Pokémon
Disegni bruttini e piuttosto statici, sì; una trama noiosa perché fatta di quei due-tre elementi che si ripetono ciclicamente per tutta la durata del cartone animato (che continua imperterrito a guadagnarsi nuovi ammiratori nonostante questo), sì; grande varietà, in continuo aumento, di specie diverse di mostri pokémon tutti con caratteristiche particolari e caratteri diversi, ancora sì. "Pokémon" è tutto questo e, per quanto mi riguarda, non molto di più. Sicuramente è un cartone animato che un bambino può adorare proprio per la grande varietà di pokémon sopracitata... ma a parte questo c'è ben poco da vedere/recensire: se si potesse recensire soltanto la prima ventina di puntate, si sarebbe comunque recensita l'intera trama su per giù. Vista la mancanza di contenuti, sarebbe stato carino vedere dei bei disegni e avere dei personaggi principali accattivanti... ma gli unici personaggi interessanti (per la loro comica e voluta incapacità di apportare rilevanti cambiamenti al normale fluire della storia) sono gli antagonisti, Jessie e James con il loro pokémon-mascotte Meowth.
Credo che molti di noi l'abbiano visto esclusivamente perché viene regolarmente trasmesso sulle reti televisive da anni.
Credo che molti di noi l'abbiano visto esclusivamente perché viene regolarmente trasmesso sulle reti televisive da anni.
Pokémon è uno degli anime più famosi al mondo, conosciuto anche da coloro ai quali del mondo degli anime non importa nulla. Inizialmente è nato come gioco per Gameboy nel 1996, creato da Satoshi Tajiri, dividendosi tra Pokémon Versione Rossa e Pokémon Versione Blu; successivamente nel 1997 nasce come serie anime.
Diventato subito un colosso nel mondo del business, non potevano mancare gadget e molte altre cose, spopolando ormai in tutto il mondo; ovviamente quando un prodotto del genere diventa famoso, non possono non mancare le critiche di molti. Alcuni episodi sono stati censurati per vari motivi, come il caso dell'epilessia provocata su centinaia di spettatori o come l'episodio che riportava alla luce l'incidente dell'11 settembre, e quello del 2004 in Giappone; alcuni hanno fatto persino una critica religiosa, credendo che le creature inventate abbiano un'origine satanica, ma tutto questo ha poca importanza sulla valutazione tecnica dell'anime.
Dopo questa presentazione iniziale, veniamo dunque alla recensione.
La trama vede protagonista Ash Ketchum, un ragazzo amante dei pokémon e delle sfide, che come obiettivo ha lo scopo di diventare un maestro, appunto, di pokémon; sarà affiancato da Pikachu, un pokémon con cui stringerà un'amicizia fantastica, che accompagnerà il nostro protagonista lungo le sue avventure.
Lo sviluppo della trama è quello che delude moltissimo, per via di una trama fin troppo lineare e costante, quasi in calando in molte fasi della storia, ma per fortuna a reggere il gioco ci sono i tantissimi pokémon, di varie specie, che intrattengono moltissimo lo spettatore, soprattutto durante i combattimenti. Altri personaggi si uniranno al nostro protagonista, che diventeranno i suoi amici e compagni di avventura. Le puntate sono moltissime e sono divise in stagioni, però sono quasi tutte molto pesanti e monotone, per via di una certa uguaglianza tra loro, ma questo anime o lo ami o lo odi.
I pokémon sono delle strane e fantastiche creature che albergano in ogni luogo possibile della Terra, e possono essere catturati in seguito a un combattimento tra pokémon, per poi essere rinchiusi nelle sfere poké, ovvero sfere tascabili in grado di rinchiudere più di un pokémon.
Concludiamo con il comparto tecnico: la grafica non è delle migliori, ma alcuni aspetti giocano a proprio vantaggio, come le animazioni durante i combattimenti, sempre fluidi e molto belli, e per la tanta fantasia con cui il mangaka ha disegnato i pokémon, che sono veramente tanti.
Anche il sonoro non è da meno, con un buon doppiaggio in italiano e le sigle molto carine, ma sono ben realizzati anche gli effetti sonori dei pokémon, e non solo.
Infine, chiudo la recensione dicendo che quest'anime non colpisce per la trama, ma di primo impatto incuriosisce e intrattiene grazie a un mondo veramente fantastico creato dal mangaka, che ha saputo rapire i cuori delle generazioni precedenti, e non solo. Di primo impatto darei un 10 pieno come voto per via dell'attrattiva di questo mondo, ma non posso non tener conto dello scarso sviluppo di trama, che penso sia di vitale importanza per qualsiasi anime.
Voto finale: 7
Diventato subito un colosso nel mondo del business, non potevano mancare gadget e molte altre cose, spopolando ormai in tutto il mondo; ovviamente quando un prodotto del genere diventa famoso, non possono non mancare le critiche di molti. Alcuni episodi sono stati censurati per vari motivi, come il caso dell'epilessia provocata su centinaia di spettatori o come l'episodio che riportava alla luce l'incidente dell'11 settembre, e quello del 2004 in Giappone; alcuni hanno fatto persino una critica religiosa, credendo che le creature inventate abbiano un'origine satanica, ma tutto questo ha poca importanza sulla valutazione tecnica dell'anime.
Dopo questa presentazione iniziale, veniamo dunque alla recensione.
La trama vede protagonista Ash Ketchum, un ragazzo amante dei pokémon e delle sfide, che come obiettivo ha lo scopo di diventare un maestro, appunto, di pokémon; sarà affiancato da Pikachu, un pokémon con cui stringerà un'amicizia fantastica, che accompagnerà il nostro protagonista lungo le sue avventure.
Lo sviluppo della trama è quello che delude moltissimo, per via di una trama fin troppo lineare e costante, quasi in calando in molte fasi della storia, ma per fortuna a reggere il gioco ci sono i tantissimi pokémon, di varie specie, che intrattengono moltissimo lo spettatore, soprattutto durante i combattimenti. Altri personaggi si uniranno al nostro protagonista, che diventeranno i suoi amici e compagni di avventura. Le puntate sono moltissime e sono divise in stagioni, però sono quasi tutte molto pesanti e monotone, per via di una certa uguaglianza tra loro, ma questo anime o lo ami o lo odi.
I pokémon sono delle strane e fantastiche creature che albergano in ogni luogo possibile della Terra, e possono essere catturati in seguito a un combattimento tra pokémon, per poi essere rinchiusi nelle sfere poké, ovvero sfere tascabili in grado di rinchiudere più di un pokémon.
Concludiamo con il comparto tecnico: la grafica non è delle migliori, ma alcuni aspetti giocano a proprio vantaggio, come le animazioni durante i combattimenti, sempre fluidi e molto belli, e per la tanta fantasia con cui il mangaka ha disegnato i pokémon, che sono veramente tanti.
Anche il sonoro non è da meno, con un buon doppiaggio in italiano e le sigle molto carine, ma sono ben realizzati anche gli effetti sonori dei pokémon, e non solo.
Infine, chiudo la recensione dicendo che quest'anime non colpisce per la trama, ma di primo impatto incuriosisce e intrattiene grazie a un mondo veramente fantastico creato dal mangaka, che ha saputo rapire i cuori delle generazioni precedenti, e non solo. Di primo impatto darei un 10 pieno come voto per via dell'attrattiva di questo mondo, ma non posso non tener conto dello scarso sviluppo di trama, che penso sia di vitale importanza per qualsiasi anime.
Voto finale: 7
All'esordio, Pokemon rappresentava una novità assoluta, qualcosa di mai visto prima, una vera calamita per chi, come me, aveva appena iniziato ad affacciarsi sull'incredibile mondo dell'animazione giapponese. In questo senso, al pari di Dragon Ball, Pokemon è stato per me di vitale importanza, ed è per questo che ho deciso, per gentile concessione di assegnare la sufficienza alla serie. In realtà però, seppure come ho già accennato prima l'idea di base sia originale, l'anime finisce per scadere sempre di più riducendosi infine ad avere come unisco scopo quello di pubblicizzare gli innumerevoli giochi della nintendo. Insomma, discorso simile a quello che si può fare per Yu-Gi-Oh...
Per quanto riguarda la trama, Pokemon è ambientato in un mondo in cui esistono delle creature, appunto i Pokemon, dotate di poteri incredibili che tendono a fare amicizia con le persone; chiunque riesca a catturare dei Pokemon formando così una squadra diventerà di diritto un allenatore di Pokemon e potrà misurarsi in sfide emozionanti nelle palestre e alla lega... Come ho già detto in precedenza, ai tempi dell' esordio la serie era originale ed interessante. Il problema è che sono state fatte ben 14 serie animate, ed un'infinità di video game... Decisamente troppo. Il mio consiglio e di vedere al massimo le serie ambientate a Kanto (prima e seconda). Tutto il resto è noia e ripetizione.
Per quanto riguarda la trama, Pokemon è ambientato in un mondo in cui esistono delle creature, appunto i Pokemon, dotate di poteri incredibili che tendono a fare amicizia con le persone; chiunque riesca a catturare dei Pokemon formando così una squadra diventerà di diritto un allenatore di Pokemon e potrà misurarsi in sfide emozionanti nelle palestre e alla lega... Come ho già detto in precedenza, ai tempi dell' esordio la serie era originale ed interessante. Il problema è che sono state fatte ben 14 serie animate, ed un'infinità di video game... Decisamente troppo. Il mio consiglio e di vedere al massimo le serie ambientate a Kanto (prima e seconda). Tutto il resto è noia e ripetizione.
Oggi mi ritrovo qui a recensire un vero e proprio caposaldo della mia infanzia: Pokémon!
Correva l'anno 1999, quando il videogioco più famoso del Giappone sbarcò nel Bel paese e con esso arrivò pure l'anime, adattato dalla Merak Film e mandato in onda sulle reti Mediaset. Ricordo il fatidico giorno come fosse ieri: 7 Gennaio del 2000! La mia curiosità era grande, e tanta. Alla Tv se ne parlava da mesi ormai e lo spot pubblicitario aveva incuriosito proprio tutti; chiunque sia nato nei primi anni '90 ricorda con piacere quei giorni vissuti con assoluta trepidazione. Da quel 7 Gennaio, quando fu mandato in onda il primo episodio, nulla è stato come prima. Da quel giorno la mia infanzia è cambiata, ha preso una strada ben precisa e non si è più voltata indietro.
"Gotta catch'em all!" Alzi la mano chi non ha mai pronunciato questa frase da bambino. Vanni recitava di continuo questo ritornello nella sigla italiana, e io lo seguivo a ruota aspettando speranzoso l'inizio di un nuovo entusiasmante episodio. A dirla tutta però, di entusiasmante c'è ben poco in questo anime. Probabilmente per anni il mio giudizio su quest'opera è stato falsato a causa dei piacevoli ricordi d'infazia, anche se non bisogna pretendere più del dovuto da questo anime.
La storia, in vero, non ha nè capo nè coda. Si presenta come una lunga e infinita serie di sfide che il nostro protagonista, Ash Ketchum (o Satoshi, che dir si voglia) deve affrontare per potersi fregiare del titolo di Maestro di Pokémon, ma senza avere mai un vero e proprio senso logico. Lo schema strutturale della serie è abbastanza scialbo, debole, ma soprattutto ripetitivo! I dialoghi lasciano spesso a desiderare (anch'essi di basso profilo) e risultano piuttosto scontati. La storia stessa si discosta parecchio da quella originale presente nei videogame e i protagonisti dal punto di vista emotivo-caratteriale non rendono granché; forse gli unici elementi validi sono il trio del Team Rocket (i nostri antagonisti principali), che rappresentano il punto forte della serie animata. I fondali quasi tutti uguali e le animazioni non proprio eccellenti contribuiscono ad abbassarne la valutazione finale, anche se in compenso ci sono delle buone OST.
Ma, c'è un 'ma'. Bisogna entrare nell'ottica che questo anime, oltre a rivolgersi ad un pubblico chiaramente pre-adolescente, funge in maniera primaria da "sponsor" del videogioco omonimo. La serie prepara il futuro videogiocatore a ciò che lo attende, infondendogli le nozioni necessarie a cominciare la sua avventura. Lo stesso protagonista della storia (il nostro Ash) è pensato per essere simile al giocatore medio di Pokémon, sia dal punto di vista caratteriale che dal punto di vista degli obiettivi da raggiungere, nonostante ad un prima occhiata possa sembrare davvero un personaggio "vuoto", infantile e poco intelligente.
In sostanza il cartone animato deve essere preso per quello che è, senza essere necessariamente caricato di eccessive responsabilità! Un buon 6 in pagella se lo merita tutto, conservando sempre in fondo al cuoricino una lacrima di nostalgia...
Correva l'anno 1999, quando il videogioco più famoso del Giappone sbarcò nel Bel paese e con esso arrivò pure l'anime, adattato dalla Merak Film e mandato in onda sulle reti Mediaset. Ricordo il fatidico giorno come fosse ieri: 7 Gennaio del 2000! La mia curiosità era grande, e tanta. Alla Tv se ne parlava da mesi ormai e lo spot pubblicitario aveva incuriosito proprio tutti; chiunque sia nato nei primi anni '90 ricorda con piacere quei giorni vissuti con assoluta trepidazione. Da quel 7 Gennaio, quando fu mandato in onda il primo episodio, nulla è stato come prima. Da quel giorno la mia infanzia è cambiata, ha preso una strada ben precisa e non si è più voltata indietro.
"Gotta catch'em all!" Alzi la mano chi non ha mai pronunciato questa frase da bambino. Vanni recitava di continuo questo ritornello nella sigla italiana, e io lo seguivo a ruota aspettando speranzoso l'inizio di un nuovo entusiasmante episodio. A dirla tutta però, di entusiasmante c'è ben poco in questo anime. Probabilmente per anni il mio giudizio su quest'opera è stato falsato a causa dei piacevoli ricordi d'infazia, anche se non bisogna pretendere più del dovuto da questo anime.
La storia, in vero, non ha nè capo nè coda. Si presenta come una lunga e infinita serie di sfide che il nostro protagonista, Ash Ketchum (o Satoshi, che dir si voglia) deve affrontare per potersi fregiare del titolo di Maestro di Pokémon, ma senza avere mai un vero e proprio senso logico. Lo schema strutturale della serie è abbastanza scialbo, debole, ma soprattutto ripetitivo! I dialoghi lasciano spesso a desiderare (anch'essi di basso profilo) e risultano piuttosto scontati. La storia stessa si discosta parecchio da quella originale presente nei videogame e i protagonisti dal punto di vista emotivo-caratteriale non rendono granché; forse gli unici elementi validi sono il trio del Team Rocket (i nostri antagonisti principali), che rappresentano il punto forte della serie animata. I fondali quasi tutti uguali e le animazioni non proprio eccellenti contribuiscono ad abbassarne la valutazione finale, anche se in compenso ci sono delle buone OST.
Ma, c'è un 'ma'. Bisogna entrare nell'ottica che questo anime, oltre a rivolgersi ad un pubblico chiaramente pre-adolescente, funge in maniera primaria da "sponsor" del videogioco omonimo. La serie prepara il futuro videogiocatore a ciò che lo attende, infondendogli le nozioni necessarie a cominciare la sua avventura. Lo stesso protagonista della storia (il nostro Ash) è pensato per essere simile al giocatore medio di Pokémon, sia dal punto di vista caratteriale che dal punto di vista degli obiettivi da raggiungere, nonostante ad un prima occhiata possa sembrare davvero un personaggio "vuoto", infantile e poco intelligente.
In sostanza il cartone animato deve essere preso per quello che è, senza essere necessariamente caricato di eccessive responsabilità! Un buon 6 in pagella se lo merita tutto, conservando sempre in fondo al cuoricino una lacrima di nostalgia...
Quando uscì in italia questo insulto all'intelligenza umana, (di qualunque età) avevo 17 anni, ero cresciuto con anime di ben altro calibro e fin dai primi episodi capii subito che si trattava di un prodotto puramente commerciale e che purtroppo avrebbe generato un filone (che dura ancora) di anime di svariati generi realizzati con un numero di episodi over 200. Nonostante questo, strinsi i denti e registrando le puntate, le guardavo a tempo perso nei momenti in cui la mia mente aveva bisogno di essere poco stuzzicata. Scelta perfetta! Infatti, puntata dopo puntata già avevo capito tutto lo scarsissimo impegno che quest'anime richiedeva nel seguirlo! Il mio voto è motivato da chiare analisi qui riportate dividendo le inesistenti qualità in punti chiave.
Grafica: character design semplicemente insulso, piatto, poco accattivante, vecchissimo anche se fosse uscito nel 1980, dettaglio generale sotto zero ed animazioni (se così le possiamo chiamare) ridicole. Aggiungiamo un'infinità di Pokèmon dal design (se almeno avessero avuto un aspetto interessante i combattimenti tra loro avrebbero avuto senso) che sembrava essere preso da giocattoli di serie c; solo i colori si salvano (giusto perché è del 1997). Musiche anonime e sonoro solo discreto.
Storia: Insulsa ed inesistente. Ash vuole diventare il miglior allenatore di Pokèmon... Stop!
Episodi: Risultano tutti molto simili tra di loro e spesso sono copia incolla uno dell'altro.
Il fatto che questa ed altre serie sui Pokèmon abbiano accresciuto esponenzialmente i giocattoli ed i videogiochi a loro dedicati fino alla nausea sono una chiara testimonianza di quanto questa serie poco abbia a che fare col mondo dell'animazione giapponese. Da evitare ad ogni costo, se vi volete bene.
Grafica: character design semplicemente insulso, piatto, poco accattivante, vecchissimo anche se fosse uscito nel 1980, dettaglio generale sotto zero ed animazioni (se così le possiamo chiamare) ridicole. Aggiungiamo un'infinità di Pokèmon dal design (se almeno avessero avuto un aspetto interessante i combattimenti tra loro avrebbero avuto senso) che sembrava essere preso da giocattoli di serie c; solo i colori si salvano (giusto perché è del 1997). Musiche anonime e sonoro solo discreto.
Storia: Insulsa ed inesistente. Ash vuole diventare il miglior allenatore di Pokèmon... Stop!
Episodi: Risultano tutti molto simili tra di loro e spesso sono copia incolla uno dell'altro.
Il fatto che questa ed altre serie sui Pokèmon abbiano accresciuto esponenzialmente i giocattoli ed i videogiochi a loro dedicati fino alla nausea sono una chiara testimonianza di quanto questa serie poco abbia a che fare col mondo dell'animazione giapponese. Da evitare ad ogni costo, se vi volete bene.
"Pokemon" è un cartone animato che ha tenuti incollati alla TV milioni di bambini in Italia a partire dai primi anni 2000; esso è tratto da una serie di videogiochi del 1996, diventata in breve tempo popolarissima anche qui in Italia e da cui sono nati vari prodotti tra cui l'anime. La storia è semplice quanto geniale: un ragazzo si mette in viaggio con un Pokemon (mostro tascabile) in giro per il mondo, sognando di diventare l'allenatore più forte; come lui infatti molti altri ragazzi intraprendono questo cammino, catturando nuovi Pokemon con l'ausilio delle sfere pokè ed allenandoli per farli combattere.
