Steamboy
Mi avevano detto che “Steamboy” è un’opera mal riuscita di Otomo, molto meglio “Akira”… premetto che io di “Akira” ho apprezzato molto più il fumetto che il film, ma alla fine è così? No, l’opera è interessantissima. D’altronde ci sono voluti si dice dieci anni di lavorazione e venticinque milioni di dollari di spesa: si tratta di cifre da colossal!
Premetto che io critico la sceneggiatura di “Akira”, ma riconosco da allora la bravura alla regia di Otomo, le inquadrature, la capacità di stupire. “Steamboy” è chiaramente un’evoluzione felice del regista, dove tutto è perfetto. Disegni, CGI, una meraviglia per gli occhi. È un action movie, dove tutto a un certo punto è studiato per stupire... purtroppo ciò fa perdere al film la possibilità di parlare: d’altronde, chi va al cinema per vedere “Rocky”, “007”, “Mission Impossible”, “Fast and Furious” non lo fa di certo perché ci sono dietro grandi concetti. In realtà, sebbene non inseriti molto bene, ci sono in “Steamboy” accenni al ruolo della scienza e dello scienziato nella società, il militarismo, il concetto di patria (che ultimamente si fa sentire anche in Italia) come ideale per soffocare le altre nazioni, per commettere crimini contro il resto della società. C’è lo scontro generazionale fra nonno e padre che il bambino dovrà valutare per scegliere da che parte stare. C’è il problema sociale con il ricco padrone di Manchester che pensa solo i soldi, il cui figlio pensa ad angariare i bambini della sua età più poveri, con Scarlet O’hara che sembra infischiarsene degli altri... insomma, c’è qualcosa che riporta anche (e scusatemi se lo considerate un tabù) a Marx e ai socialisti, perché, anche se in questo caso i padroni sono apertamente sfruttatori e si comportano come classe superiore, in realtà questo avviene tuttora con padroni che fingono di essere più “compassionevoli”.
Dunque, arriviamo al punto, che voto? Otto e mezzo, di meno sarebbe un furto!
Premetto che io critico la sceneggiatura di “Akira”, ma riconosco da allora la bravura alla regia di Otomo, le inquadrature, la capacità di stupire. “Steamboy” è chiaramente un’evoluzione felice del regista, dove tutto è perfetto. Disegni, CGI, una meraviglia per gli occhi. È un action movie, dove tutto a un certo punto è studiato per stupire... purtroppo ciò fa perdere al film la possibilità di parlare: d’altronde, chi va al cinema per vedere “Rocky”, “007”, “Mission Impossible”, “Fast and Furious” non lo fa di certo perché ci sono dietro grandi concetti. In realtà, sebbene non inseriti molto bene, ci sono in “Steamboy” accenni al ruolo della scienza e dello scienziato nella società, il militarismo, il concetto di patria (che ultimamente si fa sentire anche in Italia) come ideale per soffocare le altre nazioni, per commettere crimini contro il resto della società. C’è lo scontro generazionale fra nonno e padre che il bambino dovrà valutare per scegliere da che parte stare. C’è il problema sociale con il ricco padrone di Manchester che pensa solo i soldi, il cui figlio pensa ad angariare i bambini della sua età più poveri, con Scarlet O’hara che sembra infischiarsene degli altri... insomma, c’è qualcosa che riporta anche (e scusatemi se lo considerate un tabù) a Marx e ai socialisti, perché, anche se in questo caso i padroni sono apertamente sfruttatori e si comportano come classe superiore, in realtà questo avviene tuttora con padroni che fingono di essere più “compassionevoli”.
Dunque, arriviamo al punto, che voto? Otto e mezzo, di meno sarebbe un furto!
Un film anime molto controverso e complesso nella sua struttura e nella sua vicenda, ma comunque sempre di attualità.
La grafica è un insieme di disegni e colori che rispecchiano perfettamente l'atmosfera della Gran Bretagna vittoriana dai toni cupi e grigi, per riflettere il periodo di maggior sviluppo industriale del Regno Unito.
A questo aggiungiamo la Grande Esposizione Universale tenutasi a Londra con tutti i suoi partecipanti e le conseguenze che in un certo senso essa ebbe a cavallo del nuovo secolo, il Novecento. Il tema principale è quello del divario tra benefici e sacrifici del progresso e dello sviluppo scientifico e tecnologico, ma soprattutto di come uno scienziato e/o ingegnere o qualsiasi uomo e/o donna di scienza abbia una grossa responsabilità verso l'umanità, e di come sia sconveniente giocare con un potere di cui non si conosce il limite e le conseguenze che si possono scatenare qualora si abusi di esso. Questo lo sanno molto bene il protagonista e il suo nonno; lo stesso non si può dire degli altri personaggi, i quali sono divorati dalla sete di potere, di profitti e di posizioni di prestigio. Qui si fa riferimento e ci si collega, sia direttamente che indirettamente, a figure importanti dell'Ottocento e del Novecento, siano essi scrittori, come ad esempio Robert Louis Stevenson, il cui cameo nel film non è casuale e gioca un ruolo decisamente pesante nella vicenda e il quale, essendo vissuto nel periodo in cui è ambientata, con il suo capolavoro "Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hyde, aveva anticipato in un certo senso autori come Bertolt Brecht e la sua opera "Vita di Galileo", siano essi scienziati come Albert Einstein, Robert Oppenheimer, Leo Szilard, Ettore Majorana ed Enrico Fermi e altri, insieme al loro "Manifesto contro la proliferazione dell'energia atomica", sulla responsabilità dello scienziato di fronte all'umanità e della medesima riguardo le sue invenzioni, le sue scoperte e le sue conoscenze, oltre le conseguenze dell'uso improprio ed errato di tali invenzioni. La trama è un crescendo di azione e di tensione, dove le emozioni sono sempre sottese in conformità con il self-control e il self-containment, allora regola alla base della società britannica, anche in fusione con l'ambiente e gli strumenti che lo caratterizzano, anche in unione con la nuova razionalità scientifica promossa dall'allora Regina Vittoria e da altri capi di stato.
La musica è un crescere di tensione, ansia, angoscia e altri stati mentali e stati d'animo in perfetta fusione con la trama, e si rispecchia anche nei personaggi che vivono in prima persona l'orrore e la devastazione delle nuove armi alla Grande Esposizione Universale.
Un capolavoro di animazione irrinunciabile, anche perché molto attuale, che serve a ribadire di prestare attenzione e cautela sull'uso che si fa della conoscenza e dei suoi prodotti/frutti.
Una trama profonda e sincera che ci insegna anche che si può e si deve rimediare ai propri sbagli, soprattutto quelli dettati dalla stoltezza, dall'arroganza e dalla presunzione, dalla mancanza di buon senso, giudizio, e soprattutto quando si ha a che fare con conoscenze e con poteri di cui non si ha ancora piena consapevolezza, coscienza, perché non sono diventate parte intrinseca di esse.
La grafica è un insieme di disegni e colori che rispecchiano perfettamente l'atmosfera della Gran Bretagna vittoriana dai toni cupi e grigi, per riflettere il periodo di maggior sviluppo industriale del Regno Unito.
A questo aggiungiamo la Grande Esposizione Universale tenutasi a Londra con tutti i suoi partecipanti e le conseguenze che in un certo senso essa ebbe a cavallo del nuovo secolo, il Novecento. Il tema principale è quello del divario tra benefici e sacrifici del progresso e dello sviluppo scientifico e tecnologico, ma soprattutto di come uno scienziato e/o ingegnere o qualsiasi uomo e/o donna di scienza abbia una grossa responsabilità verso l'umanità, e di come sia sconveniente giocare con un potere di cui non si conosce il limite e le conseguenze che si possono scatenare qualora si abusi di esso. Questo lo sanno molto bene il protagonista e il suo nonno; lo stesso non si può dire degli altri personaggi, i quali sono divorati dalla sete di potere, di profitti e di posizioni di prestigio. Qui si fa riferimento e ci si collega, sia direttamente che indirettamente, a figure importanti dell'Ottocento e del Novecento, siano essi scrittori, come ad esempio Robert Louis Stevenson, il cui cameo nel film non è casuale e gioca un ruolo decisamente pesante nella vicenda e il quale, essendo vissuto nel periodo in cui è ambientata, con il suo capolavoro "Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hyde, aveva anticipato in un certo senso autori come Bertolt Brecht e la sua opera "Vita di Galileo", siano essi scienziati come Albert Einstein, Robert Oppenheimer, Leo Szilard, Ettore Majorana ed Enrico Fermi e altri, insieme al loro "Manifesto contro la proliferazione dell'energia atomica", sulla responsabilità dello scienziato di fronte all'umanità e della medesima riguardo le sue invenzioni, le sue scoperte e le sue conoscenze, oltre le conseguenze dell'uso improprio ed errato di tali invenzioni. La trama è un crescendo di azione e di tensione, dove le emozioni sono sempre sottese in conformità con il self-control e il self-containment, allora regola alla base della società britannica, anche in fusione con l'ambiente e gli strumenti che lo caratterizzano, anche in unione con la nuova razionalità scientifica promossa dall'allora Regina Vittoria e da altri capi di stato.
La musica è un crescere di tensione, ansia, angoscia e altri stati mentali e stati d'animo in perfetta fusione con la trama, e si rispecchia anche nei personaggi che vivono in prima persona l'orrore e la devastazione delle nuove armi alla Grande Esposizione Universale.
Un capolavoro di animazione irrinunciabile, anche perché molto attuale, che serve a ribadire di prestare attenzione e cautela sull'uso che si fa della conoscenza e dei suoi prodotti/frutti.
Una trama profonda e sincera che ci insegna anche che si può e si deve rimediare ai propri sbagli, soprattutto quelli dettati dalla stoltezza, dall'arroganza e dalla presunzione, dalla mancanza di buon senso, giudizio, e soprattutto quando si ha a che fare con conoscenze e con poteri di cui non si ha ancora piena consapevolezza, coscienza, perché non sono diventate parte intrinseca di esse.
Creata un'opera come "Akira", che ha reso famoso il nome di Otomo in tutto il mondo, il regista decide di fermarsi per un bel po' di anni dedicandosi a progetti per lo più trascurabili e non sempre di alto valore artistico, dove alla fine l'unica cosa di rilevante è il corto di venti minuti "Carne da Cannone" all'interno del film ad episodi "Memorie". Nel 2004, dopo ben sedici anni da "Akira", Otomo ritorna alla regia di un film per dirigere "Steamboy", venendo coadiuvato alla sceneggiatura da Sadayuki Murai, collaboratore di Satoshi Kon in "Perfect Blue" e "Millennium Actress". Con un budget faraonico di oltre venticinque milioni, Otomo realizza con "Steamboy" il film giapponese più costoso di sempre.
La storia è semplice: Ray Steam è un ragazzino avente grande talento nell'inventare nuovi oggetti che si alimentano con la forza del vapore, riuscendo in questo modo a trovare una valvola di sfogo dovuta alla mancanza del padre andato negli Usa. Un giorno il nonno invia a Ray una sfera, intimandogli di portarla a Londra dal professor Stevenson per proteggerla dalla fondazione Ohara. La sfera Steam ha al suo interno un concentrato di vapore ad alta densità distruttiva e per questo motivo dovrà impedire che cada nelle mani sbagliate.
Nonostante un soggetto interessante unito all'intrigante elemento steampunk, quasi inedito nei film d'animazione con ambientazione storica, Otomo riesce a 'cannare' nuovamente la sceneggiatura. Se in "Akira" ciò era dovuto alla compressione di 1600 pagine di fumetto in sole due ore di film, qua ogni scusa viene meno, visto che la sceneggiatura farebbe inorridire ogni scuola che insegna la scrittura di essa. La storia è lineare, ma il problema è che essa risulta narrata male e in modo confusionario; si fa uso frequente di colpi di scena per far stupire lo spettatore, ma essi risultano inseriti in malo modo, poiché non sono sorretti da adeguate premesse o retroscena narrativi. Dal disastro non si salvano i personaggi, i quali risultano scritti in modo scialbo, piatto, monocorde, e soprattutto passano da una fazione all'altra come una banderuola sferzata dal vento.
Neanche a livello contenutistico l'opera è salvabile, vista l'imbarazzante povertà intrinseca dei dialoghi messi in bocca ai personaggi, i quali parlano (ma sarebbe più corretto dire che urlano) per slogan, senza argomentare minimamente le loro posizioni in modo più articolato. Sostanzialmente Otomo, con questo film, vorrebbe chiedere allo spettatore a cosa possa portare il progresso scientifico all'alba dell'Esposizione Universale di Londra, arrivando anche a porre dei dilemmi sullo sfruttamento dell'uso della scienza senza un approccio etico nell'uso di essa. Concetti sicuramente interessanti; peccato che siano espressi male, poiché il nonno di Ray blatera un idiota quanto scriteriato slogan di stampo socialista contro i capitalisti rei, dal suo punto di vista, di pensare solo ai dividenti ottenuti grazie alle scoperte scientifiche, quando in realtà il mondo dovrebbe essere in parte grato a loro per i soldi investiti nella ricerca. Il padre del protagonista sostiene invece una scienza al servizio di tutta la popolazione, capace di cancellare le differenze sociali, così assumendo delle posizioni di stampo liberal-sociale. Parte della dialettica tra nonno e padre verte sull'impiego della scienza in guerra; come al solito Otomo sbaglia nuovamente a porre il problema in modo così semplicistico, visto che le maggiori scoperte scientifiche sono state fatte durante i conflitti armati. Quello che tutti noi vorremmo è che un autore così incensato si ponesse innanzi al problema in modo più interessante (sono consigliati sotto questo punto di vista "Patlabor 2" e "The Sky Crawlers" di Oshii, che affrontano l'argomento con un piglio filosofico misto a un pessimismo pragmatico di fondo), invece di affrontare una materia così complessa in modo assolutamente superficiale; poiché si finisce con il proporre la solita solfa sterile che pesca a piene mani dagli ideali socialisti di stampo utopico.
