Neon Genesis Evangelion
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Ricordo ancora quando scrissi la recensione di "Nadia - Il mistero della pietra azzurra", il 15 ottobre dell'anno scorso. Un testo che, per la sola colpa di contenere due - ma proprio due di numero - critiche all'opera, mi ha reso spettatore di commenti molto gentili nei miei confronti, tra chi mi ha consigliato un TSO, a chi ha messo in dubbio la mia intelligenza in modi molto meno carini.
Quindi, constatando che il gatekeeping a quanto pare esiste, e che non nutrissi già al tempo chissà quale simpatia per Hideaki Anno, vi lascio immaginare quanta voglia avessi di recuperare "Neon Genesis Evangelion". Soprattutto, dovendo considerare come l'Evangelion "fenomenico" sia, con il senno di poi, stato una sciagura per le community.
Nessun opera come "Neon Genesis Evangelion" ha creato tanti proseliti che, mai maturati dalla loro fanciullezza, si avventurano in ardite e complesse elucubrazioni mentali sui simbolismi e su chissà quale tematica, per ricoprire un ruolo da intellettuali che non gli spetta, sia in prospettiva della sostanza di un'opera come "Neon Genesis Evangelion", sia in prospettiva del fatto che tale ruolo fa riferimento a una visione del dialogo sull'arte vetusta, che gli studiosi stessi cercano di superare proponendo più sistemi con più orientamenti e modalità analitiche diverse.
Inoltre, non vorrei dire, ma "Neon Genesis Evangelion" ha segnato l'inizio della carriera del Cannarsi e ha profondamente influenzato il modo di parlare di Sabaku no Maiku.
Se non è una sciagura questa!
Bene, signori miei, dovreste vergognarvi.
Perché se, a differenza di Shinji nell'opera, non avessi imparato da tempo ad autodeterminarmi e pensare con la mia testa, mi avreste allontanato da un'opera che ho trovato bellissima.
Ma non proprio per i motivi di cui si racconta in giro.
Iniziamo.
Opera seriale iniziata nel 1995, credo siano davvero in pochi a non sapere di cosa effettivamente parli "Neon Genesis Evangelion".
Ci troviamo in un mondo radicalmente cambiato dal Second Impact, un grande botto (termine tecnico-specialistico) che ha sciolto i ghiacci polari e causato altri problemi, tra innalzamento delle acque e cambi climatici. Inoltre, strane creature chiamate Angeli stanno tornando e attaccando l'umanità, e l'unico modo per combatterle è tramite gli Eva, giganteschi mech (non fate gli snob dicendo che non sono robottoni, vi rendete ridicoli) che possono essere guidati solo da giovani piloti.
In tutto questo, si segue la storia dal punto di vista di Shinji Ikari, avventurandoci con lui nella lotta sia contro gli Angeli, che contro i suoi dubbi e le sue insicurezze.
Bene, ora inizierò a fare anche spoiler.
Partiamo da una premessa che sicuramente non farà innervosire nessuno.
"Neon Genesis Evangelion" è effettivamente un'opera matura, ma non è un'opera profonda.
Non è profonda nella misura in cui, al netto di interpretazioni personali, tutte le tematiche di cui vuole parlare sono esplicitate abbastanza chiaramente, se non in modo didascalico, e tutti i presunti simbolismi e riferimenti culturali, con cui i fanatici si sperticano in deliranti sovraletture, sono quasi tutti limitati al primo livello di interpretazione.
Prima di tutto, i riferimenti religiosi sono, a parte i più banali, tutti piuttosto a caso. Hideaki Anno stesso ha detto, parafrasando, che li ha usati per dare nomi 'fighi' alle cose, e si vede abbastanza. A partire dagli Angeli, che prendono nomi un po' dal cristianesimo, un po' dall'ebraismo e un po' dall'Islam, e che, se dovessimo credere a quell'orribile bizantinismo di "Apostoli con il nome di Angeli", sarebbero pure del numero sbagliato, siccome sono tredici, mentre gli apostoli sono dodici (e Gesù non era un apostolo di sé stesso. Proprio no).
Detto questo, ci tengo a soffermarmi su questo bizantinismo, perché ho assistito alla nascita di tendenze reazionare e celebrative del lavoro di Cannarsi, eventi francamente disgustosi per tutti coloro che, come me, conoscono e hanno studiato, anche solo in parte, i principi della traduzione e dell'adattamento.
Prima di tutto, cosa più evidente, tradurre "Apostolo" contraddice tutti gli schermi della NERV, dove è presente solo e unicamente il termine "ANGEL". Secondo, se ci fosse davvero un motivo valido per non fare questo adattamento, quale sarebbe? Esistono per caso creature chiamate Apostoli ma che non hanno nomi di angeli? Se esistono, quali sono? Gli Eva? I Lilim? I gatti?
La verità è che Hideaki Anno stesso ha detto di essersi sentito libero di equiparare angeli e apostoli, perché "tanto non è cristiano", e che è semplicemente stupido fare una traduzione letterale fuorviante per la teorica esistenza di creature altre che mai vengono nominate, e mai verranno nominate o appariranno in tutto il franchise multimediale di "Neon Genesis Evangelion", se non al massimo in quella che era la prima idea di "Neon Genesis Evangelion".
Inoltre, ci tengo a dire che, in giapponese, "tenshi" (angelo) è un kanji abbastanza comune, mentre "shito" (apostolo) è più raro, poiché legato solo al cristianesimo, che non è una religione di maggioranza in Giappone.
Quindi, c'è la viva possibilità che Anno l'abbia scelto solo e unicamente per fare uso di un termine più ricercato.
Il fatto che l'opera non vada oltre il primo livello di lettura di certi elementi è vero anche per tutti gli altri riferimenti culturali.
Infatti, spesso non c'è una vera e propria rilettura di altre opere o elementi, ma ci si sofferma alla definizione da manuali di esse. Ad esempio, il primo monologo interiore di Rei Ayanami si rifà a "Uno, nessuno e centomila" in un modo così didascalico da renderlo un po' noioso, se conoscete anche l'opera di riferimento, perché è davvero la lettura più ovvia e immediata di quell'opera.
In un altro episodio, Misato parlerà del dilemma del porcospino, e vi basterà sapere letteralmente la definizione di Wikipedia per capire l'unica chiave di lettura che ne viene data.
Poi, che altro? Viene citata la "camera di Guf"? Vi basterà sapere che è il luogo dove risiede l'anima nel misticismo ebraico, e basta. Lo stesso vale per le geometrie non euclidee, per altri teoremi e studi sociali, e per buona parte delle 'tecnobubbole' usate (che spesso, anzi, possono essere totalmente ignorate, perché servono solo a dare conteso.)
Non c'è virtualmente alcun materiale narrato per trovare più livelli di lettura, almeno che non si voglia scadere nelle sopracitate sovraletture.
E, in realtà, questa apparente piattezza non è totalmente un problema.
Perché "Neon Genesis Evangelion" è un'opera per ragazzi, scritta con la grammatica di un'opera per ragazzi, ed è inutile dire che non sia così.
Se da un lato tutti questi riferimenti culturali, gestiti in questo modo, possono ostacolare un po' la comprensione di una persona giovane che non li possiede, e magari dare anche l'impressione di essere parte di un'opera supponente, soprattutto se uniti alla tendenza di Hideaki Anno di non far dire esplicitamente ai personaggi di cosa stanno effettivamente parlando, per farlo capire nell'episodio successivo; d'altro canto, tutto ciò contribuisce sia a dare una sensazione di opera matura e capace di instillare curiosità nello spettatore, sia a creare un universo narrativo e un immaginario ben riconoscibile.
Ma sul comparto squisitamente tecnico mi ci soffermerò più avanti, come sempre.
Ciò che "Neon Genesis Evangelion" vuole, e riesce, a trattare bene è, assieme alla depressione, l'autodeterminazione.
Questo diventa sempre più evidente nel graduale cambio di mood dell'opera - all'inizio quasi del tutto un anime sui mecha classico, pur se con qualche indizio per svolte di trama future -, per poi venire detto esplicitamente all'inizio del penultimo episodio. Shinji è un ragazzino insicuro, che obbedisce a ciò che gli viene ordinato per ottenere consensi, specialmente dal padre, credendo di rendere felici gli altri, ma in realtà facendolo inconsciamente per rendere felice sé stesso. Facendo così, si rende però solo artefice di azioni che lo fanno solo soffrire, perché non ha scelto lui attivamente di farle, e gli si ritorcono contro.
Il rapporto con Kaworu ne è la dimostrazione. Questo ragazzo diventa subito un'oasi felice per lui (rubo la metafora di un mio amico), un qualcuno per cui istintivamente prova qualcosa di diverso, e con cui si sente subito capace di aprirsi come mai ha fatto prima d'ora; e Kaworu è pronto ad ascoltarlo, ed è l'unico che gli dirà "Ti amo".
Quindi, quando verrà rivelata la sua vera natura e Shinji si troverà costretto ad ucciderlo, verrà distrutto dal tormento di aver fatto l'ennesima cosa solo perché ordinata, perché "è ciò che mi dicono di fare", e tale fardello diventerà estremo sotto il peso di quanto aveva già fatto.
Tutti i personaggi seguono questo motivo ricorrente: tra chi, come Misato, cerca di emanciparsi dalla figura del padre morto, ma finisce per ricadervi tra le braccia; a chi, come Rei, cerca di trovare una vera e propria forma in un'esistenza che è letteralmente artificiale.
"Neon Genesis Evangelion" parla di questo, "solo" di questo.
Qualsiasi tentativo di vedervi di più è, a mio modo di vedere, offensivo verso la volontà creativa di Hideaki Anno.
Si sente che alcune scene sono molto sentite dal suo autore. La naturalezza e la plausibilità con cui, nell'episodio 4, viene descritta la depressione e il senso di estraniamento di Shinji sono, quasi sicuramente, originate da una persona che quei momenti li ha vissuti per davvero. Così come è sentito questo bisogno di trovare una dimensione propria, di avere una vera e propria volontà di potenza sulla vita che viviamo, pur non dovendo imporci sugli altri.
Per quanto non apprezzi alcune modalità del suo racconto, e non ne approvi altre, rispetto la volontà di voler raccontare tutto ciò, e ritengo che tutti dovrebbero rispettarla: sia i fanatici che idealizzano oltremodo, sia coloro che riescono a banalizzare ulteriormente un'opera che, al di là di tutto, non è in realtà così complicata.
Il comparto puramente tecnico è di altissimo livello (quanto da recensore videoludico questa frase. Bleargh!)
Si distingue, non solo per un'estetica generale capace di diventare, ed effettivamente divenuta, iconica - tra character design di protagonisti e nemici, e ambientazioni che sono interessanti sia da osservare che da veder esplorate -, ma anche per una regia che non smette mai di fare al meglio il suo lavoro.
Per quanto si noti che nella seconda parte, specialmente gli ultimi episodi, ci siano stati dei problemi produttivi (o almeno, credo sia ciò che è successo. Questo perché, ogni volta che mi informo sulle produzioni Gainax, sento dire dalle persone sempre tutto e il contrario di tutto, e pare sempre che, secondo taluni, io debba dare per scontato che ci lavorassero dei mentecatti che, a priori, decidano di lavorare male da un certo punto in poi), essa riesce comunque a mantenere un certo grado di "autorialità", e a sfruttare tali limiti con una certa intraprendenza.
I mezzi utilizzati sono vari: flash, scritte a schermo, scene riciclate con nuove battute sopra e, nell'ultimo episodio, anche immagini di repertorio e bozzetti più o meno animati.
A differenza quindi di "Nadia - Il mistero della pietra azzurra", dove si percepiva un evidente collasso tecnico nell'arco delle isole, qui ogni cosa è stata camuffata al meglio.
L'unica mezza eccezione a ciò è il terzultimo episodio, dedicato al sopracitato Kaworu.
Per quanto a livello tecnico sia ottimo, a livello di scrittura è stato inevitabilmente accelerato.
Kaworu appare in scena, sviluppa tutti i rapporti che deve sviluppare, rivela tutto su sé stesso e muore nell'arco di un singolo episodio, quindi meno di ventisei minuti. Questa cosa inevitabilmente stride sul trasporto emotivo di una svolta narrativa piuttosto importante, ed è un gran peccato.
Tuttavia, è anche inutile piangere sul latte versato, no?
Voglio concludere con un invito, come ho fatto già altre volte.
Invito i nuovi possibili fruitori di "Neon Genesis Evangelion" a dare una possibilità alla serie originale ignorandone i proseliti, che la sovraccaricano di significati che non ha; e invito tali proseliti ad emanciparsi dal peso di "Neon Genesis Evangelion". Che lo facciate per moda, o perché l'avete vissuta all'epoca su MTV, smettetela con questa idolatria.
"Neon Genesis Evangelion" non è l'opera migliore del mondo, e quasi sicuramente non è l'opera preferita di nove persone su dieci di voi, ma solo quella che vi è stato detto di apprezzare. Resta però un'opera ottima, e soprattutto un'opera che parla, come ho detto, di autodeterminazione.
Questa invereconda idealizzazione è un insulto a tutto ciò che è l'arte, il dialogo sull'arte, e il messaggio che "Neon Genesis Evangelion" voleva mandare.
Perché un'opera sull'autodeterminazione non meritava di creare un impero di fedeli, e non meritava di essere ricordata per le waifu, il merchandise e le 'supercazzole'.
Voi, che dite di amarla, la odiate molto più di chi dice di non apprezzarla, poiché voi mancate del rispetto che essi dedicano all'analizzare quest'opera.
Ed è su tale concetto che vi invito a riflettere.
Auf wiedersehen!
P.S. C'è solo una cover di "Fly Me to The Moon" bella quanto l'originale, ed è quella di Bayonetta.
Ricordo ancora quando scrissi la recensione di "Nadia - Il mistero della pietra azzurra", il 15 ottobre dell'anno scorso. Un testo che, per la sola colpa di contenere due - ma proprio due di numero - critiche all'opera, mi ha reso spettatore di commenti molto gentili nei miei confronti, tra chi mi ha consigliato un TSO, a chi ha messo in dubbio la mia intelligenza in modi molto meno carini.
Quindi, constatando che il gatekeeping a quanto pare esiste, e che non nutrissi già al tempo chissà quale simpatia per Hideaki Anno, vi lascio immaginare quanta voglia avessi di recuperare "Neon Genesis Evangelion". Soprattutto, dovendo considerare come l'Evangelion "fenomenico" sia, con il senno di poi, stato una sciagura per le community.
Nessun opera come "Neon Genesis Evangelion" ha creato tanti proseliti che, mai maturati dalla loro fanciullezza, si avventurano in ardite e complesse elucubrazioni mentali sui simbolismi e su chissà quale tematica, per ricoprire un ruolo da intellettuali che non gli spetta, sia in prospettiva della sostanza di un'opera come "Neon Genesis Evangelion", sia in prospettiva del fatto che tale ruolo fa riferimento a una visione del dialogo sull'arte vetusta, che gli studiosi stessi cercano di superare proponendo più sistemi con più orientamenti e modalità analitiche diverse.
Inoltre, non vorrei dire, ma "Neon Genesis Evangelion" ha segnato l'inizio della carriera del Cannarsi e ha profondamente influenzato il modo di parlare di Sabaku no Maiku.
Se non è una sciagura questa!
Bene, signori miei, dovreste vergognarvi.
Perché se, a differenza di Shinji nell'opera, non avessi imparato da tempo ad autodeterminarmi e pensare con la mia testa, mi avreste allontanato da un'opera che ho trovato bellissima.
Ma non proprio per i motivi di cui si racconta in giro.
Iniziamo.
Opera seriale iniziata nel 1995, credo siano davvero in pochi a non sapere di cosa effettivamente parli "Neon Genesis Evangelion".
Ci troviamo in un mondo radicalmente cambiato dal Second Impact, un grande botto (termine tecnico-specialistico) che ha sciolto i ghiacci polari e causato altri problemi, tra innalzamento delle acque e cambi climatici. Inoltre, strane creature chiamate Angeli stanno tornando e attaccando l'umanità, e l'unico modo per combatterle è tramite gli Eva, giganteschi mech (non fate gli snob dicendo che non sono robottoni, vi rendete ridicoli) che possono essere guidati solo da giovani piloti.
In tutto questo, si segue la storia dal punto di vista di Shinji Ikari, avventurandoci con lui nella lotta sia contro gli Angeli, che contro i suoi dubbi e le sue insicurezze.
Bene, ora inizierò a fare anche spoiler.
Partiamo da una premessa che sicuramente non farà innervosire nessuno.
"Neon Genesis Evangelion" è effettivamente un'opera matura, ma non è un'opera profonda.
Non è profonda nella misura in cui, al netto di interpretazioni personali, tutte le tematiche di cui vuole parlare sono esplicitate abbastanza chiaramente, se non in modo didascalico, e tutti i presunti simbolismi e riferimenti culturali, con cui i fanatici si sperticano in deliranti sovraletture, sono quasi tutti limitati al primo livello di interpretazione.
Prima di tutto, i riferimenti religiosi sono, a parte i più banali, tutti piuttosto a caso. Hideaki Anno stesso ha detto, parafrasando, che li ha usati per dare nomi 'fighi' alle cose, e si vede abbastanza. A partire dagli Angeli, che prendono nomi un po' dal cristianesimo, un po' dall'ebraismo e un po' dall'Islam, e che, se dovessimo credere a quell'orribile bizantinismo di "Apostoli con il nome di Angeli", sarebbero pure del numero sbagliato, siccome sono tredici, mentre gli apostoli sono dodici (e Gesù non era un apostolo di sé stesso. Proprio no).
Detto questo, ci tengo a soffermarmi su questo bizantinismo, perché ho assistito alla nascita di tendenze reazionare e celebrative del lavoro di Cannarsi, eventi francamente disgustosi per tutti coloro che, come me, conoscono e hanno studiato, anche solo in parte, i principi della traduzione e dell'adattamento.
Prima di tutto, cosa più evidente, tradurre "Apostolo" contraddice tutti gli schermi della NERV, dove è presente solo e unicamente il termine "ANGEL". Secondo, se ci fosse davvero un motivo valido per non fare questo adattamento, quale sarebbe? Esistono per caso creature chiamate Apostoli ma che non hanno nomi di angeli? Se esistono, quali sono? Gli Eva? I Lilim? I gatti?
La verità è che Hideaki Anno stesso ha detto di essersi sentito libero di equiparare angeli e apostoli, perché "tanto non è cristiano", e che è semplicemente stupido fare una traduzione letterale fuorviante per la teorica esistenza di creature altre che mai vengono nominate, e mai verranno nominate o appariranno in tutto il franchise multimediale di "Neon Genesis Evangelion", se non al massimo in quella che era la prima idea di "Neon Genesis Evangelion".
Inoltre, ci tengo a dire che, in giapponese, "tenshi" (angelo) è un kanji abbastanza comune, mentre "shito" (apostolo) è più raro, poiché legato solo al cristianesimo, che non è una religione di maggioranza in Giappone.
Quindi, c'è la viva possibilità che Anno l'abbia scelto solo e unicamente per fare uso di un termine più ricercato.
Il fatto che l'opera non vada oltre il primo livello di lettura di certi elementi è vero anche per tutti gli altri riferimenti culturali.
Infatti, spesso non c'è una vera e propria rilettura di altre opere o elementi, ma ci si sofferma alla definizione da manuali di esse. Ad esempio, il primo monologo interiore di Rei Ayanami si rifà a "Uno, nessuno e centomila" in un modo così didascalico da renderlo un po' noioso, se conoscete anche l'opera di riferimento, perché è davvero la lettura più ovvia e immediata di quell'opera.
In un altro episodio, Misato parlerà del dilemma del porcospino, e vi basterà sapere letteralmente la definizione di Wikipedia per capire l'unica chiave di lettura che ne viene data.
Poi, che altro? Viene citata la "camera di Guf"? Vi basterà sapere che è il luogo dove risiede l'anima nel misticismo ebraico, e basta. Lo stesso vale per le geometrie non euclidee, per altri teoremi e studi sociali, e per buona parte delle 'tecnobubbole' usate (che spesso, anzi, possono essere totalmente ignorate, perché servono solo a dare conteso.)
Non c'è virtualmente alcun materiale narrato per trovare più livelli di lettura, almeno che non si voglia scadere nelle sopracitate sovraletture.
E, in realtà, questa apparente piattezza non è totalmente un problema.
Perché "Neon Genesis Evangelion" è un'opera per ragazzi, scritta con la grammatica di un'opera per ragazzi, ed è inutile dire che non sia così.
Se da un lato tutti questi riferimenti culturali, gestiti in questo modo, possono ostacolare un po' la comprensione di una persona giovane che non li possiede, e magari dare anche l'impressione di essere parte di un'opera supponente, soprattutto se uniti alla tendenza di Hideaki Anno di non far dire esplicitamente ai personaggi di cosa stanno effettivamente parlando, per farlo capire nell'episodio successivo; d'altro canto, tutto ciò contribuisce sia a dare una sensazione di opera matura e capace di instillare curiosità nello spettatore, sia a creare un universo narrativo e un immaginario ben riconoscibile.
Ma sul comparto squisitamente tecnico mi ci soffermerò più avanti, come sempre.
Ciò che "Neon Genesis Evangelion" vuole, e riesce, a trattare bene è, assieme alla depressione, l'autodeterminazione.
Questo diventa sempre più evidente nel graduale cambio di mood dell'opera - all'inizio quasi del tutto un anime sui mecha classico, pur se con qualche indizio per svolte di trama future -, per poi venire detto esplicitamente all'inizio del penultimo episodio. Shinji è un ragazzino insicuro, che obbedisce a ciò che gli viene ordinato per ottenere consensi, specialmente dal padre, credendo di rendere felici gli altri, ma in realtà facendolo inconsciamente per rendere felice sé stesso. Facendo così, si rende però solo artefice di azioni che lo fanno solo soffrire, perché non ha scelto lui attivamente di farle, e gli si ritorcono contro.
Il rapporto con Kaworu ne è la dimostrazione. Questo ragazzo diventa subito un'oasi felice per lui (rubo la metafora di un mio amico), un qualcuno per cui istintivamente prova qualcosa di diverso, e con cui si sente subito capace di aprirsi come mai ha fatto prima d'ora; e Kaworu è pronto ad ascoltarlo, ed è l'unico che gli dirà "Ti amo".
Quindi, quando verrà rivelata la sua vera natura e Shinji si troverà costretto ad ucciderlo, verrà distrutto dal tormento di aver fatto l'ennesima cosa solo perché ordinata, perché "è ciò che mi dicono di fare", e tale fardello diventerà estremo sotto il peso di quanto aveva già fatto.
Tutti i personaggi seguono questo motivo ricorrente: tra chi, come Misato, cerca di emanciparsi dalla figura del padre morto, ma finisce per ricadervi tra le braccia; a chi, come Rei, cerca di trovare una vera e propria forma in un'esistenza che è letteralmente artificiale.
"Neon Genesis Evangelion" parla di questo, "solo" di questo.
Qualsiasi tentativo di vedervi di più è, a mio modo di vedere, offensivo verso la volontà creativa di Hideaki Anno.
Si sente che alcune scene sono molto sentite dal suo autore. La naturalezza e la plausibilità con cui, nell'episodio 4, viene descritta la depressione e il senso di estraniamento di Shinji sono, quasi sicuramente, originate da una persona che quei momenti li ha vissuti per davvero. Così come è sentito questo bisogno di trovare una dimensione propria, di avere una vera e propria volontà di potenza sulla vita che viviamo, pur non dovendo imporci sugli altri.
Per quanto non apprezzi alcune modalità del suo racconto, e non ne approvi altre, rispetto la volontà di voler raccontare tutto ciò, e ritengo che tutti dovrebbero rispettarla: sia i fanatici che idealizzano oltremodo, sia coloro che riescono a banalizzare ulteriormente un'opera che, al di là di tutto, non è in realtà così complicata.
Il comparto puramente tecnico è di altissimo livello (quanto da recensore videoludico questa frase. Bleargh!)
Si distingue, non solo per un'estetica generale capace di diventare, ed effettivamente divenuta, iconica - tra character design di protagonisti e nemici, e ambientazioni che sono interessanti sia da osservare che da veder esplorate -, ma anche per una regia che non smette mai di fare al meglio il suo lavoro.
Per quanto si noti che nella seconda parte, specialmente gli ultimi episodi, ci siano stati dei problemi produttivi (o almeno, credo sia ciò che è successo. Questo perché, ogni volta che mi informo sulle produzioni Gainax, sento dire dalle persone sempre tutto e il contrario di tutto, e pare sempre che, secondo taluni, io debba dare per scontato che ci lavorassero dei mentecatti che, a priori, decidano di lavorare male da un certo punto in poi), essa riesce comunque a mantenere un certo grado di "autorialità", e a sfruttare tali limiti con una certa intraprendenza.
I mezzi utilizzati sono vari: flash, scritte a schermo, scene riciclate con nuove battute sopra e, nell'ultimo episodio, anche immagini di repertorio e bozzetti più o meno animati.
A differenza quindi di "Nadia - Il mistero della pietra azzurra", dove si percepiva un evidente collasso tecnico nell'arco delle isole, qui ogni cosa è stata camuffata al meglio.
L'unica mezza eccezione a ciò è il terzultimo episodio, dedicato al sopracitato Kaworu.
Per quanto a livello tecnico sia ottimo, a livello di scrittura è stato inevitabilmente accelerato.
Kaworu appare in scena, sviluppa tutti i rapporti che deve sviluppare, rivela tutto su sé stesso e muore nell'arco di un singolo episodio, quindi meno di ventisei minuti. Questa cosa inevitabilmente stride sul trasporto emotivo di una svolta narrativa piuttosto importante, ed è un gran peccato.
Tuttavia, è anche inutile piangere sul latte versato, no?
Voglio concludere con un invito, come ho fatto già altre volte.
Invito i nuovi possibili fruitori di "Neon Genesis Evangelion" a dare una possibilità alla serie originale ignorandone i proseliti, che la sovraccaricano di significati che non ha; e invito tali proseliti ad emanciparsi dal peso di "Neon Genesis Evangelion". Che lo facciate per moda, o perché l'avete vissuta all'epoca su MTV, smettetela con questa idolatria.
"Neon Genesis Evangelion" non è l'opera migliore del mondo, e quasi sicuramente non è l'opera preferita di nove persone su dieci di voi, ma solo quella che vi è stato detto di apprezzare. Resta però un'opera ottima, e soprattutto un'opera che parla, come ho detto, di autodeterminazione.
Questa invereconda idealizzazione è un insulto a tutto ciò che è l'arte, il dialogo sull'arte, e il messaggio che "Neon Genesis Evangelion" voleva mandare.
Perché un'opera sull'autodeterminazione non meritava di creare un impero di fedeli, e non meritava di essere ricordata per le waifu, il merchandise e le 'supercazzole'.
Voi, che dite di amarla, la odiate molto più di chi dice di non apprezzarla, poiché voi mancate del rispetto che essi dedicano all'analizzare quest'opera.
Ed è su tale concetto che vi invito a riflettere.
Auf wiedersehen!
P.S. C'è solo una cover di "Fly Me to The Moon" bella quanto l'originale, ed è quella di Bayonetta.
Cercare di scrivere una recensione su "Neon Genesis Evangelion" dopo che prima di me si sono già cimentati dal 2009 ad oggi sul sito di AnimeClick.it ben 226 iscritti potrebbe essere pleonastico e ripetitivo. Da quanto ho potuto leggere e documentarmi sulla oramai "leggendaria" serie del 1995 (soggetto e regia di Hideaki Anno e produzione studio Gainax), si tratta del classico caso di opera "divisiva": un anime capace di suscitare emozioni e considerazioni positive fino all' "osanna" come serie che ha rivoluzionato il genere mecha, e critiche feroci sfocianti fino all'odio per qualcosa di criptico, incomprensibile e falsamente psicologico ma solo patologicamente malato.
Già solo per questo aspetto, potrei sostenere che si tratta di un'opera che colpisce nel segno. Ma non solo: per quanto ho potuto intendere, soprattutto dagli inquietanti ultimi due episodi, "Neon Genesis Evangelion" è un'opera complessa, metaforica, allegorica, in cui la trama in sé è solo un pretesto per raccontare in modo non sempre chiaro e incontrovertibile la complessità della psiche del suo ideatore, del suo tentativo di introspezione per rappresentare il profondo disagio che Anno aveva vissuto e viveva ai tempi e voleva a suo modo trasmettere allo spettatore.
Tra le varie recensioni, commenti, blog, ecc. ha trovato che qualcuno ha sostenuto che "Neon Genesis Evangelion" coincide con il suo autore. E non posso che ammettere che sono totalmente d'accordo.
Io ho percepito "Neon Genesis Evangelion" come pura "allegoria": la trama, che narra di un mondo distopico post-apocalittico in cui gli umani sopravvissuti combattono delle entità robotiche misteriose e "aliene" denominati "angeli" (ma mi pare di aver letto che probabilmente potevano essere anche definiti "apostoli") assume sostanzialmente un significato profondamente tragico e simbolico per una persona che nel 1995 aveva probabilmente "smarrito la retta via".
Sfrutto Dante Alighieri per esprimere il concetto di una sorta "viaggio" all'interno di sé stessi, una "missione" simbolica alla conquista di una consapevolezza di sé stessi e della verità da parte dell'autore, una sorta di itinerario dell'anima umana verso una possibile "salvezza".
Ad onor del vero, Anno darà un finale meno complesso e più comprensibile alla saga "Evangelion" solo nel 2021 con il quarto film dell'"Evangelion Rebuild", ossia "Evangelion: 3.0+1.01: Thrice Upon A Time". Siamo a oltre venticinque anni dalla trasmissione della prima serie e ciò sta a dimostrare che il percorso verso la "salvezza" di Anno è stato lungo e caratterizzato non solo dalla "voracità" commerciale di sfruttare al massimo e fino alla fine il "filone" di un prodotto che più che un anime era ormai divenuto un brand con un merchandise dal successo oltre ogni comprensione.
Un percorso dove probabilmente il talentuoso animatore/regista è riuscito a elaborare per il suo Shinji Ikari la soluzione per ritornare al "mondo reale".
Evito di scrivere della trama: "Neon Genesis Evangelion" a mio modesto avviso non ha una vera e propria storia logica, lineare, e giudicarlo per quanto si vede alla fine potrebbe risultare fuorviante, se ci si limita a ciò che viene rappresentato.
Non è una serie da visionare "tanto per...". È un anime psicotico, molto citazionistico, introspettivo, metaforico e, probabilmente, comprensibile solo se lo spettatore abbia la voglia di calarsi concretamente nei panni di una persona, il suo ideatore, che con ogni probabilità ha sofferto di seri problemi relazionali con i propri familiari, con il mondo esterno, con la società, e sia in preda a un vero e proprio "delirio" in cui non sia capace di distinguere il reale dal virtuale. In un certo senso e in modo molto sommario, lo status mentale di un otaku o hikikomori.
E da quanto ho potuto constatare documentandomi sommariamente in rete, Hideaki Anno è stato entrambi. Ed è riuscito a trasmettere la sua angoscia esistenziale, le sue frustrazioni, la sua rabbia, la sua incapacità di vivere il suo status, l'impossibilità o l'estrema difficoltà a relazionarsi con gli altri in modo metaforico attraverso una storia di fantascienza e mecha che sono solo un'allegoria del viaggio che Anno sembra voler far percorrere allo spettatore all'interno del suo mondo "artefatto" e "distorto", caratterizzato principalmente dalla insoddisfazione nei rapporti e nelle interazioni con le altre persone, e in principal modo con i suoi familiari: vedi la presenza di un padre "duro" e senza scrupoli oltre ogni immaginazione e una madre a dir poco assente (nella serie è deceduta quando il protagonista Shinji è piccolo): il complesso di Edipo si percepisce in modo piuttosto marcato nella simbiosi tra Shinji e il robot che conduce (l'Eva 01 in cui si immerge in una sorta di capsula piena di liquido - LCL -, stabilendo una sorta di connessione empatica) e nel rapporto con l' "enigmatica" Rei.
Senza poi considerare "il dilemma del porcospino" di Schopenhauer, utilizzato come metafora per riflettere sulla difficoltà dell'uomo nel vivere insieme agli altri e nel mantenere la giusta distanza nei rapporti con le persone, per non ferirsi a vicenda, idea un po' pessimistica per cui le relazioni sono il frutto di un complicato e delicato equilibrio tra vicinanza e distanza.
Ma non mancano accenni critici più o meno velati al "sistema", ossia a quella società giapponese tanto dura e alienante per coloro che non riescono ad accettarne le imposizioni e le rigide regole di vita, la soffocante e ipocrita gentilezza formale tipica della cultura del Sol Levante. E le guerre con gli "angeli", contro le organizzazioni governative antagoniste della NERV, possono essere viste in tal senso...
Gli ultimi due episodi, tanto discussi quanto ostici e anche piuttosto noiosi nella loro ripetitività, sono il paradigma dell'essenza di "Neon Genesis Evangelion": come si narra, gli autori avevano terminato le risorse a disposizione per terminare la serie, e il buon Anno ha pensato bene di scrivere gli ultimi due episodi (il venticinquesimo e il ventiseiesimo) con continue ripetizioni di sequenze insulse, in apparenza con dialoghi senza senso, ripetitivi e in apparenza banali, in cui il protagonista in una sorta di delirio onirico si ripete spesso "Chi sono io?", per poi addivenire a una sorta di equilibrio molto "precario" rappresentato dagli applausi di tutti i personaggi della serie, incluso l'odiato padre.
Tuttavia, per coloro che si appassioneranno alla serie e andranno fino in fondo (fino al quarto film della saga "Rebuild" - It's a long way to the end...), si intuirà che il finale in apparenza "raffazzonato" della serie "Neon Genesis Evangelion" sia solo uno specchietto per le allodole con cui Hideaki Anno sembra aver messo più una pezza non tanto alla sua opera, ma, soprattutto, alla produzione, dando sfogo alle sue "turbe" senza più i lacci e lacciuoli imposti dallo studio, rendendo tuttavia "Neon Genesis Evangelion" un capolavoro nel suo genere, una pietra miliare che a livello formale e registico ha innovato il robotico, portandolo a un ulteriore step rispetto alle produzioni similari cui sembra ispirarsi.
In questo senso, "Neon Genesis Evangelion" è un'opera che va capita e inquadrata nel suo "tempo" e in relazione alla weltanschauung suo autore: un mondo, quello nipponico di fine secolo, che dal positivismo illimitato di un progresso tecnologico senza limiti e dal boom economico aveva in realtà già mostrato le vere crepe a livello sociale, familiare e di sistema, e che si risolveva nella vana illusione che l'evoluzione tecnologica potesse rappresentare uno dei modi, se non l'unico, per le interazioni umane. Tema che si percepirà meglio in un'opera di animazione successiva "Serial experiments Lain". Il dramma della solitudine e dell'isolamento fisico e mentale che essa crea è molto ben resa e percepibile, come dramma della incapacità a comunicare e a relazionarsi con gli altri.
Anno in "Neon Genesis Evangelion" ci ha messo molto del suo, dei suoi problemi, e se ci si sofferma con attenzione alle situazioni e ai dialoghi tra i personaggi, si intuisce la cura con cui sia riuscito ad esprimere parecchie considerazioni di natura psicologica e introspettiva, su sé stesso e su una generazione di ragazzi e adulti dell'epoca, sotto le mentite spoglie di un anime mecha che diventa sia un'allegoria del tempo, della società e di sé stesso, sia un messaggio un po' criptico di critica e di speranza per quelle persone che come lui hanno vissuto il dramma di essere otaku e/o hikikomori, affinché possano trovare, ciascuno a suo modo, una "via per la salvezza", facendo assurgere "Neon Genesis Evangelion", mutatis mutandis, a una sorta di "Divina Commedia" per l'animazione giapponese.
Già solo per questo aspetto, potrei sostenere che si tratta di un'opera che colpisce nel segno. Ma non solo: per quanto ho potuto intendere, soprattutto dagli inquietanti ultimi due episodi, "Neon Genesis Evangelion" è un'opera complessa, metaforica, allegorica, in cui la trama in sé è solo un pretesto per raccontare in modo non sempre chiaro e incontrovertibile la complessità della psiche del suo ideatore, del suo tentativo di introspezione per rappresentare il profondo disagio che Anno aveva vissuto e viveva ai tempi e voleva a suo modo trasmettere allo spettatore.
Tra le varie recensioni, commenti, blog, ecc. ha trovato che qualcuno ha sostenuto che "Neon Genesis Evangelion" coincide con il suo autore. E non posso che ammettere che sono totalmente d'accordo.
Io ho percepito "Neon Genesis Evangelion" come pura "allegoria": la trama, che narra di un mondo distopico post-apocalittico in cui gli umani sopravvissuti combattono delle entità robotiche misteriose e "aliene" denominati "angeli" (ma mi pare di aver letto che probabilmente potevano essere anche definiti "apostoli") assume sostanzialmente un significato profondamente tragico e simbolico per una persona che nel 1995 aveva probabilmente "smarrito la retta via".
Sfrutto Dante Alighieri per esprimere il concetto di una sorta "viaggio" all'interno di sé stessi, una "missione" simbolica alla conquista di una consapevolezza di sé stessi e della verità da parte dell'autore, una sorta di itinerario dell'anima umana verso una possibile "salvezza".
Ad onor del vero, Anno darà un finale meno complesso e più comprensibile alla saga "Evangelion" solo nel 2021 con il quarto film dell'"Evangelion Rebuild", ossia "Evangelion: 3.0+1.01: Thrice Upon A Time". Siamo a oltre venticinque anni dalla trasmissione della prima serie e ciò sta a dimostrare che il percorso verso la "salvezza" di Anno è stato lungo e caratterizzato non solo dalla "voracità" commerciale di sfruttare al massimo e fino alla fine il "filone" di un prodotto che più che un anime era ormai divenuto un brand con un merchandise dal successo oltre ogni comprensione.
Un percorso dove probabilmente il talentuoso animatore/regista è riuscito a elaborare per il suo Shinji Ikari la soluzione per ritornare al "mondo reale".
Evito di scrivere della trama: "Neon Genesis Evangelion" a mio modesto avviso non ha una vera e propria storia logica, lineare, e giudicarlo per quanto si vede alla fine potrebbe risultare fuorviante, se ci si limita a ciò che viene rappresentato.
Non è una serie da visionare "tanto per...". È un anime psicotico, molto citazionistico, introspettivo, metaforico e, probabilmente, comprensibile solo se lo spettatore abbia la voglia di calarsi concretamente nei panni di una persona, il suo ideatore, che con ogni probabilità ha sofferto di seri problemi relazionali con i propri familiari, con il mondo esterno, con la società, e sia in preda a un vero e proprio "delirio" in cui non sia capace di distinguere il reale dal virtuale. In un certo senso e in modo molto sommario, lo status mentale di un otaku o hikikomori.
E da quanto ho potuto constatare documentandomi sommariamente in rete, Hideaki Anno è stato entrambi. Ed è riuscito a trasmettere la sua angoscia esistenziale, le sue frustrazioni, la sua rabbia, la sua incapacità di vivere il suo status, l'impossibilità o l'estrema difficoltà a relazionarsi con gli altri in modo metaforico attraverso una storia di fantascienza e mecha che sono solo un'allegoria del viaggio che Anno sembra voler far percorrere allo spettatore all'interno del suo mondo "artefatto" e "distorto", caratterizzato principalmente dalla insoddisfazione nei rapporti e nelle interazioni con le altre persone, e in principal modo con i suoi familiari: vedi la presenza di un padre "duro" e senza scrupoli oltre ogni immaginazione e una madre a dir poco assente (nella serie è deceduta quando il protagonista Shinji è piccolo): il complesso di Edipo si percepisce in modo piuttosto marcato nella simbiosi tra Shinji e il robot che conduce (l'Eva 01 in cui si immerge in una sorta di capsula piena di liquido - LCL -, stabilendo una sorta di connessione empatica) e nel rapporto con l' "enigmatica" Rei.
Senza poi considerare "il dilemma del porcospino" di Schopenhauer, utilizzato come metafora per riflettere sulla difficoltà dell'uomo nel vivere insieme agli altri e nel mantenere la giusta distanza nei rapporti con le persone, per non ferirsi a vicenda, idea un po' pessimistica per cui le relazioni sono il frutto di un complicato e delicato equilibrio tra vicinanza e distanza.
Ma non mancano accenni critici più o meno velati al "sistema", ossia a quella società giapponese tanto dura e alienante per coloro che non riescono ad accettarne le imposizioni e le rigide regole di vita, la soffocante e ipocrita gentilezza formale tipica della cultura del Sol Levante. E le guerre con gli "angeli", contro le organizzazioni governative antagoniste della NERV, possono essere viste in tal senso...
Gli ultimi due episodi, tanto discussi quanto ostici e anche piuttosto noiosi nella loro ripetitività, sono il paradigma dell'essenza di "Neon Genesis Evangelion": come si narra, gli autori avevano terminato le risorse a disposizione per terminare la serie, e il buon Anno ha pensato bene di scrivere gli ultimi due episodi (il venticinquesimo e il ventiseiesimo) con continue ripetizioni di sequenze insulse, in apparenza con dialoghi senza senso, ripetitivi e in apparenza banali, in cui il protagonista in una sorta di delirio onirico si ripete spesso "Chi sono io?", per poi addivenire a una sorta di equilibrio molto "precario" rappresentato dagli applausi di tutti i personaggi della serie, incluso l'odiato padre.
Tuttavia, per coloro che si appassioneranno alla serie e andranno fino in fondo (fino al quarto film della saga "Rebuild" - It's a long way to the end...), si intuirà che il finale in apparenza "raffazzonato" della serie "Neon Genesis Evangelion" sia solo uno specchietto per le allodole con cui Hideaki Anno sembra aver messo più una pezza non tanto alla sua opera, ma, soprattutto, alla produzione, dando sfogo alle sue "turbe" senza più i lacci e lacciuoli imposti dallo studio, rendendo tuttavia "Neon Genesis Evangelion" un capolavoro nel suo genere, una pietra miliare che a livello formale e registico ha innovato il robotico, portandolo a un ulteriore step rispetto alle produzioni similari cui sembra ispirarsi.
In questo senso, "Neon Genesis Evangelion" è un'opera che va capita e inquadrata nel suo "tempo" e in relazione alla weltanschauung suo autore: un mondo, quello nipponico di fine secolo, che dal positivismo illimitato di un progresso tecnologico senza limiti e dal boom economico aveva in realtà già mostrato le vere crepe a livello sociale, familiare e di sistema, e che si risolveva nella vana illusione che l'evoluzione tecnologica potesse rappresentare uno dei modi, se non l'unico, per le interazioni umane. Tema che si percepirà meglio in un'opera di animazione successiva "Serial experiments Lain". Il dramma della solitudine e dell'isolamento fisico e mentale che essa crea è molto ben resa e percepibile, come dramma della incapacità a comunicare e a relazionarsi con gli altri.
Anno in "Neon Genesis Evangelion" ci ha messo molto del suo, dei suoi problemi, e se ci si sofferma con attenzione alle situazioni e ai dialoghi tra i personaggi, si intuisce la cura con cui sia riuscito ad esprimere parecchie considerazioni di natura psicologica e introspettiva, su sé stesso e su una generazione di ragazzi e adulti dell'epoca, sotto le mentite spoglie di un anime mecha che diventa sia un'allegoria del tempo, della società e di sé stesso, sia un messaggio un po' criptico di critica e di speranza per quelle persone che come lui hanno vissuto il dramma di essere otaku e/o hikikomori, affinché possano trovare, ciascuno a suo modo, una "via per la salvezza", facendo assurgere "Neon Genesis Evangelion", mutatis mutandis, a una sorta di "Divina Commedia" per l'animazione giapponese.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Partiamo dai punti di forza di questo anime.
Le animazioni sono molto belle: gli Eva, gli Angeli, è tutto molto "aesthetic", passatemi il termine.
I misteri sono tanti e spingono gli spettatori a proseguire.
I primi episodi, benché siano episodi autoconclusivi, che a me non hanno mai fatto impazzire, sono episodi ben fatti che riescono a catturare gli spettatori.
La sigla è bellissima, non ho altro da dire.
Ma ora passiamo agli aspetti negativi.
Le battaglie avrei preferito che durassero di più, invece è tutto molto semplice: il children di turno entra nell'Eva, tira due pugni all'Angelo e fine.
Ci sono troppe complicazioni: mi ha fatto sorridere il "dilemma del porcospino". Shinji è appena arrivato alla Nerv e, visto che è un po' più chiuso e introverso degli altri, ecco che subito se ne escono con una frase da "fighetti": "Eh, sapete, Shinji soffre del cosiddetto "dilemma del porcospino", ossia non riesce a relazionarsi con le persone, perché teme di rimanere ferito"... Madonna santissima, non lo conoscete da manco trenta secondi e sparate una frase del genere, giusto per fare un po' i "filosofi"!
L'ultimo children, non mi ricordo se è il quarto o il quinto, è un personaggio decisamente ambiguo che io sinceramente non ho capito.
I problemi mentali: non ce n'è uno, in questa serie, che non abbia dei problemi mentali, davvero.
Shinji lo ho odiato. Soprattutto quando, dopo aver ucciso l'ultimo children, ha iniziato a dire frasi come: "Sarei dovuto morire io al suo posto". Ma ti senti? Il tipo che tu hai ucciso era un Angelo che voleva distruggere l'umanità, e poi l'avevi letteralmente appena conosciuto!
Le risposte: semplicemente, non vengono date risposte. Ci sono tanti misteri, ma le spiegazioni sono tutte molto vaghe, tipo "Cosa sono gli Angeli?", "Mah, boh, sono apparsi dopo il Second Impact e discendono da Adam. Visto che ci attaccano, dobbiamo distruggerli". Fine della spiegazione.
Rei è un personaggio misterioso e quindi intrigante, per me continua a rimanere un mistero: infatti, la sua storia, non mi è risultata chiara.
Gli ultimi due episodi sono due episodi di 'pippe' mentali assurde... Chi sei tu? Chi sono io? Chi siamo noi? Perché, quando, come? Basta!
In conclusione, "Neon Genesis Evangelion" non lo ritengo affatto un capolavoro, ma non penso nemmeno che sia un anime da bocciare, quindi voto finale 6,5.
Partiamo dai punti di forza di questo anime.
Le animazioni sono molto belle: gli Eva, gli Angeli, è tutto molto "aesthetic", passatemi il termine.
I misteri sono tanti e spingono gli spettatori a proseguire.
I primi episodi, benché siano episodi autoconclusivi, che a me non hanno mai fatto impazzire, sono episodi ben fatti che riescono a catturare gli spettatori.
La sigla è bellissima, non ho altro da dire.
Ma ora passiamo agli aspetti negativi.
Le battaglie avrei preferito che durassero di più, invece è tutto molto semplice: il children di turno entra nell'Eva, tira due pugni all'Angelo e fine.
Ci sono troppe complicazioni: mi ha fatto sorridere il "dilemma del porcospino". Shinji è appena arrivato alla Nerv e, visto che è un po' più chiuso e introverso degli altri, ecco che subito se ne escono con una frase da "fighetti": "Eh, sapete, Shinji soffre del cosiddetto "dilemma del porcospino", ossia non riesce a relazionarsi con le persone, perché teme di rimanere ferito"... Madonna santissima, non lo conoscete da manco trenta secondi e sparate una frase del genere, giusto per fare un po' i "filosofi"!
L'ultimo children, non mi ricordo se è il quarto o il quinto, è un personaggio decisamente ambiguo che io sinceramente non ho capito.
I problemi mentali: non ce n'è uno, in questa serie, che non abbia dei problemi mentali, davvero.
Shinji lo ho odiato. Soprattutto quando, dopo aver ucciso l'ultimo children, ha iniziato a dire frasi come: "Sarei dovuto morire io al suo posto". Ma ti senti? Il tipo che tu hai ucciso era un Angelo che voleva distruggere l'umanità, e poi l'avevi letteralmente appena conosciuto!
Le risposte: semplicemente, non vengono date risposte. Ci sono tanti misteri, ma le spiegazioni sono tutte molto vaghe, tipo "Cosa sono gli Angeli?", "Mah, boh, sono apparsi dopo il Second Impact e discendono da Adam. Visto che ci attaccano, dobbiamo distruggerli". Fine della spiegazione.
Rei è un personaggio misterioso e quindi intrigante, per me continua a rimanere un mistero: infatti, la sua storia, non mi è risultata chiara.
Gli ultimi due episodi sono due episodi di 'pippe' mentali assurde... Chi sei tu? Chi sono io? Chi siamo noi? Perché, quando, come? Basta!
In conclusione, "Neon Genesis Evangelion" non lo ritengo affatto un capolavoro, ma non penso nemmeno che sia un anime da bocciare, quindi voto finale 6,5.
“Evangelion è una storia che si ripete. È una storia in cui il protagonista assiste ad infiniti orrori con i suoi occhi, ma prova comunque a non piegarsi. È una storia di forza di volontà, una storia di progressi anche solo piccolissimi. È una storia di paura, in cui qualcuno che deve affrontare una solitudine indefinibile è terrorizzato dallo stringere legami, ma che comunque ci prova lo stesso.”
Sono passati ormai quindici anni dalla violenta catastrofe nota come "Second Impact", che provocò la morte di oltre tre miliardi di persone. Questo incidente, dalle cause non del tutto note, portò le persone a rifugiarsi in alcune città tecnologicamente avanzate, tra cui Neo Tokyo-3. Proprio in questa città, hanno inizio le vicende di uno studente molto introverso di nome Shinji Ikari, che verrà reclutato come pilota dell'Eva-01, un enorme robot costruito appositamente per combattere delle strane creature soprannominate "Angeli", che attaccano continuamente le città minacciando di provocare una terza catastrofe.
Il primo paragrafo riprende esattamente le parole di Hideaki Anno, a proposito dell’anime da lui ideato, “Neon Genesis Evangelion”. Il secondo riporta la trama così come la trovate sulla scheda dell’anime in questione. Quelli successivi, che credo saranno abbastanza lunghi, spiegano perché un capolavoro tanto acclamato come “Neon Genesis Evangelion” mi abbia annoiato.
“Neon Genesis Evangelion” è il tipico caso di opera preceduta dalla sua fama. In giro per il web, che sia su YouTube o siano i reel di Instagram, si sprecano i panegirici su un anime tanto bello, profondo e pionieristico come “Evangelion”, che gode della fama di anime drammatico-psicologico per antonomasia. Prima ancora di iniziarlo, dunque, sapevo a cosa andassi incontro e che, con buone probabilità, non mi sarebbe piaciuto, come piace a tre quarti del globo terracqueo. L’obiezione che mi si potrebbe muovere, a buon diritto, sarebbe: “Che cosa te lo sei visto a fare, allora?”. Beh, converrete anche voi, amanti e non di questo brand, che “Evangelion” vada visto almeno una volta nella vita, perché, nel bene o nel male, ha realmente rivoluzionato il mondo dell’animazione giapponese una volta e per sempre. Armato di pazienza e voglia di immergermi in questo universo immenso, dunque, ho dato il via alla visione di “Evangelion”, non senza un minimo di aspettative. Il risultato è stato, ahimè, alquanto deludente. E vi avverto, se siete persone suscettibili, che non accettano pareri negativi sul loro anime preferito, potete anche cambiare canale.
“Neon Genesis Evangelion” ha, innanzitutto, la pretesa di essere un mecha anime. Il presupposto, dunque, è che i protagonisti combattano a bordo di robot giganti per salvare il mondo. Tale è la dinamica anche in “Evangelion”, in cui, però, come molti di voi converranno, la componente mecha è solamente secondaria, perché la maggior parte degli sforzi sono concentrati su quella psicologica. I robot in sé sono ben congegnati e si nota chiaramente l’influenza esercitata su quanti sono venuti dopo. Tra Dummy Plug, AT-Field e circuiti di collegamento la situazione è tanto ben articolata, quanto poco avvincente. I combattimenti sono presenti e anche in numero elevato, considerando che, almeno fino alla sua metà, l’anime si regge su episodi autoconclusivi, in cui gli Eva si scontrano con l’Angelo malcapitato di turno. Il tutto, però, è privo di mordente. Sai già come andrà a finire e, cosa peggiore, i combattimenti durano un battito di ciglia. In quanto amante del mecha, sono uno strenuo sostenitore delle mazzate ignoranti tra robottoni. Tolte quelle, tolto il divertimento. Di certo, non mi aspettavo lotte spettacolari alla “Gurren Lagann”, ma neanche scontri così scialbi, che, il più delle volte, seguono la dinamica del: entro, spacco, esco, ciao.
A fianco alla dicitura mecha, poi, se ne dovrebbe trovare un’altra: fantascienza. La storia è ambientata in una sorta di mondo post-apocalittico, che è riuscito a risollevarsi e, grazie alle avanzate tecnologie, addirittura a migliorarsi. Proprio sulla catastrofe che colpì la terra quindici anni fa, il “Second Impact”, e l’organizzazione speciale creata per combattere gli Angeli, la Nerv, a cui se ne legano tante altre, come la Seele, gravano tantissimi interrogativi. Proprio questa è, a mio modesto parere, la parte più interessante della storia. Che qualcosa non vada e strane macchinazioni siano in atto dietro le quinte, all’oscuro di tutto e tutti, lo si capisce molto presto, ma sono il modo in cui viene gestita la situazione e come la verità viene dispiegandosi a poco a poco, che mi permettono di sorridere pensando a “Neon Genesis Evangelion”. Qui la storia si fa realmente avvincente e riesce a catturare appieno lo spettatore, nonostante il rischio di perdersi in alcuni passaggi fin troppo complessi. Purtroppo, però, non è tutto oro quel che luccica e la scelta di abbandonare completamente questa parte della storia, nel momento in cui si profilava la possibilità di un “Third Impact” e sarebbe dovuto giungere a conclusione il progetto per il perfezionamento dell’uomo, l’ho trovata incredibilmente stupida. “Eh, ma c’è “The End of Evangelion!”. Io, però, qui sto giudicando la serie originale e, per quanto mi riguarda, è come se la storia fosse rimasta incompiuta. Insoddisfacente.
Infine, c’è l’ultima dicitura: drammatico-psicologico. Qui, subentra la noia, la calma piatta, l’impossibilità da parte mia di riuscire ad affezionarmi a dei personaggi con un retroterra anche sufficientemente interessante, penso per esempio ad Asuka, la cui vita è un lamento continuo, un eterno disprezzare sé stessi, arrivando alla conclusione ultima, e cosa più giusta e banale non poteva esserci, che bisogna imparare ad accettarsi un poco alla volta e non vergognarsi nel cercare l’aiuto del prossimo. Il messaggio sarà stato anche innovativo per l’epoca, anche se questo mi induce a riflettere su quale fosse la situazione nel Giappone di fine Novecento, ma io spettatore non posso subirmi mezz’ora di flusso di coscienza ininterrotto nelle ultime due puntate, dopo le pippe mentali continue degli episodi precedenti, soltanto per arrivare a questa conclusione. Assolutamente no. E credetemi, ho cercato di comprendere le sofferenze, i traumi, la solitudine; ho tentato di immedesimarmi nei personaggi, ragazzini di quattordici anni a cui si chiede di salvare il mondo, ma non sono riuscito ad empatizzare con nessuno di loro, fatta eccezione, forse, per la povera Misato. Anzi, lì dove mi sarei dovuto emozionare maggiormente, crescevano la noia e il disinteresse. Nei confronti di personaggi che riescono solo a lamentarsi e fare il contrario di quello che pensano - sì, sto parlando di te, Asuka - non sono riuscito a provare compassione. Inoltre, mi disturba profondamente che, a soli quattordici anni, questi ragazzi siano già dei complessati mentali di questa guisa. Non oso immaginare toccata la soglia dei trenta. Tutti i personaggi di “Evangelion” sono dei problematici, allucinati, tra chi ha problemi con la figura paterna e chi con quella materna, che provano un forte senso di solitudine, concetto che viene ribadito fino alla nausea. Ecco, “Evangelion” non solo mi ha annoiato, ma mi ha anche fatto arrabbiare, perché, per quanto mi riguarda, vuole essere inutilmente complesso. Per arrivare alla conclusione ultima cui si approda nel finale, si sarebbero potute tranquillamente evitare le puntate 25 e 26, completamente inutili, così da spendere meglio gli scarsi 600 yen utilizzati per produrle. E vi assicuro che è la schiettezza che parla, non l’odio. Quello lo provo solamente nei confronti di chi inneggia al capolavoro senza aver capito una mazza, come il sottoscritto, che ad un certo punto non si è neanche più sforzato di comprendere, e chi esalta le idee illuminate del grandissimo Hideaki Anno, che è stato bravo solamente nel copiare Pirandello.
