Kino's Journey
Premetto che non ho mai visto la serie precedente, ma sinceramente questo "Kino's Journey" è stato davvero una mezza delusione, una serie che parte discretamente, ma che pian piano va perdendosi.
Ero partito con molte aspettative su questa serie, e devo dire che non le ha minimamente rispettate: il risultato finale è sicuramente quello di un anime piacevole e godibile, ma, a dirla tutta, a me non ha proprio convinto.
Indubbiamente la prima parte dell'opera è quella che ho apprezzato maggiormente, nella quale secondo me vengono proposte le riflessioni più interessanti, anche se diverse di queste non sono riuscito perfettamente a comprenderle, anzi, a dirla tutta, le ho trovate davvero poco credibili e soprattutto immotivate. Tuttavia, ahimè, non posso non dire che la seconda parte della serie, escluso il penultimo episodio, l'ho trovata del tutto inutile, infatti, di tutte le vicende proposte, nessuna ha suscitato in me il minimo interesse, trovandole abbastanza dannose per la serie, oltre che assolutamente noiose.
Indubbiamente la parte più debole sono stati i personaggi, in primis Kino, un personaggio davvero vuoto, amorfo come pochi, mal presentato e peggio ancora caratterizzato, e mi fermo qui. Per quanto riguarda la coppia del principe e della bambina, solo quest'ultima ho trovato positiva, mi è sembrata l'unica che avesse davvero qualcosa da comunicare, mentre per il ragazzo non si va oltre un personaggio anonimo e piatto, che non aggiunge valore all'opera. Considero il resto del cast delle mere comparse.
In conclusione, è un anime che alla fine dei conti ho trovato del tutto "normale", buono per quanto riguarda le riflessioni, ma per il resto mi sento di dire che offre davvero molto, molto poco.
Voto finale: 6
Ero partito con molte aspettative su questa serie, e devo dire che non le ha minimamente rispettate: il risultato finale è sicuramente quello di un anime piacevole e godibile, ma, a dirla tutta, a me non ha proprio convinto.
Indubbiamente la prima parte dell'opera è quella che ho apprezzato maggiormente, nella quale secondo me vengono proposte le riflessioni più interessanti, anche se diverse di queste non sono riuscito perfettamente a comprenderle, anzi, a dirla tutta, le ho trovate davvero poco credibili e soprattutto immotivate. Tuttavia, ahimè, non posso non dire che la seconda parte della serie, escluso il penultimo episodio, l'ho trovata del tutto inutile, infatti, di tutte le vicende proposte, nessuna ha suscitato in me il minimo interesse, trovandole abbastanza dannose per la serie, oltre che assolutamente noiose.
Indubbiamente la parte più debole sono stati i personaggi, in primis Kino, un personaggio davvero vuoto, amorfo come pochi, mal presentato e peggio ancora caratterizzato, e mi fermo qui. Per quanto riguarda la coppia del principe e della bambina, solo quest'ultima ho trovato positiva, mi è sembrata l'unica che avesse davvero qualcosa da comunicare, mentre per il ragazzo non si va oltre un personaggio anonimo e piatto, che non aggiunge valore all'opera. Considero il resto del cast delle mere comparse.
In conclusione, è un anime che alla fine dei conti ho trovato del tutto "normale", buono per quanto riguarda le riflessioni, ma per il resto mi sento di dire che offre davvero molto, molto poco.
Voto finale: 6
Questo magnifico anime, dal racconto tranquillo e dai toni sobri, è molto bello e ben fatto; racconta la storia del viaggio di due inseparabili compagni, Kino e la moto Hermes, i quali non sono alla ricerca di qualcosa, bensì ricercano la bellezza di vivere nel viaggiare costantemente e sostare nelle varie città che incontrano sul cammino, ognuna molto diversa ed estremamente caratteristica. La narrazione, sebbene lenta, non è mai noiosa e aiuta ad assaporare l'opera.
I due personaggi principali sono molto ben caratterizzati e alla mano, ci si affeziona rapidamente e con semplicità, come anche poi ai vari personaggi incontrati nelle varie città.
Il comparto audio e video, le animazioni e gli effetti, anche nelle rare scene d'azione, sono molto ben fatti e curati, come i paesaggi e le varie caratterizzazioni dei luoghi che Kino visita insieme ad Hermes.