Tutto questo non può far altro che sfociare in una seconda metà di film degna dei peggiori blockbuster come "Man of Steel" di Zack Snyder (2012), dove il tutto diventa una "tortura" audio-visiva per il povero spettatore costretto a sorbirsi esplosioni, crolli di palazzi e scene di distruzione ripetute alla nausea, così ritrovandosi innanzi a sequenze di "pornografia visiva", che sembrano più il prodotto della mente di un tredicenne immaturo che di un regista capace con "Akira" di realizzare interessanti idee visive d'avanguardia grafica.
In mezzo a tutto questo scempio, si farebbe in effetti a dire prima cosa si salva; sicuramente la regia di Otomo è uno dei due elementi positivi dell'opera, visto che riesce a descrivere alla perfezione il periodo vittoriano; infatti tutto si può dire di tale regista, tranne che difetti di grande visionarietà, vista la capacità di riuscire a dare con gran garbo nelle sue opere grande sfogo al suo estro visivo, almeno finché lo tiene sotto controllo. A sostegno di ciò, non si può non citare come esempio di gran gusto visionario la sublime sequenza all'interno del palazzo dell'esposizione, dove il riflesso di Scarlett viene replicato su un gran numero di specchi, mostrando così le meraviglie della scienza; ma è interessante notare che, essendo un effetto "scenico", tale magnificenza risulta illusoria, e che quindi, dietro l'apparente bellezza della scienza, possono celarsi numerosi problemi che almeno superficialmente non emergono. Per quanto concerne la fotografia, la sua qualità risulta altalenante; se negli esterni il colore grigio è predominante, riuscendo in questo modo a catturare alla perfezione l'atmosfera della Londra del 1866 con la sua aria inquinata ma al contempo suggestiva, invece negli interni risulta essere troppo scura. Altro difetto dell'opera è il montaggio tremendamente incerto e che nell'ultima parte sbaglia quasi tutti i raccordi, finendo con l'aggiungere ancora più confusione all'apocalisse distruttiva.
Oltre alla regia unico altro elemento positivo risulta essere il comparto tecnico, dove Otomo riesce a raggiungere risultati strabilianti nel fondere le animazioni tradizionali con inserti in CGI dove spesso è arduo distinguere le due tecniche (anche se siamo lontani dai risultati avanguardistici raggiunti da Oshii con "Innocence" nel medesimo anno). Ma anche alle animazioni c'è un ulteriore critica da fare; se l'opera è un inno alla potenza delle macchine a vapore (gli oltre 180.000 disegni si vedono), data l'inutilità di alcune scene, verrebbe da parlare ad un certo punto di veri e propri "filler" dell'animazione, dove la potenza grafica risulta fine a sé stessa, finendo con lo stordire inutilmente lo spettatore.
In sostanza, "Steamboy" è un sonoro fallimento artistico, il quale andrebbe visto solamente perché almeno sino ad oggi risulta essere il film d'animazione tradizionale meglio animato di sempre (almeno tra quelli da me visti). Per i fanboy di Otomo risulterà un capolavoro o un ottimo film, invece per gli amanti del cinema tale pellicola sarà solo la conferma certa di come quest'autore abbia avuto tanta fortuna con "Akira", poiché, adagiandosi su una fama immeritatamente ricevuta, alla fine è dimostrato incapace di ripetersi. Il film giustamente fu un flop sia di critica (anche se qualche sedicente critico americano ha provato a salvare tale scempio) che di pubblico, non riuscendo a recuperare minimamente i mastodontici costi di produzione. Si spera che in futuro Otomo non ritorni più a dirigere più alcun film d'animazione, poiché evidentemente, se non spende quanto il PIL del continente africano, gli risulta impossibile girare una pellicola.
La storia è semplice: Ray Steam è un ragazzino avente grande talento nell'inventare nuovi oggetti che si alimentano con la forza del vapore, riuscendo in questo modo a trovare una valvola di sfogo dovuta alla mancanza del padre andato negli Usa. Un giorno il nonno invia a Ray una sfera, intimandogli di portarla a Londra dal professor Stevenson per proteggerla dalla fondazione Ohara. La sfera Steam ha al suo interno un concentrato di vapore ad alta densità distruttiva e per questo motivo dovrà impedire che cada nelle mani sbagliate.
Nonostante un soggetto interessante unito all'intrigante elemento steampunk, quasi inedito nei film d'animazione con ambientazione storica, Otomo riesce a 'cannare' nuovamente la sceneggiatura. Se in "Akira" ciò era dovuto alla compressione di 1600 pagine di fumetto in sole due ore di film, qua ogni scusa viene meno, visto che la sceneggiatura farebbe inorridire ogni scuola che insegna la scrittura di essa. La storia è lineare, ma il problema è che essa risulta narrata male e in modo confusionario; si fa uso frequente di colpi di scena per far stupire lo spettatore, ma essi risultano inseriti in malo modo, poiché non sono sorretti da adeguate premesse o retroscena narrativi. Dal disastro non si salvano i personaggi, i quali risultano scritti in modo scialbo, piatto, monocorde, e soprattutto passano da una fazione all'altra come una banderuola sferzata dal vento.
Neanche a livello contenutistico l'opera è salvabile, vista l'imbarazzante povertà intrinseca dei dialoghi messi in bocca ai personaggi, i quali parlano (ma sarebbe più corretto dire che urlano) per slogan, senza argomentare minimamente le loro posizioni in modo più articolato. Sostanzialmente Otomo, con questo film, vorrebbe chiedere allo spettatore a cosa possa portare il progresso scientifico all'alba dell'Esposizione Universale di Londra, arrivando anche a porre dei dilemmi sullo sfruttamento dell'uso della scienza senza un approccio etico nell'uso di essa. Concetti sicuramente interessanti; peccato che siano espressi male, poiché il nonno di Ray blatera un idiota quanto scriteriato slogan di stampo socialista contro i capitalisti rei, dal suo punto di vista, di pensare solo ai dividenti ottenuti grazie alle scoperte scientifiche, quando in realtà il mondo dovrebbe essere in parte grato a loro per i soldi investiti nella ricerca. Il padre del protagonista sostiene invece una scienza al servizio di tutta la popolazione, capace di cancellare le differenze sociali, così assumendo delle posizioni di stampo liberal-sociale. Parte della dialettica tra nonno e padre verte sull'impiego della scienza in guerra; come al solito Otomo sbaglia nuovamente a porre il problema in modo così semplicistico, visto che le maggiori scoperte scientifiche sono state fatte durante i conflitti armati. Quello che tutti noi vorremmo è che un autore così incensato si ponesse innanzi al problema in modo più interessante (sono consigliati sotto questo punto di vista "Patlabor 2" e "The Sky Crawlers" di Oshii, che affrontano l'argomento con un piglio filosofico misto a un pessimismo pragmatico di fondo), invece di affrontare una materia così complessa in modo assolutamente superficiale; poiché si finisce con il proporre la solita solfa sterile che pesca a piene mani dagli ideali socialisti di stampo utopico.
Tutto questo non può far altro che sfociare in una seconda metà di film degna dei peggiori blockbuster come "Man of Steel" di Zack Snyder (2012), dove il tutto diventa una "tortura" audio-visiva per il povero spettatore costretto a sorbirsi esplosioni, crolli di palazzi e scene di distruzione ripetute alla nausea, così ritrovandosi innanzi a sequenze di "pornografia visiva", che sembrano più il prodotto della mente di un tredicenne immaturo che di un regista capace con "Akira" di realizzare interessanti idee visive d'avanguardia grafica.
In mezzo a tutto questo scempio, si farebbe in effetti a dire prima cosa si salva; sicuramente la regia di Otomo è uno dei due elementi positivi dell'opera, visto che riesce a descrivere alla perfezione il periodo vittoriano; infatti tutto si può dire di tale regista, tranne che difetti di grande visionarietà, vista la capacità di riuscire a dare con gran garbo nelle sue opere grande sfogo al suo estro visivo, almeno finché lo tiene sotto controllo. A sostegno di ciò, non si può non citare come esempio di gran gusto visionario la sublime sequenza all'interno del palazzo dell'esposizione, dove il riflesso di Scarlett viene replicato su un gran numero di specchi, mostrando così le meraviglie della scienza; ma è interessante notare che, essendo un effetto "scenico", tale magnificenza risulta illusoria, e che quindi, dietro l'apparente bellezza della scienza, possono celarsi numerosi problemi che almeno superficialmente non emergono. Per quanto concerne la fotografia, la sua qualità risulta altalenante; se negli esterni il colore grigio è predominante, riuscendo in questo modo a catturare alla perfezione l'atmosfera della Londra del 1866 con la sua aria inquinata ma al contempo suggestiva, invece negli interni risulta essere troppo scura. Altro difetto dell'opera è il montaggio tremendamente incerto e che nell'ultima parte sbaglia quasi tutti i raccordi, finendo con l'aggiungere ancora più confusione all'apocalisse distruttiva.
Oltre alla regia unico altro elemento positivo risulta essere il comparto tecnico, dove Otomo riesce a raggiungere risultati strabilianti nel fondere le animazioni tradizionali con inserti in CGI dove spesso è arduo distinguere le due tecniche (anche se siamo lontani dai risultati avanguardistici raggiunti da Oshii con "Innocence" nel medesimo anno). Ma anche alle animazioni c'è un ulteriore critica da fare; se l'opera è un inno alla potenza delle macchine a vapore (gli oltre 180.000 disegni si vedono), data l'inutilità di alcune scene, verrebbe da parlare ad un certo punto di veri e propri "filler" dell'animazione, dove la potenza grafica risulta fine a sé stessa, finendo con lo stordire inutilmente lo spettatore.
In sostanza, "Steamboy" è un sonoro fallimento artistico, il quale andrebbe visto solamente perché almeno sino ad oggi risulta essere il film d'animazione tradizionale meglio animato di sempre (almeno tra quelli da me visti). Per i fanboy di Otomo risulterà un capolavoro o un ottimo film, invece per gli amanti del cinema tale pellicola sarà solo la conferma certa di come quest'autore abbia avuto tanta fortuna con "Akira", poiché, adagiandosi su una fama immeritatamente ricevuta, alla fine è dimostrato incapace di ripetersi. Il film giustamente fu un flop sia di critica (anche se qualche sedicente critico americano ha provato a salvare tale scempio) che di pubblico, non riuscendo a recuperare minimamente i mastodontici costi di produzione. Si spera che in futuro Otomo non ritorni più a dirigere più alcun film d'animazione, poiché evidentemente, se non spende quanto il PIL del continente africano, gli risulta impossibile girare una pellicola.
Il roboante e costosissimo Steamboy, scritto e diretto dal grande Katsuhiro Ōtomo e distribuito al cinema nel 2004 dopo parecchi anni di lavorazione, occupa un posticino speciale nel mio cuore: è stato uno dei primi lungometraggi animati giapponesi che abbia mai visto in età adolescenziale. Sebbene, col tempo, il film non abbia più sortito il medesimo effetto positivo delle prime visioni, in generale trovo questa sorta di "Akira per adolescenti" tutto sommato godibile. Lo definisco tale perché, pur avendo per ovvie ragioni il medesimo character design e una spiccata tendenza al genere fantascientifico (anche se di tipo diverso), è lontano anni luce dalla complessità concettuale del suo predecessore e se ne differenzia completamente per ambientazione e trama. Vediamo in che modo.
Steamboy è sostanzialmente uno steampunk ambientato in un'Inghilterra ucronica di metà Ottocento: sebbene anche nella realtà storica la forza del vapore (lo "steam" del titolo) stava muovendo i trasporti di mezzo mondo, nel film esso viene utilizzato anche per altri scopi, come ad esempio il funzionamento di arti meccanici, armature semoventi e fortezze volanti di proporzioni gigantesche. Il giovane Ray convive con la perdita del padre e con l'allontanamento di un nonno troppo occupato a lavorare su progetti tecnologici incentrati proprio sul vapore. Un giorno, però, due loschi individui, in cerca proprio di uno di quei progetti, catapulteranno Ray in una pericolosa avventura che potrebbe portarlo a scoprire la verità su suo padre e su un complotto che rischia di gettare nel caos la nazione e il mondo intero...