Nota al merito per le animazioni, di gran lunga sopra la media per gli anime del tempo e invecchiate benissimo, e per le musiche favolose, tra cui l’opening, “A Cruel Angel’s Thesis”.
Per concludere, da un lato vi faccio i miei complimenti se siete arrivati fin qui, anche se sono abbastanza sicuro che esistano parecchi che hanno declamato orazioni molto più lunghe della mia a proposito di “Evangelion”, dall’altro vi confesso il mio sospetto di aver tralasciato qualcosa in questa recensione, per quanto io la ritenga abbastanza completa, infine vi invito ad accettare, non condividere, il mio pensiero che, per quanto possa differire dal vostro, merita rispetto, anche perché mi sembra di non aver insultato la madre di nessuno, almeno non pubblicamente. Detto questo, mi piacerebbe chiudere con una piccola perla, utile a ricordarvi come gira il mondo: “Neanche Gesù piaceva a tutti.”
Sono passati ormai quindici anni dalla violenta catastrofe nota come "Second Impact", che provocò la morte di oltre tre miliardi di persone. Questo incidente, dalle cause non del tutto note, portò le persone a rifugiarsi in alcune città tecnologicamente avanzate, tra cui Neo Tokyo-3. Proprio in questa città, hanno inizio le vicende di uno studente molto introverso di nome Shinji Ikari, che verrà reclutato come pilota dell'Eva-01, un enorme robot costruito appositamente per combattere delle strane creature soprannominate "Angeli", che attaccano continuamente le città minacciando di provocare una terza catastrofe.
Il primo paragrafo riprende esattamente le parole di Hideaki Anno, a proposito dell’anime da lui ideato, “Neon Genesis Evangelion”. Il secondo riporta la trama così come la trovate sulla scheda dell’anime in questione. Quelli successivi, che credo saranno abbastanza lunghi, spiegano perché un capolavoro tanto acclamato come “Neon Genesis Evangelion” mi abbia annoiato.
“Neon Genesis Evangelion” è il tipico caso di opera preceduta dalla sua fama. In giro per il web, che sia su YouTube o siano i reel di Instagram, si sprecano i panegirici su un anime tanto bello, profondo e pionieristico come “Evangelion”, che gode della fama di anime drammatico-psicologico per antonomasia. Prima ancora di iniziarlo, dunque, sapevo a cosa andassi incontro e che, con buone probabilità, non mi sarebbe piaciuto, come piace a tre quarti del globo terracqueo. L’obiezione che mi si potrebbe muovere, a buon diritto, sarebbe: “Che cosa te lo sei visto a fare, allora?”. Beh, converrete anche voi, amanti e non di questo brand, che “Evangelion” vada visto almeno una volta nella vita, perché, nel bene o nel male, ha realmente rivoluzionato il mondo dell’animazione giapponese una volta e per sempre. Armato di pazienza e voglia di immergermi in questo universo immenso, dunque, ho dato il via alla visione di “Evangelion”, non senza un minimo di aspettative. Il risultato è stato, ahimè, alquanto deludente. E vi avverto, se siete persone suscettibili, che non accettano pareri negativi sul loro anime preferito, potete anche cambiare canale.
“Neon Genesis Evangelion” ha, innanzitutto, la pretesa di essere un mecha anime. Il presupposto, dunque, è che i protagonisti combattano a bordo di robot giganti per salvare il mondo. Tale è la dinamica anche in “Evangelion”, in cui, però, come molti di voi converranno, la componente mecha è solamente secondaria, perché la maggior parte degli sforzi sono concentrati su quella psicologica. I robot in sé sono ben congegnati e si nota chiaramente l’influenza esercitata su quanti sono venuti dopo. Tra Dummy Plug, AT-Field e circuiti di collegamento la situazione è tanto ben articolata, quanto poco avvincente. I combattimenti sono presenti e anche in numero elevato, considerando che, almeno fino alla sua metà, l’anime si regge su episodi autoconclusivi, in cui gli Eva si scontrano con l’Angelo malcapitato di turno. Il tutto, però, è privo di mordente. Sai già come andrà a finire e, cosa peggiore, i combattimenti durano un battito di ciglia. In quanto amante del mecha, sono uno strenuo sostenitore delle mazzate ignoranti tra robottoni. Tolte quelle, tolto il divertimento. Di certo, non mi aspettavo lotte spettacolari alla “Gurren Lagann”, ma neanche scontri così scialbi, che, il più delle volte, seguono la dinamica del: entro, spacco, esco, ciao.
A fianco alla dicitura mecha, poi, se ne dovrebbe trovare un’altra: fantascienza. La storia è ambientata in una sorta di mondo post-apocalittico, che è riuscito a risollevarsi e, grazie alle avanzate tecnologie, addirittura a migliorarsi. Proprio sulla catastrofe che colpì la terra quindici anni fa, il “Second Impact”, e l’organizzazione speciale creata per combattere gli Angeli, la Nerv, a cui se ne legano tante altre, come la Seele, gravano tantissimi interrogativi. Proprio questa è, a mio modesto parere, la parte più interessante della storia. Che qualcosa non vada e strane macchinazioni siano in atto dietro le quinte, all’oscuro di tutto e tutti, lo si capisce molto presto, ma sono il modo in cui viene gestita la situazione e come la verità viene dispiegandosi a poco a poco, che mi permettono di sorridere pensando a “Neon Genesis Evangelion”. Qui la storia si fa realmente avvincente e riesce a catturare appieno lo spettatore, nonostante il rischio di perdersi in alcuni passaggi fin troppo complessi. Purtroppo, però, non è tutto oro quel che luccica e la scelta di abbandonare completamente questa parte della storia, nel momento in cui si profilava la possibilità di un “Third Impact” e sarebbe dovuto giungere a conclusione il progetto per il perfezionamento dell’uomo, l’ho trovata incredibilmente stupida. “Eh, ma c’è “The End of Evangelion!”. Io, però, qui sto giudicando la serie originale e, per quanto mi riguarda, è come se la storia fosse rimasta incompiuta. Insoddisfacente.
Infine, c’è l’ultima dicitura: drammatico-psicologico. Qui, subentra la noia, la calma piatta, l’impossibilità da parte mia di riuscire ad affezionarmi a dei personaggi con un retroterra anche sufficientemente interessante, penso per esempio ad Asuka, la cui vita è un lamento continuo, un eterno disprezzare sé stessi, arrivando alla conclusione ultima, e cosa più giusta e banale non poteva esserci, che bisogna imparare ad accettarsi un poco alla volta e non vergognarsi nel cercare l’aiuto del prossimo. Il messaggio sarà stato anche innovativo per l’epoca, anche se questo mi induce a riflettere su quale fosse la situazione nel Giappone di fine Novecento, ma io spettatore non posso subirmi mezz’ora di flusso di coscienza ininterrotto nelle ultime due puntate, dopo le pippe mentali continue degli episodi precedenti, soltanto per arrivare a questa conclusione. Assolutamente no. E credetemi, ho cercato di comprendere le sofferenze, i traumi, la solitudine; ho tentato di immedesimarmi nei personaggi, ragazzini di quattordici anni a cui si chiede di salvare il mondo, ma non sono riuscito ad empatizzare con nessuno di loro, fatta eccezione, forse, per la povera Misato. Anzi, lì dove mi sarei dovuto emozionare maggiormente, crescevano la noia e il disinteresse. Nei confronti di personaggi che riescono solo a lamentarsi e fare il contrario di quello che pensano - sì, sto parlando di te, Asuka - non sono riuscito a provare compassione. Inoltre, mi disturba profondamente che, a soli quattordici anni, questi ragazzi siano già dei complessati mentali di questa guisa. Non oso immaginare toccata la soglia dei trenta. Tutti i personaggi di “Evangelion” sono dei problematici, allucinati, tra chi ha problemi con la figura paterna e chi con quella materna, che provano un forte senso di solitudine, concetto che viene ribadito fino alla nausea. Ecco, “Evangelion” non solo mi ha annoiato, ma mi ha anche fatto arrabbiare, perché, per quanto mi riguarda, vuole essere inutilmente complesso. Per arrivare alla conclusione ultima cui si approda nel finale, si sarebbero potute tranquillamente evitare le puntate 25 e 26, completamente inutili, così da spendere meglio gli scarsi 600 yen utilizzati per produrle. E vi assicuro che è la schiettezza che parla, non l’odio. Quello lo provo solamente nei confronti di chi inneggia al capolavoro senza aver capito una mazza, come il sottoscritto, che ad un certo punto non si è neanche più sforzato di comprendere, e chi esalta le idee illuminate del grandissimo Hideaki Anno, che è stato bravo solamente nel copiare Pirandello.
Nota al merito per le animazioni, di gran lunga sopra la media per gli anime del tempo e invecchiate benissimo, e per le musiche favolose, tra cui l’opening, “A Cruel Angel’s Thesis”.
Per concludere, da un lato vi faccio i miei complimenti se siete arrivati fin qui, anche se sono abbastanza sicuro che esistano parecchi che hanno declamato orazioni molto più lunghe della mia a proposito di “Evangelion”, dall’altro vi confesso il mio sospetto di aver tralasciato qualcosa in questa recensione, per quanto io la ritenga abbastanza completa, infine vi invito ad accettare, non condividere, il mio pensiero che, per quanto possa differire dal vostro, merita rispetto, anche perché mi sembra di non aver insultato la madre di nessuno, almeno non pubblicamente. Detto questo, mi piacerebbe chiudere con una piccola perla, utile a ricordarvi come gira il mondo: “Neanche Gesù piaceva a tutti.”
Questo anime mi ha catturato molto, non avevo la minima idea di quanto fosse profondo, soprattutto verso gli ultimi episodi, dove i personaggi fanno una analisi sulla propria persona. Questo argomento mi ha interessato tanto e ho capito di ritrovarmi molto in Shinji. Inizialmente Asuka era un personaggio che mi stava molto antipatico, ma, quando hanno illustrato la sua infanzia e le sue reali emozioni più intime, mi ha fatto pena e l'ho compatita. Rei Ayanami è uno dei personaggi più misteriosi che esistano, per quanto mi riguarda. Non ho ancora capito se è umana per metà, del tutto, o per niente. Su Rei non ho capito niente. Misato lo trovo un personaggio molto più profondo di quando sembri, perché, per quanto si mostri sicura di sé, in realtà è piena di debolezze, soprattutto verso sé stessa.
In ogni caso, per chi vuole un anime malinconico, psicologico e mecha, questa è l'opera perfetta!
In ogni caso, per chi vuole un anime malinconico, psicologico e mecha, questa è l'opera perfetta!
"Neon Genesis Evangelion" è uno degli anime più profondi e significativi degli ultimi anni: a prescindere che piaccia o meno, questo fatto è indubbio. La trama è estremamente introspettiva e contorta: per chi ama la fantascienza mecha e per coloro ai quali interessano le storie psicologiche, osservando gli effetti che gli eventi che circondano i protagonisti hanno su questi ultimi, quest'anime è un must.
Trama: Shinji Ikari, il nostro protagonista, è chiamato da un giorno all'altro da suo padre, con cui ha un rapporto difficile, a presentarsi al posto di lavoro di quest'ultimo, solo per scoprire che dovrà essere colui che piloterà l'Eva, un "robot" colossale per combattere gli "Angeli", creature misteriose e mastodontiche, intrinsecamente legate all'origine della razza umana. L'origine degli Angeli, gli obbiettivi oscuri del padre di Shinji, e perfino gli Eva che il ragazzo stesso pilota, sono coperti da un velo di mistero che permea tutta la storia. Storia che si snoda attraverso ventisei episodi in cui viene magistralmente mischiata scienza e religione, con riferimenti a testi biblici, quali il "Manoscritto del Mar Morto" o "L'Albero di Sephiroth", in un modo mai visto in altri anime, che rende questo unico nel suo genere.
Consiglio vivamente di visionarlo, possibilmente con il doppiaggio italiano "vecchio" del 1996, migliore (a parer mio) rispetto all'adattamento di Netflix degli ultimi anni.
Affermare che sia un capolavoro non è sbagliato. Ed è sbagliato pensare di definirlo capolavoro solo perché lo fa la "massa".
Purtroppo ho letto e sentito di molta gente che liquidava la storia come sbrigativa, paragonandola a un miscuglio sconclusionato pieno di riferimenti senza senso (cosa non vera, se si segue la trama senza pregiudizi) o che l'introspezione psicologica sia banale e fatta male. E proprio su questo punto vorrei soffermarmi.
La storia è bellissima proprio perché si sviluppa sui problemi dei personaggi, estremamente profondi e logoranti, e in particolare sul protagonista, che sullo sfondo di una guerra tra umanità e creature trascendentali, dal primo episodio all'ultimo, inizia il suo personale percorso di affermazione di sé stesso. È bellissimo arrivare agli ultimi episodi, e proprio nell'ultimo assaporare quel senso pace con sé stessi nell'osservare Shinji affrontare i suoi problemi, e, dopo un percorso lungo e tortuoso pieno di sofferenza, finalmente superare quella visione distorta del mondo di Shinji dove secondo lui "Tutti mi odiano". Ironico come molte persone critichino questo anime senza mai averlo visionato, o avendolo visionato in modo sbrigativo e con dei pregiudizi. Similmente ai pregiudizi che lo stesso Shinji ha verso le persone, credendo di essere odiato da tutti. Un vero peccato.
Voto: 9,5
Trama: Shinji Ikari, il nostro protagonista, è chiamato da un giorno all'altro da suo padre, con cui ha un rapporto difficile, a presentarsi al posto di lavoro di quest'ultimo, solo per scoprire che dovrà essere colui che piloterà l'Eva, un "robot" colossale per combattere gli "Angeli", creature misteriose e mastodontiche, intrinsecamente legate all'origine della razza umana. L'origine degli Angeli, gli obbiettivi oscuri del padre di Shinji, e perfino gli Eva che il ragazzo stesso pilota, sono coperti da un velo di mistero che permea tutta la storia. Storia che si snoda attraverso ventisei episodi in cui viene magistralmente mischiata scienza e religione, con riferimenti a testi biblici, quali il "Manoscritto del Mar Morto" o "L'Albero di Sephiroth", in un modo mai visto in altri anime, che rende questo unico nel suo genere.
Consiglio vivamente di visionarlo, possibilmente con il doppiaggio italiano "vecchio" del 1996, migliore (a parer mio) rispetto all'adattamento di Netflix degli ultimi anni.
Affermare che sia un capolavoro non è sbagliato. Ed è sbagliato pensare di definirlo capolavoro solo perché lo fa la "massa".
Purtroppo ho letto e sentito di molta gente che liquidava la storia come sbrigativa, paragonandola a un miscuglio sconclusionato pieno di riferimenti senza senso (cosa non vera, se si segue la trama senza pregiudizi) o che l'introspezione psicologica sia banale e fatta male. E proprio su questo punto vorrei soffermarmi.
La storia è bellissima proprio perché si sviluppa sui problemi dei personaggi, estremamente profondi e logoranti, e in particolare sul protagonista, che sullo sfondo di una guerra tra umanità e creature trascendentali, dal primo episodio all'ultimo, inizia il suo personale percorso di affermazione di sé stesso. È bellissimo arrivare agli ultimi episodi, e proprio nell'ultimo assaporare quel senso pace con sé stessi nell'osservare Shinji affrontare i suoi problemi, e, dopo un percorso lungo e tortuoso pieno di sofferenza, finalmente superare quella visione distorta del mondo di Shinji dove secondo lui "Tutti mi odiano". Ironico come molte persone critichino questo anime senza mai averlo visionato, o avendolo visionato in modo sbrigativo e con dei pregiudizi. Similmente ai pregiudizi che lo stesso Shinji ha verso le persone, credendo di essere odiato da tutti. Un vero peccato.
Voto: 9,5
Ci ho provato a farmi piacere questo anime, ci ho veramente provato. Ho cercato in esso qualunque possibile pregio, ma non vedo dove sia la sua attrattiva.
Non sono mai stato un amante del genere mecha in generale. So che in "Neon Genesis Evangelion" il mecha è solo un aspetto secondario, fatto sta che i robottoni di questa serie sono veramente brutti. Se quello è il senso estetico di Hideaki Anno, personalmente mi dissocio.
Per quanto riguarda l'aspetto psicologico e drammatico, che è preponderante in questa serie, mi sembra che sia gestito in maniera troppo letterale e spiccia. Non c'è una buona sinergia fra personaggi, trama e riferimenti culturali. È tutto frammentario, lacunoso, privo di organicità. Sono capace anch'io a scrivere una cosa del genere, basta documentarsi un po' e mettere insieme i pezzi a caso.
Se il lato mecha e azione è solo un pretesto, cosa me lo mostri a fare? Allora vuol dire che stai solo cercando di attirare quelli che apprezzano il genere, per poi coglierli di sorpresa. Ma per quelli che non sono legati in alcun modo a questo tipo di narrativa, non ha il minimo senso. Stai creando un prodotto di nicchia nel vero senso della parola: non perché si tratti di un gioiello nascosto che solo pochi eletti possono gustare e capire (anche se questo fraintendimento ha fatto il successo di "Neon Genesis Evangelion" - essere psicologici è pur sempre figo), ma proprio perché tu, Hideaki Anno, ti stai rivolgendo solo a una limitata categoria di persone. Possiamo osservare che i personaggi non sono degli eroi, ma in un certo senso sono dei falliti, in particolare il protagonista. Così facendo, Anno, parli un linguaggio con il quale può empatizzare solamente chi vive le stesse crisi interiori, gli stessi tormenti di Shinji o di Asuka.
Quand'anche guardassimo a questa serie animata come strumento di liberazione da una crisi esistenziale o dalla depressione, avrei avuto piacere che il regista ci mostrasse con una vera e propria storia cosa significa imboccare la via d'uscita dal cosiddetto "male di vivere". È troppo facile esporre i rimedi a parole. E del resto, Hideaki Anno ha sofferto la depressione anche dopo aver creato "Neon Genesis Evangelion", quindi forse l'anime non è stato una panacea nemmeno per lui stesso.
Ci sono poi, ovviamente, i riferimenti filosofici, letterari, religiosi e quelli propri della psicologia, e sono inseriti in maniera anche troppo evidente, in un grande minestrone. Quest'aspetto può essere apprezzato solo da chi ha il feticismo di vedere Pirandello o Schopenhauer citati all'interno di un cartone animato giapponese. Ma non c'è niente oltre a quest'aspetto, tutto ciò è per l'appunto fatto solamente per puro feticismo.
"È strano che Evangelion abbia avuto tanto successo, tutti i personaggi sono così malati!"
Non è poi così strano, anche molti spettatori a loro modo sono malati. E purtroppo, quando si è depressi, in un certo senso si ama soffrire interiormente.
Con il sempre più rapido progresso della società, le malattie mentali proliferano ancor più oggi che negli anni '90, non è un caso che quest'anime abbia più successo oggi che allora. Per cui, "Neon Genesis Evangelion" merita di essere ricordato nei secoli dei secoli come una grande celebrazione della malattia mentale.
Personalmente vi dico: se volete bene a voi stessi, lasciatelo perdere, è uno spreco di tempo. Ma se vi garba immergervi in un caotico calderone di pura psicosi, Babbo Hideaki vi dà il benvenuto.
Non sono mai stato un amante del genere mecha in generale. So che in "Neon Genesis Evangelion" il mecha è solo un aspetto secondario, fatto sta che i robottoni di questa serie sono veramente brutti. Se quello è il senso estetico di Hideaki Anno, personalmente mi dissocio.
Per quanto riguarda l'aspetto psicologico e drammatico, che è preponderante in questa serie, mi sembra che sia gestito in maniera troppo letterale e spiccia. Non c'è una buona sinergia fra personaggi, trama e riferimenti culturali. È tutto frammentario, lacunoso, privo di organicità. Sono capace anch'io a scrivere una cosa del genere, basta documentarsi un po' e mettere insieme i pezzi a caso.
Se il lato mecha e azione è solo un pretesto, cosa me lo mostri a fare? Allora vuol dire che stai solo cercando di attirare quelli che apprezzano il genere, per poi coglierli di sorpresa. Ma per quelli che non sono legati in alcun modo a questo tipo di narrativa, non ha il minimo senso. Stai creando un prodotto di nicchia nel vero senso della parola: non perché si tratti di un gioiello nascosto che solo pochi eletti possono gustare e capire (anche se questo fraintendimento ha fatto il successo di "Neon Genesis Evangelion" - essere psicologici è pur sempre figo), ma proprio perché tu, Hideaki Anno, ti stai rivolgendo solo a una limitata categoria di persone. Possiamo osservare che i personaggi non sono degli eroi, ma in un certo senso sono dei falliti, in particolare il protagonista. Così facendo, Anno, parli un linguaggio con il quale può empatizzare solamente chi vive le stesse crisi interiori, gli stessi tormenti di Shinji o di Asuka.
Quand'anche guardassimo a questa serie animata come strumento di liberazione da una crisi esistenziale o dalla depressione, avrei avuto piacere che il regista ci mostrasse con una vera e propria storia cosa significa imboccare la via d'uscita dal cosiddetto "male di vivere". È troppo facile esporre i rimedi a parole. E del resto, Hideaki Anno ha sofferto la depressione anche dopo aver creato "Neon Genesis Evangelion", quindi forse l'anime non è stato una panacea nemmeno per lui stesso.
Ci sono poi, ovviamente, i riferimenti filosofici, letterari, religiosi e quelli propri della psicologia, e sono inseriti in maniera anche troppo evidente, in un grande minestrone. Quest'aspetto può essere apprezzato solo da chi ha il feticismo di vedere Pirandello o Schopenhauer citati all'interno di un cartone animato giapponese. Ma non c'è niente oltre a quest'aspetto, tutto ciò è per l'appunto fatto solamente per puro feticismo.
"È strano che Evangelion abbia avuto tanto successo, tutti i personaggi sono così malati!"
Non è poi così strano, anche molti spettatori a loro modo sono malati. E purtroppo, quando si è depressi, in un certo senso si ama soffrire interiormente.
Con il sempre più rapido progresso della società, le malattie mentali proliferano ancor più oggi che negli anni '90, non è un caso che quest'anime abbia più successo oggi che allora. Per cui, "Neon Genesis Evangelion" merita di essere ricordato nei secoli dei secoli come una grande celebrazione della malattia mentale.
Personalmente vi dico: se volete bene a voi stessi, lasciatelo perdere, è uno spreco di tempo. Ma se vi garba immergervi in un caotico calderone di pura psicosi, Babbo Hideaki vi dà il benvenuto.
"Neon Genesis Evangelion" è forse l'opera che ha più segnato il mondo degli anime e, che sia piaciuto o meno, non si può negare che sia di enorme impatto.
Partiamo dal presupposto che "Neon Genesis Evangelion" non è un'opera per tutti, nel senso che non è il classico anime leggero che si guarda tutto d'un fiato, ecco. La vera forza di "Neon Genesis Evangelion" non è la trama, ma come si evolvono i personaggi all'interno di essa; gli Angeli non sono che un espediente per esplorare i meandri più oscuri delle coscienze dei protagonisti.
Insomma, non è un'opera per tutti i gusti, ma stiamo parlando di un assoluto must watch per tutti gli amanti degli anime.
Partiamo dal presupposto che "Neon Genesis Evangelion" non è un'opera per tutti, nel senso che non è il classico anime leggero che si guarda tutto d'un fiato, ecco. La vera forza di "Neon Genesis Evangelion" non è la trama, ma come si evolvono i personaggi all'interno di essa; gli Angeli non sono che un espediente per esplorare i meandri più oscuri delle coscienze dei protagonisti.
Insomma, non è un'opera per tutti i gusti, ma stiamo parlando di un assoluto must watch per tutti gli amanti degli anime.
"Neon Genesis Evangelion" ha dei punti di forza tanto enormi quanto enormi sono le sue debolezze. Il positivo e il negativo in quest'anime convivono a tal punto, da farlo risultare un'opera estremamente controversa e polarizzante non solo nelle opinioni di persone diverse, ma anche nelle opinioni di un singolo individuo. O almeno, per me è così. Amo e odio questa serie.
La amo perché è esteticamente stupenda, sia visivamente sia acusticamente. Bellissime le sigle e le BGM. Stupendi gli inserti scritti bianchi su fondo nero e viceversa. Bellissimo il mecha design, notevoli le animazioni, ma ciò che soprattutto mi piace è lo stile della colorazione. Lo stile Gainax si vede tutto e questo, per me, esteticamente parlando, è un grande pregio. Fantastico il primo doppiaggio italiano realizzato dall'allora Dynamic Italia.
La storia è molto bella finché dura. Il mistero è mantenuto bene e svelato con la giusta gradualità. I personaggi restano criptici a lungo, per poi svelarsi verso la fine tra intriganti flash-back e conversazioni rivelatrici tra i personaggi. A livello narrativo, l'opera è ben concepita. Di nuovo, però... finché dura.
Ciò che devasta questo anime è il finale, e non mi riferisco solo agli orripilanti episodi 25 e 26 della serie, che di fatto non costituiscono alcun finale e che possono essere saltati del tutto, insieme al "film" "Death", passando direttamente dall'episodio 24 al film "The End of Evangelion". Si tratta di quaranta minuti di pura masturbazione mentale senza alcuna profondità, un'inondazione di banalità spacciate per alta filosofia dell'anima e dell'esistenza. Nauseanti, soporiferi e del tutto inutili. Ciò che succede nella testa di un personaggio come Shinji, sinceramente, a chi interessa? Non è un bel personaggio, non è interessante, non ha nulla da dare e da dire, e durante la serie non si fa amare. Perché dovrei trovare interessante essere coinvolto nello stream of consciousness dei suoi complessi di quattordicenne traumatizzato? Sia chiaro, il personaggio è costruito bene per il ruolo che deve avere, ma indugiare così tanto sulle sue turbe mentali non fa altro che danneggiare la godibilità della storia, non riuscendo neanche a delineare una vera evoluzione psicologica del personaggio, in quanto il tutto si conclude con un'improvvisa e forzatissima epifania, senza alcuna gradualità di crescita. Di fatto, il pusillanime resta pusillanime fino agli ultimi trenta secondi della serie, per poi illuminarsi di consapevolezza nel più ridicolo e irritante dei modi possibili.
Ma torniamo al finale, ovvero a "The End Of Evangelion", che a me non è piaciuto affatto. Non per come fa finire la storia (in realtà è un esito che si sposa bene con l'umore generale dell'opera), ma per come la racconta. Lo trovo mal realizzato a livello narrativo, e trovo semplicemente odiose le riprese live action verso la fine, che non c'entrano assolutamente niente e rovinano l'atmosfera dell'anime. Ma, soprattutto, tornano anche qui le insopportabili elucubrazioni mentali del finale di serie, e assistiamo a una involuzione atroce del protagonista Shinji, che, se già era pusillanime durante la serie, qui si trasforma nello spettro di un'ameba. Non ritengo di essere off-topic parlando del film nella recensione della serie, in quanto la serie non ha senso senza il film e il film non ha senso senza la serie. Questo di fatto è il finale della serie, e riesce anche a concludere le vicende in maniera esaustiva, ma a mio avviso non in modo soddisfacente.
I personaggi, a parte tre, non rappresentano di certo uno dei punti forti di questa serie. I meglio riusciti, a mio avviso, non sono i protagonisti, bensì Misato, Kaji e Ritsuko, gli unici ad avermi trasmesso qualcosa e ad essermi rimasti dentro. Shinji, Rei e Asuka, invece, sono tutti irritanti, ognuno per ragioni diverse, e nessuno dei tre riesce a farsi amare. Gendo Ikari, invece, è solo lo stereotipo del padre freddo e anaffettivo, concentrato esclusivamente sui propri misteriosi obiettivi, e non ha alcuno spessore caratteriale. Lo stesso dicasi del suo assistente Fujutsuki, che serve solo a far sì che Gendo abbia qualcuno a cui esprimere il proprio pensiero, in modo che questo possa essere comunicato allo spettatore. Tutti gli altri sono semplici comparse che non aggiungono e non lasciano davvero nulla.
Chi parla di evoluzione psicologica dei personaggi è tratto in inganno dalle continue turbe mentali di questi ultimi. Non si assiste in realtà ad alcuna evoluzione di nessun personaggio. Questi risultano tutti statici e non subiscono alcuna variazione caratteriale tra l'inizio e la fine della serie, tuttalpiù i loro processi mentali vengono svelati maggiormente, ma questa non può essere definita evoluzione. Evoluzione è cambiamento, maturazione, crescita. Io vedo tre bambinetti nell'episodio 1, e gli stessi tre bambinetti nell'episodio 24. Chi vuole vedere cos'è davvero l'evoluzione di un personaggio dia un'occhiata a "Steins;Gate" e al suo protagonista. O si legga "20th Century Boys" di Naoki Urasawa. Opere in cui la crescita dei personaggi è evidente nelle loro azioni, senza alcun bisogno di questa tediosa psicanalisi spicciola che viene tristemente presa per profondità introspettiva.
Per concludere: "Neon Genesis Evangelion" ha elementi da 10 ed elementi da 0. La media aritmetica vorrebbe un 5, ma non credo sia possibile non dare almeno la sufficienza a un anime che comunque in un modo o nell'altro riesce ad avere un impatto e a far desiderare di vederlo di nuovo.
La amo perché è esteticamente stupenda, sia visivamente sia acusticamente. Bellissime le sigle e le BGM. Stupendi gli inserti scritti bianchi su fondo nero e viceversa. Bellissimo il mecha design, notevoli le animazioni, ma ciò che soprattutto mi piace è lo stile della colorazione. Lo stile Gainax si vede tutto e questo, per me, esteticamente parlando, è un grande pregio. Fantastico il primo doppiaggio italiano realizzato dall'allora Dynamic Italia.
La storia è molto bella finché dura. Il mistero è mantenuto bene e svelato con la giusta gradualità. I personaggi restano criptici a lungo, per poi svelarsi verso la fine tra intriganti flash-back e conversazioni rivelatrici tra i personaggi. A livello narrativo, l'opera è ben concepita. Di nuovo, però... finché dura.
Ciò che devasta questo anime è il finale, e non mi riferisco solo agli orripilanti episodi 25 e 26 della serie, che di fatto non costituiscono alcun finale e che possono essere saltati del tutto, insieme al "film" "Death", passando direttamente dall'episodio 24 al film "The End of Evangelion". Si tratta di quaranta minuti di pura masturbazione mentale senza alcuna profondità, un'inondazione di banalità spacciate per alta filosofia dell'anima e dell'esistenza. Nauseanti, soporiferi e del tutto inutili. Ciò che succede nella testa di un personaggio come Shinji, sinceramente, a chi interessa? Non è un bel personaggio, non è interessante, non ha nulla da dare e da dire, e durante la serie non si fa amare. Perché dovrei trovare interessante essere coinvolto nello stream of consciousness dei suoi complessi di quattordicenne traumatizzato? Sia chiaro, il personaggio è costruito bene per il ruolo che deve avere, ma indugiare così tanto sulle sue turbe mentali non fa altro che danneggiare la godibilità della storia, non riuscendo neanche a delineare una vera evoluzione psicologica del personaggio, in quanto il tutto si conclude con un'improvvisa e forzatissima epifania, senza alcuna gradualità di crescita. Di fatto, il pusillanime resta pusillanime fino agli ultimi trenta secondi della serie, per poi illuminarsi di consapevolezza nel più ridicolo e irritante dei modi possibili.
Ma torniamo al finale, ovvero a "The End Of Evangelion", che a me non è piaciuto affatto. Non per come fa finire la storia (in realtà è un esito che si sposa bene con l'umore generale dell'opera), ma per come la racconta. Lo trovo mal realizzato a livello narrativo, e trovo semplicemente odiose le riprese live action verso la fine, che non c'entrano assolutamente niente e rovinano l'atmosfera dell'anime. Ma, soprattutto, tornano anche qui le insopportabili elucubrazioni mentali del finale di serie, e assistiamo a una involuzione atroce del protagonista Shinji, che, se già era pusillanime durante la serie, qui si trasforma nello spettro di un'ameba. Non ritengo di essere off-topic parlando del film nella recensione della serie, in quanto la serie non ha senso senza il film e il film non ha senso senza la serie. Questo di fatto è il finale della serie, e riesce anche a concludere le vicende in maniera esaustiva, ma a mio avviso non in modo soddisfacente.
I personaggi, a parte tre, non rappresentano di certo uno dei punti forti di questa serie. I meglio riusciti, a mio avviso, non sono i protagonisti, bensì Misato, Kaji e Ritsuko, gli unici ad avermi trasmesso qualcosa e ad essermi rimasti dentro. Shinji, Rei e Asuka, invece, sono tutti irritanti, ognuno per ragioni diverse, e nessuno dei tre riesce a farsi amare. Gendo Ikari, invece, è solo lo stereotipo del padre freddo e anaffettivo, concentrato esclusivamente sui propri misteriosi obiettivi, e non ha alcuno spessore caratteriale. Lo stesso dicasi del suo assistente Fujutsuki, che serve solo a far sì che Gendo abbia qualcuno a cui esprimere il proprio pensiero, in modo che questo possa essere comunicato allo spettatore. Tutti gli altri sono semplici comparse che non aggiungono e non lasciano davvero nulla.
Chi parla di evoluzione psicologica dei personaggi è tratto in inganno dalle continue turbe mentali di questi ultimi. Non si assiste in realtà ad alcuna evoluzione di nessun personaggio. Questi risultano tutti statici e non subiscono alcuna variazione caratteriale tra l'inizio e la fine della serie, tuttalpiù i loro processi mentali vengono svelati maggiormente, ma questa non può essere definita evoluzione. Evoluzione è cambiamento, maturazione, crescita. Io vedo tre bambinetti nell'episodio 1, e gli stessi tre bambinetti nell'episodio 24. Chi vuole vedere cos'è davvero l'evoluzione di un personaggio dia un'occhiata a "Steins;Gate" e al suo protagonista. O si legga "20th Century Boys" di Naoki Urasawa. Opere in cui la crescita dei personaggi è evidente nelle loro azioni, senza alcun bisogno di questa tediosa psicanalisi spicciola che viene tristemente presa per profondità introspettiva.
Per concludere: "Neon Genesis Evangelion" ha elementi da 10 ed elementi da 0. La media aritmetica vorrebbe un 5, ma non credo sia possibile non dare almeno la sufficienza a un anime che comunque in un modo o nell'altro riesce ad avere un impatto e a far desiderare di vederlo di nuovo.
È un anime che parte dalla premessa di un futuro post-apocalittico, dove gli umani rimasti vivono in un clima di costante tensione, mentre devono affrontare una minaccia "esterna", gli angeli. In questo mondo una organizzazione di nome Seele comanda segretamente il mondo. Il protagonista, Shinji, insieme alle due co-protagoniste Asuka e Rei, dovrà combattere la minaccia degli angeli.
Questo è, diciamo, lo strato superficiale, che vede l'opera come racconto di fantascienza e mecha.
Ma l'opera di Anno non ci mette molto a decostruire questa prima interpretazione, e si ramifica in vari livelli interpretativi: per conprenderli al meglio, dato che non ritengo di avere le capacità di esprimerli al meglio per iscritto, consiglio i video di Mortebianca su YouTube.
In conclusione, posso dire che l'opera mi ha personalmente aiutato in un periodo di difficoltà, e questo influenza un po' il mio voto alto, ma, a parer mio, l'opera si merita tutto questo voto.
Questo è, diciamo, lo strato superficiale, che vede l'opera come racconto di fantascienza e mecha.
Ma l'opera di Anno non ci mette molto a decostruire questa prima interpretazione, e si ramifica in vari livelli interpretativi: per conprenderli al meglio, dato che non ritengo di avere le capacità di esprimerli al meglio per iscritto, consiglio i video di Mortebianca su YouTube.
In conclusione, posso dire che l'opera mi ha personalmente aiutato in un periodo di difficoltà, e questo influenza un po' il mio voto alto, ma, a parer mio, l'opera si merita tutto questo voto.
Cosa dire di questo anime? Beh, una porcheria senza alcun senso, non mi capacito che possa avere così tante recensioni positive da 10, è incomprensibile.
Ma andiamo per gradi.
Per metà anime la trama possiamo dire sia quasi interessante, sebbene non faccia progressi: ci sono un sacco di interrogativi, di fatti, di situazioni e avvenimenti che hanno bisogno di spiegazioni che poi non vengono date, quelle poche che vengono date sono confusionarie e senza senso. La seconda metà dell'anime comincia a provare a dare spiegazioni, senza successo, filosofeggiando sull'animo umano, avendo tirato in ballo teorie psicologiche e di filosofia come il complesso del porcospino... per poi raggiungere l'apoteosi della confusione senza senso quale è il finale, due episodi pensatissimi che concludono una lentissima e complessata trama senza alcun senso, poiché alla fine non ce n'è uno, quel poco che era stato costruito viene distrutto dagli ultimi due episodi con un finale che non è un finale!
I personaggi sono uno più freddo e complessato dell'altro, con pesantissimi momenti di introspezione, per i quali non si può parlare di crescita psicologica del personaggio, bensì regressione e annichilimento: tutti cercano delle verità sul proprio animo, ma nessuno giunge a niente.
Tutti dicono che questo anime sia un capolavoro pieno di verità, ma la verità è che non è un granché, pieno di ragionamenti senza alcun senso, tante domane e nessuna risposta sensata.
Il comparto tecnico è pressoché decente, buono il comparto audio, in alcuni momenti con famosi componimenti di musica classica.
In conclusione, una confusione che per metà serie sta in piedi, poi precipita rovinosamente cercando di fare psicologia e filosofia allo stesso tempo, in un contesto traviato e distorto della religione cristiana.
Non guardate queato anime, è una perdita di tempo!
Ma andiamo per gradi.
Per metà anime la trama possiamo dire sia quasi interessante, sebbene non faccia progressi: ci sono un sacco di interrogativi, di fatti, di situazioni e avvenimenti che hanno bisogno di spiegazioni che poi non vengono date, quelle poche che vengono date sono confusionarie e senza senso. La seconda metà dell'anime comincia a provare a dare spiegazioni, senza successo, filosofeggiando sull'animo umano, avendo tirato in ballo teorie psicologiche e di filosofia come il complesso del porcospino... per poi raggiungere l'apoteosi della confusione senza senso quale è il finale, due episodi pensatissimi che concludono una lentissima e complessata trama senza alcun senso, poiché alla fine non ce n'è uno, quel poco che era stato costruito viene distrutto dagli ultimi due episodi con un finale che non è un finale!
I personaggi sono uno più freddo e complessato dell'altro, con pesantissimi momenti di introspezione, per i quali non si può parlare di crescita psicologica del personaggio, bensì regressione e annichilimento: tutti cercano delle verità sul proprio animo, ma nessuno giunge a niente.
Tutti dicono che questo anime sia un capolavoro pieno di verità, ma la verità è che non è un granché, pieno di ragionamenti senza alcun senso, tante domane e nessuna risposta sensata.
Il comparto tecnico è pressoché decente, buono il comparto audio, in alcuni momenti con famosi componimenti di musica classica.
In conclusione, una confusione che per metà serie sta in piedi, poi precipita rovinosamente cercando di fare psicologia e filosofia allo stesso tempo, in un contesto traviato e distorto della religione cristiana.
Non guardate queato anime, è una perdita di tempo!
Ah, "Neon Genesis Evangelion", una delle serie anime più famose e significative trasformata recentemente in un meme grazie a colui che non deve essere nominato.
Fortunatamente io sono stato una di quelle persone che l'aveva visto molto prima del famigerato adattamento di Netflix, e c'è da dire che era completamente diverso da come me l'ero immaginato. Essendo una persona che ha sempre detestato il genere mecha, tanto che ancora oggi ne ho repulsione, l'ho evitato più che potevo, ma ho in seguito deciso di guardare "Neon Genesis Evangelion" perché persone che l'hanno visto mi hanno detto che il mecha è qui un elemento abbastanza secondario. Premetto che parlare di questa serie non è sempre semplicissimo, visti i suoi contenuti molto sfaccettati e l'innegabile enorme peso storico che ha avuto, quindi, senza nessun'altra recalcitranza, gettiamoci nelle analisi.
Anime del 1995, "Neon Genesis Evangelion" è stato senza dubbio un'opera che ha fatto la storia della generazione degli anni ottanta, specialmente in Giappone.
La storia ci illustra uno dei protagonisti più odiosi e senza spina dorsale degli ultimi duecento anni: Shinji Ikari, il quale è un estremamente timido, asociale e introverso quattordicenne, usato per "specchiare" la generazione degli otaku che in quel periodo si stava lentamente formando. Nel mezzo della sua vita tranquilla viene richiamato dal padre, Gendo Ikari, per entrare a far parte della Nerv, organizzazione devota alla ricerca e alla difesa del mondo, ed essere schierato in battaglia come pilota di EVA, robot costruiti per difendere la Terra dagli attacchi degli Angeli, misteriose e ostili entità sovrannaturali.
Visto che Gendo Ikari è un uomo oscuro, menefreghista, negligente e anaffettivo nei confronti del figlio, a prendere Shinji sotto la sua ala protettiva sarà Misato Katsuragi, a mio parere miglior personaggio della serie. Al cast poi si uniranno Ritsuko Akagi, la migliore amica di Misato nonché scienziato di punta della Nerv, Rei Ayanami, fredda e silenziosa pilota di un EVA per la quale Shinji proverà degli strani sentimenti, e infine Asuka Soryu Langley, spocchiosa e insopportabile, anch'ella pilota di un EVA.
La serie parla, in maggioranza, di personaggi danneggiati psicologicamente da eventi accaduti prima dell'inizio della serie, di come hanno reagito e di cosa li spinge a comportarsi in quella determinata maniera. Proprio come mi avevano detto, "Neon Genesis Evangelion" è un'opera molto improntata sulla psicologia dei personaggi invece che sui combattimenti fra robottoni. La trama è densa di misteri, rapporti complicatissimi fra i personaggi e lunghi discorsi che si intrecciano con flashback che spiegano gli avvenimenti passati, come il Third Impact, ma non c'è dubbio che lo strumento preferito di questa serie siano gli stream of consciousness. Praticamente ogni personaggio principale della serie ne avrà uno, dove affronterà diversi problemi della vita, come l'accettazione degli altri o la paura di essere feriti.
La densità delle informazioni e dei passaggi psicologici può lasciare le persone meno attente un po' spaesate, e c'è da dire che quando nella serie è stato tirato fuori il Mare di Dirac anche io ho iniziato a non capirci più niente, infatti questo lo considero uno dei difetti più grandi della serie: è parecchio pesante da seguire in virtù dei mille passaggi che si susseguono. Inoltre, il ritmo può risultare un po' lentino.
La trama è davvero molto buona, specialmente negli intrighi e nei misteri, i personaggi un po' meno, specialmente i protagonisti Asuka e Shinji, che sono uno più insopportabile dell'altra. Storia diversa per Misato, Kaji o Akagi, che secondo me reggono l'interesse della serie.
C'è purtroppo da citare il casino che hanno fatto con i due episodi finali. Visto che, e cito testualmente, "avevano finito il budget", i disegnatori hanno deciso di infilare due puntate finali che sono un gigantesco stream of consciousness dei personaggi, non spiegando assolutamente niente di quanto successo nei momenti salienti delle puntate precedenti. Questo, valutando "Neon Genesis Evangelion" senza prendere in considerazione il film che "appara" questo gigantesco buco, è un grosso pugno sul naso per la qualità complessiva, che scende di colpo.
Tutto sommato, con i dovuti nei, questo lato è molto buono.
Lato tecnico... beh, stiamo parlando di un anime del 1995, quindi ad oggi il distacco temporale si nota parecchio, infatti i disegni sono parecchio sottotono, soprattutto se comparati ad altri anime dell'epoca come "Dragonball". Tuttavia, c'è da dire che i design e le idee dietro agli Angeli sono davvero ottimi e d'impatto: dalla fortezza ambulante al virus, dal fossile preistorico alla "luce divina".
Le musiche sono anonime, ma l'opening è spettacolare, senza dubbio una delle opening più riconoscibili mai fatte.
Come concludiamo? Finisco dicendo che "Neon Genesis Evangelion" è stato senza dubbio un'opera molto interessante, un viaggio nella psicologia danneggiata dei personaggi lì presenti. Personalmente la trovo sì interessante, ma non un "capolavoro del millennio" come molti credono che sia. Ha degli innegabili difetti, soprattutto se teniamo fuori "The End of Evangelion", che, se contato al posto dei due episodi finali, darebbe alla serie un 8,5, a mio parere.
Fortunatamente io sono stato una di quelle persone che l'aveva visto molto prima del famigerato adattamento di Netflix, e c'è da dire che era completamente diverso da come me l'ero immaginato. Essendo una persona che ha sempre detestato il genere mecha, tanto che ancora oggi ne ho repulsione, l'ho evitato più che potevo, ma ho in seguito deciso di guardare "Neon Genesis Evangelion" perché persone che l'hanno visto mi hanno detto che il mecha è qui un elemento abbastanza secondario. Premetto che parlare di questa serie non è sempre semplicissimo, visti i suoi contenuti molto sfaccettati e l'innegabile enorme peso storico che ha avuto, quindi, senza nessun'altra recalcitranza, gettiamoci nelle analisi.
Anime del 1995, "Neon Genesis Evangelion" è stato senza dubbio un'opera che ha fatto la storia della generazione degli anni ottanta, specialmente in Giappone.
La storia ci illustra uno dei protagonisti più odiosi e senza spina dorsale degli ultimi duecento anni: Shinji Ikari, il quale è un estremamente timido, asociale e introverso quattordicenne, usato per "specchiare" la generazione degli otaku che in quel periodo si stava lentamente formando. Nel mezzo della sua vita tranquilla viene richiamato dal padre, Gendo Ikari, per entrare a far parte della Nerv, organizzazione devota alla ricerca e alla difesa del mondo, ed essere schierato in battaglia come pilota di EVA, robot costruiti per difendere la Terra dagli attacchi degli Angeli, misteriose e ostili entità sovrannaturali.
Visto che Gendo Ikari è un uomo oscuro, menefreghista, negligente e anaffettivo nei confronti del figlio, a prendere Shinji sotto la sua ala protettiva sarà Misato Katsuragi, a mio parere miglior personaggio della serie. Al cast poi si uniranno Ritsuko Akagi, la migliore amica di Misato nonché scienziato di punta della Nerv, Rei Ayanami, fredda e silenziosa pilota di un EVA per la quale Shinji proverà degli strani sentimenti, e infine Asuka Soryu Langley, spocchiosa e insopportabile, anch'ella pilota di un EVA.
La serie parla, in maggioranza, di personaggi danneggiati psicologicamente da eventi accaduti prima dell'inizio della serie, di come hanno reagito e di cosa li spinge a comportarsi in quella determinata maniera. Proprio come mi avevano detto, "Neon Genesis Evangelion" è un'opera molto improntata sulla psicologia dei personaggi invece che sui combattimenti fra robottoni. La trama è densa di misteri, rapporti complicatissimi fra i personaggi e lunghi discorsi che si intrecciano con flashback che spiegano gli avvenimenti passati, come il Third Impact, ma non c'è dubbio che lo strumento preferito di questa serie siano gli stream of consciousness. Praticamente ogni personaggio principale della serie ne avrà uno, dove affronterà diversi problemi della vita, come l'accettazione degli altri o la paura di essere feriti.
La densità delle informazioni e dei passaggi psicologici può lasciare le persone meno attente un po' spaesate, e c'è da dire che quando nella serie è stato tirato fuori il Mare di Dirac anche io ho iniziato a non capirci più niente, infatti questo lo considero uno dei difetti più grandi della serie: è parecchio pesante da seguire in virtù dei mille passaggi che si susseguono. Inoltre, il ritmo può risultare un po' lentino.
La trama è davvero molto buona, specialmente negli intrighi e nei misteri, i personaggi un po' meno, specialmente i protagonisti Asuka e Shinji, che sono uno più insopportabile dell'altra. Storia diversa per Misato, Kaji o Akagi, che secondo me reggono l'interesse della serie.
C'è purtroppo da citare il casino che hanno fatto con i due episodi finali. Visto che, e cito testualmente, "avevano finito il budget", i disegnatori hanno deciso di infilare due puntate finali che sono un gigantesco stream of consciousness dei personaggi, non spiegando assolutamente niente di quanto successo nei momenti salienti delle puntate precedenti. Questo, valutando "Neon Genesis Evangelion" senza prendere in considerazione il film che "appara" questo gigantesco buco, è un grosso pugno sul naso per la qualità complessiva, che scende di colpo.
Tutto sommato, con i dovuti nei, questo lato è molto buono.
Lato tecnico... beh, stiamo parlando di un anime del 1995, quindi ad oggi il distacco temporale si nota parecchio, infatti i disegni sono parecchio sottotono, soprattutto se comparati ad altri anime dell'epoca come "Dragonball". Tuttavia, c'è da dire che i design e le idee dietro agli Angeli sono davvero ottimi e d'impatto: dalla fortezza ambulante al virus, dal fossile preistorico alla "luce divina".
Le musiche sono anonime, ma l'opening è spettacolare, senza dubbio una delle opening più riconoscibili mai fatte.
Come concludiamo? Finisco dicendo che "Neon Genesis Evangelion" è stato senza dubbio un'opera molto interessante, un viaggio nella psicologia danneggiata dei personaggi lì presenti. Personalmente la trovo sì interessante, ma non un "capolavoro del millennio" come molti credono che sia. Ha degli innegabili difetti, soprattutto se teniamo fuori "The End of Evangelion", che, se contato al posto dei due episodi finali, darebbe alla serie un 8,5, a mio parere.
Cosa dire dell’anime più amato, odiato e studiato della recente animazione giapponese che non sia già stato detto? Cominciamo per ora con un semplice consiglio: recuperatelo nella versione con lo storico doppiaggio italiano, probabilmente il migliore che sia mai stato fatto in Italia per un anime.
Trovarsi a scrivere qualcosa su un’opera così completa e complessa come “Neon Genesis Evangelion” è un po’ come volersi esprimere in modo originale sulla Gioconda: tutto è già stato espresso, analizzato e assimilato dai vari appassionati. Eppure, nonostante questo, il messaggio nascosto fra le pieghe dell’opera di Anno non cessa di sgomentarci e farci riflettere come la prima volta. Sappiamo a memoria ogni snodo narrativo, conosciamo ogni personaggio come fosse un nostro parente, ci scopriamo a recitare alcune battute prima ancora che queste vengano pronunciate. Ma ad ogni visione, che sia Netflix o il sito di streaming più scadente, un sussulto ci scuote fin nel profondo, ci fa riflettere e invogliare a rivederlo. E questo perché, sebbene noi non troviamo quasi più nulla da dire su di lui, “Neon Genesis Evangelion” ha e avrà ancora tanto da dire a noi come solo i più grandi classici (senza specificare di animazione) sanno fare.
Tutto ciò non sarebbe mai stato possibile se Hideaki Anno, grande maestro di sensibilità prima ancora che genio visionario, non avesse saputo mettere nell’opera tutto sé stesso, frase che in questo caso non risulta affatto un semplice modo di dire. Se ci guardiamo intorno durante la serie non possiamo che rintracciarlo dovunque: gli sguardi sfuggevoli di Shinji, il raro sorriso di Rei, la sprezzante maschera di superiorità di Asuka, ogni espressione o scenario ci rimanda inevitabilmente al suo creatore, quel giovane otaku fragile e depresso che fino a poco tempo prima aveva meditato anche il suicidio.
E’ uno schiaffo che scuote l’anima “Neon Genesis Evangelion”, un risveglio autoimposto, un grido d’amore e al tempo stesso di repulsione nei confronti della vita, che, seppur insidiosa e piena di delusioni, vale la pena di essere affrontata e vissuta, non da spettatori ma da protagonisti attivi; prendendo il coraggio a due mani si può finalmente calcare quel caotico palcoscenico che è il mondo, andando incontro ai rischi ma soprattutto agli altri esseri umani che insieme con noi percorrono lo stesso cammino insidioso. “Congratulazioni”, dicono infatti i personaggi a Shinji, alter ego dell’Anno insicuro e solitario, per aver accettato la sfida di uscire dalla zona di comfort. Applauso che viene riservato anche a tutti coloro che sapranno compiere il medesimo grande passo. Poco importa se alcuni anni dopo lo stesso Anno ritratterà in parte la sua visione ottimistica del finale di serie con lo splendido “End of Evangelion”: il messaggio di incitamento resta sempre lo stesso.
La profonda attualità dell’opera sta proprio in questo: con un’intuizione quasi premonitrice il grande regista ha saputo anticipare e descrivere quelle che oggi si configurano come grandi problematiche sociali, come il mal di vivere. Sono persone profondamente sole quelle descritte in modo magistrale dalla serie, costantemente interconnesse fra di loro, ma in realtà incapaci di comunicare davvero. Il senso di desolazione e di inquietudine, che permea i primi episodi in modo minore, si fa più asfissiante man mano che gli episodi passano, compiendo quello che è un totale ripiegamento della serie su sé stessa; via la questione della fine del mondo, via il problema degli intrighi politici, tutto passa in secondo piano per portare all’attenzione degli spettatori il grande dramma che si sta consumando sotto gli occhi di tutti: il deterioramento e la fine dei rapporti umani.
E così accade che Gendo sia incapace di rivolgere anche una sola parola d’affetto al figlio, che Misato non possa instaurare una relazione stabile con Kaji o meglio ancora che Shinji non riesca ad esprimere i suoi sentimenti ad Asuka.
La sessualità latente è in effetti un altro motore di riflessione in “Neon Genesis Evangelion”, che stimola e sospinge quello che a conti fatti è il rapporto più complesso dell’intero anime: Shinji e Asuka sono due personaggi costruiti con un gusto e un’intelligenza unici, apparentemente diversi ma in realtà complementari, che tuttavia si dimostrano incapaci di esprimersi nel modo che l’altro vorrebbe, facendo naufragare ogni possibile apertura, l’incomunicabilità declinata in amore.
Questi e tanti altri argomenti si susseguono in ventisei puntate che, in un crescendo di emozioni, paralizzano lo spettatore anche e soprattutto per la componente visiva: Anno recupera quelli che sono i design dei robot di Go Nagai degli anni ’80 per omaggiarli e reinterpretarli in un modo del tutto originale. Gli affascinanti EVA sono creature ben più che artificiali caratterizzate da uno stile semplice ma iconico, che non tralascia nessun dettaglio. Lo Studio Gainax, con il character design curato da Yoshiyuki Sadamoto, fa il resto, confezionando un prodotto di tutto rispetto per quanto riguarda gli sfondi e le animazioni, seppur funestate in alcuni frangenti da ristrettezze di budget, non sempre aggirate nel migliore dei modi, ma comunque godibili. Fino ad arrivare agli ormai celeberrimi e chiacchierati episodi 25-26, in cui la povertà di risorse si sposa alla perfezione con le ambizioni visionarie di Anno, che riesce a creare qualcosa di mai visto prima.
E proprio ad Hideaki Anno vanno dedicate altre due parole per il suo lavoro da regista: consapevole di certe limitazioni e forte di un’idea ben precisa, egli ha saputo creare qualcosa che si avvicina al grande cinema d’autore, con soluzioni visive degne dei migliori artisti (poi superate da “End of Evangelion”), in grado di dare nuovo volto e nuova dignità all’animazione giapponese, che da quel lontano 1995 settano altri standard qualitativi: un lavoro semplicemente sensazionale.
Tanto ci potrebbe essere ancora da speculare, ma preferisco concludere con un altro consiglio: oltre a guardare “Neon Genesis Evangelion”, lasciate che sia “Neon Genesis Evangelion” a guardarvi dentro. Fate in modo che le vicende di Shinji, Asuka e Rei diventino anche le vostre; solo così alla fine vi accorgerete di essere diventati parte di loro stessi.
