Remake Our Life!
Finita la visione di questo anime son rimasto con un grosso punto interrogativo sopra la testa. Non capisco se gli elementi positivi (storia più adulta e intropettiva, vita universitaria, meno cliché tipici e argomenti originali), siano sulla bilancia in grado di equilibrare quelli negativi (scelte di vita assurde, relazioni con poco senso, casualità disarmante di trovarsi nel posto giusto al momento giusto etc). E alla fine si, il bilanciamento c'è. E questo porta ad un'opera che non è né un capolavoro né da buttare.
Durante il trascorrere dei dodici episodi ci si emoziona, ma ci si annoia anche e questo porta ad un generale equilibrio verso un anime assolutamente nella norma.
Tecnicamente ha dei risvolti molto belli (in special modo gli occhi) e altri più "normali".
Diciamo che lo posso consigliare, se non si ha molto altro da vedere e se si è disposti a passare sopra a qualche inciampo nella trama e nella caratterizzazione di alcuni dei protagonisti.
Durante il trascorrere dei dodici episodi ci si emoziona, ma ci si annoia anche e questo porta ad un generale equilibrio verso un anime assolutamente nella norma.
Tecnicamente ha dei risvolti molto belli (in special modo gli occhi) e altri più "normali".
Diciamo che lo posso consigliare, se non si ha molto altro da vedere e se si è disposti a passare sopra a qualche inciampo nella trama e nella caratterizzazione di alcuni dei protagonisti.
Devo scrivere prima che il bollore che ho dentro svanisca e renda tutto molto più all'acqua di rose...
Dunque, partiamo dalla trama: da un primo punto di vista è molto interessante soprattutto per un appassionato dei viaggi nel tempo come me. Ma, come molti ben sanno, l'utilizzo di questo tipo di struttura è un po' come una lama a doppio taglio. Se nel finale non si dà una sorta di svolta ai personaggi e allo svolgimento della trama in generale, il rischio è che si abbia infine l'impressione che nulla sia cambiato e che il tempo trascorso nelle varie linee temporali sia stato in un certo senso irrilevante, facendo domandare allo spettatore perché si sia seduto davanti allo schermo per 12 episodi di fila.
Secondo punto: i personaggi. Il modo in cui tutti affrontano i problemi mi pare abbastanza sbagliato; o (poco realisticamente, visti i problemi pregressi) riescono a risolvere magicamente tutto, o gettano la spugna per motivazioni di una banalità disarmante. Difficile provare empatia per dei personaggi così deboli caratterialmente o così perfetti da risultare artificiosi.
A proposito, parliamo del "protagonista". Un personaggio amabile, così amabile da essere disposto a sacrificare tutto pur di raggiungere i suoi scopi, tutto ciò nonostante sia dotato di faccino innocuo e voce delicata che sembrano usciti da un discount specializzato in "caratteri banali di protagonisti generici per anime generici". Giuro, sarei anche stato disposto a passare sopra le sue azioni se non avesse quella maschera da bravo ragazzo che rischia di far credere ad uno spettatore distratto che quello sullo schermo possa essere un esempio da seguire o anche solo un essere umano rispettabile. A mio parere, nulla di più sbagliato.
C'è da segnalare comunque che nonostante diversi aspetti non mi siano piaciuti affatto, la storia è piuttosto scorrevole e non ho faticato particolarmente a finirlo. Veloce e (quasi) indolore.
Per quanto riguarda il design grafico, una menzione d'onore per gli occhi resi splendidamente. Nulla più.
Basterà per un buon voto? Il numero accanto alla recensione dovrebbe svelare l'arcano... Stavolta ci sono andato giù pesante, ma le aspettative iniziali erano buone, così come è enorme la delusione finale.
Peccato.
Dunque, partiamo dalla trama: da un primo punto di vista è molto interessante soprattutto per un appassionato dei viaggi nel tempo come me. Ma, come molti ben sanno, l'utilizzo di questo tipo di struttura è un po' come una lama a doppio taglio. Se nel finale non si dà una sorta di svolta ai personaggi e allo svolgimento della trama in generale, il rischio è che si abbia infine l'impressione che nulla sia cambiato e che il tempo trascorso nelle varie linee temporali sia stato in un certo senso irrilevante, facendo domandare allo spettatore perché si sia seduto davanti allo schermo per 12 episodi di fila.