La storia di Ray e dei personaggi che lo circondano sembra rispecchiare quella del più classico dei romanzi di formazione: il protagonista, in questo caso talentuoso nell'ambito della meccanica, parte da una situazione in cui è in grado di fare ben poco da solo ma, dopo vari incontri con altri individui e fronteggiando pericoli ed esperienze simili, diventerà sempre più maturo e alla fine soddisferà le proprie ambizioni. Sullo schermo vediamo solo i primi passi del giovane verso la vita adulta, della quale però scorgiamo comunque qualche dettaglio nelle immagini statiche dei titoli di coda. In generale, i personaggi sembrano adeguati alla storia narrata e alcuni di essi restano impressi nella memoria dello spettatore, sia in negativo (l'insopportabile nobile fanciulla Scarlett e il suo snobismo d'alto livello) sia in positivo (il nonno di Ray è un simpatico inventore esagitato). Il protagonista Ray, dal canto suo, è senza infamia e senza lode. Il regista/mangaka Ōtomo è noto anche per le sue produzioni particolarmente esose: proprio il film di Akira, all'epoca della sua uscita alla fine degli anni Ottanta, rappresentò il lungometraggio animato più costoso mai prodotto fino ad allora in Giappone. Possiamo dire che Steamboy vi si avvicina moltissimo e ce ne accorgiamo dall'enorme mole di Computer Graphic sfruttata a tutto spiano per veicoli, vapori e strumentazioni di vario genere, oltre che dall'impressionante fluidità nelle animazioni dei personaggi. Non scorderò mai lo strano effetto che questi mi hanno suscitato durante la prima visione: mi sembravano esageratamente foto-realistici, come se fossero stati animati con l'ausilio della tecnica del motion-capture (comunque già in voga in quegli anni grazie alla trilogia jacksoniana de Il Signore degli Anelli conclusa da poco). A fianco dell'eccellente comparto grafico, per la colonna sonora del suo nuovo kolossal d'animazione Ōtomo si affida all'americano Steve Jablonsky, il quale, con una partitura potente e ben orchestrata, accompagna degnamente ogni scena del film, conferendovi inoltre un diffuso senso di epica e dramma. In Italia, il film è stato distribuito in DVD dalla Sony Pictures, che però ha basato il suo lavoro sull'edizione americana (troveremo tra gli extra fin troppi riferimenti all'adattamento in lingua inglese, per esempio). In fondo l'edizione nostrana, che è pure integrale, ci regala comunque un'ottima traccia audio in grado di dare maggiore enfasi alle sequenze d'azione e di feroce battaglia tra eserciti. In definitiva consiglio Steamboy a chi vuole trascorrere un paio d'ore d'intrattenimento con una storia senza troppe pretese, magari anche con qualche interessante riflessione sulla guerra e il potere della scienza. Raggiunge il sette solo perché è una festa per gli occhi. Per tutto il resto c'è Akira.
Steamboy è sostanzialmente uno steampunk ambientato in un'Inghilterra ucronica di metà Ottocento: sebbene anche nella realtà storica la forza del vapore (lo "steam" del titolo) stava muovendo i trasporti di mezzo mondo, nel film esso viene utilizzato anche per altri scopi, come ad esempio il funzionamento di arti meccanici, armature semoventi e fortezze volanti di proporzioni gigantesche. Il giovane Ray convive con la perdita del padre e con l'allontanamento di un nonno troppo occupato a lavorare su progetti tecnologici incentrati proprio sul vapore. Un giorno, però, due loschi individui, in cerca proprio di uno di quei progetti, catapulteranno Ray in una pericolosa avventura che potrebbe portarlo a scoprire la verità su suo padre e su un complotto che rischia di gettare nel caos la nazione e il mondo intero...
La storia di Ray e dei personaggi che lo circondano sembra rispecchiare quella del più classico dei romanzi di formazione: il protagonista, in questo caso talentuoso nell'ambito della meccanica, parte da una situazione in cui è in grado di fare ben poco da solo ma, dopo vari incontri con altri individui e fronteggiando pericoli ed esperienze simili, diventerà sempre più maturo e alla fine soddisferà le proprie ambizioni. Sullo schermo vediamo solo i primi passi del giovane verso la vita adulta, della quale però scorgiamo comunque qualche dettaglio nelle immagini statiche dei titoli di coda. In generale, i personaggi sembrano adeguati alla storia narrata e alcuni di essi restano impressi nella memoria dello spettatore, sia in negativo (l'insopportabile nobile fanciulla Scarlett e il suo snobismo d'alto livello) sia in positivo (il nonno di Ray è un simpatico inventore esagitato). Il protagonista Ray, dal canto suo, è senza infamia e senza lode. Il regista/mangaka Ōtomo è noto anche per le sue produzioni particolarmente esose: proprio il film di Akira, all'epoca della sua uscita alla fine degli anni Ottanta, rappresentò il lungometraggio animato più costoso mai prodotto fino ad allora in Giappone. Possiamo dire che Steamboy vi si avvicina moltissimo e ce ne accorgiamo dall'enorme mole di Computer Graphic sfruttata a tutto spiano per veicoli, vapori e strumentazioni di vario genere, oltre che dall'impressionante fluidità nelle animazioni dei personaggi. Non scorderò mai lo strano effetto che questi mi hanno suscitato durante la prima visione: mi sembravano esageratamente foto-realistici, come se fossero stati animati con l'ausilio della tecnica del motion-capture (comunque già in voga in quegli anni grazie alla trilogia jacksoniana de Il Signore degli Anelli conclusa da poco). A fianco dell'eccellente comparto grafico, per la colonna sonora del suo nuovo kolossal d'animazione Ōtomo si affida all'americano Steve Jablonsky, il quale, con una partitura potente e ben orchestrata, accompagna degnamente ogni scena del film, conferendovi inoltre un diffuso senso di epica e dramma. In Italia, il film è stato distribuito in DVD dalla Sony Pictures, che però ha basato il suo lavoro sull'edizione americana (troveremo tra gli extra fin troppi riferimenti all'adattamento in lingua inglese, per esempio). In fondo l'edizione nostrana, che è pure integrale, ci regala comunque un'ottima traccia audio in grado di dare maggiore enfasi alle sequenze d'azione e di feroce battaglia tra eserciti. In definitiva consiglio Steamboy a chi vuole trascorrere un paio d'ore d'intrattenimento con una storia senza troppe pretese, magari anche con qualche interessante riflessione sulla guerra e il potere della scienza. Raggiunge il sette solo perché è una festa per gli occhi. Per tutto il resto c'è Akira.
"Steamboy" è un film d'animazione del 2004, scritto, sceneggiato e diretto da Katsuhiro Otomo. Il titolo ha molteplici rimandi: Steam è il cognome del giovane protagonista, poi in inglese vuol dire vapore - e infatti lo svolgimento della storia è ambientato nel fiore della Seconda Rivoluzione Industriale, quando le macchine a vapore erano un elemento indispensabile, nei loro impieghi civili o bellici che fossero. E poi "steampunk" è anche un sottogenere nella corrente fantasy o di fantascienza, in cui le tecnologie impiegate sono scientificamente più avanzate rispetto al periodo storico in cui è contestualizzata la storia.
Ray Steam è un ragazzo di dodici/tredici anni di estrazione piccolo borghese, che abita nella città di Manchester e ha la passione per le scienze e la tecnologia, ereditata dal padre e dal nonno, entrambi scienziati autodidatti, che all'inizio della storia si trovano in America alla ricerca di un materiale fisico con determinate capacità. Torneranno però in patria divisi, in seguito a delle divergenze etiche e intellettuali scaturite dalle loro scoperte: Eddy Steam, il papà di Ray, si è recato all'Esposizione Universale di Londra, mentre il nonno è tornato in incognito a Manchester, preoccupato per l'avvenire che potrebbe scaturire dalle scoperte effettuate durante il periodo di ricerca in America. Raccomanda pertanto al nipote di tenere una speciale sfera, portatrice di una particolare tecnologia, lontana dalle mani della fondazione "Hoara". Tale fondazione, gestita da un fantomatico capitalista, ha permesso ai due Steam, padre e figlio, di portare avanti le loro scoperte, che una volta divulgate sono state però impiegate per la costruzione di armamenti bellici: Hoara infatti vende armamenti su scala mondiale e vorrebbe utilizzare l'Esposizione Universale come biglietto da visita ai potenti della Terra. Ray quindi si trova suo malgrado all'interno di questi giochi di potere, che fino a quel momento non pensava nemmeno esistessero al mondo, e dovrà scegliere che strada seguire, a chi dare retta, a chi credere per davvero...
La critica, a suo tempo, alla presentazione del film, facendo il confronto con "Akira", non ha accolto all'unanimità la carica positiva dell'opera e l'ha a mio parere ingiustamente bocciata, adducendo come motivo il fatto che fosse sconclusionata e mancante di profondità.
Per me "Steamboy" invece fornisce diversi spunti di riflessione di scottante attualità: il fatto che le scoperte scientifiche siano a servizio dell'umanità non consente automaticamente all'uomo di giocare a fare Dio, e questo lo abbiamo visto innumerevoli volte nel corso della storia, ma alla fin fine ce ne si rende conto sempre troppo tardi, solo una volta che ci si è scottati. Prometeo voleva portare il fuoco agli uomini, Ulisse voleva sorpassare le colonne d'Ercole, e chi più ne ha più ne metta... possiamo arrivare a toccare la scoperta dell'energia nucleare e il suo conseguente ma di sicuro non necessario impiego nella bomba atomica! Con i risvolti che tutti sappiamo. Il punto è che la tecnologia è sì al servizio dell'umanità, ma la tracotanza e la superbia dell'uomo di fronte alle scoperte non ha mai portato a niente di buono, perché la sua bramosia lo porta a dimenticare che il mondo non è stato creato dall'umanità, ma da Qualcosa o Qualcuno che ne sovrasta le leggi. Perciò disponiamo dei mezzi per svelare le leggi della natura, ma non la comprenderemo mai fino in fondo, e deviazioni legate alla brama di potere e all'egoismo non potranno che portare al regresso della società civile.
Nell'anime queste riflessioni vengono proposte esplicitamente nel duello intellettuale che si genera tra Edward e Lloyd Steam, il primo fiducioso che ogni tipo di applicazione tecnologica delle leggi fisiche porti al progresso, il secondo timoroso della bramosia dell'umanità e del male che si nasconde dietro all'incombenza del capitalismo sfruttatore, che tenta di spacciare le armi per qualcosa di democratico. Ray si trova in balia degli eventi, si affaccia al mondo per la prima volta e deve capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cerca di mediare tra le parti del nonno e del padre.
Dal punto di vista grafico, del chara design e del mecha design, "Steamboy" è un'opera più che soddisfacente: il chara design è quello classico delle opere di Katsuhiro Otomo, in pratica ha il marchio di fabbrica. Le macchine e le invenzioni invece attingono un po' dal mondo di Miyazaki, un po' da certi disegni leonardeschi (si vedano in particolare le fattezze dell'aliante da combattimento) e in particolare l'arma finale ricorda vagamente nelle sue dimensioni sgraziate il castello di Howl (che Miyazaki e Otomo si siano scambiati le idee, visto che entrambi i film sono del 2004?)
L'opera nel complesso mi ha soddisfatto, l'avventura ha un suo degno svolgimento, l'unico punto a sfavore (e in questo debbo concordare con la critica) è il finale, perché in effetti ci si aspetta un finale definito, mentre invece rimane tutto un po' nell'ombra; non c'è la catarsi sperata al culmine di un climax ascendente, piuttosto una sorta di sospensione.
Ray Steam è un ragazzo di dodici/tredici anni di estrazione piccolo borghese, che abita nella città di Manchester e ha la passione per le scienze e la tecnologia, ereditata dal padre e dal nonno, entrambi scienziati autodidatti, che all'inizio della storia si trovano in America alla ricerca di un materiale fisico con determinate capacità. Torneranno però in patria divisi, in seguito a delle divergenze etiche e intellettuali scaturite dalle loro scoperte: Eddy Steam, il papà di Ray, si è recato all'Esposizione Universale di Londra, mentre il nonno è tornato in incognito a Manchester, preoccupato per l'avvenire che potrebbe scaturire dalle scoperte effettuate durante il periodo di ricerca in America. Raccomanda pertanto al nipote di tenere una speciale sfera, portatrice di una particolare tecnologia, lontana dalle mani della fondazione "Hoara". Tale fondazione, gestita da un fantomatico capitalista, ha permesso ai due Steam, padre e figlio, di portare avanti le loro scoperte, che una volta divulgate sono state però impiegate per la costruzione di armamenti bellici: Hoara infatti vende armamenti su scala mondiale e vorrebbe utilizzare l'Esposizione Universale come biglietto da visita ai potenti della Terra. Ray quindi si trova suo malgrado all'interno di questi giochi di potere, che fino a quel momento non pensava nemmeno esistessero al mondo, e dovrà scegliere che strada seguire, a chi dare retta, a chi credere per davvero...
La critica, a suo tempo, alla presentazione del film, facendo il confronto con "Akira", non ha accolto all'unanimità la carica positiva dell'opera e l'ha a mio parere ingiustamente bocciata, adducendo come motivo il fatto che fosse sconclusionata e mancante di profondità.
Per me "Steamboy" invece fornisce diversi spunti di riflessione di scottante attualità: il fatto che le scoperte scientifiche siano a servizio dell'umanità non consente automaticamente all'uomo di giocare a fare Dio, e questo lo abbiamo visto innumerevoli volte nel corso della storia, ma alla fin fine ce ne si rende conto sempre troppo tardi, solo una volta che ci si è scottati. Prometeo voleva portare il fuoco agli uomini, Ulisse voleva sorpassare le colonne d'Ercole, e chi più ne ha più ne metta... possiamo arrivare a toccare la scoperta dell'energia nucleare e il suo conseguente ma di sicuro non necessario impiego nella bomba atomica! Con i risvolti che tutti sappiamo. Il punto è che la tecnologia è sì al servizio dell'umanità, ma la tracotanza e la superbia dell'uomo di fronte alle scoperte non ha mai portato a niente di buono, perché la sua bramosia lo porta a dimenticare che il mondo non è stato creato dall'umanità, ma da Qualcosa o Qualcuno che ne sovrasta le leggi. Perciò disponiamo dei mezzi per svelare le leggi della natura, ma non la comprenderemo mai fino in fondo, e deviazioni legate alla brama di potere e all'egoismo non potranno che portare al regresso della società civile.