Ciò che più caratterizza questo anime sono i combattimenti tra Pokemon, avvincenti, spettacolari e con molte variabili considerato l'elevato numero di Pokemon esistenti (anche se in alcuni casi i match risultano prevedibili).
Non si può considerare forse un prodotto complicato o particolarmente profondo, ma a suo modo cerca di insegnare valori come la cooperazione, la perseveranza e soprattutto l'amicizia. I protagonisti risultano sempre un gruppo ben affiatato, pronto spesso a regalare gag divertenti.
In definitiva, un prodotto senza tempo ed una serie che ha fatto la storia della animazione.
Ciò che più caratterizza questo anime sono i combattimenti tra Pokemon, avvincenti, spettacolari e con molte variabili considerato l'elevato numero di Pokemon esistenti (anche se in alcuni casi i match risultano prevedibili).
Non si può considerare forse un prodotto complicato o particolarmente profondo, ma a suo modo cerca di insegnare valori come la cooperazione, la perseveranza e soprattutto l'amicizia. I protagonisti risultano sempre un gruppo ben affiatato, pronto spesso a regalare gag divertenti.
In definitiva, un prodotto senza tempo ed una serie che ha fatto la storia della animazione.
Partiamo velocemente assegnando il voto finale all'opera: un misero sei. La motivazione di questo voto è solamente una media fra il mio animo infantile e quello più maturo. Il primo sta urlando che questa serie dovrebbe avere un otto come minimo mentre il secondo sostiene che il quattro sarebbe un voto più che adatto.
Ma ora lasciamo stare quello che le mie personalità pensano e passiamo a discutere i pregi e i difetti di questa serie generazionale. Iniziamo dai personaggi: se escludiamo i pokemon, che sono il fulcro di questa serie, e ci concentriamo sui protagonisti umani ci troveremo di fronte a una caratterizzazione veramente banale e poco approfondita. Sì, avete ragione, ognuno ha un suo sogno, chi diventare il migliore allenatore, chi il migliore allevatore ma per il resto non si sa nulla dei nostri "eroi".
Se passiamo alle tematiche poi c'è da piangere. Ebbene, sorpresa delle sorprese, in questa serie c'è solo una tematica: l'amicizia. Non fraintendetemi è una bella tematica ma se dopo duecentosettantasei episodi hai proposto solo quella evidentemente c'è qualcosa che non funziona.
Passiamo infine al punto più "tremendo", ovvero la trama: a lungo andare diventa piatta, noiosa, inutile. Perché, dopo che Ash avrà vinto otto medaglie, sventato diversi piani del Team Rocket (o i team che aggiungeranno nelle serie future), aiutato persone e pokemon, finirà alla lega pokemon e ogni volta finirà per perderla. Questa trama sta andando avanti cosi da quindici anni e penso non cambierà mai fino a che il mondo non si stuferà delle generazioni sempre peggiori che stanno uscendo. Tutto è accompagnato da una grafica che mi potrei permettere di definire imbarazzante. Non è brutta, solo che a lungo andare diventa ripetitiva, fin troppo ripetitiva. Ad esempio le città, escluse quelle dei capi-palestra (e alcune con qualche edificio importane), sono sempre le stesse. Per non parlare di boschi, montagne e altri sfondi che probabilmente saranno un paio, per tipologia, che vengono alternati di continuo.
In riassunto l'unica forza positiva di "Pokemon" sono i pokemon stessi: la parte grafica realizzata meglio, i personaggi più caratterizzati, la cosa più fantasiosa di tutta la serie. Il resto, se fosse una serie da cinquanta/cento puntate, sarebbe anche passabile, ma duecentosettantasei sono veramente un'infinità per quello che il prodotto offre.
Detto ciò, lo consiglio ad un pubblico under tredici o al massimo a qualche nostalgico dei mostriciattoli che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia.
Ma ora lasciamo stare quello che le mie personalità pensano e passiamo a discutere i pregi e i difetti di questa serie generazionale. Iniziamo dai personaggi: se escludiamo i pokemon, che sono il fulcro di questa serie, e ci concentriamo sui protagonisti umani ci troveremo di fronte a una caratterizzazione veramente banale e poco approfondita. Sì, avete ragione, ognuno ha un suo sogno, chi diventare il migliore allenatore, chi il migliore allevatore ma per il resto non si sa nulla dei nostri "eroi".
Se passiamo alle tematiche poi c'è da piangere. Ebbene, sorpresa delle sorprese, in questa serie c'è solo una tematica: l'amicizia. Non fraintendetemi è una bella tematica ma se dopo duecentosettantasei episodi hai proposto solo quella evidentemente c'è qualcosa che non funziona.
Passiamo infine al punto più "tremendo", ovvero la trama: a lungo andare diventa piatta, noiosa, inutile. Perché, dopo che Ash avrà vinto otto medaglie, sventato diversi piani del Team Rocket (o i team che aggiungeranno nelle serie future), aiutato persone e pokemon, finirà alla lega pokemon e ogni volta finirà per perderla. Questa trama sta andando avanti cosi da quindici anni e penso non cambierà mai fino a che il mondo non si stuferà delle generazioni sempre peggiori che stanno uscendo. Tutto è accompagnato da una grafica che mi potrei permettere di definire imbarazzante. Non è brutta, solo che a lungo andare diventa ripetitiva, fin troppo ripetitiva. Ad esempio le città, escluse quelle dei capi-palestra (e alcune con qualche edificio importane), sono sempre le stesse. Per non parlare di boschi, montagne e altri sfondi che probabilmente saranno un paio, per tipologia, che vengono alternati di continuo.
In riassunto l'unica forza positiva di "Pokemon" sono i pokemon stessi: la parte grafica realizzata meglio, i personaggi più caratterizzati, la cosa più fantasiosa di tutta la serie. Il resto, se fosse una serie da cinquanta/cento puntate, sarebbe anche passabile, ma duecentosettantasei sono veramente un'infinità per quello che il prodotto offre.
Detto ciò, lo consiglio ad un pubblico under tredici o al massimo a qualche nostalgico dei mostriciattoli che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia.
I Pokemon sono stati sicuramente una grandissima saga, che nel bene o nel male ha segnato fortemente un'intera generazione: il cartone in televisione, i film al cinema, le figurine, il gioco di carte collezionabili, i giochi per i gameboy...
Occorre fare una fondamentale precisazione iniziale, che è quella relativa alla tipologia di utente a cui è indirizzata la produzione, che è una e una soltanto: quella dei bambini, diciamo tra i 5 e i 12 anni, l'unica in grado di apprezzare i punti forti della serie senza notarne i numerosissimi difetti che invece colpiscono subito (e fanno desistere dalla prosecuzione della visione) chiunque abbia più di 13 anni... A meno di qualche nostalgico che voglia per un po' ritornare bambino (ma lo sfido a riguardarsi tutte le oltre 250 puntate in più serie!).
Trama: è piatta, banale, terribilmente ripetitiva. Le puntate, salvo pochissimi - ma davvero pochi - casi, sono tutte uguali, con la medesima struttura: arrivo in un posto nuovo, incontro con qualcuno (persona e/o pokemon), attacco del TR (sempre i soliti tre), sua sconfitta (normalmente per merito di Pikachu), saluti e via. Il tutto sempre con lo stesso pensiero in testa: diventare il più grande allenatore del mondo, un obiettivo che più si va avanti e più appare irraggiungibile. Il tutto è terribilmente noioso già dopo una decina di puntate, figurarsi dopo centocinquanta o duecento. È un punto da 2.
Finale: di fatto non esiste un finale. E' una storia che può andare avanti all'infinito (finché continueranno a inventare nuovi pokemon, poi chissà).
Personaggi: sono stereotipati, tutti uguali, dei tipi (emblematico come tutte le città di tutto il mondo abbiano le stesse, identiche infermiere e poliziotte, come se fossero tutte gemelle). Persino i protagonisti non hanno spessore. Bisogna dire però che questo è bilanciato dai Pokemon stessi che, paradossalmente, pur non parlando un linguaggio comprensibile, sono più "umani" e profondi. Merito loro se il disastro si ferma sul 4,5.
Grafica: eccettuato per i Pokemon stessi, è come la trama. Ripetitiva all'ossessione. Tutti i boschi sono uguali, tutte le montagne sono uguali, tutte le città, salvo giusto gli edifici più importanti, sono uguali. Le persone sono uguali. I fondali non sono nemmeno curati. Visto che tanto volevano usarli tutte le volte, potevano farli meglio. Ancora una volta solo i Pokemon arrestano il disastro sul 4 (sennò sarebbe stato da 1).
Musica: rispetto al resto, è quella che si comporta meglio. Niente di eccezionale comunque. 7.
Tematiche: l'unica tematica che viene sviluppata è l'amicizia, su più livelli, ma sempre di amicizia si tratta. Alla fine tutti sono amici: gli esseri umani sono amici dei pokemon e viceversa, e chi non la pensa così è destinato al fallimento, finché non imparerà questa regola fondamentale. Ma per esplicarla a pieno sarebbero bastate, anche abbondando molto, trenta puntate.
Complessivamente, quindi 4. Se l'avessi recensito a dieci anni, tuttavia, probabilmente avrei dato almeno un 8. E dunque lo consiglio a tutti i bambini. Per loro, sarà sicuramente una esperienza positiva e felice.
Occorre fare una fondamentale precisazione iniziale, che è quella relativa alla tipologia di utente a cui è indirizzata la produzione, che è una e una soltanto: quella dei bambini, diciamo tra i 5 e i 12 anni, l'unica in grado di apprezzare i punti forti della serie senza notarne i numerosissimi difetti che invece colpiscono subito (e fanno desistere dalla prosecuzione della visione) chiunque abbia più di 13 anni... A meno di qualche nostalgico che voglia per un po' ritornare bambino (ma lo sfido a riguardarsi tutte le oltre 250 puntate in più serie!).
Trama: è piatta, banale, terribilmente ripetitiva. Le puntate, salvo pochissimi - ma davvero pochi - casi, sono tutte uguali, con la medesima struttura: arrivo in un posto nuovo, incontro con qualcuno (persona e/o pokemon), attacco del TR (sempre i soliti tre), sua sconfitta (normalmente per merito di Pikachu), saluti e via. Il tutto sempre con lo stesso pensiero in testa: diventare il più grande allenatore del mondo, un obiettivo che più si va avanti e più appare irraggiungibile. Il tutto è terribilmente noioso già dopo una decina di puntate, figurarsi dopo centocinquanta o duecento. È un punto da 2.
Finale: di fatto non esiste un finale. E' una storia che può andare avanti all'infinito (finché continueranno a inventare nuovi pokemon, poi chissà).
Personaggi: sono stereotipati, tutti uguali, dei tipi (emblematico come tutte le città di tutto il mondo abbiano le stesse, identiche infermiere e poliziotte, come se fossero tutte gemelle). Persino i protagonisti non hanno spessore. Bisogna dire però che questo è bilanciato dai Pokemon stessi che, paradossalmente, pur non parlando un linguaggio comprensibile, sono più "umani" e profondi. Merito loro se il disastro si ferma sul 4,5.
Grafica: eccettuato per i Pokemon stessi, è come la trama. Ripetitiva all'ossessione. Tutti i boschi sono uguali, tutte le montagne sono uguali, tutte le città, salvo giusto gli edifici più importanti, sono uguali. Le persone sono uguali. I fondali non sono nemmeno curati. Visto che tanto volevano usarli tutte le volte, potevano farli meglio. Ancora una volta solo i Pokemon arrestano il disastro sul 4 (sennò sarebbe stato da 1).
Musica: rispetto al resto, è quella che si comporta meglio. Niente di eccezionale comunque. 7.
Tematiche: l'unica tematica che viene sviluppata è l'amicizia, su più livelli, ma sempre di amicizia si tratta. Alla fine tutti sono amici: gli esseri umani sono amici dei pokemon e viceversa, e chi non la pensa così è destinato al fallimento, finché non imparerà questa regola fondamentale. Ma per esplicarla a pieno sarebbero bastate, anche abbondando molto, trenta puntate.
Complessivamente, quindi 4. Se l'avessi recensito a dieci anni, tuttavia, probabilmente avrei dato almeno un 8. E dunque lo consiglio a tutti i bambini. Per loro, sarà sicuramente una esperienza positiva e felice.
"Pokemon", probabilmente tutti la ricorderemo non come l'anime che ci ha lasciato ore ed ore davanti al computer ma il "cartone" che ci ha appassionato e rovinato (in senso abbastanza positivo) tutti i pomeriggi invernali. Doppiato abbastanza discretamente dalla Mediaset è sicuramente uno dei migliori prodotti, a livello commerciale, mai importati dal Giappone. Ricordo che ogni giorno attendevo con ansia che si facessero le 4 per poter vedere le avventure di Ash ed il suo Pikachu! E pensare che allora neanche ero a conoscenza del mondo dei manga mi fa pensare che ho sempre avuto un'affinità per l'animazione giapponese!
Ash è un ragazzino che ha un'aspirazione: Diventare un allenatore pokemon. Diciamo che i preparativi sarebbero ottimi se non fosse per un unico problema, ci sono solo tre pokemon disponibili per cominciare la sua avventura e lui il giorno che doveva andare a sceglierne uno si è addormentato e non ha sentito suonare la sveglia. Il professore Oak, colui che si occupa di affidare il primo pokemon per iniziare la carriera di allenatore, però riesce a far avverare il sogno di Ash affidandogli uno dei pokemon appena catturato: Pikachu. Da questo momento, però, comincia la vera storia di Ash e Pikachu che cominceranno a "girovagare per il mondo" [Citazione necessaria] per catturare nuovi pokemon e sconfiggere i vari capo palestra per ottenere le medaglie.
Pokemon è uno di quei titoli nostalgici che non si può valutare senza ricordare i moltissimi momenti felici dell'infanzia. Non è un'idea geniale quella di questi mostriciattoli che combattono (ritengo che "Digimon" sia più interessante) eppure riusciva a mantenere i bambini incollati allo schermo. In fondo il rapporto Ash/Pikachu era qualcosa di formidabile e a anche molto istruttivo. Non è uno shonen "Pokemon" è più un Komodo Fantasy. Infatti proprio i temi trattati sono infantili (sebbene importanti): l'amicizia, il trattare bene gli animali, il credere sempre in se stessi, il non arrendersi mai, il fatto che avere un sogno e cercare di realizzarlo non è per niente un male. Pokemon è un anime che farei vedere volentieri ai miei figli anzi che obbligherei a vedere (ovviamente con me accanto!). Probabilmente questi 276 episodi sono le perle per questa vastissima saga che, ahimè, ormai si è persa. Nelle serie successive infatti cominciano ad esserci vari errori logistici e di coerenza.
Tecnicamente non si può discutere. Non è impeccabile ma i disegni sono gradevoli - Pikachu da piccolo e pacioccone diventa carino nel proseguire degli episodi -. Gli scontri però sono con delle carine animazioni e una degna regia. Ciò che invece non va è l'apparato di OST. Le canzoni di sottofondo non vanno e l'opening italiana è una delle canzoni più odiose mai sentite. Giorgio Vanni come cantante non va proprio, ha creato una delle canzoni più ripetitive e fastidiose di sempre. Il problema è che ti entra in testa questa canzone e rimarrà lì per sempre pronta a torturarti quando ricordi i bei tempi dei "Pokemon".
Ovviamente è consigliatissimo!
Ash è un ragazzino che ha un'aspirazione: Diventare un allenatore pokemon. Diciamo che i preparativi sarebbero ottimi se non fosse per un unico problema, ci sono solo tre pokemon disponibili per cominciare la sua avventura e lui il giorno che doveva andare a sceglierne uno si è addormentato e non ha sentito suonare la sveglia. Il professore Oak, colui che si occupa di affidare il primo pokemon per iniziare la carriera di allenatore, però riesce a far avverare il sogno di Ash affidandogli uno dei pokemon appena catturato: Pikachu. Da questo momento, però, comincia la vera storia di Ash e Pikachu che cominceranno a "girovagare per il mondo" [Citazione necessaria] per catturare nuovi pokemon e sconfiggere i vari capo palestra per ottenere le medaglie.
Pokemon è uno di quei titoli nostalgici che non si può valutare senza ricordare i moltissimi momenti felici dell'infanzia. Non è un'idea geniale quella di questi mostriciattoli che combattono (ritengo che "Digimon" sia più interessante) eppure riusciva a mantenere i bambini incollati allo schermo. In fondo il rapporto Ash/Pikachu era qualcosa di formidabile e a anche molto istruttivo. Non è uno shonen "Pokemon" è più un Komodo Fantasy. Infatti proprio i temi trattati sono infantili (sebbene importanti): l'amicizia, il trattare bene gli animali, il credere sempre in se stessi, il non arrendersi mai, il fatto che avere un sogno e cercare di realizzarlo non è per niente un male. Pokemon è un anime che farei vedere volentieri ai miei figli anzi che obbligherei a vedere (ovviamente con me accanto!). Probabilmente questi 276 episodi sono le perle per questa vastissima saga che, ahimè, ormai si è persa. Nelle serie successive infatti cominciano ad esserci vari errori logistici e di coerenza.
Tecnicamente non si può discutere. Non è impeccabile ma i disegni sono gradevoli - Pikachu da piccolo e pacioccone diventa carino nel proseguire degli episodi -. Gli scontri però sono con delle carine animazioni e una degna regia. Ciò che invece non va è l'apparato di OST. Le canzoni di sottofondo non vanno e l'opening italiana è una delle canzoni più odiose mai sentite. Giorgio Vanni come cantante non va proprio, ha creato una delle canzoni più ripetitive e fastidiose di sempre. Il problema è che ti entra in testa questa canzone e rimarrà lì per sempre pronta a torturarti quando ricordi i bei tempi dei "Pokemon".
Ovviamente è consigliatissimo!
Si dice che ogni generazione abbia un anime culto, una "prima cotta" considerata irripetibile - e che spesso è stata l'ingranaggio a farci appassionare di animazione giapponese in generale -, qualcosa che ci si porterà dietro per tutta la vita, insostituibile nel proprio cuore per quante altre serie belle e valide si vedano. Se negli anni '80 i protagonisti erano robottoni e fanciulle dal tragico passato, negli anni '90 combattuti triangoli amorosi e ragazzini dai superpoteri, ebbene la serie culto a cavallo del secolo per me e molti altri coetanei è stata indubbiamente quella dei piccoli mostriciattoli tascabili.
Tengo a precisare che in questa recensione mi riferirò alle prime due serie, quelle che trattano i pokemon della prima generazione, per intenderci; in Giappone unica serie, da Mediaset qui divisa in "Indigo League" e "Saga delle Isole Orange". Il motivo di tale scelta è che reputo le prime stagioni non paragonabili all'odierno proseguimento, in seguito ne spiegherò i motivi nel dettaglio. Iniziamo!