Secondo punto: i personaggi. Il modo in cui tutti affrontano i problemi mi pare abbastanza sbagliato; o (poco realisticamente, visti i problemi pregressi) riescono a risolvere magicamente tutto, o gettano la spugna per motivazioni di una banalità disarmante. Difficile provare empatia per dei personaggi così deboli caratterialmente o così perfetti da risultare artificiosi.
A proposito, parliamo del "protagonista". Un personaggio amabile, così amabile da essere disposto a sacrificare tutto pur di raggiungere i suoi scopi, tutto ciò nonostante sia dotato di faccino innocuo e voce delicata che sembrano usciti da un discount specializzato in "caratteri banali di protagonisti generici per anime generici". Giuro, sarei anche stato disposto a passare sopra le sue azioni se non avesse quella maschera da bravo ragazzo che rischia di far credere ad uno spettatore distratto che quello sullo schermo possa essere un esempio da seguire o anche solo un essere umano rispettabile. A mio parere, nulla di più sbagliato.
C'è da segnalare comunque che nonostante diversi aspetti non mi siano piaciuti affatto, la storia è piuttosto scorrevole e non ho faticato particolarmente a finirlo. Veloce e (quasi) indolore.
Per quanto riguarda il design grafico, una menzione d'onore per gli occhi resi splendidamente. Nulla più.
Basterà per un buon voto? Il numero accanto alla recensione dovrebbe svelare l'arcano... Stavolta ci sono andato giù pesante, ma le aspettative iniziali erano buone, così come è enorme la delusione finale.
Peccato.
Chi non ha mai pensato di fronte ad una difficoltà o fallimento: “…If I could turn back time”…?
“Remake our lives! - Bokutachi no Rimeiku” si basa sul desiderio (come vedremo, esaudito) del protagonista Kyouya Hashiba, ventottenne laureato in economia e creatore/sviluppatore di videogiochi, di tornare indietro nel tempo di 10 anni per reiniziare la propria vita e “correggere” la propria decisione in merito agli studi universitari e la conseguente carriera lavorativa.
Al termine degli studi superiori, Kyōya, pur potendo, decise di non seguire la propria passione di studiare all’università delle belle arti e di frequentare un più convenzionale corso di economia.
Attenzione: la recensione contiene diversi spoiler!
Il protagonista, la cui storia è ambientata nel 2016, dopo il fallimento lavorativo e senza mezzi si ritrova a dover rientrare dai genitori. Durante il viaggio di ritorno a casa ha modo di vedere che tre esperti di creazione di videogiochi e animazioni, soprannominatati come la “Generazione di Platino”, hanno raggiunto l’apice del loro successo.
Prova a cercare nuovamente una nuova occupazione e riesce in modo “casuale” a trovarne ancora entrando in contatto con un personaggio, che ritroverà nel passato, Eiko Kanegawa, che si dimostrerà manager di una nota azienda di produzione di videogiochi. Anche questa esperienza purtroppo sarà fallimentare. Sempre più solo e disperato, nella propria camera occupata da ragazzo trova, grazie alla sorella, la lettera di ammissione all’Accademia delle Belle Arti e il rimpianto e la disperazione prendono il sopravvento, riflettendo ancora una volta sugli errori commessi nella scelta degli studi. Si addormenta esausto e al risveglio si ritrova nella stessa casa ma col calendario indietro di 10 anni esatti (2006). Dopo il primo sbandamento iniziale, realizza che ha ancora l’opportunità per svoltare la propria vita iniziando gli studi artistici all’Università delle Belle Arti.