Nell'anime queste riflessioni vengono proposte esplicitamente nel duello intellettuale che si genera tra Edward e Lloyd Steam, il primo fiducioso che ogni tipo di applicazione tecnologica delle leggi fisiche porti al progresso, il secondo timoroso della bramosia dell'umanità e del male che si nasconde dietro all'incombenza del capitalismo sfruttatore, che tenta di spacciare le armi per qualcosa di democratico. Ray si trova in balia degli eventi, si affaccia al mondo per la prima volta e deve capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cerca di mediare tra le parti del nonno e del padre.
Dal punto di vista grafico, del chara design e del mecha design, "Steamboy" è un'opera più che soddisfacente: il chara design è quello classico delle opere di Katsuhiro Otomo, in pratica ha il marchio di fabbrica. Le macchine e le invenzioni invece attingono un po' dal mondo di Miyazaki, un po' da certi disegni leonardeschi (si vedano in particolare le fattezze dell'aliante da combattimento) e in particolare l'arma finale ricorda vagamente nelle sue dimensioni sgraziate il castello di Howl (che Miyazaki e Otomo si siano scambiati le idee, visto che entrambi i film sono del 2004?)
L'opera nel complesso mi ha soddisfatto, l'avventura ha un suo degno svolgimento, l'unico punto a sfavore (e in questo debbo concordare con la critica) è il finale, perché in effetti ci si aspetta un finale definito, mentre invece rimane tutto un po' nell'ombra; non c'è la catarsi sperata al culmine di un climax ascendente, piuttosto una sorta di sospensione.
Mi è sempre piaciuto lo Steampunk. Vuoi per la poeticità del vapore che trasuda da ogni diavoleria meccanica, vuoi per la bellezza della Londra vittoriana e dei boulevard parigini, o per la capacità di sposare in maniera del tutto naturale l'antico e il moderno.
Ma il motivo principale è forse l'illusione di poter riscrivere la Storia, di cancellare magicamente con un colpo di spugna tutto quello che è successo dopo e di tracciare una nuova via per l'umanità.
In Steamboy ritroviamo tutto questo. Ci immergiamo in un'aria positivistica che pervade le strade della città, immensi cantieri aperti in continuo tumulto.
In un'epoca dove tutto sembra diventare possibile grazie all'enorme progresso scientifico ci si interroga sull'etica di tale sviluppo, senza falsi moralismi.
Può qualcosa di buono diventare cattivo? Sì, se viene messo al servizio di gente senza scrupoli, pronta a usarlo per i propri scopi e a trarne profitto, a discapito del resto della popolazione.
Si pensi ad esempio alla teoria della relatività di Einstein che ha portato al successivo sviluppo della bomba atomica o alla dinamite, il cui inventore Alfred Nobel, era ossessionato dall'idea che la sua scoperta potesse avere applicazioni belliche.
Dunque le premesse sono più che buone. Inutile discutere sul comparto tecnico e visivo: un'animazione sublime, arricchita dagli eccelsi disegni che conferiscono dignità anche al dettaglio più insignificante. I colori dai toni spenti, tendenti al grigio e al marrone, ben si addicono a una Londra industriale del XIX secolo.
Ahimè il film non riesce a decollare del tutto, a causa di una trama poco sviluppata e a volte prevedibile. I rapporti interpersonali sembrano essere lasciati a metà, vengono avviati senza però essere approfonditi, e a volte risultano poco chiari. Questa mancanza è visibile anche nella psicologia dei personaggi stessi, poco o per niente approfondita.
È come guardare un dipinto ricco di particolari e di colori, ma così pieno da non riuscire a soffermarsi bene sui singoli soggetti, che vengono appiattiti da tutto il resto.
In ultima analisi volevo spendere due parole sulla scena della battaglia, che ho apprezzato graficamente, pur trovandola poco credibile: bombardare Londra ai fini di una dimostrazione pratica dei modelli bellici da vendere agli acquirenti durante l'Esposizione Universale mi sembra un'esagerazione.
In conclusione l'ho trovato un film piacevole, da vedere se si è amanti dello Steampunk o fan di Otomo. Certo, rimane quella sensazione di incompletezza, perché possedeva tutte le carte in regola, ma purtroppo sono state mal giocate, risultando un capolavoro mancato. Rimane comunque un'opera più che buona di pregevole fattura.
Ma il motivo principale è forse l'illusione di poter riscrivere la Storia, di cancellare magicamente con un colpo di spugna tutto quello che è successo dopo e di tracciare una nuova via per l'umanità.
In Steamboy ritroviamo tutto questo. Ci immergiamo in un'aria positivistica che pervade le strade della città, immensi cantieri aperti in continuo tumulto.
In un'epoca dove tutto sembra diventare possibile grazie all'enorme progresso scientifico ci si interroga sull'etica di tale sviluppo, senza falsi moralismi.
Può qualcosa di buono diventare cattivo? Sì, se viene messo al servizio di gente senza scrupoli, pronta a usarlo per i propri scopi e a trarne profitto, a discapito del resto della popolazione.
Si pensi ad esempio alla teoria della relatività di Einstein che ha portato al successivo sviluppo della bomba atomica o alla dinamite, il cui inventore Alfred Nobel, era ossessionato dall'idea che la sua scoperta potesse avere applicazioni belliche.
Dunque le premesse sono più che buone. Inutile discutere sul comparto tecnico e visivo: un'animazione sublime, arricchita dagli eccelsi disegni che conferiscono dignità anche al dettaglio più insignificante. I colori dai toni spenti, tendenti al grigio e al marrone, ben si addicono a una Londra industriale del XIX secolo.
Ahimè il film non riesce a decollare del tutto, a causa di una trama poco sviluppata e a volte prevedibile. I rapporti interpersonali sembrano essere lasciati a metà, vengono avviati senza però essere approfonditi, e a volte risultano poco chiari. Questa mancanza è visibile anche nella psicologia dei personaggi stessi, poco o per niente approfondita.
È come guardare un dipinto ricco di particolari e di colori, ma così pieno da non riuscire a soffermarsi bene sui singoli soggetti, che vengono appiattiti da tutto il resto.
In ultima analisi volevo spendere due parole sulla scena della battaglia, che ho apprezzato graficamente, pur trovandola poco credibile: bombardare Londra ai fini di una dimostrazione pratica dei modelli bellici da vendere agli acquirenti durante l'Esposizione Universale mi sembra un'esagerazione.
In conclusione l'ho trovato un film piacevole, da vedere se si è amanti dello Steampunk o fan di Otomo. Certo, rimane quella sensazione di incompletezza, perché possedeva tutte le carte in regola, ma purtroppo sono state mal giocate, risultando un capolavoro mancato. Rimane comunque un'opera più che buona di pregevole fattura.
La costante guerra della Scienza, fra chi intende usarla come arma e chi per il semplice processo di arricchimento della cultura umana. In un'ambientazione di una Londra ottocentesca, con in più delle invenzioni e delle tecniche abbastanza innovazionistiche, si svolge la storia di un ragazzo-inventore dalle doti da studioso non soli teorico, ma altresì con molta voglia d'agire. Questo in realtà è quasi tutto, con l'aggiunta della famosa esposizione universale a fare da sfondo alle vicende. Semplicistico, direi, ma abbastanza da rendere bene per tutta la durata del film. Non posso affermare che sia un capolavoro, ma fa quello che deve fare in maniera più che sufficiente.
Parlando di qualità, siamo davanti ad un film con budget da film e con tempi da film. È scontato il fatto che le animazioni siano abbondantemente sopra alla media delle serie TV, ma in effetti non poi così eccellente per un film. Non ci sono comunque veri e propri problemi che compromettano la possibilità di godersi l'opera. In ultimo, difendo il doppiaggio italiano in quanto è senza alcun dubbio piacevole per lo spettatore medio, anche se ovviamente i nippofili pretenderebbero di più. Insomma, quest'opera non è assolutamente nulla di speciale, ma neanche chissà quale schifezza.
Parlando di qualità, siamo davanti ad un film con budget da film e con tempi da film. È scontato il fatto che le animazioni siano abbondantemente sopra alla media delle serie TV, ma in effetti non poi così eccellente per un film. Non ci sono comunque veri e propri problemi che compromettano la possibilità di godersi l'opera. In ultimo, difendo il doppiaggio italiano in quanto è senza alcun dubbio piacevole per lo spettatore medio, anche se ovviamente i nippofili pretenderebbero di più. Insomma, quest'opera non è assolutamente nulla di speciale, ma neanche chissà quale schifezza.
A sedici anni di distanza da Akira, acclamato cult movie che ha lanciato il genere anime sulla scena cinematografica mondiale, e dopo il bellissimo e sofisticato Memories, Katsuhiro Otomo torna alla regia con un ambizioso progetto di lungometraggio dai toni epici che spinge ai limiti del perfezionismo le tecniche di disegno e animazione.
La storia è una piccola saga familiare e narra le gesta dei geniali inventori Eddie, Lloyd e Ray Steam, tre generazioni di scienziati a confronto. Siamo in Inghilterra alla vigilia della Grande Esposizione Universale del1866 e il clima che si respira è quello dei romanzi di avventura e proto-fantascienza di Jules Verne. Questa particolare ambientazione inserisce il film a pieno titolo nel filone "steampunk", sottogenere che rivisita in chiave fantastica e alternativa la rivoluzione industriale in epoca vittoriana.
A queste interessanti premesse e ad un inizio incalzante non fa seguito uno svolgimento degno delle aspettative. La trama infatti non decolla mai veramente, rimanendo sempre fin troppo semplice e lineare. Ad un primo tempo ben bilanciato in cui si tracciano i contorni dei protagonisti e si mettono le basi dello sviluppo narrativo, tra scene più o meno ricche di azione e suspense, fa seguito un secondo tempo non all'altezza, basato quasi esclusivamente su scene ad effetto altamente spettacolare.
Alcune caratterizzazioni sembrano prendere corpo direttamente dalla penna dei romanzieri inglesi dell'ottocento, come la capricciosa Scarlett che ricalca pedissequamente Dora del dickensiano David Copperfield (con tanto di cagnolino) e Robert L. Stevenson che letteralmente recita una parte nel film. A parte i "cameo" letterari, i personaggi non brillano per profondità psicologica e l'interessante conflitto generazionale tra i vari protagonisti è solo abbozzato. Il "superuomo" e la critica al ruolo della scienza in ambito militare sono temi che non vengono sviscerati e finiscono col perdere mordente.
D'altro canto i disegni, le animazioni e i fondali raggiungono vette di virtuosismo senza pari. L'uso massiccio e sapiente di avanzate tecniche CGI unito alla tecnica tradizionale di animazione rende le scene d'azione un vero spettacolo per gli occhi.
I fondali meritano un discorso a parte: gli artisti dello staff hanno sfornato il meglio del loro repertorio tirando in causa un maniacale studio sulla pittura di paesaggio dell'ottocento e una ricostruzione impagabile dell'ambientazione storica. Il risultato: una mirabile collezione tavole con vedute di Londra e della campagna inglese che ricordano molto da vicino i veri dipinti dei maestri dell'epoca. Una menzione speciale va anche agli avveniristici, incredibili macchinari di cui si fa sfoggio e che recitano un ruolo da protagonisti con la loro onnipresenza scenica.
Le musiche e gli effetti sonori non sono da meno e si integrano alla perfezione con le immagini risultando credibili e aumentando la percezione di immersione nel bel mezzo delle scene da parte dello spettatore.
Sui titoli di coda, una carrellata di istantanee dei protagonisti prefigura un eventuale sequel alle vicende narrate.
In definitiva un'esperienza unica da un punto di vista squisitamente tecnico/artistico ma decisamente sottotono sotto il profilo dei contenuti narrativi. Probabilmente le ambizioni di entrare nelle grazie di un più vasto pubblico, i costi proibitivi di produzione, e la decennale lavorazione (più volte interrotta per mancanza di fondi) hanno un tantino snaturato il risultato finale che non soddisfa pienamente né le aspettative dei fan di Otomo e né quelle dei neofiti.
La storia è una piccola saga familiare e narra le gesta dei geniali inventori Eddie, Lloyd e Ray Steam, tre generazioni di scienziati a confronto. Siamo in Inghilterra alla vigilia della Grande Esposizione Universale del1866 e il clima che si respira è quello dei romanzi di avventura e proto-fantascienza di Jules Verne. Questa particolare ambientazione inserisce il film a pieno titolo nel filone "steampunk", sottogenere che rivisita in chiave fantastica e alternativa la rivoluzione industriale in epoca vittoriana.
A queste interessanti premesse e ad un inizio incalzante non fa seguito uno svolgimento degno delle aspettative. La trama infatti non decolla mai veramente, rimanendo sempre fin troppo semplice e lineare. Ad un primo tempo ben bilanciato in cui si tracciano i contorni dei protagonisti e si mettono le basi dello sviluppo narrativo, tra scene più o meno ricche di azione e suspense, fa seguito un secondo tempo non all'altezza, basato quasi esclusivamente su scene ad effetto altamente spettacolare.