La storia: ha proprio bisogno di presentazioni? Seguendo in linea generale il corso degli eventi del videogioco uscito l'anno prima per la console portatile "game boy", ci presenta le vicende del giovane Satoshi, un bambino pigro e viziato, ma con una grande voglia di crescere, di partire all'esplorazione e alla cattura dei pokemon come tutti gli altri bambini del paese che, al compimento del decimo anno d'età, lasciano la propria casa per partire all'avventura. Lo scopo di questo viaggio è diventare autonomi, conoscere persone e maturare, nonostante il tutto passi in secondo piano di fronte al lato "entertainment" e "otaku" della serie. In altre parole: il comporsi una squadra di mostri tascabili allenati per combattere contro altri allenatori e collezionarli catalogandoli nel "pokedex", un bestiario elettronico comprendente varie informazioni sulle specie di pokemon.
Ed è proprio da questi ultimi due aspetti che partono le critiche alla serie: "Ma questi ragazzini non vanno a scuola?"; "ma come fanno a gestirsi essendo così piccoli?"; "ma come fanno a non sentirsi soli?"; "ma non provano amore verso un'altra persona?", eccetera. Personalmente non reputo tali critiche illegittime, anzi me le pongo regolarmente ogniqualvolta veda qualcosa. Ma qui le reputo fuori luogo per una questione di prospettiva. Il motivo è semplice: essendo tratta da un videogioco, non si potevano cancellare le componenti della lotta e del collezionismo, che sono intrinseche alla storia. In virtù di questa sua natura videoludica, "Pokémon" non vuole essere un prodotto credibile, è un prodotto per bambini, e non credo che a questi ultimi vadano proposte sempre serie e razionali, anzi la realtà è più che sufficiente ad allontanarci dalla capacità di sognare. Ad esempio un fatto irreale è che nel pokémondo non esistano animali. Ciò si spiega dal fatto che qui gli animali siano proprio i pokemon: pensiamoci, anche gli animali crescono, provano emozioni, comunicano senza conoscere il linguaggio umano, tranne Meowth, che guarda caso ha un corrispondente felino parlante nella narrativa per l'infanzia.
Ma, considerata la sua origine, "Pokémon" non di meno è sorprendentemente ricco di messaggi positivi e simbolici: non si è soli, viaggiando si incontrano persone con cui si potrà fare più o meno amicizia, tuttavia a un certo punto arriverà anche il momento di separarsi. Il fallimento esiste - pensiamo al finale... non è positivo se la si vede in prospettiva di successo -, ma allo stesso tempo non ci si deve far abbattere da esso, c'è sempre una possibilità per ricominciare, e va cercata all'interno di se stessi. La storia ha una struttura circolare, chiusa (vi è un ritorno alle origini), ma allo stesso tempo lascia aperta una prospettiva per il futuro.
Dal lato tecnico, abbiamo una sigla memorabile, sia nell'originale versione giapponese sia nella versione inglese (il cui motivo viene utilizzato come brano di chiusura del primo arco narrativo nella versione italiana), che, ovviamente, nella nostra versione. A più di 10 anni di distanza, ascoltare "voglio andare dove mi va, e non fermarmi qua..." mi dà ancora i brividi come quel pomeriggio di terza elementare quando vidi il mio primo episodio in tv. Anche la grafica è ottima, gli sfondi e gli attacchi sono tutti colorati a mano, non vi è il minimo uso di CG come nelle serie successive. Le tonalità sono sempre molto calde. I volti dei protagonisti sono curati e anche Pikachu è simpaticamente paffutello, ispirando più simpatia con la sua vocetta più dolce e meno metallica rispetto al robottino delle serie successive.
A proposito di questo, come ho menzionato prima, quest'anime oggi è crollato su se stesso a causa dell'enorme successo che ha riscosso, diventando una commercialata insipida e inguardabile per la ripetitività degli episodi e l'appiattimento, grafico e caratteriale, di tutti i protagonisti. Vogliamo mettere Misty con Vera o Lucinda? Brock "old school" con il Brock odierno - perché sembrano veramente due personaggi diversi, e questo discorso vale anche per Ash e Pikachu e tutti gli altri mostri? Tuttavia queste prime due serie, Indigo e Orange League, appartenenti a un universo storico differente dal seguito - vi sono 10 anni di differenza, ma graficamente e tecnicamente rimangono le migliori - riusciranno nondimeno ad appassionarvi e a trasmettervi dei sentimenti e a riscaldarvi il cuore, basta prenderle nel modo giusto; mettetevi comodi, estraniatevi da questa caotica e fredda realtà quotidiana e tornate bambini, per partire in esplorazione, non solo del mondo, ma anche di voi stessi.
In conclusione, voto 9 solo a causa di qualche episodio un po' sottotono rispetto agli altri, ma d'altra parte non ho mai usato il 10 né credo lo farò mai. La perfezione non esiste. Ma credetemi, questa serie merita, ed è praticamente obbligata per chi ha conosciuto i pokemon dal 2002 in poi. Tornate alla base e scoprite le origini del mito!
Tengo a precisare che in questa recensione mi riferirò alle prime due serie, quelle che trattano i pokemon della prima generazione, per intenderci; in Giappone unica serie, da Mediaset qui divisa in "Indigo League" e "Saga delle Isole Orange". Il motivo di tale scelta è che reputo le prime stagioni non paragonabili all'odierno proseguimento, in seguito ne spiegherò i motivi nel dettaglio. Iniziamo!
La storia: ha proprio bisogno di presentazioni? Seguendo in linea generale il corso degli eventi del videogioco uscito l'anno prima per la console portatile "game boy", ci presenta le vicende del giovane Satoshi, un bambino pigro e viziato, ma con una grande voglia di crescere, di partire all'esplorazione e alla cattura dei pokemon come tutti gli altri bambini del paese che, al compimento del decimo anno d'età, lasciano la propria casa per partire all'avventura. Lo scopo di questo viaggio è diventare autonomi, conoscere persone e maturare, nonostante il tutto passi in secondo piano di fronte al lato "entertainment" e "otaku" della serie. In altre parole: il comporsi una squadra di mostri tascabili allenati per combattere contro altri allenatori e collezionarli catalogandoli nel "pokedex", un bestiario elettronico comprendente varie informazioni sulle specie di pokemon.
Ed è proprio da questi ultimi due aspetti che partono le critiche alla serie: "Ma questi ragazzini non vanno a scuola?"; "ma come fanno a gestirsi essendo così piccoli?"; "ma come fanno a non sentirsi soli?"; "ma non provano amore verso un'altra persona?", eccetera. Personalmente non reputo tali critiche illegittime, anzi me le pongo regolarmente ogniqualvolta veda qualcosa. Ma qui le reputo fuori luogo per una questione di prospettiva. Il motivo è semplice: essendo tratta da un videogioco, non si potevano cancellare le componenti della lotta e del collezionismo, che sono intrinseche alla storia. In virtù di questa sua natura videoludica, "Pokémon" non vuole essere un prodotto credibile, è un prodotto per bambini, e non credo che a questi ultimi vadano proposte sempre serie e razionali, anzi la realtà è più che sufficiente ad allontanarci dalla capacità di sognare. Ad esempio un fatto irreale è che nel pokémondo non esistano animali. Ciò si spiega dal fatto che qui gli animali siano proprio i pokemon: pensiamoci, anche gli animali crescono, provano emozioni, comunicano senza conoscere il linguaggio umano, tranne Meowth, che guarda caso ha un corrispondente felino parlante nella narrativa per l'infanzia.
Ma, considerata la sua origine, "Pokémon" non di meno è sorprendentemente ricco di messaggi positivi e simbolici: non si è soli, viaggiando si incontrano persone con cui si potrà fare più o meno amicizia, tuttavia a un certo punto arriverà anche il momento di separarsi. Il fallimento esiste - pensiamo al finale... non è positivo se la si vede in prospettiva di successo -, ma allo stesso tempo non ci si deve far abbattere da esso, c'è sempre una possibilità per ricominciare, e va cercata all'interno di se stessi. La storia ha una struttura circolare, chiusa (vi è un ritorno alle origini), ma allo stesso tempo lascia aperta una prospettiva per il futuro.
Dal lato tecnico, abbiamo una sigla memorabile, sia nell'originale versione giapponese sia nella versione inglese (il cui motivo viene utilizzato come brano di chiusura del primo arco narrativo nella versione italiana), che, ovviamente, nella nostra versione. A più di 10 anni di distanza, ascoltare "voglio andare dove mi va, e non fermarmi qua..." mi dà ancora i brividi come quel pomeriggio di terza elementare quando vidi il mio primo episodio in tv. Anche la grafica è ottima, gli sfondi e gli attacchi sono tutti colorati a mano, non vi è il minimo uso di CG come nelle serie successive. Le tonalità sono sempre molto calde. I volti dei protagonisti sono curati e anche Pikachu è simpaticamente paffutello, ispirando più simpatia con la sua vocetta più dolce e meno metallica rispetto al robottino delle serie successive.
A proposito di questo, come ho menzionato prima, quest'anime oggi è crollato su se stesso a causa dell'enorme successo che ha riscosso, diventando una commercialata insipida e inguardabile per la ripetitività degli episodi e l'appiattimento, grafico e caratteriale, di tutti i protagonisti. Vogliamo mettere Misty con Vera o Lucinda? Brock "old school" con il Brock odierno - perché sembrano veramente due personaggi diversi, e questo discorso vale anche per Ash e Pikachu e tutti gli altri mostri? Tuttavia queste prime due serie, Indigo e Orange League, appartenenti a un universo storico differente dal seguito - vi sono 10 anni di differenza, ma graficamente e tecnicamente rimangono le migliori - riusciranno nondimeno ad appassionarvi e a trasmettervi dei sentimenti e a riscaldarvi il cuore, basta prenderle nel modo giusto; mettetevi comodi, estraniatevi da questa caotica e fredda realtà quotidiana e tornate bambini, per partire in esplorazione, non solo del mondo, ma anche di voi stessi.
In conclusione, voto 9 solo a causa di qualche episodio un po' sottotono rispetto agli altri, ma d'altra parte non ho mai usato il 10 né credo lo farò mai. La perfezione non esiste. Ma credetemi, questa serie merita, ed è praticamente obbligata per chi ha conosciuto i pokemon dal 2002 in poi. Tornate alla base e scoprite le origini del mito!
E' inutile odiarlo a amarlo: qua siamo di fronte a uno degli anime che con una disarmante semplicità è riuscito a far breccia nel cuore di tutto il mondo adolescente nella fascia fine anni Novanta, duemila e fino a tuttora incontrastato. Spesso la qualità e la grandezza di un anime tendono a essere prestabilite secondo uno stretto cerchio di regole tra le quali la complessità della trama, la riflessione che dà, il reparto tecnico e sonoro, fino ai colpi di scena inaspettati e la regia da maestri. Nonostante qui siamo difronte a una modesta opera per un target giovane, tutto ciò supera quelle barriere di complessità, facendo giocare a loro favore quella candida spontaneità che mai tenta di andare oltre a macchinosi schemi ideologici.
Da tutto ciò è nato un anime che ha fatto storia, e che storia! Dalla sua uscita vediamo quasi un nuovo film all'anno accompagnato da videogiochi e vari intrattenimenti che nonostante più di una decade di attività non abbassano mai il loro interesse, una macchina che gira sempre perfettamente, nonostante si modifichino degli elementi. "Pokémon" sarà sì un colosso della commercialità, ma bisogna inchinarsi di fronte a tanta genialità nascosta.
La storia è semplice: Ash (nella celebre versione nostrana) è un ragazzo molto giovane che si trova in un mondo leggermente differente dal nostro. Gli animali qui sono appunto dei Pokémon e sì hanno degli utilizzi simili a quelli realistici, ma anche per altri fini, ovvero i combattimenti. No, niente di spaventoso e cruento, perché questi animali hanno tutti poteri speciali e differenti, e come se si trattasse di un vero e proprio sport si divertono a duellare tra di loro non trascurando mai insegnamenti quali il rispetto verso tutti e la lealtà. L'intera e lunga se non infinita vicenda ruoterà intorno al ragazzo che scoprirà insieme a sempre nuovi compagni tanti sentimenti, misteriosi intrighi, naturalmente riguardanti il suo mondo, e che farà crescere i suoi spettatori iniettando loro quelli che sono il rispetto e il divertimento nello stare insieme agli animali. Perché, anche se assolutamente non dà la sensazione di voler fare da insegnamento, quest'anime con brio fa capire anche ai più piccoli quanto speciali possano essere gli animali, di qualunque tipo ovviamente.
Nonostante la grafica sia un po' (ovviamente) vecchia, mantiene un reparto pulito, dai disegni semplici ma mai rigidi, così come le animazioni piuttosto fluide per un genere di poche pretese come quello per giovani. La trama si ripeterà varie volte, ma mai si sentirà pesante; tutte le pecche vengono assopite dal grandioso sistema e dal mondo creatovi attorno sapientemente.
Perciò, che dire, a mio avviso ci troviamo di fronte all'esperimento meglio riuscito, quando si parla di semplicità che colma ogni divario inserendosi nelle leggende senza troppe difficoltà.
Da tutto ciò è nato un anime che ha fatto storia, e che storia! Dalla sua uscita vediamo quasi un nuovo film all'anno accompagnato da videogiochi e vari intrattenimenti che nonostante più di una decade di attività non abbassano mai il loro interesse, una macchina che gira sempre perfettamente, nonostante si modifichino degli elementi. "Pokémon" sarà sì un colosso della commercialità, ma bisogna inchinarsi di fronte a tanta genialità nascosta.
La storia è semplice: Ash (nella celebre versione nostrana) è un ragazzo molto giovane che si trova in un mondo leggermente differente dal nostro. Gli animali qui sono appunto dei Pokémon e sì hanno degli utilizzi simili a quelli realistici, ma anche per altri fini, ovvero i combattimenti. No, niente di spaventoso e cruento, perché questi animali hanno tutti poteri speciali e differenti, e come se si trattasse di un vero e proprio sport si divertono a duellare tra di loro non trascurando mai insegnamenti quali il rispetto verso tutti e la lealtà. L'intera e lunga se non infinita vicenda ruoterà intorno al ragazzo che scoprirà insieme a sempre nuovi compagni tanti sentimenti, misteriosi intrighi, naturalmente riguardanti il suo mondo, e che farà crescere i suoi spettatori iniettando loro quelli che sono il rispetto e il divertimento nello stare insieme agli animali. Perché, anche se assolutamente non dà la sensazione di voler fare da insegnamento, quest'anime con brio fa capire anche ai più piccoli quanto speciali possano essere gli animali, di qualunque tipo ovviamente.
Nonostante la grafica sia un po' (ovviamente) vecchia, mantiene un reparto pulito, dai disegni semplici ma mai rigidi, così come le animazioni piuttosto fluide per un genere di poche pretese come quello per giovani. La trama si ripeterà varie volte, ma mai si sentirà pesante; tutte le pecche vengono assopite dal grandioso sistema e dal mondo creatovi attorno sapientemente.
Perciò, che dire, a mio avviso ci troviamo di fronte all'esperimento meglio riuscito, quando si parla di semplicità che colma ogni divario inserendosi nelle leggende senza troppe difficoltà.
Per "Pokèmon" non si possono fare valutazioni oggettive in merito alla struttura dell'anime, la grafica, la trama o l'originalità. Per "Pokèmon" vale il detto "o lo ami o lo odi".
Tutti abbiamo avuto a che fare con questo "prodotto", in quanto la sua popolarità è insuperabile. Chiunque sia nato negli anni '90 ha visto nascere e crescere un fenomeno di dimensioni globali. A mio parere il 1998, l'anno della comparsa dei Pokèmon in Italia, è l'anno che ha sdoganato, nel bene e nel male, gli anime giapponesi in Italia. E' una specie di seconda repubblica per gli anime. Da quel momento è scattato un interesse spasmodico per quei prodotti tanto apprezzati dal pubblico di età compresa tra i cinque e i tredici anni, talvolta con effetti disastrosi: molti anime infatti erano e sono spacciati come se fossero adatti a un target di soli bambini, perdendo gran parte del valore iniziale. Esempi in merito: "Yu-Gi-Oh" e tutto ciò che passava prima dagli USA per poi arrivare in Italia.
Ma torniamo a parlare di Pokèmon, la prima serie. Insieme alla folla che acclamava Pikachu c'era la folla che insinuava la presenza di Satana che si infiltrava nelle case di chiunque attraverso Ash & co. Infatti Pokèmon è stato accusato dei seguenti fatti: razzismo, sadismo, violenza, predicare l'evoluzionismo, praticare la magia nera, insultare diverse credenze religione, causare attacchi epilettici (questo è vero purtroppo), sfruttamento degli animali, vari ed eventuali.
Ma potrà mai essere "Pokèmon" il prodotto più riuscito del maligno o sono semplicemente farneticazioni di gruppi religiosi estremisti? A voi l'ardua sentenza.
La trama è talmente famosa che sarebbe di dubbia utilità la mia versione.
Pokèmon, la prima serie, resterà per sempre nei cuori di chiunque era bambino all'epoca per un semplice fatto: chi era bambino allora è cresciuto a pane e Pokèmon: si parlava solo di Pokèmon e si aveva tutto dei Pokèmon. Se devo ringraziare qualcuno o qualcosa per avermi iniziato agli anime e alla passione per il Giappone... be', avete capito di cosa sto parlando.
Sebbene sia un grandissimo fan, lo sconsiglio a chiunque voglia avventurarsi nel mondo di Ash, Pikachu, capipalestra e gotta catch'em all. E' una fatica degna di Ercole poiché il numero di episodi non è affatto un fattore trascurabile; la trama della prima serie, seppur molto allegra e spensierata, è alquanto ripetitiva e dopo un po' scoccia, soprattutto se sia hanno più di tredici anni.
Lo posso invece consigliare a chi ha voglia di fare un bel tuffo nel passato o chi non si ricorda quanto fosse emozionante affrontare ogni giorno un pokèmon diverso o una nuova sfida alla conquista del titolo di Pokèmon Master. Io non mi inoltrerò nella parabola discendente che ha caratterizzato inevitabilmente una serie così longeva, perché per ogni serie andrebbe fatto un discorso a parte. Io dico questo: se non avete pianto quando Ash ha tentato di salvare Pikachu dallo stormo di sperow, se non avete riso quando è stata carbonizzata la bici di Misty, se non vi siete emozionati quando il charizard di Ash ha sconfitto il Blastoise di Gary, se non avete mai ripetuto il motto del Team Rocket, be', avete perso uno spaccato di storia degli anime in Italia che ha cambiato, nel bene e nel male, la vita di molti bambini allora, appassionati confermatissimi di manga e anime oggi. Voto ad honorem: 10.
Tutti abbiamo avuto a che fare con questo "prodotto", in quanto la sua popolarità è insuperabile. Chiunque sia nato negli anni '90 ha visto nascere e crescere un fenomeno di dimensioni globali. A mio parere il 1998, l'anno della comparsa dei Pokèmon in Italia, è l'anno che ha sdoganato, nel bene e nel male, gli anime giapponesi in Italia. E' una specie di seconda repubblica per gli anime. Da quel momento è scattato un interesse spasmodico per quei prodotti tanto apprezzati dal pubblico di età compresa tra i cinque e i tredici anni, talvolta con effetti disastrosi: molti anime infatti erano e sono spacciati come se fossero adatti a un target di soli bambini, perdendo gran parte del valore iniziale. Esempi in merito: "Yu-Gi-Oh" e tutto ciò che passava prima dagli USA per poi arrivare in Italia.