Durante tutta l'opera c'è un riscontro psicologico pregno di significato, che dà degli ottimi interrogativi e spunti di riflessione allo spettatore, dando così la possibilità a quest'ultimo di arricchirsi durante la visione di questa splendida opera.
Sebbene non vi sia una trama definita, essa stessa è più semplicemente il viaggio in sé e le esperienze che questo ti porta a fare.
In conclusione, un anime davvero bello che, sebbene non abbia un finale, o uno "scopo preciso", se non quello di esplorazione e riflessione, regala emozioni e dà un senso di soddisfazione; è un'opera molto bella, consigliata a tutti.
I due personaggi principali sono molto ben caratterizzati e alla mano, ci si affeziona rapidamente e con semplicità, come anche poi ai vari personaggi incontrati nelle varie città.
Il comparto audio e video, le animazioni e gli effetti, anche nelle rare scene d'azione, sono molto ben fatti e curati, come i paesaggi e le varie caratterizzazioni dei luoghi che Kino visita insieme ad Hermes.
Durante tutta l'opera c'è un riscontro psicologico pregno di significato, che dà degli ottimi interrogativi e spunti di riflessione allo spettatore, dando così la possibilità a quest'ultimo di arricchirsi durante la visione di questa splendida opera.
Sebbene non vi sia una trama definita, essa stessa è più semplicemente il viaggio in sé e le esperienze che questo ti porta a fare.
In conclusione, un anime davvero bello che, sebbene non abbia un finale, o uno "scopo preciso", se non quello di esplorazione e riflessione, regala emozioni e dà un senso di soddisfazione; è un'opera molto bella, consigliata a tutti.
“Kino No Tabi” è un anime del 2003 tratto dall'omonima light novel di Keichi Sigsawa; si tratta di un titolo che all'epoca ebbe un discreto successo, grazie anche alla regia di Ryutaro Nakamura, celebre per aver diretto il famosissimo “serial experiments lane”.
Nella sua prima edizione l'anime riprendeva, sostanzialmente, i primi sei capitoli della light novel; quest'ultima, però, all'epoca era ben lontana dalla sua conclusione: dai dati in mio possesso, infatti, mi risulta che ad oggi la storia non abbia ancora raggiunto il suo epilogo. Nonostante il discreto successo ottenuto, però, bisognerà aspettare ben quattordici anni prima che “Kino No Tabi” ottenga una nuova trasposizione animata; ma, a tanti anni di distanza, proporre una seconda stagione che ripartisse dal punto in cui si era interrotta la prima era un qualcosa di impensabile. Così, nel 2015, si è scelto di promuovere un sondaggio tra i vari appassionati della light novel per eleggere le tappe più belle nel lungo viaggio di Kino, e rappresentare quelle. Il risultato finale è stata una serie composta da nove episodi inediti e da tre episodi già presenti nella prima edizione del 2003.
Fatta questa doverosa premessa, a questo punto dovrò deludere chi si aspettava dalla mia recensione un confronto fra le due edizioni, per poter poi eleggere la migliore; questo non accadrà, perché non credo in questo tipo di analisi (anche se a volte ne faccio) e perché non ho visto la prima serie. Tutte le informazioni contenute nella premessa sono il frutto di una ricerca fatta ad hoc che nasce dal mio desiderio di avere qualche notizia in più sulla storia di questo anime; ma, a parte questo, la mia analisi non farà parallelismi, e terrà conto solo di quanto visto in questa nuova edizione.
Cominciamo dalla trama. Kino è una giovane viaggiatrice che attraversa il mondo assieme ad Hermes, la sua motocicletta parlante. Durante il suo viaggio la protagonista si fermerà in numerose città, apprendendone leggi, usanze e tradizioni, e ritrovandosi spesso coinvolta nei problemi dei suoi abitanti.