Alcune caratterizzazioni sembrano prendere corpo direttamente dalla penna dei romanzieri inglesi dell'ottocento, come la capricciosa Scarlett che ricalca pedissequamente Dora del dickensiano David Copperfield (con tanto di cagnolino) e Robert L. Stevenson che letteralmente recita una parte nel film. A parte i "cameo" letterari, i personaggi non brillano per profondità psicologica e l'interessante conflitto generazionale tra i vari protagonisti è solo abbozzato. Il "superuomo" e la critica al ruolo della scienza in ambito militare sono temi che non vengono sviscerati e finiscono col perdere mordente.
D'altro canto i disegni, le animazioni e i fondali raggiungono vette di virtuosismo senza pari. L'uso massiccio e sapiente di avanzate tecniche CGI unito alla tecnica tradizionale di animazione rende le scene d'azione un vero spettacolo per gli occhi.
I fondali meritano un discorso a parte: gli artisti dello staff hanno sfornato il meglio del loro repertorio tirando in causa un maniacale studio sulla pittura di paesaggio dell'ottocento e una ricostruzione impagabile dell'ambientazione storica. Il risultato: una mirabile collezione tavole con vedute di Londra e della campagna inglese che ricordano molto da vicino i veri dipinti dei maestri dell'epoca. Una menzione speciale va anche agli avveniristici, incredibili macchinari di cui si fa sfoggio e che recitano un ruolo da protagonisti con la loro onnipresenza scenica.
Le musiche e gli effetti sonori non sono da meno e si integrano alla perfezione con le immagini risultando credibili e aumentando la percezione di immersione nel bel mezzo delle scene da parte dello spettatore.
Sui titoli di coda, una carrellata di istantanee dei protagonisti prefigura un eventuale sequel alle vicende narrate.
In definitiva un'esperienza unica da un punto di vista squisitamente tecnico/artistico ma decisamente sottotono sotto il profilo dei contenuti narrativi. Probabilmente le ambizioni di entrare nelle grazie di un più vasto pubblico, i costi proibitivi di produzione, e la decennale lavorazione (più volte interrotta per mancanza di fondi) hanno un tantino snaturato il risultato finale che non soddisfa pienamente né le aspettative dei fan di Otomo e né quelle dei neofiti.
Steamboy è uno di quei lungometraggi figlio di un inevitabile e pachidermico gigantismo derivato dalla fama del celebre autore, Katsuhiro Otomo, padre del mitico "Akira", uno degli antenati assoluti del genere futuristico animato.
Stilisticamente parlando, siamo di fronte ad un lavoro eccezionale, virtuoso, dove la computer grafica fa da padrona incontrastata, amalgamandosi perfettamente con l'insieme dei disegni e delle animazioni. Queste ultime appaiono dinamiche, curate nella sconcertante fluidità, di estrema concezione e intrecciate - come detto poco fa - in maniera perfetta all'utilizzo massiccio del computer. Ciò che però più stupisce e strabilia, è tuttavia l'approfondito e meticoloso studio dei fondali, autentici quadri di una Inghilterra storicamente corretta, fedelmente ottocentesca, che funge da magico palcoscenico ad un cast, purtroppo, non all'altezza delle aspettative.
È difatti contrastante la notevole caratura tecnica e artistica dell'opera rispetto alla vacuità, leggerezza e assoluta assenza di profondità della storia, troppo funambolica e roboante di fronte ad evoluzioni grafiche senza pari, ma a conti fatti semplicemente e puerilmente circoscritta ad esse, incapace di andare oltre l'accattivante visività che gratifica l'occhio ma regala poco altro. E queste continue evoluzioni tecniche risultano alla lunga - incredibile a dirsi - ridondanti, monotone, addirittura noiose e palesemente fini a loro stesse, traghettatrici di una trama che fa acqua da tutte le parti e non convince neanche di fronte ad un finale che desidera essere eclatante ma risulta tale solo nel contesto visivo.
In una Inghilterra dai forti toni steampunk, alle prese con la ben nota Esposizione Universale, si sviluppa una trama fin troppo lineare, povera di personaggi carismatici e che punta soprattutto sulle megalitiche presenze di creature metalliche nate dalla follia di inventori nel più fervido periodo di creatività, ricalcando molto alla lontana un po' le orme de "Il mistero della pietra azzurra", sempiterna opera della Gainax che dipanava i fili della sua vicenda regalando un inizio piuttosto simile, ma dai contenuti chiaramente differenti.
Purtroppo però, in Steamboy i characters hanno poco mordente, né sono parte integrante di elementi né esaltanti né angoscianti; in poche parole vi è una carenza di pathos, d'emozioni e di attrattiva piuttosto pesante che solo in parte l'oggettivo splendore del comparto tecnico e di una regia eccezionale riescono a colmare.
Si dice che per realizzare quest'idea megalitica siano stati spesi fior di quattrini nonché anni di lavoro, e ciò accresce il rammarico di un'opera stilisticamente geniale ma dai contenuti appena sufficienti.
Stilisticamente parlando, siamo di fronte ad un lavoro eccezionale, virtuoso, dove la computer grafica fa da padrona incontrastata, amalgamandosi perfettamente con l'insieme dei disegni e delle animazioni. Queste ultime appaiono dinamiche, curate nella sconcertante fluidità, di estrema concezione e intrecciate - come detto poco fa - in maniera perfetta all'utilizzo massiccio del computer. Ciò che però più stupisce e strabilia, è tuttavia l'approfondito e meticoloso studio dei fondali, autentici quadri di una Inghilterra storicamente corretta, fedelmente ottocentesca, che funge da magico palcoscenico ad un cast, purtroppo, non all'altezza delle aspettative.
È difatti contrastante la notevole caratura tecnica e artistica dell'opera rispetto alla vacuità, leggerezza e assoluta assenza di profondità della storia, troppo funambolica e roboante di fronte ad evoluzioni grafiche senza pari, ma a conti fatti semplicemente e puerilmente circoscritta ad esse, incapace di andare oltre l'accattivante visività che gratifica l'occhio ma regala poco altro. E queste continue evoluzioni tecniche risultano alla lunga - incredibile a dirsi - ridondanti, monotone, addirittura noiose e palesemente fini a loro stesse, traghettatrici di una trama che fa acqua da tutte le parti e non convince neanche di fronte ad un finale che desidera essere eclatante ma risulta tale solo nel contesto visivo.
In una Inghilterra dai forti toni steampunk, alle prese con la ben nota Esposizione Universale, si sviluppa una trama fin troppo lineare, povera di personaggi carismatici e che punta soprattutto sulle megalitiche presenze di creature metalliche nate dalla follia di inventori nel più fervido periodo di creatività, ricalcando molto alla lontana un po' le orme de "Il mistero della pietra azzurra", sempiterna opera della Gainax che dipanava i fili della sua vicenda regalando un inizio piuttosto simile, ma dai contenuti chiaramente differenti.
Purtroppo però, in Steamboy i characters hanno poco mordente, né sono parte integrante di elementi né esaltanti né angoscianti; in poche parole vi è una carenza di pathos, d'emozioni e di attrattiva piuttosto pesante che solo in parte l'oggettivo splendore del comparto tecnico e di una regia eccezionale riescono a colmare.
Si dice che per realizzare quest'idea megalitica siano stati spesi fior di quattrini nonché anni di lavoro, e ciò accresce il rammarico di un'opera stilisticamente geniale ma dai contenuti appena sufficienti.
Una grossa delusione dall'autore di Akira. Steamboy è film tecnicamente eccellente, con una grafica ed un'ambientazione curatissime che però fallisce miseramente nei punti che contano veramente: trama, personaggi, consistenza e coinvolgimento dello spettatore. È un film di azione frenetica ed effetti speciali esagerati che però non lasciano spazio né alla storia (se si può parlare di storia) né ai personaggi, che sono di una piattezza totale. Lo spettatore è immerso in una foresta di esplosioni, inseguimenti, voli, cadute che fanno desiderare solo che finiscano affinché succeda qualcosa, ma questo non avviene mai. Per non parlare dei monologhi demenziali e dementi del padre del protagonista. Da non vedere.
Steamboy è frutto principalmente della mente di Katsuhiro Otomo, autore dell’acclamato Akira, ed è un opera che è stata in grado di dividere sia critica che pubblico, un’opera che varia da soggetto a soggetto.
In un Inghilterra dell’epoca vittoriana, epoca ricca di scoperte e rivoluzioni scientifiche, vive il giovanissimo Ray Steam, ultimo discendente di una geniale stirpe di inventori che vive con sua madre mentre il nonno e il padre sono in Alaska a lavorare ad un progetto segreto. La vita prosegue la noiosa e triste routine, se non per qualche piccolo inconveniente imprevisto, finché non arriva un pacco dal nonno contenente una strana sfera nera e degli strani piani di costruzione per alcuni macchinari, ma il giovane Ray non ha il tempo di studiare questa sfera, due loschi figuri si presentano come collaboratori della Fondazione Ohara e chiedono di prendere in custodia la sfera perché c’è stato un errore nel destinatario.
Questo è l’inizio di una rocambolesca avventura ricca d’azione e con pochissime pause che, volenti o nolenti, vi prenderà tra le sue spire circondandovi con immagini, suoni e ambientazioni, una avventura forse a tratti troppo semplice e lineare, ma che comunque si rivela gradevole da seguire.
Una regia sublime, animazioni fluide, computer grafica perfettamente implementata, strutture architettoniche fantastiche, fondali ricchi di dettagli, scene epiche indimenticabili, un turbinio di fumi e vapori, questo e molto altro si può trovare in un gioiello d’animazione raro e completo in ogni forma, rimarremo affascinati di fronte al numero incredibile di invenzioni ricche di ingranaggi che continueranno ad alternarsi.
Gli sfondi saranno ricchi di vita e dettagli, forse anche troppi, e sapranno girare ottimamente intorno all’azione principale, soprattutto durante alcune scelte registiche piuttosto ardite. Ottimo l’effetto del vapore, una componente principale delle ambientazioni, che ricreano perfettamente l’epoca dello sviluppo industriale coprendo le cittadine con colonne di fumo e nubi di smog.
I personaggi saranno ottimamente caratterizzati dal punto di vista estetico, ma da quello della personalità saranno leggermente blandi, indubbiamente originali ma troppo estremi, anche se dei piccoli tic nervosi individuabili nei movimenti delle labbra e degli occhi renderanno più umane certe reazioni.
La colonna sonora calza perfettamente i ritmi narrativi, anche se spesso saremmo troppo presi dalle azioni per sentirle, potrebbe rimanere in testa per un po’ grazie alle melodie di alcuni brani veramente eccellenti. Stupendi gli effetti sonori, grazie anche al buon effetto stereo.
L’edizione italiana può vantare un’edizione a due dischi ricca di contenuti speciali e un’edizione del film completa di scene tagliate, peccato che presenti un difetto nella compressione video, i colori non sembrano sempre al massimo della loro brillantezza e nelle scene più scure si rischia di vedere veramente poco; inoltre è spesso presente un rumore che copre le immagini, come se stessimo vedendo una pellicola in un cinema e in un paio di occasioni addirittura sembra che l’immagine perda definizione, ed è un vero peccato vista la qualità del comparto grafico, fortunatamente la maggior parte del tempo vedremo tutto perfettamente e senza problemi.
Quest’opera ci mette di fronte alla difficile etica della scienza, anche se andando avanti nel tempo alcuni problemi variano a grosso modo si possono comunque rivedere ai giorni nostri, inoltre è apprezzabile il fatto che non ci sia solo "buono" o "cattivo", ma varie parti ricche di luci ed ombre, mettendo in faccia a Ray la dura realtà, il fatto che nel mondo non esiste e non esisterà mai una vera giustizia completa. Apprezzabile anche il modo in cui ci viene mostrata la cupidigia e la stupidità derivata dalla stessa, forse un po’ estrema e cruda, ma rende perfettamente l’immagine di dove può arrivare la stupidità umana.
Un'opera che vista solo superficialmente sembra ottima su un lato tecnico ma meno sotto quello narrativo, apparendo piatta e fine a se stessa, ma ognuno può vedere diversi messaggi così come vederne nessuno, per questo è un’opera consigliata a chiunque abbia il coraggio di farsi un’idea o un’opinione propria senza farsi influenzare dalle masse.
In un Inghilterra dell’epoca vittoriana, epoca ricca di scoperte e rivoluzioni scientifiche, vive il giovanissimo Ray Steam, ultimo discendente di una geniale stirpe di inventori che vive con sua madre mentre il nonno e il padre sono in Alaska a lavorare ad un progetto segreto. La vita prosegue la noiosa e triste routine, se non per qualche piccolo inconveniente imprevisto, finché non arriva un pacco dal nonno contenente una strana sfera nera e degli strani piani di costruzione per alcuni macchinari, ma il giovane Ray non ha il tempo di studiare questa sfera, due loschi figuri si presentano come collaboratori della Fondazione Ohara e chiedono di prendere in custodia la sfera perché c’è stato un errore nel destinatario.
Questo è l’inizio di una rocambolesca avventura ricca d’azione e con pochissime pause che, volenti o nolenti, vi prenderà tra le sue spire circondandovi con immagini, suoni e ambientazioni, una avventura forse a tratti troppo semplice e lineare, ma che comunque si rivela gradevole da seguire.