Ed ecco palesarsi un primo punto di debolezza della trama: l'espediente utilizzato per il viaggio nel tempo del protagonista sembra molto “casuale” nel senso che non è assolutamente costruito, spiegato o motivato (se non nella disperazione del protagonista?). Sebbene non sia un cultore delle storie imperniate sui viaggi nel tempo, la modalità introdotta dalla storia è poco credibile e molto debole, anche alla luce dell’apparizione altrettanto “più o meno casuale” di un personaggio (Keiko Tomioka) che poi si rivelerà depositaria di una sorta di potere di viaggiare nel tempo… Il ruolo di Keiko lo potremo solo intuire al termine della serie ed è abbastanza inquietante: sembrerebbe una sorta di guardiano soprannaturale (per il potere che possiede) che veglia sulle azioni di Kyōya e le giudica se siano degne o meno dei salti temporali.
Altro punto un po’ “così e così” si trova nella narrazione della vita di Kyouya ambientata nel 2006: il protagonista si sveglia in una casa che divide guarda caso con altri tre compagni di università che poi si riveleranno proprio i tre componenti della tanto ammirata e vincente (nel futuro) “Generazione di Platino”. Si tratta di: Aki Shino (di cui nel 2016 aveva come sfondo nel cellulare un suo splendido disegno); Nanako Kogure (che inizia come attrice per poi scoprire il suo enorme talento canoro come N@na); Tsurayuki Rokuonji (grande talento di narratore).
Il racconto, a parte un po’ di scene e situazioni vagamente erotici (o “ecchi” – data l’avvenenza delle ragazze coinquiline di Kyouya e l’attrazione che inizieranno a provare nei suoi confronti) che danno un po’ di sensualità alla trama col rischio di sembrare un po’ fanservice, scorre lieve e illustra una storia di amicizia tra i compagni di casa e dell’università. Tra loro e con gli altri compagni di corso si instaura un ottimo rapporto di conoscenza/amicizia e i corsi, le lezioni e le attività didattiche diventano l’occasione ideale per cementare sempre più le relazioni e approfondire la loro conoscenza e stima. Nelle varie attività didattiche c’è sempre e comunque la rivalità e la volontà di spiccare tra gli studenti, ma è sempre sviluppata in modo “sano” e positivo nell’ambito della “sportività” o riconoscimento dei valori altrui.
Kyōya, nella sua personale rivisitazione del passato, approfitta dell’occasione per cercare di cambiare il suo futuro e coltivare il suo sogno: diventare un creatore di videogiochi. E dimostrerà, anche grazie al fatto che in fondo è una persona di 18-19 anni con l’esperienza maturata nel futuro di uno di 28, di saperci fare assumendo un ruolo sempre più preponderante di guida nei confronti degli altri potenziali appartenenti alla Generazione di Platino e di Eiko Kanegawa. Dimostra di essere un perfetto “problem solver” con l’innata capacità di convincere persone del tutto diverse tra loro a seguire i suoi consigli per il raggiungimento degli obiettivi e scopi (che spesso lui confonde con il bene comune). Paradigmatica è l’esperienza della creazione di un videogioco per raccogliere fondi per consentire a Tsurayuki di continuare gli studi… ma anche il tutoring a Nanako per convincerla delle sue capacità canore. Tale capacità organizzativa, lungimiranza, carisma, menthoring e coaching finisce per “soffocare” l’ispirazione degli altri tre coinquilini che in più riprese dichiarano di affidarsi a lui nell’esecuzione dei compiti che assegna loro, fino a “inaridirla”. E qui ci vedo una nota "polemica" alla società nipponica che tende a soffocare con la sua organizzazione i talenti che non sono "coerenti" con il sistema...E così Kyōya si rende conto che, nonostante i suoi sforzi fatti solo per valorizzare i suoi amici si sono rivelati un boomerang nei confronti di Aki, Nanako e soprattutto Tsurayuki e in preda alla disperazione (realizza che anche se non fosse intervenuto nel passato, la Generazione di Platino sarebbe diventata comunque famosa) si addormenta e si risveglia nel 2018!