Trovarsi a scrivere qualcosa su un’opera così completa e complessa come “Neon Genesis Evangelion” è un po’ come volersi esprimere in modo originale sulla Gioconda: tutto è già stato espresso, analizzato e assimilato dai vari appassionati. Eppure, nonostante questo, il messaggio nascosto fra le pieghe dell’opera di Anno non cessa di sgomentarci e farci riflettere come la prima volta. Sappiamo a memoria ogni snodo narrativo, conosciamo ogni personaggio come fosse un nostro parente, ci scopriamo a recitare alcune battute prima ancora che queste vengano pronunciate. Ma ad ogni visione, che sia Netflix o il sito di streaming più scadente, un sussulto ci scuote fin nel profondo, ci fa riflettere e invogliare a rivederlo. E questo perché, sebbene noi non troviamo quasi più nulla da dire su di lui, “Neon Genesis Evangelion” ha e avrà ancora tanto da dire a noi come solo i più grandi classici (senza specificare di animazione) sanno fare.
Tutto ciò non sarebbe mai stato possibile se Hideaki Anno, grande maestro di sensibilità prima ancora che genio visionario, non avesse saputo mettere nell’opera tutto sé stesso, frase che in questo caso non risulta affatto un semplice modo di dire. Se ci guardiamo intorno durante la serie non possiamo che rintracciarlo dovunque: gli sguardi sfuggevoli di Shinji, il raro sorriso di Rei, la sprezzante maschera di superiorità di Asuka, ogni espressione o scenario ci rimanda inevitabilmente al suo creatore, quel giovane otaku fragile e depresso che fino a poco tempo prima aveva meditato anche il suicidio.
E’ uno schiaffo che scuote l’anima “Neon Genesis Evangelion”, un risveglio autoimposto, un grido d’amore e al tempo stesso di repulsione nei confronti della vita, che, seppur insidiosa e piena di delusioni, vale la pena di essere affrontata e vissuta, non da spettatori ma da protagonisti attivi; prendendo il coraggio a due mani si può finalmente calcare quel caotico palcoscenico che è il mondo, andando incontro ai rischi ma soprattutto agli altri esseri umani che insieme con noi percorrono lo stesso cammino insidioso. “Congratulazioni”, dicono infatti i personaggi a Shinji, alter ego dell’Anno insicuro e solitario, per aver accettato la sfida di uscire dalla zona di comfort. Applauso che viene riservato anche a tutti coloro che sapranno compiere il medesimo grande passo. Poco importa se alcuni anni dopo lo stesso Anno ritratterà in parte la sua visione ottimistica del finale di serie con lo splendido “End of Evangelion”: il messaggio di incitamento resta sempre lo stesso.
La profonda attualità dell’opera sta proprio in questo: con un’intuizione quasi premonitrice il grande regista ha saputo anticipare e descrivere quelle che oggi si configurano come grandi problematiche sociali, come il mal di vivere. Sono persone profondamente sole quelle descritte in modo magistrale dalla serie, costantemente interconnesse fra di loro, ma in realtà incapaci di comunicare davvero. Il senso di desolazione e di inquietudine, che permea i primi episodi in modo minore, si fa più asfissiante man mano che gli episodi passano, compiendo quello che è un totale ripiegamento della serie su sé stessa; via la questione della fine del mondo, via il problema degli intrighi politici, tutto passa in secondo piano per portare all’attenzione degli spettatori il grande dramma che si sta consumando sotto gli occhi di tutti: il deterioramento e la fine dei rapporti umani.
E così accade che Gendo sia incapace di rivolgere anche una sola parola d’affetto al figlio, che Misato non possa instaurare una relazione stabile con Kaji o meglio ancora che Shinji non riesca ad esprimere i suoi sentimenti ad Asuka.
La sessualità latente è in effetti un altro motore di riflessione in “Neon Genesis Evangelion”, che stimola e sospinge quello che a conti fatti è il rapporto più complesso dell’intero anime: Shinji e Asuka sono due personaggi costruiti con un gusto e un’intelligenza unici, apparentemente diversi ma in realtà complementari, che tuttavia si dimostrano incapaci di esprimersi nel modo che l’altro vorrebbe, facendo naufragare ogni possibile apertura, l’incomunicabilità declinata in amore.
Questi e tanti altri argomenti si susseguono in ventisei puntate che, in un crescendo di emozioni, paralizzano lo spettatore anche e soprattutto per la componente visiva: Anno recupera quelli che sono i design dei robot di Go Nagai degli anni ’80 per omaggiarli e reinterpretarli in un modo del tutto originale. Gli affascinanti EVA sono creature ben più che artificiali caratterizzate da uno stile semplice ma iconico, che non tralascia nessun dettaglio. Lo Studio Gainax, con il character design curato da Yoshiyuki Sadamoto, fa il resto, confezionando un prodotto di tutto rispetto per quanto riguarda gli sfondi e le animazioni, seppur funestate in alcuni frangenti da ristrettezze di budget, non sempre aggirate nel migliore dei modi, ma comunque godibili. Fino ad arrivare agli ormai celeberrimi e chiacchierati episodi 25-26, in cui la povertà di risorse si sposa alla perfezione con le ambizioni visionarie di Anno, che riesce a creare qualcosa di mai visto prima.
E proprio ad Hideaki Anno vanno dedicate altre due parole per il suo lavoro da regista: consapevole di certe limitazioni e forte di un’idea ben precisa, egli ha saputo creare qualcosa che si avvicina al grande cinema d’autore, con soluzioni visive degne dei migliori artisti (poi superate da “End of Evangelion”), in grado di dare nuovo volto e nuova dignità all’animazione giapponese, che da quel lontano 1995 settano altri standard qualitativi: un lavoro semplicemente sensazionale.
Tanto ci potrebbe essere ancora da speculare, ma preferisco concludere con un altro consiglio: oltre a guardare “Neon Genesis Evangelion”, lasciate che sia “Neon Genesis Evangelion” a guardarvi dentro. Fate in modo che le vicende di Shinji, Asuka e Rei diventino anche le vostre; solo così alla fine vi accorgerete di essere diventati parte di loro stessi.
E' uno splendido anime, molto particolare e profondo.
I personaggi, come la trama, sono ben studiati. Fra tutti gli anime che conosco questo è in assoluto il più particolare e unico nel suo genere... tanto da non essere compreso completamente da tutti i suoi fan.
Il protagonista Shinji Ikari subisce una costante evoluzione psicologica durante lo svolgimento della serie, dovuta soprattutto all'intervento di altri personaggi come Misato Katsuragi, Kaji Ryouji, i compagni di scuola Aida e Toji, e naturalmente gli altri piloti Rei Ayanami e Asuka Langley (anch'esse soggette a dei cambiamenti importanti).
Il mio voto è 10, perché è una serie che riesce a cogliere l'interesse di chi lo guarda, pur essendo di difficile comprensione (io ho dovuto rivedere più volte la serie completa, per riuscire a comprenderla completamente), e può essere di grande aiuto a persone che attraversano un periodo triste o buio oppure che si vogliono soltanto deliziare con uno dei capolavori dell'animazione giapponese.
I personaggi, come la trama, sono ben studiati. Fra tutti gli anime che conosco questo è in assoluto il più particolare e unico nel suo genere... tanto da non essere compreso completamente da tutti i suoi fan.
Il protagonista Shinji Ikari subisce una costante evoluzione psicologica durante lo svolgimento della serie, dovuta soprattutto all'intervento di altri personaggi come Misato Katsuragi, Kaji Ryouji, i compagni di scuola Aida e Toji, e naturalmente gli altri piloti Rei Ayanami e Asuka Langley (anch'esse soggette a dei cambiamenti importanti).
Il mio voto è 10, perché è una serie che riesce a cogliere l'interesse di chi lo guarda, pur essendo di difficile comprensione (io ho dovuto rivedere più volte la serie completa, per riuscire a comprenderla completamente), e può essere di grande aiuto a persone che attraversano un periodo triste o buio oppure che si vogliono soltanto deliziare con uno dei capolavori dell'animazione giapponese.
Mi raccontava un mio giovane conoscente, figlio di genitori divorziati, che al momento della scelta degli studi universitari il padre gli aveva detto di avere completamente sbagliato scelta, ma che comunque, essendo un fallito, non sarebbe mai riuscito a fare nulla nella vita. Questo mio conoscente è un grande fan di "Neon Genesis Evangelion", e la cosa non mi sorprende.
Personalmente non posso che considerare "Evangelion" come l'espressione di un malessere esistenziale inquietante e pervasivo della gioventù giapponese e non. Di questo me ne resi conto fin dai tempi della mia prima visione, avvenuta alla fine degli anni novanta, prima della messa in onda da parte di MTV, quando "Evangelion" era sconosciuto ai più. La serie mi era stata raccomandata da un giovane anime-fan, secondo il quale "Evangelion" era un capolavoro assoluto, una serie che avrebbe fatto la storia. Io ero molto scettico.
Vista tutta la serie e le famigerate due puntate finali, dissi qualcosa del tipo: "Mah, questa serie potrà piacere a due persone su cento, ma con quel finale non credo che sarà mai un successo di pubblico; resterà una serie cult per pochi appassionati depressi". Le ultime parole famose. Sembra che i giovani depressi fossero molti di più di quanto immaginassi, e da allora "Evangelion" ha riempito i cinema e ricoperto d'oro il suo creatore, finendo riproposto in tutte le salse con innumerevoli rebuild, ancora in corso dopo più di vent'anni.
Mi ha sempre inquietato che "Evangelion" sia diventato un fenomeno di massa: possibile che così tante persone ci si riconoscano? La società in cui viviamo è davvero messa così male? I sedicenti "veri" fan di "Evangelion" mi dicono che la spiegazione del successo di massa è semplice: la massa non ha capito la componente psicologica di "Evangelion" e si è fatta affascinare semplicemente dalla sua esteriorità, ovvero la trama ricca di misteri, la qualità tecnica eccelsa, le musiche e le animazioni. I suoi fan non sono tutti depressi, si sono semplicemente fatti sedurre.
Io onestamente questa spiegazione non l'ho mai bevuta: non ci credo che si possa amare "Evangelion" per la trama - che viene troncata al ventitreesimo episodio - né per i robot - la prova: l'enorme numero di persone che dice non gli è mai piaciuto il genere robotico, ma "Evangelion"... Io credo che per amare "Evangelion" uno debba necessariamente essere in grado di provare qualche feeling per i personaggi, e per farlo bisogna avere idea di cosa possa essere avere un certo tipo di genitori.
Ippei Kuri, uno dei padri fondatori della Tatsunoko, in un'intervista del 1998 scrisse:
C'è qualcosa che mi sfugge in cosa sono diventati i Giapponesi. Noi disegnavamo i nostri sogni, mentre con "Evangelion" mi sembra piuttosto che si entri in un incubo. Se è vero che chi ha visto la serie ha simpatizzato con i problemi che vi sono raccontati, mi chiedo a cosa ci ha portato questo eccesso di ricchezza, e se tale possiamo chiamarla.
Non c'è dubbio che "Evangelion" costituisca uno spartiacque generazionale: è chiaramente il frutto di una società ben diversa rispetto quella che ha prodotto gli anime che lo precedono. La vecchia generazione di anime-fan era figlia di un Giappone povero e sconfitto, che ha dovuto ripensare completamente i suoi fondamenti. La generazione Evangelion è invece figlia del boom economico degli anni ottanta, di persone che non hanno mai conosciuto le privazioni tipiche degli anni precedenti, ma hanno conosciuto la disgregazione della famiglia tradizionale giapponese.
Forse la più significativa differenza tra le due generazioni è nella figura del Padre: per la vecchia generazione il padre è sì duro, severo e non portato a mostrare i suoi sentimenti, ma è comunque sempre presente e figura di riferimento fondamentale per il figlio. Come Padre exemplum di tutta la generazione prenderei Kenzo Kabuto de "Il Grande Mazinga", padre adottivo di Tetsuya e Jun, e padre biologico di Koji Kabuto. Come sappiamo, alla fine della serie Kenzo muore sacrificandosi per salvare i figli. Questi erano i padri della vecchia generazione: durissimi, ma senza alcun dubbio in grado di amare i figli.
Al contrario, il Padre exemplum della generazione Evangelion è Gendo Ikari, l'esempio di padre più negativo che si sia mai visto. Non solo Gendo abbandona il figlio per quasi tutta l'infanzia, ma anche quando lo richiama a sé non dimostra minimo affetto per lui e non esista a sacrificarlo per il suo scopo, che è il ricongiungimento con la moglie scomparsa Yui. La differenza con Kenzo Kabuto si vede anche se si considera solo la componente sessuale, che è completamente esclusa dalla figura di Kabuto - non solo non ha moglie, ma ha addirittura un corpo meccanico ed è quindi fuori dai giochi -, mentre è estremamente presente in quella di Gendo, che ha interazioni sessuali non solo con la moglie Yui, ma anche con la dottoressa Akagi madre e la dottoressa Akagi figlia, per non parlare del suo ambiguo rapporto con Rei.
Alla differenza tra i padri Kenzo e Gendo (si noti la quasi omonimia) corrisponde una differenza altrettanto marcata tra i figli Tetsuya e Shinji, che tuttavia sorprendentemente hanno anche un fondamentale punto di contatto. Da un lato Tetsuya, figlio adottivo, prova invidia verso Koji, figlio vero di Kenzo che ritiene gli debba essere necessariamente preferito; dall'altro lato Shinji, figlio biologico, prova invidia verso Rei, figlia adottiva, che vede più vicina a sua padre di quanto non sia lui stesso. Ci sono quindi delle somiglianze di base tra i due figli, ma, discendendo da padri opposti, si comportano in maniera opposta: Tetsuya rinsavisce, si riconcilia con Koji e con sé stesso e vince la guerra con i Mikenes, mentre Shinji invece ha un vero e proprio collasso psicologico e si lascia completamente trascinare dagli eventi, rivelandosi in conclusione inutile.
Nel finale televisivo Shinji si rinchiude nel suo mondo, incapace addirittura di capire la differenza tra realtà interiore ed esteriore, in preda a una crisi senza uscita: l'applauso finale dopo la sua frase "Ma allora io forse posso vivere!" sa molto di presa in giro. Nel finale cinematografico "The End of Evangelion" lo stesso messaggio viene illustrato in maniera diversa (si pensi alla confusione tra la realtà reale - gli spettatori al cinema rappresentati in live action - e realtà dell'anime), ma anche qui l'ultima scena, con Asuka che dice a Shinji sulla riva del mare "Che schifo!" sa di presa in giro.
Personalmente, mio padre era molto più simile a un Kenzo Kabuto che a un Gendo Ikari, e come conseguenza io sono venuto su più simile a un Tetsuya Tsurigi che a uno Shinji Ikari. In particolare tutte le paranoie di Shinji mi scivolano sopra come gocce di pioggia su di un impermeabile. Prendiamo per esempio tutto il discorso dell'incomunicabilità tra le persone, che è una parte importante in "Evangelion" (si pensi anche solo all'AT field come metafora delle barriere interpersonali). Io credo nella sostanziale incomunicabilità tra le persone fin da quando avevo l'età di Shinji, ma l'ho sempre preso come un dato di fatto, non come una cosa su cui struggersi.
Il motivo (immagino) è che a me non è mai neppure passata per l'anticamera del cervello l'idea di non essere amato (si potrebbe dire che sono fortunato). Al contrario, Shinji è convinto di non essere amato dal padre e quindi è perennemente in cerca di rassicurazioni da parte degli altri. Soffre la solitudine perché ha bisogno degli altri, e non riuscire a farsi capire è per lui un grosso problema. Non capisce che amore e comprensione sono due cose diverse: si può benissimo essere amati senza essere capiti, ma, siccome lui non è amato, pensa che il motivo sia perché non è capito. Da qui la sua tragedia. Al contrario, se si pensa di essere amati, l'isolamento dovuto all'inerente incomunicabilità interpersonale è un problema minore.
Un discorso analogo si può fare per Asuka, che è la controparte femminile di Shinji, con una madre pazza che si è suicidata cercando di portarla con sé nella tomba. Per questo Asuka odia tutti e prima di tutti sé stessa. Ma mia madre è all'opposto della madre di Asuka, e quindi anche il suo personaggio non mi dice nulla a livello profondo. Rei d'altra parte con tutti i suoi cloni è un non-personaggio ben difficile da interpretare. Mi trovo quindi indifferente rispetto ai personaggi e al valore della componente psicologica di "Evangelion", non la capisco proprio: è un altro esempio dell'incomunicabilità di fondo tra persone, se vogliamo. Non potendo giudicare la componente fondamentale, posso giudicare solo la componente accessoria, ovvero la trama, e questa mi risulta molto una presa in giro, visti i due episodi finali.
Come è noto, i due episodi non sono stati il risultato di una geniale scelta registica, ma piuttosto dell'incapacità di Anno di chiudere la serie in tempo utile e con il budget disponibile. O per incapacità nel gestire le risorse, o per scelta avventata - sperava che gli venissero assegnate più risorse dalla produzione, ma la serie stava andando male, quindi non c'era verso -, Anno si è trovato a dover girare gli ultimi episodi in pochi giorni e senza soldi, quindi decise di "trollare" la produzione e gli spettatori con un finale provocatorio. Non è certo un segno di professionalità.
Anni dopo, forte del successo di pubblico, Anno ha avuto la possibilità di rifare il finale della serie, riproponendo gli episodi 25 e 26 in un film cinematografico ad alto budget e con durata doppia rispetto a degli episodi TV. Nonostante questo la trama rimane incompiuta e incomprensibile: di nuovo la sfera psicologica (a me non fruibile) ha il sopravvento, e tutta la seconda metà del film è piena di scene oniriche che sembrano il frutto di un viaggio nell'acido. Questo è chiaramente intenzionale, anche se il motivo vero rimane opinabile.
Secondo le dichiarazioni di Anno il suo scopo era quello di dare un violento scossone alla coscienza degli otaku, rappresentati tramite Shinji come dei vigliacchi onanisti. Lungi da realizzare questa ambizione, Anno ha invece creato un'intera nuova generazione di otaku che lo riconoscono come loro profeta e ritengono "Evangelion" il loro vangelo. Rispetto allo scopo dichiarato Anno ha fallito miseramente, visto che gli spettatori sono stati incapaci di recepire il messaggio di affrontare il mondo reale. D'altra parte, se il suo scopo reale era quello di far parlare di sé e diventare ricco, c'è riuscito perfettamente. Trovo comunque un peccato che sia rimasto impantanato nel lungo ciclo dei remake e che nei ventiquattro anni che ci separano da "Evangelion" non abbia realizzato nient'altro degno di nota.
Personalmente, mi sento costretto a bocciare la serie, pur riconoscendole l'importanza storica che ha: è davvero l'inizio di una nuova era, ma io sono un residuo della vecchia.
Personalmente non posso che considerare "Evangelion" come l'espressione di un malessere esistenziale inquietante e pervasivo della gioventù giapponese e non. Di questo me ne resi conto fin dai tempi della mia prima visione, avvenuta alla fine degli anni novanta, prima della messa in onda da parte di MTV, quando "Evangelion" era sconosciuto ai più. La serie mi era stata raccomandata da un giovane anime-fan, secondo il quale "Evangelion" era un capolavoro assoluto, una serie che avrebbe fatto la storia. Io ero molto scettico.
Vista tutta la serie e le famigerate due puntate finali, dissi qualcosa del tipo: "Mah, questa serie potrà piacere a due persone su cento, ma con quel finale non credo che sarà mai un successo di pubblico; resterà una serie cult per pochi appassionati depressi". Le ultime parole famose. Sembra che i giovani depressi fossero molti di più di quanto immaginassi, e da allora "Evangelion" ha riempito i cinema e ricoperto d'oro il suo creatore, finendo riproposto in tutte le salse con innumerevoli rebuild, ancora in corso dopo più di vent'anni.
Mi ha sempre inquietato che "Evangelion" sia diventato un fenomeno di massa: possibile che così tante persone ci si riconoscano? La società in cui viviamo è davvero messa così male? I sedicenti "veri" fan di "Evangelion" mi dicono che la spiegazione del successo di massa è semplice: la massa non ha capito la componente psicologica di "Evangelion" e si è fatta affascinare semplicemente dalla sua esteriorità, ovvero la trama ricca di misteri, la qualità tecnica eccelsa, le musiche e le animazioni. I suoi fan non sono tutti depressi, si sono semplicemente fatti sedurre.
Io onestamente questa spiegazione non l'ho mai bevuta: non ci credo che si possa amare "Evangelion" per la trama - che viene troncata al ventitreesimo episodio - né per i robot - la prova: l'enorme numero di persone che dice non gli è mai piaciuto il genere robotico, ma "Evangelion"... Io credo che per amare "Evangelion" uno debba necessariamente essere in grado di provare qualche feeling per i personaggi, e per farlo bisogna avere idea di cosa possa essere avere un certo tipo di genitori.
Ippei Kuri, uno dei padri fondatori della Tatsunoko, in un'intervista del 1998 scrisse:
C'è qualcosa che mi sfugge in cosa sono diventati i Giapponesi. Noi disegnavamo i nostri sogni, mentre con "Evangelion" mi sembra piuttosto che si entri in un incubo. Se è vero che chi ha visto la serie ha simpatizzato con i problemi che vi sono raccontati, mi chiedo a cosa ci ha portato questo eccesso di ricchezza, e se tale possiamo chiamarla.
Non c'è dubbio che "Evangelion" costituisca uno spartiacque generazionale: è chiaramente il frutto di una società ben diversa rispetto quella che ha prodotto gli anime che lo precedono. La vecchia generazione di anime-fan era figlia di un Giappone povero e sconfitto, che ha dovuto ripensare completamente i suoi fondamenti. La generazione Evangelion è invece figlia del boom economico degli anni ottanta, di persone che non hanno mai conosciuto le privazioni tipiche degli anni precedenti, ma hanno conosciuto la disgregazione della famiglia tradizionale giapponese.
Forse la più significativa differenza tra le due generazioni è nella figura del Padre: per la vecchia generazione il padre è sì duro, severo e non portato a mostrare i suoi sentimenti, ma è comunque sempre presente e figura di riferimento fondamentale per il figlio. Come Padre exemplum di tutta la generazione prenderei Kenzo Kabuto de "Il Grande Mazinga", padre adottivo di Tetsuya e Jun, e padre biologico di Koji Kabuto. Come sappiamo, alla fine della serie Kenzo muore sacrificandosi per salvare i figli. Questi erano i padri della vecchia generazione: durissimi, ma senza alcun dubbio in grado di amare i figli.
Al contrario, il Padre exemplum della generazione Evangelion è Gendo Ikari, l'esempio di padre più negativo che si sia mai visto. Non solo Gendo abbandona il figlio per quasi tutta l'infanzia, ma anche quando lo richiama a sé non dimostra minimo affetto per lui e non esista a sacrificarlo per il suo scopo, che è il ricongiungimento con la moglie scomparsa Yui. La differenza con Kenzo Kabuto si vede anche se si considera solo la componente sessuale, che è completamente esclusa dalla figura di Kabuto - non solo non ha moglie, ma ha addirittura un corpo meccanico ed è quindi fuori dai giochi -, mentre è estremamente presente in quella di Gendo, che ha interazioni sessuali non solo con la moglie Yui, ma anche con la dottoressa Akagi madre e la dottoressa Akagi figlia, per non parlare del suo ambiguo rapporto con Rei.
Alla differenza tra i padri Kenzo e Gendo (si noti la quasi omonimia) corrisponde una differenza altrettanto marcata tra i figli Tetsuya e Shinji, che tuttavia sorprendentemente hanno anche un fondamentale punto di contatto. Da un lato Tetsuya, figlio adottivo, prova invidia verso Koji, figlio vero di Kenzo che ritiene gli debba essere necessariamente preferito; dall'altro lato Shinji, figlio biologico, prova invidia verso Rei, figlia adottiva, che vede più vicina a sua padre di quanto non sia lui stesso. Ci sono quindi delle somiglianze di base tra i due figli, ma, discendendo da padri opposti, si comportano in maniera opposta: Tetsuya rinsavisce, si riconcilia con Koji e con sé stesso e vince la guerra con i Mikenes, mentre Shinji invece ha un vero e proprio collasso psicologico e si lascia completamente trascinare dagli eventi, rivelandosi in conclusione inutile.
Nel finale televisivo Shinji si rinchiude nel suo mondo, incapace addirittura di capire la differenza tra realtà interiore ed esteriore, in preda a una crisi senza uscita: l'applauso finale dopo la sua frase "Ma allora io forse posso vivere!" sa molto di presa in giro. Nel finale cinematografico "The End of Evangelion" lo stesso messaggio viene illustrato in maniera diversa (si pensi alla confusione tra la realtà reale - gli spettatori al cinema rappresentati in live action - e realtà dell'anime), ma anche qui l'ultima scena, con Asuka che dice a Shinji sulla riva del mare "Che schifo!" sa di presa in giro.
Personalmente, mio padre era molto più simile a un Kenzo Kabuto che a un Gendo Ikari, e come conseguenza io sono venuto su più simile a un Tetsuya Tsurigi che a uno Shinji Ikari. In particolare tutte le paranoie di Shinji mi scivolano sopra come gocce di pioggia su di un impermeabile. Prendiamo per esempio tutto il discorso dell'incomunicabilità tra le persone, che è una parte importante in "Evangelion" (si pensi anche solo all'AT field come metafora delle barriere interpersonali). Io credo nella sostanziale incomunicabilità tra le persone fin da quando avevo l'età di Shinji, ma l'ho sempre preso come un dato di fatto, non come una cosa su cui struggersi.
Il motivo (immagino) è che a me non è mai neppure passata per l'anticamera del cervello l'idea di non essere amato (si potrebbe dire che sono fortunato). Al contrario, Shinji è convinto di non essere amato dal padre e quindi è perennemente in cerca di rassicurazioni da parte degli altri. Soffre la solitudine perché ha bisogno degli altri, e non riuscire a farsi capire è per lui un grosso problema. Non capisce che amore e comprensione sono due cose diverse: si può benissimo essere amati senza essere capiti, ma, siccome lui non è amato, pensa che il motivo sia perché non è capito. Da qui la sua tragedia. Al contrario, se si pensa di essere amati, l'isolamento dovuto all'inerente incomunicabilità interpersonale è un problema minore.
Un discorso analogo si può fare per Asuka, che è la controparte femminile di Shinji, con una madre pazza che si è suicidata cercando di portarla con sé nella tomba. Per questo Asuka odia tutti e prima di tutti sé stessa. Ma mia madre è all'opposto della madre di Asuka, e quindi anche il suo personaggio non mi dice nulla a livello profondo. Rei d'altra parte con tutti i suoi cloni è un non-personaggio ben difficile da interpretare. Mi trovo quindi indifferente rispetto ai personaggi e al valore della componente psicologica di "Evangelion", non la capisco proprio: è un altro esempio dell'incomunicabilità di fondo tra persone, se vogliamo. Non potendo giudicare la componente fondamentale, posso giudicare solo la componente accessoria, ovvero la trama, e questa mi risulta molto una presa in giro, visti i due episodi finali.
Come è noto, i due episodi non sono stati il risultato di una geniale scelta registica, ma piuttosto dell'incapacità di Anno di chiudere la serie in tempo utile e con il budget disponibile. O per incapacità nel gestire le risorse, o per scelta avventata - sperava che gli venissero assegnate più risorse dalla produzione, ma la serie stava andando male, quindi non c'era verso -, Anno si è trovato a dover girare gli ultimi episodi in pochi giorni e senza soldi, quindi decise di "trollare" la produzione e gli spettatori con un finale provocatorio. Non è certo un segno di professionalità.
Anni dopo, forte del successo di pubblico, Anno ha avuto la possibilità di rifare il finale della serie, riproponendo gli episodi 25 e 26 in un film cinematografico ad alto budget e con durata doppia rispetto a degli episodi TV. Nonostante questo la trama rimane incompiuta e incomprensibile: di nuovo la sfera psicologica (a me non fruibile) ha il sopravvento, e tutta la seconda metà del film è piena di scene oniriche che sembrano il frutto di un viaggio nell'acido. Questo è chiaramente intenzionale, anche se il motivo vero rimane opinabile.
Secondo le dichiarazioni di Anno il suo scopo era quello di dare un violento scossone alla coscienza degli otaku, rappresentati tramite Shinji come dei vigliacchi onanisti. Lungi da realizzare questa ambizione, Anno ha invece creato un'intera nuova generazione di otaku che lo riconoscono come loro profeta e ritengono "Evangelion" il loro vangelo. Rispetto allo scopo dichiarato Anno ha fallito miseramente, visto che gli spettatori sono stati incapaci di recepire il messaggio di affrontare il mondo reale. D'altra parte, se il suo scopo reale era quello di far parlare di sé e diventare ricco, c'è riuscito perfettamente. Trovo comunque un peccato che sia rimasto impantanato nel lungo ciclo dei remake e che nei ventiquattro anni che ci separano da "Evangelion" non abbia realizzato nient'altro degno di nota.
Personalmente, mi sento costretto a bocciare la serie, pur riconoscendole l'importanza storica che ha: è davvero l'inizio di una nuova era, ma io sono un residuo della vecchia.
Che c'è da dire? Molta gente lo sottovaluta parecchio, definendolo persino "pretenzioso", in realtà è una storia incredibilmente complessa, tanto che ci vogliono molte chiavi di lettura per decriptare e per apprezzare la terribile bellezza di quest'anime.
A parte questo, l'animazione è spesso ripetitiva per via di tagli al budget, ma con la direzione di Hideaki Anno la serie possiede decisamente dei punti in più per quanto riguarda la sceneggiatura, la musica e anche per come si è sviluppato il susseguirsi delle scene. Decisamente una serie da vedere per gli appassionati di anime ma anche per i non, in quanto penso che la maturità di questo anime possa anche contribuire a far cambiare opinione a molti adulti che considerano gli anime come puramente cartoni animati.
Un capolavoro a tutti gli effetti, ma si finisce con l'odiarlo allo stesso tempo per il finale (sia quello dell'anime che quello del film).
A parte questo, l'animazione è spesso ripetitiva per via di tagli al budget, ma con la direzione di Hideaki Anno la serie possiede decisamente dei punti in più per quanto riguarda la sceneggiatura, la musica e anche per come si è sviluppato il susseguirsi delle scene. Decisamente una serie da vedere per gli appassionati di anime ma anche per i non, in quanto penso che la maturità di questo anime possa anche contribuire a far cambiare opinione a molti adulti che considerano gli anime come puramente cartoni animati.
Un capolavoro a tutti gli effetti, ma si finisce con l'odiarlo allo stesso tempo per il finale (sia quello dell'anime che quello del film).
L'introspezione psicologica minuziosa e profonda di tutti i personaggi principali è in parte sovrabbondante, in quanto va a coprire con il suo spessore uno sviluppo della trama in alcuni casi non chiarissimo. Ciò si osserva soprattutto negli ormai celebri episodi finali (e "The End of Evangelion" non migliora molto la situazione). Comunque ciò influisce in maniera solamente marginale sul suo valore. E' un'opera di portata epocale che merita tutta la sua fama, alla quale contribuiscono anche le iconiche opening ed ending.
E' un anime eccezionale, per me il miglior prodotto della generazione degli anni 1990/2000.
Ha una trama stupenda, piena di simbolismi esoterici e di analisi psicologica, con ogni personaggio che si porta dentro un complesso, a causa degli avvenimenti che hanno tragicamente segnato il suo passato. L' opera è una tragedia violenta e intensa, che si caratterizza per un mondo di grande sofferenza, ma che spesso è anche intermezzato da momenti comici e di spensieratezza.
Una pietra miliare assoluta dell'animazione nipponica.
Ha una trama stupenda, piena di simbolismi esoterici e di analisi psicologica, con ogni personaggio che si porta dentro un complesso, a causa degli avvenimenti che hanno tragicamente segnato il suo passato. L' opera è una tragedia violenta e intensa, che si caratterizza per un mondo di grande sofferenza, ma che spesso è anche intermezzato da momenti comici e di spensieratezza.
Una pietra miliare assoluta dell'animazione nipponica.
1995. Dalla contorta mente di Hideaki Anno, il mondo fa la conoscenza di “Neon Genesis Evangelion”, una delle opere animate di origine nipponica più famose e importanti degli anni ’90, che ancora oggi vanta un tale successo internazionale, da raccogliere intorno a sé una schiera di fan in continua espansione. Non a caso Anno ha fatto di quest’opera il suo personale cavallo di battaglia, andando ad attingere denaro e gloria da ogni sua piccola parte. E così negli anni, dalla serie originale, abbiamo visto spuntare dal nulla i manga, i film, i costumi, i gadget, e tanto altro ancora. La recente proiezione dei primi tre film del ciclo “Rebuild of Evangelion”, a cura della Nexo Digital in Italia, sono una prova chiara e inequivocabile dell’enorme successo che riscuote ancora oggi questa saga, andando a ricavarsi uno spazio anche in un ambiente difficile come quello nostrano, dove l’apprezzamento per i prodotti d’animazione nipponica (e non) è comunque a livelli piuttosto bassi rispetto allo standard di altri Paesi.
“Neon Genesis Evangelion” è una serie dalle mille sfaccettature. Nonostante si ponga come un anime di genere mecha, se ci si limita alla singola conoscenza della trama, ci si troverà fortemente ingannati. “Neon Genesis Evangelion” infatti è sì un anime che tratta di guerre tra robot giganti e alieni misteriosi, ma il tutto ha principalmente una solida funzione di copertura. Il cuore di “Neon Genesis Evangelion” è dato dalla straordinaria psicologia dei personaggi, approfondita in una maniera talmente maniacale, da rasentare la perfezione, dai legami che essi instaurano tra di loro, talmente controversi da apparire paradossalmente “umani” all’inverosimile. Tali atteggiamenti e personalità sono resi ancora più ottimamente dall’enorme infarcitura di nozioni psicologiche e filosofiche (si sprecano citazioni agli studi di Jung e Freud, così come a teorie del calibro del complesso di inferiorità di Adler o del dilemma del porcospino di Schopenhauer).
Ma “Neon Genesis Evangelion” non è solo un tributo alla filosofia e alla psicologia. A supporto di questo enorme carico di materiale umanistico, vi è una storia a cavallo tra fantascienza e religione, colma di una drammaticità e una vena epica in grado di dare anche il giusto tasso di adrenalina allo spettatore, oltre a una buona dose di riflessione e analisi. La storia è ricca (ma davvero ricca!) di riferimenti religiosi. Talmente ben inseriti e onnipresenti, da essere difficili da individuare nella loro completezza.
La mancanza di spiegazioni dirette, la continua richiesta nei confronti dello spettatore di cogliere un’immagine, una frase, un suono, per carpirne mille contenuti, fa di “Neon Genesis Evangelion” una delle opere più complesse e allo stesso tempo affascinanti mai visionate. Non è raro, infatti, trovarsi a cercare il maggior numero possibile di informazioni e delucidazioni, rendendo il web l’artefice di un enorme passaparola di teorie, opinioni e interpretazioni da parte degli estimatori di “Neon Genesis Evangelion”.
Fa categoria a sé il finale, poi, talmente originale e inaspettato da dividere in due fazioni contrastanti i gruppi accaniti di fan (precisamente in quelli che lo hanno elogiato e quelli che lo hanno aspramente criticato). Io, personalmente, ho apprezzato molto il finale della serie, trovandolo la degna conclusione di un’opera che è stata sempre coerente con sé stessa, mantenendo un’atmosfera carica di punti interrogativi, da risolvere grazie alle capacità analitiche dello spettatore, e ponendo l’introspezione dei personaggi (in particolare del protagonista) come vera punta di diamante di tutto questo enorme concentrato di scienze umanistiche e fantascientifiche. Considerando oltretutto il basso budget con cui Anno ha dovuto realizzare il finale dell’opera, non posso che elogiarlo per la scelta coraggiosa e rivoluzionaria.
In conclusione, “Neon Genesis Evangelion” è una serie senza mezze misure. Può piacere alla follia come può far storcere il naso. E’ innegabile però che, piaciuti o meno, questi ventisei episodi difficilmente se ne andranno via dalla nostra testa, e in qualche modo ce li porteremo sempre avanti. Se ciò non fa di questo un capolavoro, allora cos’è che lo fa?
“Neon Genesis Evangelion” è una serie dalle mille sfaccettature. Nonostante si ponga come un anime di genere mecha, se ci si limita alla singola conoscenza della trama, ci si troverà fortemente ingannati. “Neon Genesis Evangelion” infatti è sì un anime che tratta di guerre tra robot giganti e alieni misteriosi, ma il tutto ha principalmente una solida funzione di copertura. Il cuore di “Neon Genesis Evangelion” è dato dalla straordinaria psicologia dei personaggi, approfondita in una maniera talmente maniacale, da rasentare la perfezione, dai legami che essi instaurano tra di loro, talmente controversi da apparire paradossalmente “umani” all’inverosimile. Tali atteggiamenti e personalità sono resi ancora più ottimamente dall’enorme infarcitura di nozioni psicologiche e filosofiche (si sprecano citazioni agli studi di Jung e Freud, così come a teorie del calibro del complesso di inferiorità di Adler o del dilemma del porcospino di Schopenhauer).
Ma “Neon Genesis Evangelion” non è solo un tributo alla filosofia e alla psicologia. A supporto di questo enorme carico di materiale umanistico, vi è una storia a cavallo tra fantascienza e religione, colma di una drammaticità e una vena epica in grado di dare anche il giusto tasso di adrenalina allo spettatore, oltre a una buona dose di riflessione e analisi. La storia è ricca (ma davvero ricca!) di riferimenti religiosi. Talmente ben inseriti e onnipresenti, da essere difficili da individuare nella loro completezza.
La mancanza di spiegazioni dirette, la continua richiesta nei confronti dello spettatore di cogliere un’immagine, una frase, un suono, per carpirne mille contenuti, fa di “Neon Genesis Evangelion” una delle opere più complesse e allo stesso tempo affascinanti mai visionate. Non è raro, infatti, trovarsi a cercare il maggior numero possibile di informazioni e delucidazioni, rendendo il web l’artefice di un enorme passaparola di teorie, opinioni e interpretazioni da parte degli estimatori di “Neon Genesis Evangelion”.
Fa categoria a sé il finale, poi, talmente originale e inaspettato da dividere in due fazioni contrastanti i gruppi accaniti di fan (precisamente in quelli che lo hanno elogiato e quelli che lo hanno aspramente criticato). Io, personalmente, ho apprezzato molto il finale della serie, trovandolo la degna conclusione di un’opera che è stata sempre coerente con sé stessa, mantenendo un’atmosfera carica di punti interrogativi, da risolvere grazie alle capacità analitiche dello spettatore, e ponendo l’introspezione dei personaggi (in particolare del protagonista) come vera punta di diamante di tutto questo enorme concentrato di scienze umanistiche e fantascientifiche. Considerando oltretutto il basso budget con cui Anno ha dovuto realizzare il finale dell’opera, non posso che elogiarlo per la scelta coraggiosa e rivoluzionaria.
In conclusione, “Neon Genesis Evangelion” è una serie senza mezze misure. Può piacere alla follia come può far storcere il naso. E’ innegabile però che, piaciuti o meno, questi ventisei episodi difficilmente se ne andranno via dalla nostra testa, e in qualche modo ce li porteremo sempre avanti. Se ciò non fa di questo un capolavoro, allora cos’è che lo fa?
Semplicemente il top del top! Mecha metaforico, ecco come chiamarlo.
Dico questo, perché i nostri amati robottoni servono solo a concretizzare uno sviluppo di intreccio che altrimenti sarebbe legato solo al pensiero dei meravigliosi personaggi di quest’anime. Che dire, formidabili le introspezioni psicologiche, la delineazione dei caratteri morali, la trattazione di problemi umani di un peso enorme. Pregevoli i fitti rimandi filosofici e religiosi, segno della cultura che ruota intorno a questo capolavoro.
10 e lode!
Dico questo, perché i nostri amati robottoni servono solo a concretizzare uno sviluppo di intreccio che altrimenti sarebbe legato solo al pensiero dei meravigliosi personaggi di quest’anime. Che dire, formidabili le introspezioni psicologiche, la delineazione dei caratteri morali, la trattazione di problemi umani di un peso enorme. Pregevoli i fitti rimandi filosofici e religiosi, segno della cultura che ruota intorno a questo capolavoro.
10 e lode!
"Neon Genesis Evangelion": l'anime rivoluzionario.
Il grande titano dell'animazione, ovvero Hideaki Anno, produsse nel lontano 1995 un'opera che avrebbe fatto la storia, intitolata "Neon Genesis Evangelion".
Spesso, quando un'opera è di genere mecha, la maggior parte delle persone la riassume in due semplici parole: robottoni e combattimento. Io facevo parte di questa fascia, prima di conoscere questo grande capolavoro. "Neon Genesis Evangelion" va oltre gli standard canonici del genere mecha, addirittura rivoluzionandolo e rendendolo un genere singolare.
Infatti potremmo assistere a un'analisi psicologica audace e penetrante dei personaggi, il tutto accompagnato da uno splendido apparato tecnico per l'epoca. Tuttavia, sono presenti poche "OST" (letteralmente Original Soundtrack, ossia la colonna sonora originale), in quanto è presente della musica classica. Personalmente non mi ha dato fastidio, perché è raro trovare in un'opera nipponica della musica del genere, dunque l'ho trovato molto originale.
Per quanto riguarda la storia, è molto complessa e a volte si fa fatica a comprenderla. Bisogna stare attenti anche ai piccoli particolari. Nonostante questo è una storia che riesce ad avvincere lo spettatore per la sua complessità e per la sua particolare filosofia.
In conclusione, "Neon Genesis Evangelion" viene considerata una delle migliori opere del Sol Levante, ma anche un capolavoro dell'animazione in generale.
Il grande titano dell'animazione, ovvero Hideaki Anno, produsse nel lontano 1995 un'opera che avrebbe fatto la storia, intitolata "Neon Genesis Evangelion".
Spesso, quando un'opera è di genere mecha, la maggior parte delle persone la riassume in due semplici parole: robottoni e combattimento. Io facevo parte di questa fascia, prima di conoscere questo grande capolavoro. "Neon Genesis Evangelion" va oltre gli standard canonici del genere mecha, addirittura rivoluzionandolo e rendendolo un genere singolare.
Infatti potremmo assistere a un'analisi psicologica audace e penetrante dei personaggi, il tutto accompagnato da uno splendido apparato tecnico per l'epoca. Tuttavia, sono presenti poche "OST" (letteralmente Original Soundtrack, ossia la colonna sonora originale), in quanto è presente della musica classica. Personalmente non mi ha dato fastidio, perché è raro trovare in un'opera nipponica della musica del genere, dunque l'ho trovato molto originale.
Per quanto riguarda la storia, è molto complessa e a volte si fa fatica a comprenderla. Bisogna stare attenti anche ai piccoli particolari. Nonostante questo è una storia che riesce ad avvincere lo spettatore per la sua complessità e per la sua particolare filosofia.
In conclusione, "Neon Genesis Evangelion" viene considerata una delle migliori opere del Sol Levante, ma anche un capolavoro dell'animazione in generale.
"Salve a tutti, mi chiamo Sguaida, e sono un consumatore seriale di "Neon Genesis Evangelion". Ho iniziato l'assunzione a nove anni, nel lontano 2000, quando per la prima volta venne trasmesso in TV, e da allora la mia dipendenza non si è mai fermata o calata, anzi in diciassette anni la mia scimmia è cresciuta giorno dopo giorno, assumendo dimensioni elefantiache".
Inizio una recensione ormai da troppo tempo rimandata come se fossi il paziente di uno di quei centri di assistenza per alcolisti. Perché, come dicevo poc'anzi, la mia relazione con "Neon Genesis Evangelion" è davvero analoga a una dipendenza da alcool o da droghe. Per quanto ami alla follia il franchise, e davvero queste mie parole non sono parole spese a vuoto, il parto della mente di Anno mi ha tramutato in un tossicomane, sempre alla ricerca di una nuova dose; non di sostanza, ma di sapere etereo. Seppur i sintomi di questo legame non siano gravi come in una patologia realmente esistente, la dipendenza che si è creata in me non mi lascia via di scampo.
"Neon Genesis Evangelion" si comporta come una droga a causa della sua intrinseca complessità. La sua capacità di diventare qualcosa di nuovo ogniqualvolta se ne parli, lo si legga, lo si guardi, se ne discuta, ti attrae come una calamita.
Sai che apprendere ogni singola interpretazione in rete ti sarà fatale e ti procurerà solo mal di testa e notti in bianco per rielaborare questa nuova esegesi, ma non riesci a scollarti. Non puoi. E quando hai assunto questa prima nuova considerazione, senti il bisogno fisico impellente di apprenderne una seconda, anche piccola, anche insulsa. Non riesci a uscire da questa spirale, non hai scampo; e più passa il tempo tra un'inoculazione e l'altra, più il bisogno è forte e più necessiti di rivelazioni imponenti per sentirti in pace con te stesso e con l'opera.
Ecco, io possiedo questo rapporto di amore-odio con "Evangelion". Amo la sua cerebralità, le sue difficoltà, la sua stratificazione e i suoi continui allacciamenti, ma allo stesso tempo odio non riuscire a pensare ad altro da quasi vent'anni, non riuscire a dormire senza aver riletto per l'ennesima volta questa teoria o aver visto quel video, non riuscire a godermi un nuovo prodotto fino in fondo perché naturalmente lo paragono a questo.
Per questa sua conformazione, per questa sua natura, per il semplice fatto che infesti i miei sogni da due decenni e mi abbia accompagnato per oltre tre lustri, vedendomi crescere e maturare, "Neon Genesis Evangelion" avrà sempre un posto di riguardo nel mio cuore. Per quanto alle volte sia doloroso, per quanto alle volte possa turbarmi e farmi sforzare, non può non essere il Sole del mio sistema eliocentrico.
Inizio una recensione ormai da troppo tempo rimandata come se fossi il paziente di uno di quei centri di assistenza per alcolisti. Perché, come dicevo poc'anzi, la mia relazione con "Neon Genesis Evangelion" è davvero analoga a una dipendenza da alcool o da droghe. Per quanto ami alla follia il franchise, e davvero queste mie parole non sono parole spese a vuoto, il parto della mente di Anno mi ha tramutato in un tossicomane, sempre alla ricerca di una nuova dose; non di sostanza, ma di sapere etereo. Seppur i sintomi di questo legame non siano gravi come in una patologia realmente esistente, la dipendenza che si è creata in me non mi lascia via di scampo.
"Neon Genesis Evangelion" si comporta come una droga a causa della sua intrinseca complessità. La sua capacità di diventare qualcosa di nuovo ogniqualvolta se ne parli, lo si legga, lo si guardi, se ne discuta, ti attrae come una calamita.
Sai che apprendere ogni singola interpretazione in rete ti sarà fatale e ti procurerà solo mal di testa e notti in bianco per rielaborare questa nuova esegesi, ma non riesci a scollarti. Non puoi. E quando hai assunto questa prima nuova considerazione, senti il bisogno fisico impellente di apprenderne una seconda, anche piccola, anche insulsa. Non riesci a uscire da questa spirale, non hai scampo; e più passa il tempo tra un'inoculazione e l'altra, più il bisogno è forte e più necessiti di rivelazioni imponenti per sentirti in pace con te stesso e con l'opera.
Ecco, io possiedo questo rapporto di amore-odio con "Evangelion". Amo la sua cerebralità, le sue difficoltà, la sua stratificazione e i suoi continui allacciamenti, ma allo stesso tempo odio non riuscire a pensare ad altro da quasi vent'anni, non riuscire a dormire senza aver riletto per l'ennesima volta questa teoria o aver visto quel video, non riuscire a godermi un nuovo prodotto fino in fondo perché naturalmente lo paragono a questo.
Per questa sua conformazione, per questa sua natura, per il semplice fatto che infesti i miei sogni da due decenni e mi abbia accompagnato per oltre tre lustri, vedendomi crescere e maturare, "Neon Genesis Evangelion" avrà sempre un posto di riguardo nel mio cuore. Per quanto alle volte sia doloroso, per quanto alle volte possa turbarmi e farmi sforzare, non può non essere il Sole del mio sistema eliocentrico.
Una delle più belle e complesse serie televisive mai apparse in tutta la storia dell'animazione. Una singolare storia, nella quale ogni singolo personaggio è caratterizzato in maniera sublime, con un protagonista atipico, spesso vittima di amechania, ma estremamente complesso e interessante.
Per tutta l'avventura avremo a che fare con paura, amore, filosofia, misticismo e religione; il tutto condito da epici duelli tra i nostri (anti)eroi e i criptici angeli. Un anime impegnato, da guardare e riguardare da soli e con calma, per poter cogliere anche le minime sfumature. Consigliatissimo.
Per tutta l'avventura avremo a che fare con paura, amore, filosofia, misticismo e religione; il tutto condito da epici duelli tra i nostri (anti)eroi e i criptici angeli. Un anime impegnato, da guardare e riguardare da soli e con calma, per poter cogliere anche le minime sfumature. Consigliatissimo.
Nell’autunno del 1995 arriva sugli schermi televisivi nipponici un’opera destinata a rimanere nella storia dell’animazione giapponese: tale è “Shin Seiki Evangelion”, meglio conosciuto con il titolo “Neon Genesis Evangelion”. La serie, costituita da ventisei episodi, è prodotta dallo studio Gainax e scritta e diretta da Hideaki Anno.
Ci troviamo nel 2015, un futuro (ora passato) immaginario in cui il mondo è stato sconvolto dal misterioso “Second Impact”. Protagonista della storia è Shinji Ikari, un quattordicenne che si trasferisce nella cittadina di Neo Tokyo 3. Qui il ragazzo entrerà a far parte della Nerv, un’agenzia dell’ONU guidata da suo padre: il compito di Shinji sarà quello di pilotare un robot chiamato Eva e di sconfiggere gli Angeli, nemici dell’umanità.
Difficile, in questo momento, trovare le parole giuste per spiegare cosa mi abbia spinto ad apprezzare l’opera e ad assegnarle un voto così alto. “Evangelion”, infatti, è un anime che continua a far parlare di sé ancora oggi, di cui penso sarà impossibile dimenticarsi un domani: su di esso sono state scritte pagine e pagine di analisi, che hanno provato (e sono riuscite) a spiegarne i significati più reconditi, a prendere ogni immagine, ogni parola proferita dai personaggi e ad estrapolarne la precisa funzione. Anche alla sottoscritta è capitato di passare intere ore a leggere tali approfondimenti, e più capivo, più rimanevo affascinata dai tanti riferimenti religiosi, scientifici o filosofici. La storia dell’anime, infatti, risulta tutt’altro che banale e si rivela molto meno lineare di quello che poteva apparire all’inizio. Tenere il passo coi tanti misteri e con le informazioni snocciolate poco a poco è estremamente complicato: proprio per questo, alla mia seconda visione, ho cercato di fare attenzione ad ogni minimo particolare e non perdermi neanche una parola. Non vi nascondo che, anche in questo caso, ho avuto bisogno di qualche aiuto esterno; tuttavia, proprio perché così assorta, ogni episodio è volato in un lampo e il bisogno di guardare quello successivo si è presentato costantemente. Da questo punto di vista l’anime riesce sicuramente a conquistarsi l’attenzione dello spettatore, il quale si troverà dinnanzi a un’opera complessa e tutta da scoprire.
Bisogna dire, però, che la funzione di tale intreccio potrebbe essere diversa da quella che appare: spesso ho letto che piani segreti, complotti politici e organizzazioni esoteriche sono in realtà delle mere decorazioni, le quali fungono da ornamento a ciò che “Evangelion” vuole davvero essere. Non intendo confutare tali opinioni né accettarle come verità assoluta, ma mi limito solo a constatare che, rimuovendo il tutto, quel che resta in effetti non è poco. Anzi, credo che il grande messaggio che il regista abbia voluto trasmettere mi abbia affascinato ancor di più di Angeli, Seele e quant’altro. Un messaggio, questo, che viene veicolato attraverso i personaggi più veri, umani e profondi che abbia mai visto. Già dalle prime battute, e soprattutto nelle ultime, l’anime sembra quasi assumere l’aspetto di una seduta di psico-analisi. Non di rado si avrà l’impressione di essere partiti per un viaggio all’interno della psicologia del complesso protagonista: un viaggio costituito da numerose tappe, proposto più e più volte (tanto da scocciare qualche spettatore). Ma la mente di un essere umano, tortuosa quanto un labirinto, è piuttosto complicata da indagare, e anche spenderci tutti gli episodi forse non sarebbe stato abbastanza. Un analogo lavoro, non dettagliato come quello di Shinji ma sicuramente da lodare, è stato svolto su tutti gli altri comprimari: con due sole frasi o un episodio intero gli autori sono riusciti a farci conoscere Asuka, Rei, Misato o Ritsuko e a mostrarci i loro profondi turbamenti, le insicurezze, le velleità, le paure. Ma qual era lo scopo del regista? Sbatterci in faccia una miriade di casi umani e incredibilmente realistici? Non pretendo di conoscere la risposta, ma vorrei solo esternare ciò che mi ha lasciato “Evangelion” nell’ultimo episodio: un invito a non rinchiudersi in sé stessi, a cercare il contatto con il prossimo, a voler comunicare, nonostante ognuno abbia la propria personale “verità”, diversa da quella di tutti gli altri. Un invito che ci raggiunge forte e chiaro negli ultimi due episodi, criticati da molti perché lasciano parecchie questioni in sospeso; io, invece, penso che il coraggio di mettere da parte una storia così complicata per affrontare tali questioni sia solo da lodare.
Da lodare, tra l’altro, è il lavoro svolto dallo staff della Gainax per tutto quel che riguarda il comparto tecnico. Non lontane dalla verità, infatti, sono le voci secondo le quali la produzione dell’anime sia stata parecchio tormentata, tra ritardi, ripensamenti e budget limitato. A tali problemi si è ovviato in una maniera direi quasi elegante, che non ha intaccato in alcun modo la buona qualità che il prodotto presentava agli inizi. Ecco, dunque, che i disegni (realizzati sulla base del più che gradevole character design di Yoshiyuki Sadamoto) hanno subito molte meno sbavature di tanti anime più moderni. La mancanza di tempo e denaro è stata risolta per mezzo di ingegnosi espedienti, con cui si è preferito riciclare scene già usate o adottare metodi poco convenzionali, invece di strafare e sfociare in animazioni scadenti. Sempre sul pezzo la colonna sonora, nella quale non sfigurano brani di musica classica; da ricordare, infine, la malinconica ending “Fly Me To The Moon” (proposta in diverse varianti) e l’iconica opening “Zankoku na Tenshi no These”, forse una delle migliori di sempre. A dirigere il tutto troviamo, come già detto, la brillante regia di Hideaki Anno.
Insomma, “Neon Genesis Evangelion” è un’opera dalle mille sfaccettature, che può colpire lo spettatore per tanti motivi differenti. Io, come molti altri, ne ho ricavato un messaggio che di rado ho potuto percepire in altre opere: ed è proprio questo messaggio, così semplice ma anche così importante per i fan di anime e manga, che mi spinge ad assegnare un 10.
Ci troviamo nel 2015, un futuro (ora passato) immaginario in cui il mondo è stato sconvolto dal misterioso “Second Impact”. Protagonista della storia è Shinji Ikari, un quattordicenne che si trasferisce nella cittadina di Neo Tokyo 3. Qui il ragazzo entrerà a far parte della Nerv, un’agenzia dell’ONU guidata da suo padre: il compito di Shinji sarà quello di pilotare un robot chiamato Eva e di sconfiggere gli Angeli, nemici dell’umanità.
Difficile, in questo momento, trovare le parole giuste per spiegare cosa mi abbia spinto ad apprezzare l’opera e ad assegnarle un voto così alto. “Evangelion”, infatti, è un anime che continua a far parlare di sé ancora oggi, di cui penso sarà impossibile dimenticarsi un domani: su di esso sono state scritte pagine e pagine di analisi, che hanno provato (e sono riuscite) a spiegarne i significati più reconditi, a prendere ogni immagine, ogni parola proferita dai personaggi e ad estrapolarne la precisa funzione. Anche alla sottoscritta è capitato di passare intere ore a leggere tali approfondimenti, e più capivo, più rimanevo affascinata dai tanti riferimenti religiosi, scientifici o filosofici. La storia dell’anime, infatti, risulta tutt’altro che banale e si rivela molto meno lineare di quello che poteva apparire all’inizio. Tenere il passo coi tanti misteri e con le informazioni snocciolate poco a poco è estremamente complicato: proprio per questo, alla mia seconda visione, ho cercato di fare attenzione ad ogni minimo particolare e non perdermi neanche una parola. Non vi nascondo che, anche in questo caso, ho avuto bisogno di qualche aiuto esterno; tuttavia, proprio perché così assorta, ogni episodio è volato in un lampo e il bisogno di guardare quello successivo si è presentato costantemente. Da questo punto di vista l’anime riesce sicuramente a conquistarsi l’attenzione dello spettatore, il quale si troverà dinnanzi a un’opera complessa e tutta da scoprire.