Una regia sublime, animazioni fluide, computer grafica perfettamente implementata, strutture architettoniche fantastiche, fondali ricchi di dettagli, scene epiche indimenticabili, un turbinio di fumi e vapori, questo e molto altro si può trovare in un gioiello d’animazione raro e completo in ogni forma, rimarremo affascinati di fronte al numero incredibile di invenzioni ricche di ingranaggi che continueranno ad alternarsi.
Gli sfondi saranno ricchi di vita e dettagli, forse anche troppi, e sapranno girare ottimamente intorno all’azione principale, soprattutto durante alcune scelte registiche piuttosto ardite. Ottimo l’effetto del vapore, una componente principale delle ambientazioni, che ricreano perfettamente l’epoca dello sviluppo industriale coprendo le cittadine con colonne di fumo e nubi di smog.
I personaggi saranno ottimamente caratterizzati dal punto di vista estetico, ma da quello della personalità saranno leggermente blandi, indubbiamente originali ma troppo estremi, anche se dei piccoli tic nervosi individuabili nei movimenti delle labbra e degli occhi renderanno più umane certe reazioni.
La colonna sonora calza perfettamente i ritmi narrativi, anche se spesso saremmo troppo presi dalle azioni per sentirle, potrebbe rimanere in testa per un po’ grazie alle melodie di alcuni brani veramente eccellenti. Stupendi gli effetti sonori, grazie anche al buon effetto stereo.
L’edizione italiana può vantare un’edizione a due dischi ricca di contenuti speciali e un’edizione del film completa di scene tagliate, peccato che presenti un difetto nella compressione video, i colori non sembrano sempre al massimo della loro brillantezza e nelle scene più scure si rischia di vedere veramente poco; inoltre è spesso presente un rumore che copre le immagini, come se stessimo vedendo una pellicola in un cinema e in un paio di occasioni addirittura sembra che l’immagine perda definizione, ed è un vero peccato vista la qualità del comparto grafico, fortunatamente la maggior parte del tempo vedremo tutto perfettamente e senza problemi.
Quest’opera ci mette di fronte alla difficile etica della scienza, anche se andando avanti nel tempo alcuni problemi variano a grosso modo si possono comunque rivedere ai giorni nostri, inoltre è apprezzabile il fatto che non ci sia solo "buono" o "cattivo", ma varie parti ricche di luci ed ombre, mettendo in faccia a Ray la dura realtà, il fatto che nel mondo non esiste e non esisterà mai una vera giustizia completa. Apprezzabile anche il modo in cui ci viene mostrata la cupidigia e la stupidità derivata dalla stessa, forse un po’ estrema e cruda, ma rende perfettamente l’immagine di dove può arrivare la stupidità umana.
Un'opera che vista solo superficialmente sembra ottima su un lato tecnico ma meno sotto quello narrativo, apparendo piatta e fine a se stessa, ma ognuno può vedere diversi messaggi così come vederne nessuno, per questo è un’opera consigliata a chiunque abbia il coraggio di farsi un’idea o un’opinione propria senza farsi influenzare dalle masse.
Delusione. Il 5 è un voto generoso, dato solo per la buona realizzazione tecnica. Altro non c'è. La trama (si fa per dire) è semplice e prevedile e ad abbruttire ulteriormente tutto c'è una interminabile e fastidiosa serie di esplosioni nella seconda parte che fanno venire voglia di smettere di guardarlo. Anche la riflessione sulla scienza buona o cattiva che sia non emerge nella noia di un film riuscito male. Scivolone di Otomo che, piaccia o non piaccia, ha segnato con Akira la storia dell'animazione.
Per chi come me ha sempre aspettato un possibile film di animazione, o quanto meno una serie animata, incentrata su un inventore, direi che questo è il film giusto.
Parlo, chiarendo che non ho mai visto Akira (purtroppo), dato che molti tendono a confrontare Akira e Steamboy spesso sminuendo quest'ultimo, posso comunque garantire che la visione del film è piacevole. Inoltre presenta una diversa quantità di elementi Steampunk, per tanto chiunque fosse attratto appunto dal periodo storico dell'Inghilterra Vittoriana o comunue dai film di fantascienza, direi che questo film dovrebbe piacervi.
Ovviamente come ogni opera esistente al mondo, ha i suoi difetti.
Molti criticano il charcter design, io personalmente lo ritengo uno stampo dell'autore per tanto lo gradisco.
Però la vera pecca, secondo me, consiste nel fatto che vengono poco approfondite, per meglio dire sorvalate, possibili riflessioni sul mondo tecnologico e sulle sue conseguenze. E' risaputo che nei film di animazione (genere fantascienza) c'è un minimo di riflessione, quel qualcosa che ci fa ricordare le favole. Sapete perchè? Perche ognuna di esse ha una morale, quindi ogni film di animazione giapponese (genere fantascienza) ha un senso che ci lascia a pensare, anche dopo la visione del film.
Almeno il qui presente si era ormai abituato a questo particolare del Made in Japan, quindi mi sono trovato un pò "vuoto" una volta conclussa la visione del film, ma comunque l'ho gradito molto.
Dato che, comunque, la trama è decisamente originale, o quanto meno ha diversi elementi non reciclati più volte in altre opere.
Parlo, chiarendo che non ho mai visto Akira (purtroppo), dato che molti tendono a confrontare Akira e Steamboy spesso sminuendo quest'ultimo, posso comunque garantire che la visione del film è piacevole. Inoltre presenta una diversa quantità di elementi Steampunk, per tanto chiunque fosse attratto appunto dal periodo storico dell'Inghilterra Vittoriana o comunue dai film di fantascienza, direi che questo film dovrebbe piacervi.
Ovviamente come ogni opera esistente al mondo, ha i suoi difetti.
Molti criticano il charcter design, io personalmente lo ritengo uno stampo dell'autore per tanto lo gradisco.
Però la vera pecca, secondo me, consiste nel fatto che vengono poco approfondite, per meglio dire sorvalate, possibili riflessioni sul mondo tecnologico e sulle sue conseguenze. E' risaputo che nei film di animazione (genere fantascienza) c'è un minimo di riflessione, quel qualcosa che ci fa ricordare le favole. Sapete perchè? Perche ognuna di esse ha una morale, quindi ogni film di animazione giapponese (genere fantascienza) ha un senso che ci lascia a pensare, anche dopo la visione del film.
Almeno il qui presente si era ormai abituato a questo particolare del Made in Japan, quindi mi sono trovato un pò "vuoto" una volta conclussa la visione del film, ma comunque l'ho gradito molto.
Dato che, comunque, la trama è decisamente originale, o quanto meno ha diversi elementi non reciclati più volte in altre opere.
Firmata dal regista di Akira, quest'opera strappa applausi a scena aperta. Ma è davvero meritevole o si tratta solo di apparenza?
L'ambientazione, un'Inghilterra di metà '800 trasformata dalla Rivoluzione Industriale, è affascinante e ben ricostruita. Tuttavia il film sembra preferire la strada dell'avventura pura a quella della contestualizzazione: per questo motivo, forse, tutti i possibili spunti forniti dall'ambientazione vengono ignorati e non approfonditi. Si tratta di una scelta, e probabilmente il regista ha preferito così. La trama è abbastanza ben strutturata, e ruota intorno ad una sola tematica, ovvero lo scopo e il significato della scienza. I personaggi sembrano essere caratterizzati in maniera decorosa, anche se un po' tipizzati. E qui cominciano anche i problemi.
Sebbene sia forse il personaggio meglio riuscito del film, la presenza di Scarlett appare quantomeno superflua: non è utile ai fini dello sviluppo narrativo, e si limita a proporsi come macchietta comica. Inoltre, per quanto articolata perfino a livello politico (una consuetudine per i lavori di Katsuhiro Otomo), la trama si rivela superficiale e in definitiva piuttosto fragile, soprattutto per la mancanza di un'adeguata riflessione, sacrificata a favore di scene spettacolari. Si può obiettare che il regista avesse intenti sarcastici e parodistici, come più volte emerge chiaramente all'interno del film (per esempio nella scena del discorso sull'onnipotenza scientifica pronunciato dal padre di Ray). Tuttavia l'opera non esplicita chiaramente questi intenti, e lo spettatore rischia di rimanere disorientato: si tratta di un film serio o ironico? Il disorientamento cresce se si osservano attentamente le immagini dei titoli di coda, che mostrano inequivocabilmente scene estremamente cupe della Prima Guerra Mondiale. Dov'è il sarcasmo, qui?
Dal punto di vista tecnico l'anime è un capolavoro senza eguali nella storia dell'animazione, e non a caso la sua realizzazione è costata 10 lunghi anni di fatiche. E così abbiamo animazioni tra le più fluide mai viste, i migliori fondali mai disegnati, e sorprendenti ritrovati di computer grafica che han permesso di ottenere risultati impensabili (scene con fondali dinamici, arditi movimenti di camera, effetti speciali di grande impatto visivo). Il tutto sorretto da una regia molto cinematografica, attenta soprattutto alle esigenze dello spettatore occidentale (ricordiamo che l'anteprima mondiale del film è stata proiettata alla Mostra del Cinema di Venezia).
Anche la colonna sonora strizza l'occhiolino all'occidente. L'autore è Steve Jablonsky, e i temi che accompagnano le vicende, per orchestrazione e carattere, sembrano un omaggio ai brani di John Williams.
L'anime merita senza dubbio una visione, specie se vi piace il cinema spettacolare e avete un buon impianto home theater. ^^ Per chi cerca un po' più di profondità però questo film può risultare insipido.
Il mio voto tiene conto della realizzazione tecnica, la migliore che abbia mai avuto modo di vedere.
L'ambientazione, un'Inghilterra di metà '800 trasformata dalla Rivoluzione Industriale, è affascinante e ben ricostruita. Tuttavia il film sembra preferire la strada dell'avventura pura a quella della contestualizzazione: per questo motivo, forse, tutti i possibili spunti forniti dall'ambientazione vengono ignorati e non approfonditi. Si tratta di una scelta, e probabilmente il regista ha preferito così. La trama è abbastanza ben strutturata, e ruota intorno ad una sola tematica, ovvero lo scopo e il significato della scienza. I personaggi sembrano essere caratterizzati in maniera decorosa, anche se un po' tipizzati. E qui cominciano anche i problemi.
Sebbene sia forse il personaggio meglio riuscito del film, la presenza di Scarlett appare quantomeno superflua: non è utile ai fini dello sviluppo narrativo, e si limita a proporsi come macchietta comica. Inoltre, per quanto articolata perfino a livello politico (una consuetudine per i lavori di Katsuhiro Otomo), la trama si rivela superficiale e in definitiva piuttosto fragile, soprattutto per la mancanza di un'adeguata riflessione, sacrificata a favore di scene spettacolari. Si può obiettare che il regista avesse intenti sarcastici e parodistici, come più volte emerge chiaramente all'interno del film (per esempio nella scena del discorso sull'onnipotenza scientifica pronunciato dal padre di Ray). Tuttavia l'opera non esplicita chiaramente questi intenti, e lo spettatore rischia di rimanere disorientato: si tratta di un film serio o ironico? Il disorientamento cresce se si osservano attentamente le immagini dei titoli di coda, che mostrano inequivocabilmente scene estremamente cupe della Prima Guerra Mondiale. Dov'è il sarcasmo, qui?
Dal punto di vista tecnico l'anime è un capolavoro senza eguali nella storia dell'animazione, e non a caso la sua realizzazione è costata 10 lunghi anni di fatiche. E così abbiamo animazioni tra le più fluide mai viste, i migliori fondali mai disegnati, e sorprendenti ritrovati di computer grafica che han permesso di ottenere risultati impensabili (scene con fondali dinamici, arditi movimenti di camera, effetti speciali di grande impatto visivo). Il tutto sorretto da una regia molto cinematografica, attenta soprattutto alle esigenze dello spettatore occidentale (ricordiamo che l'anteprima mondiale del film è stata proiettata alla Mostra del Cinema di Venezia).
Anche la colonna sonora strizza l'occhiolino all'occidente. L'autore è Steve Jablonsky, e i temi che accompagnano le vicende, per orchestrazione e carattere, sembrano un omaggio ai brani di John Williams.
L'anime merita senza dubbio una visione, specie se vi piace il cinema spettacolare e avete un buon impianto home theater. ^^ Per chi cerca un po' più di profondità però questo film può risultare insipido.
Il mio voto tiene conto della realizzazione tecnica, la migliore che abbia mai avuto modo di vedere.
Devo dire che questo anime ha un suo perchè... Intanto ho apprezzato tantissimo che per una volta tanto non ci troviamo in Giappone, ah... che bello!
E strutturato in maniera buona e gli elementi che vengono narrati sono alquanto "reali" e ben contestualizzati nell'epoca in cui ci troviamo.
La scienza è sicuramente qualcosa che dovrebbe fare in modo di far stare meglio l'uomo, ma come sappiamo invece, nel mondo capitalistico in cui ci troviamo questo non succede, perchè l'interesse di pochi ha la supremazia su tutto ed il dio denaro la fa da padrone, scatenando così una serie di meccanismi per i quali si arriva in un attimo addirittura alla guerra.
A parte l'improvvisazione del nostro giovane protagonista a provetto pilota di sottodimensionato deltaplano, il resto è scorrevole e realistico.