In questo futuro riscritto è spostato con Aki (!!!) e padre di una bimba. Lavora nella stessa società di videogiochi con Eiko. Ha così modo di capire la portata delle sue azioni nel futuro: di Tsurayuki non troverà alcuna notizia, Nanako stava per terminare le sue performance canore on line sotto lo pseudonimo di N@na e Aki ha sprecato il suo talento nel disegno limitandosi a fare la casalinga… Dopo l’ennesima dimostrazione di capacità organizzativa e manageriale fatta per salvare questa volta la collega Eiko, si pente nuovamente di essere intervenuto per cambiare il corso delle cose e continua a struggersi per quello che ha fatto nei confronti dei tre amici. Dopo un significativo confronto con Eiko (che per scuoterlo dai sensi di colpa che lo attanagliano da tanti anni, gli dichiarerà di ammirarlo profondamente e di averlo amato), Kyōya matura definitivamente l’idea di voler tornare nel 2006-7 per fare in modo che i tre amici ritornino ad essere la generazione di platino.
E qui c’è un’altra “falla” della trama: la storia con Aki e la paternità. Non si capisce perché ci viva assieme visto che 12 anni prima si erano solo baciati e nulla più e nel 2018 non c’è nessun segnale da parte di Kyōya di amore vero nei suoi confronti, visto che è disposto a ricambiare il futuro tornando nel passato col rischio che potrebbe non avere più come compagna Aki e la bambina… E allora potrei anche pensare che si è messo con Aki per senso di colpa...(!!!). Tale contraddizione viene evidenziata dall’immancabile Keiko che riapparendo nell'ultimo episodio fa la morale a Kyōya analizzando quanto fatto dal 2006 al 2018: dalla volontà di Kyōya di tornare indietro quando nel nuovo futuro aveva tutto (famiglia e successo nel lavoro) al suo intervento nel passato non egoista, ma finalizzato a fare del bene...
Della serie mi sono piaciuti molto gli episodi della nuova vita di Kyōya nel passato (2006): la routine della vita da universitari, la freschezza della gioventù dei personaggi mi ha suscitato parecchia nostalgia…
Non funziona ahimè molto l’architettura complessiva della storia e il protagonista: torna nel passato per se stesso salvo poi limitarsi a compiere azioni che, per fare del bene secondo la sua concezione, danneggiano chi ne beneficia…
Men che meno convince l’ambientazione nel 2018: ha sostanzialmente tutto ma è divorato dal profondo senso di colpa che nutre verso i suoi amici di università e per questo ritorna indietro, costi quel che costi. Sulle altre tematiche direi che ci sono dei semplici abbozzi e i personaggi che a vario titolo compaiono nel 2006 e nel 2018 sono un po’ piatti, ad esclusione di Eiko che dimostra un certo spessore e concretezza.
Aki è di una passività disarmante sia come ragazza sia come madre e moglie… e un po' stereotipata nel cliché della creativa un po' (tanto) svampita, sognatrice e infantile.
Kyōya è solo un bravo ragazzo che confonde e sovrappone la propria realizzazione professionale a quella degli amici determinando effetti collaterali distopici. Apprezzabile solo per la sua capacità di non arrendersi di fronte ai problemi che nascono anche dalle cose più semplici.
Posso terminare che ne consiglio la visione a coloro che cercano un prodotto "leggero" che al tempo stesso suscita qualche riflessione. Ma nulla più.
“Remake our lives! - Bokutachi no Rimeiku” si basa sul desiderio (come vedremo, esaudito) del protagonista Kyouya Hashiba, ventottenne laureato in economia e creatore/sviluppatore di videogiochi, di tornare indietro nel tempo di 10 anni per reiniziare la propria vita e “correggere” la propria decisione in merito agli studi universitari e la conseguente carriera lavorativa.
Al termine degli studi superiori, Kyōya, pur potendo, decise di non seguire la propria passione di studiare all’università delle belle arti e di frequentare un più convenzionale corso di economia.
Attenzione: la recensione contiene diversi spoiler!
Il protagonista, la cui storia è ambientata nel 2016, dopo il fallimento lavorativo e senza mezzi si ritrova a dover rientrare dai genitori. Durante il viaggio di ritorno a casa ha modo di vedere che tre esperti di creazione di videogiochi e animazioni, soprannominatati come la “Generazione di Platino”, hanno raggiunto l’apice del loro successo.