Ma torniamo a parlare di Pokèmon, la prima serie. Insieme alla folla che acclamava Pikachu c'era la folla che insinuava la presenza di Satana che si infiltrava nelle case di chiunque attraverso Ash & co. Infatti Pokèmon è stato accusato dei seguenti fatti: razzismo, sadismo, violenza, predicare l'evoluzionismo, praticare la magia nera, insultare diverse credenze religione, causare attacchi epilettici (questo è vero purtroppo), sfruttamento degli animali, vari ed eventuali.
Ma potrà mai essere "Pokèmon" il prodotto più riuscito del maligno o sono semplicemente farneticazioni di gruppi religiosi estremisti? A voi l'ardua sentenza.
La trama è talmente famosa che sarebbe di dubbia utilità la mia versione.
Pokèmon, la prima serie, resterà per sempre nei cuori di chiunque era bambino all'epoca per un semplice fatto: chi era bambino allora è cresciuto a pane e Pokèmon: si parlava solo di Pokèmon e si aveva tutto dei Pokèmon. Se devo ringraziare qualcuno o qualcosa per avermi iniziato agli anime e alla passione per il Giappone... be', avete capito di cosa sto parlando.
Sebbene sia un grandissimo fan, lo sconsiglio a chiunque voglia avventurarsi nel mondo di Ash, Pikachu, capipalestra e gotta catch'em all. E' una fatica degna di Ercole poiché il numero di episodi non è affatto un fattore trascurabile; la trama della prima serie, seppur molto allegra e spensierata, è alquanto ripetitiva e dopo un po' scoccia, soprattutto se sia hanno più di tredici anni.
Lo posso invece consigliare a chi ha voglia di fare un bel tuffo nel passato o chi non si ricorda quanto fosse emozionante affrontare ogni giorno un pokèmon diverso o una nuova sfida alla conquista del titolo di Pokèmon Master. Io non mi inoltrerò nella parabola discendente che ha caratterizzato inevitabilmente una serie così longeva, perché per ogni serie andrebbe fatto un discorso a parte. Io dico questo: se non avete pianto quando Ash ha tentato di salvare Pikachu dallo stormo di sperow, se non avete riso quando è stata carbonizzata la bici di Misty, se non vi siete emozionati quando il charizard di Ash ha sconfitto il Blastoise di Gary, se non avete mai ripetuto il motto del Team Rocket, be', avete perso uno spaccato di storia degli anime in Italia che ha cambiato, nel bene e nel male, la vita di molti bambini allora, appassionati confermatissimi di manga e anime oggi. Voto ad honorem: 10.
Onestamente è con grande difficoltà che mi accingo a recensire quest'anime. Il motivo del mio imbarazzo sta nel fatto che non trovo le parole per descrivere il bassissimo livello raggiunto dall'animazione giapponese (e non solo, probabilmente mondiale) con questa serie.
Nata sull'onda del grande successo dei videogiochi omonimi, questa serie è incentrata su Ash Ketchum, giovane di belle speranze che nutre il sogno di diventare il miglior allenatore di pokémon del mondo. Nel suo viaggio, fatto di scontri con i vari capi-palestra e incontri con pokémon di tutti i tipi, verrà affiancato dapprima da Brok, altro ragazzo che vuole diventare un allevatore (con la L) di pokémon, e da Misty, una capo-palestra battuta dallo stesso Ash e tremendamente rompiscatole. Successivamente il trio base cambierà, a differenza della trama molto statica. Principali avversari dei nostri sono i membri del Team Rocket, Jesse, James (evidente riferimento al bandito Jesse James) e il loro pokémon Meowth: tre sfigatissimi cattivi che finiscono con il prenderle e scappare via in ogni episodio.
La trama procede sempre, inesorabilmente, imperturbabilmente, in questo modo. Ogni tanto c'è un'evoluzione. Per il resto basta. Ash dopo mille difficoltà batte sempre il cattivo di turno. Il Team Rocket cerca sempre di rubare Pikachu, il pokemon di Ash, senza mai riuscirci e finisce in orbita. Punto. Non c'è un colpo di scena, un evento particolare, una novità, nulla di nulla di nulla. La noia che pervade lo spettatore quando realizza che al confronto persino "Dragon Ball" sembra un anime dalla storia mai ripetitiva è totale. Insomma, "Pokémon" è uno di quegli anime che abbiamo tutti imparato ad amare solo perché eravamo piccoli e inconsapevoli e ce lo propinavano a tutte le ore del giorno e della notte, ma che un adulto in grado di intendere e di volere non potrebbe mai apprezzare.
Ci sono solo due cose che si salvano:
- le sigle, che poi non sono niente di eccezionale, però il motivetto è accattivante, tutto sommato, e ti rimane in testa;
- i disegni. Quelli in effetti sono realizzati davvero bene. La fantasia che sta dietro all'aspetto dei vari mostri tascabili è indubbiamente da apprezzare. Il risultato è assolutamente positivo e la grafica va migliorando di anno in anno, risultando convincente.
Concludendo: non posso dare più di tre a quest'opera. Non gli do uno per quelle due cose decenti, ma non di più. Non lo consiglio a nessuno.
Nata sull'onda del grande successo dei videogiochi omonimi, questa serie è incentrata su Ash Ketchum, giovane di belle speranze che nutre il sogno di diventare il miglior allenatore di pokémon del mondo. Nel suo viaggio, fatto di scontri con i vari capi-palestra e incontri con pokémon di tutti i tipi, verrà affiancato dapprima da Brok, altro ragazzo che vuole diventare un allevatore (con la L) di pokémon, e da Misty, una capo-palestra battuta dallo stesso Ash e tremendamente rompiscatole. Successivamente il trio base cambierà, a differenza della trama molto statica. Principali avversari dei nostri sono i membri del Team Rocket, Jesse, James (evidente riferimento al bandito Jesse James) e il loro pokémon Meowth: tre sfigatissimi cattivi che finiscono con il prenderle e scappare via in ogni episodio.
La trama procede sempre, inesorabilmente, imperturbabilmente, in questo modo. Ogni tanto c'è un'evoluzione. Per il resto basta. Ash dopo mille difficoltà batte sempre il cattivo di turno. Il Team Rocket cerca sempre di rubare Pikachu, il pokemon di Ash, senza mai riuscirci e finisce in orbita. Punto. Non c'è un colpo di scena, un evento particolare, una novità, nulla di nulla di nulla. La noia che pervade lo spettatore quando realizza che al confronto persino "Dragon Ball" sembra un anime dalla storia mai ripetitiva è totale. Insomma, "Pokémon" è uno di quegli anime che abbiamo tutti imparato ad amare solo perché eravamo piccoli e inconsapevoli e ce lo propinavano a tutte le ore del giorno e della notte, ma che un adulto in grado di intendere e di volere non potrebbe mai apprezzare.
Ci sono solo due cose che si salvano:
- le sigle, che poi non sono niente di eccezionale, però il motivetto è accattivante, tutto sommato, e ti rimane in testa;
- i disegni. Quelli in effetti sono realizzati davvero bene. La fantasia che sta dietro all'aspetto dei vari mostri tascabili è indubbiamente da apprezzare. Il risultato è assolutamente positivo e la grafica va migliorando di anno in anno, risultando convincente.
Concludendo: non posso dare più di tre a quest'opera. Non gli do uno per quelle due cose decenti, ma non di più. Non lo consiglio a nessuno.
I Pokémon nacquero come videogioco in Giappone nel 1995. Il gioco consisteva in un mondo abitato da creature chiamate pokémon, dei piccoli mostri che venivano usati per farli combattere tra loro e vincere delle medaglie, anche se nel corso del gioco si incontrano molte persone che li usano per ben altri scopi, ad esempio come semplici animali domestici o amici.
Si poteva scegliere tra due versioni del gioco: Pokémon Blu o rosso. Poi a questi furono fatti seguire altri giochi: Pokèmon Verde, Pokémon Giallo, Pokémon Oro, Argento, ecc.
La serie animata fu creata nel 1998, arrivò in Italia nel 2000 e ricorda vagamente il gioco Pokémon Giallo.
L’anime è diviso in 5 serie (“Pokémon”, “Pokémon: oltre i cieli dell’avventura”, “Always Pokémon”,” Pokémon: Johto League Champions”, “Pokémon: Master Quest”) ed è tutto sommato un anime piacevole e divertente.
Ciò nonostante non riesco a dargli più di 5, premettendo che credo di essermi fermato a “Always Pokèmon” - forse anche quella non l’ho vista tutta.
Ma il punto è un altro. L'idea iniziale era interessante: questo mondo con creature fantastiche del tutto inventate, con varie caratteristiche che le rendono tutte uniche tra loro, purtroppo l'idea, ottima in sé, è stata rovinata da un sacco di cose.
I personaggi sono terribilmente stereotipati; a ogni modo non sono tanto gli stereotipi in sé a non piacermi ma il fatto che, in moltissimi altri casi, trovo che i personaggi anche stereotipati siano comunque ben utilizzati tanto da risultare comunque ben riusciti. Qui però i personaggi sono talmente stereotipati da risultare irritanti: Ash è il classico ragazzino presuntuoso che vuole arrivare a essere il migliore di tutti in qualcosa, in questo caso il migliore allenatore di pokémon. Misty è la classica ragazza che non fa altro che battibeccare con il protagonista, ma in realtà gli vuole molto bene. Brock è un classico cervellone. La serie è tutto un via via di personaggi "classici", "già visti", e nulla di più, tant'è che gli stessi pokémon sono caratterizzati meglio.
Per i disegni, oddio, non è la peggiore grafica che abbia mai visto, ma è comunque molto piatta e scadente, i paesaggi poi sono così anonimi, privi di qualsiasi caratteristica.
Non è veramente possibile che ogni episodio sia incentrato sui tentativi del team rocket di rubare Pikachiu: ogni volta, magari nel bel mezzo di una battaglia, appaiono loro che dicono il loro motto, tentano di rubare ma poi perdono, tutto un continuo di ripetersi delle stesse azioni.
Altre piccole note : i personaggi non crescono mai, non si evolvono mai, cioè a vedere la serie si capisce che passa del tempo (un anno, per esempio, tra la prima e seconda serie), eppure i personaggi rimangono sempre gli stessi.
Inoltre alcuni aspetti dell'anime in sé sono un po' assurde: insomma, che un ragazzino a soli 10-11 anni possa lasciare casa così mi sembra fin troppo irreale.
Poi le infermiere Joy e le poliziotte Jenny, tutte identiche: mi sembra un po' troppo poco originale.
Non c'è proprio niente da fare, il tentativo di creare una serie anime basata sul videogioco si è rivelato un totale fallimento.
Non gli do meno di 5 perché in fondo di tanto in tanto mi va di vedere qualche episodio.
Si poteva scegliere tra due versioni del gioco: Pokémon Blu o rosso. Poi a questi furono fatti seguire altri giochi: Pokèmon Verde, Pokémon Giallo, Pokémon Oro, Argento, ecc.
La serie animata fu creata nel 1998, arrivò in Italia nel 2000 e ricorda vagamente il gioco Pokémon Giallo.
L’anime è diviso in 5 serie (“Pokémon”, “Pokémon: oltre i cieli dell’avventura”, “Always Pokémon”,” Pokémon: Johto League Champions”, “Pokémon: Master Quest”) ed è tutto sommato un anime piacevole e divertente.
Ciò nonostante non riesco a dargli più di 5, premettendo che credo di essermi fermato a “Always Pokèmon” - forse anche quella non l’ho vista tutta.
Ma il punto è un altro. L'idea iniziale era interessante: questo mondo con creature fantastiche del tutto inventate, con varie caratteristiche che le rendono tutte uniche tra loro, purtroppo l'idea, ottima in sé, è stata rovinata da un sacco di cose.
I personaggi sono terribilmente stereotipati; a ogni modo non sono tanto gli stereotipi in sé a non piacermi ma il fatto che, in moltissimi altri casi, trovo che i personaggi anche stereotipati siano comunque ben utilizzati tanto da risultare comunque ben riusciti. Qui però i personaggi sono talmente stereotipati da risultare irritanti: Ash è il classico ragazzino presuntuoso che vuole arrivare a essere il migliore di tutti in qualcosa, in questo caso il migliore allenatore di pokémon. Misty è la classica ragazza che non fa altro che battibeccare con il protagonista, ma in realtà gli vuole molto bene. Brock è un classico cervellone. La serie è tutto un via via di personaggi "classici", "già visti", e nulla di più, tant'è che gli stessi pokémon sono caratterizzati meglio.
Per i disegni, oddio, non è la peggiore grafica che abbia mai visto, ma è comunque molto piatta e scadente, i paesaggi poi sono così anonimi, privi di qualsiasi caratteristica.
Non è veramente possibile che ogni episodio sia incentrato sui tentativi del team rocket di rubare Pikachiu: ogni volta, magari nel bel mezzo di una battaglia, appaiono loro che dicono il loro motto, tentano di rubare ma poi perdono, tutto un continuo di ripetersi delle stesse azioni.
Altre piccole note : i personaggi non crescono mai, non si evolvono mai, cioè a vedere la serie si capisce che passa del tempo (un anno, per esempio, tra la prima e seconda serie), eppure i personaggi rimangono sempre gli stessi.
Inoltre alcuni aspetti dell'anime in sé sono un po' assurde: insomma, che un ragazzino a soli 10-11 anni possa lasciare casa così mi sembra fin troppo irreale.
Poi le infermiere Joy e le poliziotte Jenny, tutte identiche: mi sembra un po' troppo poco originale.
Non c'è proprio niente da fare, il tentativo di creare una serie anime basata sul videogioco si è rivelato un totale fallimento.
Non gli do meno di 5 perché in fondo di tanto in tanto mi va di vedere qualche episodio.
Chi quando era piccolo non ha mai visto almeno una puntata di quest'anime?
Nati nel 1995, i Pokémon sono diventati un fenomeno enorme tanto che ancora oggi a distanza di anni sono conosciuti da tutti i bambini e non.
Le avventure si svolgono in un mondo simile al nostro ma dove non esistono animali come li conosciamo noi, ma delle creature un po' diverse con poteri particolari e che vengono addestrati da dei ragazzini per poi usarli in combattimento - ma non in modo crudele come facciamo noi con cani e altro.
Ash è un giovane ragazzo di Pallet che ha raggiunto l'età per ricevere il primo Pokémon che, come ben saprete, sarà il celeberrimo Pikachu che lo accompagnerà in tutte le sue avventure.
Inizia così il suo viaggio dove dovrà vedersela con il Team Rocket, dei criminali che vogliono usare i Pokémon per loschi affari, che cercheranno di rubargli il suo Pikachu.
Fortunatamente Ash non percorrerà il suo viaggio da solo perché incontrerà la giovane Misty e il buon Brock, due capi-palestra che lo seguiranno dopo averli sconfitti in battaglia.
La trama si basa su dei semplici episodi in cui Ash e compagnia bella vagano per dei boschi, si perdono, incontrano gente bisognosa di aiuto, arriva il Team Rocket, lo battono e aiutano le persone e poi proseguono il loro viaggio, finché non arrivano in città e lì ci saranno le classiche puntate con il combattimento in palestra dove ovviamente Ash uscirà vittorioso.
Tecnicamente Pokémon non è eccelso così come lascia a desiderare per quanto riguarda la storia, adatta a un pubblico di piccoli.
Le sigle invece sono entrate nel cuore dei bambini italiani, io personalmente le conoscevo benissimo a memoria e mi divertivo a cantarle.
In fondo Pokémon vuole anche trasmettere un bel messaggio di amicizia tra umani e Pokémon che diventano compagni inseparabili degli allenatori proprio come farebbe il vostro cucciolo di Labrador, Terranova, Setter, ecc..
Concludendo, l'anime non è certamente un capolavoro, ma per i bei ricordi che mi ha lasciato almeno un 7 se lo merita perché i Pokémon in fondo sono sempre i Pokémon, anche se ultimamente si sono divertiti a crearne milioni e milioni e ormai non ne conosco più nessuno.
Nati nel 1995, i Pokémon sono diventati un fenomeno enorme tanto che ancora oggi a distanza di anni sono conosciuti da tutti i bambini e non.
Le avventure si svolgono in un mondo simile al nostro ma dove non esistono animali come li conosciamo noi, ma delle creature un po' diverse con poteri particolari e che vengono addestrati da dei ragazzini per poi usarli in combattimento - ma non in modo crudele come facciamo noi con cani e altro.
Ash è un giovane ragazzo di Pallet che ha raggiunto l'età per ricevere il primo Pokémon che, come ben saprete, sarà il celeberrimo Pikachu che lo accompagnerà in tutte le sue avventure.
Inizia così il suo viaggio dove dovrà vedersela con il Team Rocket, dei criminali che vogliono usare i Pokémon per loschi affari, che cercheranno di rubargli il suo Pikachu.
Fortunatamente Ash non percorrerà il suo viaggio da solo perché incontrerà la giovane Misty e il buon Brock, due capi-palestra che lo seguiranno dopo averli sconfitti in battaglia.
La trama si basa su dei semplici episodi in cui Ash e compagnia bella vagano per dei boschi, si perdono, incontrano gente bisognosa di aiuto, arriva il Team Rocket, lo battono e aiutano le persone e poi proseguono il loro viaggio, finché non arrivano in città e lì ci saranno le classiche puntate con il combattimento in palestra dove ovviamente Ash uscirà vittorioso.
Tecnicamente Pokémon non è eccelso così come lascia a desiderare per quanto riguarda la storia, adatta a un pubblico di piccoli.
Le sigle invece sono entrate nel cuore dei bambini italiani, io personalmente le conoscevo benissimo a memoria e mi divertivo a cantarle.
In fondo Pokémon vuole anche trasmettere un bel messaggio di amicizia tra umani e Pokémon che diventano compagni inseparabili degli allenatori proprio come farebbe il vostro cucciolo di Labrador, Terranova, Setter, ecc..
Concludendo, l'anime non è certamente un capolavoro, ma per i bei ricordi che mi ha lasciato almeno un 7 se lo merita perché i Pokémon in fondo sono sempre i Pokémon, anche se ultimamente si sono divertiti a crearne milioni e milioni e ormai non ne conosco più nessuno.
Nel nome di quest'anime è spiegata gran parte dell'essenza dell'opera stessa: Pokèmon non è altro che l'unione di due termini abbreviati quali "Pocket" (tascabile) e "Monsters" (mostri). Unificando il tutto abbiamo infatti dei mostriciattoli tascabili, che in definitiva è ciò che sono i Pokèmon.