Il mondo rappresentato in questo “Kino No Tabi” mi ha riportato alla mente l’universo di “Star Trek”: così come la navicella spaziale “Enterprise” va alla scoperta di un numero indefinito di pianeti sconosciuti ed entra in contatto con civiltà ogni volta diverse, Kino viaggia verso una lunga serie di città-stato circondate dal nulla, che hanno sviluppato un tipo di società diversa l’una dall’altra. Così troviamo città in cui l’omicidio non è punito, città dove si accumulano punti per le buone azioni e si detraggono punti per le cattive azioni, città che giustificano certi crimini attribuendone la responsabilità a fantomatiche onde radio, e così via. L’impressione che se ne ricava è che il viaggio di Kino non è un viaggio attraverso il mondo ma un viaggio dentro la mente umana e alle sue spesso astruse costruzioni sociali: tutte le città visitate, infatti, si fonderanno su un apparato di regole decisamente singolari, che saranno o il frutto di una insospettabile saggezza o, molto più spesso, di evidente follia. Queste regole sembrano essere il risultato di un mondo in cui le persone tendono a chiudersi in comunità composte solo da propri simili e ad isolarsi da tutti gli altri; ma, venendo meno la possibilità di un confronto con chi ha opinioni diverse (anzi costoro verranno trattati con grande ostilità), certe idee non possono essere oggetto di critica da parte di chi la pensa in modo diverso. Non riuscendo più a coglierne i difetti, queste idee finiranno per estremizzarsi, fino a creare delle situazioni paradossali e surreali, proprio come quelle che Kino avrà modo di osservare durante il suo viaggio.
L’unico difetto che ho potuto riscontrare in questo anime è che, come tutte le raccolte di racconti autoconclusivi, anche questa contiene storie più interessanti e storie meno interessanti. Il livello qualitativo medio, comunque, è sempre abbastanza alto; nonostante questo, però, qualche episodio meno efficace rispetto agli altri c’è.
In definitiva, il mio giudizio su questa nuova edizione di “Kino No Tabi” è sicuramente molto positivo: credo che piacerà sia ai novizi come me sia a chi invece ha già avuto modo di apprezzare la serie del 2003. Spero non debbano passare altri quattordici anni prima che Kino scenda dalla sua amaca e si rimetta in viaggio con il suo fidato Hermes.
Nella sua prima edizione l'anime riprendeva, sostanzialmente, i primi sei capitoli della light novel; quest'ultima, però, all'epoca era ben lontana dalla sua conclusione: dai dati in mio possesso, infatti, mi risulta che ad oggi la storia non abbia ancora raggiunto il suo epilogo. Nonostante il discreto successo ottenuto, però, bisognerà aspettare ben quattordici anni prima che “Kino No Tabi” ottenga una nuova trasposizione animata; ma, a tanti anni di distanza, proporre una seconda stagione che ripartisse dal punto in cui si era interrotta la prima era un qualcosa di impensabile. Così, nel 2015, si è scelto di promuovere un sondaggio tra i vari appassionati della light novel per eleggere le tappe più belle nel lungo viaggio di Kino, e rappresentare quelle. Il risultato finale è stata una serie composta da nove episodi inediti e da tre episodi già presenti nella prima edizione del 2003.
Fatta questa doverosa premessa, a questo punto dovrò deludere chi si aspettava dalla mia recensione un confronto fra le due edizioni, per poter poi eleggere la migliore; questo non accadrà, perché non credo in questo tipo di analisi (anche se a volte ne faccio) e perché non ho visto la prima serie. Tutte le informazioni contenute nella premessa sono il frutto di una ricerca fatta ad hoc che nasce dal mio desiderio di avere qualche notizia in più sulla storia di questo anime; ma, a parte questo, la mia analisi non farà parallelismi, e terrà conto solo di quanto visto in questa nuova edizione.
Cominciamo dalla trama. Kino è una giovane viaggiatrice che attraversa il mondo assieme ad Hermes, la sua motocicletta parlante. Durante il suo viaggio la protagonista si fermerà in numerose città, apprendendone leggi, usanze e tradizioni, e ritrovandosi spesso coinvolta nei problemi dei suoi abitanti.