Prova a cercare nuovamente una nuova occupazione e riesce in modo “casuale” a trovarne ancora entrando in contatto con un personaggio, che ritroverà nel passato, Eiko Kanegawa, che si dimostrerà manager di una nota azienda di produzione di videogiochi. Anche questa esperienza purtroppo sarà fallimentare. Sempre più solo e disperato, nella propria camera occupata da ragazzo trova, grazie alla sorella, la lettera di ammissione all’Accademia delle Belle Arti e il rimpianto e la disperazione prendono il sopravvento, riflettendo ancora una volta sugli errori commessi nella scelta degli studi. Si addormenta esausto e al risveglio si ritrova nella stessa casa ma col calendario indietro di 10 anni esatti (2006). Dopo il primo sbandamento iniziale, realizza che ha ancora l’opportunità per svoltare la propria vita iniziando gli studi artistici all’Università delle Belle Arti.
Ed ecco palesarsi un primo punto di debolezza della trama: l'espediente utilizzato per il viaggio nel tempo del protagonista sembra molto “casuale” nel senso che non è assolutamente costruito, spiegato o motivato (se non nella disperazione del protagonista?). Sebbene non sia un cultore delle storie imperniate sui viaggi nel tempo, la modalità introdotta dalla storia è poco credibile e molto debole, anche alla luce dell’apparizione altrettanto “più o meno casuale” di un personaggio (Keiko Tomioka) che poi si rivelerà depositaria di una sorta di potere di viaggiare nel tempo… Il ruolo di Keiko lo potremo solo intuire al termine della serie ed è abbastanza inquietante: sembrerebbe una sorta di guardiano soprannaturale (per il potere che possiede) che veglia sulle azioni di Kyōya e le giudica se siano degne o meno dei salti temporali.
Altro punto un po’ “così e così” si trova nella narrazione della vita di Kyouya ambientata nel 2006: il protagonista si sveglia in una casa che divide guarda caso con altri tre compagni di università che poi si riveleranno proprio i tre componenti della tanto ammirata e vincente (nel futuro) “Generazione di Platino”. Si tratta di: Aki Shino (di cui nel 2016 aveva come sfondo nel cellulare un suo splendido disegno); Nanako Kogure (che inizia come attrice per poi scoprire il suo enorme talento canoro come N@na); Tsurayuki Rokuonji (grande talento di narratore).
Il racconto, a parte un po’ di scene e situazioni vagamente erotici (o “ecchi” – data l’avvenenza delle ragazze coinquiline di Kyouya e l’attrazione che inizieranno a provare nei suoi confronti) che danno un po’ di sensualità alla trama col rischio di sembrare un po’ fanservice, scorre lieve e illustra una storia di amicizia tra i compagni di casa e dell’università. Tra loro e con gli altri compagni di corso si instaura un ottimo rapporto di conoscenza/amicizia e i corsi, le lezioni e le attività didattiche diventano l’occasione ideale per cementare sempre più le relazioni e approfondire la loro conoscenza e stima. Nelle varie attività didattiche c’è sempre e comunque la rivalità e la volontà di spiccare tra gli studenti, ma è sempre sviluppata in modo “sano” e positivo nell’ambito della “sportività” o riconoscimento dei valori altrui.
Kyōya, nella sua personale rivisitazione del passato, approfitta dell’occasione per cercare di cambiare il suo futuro e coltivare il suo sogno: diventare un creatore di videogiochi. E dimostrerà, anche grazie al fatto che in fondo è una persona di 18-19 anni con l’esperienza maturata nel futuro di uno di 28, di saperci fare assumendo un ruolo sempre più preponderante di guida nei confronti degli altri potenziali appartenenti alla Generazione di Platino e di Eiko Kanegawa. Dimostra di essere un perfetto “problem solver” con l’innata capacità di convincere persone del tutto diverse tra loro a seguire i suoi consigli per il raggiungimento degli obiettivi e scopi (che spesso lui confonde con il bene comune). Paradigmatica è l’esperienza della creazione di un videogioco per raccogliere fondi per consentire a Tsurayuki di continuare gli studi… ma anche il tutoring a Nanako per convincerla delle sue capacità canore. Tale capacità organizzativa, lungimiranza, carisma, menthoring e coaching finisce per “soffocare” l’ispirazione degli altri tre coinquilini che in più riprese dichiarano di affidarsi a lui nell’esecuzione dei compiti che assegna loro, fino a “inaridirla”. E qui ci vedo una nota "polemica" alla società nipponica che tende a soffocare con la sua organizzazione i talenti che non sono "coerenti" con il sistema...E così Kyōya si rende conto che, nonostante i suoi sforzi fatti solo per valorizzare i suoi amici si sono rivelati un boomerang nei confronti di Aki, Nanako e soprattutto Tsurayuki e in preda alla disperazione (realizza che anche se non fosse intervenuto nel passato, la Generazione di Platino sarebbe diventata comunque famosa) si addormenta e si risveglia nel 2018!