L'idea di base era carina, originale e simpatica, soprattutto se vista con gli occhi di un bambino, target originale di quest'anime. In vero il tutto nacque con il chiaro intento di creare un blockbuster da merchandising con gadget di ogni tipo tutt'oggi ancora discretamente sulla cresta dell'onda. Oltre ai suddetti (già largamente preannunciati) successi commerciali, i Pokèmon divennero prestissimo il punto di riferimento dell'animazione giapponese destinata ai più giovani.
La trama penso la conoscerete tutti ed è piuttosto semplice da descrivere. Il tutto è ambientato in un mondo popolato da questi strani "mostriciattoli" che possono essere catturati tramite una pocketball, ossia una sfera particolare (tascabile appunto) dentro la quale il mostro di turno può essere facilmente "risucchiato" o espulso, a seconda delle necessità. Una volta catturata, in linea di massima la bestiola sarà ai servigi di chi è riuscito a prenderla, anche se in molti casi queste creature dimostrano un carattere particolare e hanno bisogno di cure e di "allenamenti" diversi per rendere al meglio e per evolversi nel loro stadio finale quanto prima.
Esistono parecchie centinaia di pokèmon diversi con relative trasformazioni tra uno stadio e l'altro. Sin d'ora ho parlato di "mostri" dato che da "monsters" deriva il loro nome, ma sarebbe più corretto dire che la maggior parte dei pokèmon hanno un aspetto tutt'altro che mostruoso. Molti di loro sembrano dei cuccioli bisognosi di coccole ma, a prescindere dal loro aspetto, ognuno di loro ha dettagliate caratteristiche fisiche, caratteriali e combattive, che possono poi variare da soggetto a soggetto anche nell'ambito della stessa razza. Quel che sarà chiaro, a questo punto della recensione, è lo scopo dei pokèmon all'interno dell'anime, ossia il combattimento con altri pokèmon in tornei o scontri di altro genere, ma non mancheranno certo tutta una serie di articolate situazioni di contorno.
Graficamente parlando, abbiamo una qualità medio bassa, sicuramente al di sotto dello standard di quegli anni. I disegni sono semplici semplici, puliti ma spesso fin troppo "grezzi".
La caratterizzazione dei personaggi è ridotta al minimo indispensabile, del resto i veri protagonisti sono i Pokèmon e non chi li "manovra".
Ricapitolando quanto scritto finora potremmo senz'altro dire che, vista con gli occhi di un bambino, ci troviamo dinnanzi a un'opera estremamente valida sotto molti aspetti.
Non si tratta affatto del capolavoro assoluto che qualcuno vorrebbe far credere, siamo lontanissimi da livelli di eccellenza, ma certo è che per valutarla obiettivamente bisogna usare il metro di giudizio di un bambino e la cosa non è più tanto facile raggiunta una certa età. Per un pubblico adulto e "vaccinato" quest'opera non ha veramente nulla da offrire. Per i giovanissimi Pokémon rappresenta a mio avviso un'ottima occasione per entrare a contatto con l'animazione giapponese, un tipo di animazione in questo caso praticamente priva di violenza, ma persino in grado di elargire qualche buon insegnamento morale di tanto in tanto.
Nonostante la natura essenzialmente commerciale e la pochezza di tanti aspetti, secondo me Pokémon è un anime che nel complesso non si può giudicare negativamente.
L'idea di base era carina, originale e simpatica, soprattutto se vista con gli occhi di un bambino, target originale di quest'anime. In vero il tutto nacque con il chiaro intento di creare un blockbuster da merchandising con gadget di ogni tipo tutt'oggi ancora discretamente sulla cresta dell'onda. Oltre ai suddetti (già largamente preannunciati) successi commerciali, i Pokèmon divennero prestissimo il punto di riferimento dell'animazione giapponese destinata ai più giovani.
La trama penso la conoscerete tutti ed è piuttosto semplice da descrivere. Il tutto è ambientato in un mondo popolato da questi strani "mostriciattoli" che possono essere catturati tramite una pocketball, ossia una sfera particolare (tascabile appunto) dentro la quale il mostro di turno può essere facilmente "risucchiato" o espulso, a seconda delle necessità. Una volta catturata, in linea di massima la bestiola sarà ai servigi di chi è riuscito a prenderla, anche se in molti casi queste creature dimostrano un carattere particolare e hanno bisogno di cure e di "allenamenti" diversi per rendere al meglio e per evolversi nel loro stadio finale quanto prima.
Esistono parecchie centinaia di pokèmon diversi con relative trasformazioni tra uno stadio e l'altro. Sin d'ora ho parlato di "mostri" dato che da "monsters" deriva il loro nome, ma sarebbe più corretto dire che la maggior parte dei pokèmon hanno un aspetto tutt'altro che mostruoso. Molti di loro sembrano dei cuccioli bisognosi di coccole ma, a prescindere dal loro aspetto, ognuno di loro ha dettagliate caratteristiche fisiche, caratteriali e combattive, che possono poi variare da soggetto a soggetto anche nell'ambito della stessa razza. Quel che sarà chiaro, a questo punto della recensione, è lo scopo dei pokèmon all'interno dell'anime, ossia il combattimento con altri pokèmon in tornei o scontri di altro genere, ma non mancheranno certo tutta una serie di articolate situazioni di contorno.
Graficamente parlando, abbiamo una qualità medio bassa, sicuramente al di sotto dello standard di quegli anni. I disegni sono semplici semplici, puliti ma spesso fin troppo "grezzi".
La caratterizzazione dei personaggi è ridotta al minimo indispensabile, del resto i veri protagonisti sono i Pokèmon e non chi li "manovra".
Ricapitolando quanto scritto finora potremmo senz'altro dire che, vista con gli occhi di un bambino, ci troviamo dinnanzi a un'opera estremamente valida sotto molti aspetti.
Non si tratta affatto del capolavoro assoluto che qualcuno vorrebbe far credere, siamo lontanissimi da livelli di eccellenza, ma certo è che per valutarla obiettivamente bisogna usare il metro di giudizio di un bambino e la cosa non è più tanto facile raggiunta una certa età. Per un pubblico adulto e "vaccinato" quest'opera non ha veramente nulla da offrire. Per i giovanissimi Pokémon rappresenta a mio avviso un'ottima occasione per entrare a contatto con l'animazione giapponese, un tipo di animazione in questo caso praticamente priva di violenza, ma persino in grado di elargire qualche buon insegnamento morale di tanto in tanto.
Nonostante la natura essenzialmente commerciale e la pochezza di tanti aspetti, secondo me Pokémon è un anime che nel complesso non si può giudicare negativamente.
Da sempre ho sostenuto che ogni anime va visto dall'inizio alla fine nella sua interezza prima di potere essere giudicato. I Pokémon hanno messo in seria crisi questa mia convinzione. Per farsi un'idea di quest'anime basta guardarne una sola puntata, una qualsiasi.
Ho iniziato a guardarli appena adolescente giusto per capire cosa fosse mai questo fenomeno che stava dilagando. All'inizio mi era sembrato abbastanza divertente, ma andando avanti con gli episodi l'entusiasmo si è affievolito molto; possibile che 9 puntate su 10 fossero dedicate alle penose performance del Team Rocket? Ho cominciato a saltare qualche episodio, ma a parte rari casi il Team Rocket continuava a dominare la scena, allora da lì in avanti ho deciso di guardarne solo una puntata ogni 6 o 7. E niente, ogni volta sullo schermo c'erano sempre loro. Allora mi sono posto un problema statistico: quante probabilità ci sono che, guardando puntate a casaccio, riesca a beccarmi sempre e solo quelle in cui c'è il Team Rocket?
Poi arrivarono i Digimon, i veri re del genere "mostri collezionabili", e fu così che decisi di mettere la parola fine a tutto ciò che riguardava i Pokémon.
Grafica: 6
I colori sono un po' piatti, le animazioni appena sufficienti, il character design è insipido e privo di fantasia (a parte un po' quello dei mostriciattoli, ovviamente, sono il fulcro della "storia"), l'ambientazione non è minimamente curata. Cioè, se gli eventi si svolgono in un mondo che chiaramente non corrisponde al nostro (di certo non siamo sul pianeta Terra, dato che i Pokémon non esistono e nessuno ha mai sentito parlare di "Pallet Town" o simili), almeno dirci in che cavolo di pianeta e/o di realtà alternativa si svolga il tutto non sarebbe stato sgradito.
Sonoro: 8
Qui è dove l'anime dà il massimo. Gli scontri tra Pokémon sono interessanti non tanto per lo scontro in sé, quanto per le musiche di sottofondo. Anche gli effetti speciali non sono male.
Godibilità: 4
E' semplicemente esasperante guardare un anime in cui quasi tutte le puntate sono dannatamente uguali. Se le singole avventure di per sé possono anche essere discrete, rivedere per decine e decine di volte sempre le stesse situazioni è una tortura medievale: sigla iniziale; i nostri amici arrivano in un villaggio; incontrano un nuovo personaggio e/o un nuovo pokémon; arriva il Team Rocket che tenta di rubare il pokémon in questione; Pikachu salva tutti con il suo elettroshock; grazie e arrivederci; sigla finale. Guardare i Pokémon è come lavorare in una catena di montaggio. A 'sto punto meglio gli abominevoli filler di Naruto, almeno quelli sono un po' vari. Anche le (rare) puntate in cui si procede con la (ridicola) storia sono piuttosto simili tra loro, cambiano solo i Pokémon utilizzati.
Di tutto l'anime salverei solo le prime 3-5 puntate, non di più.
Personaggi: 4
I personaggi si dividono in 2 categorie: gli anonimi (tipo Ash e i vari tizi che egli incontra nei suoi vagabondaggi) e gli stereotipi (Brock, Misty e il Team Rocket). Si può dire che la piattezza del loro design rispecchi alla perfezione la loro piattezza caratteriale. Penso di non esagerare se dico che a volte vengono superati dai loro stessi Pokémon.
Storia: 3
Ash parte per un viaggio con lo scopo di diventare il migliore allenatore di Pokémon del mondo. Fine. Non so se ci riuscirà, e onestamente non me ne può importare di meno. Qualunque sia l'esito, l'unica cosa che posso assicurarvi è che non c'è alcun vero e proprio sviluppo, niente svolte degne di nota né colpi di scena, solo calma piatta.
Profondità: 2
Beh, in un certo senso qualche spunto di riflessione (purtroppo involontario) c'è: per esempio il fatto che i Pokémon vengano trattati letteralmente come dei giocattoli, catturati e fatti combattere per il solo divertimento dei mocciosi, peggio dei gladiatori nell'antica Roma: almeno quelli non erano costretti a passare 9/10 della loro esistenza in una sfera poké. A proposito: in base a quale assurda legge fisica funzionerebbero 'ste sfere non s'è ancora capito. Stregoneria? Sono questi i concetti davvero dannosi per un bambino, non gli hentai. Come dite? I padroni sono tenuti a trattare con amore i propri Pokémon? E ci mancherebbe altro!
Commento finale
Penso che quest'anime dimostri meglio di ogni altro che l'importanza storica di un titolo non coincide necessariamente con la sua effettiva qualità. E' vero, se non ci fossero stati i Pokémon non ci sarebbero mai stati i Digimon, i Monster Rancher, Medarot, Flint, e compagnia bella, ma è altrettanto vero che i peggiori esponenti di questo genere forse sono proprio i Pokémon. Sì, perfino i Monster Rancher, per quel poco che ho visto, li superano. E di molto, anche.
Voto finale: 3
Pokémon è un anime in cui pressoché tutte le puntate sono uguali, secondo me non merita di essere visto. Se questo fosse il suo unico difetto, da solo basterebbe a sconsigliarne la visione.
Ho iniziato a guardarli appena adolescente giusto per capire cosa fosse mai questo fenomeno che stava dilagando. All'inizio mi era sembrato abbastanza divertente, ma andando avanti con gli episodi l'entusiasmo si è affievolito molto; possibile che 9 puntate su 10 fossero dedicate alle penose performance del Team Rocket? Ho cominciato a saltare qualche episodio, ma a parte rari casi il Team Rocket continuava a dominare la scena, allora da lì in avanti ho deciso di guardarne solo una puntata ogni 6 o 7. E niente, ogni volta sullo schermo c'erano sempre loro. Allora mi sono posto un problema statistico: quante probabilità ci sono che, guardando puntate a casaccio, riesca a beccarmi sempre e solo quelle in cui c'è il Team Rocket?
Poi arrivarono i Digimon, i veri re del genere "mostri collezionabili", e fu così che decisi di mettere la parola fine a tutto ciò che riguardava i Pokémon.
Grafica: 6
I colori sono un po' piatti, le animazioni appena sufficienti, il character design è insipido e privo di fantasia (a parte un po' quello dei mostriciattoli, ovviamente, sono il fulcro della "storia"), l'ambientazione non è minimamente curata. Cioè, se gli eventi si svolgono in un mondo che chiaramente non corrisponde al nostro (di certo non siamo sul pianeta Terra, dato che i Pokémon non esistono e nessuno ha mai sentito parlare di "Pallet Town" o simili), almeno dirci in che cavolo di pianeta e/o di realtà alternativa si svolga il tutto non sarebbe stato sgradito.
Sonoro: 8
Qui è dove l'anime dà il massimo. Gli scontri tra Pokémon sono interessanti non tanto per lo scontro in sé, quanto per le musiche di sottofondo. Anche gli effetti speciali non sono male.
Godibilità: 4
E' semplicemente esasperante guardare un anime in cui quasi tutte le puntate sono dannatamente uguali. Se le singole avventure di per sé possono anche essere discrete, rivedere per decine e decine di volte sempre le stesse situazioni è una tortura medievale: sigla iniziale; i nostri amici arrivano in un villaggio; incontrano un nuovo personaggio e/o un nuovo pokémon; arriva il Team Rocket che tenta di rubare il pokémon in questione; Pikachu salva tutti con il suo elettroshock; grazie e arrivederci; sigla finale. Guardare i Pokémon è come lavorare in una catena di montaggio. A 'sto punto meglio gli abominevoli filler di Naruto, almeno quelli sono un po' vari. Anche le (rare) puntate in cui si procede con la (ridicola) storia sono piuttosto simili tra loro, cambiano solo i Pokémon utilizzati.
Di tutto l'anime salverei solo le prime 3-5 puntate, non di più.
Personaggi: 4
I personaggi si dividono in 2 categorie: gli anonimi (tipo Ash e i vari tizi che egli incontra nei suoi vagabondaggi) e gli stereotipi (Brock, Misty e il Team Rocket). Si può dire che la piattezza del loro design rispecchi alla perfezione la loro piattezza caratteriale. Penso di non esagerare se dico che a volte vengono superati dai loro stessi Pokémon.
Storia: 3
Ash parte per un viaggio con lo scopo di diventare il migliore allenatore di Pokémon del mondo. Fine. Non so se ci riuscirà, e onestamente non me ne può importare di meno. Qualunque sia l'esito, l'unica cosa che posso assicurarvi è che non c'è alcun vero e proprio sviluppo, niente svolte degne di nota né colpi di scena, solo calma piatta.
Profondità: 2
Beh, in un certo senso qualche spunto di riflessione (purtroppo involontario) c'è: per esempio il fatto che i Pokémon vengano trattati letteralmente come dei giocattoli, catturati e fatti combattere per il solo divertimento dei mocciosi, peggio dei gladiatori nell'antica Roma: almeno quelli non erano costretti a passare 9/10 della loro esistenza in una sfera poké. A proposito: in base a quale assurda legge fisica funzionerebbero 'ste sfere non s'è ancora capito. Stregoneria? Sono questi i concetti davvero dannosi per un bambino, non gli hentai. Come dite? I padroni sono tenuti a trattare con amore i propri Pokémon? E ci mancherebbe altro!
Commento finale
Penso che quest'anime dimostri meglio di ogni altro che l'importanza storica di un titolo non coincide necessariamente con la sua effettiva qualità. E' vero, se non ci fossero stati i Pokémon non ci sarebbero mai stati i Digimon, i Monster Rancher, Medarot, Flint, e compagnia bella, ma è altrettanto vero che i peggiori esponenti di questo genere forse sono proprio i Pokémon. Sì, perfino i Monster Rancher, per quel poco che ho visto, li superano. E di molto, anche.
Voto finale: 3
Pokémon è un anime in cui pressoché tutte le puntate sono uguali, secondo me non merita di essere visto. Se questo fosse il suo unico difetto, da solo basterebbe a sconsigliarne la visione.
"Pokemon" è un anime a parere mio bello, ma non mi ha mai fatto impazzire. Innanzitutto la storia è troppo lunga, con episodi davvero troppo simili, che quindi risultano ripetitivi e anche noiosi; anche i disegni secondo me non sono bellissimi.
Comunque gli metto sei e non l'insufficenza perché comunque in altri punti è anche carino e divertente, quindi diciamo che me lo vedevo abbastanza volentieri. Ho iniziato a vedere questo anime quando ero più piccolo e prima mi faceva impazzire, però purtroppo andando avanti con la storia si è sempre fatto più noioso, scontato e in alcuni momenti anche banale.
Comunque lo consiglio a tutti coloro che sono in cerca di un titolo avventuroso e fantasioso destinati ai più piccoli.
Comunque gli metto sei e non l'insufficenza perché comunque in altri punti è anche carino e divertente, quindi diciamo che me lo vedevo abbastanza volentieri. Ho iniziato a vedere questo anime quando ero più piccolo e prima mi faceva impazzire, però purtroppo andando avanti con la storia si è sempre fatto più noioso, scontato e in alcuni momenti anche banale.
Comunque lo consiglio a tutti coloro che sono in cerca di un titolo avventuroso e fantasioso destinati ai più piccoli.
Ho iniziato a guardare questo anime quando ero in prima media. Inizialmente ne sono rimasto esaltato, sia per la sigla (spesso un anime me lo faccio piacere a forza solo per la bella sigla) sia per l'idea che sta alla base dei Pokèmon: catturare mostri da fare combattere. Sono anche andato a vedere i primi due film.
Peccato che ben presto l'incantesimo si è rotto. Sospettavo che ci fosse un videogioco legato ai Pokèmon, ma non ne fui sicuro finché non vidi la pubblicità. Una volta comprato il videogioco, ho mantenuto per poco l'interesse per l'anime, ma alla fine mi sono dedicato esclusivamente a Pokèmon Blu, poi Giallo, ed infine Cristallo.
Il cartone sfrutta malissimo l'idea del videogioco. Ogni episodio è estremamente ripetitivo, a partire dagli interventi del Team Rocket (inizialmente divertenti, ma poi fastidiosissimi) e del loro motto. Sentirlo per la centesima volta inizia a dare sui nervi.
I combattimenti hanno una parte minima in ogni episodio, durano pochissimo e non hanno nulla di speciale. Quelli un po' più seri, come quando Ash affronta un forte rivale od un capopalestra, sono misurati col contagocce, e spesso sono interrotti da un ennesimo stressante attacco del Team Rocket. La maggior parte dell'episodio è occupata da noiose scene buoniste, in cui un personaggio di passaggio (che i personaggi non rivedranno mai, nonostante si scambino cordiali saluti, baci e abbracci a fine puntata) mostra ai protagonisti come utilizzare i Pokèmon in varie cavolate: coltivare una serra, far volare una mongolfiera, organizzare spettacoli ecc.