Bisogna dire, però, che la funzione di tale intreccio potrebbe essere diversa da quella che appare: spesso ho letto che piani segreti, complotti politici e organizzazioni esoteriche sono in realtà delle mere decorazioni, le quali fungono da ornamento a ciò che “Evangelion” vuole davvero essere. Non intendo confutare tali opinioni né accettarle come verità assoluta, ma mi limito solo a constatare che, rimuovendo il tutto, quel che resta in effetti non è poco. Anzi, credo che il grande messaggio che il regista abbia voluto trasmettere mi abbia affascinato ancor di più di Angeli, Seele e quant’altro. Un messaggio, questo, che viene veicolato attraverso i personaggi più veri, umani e profondi che abbia mai visto. Già dalle prime battute, e soprattutto nelle ultime, l’anime sembra quasi assumere l’aspetto di una seduta di psico-analisi. Non di rado si avrà l’impressione di essere partiti per un viaggio all’interno della psicologia del complesso protagonista: un viaggio costituito da numerose tappe, proposto più e più volte (tanto da scocciare qualche spettatore). Ma la mente di un essere umano, tortuosa quanto un labirinto, è piuttosto complicata da indagare, e anche spenderci tutti gli episodi forse non sarebbe stato abbastanza. Un analogo lavoro, non dettagliato come quello di Shinji ma sicuramente da lodare, è stato svolto su tutti gli altri comprimari: con due sole frasi o un episodio intero gli autori sono riusciti a farci conoscere Asuka, Rei, Misato o Ritsuko e a mostrarci i loro profondi turbamenti, le insicurezze, le velleità, le paure. Ma qual era lo scopo del regista? Sbatterci in faccia una miriade di casi umani e incredibilmente realistici? Non pretendo di conoscere la risposta, ma vorrei solo esternare ciò che mi ha lasciato “Evangelion” nell’ultimo episodio: un invito a non rinchiudersi in sé stessi, a cercare il contatto con il prossimo, a voler comunicare, nonostante ognuno abbia la propria personale “verità”, diversa da quella di tutti gli altri. Un invito che ci raggiunge forte e chiaro negli ultimi due episodi, criticati da molti perché lasciano parecchie questioni in sospeso; io, invece, penso che il coraggio di mettere da parte una storia così complicata per affrontare tali questioni sia solo da lodare.
Da lodare, tra l’altro, è il lavoro svolto dallo staff della Gainax per tutto quel che riguarda il comparto tecnico. Non lontane dalla verità, infatti, sono le voci secondo le quali la produzione dell’anime sia stata parecchio tormentata, tra ritardi, ripensamenti e budget limitato. A tali problemi si è ovviato in una maniera direi quasi elegante, che non ha intaccato in alcun modo la buona qualità che il prodotto presentava agli inizi. Ecco, dunque, che i disegni (realizzati sulla base del più che gradevole character design di Yoshiyuki Sadamoto) hanno subito molte meno sbavature di tanti anime più moderni. La mancanza di tempo e denaro è stata risolta per mezzo di ingegnosi espedienti, con cui si è preferito riciclare scene già usate o adottare metodi poco convenzionali, invece di strafare e sfociare in animazioni scadenti. Sempre sul pezzo la colonna sonora, nella quale non sfigurano brani di musica classica; da ricordare, infine, la malinconica ending “Fly Me To The Moon” (proposta in diverse varianti) e l’iconica opening “Zankoku na Tenshi no These”, forse una delle migliori di sempre. A dirigere il tutto troviamo, come già detto, la brillante regia di Hideaki Anno.
Insomma, “Neon Genesis Evangelion” è un’opera dalle mille sfaccettature, che può colpire lo spettatore per tanti motivi differenti. Io, come molti altri, ne ho ricavato un messaggio che di rado ho potuto percepire in altre opere: ed è proprio questo messaggio, così semplice ma anche così importante per i fan di anime e manga, che mi spinge ad assegnare un 10.
E' forse uno degli anime che più ha contribuito a farmi appassionare al mondo dell'animazione. Che cosa scrivo... forse? Sicuramente! Non mi soffermerò sulla trama, poiché essa viene riassunta abbastanza sia nella scheda apposita sia dagli altri recensori.
1995. La formula per un anime di successo è quella di avere un elevatissimo budget e produrre tanti episodi, ma poi nell'intero mondo si affaccia uno studio d'animazione quasi anonimo che da quell'anno in poi avrebbe cambiato le carte in tavola, divenendo, insieme alla sua opera più famosa, autore di una nuova formula che in poco tempo diverrà la più utilizzata e la più affermata, confinando nell'ombra la precedente. Da quell'anno lo studio Gainax e il nome di Hideaki Anno passeranno alla storia.
Ma quali sono gli elementi che hanno reso "Neon Genesis Evangelion" una delle opere d'animazione più importanti e conosciute al mondo? Cosa mai potrebbe essere questo anime realizzato con poco denaro, a cui comunque dobbiamo la completa formazione e consolidamento della figura dell'otaku all'interno della società giapponese, ma, anche, in fondo, nel resto del mondo?
Anche se sotto molti aspetti, visionando con un occhio contemporaneo molto più avvezzo al confronto con diverse tematiche che si potrebbero definir "profonde", "Neon Genesis Evangelion" può essere considerato un lieve e maldestro tentativo di portare per l'appunto un certa profondità in un anime (non bisogna scordarsi gli stessi rimpianti di Anno, rilevati in alcune interviste qualche anno dopo, su alcune cose mostrate nella serie. Il più esemplare: il sorridere di Rei alla fine della settima puntata), questo non vuol dire di certo che bisogna ridurlo a una di quelle opere artistiche che possono avere successo solo in determinati contesti storici, poiché sarebbe una spudorata menzogna. "Neon Genesis Evangelion" sa offrire molto anche a uno spettatore dell'inoltrato duemila, in cui la fantascienza ci ha abituati a molti scenari, che, continuamente ripetuti nel passare degli anni, da innovativi si sono trasformati in luoghi comuni.
Se devo essere pienamente sincero, avevo passato un anno titubante prima d'iniziarne la visione, perché convinto del fatto che sarebbe stato pesante, ma non pesante alla "Guerra e pace", e quindi scorrevole, piacevole e di buon gusto, ma il contrario. Poi ne ascoltai l'opening, "A Cruel Angel’s Thesis", e mi resi conto che solo un'opera fantastica come "Star Trek" poteva avere un'opening così. Mi decisi, e ne iniziai la visione. Guardando le prime puntate, lo trovai interessante, ma, come ho già scritto qualche riga sopra, anche maldestro. Poi comparve Asuka, e finalmente la storia iniziò a decollare o, per essere più in tema con la serie, a volare come un angelo.
A dir la verità, ho iniziato ad appassionarmi alla storia soltanto dall'episodio 16, in cui s'inizia ad addentrarsi nel pieno della storia e nella sua originale tragicità. Con questo cosa vorrei dire? Che gli altri episodi precedenti al 16 sono da buttare? No, in fin dei conti sono funzionali alla trama, in certi momenti che contengono anche importanti, e in fondo sono anche piacevoli da guardare, ma, come scritto, per l'ennesima volta, sono maldestri, hanno qualcosa che, seppur non mi ha fatto arricciare il naso, ci è andato vicino. Come la scena della prima volta di Shinji nell'appartamento di Rei, pur comprendendo appieno l'espressione della completa indifferenza di Rei verso ciò che le succede attorno che quella scena vuole comunicare allo spettatore, l'ho trovata lo stesso con qualche difetto, non nel comportamento di lei, quanto in quello di lui.
In definitiva, mi pento di aver visto "Neon Genesis Evangelion"? No, per nulla, perché credo che esso debba essere visionato soltanto per giungere al finale, che credo sia quello più interessante che un anime abbia mai proposto.
Lo consiglio? Sì, pienamente: lasciatevi prendere da quello che può essere considerato un capolavoro.
Arrivati a questo punto della recensione, ci si domanderà il perché del mio voto. Beh, come ho detto, il "nuovo vangelo" presenta alcuni difetti che, per onestà, per quanto ami questa serie, non mi possono far dare all'opera un 10, facendo scendere il mio voto dal massimo di 1,5 punti.
Per quanto concerne il lato tecnico, è tutto nella norma, se si conta che è un cartone animato prodotto nel '95, e soprattutto da uno studio con poche risorse finanziarie.
Il disegno mecha merita un apprezzamento a sé, mi domando quanti nel mondo avranno sognato di pilotare un mecha dal design dell'EVA 01; se questi individui ci sono, sicuramente io devo essere annoverato tra essi.
La musica è sempre pienamente azzeccata alle situazioni, soprattutto in quelle di forte climax, specificando: le OST sono una più bella dell'altra, da ricordare sono sicuramente quella dell'EVA 01 "Berserk", "Bonderline Case" e "Rei". Mitica, nel senso letterale del termine, è la di già citata opening "A Cruel Angel’s Thesis".
Con il consiglio, riferito a tutti, di guardarlo, finisco la recensione di un'opera che mi ha segnato, e spero anche voi una volta guardato.
1995. La formula per un anime di successo è quella di avere un elevatissimo budget e produrre tanti episodi, ma poi nell'intero mondo si affaccia uno studio d'animazione quasi anonimo che da quell'anno in poi avrebbe cambiato le carte in tavola, divenendo, insieme alla sua opera più famosa, autore di una nuova formula che in poco tempo diverrà la più utilizzata e la più affermata, confinando nell'ombra la precedente. Da quell'anno lo studio Gainax e il nome di Hideaki Anno passeranno alla storia.
Ma quali sono gli elementi che hanno reso "Neon Genesis Evangelion" una delle opere d'animazione più importanti e conosciute al mondo? Cosa mai potrebbe essere questo anime realizzato con poco denaro, a cui comunque dobbiamo la completa formazione e consolidamento della figura dell'otaku all'interno della società giapponese, ma, anche, in fondo, nel resto del mondo?
Anche se sotto molti aspetti, visionando con un occhio contemporaneo molto più avvezzo al confronto con diverse tematiche che si potrebbero definir "profonde", "Neon Genesis Evangelion" può essere considerato un lieve e maldestro tentativo di portare per l'appunto un certa profondità in un anime (non bisogna scordarsi gli stessi rimpianti di Anno, rilevati in alcune interviste qualche anno dopo, su alcune cose mostrate nella serie. Il più esemplare: il sorridere di Rei alla fine della settima puntata), questo non vuol dire di certo che bisogna ridurlo a una di quelle opere artistiche che possono avere successo solo in determinati contesti storici, poiché sarebbe una spudorata menzogna. "Neon Genesis Evangelion" sa offrire molto anche a uno spettatore dell'inoltrato duemila, in cui la fantascienza ci ha abituati a molti scenari, che, continuamente ripetuti nel passare degli anni, da innovativi si sono trasformati in luoghi comuni.
Se devo essere pienamente sincero, avevo passato un anno titubante prima d'iniziarne la visione, perché convinto del fatto che sarebbe stato pesante, ma non pesante alla "Guerra e pace", e quindi scorrevole, piacevole e di buon gusto, ma il contrario. Poi ne ascoltai l'opening, "A Cruel Angel’s Thesis", e mi resi conto che solo un'opera fantastica come "Star Trek" poteva avere un'opening così. Mi decisi, e ne iniziai la visione. Guardando le prime puntate, lo trovai interessante, ma, come ho già scritto qualche riga sopra, anche maldestro. Poi comparve Asuka, e finalmente la storia iniziò a decollare o, per essere più in tema con la serie, a volare come un angelo.
A dir la verità, ho iniziato ad appassionarmi alla storia soltanto dall'episodio 16, in cui s'inizia ad addentrarsi nel pieno della storia e nella sua originale tragicità. Con questo cosa vorrei dire? Che gli altri episodi precedenti al 16 sono da buttare? No, in fin dei conti sono funzionali alla trama, in certi momenti che contengono anche importanti, e in fondo sono anche piacevoli da guardare, ma, come scritto, per l'ennesima volta, sono maldestri, hanno qualcosa che, seppur non mi ha fatto arricciare il naso, ci è andato vicino. Come la scena della prima volta di Shinji nell'appartamento di Rei, pur comprendendo appieno l'espressione della completa indifferenza di Rei verso ciò che le succede attorno che quella scena vuole comunicare allo spettatore, l'ho trovata lo stesso con qualche difetto, non nel comportamento di lei, quanto in quello di lui.
In definitiva, mi pento di aver visto "Neon Genesis Evangelion"? No, per nulla, perché credo che esso debba essere visionato soltanto per giungere al finale, che credo sia quello più interessante che un anime abbia mai proposto.
Lo consiglio? Sì, pienamente: lasciatevi prendere da quello che può essere considerato un capolavoro.
Arrivati a questo punto della recensione, ci si domanderà il perché del mio voto. Beh, come ho detto, il "nuovo vangelo" presenta alcuni difetti che, per onestà, per quanto ami questa serie, non mi possono far dare all'opera un 10, facendo scendere il mio voto dal massimo di 1,5 punti.
Per quanto concerne il lato tecnico, è tutto nella norma, se si conta che è un cartone animato prodotto nel '95, e soprattutto da uno studio con poche risorse finanziarie.
Il disegno mecha merita un apprezzamento a sé, mi domando quanti nel mondo avranno sognato di pilotare un mecha dal design dell'EVA 01; se questi individui ci sono, sicuramente io devo essere annoverato tra essi.
La musica è sempre pienamente azzeccata alle situazioni, soprattutto in quelle di forte climax, specificando: le OST sono una più bella dell'altra, da ricordare sono sicuramente quella dell'EVA 01 "Berserk", "Bonderline Case" e "Rei". Mitica, nel senso letterale del termine, è la di già citata opening "A Cruel Angel’s Thesis".
Con il consiglio, riferito a tutti, di guardarlo, finisco la recensione di un'opera che mi ha segnato, e spero anche voi una volta guardato.
“Neon Genesis Evangelion” è una serie d’animazione giapponese del 1995, costituita da ventisei episodi di durata canonica, realizzata dallo studio Gainax e sceneggiata e diretta da Hideaki Anno.
Trama: la vicenda ha luogo quindici anni dopo un cataclisma, noto come Second Impact, che ha sciolto la calotta polare antartica e causato l’innalzamento del livello dei mari e lo spostamento dell’asse di rotazione terrestre, provocando disastri naturali, crisi internazionali e la morte di miliardi di persone e forme di vita. Oggi, l’umanità si è in parte ripresa, ma è ancora minacciata dagli Angeli, misteriose creature gigantesche e dall’alto potere distruttivo. A opporsi a tali mostruosità si staglia la Nerv, un’agenzia militare sotto il diretto controllo delle Nazioni Unite che può disporre degli Evangelion, enormi mecha biomeccanici.
Il protagonista, Shinji Ikari, è un ragazzino di quattordici anni che, proprio durante l’attacco di un Angelo, viene convocato a Neo-Tokyo 3, la roccaforte del genere umano, dal proprio padre, Gendo Ikari, Comandante Supremo della Nerv, per diventare, in qualità di Third Children, il pilota dell’Evangelion 01.
I primi episodi di uno degli anime più influenti e popolari degli anni Novanta (e di sempre) presentano un’ambientazione e una struttura narrativa certamente non inusuali per le serie appartenenti al genere fantascientifico-robotico: potenti organizzazioni, un Giappone sotto assedio periodico da parte di pantagruelici abomini, giovanissimi piloti di enormi macchine umanoidi come unica risorsa per sconfiggere il nemico, uno schema assimilabile al “mostro della settimana” e altro ancora.
Ben presto, tuttavia, a queste caratteristiche vengono affiancati elementi psicanalitici che non di rado occupano intere puntate e si addentrano con insistente crudeltà nelle menti dei personaggi principali, generalmente piuttosto turbate, scavando e grattando via ipocrisie, paure e traumi infantili.
Abbandonando con maggior frequenza e sempre più a lungo il piano fisico-materiale in favore di un’immersione totale nel vorticoso flusso di pensieri dei protagonisti, lo spettatore viene a contatto con realtà e storie disturbanti, manipolazioni e inquietanti dubbi esistenziali, in quella che si rivela lentamente come una fusione tra sfera personale e collettiva. Tale unione raggiunge la propria apoteosi (e conseguente risoluzione) proprio in corrispondenza dell’epilogo: il mondo come lo percepiamo non è forse il risultato di un’operazione di filtraggio effettuata dal nostro io? E il modo in cui il mondo recepisce noi stessi non è forse la somma delle percezioni di chi ci circonda? Fino a che punto dovremmo preoccuparci di quello che gli altri pensano di noi? E quanto a lungo questa scusa potrà impedirci di vivere la nostra vita con libertà e intraprendenza?
In un mondo che, per il volere di pochi, si appresta a diventare un’unica entità in cui tutte le individualità, con annesse tentazioni e malvagità, vengono azzerate per tornare a un amalgama puro e indistinto, è proprio il protagonista, Shinji, a dover finalmente ripercorrere le esperienze vissute, estrapolandone gli insegnamenti e determinando il proprio destino e quello dell’umanità.
Benché rivolto a un pubblico prevalentemente otaku, a cui vengono concessi numerosi tributi in termini di personaggi femminili dalle caratterizzazioni apparentemente stereotipate e fanservice, sia sessuale che tecnico, “Neon Genesis Evangelion” porta sullo schermo aspetti che, ancora oggi, sono rari nel panorama dell’animazione giapponese appartenente allo stesso ambito (l’otaku-oriented): laddove i protagonisti identificabili come otaku (specialmente negli ultimi anni) sono per lo più paladini (fieri o involontari) della solitudine, individui che la società civile respinge e deride in quanto incapace di comprenderli o da cui essi stessi si allontanano di propria spontanea volontà, ma che si rivelano poi dotati di pregi e difetti di cui l’omologante e omologato cittadino nipponico medio è privo e di cui necessita per essere “salvato”, in un processo di pandering definitivo e di glorificazione del fenomeno, “Neon Genesis Evangelion” intraprende un cammino opposto.
L’anime, infatti, mostra agli spettatori un cast di adolescenti e adulti esposti in tutta la propria sconcertante bruttezza.
Shinji non è un eroe. O, almeno, non è un eroe convenzionale. Non è un incompreso e un reietto, ma un giovane incline alla depressione più nera e allo scoramento che cerca continuamente di incolpare gli altri per i propri problemi e, allo stesso tempo, di attribuire quelle stesse colpe a sé stesso e alla propria inadeguatezza, dando vita a un tragico uroboro di biasimo. La costante dei suoi atteggiamenti è la passività, il desiderio di lasciare che siano gli altri a fare il primo passo, prendendo decisioni per lui, decisioni che potrebbero riempirlo di gioia o disperazione, ma che costituiscono, in ogni caso, fonti di deresponsabilizzazione nei propri confronti. E’ introverso e si isola per fuggire dalle possibili conseguenze delle relazioni interpersonali. Cerca di affermare il proprio valore, ma non riesce a fare a meno di rivolgere sguardi d’elemosina affettiva a coloro che lo circondano.
Non meno problematiche e complessate sono le altre figure principali della serie: ancora una volta ci si ritrova di fronte a personalità quasi devastate, spesso preda di malsane ossessioni profondamente radicate nell’animo di tali soggetti, fissazioni che ne pregiudicano la salute mentale e i rapporti con colleghi e amici. I personaggi secondari sono invece più superficiali, ma svolgono i propri ruoli in maniera comunque impeccabile e umana.
“Neon Genesis Evangelion” si configura così come un’opera di introspezione psicologica di indubbio valore e interesse.
Il comparto tecnico è generalmente di buon livello. Il character design è molto piacevole e curato, in linea con lo stile più in voga in quel periodo, e lo stesso si può dire per i vari capi di abbigliamento e le divise. Le ambientazioni sono ricche di dettagli e oramai iconiche, come il centro di controllo della Nerv e la città di Neo-Tokyo 3, capace di ritirarsi nel sottosuolo per permettere ad Angeli ed Evangelion di scontrarsi senza timore di causare vittime civili. Inoltre, le linee regolari, fredde e futuristiche delle creazioni antropiche sono affiancate da paesaggi rurali e quasi bucolici, il tutto realizzato facendo ricorso a tonalità cromatiche tendenzialmente luminose.
Per sottolineare situazioni di disagio, incertezza e le sequenze di analisi interiore, invece, i colori si fanno più forti, i contrasti più marcati, le inquadrature e le prospettive si distorcono e, non di rado, si sperimentano stili di disegno e tecniche differenti, per sottolineare l’esplorazione di una diversa dimensione dell’esistenza.
Il titolo, tuttavia, è comunque interessato da cali grafici e errori di continuità, di cui uno particolarmente stravagante.
Ovviamente, non si può non citare l’ispirato design degli Evangelion e degli Angeli. I primi si distinguono per un’evidente componente organica e fattezze più mostruosamente umane che robotiche, ancora più agghiaccianti e palesi in alcune situazioni, in cui questa loro natura animalesca e pulsante si manifesta in tutta la propria brutalità. I secondi, invece, impressionano per la grande varietà di forme, dimensioni e tattiche offensive e difensive. Lo stessa denominazione di “Angeli” è solo uno dei numerosi riferimenti alla mitologia e all’iconografia cristiana, ebraica ed esoterica disseminate per l'opera, che impreziosiscono, benché siano più estetici che tematici, donandole un tono mistico ed enigmatico, che trascende il banale concetto di lotta tra uomini e mostri e quasi assurge a livelli ben più alti.
Le animazioni sono piuttosto fluide e rendono al meglio soprattutto nei combattimenti. L’ampio ricorso a flashback e scene oniriche e da incubo permette inoltre il riciclo di animazioni, utili per contenere il budget complessivo, ma non si rivela invadente né fastidioso.
La colonna sonora è variegata ma deliziosa. Se la sigla di apertura, la ben nota “Zankoku na Tenshi no These”, è ormai entrata nell’immaginario collettivo, non meno suggestiva è quella di chiusura, la dolce “Fly Me to the Moon”, reinterpretata da diverse cantanti in molteplici versioni. Le altre tracce si rivelano sempre azzeccate, anche se non mancano le sperimentazioni sopra le righe, con risultati di forte impatto.
Il doppiaggio italiano è ottimo e molto espressivo e conferisce una caratterizzazione unica ad ogni personaggio, ad eccezione di qualche interpretazione a tratti zoppicante.
In conclusione, “Neon Genesis Evangelion” è un anime che si spinge ben oltre la pura materialità sensazionalistica degli scontri tra titani meccanici e creature misteriose e propone uno studio viscerale e spietato della psiche dei personaggi principali, non esitando nel rivolgere il proprio messaggio di fondo allo stesso pubblico. E’ una storia di depressione, ossessione e accettazione di sé e del proprio valore intrinseco, compito che solo noi possiamo portare a termine e che non possiamo relegare a soggetti esterni. E’ un invito ad abbandonare quelle confortevoli debolezze dietro cui ci nascondiamo per evitare una vita con meno certezze ma forse più soddisfacente e autentica.
Il finale potrebbe deludere chi si aspettava una roboante battaglia finale, ma sarà più che adeguato per chi invece preferiva un maggior focus sugli argomenti trattati, concettualmente importanti e pesanti, ma capaci di rendere la narrazione ancora più trascinante e pregna di significato.
Trama: la vicenda ha luogo quindici anni dopo un cataclisma, noto come Second Impact, che ha sciolto la calotta polare antartica e causato l’innalzamento del livello dei mari e lo spostamento dell’asse di rotazione terrestre, provocando disastri naturali, crisi internazionali e la morte di miliardi di persone e forme di vita. Oggi, l’umanità si è in parte ripresa, ma è ancora minacciata dagli Angeli, misteriose creature gigantesche e dall’alto potere distruttivo. A opporsi a tali mostruosità si staglia la Nerv, un’agenzia militare sotto il diretto controllo delle Nazioni Unite che può disporre degli Evangelion, enormi mecha biomeccanici.
Il protagonista, Shinji Ikari, è un ragazzino di quattordici anni che, proprio durante l’attacco di un Angelo, viene convocato a Neo-Tokyo 3, la roccaforte del genere umano, dal proprio padre, Gendo Ikari, Comandante Supremo della Nerv, per diventare, in qualità di Third Children, il pilota dell’Evangelion 01.
I primi episodi di uno degli anime più influenti e popolari degli anni Novanta (e di sempre) presentano un’ambientazione e una struttura narrativa certamente non inusuali per le serie appartenenti al genere fantascientifico-robotico: potenti organizzazioni, un Giappone sotto assedio periodico da parte di pantagruelici abomini, giovanissimi piloti di enormi macchine umanoidi come unica risorsa per sconfiggere il nemico, uno schema assimilabile al “mostro della settimana” e altro ancora.
Ben presto, tuttavia, a queste caratteristiche vengono affiancati elementi psicanalitici che non di rado occupano intere puntate e si addentrano con insistente crudeltà nelle menti dei personaggi principali, generalmente piuttosto turbate, scavando e grattando via ipocrisie, paure e traumi infantili.
Abbandonando con maggior frequenza e sempre più a lungo il piano fisico-materiale in favore di un’immersione totale nel vorticoso flusso di pensieri dei protagonisti, lo spettatore viene a contatto con realtà e storie disturbanti, manipolazioni e inquietanti dubbi esistenziali, in quella che si rivela lentamente come una fusione tra sfera personale e collettiva. Tale unione raggiunge la propria apoteosi (e conseguente risoluzione) proprio in corrispondenza dell’epilogo: il mondo come lo percepiamo non è forse il risultato di un’operazione di filtraggio effettuata dal nostro io? E il modo in cui il mondo recepisce noi stessi non è forse la somma delle percezioni di chi ci circonda? Fino a che punto dovremmo preoccuparci di quello che gli altri pensano di noi? E quanto a lungo questa scusa potrà impedirci di vivere la nostra vita con libertà e intraprendenza?
In un mondo che, per il volere di pochi, si appresta a diventare un’unica entità in cui tutte le individualità, con annesse tentazioni e malvagità, vengono azzerate per tornare a un amalgama puro e indistinto, è proprio il protagonista, Shinji, a dover finalmente ripercorrere le esperienze vissute, estrapolandone gli insegnamenti e determinando il proprio destino e quello dell’umanità.
Benché rivolto a un pubblico prevalentemente otaku, a cui vengono concessi numerosi tributi in termini di personaggi femminili dalle caratterizzazioni apparentemente stereotipate e fanservice, sia sessuale che tecnico, “Neon Genesis Evangelion” porta sullo schermo aspetti che, ancora oggi, sono rari nel panorama dell’animazione giapponese appartenente allo stesso ambito (l’otaku-oriented): laddove i protagonisti identificabili come otaku (specialmente negli ultimi anni) sono per lo più paladini (fieri o involontari) della solitudine, individui che la società civile respinge e deride in quanto incapace di comprenderli o da cui essi stessi si allontanano di propria spontanea volontà, ma che si rivelano poi dotati di pregi e difetti di cui l’omologante e omologato cittadino nipponico medio è privo e di cui necessita per essere “salvato”, in un processo di pandering definitivo e di glorificazione del fenomeno, “Neon Genesis Evangelion” intraprende un cammino opposto.
L’anime, infatti, mostra agli spettatori un cast di adolescenti e adulti esposti in tutta la propria sconcertante bruttezza.
Shinji non è un eroe. O, almeno, non è un eroe convenzionale. Non è un incompreso e un reietto, ma un giovane incline alla depressione più nera e allo scoramento che cerca continuamente di incolpare gli altri per i propri problemi e, allo stesso tempo, di attribuire quelle stesse colpe a sé stesso e alla propria inadeguatezza, dando vita a un tragico uroboro di biasimo. La costante dei suoi atteggiamenti è la passività, il desiderio di lasciare che siano gli altri a fare il primo passo, prendendo decisioni per lui, decisioni che potrebbero riempirlo di gioia o disperazione, ma che costituiscono, in ogni caso, fonti di deresponsabilizzazione nei propri confronti. E’ introverso e si isola per fuggire dalle possibili conseguenze delle relazioni interpersonali. Cerca di affermare il proprio valore, ma non riesce a fare a meno di rivolgere sguardi d’elemosina affettiva a coloro che lo circondano.
Non meno problematiche e complessate sono le altre figure principali della serie: ancora una volta ci si ritrova di fronte a personalità quasi devastate, spesso preda di malsane ossessioni profondamente radicate nell’animo di tali soggetti, fissazioni che ne pregiudicano la salute mentale e i rapporti con colleghi e amici. I personaggi secondari sono invece più superficiali, ma svolgono i propri ruoli in maniera comunque impeccabile e umana.
“Neon Genesis Evangelion” si configura così come un’opera di introspezione psicologica di indubbio valore e interesse.
Il comparto tecnico è generalmente di buon livello. Il character design è molto piacevole e curato, in linea con lo stile più in voga in quel periodo, e lo stesso si può dire per i vari capi di abbigliamento e le divise. Le ambientazioni sono ricche di dettagli e oramai iconiche, come il centro di controllo della Nerv e la città di Neo-Tokyo 3, capace di ritirarsi nel sottosuolo per permettere ad Angeli ed Evangelion di scontrarsi senza timore di causare vittime civili. Inoltre, le linee regolari, fredde e futuristiche delle creazioni antropiche sono affiancate da paesaggi rurali e quasi bucolici, il tutto realizzato facendo ricorso a tonalità cromatiche tendenzialmente luminose.
Per sottolineare situazioni di disagio, incertezza e le sequenze di analisi interiore, invece, i colori si fanno più forti, i contrasti più marcati, le inquadrature e le prospettive si distorcono e, non di rado, si sperimentano stili di disegno e tecniche differenti, per sottolineare l’esplorazione di una diversa dimensione dell’esistenza.
Il titolo, tuttavia, è comunque interessato da cali grafici e errori di continuità, di cui uno particolarmente stravagante.
Ovviamente, non si può non citare l’ispirato design degli Evangelion e degli Angeli. I primi si distinguono per un’evidente componente organica e fattezze più mostruosamente umane che robotiche, ancora più agghiaccianti e palesi in alcune situazioni, in cui questa loro natura animalesca e pulsante si manifesta in tutta la propria brutalità. I secondi, invece, impressionano per la grande varietà di forme, dimensioni e tattiche offensive e difensive. Lo stessa denominazione di “Angeli” è solo uno dei numerosi riferimenti alla mitologia e all’iconografia cristiana, ebraica ed esoterica disseminate per l'opera, che impreziosiscono, benché siano più estetici che tematici, donandole un tono mistico ed enigmatico, che trascende il banale concetto di lotta tra uomini e mostri e quasi assurge a livelli ben più alti.
Le animazioni sono piuttosto fluide e rendono al meglio soprattutto nei combattimenti. L’ampio ricorso a flashback e scene oniriche e da incubo permette inoltre il riciclo di animazioni, utili per contenere il budget complessivo, ma non si rivela invadente né fastidioso.
La colonna sonora è variegata ma deliziosa. Se la sigla di apertura, la ben nota “Zankoku na Tenshi no These”, è ormai entrata nell’immaginario collettivo, non meno suggestiva è quella di chiusura, la dolce “Fly Me to the Moon”, reinterpretata da diverse cantanti in molteplici versioni. Le altre tracce si rivelano sempre azzeccate, anche se non mancano le sperimentazioni sopra le righe, con risultati di forte impatto.
Il doppiaggio italiano è ottimo e molto espressivo e conferisce una caratterizzazione unica ad ogni personaggio, ad eccezione di qualche interpretazione a tratti zoppicante.
In conclusione, “Neon Genesis Evangelion” è un anime che si spinge ben oltre la pura materialità sensazionalistica degli scontri tra titani meccanici e creature misteriose e propone uno studio viscerale e spietato della psiche dei personaggi principali, non esitando nel rivolgere il proprio messaggio di fondo allo stesso pubblico. E’ una storia di depressione, ossessione e accettazione di sé e del proprio valore intrinseco, compito che solo noi possiamo portare a termine e che non possiamo relegare a soggetti esterni. E’ un invito ad abbandonare quelle confortevoli debolezze dietro cui ci nascondiamo per evitare una vita con meno certezze ma forse più soddisfacente e autentica.
Il finale potrebbe deludere chi si aspettava una roboante battaglia finale, ma sarà più che adeguato per chi invece preferiva un maggior focus sugli argomenti trattati, concettualmente importanti e pesanti, ma capaci di rendere la narrazione ancora più trascinante e pregna di significato.
Con questa recensione so di andare contro a molti detrattori della serie, ma procederò comunque con la mia critica. Ammetto da subito che ho trovato questa serie animata stupenda, e non solo per la notorietà di questo anime.
Per chiarire il mio entusiasmo, fornirò una brevissima ragione che mi ha spinto a seguire questa serie: grande fan di Hayao Miyazaki e soprattutto del suo lungometraggio d'esordio, "Nausicaa della Valle del Vento", non potevo non vedere una serie diretta dal suo collaboratore Hideaki Anno; a questo va aggiunto il mio apprezzamento per l'ultima opera di Miyazaki, "Si alza il vento", in cui il protagonista veniva doppiato dallo stesso Anno.
A rafforzare queste ragioni vi è la mia passione per storie che mescolano vari elementi filosofici e azione. In questo anime sono tutti presenti, quello che più mi ha colpito però è che la trama di questa serie è autobiografica, in quanto realizzata in un grave momento di crisi attraversato dallo stesso regista. Emblematico quindi il personaggio di Shinji, che trasmette tutto il carico doloroso che Anno si trovava ad affrontare. Ho letto inoltre che viene molto spesso rimproverato a questa serie di non avere una vera e propria trama (caso significativo, gli episodi 25 e 26, interi flussi di coscienza). Io ritengo invece che sin dall'inizio il progetto voleva portare avanti una storia in modo originale, senza realizzare il solito mecha in cui dei banali robot si trovassero a combattere contro dei banali mostri - senza dubbio all'epoca della realizzazione ne circolavano moltissimi. Portare avanti una storia incentrata sulla crescita psicologica del protagonista era senza dubbio meglio; geniale trovo poi realizzare un protagonista con il quale lo spettatore fatica a empatizzare (è decisamente apatico ed estremamente riluttante a rivestire il ruolo di eroe che gli viene affibbiato). Riusciti ottimamente tutti gli altri personaggi, con storie che trovo molto convincenti e molto pesanti dal punto di vista drammatico. Buono anche il mescolare scene umoristiche ai molti momenti freddi, drammatici e filosofici. Inserire poi tematiche religiose lo trovo anch'esso azzeccato, perché permette di strutturare la visione degli episodi su diversi livelli di interpretazione, quello standard, relativo al solo godere di battaglie ben realizzate con gli angeli, e il secondo più complesso, il leggere cosa ci sia veramente dietro tale combattimento e la reale natura dei nemici, aiutati da vari richiami filosofici e teologici.
Per quanto riguarda il design, lo trovo meraviglioso: è resa molto bene l'atmosfera apocalittica del pianeta e trovo anche ottima la realizzazione sia dei personaggi che dei robot. Ho gradito moltissimo anche le OST, che sottolineano in maniera efficace tutti i passaggi dell'anime. Arrivo ora al punto in cui farò il bastian contrario della situazione: ho gradito anche gli episodi 25 e 26 (molto criticati, tanto da sfociare nel primo lungometraggio di Evangelion, "The End of Evangelion"). La ragione del mio apprezzamento è dato dal fatto che non trovo che la storia sia stata mai stravolta (guardando con attenzione il pilota della serie, si nota come non sia mai enfatizzato l'elemento dell'azione, al contrario di quello psicologico che viene da subito messo in evidenza), per cui eliminare del tutto scene d'azione e concentrarsi solamente sul protagonista non è tradire la natura dell'anime. Certo, chi cerca una storia classica non la troverà qui, ma è un dato che secondo me viene già fornito in partenza. Non affermo comunque che il finale dell'anime sia strabiliante, di certo non lo è. Ammetto però che è coerente con il tipo di storia che si è deciso di portare avanti, sapendo inoltre che in qualsiasi momento potessero alienarsi il pubblico.
Conclusione: a patto che si intenda seguire una storia lenta ma si amino riferimenti filosofici e teologici e si sia disposti ad affrontarli per tutti i ventisei episodi, lo consiglio senz'altro, anche per il solo gusto di avere qualcosa di cui poter discutere (di temi ce ne sono a bizzeffe), ergo il mio voto non può che essere un 10 pieno, dato per motivi oggettivi (ne sono un fan, ma, se avessi trovato un solo elemento per denigrarlo, lo avrei fatto).
Per chiarire il mio entusiasmo, fornirò una brevissima ragione che mi ha spinto a seguire questa serie: grande fan di Hayao Miyazaki e soprattutto del suo lungometraggio d'esordio, "Nausicaa della Valle del Vento", non potevo non vedere una serie diretta dal suo collaboratore Hideaki Anno; a questo va aggiunto il mio apprezzamento per l'ultima opera di Miyazaki, "Si alza il vento", in cui il protagonista veniva doppiato dallo stesso Anno.
A rafforzare queste ragioni vi è la mia passione per storie che mescolano vari elementi filosofici e azione. In questo anime sono tutti presenti, quello che più mi ha colpito però è che la trama di questa serie è autobiografica, in quanto realizzata in un grave momento di crisi attraversato dallo stesso regista. Emblematico quindi il personaggio di Shinji, che trasmette tutto il carico doloroso che Anno si trovava ad affrontare. Ho letto inoltre che viene molto spesso rimproverato a questa serie di non avere una vera e propria trama (caso significativo, gli episodi 25 e 26, interi flussi di coscienza). Io ritengo invece che sin dall'inizio il progetto voleva portare avanti una storia in modo originale, senza realizzare il solito mecha in cui dei banali robot si trovassero a combattere contro dei banali mostri - senza dubbio all'epoca della realizzazione ne circolavano moltissimi. Portare avanti una storia incentrata sulla crescita psicologica del protagonista era senza dubbio meglio; geniale trovo poi realizzare un protagonista con il quale lo spettatore fatica a empatizzare (è decisamente apatico ed estremamente riluttante a rivestire il ruolo di eroe che gli viene affibbiato). Riusciti ottimamente tutti gli altri personaggi, con storie che trovo molto convincenti e molto pesanti dal punto di vista drammatico. Buono anche il mescolare scene umoristiche ai molti momenti freddi, drammatici e filosofici. Inserire poi tematiche religiose lo trovo anch'esso azzeccato, perché permette di strutturare la visione degli episodi su diversi livelli di interpretazione, quello standard, relativo al solo godere di battaglie ben realizzate con gli angeli, e il secondo più complesso, il leggere cosa ci sia veramente dietro tale combattimento e la reale natura dei nemici, aiutati da vari richiami filosofici e teologici.
Per quanto riguarda il design, lo trovo meraviglioso: è resa molto bene l'atmosfera apocalittica del pianeta e trovo anche ottima la realizzazione sia dei personaggi che dei robot. Ho gradito moltissimo anche le OST, che sottolineano in maniera efficace tutti i passaggi dell'anime. Arrivo ora al punto in cui farò il bastian contrario della situazione: ho gradito anche gli episodi 25 e 26 (molto criticati, tanto da sfociare nel primo lungometraggio di Evangelion, "The End of Evangelion"). La ragione del mio apprezzamento è dato dal fatto che non trovo che la storia sia stata mai stravolta (guardando con attenzione il pilota della serie, si nota come non sia mai enfatizzato l'elemento dell'azione, al contrario di quello psicologico che viene da subito messo in evidenza), per cui eliminare del tutto scene d'azione e concentrarsi solamente sul protagonista non è tradire la natura dell'anime. Certo, chi cerca una storia classica non la troverà qui, ma è un dato che secondo me viene già fornito in partenza. Non affermo comunque che il finale dell'anime sia strabiliante, di certo non lo è. Ammetto però che è coerente con il tipo di storia che si è deciso di portare avanti, sapendo inoltre che in qualsiasi momento potessero alienarsi il pubblico.
Conclusione: a patto che si intenda seguire una storia lenta ma si amino riferimenti filosofici e teologici e si sia disposti ad affrontarli per tutti i ventisei episodi, lo consiglio senz'altro, anche per il solo gusto di avere qualcosa di cui poter discutere (di temi ce ne sono a bizzeffe), ergo il mio voto non può che essere un 10 pieno, dato per motivi oggettivi (ne sono un fan, ma, se avessi trovato un solo elemento per denigrarlo, lo avrei fatto).
Nel lontano 1995, lo studio d'animazione giapponese "Gainax", dopo il successo ottenuto grazie alla serie "Fushigi no Umi no Nadia" (ritenuta da molti appassionati il solo e vero capolavoro prodotto dallo studio, costata un'enormità in termini monetari e di risorse umane, tanto da spingere il direttore a chiamare in causa un altro staff, un altro regista, quindi un co-produttore), portò alla luce la serie "Neon Genesis Evangelion" ("Shinseiki Ebangerion"), collocabile nel genere scifi-mecha-psycho, realizzata faticosamente in silenzio, diretta da Hideaki Anno, per la quale il character design fu affidato a Yoshiyuki Sadamoto e le musiche a Shirou Sagisu (trio consolidato dopo l'esperienza di "Fushigi no Umi no Nadia").
Il Giappone stava sopportando un periodo di crisi abbastanza deprimente in tutti i settori del mercato, e Hideaki Anno ormai da anni, precisamente dai tempi di "Fushigi no Umi no Nadia", a causa della stanchezza per il troppo lavoro, a causa di come è impostata la vita degli esseri umani in Giappone, stava soffrendo di cicli depressivi più o meno gravi. Durante questi periodi bui, la sua mente elaborò quelle che possiamo definire idee bizzarre o geniali, e che ebbero un riscontro reale nelle opere anime realizzate sotto il suo comando. Una fra queste, anzi soprattutto questa, è "Neon Genesis Evangelion".
L'uscita sul mercato di questa serie non fece scalpore, non fu ben accolta dai critici di settore né tantomeno dai fan, distratti da altri fenomeni anime molto in voga in quel periodo (i Giapponesi sono sempre stati modaioli). Il silenzio mediatico non aiutò di certo lo studio e la produzione a recuperare il budget investito; in parole povere fu un flop.
Ma qualcosa si mosse ai piani alti: dopo una serie di decisioni in ambito strategico di marketing, improvvisamente si iniziò a parlare bene di questa serie, anzi si iniziò a parlare solo di questa serie; una esplosione di pubblicità, di merchandising, di interviste, di documentari ecc. fecero diventare "Neon Genesis Evangelion" il "capolavoro assoluto", "la vetta massima mai raggiunta dallo studio Gainax e da Hideaki Anno", che raggiunse il massimo della popolarità.
Il fine giustifica i mezzi e, da quel giorno in poi, "Neon Genesis Evagelion" divenne Evangelion industry, ovvero un business colossale: fu il via per tutta una serie di iniziative, musei, negozi, eventi, fino ad arrivare al "500 Type Eva", ovvero il treno speciale Shinkansen progettato e costruito appositamente per il ventesimo anniversario della serie (copre la tratta da Shin-Osaka ad Hakata).
"Neon Genesis Evangelion" può vantare una serie di punti forti, in primis i disegni e le animazioni, l'originalità di certe soluzioni stilistiche, una buona colonna sonora, il fascino dei personaggi, l' "originalità" della storia.
Ma, se inizialmente rimasi incantato dalla bellezza delle animazioni, l'impatto grafico degno di nota ecc., dopo l'episodio 26 una sensazione di perplessità avvolse la mia mente e mi domandai: "Che cosa ho visto finora"?
E quindi, a caldo, provai ad analizzare il tutto, traendo queste conclusioni: innanzitutto, va di moda, c'è la irresistibile tendenza a ritenere sempre e comunque un capolavoro questa serie, spesso da parte di giovani otaku che probabilmente hanno tutti il QI di Einstein, perché altrimenti non si spiegherebbe come riescano a capire il senso di questo guazzabuglio di concetti astratti che è in sintesi "Neon Genesis Evagelion".
Sappiamo che Hideaki Anno fu il regista di due serie che ho la sensazione siano state un po' dimenticate e sottovalutate: "Top o Nerae! Gunbuster" e "Fushigi no Umi no Nadia"; sarebbe sufficiente visionare per bene queste due opere e successivamente il celeberrimo "Neon Genesis Evagelion", per capire da dove derivano certe idee, senza contare il vero e proprio copia e incolla di certe soluzioni, perfino di certe sequenze e disegni. Quindi, perché ritenere "Neon Genesis Evagelion" il massimo dell'originalità e innovazione quando non lo è?
"Top o Nerae! Gunbuster" è una serie di soli sei episodi, realizzata nel 1988, e contiene gran parte delle idee "mecha" sfruttate in seguito, per non parlare dell'incredibile qualità dei disegni e dettaglio grafico che ancora oggi fa scalpore, al punto che molti fan la ritengono migliore di "Neon Genesis Evagelion". Ad esempio, la Gainax è stata la fautrice del cosiddetto "Gainax bounce", fenomeno fanservice per la gioia dei maschietti che consiste nel ricreare realisticamente con i disegni/animazioni i movimenti di alcune parti del corpo femminile, solitamente il seno. Questo dettaglio appare per la prima volta nella sigla "Daicon IV", realizzata nel lontano 1983 da alcuni personaggi (allora semplici fan) che poi fondarono la Gainax; in "Top o Nerae! Gunbuster" abusarono di questa tecnica, un po' meno in "Fushigi no Umi no Nadia".
Il "Gainax bounce" è praticamente assente in "Neon Genesis Evagelion", come molti altri dettagli che riguardano i corpi femminili, ad esempio la quasi totale assenza dei capezzoli. Ma la mancanza di dettagli non riguarda solo le forme umane, ma anche meccaniche, gli edifici, interni ed esterni: anche in questo caso il confronto con "Top o Nerae! Gunbuster!" (ricordiamoci che è del 1988) dovrebbe far capire che evidentemente "Neon Genesis Evagelion" non rispecchia tutta questa perfezione e realismo tanto osannati.
Ma il tasto dolente è la sceneggiatura: a parte la buona caratterizzazione dei personaggi e il loro fascino, c'è qualcosa che non va nella storia, un po' di buchi narrativi, e a tratti possiamo assistere a molti fermi immagine duraturi, scene riciclate ecc., probabilmente il budget stava finendo. Hideaki Anno ha sfornato qualcosa di estremo, già in "Fushigi no Umi no Nadia" era possibile percepire un certo ermetismo, ma il tutto, alla fine, era comunque comprensibile e misterioso al punto giusto.
In "Neon Genesis Evagelion" invece abbiamo un cocktail micidiale di concetti criptici. Perché? Probabilmente Hideaki Anno durante la sua depressione ha avuto modo di leggere testi di filosofia o esoterismo, qualcosa dalle sacre scritture come la Bibbia (ha usato a sproposito la nomenclatura angelica e non solo dell'antico testamento), qualche libro di antropologia e sociologia e qualche trattato di psicoanalisi; quindi in preda a una voglia sfrenata di usare i concetti più strani, non essendo uno studioso né tantomeno un teologo o psicoterapeuta o filosofo, ha preparato la sceneggiatura di "Neon Genesis Evagelion", non sapendo (o forse ne era consapevole) che avrebbe scatenato nella mente degli otaku un'ossessione per la ricerca del significato (che non esiste), della verità, un impulso analitico che continua ancora oggi causando notti insonni. Di per sé alcuni concetti filosofici sono comprensibili, ma il fatto che siano stati decontestualizzati e mischiati fra loro rende appunto la sceneggiatura assolutamente intollerabile per buona parte degli episodi, soprattutto gli ultimi sei. Questa è la cosa più controversa, cioè il fatto che una parte della serie scorre bene ed è apprezzabile, ma a un certo punto iniziano le divagazioni ermetiche, fino ad arrivare al culmine finale. "Per aver esagerato con il pepe, ha reso indigesta la zuppa".
Un altro tasto dolente riguarda il finale, nel senso che non esiste un finale; tutto ciò sembra una cosa voluta da Anno, dal momento che ancora oggi continuano a produrre film di "Neon Genesis Evagelion" per completare, allungare la storia, allungare il "brodo" e di conseguenza portare avanti il business.
In ultimo, non riesco ad astenermi dal criticare o meglio esprimere i dati di fatto riguardanti la colonna sonora: anche in questo caso c'è la tendenza a ritenere l'OST di "Neon Genesis Evagelion" un capolavoro, al punto che, perfino secondo una recente classifica elaborata in Giappone a proposito delle sigle anime migliori, il primo posto è stato assegnato a "A Cruel Angel's Thesis" di "Neon Genesis Evagelion". A questo punto mi domando: "Le persone che hanno votato hanno mai ascoltato o visto la sigla di "Fushigi no Umi no Nadia"? Hanno mai ascoltato interamente l'infinita colonna sonora di questa serie? Hanno mai ascoltato quella di "Kimagure Orange Road"?" Ne dubito, eppure entrambe portano la firma di Shirou Sagisu, il quale ha composto/arrangiato tutte le BGM nonché alcune musiche cantate. Quindi ritengo che la colonna sonora di "Neon Genesis Evagelion" non è un capolavoro. Questa è solo un'altra tendenza voluta dal mercato!
Infine, ritengo che effettivamente "Neon Genesis Evagelion" non è la "vetta massima" raggiunta dalla Gainax in termini di qualità, rimango stupito quando vedo o sento giovani otaku di quattordici anni che inneggiano a questa serie, sicuramente l'hanno vista in modalità muta...
Il Giappone stava sopportando un periodo di crisi abbastanza deprimente in tutti i settori del mercato, e Hideaki Anno ormai da anni, precisamente dai tempi di "Fushigi no Umi no Nadia", a causa della stanchezza per il troppo lavoro, a causa di come è impostata la vita degli esseri umani in Giappone, stava soffrendo di cicli depressivi più o meno gravi. Durante questi periodi bui, la sua mente elaborò quelle che possiamo definire idee bizzarre o geniali, e che ebbero un riscontro reale nelle opere anime realizzate sotto il suo comando. Una fra queste, anzi soprattutto questa, è "Neon Genesis Evangelion".
L'uscita sul mercato di questa serie non fece scalpore, non fu ben accolta dai critici di settore né tantomeno dai fan, distratti da altri fenomeni anime molto in voga in quel periodo (i Giapponesi sono sempre stati modaioli). Il silenzio mediatico non aiutò di certo lo studio e la produzione a recuperare il budget investito; in parole povere fu un flop.
Ma qualcosa si mosse ai piani alti: dopo una serie di decisioni in ambito strategico di marketing, improvvisamente si iniziò a parlare bene di questa serie, anzi si iniziò a parlare solo di questa serie; una esplosione di pubblicità, di merchandising, di interviste, di documentari ecc. fecero diventare "Neon Genesis Evangelion" il "capolavoro assoluto", "la vetta massima mai raggiunta dallo studio Gainax e da Hideaki Anno", che raggiunse il massimo della popolarità.
Il fine giustifica i mezzi e, da quel giorno in poi, "Neon Genesis Evagelion" divenne Evangelion industry, ovvero un business colossale: fu il via per tutta una serie di iniziative, musei, negozi, eventi, fino ad arrivare al "500 Type Eva", ovvero il treno speciale Shinkansen progettato e costruito appositamente per il ventesimo anniversario della serie (copre la tratta da Shin-Osaka ad Hakata).
"Neon Genesis Evangelion" può vantare una serie di punti forti, in primis i disegni e le animazioni, l'originalità di certe soluzioni stilistiche, una buona colonna sonora, il fascino dei personaggi, l' "originalità" della storia.
Ma, se inizialmente rimasi incantato dalla bellezza delle animazioni, l'impatto grafico degno di nota ecc., dopo l'episodio 26 una sensazione di perplessità avvolse la mia mente e mi domandai: "Che cosa ho visto finora"?
E quindi, a caldo, provai ad analizzare il tutto, traendo queste conclusioni: innanzitutto, va di moda, c'è la irresistibile tendenza a ritenere sempre e comunque un capolavoro questa serie, spesso da parte di giovani otaku che probabilmente hanno tutti il QI di Einstein, perché altrimenti non si spiegherebbe come riescano a capire il senso di questo guazzabuglio di concetti astratti che è in sintesi "Neon Genesis Evagelion".
Sappiamo che Hideaki Anno fu il regista di due serie che ho la sensazione siano state un po' dimenticate e sottovalutate: "Top o Nerae! Gunbuster" e "Fushigi no Umi no Nadia"; sarebbe sufficiente visionare per bene queste due opere e successivamente il celeberrimo "Neon Genesis Evagelion", per capire da dove derivano certe idee, senza contare il vero e proprio copia e incolla di certe soluzioni, perfino di certe sequenze e disegni. Quindi, perché ritenere "Neon Genesis Evagelion" il massimo dell'originalità e innovazione quando non lo è?
"Top o Nerae! Gunbuster" è una serie di soli sei episodi, realizzata nel 1988, e contiene gran parte delle idee "mecha" sfruttate in seguito, per non parlare dell'incredibile qualità dei disegni e dettaglio grafico che ancora oggi fa scalpore, al punto che molti fan la ritengono migliore di "Neon Genesis Evagelion". Ad esempio, la Gainax è stata la fautrice del cosiddetto "Gainax bounce", fenomeno fanservice per la gioia dei maschietti che consiste nel ricreare realisticamente con i disegni/animazioni i movimenti di alcune parti del corpo femminile, solitamente il seno. Questo dettaglio appare per la prima volta nella sigla "Daicon IV", realizzata nel lontano 1983 da alcuni personaggi (allora semplici fan) che poi fondarono la Gainax; in "Top o Nerae! Gunbuster" abusarono di questa tecnica, un po' meno in "Fushigi no Umi no Nadia".
Il "Gainax bounce" è praticamente assente in "Neon Genesis Evagelion", come molti altri dettagli che riguardano i corpi femminili, ad esempio la quasi totale assenza dei capezzoli. Ma la mancanza di dettagli non riguarda solo le forme umane, ma anche meccaniche, gli edifici, interni ed esterni: anche in questo caso il confronto con "Top o Nerae! Gunbuster!" (ricordiamoci che è del 1988) dovrebbe far capire che evidentemente "Neon Genesis Evagelion" non rispecchia tutta questa perfezione e realismo tanto osannati.
Ma il tasto dolente è la sceneggiatura: a parte la buona caratterizzazione dei personaggi e il loro fascino, c'è qualcosa che non va nella storia, un po' di buchi narrativi, e a tratti possiamo assistere a molti fermi immagine duraturi, scene riciclate ecc., probabilmente il budget stava finendo. Hideaki Anno ha sfornato qualcosa di estremo, già in "Fushigi no Umi no Nadia" era possibile percepire un certo ermetismo, ma il tutto, alla fine, era comunque comprensibile e misterioso al punto giusto.
In "Neon Genesis Evagelion" invece abbiamo un cocktail micidiale di concetti criptici. Perché? Probabilmente Hideaki Anno durante la sua depressione ha avuto modo di leggere testi di filosofia o esoterismo, qualcosa dalle sacre scritture come la Bibbia (ha usato a sproposito la nomenclatura angelica e non solo dell'antico testamento), qualche libro di antropologia e sociologia e qualche trattato di psicoanalisi; quindi in preda a una voglia sfrenata di usare i concetti più strani, non essendo uno studioso né tantomeno un teologo o psicoterapeuta o filosofo, ha preparato la sceneggiatura di "Neon Genesis Evagelion", non sapendo (o forse ne era consapevole) che avrebbe scatenato nella mente degli otaku un'ossessione per la ricerca del significato (che non esiste), della verità, un impulso analitico che continua ancora oggi causando notti insonni. Di per sé alcuni concetti filosofici sono comprensibili, ma il fatto che siano stati decontestualizzati e mischiati fra loro rende appunto la sceneggiatura assolutamente intollerabile per buona parte degli episodi, soprattutto gli ultimi sei. Questa è la cosa più controversa, cioè il fatto che una parte della serie scorre bene ed è apprezzabile, ma a un certo punto iniziano le divagazioni ermetiche, fino ad arrivare al culmine finale. "Per aver esagerato con il pepe, ha reso indigesta la zuppa".
Un altro tasto dolente riguarda il finale, nel senso che non esiste un finale; tutto ciò sembra una cosa voluta da Anno, dal momento che ancora oggi continuano a produrre film di "Neon Genesis Evagelion" per completare, allungare la storia, allungare il "brodo" e di conseguenza portare avanti il business.
