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CUK

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8,5
Una seconda stagione che supera le attese e, a mio avviso, anche la prima stagione, un mix perfetto tra la trama e i combattimenti sempre molto avvincenti. "Megalo Box 2: Nomad" mi ha stupito per la profondità delle tematiche trattate: la solitudine, la ricerca di sé stessi, la morte, il destino, la fede, l'amicizia, la famiglia, la diversità sono solo alcuni dei temi presenti in questo anime. Spettacolari sono anche le soundtrack che si alternano nel corso delle puntate. Il finale potrebbe deludere qualcuno, ma è la giusta fine di un anime che mi ha stupito e che rientrerà tra i miei preferiti.


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Shiho Miyano

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
«Megalo Box 2 - Nomad», serie in tredici episodi della primavera 2021, è il sequel di «Megalo Box», serie del 2018 pensata come omaggio per i cinquant’anni di «Ashita no Joe». Entrambe le serie sono prodotte da TMS Entertainment, studio che ha realizzato, ad esempio, i lungometraggi cinematografici legati ai brand di «Detective Conan» e «Lupin III».

La regia è nuovamente affidata a Yō Moriyama. Anche le musiche di mabanua e la direzione del suono di Keiichirō Miyoshi sono in continuità con la prima serie e, nuovamente, danno un'impronta molto definita che, qui, stempera le atmosfere cyberpunk per ammiccare a sonorità, a temi e a problemi dell'America latina. E poi già dalla visual fa capolino un leitmotiv, quello del colibrì, che, si intuisce subito, sarà un compagno di viaggio per una storia dai toni struggenti, tanto gradevole quanto inattesa. Inattesa perché, per come è nata e per come era scritta la prima serie, la storia si chiudeva bene senza lasciare nulla in sospeso, e l’annuncio di questo seguito mi aveva incuriosito, ma al contempo lasciato perplessa. Invece la storia si libera dei binari dell’omaggio all’opera maggiore di Tetsuya Chiba, prende una sua strada, e convince.

Dal primo episodio l’impressione è stata buona: un incipit cupo e “sporco” con un Joe, l’ex “Gearless Joe”, che tra allucinazioni e sostanze psicotrope si trascina e si tormenta in ring clandestini, confrontandosi con il fantasma di Nanbu. Anche l’ambientazione è da subito suggestiva: pochi luoghi rendono meglio l’idea di abbandono e desolazione di un parco divertimenti dismesso. La storia, libera dall’obbligo dell’omaggio, si dipana bene, ben equilibrata fra personaggi di nuova introduzione e richiami alla stagione precedente, tra l’incontrare Chief e il ritrovare Juri e il suo cane, con Joe e Sachio, che ritroviamo cresciuto come gli altri ragazzetti della prima serie, a far da ritratto l'uno dell'altro. Avventati e incapaci di fare squadra. Ottimi ancora i fratelli Shirato, con Yukiko che dà il meglio di sé e riesce a essere determinante nella frazione più autenticamente cyberpunk della serie. Ottima, a dispetto del risicatissimo minutaggio, anche l'ex “mocciosa” Oicho, cresciuta e diventata apprendista del meccanico Abuhachi.

Una scrittura che ha qualche ingenuità, ma che arriva ad una conclusione meno scontata del previsto. Merita sicuramente una visione.


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kirk

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Probabilmente è una delle serie più belle di questo inverno, ma non è certo all’altezza di quello che abbiamo visto in “Megalo Box” prima serie.
Se la prima serie era il racconto del riscatto di Gearless Joe e di coloro che lui rappresenta (gli ultimi che non possono lottare alla pari con i prediletti della società), in questo “Nomad” assistiamo in parte a qualcosa di simile con Joe e il suo avversario finale Mac “Hero” Rosario, che vincono le loro paure e il loro destino, diventando degni di essere chiamati campioni.

Joe all’inizio è un relitto, consumato da alcol e sedativi scadenti... lo salva l’incontro con Chief, un pugile “amato” (ma anche criticato) dalla sua comunità con l’animo sorretto da buoni propositi... purtroppo, fatto il suo dovere di personaggio che rimette in carreggiata Joe, Chief muore, lasciandogli in eredità un gear costruito dal figlio: “Quando lotto sul ring, porto sempre il ricordo di mio figlio con me”, sembra dire, “Lottando con questo gear porterai me e chi ti vuol bene con te”, possiamo aggiungere al ragionamento. Dopo vicissitudini varie recupererà il rapporto con i bambini della prima serie ora cresciuti, i quali avranno qui un ruolo ben maggiore, soprattutto Sachio.
Il finale è buonista, cosa che potevamo non aspettarci da un anime in cui in ogni episodio non mancano riferimenti agli ospedali o alla morte.

Come dicevo, “Nomad” è sicuramente inferiore sotto ogni aspetto alla serie del 2018, anche se ha spunti argomentativi positivi, quali la fuga e la ricerca del proprio posto, che non è solo quella di Joe, ma ritroviamo nei migranti (tra cui Chief e Mac) o negli stessi ragazzi, pensiamo in primis a Sachio.
Altro punto critico è quello delle musiche, scelte fra quelle che più sembrano vecchie nenie sudamericane, in omaggio agli emigranti latinos del film: l’idea era buona, ma sviluppata male, so che alcuni storceranno il naso se dico che avrei preferito qualcosa di più vivace.
Per quanto riguarda le animazioni, non mi posso lamentare, il livello è ottimo. Voto finale? Otto.