La serie si salva un po' nei film (ne ho visti 4), in cui i combattimenti e le scene d'azione sono un po' più lunghe e meno patetiche, ma un 4 non glielo leva nessuno. Una serie inguardabile, tranne forse per i bambini molto piccoli (in quel caso, meglio i Pokèmon che i Teletubbies XD).
Peccato che ben presto l'incantesimo si è rotto. Sospettavo che ci fosse un videogioco legato ai Pokèmon, ma non ne fui sicuro finché non vidi la pubblicità. Una volta comprato il videogioco, ho mantenuto per poco l'interesse per l'anime, ma alla fine mi sono dedicato esclusivamente a Pokèmon Blu, poi Giallo, ed infine Cristallo.
Il cartone sfrutta malissimo l'idea del videogioco. Ogni episodio è estremamente ripetitivo, a partire dagli interventi del Team Rocket (inizialmente divertenti, ma poi fastidiosissimi) e del loro motto. Sentirlo per la centesima volta inizia a dare sui nervi.
I combattimenti hanno una parte minima in ogni episodio, durano pochissimo e non hanno nulla di speciale. Quelli un po' più seri, come quando Ash affronta un forte rivale od un capopalestra, sono misurati col contagocce, e spesso sono interrotti da un ennesimo stressante attacco del Team Rocket. La maggior parte dell'episodio è occupata da noiose scene buoniste, in cui un personaggio di passaggio (che i personaggi non rivedranno mai, nonostante si scambino cordiali saluti, baci e abbracci a fine puntata) mostra ai protagonisti come utilizzare i Pokèmon in varie cavolate: coltivare una serra, far volare una mongolfiera, organizzare spettacoli ecc.
La serie si salva un po' nei film (ne ho visti 4), in cui i combattimenti e le scene d'azione sono un po' più lunghe e meno patetiche, ma un 4 non glielo leva nessuno. Una serie inguardabile, tranne forse per i bambini molto piccoli (in quel caso, meglio i Pokèmon che i Teletubbies XD).
Purtroppo la prima serie di questa saga la si ricorderà per un'agghiacciante sigla che ha fatto conoscere al popolo italico quell'allucinante e schizofrenica voce di Giorgio Vanni, che ci sconquassava i timpani con la sua gottacheccemmòl boghemòn, un qualcosa di perfettamente malriuscito in ogni suo punto, dove il disgusto musicale del sottoscritto aveva raggiunti livelli di conati davvero irripetibili, diciamoci la verità, un rutto era da candidare alla vittoria del festivalbar, rispetto a questa assurda sigla.
Fatti i dovuti e doverosi complimenti al cantante da strapazzo che ancora ci perseguita con le sue maledette esecuzioni canore e con canzoni che disturbano l'intestino tenue e crasso come pochi, vi passo a parlare dell'opera.
L'opera è quanto di più semplice si potesse concepire, laddove si capisce fin da subito che è una vera macchina per far soldi a livello di merchandising sfruttando tutte le possibilità di cui è dotata questo anime, roba da impallidire pilastri dell'animazione giapponese conosciutissimi. Beh, tenente presente che in Italia la serie ci è giunta solo 3 anni dopo dalla sua prima TV nipponica e ha dimostrato sin da subito le sue potenzialità commerciali: cancelleria scolastica, gadgets di ogni genere (slippini compresi, mica pizze e fichi), serie infinite di anime e di film tematici, addirittura in un primo periodo anche canali tematici (vedasi k2) fino ad arrivare a ciò che costituiscono i veri soldi di questo merchandising, ovvero le carte collezionabili e, soprattutto, i videogame di ogni colore e specie, su cui Nintendo ha costruito le fortune successive a Super Mario.
In effetti la serie ricorda molto l'idraulico dalla tuta rossa, solo che qui i mostrini che c'erano lì qui sono i protagonisti assoluti della vicenda, e la maggior parte di loro praticamente è la carta vincente per leggere la morale di quest'opera. In pratica gli scontri, gli innumerevoli tornei, gli allenatori di questi mostrini, le sfere Pokè non sono tutto all'interno di questa immensa opera.
Gli elementi principali sono i bambini, la loro gioia nello stringere innumerevoli amicizie con cui crescere e vivere innumerevoli avventure e soprattutto il tema portante di tutte le saghe: la cultura del diverso. I Pokemon sono dei mostrini, giusto? Con singolari e particolari poteri, nonchè con evoluzioni di un potere sempre più forte, giusto? A volte sono un pericolo per l'umanità, giusto?
Ebbene, ci sono alcuni di questi mostrini che il più delle volte non viene visto bene dalla massa, anzi, alcuni di loro, o per l'aspetto mostruoso, o per i poteri che si ritrovano, non vengono visti di buon occhio, e quindi soggetti a traversie non tanto piacevoli.
Uno dei protagonisti, Ash, però, non la pensa così. In ognuno di essi c'è vita, c'è sacrificio verso il prossimo e un valido aiuto per il nostro pianeta, in cui in molti di questi esserini si richiama anche l'aspetto dei sentimenti, della natura e degli elementi vitali per il nostro pianeta, da cui essi traggono tutta la loro forza, quindi escludere chi è diverso è sinonimo della chiave finale di lettura di quest'opera.
Il cartone animato in questione, indirizzato sì ai bambini, vuole dare una legnata di quelle davvero pesanti agli adulti. Mi spiego meglio, il rispetto per chi è diverso, per chi ha una natura diversa dal consueto delle masse non deve essere visto come un disprezzo verso un mostro orribile. Chi si comporta così farebbe meglio a vedere l'orrore nel suo animo, perché sarà lui il peggiore tra tutti i mostri, altro che Pokemon, e questo cartone non manca più volte di sottolineare, sia pure con righe comiche, questo importantissimo particolare, e bastano anche una decina di episodi per rendersene conto, ve lo posso assicurare.
Fatti i dovuti e doverosi complimenti al cantante da strapazzo che ancora ci perseguita con le sue maledette esecuzioni canore e con canzoni che disturbano l'intestino tenue e crasso come pochi, vi passo a parlare dell'opera.
L'opera è quanto di più semplice si potesse concepire, laddove si capisce fin da subito che è una vera macchina per far soldi a livello di merchandising sfruttando tutte le possibilità di cui è dotata questo anime, roba da impallidire pilastri dell'animazione giapponese conosciutissimi. Beh, tenente presente che in Italia la serie ci è giunta solo 3 anni dopo dalla sua prima TV nipponica e ha dimostrato sin da subito le sue potenzialità commerciali: cancelleria scolastica, gadgets di ogni genere (slippini compresi, mica pizze e fichi), serie infinite di anime e di film tematici, addirittura in un primo periodo anche canali tematici (vedasi k2) fino ad arrivare a ciò che costituiscono i veri soldi di questo merchandising, ovvero le carte collezionabili e, soprattutto, i videogame di ogni colore e specie, su cui Nintendo ha costruito le fortune successive a Super Mario.
In effetti la serie ricorda molto l'idraulico dalla tuta rossa, solo che qui i mostrini che c'erano lì qui sono i protagonisti assoluti della vicenda, e la maggior parte di loro praticamente è la carta vincente per leggere la morale di quest'opera. In pratica gli scontri, gli innumerevoli tornei, gli allenatori di questi mostrini, le sfere Pokè non sono tutto all'interno di questa immensa opera.
Gli elementi principali sono i bambini, la loro gioia nello stringere innumerevoli amicizie con cui crescere e vivere innumerevoli avventure e soprattutto il tema portante di tutte le saghe: la cultura del diverso. I Pokemon sono dei mostrini, giusto? Con singolari e particolari poteri, nonchè con evoluzioni di un potere sempre più forte, giusto? A volte sono un pericolo per l'umanità, giusto?
Ebbene, ci sono alcuni di questi mostrini che il più delle volte non viene visto bene dalla massa, anzi, alcuni di loro, o per l'aspetto mostruoso, o per i poteri che si ritrovano, non vengono visti di buon occhio, e quindi soggetti a traversie non tanto piacevoli.
Uno dei protagonisti, Ash, però, non la pensa così. In ognuno di essi c'è vita, c'è sacrificio verso il prossimo e un valido aiuto per il nostro pianeta, in cui in molti di questi esserini si richiama anche l'aspetto dei sentimenti, della natura e degli elementi vitali per il nostro pianeta, da cui essi traggono tutta la loro forza, quindi escludere chi è diverso è sinonimo della chiave finale di lettura di quest'opera.
Il cartone animato in questione, indirizzato sì ai bambini, vuole dare una legnata di quelle davvero pesanti agli adulti. Mi spiego meglio, il rispetto per chi è diverso, per chi ha una natura diversa dal consueto delle masse non deve essere visto come un disprezzo verso un mostro orribile. Chi si comporta così farebbe meglio a vedere l'orrore nel suo animo, perché sarà lui il peggiore tra tutti i mostri, altro che Pokemon, e questo cartone non manca più volte di sottolineare, sia pure con righe comiche, questo importantissimo particolare, e bastano anche una decina di episodi per rendersene conto, ve lo posso assicurare.
Correvano i primi mesi dell’anno 2000, e l’italica gioventù fu scossa da qualcosa di incredibile. Migliaia di bambini e ragazzi, in piena era Playstation, abbandonarono la grafica 3D che sembrava ormai componente indispensabile per ogni videogioco, la grigia console Sony, i giochi sportivi, di lotta o di piattaforme, per dedicarsi in massa ad un videogioco del tutto diverso. In primis perché si trattava di un gioco di ruolo alla giapponese, genere che non aveva ancora preso molto piede nel nostro paese ed era quasi sconosciuto a coloro che non avessero almeno avuto esperienze con Final Fantasy VII o VIII. In secundis perché il gioco non girava sulla Playstation e non era in 3D, anzi, se è per questo non era neppure a colori, ma girava sul vetusto Game Boy della Nintendo, console portatile che i bambini del 2000 magari neppure conoscevano, avendola magari sentita solo nominare come trastullo infantile o adolescenziale dei propri fratelli maggiori.
A permettere la magia, a far accorrere in casa Nintendo i bambini del 2000 cresciuti a pane e Playstation, fu un semplice titolo di sette lettere: Pokemon.
Grazie a Pokemon Rosso, Blu e Giallo, i primi tre episodi della saga di videogiochi che continua a mietere successi da ormai quindici anni, i bambini di tutta Italia si appassionarono al Game Boy e ai giochi di ruolo giapponesi (e ai giochi di carte collezionabili) come stregati da un maleficio. La ragione di tutto questo sta, però, principalmente, nell’omonima serie animata, trasmessa da Italia 1 contemporaneamente alla diffusione dei videogiochi, che poi è l’oggetto preso in esame in questa recensione.
In un mondo abitato da creature fantastiche chiamate Pokemon, animali di varie forme, colori, elementi e poteri, seguiamo le vicende di Satoshi/Ash, un bimbo di 10 anni il cui sogno è diventare un Pokemon Master, ossia conquistare la fama come allenatore di Pokemon, e per far ciò dovrà mettersi in viaggio per il mondo, combattere contro diversi allenatori fino a conquistare le otto medaglie che si ottengono sconfiggendo gli otto capi-palestra sparsi per le diverse città, e battere infine i quattro maggiori allenatori del mondo, che formano la celebre e temuta Lega Pokemon.
Ad accompagnare il giovane nel suo viaggio, gli amici Kasumi/Misty (una ragazzina aggressiva e mascolina esperta di Pokemon acquatici) e Takeshi/Brock (un ragazzo saggio e farfallone esperto di Pokemon di tipo roccia), oltre, ovviamente, alle più di duecento creature che popolano il mondo, capitanate dal roditore elettrico Pikachu, che dei Pokemon è il portabandiera ed è il migliore amico di Satoshi.
A mettergli i bastoni fra le ruote, non soltanto i rivali “sportivi” come i molteplici allenatori incontrati lungo il cammino, ma anche lo spocchioso amico d’infanzia Shigeru/Gary e l’instancabile organizzazione criminale Team Rocket, di cui tre membri in particolare (la bella e aggressiva Musashi/Jessie, il remissivo Kojiro/James e il simpatico gatto parlante Nyase/Meowth) si accaniranno a più riprese contro Satoshi.
Cos’è, che piace tanto, in Pokemon? Presto detto, Pokemon è l’avventura a misura di bambino.
E’ un protagonista, Satoshi, che è volutamente poco approfondito, trattato con pochi tratti piuttosto comuni, un comunissimo bimbo di dieci anni con i capelli scuri, con un gilet, uno zainetto in spalla e un bel berretto da baseball rosso in testa. Inoltre ama giocare, ama gli animali e lo stare all’aria aperta, crede nell’amicizia e nei suoi tanti sogni per il futuro. Satoshi è il riflesso di ognuno di noi quando è stato bambino, e chiunque sognerebbe di poter compiere un viaggio per il mondo all’insegna dell’avventura, catturando e allenando creature dai magici poteri così come nella realtà i bimbi catturano e collezionano gli insetti, senza che ci siano seccature come la scuola a frenarlo o genitori a guidarlo, ma affrontando le difficoltà e il mondo degli adulti in piena autonomia, contando unicamente sulle proprie scelte dettate dal proprio carattere.
E’ un mondo sconfinato da esplorare in piena libertà, abitato da centinaia di creature meravigliose con cui è possibile trattare in piena autonomia, ora catturandoli, combattendoci o allenandoli, ora accarezzandoli, giocandoci o facendosi aiutare da loro. Un mondo a misura di bambino, dove il bene e il male sono chiaramente riconoscibili ma anche un mondo dove il bianco e il nero si tingono a volte di grigio, mescolandosi fra loro, e dove alla fine si è tutti, semplicemente, esseri viventi, senza buoni o cattivi di sorta.
Pokemon intrattiene, e anche alla perfezione, proponendo un adattamento perfetto delle vicende del videogioco, che vengono tutte trattate con la dovuta attenzione e spesso anche ampliate rispetto all’originale. La struttura della serie è ad episodi autoconclusivi fin troppo spesso identici fra loro, ma è ben poca cosa se rapportata all’enorme varietà di luoghi, personaggi e mostri, ambienti, avventure e situazioni in cui lo spettatore si trova catapultato. Pokemon non è solo i ripetuti attacchi del Team Rocket, ma è il sogno di un’infanzia passata a giocare all’aria aperta e a fantasticare su mondi da fiaba, un universo sterminato ricco di sfaccettature, personaggi, miti, leggende, con le sue regole, la sua fauna e la sua flora. Un mondo onirico dove ogni bambino può diventare re, ops, "Pokemon Master", e guadagnarsi il rispetto di tutti gli adulti.
L’intento commerciale della serie c’è, è chiaro come il sole che si tratta di un anime che serve da pubblicità al videogioco. Eppure, quando la serie è partita in Italia, nessuno di noi sapeva del videogioco, che sarebbe giunto solo di lì a poco, ma ci siamo fatti incantare lo stesso.
L’adattamento da gioco ad anime è talmente perfetto, con una storia ampia e una vastissima gamma di temi da trattare, che Pokemon sembra tutto meno che una pubblicità per un videogame, ed è perfettamente fruibile anche da chi non ha mai preso in mano un Game Boy.
Di fronte a tutto questo, ogni bambino passerà ampiamente sopra alla ripetitività degli schemi di base degli episodi (che comunque lasciano progredire ampiamente la trama principale e anzi la ampliano, permettendo anche ai personaggi di compiere piccoli passi avanti nel loro semplice percorso di evoluzione psicologica) e si lascerà incantare dallo sterminato universo fantastico che Pokemon gli offre, un mondo dove i suoi sogni sono ben accetti e anzi doverosi.
La serie, comunque, pur nella sua semplicità e pur essendo un anime su licenza, è uno spettacolo adatto a chiunque, che propone diversi temi importanti ai suoi spettatori, come l’amicizia, la lealtà, la sportività, il rispetto reciproco, l’amore e il rispetto per ogni essere vivente (uomo, Pokemon, bambino, adulto, Pokemon di fuoco o insetto che sia). Messaggi semplici come la storia in cui sono calati, ma di grande impatto e che è necessario che ogni spettatore, piccolo o grande che sia, impari, se vorrà vivere nel modo giusto.
Lo stile di disegno utilizzato, mutuato dagli artwork originali dei videogiochi, è semplicissimo e schietto, con tratti rigidi e quasi schematici, ma abilissimo nel ritrarre molteplici tipologie di persone e soprattutto un’incredibile varietà di mostriciattoli. E’ uno stile semplicissimo e facilmente riproducibile da tutti, ma non disturba e anzi si rivela essere gradevole e sorprendentemente adatto al tipo di storia narrata.
I colori sono accesi, vividi, allegri, quasi a voler accentuare l’aria onirica da fantasia infantile che ammanta il tutto, e gli attacchi luminosi ed elementali dei vari mostriciattoli sono contornati da ottime animazioni.
Anche il comparto sonoro si difende bene, con ottimi campionamenti dai videogiochi d’origine e sigle appositamente composte molto belle, fra le quali spicca la celeberrima e gradevolissima “Mezase! Pokemon Master!”, la prima sigla d’apertura, eseguita dalla doppiatrice di Satoshi, Rika Matsumoto.
Il doppiaggio giapponese ci offre molti nomi noti come ad esempio la divina Megumi Hayashibara o il bravissimo Shinichiro Miki, ma c’è da dire che praticamente ogni doppiatore giapponese di una certa fama ha nel curriculum almeno una comparsata nella serie.
Il doppiaggio nostrano, invece, si rivela davvero ottimo e azzeccatissimo nel caratterizzare i diversi personaggi del cast, schierando pezzi da novanta come un fanciullesco e amichevole Davide Garbolino su Satoshi, una straordinaria Alessandra Karpoff su Kasumi, un flemmatico Nicola Bartolini Carrassi (poi sostituito in corsa da un più gioviale Luca Bottale) su Takeshi, ma, soprattutto, un trio di ispiratissimi Emanuela Pacotto, Simone D’Andrea e Giuseppe Calvetti sui tre membri del Team Rocket. A dare la voce ai vari mostriciattoli invece rimangono i loro doppiatori giapponesi o americani.
Già, perché purtroppo la serie giunta in Italia è prima passata dalle forbici americane della 4Kids, che hanno modificato i nomi di quasi tutti i personaggi, luoghi, mosse o mostri, tagliato e addirittura ridisegnato alcune scene e a volte episodi interi.
Tuttavia, la serie si presenta ugualmente molto godibile anche così, anche perché comunque non è stato tagliato fuori quasi nulla di fondamentale a livello di storia e vi si ritrovano le stesse trame e personaggi del videogioco.
Lo spettatore che si approccia alla visione di Pokemon sia avvisato: sarà un’avventura lunga, molto lunga, che lo porterà ad attraversare molteplici continenti e ad incontrare una sterminata moltitudine di personaggi.
