi non siamo così, aiutiamo solo il meccanismo di creazione, siamo per il resto innocenti.
Eccellente il comparto tecnico, le animazioni, le musiche, opening ed ending, tutto davvero molto gradevole e perfettamente in linea con gli eventi.
Undici episodi sono un po' pochi per l'analisi di questa società marcia che distrugge le persone dall'interno, che crea gli Shishigami Hiro e gli Inuyashiki Ichiro senza nemmeno prendersene la responsabilità, però sono abbastanza per la pennellata sferzante che fa tristemente fermare a riflettere.
Partendo dal fatto che l'autore è lo stesso di "Gantz", e si nota subito se si conosce l'opera ("Gantz"), stile, ambientazione, tematiche li ho trovati molto simili.
Personalmente l'opera mi è piaciuta, e la consiglio (non conoscevo il manga prima di vedere la serie, quindi non so se ci sono differenze), ovviamente a coloro a cui piace il genere, quindi, se vi è piaciuto "Gantz", non potete perderla.
La serie si compone solo di undici episodi, ma secondo me è un suo punto di forza, non si perde in troppi fronzoli o inutili deviazioni, i personaggi principali son ben delineati e approfonditi, la trama nella sua semplicità scorre fluida; forse qualche piccolo approfondimento in più su alcuni personaggi secondari sarebbe stato interessante.
Il finale è un po' scontato, anzi molto scontato, ma lo ho trovato adatto all'opera.
Personalmente l'opera mi è piaciuta, e la consiglio (non conoscevo il manga prima di vedere la serie, quindi non so se ci sono differenze), ovviamente a coloro a cui piace il genere, quindi, se vi è piaciuto "Gantz", non potete perderla.
La serie si compone solo di undici episodi, ma secondo me è un suo punto di forza, non si perde in troppi fronzoli o inutili deviazioni, i personaggi principali son ben delineati e approfonditi, la trama nella sua semplicità scorre fluida; forse qualche piccolo approfondimento in più su alcuni personaggi secondari sarebbe stato interessante.
Il finale è un po' scontato, anzi molto scontato, ma lo ho trovato adatto all'opera.
Un uomo di mezza età, che dimostra molto più dei suoi anni, ha una vita piuttosto triste: la famiglia lo ignora e come se non bastasse scopre che gli rimane poco da vivere. Proprio mentre è immerso nei pensieri su una piccola collina, viene ucciso e ricostruito da degli alieni durante un atterraggio di fortuna. Inuyashiki si ritrova così fuori umano ma internamente macchina, con una sorta di arsenale avanzatissimo in grado di distruggere qualsiasi cosa.
Da qui inizia la storia del protagonista e dell'antagonista Shishigami, un liceale che si trovava anche lui nella collina e che subisce la stessa sorte di Inuyashiki. Contemporaneamente vedremo come i due personaggi reagiscano in maniera opposta alla consapevolezza dell'immenso potere ricevuto: l'uno troverà nel fare del bene la sua nuova ragione di vita, mentre l'altro sarà travolto psicologicamente da questa onnipotenza, che lo porterà a giocare con la vita delle persone peggiorando sempre più la sua situazione.
Lo scontro è inevitabile ed il finale conclude onorevolmente la serie.
Le situazioni sociali dei due protagonisti rappresentano uno spaccato di situazioni comuni in Giappone: la solitudine di un salaryman che una volta tornato a casa non trova più nemmeno il conforto della propria famiglia e le difficoltà che gli studenti incontrano nella vita scolastica (bullismo, rapporto con i genitori e scelta del percorso di studi).
L'autore è lo stesso di "Gantz", ci si possono trovare alcune scene di violenza dello stesso calibro, per tanto la visione è consigliata a chi non si fa troppo impressionare
Da qui inizia la storia del protagonista e dell'antagonista Shishigami, un liceale che si trovava anche lui nella collina e che subisce la stessa sorte di Inuyashiki. Contemporaneamente vedremo come i due personaggi reagiscano in maniera opposta alla consapevolezza dell'immenso potere ricevuto: l'uno troverà nel fare del bene la sua nuova ragione di vita, mentre l'altro sarà travolto psicologicamente da questa onnipotenza, che lo porterà a giocare con la vita delle persone peggiorando sempre più la sua situazione.
Lo scontro è inevitabile ed il finale conclude onorevolmente la serie.
Le situazioni sociali dei due protagonisti rappresentano uno spaccato di situazioni comuni in Giappone: la solitudine di un salaryman che una volta tornato a casa non trova più nemmeno il conforto della propria famiglia e le difficoltà che gli studenti incontrano nella vita scolastica (bullismo, rapporto con i genitori e scelta del percorso di studi).
L'autore è lo stesso di "Gantz", ci si possono trovare alcune scene di violenza dello stesso calibro, per tanto la visione è consigliata a chi non si fa troppo impressionare