Il mondo rappresentato in questo “Kino No Tabi” mi ha riportato alla mente l’universo di “Star Trek”: così come la navicella spaziale “Enterprise” va alla scoperta di un numero indefinito di pianeti sconosciuti ed entra in contatto con civiltà ogni volta diverse, Kino viaggia verso una lunga serie di città-stato circondate dal nulla, che hanno sviluppato un tipo di società diversa l’una dall’altra. Così troviamo città in cui l’omicidio non è punito, città dove si accumulano punti per le buone azioni e si detraggono punti per le cattive azioni, città che giustificano certi crimini attribuendone la responsabilità a fantomatiche onde radio, e così via. L’impressione che se ne ricava è che il viaggio di Kino non è un viaggio attraverso il mondo ma un viaggio dentro la mente umana e alle sue spesso astruse costruzioni sociali: tutte le città visitate, infatti, si fonderanno su un apparato di regole decisamente singolari, che saranno o il frutto di una insospettabile saggezza o, molto più spesso, di evidente follia. Queste regole sembrano essere il risultato di un mondo in cui le persone tendono a chiudersi in comunità composte solo da propri simili e ad isolarsi da tutti gli altri; ma, venendo meno la possibilità di un confronto con chi ha opinioni diverse (anzi costoro verranno trattati con grande ostilità), certe idee non possono essere oggetto di critica da parte di chi la pensa in modo diverso. Non riuscendo più a coglierne i difetti, queste idee finiranno per estremizzarsi, fino a creare delle situazioni paradossali e surreali, proprio come quelle che Kino avrà modo di osservare durante il suo viaggio.
L’unico difetto che ho potuto riscontrare in questo anime è che, come tutte le raccolte di racconti autoconclusivi, anche questa contiene storie più interessanti e storie meno interessanti. Il livello qualitativo medio, comunque, è sempre abbastanza alto; nonostante questo, però, qualche episodio meno efficace rispetto agli altri c’è.
In definitiva, il mio giudizio su questa nuova edizione di “Kino No Tabi” è sicuramente molto positivo: credo che piacerà sia ai novizi come me sia a chi invece ha già avuto modo di apprezzare la serie del 2003. Spero non debbano passare altri quattordici anni prima che Kino scenda dalla sua amaca e si rimetta in viaggio con il suo fidato Hermes.
Finalmente è arrivato!
Lo stavo aspettando con ansia spasmodica dal giorno dell’annuncio e, da qualche ora, è disponibile su Crunchyroll il nuovo anime di “Kino no Tabi”: a mio avviso un autentico capolavoro artistico, non ascrivibile solo al campo dell’animazione giapponese, ma alla cultura in senso più ampio.
Ammetto che avevo qualche perplessità su questo progetto: la prima serie del 2003 è stata un qualcosa di inarrivabile, da ogni punto di vista, e la morte del regista Nakamura non può non influire ai fini della qualità. Dopo il primo episodio, però, mi sono dovuto ricredere. Kino è sempre Kino; meno Zen, leggermente meno complesso e (almeno per il momento) privo della componente estetica steampunk che contraddistingueva la vecchia serie, ma con la stessa forza narrativa che spinge alla riflessione sociologico-culturale. Fantastica l’animazione, con fluidità maestosa e fondali di rara profondità espressiva. Buono anche il lavoro del nuovo regista Tomohisa Taguchi, che non ha stravolto l’operato di Nakamura, ma ne ha seguito la scia, a suo modo; direi con “discrezione” e attenzione alla creatura originale di Keiichi Sigsawa.
Non ci resta che attendere il proseguo del viaggio di Kino ed Hermes!
Lo stavo aspettando con ansia spasmodica dal giorno dell’annuncio e, da qualche ora, è disponibile su Crunchyroll il nuovo anime di “Kino no Tabi”: a mio avviso un autentico capolavoro artistico, non ascrivibile solo al campo dell’animazione giapponese, ma alla cultura in senso più ampio.
Ammetto che avevo qualche perplessità su questo progetto: la prima serie del 2003 è stata un qualcosa di inarrivabile, da ogni punto di vista, e la morte del regista Nakamura non può non influire ai fini della qualità. Dopo il primo episodio, però, mi sono dovuto ricredere. Kino è sempre Kino; meno Zen, leggermente meno complesso e (almeno per il momento) privo della componente estetica steampunk che contraddistingueva la vecchia serie, ma con la stessa forza narrativa che spinge alla riflessione sociologico-culturale. Fantastica l’animazione, con fluidità maestosa e fondali di rara profondità espressiva. Buono anche il lavoro del nuovo regista Tomohisa Taguchi, che non ha stravolto l’operato di Nakamura, ma ne ha seguito la scia, a suo modo; direi con “discrezione” e attenzione alla creatura originale di Keiichi Sigsawa.
Non ci resta che attendere il proseguo del viaggio di Kino ed Hermes!