In questo futuro riscritto è spostato con Aki (!!!) e padre di una bimba. Lavora nella stessa società di videogiochi con Eiko. Ha così modo di capire la portata delle sue azioni nel futuro: di Tsurayuki non troverà alcuna notizia, Nanako stava per terminare le sue performance canore on line sotto lo pseudonimo di N@na e Aki ha sprecato il suo talento nel disegno limitandosi a fare la casalinga… Dopo l’ennesima dimostrazione di capacità organizzativa e manageriale fatta per salvare questa volta la collega Eiko, si pente nuovamente di essere intervenuto per cambiare il corso delle cose e continua a struggersi per quello che ha fatto nei confronti dei tre amici. Dopo un significativo confronto con Eiko (che per scuoterlo dai sensi di colpa che lo attanagliano da tanti anni, gli dichiarerà di ammirarlo profondamente e di averlo amato), Kyōya matura definitivamente l’idea di voler tornare nel 2006-7 per fare in modo che i tre amici ritornino ad essere la generazione di platino.
E qui c’è un’altra “falla” della trama: la storia con Aki e la paternità. Non si capisce perché ci viva assieme visto che 12 anni prima si erano solo baciati e nulla più e nel 2018 non c’è nessun segnale da parte di Kyōya di amore vero nei suoi confronti, visto che è disposto a ricambiare il futuro tornando nel passato col rischio che potrebbe non avere più come compagna Aki e la bambina… E allora potrei anche pensare che si è messo con Aki per senso di colpa...(!!!). Tale contraddizione viene evidenziata dall’immancabile Keiko che riapparendo nell'ultimo episodio fa la morale a Kyōya analizzando quanto fatto dal 2006 al 2018: dalla volontà di Kyōya di tornare indietro quando nel nuovo futuro aveva tutto (famiglia e successo nel lavoro) al suo intervento nel passato non egoista, ma finalizzato a fare del bene...
Della serie mi sono piaciuti molto gli episodi della nuova vita di Kyōya nel passato (2006): la routine della vita da universitari, la freschezza della gioventù dei personaggi mi ha suscitato parecchia nostalgia…
Non funziona ahimè molto l’architettura complessiva della storia e il protagonista: torna nel passato per se stesso salvo poi limitarsi a compiere azioni che, per fare del bene secondo la sua concezione, danneggiano chi ne beneficia…
Men che meno convince l’ambientazione nel 2018: ha sostanzialmente tutto ma è divorato dal profondo senso di colpa che nutre verso i suoi amici di università e per questo ritorna indietro, costi quel che costi. Sulle altre tematiche direi che ci sono dei semplici abbozzi e i personaggi che a vario titolo compaiono nel 2006 e nel 2018 sono un po’ piatti, ad esclusione di Eiko che dimostra un certo spessore e concretezza.
Aki è di una passività disarmante sia come ragazza sia come madre e moglie… e un po' stereotipata nel cliché della creativa un po' (tanto) svampita, sognatrice e infantile.
Kyōya è solo un bravo ragazzo che confonde e sovrappone la propria realizzazione professionale a quella degli amici determinando effetti collaterali distopici. Apprezzabile solo per la sua capacità di non arrendersi di fronte ai problemi che nascono anche dalle cose più semplici.
Posso terminare che ne consiglio la visione a coloro che cercano un prodotto "leggero" che al tempo stesso suscita qualche riflessione. Ma nulla più.