Carina la figura della ragazzina viziata ed al di sopra le righe, la quale vive in un mondo tutto suo per via della sua condizione economica/sociale molto avvantaggiata che glielo permette.
L'anime non vanta una grande colonna sonora che, personalmente, non ho trovato coinvolgente, l'animazione è scorrevole ed il disegno è discreto, il sistema narrativo lineare e senza "intoppi inutili".
Certo non lo reputo un capolavoro, però merita di essere visto anche per il tema "originale" che viene trattato (non quello della guerra ma bensì di una scienza che ha a che fare con la forza delle macchine a vapore dell'epoca.
Voto 7+
E strutturato in maniera buona e gli elementi che vengono narrati sono alquanto "reali" e ben contestualizzati nell'epoca in cui ci troviamo.
La scienza è sicuramente qualcosa che dovrebbe fare in modo di far stare meglio l'uomo, ma come sappiamo invece, nel mondo capitalistico in cui ci troviamo questo non succede, perchè l'interesse di pochi ha la supremazia su tutto ed il dio denaro la fa da padrone, scatenando così una serie di meccanismi per i quali si arriva in un attimo addirittura alla guerra.
A parte l'improvvisazione del nostro giovane protagonista a provetto pilota di sottodimensionato deltaplano, il resto è scorrevole e realistico.
Carina la figura della ragazzina viziata ed al di sopra le righe, la quale vive in un mondo tutto suo per via della sua condizione economica/sociale molto avvantaggiata che glielo permette.
L'anime non vanta una grande colonna sonora che, personalmente, non ho trovato coinvolgente, l'animazione è scorrevole ed il disegno è discreto, il sistema narrativo lineare e senza "intoppi inutili".
Certo non lo reputo un capolavoro, però merita di essere visto anche per il tema "originale" che viene trattato (non quello della guerra ma bensì di una scienza che ha a che fare con la forza delle macchine a vapore dell'epoca.
Voto 7+
E' un film piacevole che si discosta totalmente da Akira. Nella piena rivoluzione industriale il rapporto di alienazione tra la macchina e l'uomo sfocia nel conflitto d'amore conflittuale tra Ray ed il padre. Personaggio ben realizzato da un'identità propria, a volte titubante ma vera. La macchina accompagna gli spunti di riflessione con buoni piani e ottime tagliate dirette delle inquadrature, opera di un story board semplice ma chiaro. Le ambientazioni cavalcano la bellezza della natura con colori nitidi, mentre l'innovazione mostra espedienti tecnici piacevoli da vedere e belle scene d'azione. La trama è piacevole, ove le nuove armature meccaniche sono l'oggetto di vanità dei potenti d'Europa con una panoramica che si oppone a questo obbrobrio tagliando sui piani medi. Tuttavia non è un capolavoro né una nuova stilistica d'animazione. Da vedere.
Un film a 2 facce; dal punto di vista tecnico è un'opera ottima, con disegni curati e scene spettacolari; io personalmente non disdegno neanche del tutto la sceneggiatura di Otomo... ma la cosa che proprio non mi è piaciuta è la trama, i personaggi e il modo in cui sono raccontati gli avvenimenti.
Posso dire di non essermi affezionato neanche ad un personaggio, neanche al protagonista, niente. Alla fine del film sono rimasto interdetto: ho dovuto pensarci un po' per capire se l'opera mi è piaciuta o no. Questo non è certamente un buon segno; mi capita di rado e di solito è indice (per quanto mi riguarda) di un'opera sostanzialmente inefficace.
Mediando tra l'aspetto puramente tecnico e quello della sceneggiaturatramaregia gli do una sufficienza, ma in ultima analisi non mi sentirei di consigliarlo con convinzione.
Posso dire di non essermi affezionato neanche ad un personaggio, neanche al protagonista, niente. Alla fine del film sono rimasto interdetto: ho dovuto pensarci un po' per capire se l'opera mi è piaciuta o no. Questo non è certamente un buon segno; mi capita di rado e di solito è indice (per quanto mi riguarda) di un'opera sostanzialmente inefficace.
Mediando tra l'aspetto puramente tecnico e quello della sceneggiaturatramaregia gli do una sufficienza, ma in ultima analisi non mi sentirei di consigliarlo con convinzione.
Molto bello e posso dire di averlo trovato davvero casualmente in tv, visto l'orario impossibile che gli avevano riservato, forse per via della tematica sulla guerra. La storia si è dimostrata molto lontana da come la immaginavo, la faccenda del vapore non è stata mai veramente risolta o sotto controllo ed il ragazzo alla fine si è più che altro improvvisato nell'arte del volo, quindi non mi sono trovato di fronte un nuovo Rocketeer in versione europea. Questa però non vuol essere assolutamente una critica all'anime, anzi ho apprezzato questa "normalità" nel non riuscire a controllare un'eccessiva (e quindi pericolosa) forza, anche se ovviamente la sfera rimane parecchio fantasiosa come energia inesauribile. Riguardo all'ambientazione, mi è piaciuta molto, vi è un certo rispetto verso l'occidente, a cominciare dal disegno (pulito ma un po' gommoso) a cui lo stile ibrido strizza l'occhio, arrivando anche ad omaggi verso altre serie ambientate almeno parzialmente nel vecchio continente. In questo caso mi sto riferendo al monociclo del giovane protagonista, molto simile a quello di Jean nei primi episodi di Fushigi no Umi no Nadia, quando dovette trarre in salvo una certa donzella. Tra le cose bizzarie del film, che comunque non valuto negativamente, vi è in cima la mentalità della giovane riccastra, troppo volubile e sopra le righe, vive in un mondo tutto suo, ma alla fine è anche per questo che risulta interessante. Nel complesso è un'anime intelligente nel trattare il tema della guerra dai tre punti di vista principali, formati da: chi attacca per imporsi e lucrare, chi da difensivo corre ai ripari a tutti i costi e chi da neutrale si trova in mezzo se non addirittura viene coinvolto involontariamente in questo caos. Ho apprezzato molto anche il sottolineare come spesso nell'ambito scientifico, anche cose concepite inizialmente per aiutare l'uomo possano essere riadattate per distruggerlo. Forse Steamboy non è propriamente un capolavoro, il suo fascino è più nello stile che nella trama, ma secondo me è decisamente una produzione sopra la media.
Tipico prodotto di Otomo, l'animazione, gli sfondi e tutti i disegni in genere sono curati all'inverosimile. Ho comprato il DVD e devo dire che i tagli sono stati un po' cruenti. Lo considero un film maturo da guardare con occhio diverso da Akira, per fortuna non è una sua fotocopia che ai giorni nostri sarebbe ridicola, non bisogna essere ingegneri per capire il film, basta guardarlo, apprezzare i mille dettagli presenti in ogni scena, conoscere un po' di storia per calare il tutto negli ultimi anni dell'ottocento quando il motore a combustione interna non aveva preso il sopravvento sul vapore.
Ci vedo una parte della genialità di Asimov che riusciva a coniugare scienza e fantascienza in modo divino.
Ci vedo una parte della genialità di Asimov che riusciva a coniugare scienza e fantascienza in modo divino.
Se dovessi dare un voto solo per i disegni e le animazioni, "Steam Boy" prenderebbe 10, perchè a livello tecnico è davvero incredibile (anche se parliamo di un prodotto che ha quasi 4 anni). I grafici sono riusciti a fondere perfettamente la CG con i disegni, creando delle animazione che non stonano mai col tratto dei disegnatori, anzi lo abbelliscono ancora di più.
Se dovessi dare un voto solo per la trama, "Ragazzo Vapore" prenderebbe 7, a metà del film o iniziato a sentire la voglia di mandare avanti giusto per vedere come andava finire, a 3/4 ero annoiato e non vedevo l'ora di vedere l'abbastanza scontato happy ending.
Poi se andiamo a vedere la caratterizzazione dei personaggi, non ne trovo uno che mi dica qualcosa, li ho trovati tutti stereotipati: c'è il ragazzo che dovrà salvare tutti, il nonno saggio che sapeva tutto dall'inizio e tenta di salvarli, il padre malvagio ma non troppo, la solita odiosa biondina, il servizievole servo della biondina, il brutto e cattivo, il buono ma non troppo... non ce ne uno carismatico, che ti catturi e ti faccia tifare per lui.
La storia di per se non è male, il fatto è che avrebbe dovuto essere sceneggiata meglio, ci sono delle lacune abbastanza vistose e dei comportamenti assurdi che vanno contro lo stile che ho percepito dal film. Mentre i disegni tendono ad essere realistici come modo di vivere e muoversi dei personaggi e delle macchine, rispettando leggi della fisica quando possibile, alcune parti sono campate un pò in aria, tipo quando il nonno mette al corrente del piano della Ohara Foundation l'odiosa bambina, parla 40 secondi e nessuno lo ferma pur essendo agli arresti in quel momento con due guardie che lo tengono, oppure le scene in cui Steam usa le macchine volanti come ci fosse cresciuto sin da bambino, che neanche Rodney Mullen fa quei numeri.
Per finire, le musiche sono abbastanza anonime.
Forse sono stato un pò troppo critico con questo film, ma al di là della grafica eccezionale, perde un po' in quasi tutti gli altri settori, non mi sento di consigliarlo, a me non è piaciuto un granché.
TRAMA: 7,5; GRAFICA: 10; MUSICA: 7,5; CARATTERIZZAZIONE: 7
Se dovessi dare un voto solo per la trama, "Ragazzo Vapore" prenderebbe 7, a metà del film o iniziato a sentire la voglia di mandare avanti giusto per vedere come andava finire, a 3/4 ero annoiato e non vedevo l'ora di vedere l'abbastanza scontato happy ending.
Poi se andiamo a vedere la caratterizzazione dei personaggi, non ne trovo uno che mi dica qualcosa, li ho trovati tutti stereotipati: c'è il ragazzo che dovrà salvare tutti, il nonno saggio che sapeva tutto dall'inizio e tenta di salvarli, il padre malvagio ma non troppo, la solita odiosa biondina, il servizievole servo della biondina, il brutto e cattivo, il buono ma non troppo... non ce ne uno carismatico, che ti catturi e ti faccia tifare per lui.
La storia di per se non è male, il fatto è che avrebbe dovuto essere sceneggiata meglio, ci sono delle lacune abbastanza vistose e dei comportamenti assurdi che vanno contro lo stile che ho percepito dal film. Mentre i disegni tendono ad essere realistici come modo di vivere e muoversi dei personaggi e delle macchine, rispettando leggi della fisica quando possibile, alcune parti sono campate un pò in aria, tipo quando il nonno mette al corrente del piano della Ohara Foundation l'odiosa bambina, parla 40 secondi e nessuno lo ferma pur essendo agli arresti in quel momento con due guardie che lo tengono, oppure le scene in cui Steam usa le macchine volanti come ci fosse cresciuto sin da bambino, che neanche Rodney Mullen fa quei numeri.
Per finire, le musiche sono abbastanza anonime.
Forse sono stato un pò troppo critico con questo film, ma al di là della grafica eccezionale, perde un po' in quasi tutti gli altri settori, non mi sento di consigliarlo, a me non è piaciuto un granché.
TRAMA: 7,5; GRAFICA: 10; MUSICA: 7,5; CARATTERIZZAZIONE: 7
Steamboy va tristemente analizzato per parti, in quanto è gravemente sbilanciato nelle sue caratteristiche.
Parlerò della versione italiana che hanno dato al K2 a Verona, includerò anche il doppiaggio.
Posso dire che dal lato tecnico non fa una piega: fondali ricostruiti in 3D con texture dipinte a mano, scene in cui la telecamera si fa un giro, cosa davvero insolita per un anime se escludiamo Memories, sempre di Otomo (che se vogliamo ha dato lo spunto a Otomo per Steamboy).
Dal lato della storia, be', non male.L'idea di riprendere il Regno Unito della rivoluzione industriale è una figata...
Purtroppo però non è sviluppata bene... Non accattiva, confonde, fa dimenticare il filone principale, le cose importanti perdono di importanza e verso la fine del film, sopraggiunge la noia più assoluta. Mio fratello si è addormentato.
Il character design è semplicemente orribile, i cattivi sono i classici cattivi ignoranti, che "aspettano" che i protagonisti dicano le loro battute prima di attaccare (cavololi, siamo nel 2005...) Ray è assolutamente privo di carattere, a volte sembra subire passivamente, nonostante in realtà stia combattendo sotto i nostri occhi, la ragazzina è una cosa ridicola, subito snobba Ray, passano due minuti e sembra che siano amici da una vita, poi scende sul campo di battaglia a farsi una passeggiata e fatalità schiva tutti i proiettili involontariamente, ma lei è tranquilla; poi si accorge che è morto un tizio (uno dei tanti in realtà) e allora si spaventa e torna indietro... Ma dai! Il padre di Ray ogni tanto le spara grosse, col frasone d'effetto e la luce dietro come i veri cattivoni degli anni ottanta. Ridicolo davvero e mi spiace un sacco.
Poi volevo farvi ragionare su un paio di cose: se la tuta di salvataggio che c'è alla fine del film sta perfettamente a Ray che è alto tipo un metro e sessanta, com'è che in realtà avrebbe potuto utilizzarla solo il padre in quanto l'unico a poter pilotare la "casa volante"? E lui era alto due metri e qualcosa...
Qual'è lo scopo della casa volante? Volare? Uuuuhh, terrificante...