In ultimo, non riesco ad astenermi dal criticare o meglio esprimere i dati di fatto riguardanti la colonna sonora: anche in questo caso c'è la tendenza a ritenere l'OST di "Neon Genesis Evagelion" un capolavoro, al punto che, perfino secondo una recente classifica elaborata in Giappone a proposito delle sigle anime migliori, il primo posto è stato assegnato a "A Cruel Angel's Thesis" di "Neon Genesis Evagelion". A questo punto mi domando: "Le persone che hanno votato hanno mai ascoltato o visto la sigla di "Fushigi no Umi no Nadia"? Hanno mai ascoltato interamente l'infinita colonna sonora di questa serie? Hanno mai ascoltato quella di "Kimagure Orange Road"?" Ne dubito, eppure entrambe portano la firma di Shirou Sagisu, il quale ha composto/arrangiato tutte le BGM nonché alcune musiche cantate. Quindi ritengo che la colonna sonora di "Neon Genesis Evagelion" non è un capolavoro. Questa è solo un'altra tendenza voluta dal mercato!
Infine, ritengo che effettivamente "Neon Genesis Evagelion" non è la "vetta massima" raggiunta dalla Gainax in termini di qualità, rimango stupito quando vedo o sento giovani otaku di quattordici anni che inneggiano a questa serie, sicuramente l'hanno vista in modalità muta...
Quando in Gainax si stava scrivendo il "Progetto per il perfezionamento dell'uomo", in pochi erano coscienti che si stava delineando anche un vero e proprio "Progetto di perfezionamento degli anime". Eppure è ciò che Anno e soci hanno confezionato: un'opera che ha riscritto molti canoni, fra tutti quelli di durata (molti studi d'animazione hanno cercato di ridurre il numero di episodi dei propri prodotti, a volte sbagliando a volte no) e quelli di caratterizzazione dei personaggi (in tanti hanno cercato di puntare sul loro lato psicologico e sui loro flashback, ma in pochi si sono avvicinati a questo capolavoro). Certo, non è un anime universale: bisogna avere una certa esperienza per guardarlo e per comprenderlo appieno (o meglio abbastanza, perché è quasi impossibile capirne i dettagli fin da subito), e bisogna anche conoscere i retroscena della sua produzione, visto che Hideaki Anno era in un periodo difficile della sua vita. Nonostante ciò egli può dire di aver diretto una delle opere più rivoluzionarie e storiche che l'universo dell'animazione nipponica abbia mai visto. Ovviamente, essendo la perfezione impossibile in questo mondo, qualche pecca si può trovare: il calo di qualità grafica a metà serie è evidente (ma alla fin fine perdonabile), e qualche scena di nudo poteva essere evitata, ma son comunque peli nell'uovo che non intaccano l'unicità del prodotto. Chi cerca storie particolari e personaggi superbi deve assolutamente vederlo, anche solo per sapere chi siano Rei Ayanami, Shinji Ikari e Asuka Soryu Langley, nomi che nel Sol Levante significano tanto, e meritatamente. Un'opera che va al di là del semplice anime mecha o del semplice anime in sé, che oltrepassa l'intrattenimento e il passatempo, condito da personaggi che rimarranno nella memoria, coi loro difetti e coi loro pregi. Chi al termine riconoscerà l'unicità di tal percorso (amandolo o meno, ovviamente) forse di animazione giapponese ci intende il giusto.
Semplicemente un capolavoro: ho iniziato da poco a guardare anime e l'ho fatto subito nel migliore dei modi. "Neon Genesis Evangelion" è molto profondo, grazie ai suoi tratti psicologici che la maggior parte delle volte incutono molta tristezza. I personaggi sono caratterizzati benissimo, il protagonista, Shinji Hikari, si vedrà catapultato in una esperienza che lo farà maturare, ed è questo il punto forza di questo anime, secondo la mia modesta opinione.
Infatti i tanto criticati ultimi due episodi della serie non sono altro che la concretizzazione di ciò che ho scritto sopra, ossia la maturazione del personaggio, con un finale che ti apre la mente. Detto questo, concludo dicendo che è a tutti gli effetti un must-have, irrinunciabile. Guardatelo senza esitazione.
Infatti i tanto criticati ultimi due episodi della serie non sono altro che la concretizzazione di ciò che ho scritto sopra, ossia la maturazione del personaggio, con un finale che ti apre la mente. Detto questo, concludo dicendo che è a tutti gli effetti un must-have, irrinunciabile. Guardatelo senza esitazione.
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Quali sono gli elementi che rendono una qualunque opera d’arte (come un film, un libro, un quadro o, nel nostro caso, un anime) un capolavoro? Il fatto che il creatore di tale opera è famoso, o perché se ne continua a parlare e a interagire con tale forma d’arte nel tempo, o perché nonostante il passare del tempo non mostra l’intaccarsi del tempo ecc.
E nel caso degli anime? Per il fatto che essi non seguono gli stessi binari del genere di appartenenza al 100%, per il fatto che vogliono sperimentare, osare su qualcosa mai visto, andare contro i cliché, o perché fanno del loro genere una facciata per andare controcorrente o altro, oltre ad essere belli da vedere e graficamente e sonoramente eccezionali, anche a costo di dare fondo a tutto. E, ultima cosa, che tali anime provochino una forte influenza per il loro genere nelle produzioni future, con serie simili, ma con la propria identità.
E fu così che, il 6 ottobre 1995, lo Studio Gainax e il regista Hideaki Anno (conosciuti, all’epoca, per la serie OAV di “Gunbuster”) tirano fuori dal proprio cilindro quell’anime che cambiò per sempre la faccia del concetto stesso di anime, o semplicemente divenne uno di quegli anime da considerare capolavori: parlo di “Neon Genesis Evangelion”. Nel mio caso, fu quando vidi per puro caso un AMV dedicatogli che rimasi impressionato da ciò che offriva, e alla fine decisi di guardarlo “alla mia maniera”, dopo un rapido giro d’informazioni a riguardo (su questo ci tornerò dopo).
Ambientato in un futuristico (per l’epoca) anno 2015, vediamo il pianeta Terra in un panorama completamente mutato, a causa di un terrificante cataclisma ambientale, unito a sommosse e conflitti armati, che provocò l’estinzione di mezza popolazione mondiale e il repentino cambiamento geologico e climatico del mondo; per tale motivo venne chiamato “Second Impact”, in riferimento all’impatto meteoritico che provocò l’estinzione dei dinosauri (almeno a quanto ho capito).
Ma ora l’umanità è di nuovo messa alla prova. Nella città di Neo-Tokyo 3, da tempo, imperversano delle misteriose creature dai propositi ovviamente bellicosi chiamati “angeli” e, come se il loro arrivo fosse stato previsto, fu istituita un organizzazione per affrontarli, la Nerv. Gli unici mezzi capaci di affrontarli sono le gigantesche Macchine Umanoidi Multifunzione Evangelion (abbreviati EVA). L’intrigante storia che “Eva” (decido di abbreviarlo così) offre narrerà quella che non è semplicemente la lotta tra la Nerv e gli angeli, ma la vera lotta nei personaggi stessi, nelle loro relazioni e nella loro esistenza.
“Eva” non è un anime normale, dal momento che è una serie talmente complessa che ognuno può vedere con il suo proprio punto di vista, praticamente impossibile da condividere, e qui esprimo il mio.
“Eva” è una serie sci-fi/mecha solo di facciata, perché la si vede in due modi: da una parte racconta la lotta degli EVA contro gli angeli, mentre dall’altra parte narra le battaglie esistenziali dell’animo umano dei personaggi e delle relazioni fra di essi. Normalmente in una serie mecha, i rapporti fra i personaggi, in particolare fra staff della base e piloti, sono basati sulla sincerità e la solidità, ma quelli che “Eva” presenta sono una trappola (e io ci sono caduto in pieno); infatti i rapporti fra i personaggi raggiungono un picco di ambiguità veramente altissimo, con rapporti e caratteri talmente falsi, salvo pochissime eccezioni, in un gioco di maschere pirandelliane gestito con grande maestria.
Tali rapporti molto complessi o diametralmente opposti in tutto e per tutto li si può trovare principalmente nei tre protagonisti principali, e le persone a loro collegate, ma andiamo con ordine.
Inizierò dai piloti degli EVA in ordine di reclutamento (chiamati “Children” poiché tutti ragazzi sui quattordici anni).
La First Children Rei Ayanami è una delle figure femminili più misteriose e affascinanti mai viste in un anime. Una maschera di freddezza e di silenzio non si erano mai viste in un personaggio femminile, sempre seria e di un’umanità apparentemente scarsa, una che dà il tutto per tutto nella lotta, poiché sembra essere l’unica cosa che lei possa fare, come se fosse una macchina che aspetta gli ordini del direttore della Nerv Gendo Ikari.
La Second Children Asuka Sōryū Langley (è metà tedesca e metà giapponese) è all’apparenza una ragazza con un orgoglio veramente alto e con una forte autostima, che non vede gli altri di buon occhio, il cui carattere genera un misto di ammirazione e antipatia, dal momento che vede chiunque dall’alto in basso, e si diverte a prendere in giro e a discutere con chiunque, a tal punto da rendere l’amicizia con lei una vera complicazione. Ma è tutta una maschera, perché in lei vi è un profondo caso di complesso d’inferiorità nel cercare continue attenzioni.
Ed eccoci a lui, il Third Children Shinji Ikari, un tipo di protagonista completamente diverso dal solito. Un ragazzo perennemente insicuro, timido e poco incline alla socializzazione, che vedrà il suo arrivo a Neo-Tokyo 3 come una vera e propria sfida sia fisica, per via di essere pilota, sia psicologica, per via del suo animo tormentato, che lo porterà più volte ad auto-analizzarsi psicologicamente (riprendendo la psicanalisi di Freud, anche in altri personaggi). E’ uno che non vede di buon occhio il fatto di dover salire su una macchina e rischiare la vita (anche se, quando ci sale, bene o male riesce a dimostrare ottime abilità di pilotaggio), e a domandarsi continuamente perché sale sull’EVA. Nell’ambito delle relazioni che instaurerà con i personaggi che conoscerà sia alla Nerv che a scuola, tenterà più volte di mostrare una piccola scintilla di amichevolezza nei confronti degli altri, alternando spesso dialoghi molto complessi sulla possibilità di cercare la comprensione che gli altri possono offrire a lui: Shinji è un ragazzo che ha paura di instaurare rapporti, ma che al tempo stesso li cerca, come se fosse continuamente messo alla prova, e Neo-Tokyo 3 e gli avvenimenti che faranno da palcoscenico saranno il sipario che lo porterà a cercare di capire che tipo di persona voglia essere, oltre a essere il definitivo banco di prova della sua esistenza.
Altri personaggi che si muoveranno in questo intricato racconto, e avranno un ruolo più o meno rilevante, saranno i compagni di classe dei protagonisti, ovvero il pseudo-bullo Toji Suzuhara (che avrà modo di vedere gli EVA “molto da vicino”), l’appassionato del mondo militare Kensuke Haida e la capoclasse Hikari Horaki; o il personale della Nerv come la dottoressa Ritsuko Akagi, la spia Ryoji Kagi o il capitano Misato Katsuragi (da sottolineare il rapporto che la legherà con Shinji), ma altri personaggi spunteranno nel corso di questa serie che man mano diventerà sempre più psicologica e disperata, dove amare verità andranno ad emergere.
Sottolineo il “caso degli ultimi due episodi”, quelli che fanno concludere la serie in un modo più psicologico che fisico (io me li sono visti dopo il film “The End Of Evangelion”- che conclude le vicende in un misto di fisico e psicologico - e mi hanno permesso di completare la visione in modo soddisfacente), i quali fanno da palcoscenico all’ultima tappa esistenziale di molti personaggi, in particolare i tre Children.
Gli EVA sono un vero caso di assoluta maestria in ambito di mecha design, giganteschi robot dalla fisionomia totalmente umana, come se fossero degli esseri umani giganti nelle movenze e nel loro armamento, armi reali realizzate in scala come pistole, coltelli, mitra, fucili ecc., complice anche il sistema di pilotaggio; come tutto il panorama della serie, anche questi robot nascondono inquietanti segreti. Ma anche gli angeli non scherzano in fatto di design e metodi di attacco, all’insegna dell’imprevedibilità, rendendo gli scontri tra gli EVA e gli angeli molto più tattici e imprevedibili, da semplici assalti a mosse strategiche, come attacchi in coordinazione o mediante operazioni di gruppo o addirittura cecchinaggio.
Graficamente il titolo è eccezionale, con animazioni spremute al millimetro, e panorami eccezionali; anche in ambito sonoro non si scherza, mediante interpretazioni da Oscar sui personaggi, uniti alla splendida colonna sonora con pezzi che dopo due o tre ascolti non si scordano più, in particolare l’opening, una inedita traccia J-Pop che non ci si dimentica più.
“Neon Genesis Evangelion” è all’altezza della sua fama, narrando una storia che può essere una sorta di metafora sulla vita umana, mostrando tanto di quello che ama nascondere, dal momento che la sua complessa struttura dà un punto di vista unico ad ogni spettatore.
Non è una serie da prendere a cuor leggero, sia chiaro, ma, data la fama che ancora oggi la serie gode, merita la visione.
Quali sono gli elementi che rendono una qualunque opera d’arte (come un film, un libro, un quadro o, nel nostro caso, un anime) un capolavoro? Il fatto che il creatore di tale opera è famoso, o perché se ne continua a parlare e a interagire con tale forma d’arte nel tempo, o perché nonostante il passare del tempo non mostra l’intaccarsi del tempo ecc.
E nel caso degli anime? Per il fatto che essi non seguono gli stessi binari del genere di appartenenza al 100%, per il fatto che vogliono sperimentare, osare su qualcosa mai visto, andare contro i cliché, o perché fanno del loro genere una facciata per andare controcorrente o altro, oltre ad essere belli da vedere e graficamente e sonoramente eccezionali, anche a costo di dare fondo a tutto. E, ultima cosa, che tali anime provochino una forte influenza per il loro genere nelle produzioni future, con serie simili, ma con la propria identità.
E fu così che, il 6 ottobre 1995, lo Studio Gainax e il regista Hideaki Anno (conosciuti, all’epoca, per la serie OAV di “Gunbuster”) tirano fuori dal proprio cilindro quell’anime che cambiò per sempre la faccia del concetto stesso di anime, o semplicemente divenne uno di quegli anime da considerare capolavori: parlo di “Neon Genesis Evangelion”. Nel mio caso, fu quando vidi per puro caso un AMV dedicatogli che rimasi impressionato da ciò che offriva, e alla fine decisi di guardarlo “alla mia maniera”, dopo un rapido giro d’informazioni a riguardo (su questo ci tornerò dopo).
Ambientato in un futuristico (per l’epoca) anno 2015, vediamo il pianeta Terra in un panorama completamente mutato, a causa di un terrificante cataclisma ambientale, unito a sommosse e conflitti armati, che provocò l’estinzione di mezza popolazione mondiale e il repentino cambiamento geologico e climatico del mondo; per tale motivo venne chiamato “Second Impact”, in riferimento all’impatto meteoritico che provocò l’estinzione dei dinosauri (almeno a quanto ho capito).
Ma ora l’umanità è di nuovo messa alla prova. Nella città di Neo-Tokyo 3, da tempo, imperversano delle misteriose creature dai propositi ovviamente bellicosi chiamati “angeli” e, come se il loro arrivo fosse stato previsto, fu istituita un organizzazione per affrontarli, la Nerv. Gli unici mezzi capaci di affrontarli sono le gigantesche Macchine Umanoidi Multifunzione Evangelion (abbreviati EVA). L’intrigante storia che “Eva” (decido di abbreviarlo così) offre narrerà quella che non è semplicemente la lotta tra la Nerv e gli angeli, ma la vera lotta nei personaggi stessi, nelle loro relazioni e nella loro esistenza.
“Eva” non è un anime normale, dal momento che è una serie talmente complessa che ognuno può vedere con il suo proprio punto di vista, praticamente impossibile da condividere, e qui esprimo il mio.
“Eva” è una serie sci-fi/mecha solo di facciata, perché la si vede in due modi: da una parte racconta la lotta degli EVA contro gli angeli, mentre dall’altra parte narra le battaglie esistenziali dell’animo umano dei personaggi e delle relazioni fra di essi. Normalmente in una serie mecha, i rapporti fra i personaggi, in particolare fra staff della base e piloti, sono basati sulla sincerità e la solidità, ma quelli che “Eva” presenta sono una trappola (e io ci sono caduto in pieno); infatti i rapporti fra i personaggi raggiungono un picco di ambiguità veramente altissimo, con rapporti e caratteri talmente falsi, salvo pochissime eccezioni, in un gioco di maschere pirandelliane gestito con grande maestria.
Tali rapporti molto complessi o diametralmente opposti in tutto e per tutto li si può trovare principalmente nei tre protagonisti principali, e le persone a loro collegate, ma andiamo con ordine.
Inizierò dai piloti degli EVA in ordine di reclutamento (chiamati “Children” poiché tutti ragazzi sui quattordici anni).
La First Children Rei Ayanami è una delle figure femminili più misteriose e affascinanti mai viste in un anime. Una maschera di freddezza e di silenzio non si erano mai viste in un personaggio femminile, sempre seria e di un’umanità apparentemente scarsa, una che dà il tutto per tutto nella lotta, poiché sembra essere l’unica cosa che lei possa fare, come se fosse una macchina che aspetta gli ordini del direttore della Nerv Gendo Ikari.
La Second Children Asuka Sōryū Langley (è metà tedesca e metà giapponese) è all’apparenza una ragazza con un orgoglio veramente alto e con una forte autostima, che non vede gli altri di buon occhio, il cui carattere genera un misto di ammirazione e antipatia, dal momento che vede chiunque dall’alto in basso, e si diverte a prendere in giro e a discutere con chiunque, a tal punto da rendere l’amicizia con lei una vera complicazione. Ma è tutta una maschera, perché in lei vi è un profondo caso di complesso d’inferiorità nel cercare continue attenzioni.
Ed eccoci a lui, il Third Children Shinji Ikari, un tipo di protagonista completamente diverso dal solito. Un ragazzo perennemente insicuro, timido e poco incline alla socializzazione, che vedrà il suo arrivo a Neo-Tokyo 3 come una vera e propria sfida sia fisica, per via di essere pilota, sia psicologica, per via del suo animo tormentato, che lo porterà più volte ad auto-analizzarsi psicologicamente (riprendendo la psicanalisi di Freud, anche in altri personaggi). E’ uno che non vede di buon occhio il fatto di dover salire su una macchina e rischiare la vita (anche se, quando ci sale, bene o male riesce a dimostrare ottime abilità di pilotaggio), e a domandarsi continuamente perché sale sull’EVA. Nell’ambito delle relazioni che instaurerà con i personaggi che conoscerà sia alla Nerv che a scuola, tenterà più volte di mostrare una piccola scintilla di amichevolezza nei confronti degli altri, alternando spesso dialoghi molto complessi sulla possibilità di cercare la comprensione che gli altri possono offrire a lui: Shinji è un ragazzo che ha paura di instaurare rapporti, ma che al tempo stesso li cerca, come se fosse continuamente messo alla prova, e Neo-Tokyo 3 e gli avvenimenti che faranno da palcoscenico saranno il sipario che lo porterà a cercare di capire che tipo di persona voglia essere, oltre a essere il definitivo banco di prova della sua esistenza.
Altri personaggi che si muoveranno in questo intricato racconto, e avranno un ruolo più o meno rilevante, saranno i compagni di classe dei protagonisti, ovvero il pseudo-bullo Toji Suzuhara (che avrà modo di vedere gli EVA “molto da vicino”), l’appassionato del mondo militare Kensuke Haida e la capoclasse Hikari Horaki; o il personale della Nerv come la dottoressa Ritsuko Akagi, la spia Ryoji Kagi o il capitano Misato Katsuragi (da sottolineare il rapporto che la legherà con Shinji), ma altri personaggi spunteranno nel corso di questa serie che man mano diventerà sempre più psicologica e disperata, dove amare verità andranno ad emergere.
Sottolineo il “caso degli ultimi due episodi”, quelli che fanno concludere la serie in un modo più psicologico che fisico (io me li sono visti dopo il film “The End Of Evangelion”- che conclude le vicende in un misto di fisico e psicologico - e mi hanno permesso di completare la visione in modo soddisfacente), i quali fanno da palcoscenico all’ultima tappa esistenziale di molti personaggi, in particolare i tre Children.
Gli EVA sono un vero caso di assoluta maestria in ambito di mecha design, giganteschi robot dalla fisionomia totalmente umana, come se fossero degli esseri umani giganti nelle movenze e nel loro armamento, armi reali realizzate in scala come pistole, coltelli, mitra, fucili ecc., complice anche il sistema di pilotaggio; come tutto il panorama della serie, anche questi robot nascondono inquietanti segreti. Ma anche gli angeli non scherzano in fatto di design e metodi di attacco, all’insegna dell’imprevedibilità, rendendo gli scontri tra gli EVA e gli angeli molto più tattici e imprevedibili, da semplici assalti a mosse strategiche, come attacchi in coordinazione o mediante operazioni di gruppo o addirittura cecchinaggio.
Graficamente il titolo è eccezionale, con animazioni spremute al millimetro, e panorami eccezionali; anche in ambito sonoro non si scherza, mediante interpretazioni da Oscar sui personaggi, uniti alla splendida colonna sonora con pezzi che dopo due o tre ascolti non si scordano più, in particolare l’opening, una inedita traccia J-Pop che non ci si dimentica più.
“Neon Genesis Evangelion” è all’altezza della sua fama, narrando una storia che può essere una sorta di metafora sulla vita umana, mostrando tanto di quello che ama nascondere, dal momento che la sua complessa struttura dà un punto di vista unico ad ogni spettatore.
Non è una serie da prendere a cuor leggero, sia chiaro, ma, data la fama che ancora oggi la serie gode, merita la visione.
Ho visto per curiosità il primo episodio di questo anime tanto decantato. Premetto che ho visto cartoni animati e film d'animazione maturi e adulti, come ad esempio i bellissimi film di Satoshi Kon, pieni d'inventiva e carichi di emozioni che stimolano il cervello, e ho anche visto lo stupendo "Una tomba per le lucciole", veramente informativo sulla Seconda Guerra Mondiale. Ho anche letto "Persepolis" di Marian Satrapi, opera franco-iraniana che mostra com'è vivere in una monarchia totalitaria, specie se si è donna. Faccio questa premessa perché, nonostante i miei cartoni animati (sia occidentali che giapponesi) preferiti siano cartoni allegri e prevalentemente comici e colorati, sono capace di amare alla follia anche opere che mostrano lati scomodi e angoscianti della realtà.
Premetto che "Neon Genesis Evangelion" non mi attirava per nulla, ma, quando ho letto che l'autore aveva sofferto di depressione, ho voluto darci un'occhiata, anche perché sono appassionata di psicologia e vorrei approfondire qualcosa di più su questo malessere. Ebbene, ho visto solo il primo episodio e ho dovuto interromperlo a metà, e completare la visione in seconda occasione, da quanto l'ho trovato pesante, noioso e soprattutto vuoto. Di solito i film e cartoni animati che vedo li guardo tutti per intero, salvo pause "pranzo" et similia, ma, in questo caso, ho fatto una fatica bestiale per finire il primo episodio. Episodio di cui ho capito molto poco (se c'era da capire qualcosa): il protagonista si lamentava sempre, c'erano due uomini e tre "pupe", che mi sembravano essere caratterizzate solo per la loro bellezza e nient'altro. L'unica cosa che ho apprezzato è la sigla iniziale, mentre il resto, a parte i disegni curati (ma le animazioni statiche e riciclate) l'ho trovato lento e per nulla ispirato, e nel finale, con l'introduzione del robot Evangelion, addirittura quasi ridicolo e melodrammatico. Insomma, non mi ha per nulla ispirato ad andare avanti nella visione, è stato già un parto plurigemellare vedere questo primo episodio.
"Neon Genesis Evangelion" è il terzo cartone animato ultra-amato, oltre a "Batman The Animated Series" e "Invader Zim" (a mio avviso prodotti con una trama e più curati, ma che non mi attraggono per nulla, anzi li trovo cartoni animati "senza infamia né lode"), che non riesco a farmi proprio piacere. Ma, se riesco a capire perché "Batman The Animated Series" e "Invader Zim" abbiano un certo appeal (il primo per i protagonisti, il secondo per la grafica "ribelle" e per il 'pucciosissimo' finto-cagnolino Gir), pur non essendo il mio genere... "Neon Genesis Evangelion" l'ho trovato un prodotto insipido. Se vi piace e lo trovate un capolavoro, benissimo, non sono qui a dire a nessuno cosa amare e cosa detestare. Tuttavia penso che, solo perché una cosa è popolare e piace a molti, non è detto che piaccia a tutti, e ognuno deve divertirsi con i cartoni animati e i film che gli trasmettono sensazioni indimenticabili, e non per forza seguire la massa. Mi fermo qui al primo episodio, perché ho poco tempo libero da passare vedendo serie TV, e preferisco usare quel poco tempo libero che ho per cartoni animati e film che mi trasmettono qualcosa o per far vita sociale.
Premetto che "Neon Genesis Evangelion" non mi attirava per nulla, ma, quando ho letto che l'autore aveva sofferto di depressione, ho voluto darci un'occhiata, anche perché sono appassionata di psicologia e vorrei approfondire qualcosa di più su questo malessere. Ebbene, ho visto solo il primo episodio e ho dovuto interromperlo a metà, e completare la visione in seconda occasione, da quanto l'ho trovato pesante, noioso e soprattutto vuoto. Di solito i film e cartoni animati che vedo li guardo tutti per intero, salvo pause "pranzo" et similia, ma, in questo caso, ho fatto una fatica bestiale per finire il primo episodio. Episodio di cui ho capito molto poco (se c'era da capire qualcosa): il protagonista si lamentava sempre, c'erano due uomini e tre "pupe", che mi sembravano essere caratterizzate solo per la loro bellezza e nient'altro. L'unica cosa che ho apprezzato è la sigla iniziale, mentre il resto, a parte i disegni curati (ma le animazioni statiche e riciclate) l'ho trovato lento e per nulla ispirato, e nel finale, con l'introduzione del robot Evangelion, addirittura quasi ridicolo e melodrammatico. Insomma, non mi ha per nulla ispirato ad andare avanti nella visione, è stato già un parto plurigemellare vedere questo primo episodio.
"Neon Genesis Evangelion" è il terzo cartone animato ultra-amato, oltre a "Batman The Animated Series" e "Invader Zim" (a mio avviso prodotti con una trama e più curati, ma che non mi attraggono per nulla, anzi li trovo cartoni animati "senza infamia né lode"), che non riesco a farmi proprio piacere. Ma, se riesco a capire perché "Batman The Animated Series" e "Invader Zim" abbiano un certo appeal (il primo per i protagonisti, il secondo per la grafica "ribelle" e per il 'pucciosissimo' finto-cagnolino Gir), pur non essendo il mio genere... "Neon Genesis Evangelion" l'ho trovato un prodotto insipido. Se vi piace e lo trovate un capolavoro, benissimo, non sono qui a dire a nessuno cosa amare e cosa detestare. Tuttavia penso che, solo perché una cosa è popolare e piace a molti, non è detto che piaccia a tutti, e ognuno deve divertirsi con i cartoni animati e i film che gli trasmettono sensazioni indimenticabili, e non per forza seguire la massa. Mi fermo qui al primo episodio, perché ho poco tempo libero da passare vedendo serie TV, e preferisco usare quel poco tempo libero che ho per cartoni animati e film che mi trasmettono qualcosa o per far vita sociale.
Se le altre recensioni le avevo già in mente da tempo, e ho dovuto solamente aprire un word processor a caso, svuotare il cassetto della memoria e mettere assieme le informazioni, per "Evangelion" le cose si sono fatte più complicate, quasi al pari della cervellotica sceneggiatura concepita da Hideaki Anno. Per la prima volta, e personalmente devo dire purtroppo, assistiamo definitivamente al passaggio da 'cartone animato giapponese' ad 'anime'. Si entra quindi nell'era dei computer, degli hentai, dei primi siti di chat line, precursori degli attuali e ormai onnipresenti e ossessivi social network. D'ora in avanti i cosiddetti anime non verranno più prodotti per un pubblico eterogeneo fatto di bambini, adolescenti e ragazzi, ma per una fetta di fruitori ben definita: gli otaku. Categoria ben disposta a comprare ogni sorta di gadget possibile e morbosamente immaginabile (per esempio le bende di Rei Ayanami). Non ho visto tutti i ventisei episodi, lo ammetto, ma questo perché ho trovato fin da subito i protagonisti veramente freddi e complessati. Di conseguenza la trama risulta lenta, a tratti pesante e piuttosto confusionaria. Inoltre a mio parere sono presenti alcune scene di violenza gratuita in certi casi inutili e aberranti. Alla fine dei conti l'unica cosa che salvo e che fa raggiungere a "Evangelion" la sufficienza è il character design del bravo Yoshiyuki Sadamoto, che ha curato anche la sorprendente e godibile versione manga (voto a quest'ultima: 8).
Questo anime è una pietra miliare. Semplicemente citandolo si comprende la sua grandezza.
Parte con un inizio abbastanza banale, con una minaccia (gli Angeli) che deve essere debellata, attraverso gli Evangelion. Però, dall'altra parte, si nota subito l'immenso spessore psicologico che lo sceneggiatore riesce a dare a Shinji Ikari, il protagonista. Questo personaggio, per tutto l'anime, si sentirà costretto a guidare gli Evangelion, ma allo stesso tempo lo farà per dimostrare al padre Gendo, capo della Nerv, che lui non è un essere inutile. Anche gli altri personaggi sono memorabili, come Misato (che all'inizio odiavo per il suo stile di vita non proprio elegante, ma che mi ha stupito per il suo passato travagliato e per essere l'unica della Nerv a comprendere, anche se in parte, la grande paura di Shinji) oppure Asuka e Rei Anayami. Ma il mio personaggio preferito rimarrà sempre e solo Ryoji Kaji, l'unico personaggio realmente positivo, che dispensava sempre consigli importanti e mai banali. Il finale di "Evangelion" potrebbe far storcere il naso, infatti molti ne hanno parlato male, e altrettanti ne hanno parlato bene. Il finale di "Evangelion" è bellissimo, profondo, una cosa mai vista e che (forse) mai si rivedrà. Hideaki Anno è un genio, anche se lui non è mai riuscito ad apprezzare la sua creatura più bella, che durerà nei secoli, per sempre.
Parte con un inizio abbastanza banale, con una minaccia (gli Angeli) che deve essere debellata, attraverso gli Evangelion. Però, dall'altra parte, si nota subito l'immenso spessore psicologico che lo sceneggiatore riesce a dare a Shinji Ikari, il protagonista. Questo personaggio, per tutto l'anime, si sentirà costretto a guidare gli Evangelion, ma allo stesso tempo lo farà per dimostrare al padre Gendo, capo della Nerv, che lui non è un essere inutile. Anche gli altri personaggi sono memorabili, come Misato (che all'inizio odiavo per il suo stile di vita non proprio elegante, ma che mi ha stupito per il suo passato travagliato e per essere l'unica della Nerv a comprendere, anche se in parte, la grande paura di Shinji) oppure Asuka e Rei Anayami. Ma il mio personaggio preferito rimarrà sempre e solo Ryoji Kaji, l'unico personaggio realmente positivo, che dispensava sempre consigli importanti e mai banali. Il finale di "Evangelion" potrebbe far storcere il naso, infatti molti ne hanno parlato male, e altrettanti ne hanno parlato bene. Il finale di "Evangelion" è bellissimo, profondo, una cosa mai vista e che (forse) mai si rivedrà. Hideaki Anno è un genio, anche se lui non è mai riuscito ad apprezzare la sua creatura più bella, che durerà nei secoli, per sempre.
Si capisce immediatamente, guardando "Neon Genesis Evangelion", che si tratta di un prodotto di un altro livello. Non è solo per una questione di cura dei disegni, che sono veramente di altissima qualità ancora adesso, ma per una questione di eleganza intrinseca: il ritmo solenne ma non lento, le ambientazioni mastodontiche, la cura maniacale per i dettagli, il citazionismo... tutto sì unisce per dare vita a un anime dai caratteri "autoriali" (anche se per metà della serie sembra si parli solo di robottoni giganti contro mostri).
Nonostante infatti l'apparente infantilità delle situazioni trattate, "Neon Genesis Evangelion" si dimostra fin da subito ben più cupo e complesso di quanto non appaia. L'intero anime parla della sfida di un ragazzo contro la sua passività nell'affrontare la crudeltà del mondo e degli altri. Alcuni credono che la situazione iniziale del protagonista, Shinji, e la sua evoluzione siano una rappresentazione dell'otaku medio giapponese, recluso e inetto socialmente. In realtà è questo, ma è anche molto di più. Si parla di come le barriere dell'animo (A.T. Field), che ognuno di noi possiede, siano indispensabili per formare la nostra personalità, il nostro io, e di come annullandole (annullando tutte le (in)sofferenze e incomprensioni che generano) si annullerebbe e si confonderebbe anche la nostra coscienza. Si parla di come ogni personalità è diversa quando vista da un altro individuo dotato di A.T. Field, e che dallo scontro di queste visioni nasce il rapporto umano. Un rapporto imperfetto, talvolta violento e spaventoso, ma che contiene qualcosa di misterioso e meraviglioso.
Capendo questo, diventa ovvio come la seconda metà dell'anime sia di gran lunga quella più interessante, dove i dettagli che riguardano la psiche dei personaggi vengono messi a nudo in tutta la loro spietata crudezza. Il culmine lo raggiungono gli ultimi due episodi, di una bellezza bruta, teatrale e sperimentale, che portano il medium dell'animazione a nuovi livelli comunicativi. Purtroppo non tutti hanno apprezzato questa svolta così radicale e quindi sono arrivati i film di "Evangelion", che riprendono il progetto di perfezionamento dell'uomo da un punto di vista "esterno". Questi remake degli episodi originali sono veramente eccessivi e di cattivo gusto, con un'esagerazione grafica piuttosto fastidiosa, e ne consiglio la visione solo per curiosità e completezza. Il nuovo finale, più ambiguo ma comunque in linea con l'anima della serie, non snatura l'opera. Semplicemente viene a mancare quella "eleganza brutale" che contraddistingue l'opera originale, in favore di un po' di azione, esplosioni (e fin qui poteva ancora starci), simboli cabalistici 'tamarrati' dalla CG, cose strane che accadono in successione, aggiunta di elementi che, più che misteriosi ma sensati come nella serie originale appaiono solo 'randomici' e pretenziosi, vagine che si aprono sui mecha e musiche allegre in situazioni apocalittiche.
La serie originale rimane e credo rimarrà uno degli anime più belli che abbia mai visto, con una capacità di racconto dei personaggi che non ha eguali in tutta l'animazione giapponese. Consigliatissimo a tutti coloro che cercano qualcosa di più ambizioso del solito.
Nonostante infatti l'apparente infantilità delle situazioni trattate, "Neon Genesis Evangelion" si dimostra fin da subito ben più cupo e complesso di quanto non appaia. L'intero anime parla della sfida di un ragazzo contro la sua passività nell'affrontare la crudeltà del mondo e degli altri. Alcuni credono che la situazione iniziale del protagonista, Shinji, e la sua evoluzione siano una rappresentazione dell'otaku medio giapponese, recluso e inetto socialmente. In realtà è questo, ma è anche molto di più. Si parla di come le barriere dell'animo (A.T. Field), che ognuno di noi possiede, siano indispensabili per formare la nostra personalità, il nostro io, e di come annullandole (annullando tutte le (in)sofferenze e incomprensioni che generano) si annullerebbe e si confonderebbe anche la nostra coscienza. Si parla di come ogni personalità è diversa quando vista da un altro individuo dotato di A.T. Field, e che dallo scontro di queste visioni nasce il rapporto umano. Un rapporto imperfetto, talvolta violento e spaventoso, ma che contiene qualcosa di misterioso e meraviglioso.
Capendo questo, diventa ovvio come la seconda metà dell'anime sia di gran lunga quella più interessante, dove i dettagli che riguardano la psiche dei personaggi vengono messi a nudo in tutta la loro spietata crudezza. Il culmine lo raggiungono gli ultimi due episodi, di una bellezza bruta, teatrale e sperimentale, che portano il medium dell'animazione a nuovi livelli comunicativi. Purtroppo non tutti hanno apprezzato questa svolta così radicale e quindi sono arrivati i film di "Evangelion", che riprendono il progetto di perfezionamento dell'uomo da un punto di vista "esterno". Questi remake degli episodi originali sono veramente eccessivi e di cattivo gusto, con un'esagerazione grafica piuttosto fastidiosa, e ne consiglio la visione solo per curiosità e completezza. Il nuovo finale, più ambiguo ma comunque in linea con l'anima della serie, non snatura l'opera. Semplicemente viene a mancare quella "eleganza brutale" che contraddistingue l'opera originale, in favore di un po' di azione, esplosioni (e fin qui poteva ancora starci), simboli cabalistici 'tamarrati' dalla CG, cose strane che accadono in successione, aggiunta di elementi che, più che misteriosi ma sensati come nella serie originale appaiono solo 'randomici' e pretenziosi, vagine che si aprono sui mecha e musiche allegre in situazioni apocalittiche.
La serie originale rimane e credo rimarrà uno degli anime più belli che abbia mai visto, con una capacità di racconto dei personaggi che non ha eguali in tutta l'animazione giapponese. Consigliatissimo a tutti coloro che cercano qualcosa di più ambizioso del solito.
Mi sono approcciato a quest'opera consapevole dell'importanza che riveste nella cultura dei mecha e di quanto sia stato di ispirazione per molti.
L'inizio dell'opera è sicuramente accattivante, anche se la comprensione dei personaggi richiede una certa "concentrazione".
La trama piano piano va perdendosi terminando in una babele di situazioni psicologiche, filosofiche che mettono in secondo piano l'ottimo character e mecha design, sino ad arrivare al finale che reputo insufficiente ed a tratti assolutamente incomprensibile
Il punto più dolente ritengo siano i protagonisti ed in particolare i "Children": Shinji Ikari, il personaggio principale, pilota dell'Eva-1, una psiche molto complessa (troppo) che vive il contrasto con il padre e la situazione che gli piomba addosso come un qualcosa di mai digerito che caratterizza tutte gli episodi. Questo potrebbe risultare realistico, ma nell'insieme diventa una pesante zavorra alla trama, che quindi non decolla mai ed in questo non è aiutato neppure dagli altri compagni di viaggio. La "Second Children" troppo complessa, oltre che insopportabile, e Rei Ayanami, il pilota dell'Eva-00, personaggio chiuso spesso enigmatico per non dire incapibile. Pure il resto dei personaggi danno l'idea di vite difficili che però ricadono esageratamente sulla trama.
Bella l'idea degli Angeli degli Evangelion, il violento cataclisma che colpisce l'Antartide, ma di puntata in puntata il tutto diventa lo sfondo per risaltare vicende interiori e spirituali francamente esagerate.
Il doppiaggio è ottimo (immane lavoro), pure le musiche, ma complessivamente l'anime è stato una delusione a cui non riesco a dare una sufficienza.
L'inizio dell'opera è sicuramente accattivante, anche se la comprensione dei personaggi richiede una certa "concentrazione".
La trama piano piano va perdendosi terminando in una babele di situazioni psicologiche, filosofiche che mettono in secondo piano l'ottimo character e mecha design, sino ad arrivare al finale che reputo insufficiente ed a tratti assolutamente incomprensibile
Il punto più dolente ritengo siano i protagonisti ed in particolare i "Children": Shinji Ikari, il personaggio principale, pilota dell'Eva-1, una psiche molto complessa (troppo) che vive il contrasto con il padre e la situazione che gli piomba addosso come un qualcosa di mai digerito che caratterizza tutte gli episodi. Questo potrebbe risultare realistico, ma nell'insieme diventa una pesante zavorra alla trama, che quindi non decolla mai ed in questo non è aiutato neppure dagli altri compagni di viaggio. La "Second Children" troppo complessa, oltre che insopportabile, e Rei Ayanami, il pilota dell'Eva-00, personaggio chiuso spesso enigmatico per non dire incapibile. Pure il resto dei personaggi danno l'idea di vite difficili che però ricadono esageratamente sulla trama.
Bella l'idea degli Angeli degli Evangelion, il violento cataclisma che colpisce l'Antartide, ma di puntata in puntata il tutto diventa lo sfondo per risaltare vicende interiori e spirituali francamente esagerate.
Il doppiaggio è ottimo (immane lavoro), pure le musiche, ma complessivamente l'anime è stato una delusione a cui non riesco a dare una sufficienza.
Cos'è l'arte? Spesso ce lo domandiamo e abbiamo opinioni divergenti a riguardo. Per alcuni sono quadri, per altri dipinti, poi ci sono donne, statue, sculture, paesaggi e tanto altro. E i settori del cinema e dell'animazione possono definirsi arte? Certamente, questo è di dominio pubblico, ma soltanto alcune opere, elette dai critici e dalla massa, hanno questo privilegio tanto ambito. Ebbene, ritengo "Evangelion" sia meritevole di questo privilegio, poiché è l'opera di animazione che ha suscitato in me pensieri e ragionamenti mai avuti prima, esistenziali ma non solo. E' un'opera immensa "Evangelion", della quale si potrebbe scrivere tantissimo, forse troppo, e ciò conferma la tesi che è qualcosa di controverso, ma a mio parere meraviglioso, divino e perfetto! Un tripudio di riferimenti culturali, religiosi, filosofici e psicologici che non ho trovato in nessun altro prodotto d'animazione né in film con attori in carne e ossa. E' di una tale complessità che bisogna riascoltare e rivedere più volte determinati momenti delle varie puntate, se si ha l'obbiettivo di comprendere i messaggi nascosti lanciati dal regista, in più cercare quantomeno di indagare nel perché dei comportamenti dei protagonisti di "Evangelion", vere perle dell'anime che riescono infatti a sorreggere ogni puntata con i loro monologhi (o soliloqui) piuttosto che mediante i combattimenti mecha, semplicemente utilizzati come contorno alla vera faccia della serie.
La trama a prima vista è semplice, incentrata sugli umani minacciati da strani esseri denominati "angeli" o messaggeri di Dio, non si sa bene quale il motivo. E l'unica arma a disposizione degli umani per affrontare questa minaccia è sincronizzare dei quattordicenni a dei robot giganteschi, in maniera da combattere al meglio i misteriosi nemici dell'umanità. Però, accanto a questa trama apparentemente lineare, ci sono come anticipato dei segreti tutti da svelare, assolutamente inimmaginabili prima della visione o durante i primi episodi. Infatti la serie cresce di puntata in puntata a livello di intensità psicologica e introspezione dei personaggi, lasciando definitivamente la parte allegra della serie dalla seconda parte della serie in poi, quindi dall'episodio 13-14 circa. Una bellezza visiva che dà il meglio negli episodi finale, autentici capolavori della storia dell'animazione, consigliati a tutti gli amanti del settore e non solo.
Il protagonista è Shinji Ikari, antieroe per eccellenza, nel senso che è un ragazzo con diversi problemi a relazionarsi col prossimo e quindi poco incline a divenire un eroe nella lotta per la salvezza dell'umanità. Il suo carattere è sfaccettato in diverse facce, molto complesso da comprendere fino in fondo, anche per lui stesso. Proprio il personaggio di Shinji, da alcuni parodiato e reputato fastidioso all'inverosimile, io lo trovo invece gradevole nel suo rappresentare la realtà dell'uomo, specialmente dei ragazzi di oggi, tremendamente carichi di responsabilità a causa della società che offre modelli di vita del tutto estranei a noi, alla realtà. Questo personaggio, traumatizzato da un'infanzia difficile dopo l'abbandono del padre, è un adolescente con molti problemi comuni ai ragazzi di quell'età, perciò è facile immedesimarsi in lui, nel bene ma soprattutto nel male. L'introspezione che ci viene fornita di Shinji è completa, impossibile fare di meglio, basti pensare che le tanto chiacchierate ultime due puntate che concludono la serie sono dedicate esclusivamente alla sua psiche, in particolare alla sua maturazione. Molto forte è il tema del complesso di Edipo, del quale il protagonista soffre proprio a causa dell'improvviso abbandono da parte del padre conseguente alla morte della madre; il nostro protagonista trova difficoltà a relazionarsi non solo con l'altro sesso, ma con tutti, specie con il padre tanto odiato. Inoltre è di una passività disarmante e ha tutte le patologie classiche di una persona remissiva e insicura: ambivalenza, auto-nichilismo, nonché libido e destrudo, tanto per citarne alcuni, disturbi (o meno) della psicologia umana che qui vengono mostrati (e spiegati) alla perfezione mediante i comportamenti del protagonista e non solo. Infatti, anche Rei Ayanami e Asuka, gli altri due piloti di Eva che accompagnano il protagonista nelle battaglie, sono affetti da alcune patologie psichiche non di poco conto, provocate da traumi infantili o da situazioni di vita al limite del surreale. Entrambi questi due personaggi femminili, pur nelle loro molteplici differenze, hanno in comune una caratterizzazione accurata e un rapporto con Shinji particolarmente complesso, fattore che porta le due ragazze a cercare il dialogo e il confronto a seconda della loro personalità, cioè in maniera pacata ed ermetica nel caso della prima, e in maniera aggressiva e instabile per la seconda. Sono da segnalare i soliloqui di Rei, che rasentano la perfezione nel descrivere la sua personalità, le sue preoccupazioni, la sua mancanza di sogni e ambizioni, capolavori raramente rinvenibili in altre occasioni. E come non segnalare anche il caratterino di Asuka, personaggio apprezzato ancora oggi da moltissima gente, anche grazie alla sua famosa frase divenuta un cult: "Ma sei stupido?" oppure il famoso nomignolo con il quale si riferisce a Shinji, ossia "stupiShinji"... meravigliosa!
Tra gli altri personaggi, alcuni di grande spessore, mi piace ricordare Misato, tutrice legale di Shinji e Asuka, nonché direttore operativo della Nerv, che funge da sorta di doppia guida al protagonista: guida nella vita di tutti i giorni nella crescita personale e guida nelle strategie di combattimento contro gli "angeli". Tuttavia è un personaggio che riserva sorprese, nonostante in apparenza sembri abbastanza superficiale. Poi, come non citare Gendo Ikari? Da qualcuno considerato l'antagonista dell'intera serie, da altri la nemesi del protagonista, è certamente un personaggio interessante, meritevole del premio di peggior padre dell'anno, sebbene anche nel suo caso non ci si debba fermare alle apparenze, scavando piuttosto in profondità per ricercare l'origine e il fine dei suoi comportamenti ambigui e insensibili. Anche Kaworu è un personaggio amato in questa serie, malgrado il suo ruolo sia marginale: tuttavia, riesce a sbloccare il protagonista e fargli prendere, da solo, una decisione fondamentale non soltanto per lui, bensì per l'umanità stessa. Inoltre è colui che dona a Shinji tanta fiducia, gentilezza e affetto, proprio le cose che il piccolo Ikari cerca disperatamente nel corso di tutti i ventisei episodi della serie. Degno di nota, infine, anche Kaji, il quale ha la funzione di approfondire il personaggio di Misato nella sua vera natura e osservarne i segreti, così come andare alla ricerca dei segreti più oscuri della Nerv.
I temi di "Evangelion"? Tanti, troppi per essere descritti tutti, ma mi sforzerò di scrivere il necessario. Ho nominato qui sopra il complesso di Edipo del protagonista (ma non solo), tema probabilmente centrale della serie che caratterizza anche il finale alternativo della serie ("The End of Evangelion"), a conferma della sua centralità nelle intenzioni di Hideaki Anno. Eros e Thanatos poi sono due correnti opposte e complementari nel destino dell'uomo, tratte da Freud e ricercate nel comportamenti e negli atteggiamenti dei protagonisti. Anche Pirandello è chiaramente citato nel monologo di Shinji in una puntata, in cui riflette sul soggetto osservante e su quello osservato, celando una maschera per tutti coloro con cui ci relazioniamo, i quali nolenti o volenti ci vedranno in un modo diverso dal nostro e diverso persino tra loro stessi. D'altronde, nemmeno noi stessi siamo capaci di comprenderci fino in fondo nel nostro animo, figuriamoci gli altri. Davvero spettacolare questa citazione, accompagnata dalla musica evocatoria che contraddistingue tutta la serie, specialmente i momenti di maggior intensità psicologica. Infine mi preme affermare che la maturazione psicologica, evidente nel viaggio mentale del protagonista nelle ultime puntate, mette a fuoco la finalità della serie di dare a tutti la possibilità di migliorarsi, di crescere e maturare, nonostante le difficoltà di tutti i giorni e i problemi che ci circondano. Bisogna affrontare questi problemi, sforzandosi di amare la vita e lottare contro i problemi, evitando di fuggire da essi (come invece fa il protagonista). Il buon Shinji ad esempio ha l'abitudine di chiudersi ermeticamente ad ascoltare musica tramite il suo lettore MP3, metafora chiara della chiusura ai problemi e ai rapporti interpersonali in caso di difficoltà o paure. Il dilemma del porcospino, il dilemma dell'essere umano e il rapporto col divino sono altre tematiche di indubbio valore venute alla luce nel corso della varie puntate, tutte trattate con estrema attenzione e mai in misura banale o superficiale.
I disegni e le animazioni sono di alto livello, specialmente considerato che si scrive di un anime di vent'anni fa (1995) e quindi non recentissimo. I personaggi sono disegnati bene e non ci sono errori grossolani nel corso nella serie, mentre l'animazione è di ottima fattura durante gli scontri tra gli Eva e gli angeli, così come nelle altre vicende della serie. Peccato per l'assenza di budget negli ultimi episodi, che ha costretto a un taglio netto di trama e fermo immagine d'altri tempi, problema però superato alla perfezione e agevolmente con due puntate psicologiche divenute famose in tutto il globo per la loro bellezza.
Uno dei maggiori punti a favore di "Evangelion" è certamente la colonna sonora, di livello elevatissimo, eterea a dir poco. Accanto a brani originali composti per l'occasione (mi preme citare "EVA 00", "NERV", "ANGEL ATTACK", "THANATOS" e "DO YOU LOVE ME?"), ci sono composizioni liriche di inestimabile valore di Beethoven (sinfonia numero 9) e di Bach, tanto per citarne due. Sono arrangiamenti musicali che donano maggior intensità e profondità ai momenti chiave della serie e il risultato che si ottiene, invero, è eccellente. Per quanto riguardo l'opening, è una vera istituzione in Giappone, e il motivo è semplice: testo aggressivo e non scontato, sonorità adeguata e orecchiabile, immagini espressive e piene di riferimenti religiosi, tanto cari alla serie. Anche l'ending fa il suo, cantata anche dalla doppiatrice di Rei Ayanami: qui si tratta di un popolare brano riadattato per l'occasione, essendo stato composto nel lontano 1954.
"Neon Genesis Evangelion" è un anime grandioso, consigliatissimo a chiunque voglia vedere un prodotto d'animazione al di fuori dei normali canoni e stereotipi a cui il mercato ci ha stancamente abituato da diverso tempo. Qui c'è tutto ciò che si desidera, anche più del desiderabile, inondando lo spettatore di bellezza e di riflessioni esistenzialiste non irreali o monotone, piuttosto dannatamente reali e attuali. Lo spronare l'essere umano a migliorarsi, a non crogiolarsi nella vanità e nei traguardi raggiunti, è una delle possibili interpretazioni dell'opera, opera che non teme di rivaleggiare con anime più recenti - invero sono proprio quest'ultimi a prendere come referente "Evangelion", scomporlo e trovarne, cercarne le chiavi di lettura per comprendere e imparare come produrre un anime di successo che non sia solamente commerciale, bensì riflessivo e ammirato dalla critica. Chi sono io? Chi sei tu? Perché l'uomo teme l'oscurità? Lasciatevi suggestionare da questi e altri quesiti della serie e sono certo ne resterete ammaliati e colpiti nel profondo del vostro animo; l'importante è guardarlo con metodologia e con attenzione dovuta a un'opera di tale calibro.
La trama a prima vista è semplice, incentrata sugli umani minacciati da strani esseri denominati "angeli" o messaggeri di Dio, non si sa bene quale il motivo. E l'unica arma a disposizione degli umani per affrontare questa minaccia è sincronizzare dei quattordicenni a dei robot giganteschi, in maniera da combattere al meglio i misteriosi nemici dell'umanità. Però, accanto a questa trama apparentemente lineare, ci sono come anticipato dei segreti tutti da svelare, assolutamente inimmaginabili prima della visione o durante i primi episodi. Infatti la serie cresce di puntata in puntata a livello di intensità psicologica e introspezione dei personaggi, lasciando definitivamente la parte allegra della serie dalla seconda parte della serie in poi, quindi dall'episodio 13-14 circa. Una bellezza visiva che dà il meglio negli episodi finale, autentici capolavori della storia dell'animazione, consigliati a tutti gli amanti del settore e non solo.
Il protagonista è Shinji Ikari, antieroe per eccellenza, nel senso che è un ragazzo con diversi problemi a relazionarsi col prossimo e quindi poco incline a divenire un eroe nella lotta per la salvezza dell'umanità. Il suo carattere è sfaccettato in diverse facce, molto complesso da comprendere fino in fondo, anche per lui stesso. Proprio il personaggio di Shinji, da alcuni parodiato e reputato fastidioso all'inverosimile, io lo trovo invece gradevole nel suo rappresentare la realtà dell'uomo, specialmente dei ragazzi di oggi, tremendamente carichi di responsabilità a causa della società che offre modelli di vita del tutto estranei a noi, alla realtà. Questo personaggio, traumatizzato da un'infanzia difficile dopo l'abbandono del padre, è un adolescente con molti problemi comuni ai ragazzi di quell'età, perciò è facile immedesimarsi in lui, nel bene ma soprattutto nel male. L'introspezione che ci viene fornita di Shinji è completa, impossibile fare di meglio, basti pensare che le tanto chiacchierate ultime due puntate che concludono la serie sono dedicate esclusivamente alla sua psiche, in particolare alla sua maturazione. Molto forte è il tema del complesso di Edipo, del quale il protagonista soffre proprio a causa dell'improvviso abbandono da parte del padre conseguente alla morte della madre; il nostro protagonista trova difficoltà a relazionarsi non solo con l'altro sesso, ma con tutti, specie con il padre tanto odiato. Inoltre è di una passività disarmante e ha tutte le patologie classiche di una persona remissiva e insicura: ambivalenza, auto-nichilismo, nonché libido e destrudo, tanto per citarne alcuni, disturbi (o meno) della psicologia umana che qui vengono mostrati (e spiegati) alla perfezione mediante i comportamenti del protagonista e non solo. Infatti, anche Rei Ayanami e Asuka, gli altri due piloti di Eva che accompagnano il protagonista nelle battaglie, sono affetti da alcune patologie psichiche non di poco conto, provocate da traumi infantili o da situazioni di vita al limite del surreale. Entrambi questi due personaggi femminili, pur nelle loro molteplici differenze, hanno in comune una caratterizzazione accurata e un rapporto con Shinji particolarmente complesso, fattore che porta le due ragazze a cercare il dialogo e il confronto a seconda della loro personalità, cioè in maniera pacata ed ermetica nel caso della prima, e in maniera aggressiva e instabile per la seconda. Sono da segnalare i soliloqui di Rei, che rasentano la perfezione nel descrivere la sua personalità, le sue preoccupazioni, la sua mancanza di sogni e ambizioni, capolavori raramente rinvenibili in altre occasioni. E come non segnalare anche il caratterino di Asuka, personaggio apprezzato ancora oggi da moltissima gente, anche grazie alla sua famosa frase divenuta un cult: "Ma sei stupido?" oppure il famoso nomignolo con il quale si riferisce a Shinji, ossia "stupiShinji"... meravigliosa!