Si avverte anche, si sarà capito, che Pokemon è un anime che fa della semplicità il suo cavallo di battaglia, che è un anime a misura di bambino, quasi del tutto privo di violenza e di malizia e magari questa eccessiva semplicità potrà scoraggiare uno spettatore più grande, così come la ripetitività di base che, di fatto, affligge la serie, e la sua potenziale infinità, dato che l’universo narrativo si espande ad ogni nuova uscita del videogioco.
E’ un anime progettato per piacere a tutti i bambini, ma che probabilmente non potrà piacere a tutti i tipi di spettatori. In ogni caso, nel suo genere è fatto bene, è originale, è dolce, è sognante, è fantasioso, è avventuroso, e probabilmente questo basta per farlo apprezzare, e comunque innegabilmente, lo si voglia o meno, è un anime che ha fatto (e continua a fare) storia.
Al largo i duri di cuore e i bambini cresciuti troppo in fretta, perché Pokemon è una storia dedicata a chi bambino lo è ancora, anagraficamente e/o nell’anima, che si farà incantare da un anime che mette in scena i suoi sogni infantili più segreti.
Non è un anime perfetto, ma riesce ad incantare i suoi spettatori, che poi, una volta cresciuti, si ritrovano ancora qui a giocare con i nuovi episodi dei videogiochi sul Nintendo Ds. E magari tutti i bambini del mondo potessero avere un loro Pokemon da guardare in tv e con cui divertirsi e crescere, anziché qualche stupido reality, dico io.
Voto sette e mezzo, arrotondato a otto perché al cuore non si comanda, e nel mio cuore, da quel lontano inverno della terza media, c’è un sognante bambino che vuol partire per un viaggio in un mondo sconfinato e abitato da creature fantastiche da poter allenare e con cui poter fare amicizia…
A permettere la magia, a far accorrere in casa Nintendo i bambini del 2000 cresciuti a pane e Playstation, fu un semplice titolo di sette lettere: Pokemon.
Grazie a Pokemon Rosso, Blu e Giallo, i primi tre episodi della saga di videogiochi che continua a mietere successi da ormai quindici anni, i bambini di tutta Italia si appassionarono al Game Boy e ai giochi di ruolo giapponesi (e ai giochi di carte collezionabili) come stregati da un maleficio. La ragione di tutto questo sta, però, principalmente, nell’omonima serie animata, trasmessa da Italia 1 contemporaneamente alla diffusione dei videogiochi, che poi è l’oggetto preso in esame in questa recensione.
In un mondo abitato da creature fantastiche chiamate Pokemon, animali di varie forme, colori, elementi e poteri, seguiamo le vicende di Satoshi/Ash, un bimbo di 10 anni il cui sogno è diventare un Pokemon Master, ossia conquistare la fama come allenatore di Pokemon, e per far ciò dovrà mettersi in viaggio per il mondo, combattere contro diversi allenatori fino a conquistare le otto medaglie che si ottengono sconfiggendo gli otto capi-palestra sparsi per le diverse città, e battere infine i quattro maggiori allenatori del mondo, che formano la celebre e temuta Lega Pokemon.
Ad accompagnare il giovane nel suo viaggio, gli amici Kasumi/Misty (una ragazzina aggressiva e mascolina esperta di Pokemon acquatici) e Takeshi/Brock (un ragazzo saggio e farfallone esperto di Pokemon di tipo roccia), oltre, ovviamente, alle più di duecento creature che popolano il mondo, capitanate dal roditore elettrico Pikachu, che dei Pokemon è il portabandiera ed è il migliore amico di Satoshi.
A mettergli i bastoni fra le ruote, non soltanto i rivali “sportivi” come i molteplici allenatori incontrati lungo il cammino, ma anche lo spocchioso amico d’infanzia Shigeru/Gary e l’instancabile organizzazione criminale Team Rocket, di cui tre membri in particolare (la bella e aggressiva Musashi/Jessie, il remissivo Kojiro/James e il simpatico gatto parlante Nyase/Meowth) si accaniranno a più riprese contro Satoshi.
Cos’è, che piace tanto, in Pokemon? Presto detto, Pokemon è l’avventura a misura di bambino.
E’ un protagonista, Satoshi, che è volutamente poco approfondito, trattato con pochi tratti piuttosto comuni, un comunissimo bimbo di dieci anni con i capelli scuri, con un gilet, uno zainetto in spalla e un bel berretto da baseball rosso in testa. Inoltre ama giocare, ama gli animali e lo stare all’aria aperta, crede nell’amicizia e nei suoi tanti sogni per il futuro. Satoshi è il riflesso di ognuno di noi quando è stato bambino, e chiunque sognerebbe di poter compiere un viaggio per il mondo all’insegna dell’avventura, catturando e allenando creature dai magici poteri così come nella realtà i bimbi catturano e collezionano gli insetti, senza che ci siano seccature come la scuola a frenarlo o genitori a guidarlo, ma affrontando le difficoltà e il mondo degli adulti in piena autonomia, contando unicamente sulle proprie scelte dettate dal proprio carattere.
E’ un mondo sconfinato da esplorare in piena libertà, abitato da centinaia di creature meravigliose con cui è possibile trattare in piena autonomia, ora catturandoli, combattendoci o allenandoli, ora accarezzandoli, giocandoci o facendosi aiutare da loro. Un mondo a misura di bambino, dove il bene e il male sono chiaramente riconoscibili ma anche un mondo dove il bianco e il nero si tingono a volte di grigio, mescolandosi fra loro, e dove alla fine si è tutti, semplicemente, esseri viventi, senza buoni o cattivi di sorta.
Pokemon intrattiene, e anche alla perfezione, proponendo un adattamento perfetto delle vicende del videogioco, che vengono tutte trattate con la dovuta attenzione e spesso anche ampliate rispetto all’originale. La struttura della serie è ad episodi autoconclusivi fin troppo spesso identici fra loro, ma è ben poca cosa se rapportata all’enorme varietà di luoghi, personaggi e mostri, ambienti, avventure e situazioni in cui lo spettatore si trova catapultato. Pokemon non è solo i ripetuti attacchi del Team Rocket, ma è il sogno di un’infanzia passata a giocare all’aria aperta e a fantasticare su mondi da fiaba, un universo sterminato ricco di sfaccettature, personaggi, miti, leggende, con le sue regole, la sua fauna e la sua flora. Un mondo onirico dove ogni bambino può diventare re, ops, "Pokemon Master", e guadagnarsi il rispetto di tutti gli adulti.
L’intento commerciale della serie c’è, è chiaro come il sole che si tratta di un anime che serve da pubblicità al videogioco. Eppure, quando la serie è partita in Italia, nessuno di noi sapeva del videogioco, che sarebbe giunto solo di lì a poco, ma ci siamo fatti incantare lo stesso.
L’adattamento da gioco ad anime è talmente perfetto, con una storia ampia e una vastissima gamma di temi da trattare, che Pokemon sembra tutto meno che una pubblicità per un videogame, ed è perfettamente fruibile anche da chi non ha mai preso in mano un Game Boy.
Di fronte a tutto questo, ogni bambino passerà ampiamente sopra alla ripetitività degli schemi di base degli episodi (che comunque lasciano progredire ampiamente la trama principale e anzi la ampliano, permettendo anche ai personaggi di compiere piccoli passi avanti nel loro semplice percorso di evoluzione psicologica) e si lascerà incantare dallo sterminato universo fantastico che Pokemon gli offre, un mondo dove i suoi sogni sono ben accetti e anzi doverosi.
La serie, comunque, pur nella sua semplicità e pur essendo un anime su licenza, è uno spettacolo adatto a chiunque, che propone diversi temi importanti ai suoi spettatori, come l’amicizia, la lealtà, la sportività, il rispetto reciproco, l’amore e il rispetto per ogni essere vivente (uomo, Pokemon, bambino, adulto, Pokemon di fuoco o insetto che sia). Messaggi semplici come la storia in cui sono calati, ma di grande impatto e che è necessario che ogni spettatore, piccolo o grande che sia, impari, se vorrà vivere nel modo giusto.
Lo stile di disegno utilizzato, mutuato dagli artwork originali dei videogiochi, è semplicissimo e schietto, con tratti rigidi e quasi schematici, ma abilissimo nel ritrarre molteplici tipologie di persone e soprattutto un’incredibile varietà di mostriciattoli. E’ uno stile semplicissimo e facilmente riproducibile da tutti, ma non disturba e anzi si rivela essere gradevole e sorprendentemente adatto al tipo di storia narrata.
I colori sono accesi, vividi, allegri, quasi a voler accentuare l’aria onirica da fantasia infantile che ammanta il tutto, e gli attacchi luminosi ed elementali dei vari mostriciattoli sono contornati da ottime animazioni.
Anche il comparto sonoro si difende bene, con ottimi campionamenti dai videogiochi d’origine e sigle appositamente composte molto belle, fra le quali spicca la celeberrima e gradevolissima “Mezase! Pokemon Master!”, la prima sigla d’apertura, eseguita dalla doppiatrice di Satoshi, Rika Matsumoto.
Il doppiaggio giapponese ci offre molti nomi noti come ad esempio la divina Megumi Hayashibara o il bravissimo Shinichiro Miki, ma c’è da dire che praticamente ogni doppiatore giapponese di una certa fama ha nel curriculum almeno una comparsata nella serie.
Il doppiaggio nostrano, invece, si rivela davvero ottimo e azzeccatissimo nel caratterizzare i diversi personaggi del cast, schierando pezzi da novanta come un fanciullesco e amichevole Davide Garbolino su Satoshi, una straordinaria Alessandra Karpoff su Kasumi, un flemmatico Nicola Bartolini Carrassi (poi sostituito in corsa da un più gioviale Luca Bottale) su Takeshi, ma, soprattutto, un trio di ispiratissimi Emanuela Pacotto, Simone D’Andrea e Giuseppe Calvetti sui tre membri del Team Rocket. A dare la voce ai vari mostriciattoli invece rimangono i loro doppiatori giapponesi o americani.
Già, perché purtroppo la serie giunta in Italia è prima passata dalle forbici americane della 4Kids, che hanno modificato i nomi di quasi tutti i personaggi, luoghi, mosse o mostri, tagliato e addirittura ridisegnato alcune scene e a volte episodi interi.
Tuttavia, la serie si presenta ugualmente molto godibile anche così, anche perché comunque non è stato tagliato fuori quasi nulla di fondamentale a livello di storia e vi si ritrovano le stesse trame e personaggi del videogioco.
Lo spettatore che si approccia alla visione di Pokemon sia avvisato: sarà un’avventura lunga, molto lunga, che lo porterà ad attraversare molteplici continenti e ad incontrare una sterminata moltitudine di personaggi.
Si avverte anche, si sarà capito, che Pokemon è un anime che fa della semplicità il suo cavallo di battaglia, che è un anime a misura di bambino, quasi del tutto privo di violenza e di malizia e magari questa eccessiva semplicità potrà scoraggiare uno spettatore più grande, così come la ripetitività di base che, di fatto, affligge la serie, e la sua potenziale infinità, dato che l’universo narrativo si espande ad ogni nuova uscita del videogioco.
E’ un anime progettato per piacere a tutti i bambini, ma che probabilmente non potrà piacere a tutti i tipi di spettatori. In ogni caso, nel suo genere è fatto bene, è originale, è dolce, è sognante, è fantasioso, è avventuroso, e probabilmente questo basta per farlo apprezzare, e comunque innegabilmente, lo si voglia o meno, è un anime che ha fatto (e continua a fare) storia.
Al largo i duri di cuore e i bambini cresciuti troppo in fretta, perché Pokemon è una storia dedicata a chi bambino lo è ancora, anagraficamente e/o nell’anima, che si farà incantare da un anime che mette in scena i suoi sogni infantili più segreti.
Non è un anime perfetto, ma riesce ad incantare i suoi spettatori, che poi, una volta cresciuti, si ritrovano ancora qui a giocare con i nuovi episodi dei videogiochi sul Nintendo Ds. E magari tutti i bambini del mondo potessero avere un loro Pokemon da guardare in tv e con cui divertirsi e crescere, anziché qualche stupido reality, dico io.
Voto sette e mezzo, arrotondato a otto perché al cuore non si comanda, e nel mio cuore, da quel lontano inverno della terza media, c’è un sognante bambino che vuol partire per un viaggio in un mondo sconfinato e abitato da creature fantastiche da poter allenare e con cui poter fare amicizia…
Il 2000 fu un anno cruciale per le politiche di importazione di serie animate da parte di Mediaset,con la scelta di mandare in onda poche ma ben remunerative serie che fossero costituite da molti episodi.
Due serie si fecero portabandiera di questo nuovo modo di pensare: una fu Dragon Ball Z,trasmessa dopo oltre dieci anni dalla sua nascita, mentre l'altra è, appunto, Pokemon, anime che al suo arrivo in Italia fu accompagnato da una coda di polemiche relative a casi di epilessia avvenuti durante la trasmissione di un episodio.
Questa serie finì inoltre per polarizzare le opinioni degli spettatori: se da una parte per i bambini diventò un appuntamento imperdibile, grazie anche all'enorme successo del videogioco da cui è tratto (il quale peraltro donò una seconda vita al Game Boy e fu un fattore principale del successo commerciale delle altre console portatili della Nintendo), genreò numerose discussioni sulle boards e sui forum di Internet. Agli albori del nuovo millennio torme di attempati fan dell'animazione versarono infatti fiumi di fiele sui mostriciattoli, accusati di "aver ucciso i cartoni" nonché di "rincretinire le nuove generazioni".
Insomma,lo sbarco dei Pokemon in Italia non passò inosservato, ma forse molte delle polemiche erano immotivate: infatti se c'è un aggettivo che può definire questa serie, quello è "innocuo". Pokemon infatti si prodiga nel suo intento di rassicurare lo spettatore e di anestetizzare qualsiasi emozione forte, riuscendo egregiamente nel suo compito.
E' un cartone che sembra parli di avventure, quando in realtà tende a distruggere e a sovvertire qualunque elemento avventuroso: nemmeno gli stessi Pokemon costituiscono un mistero giacché sono già tutti schedati e catalogati, con ampie descrizioni che sviscerano le loro abilita' prima ancora di vederli in azione.
Quello di Pokemon e' un mondo senza incognite e rischi, contento della sua mediocrità, dove un ragazzino può decidere di lasciare casa sua per diventare il più grande allenatore di Pokemon (compito nel quale ovviamente riuscirà senza alcun tentennamento) con la stessa facilità con cui si esce a fare la spesa.
E' esemplare in merito il contrasto tra i primissimi episodi, dove si cerca di abbozzare uno straccio di continuity e di instaurare una qualsivoglia parvenza di complessità nei rapporti tra i vari personaggi, e gli altri, dove non si fa assolutamente nulla per nascondere la natura della serie, ossia quella di "spot" di circa venti minuti.
Per quanto riguarda il comparto tecnico siamo nella piena mediocrità, con animazioni scarse e musiche che oscillano tra l'ascoltabile e il discreto.
E' strano che una serie del genere, appositamente creata per essere più innocua possibile, abbia sollevato un tale polverone; resta comunque una produzione assolutamente senza pretese, intenti promozionali a parte.
Due serie si fecero portabandiera di questo nuovo modo di pensare: una fu Dragon Ball Z,trasmessa dopo oltre dieci anni dalla sua nascita, mentre l'altra è, appunto, Pokemon, anime che al suo arrivo in Italia fu accompagnato da una coda di polemiche relative a casi di epilessia avvenuti durante la trasmissione di un episodio.
Questa serie finì inoltre per polarizzare le opinioni degli spettatori: se da una parte per i bambini diventò un appuntamento imperdibile, grazie anche all'enorme successo del videogioco da cui è tratto (il quale peraltro donò una seconda vita al Game Boy e fu un fattore principale del successo commerciale delle altre console portatili della Nintendo), genreò numerose discussioni sulle boards e sui forum di Internet. Agli albori del nuovo millennio torme di attempati fan dell'animazione versarono infatti fiumi di fiele sui mostriciattoli, accusati di "aver ucciso i cartoni" nonché di "rincretinire le nuove generazioni".
Insomma,lo sbarco dei Pokemon in Italia non passò inosservato, ma forse molte delle polemiche erano immotivate: infatti se c'è un aggettivo che può definire questa serie, quello è "innocuo". Pokemon infatti si prodiga nel suo intento di rassicurare lo spettatore e di anestetizzare qualsiasi emozione forte, riuscendo egregiamente nel suo compito.
E' un cartone che sembra parli di avventure, quando in realtà tende a distruggere e a sovvertire qualunque elemento avventuroso: nemmeno gli stessi Pokemon costituiscono un mistero giacché sono già tutti schedati e catalogati, con ampie descrizioni che sviscerano le loro abilita' prima ancora di vederli in azione.
Quello di Pokemon e' un mondo senza incognite e rischi, contento della sua mediocrità, dove un ragazzino può decidere di lasciare casa sua per diventare il più grande allenatore di Pokemon (compito nel quale ovviamente riuscirà senza alcun tentennamento) con la stessa facilità con cui si esce a fare la spesa.
E' esemplare in merito il contrasto tra i primissimi episodi, dove si cerca di abbozzare uno straccio di continuity e di instaurare una qualsivoglia parvenza di complessità nei rapporti tra i vari personaggi, e gli altri, dove non si fa assolutamente nulla per nascondere la natura della serie, ossia quella di "spot" di circa venti minuti.
Per quanto riguarda il comparto tecnico siamo nella piena mediocrità, con animazioni scarse e musiche che oscillano tra l'ascoltabile e il discreto.
E' strano che una serie del genere, appositamente creata per essere più innocua possibile, abbia sollevato un tale polverone; resta comunque una produzione assolutamente senza pretese, intenti promozionali a parte.
Pokemon, la serie di videogiochi Nintendo basata sull'allevamento e il combattimento strategico di svariate creature immaginarie, che a partire dal 1995 fa esplodere un vero tormentone a livello mondiale, ottiene un gran successo in molti paesi soltanto in seguito alla propria controparte animata, che dal 1997 in poi, approda in televisione.
Dalle nostre parti il boom, soprattutto commerciale, avviene nel 2000, grazie alla distribuzione di Mediaset della prima serie, che verrà ricordata da molti come la migliore tra tutte quelle dedicate ai "Pocket Monsters".
I gadget si moltiplicano e così anche i Pokémon, ma nel complesso, l'anime che ha affascinato milioni di ragazzini è in sé molto lineare, gestito alla buona e mirato allo stimolo di emozioni semplici. Gli unici punti di forza stanno, effettivamente, nelle storielle auto-conclusive che, di episodio in episodio, allietano e divertono, cercando di trasmettere delle morali riguardanti valori quali l'amicizia, il rispetto per la natura e per i Pokémon (in pratica, gli equivalenti fantasy degli animali domestici); d'altro canto parliamo di un prodotto relativamente scarno, sia per quanto riguarda i disegni, piatti e concisi, che per le animazioni, sotto la media. Anche le musiche sono senza pretese e la trama principale si sviluppa troppo lentamente fino a venir meno, sconfessando il profilarsi di nuovi spunti narrativi. La ripetitività della serie assume una forma fin troppo schematica per venire assecondata, così come la caratterizzazione dei personaggi, totalmente immune da sintomi di crescita (anche fisica!).