E poi a Londra la gente non gira per strada? Nessuno è rimasto congelato dal getto della casa volante? Mah...
Temo che Otomo abbia puntato troppo sul fattore tecnico nella speranza di accattivare lo spettatore distraendolo dal blando storyboard e dal pessimo character design. Io vi consiglio di guardarvi Nekojiro allora, non c'è niente di incredibile come tecnica, ma la storia sopperisce largamente a questo inconveniente.
Ah, un ultima nota sul blando doppiaggio italiano che non fa che enfatizzare il già triste character design.
Parlerò della versione italiana che hanno dato al K2 a Verona, includerò anche il doppiaggio.
Posso dire che dal lato tecnico non fa una piega: fondali ricostruiti in 3D con texture dipinte a mano, scene in cui la telecamera si fa un giro, cosa davvero insolita per un anime se escludiamo Memories, sempre di Otomo (che se vogliamo ha dato lo spunto a Otomo per Steamboy).
Dal lato della storia, be', non male.L'idea di riprendere il Regno Unito della rivoluzione industriale è una figata...
Purtroppo però non è sviluppata bene... Non accattiva, confonde, fa dimenticare il filone principale, le cose importanti perdono di importanza e verso la fine del film, sopraggiunge la noia più assoluta. Mio fratello si è addormentato.
Il character design è semplicemente orribile, i cattivi sono i classici cattivi ignoranti, che "aspettano" che i protagonisti dicano le loro battute prima di attaccare (cavololi, siamo nel 2005...) Ray è assolutamente privo di carattere, a volte sembra subire passivamente, nonostante in realtà stia combattendo sotto i nostri occhi, la ragazzina è una cosa ridicola, subito snobba Ray, passano due minuti e sembra che siano amici da una vita, poi scende sul campo di battaglia a farsi una passeggiata e fatalità schiva tutti i proiettili involontariamente, ma lei è tranquilla; poi si accorge che è morto un tizio (uno dei tanti in realtà) e allora si spaventa e torna indietro... Ma dai! Il padre di Ray ogni tanto le spara grosse, col frasone d'effetto e la luce dietro come i veri cattivoni degli anni ottanta. Ridicolo davvero e mi spiace un sacco.
Poi volevo farvi ragionare su un paio di cose: se la tuta di salvataggio che c'è alla fine del film sta perfettamente a Ray che è alto tipo un metro e sessanta, com'è che in realtà avrebbe potuto utilizzarla solo il padre in quanto l'unico a poter pilotare la "casa volante"? E lui era alto due metri e qualcosa...
Qual'è lo scopo della casa volante? Volare? Uuuuhh, terrificante...
E poi a Londra la gente non gira per strada? Nessuno è rimasto congelato dal getto della casa volante? Mah...
Temo che Otomo abbia puntato troppo sul fattore tecnico nella speranza di accattivare lo spettatore distraendolo dal blando storyboard e dal pessimo character design. Io vi consiglio di guardarvi Nekojiro allora, non c'è niente di incredibile come tecnica, ma la storia sopperisce largamente a questo inconveniente.
Ah, un ultima nota sul blando doppiaggio italiano che non fa che enfatizzare il già triste character design.
Quando ho visto la distribuzione della Metacinema mi sono stupito della quantità di sale in cui il film era distribuito (contrariamente a Tokyo Godfather), purtroppo però in sala l'amara realtà: eravamo solo io e un mio amico -_- Purtroppo va constatato che l'animazione rimane ancora un prodotto molto di nicchia.
Parlando del film invece devo dire di essere uscito dal cinema con un senso di insoddisfazione. Ok d'accordo, dal punto di vista tecnico il film è impeccabile, ma la trama mi sembra decisamente debole. Tutto ha un senso di deja vu e spesso il film sembra procedere troppo velocemente senza concedere quegli approfondimenti che pure potrebbero starci potenzialmente.
I personaggi sono decisamente piatti, spesso sembrano agire in modo del tutto assurdo e non c'è nessun accenno alle motivazioni che li muove.
Insomma siamo molto vicini ai livelli di action movie puro.
La battaglia poi mi ha convinto poco: case distrutte, esplosioni, città ghiacciata ma nessun accenno ai cittadini. Si vedono dei ragazzini che guardano il tutto stupefatti e di sangue poco e nulla. Insomma non volevo scene splatter, ma se denuncia deve essere mi aspetterei che le conseguenze fossero messe in evidenza. Invece la battaglia mi è sembrata un po' troppo edulcorata.
Non mi sento di bocciarlo in pieno. Animazioni e disegni (specie i fondali) sono allo stato dell'arte, ma alla fine del film avevo come l'impressione di uno di quei piatti spettacolari a vedersi, ma dal sapore insipido.
Parlando del film invece devo dire di essere uscito dal cinema con un senso di insoddisfazione. Ok d'accordo, dal punto di vista tecnico il film è impeccabile, ma la trama mi sembra decisamente debole. Tutto ha un senso di deja vu e spesso il film sembra procedere troppo velocemente senza concedere quegli approfondimenti che pure potrebbero starci potenzialmente.
I personaggi sono decisamente piatti, spesso sembrano agire in modo del tutto assurdo e non c'è nessun accenno alle motivazioni che li muove.
Insomma siamo molto vicini ai livelli di action movie puro.
La battaglia poi mi ha convinto poco: case distrutte, esplosioni, città ghiacciata ma nessun accenno ai cittadini. Si vedono dei ragazzini che guardano il tutto stupefatti e di sangue poco e nulla. Insomma non volevo scene splatter, ma se denuncia deve essere mi aspetterei che le conseguenze fossero messe in evidenza. Invece la battaglia mi è sembrata un po' troppo edulcorata.
Non mi sento di bocciarlo in pieno. Animazioni e disegni (specie i fondali) sono allo stato dell'arte, ma alla fine del film avevo come l'impressione di uno di quei piatti spettacolari a vedersi, ma dal sapore insipido.
Anime bellissimo che non ha deluso le mie aspettative. Animazione fluida e di gran livello. Soprattutto la ricostruzione dell'epoca del vapore è davvero eccezionale... non sono riuscito a percepire nulla che fosse fuori posto. Tuttavia ho trovato anche io poco carismatico il nostro steamboy, e non è il solo ad esserlo. Inoltre i tagli al video sono stati davvero fastidiosi e percepibili anche da chi, come me, non ha avuto modo di vedere la versione integrale. Spero presto che si possa recuperare una edizione dvd all'altezza di questo anime comunque molto bello e assolutamente da vedere.
Bisogna cercare di rendersi vergini.
Andiamo a vedere Steamboy ancora con il pesante fardello psicologico di AKIRA, un fardello che ci ha segnato profondamente perchè cambiò definitivamente il nostro modo di interpretare il bello.
Eppure Steamboy è meglio, molto meglio di AKIRA.
è meglio perchè è molto più film, perchè è molto più profondo, perchè è molto più lineare.
E' un vortice che lentamente porta con se, nella profondità della vita, gli spettatori.
Certo, è legittimo uscire con l'amaro in bocca, perchè "film" di questo tipo ne abbiamo visti tanti, "film" in cui tutto è comprensibile sono all'ordine del giorno. Ma quello che instilla dentro Steamboy è molto sottile ed allo stesso tempo pesante. Non tutto è così palese, non tutto è quello che sembra.
è un film grandioso, perfetto, cattivo, disperato. è un film che ci abbandona a noi stessi, criticando l'umanità, senza dare soluzioni, perchè soluzioni non ve ne sono.
un film GIGANTE.
Andiamo a vedere Steamboy ancora con il pesante fardello psicologico di AKIRA, un fardello che ci ha segnato profondamente perchè cambiò definitivamente il nostro modo di interpretare il bello.
Eppure Steamboy è meglio, molto meglio di AKIRA.
è meglio perchè è molto più film, perchè è molto più profondo, perchè è molto più lineare.
E' un vortice che lentamente porta con se, nella profondità della vita, gli spettatori.
Certo, è legittimo uscire con l'amaro in bocca, perchè "film" di questo tipo ne abbiamo visti tanti, "film" in cui tutto è comprensibile sono all'ordine del giorno. Ma quello che instilla dentro Steamboy è molto sottile ed allo stesso tempo pesante. Non tutto è così palese, non tutto è quello che sembra.
è un film grandioso, perfetto, cattivo, disperato. è un film che ci abbandona a noi stessi, criticando l'umanità, senza dare soluzioni, perchè soluzioni non ve ne sono.
un film GIGANTE.
In un adrenalinico scontro tra nuovi macchinari in fase di sperimentazione, nella Londra dell'800, dove il vapore la fa da padrone, si svolge la favolosa (ed epica) avventura del "Ragazzo a Vapore". La Rivoluzione Industriale è alle porte, e la tecnologia pare aver trovato una nuova risorsa energetica che potrebbe cambiare le sorti dell'intero impero coloniale mondiale: il vapore. Il segreto per sfruttare al massimo questa fonte energetica è racchiuso in una sfera, in mano all'artefice di tutto Lyoid Steam, anziano scienziato che da sempre è alla ricerca di nuove invenzioni che possano far progredire il genere umano. Quando la Sfera finisce nelle mani del nipote di Lyoid, Ray, avrà inizio una sconvolgente catena di eventi, che cambierà le sorti dell'intera umanità.
Steamboy ha richiesto 10 anni di preparazione prima di fare la sua comparsa sul grande schermo, ma è riuscito ad ottenere il successo che meritava. Le animazioni veloci e per nulla scattose sono curate e dettagliate in ogni minimo frame, soprattutto il 3d si amalgama alla perfezione con l'ambiente circostante, regalando allo spettatore un paradiso per gli occhi. Le musiche sono azzeccatissime e calzano a pennello con la situazione corrente del film, stessa cosa dicasi per il cast italiano, che trovo azzeccato in quasi tutte le occasioni. Il punto forte di questo film sta proprio in Otomo stesso; il messaggio lanciato è forte e incisivo: la tecnologia, la scienza e soprattutto il progresso, sono alla portata di esseri piccoli come gli uomini? Siamo noi in grado di gestire e amministrare questa incredibile risorsa per il bene dell'umanità? Oppure siamo noi stessi la causa dei nostri stessi problemi? Questo quesito troverà risposta nella scala generazionale mostrata nel film: da una parte il passato, Nonno Lyoid, che vuole impiegare la sfera e il vapore per costruire un Luna Park, qualcosa che darà felicità e serenità alla gente, dall'altra il presente, Papà Eddie, che vuole costruire la Torre Steam, qualcosa che darà potere militare e farà conoscere Londra rivalutandola dal punto di vista imperistico. A scegliere tra i due, altri non è che il futuro: il piccolo Ray, dovrà capire da che parte schierarsi (il padre o il nonno) e per quale causa sfruttare il proprio genio.
Concludo con una precisazione: quando vedete Steamboy, non mettetelo in paragone a uno dei capolavori di Miyazaki, perchè sono due artisti tanto bravi quanto diversi, con due messaggi altrettanto differenti da lanciare allo spettatore: se li paragonate e vi aspettate lo stesso, vedendo questo Steamboy potreste rimanere delusi, altrimenti potrete vedere un lato oscuro della nostra società, che però non guasta e non lascia l'amaro in bocca.
Dal cyber-punk di Akira allo steam-punk, l'evoluzione di un genio, che incalza sullo schermo con stile. Consigliatissimo a tutti.
Steamboy ha richiesto 10 anni di preparazione prima di fare la sua comparsa sul grande schermo, ma è riuscito ad ottenere il successo che meritava. Le animazioni veloci e per nulla scattose sono curate e dettagliate in ogni minimo frame, soprattutto il 3d si amalgama alla perfezione con l'ambiente circostante, regalando allo spettatore un paradiso per gli occhi. Le musiche sono azzeccatissime e calzano a pennello con la situazione corrente del film, stessa cosa dicasi per il cast italiano, che trovo azzeccato in quasi tutte le occasioni. Il punto forte di questo film sta proprio in Otomo stesso; il messaggio lanciato è forte e incisivo: la tecnologia, la scienza e soprattutto il progresso, sono alla portata di esseri piccoli come gli uomini? Siamo noi in grado di gestire e amministrare questa incredibile risorsa per il bene dell'umanità? Oppure siamo noi stessi la causa dei nostri stessi problemi? Questo quesito troverà risposta nella scala generazionale mostrata nel film: da una parte il passato, Nonno Lyoid, che vuole impiegare la sfera e il vapore per costruire un Luna Park, qualcosa che darà felicità e serenità alla gente, dall'altra il presente, Papà Eddie, che vuole costruire la Torre Steam, qualcosa che darà potere militare e farà conoscere Londra rivalutandola dal punto di vista imperistico. A scegliere tra i due, altri non è che il futuro: il piccolo Ray, dovrà capire da che parte schierarsi (il padre o il nonno) e per quale causa sfruttare il proprio genio.
Concludo con una precisazione: quando vedete Steamboy, non mettetelo in paragone a uno dei capolavori di Miyazaki, perchè sono due artisti tanto bravi quanto diversi, con due messaggi altrettanto differenti da lanciare allo spettatore: se li paragonate e vi aspettate lo stesso, vedendo questo Steamboy potreste rimanere delusi, altrimenti potrete vedere un lato oscuro della nostra società, che però non guasta e non lascia l'amaro in bocca.
Dal cyber-punk di Akira allo steam-punk, l'evoluzione di un genio, che incalza sullo schermo con stile. Consigliatissimo a tutti.