Tra gli altri personaggi, alcuni di grande spessore, mi piace ricordare Misato, tutrice legale di Shinji e Asuka, nonché direttore operativo della Nerv, che funge da sorta di doppia guida al protagonista: guida nella vita di tutti i giorni nella crescita personale e guida nelle strategie di combattimento contro gli "angeli". Tuttavia è un personaggio che riserva sorprese, nonostante in apparenza sembri abbastanza superficiale. Poi, come non citare Gendo Ikari? Da qualcuno considerato l'antagonista dell'intera serie, da altri la nemesi del protagonista, è certamente un personaggio interessante, meritevole del premio di peggior padre dell'anno, sebbene anche nel suo caso non ci si debba fermare alle apparenze, scavando piuttosto in profondità per ricercare l'origine e il fine dei suoi comportamenti ambigui e insensibili. Anche Kaworu è un personaggio amato in questa serie, malgrado il suo ruolo sia marginale: tuttavia, riesce a sbloccare il protagonista e fargli prendere, da solo, una decisione fondamentale non soltanto per lui, bensì per l'umanità stessa. Inoltre è colui che dona a Shinji tanta fiducia, gentilezza e affetto, proprio le cose che il piccolo Ikari cerca disperatamente nel corso di tutti i ventisei episodi della serie. Degno di nota, infine, anche Kaji, il quale ha la funzione di approfondire il personaggio di Misato nella sua vera natura e osservarne i segreti, così come andare alla ricerca dei segreti più oscuri della Nerv.
I temi di "Evangelion"? Tanti, troppi per essere descritti tutti, ma mi sforzerò di scrivere il necessario. Ho nominato qui sopra il complesso di Edipo del protagonista (ma non solo), tema probabilmente centrale della serie che caratterizza anche il finale alternativo della serie ("The End of Evangelion"), a conferma della sua centralità nelle intenzioni di Hideaki Anno. Eros e Thanatos poi sono due correnti opposte e complementari nel destino dell'uomo, tratte da Freud e ricercate nel comportamenti e negli atteggiamenti dei protagonisti. Anche Pirandello è chiaramente citato nel monologo di Shinji in una puntata, in cui riflette sul soggetto osservante e su quello osservato, celando una maschera per tutti coloro con cui ci relazioniamo, i quali nolenti o volenti ci vedranno in un modo diverso dal nostro e diverso persino tra loro stessi. D'altronde, nemmeno noi stessi siamo capaci di comprenderci fino in fondo nel nostro animo, figuriamoci gli altri. Davvero spettacolare questa citazione, accompagnata dalla musica evocatoria che contraddistingue tutta la serie, specialmente i momenti di maggior intensità psicologica. Infine mi preme affermare che la maturazione psicologica, evidente nel viaggio mentale del protagonista nelle ultime puntate, mette a fuoco la finalità della serie di dare a tutti la possibilità di migliorarsi, di crescere e maturare, nonostante le difficoltà di tutti i giorni e i problemi che ci circondano. Bisogna affrontare questi problemi, sforzandosi di amare la vita e lottare contro i problemi, evitando di fuggire da essi (come invece fa il protagonista). Il buon Shinji ad esempio ha l'abitudine di chiudersi ermeticamente ad ascoltare musica tramite il suo lettore MP3, metafora chiara della chiusura ai problemi e ai rapporti interpersonali in caso di difficoltà o paure. Il dilemma del porcospino, il dilemma dell'essere umano e il rapporto col divino sono altre tematiche di indubbio valore venute alla luce nel corso della varie puntate, tutte trattate con estrema attenzione e mai in misura banale o superficiale.
I disegni e le animazioni sono di alto livello, specialmente considerato che si scrive di un anime di vent'anni fa (1995) e quindi non recentissimo. I personaggi sono disegnati bene e non ci sono errori grossolani nel corso nella serie, mentre l'animazione è di ottima fattura durante gli scontri tra gli Eva e gli angeli, così come nelle altre vicende della serie. Peccato per l'assenza di budget negli ultimi episodi, che ha costretto a un taglio netto di trama e fermo immagine d'altri tempi, problema però superato alla perfezione e agevolmente con due puntate psicologiche divenute famose in tutto il globo per la loro bellezza.
Uno dei maggiori punti a favore di "Evangelion" è certamente la colonna sonora, di livello elevatissimo, eterea a dir poco. Accanto a brani originali composti per l'occasione (mi preme citare "EVA 00", "NERV", "ANGEL ATTACK", "THANATOS" e "DO YOU LOVE ME?"), ci sono composizioni liriche di inestimabile valore di Beethoven (sinfonia numero 9) e di Bach, tanto per citarne due. Sono arrangiamenti musicali che donano maggior intensità e profondità ai momenti chiave della serie e il risultato che si ottiene, invero, è eccellente. Per quanto riguardo l'opening, è una vera istituzione in Giappone, e il motivo è semplice: testo aggressivo e non scontato, sonorità adeguata e orecchiabile, immagini espressive e piene di riferimenti religiosi, tanto cari alla serie. Anche l'ending fa il suo, cantata anche dalla doppiatrice di Rei Ayanami: qui si tratta di un popolare brano riadattato per l'occasione, essendo stato composto nel lontano 1954.
"Neon Genesis Evangelion" è un anime grandioso, consigliatissimo a chiunque voglia vedere un prodotto d'animazione al di fuori dei normali canoni e stereotipi a cui il mercato ci ha stancamente abituato da diverso tempo. Qui c'è tutto ciò che si desidera, anche più del desiderabile, inondando lo spettatore di bellezza e di riflessioni esistenzialiste non irreali o monotone, piuttosto dannatamente reali e attuali. Lo spronare l'essere umano a migliorarsi, a non crogiolarsi nella vanità e nei traguardi raggiunti, è una delle possibili interpretazioni dell'opera, opera che non teme di rivaleggiare con anime più recenti - invero sono proprio quest'ultimi a prendere come referente "Evangelion", scomporlo e trovarne, cercarne le chiavi di lettura per comprendere e imparare come produrre un anime di successo che non sia solamente commerciale, bensì riflessivo e ammirato dalla critica. Chi sono io? Chi sei tu? Perché l'uomo teme l'oscurità? Lasciatevi suggestionare da questi e altri quesiti della serie e sono certo ne resterete ammaliati e colpiti nel profondo del vostro animo; l'importante è guardarlo con metodologia e con attenzione dovuta a un'opera di tale calibro.
Sinceramente ho visto "Neon Genesis Evangelion" qualche anno fa, quindi non ricordo benissimo la trama e soprattutto il finale, che era molto complicato da capire per quanto mi ricordi (sul filosofico andante), con molteplici livelli di interpretazione. Cosa che tra l'altro adoro, perché ti porta a rivivere un'opera (che sia manga, anime, film, libro...) più di una volta, perché ti sembra sempre di poter capire qualcosa di più quando la rivedi/rileggi. E lo scenario apocalittico di una nuova Tokyo (ambientata proprio in questi giorni, tra l'altro) che circonda un semplice ragazzo e la sua problematica relazione con il padre, una ragazza misteriosa e un'altra ragazza egocentrica e decisa vi porterà quasi sicuramente a riflettere sul significato della vita e dell'esistenza. Da non perdere (a meno che non odiate farvi troppi giri mentali sul perché siamo qui e che ne sarà di noi)!
Da piccolo era mia abitudine spulciare online cose di cui non sapevo niente, giusto per divertirmi a leggere trame di film, anime ecc. che non avevo mai visto. Una di quelle che mi capitò fu "Neon Genesis Evangelion". A dargli un'occhiata mi sembrava inquietante, quindi, spinto dalla curiosità, continuai la ricerca dopo essermi spoilerato tutta la trama, cercando "end of Evangelion". Quella era la vera inquietudine.
A distanza di anni, dopo essermi appassionato al mondo degli anime più profondamente, mi sono ricordato di quell'anime, guardandone le recensioni qui su Animeclick.it. Decisi di guardarlo, e mai scelta fu più giusta. Dopo aver guardato sia la serie che il film, ero felice. Felice perché mi era piaciuto moltissimo.
"Neon Genesis Evangelion" è un anime che odi o ami, non c'è una via di mezzo. Personalmente lo amo. Esso esplora il lato psicologico di ogni personaggio per mandarci un importante messaggio, che è quello che permea ogni episodio dell'anime, e che prende forma nella frase di Kaworu: "Gli esseri umani non potranno mai affrancarsi dalla solitudine. Del resto ogni uomo è comunque solo. Ed è soltanto poiché è possibile dimenticarlo che gli uomini riescono a vivere". Insomma, l'autore ci spinge a dimenticarci dell'incomunicabilità degli esseri umani per relazionarci con gli altri, perchè è proprio la comunicazione la base della vita stessa. Tutto il resto della storia è di contorno al suo messaggio.
La simbologia giudaico-cristiana è molto forte, soprattutto per quanto riguarda gli angeli.
Parlando dei finali, è meglio quello della serie o quello del film? Io preferisco quello della serie, perché è lì che si realizza ciò che vuole veramente dire Anno. Il finale del film secondo me non era necessario, così come non era necessario farlo finire con un ambiguo "Che schifo..." di Asuka (che riflette il rapporto amore-odio tra i due piloti), ma comunque si destreggia benissimo ed è un bellissimo film.
In sintesi, consiglio "Neon Genesis Evangelion" a chiunque sia disposto non a vedere un anime tutto mazzate come molti mecha, ma uno che manda importanti messaggi sociali.
A distanza di anni, dopo essermi appassionato al mondo degli anime più profondamente, mi sono ricordato di quell'anime, guardandone le recensioni qui su Animeclick.it. Decisi di guardarlo, e mai scelta fu più giusta. Dopo aver guardato sia la serie che il film, ero felice. Felice perché mi era piaciuto moltissimo.
"Neon Genesis Evangelion" è un anime che odi o ami, non c'è una via di mezzo. Personalmente lo amo. Esso esplora il lato psicologico di ogni personaggio per mandarci un importante messaggio, che è quello che permea ogni episodio dell'anime, e che prende forma nella frase di Kaworu: "Gli esseri umani non potranno mai affrancarsi dalla solitudine. Del resto ogni uomo è comunque solo. Ed è soltanto poiché è possibile dimenticarlo che gli uomini riescono a vivere". Insomma, l'autore ci spinge a dimenticarci dell'incomunicabilità degli esseri umani per relazionarci con gli altri, perchè è proprio la comunicazione la base della vita stessa. Tutto il resto della storia è di contorno al suo messaggio.
La simbologia giudaico-cristiana è molto forte, soprattutto per quanto riguarda gli angeli.
Parlando dei finali, è meglio quello della serie o quello del film? Io preferisco quello della serie, perché è lì che si realizza ciò che vuole veramente dire Anno. Il finale del film secondo me non era necessario, così come non era necessario farlo finire con un ambiguo "Che schifo..." di Asuka (che riflette il rapporto amore-odio tra i due piloti), ma comunque si destreggia benissimo ed è un bellissimo film.
In sintesi, consiglio "Neon Genesis Evangelion" a chiunque sia disposto non a vedere un anime tutto mazzate come molti mecha, ma uno che manda importanti messaggi sociali.
"Neon Genesis Evangelion" è sicuramente una delle serie più importanti degli anni '90, un vero e proprio pilastro per l'animazione giapponese, almeno così dicono; spinto dalla curiosità mi sono avventurato nella visione di quest'opera e, nonostante l'abbia apprezzata per diversi aspetti, ne sono rimasto parzialmente deluso.
Il protagonista è Shinji Ikari, un ragazzo che diviene da un giorno all'altro un pilota di EVA, enormi robot giganti usati dalla NERV per combattere gli angeli, ovvero strane creature che per inspiegabili motivi attaccano la Terra. Assieme a lui fanno da co-protagonisti gli altri due piloti Rei Ayanami, Asuka Souryuu Langley e il maggiore Misato Katsuragi; oltre questi molti altri protagonisti secondari verranno presentati nel corso della storia, alcuni dei quali con ruoli molto importanti.
Dal punto di vista tecnico la grafica e le animazioni non sono ovviamente di massimo livello se comparate alle ultime produzioni di oggi, lo sono invece considerando la datazione dell'anime che risale al 1995 in Giappone (2000 prima trasmissione in Italia).
Per quanto riguarda l'idea di fondo, ovvero giovani ragazzi di quattordici anni chiamati a proteggere l'umanità salendo a bordo di giganti robot, si può dire che quella di "Neon genesis Evangelion" sia l'originale da cui poi sono state tratte tutte le produzioni successive basate su questa.
Il vero punto forte di quest'anime tuttavia non sono le battaglie e le scene d'azione, ma l'incredibile introspezione psicologica dei personaggi, che viene analizzata in maniera maniacale. Come plausibile, la maggior parte delle analisi vengono effettuate sulla psiche di Shinji, un ragazzo palesemente complessato, con una forte paura di aprirsi al prossimo per timore di essere in qualche modo ferito o umiliato; sono dedicate intere puntate solamente ai pensieri che affollano la mente del protagonista e del suo modo "contorto" di vedere la realtà.
I messaggi che questa serie vuole mandare sono innumerevoli e di difficile interpretazione; quello principale è rivolto a tutti gli otaku, e altro non è che un invito a godersi la vita reale, senza rimanere intrappolati nella fantasia e nel mondo da loro stessi creato. Nelle ultime due puntate viene analizzato questo punto, mostrando una crescita del protagonista che capisce di non dover più restare chiuso in sé stesso. Il finale è davvero atipico per una serie animata: non viene spiegato praticamente nulla riguardo ai numerosi misteri che sono stati presentati nel corso della storia, non si sa che fine fanno tutti i personaggi, non si capisce praticamente niente, neanche se quello che è stato mostrato sinora sia la realtà o solamente un sogno di Shinji. Sicuramente è uno dei finali più discussi di sempre, e posso dire di averlo apprezzato solamente in parte.
Una serie di cui consiglio vivamente la visione a tutti coloro che adorano le opere lente, introspettive e riflessive; personalmente ho trovato alcune sequenze e alcune puntate noiose e veramente troppo piatte per i miei gusti, per il resto un vero e proprio capolavoro.
Il protagonista è Shinji Ikari, un ragazzo che diviene da un giorno all'altro un pilota di EVA, enormi robot giganti usati dalla NERV per combattere gli angeli, ovvero strane creature che per inspiegabili motivi attaccano la Terra. Assieme a lui fanno da co-protagonisti gli altri due piloti Rei Ayanami, Asuka Souryuu Langley e il maggiore Misato Katsuragi; oltre questi molti altri protagonisti secondari verranno presentati nel corso della storia, alcuni dei quali con ruoli molto importanti.
Dal punto di vista tecnico la grafica e le animazioni non sono ovviamente di massimo livello se comparate alle ultime produzioni di oggi, lo sono invece considerando la datazione dell'anime che risale al 1995 in Giappone (2000 prima trasmissione in Italia).
Per quanto riguarda l'idea di fondo, ovvero giovani ragazzi di quattordici anni chiamati a proteggere l'umanità salendo a bordo di giganti robot, si può dire che quella di "Neon genesis Evangelion" sia l'originale da cui poi sono state tratte tutte le produzioni successive basate su questa.
Il vero punto forte di quest'anime tuttavia non sono le battaglie e le scene d'azione, ma l'incredibile introspezione psicologica dei personaggi, che viene analizzata in maniera maniacale. Come plausibile, la maggior parte delle analisi vengono effettuate sulla psiche di Shinji, un ragazzo palesemente complessato, con una forte paura di aprirsi al prossimo per timore di essere in qualche modo ferito o umiliato; sono dedicate intere puntate solamente ai pensieri che affollano la mente del protagonista e del suo modo "contorto" di vedere la realtà.
I messaggi che questa serie vuole mandare sono innumerevoli e di difficile interpretazione; quello principale è rivolto a tutti gli otaku, e altro non è che un invito a godersi la vita reale, senza rimanere intrappolati nella fantasia e nel mondo da loro stessi creato. Nelle ultime due puntate viene analizzato questo punto, mostrando una crescita del protagonista che capisce di non dover più restare chiuso in sé stesso. Il finale è davvero atipico per una serie animata: non viene spiegato praticamente nulla riguardo ai numerosi misteri che sono stati presentati nel corso della storia, non si sa che fine fanno tutti i personaggi, non si capisce praticamente niente, neanche se quello che è stato mostrato sinora sia la realtà o solamente un sogno di Shinji. Sicuramente è uno dei finali più discussi di sempre, e posso dire di averlo apprezzato solamente in parte.
Una serie di cui consiglio vivamente la visione a tutti coloro che adorano le opere lente, introspettive e riflessive; personalmente ho trovato alcune sequenze e alcune puntate noiose e veramente troppo piatte per i miei gusti, per il resto un vero e proprio capolavoro.
Ho sempre sentito e letto nominare Neon Genesis Evangelion dal primo momento in cui misi piede nel mondo degli anime. Ho sempre letto recensioni pro e contro tanto elaborate che sembravano - e certe lo erano - tesi di laurea. Ho sempre visto flame assurdi. Per questo motivo non ne ho mai intrapreso la visione. Mi succede con tutti i nomi storici dell'animazione e dei manga: un po' la paura di giocarmi un'opera da dieci (pagherei per rivedermi Cowboy Bebop come fosse la prima volta), un po' perché non mi sento mai pronto, tant'è che dopo anni di anime mi mancano ancora moltissime pietre miliari. Comunque sia, io ho deciso di tenermene fuori: non andrò a rivedermi le puntate alla ricerca di quel particolare in grado di darmi la giusta chiave di lettura o di quel simbolo che fa sottintendere questo o quell'altro. Mi comporterò da comune spettatore, e valuterò l'anime unicamente dal grado di coinvolgimento.
Evangelion è una visione piacevole e appassionante per svariati motivi. Innanzitutto la regia d'autore di Hideaki Anno, che era già riuscito a farmi innamorare di Karekano. La sua mano è presente e si nota, quando si impegna riesce a dare uno spessore inusuale per una produzione televisiva regalando atmosfere filmiche, e la prima puntata ne è l'esempio più lampante. Un altro motivo è che in un primo momento la trama sembra pensata e ragionata e destinata ad andare da un punto A a un punto B senza perdere tempo, sebbene poi non tutto andrà come ci si aspetta. Ciò si nota e quindi la suspense e la voglia di scoprire cosa si cela dietro ai vari misteri proposti è grande. Evangelion fa pensare, ma soprattutto fa supporre. Non guardatelo da soli, ma cercatevi un "compagno di viaggio": le elucubrazioni mentali che seguono ogni episodio e lo scambio di idee fanno parte del pacchetto, scoprirsi novelli Sherlock Holmes e cercare di scoprire dove andrà a parare la storia o cercare tutti i riferimenti biblici è parte del gioco. Un altro pregio di Evangelion da cui avrebbero dovuto apprendere molti anime è lo sviluppo delle scene più quotidiane, che sono inserite in un contesto ben preciso e che servono a rappresentare la crescita caratteriale e a chiarire le relazioni tra i personaggi, e non inserite a mo' di filler per riempire spazio vuoto - mi riferisco a opere come "Code Geass", per fare un esempio. Evangelion poi mi ha mostrato una cosa che non avevo mai visto in un anime: un personaggio antipatico. Ok, ne esistono a bizzeffe, ma di solito sono antieroi, tsundere o cattivi per partito preso, mentre Asuka è insopportabile in quanto tale e la trama gli dà delle ragioni psicologiche, ma gli nega qualunque possibilità di riscatto. A ciò si collega un altro punto, cioè l'ottima caratterizzazione dei personaggi.
Purtroppo ai pregi si affiancano i difetti e quello maggiore di Evangelion è il ripetuto schema degli episodi (l'ennesimo Angelo che viene a far casino e che viene puntualmente preso a mazzate) che toglie dinamicità al tutto e tensione ai combattimenti. Inoltre, andando avanti con le puntate, forse complice il famoso budget ridotto - quelle che prima erano interessanti scene registiche si rivelano un espediente piuttosto sfacciato per risparmiare numerosi, e costosi, secondi di animazione; mi riferisco ad esempio alle lunghissime scene statiche con i personaggi di spalle et similia.
Poi ai pregi e ai difetti si affiancano quelle caratteristiche personali che sono più difficili da inquadrare in modo netto. Come il simbolismo religioso, che caratterizza l'opera ma che non ha un ruolo predominante nella visione. I simboli hanno la loro importanza nel messaggio da trasmettere, ma non quanto certi appassionati vogliano far credere, difatti a volte si risolvono in un semplice gioco di rimandi più o meno velati. Poi ci sono gli Angeli che sembrano essere i cattivoni della serie. Inizialmente sono rappresentati come dei mostri che necessitano della mobilitazione di moltissime forze per essere distrutti e la loro apparizione è avvolta da molto drama, successivamente invece spunteranno come funghi e basteranno meno di cinque minuti per farli fuori. La loro figura dapprima sembra perno della trama, ma successivamente passa in secondo piano rispetto alle avventure dei protagonisti. Un'altra scelta personale ma discutibile è l'alleggerirsi delle atmosfere; si passa dalle crisi di panico all'interno dell'EVA 01 ai siparietti tra piloti e inoltre, se in principio l'età dei piloti è rappresentata dalle crisi di panico del protagonista, successivamente è rappresentata dal fare capriccioso e infantile dei children.
Il finale. Non trovo modo migliore di descrivere Evangelion se non con una frase ripresa del film cult L'odio di Kassovitz: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.". Il problema di Evangelion non è la caduta, ma l'atterraggio. In pratica, per (s)consigliare questo anime a qualcuno bisogna prima capire se per questo qualcuno ha più importanza il viaggio o l'arrivo. Il viaggio è appassionante e stimolante, è come se sul treno leggeste una guida turistica che vi promette di tutto e di più, e voi non state nella pelle per trasformare la teoria in pratica. L'arrivo è straniante, la destinazione non è deludente, ha i suoi perché e la sua ragione di esistere, ma non era ciò che volevate: avete sbagliato fermata.
Evangelion è una visione piacevole e appassionante per svariati motivi. Innanzitutto la regia d'autore di Hideaki Anno, che era già riuscito a farmi innamorare di Karekano. La sua mano è presente e si nota, quando si impegna riesce a dare uno spessore inusuale per una produzione televisiva regalando atmosfere filmiche, e la prima puntata ne è l'esempio più lampante. Un altro motivo è che in un primo momento la trama sembra pensata e ragionata e destinata ad andare da un punto A a un punto B senza perdere tempo, sebbene poi non tutto andrà come ci si aspetta. Ciò si nota e quindi la suspense e la voglia di scoprire cosa si cela dietro ai vari misteri proposti è grande. Evangelion fa pensare, ma soprattutto fa supporre. Non guardatelo da soli, ma cercatevi un "compagno di viaggio": le elucubrazioni mentali che seguono ogni episodio e lo scambio di idee fanno parte del pacchetto, scoprirsi novelli Sherlock Holmes e cercare di scoprire dove andrà a parare la storia o cercare tutti i riferimenti biblici è parte del gioco. Un altro pregio di Evangelion da cui avrebbero dovuto apprendere molti anime è lo sviluppo delle scene più quotidiane, che sono inserite in un contesto ben preciso e che servono a rappresentare la crescita caratteriale e a chiarire le relazioni tra i personaggi, e non inserite a mo' di filler per riempire spazio vuoto - mi riferisco a opere come "Code Geass", per fare un esempio. Evangelion poi mi ha mostrato una cosa che non avevo mai visto in un anime: un personaggio antipatico. Ok, ne esistono a bizzeffe, ma di solito sono antieroi, tsundere o cattivi per partito preso, mentre Asuka è insopportabile in quanto tale e la trama gli dà delle ragioni psicologiche, ma gli nega qualunque possibilità di riscatto. A ciò si collega un altro punto, cioè l'ottima caratterizzazione dei personaggi.
Purtroppo ai pregi si affiancano i difetti e quello maggiore di Evangelion è il ripetuto schema degli episodi (l'ennesimo Angelo che viene a far casino e che viene puntualmente preso a mazzate) che toglie dinamicità al tutto e tensione ai combattimenti. Inoltre, andando avanti con le puntate, forse complice il famoso budget ridotto - quelle che prima erano interessanti scene registiche si rivelano un espediente piuttosto sfacciato per risparmiare numerosi, e costosi, secondi di animazione; mi riferisco ad esempio alle lunghissime scene statiche con i personaggi di spalle et similia.
Poi ai pregi e ai difetti si affiancano quelle caratteristiche personali che sono più difficili da inquadrare in modo netto. Come il simbolismo religioso, che caratterizza l'opera ma che non ha un ruolo predominante nella visione. I simboli hanno la loro importanza nel messaggio da trasmettere, ma non quanto certi appassionati vogliano far credere, difatti a volte si risolvono in un semplice gioco di rimandi più o meno velati. Poi ci sono gli Angeli che sembrano essere i cattivoni della serie. Inizialmente sono rappresentati come dei mostri che necessitano della mobilitazione di moltissime forze per essere distrutti e la loro apparizione è avvolta da molto drama, successivamente invece spunteranno come funghi e basteranno meno di cinque minuti per farli fuori. La loro figura dapprima sembra perno della trama, ma successivamente passa in secondo piano rispetto alle avventure dei protagonisti. Un'altra scelta personale ma discutibile è l'alleggerirsi delle atmosfere; si passa dalle crisi di panico all'interno dell'EVA 01 ai siparietti tra piloti e inoltre, se in principio l'età dei piloti è rappresentata dalle crisi di panico del protagonista, successivamente è rappresentata dal fare capriccioso e infantile dei children.
Il finale. Non trovo modo migliore di descrivere Evangelion se non con una frase ripresa del film cult L'odio di Kassovitz: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.". Il problema di Evangelion non è la caduta, ma l'atterraggio. In pratica, per (s)consigliare questo anime a qualcuno bisogna prima capire se per questo qualcuno ha più importanza il viaggio o l'arrivo. Il viaggio è appassionante e stimolante, è come se sul treno leggeste una guida turistica che vi promette di tutto e di più, e voi non state nella pelle per trasformare la teoria in pratica. L'arrivo è straniante, la destinazione non è deludente, ha i suoi perché e la sua ragione di esistere, ma non era ciò che volevate: avete sbagliato fermata.
Dopo che l'apocalisse ridenominata "Second Impact" si abbatte sul polo sud nel 2000 l'umanità viene invasa da strane, enormi creature chiamate Angeli. La sottile linea tra l'Uomo e l'estinzione è costituita dagli Evangelion, giganteschi mecha che richiedono di essere pilotati da ragazzi di quattordici anni.
Scritto da Hideaki Anno e concepito sin dall'inizio come serie tv e solo in seguito pubblicato come manga, Neon Genesis Evangelion è probabilmente l'anime che ha maggiormente contribuito a ridefinire il concetto di animazione giapponese in occidente. Sebbene infatti i protagonisti siano ragazzi appena entrati nella pubertà, non si scade mai in toni da commedia adolescenziale. Secondo molti il miglior anime mai scritto, indubbiamente di una qualità superiore rispetto ad altri prodotti.
La caratterizzazione dei personaggi è curata nel minimo particolare, ed anche al characther più odiato, alla fine, vorrete bene come fosse uno di famiglia. Colpiscono sin da subito Shinji Hikari, e Rei Ayanami, che danno vita ad un nuovo tipo di antieroe: non guidano epiche cariche contro il nemico, non sfogano la rabbia repressa nel combattimento e non intonano epici discorsi prima di andare in battaglia, ma combattono solo perché gli viene detto di farlo, solo perché è l'unico modo in cui possono essere utili alla società.
La narrazione, curata sin nei minimi particolari, procede lasciando lo spettatore sempre più stupito ad ogni puntata: arriverete al finale dell'episodio 16 e divorerete gli ultimi dieci seduta stante. Ciò che lascia particolarmente di stucco sono poi i vari riferimenti culturali, che, spaziando tra religione, scienza e psicologia, danno alla serie un aspetto di mistico esistenzialismo, portando lo spettatore stesso ad iniziare un viaggio interiore, interrotto dal bellissimo finale.
Dopo l'uscita nel 2013 del film "Pacific Rim", in molti hanno azzardato un paragone tra il blockbuster di Guillermo Del Toro e l'anime di Hideaki Anno. E in effetti, il film di produzione americana fa non pochi riferimenti a Neon Genesis Evangelion. Tuttavia, per quanto io abbia apprezzato il film di Del Toro, mi trovo costretto a dissentire: se si deve paragonare un film statunitense a quest'anime, l'unico che mi viene in mente è il capolavoro di Stanley Kubrick "2001: odissea nello spazio". Con le dovute differenze, infatti, entrambe le opere sfruttano le caratteristiche proprie di un genere (la fantascienza) per esplorare tematiche più profonde e oscure, cercando di rispondere a domande che l'Uomo (o forse dovremmo dire: l'autore?) si pone da sempre: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Kubrick risponde alle domande in modo criptico. Una leggenda narra infatti che alla fine della prima di "2001" un infastidito Rock Hudson salì sul palco chiedendo se qualcuno ci avesse capito qualcosa, al ché un infastidito Stanley Kubrick avrebbe risposto:
"Se qualcuno ci ha capito qualcosa, rigiro il film daccapo."
Proprio questo mistero sulla trama sarebbe stato, secondo molti critici dell'epoca, una grave debolezza del capolavoro del regista di New York. Col senno di poi invece, l'ermetismo si rivelò uno dei punti di forza del film: dove tutti arrivavano con dialoghi straripanti di parole, Kubrick era riuscito ad arrivare col silenzio e la musica.
Anno invece cerca di esprimere i concetti a lui cari al meglio delle sue possibilità: dialoghi, monologhi, immagini, musica. Tutto, in Neon Genesis Evangelion, è finalizzato alla trasmissione di un messaggio.
Scritto da Hideaki Anno e concepito sin dall'inizio come serie tv e solo in seguito pubblicato come manga, Neon Genesis Evangelion è probabilmente l'anime che ha maggiormente contribuito a ridefinire il concetto di animazione giapponese in occidente. Sebbene infatti i protagonisti siano ragazzi appena entrati nella pubertà, non si scade mai in toni da commedia adolescenziale. Secondo molti il miglior anime mai scritto, indubbiamente di una qualità superiore rispetto ad altri prodotti.
La caratterizzazione dei personaggi è curata nel minimo particolare, ed anche al characther più odiato, alla fine, vorrete bene come fosse uno di famiglia. Colpiscono sin da subito Shinji Hikari, e Rei Ayanami, che danno vita ad un nuovo tipo di antieroe: non guidano epiche cariche contro il nemico, non sfogano la rabbia repressa nel combattimento e non intonano epici discorsi prima di andare in battaglia, ma combattono solo perché gli viene detto di farlo, solo perché è l'unico modo in cui possono essere utili alla società.
La narrazione, curata sin nei minimi particolari, procede lasciando lo spettatore sempre più stupito ad ogni puntata: arriverete al finale dell'episodio 16 e divorerete gli ultimi dieci seduta stante. Ciò che lascia particolarmente di stucco sono poi i vari riferimenti culturali, che, spaziando tra religione, scienza e psicologia, danno alla serie un aspetto di mistico esistenzialismo, portando lo spettatore stesso ad iniziare un viaggio interiore, interrotto dal bellissimo finale.
Dopo l'uscita nel 2013 del film "Pacific Rim", in molti hanno azzardato un paragone tra il blockbuster di Guillermo Del Toro e l'anime di Hideaki Anno. E in effetti, il film di produzione americana fa non pochi riferimenti a Neon Genesis Evangelion. Tuttavia, per quanto io abbia apprezzato il film di Del Toro, mi trovo costretto a dissentire: se si deve paragonare un film statunitense a quest'anime, l'unico che mi viene in mente è il capolavoro di Stanley Kubrick "2001: odissea nello spazio". Con le dovute differenze, infatti, entrambe le opere sfruttano le caratteristiche proprie di un genere (la fantascienza) per esplorare tematiche più profonde e oscure, cercando di rispondere a domande che l'Uomo (o forse dovremmo dire: l'autore?) si pone da sempre: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Kubrick risponde alle domande in modo criptico. Una leggenda narra infatti che alla fine della prima di "2001" un infastidito Rock Hudson salì sul palco chiedendo se qualcuno ci avesse capito qualcosa, al ché un infastidito Stanley Kubrick avrebbe risposto:
"Se qualcuno ci ha capito qualcosa, rigiro il film daccapo."
Proprio questo mistero sulla trama sarebbe stato, secondo molti critici dell'epoca, una grave debolezza del capolavoro del regista di New York. Col senno di poi invece, l'ermetismo si rivelò uno dei punti di forza del film: dove tutti arrivavano con dialoghi straripanti di parole, Kubrick era riuscito ad arrivare col silenzio e la musica.
Anno invece cerca di esprimere i concetti a lui cari al meglio delle sue possibilità: dialoghi, monologhi, immagini, musica. Tutto, in Neon Genesis Evangelion, è finalizzato alla trasmissione di un messaggio.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
«But I'm just a poor boy and nobody loves me
He's just a poor boy from a poor family
Spare him his life from this monstrosity!»
(Queen, Bohemian Rhapsody)
La serie più controversa, strana, bizzarra, sperimentale, sfaccettata, discussa, amata, odiata, sopravvalutata, sottovalutata, analizzata, fraintesa, contorta, profonda, semplice, complessa, lodata e osannata da molti e disprezzata fino alla morte da altrettanti: questa è Neon Genesis Evangelion, rivelazione e opinione, la nuova genesi e l'antica apocalisse, collasso e rinascita, distruzione e inizio.
Come molti già sapranno, questo "Evangelion" è un vero e proprio cult dell'animazione nipponica, e, dal 1995 in poi, infiamma come nessuna serie animata ha saputo fare i blog di tutto il globo. Stiamo parlando di un anime che, a distanza di quasi due decenni dalla sua prima messa in onda, è ancora capace di far discutere le masse in violentissime guerre intestine tra chi lo definisce capolavoro, elogiandone la profondità, e chi invece grida all'ennesima astuta opera commerciale abbondantemente sopravvalutata. Recensire nella giusta maniera una serie del genere, di certo, non è facile. È quasi impossibile avere un'opinione completamente chiara e, soprattutto, univoca dell'anime; inoltre, come se tutto questo non bastasse, con "Evangelion" si accentua quello che è il lato negativo di qualsiasi recensione: le opinioni possono mutare sostanzialmente da un giorno all'altro, e la recensione scritta ieri non corrisponderà probabilmente all'opinione di domani. Ed è essenzialmente per questo fattore che ho voluto riscrivere quella vecchia che feci tempo fa, poiché di solo qualche impressione che ora io stesso sento di non condividere, e comunque non esauriente su molti punti che ritengo attualmente importanti, se non fondamentali (non che una recensione debba esserlo per forza o che questa abbia invece la presunzione di esserlo, sia ben chiaro). Probabilmente anche tra qualche tempo non condividerò le opinioni illustrate in questa qui, ma chissà...
Per quanto mi è possibile, entro i miei limiti e le mie forze, cercherò di analizzare gli aspetti sia positivi che negativi di quest'opera (se ne ha, ovviamente), sperando di non risultare alla lunga noioso o eccessivamente prolisso nella trattazione, e premettendo fin da ora che certe osservazioni/interpretazioni sulla serie le ritengo necessarie per un'adeguata illustrazione della mia opinione in merito, ben consapevole del fatto che probabilmente non saranno niente di originalissimo o eclatante. Mi vogliate inoltre perdonare eventuali errori o imprecisioni, anche solo di battitura o puramente formali, a cui, per ovvie ragioni, potrei non aver fatto caso. In ultimo, e ciò non è di certo meno importante, non penso in alcun modo di poter essere esaustivo su un argomento di tale complessità, ma è proprio per questo che la recensione che spero stiate per leggere ha preso la forma attuale.
Ai fini di una disamina che risulti sufficientemente esaustiva, per assurdo, non ritengo di dover affrontare la trama in sé per sé, se non accennare in minima parte alla sua narrazione e al modo con cui essa viene presentata, principalmente al palese scopo di sfatare certi falsi miti che si generano per la rete.
Sotto questo punto di vista, la trama di "Evangelion" può essere divisa in due differenti sotto-archi: la prima metà della serie, che termina con l'episodio 15, e la seconda, la quale comprende invece gli episodi dal sedicesimo in poi. Tra le due vi è un netto distacco sia nei toni che nei contenuti; inizialmente la trama seguiva il progetto originariamente impostato dai suoi creatori dello Studio Gainax, e procedeva come una buona storia fantascientifica nella quale i personaggi cercavano di superare il proprio traumatico passato, e gli enigmi presentati si risolvevano poco a poco. In particolare, questa prima parte contiene massicce dosi di fanservice, e citazioni a vecchie opere del passato, come "Gundam", "Ideon" o "Devilman". Tuttavia, verso metà serie, durante la produzione, vi fu un improvviso cambio di rotta, dovuto principalmente all'interessamento del regista Hideaki Anno per la psicologia e malattie mentali. Mentre la prima parte assecondava i desideri degli otaku, che bramavano fanservice e una storia lineare con personaggi positivi, nella seconda Anno tronca fin dalla radice tutto ciò; si mostrano avvenimenti infausti e drammatici, scene parecchio cruente e addirittura atroci, personaggi che si annichiliscono e perdono la loro capacità di comunicare felicemente con il prossimo (e qui si legge una chiara critica al chiuso e introverso otaku medio), e viene mostrata una sessualità che non fa comodo agli otaku, ma che condividono: si parla di pulsioni non esaudite, delle fantasie perverse che Shinji ha delle altre protagoniste, di contatti dai toni da tentacle rape (la battaglia tra Rei e Armisael), e così via. C'è chi ha sostenuto che "Evangelion" è immorale sotto questo punto di vista, ma chi afferma ciò non ha compreso il perché, quello che ha spinto "Evangelion" ad affrontare questi argomenti, e cosa vuole dire con questo. Dico ciò specificando fin da subito che a tutto ciò si dà un taglio strettamente e squisitamente psicoanalitico, per evitare eventuali possibili fraintendimenti da parte del lettore.
Gli eventi vengono mostrati in maniera forse arbitrariamente poco chiara, allo scopo di generare molteplici interpretazioni possibili e chiavi di lettura intrecciate tra di loro a riguardo, ma è doveroso specificare le ragioni di questa precisa (e riuscitissima) scelta stilistica. Anno, probabilmente, da sempre molto sensibile a delicati tematiche come la solitudine o l'incomunicabilità - collegate alla critica all'otaku lanciata dalla serie stessa -, desiderava che tramite le discussioni sul tema "Evangelion" gli otaku comunicassero sia tra di loro che tra i non-otaku conseguentemente attratti dall'anime. In virtù del carattere estremamente soggettivo e aperto dell'anime, anche chi è estraneo al mondo degli anime ne sarebbe stato attratto, e difatti così si è realmente verificato. Tuttavia, spesso la struttura narrativa confonde talmente uno spettatore medio inesperto da fargli pensare che non vi sia alcun significato; mai nulla di più sbagliato. In "Evangelion" quasi ogni cosa è spiegata, e ha una propria "ragion d'essere"; nessun particolare, nemmeno quello apparentemente più insignificante, è esente da un preciso perché. Sta al solo spettatore che visiona l'opera in questione avere la sensibilità idonea per comprenderne il valore intrinseco, al di là delle possibili ramificazioni o interpretazioni, chiaramente, soggettive. Specifico ciò perché sul web vi sono coloro che facilmente gridano al "sopravvalutato", al costruirsi "castelli in aria per niente", o addirittura al fanservice stilistico (?) della serie. Non si può parlare di fanservice per "Evangelion"; fanservice è per sua definizione assecondare i desideri egoistici degli otaku, e "Evangelion" si muove in linea diametralmente opposta.
Le accuse come "la trama non ha senso" o "i fan si fanno trip mentali inutili" crollano dunque su queste basilari e semplici equazioni. E anzi, direi che crollano quasi tutte le assurde critiche lanciate da parte di chi non ha compreso l'anime e ne getta fango sopra come per sentirsi "eretico" o alternativo, "contro la massa" (beh, è proprio della massa criticare la massa!).
Fatte queste necessarie osservazioni premilitari, per evitare le solite accuse rivolte a "Evangelion" ("Eva è poco originale", "scopiazza da altri anime", "è immorale", "chi se ne frega dei discorsi pseudo-filosofici"), direi di passare ora a uno dei punti chiave (e di forza) della serie: la regia.
«L'idea che un film debba essere visto una sola volta deriva dal concetto tradizionale di film come intrattenimento effimero piuttosto che come opera d'arte visiva. Nessuno crede che una grande pagina musicale debba essere ascoltata una sola volta, o che una tela importante o un grande libro siano goduti una volta soltanto»
(cercate un po' a quale regista si riferisce questa citazione, che calza a pennello anche a "Evangelion")
Avete mai sentito il nome Hideaki Anno? No? Questo genio della regia, che può essere accostato a grandi come Stanley Kubrick, è la mente contorta e geniale che ha dato vita a questo Vangelo del nuovo secolo. Hideaki Anno e i suoi compari dello Studio Gainax (Kazuya Tsurumaki in primis - il nome sembra femminile ma è un uomo), ci regalano qualcosa di (forse) mai visto prima, che è capace di toccare fin nel profondo i sentimenti umani, un gioiello di puro sperimentalismo visivo e di un certo "intellettualismo" (in senso positivo), con una cura dei minimi particolari a dir poco maniacale; ogni battuta, ogni inquadratura, ogni simbolo vengono curati per estendere ulteriormente il ricco mosaico di interpretazioni e chiavi di lettura possibili. Dal mio punto di vista, gli episodi riusciti meglio registicamente sono quelli dal 18 al 25, nei quali ciascun attimo, ciascuna battuta, è un pezzo di un puzzle dalla forma ambigua e sfaccettata, variabile milioni e milioni di volte rispetto al suo insieme, che definire caleidoscopico e/o sconclusionato è un eufemismo assurdo. Certi episodi sono poesia pura, come il 24, le cui scene sono scandite dai discorsi filosofico-poetici di Kaworu e le melodie divine del grandissimo Beethoven (il mio musicista preferito nel mio anime preferito, cosa voglio di più dalla vita?), ma anche gli ultimi due episodi, così (irragionevolmente) detestati da buona fetta di appassionati, i quali contengono in realtà tanti di quegli splendidi aforismi e riflessioni dai toni esistenzialisti che meriterebbero una recensione in sé per sé.
Tra le scelte registicamente più riuscite è da annoverare sicuramente l'inserimento di eyecatch nel mezzo dell'episodio senza alcun ausilio sonoro. E ciò che sorprende è come la scena che si vede pochi secondi prima dell'eyecatch sia azzeccatissima. Anno dimostra un grande talento nel rendere tutto così straordinariamente poetico. Si assiste inoltre, soprattutto negli ultimi episodi, a lunghi monologhi interiori dei personaggi, non nel tentativo di tracciare un contorno preciso dei loro pensieri, ma, possibilmente, sfaccettarli ancora di più (questo è ciò che intendevo per "caleidoscopico" prima), accompagnati da immagini abbozzate, semplici e/o tendenti all'astrattismo (citato più volte nel corso della serie), superbe sequenze oniriche e "cerebrali", fotografie in bianco e nero del mondo reale, fotogrammi negativi velocissimi, e come ciliegina sulla torta un doppiaggio (originale, ovviamente, ma non solo) davvero meraviglioso. Inoltre si utilizzano spesso, e in particolar modo negli episodi conclusivi, motivi grafici ricorrenti che hanno interessanti valori simbolici, quindi non stupitevi di telefoni con cavi rotti (mancanza di comunicazione), ambulanze (fuga dalla realtà), bizzarri auricolari e lettori mp3 (chiusura al mondo/monotonia), gocce che cadono nel vuoto (discesa nell'inconscio), e tanto altro ancora. Permettetemi questa parentesi, ma vorrei analizzare qualcuna di queste immagini ricorrenti:
- Onde del mare che si infrangono sulla spiaggia. Vi ricordate che il nostro modo di vedere la realtà dipende "dal nostro animo" secondo "Evangelion"? A recepire la realtà come brutta e spiacevole, siamo noi (ep. 26). Shinji non sa nuotare (ep. 16) e percepisce l'acqua come motivo di patimento, quindi l'onda del mare rappresenta, allegoricamente, la sofferenza. Il fatto che il primo fotogramma della serie sia proprio il mare, la dice lunga. Ciò è avvalorato dal fatto che è con quest'immagine che si apre il discorso sulla sofferenza all'inizio dell'episodio 26 ("Tu odi la solitudine? Odi la sofferenza?") e quello tra Misato e Shinji alla fine dell'episodio 24, nel quale il Third Children si trova appunto in una situazione di grande sofferenza emotiva dopo la morte di Kaworu. Ed è senz'altro da tenere in considerazione il fatto che l'inquadratura delle onde del mare appaia anche dopo il Perfezionamento in "The End of Evangelion", pochi secondi prima che Shinji strangoli Asuka sulla spiaggia, sottolineando come la sofferenza sia qualcosa di intrinseco alla vita umana.
- Il Sole. Il sole rappresenterebbe, in psicologia (non sono un esperto, potrei sbagliarmi) il calore, la vitalità, ma anche la superbia, l'egocentrismo, l'arroganza, la megalomania e l'orgoglio. Tutte caratteristiche che ben si adattano a un personaggio come Asuka, che viene presentato nell'episodio 8 per la prima volta proprio in penombra con il sole cocente sul capo; nell'episodio 25, si può notare come la luce che illumina Asuka seduta nella famosa "psicoanalisi" finale somigli al sole, e come dopo l'attacco mentale di Arael venga rappresentata con un sole cocente e rovente (ep. 22). E si pensi infine, emblematicamente, alla scena della battaglia contro i Mass Production Model presente in "The End of Evangelion", nella quale in più occasioni, tramite sapienti giochi di inquadrature, si sottolinea questo collegamento.
- La Luna. Sempre in psicologia, la luna rappresenta l'emotività, la Madre, la ricerca di protezione e di appoggio, ma anche la passività, l'atteggiamento succube. Tutte caratteristiche che calzano a pennello per un personaggio come Rei, (clone della) madre di Shinji, dalla quale quest'ultimo ricerca appoggio e riceve protezione in diverse occasioni - «Tu non morirai, perché io ti proteggerò». Rei difatti è rappresentata costantemente dietro una Luna (nell'opening, ad esempio, o nell'episodio 6, poco dopo la citazione riportata poc'anzi), per non parlare del fatto che appaia sulla copertina dell'artbook ufficiale di Evangelion "Der Mond" (in tedesco "la luna") e nella sigla di chiusura, "Fly me to the Moon" - del significato di quest'ultima ne parlerò più a fondo in seguito. Alla Luna è inoltre collegato l'occhio sinistro; e infatti Rei sbatte le palpebre proprio di quest'ultimo nell'opening.
Non ho, ahimè, la possibilità di elencarvi tutti i significati dei vari fotogrammi ricorrenti nella serie, ma ne ho citati alcuni per farvi capire quanto davvero "Evangelion" sia capace di raggiungere grandi soglie di profondità in poche e (apparentemente) semplici inquadrature - nonostante qualcuno voglia far sembrare il contrario.
L'inserimento di sequenze sperimentali merita più di un elogio: semplici abbozzi come fotogrammi definitivi, scatti improvvisi di scritte in bianco e nero, e tanto altro ancora, sono così sapientemente inseriti da meritare essi stessi tutta una recensione a parte. In conclusione: l'alternare poeticamente ogni singola scena, collegare egregiamente ogni singolo fotogramma, sapere dove inserire cosa e dove no e uno sperimentalismo registico che ha dell'incredibile (si pensi agli episodi 25 e 26) fanno di questo anime un vero capolavoro in fatto di regia.
Opposti alla regia, ci sono i contenuti. Molti hanno accusato "Evangelion" di essere poco originale sotto questo punto di vista, e di scopiazzare senza alcun ritegno da altri anime come "Gundam", "Ideon", "Devilman", e chi più ne ha più ne metta. Io sostengo però che si tratta di citazioni fatte per attirare più otaku possibile, e che l'adottare lo schema mecha è solo una copertura per una critica molto profonda ed amara verso questi ultimi, ma, soprattutto, un mero pretesto per narrare una storia dai toni decisamente più profondi - e sono questi ultimi a renderlo un capolavoro e originale. Inoltre, Anno stesso è un otaku, ed è ovvio che, come ogni otaku che si rispetti, cerchi di omaggiare e citare i suoi anime preferiti; la politica dello Studio Gainax è sempre stata quella di usare le citazioni come forma artistica, ed "Evangelion" non fa che proseguire la politica citazionista della Gainax e di Anno, a volte addirittura esasperandola (si va da citazioni alla psicologia a quelle alla Cabala, dal cristianesimo alla biologia). In virtù poi del carattere "decostruzionista" della serie, considerare "Evangelion" un mecha o poco originale in quanto tale, dal mio personalissimo punto di vista non ha alcun senso.
Oltre a questo, niente da dire: storia affascinante, criptica ma non troppo, sofisticata, complessa e di un certo spessore. Ad ogni visione scoprirete dettagli nuovi, e non si possono che lodare Anno e i suoi compari per averci regalato un prodotto di tale abissale profondità. "Evangelion" è un pozzo senza fine, e ogni volta ho avuto un'idea differente verso quest'anime, ma sempre positivissima. Capire "Evangelion" al 100% è sempre impossibile, ed è proprio questo a renderlo così interessante - volendo citare una frase di Kaji dell'episodio 18. Non è un semplice "capire di più dopo una prima visione", come qualsiasi altro prodotto, contrariamente a quanto si potrebbe in un primo momento pensare. Visione dopo visione, si aprono allo spettatore nuovi orizzonti, nuove prospettive o chiavi di lettura inedite. Anno ha saputo allestire un "palcoscenico" (ep. 25) complesso e sfaccettato all'inverosimile; non posso che apprezzare la poliedricità di quest'opera.
Giunti a questo punto, come già anticipato all'inizio, è in mio volere proporre alcune delle tante chiavi di letture possibili citate poc'anzi. Le osservazioni poste in tal sede non hanno la pretesa, ovviamente, di corrispondere necessariamente alla realtà; come tali, possiedono carattere estremamente soggettivo. Io stesso potrei non condividerle affatto tra qualche tempo, ma ormai poco importa. E, per un prodotto come "Evangelion", non potrebbe essere altrimenti.
Rapporto madre-figlio: Eva-01, Shinji e complesso di Edipo
«C'era questa sostituzione da parte di un robot, così la madre originale [di Shinji] è nel robot, ma c'è anche una madre della stessa età, Rei Ayanami, al suo fianco. [Rei è] anche dalla parte del vero padre. C'è anche un altro padre, Adam, che gestisce il corso generale degli eventi. Un complesso di Edipo all'interno di queste strutture multiple; questo è quello che volevo fare.»
(Hideaki Anno)
"Evangelion" invoca fin dai suoi primi secondi molti temi a sfondo psicologico, e sono innumerevoli nella serie i riferimenti alla psicologia analitica junghiana o alla psicoanalisi freudiana. Senz'altro esemplificativi, in questo senso, sono i titoli di alcune puntate della serie; ad esempio, l'episodio 20 è intitolato "Oral Stage", fase orale, ovvero la prima fase dello sviluppo psicosessuale infantile secondo la psicoanalisi freudiana, nel quale il centro del piacere è dato dal seno materno. Ciò, si noti bene, è un palese richiamo all'idea della "personalità orale", termine che in psicologia indica la caratteristica propria di chi possiede una spiccata dipendenza dagli altri e un marcato bisogno di amore. Non è una casualità che la situazione di Shinji sia riconducibile proprio a quella di una "personalità orale" in quella puntata: le persone con tale personalità solitamente son disposte a sacrificarsi molto facilmente pur di ottenere approvazione dagli altri, tendono al narcisismo, sono concentrate su sé stesse, considerano gli altri esclusivamente come fonte di nutrimento, e adottano talora atteggiamenti timidi e imploranti per chiedere qualcosa. La fissazione al seno, alla "fase orale", dev'essere intesa dunque come la dipendenza di Shinji all'Eva, il seno materno - anche Gendo soffre di una fissazione simile nei confronti di Yui, per la quale è disposto a sacrificare tutto e tutti, persino il figlio. Non bisogna dimenticare inoltre che i soggetti con personalità orale avvertano la forte sensazione di non essere mai stati appagati sul piano affettivo, caratteristica che ben si adatta a Shinji - «Io sono un ragazzo indesiderato».
Le sue spiccate difficoltà di comunicazione o di interagire adeguatamente con il prossimo e con la realtà - proprie poi di altri personaggi della serie come Misato e Asuka, con rapporti altrettanto spinosi con le figure genitoriali -, sono essenzialmente dovute al suo complesso edipico. Il tema portante di "Evangelion" è difatti quello dell'incomunicabilità e del rapporto tra individuo e società-realtà (che poi questo rientri nel tema otaku è un'altra storia), e perciò Anno attinge a piene mani da vari correnti di pensiero per trattare adeguatamente il tema (la corrente filosofica di Schopenhauer o quella letteraria di Pirandello, ad esempio); la psicoanalisi nella serie non è dunque fine a sé stessa. Centrando in pieno il nocciolo della questione, molte volte (a ragione) si parla, e si può effettivamente parlare, di "Evangelion" come metafora del complesso di Edipo.
Occorre, naturalmente, precisare fin da subito cosa sia il complesso edipico. Nella classica concezione freudiana, indica un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali, che insorge tra i tre e cinque/sei anni di età, ma che si ripresenta in misura minore anche durante l'adolescenza e la pubertà. È un atteggiamento ambivalente di desiderio di uccidere e sostituire il genitore dello stesso sesso, che si vede come rivale, e quindi di possedere il genitore di esso opposto (ad esempio, il bambino tenta di avere la madre e vuole uccidere/sostituire il padre). L'Edipo, nella visuale dello psichiatra Jacques Lacan e di Sigmund Freud, è visto come una via d'accesso attraverso il quale l'individuo accede alla società, e dunque si costruisce una vita propriamente umana. Tale posizione è perfettamente in sintonia con lo spirito di "Evangelion", che affronta più volte tematiche legate all'adolescenza e alla pubertà, come la ricerca di indipendenza o l'intricato rapporto con le figure genitoriali tipico di tale età. Per tutte queste ragioni, è ben intuibile il perché il tema del rapporto genitore-figlio in "Evangelion" sia tanto importante.
Vari indizi sono disseminati fin dalle prime battute dell'anime su questo tema: i piloti degli Evangelion si chiamano "children" ("bambini" - al di là della citazione a "Ideon"), e l'Eva è alimentato dall'Umbilical Cable (cavo ombelicale), e molte proprietà dell'LCL sono le stesse del liquido amniotico dell'utero di una donna: esso permette al "bambino" di muoversi liberamente, tenendolo al caldo, attutendo possibili urti, ed è costituito dal plasma del sangue - nella serie Shinji noterà diverse volte che l'Entry Plug ha l'odore di sangue. Da qui si può ovviamente e giustamente concludere che l'inserimento di Shinji nell'Unità-01 rappresenti una sorta di "ritorno al grembo" freudiano. Persino Asuka chiamerà l'Eva «seno» e «ventre materno» nella quattordicesima puntata.
Shinji vuole congiungersi alla madre perduta, Yui, oltre che a Rei, clone di quest'ultima; ha una forte dipendenza dall'Eva (la madre) ed è in perenne conflitto con suo padre (al quale Rei, la madre, è legata): la metafora al complesso di Edipo appare più chiara che mai. Similmente, l'Umanità, come viene suggerito nella puntata 25, vuole ricongiungersi a Lilith, e ha ucciso il padre degli Angeli, Adam. Oltre a ciò, molti personaggi hanno perso uno dei genitori nella prima età infantile, la quale ha causato un'esasperazione marcata dei sentimenti verso l'altro, come nel caso di Asuka e Misato, che possiedono rispettivamente eccessiva dipendenza dalla madre naturale e un forte astio nei confronti del padre scienziato. Ma è da annoverare anche Ritsuko, la quale presumibilmente non ha padre - Naoko dirà che è cresciuta solo con lei nella ventunesima puntata - e ha un intricato rapporto con la madre, come si evince dalla tredicesima puntata e dal film "The End of Evangelion".
Nell'episodio 20, Shinji, chiedendosi il perché pilotare l'Eva (ovvero, perché unirsi alla madre), giunge alla conclusione che il suo «nemico», ovvero «chi ci minaccia», è vero, sono gli Angeli, ma soprattutto Gendo (la figura degli Angeli e il suo volto durante l'episodio si sovrappongono), il quale esercita la sua autorità patriarcale in modo quasi tirannico (la figura di Gendo che sovrasta Shinji in quell'episodio è esemplificativa). Shinji uccidendo gli Angeli uccide anche il padre, proprio come se Shinji fosse un Edipo moderno in tutto e per tutto. Gli Angeli, per l'Umanità, rappresentano la figura paterna che si vuole sostituire («i legittimi successori») per possedere completamente la madre Lilith. Se ci si fa caso, è possibile notare che nell'episodio 2 l'inquadratura di Gendo che guarda dall'alto Shinji (autorità patriarcale) è assai simile a quella in cui gli Angeli Shamshel e Sachiel guardano dall'alto l'Eva-01 e Shinji al suo interno nella seconda e nella terza puntata. Le supposizioni illustrate in precedenza, dunque, sembrano confermate dai fatti.