"Remake our life" è una serie di 12 episodi (di cui il primo di 50 minuti) tratta dalla light novel "Bokutachi no Remake" inedita in Italia e ancora in corso in Giappone. Quindi è plausibile aspettarsi un seguito a questa prima serie.
La storia inizia con Kyoka, uno sviluppatore di videogiochi ventottenne, di ritorno alla casa dei genitori dopo l'ennesimo fallimento lavorativo. Mentre guarda le opere della sua disegnatrice preferita, si ritrova a pensare a come sarebbe lavorare con le stelle della "generazione di Platino" suoi coetanei, di cui l'artista fa parte. Chiedendosi quali errori abbia commesso per trovarsi in questa situazione fallimentare e non a creare arte con loro, si focalizza su un bivio del suo passato. La scelta tra la più semplice e sicura facoltà di economia e l'accademia di belle arti che alla fine aveva scartato. Cosa sarebbe successo se avesse scelto l'accademia? Sarebbe riuscito a collaborare con quegli artisti straordinari? Addormentandosi con questi rimpianti si risveglia... 10 anni nel passato, al momento di quella scelta che gli apre la possibilità di riscrivere la sua vita.
La storia è a suo modo intrigante. Kyoka incontra i suoi idoli della futura generazione di Platino e vedendoli collaborare viene da chiedersi se il suo contributo riuscirà a farli risplendere ancora di più o rischi di intralciare il loro brillante futuro. Il tema del viaggio nel passato diventa indispensabile per reggere la narrazione in tal senso ed è sfruttato bene per mantenere viva l'attenzione. Risulta però leggermente forzato non avendo una motivazione o spiegazione.
Sui personaggi ho giudizi contrastanti. Alcuni sono ben caratterizzati, soprattutto Eiko Kawasegawa. Altri sembrano un po' artificiosi e "incolore", in particolare Aki Shino. Tutto sommato una serie discreta da 7-. L'ho vista tutta in un pomeriggio, saltando l'episodio 6.5 di recap, a mio avviso superfluo in una serie così corta.
Il finale resta ovviamente aperto (essendo la light novel in prosecuzione) e lasciato così da un po' di insoddisfazione quindi mi auguro ci sarà una seconda stagione.
La storia inizia con Kyoka, uno sviluppatore di videogiochi ventottenne, di ritorno alla casa dei genitori dopo l'ennesimo fallimento lavorativo. Mentre guarda le opere della sua disegnatrice preferita, si ritrova a pensare a come sarebbe lavorare con le stelle della "generazione di Platino" suoi coetanei, di cui l'artista fa parte. Chiedendosi quali errori abbia commesso per trovarsi in questa situazione fallimentare e non a creare arte con loro, si focalizza su un bivio del suo passato. La scelta tra la più semplice e sicura facoltà di economia e l'accademia di belle arti che alla fine aveva scartato. Cosa sarebbe successo se avesse scelto l'accademia? Sarebbe riuscito a collaborare con quegli artisti straordinari? Addormentandosi con questi rimpianti si risveglia... 10 anni nel passato, al momento di quella scelta che gli apre la possibilità di riscrivere la sua vita.
La storia è a suo modo intrigante. Kyoka incontra i suoi idoli della futura generazione di Platino e vedendoli collaborare viene da chiedersi se il suo contributo riuscirà a farli risplendere ancora di più o rischi di intralciare il loro brillante futuro. Il tema del viaggio nel passato diventa indispensabile per reggere la narrazione in tal senso ed è sfruttato bene per mantenere viva l'attenzione. Risulta però leggermente forzato non avendo una motivazione o spiegazione.
Sui personaggi ho giudizi contrastanti. Alcuni sono ben caratterizzati, soprattutto Eiko Kawasegawa. Altri sembrano un po' artificiosi e "incolore", in particolare Aki Shino. Tutto sommato una serie discreta da 7-. L'ho vista tutta in un pomeriggio, saltando l'episodio 6.5 di recap, a mio avviso superfluo in una serie così corta.
Il finale resta ovviamente aperto (essendo la light novel in prosecuzione) e lasciato così da un po' di insoddisfazione quindi mi auguro ci sarà una seconda stagione.