Anime discreto, non certo adatto ai più "grandicelli", ma assolutamente consigliato ai più piccoli. I "Digimon", comunque, sono di un altro pianeta.
Dalle nostre parti il boom, soprattutto commerciale, avviene nel 2000, grazie alla distribuzione di Mediaset della prima serie, che verrà ricordata da molti come la migliore tra tutte quelle dedicate ai "Pocket Monsters".
I gadget si moltiplicano e così anche i Pokémon, ma nel complesso, l'anime che ha affascinato milioni di ragazzini è in sé molto lineare, gestito alla buona e mirato allo stimolo di emozioni semplici. Gli unici punti di forza stanno, effettivamente, nelle storielle auto-conclusive che, di episodio in episodio, allietano e divertono, cercando di trasmettere delle morali riguardanti valori quali l'amicizia, il rispetto per la natura e per i Pokémon (in pratica, gli equivalenti fantasy degli animali domestici); d'altro canto parliamo di un prodotto relativamente scarno, sia per quanto riguarda i disegni, piatti e concisi, che per le animazioni, sotto la media. Anche le musiche sono senza pretese e la trama principale si sviluppa troppo lentamente fino a venir meno, sconfessando il profilarsi di nuovi spunti narrativi. La ripetitività della serie assume una forma fin troppo schematica per venire assecondata, così come la caratterizzazione dei personaggi, totalmente immune da sintomi di crescita (anche fisica!).
Anime discreto, non certo adatto ai più "grandicelli", ma assolutamente consigliato ai più piccoli. I "Digimon", comunque, sono di un altro pianeta.
Credo che tutti conosciate i Pokémon: nati nel 1995, sono in breve diventati famosissimi in tutto il mondo, invadendo letteralmente ogni campo del mercato, dai videogiochi alla televisione fino ai gadget, e conquistando il cuore di intere schiere di fan.
Il creatore di questo fenomeno mondiale è il giapponese Satoshi Tajiri, che io stimo molto, da quando sono venuto a conoscenza di una cosa che ora voglio dirvi: Satoshi soffre di una malattia chiamata Sindrome di Asperger, una sorta di autismo, ovvero una malattia che impedisce di “legare la propria mente con la realtà circostante”: insomma, una specie di apatia emotiva, ma dagli effetti minori.
Satoshi, da piccolo, si divertiva collezionando insetti, nei giardini della città, come negli stagni in zone più selvagge: un giorno negli anni ’70, però, tutti questi luoghi a lui cari furono spazzati via, per far posto ad appartamenti ed edifici di vario genere.
Questo fu un duro colpo per Satoshi, considerando anche la sua malattia, ma lui non demorse, e volle che le esperienze fatte nell’infanzia potessero far parte anche della vita dei “giovani di tutti i tempi”: in seguito si appassionò ai videogiochi, e sviluppò l’idea di un videogioco dove si potessero collezionare varie creature, come faceva lui quando era piccolo (i Pokémon, appunto). Alla fine riuscì a realizzare il suo sogno grazie all’aiuto del suo amico e mentore, Shigeru Miyamoto, che, ricordiamolo, è il presidente della Nintendo.
Tornando alla nostra recensione, dopo questa parentesi, posso solamente dire che la prima serie televisiva dedicata ai mostriciattoli tascabili è veramente curata e ben fatta, e sprizza amore da ogni pixel.
La grafica è bellissima e presenta eccellenti effetti di luce ed un buon utilizzo delle ombre. Anche il sonoro è degno di nota grazie alle musiche, sempre coinvolgenti. Per quanto riguarda la serie italiana, considero buono il lavoro di doppiaggio effettuato. L’intera serie è sempre accompagnata da un'atmosfera degna di lode, la quale riesce nel difficile intento di far entrare in sintonia lo spettatore con i protagonisti. Proprio per questo lo spettatore può divertirsi e commuoversi al momento giusto.
L’opera, inoltre, trasmette un grandissimo messaggio che riguarda l’amicizia. Insomma, è bello vedere i rapporti che si stringono tra gli esseri umani e i Pokémon, i quali si offrono aiuto e conforto a vicenda nei momenti del bisogno.
I personaggi sono carismatici al punto giusto e formano un cast indimenticabile: famosissimo è diventato il topolino elettrico che accompagna il protagonista Ash Ketchum nelle sue avventure, Pikachu, ormai considerato addirittura uno dei simboli del mondo dei Pokémon. Il Team Rocket poi è cattivo, ma anche simpatico al punto giusto, pur commettendo gesti orribili.
Insomma, Pokémon è una saga storica, che tutti conoscono e amano, piena di amicizia, con messaggi importanti e mai scontata o ripetitiva. Una pietra miliare insomma nella storia degli anime, ed una delle fondamenta del successo dei simpatici Pokémon.
Il creatore di questo fenomeno mondiale è il giapponese Satoshi Tajiri, che io stimo molto, da quando sono venuto a conoscenza di una cosa che ora voglio dirvi: Satoshi soffre di una malattia chiamata Sindrome di Asperger, una sorta di autismo, ovvero una malattia che impedisce di “legare la propria mente con la realtà circostante”: insomma, una specie di apatia emotiva, ma dagli effetti minori.
Satoshi, da piccolo, si divertiva collezionando insetti, nei giardini della città, come negli stagni in zone più selvagge: un giorno negli anni ’70, però, tutti questi luoghi a lui cari furono spazzati via, per far posto ad appartamenti ed edifici di vario genere.
Questo fu un duro colpo per Satoshi, considerando anche la sua malattia, ma lui non demorse, e volle che le esperienze fatte nell’infanzia potessero far parte anche della vita dei “giovani di tutti i tempi”: in seguito si appassionò ai videogiochi, e sviluppò l’idea di un videogioco dove si potessero collezionare varie creature, come faceva lui quando era piccolo (i Pokémon, appunto). Alla fine riuscì a realizzare il suo sogno grazie all’aiuto del suo amico e mentore, Shigeru Miyamoto, che, ricordiamolo, è il presidente della Nintendo.
Tornando alla nostra recensione, dopo questa parentesi, posso solamente dire che la prima serie televisiva dedicata ai mostriciattoli tascabili è veramente curata e ben fatta, e sprizza amore da ogni pixel.
La grafica è bellissima e presenta eccellenti effetti di luce ed un buon utilizzo delle ombre. Anche il sonoro è degno di nota grazie alle musiche, sempre coinvolgenti. Per quanto riguarda la serie italiana, considero buono il lavoro di doppiaggio effettuato. L’intera serie è sempre accompagnata da un'atmosfera degna di lode, la quale riesce nel difficile intento di far entrare in sintonia lo spettatore con i protagonisti. Proprio per questo lo spettatore può divertirsi e commuoversi al momento giusto.
L’opera, inoltre, trasmette un grandissimo messaggio che riguarda l’amicizia. Insomma, è bello vedere i rapporti che si stringono tra gli esseri umani e i Pokémon, i quali si offrono aiuto e conforto a vicenda nei momenti del bisogno.
I personaggi sono carismatici al punto giusto e formano un cast indimenticabile: famosissimo è diventato il topolino elettrico che accompagna il protagonista Ash Ketchum nelle sue avventure, Pikachu, ormai considerato addirittura uno dei simboli del mondo dei Pokémon. Il Team Rocket poi è cattivo, ma anche simpatico al punto giusto, pur commettendo gesti orribili.
Insomma, Pokémon è una saga storica, che tutti conoscono e amano, piena di amicizia, con messaggi importanti e mai scontata o ripetitiva. Una pietra miliare insomma nella storia degli anime, ed una delle fondamenta del successo dei simpatici Pokémon.
Pokémon è la prima serie anime ispirata alla nota serie di videogiochi distribuita da Nintendo.
L'anime, realizzato da OLM Incorporated, che ha lavorato anche alla serie di Berserk, narra delle avventure del giovane allenatore Ash (Satoshi nella versione originale), impegnato a diventare il miglior allenatore di Pokémon del mondo, e dei suoi compagni di viaggio.
Tutto ha inizio una sera, quando Ash, nonostante sia conscio del fatto che il giorno dopo sarebbe dovuto partire per il suo viaggio di formazione, resta in piedi fino a tardi a guardare incontri di Pokémon in TV, anche perché è troppo emozionato per dormire. Questo però gli causa dei guai, visto che il giorno dopo si sveglia tardi e scopre che i tre Pokémon disponibili per i principianti (Squirtle, Charmander e Bulbasaur) sono già stati presi da altri allenatori. Ma il professor Oak per fortuna (o forse volontariamente, come suggerisce il quarto lungometraggio della serie) ha ancora un Pokémon di riserva, difficile da trattare però. Si tratta di un esemplare di Pikachu, Pokémon Topo di tipo Elettrico. Questo esemplare in particolare non sembra aver voglia di collaborare, però è l'unico disponibile e Ash decide di prenderlo comunque.
Recuperate sei Pokéball e un Pokédex, strumenti indispensabili per qualunque allenatore, il nostro eroe parte, alla ricerca di medaglie da vincere e di Pokémon da conquistare. Anche se prima deve cercare di conquistare il suo, decisamente disobbediente (tant'è che non sopporta di stare nella sua Pokéball, cosa che invece dovrebbero fare tutti i Pokémon).
Narrativamente parlando, l'anime copre una distanza di quattro anni, ergo Ash ha dieci anni all'inizio della serie e quattordici alla fine.
L'anime è strutturato a episodi singoli, di solito per focalizzare l'attenzione su un esemplare dei centocinquantuno prima e duecentocinquantuno poi Pokémon esistenti, con alcune sotto-trame a far da sfondo o da collante ad alcuni episodi, anche se non si disdegnano le saghe di più episodi, di solito legate ad eventi importanti, di tanto in tanto.
Tecnicamente parlando l'anime evolve nel corso delle puntate, passando a nuove tecniche di colorazione che rendono le immagini più vive rispetto ai primi tempi, come è logico che accada con serie particolarmente lunghe.
Le musiche di sottofondo sono curate da Hirokazu "Hip" Tanaka, già realizzatore per conto di Nintendo delle soundtrack di videogiochi come Donkey Kong, il primo Metroid, Mario Bros e Tetris, e ricalcano nella maggior parte dei casi le soundtrack originali dei videogiochi di riferimento, creando una piacevole parità tra le due incarnazioni principali del titolo.
La serie può essere considerata, come tematiche di riferimento, un "pre-shonen", perché i cliché tipici del genere ci sono tutti, dal protagonista coraggioso ma un po' idiota e impulsivo, all'amico dongiovanni fino alla ragazza tanto carina quanto tosta e temibile.
Si affrontano temi quali l'amicizia, la voglia di raggiungere un obiettivo, di riscattarsi, di affermarsi, l'amore, il mistero, l'avventura spiccia ed entrano in scena anche sentimenti famigliari con l'arrivo di Togepi.
Ci saranno anche numerosi momenti di grande commozione e, per quanto non ci saranno morti di sorta, comunque di addii ne incontreremo parecchi, molto strazianti nel mostrare come le strade di alcuni amici possano separarsi dopo tanto tempo e tante avventure.
L'edizione italiana è purtroppo quella modificata da 4Kids, la quale ha eliminato ideogrammi, modificato alcune scene per cancellare la "japponesità" ed eliminato alcuni episodi. Per la precisione sono tre: nel primo un personaggio maschile partecipava a una gara di bellezza in bikini con degli abbondanti seni finti, nel secondo veniva esibita una pistola e il terzo era il famoso episodio che ha causato alcuni attacchi epilettici a causa di alcune luci intermittenti presenti in esso).
Nonostante questo, comunque, la serie risulta godibilissima e non viene snaturata più di tanto. L'adattamento è in continua evoluzione e se all'inizio alcune mosse vengono adattate in maniera un po' fantasiosa rispetto ai videogiochi di riferimento (Super-Fulmine anziché Fulmine, per dirne una) e viene addirittura cambiato il nome di un Pokémon in un episodio (Parasaur anziché Paras, ma lì è solo una comparsa e poi si correggeranno), col tempo la fedeltà aumenta.
Al doppiaggio troviamo un cast di tutto rispetto, costituito da alcuni dei migliori doppiatori della scuola milanese attuale, ossia Davide Garbolino che doppia Ash come nessun altro potrebbe, Alessandra Karpoff che aggiunge spessore a una Misty già perfettamente caratterizzata di suo, Luca Bottale che con Brock (che sostituisce un iniziale Nicola Bartolini Carassi) cresce con lui, Emanuela Pacotto che sembra nata per essere Jessie, Simone D'Andrea che è un James perfetto e Giuseppe Calvetti che riesce a rendere Meowth felino come pochi altri potrebbero.
Concludendo, se volete godervi un "quasi-shonen" e non avete paura delle serie lunghe, se volete vedere una conversione da videogioco ad anime come Dio comanda, o se volete stregare un bambino e iniziarlo al magico mondo degli anime, non dovete guardare oltre, perché Pokémon è un'avventura fantastica, forse uno degli anime che più riesce a rendere tangibile la voglia d'avventura spicciola della gioventù e che nasconde profondità incredibili (le storie personali dei tre membri del Team Rocket, per esempio), dove si ride, si piange, ci si incuriosice e, se si apre un pò il cuore, si cambia, anche noi fuori dallo schermo.
Occhio però, se ci si fa prendere troppo si rischia di diventare "allenatori per sempre", ma in fondo una volta entrati nel tunnel ci si sta più che bene.
L'anime, realizzato da OLM Incorporated, che ha lavorato anche alla serie di Berserk, narra delle avventure del giovane allenatore Ash (Satoshi nella versione originale), impegnato a diventare il miglior allenatore di Pokémon del mondo, e dei suoi compagni di viaggio.
Tutto ha inizio una sera, quando Ash, nonostante sia conscio del fatto che il giorno dopo sarebbe dovuto partire per il suo viaggio di formazione, resta in piedi fino a tardi a guardare incontri di Pokémon in TV, anche perché è troppo emozionato per dormire. Questo però gli causa dei guai, visto che il giorno dopo si sveglia tardi e scopre che i tre Pokémon disponibili per i principianti (Squirtle, Charmander e Bulbasaur) sono già stati presi da altri allenatori. Ma il professor Oak per fortuna (o forse volontariamente, come suggerisce il quarto lungometraggio della serie) ha ancora un Pokémon di riserva, difficile da trattare però. Si tratta di un esemplare di Pikachu, Pokémon Topo di tipo Elettrico. Questo esemplare in particolare non sembra aver voglia di collaborare, però è l'unico disponibile e Ash decide di prenderlo comunque.
Recuperate sei Pokéball e un Pokédex, strumenti indispensabili per qualunque allenatore, il nostro eroe parte, alla ricerca di medaglie da vincere e di Pokémon da conquistare. Anche se prima deve cercare di conquistare il suo, decisamente disobbediente (tant'è che non sopporta di stare nella sua Pokéball, cosa che invece dovrebbero fare tutti i Pokémon).
Narrativamente parlando, l'anime copre una distanza di quattro anni, ergo Ash ha dieci anni all'inizio della serie e quattordici alla fine.
L'anime è strutturato a episodi singoli, di solito per focalizzare l'attenzione su un esemplare dei centocinquantuno prima e duecentocinquantuno poi Pokémon esistenti, con alcune sotto-trame a far da sfondo o da collante ad alcuni episodi, anche se non si disdegnano le saghe di più episodi, di solito legate ad eventi importanti, di tanto in tanto.
Tecnicamente parlando l'anime evolve nel corso delle puntate, passando a nuove tecniche di colorazione che rendono le immagini più vive rispetto ai primi tempi, come è logico che accada con serie particolarmente lunghe.
Le musiche di sottofondo sono curate da Hirokazu "Hip" Tanaka, già realizzatore per conto di Nintendo delle soundtrack di videogiochi come Donkey Kong, il primo Metroid, Mario Bros e Tetris, e ricalcano nella maggior parte dei casi le soundtrack originali dei videogiochi di riferimento, creando una piacevole parità tra le due incarnazioni principali del titolo.
La serie può essere considerata, come tematiche di riferimento, un "pre-shonen", perché i cliché tipici del genere ci sono tutti, dal protagonista coraggioso ma un po' idiota e impulsivo, all'amico dongiovanni fino alla ragazza tanto carina quanto tosta e temibile.
Si affrontano temi quali l'amicizia, la voglia di raggiungere un obiettivo, di riscattarsi, di affermarsi, l'amore, il mistero, l'avventura spiccia ed entrano in scena anche sentimenti famigliari con l'arrivo di Togepi.
Ci saranno anche numerosi momenti di grande commozione e, per quanto non ci saranno morti di sorta, comunque di addii ne incontreremo parecchi, molto strazianti nel mostrare come le strade di alcuni amici possano separarsi dopo tanto tempo e tante avventure.
L'edizione italiana è purtroppo quella modificata da 4Kids, la quale ha eliminato ideogrammi, modificato alcune scene per cancellare la "japponesità" ed eliminato alcuni episodi. Per la precisione sono tre: nel primo un personaggio maschile partecipava a una gara di bellezza in bikini con degli abbondanti seni finti, nel secondo veniva esibita una pistola e il terzo era il famoso episodio che ha causato alcuni attacchi epilettici a causa di alcune luci intermittenti presenti in esso).
Nonostante questo, comunque, la serie risulta godibilissima e non viene snaturata più di tanto. L'adattamento è in continua evoluzione e se all'inizio alcune mosse vengono adattate in maniera un po' fantasiosa rispetto ai videogiochi di riferimento (Super-Fulmine anziché Fulmine, per dirne una) e viene addirittura cambiato il nome di un Pokémon in un episodio (Parasaur anziché Paras, ma lì è solo una comparsa e poi si correggeranno), col tempo la fedeltà aumenta.
Al doppiaggio troviamo un cast di tutto rispetto, costituito da alcuni dei migliori doppiatori della scuola milanese attuale, ossia Davide Garbolino che doppia Ash come nessun altro potrebbe, Alessandra Karpoff che aggiunge spessore a una Misty già perfettamente caratterizzata di suo, Luca Bottale che con Brock (che sostituisce un iniziale Nicola Bartolini Carassi) cresce con lui, Emanuela Pacotto che sembra nata per essere Jessie, Simone D'Andrea che è un James perfetto e Giuseppe Calvetti che riesce a rendere Meowth felino come pochi altri potrebbero.
Concludendo, se volete godervi un "quasi-shonen" e non avete paura delle serie lunghe, se volete vedere una conversione da videogioco ad anime come Dio comanda, o se volete stregare un bambino e iniziarlo al magico mondo degli anime, non dovete guardare oltre, perché Pokémon è un'avventura fantastica, forse uno degli anime che più riesce a rendere tangibile la voglia d'avventura spicciola della gioventù e che nasconde profondità incredibili (le storie personali dei tre membri del Team Rocket, per esempio), dove si ride, si piange, ci si incuriosice e, se si apre un pò il cuore, si cambia, anche noi fuori dallo schermo.
Occhio però, se ci si fa prendere troppo si rischia di diventare "allenatori per sempre", ma in fondo una volta entrati nel tunnel ci si sta più che bene.