La forte dipendenza materna non si ha però solo con il Third Children, ma anche con la Second, Asuka. Non a caso, nei loro monologhi su questo tema che intercorrono negli episodi 19 e 22, appaiono le didascalie «dipendenza» e «attaccamento». Del resto anche Asuka sosterrà: «Mi trovo ancora a bordo dell'Eva, che pietosa condizione di dipendenza», nella ventitreesima puntata.
La figura della madre in generale è piuttosto ambigua, e in generale lo è il seno/grembo materno (l'Entry Plug, e quindi il pilotare l'Eva): Shinji, all'inizio, con l'Eva (nel quale, nel caso qualcuno non lo avesse capito, c'è l'anima della madre) può ricevere le cure e attenzioni di cui desidera, esattamente come il bambino desidera stare con la madre per ricevere attenzioni e cure, ma contemporaneamente la dipendenza materna (l'Eva) per Shinji impedisce una crescita personale. Si faccia questo discorso anche per Lilith; l'intera umanità, con il Perfezionamento, sembra aggrapparsi completamente alla figura materna, alla quale desidera tornare: «Torniamo alla madre che questo mondo aveva perduto» (ep. 25); per dirla in termini più "psicoanalitici" anche gli Uomini non hanno superato il complesso edipico, esattamente come Shinji. Anche il Third Children del resto aveva fatto qualcosa di simile già in precedenza, quando era stato assorbito dallo 01 nell'episodio 20, nel quale è posto nella condizione di dover decidere se aggrapparsi completamente alla madre (ovvero disciogliersi nell'Entry Plug) o meno. Questa scelta si ripeterà anche nell'episodio 26; gli altri personaggi gli diranno che l'Eva è effettivamente parte del suo animo, è vero, ma che tuttavia aggrappandosi totalmente ad esso l'Eva stessa sarà il suo tutto, e la sua individualità non esisterà più (Asuka, dopo aver perso l'Eva, non è riuscita «più a far nulla»).
Pilotare o meno l'Eva? «Ma certo, può esistere anche un me stesso che non è un pilota di un Eva!»; Shinji capisce di dover uscire dal grembo materno, rinuncia al desiderio materno (l'Eva) e rivolge la sua attenzione agli altri. In termini "psicoanalitici", il percorso di Shinji è quello di individuazione-separazione, ovvero il processo che porta l'individuo a differenziarsi dalla madre acquisendo una propria identità e individualità. In psicologia, dapprima ci si distacca dal rapporto simbiotico con la madre (separazione), e in seguito si prende coscienza delle proprie caratteristiche individuali (individuazione). Memorabile è la scena nella quale Asuka dice a Shinji che il suo legame con l'Eva non è nient'altro che un rapporto simbiotico (ep. 25). Inutile specificarlo, le didascalie "simbiosi" e "separazione" compariranno anche nell'episodio 22, nel monologo di Asuka. Non dimentichiamo che in questo processo ricade l'omeostasi, processo citato esplicitamente da Ritsuko nell'episodio 15. Difatti, nella puntata conclusiva emerge la visuale secondo la quale osservando le differenze che intercorrono tra sé stessi e gli altri individui si può comprendere la propria stessa forma (qui mi permetto di usufruire delle medesime espressioni della serie), e «la prima altra persona» è la madre, un individuo diverso dal bambino, dal quale Shinji riconosce la sua forma, sé stesso come individuo (individuazione).
In effetti, per Freud il complesso di Edipo risuona anche nella pubertà, e l'adolescente deve tramite quest'ultimo compiere una scelta difficilissima, ovvero se affrancarsi o meno dall'autorità genitoriale, e tale scelta Shinji sembra perseguire proprio in questo, assieme all'Umanità, che si "affranca" da Lilith. Il cammino di Shinji è dunque la sua crescita da bambino a uomo, da individuo chiuso nella sua dipendenza materna a persona libera in società.
Concludo queste mie osservazioni trascrivendovi quello che c'è scritto nel Booklet (roba ufficiale, vi basti sapere questo) della Platinum Edition americana dell'anime: «Questo episodio [26] si conclude con le didascalie "A mio padre, grazie", "A mia madre, addio", "E a tutti i Children", "Congratulazioni!". Eva è una specie di storia sul complesso di Edipo, dove un ragazzo prova affetto e odio per il padre e la madre, quindi si può ritenere che le prime due didascalie significhino che Shinji è giunto ad un accordo con il padre ed è emerso dalla sua dipendenza da sua madre. Forse le ultime didascalie significano "Questo è un mondo in cui tutti i bambini nati in esso meritano di vivere"».
Vivere e lasciarsi vivere; soglie di porte e bagagli
Shinji, abbandonato dal padre quand'era in giovanissima età, per molti anni non ha fatto altro che continuare ad esistere, facendo scorrere i giorni vuoti, privi di turbativa, tanto che alla fine gli esseri umani gli risultarono del tutto indifferenti (ep. 24). È fuggito dalla realtà, non ha fatto che richiudersi in sé stesso, completamente, ha alzato «un muro attorno al suo cuore» (come sostenuto da Ritsuko), un AT Field. Confrontate questo particolare aspetto caratteriale di Shinji con questo commento di Anno:
«Ho cercato di includere tutto me stesso in "Neon Genesis Evangelion" - io, un uomo distrutto che non ha potuto far nulla per quattro anni. Un uomo che è fuggito per quattro anni, che semplicemente non era morto. Poi mi è affiorato un pensiero, "Non puoi fuggire", e ho ricominciato questa produzione. Si tratta di una produzione nella quale il mio unico pensiero era quello di bruciare i miei sentimenti nel film. So che il mio comportamento è stato sconsiderato, fastidioso e arrogante. Ma ci ho provato. Non so quale sarà il risultato. Questo perché, dentro di me, la storia non è ancora conclusa.»
Shinji è sempre vissuto come gli altri gli dicevano di fare, obbedendo passivamente a tutto quello che gli veniva ordinato di fare (ep. 3), poiché in questo modo sperava che gli altri non lo abbandonassero, com'era già successo precedentemente con suo padre (ep. 26). Nell'episodio 2, fa un passo oltre la soglia della casa di Misato, e del suo cuore, con i suoi bagagli, il suo dolore, il suo trauma; il soffitto in cui si trovava era però sconosciuto, poiché la signorina Misato non resta che un'estranea ("The End of Evangelion"). Misato non aveva disfatto ancora i suoi bagagli; infatti, non ha ancora superato del tutto il suo passato doloroso (porta ancora la cicatrice del Second Impact, ep. 10). E Shinji attraversa la soglia della sua casa, semplicemente perché gli è stato ordinato di fare, non di certo per iniziativa personale; ha studiato violoncello, ma non ha smesso anche se avrebbe potuto in qualsiasi momento, semplicemente perché nessuno glielo aveva imposto (ep. 15). L'Eva-01 in quell'episodio in battaglia riesce a fare solo un passo, per poi cadere; la stessa cosa Shinji (ep. 2) nel cuore/casa di Misato. Questo aspetto così passivo di Shinji è poi estremizzato nel personaggio di Rei, convinta ancora di più di Shinji di non avere niente al di fuori dell'Eva (ep. 26), anche perché se morisse sarebbe comunque sostituita (ep. 19). Le battaglie contro gli Angeli, il crescere della propria autostima, i pochi elogi del padre che lo sostengono, ma anche il suo tradimento, lo fanno crescere, gli fanno prendere nell'episodio 19 una decisione importante: non salire mai più a bordo di un Eva. E non alla leggera, come nell'episodio 4, ma con vera coscienza di sé (come noterà Misato). E poco dopo, la decisione opposta: salire sull'Eva, per combattere Zeruel. Se ci fate caso, Misato dice a Shinji ben tre volte a quest'ultimo: "Sei un ometto", nei primi due episodi; l'episodio 19 invece si intitola: "Battaglia da uomo". Il suo percorso sembra ormai compiuto (negli episodi dal 21 al 23 comparirà poche volte, dato che il suo sviluppo c'è stato già), eppure gli manca qualcosa per riuscire a crescere, e l'avvenimento della morte di Kaworu peggiora le cose. Avrebbe voluto consolare Misato (ep. 21), Asuka (ep. 22), Rei (ep. 23), ma questo non è stato possibile. Ricordate che Misato è sempre rimasta solo sulla soglia della camera da letto di Shinji (ep. 2)? Entrerà una sola volta, il 23, per consolarlo dalla perdita di Rei, ma Shinji rifiuterà quel conforto - fondamentalmente, sia Misato che Shinji desiderano consolare e consolarsi, ma hanno paura della sofferenza. Solo a Kaworu permetterà di entrare e dormire nella sua camera (ep. 24), ma poi, proprio quel ragazzo a cui era profondamente legato si rivela essere l'Ultimo Angelo. Pensateci.
Alla fine degli ultimi due episodi, riesce a comprendere ciò che gli mancava, e che mancava a tutti: imparare ad amarsi. Misato non ci riesce; disprezza e a volte prova pena per sé stessa. Ma come dice Rei nell'episodio 26: "Le persone che odiano sé stesse non sono capaci né di amare né di credere nel loro prossimo". Del resto lo stesso Shinji ammetterà che: "La mia stanza, le mie scarpe, sono tutte cose che fanno parte di me!"; infatti, queste cono cose legate alla sua coscienza (ep. 26). Shinji lo capisce, capisce di doversi accettare nei propri limiti, nei suoi difetti, capisce di dover accettare la vita per quello che è, accettare l'amore altrui nel proprio cuore (stanza), che per lui è possibile vivere, non lasciarsi semplicemente esistere.
Rei, condannata a non avere proprio nessun ricordo da portare (la sua stanza è vuota e scarna), ha il bagaglio più pesante di tutti in realtà; non ha nulla al di fuori dell'Eva, il suo unico "legame" (ep. 6; da notare un'analogia con l'LCL, che significa approssimativamente "liquido di connessione dei legami" e con il suo discorso sui "legami" nella puntata 25) con il mondo, con tutti. Passo dopo passo, riesce a conquistare la propria personalità, quando Shinji entra nella propria stanza, di sua iniziativa, nell'episodio 17 e ancor prima nel 5. Si noti che nel 5 sembra impassibile a farsi vedere nuda da Shinji, mentre nel 17 arrossisce solo se questi le pulisce la stanza. Non è una coincidenza che nell'episodio 14, durante il suo celebre monologo poetico, dirà: «Chi c'è lì, al di là della soglia? Ikari...». Rei impara a vivere, a riuscire a esprimere i propri sentimenti («Non so come dovrei sentirmi»), a prendere decisioni; purtroppo, per uno strano scherzo del destino, la sua più grande decisione, quella che comporterà il suo "vivere", sarà anche quella che la farà morire e sacrificarsi per Shinji nell'episodio 23. Ricordate quando sono Shinji e Gendo a salvarla negli episodi 5-6? Ora, con Shinji, ha qualcuno per cui sacrificarsi. Un dilemma insormontabile affligge la ragazza: la morte come unica maniera per affermare di aver vissuto, la decisione che porta al "vivere" e non al lasciarsi solo esistere conduce alla morte, la condanna, e condanna anche la Rei che verrà dopo. Prima chiede a Shinji: "Perché stai piangendo?" (ep. 6), e poi è lei a piangere, a esprimere sé stessa. Vede il sorriso di Gendo nell'episodio 6, e di nuovo nell'episodio 23; se solo avesse raggiunto quel sorriso, forse sarebbe stata felice.
Il destino di Rei è collegato alla solitudine, al non possedere mai la felicità. Perché? Vi ricordate quel dialogo di Asuka e Rei nell'episodio 19?
Asuka: "Probabilmente, Shinji starà sognando"
Rei: "Sognando?"
Asuka: "Esatto. Tu... non hai mai sognato?"
E vi ricordate i discorsi di Kaworu e Rei nel finale di "The End of Evangelion"? I sogni si trovano nella realtà, la realtà alla fine del sogno, e nella realtà ci sono ovunque possibilità per essere felici. Ma se Rei non sogna, non potrà mai avere una realtà ("Non ho nient'altro"), un proprio mondo, né una possibilità di essere felice.
Sì, è vero, Rei in "The End of Evangelion" è "la speranza", ma Kaworu nell'episodio 24 aveva già detto: «La speranza dell'Uomo è legata alla tristezza». L'unico cammino di Rei è l'eterna solitudine.
Mi sono sentito mostruosamente dire che Rei non ha personalità, che è la classica ragazza taciturna e passiva, che le poche emozioni o rossori che sono fatte per commuovere lo spettatore; non è così. Rei è un personaggio straordinario, nella sua tristezza, nelle sue contraddizioni, e nel suo tristissimo destino. Solo con questo, vi potreste rendere conto di quanto sia deprimente il mondo di "Evangelion".
All'appello manca solo Asuka. Asuka sembra apparentemente intraprendente, ricca di vitalità, ma in realtà in lei c'è ancora un altro dilemma, esemplificato nuovamente dai bagagli: nell'episodio 9, quando si trasferisce a casa di Misato, non riesce a disfare i propri bagagli; metaforicamente, Asuka ha un peso troppo grande nel proprio cuore, e non si è mai adattata al cuore del prossimo. Questo perché, nel momento in cui ha aperto una porta (il suo cuore), ha trovato sua madre morta (ep. 24, director's cut); nel finale originale sembra che anche per lei sia "possibile esistere", che anche lei possa infrangere il vetro (ep. 26) e la sua corazza; ma io penso, in tutta onestà, che il riscatto reale non sia avvenuto. Asuka ha mantenuto quella sua corazza, in un modo o nell'altro. Vi cito le parole di Yoko Miyamura (la doppiatrice originale di Asuka) in un saggio nel volume 4 del manga: «Asuka non è stato il personaggio più aperto che abbia mai incontrato. [...] Ogni volta che cercavo di ottenere con lei una maggiore sincronizzazione, Asuka non permetteva a sé stessa di sincronizzarsi con me. Perfino alla fine, lei non ha mosso un piede oltre la linea, in modo da avvicinarsi a me. Un giorno, ho pensato che ci fosse un muro nel cuore di Asuka». Amo il cuore di Asuka, ma anche io mi resi conto che c'era un muro, in quel cuore che tanto amavo.
"Non si tratta di fare solo un passo, ma di continuare ad avanzare, un passo dopo l'altro", dice Misato nell'episodio 15. Del resto, "Evangelion" «è la storia di un tentativo, quello di avanzare, di procedere almeno di un solo passo» (Hideaki Anno).
Pirandello in Evangelion
Sento dire molte volte dai detrattori (auto)convinti che "Evangelion" metta "cose a caso senza criterio" che Pirandello è (come tutto il resto) messo per dare un "tocco cool" oppure trattato in maniera superficiale. Mai niente di più sbagliato. In realtà proprio questo pensatore sembra essere davvero influente per l'opera, nella quale si riscontrano più volte (e non solo, come molti credono, nelle sole scene nelle quali lo si cita esplicitamente, negli episodi 16 e 26) temi delicati come la totale insicurezza dell'individuo nella società, il relativismo psicologico, e soprattutto la maschera, la ricerca di ciò che si cela dietro la maschera che l'individuo porta nella società. In realtà, forse Anno non ha letto mezza riga di un libro di Pirandello, ma sicuramente indirettamente o direttamente ne è stato influenzato, visto che i suoi temi e le sue teorie sono state molto importanti per il pensiero del '900 in generale. Non mi stupirebbe, visto che "Evangelion" cita e strizza molte volte l'occhio al ventesimo secolo, dall'esistenzialismo ad alcuni motivi/stili visivi delle sue correnti artistiche (e permettetemi di dirlo, ve lo dice uno che di storia dell'arte un po' se ne intende). C'è da dire però che il discorso della maschera viene poi ribadito e spesso riciclato da Anno anche nella sua opera successiva, l'anime sentimentale "Le situazioni di Lui e Lei". Se in "Evangelion" c'è l'apparizione del teatro (ep. 25) che lascia qualche sospetto, in "Le situazioni di Lui e Lei" la maschera è citata davvero esplicitamente in molte scene, anche solo visivamente. Ciò mi lascia considerare che il regista abbia sul serio voluto fare riferimento al noto scrittore siciliano. Che Anno l'abbia fatto però consciamente o inconsciamente, comprendendo appieno o meno ciò che stava tirando in ballo, in ultima analisi, poco importa.
La teoria pirandelliana decisamente più vicina a "Evangelion" è senz'altro quella della crisi dell'Io. Pirandello infatti postulò una sorta di "sdoppiamento dell'Io", ovvero la coesistenza di "due persone" nel medesimo individuo. Il nostro spirito infatti in società si frammenta gradualmente sempre di più, tanto che da questo processo prende vita una "nuova personalità", indipendente dall'io, e costituita da tutti questi frammenti, le maschere che ognuno porta nella società (la maschera che si porta verso la propria madre, verso il proprio migliore amico, eccetera).
Non può che venire in mente il discorso che lo Shinji/inconscio pronuncia al vero Shinji nell'episodio 16: «Ciascun individuo ha dentro sé stesso un altro sé stesso, ogni individuo è in effetti costituito da due diversi sé stessi. Il sé stesso che è soggetto osservante e il sé stesso che è oggetto osservato. Ogni oggetto di osservazione ha però natura molteplice, ed esistono quindi molteplici Shinji Ikari. Lo Shinji Ikari che è nell'animo di Misato Katsuragi, lo Shinji Ikari dentro Asuka Soryu, lo Shinji Ikari dentro Rei Ayanami, lo Shinji Ikari dentro Gendo Ikari.»
Noi siamo "tutti dei nessuno", tutte le diverse impressioni che gli altri hanno di noi, allo stesso modo in cui tutti questi sono il «vero Shinji Ikari».
I personaggi che meglio rappresentano il tema pirandelliano della frammentazione dell'Io sono Asuka e Misato, le quali sono costrette per forza di cose a gestire molti ruoli diversi nella società, e a mostrarsi in maniera diversa a seconda dei "soggetti osservanti" con cui entrano in contatto. Esemplificativo per Asuka è l'episodio 22; in questa puntata vi è una particolare e singolarissima scena (presente solo nei director's cut e nella Renewal), in cui alla domanda "Chi sei tu?" della madre, che non la riconosceva in quanto persona (credeva che la bambola fosse sua figlia), rispondono varie Asuka in ripetizione. Queste Asuka dicono le stesse fatidiche frasi «Io mi chiamo Asuka Soryu Langley, molto piacere. Ma sei stupido? Che occasione...! Guardatemi, per questo guardatemi!»; nel disperato tentativo di riconoscere sé stessa come persona (cosa che non ha fatto sua madre), ella ha costruito varie sé stesse fasulle, ha indossato varie maschere che ora stanno andando in frantumi, letteralmente. Non è un caso che le varie Asuka siano doppiate con le varie voci degli altri personaggi femminili dell'anime, e che al "Guardatemi, per questo guardatemi!" (riconoscete la mia persona - ricordate che nell'ep. 12 dice che pilota l'Eva per dimostrare di esistere?) si senta un rumore di qualcosa che si infrange sempre più forte. Le Asuka in ripetizione sono le maschere indossate nei confronti di Misato, Hikari, Rei, e le altre protagoniste che assumono in quel frangente la sua voce. Ma se queste tante maschere non sono lei, dov'è la vera sé stessa? Asuka sembra averla irrimediabilmente perduta - come suggerito dalla scena successiva nella quale si ritrova lei smarrita e trascinata da tante ombre di sé stessa. Asuka, è in definitiva, "nessuna" delle centomila diverse sé stesse.
Nell'episodio 25 invece si prende in esame anche il caso di Misato Katsuragi, la quale indossa anch'ella varie maschere nei confronti delle altre persone, ossia Ritsuko, Maya, Makoto, Asuka, e soprattutto nei confronti di Shinji, da tutrice a sorella, da madre a sua superiore nella Nerv. Afferma lei stessa infatti che "ad essere apprezzata è la me stessa che finge per farsi apprezzare, non la vera me stessa"; Misato non riesce a essere sincera con sé medesima (indossa una maschera anche nei suoi confronti), a differenza del suo compagno Kaji, il quale risulta invece più sincero nei propri riguardi. L'episodio in questione in particolare prenderà in esame Shinji Ikari e la sua frammentazione, i "suoi animi" presenti in quelli di Misato e Asuka. Egli sta pertanto cercando di cercare una risoluzione al frazionamento individuale a cui è costretto per forza di cose, al contrario di Asuka e Misato che invece non fanno che accentuare e peggiorare sempre di più.
Non è da dimenticare come il progetto per il perfezionamento possa essere ricondotto all'annullamento di questa continua frammentazione dell'Io: se tutti diventano uno, "tutti gli animi si congiungono", non ci sarà nessun altro me stesso presente nell'animo delle altre persone, giusto? Non ci saranno maschere da indossare nella società, e si avrà la pace eterna. La sofferenza degli individui e del loro usare maschere è parte del Progetto: il suo fine è infatti eliminarle (e qui si ritorna nuovamente al tema del rapporto individuo-società/realtà). Per questo nell'episodio 25, dopo le analisi degli animi di Misato e Asuka presenti in Shinji, Misato dice che "tutto questo fa parte" del Progetto per il Perfezionamento messo in opera da Gendo. Perfezionare significa eliminare la frammentazione dell'Io, e lo scopo del Progetto è eliminare le maschere. Non stupisce quindi che il finale sia sul solo lato psicologico, visto che il Perfezionamento riguarda solo la psiche umana.
Altri aspetti del pensiero di Pirandello che presentano inter-testualità con "Evangelion" sono la concezione dell'impossibilità di comprendere gli altri e sé stessi (si veda il dialogo tra Shinji e Kaji nell'ep. 18) e l'incomunicabilità tra gli Uomini e il conseguente sentimento di solitudine/frustrazione interiore, che viene costantemente presentato nei casi di Shinji e Asuka, specie negli episodi finali. La verità in Pirandello non è assoluta, ma relativa («Esistono tante verità quante sono le persone»), e lo stesso la realtà: ognuno percepisce la realtà in modo differente, e da qui si genera un senso di incomunicabilità tra gli uomini e le loro "realtà". La percezione dell'individuo della realtà è inoltre determinata dalle condizioni esterne in cui si trova (la cultura, l'educazione, l'insegnamento). Non possono che venire in mente i discorsi filosofici tirati in ballo nell'episodio 26; durante il corso della puntata si ripete più volte che la realtà è generata dal proprio animo (pertanto può mutare in qualsiasi momento), e soprattutto che nella propria percezione influiscono «le verità date dagli altri: allegria nei giorni di sole, malinconia nei giorni di pioggia». Si noti che ciò è ancora più esplicitato in "The End of Evangelion", nel quale Rei dice a Shinji: «Non riesci a percepire la differenza tra la tua realtà e quella degli altri». La già accennata incomunicabilità pirandelliana quindi non appartiene solamente al finale originale, nonostante quanto possa sembrare.
Il rapporto tra l'Uomo e la società presente nell'opera di Pirandello è dunque indagato a più livelli in tutta la serie, che ruota appunto attorno a questo concetto. La crisi pirandelliana del concetto di Io con l'aggiunta delle altre persone, che ci osservano e ci giudicano, è espressa nuovamente nell'episodio conclusivo, nella scena in cui Shinji riflette sulle "immagini che danno agli altri coscienza di me", che tuttavia non fanno che allargare la questione «Cosa sono io?». Non è poi da scordare la concezione della vita come flusso continuo e quindi dell'esistenza come cambiamento indagata nella puntata in questione («Vivere significa cambiare» - citazione anche al filosofo John Henry Newman), che trova un effettivo riscontro con le teorie dello scrittore di Agrigento. Mi sento però in dovere di informarvi che tali concezioni appartengano però un po' a tutto il novecento in generale, non solo al drammaturgo siciliano.
Anche l'apparizione del teatro nella puntata 25 è molto più di quel che sembra. Il teatro è per Pirandello il luogo in cui si può rappresentare la differenza tra il nostro vero io (il soggetto osservante) e la percezione differente che gli altri hanno di noi (soggetto osservato). In definitiva, il teatro diventa una rappresentazione della vita. E proprio in un teatro si prendono in esame i diversi casi di soggetto osservante-osservato, o per dirla più "pirandellianamente", di sdoppiamento dell'Io, dei vari personaggi: Asuka, Misato, e soprattutto di Shinji, non solo in merito alla percezione che gli altri hanno di lui, ma la percezione che lui ha degli altri (gli animi di Misato e Asuka presente in lui, che corrispondono infatti anche all'esatto opposto).
Psicologia e Freud in Evangelion
«In passato, non avevo avuto alcun interesse a studiare la psicologia umana. Avevo solamente frequentato un corso all'università, ma credo di aver sempre avuto qualcosa nella mia mente con cui potevo analizzare la psiche umana. Pensavo di non essere interessato molto agli umani, ma quando incominciavo a parlare di me, avvertivo il bisogno di parole giuste per spiegarmi. Così, incominciai a leggere libri sulla psicologia. Dal sedicesimo episodio, la trama di "Evangelion" prese una direzione con la quale si intendeva chiedere solo com'è la mente umana al suo interno. Ho scritto su di me. Un mio amico mi prestò un libro sulle malattie psicologiche umane, e questo mi diede una scossa, come se avessi finalmente trovato quello che dovevo dire.» (Anno, Newtype magazine, novembre 1996)
Direi di passare a una più approfondita (ma ovviamente, per ovvie ragioni, non esaustiva) analisi dei riferimenti a Sigmund Freud e in generale alla psicologia all'interno dell'opera. Già nei nomi di molte colonne sonore dell'anime si può intuire questo interesse di Anno a riguardo (mi sembra che sia lui ad aver scelto i nomi dei brani): Borderline Case (caso di Borderline), Pleasure principle (principio di piacere), Thanatos (principio di morte), Separation anxiety (ansia da separazione, cosa di cui soffre evidentemente Shinji), Introjection (introiezione), Depression (disturbo depressivo - suona familiare, eh, Anno?), Splitting of the Breast (scissione del seno, concetto di Melanie Klaine ripreso negli episodi 16 e 20), Mother is the first other («la madre è la prima altra persona»), e chi più ne ha più ne metta. Le BGM vengono inserite proprio nei momenti azzeccati, ed esprimono in pieno i conflitti interni dei personaggi.
Grandissima attenzione Anno dedica infatti allo studio dei comportamenti dei personaggi tramite diversi "prestiti" alla teoria psicoanalitica di stampo freudiano, e non in modo spicciolo o superficiale come sostengono alcuni, anzi approfonditamente e in maniera molto coerente. Per citarvi un esempio di come importanti siano le analisi dal punto di vista psicoanalitico dei personaggi vi cito l'esempio dell'episodio 20, nel quale per soli due secondi appaiono le didascalie (riferite a Shinji e al suo rapporto con il padre): madre, Gendo Ikari, padre, sé stesso, ego, desiderio, ipocrisia, identificazione, complesso d'inferiorità, solitudine, compensazione, ideale, paura, angoscia, fase orale, autocoscienza, dipendenza, alienazione, interiorizzazione, convivenza, fuga, ossessione, debole, paura. E che ne dite del monologo di Asuka dell'episodio 22? Se non sbaglio in a malapena quattro secondi vengono mostrate velocissime didascalie che recitano: diniego, rigetto, madre, ansia, separazione, fuga, contatto, atto affettivo, vuoto, latenza, don't be, ombra, inganno, sicurezza di sé, simbiosi, esperienza infantile, senso di perdita, formazione reattiva, compensazione, oblio, ostilità, mancanza, ossessivo-compulsività, manifestazione, repressione, reazione mascolina.
Tali termini, ci tengo a precisarlo, sono tutti adatti alle situazioni in cui sono inseriti. Ad esempio l'alienazione, didascalia che appare nel monologo di Shinji, indica uno stato in cui sono spesso presenti sentimenti di impotenza e ostilità verso l'esterno, cosa più che mai adatta allo stato in cui si trova quest'ultimo in quel momento per quanto riguarda il padre, al quale si ritiene non all'altezza di confrontarsi, esattamente come nel complesso d'inferiorità citato nell'occasione. Asuka invece adopera in pieno la repressione, ovvero cerca intenzionalmente di escludere dalla propria coscienza una persona (Rei) o un fatto (il passato della madre) a cui si collega un sentimento spiacevole. L'opposizione ad Asuka alle bambole, per via del fatto che le riportano alla mente i ricordi legati alla madre, è più che esemplificativa. La Second Children, del resto, sostituisce il desiderio inconscio di amore da parte delle altre persone con quello opposto di allontanarle (formazione reattiva), rifiutando la realtà e le esperienze spiacevoli (diniego - tale atteggiamento è condiviso anche da Shinji e Misato nell'episodio 25). Di già nell'episodio 16 era accaduto un qualcosa di simile, quando Shinji consapevolmente offre a sé stesso (l'altro Shinji nel treno) false motivazioni ("E' quello che fanno tutti") che giustificano ai suoi occhi i propri comportamenti e i propri pensieri (in psicologia, autoinganno), per quanto riguarda il suo continuo voler rifiutare i motivi di sofferenza continuando a ingannare sé medesimo. Il discorso potrebbe andare per le lunghe, ma non voglio entrare in una trattazione tanto dettagliata, dato che sarebbe fuori luogo e poco costruttiva.
In primo luogo è da notare come la figura della madre in "Evangelion", in accordo con alcune teorie inerenti il campo della psicologia, diventi una divoratrice dai connotati quasi bestiali, che tenta addirittura di ingerire e incorporare in sé i propri figli (mi riferisco in particolare a Jung e a Erich Neumann). Ciò è esemplificato fin dal primo episodio dall'Eva, il/la quale, dopo aver assorbito al proprio interno Shinji (con l'Entry Plug), rivela una furia e ferocia bestiali, ma non solo; si pensi anche al Magi System, le cui pareti interne somigliano vagamente a delle interiora umane (Ritsuko entrerà all'interno del Magi nell'episodio 13, venendo in un certo senso "ingerita" dalla madre, Naoko - tant'è che vi è addirittura una specie di cervello di quest'ultima al suo interno!), e soprattutto di nuovo all'Eva-01, che nell'episodio 19 assorbe totalmente al suo interno Shinji e divora le carni dell'Angelo Zeruel (in un certo senso, divora suo "figlio"), rivelando una natura grottesca e animalesca. L'immagine dell'Eva che cammina su quattro zampe e si ciba "di sangue e morte" in un evidente istinto quasi cannibalesco è esemplificativa a questo proposito. Senza dimenticare poi che lo 01 divorerà letteralmente la testa di Gendo durante il film "The End of Evangelion". La madre che uccide il proprio figlio è inoltre un concetto implicito anche nel caso di Asuka e sua madre Kyoko. La figura negativa della madre nemica dell'individualità e dell'Io è perfettamente adattabile all'Eva (nel caso di Shinji) e Lilith (nel caso dell'umanità).
Si passi poi a considerare come molti personaggi della serie soffrano di disturbi della personalità molto comuni. Shinji soffre evidentemente del cosiddetto disturbo dipendente di personalità; ha un'eccessiva dipendenza dalle altre persone, è convinto che lo debbano salvare (ep. 25), obbedisce passivamente a tutto quello che gli viene detto di fare per paura di essere abbandonato (ep. 26), ha un atteggiamento auto-nichilista nel timore di essere rimproverato e quindi di non ricevere più appoggio (ep. 16) e cerca dalle altre persone la propria felicità (ep. 25, di nuovo). La cosiddetta "ansia da separazione" citata nell'episodio 25 non è che la condizione psicologica in cui si ritrova il nostro Third Children un po' in tutta la serie, cioè un sentimento di grande ansia al momento di separarsi da persone a cui si è particolarmente attaccati, o presenza di paura e/o malesseri significativi al solo pensiero della separazione, con conseguenti tentativi di impedirla - «Non abbandonatemi ve ne prego, non abbandonatemi». Nel personaggio di Misato è riscontrabile il disturbo istrionico: atteggiamento seduttivo inappropriato, espressione in alcuni casi esagerata delle emozioni (ep. 15), mancanza di controllo degli impulsi, immaturità emozionale, relazioni affettive immature (quella avvenuta con Kaji) e interazioni con gli altri caratterizzate da eccessivi comportamenti sessualmente provocanti (il caso di Shinji è lampante). Anche l'afasia, di cui ha sofferto a seguito del Second Impact, è un concetto proprio della psicologia. In Rei sono presenti a grandi linee i sintomi negativi della schizofrenia: sfera affettiva piatta, scarsità a provare emozioni, povertà del linguaggio, mancanza di desiderio di formare relazioni, asocialità. Anno stesso in un'intervista sosterrà di aver intenzionalmente pensato Rei come un personaggio affetto da tale disturbo.
In Asuka invece si può osservare quello Borderline, di cui presenta molti sintomi: scatti di ira intensi e incontrollati, intense manifestazioni di rancore, sentimenti cronici di vuoto, sforzi disperati per evitare un eventuale abbandono o perdita (nel suo monologo dell'ep. 22 appaiono le scritte "vuoto" e "senso di perdita"), relazioni interpersonali fortemente instabili, crisi d'identità e una percezione di sé altamente alterata e destabilizzata. In generale le persone con tale disturbo della personalità percepiscono tutte le altre in modo o del tutto negativo o del tutto positivo, e tutti questi fattori sono conciliabili con la situazione in cui si trova Asuka nell'episodio 22 - "Tutti, tutti, io vi odio tutti!".
Il disturbo Borderline è molto citato in generale in tutto "Evangelion"; nell'episodio 5 ad esempio è evidente come la "Border Line" sia il limite oltre il quale gli Evangelion manifestano (o, molto probabilmente, corrono il rischio di manifestare) rabbia e furia incontrollata (come suggerito dai grafici di sincronia della Nerv), mentre nell'episodio 22 pare che sia il limite che Arael intende superare per condurre Asuka proprio nello stato psichico (non so in dire in tutta onestà se questa sia l'espressione giusta) in questione. Borderline Case è il nome di una BGM utilizzata (mi pare) anche nell'episodio 16, durante il monologo interiore di Shinji con sé stesso; proprio in quel momento sui monitor della Nerv vi è scritto "Border Line" e l'Eva va in berserk, rivelando grande furia e rancore ("gli Eva potrebbero provare rancore nei nostri confronti"), fattori conciliabili con il disturbo in questione. Queste supposizioni sono plausibili, dato il già citato interesse di Anno per la psicoanalisi e le malattie mentali.
Per ultimo, ma non per importanza, è doveroso analizzare il modo in cui "Evangelion" riprenda e citi più volte i concetti di Eros e Thanatos della psicoanalisi freudiana. Il Thanatos, l'impulso di morte, è il desiderio inconscio di morire presente negli individui, il voler concludere le sofferenze della vita e tornare a uno stato inanimato, che genera comportamenti auto-distruttivi, violenti e aggressivi contro sé stessi e le altre persone; tale impulso è in opposizione all'Eros, la pulsione di vita, il quale tende all'armonia con la realtà, a unire, alla sopravvivenza, la propagazione, la sessualità, la cooperazione, le relazioni. Nella loro accezione più ampia, possono essere rispettivamente intesi come il desiderare la morte e il desiderare la vita. A questi due impulsi sono connessi l'energia distruttiva, la destrudo, e l'energia sessuale, la libido.
I personaggi sono in perenne oscillazione tra questi due impulsi e queste due energie contrapposte, come esemplificato dai personaggi di Shinji e Rei. Rei nell'episodio 25 infatti dice «Io sono felice, perché io voglio morire; ciò che ambisco è la disperazione, il ritorno al nulla», esemplificando il suo desiderio di ritornare a uno stato inanimato; si noti che il suo desiderio di vivere (Eros) emergerà poco a poco, al cui culmine però è costretta ad auto-distruggersi (Thanatos) per salvare Shinji dall'attacco di Armisael nell'episodio 23; la BGM che in quel momento suona in sottofondo è chiamata per l'appunto Thanatos. Stesso modo Shinji, che si ritrova nell'episodio 20 tra la volontà di vivere e il voler "morire" restando nell'Entry Plug; proprio in quell'episodio appare un grafico sui monitor della Nerv in cui vi è scritto "Libido-Destrudo". Si suppone che una cosa simile abbia fatto anche Yui nel famoso esperimento dagli effetti che tutti conosciamo avvenuto nel 2004. Nell'episodio 20 viene fatto intendere che anche Yui abbia fatto prevalere il Thanatos, ma lei sembra aver preferito in ultima analisi l'Eros: «L'Uomo onora la propria esistenza solo nell'atto di desiderare la vita; queste erano le volontà di Yui nel momento in cui scelse di salire a bordo dell'Eva» asserirà infatti Fuyutsuki in "The End of Evangelion". Del resto sappiamo che c'erano delle discrepanze tra Yui e Seele: non è difficile intuire che la Seele punta a una "morte" (Third Impact) dell'umanità mentre Yui invece ha fiducia nella vita umana e vuole proseguirla (come testimoniato dal fatto che sarà lei a far prevalere l'Eros in Shinji nel film "The End of Evangelion"). E pensate soprattutto a Kaworu, nel momento in cui chiede a Shinji di ucciderlo: «Vita o morte hanno per me lo stesso valore; la morte volontaria è anzi la mia unica libertà assoluta». Misato alla fine dell'episodio dirà a Shinji: «A sopravvivere sono solo coloro che hanno la volontà di vivere; lui ha desiderato la morte. Abbandonando la volontà di vivere si era aggrappato a false speranze.»
Anche l'Umanità vorrà ritornare con il Progetto per il Perfezionamento a uno stato inorganico ("ritorniamo al nulla"), precipitando nel Thanatos. Similmente, Asuka accetterà di morire assieme alla madre ("D'accordo, morirò assieme a te"), e Ritsuko in maniera analoga vorrà morire facendosi saltare con i Magi e il quartier generare in "The end of Evangelion". Il telecomando usato da lei in quell'occasione era apparso già prima, quando Ritsuko stessa distruggerà (destrudo) i cloni di Rei nel Central Dogma; se ci fate caso, sul telecomando in quell'occasione c'era scritto "Destrudo Release".
Il rapporto di amore/odio presente tra Shinji e Asuka non può che ricordare questi due concetti: aggressività/amore, unione/disunione continua. Non sarebbe assurdo ipotizzare che a grandi linee Asuka rappresenti l'Eros e Rei il Thanatos; tali concetti sono citati esplicitamente nella puntata venticinquesima, quando, a proposito del mondo serrato che Shinji si è costruito intorno, i personaggi gli dicono: «La distruzione, la morte, il ritorno al nulla, sei stato tu stesso a volerlo; anche nella volontà di vivere, anche nell'animo volto alla morte, tutto come hai tu stesso desiderato». In poche parole, il chiudersi in sé stessi di Shinji è metafora del Thanatos; chiudendosi in sé stessi ci si distrugge. Non può che tornare alla mente il discorso sulla comunicazione, chiave di lettura determinante per comprendere dunque anche tali "sottigliezze" dell'opera. Poi dicono che ci ammazziamo di "trip mentali" inutili...
Rei quando conquista l'Eros piange (ep. 23), mentre Shinji invece fa prevalere il Thanatos quando strangola Asuka in "The End of Evangelion", nello scontro che i due hanno nella cucina di Misato. In realtà, anche Kyoko, madre di Asuka, aveva fatto prevalere il Thanatos, strangolando la bambola di sua figlia e suicidandosi poco dopo ("Muori insieme a me, Asuka!"), e un simile avvenimento ci fu anche nel caso di Naoko, quando strangola (di nuovo, strangolare) Rei I e si uccide gettandosi dai Magi nell'episodio 21. Nelle scene cruciali della pellicola in questione, risulta evidente che Shinji stia per l'appunto per far prevalere l'impulso distruttivo, quando all'inizio del Third Impact urla: «Meglio che muoiano tutti. Morte, morte a tutti, morte anche a me stesso!». Non a caso, prima che parta la canzone Komm susser Todd (Vieni, dolce morte - suona familiare?), l'immagine di Shinji che strangola Asuka si sovrappone a quella di Naoko che strangola Rei I.
Quando l'Umanità torna quasi ad uno stato inorganico ("It all returns to nothing!"), gli AT Field delle persone scompaiono, ed esse si sono disciolte nell'LCL (com'era successo a Shinji nell'episodio 20), ma possono riacquistare la propria forma, se vorranno vivere (Eros). «Se si desidera vivere, ogni luogo può essere un paradiso», dice Yui nell'episodio 20, durante il conflitto Libido-Destrudo di Shinji, e in "The End of Evangelion". Bisogna desiderare vivere, andare avanti, facendo prevalere il proprio Eros. «Prima di morire hai un dovere, ed è quello di sopravvivere!», dirà, simbolicamente, Misato. Proprio in quel film il conflitto Eros-Thanatos è accennato anche solo dall'apparente semplice simbolismo dell'altalena. Essa rappresenta, nel momento in cui è in movimento, lo scorrere del tempo, la vita, dunque l'Eros; apparirà quando Shinji costruisce insieme a due bambine nel parco un castello di sabbia (sessualità, il costruire, l'armonizzare), e si fermerà quando Shinji invece lo distrugge (impulso distruttivo).
Alla fine del Perfezionamento, Shinji strangola di nuovo Asuka (strangolamento, Thanatos), ma piange (Eros, come Rei, ep. 23); il conflitto Eros-Thanatos ci sarà sempre, in ogni situazione, perché fa parte degli impulsi vitali, ma si può cercare di equilibrarli - concezione condivisa da Freud. Uccidendo noi stessi si uccidono anche gli altri (sarà per Shinji che Misato e Asuka moriranno in "The End of Evangelion"); fuggire (che è un po' come morire e uccidersi) è egoistico e controproducente. Nuovamente, come per il complesso edipico e le maschere di Pirandello, si verifica un convergere al tema individuo-società (questa cosa quasi quasi sta addirittura diventando monotona!).
Nella società di oggi si vuole sempre morire (specie in quella giapponese degli anni novanta), ci si sente sempre morire dentro, come Anno (voci di corridoio vogliono che avesse intenzione di suicidarsi durante la produzione di "Evangelion" - e lo ha confermato anche lui in un'intervista) durante la sua depressione, ma egli ha (probabilmente) voluto in tutto questo mandare un messaggio di speranza a tutti noi, che guardiamo "Evangelion", a tutti noi uomini, a chi si sente morire dentro, ogni giorno. Non posso che applaudire a una serie che riesce a mandare tanti messaggi allo spettatore, e difenderla ogni volta ne viene gettato fango sopra, quando ingiustamente accusata di "superficialità" o di "finta originalità".
Jung e gli archetipi
Evangelion in generale è molto più vicino a mio parere alla psicoanalisi freudiana, ma si possono scovare anche riferimenti più o meno evidenti, anche grafici, agli archetipi di Gustav Jung, specie nel film "The End of Evangelion". La lettura di questa parte della recensione forse richiede un minimo di conoscenza, anche essenziale, su questo tema, e invito chiunque non fosse adeguatamente informato a rimediare, anche solo per una questione di cultura personale.
Il primo tra questi collegamenti che vorrei citare in causa è l'archetipo dell'Ombra; l'Ombra, secondo Jung, è la prima raffigurazione archetipica che si incontra lungo il cammino della via interiore: come in uno specchio, ci viene rimandata la nostra immagine interiore, a cui non regge la Persona (gli aspetti esteriori relativi all'Uomo, in pratica la maschera che ognuno di noi porta per -con-vivere e che viene determinata dal ruolo che si occupa all'interno della società). L'Ombra ci porta di fronte alle cose che non vorremmo volere, le cose che vorremmo dimenticare e seppellire nell'inconscio; incontrarla rivela i nostri pensieri nascosti e le nostre paure più profonde. Se l'Ombra viene nascosta, essa porta progressivamente alla rovina di sé stessi e delle proprie relazioni. In questo è evidente un nesso con l'Angelo Leliel, che nell'episodio 16 appare sotto le sembianze di un'ombra e che condivide precisamente tutte queste peculiarità; in quell'occasione il ragazzo viene posto proprio di fronte al suo lato Ombra (l'altro sé stesso in ombra con cui discute). Shinji in effetti sembra non aver capito (o non voleva capire) quello che gli voleva dire l'Ombra/Leliel/inconscio, e da lì in poi incomincerà per lui un inesorabile declino delle sue relazioni e del mondo circostante in generale. Qualcosa di simile accadrà ad Asuka, che infatti nell'episodio 22 dovrà confrontarsi con la sua Ombra e la sua Persona (le Asuka che appaiono alla domanda "Chi sei tu?" della madre), venendo trascinata metaforicamente da una miriade di ombre di sé stessa (una delle scritte che appaiono in quel monologo dice infatti "ombra"), dal suo lato inconscio negativo che sta sgretolando le sue relazioni interpersonali. In effetti, Asuka ha rifiutato costantemente il suo lato inconscio (rappresentato dalla bambola del padre e da Rei), e questo ha avuto effetti disastrosi sulla sua psiche.
Gli Angeli che appaiono dopo l'episodio 16 sembrano ricalcare perfettamente l'idea junghiana di Ombra; rivelano l'inconscio, ciò che provoca vergogna, pongono l'individuo di fronte alle proprie ansie e ai fattori ritenuti inaccettabili dall'Io (Arael per Asuka, Leliel e Kaworu per Shinji). L'Ombra interpreta infatti il ruolo del "Nemico", l'alter-ego, proprio quello che gli Angeli (e Gendo) sono per Shinji nell'episodio 20: "Nemici, nemici, i miei nemici, il mio nemico!". Non è quindi difficile ritenere che Asuka sia la Persona, e Rei l'Ombra.
C'è da considerare che Anno, nel novembre del 1996, abbia riferito esplicitamente che Rei e Kaworu sono il suo inconscio, e in particolare Kaworu è il suo lato "ombra", o qualcosa del genere. Questo mi lascia pensare che Anno sul serio abbia appositamente utilizzato questi concetti della psicologia analitica junghiana (qui un sonoro "Ma va!" di molti). Questo per evitare le solite accuse di farsi 'trip mentali' su una cosa che non ha significato, tipiche dei detrattori.
Altro archetipo della psicologia analitica junghiana ripreso in "Evangelion" è quello della Grande Madre, una divinità femminile primordiale in cui si manifesterebbe la Terra, il femminile come mediatore tra l'umano e il divino, un archetipo di enorme potenza, nutrice e divoratrice, distruttrice e salvatrice. In positivo è la protezione, ciò che scalda e protegge, ed è rappresentata dall'acqua, simbolo di purificazione e rigenerazione; in negativo invece è ciò che divora, seduce, genera angoscia, impedisce ogni crescita, distrugge. Questo archetipo è associato anche alla divinità femminile Lilith della mitologia babilonese ed ebraica. Proprio in "Evangelion", com'è facilmente intuibile, è attribuibile al secondo Angelo Lilith (la Lilith/Rei che causa il Third Impact in "The End of Evangelion"), che condivide tali caratteristiche in modo più o meno marcato. La Lilith in croce somiglia molto alle raffigurazioni di questo archetipo, in particolare la famosissima Venere di Willendorf, e ne condivide palesemente molti tratti: accentuazione delle zone centrali del corpo femminile, ventre prosperoso, testa priva del viso inclinata verso il centro del corpo, femore e cosce gigantesche che terminano in gambe molto sottili, e così via. Curiosamente, anche l'Albero della Vita, ultra citato in "Evangelion", è un archetipo.
L'acqua, che come accennato è in "Evangelion" il simbolo della sofferenza che Shinji prova (data la sua incapacità di nuotare), per Rei diventa una "sensazione piacevole" (ep. 14). L'acqua è il simbolo più comune della madre, del ritorno al grembo materno (e per capire il legame con Rei si veda un po' più sopra in questa recensione), e soprattutto dell'inconscio, e Rei è proprio la rappresentazione di tutti questi elementi. Molti Angeli (Sachiel, Shamshel, Gaghiel, Israfel, Matarael) vengono dal mare, e ciò lascia supporre che essi rappresenterebbero l'inconscio - intuibile già da altri fattori, come si evince dagli ultimi due episodi. Durante la serie si utilizza difatti il motivo della goccia che cade, quando incominciano i monologhi dei protagonisti, ovvero quando quest'ultimi "discendono" nell'inconscio; in particolar modo, in "The End of Evangelion", prima che Shinji nella scena finale fuoriesca dal "mare" di LCL e incontri per l'ultima volta sua madre (mare, inconscio, madre...), l'inquadratura è posta al contrario; Shinji quindi ormai è pronto per "emergere" definitivamente dall'inconscio.
Ci sono poi rimandi interessanti ai concetti junghiani di Anima, Animus, quaternio, alla sizigia e alla ierogamia. L'archetipo dell'Anima (il femminile presente nella psiche maschile) è una sorta di immagine di donna ideale, che dipende in gran parte dall'imago materna (la figura della madre, della fidanzata, della compagna etc.), e prende le sembianze di donne seduttrici, sagge, angeliche, divine, è l'Eros, la relazione, ciò che tende a unire, la protezione, l'affettività, la cura, il modo di relazionarsi con le donne; ciò è associabile a Rei, e soprattutto alla Rei che appare nell'episodio 23 durante la battaglia contro Armisael che vuole unirsi a Shinji (i suoi sorrisi estatici inquietanti rimandano molto al concetto di Eros). In "The End of Evangelion", Shinji, dopo essere "entrato" nella Rei/Lilith esamina proprio quest'ultimo aspetto: il modo di rapportarsi con le donne, e quindi Asuka, Rei e Misato.
L'Animus invece (il maschile presente nel femminile) è il Logos, la razionalità, la riflessività, l'analisi, l'immagine ideale maschile che le donne hanno; tutte queste peculiarità non possono che ricordare Kaworu (Anno disse che voleva con lui rappresentare un «maschio ideale»). Se tenete ben in mente l'immagine di Kaworu/Lilith (?) che in "The End of Evangelion" tranquillizza Shinji prima del Perfezionamento, vi accorgerete che è uguale a quella "dell'animo di Rei" che vuole unirsi a Shinji nell'episodio 23. Ciò può sembrare in contraddizione con l'idea di Anno di Rei e Kaworu come inconscio e Ombra, ma in realtà così non è: Animus e Anima sono solo Ombra a un livello più inconscio, ed è dall'Ombra che emerge l'Animus e l'Anima. Inoltre, l'Animus potrebbe anche essere benissimo Ryoji Kaji (intelletto, razionalità etc.) per Asuka; se infatti si ha un eccessiva identificazione con l'Animus, la donna presenta caratteri come ostinatezza, aggressività e testardaggine - in perfetta sintonia con Asuka e la sua idolatria per Kaji. Da notare che nell'Uomo, nel caso ci sia un "problema" di Anima, si manifestano eccessiva sentimentalità e risentimento proiettati verso gli altri, cosa che sembra collegata allo Shinji di "The End of Evangelion".
Si consideri adesso il concetto di sizigia, che in Jung è l'unione degli opposti, la complementarietà tra Anima e Animus: un archetipo materno, che riassume in sé le differenze sessuali e di genere in un soggetto ermafrodita, una congiunzione quindi ripresa in "The End of Evangelion" nella scena in cui Rei/Lilith ha le sembianze sia di Kaworu (Animus, intelletto) che Rei (Anima, relazione), uniti in un solo corpo (ricordate che Yui dice "La Rei che vedi qui rappresenta la tua stessa anima?"), mentre la figura geometrica del quaternio (non so se è il termine adatto in tutta onestà) è ripresa evidentemente per l'Angelo Ramiel. Fate una semplice ricerca su Google Immagini e ve ne potete accorgere. La ierogamia (matrimonio sacro o unione mistica - anche corporea - tra una divinità maschile e una femminile) invece può essere individuata nella scena del film in questione in cui Shinji e Rei/Yui sono uniti nelle zone genitali dopo il Perfezionamento. Ci tengo a precisare dunque come l'argomento sessualità in "Evangelion" sia trattato in modo tutt'altro che superficiale, visto che ho scovato in giro per il web accuse di immoralità (?!) da parte di quest'opera.
Personaggi
Mai visto niente di simile: Hideaki Anno, per mezzo della sua regia magistrale, riesce a scolpire i tratti dei personaggi principali in modo davvero sublime. I protagonisti sono così sfaccettati, controversi, umani, con le loro ansie, paure, disturbi psicologici, passati traumatici tutt'altro che banali (come di solito la tradizione anime vuole), che abbattono completamente i soliti stereotipi, e ci guidano verso uno straordinario viaggio, il loro viaggio, segnato da profonde cicatrici e abissi (apparentemente, forse) insolubili. Le battaglie tra Angeli ed Evangelion, contrariamente a quanto si possa pensare, sono molto sorprendenti e a volte di grande impatto, ma ciò che rende "Evangelion" veramente innovativo sono le lotte interiori in cui i personaggi si impegnano, veramente di ampio respiro. Spesso addirittura, contrariamente a molti anime del genere, molte lotte sono psicologiche (Arael, Leliel e Armisael), e non sono particolarmente cruente (si veda la fine che fanno Leliel, o Bardiel e Zeruel). L'introspezione, l'analisi dei loro più intimi timori, ci porta alla scoperta dello stesso animo umano. L'itinerario è angosciante, deprimente, oscuro, inquietante, ma riesce pienamente nel suo intento: rappresentare quelle che sono le profondità dell'animo umano. Solo i personaggi meriterebbero un 11.
Cosa sono i personaggi? Manichini di qualcuno che sembra non avere coerenza o linearità? Banali stereotipi del genere? Semplici bambini complessati? Assolutamente no. Possono essere rappresentazioni psicologiche, religiose e, soprattutto, sono tutti parte della personalità nostra (noi, Uomini) e del regista Anno. Anno ha messo ognuno di loro in noi, e noi in ognuno di loro: Kensuke, la sua parte più fanatica e otaku (quello che vorrebbe vivere con Misato e pilotare un Eva, come gli otaku che guardano la serie), Misato, la parte (solo apparentemente) più superficiale, Kaji, la parte più "saggia", Rei, quella più inconscia e reticente di noi, e Shinji, a tutti gli effetti considerabile un cameo di Anno. Anno stesso dirà che Shinji rappresenta il suo carattere, sia la parte del conscio che dell'inconscio - da notare nuovamente il chiaro utilizzo di termini freudiani - e che come lui è ancora nella "fase orale". Addirittura Tsurumaki (di nuovo lui) sosterrà che il personaggio di Shinji è stato modellato sulla base dello stesso Anno: Shinji è stato convocato da suo padre per pilotare un robot, Anno è stato convocato dalla Gainax per dirigere un anime.
C'è una grande impronta autobiografica e, se vogliamo, artistica, in "Evangelion". Gran parte di "Evangelion", secondo la mia scuola di pensiero, può essere ricondotto ai suoi soli personaggi (e i relativi sviluppi, ovviamente), data anche la massiccia dose di terminologia squisitamente freudiana e junghiana che ci viene continuamente presentata in molte occasioni della serie, come già da me affrontato prima. I personaggi sono di un realismo sorprendente, che, aggiungendosi anche alla loro complessità e profondità interiore, pare (e forse lo è) insuperato nel mondo dell'animazione, e non sono in quello.
I due finali e la critica all'otaku e alla società giapponese
Molte volte, anche qui su AnimeClick.it, si grida facilmente all'insensato, alla 'pippa mentale', all'incomprensibile e cose simili a proposito delle due puntate finali dell'anime, che paiono inconcludenti e prive di senso agli occhi di molti. Addirittura si alzano in coro molto facilmente pareri che considerano gli episodi conclusivi in questione una presa in giro/per i fondelli; in realtà, nuovamente, nulla di tutto questo a mia modesta opinione corrisponde a verità. Dopo le innumerevoli considerazioni fatte anche in tal sede, pare infatti ovvio che il finale dovesse avere un significato metaforico piuttosto che essere costituito da un'effimera conclusione piena d'azione o da quella che tutti considerano una "spiegazione". Come mi sembra evidente, "Evangelion" è una serie tutt'altro che convenzionale, che rifiuta molte volte i paradigmi stilistici o gli stilemi del genere. Le altre ventiquattro puntate non parlano di certo di robottoni.
Ovviamente, per costoro l'introspezione psicologica dei personaggi o i discorsi filosofici che si sono sentiti per tutta la serie (se li hanno percepiti e nel giusto modo, s'intende) sono ridondanti e noiosi, pieni di (così li riassumono) "Chi sono io?", "Cos'è vivere?". Si considera spesso "Evangelion" pretenzioso, ma a me pare che la pretenziosità sia di qualcun altro. La logica espressa da questi tali mi pare piuttosto strana: tutti a sostenere con audacia e ferocia che gli anime non sono per bambini, ma, quando ci si ritrova un prodotto serio, profondo, dai molti messaggi e sperimentale, ci si tira indietro dicendo che gli anime sono solo intrattenimento. E quando si hanno personaggi dal profondo realismo psicologico, uno spessore pari a non tre, ma quattro dimensioni, e una personalità complessa e sfaccettata, ecco che si detrae l'introspezione e la si vuole accantonare. Ma non andiamo a fondo, poiché rischiamo di andare fuori discorso; il nocciolo della questione che vorrei ora prendere in esame è: cosa accade nel finale originale?
È risaputo che la Gainax, a causa di inconvenienti di budget e programmazione, dovette un po' arrangiarsi sulla conclusione della serie, per la quale si riscrisse velocemente un nuovo copione, dato che l'originale richiedeva troppi costi per la produzione. Pertanto (si sostiene) Hideaki Anno ha abbandonato quasi del tutto la trama reale dell'anime, e si è soffermato sul solo lato psicologico/filosofico della serie, che si sentiva pullulare con sempre più forza già negli episodi precedenti. Il continuo riciclo di scene vecchie, l'utilizzo di semplici abbozzi come definitivo, e altre tecniche per abbattere i costi di produzione furono dunque necessari per forza di cose, ma a dirla tutta il distacco non è così netto come si può pensare. L'attenzione verso la psicologia dei personaggi si sentiva sempre più di frequente dall'episodio 16, e ciò era essenzialmente dovuto al fatto che è proprio tramite quest'ultima che Anno voleva mandare quello che era il messaggio di fondo dell'intera opera (perché è di un'opera a senso pieno di cui si sta parlando): lanciare una critica e un messaggio di speranza verso gli otaku. Su questo tema ci si è molto divagati, spesso in maniera troppo superficiale o comunque con un approccio sbagliato.
Sottolineo: con il termine otaku intendo la persona che si estranea dal mondo reale e dalle relazioni sociali per via della sua immaturità o difficoltà di comunicazione, e non i soli appassionati di animazione, come invece si può (erroneamente) intendere il termine. Lo dico perché c'è chi, fraintendendo il termine, pensa che Anno critichi/prenda in giro gli appassionati dell'anime, cosa che non sta né in cielo né in terra.
Hideaki Anno, dopo la produzione di "Nadia - Il mistero della pietra azzurra", ha affrontato un periodo di depressione durato (a quanto suggerito da egli stesso) ben quattro anni. A un certo punto, però, ha deciso di «non fuggire» più dalla realtà, comprendendo che «vivere significa cambiare». Essenzialmente, egli stesso ha ammesso che "Evangelion" è una metafora della sua vita, e su questa chiave si può comprendere ciò che accade nel finale originale. Il mondo che viene presentato per ben ventiquattro episodi non viene, come sostenuto da alcuni, abbandonato, ma semplicemente trattato per quello che è, ovvero un sogno, un «surrogato della realtà», in ogni caso fittizio; Shinji fuoriesce da quel mondo fittizio fatto di citazioni ad altri anime, combattimenti tra Eva e Angeli, e giunge alla conclusione di non dover fuggire, di accettare sé stesso per poter amare anche il prossimo, che la realtà è meravigliosa proprio perché la possiamo decidere noi e che la verità non è unica, ed è lecito così, anzi questo non fa che avvantaggiarci.
È un invito agli otaku a fare lo stesso; "Evangelion" non è solo una critica al fenomeno otaku (come spesso viene erroneamente inteso), ma anche un grido di incoraggiamento verso quest'ultimi. Se "Evangelion" avesse voluto essere solo una critica all'otaku, Shinji (che, secondo Anno, rappresenta sé stesso) non si sarebbe riscattato o si sarebbe aperto al mondo e alla realtà esterna. E invece lo fa: è un invito, un'esortazione per l'otaku medio, non solo una sua critica, a rompere il guscio che egli si è costruito attorno a sé stesso. Gli otaku venivano infatti chiamati precedentemente shinjinrui, letteralmente "nuova razza umana". L'assonanza con il nome di Shinji non è affatto casuale, e si pensi che il titolo della serie significa "vangelo/messaggio per la nuova razza". Vi dice nulla tutto questo? "Evangelion" è una speranza, un vangelo, un messaggio per gli shinjinrui. Prima ancora, questi ultimi venivano definiti kurisutaru-kozu, tribù di cristallo. Ricordate il cristallo che si infrange attorno a Shinji alla fine dell'episodio finale?
Ma non solo. "Evangelion" si colloca in un momento, la prima metà degli anni novanta, nel quale, a seguito di una grossa crisi economica che colpì violentemente il Giappone, le nuove generazioni entravano spesso in conflitto con le vecchie e perdevano la fiducia nei valori, nella vita, nelle città si perse il senso di comunità e nella famiglia quello di fiducia. Questo è il motivo di tutti i conflitti tra genitori-figli che si presentano in "Evangelion", tra Gendo-Shinji, Misato e suo padre, Ritsuko-Naoko, Asuka e la sua madre acquisita. Il chiudersi in sé stessi, il disagio interiore, il conflitto tra le varie generazioni, l'incomunicabilità, la solitudine sono tutte difficoltà che attanagliavano la società giapponese in quegli anni; "Evangelion" li riprendere (attingendo come detto dal '900 in genere), e punta il dito contro la società del Sol Levante del tempo. Ad esempio, la rigida struttura patriarcale della famiglia nipponica è ben espressa dall'autoritario e distaccato Gendo, padre di Shinji, mentre, tramite il tema delle maschere pirandelliane è possibile individuare una chiara critica di "Evangelion" al conformismo giapponese. Hideaki Anno è stato capace di incorporare tutti i sentimenti e le ansie della generazione a cui "Evangelion" è rivolto, di tutti coloro che all'epoca avevano almeno quattordici anni di vita alle spalle. Il messaggio è per il nuovo secolo (Shinseiki Evangerion significa "messaggio per il nuovo secolo").
Dopo l'avanzamento tecnologico in Giappone, sembrava infatti che la tecnologia potesse essere l'unico modo per relazionarsi con il prossimo. Questo determinato fattore della società giapponese, è ben espresso da Shinji, che vede nell'Eva (la tecnologia) il solo modo per rapportarsi con le altre persone ed essere apprezzato, ma anche da Rei, che, in costante solitudine e con un incolmabile vuoto interiore, ha il suo unico legame con gli altri nel pilotare l'Eva. Discorso simile si faccia per Asuka, che vede nell'Eva il solo modo per dimostrare a sé stessa e agli altri di esistere. Lo Shinji che si libera dall'Eva (tecnologia) è quello che Hideaki Anno desidera facciano le nuove generazioni.
Negli anni novanta post-bolla speculativa il giovane adolescente giapponese si rifugiava completamente nella figura materna (gli Eva) e non aveva rapporti con il padre (Gendo), sempre impegnato o affaccendato con il lavoro, distaccato dal figlio. Non è familiare anche con la situazione di Misato? "Evangelion" è amato da decenni, perché è stato capace di incorporare (volontariamente o meno) le ansie e le speranze di una generazione, forse addirittura dell'Uomo moderno nella sua totalità.
Allora perché tanto successo all'estero, se il messaggio era rivolto alla sola società giapponese post-bolla speculativa? Semplice: i conflitti interiori dei personaggi, i loro dilemmi, sono in fondo quelli di un qualsiasi individuo cresciuto in quest'epoca, nella quale tali difficoltà attanagliano universalmente un po' tutti. Lo Shinji che si chiede il perché della vita non è solo l'otaku che non riesce ad aprirsi al mondo, o il giapponese medio a disagio nel clima in cui si ritrova, ma anche l'individuo della società moderna che non riesce a trovare la sua strada, e infine, l'essere umano che si indaga sul perché vivere, perché stare qui, che cerca una sua ragion d'essere, «valido motivo per cui esistere». "Evangelion" è anche una critica/messaggio alla società/otaku, ma non solo questo.
Il motivo di tanti riferimenti alla psicoanalisi è essenzialmente da ricercare quindi nella volontà di Anno di poter adeguatamente trattare questo messaggio, mentre il discorso della difficoltà di comunicazione (Tsurumaki parla di "Evangelion" come una «storia di comunicazione»), dell'insicurezza individuale, del dolore dell'esistenza, si allarga all'otaku, alla società giapponese del suo tempo, e senza ombra di dubbio all'essere umano in generale. Opere come "Evangelion" (era successo già molto tempo prima nel caso di quell'altro gioiello che è "Gundam") rimangono nella storia, nel cuore di molti anche a distanza di decenni per il loro saper parlare a tutti, universalmente.
Nuovamente, questa rappresenta solo una delle tante chiavi di lettura che l'opera ci può offrire; sarebbe errato soffermarsi su questa sola, senza considerare le altre sfumature che questa straordinaria serie ci può offrire.
Ma ora ditemi: anche altre opere hanno fatto tutto ciò, hanno incorporato ansie, paure, di intere generazioni, evengono unanimemente (a ragione) reputare capolavori, ma perché per "Evangelion" si devono fare tante storie? L'esperienza mi ha insegnato che un'opera sopravvalutata rimane in voga per due, tre anni, e invece "Evangelion" da due decenni appassiona e infrange i cuori di milioni. Davvero è sopravvalutato? Perché non lo si dice per i cult che hanno segnato la storia del cinema, ma per "Evangelion" sì? A questa domanda, tuttora, non trovo ancora una risposta convincente.
Un po' di filosofia
Una piccola parentesi a parte si faccia, per ultimo, a ulteriori spunti di riflessione approfonditi nelle puntate finali. Tutte convergono a quella che è la chiave con cui è possibile leggere l'intera opera; l'incomunicabilità/comunicazione e, conseguentemente, dell'alterità. Concettualmente parlando, "Evangelion" rassomiglia a riflessioni di stampo esistenzialista su tali quesiti ormai diventati di vitale importanza per il novecento. Al di là dei già più volte citati pensatori che ne hanno particolarmente influenzato le dinamiche - Pirandello, Freud e Jung -, la serie si fa portatrice di un pensiero che ben si adatta a filosofi come Schopenhauer - naturalmente ben oltre l'ultra-citato dilemma del porcospino - e gli esistenzialisti, in particolar modo di Jean-Paul Sartre o Kierkegaard. Prime fra tutti la riflessione sull'individualità (l'AT Field), la solitudine interiore (si vedano i discorsi che albergano in tutta la serie su questa delicata tematica), e l'inutilità, la precarietà della vita umana, oltre che una visione completamente pessimistica dei rapporti umani, i quali consistono in continui tentativi di sopraffazione reciproca (in questo frangente è possibile individuare qualcosina di Schopenhauer). "Evangelion" sfata completamente le concezioni di buonismo e di stampo positivistico, propone una concezione palesemente nichilista, pur delineando una sorta di possibilità di salvezza in mezzo all'assurdo e al dolore dell'esistenza. L'Uomo in balia dei propri istinti non soddisfatti, l'alterità che genera angoscia e sofferenza (esemplificativo è l'affermazione di Sartre: "L'inferno sono gli altri"), il continuo tentativo di possedere l'altro in tutto e per tutto (Perfezionamento) sono concezioni di universale importanza approfondite ulteriormente negli episodi conclusivi, pur essendo presenti un po' in tutta la serie. Anche le concezioni di un "vuoto" nella psiche individuale, citata da Ritsuko nell'episodio 25, la continua ricerca nel colmare un qualcosa che si percepisce costantemente come mancante, e il disperato e precario tentativo di uscire dalle tenebre che l'esistenza necessariamente comporta, rientrano in questo discorso.
Questo specificando fin da subito che "Evangelion" non può, e non deve assolutamente essere inteso come un trattato filosofico; è improbabile che Anno o il resto dello staff abbiano ben compreso ciò che stavano tirando in ballo, ma ciò non deve tuttavia sminuire di certo l'interpretazione dello spettatore su questo tema. È preferibile infatti non pensare a questo o quell'autore, ma in linea generale a quel pensiero tipico del ventesimo secolo a cui "Evangelion" fa più volte riferimento. Del resto, quel che importa a "Evangelion" e ad Anno è trattare in linea massima dei due temi qui citati. E in questo, dal mio punto di vista, ci è riuscito appieno. Inutile dire che, personalmente, trovo meglio riuscite e più convincenti le analisi di stampo psicologico adoperate nel finale originale che quelle che si trovano nel film "The End of Evangelion", che comunque nel complesso ho apprezzato, sia ben chiaro.
Evangelion è davvero una storia?
Tutto questo discorso, ci porta ad una fatidica domanda: "Evangelion" è davvero una storia? Sì, perché non è così scontato come sembra. "Evangelion" infatti sembra partire come una storia, che si sfaccetta e stratifica mano a mano che si prosegue con la visione, ma ecco che negli episodi finali, e soprattutto nella puntata conclusiva, sembra proprio che tutto quello che si era mostrato negli episodi precedenti fosse una finzione, un teatro, una finzione nella finzione (quasi ironicamente si può parlare di teatro pirandelliano). Tenterò di chiarire meglio questo aspetto (affidandomi a un saggio di Manabu Tsuribe in merito).
Come abbiamo detto, "Evangelion" è carente di comunicazione, è introspettivo, e si appella molto alla sensibilità otaku, ponendosi paradossalmente come una radicale critica/messaggio verso questi ultimi. Gli ultimi due episodi mostrano la chiara volontà di infrangere il suo essere un anime, i quali non fanno altro che assecondare i desideri egoistici degli otaku; "Evangelion" infatti rompe dall'interno il proprio essere anime. L'ultima parte di "Evangelion" non abbandona la trama; si rivela (e qui un OMG da parte di molti) semplicemente che, essa, non esiste. Tutto quello che era successo prima, nei ventiquattro episodi precedenti, non era reale, ma solo metaforico. Dal mio punto di vista, non è vero che il finale smette all'improvviso di raccontare la storia. Semplicemente "Evangelion" doveva infrangere una barriera, un rivestimento, per mandare un messaggio, ed era la storia stessa, il suo essere un anime. Il vero "Evangelion", è quello che distrugge questo rivestimento.
In un certo senso, è come se la "realtà" mostrata negli altri episodi fosse solo quella in cui si è rifugiato Shinji e nella quale si sono rifugiati (e non ci sono riusciti) gli spettatori otaku, che Shinji rappresenta in tutto e per tutto.
Pensate a quante realtà che vengono mostrate in "Evangelion": il mondo in cui Angeli e Eva combattono, il mondo alternativo da commedia scolastica presente nell'episodio 26, il quale a sua volta conduce a un mondo alternativo rispetto alla serie animata (la seduta psicoanalitica), il mondo nel quale Asuka, Kaworu, Rei e Shinji frequentano la stessa scuola e suonano in un quartetto d'archi presentato in "Death and Rebirth" (ebbene sì, cari miei, anche in quel film c'è un finale alternativo!), il mondo in "The End of Evangelion" di scene reali che Shinji visiona; non è irragionevole pensare che tutti questi mondi erano diverse interiorità, "mondi generati dall'animo" di Shinji. Lo ripeterò per l'ennesima volta: il grande tema di "Evangelion" è l'interiorità, la comunicazione, e il modo di rapportarsi con la realtà.
In "The End of Evangelion", durante il discorso dei sogni di Rei e Shinji, vengono mostrare immagini di vita reale, e addirittura scene in cui si vedono gli stessi spettatori che erano andati a vedere "Death and Rebirth" al cinema pochi mesi prima. Sullo schermo appare la scritta: «E' piacevole?», ovvero «è piacevole la realtà in cui ti sei rifugiato?». Qui "Evangelion" rompe per l'ennesima volta la quarta parete (e qui sarebbe corretto tossire con mano sul viso dicendo "Pirandello"), e dice chiaramente in faccia agli otaku il messaggio che voleva dire.
E ora, analizzando quanto detto, "Evangelion" dal mio personalissimo punto di vista non deve essere assolutamente considerato una storia. Anzi, il finale originale mostrava proprio questo: siccome "Evangelion" è un'interiorità (un insieme di "realtà che il tuo animo può cambiare"), necessariamente "Evangelion" come storia (Angeli vs. Eva) deve crollare. Quello che viene mostrato negli ultimi due episodi non è una storia; è una sequenza di pensieri (interiorità), dallo stile astratto; e anche in "The End of Evangelion" (il finale pensato originariamente dai creatori) si presenta lo stesso succo - giusto un po' più velato. Per ciò, quando si critica "Evangelion" come storia, si compie un errore, dacché non è possibile valutare "Evangelion" come tale. Il finale di "Evangelion", non è un finale di una storia, perché "Evangelion" non lo è realmente. Al massimo, "Evangelion" racconta anche una storia, e, magari, anche la nostra.
Lato tecnico - il significato della colonna sonora
OST gradevoli, sigla meravigliosa, opening stupenda, e immortali pezzi di musica classica. Che volete di più? Ho già detto quello che pensavo delle BGM in sé e di come esprimano bene con i loro titoli e le loro sonorità la situazione psicologica dei personaggi nelle scene nelle quali vengono presentate ("Borderline Case", "Mother is the first other" etc.), ma vorrei parlare di una questione controversa: la musica classica e "Fly me to the Moon". Mi ricordo che una volta un mio compagno di scuola disse che non ci voleva nulla «a pescare a caso brani esistenti per dare un tocco cool», ma in realtà, e questo farà storcere il naso agli Evahaters, i brani sono messi con un preciso scopo, anch'esso profondo (farebbe quasi ridere, ma è così: anche la colonna sonora è profonda in quest'anime). Imparate: in "Evangelion" niente è messo a caso o per fare cool; certo, c'è una ragione estetica magari (come nel caso dei riferimenti religiosi), ma le scelte non sono mai casuali, e nascondono dettagli che fanno rimanere a bocca aperta.
I due brani che sento di citare riguardo la musica classica (di cui Anno è grande appassionato, secondo Tsurumaki) sono il coro dell'Halleluja e l'Inno alla Gioia. Forse l'utilizzo dell'Halleluja dal Messiah di Handel è il momento più controverso di tutta la serie sotto questo punto di vista: cosa c'entra il coro dell'Halleluja con l'attacco mentale di Asuka? In poche parole, il testo dell'Halleluja sostiene (a grandi linee) che il regno di questo mondo è diventato il regno di Dio, che vi regnerà nei secoli dei secoli. In poche parole, che il Third Impact è vicino.
L'Inno alla Gioia, usato nell'episodio 24, intona invece l'unione di tutti gli Uomini, che è lo scopo del Progetto per il Perfezionamento e della Seele, la quale ha dovuto mandare appositamente Kaworu alla Nerv in quell'episodio per quest'ultimo. Inoltre, in un determinato periodo, il testo recita Il Cherubino è di fronte a Dio, proprio quando Kaworu/Tabris è di fronte a Lilith. Un'altra frase dice Noi entriamo ebbri e frementi, celeste, nel tuo tempio, e Kaworu entra nel tempio del "celeste" (Lilith), il Terminal Dogma; fate un po' voi...
Fly me to the Moon
Il discorso sulla sigla di chiusura, "Fly me to the Moon", e sul relativo significato, si fa molto più complicato e lungo.
"Fly me to the Moon" significa in inglese letteralmente fammi volare fino alla Luna, cosa che non può che ricordare ciò che è accaduto alla lancia di Longinus nell'episodio 22, la quale viene letteralmente spedita verso l'orbita lunare. Ma la domanda è: "Cos'è che rappresentano la Luna e la Lancia?" Lilith ha sulla sua "maschera" dei crateri simili a quelli lunari, e sappiamo che essa è il centro del desiderio degli Angeli e degli Uomini (si rimanda al discorso sul complesso edipico illustrato sopra); già a un primo sguardo è dato supporre (a ragione) che la Luna rappresenti dunque il desiderio. Andiamo un po' più avanti con la serie per renderci conto di quanto questo collegamento non sia affatto casuale.
Nell'episodio 24, versione director's cut, Gendo, di fronte all'Eva-01, pronuncia le seguenti parole, rivolte a Yui: «Però, la Lancia di Longinus, ostacolo ai nostri desideri, è ora perduta. Presto [...] i nostri desideri si avvereranno». L'inquadratura che appare in quel momento è la Lancia con la Luna sullo sfondo; entrambe riappaiono quindi in un discorso concernente il desiderio. Nella scena successiva, Rei, riflettendo in solitudine, dice: «Per cosa mai [mi trovo ancora in vita]?», e contemporaneamente viene inquadrata la Luna, e poi alle parole «Per chi mai?» appaiono gli occhiali di Gendo. Rei è ancora in vita per il desiderio di Gendo. Anche in "The End of Evangelion" si potrà assistere ad una cosa simile: quando la Lancia di Longinus perfora/si fonde (?) con il nucleo dell'Eva-01, Yui dice a Shinji: «Che cosa desideri?». Ancora una volta, abbiamo conferma del fatto che la Lancia e la Luna rappresentino il desiderio. Ma perché il desiderio?
Nella sigla di chiusura appare una luce riflessa nell'acqua, simbolo che in "Evangelion" rappresenta la madre; lo capiamo dal fatto che è la prima inquadratura dell'episodio 16 (nel quale Shinji ha il primo contatto con sua madre), quella del monologo di Asuka vicino alla vasca da bagno nell'episodio 22 (lo stress causato dai ricordi della madre) e dal fatto che è la rappresentazione di Yui (o della sua anima) negli episodi 19 e 20. La madre, a quanto trattato da noi in precedenza, è il centro del desiderio un po' in tutta la serie, e proprio per questo nella sigla di chiusura appare la sagoma di Rei, che è infatti clone della madre, Yui.
Similmente a quanto già precedentemente accennato, la Luna è un simbolo in psicologia collegato alla madre, l'inconscio, alla sottomissione e alla passività in lato negativo, tutte caratteristiche che si adeguano perfettamente a Rei. Anche la comparsa del mare nella sigla finale non è casuale; il mare in psicologia difatti corrisponde all'inconscio (quello che rappresentano Rei e la Luna), la madre, e al ritorno al grembo materno, ovvero il Third Impact - si pensi al mare di LCL presentato in "The End of Evangelion".
Madre come oggetto del desiderio, luce riflessa, clone della madre, Lancia di Longino (che era in Lilith, madre del genere umano), mare come madre/inconscio e ritorno al grembo, sono tutti simboli intrecciati tra di loro dalla sigla di chiusura. Non è quindi, come sostenuto da alcuni, messa per un 'tocco cool' o a caso. E poi dicono che "Evangelion" non è profondo..
Conclusioni
Non posso che, in ultima analisi, difendere con tutte le mie forze questa magnifica serie dalle solite baggianate proferite dai suoi detrattori, come "falsa originalità", "tanto fumo niente arrosto", "insulto all'intelligenza umana" (sul serio, ci sono persone che la chiamano così), e cose così. Queste critiche, in mezzo a tutto ciò, non sono nulla di fronte all'immensità di quest'opera magna. I detrattori si perdono dinnanzi alla mole imponente di quest'opera.
L'accurato simbolismo (a questo punto avrete capito che dal mio punto di vista "Evangelion" procede per simboli, chiavi di letture, etc.), questi ultra dettagli che la sensibilità dello spettatore deve scovare, rendono "Evangelion" davvero qualcosa di indescrivibile. C'è chi dice che sia sopravvalutato, i suoi discorsi banali e ridondanti, che ha inserito gli elementi in malo modo o che è ripetitivo o monotono, e che ha peggiorato il panorama dell'animazione. Io dico il contrario: "Evangelion" è qualcosa di unico, indescrivibile, che le parole non potranno spiegare, nemmeno in una recensione lunga come questa. "Evangelion" va al di là di qualsiasi descrizione o definizione, e le rende superflue e insufficienti.
Quello che consideravo un difetto (la poca chiarezza) si è trasformato infine nel maggior fattore che mi ha fatto incollare a "Evangelion" per tanto tempo. Ad ogni visione, si scoprono dettagli nuovi, nuove visuali, nuovi significati, nuove riflessioni che erano sfuggite in precedenza. Potremmo parlare per anni di "Evangelion", senza mai finire. Nessuno potrà mai dire cos'è "Evangelion", semplicemente perché "Evangelio"n va oltre il "dire". Beh, io stesso, dopo due anni di continue visioni di questo anime, non so ancora dire cos'ho visto, né sono capace di descrivere cosa ho vissuto. Ma, in un modo o nell'altro, mi ha segnato. Ecco tutto. E scusate se per me è poco..
«Esistono tante verità quante sono le persone». Questa è l'unica verità.
Non abbiate la presunzione di trovare in "Evangelion" risposte a tutto, né tantomeno dire che non ve ne sia alcuna: «Tutti noi dobbiamo trovare le nostre risposte» (Hideaki Anno). Cercate, solo questo. Il cercare così a fondo una risposta è la più grande eredità che "Evangelion" ci possa dare.
Guardatelo, con attenzione.
E, se siete sentimentalisti come me, vivetelo, con emozione.
«But I'm just a poor boy and nobody loves me
He's just a poor boy from a poor family
Spare him his life from this monstrosity!»
(Queen, Bohemian Rhapsody)
La serie più controversa, strana, bizzarra, sperimentale, sfaccettata, discussa, amata, odiata, sopravvalutata, sottovalutata, analizzata, fraintesa, contorta, profonda, semplice, complessa, lodata e osannata da molti e disprezzata fino alla morte da altrettanti: questa è Neon Genesis Evangelion, rivelazione e opinione, la nuova genesi e l'antica apocalisse, collasso e rinascita, distruzione e inizio.
Come molti già sapranno, questo "Evangelion" è un vero e proprio cult dell'animazione nipponica, e, dal 1995 in poi, infiamma come nessuna serie animata ha saputo fare i blog di tutto il globo. Stiamo parlando di un anime che, a distanza di quasi due decenni dalla sua prima messa in onda, è ancora capace di far discutere le masse in violentissime guerre intestine tra chi lo definisce capolavoro, elogiandone la profondità, e chi invece grida all'ennesima astuta opera commerciale abbondantemente sopravvalutata. Recensire nella giusta maniera una serie del genere, di certo, non è facile. È quasi impossibile avere un'opinione completamente chiara e, soprattutto, univoca dell'anime; inoltre, come se tutto questo non bastasse, con "Evangelion" si accentua quello che è il lato negativo di qualsiasi recensione: le opinioni possono mutare sostanzialmente da un giorno all'altro, e la recensione scritta ieri non corrisponderà probabilmente all'opinione di domani. Ed è essenzialmente per questo fattore che ho voluto riscrivere quella vecchia che feci tempo fa, poiché di solo qualche impressione che ora io stesso sento di non condividere, e comunque non esauriente su molti punti che ritengo attualmente importanti, se non fondamentali (non che una recensione debba esserlo per forza o che questa abbia invece la presunzione di esserlo, sia ben chiaro). Probabilmente anche tra qualche tempo non condividerò le opinioni illustrate in questa qui, ma chissà...
Per quanto mi è possibile, entro i miei limiti e le mie forze, cercherò di analizzare gli aspetti sia positivi che negativi di quest'opera (se ne ha, ovviamente), sperando di non risultare alla lunga noioso o eccessivamente prolisso nella trattazione, e premettendo fin da ora che certe osservazioni/interpretazioni sulla serie le ritengo necessarie per un'adeguata illustrazione della mia opinione in merito, ben consapevole del fatto che probabilmente non saranno niente di originalissimo o eclatante. Mi vogliate inoltre perdonare eventuali errori o imprecisioni, anche solo di battitura o puramente formali, a cui, per ovvie ragioni, potrei non aver fatto caso. In ultimo, e ciò non è di certo meno importante, non penso in alcun modo di poter essere esaustivo su un argomento di tale complessità, ma è proprio per questo che la recensione che spero stiate per leggere ha preso la forma attuale.
Ai fini di una disamina che risulti sufficientemente esaustiva, per assurdo, non ritengo di dover affrontare la trama in sé per sé, se non accennare in minima parte alla sua narrazione e al modo con cui essa viene presentata, principalmente al palese scopo di sfatare certi falsi miti che si generano per la rete.
Sotto questo punto di vista, la trama di "Evangelion" può essere divisa in due differenti sotto-archi: la prima metà della serie, che termina con l'episodio 15, e la seconda, la quale comprende invece gli episodi dal sedicesimo in poi. Tra le due vi è un netto distacco sia nei toni che nei contenuti; inizialmente la trama seguiva il progetto originariamente impostato dai suoi creatori dello Studio Gainax, e procedeva come una buona storia fantascientifica nella quale i personaggi cercavano di superare il proprio traumatico passato, e gli enigmi presentati si risolvevano poco a poco. In particolare, questa prima parte contiene massicce dosi di fanservice, e citazioni a vecchie opere del passato, come "Gundam", "Ideon" o "Devilman". Tuttavia, verso metà serie, durante la produzione, vi fu un improvviso cambio di rotta, dovuto principalmente all'interessamento del regista Hideaki Anno per la psicologia e malattie mentali. Mentre la prima parte assecondava i desideri degli otaku, che bramavano fanservice e una storia lineare con personaggi positivi, nella seconda Anno tronca fin dalla radice tutto ciò; si mostrano avvenimenti infausti e drammatici, scene parecchio cruente e addirittura atroci, personaggi che si annichiliscono e perdono la loro capacità di comunicare felicemente con il prossimo (e qui si legge una chiara critica al chiuso e introverso otaku medio), e viene mostrata una sessualità che non fa comodo agli otaku, ma che condividono: si parla di pulsioni non esaudite, delle fantasie perverse che Shinji ha delle altre protagoniste, di contatti dai toni da tentacle rape (la battaglia tra Rei e Armisael), e così via. C'è chi ha sostenuto che "Evangelion" è immorale sotto questo punto di vista, ma chi afferma ciò non ha compreso il perché, quello che ha spinto "Evangelion" ad affrontare questi argomenti, e cosa vuole dire con questo. Dico ciò specificando fin da subito che a tutto ciò si dà un taglio strettamente e squisitamente psicoanalitico, per evitare eventuali possibili fraintendimenti da parte del lettore.
Gli eventi vengono mostrati in maniera forse arbitrariamente poco chiara, allo scopo di generare molteplici interpretazioni possibili e chiavi di lettura intrecciate tra di loro a riguardo, ma è doveroso specificare le ragioni di questa precisa (e riuscitissima) scelta stilistica. Anno, probabilmente, da sempre molto sensibile a delicati tematiche come la solitudine o l'incomunicabilità - collegate alla critica all'otaku lanciata dalla serie stessa -, desiderava che tramite le discussioni sul tema "Evangelion" gli otaku comunicassero sia tra di loro che tra i non-otaku conseguentemente attratti dall'anime. In virtù del carattere estremamente soggettivo e aperto dell'anime, anche chi è estraneo al mondo degli anime ne sarebbe stato attratto, e difatti così si è realmente verificato. Tuttavia, spesso la struttura narrativa confonde talmente uno spettatore medio inesperto da fargli pensare che non vi sia alcun significato; mai nulla di più sbagliato. In "Evangelion" quasi ogni cosa è spiegata, e ha una propria "ragion d'essere"; nessun particolare, nemmeno quello apparentemente più insignificante, è esente da un preciso perché. Sta al solo spettatore che visiona l'opera in questione avere la sensibilità idonea per comprenderne il valore intrinseco, al di là delle possibili ramificazioni o interpretazioni, chiaramente, soggettive. Specifico ciò perché sul web vi sono coloro che facilmente gridano al "sopravvalutato", al costruirsi "castelli in aria per niente", o addirittura al fanservice stilistico (?) della serie. Non si può parlare di fanservice per "Evangelion"; fanservice è per sua definizione assecondare i desideri egoistici degli otaku, e "Evangelion" si muove in linea diametralmente opposta.
Le accuse come "la trama non ha senso" o "i fan si fanno trip mentali inutili" crollano dunque su queste basilari e semplici equazioni. E anzi, direi che crollano quasi tutte le assurde critiche lanciate da parte di chi non ha compreso l'anime e ne getta fango sopra come per sentirsi "eretico" o alternativo, "contro la massa" (beh, è proprio della massa criticare la massa!).
Fatte queste necessarie osservazioni premilitari, per evitare le solite accuse rivolte a "Evangelion" ("Eva è poco originale", "scopiazza da altri anime", "è immorale", "chi se ne frega dei discorsi pseudo-filosofici"), direi di passare ora a uno dei punti chiave (e di forza) della serie: la regia.
«L'idea che un film debba essere visto una sola volta deriva dal concetto tradizionale di film come intrattenimento effimero piuttosto che come opera d'arte visiva. Nessuno crede che una grande pagina musicale debba essere ascoltata una sola volta, o che una tela importante o un grande libro siano goduti una volta soltanto»
(cercate un po' a quale regista si riferisce questa citazione, che calza a pennello anche a "Evangelion")
Avete mai sentito il nome Hideaki Anno? No? Questo genio della regia, che può essere accostato a grandi come Stanley Kubrick, è la mente contorta e geniale che ha dato vita a questo Vangelo del nuovo secolo. Hideaki Anno e i suoi compari dello Studio Gainax (Kazuya Tsurumaki in primis - il nome sembra femminile ma è un uomo), ci regalano qualcosa di (forse) mai visto prima, che è capace di toccare fin nel profondo i sentimenti umani, un gioiello di puro sperimentalismo visivo e di un certo "intellettualismo" (in senso positivo), con una cura dei minimi particolari a dir poco maniacale; ogni battuta, ogni inquadratura, ogni simbolo vengono curati per estendere ulteriormente il ricco mosaico di interpretazioni e chiavi di lettura possibili. Dal mio punto di vista, gli episodi riusciti meglio registicamente sono quelli dal 18 al 25, nei quali ciascun attimo, ciascuna battuta, è un pezzo di un puzzle dalla forma ambigua e sfaccettata, variabile milioni e milioni di volte rispetto al suo insieme, che definire caleidoscopico e/o sconclusionato è un eufemismo assurdo. Certi episodi sono poesia pura, come il 24, le cui scene sono scandite dai discorsi filosofico-poetici di Kaworu e le melodie divine del grandissimo Beethoven (il mio musicista preferito nel mio anime preferito, cosa voglio di più dalla vita?), ma anche gli ultimi due episodi, così (irragionevolmente) detestati da buona fetta di appassionati, i quali contengono in realtà tanti di quegli splendidi aforismi e riflessioni dai toni esistenzialisti che meriterebbero una recensione in sé per sé.
Tra le scelte registicamente più riuscite è da annoverare sicuramente l'inserimento di eyecatch nel mezzo dell'episodio senza alcun ausilio sonoro. E ciò che sorprende è come la scena che si vede pochi secondi prima dell'eyecatch sia azzeccatissima. Anno dimostra un grande talento nel rendere tutto così straordinariamente poetico. Si assiste inoltre, soprattutto negli ultimi episodi, a lunghi monologhi interiori dei personaggi, non nel tentativo di tracciare un contorno preciso dei loro pensieri, ma, possibilmente, sfaccettarli ancora di più (questo è ciò che intendevo per "caleidoscopico" prima), accompagnati da immagini abbozzate, semplici e/o tendenti all'astrattismo (citato più volte nel corso della serie), superbe sequenze oniriche e "cerebrali", fotografie in bianco e nero del mondo reale, fotogrammi negativi velocissimi, e come ciliegina sulla torta un doppiaggio (originale, ovviamente, ma non solo) davvero meraviglioso. Inoltre si utilizzano spesso, e in particolar modo negli episodi conclusivi, motivi grafici ricorrenti che hanno interessanti valori simbolici, quindi non stupitevi di telefoni con cavi rotti (mancanza di comunicazione), ambulanze (fuga dalla realtà), bizzarri auricolari e lettori mp3 (chiusura al mondo/monotonia), gocce che cadono nel vuoto (discesa nell'inconscio), e tanto altro ancora. Permettetemi questa parentesi, ma vorrei analizzare qualcuna di queste immagini ricorrenti:
- Onde del mare che si infrangono sulla spiaggia. Vi ricordate che il nostro modo di vedere la realtà dipende "dal nostro animo" secondo "Evangelion"? A recepire la realtà come brutta e spiacevole, siamo noi (ep. 26). Shinji non sa nuotare (ep. 16) e percepisce l'acqua come motivo di patimento, quindi l'onda del mare rappresenta, allegoricamente, la sofferenza. Il fatto che il primo fotogramma della serie sia proprio il mare, la dice lunga. Ciò è avvalorato dal fatto che è con quest'immagine che si apre il discorso sulla sofferenza all'inizio dell'episodio 26 ("Tu odi la solitudine? Odi la sofferenza?") e quello tra Misato e Shinji alla fine dell'episodio 24, nel quale il Third Children si trova appunto in una situazione di grande sofferenza emotiva dopo la morte di Kaworu. Ed è senz'altro da tenere in considerazione il fatto che l'inquadratura delle onde del mare appaia anche dopo il Perfezionamento in "The End of Evangelion", pochi secondi prima che Shinji strangoli Asuka sulla spiaggia, sottolineando come la sofferenza sia qualcosa di intrinseco alla vita umana.
- Il Sole. Il sole rappresenterebbe, in psicologia (non sono un esperto, potrei sbagliarmi) il calore, la vitalità, ma anche la superbia, l'egocentrismo, l'arroganza, la megalomania e l'orgoglio. Tutte caratteristiche che ben si adattano a un personaggio come Asuka, che viene presentato nell'episodio 8 per la prima volta proprio in penombra con il sole cocente sul capo; nell'episodio 25, si può notare come la luce che illumina Asuka seduta nella famosa "psicoanalisi" finale somigli al sole, e come dopo l'attacco mentale di Arael venga rappresentata con un sole cocente e rovente (ep. 22). E si pensi infine, emblematicamente, alla scena della battaglia contro i Mass Production Model presente in "The End of Evangelion", nella quale in più occasioni, tramite sapienti giochi di inquadrature, si sottolinea questo collegamento.
- La Luna. Sempre in psicologia, la luna rappresenta l'emotività, la Madre, la ricerca di protezione e di appoggio, ma anche la passività, l'atteggiamento succube. Tutte caratteristiche che calzano a pennello per un personaggio come Rei, (clone della) madre di Shinji, dalla quale quest'ultimo ricerca appoggio e riceve protezione in diverse occasioni - «Tu non morirai, perché io ti proteggerò». Rei difatti è rappresentata costantemente dietro una Luna (nell'opening, ad esempio, o nell'episodio 6, poco dopo la citazione riportata poc'anzi), per non parlare del fatto che appaia sulla copertina dell'artbook ufficiale di Evangelion "Der Mond" (in tedesco "la luna") e nella sigla di chiusura, "Fly me to the Moon" - del significato di quest'ultima ne parlerò più a fondo in seguito. Alla Luna è inoltre collegato l'occhio sinistro; e infatti Rei sbatte le palpebre proprio di quest'ultimo nell'opening.
Non ho, ahimè, la possibilità di elencarvi tutti i significati dei vari fotogrammi ricorrenti nella serie, ma ne ho citati alcuni per farvi capire quanto davvero "Evangelion" sia capace di raggiungere grandi soglie di profondità in poche e (apparentemente) semplici inquadrature - nonostante qualcuno voglia far sembrare il contrario.
L'inserimento di sequenze sperimentali merita più di un elogio: semplici abbozzi come fotogrammi definitivi, scatti improvvisi di scritte in bianco e nero, e tanto altro ancora, sono così sapientemente inseriti da meritare essi stessi tutta una recensione a parte. In conclusione: l'alternare poeticamente ogni singola scena, collegare egregiamente ogni singolo fotogramma, sapere dove inserire cosa e dove no e uno sperimentalismo registico che ha dell'incredibile (si pensi agli episodi 25 e 26) fanno di questo anime un vero capolavoro in fatto di regia.
Opposti alla regia, ci sono i contenuti. Molti hanno accusato "Evangelion" di essere poco originale sotto questo punto di vista, e di scopiazzare senza alcun ritegno da altri anime come "Gundam", "Ideon", "Devilman", e chi più ne ha più ne metta. Io sostengo però che si tratta di citazioni fatte per attirare più otaku possibile, e che l'adottare lo schema mecha è solo una copertura per una critica molto profonda ed amara verso questi ultimi, ma, soprattutto, un mero pretesto per narrare una storia dai toni decisamente più profondi - e sono questi ultimi a renderlo un capolavoro e originale. Inoltre, Anno stesso è un otaku, ed è ovvio che, come ogni otaku che si rispetti, cerchi di omaggiare e citare i suoi anime preferiti; la politica dello Studio Gainax è sempre stata quella di usare le citazioni come forma artistica, ed "Evangelion" non fa che proseguire la politica citazionista della Gainax e di Anno, a volte addirittura esasperandola (si va da citazioni alla psicologia a quelle alla Cabala, dal cristianesimo alla biologia). In virtù poi del carattere "decostruzionista" della serie, considerare "Evangelion" un mecha o poco originale in quanto tale, dal mio personalissimo punto di vista non ha alcun senso.
Oltre a questo, niente da dire: storia affascinante, criptica ma non troppo, sofisticata, complessa e di un certo spessore. Ad ogni visione scoprirete dettagli nuovi, e non si possono che lodare Anno e i suoi compari per averci regalato un prodotto di tale abissale profondità. "Evangelion" è un pozzo senza fine, e ogni volta ho avuto un'idea differente verso quest'anime, ma sempre positivissima. Capire "Evangelion" al 100% è sempre impossibile, ed è proprio questo a renderlo così interessante - volendo citare una frase di Kaji dell'episodio 18. Non è un semplice "capire di più dopo una prima visione", come qualsiasi altro prodotto, contrariamente a quanto si potrebbe in un primo momento pensare. Visione dopo visione, si aprono allo spettatore nuovi orizzonti, nuove prospettive o chiavi di lettura inedite. Anno ha saputo allestire un "palcoscenico" (ep. 25) complesso e sfaccettato all'inverosimile; non posso che apprezzare la poliedricità di quest'opera.
Giunti a questo punto, come già anticipato all'inizio, è in mio volere proporre alcune delle tante chiavi di letture possibili citate poc'anzi. Le osservazioni poste in tal sede non hanno la pretesa, ovviamente, di corrispondere necessariamente alla realtà; come tali, possiedono carattere estremamente soggettivo. Io stesso potrei non condividerle affatto tra qualche tempo, ma ormai poco importa. E, per un prodotto come "Evangelion", non potrebbe essere altrimenti.
Rapporto madre-figlio: Eva-01, Shinji e complesso di Edipo
«C'era questa sostituzione da parte di un robot, così la madre originale [di Shinji] è nel robot, ma c'è anche una madre della stessa età, Rei Ayanami, al suo fianco. [Rei è] anche dalla parte del vero padre. C'è anche un altro padre, Adam, che gestisce il corso generale degli eventi. Un complesso di Edipo all'interno di queste strutture multiple; questo è quello che volevo fare.»
(Hideaki Anno)
"Evangelion" invoca fin dai suoi primi secondi molti temi a sfondo psicologico, e sono innumerevoli nella serie i riferimenti alla psicologia analitica junghiana o alla psicoanalisi freudiana. Senz'altro esemplificativi, in questo senso, sono i titoli di alcune puntate della serie; ad esempio, l'episodio 20 è intitolato "Oral Stage", fase orale, ovvero la prima fase dello sviluppo psicosessuale infantile secondo la psicoanalisi freudiana, nel quale il centro del piacere è dato dal seno materno. Ciò, si noti bene, è un palese richiamo all'idea della "personalità orale", termine che in psicologia indica la caratteristica propria di chi possiede una spiccata dipendenza dagli altri e un marcato bisogno di amore. Non è una casualità che la situazione di Shinji sia riconducibile proprio a quella di una "personalità orale" in quella puntata: le persone con tale personalità solitamente son disposte a sacrificarsi molto facilmente pur di ottenere approvazione dagli altri, tendono al narcisismo, sono concentrate su sé stesse, considerano gli altri esclusivamente come fonte di nutrimento, e adottano talora atteggiamenti timidi e imploranti per chiedere qualcosa. La fissazione al seno, alla "fase orale", dev'essere intesa dunque come la dipendenza di Shinji all'Eva, il seno materno - anche Gendo soffre di una fissazione simile nei confronti di Yui, per la quale è disposto a sacrificare tutto e tutti, persino il figlio. Non bisogna dimenticare inoltre che i soggetti con personalità orale avvertano la forte sensazione di non essere mai stati appagati sul piano affettivo, caratteristica che ben si adatta a Shinji - «Io sono un ragazzo indesiderato».
Le sue spiccate difficoltà di comunicazione o di interagire adeguatamente con il prossimo e con la realtà - proprie poi di altri personaggi della serie come Misato e Asuka, con rapporti altrettanto spinosi con le figure genitoriali -, sono essenzialmente dovute al suo complesso edipico. Il tema portante di "Evangelion" è difatti quello dell'incomunicabilità e del rapporto tra individuo e società-realtà (che poi questo rientri nel tema otaku è un'altra storia), e perciò Anno attinge a piene mani da vari correnti di pensiero per trattare adeguatamente il tema (la corrente filosofica di Schopenhauer o quella letteraria di Pirandello, ad esempio); la psicoanalisi nella serie non è dunque fine a sé stessa. Centrando in pieno il nocciolo della questione, molte volte (a ragione) si parla, e si può effettivamente parlare, di "Evangelion" come metafora del complesso di Edipo.
Occorre, naturalmente, precisare fin da subito cosa sia il complesso edipico. Nella classica concezione freudiana, indica un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali, che insorge tra i tre e cinque/sei anni di età, ma che si ripresenta in misura minore anche durante l'adolescenza e la pubertà. È un atteggiamento ambivalente di desiderio di uccidere e sostituire il genitore dello stesso sesso, che si vede come rivale, e quindi di possedere il genitore di esso opposto (ad esempio, il bambino tenta di avere la madre e vuole uccidere/sostituire il padre). L'Edipo, nella visuale dello psichiatra Jacques Lacan e di Sigmund Freud, è visto come una via d'accesso attraverso il quale l'individuo accede alla società, e dunque si costruisce una vita propriamente umana. Tale posizione è perfettamente in sintonia con lo spirito di "Evangelion", che affronta più volte tematiche legate all'adolescenza e alla pubertà, come la ricerca di indipendenza o l'intricato rapporto con le figure genitoriali tipico di tale età. Per tutte queste ragioni, è ben intuibile il perché il tema del rapporto genitore-figlio in "Evangelion" sia tanto importante.
Vari indizi sono disseminati fin dalle prime battute dell'anime su questo tema: i piloti degli Evangelion si chiamano "children" ("bambini" - al di là della citazione a "Ideon"), e l'Eva è alimentato dall'Umbilical Cable (cavo ombelicale), e molte proprietà dell'LCL sono le stesse del liquido amniotico dell'utero di una donna: esso permette al "bambino" di muoversi liberamente, tenendolo al caldo, attutendo possibili urti, ed è costituito dal plasma del sangue - nella serie Shinji noterà diverse volte che l'Entry Plug ha l'odore di sangue. Da qui si può ovviamente e giustamente concludere che l'inserimento di Shinji nell'Unità-01 rappresenti una sorta di "ritorno al grembo" freudiano. Persino Asuka chiamerà l'Eva «seno» e «ventre materno» nella quattordicesima puntata.
Shinji vuole congiungersi alla madre perduta, Yui, oltre che a Rei, clone di quest'ultima; ha una forte dipendenza dall'Eva (la madre) ed è in perenne conflitto con suo padre (al quale Rei, la madre, è legata): la metafora al complesso di Edipo appare più chiara che mai. Similmente, l'Umanità, come viene suggerito nella puntata 25, vuole ricongiungersi a Lilith, e ha ucciso il padre degli Angeli, Adam. Oltre a ciò, molti personaggi hanno perso uno dei genitori nella prima età infantile, la quale ha causato un'esasperazione marcata dei sentimenti verso l'altro, come nel caso di Asuka e Misato, che possiedono rispettivamente eccessiva dipendenza dalla madre naturale e un forte astio nei confronti del padre scienziato. Ma è da annoverare anche Ritsuko, la quale presumibilmente non ha padre - Naoko dirà che è cresciuta solo con lei nella ventunesima puntata - e ha un intricato rapporto con la madre, come si evince dalla tredicesima puntata e dal film "The End of Evangelion".
Nell'episodio 20, Shinji, chiedendosi il perché pilotare l'Eva (ovvero, perché unirsi alla madre), giunge alla conclusione che il suo «nemico», ovvero «chi ci minaccia», è vero, sono gli Angeli, ma soprattutto Gendo (la figura degli Angeli e il suo volto durante l'episodio si sovrappongono), il quale esercita la sua autorità patriarcale in modo quasi tirannico (la figura di Gendo che sovrasta Shinji in quell'episodio è esemplificativa). Shinji uccidendo gli Angeli uccide anche il padre, proprio come se Shinji fosse un Edipo moderno in tutto e per tutto. Gli Angeli, per l'Umanità, rappresentano la figura paterna che si vuole sostituire («i legittimi successori») per possedere completamente la madre Lilith. Se ci si fa caso, è possibile notare che nell'episodio 2 l'inquadratura di Gendo che guarda dall'alto Shinji (autorità patriarcale) è assai simile a quella in cui gli Angeli Shamshel e Sachiel guardano dall'alto l'Eva-01 e Shinji al suo interno nella seconda e nella terza puntata. Le supposizioni illustrate in precedenza, dunque, sembrano confermate dai fatti.
La forte dipendenza materna non si ha però solo con il Third Children, ma anche con la Second, Asuka. Non a caso, nei loro monologhi su questo tema che intercorrono negli episodi 19 e 22, appaiono le didascalie «dipendenza» e «attaccamento». Del resto anche Asuka sosterrà: «Mi trovo ancora a bordo dell'Eva, che pietosa condizione di dipendenza», nella ventitreesima puntata.
La figura della madre in generale è piuttosto ambigua, e in generale lo è il seno/grembo materno (l'Entry Plug, e quindi il pilotare l'Eva): Shinji, all'inizio, con l'Eva (nel quale, nel caso qualcuno non lo avesse capito, c'è l'anima della madre) può ricevere le cure e attenzioni di cui desidera, esattamente come il bambino desidera stare con la madre per ricevere attenzioni e cure, ma contemporaneamente la dipendenza materna (l'Eva) per Shinji impedisce una crescita personale. Si faccia questo discorso anche per Lilith; l'intera umanità, con il Perfezionamento, sembra aggrapparsi completamente alla figura materna, alla quale desidera tornare: «Torniamo alla madre che questo mondo aveva perduto» (ep. 25); per dirla in termini più "psicoanalitici" anche gli Uomini non hanno superato il complesso edipico, esattamente come Shinji. Anche il Third Children del resto aveva fatto qualcosa di simile già in precedenza, quando era stato assorbito dallo 01 nell'episodio 20, nel quale è posto nella condizione di dover decidere se aggrapparsi completamente alla madre (ovvero disciogliersi nell'Entry Plug) o meno. Questa scelta si ripeterà anche nell'episodio 26; gli altri personaggi gli diranno che l'Eva è effettivamente parte del suo animo, è vero, ma che tuttavia aggrappandosi totalmente ad esso l'Eva stessa sarà il suo tutto, e la sua individualità non esisterà più (Asuka, dopo aver perso l'Eva, non è riuscita «più a far nulla»).
Pilotare o meno l'Eva? «Ma certo, può esistere anche un me stesso che non è un pilota di un Eva!»; Shinji capisce di dover uscire dal grembo materno, rinuncia al desiderio materno (l'Eva) e rivolge la sua attenzione agli altri. In termini "psicoanalitici", il percorso di Shinji è quello di individuazione-separazione, ovvero il processo che porta l'individuo a differenziarsi dalla madre acquisendo una propria identità e individualità. In psicologia, dapprima ci si distacca dal rapporto simbiotico con la madre (separazione), e in seguito si prende coscienza delle proprie caratteristiche individuali (individuazione). Memorabile è la scena nella quale Asuka dice a Shinji che il suo legame con l'Eva non è nient'altro che un rapporto simbiotico (ep. 25). Inutile specificarlo, le didascalie "simbiosi" e "separazione" compariranno anche nell'episodio 22, nel monologo di Asuka. Non dimentichiamo che in questo processo ricade l'omeostasi, processo citato esplicitamente da Ritsuko nell'episodio 15. Difatti, nella puntata conclusiva emerge la visuale secondo la quale osservando le differenze che intercorrono tra sé stessi e gli altri individui si può comprendere la propria stessa forma (qui mi permetto di usufruire delle medesime espressioni della serie), e «la prima altra persona» è la madre, un individuo diverso dal bambino, dal quale Shinji riconosce la sua forma, sé stesso come individuo (individuazione).
In effetti, per Freud il complesso di Edipo risuona anche nella pubertà, e l'adolescente deve tramite quest'ultimo compiere una scelta difficilissima, ovvero se affrancarsi o meno dall'autorità genitoriale, e tale scelta Shinji sembra perseguire proprio in questo, assieme all'Umanità, che si "affranca" da Lilith. Il cammino di Shinji è dunque la sua crescita da bambino a uomo, da individuo chiuso nella sua dipendenza materna a persona libera in società.
Concludo queste mie osservazioni trascrivendovi quello che c'è scritto nel Booklet (roba ufficiale, vi basti sapere questo) della Platinum Edition americana dell'anime: «Questo episodio [26] si conclude con le didascalie "A mio padre, grazie", "A mia madre, addio", "E a tutti i Children", "Congratulazioni!". Eva è una specie di storia sul complesso di Edipo, dove un ragazzo prova affetto e odio per il padre e la madre, quindi si può ritenere che le prime due didascalie significhino che Shinji è giunto ad un accordo con il padre ed è emerso dalla sua dipendenza da sua madre. Forse le ultime didascalie significano "Questo è un mondo in cui tutti i bambini nati in esso meritano di vivere"».
Vivere e lasciarsi vivere; soglie di porte e bagagli
Shinji, abbandonato dal padre quand'era in giovanissima età, per molti anni non ha fatto altro che continuare ad esistere, facendo scorrere i giorni vuoti, privi di turbativa, tanto che alla fine gli esseri umani gli risultarono del tutto indifferenti (ep. 24). È fuggito dalla realtà, non ha fatto che richiudersi in sé stesso, completamente, ha alzato «un muro attorno al suo cuore» (come sostenuto da Ritsuko), un AT Field. Confrontate questo particolare aspetto caratteriale di Shinji con questo commento di Anno:
«Ho cercato di includere tutto me stesso in "Neon Genesis Evangelion" - io, un uomo distrutto che non ha potuto far nulla per quattro anni. Un uomo che è fuggito per quattro anni, che semplicemente non era morto. Poi mi è affiorato un pensiero, "Non puoi fuggire", e ho ricominciato questa produzione. Si tratta di una produzione nella quale il mio unico pensiero era quello di bruciare i miei sentimenti nel film. So che il mio comportamento è stato sconsiderato, fastidioso e arrogante. Ma ci ho provato. Non so quale sarà il risultato. Questo perché, dentro di me, la storia non è ancora conclusa.»
Shinji è sempre vissuto come gli altri gli dicevano di fare, obbedendo passivamente a tutto quello che gli veniva ordinato di fare (ep. 3), poiché in questo modo sperava che gli altri non lo abbandonassero, com'era già successo precedentemente con suo padre (ep. 26). Nell'episodio 2, fa un passo oltre la soglia della casa di Misato, e del suo cuore, con i suoi bagagli, il suo dolore, il suo trauma; il soffitto in cui si trovava era però sconosciuto, poiché la signorina Misato non resta che un'estranea ("The End of Evangelion"). Misato non aveva disfatto ancora i suoi bagagli; infatti, non ha ancora superato del tutto il suo passato doloroso (porta ancora la cicatrice del Second Impact, ep. 10). E Shinji attraversa la soglia della sua casa, semplicemente perché gli è stato ordinato di fare, non di certo per iniziativa personale; ha studiato violoncello, ma non ha smesso anche se avrebbe potuto in qualsiasi momento, semplicemente perché nessuno glielo aveva imposto (ep. 15). L'Eva-01 in quell'episodio in battaglia riesce a fare solo un passo, per poi cadere; la stessa cosa Shinji (ep. 2) nel cuore/casa di Misato. Questo aspetto così passivo di Shinji è poi estremizzato nel personaggio di Rei, convinta ancora di più di Shinji di non avere niente al di fuori dell'Eva (ep. 26), anche perché se morisse sarebbe comunque sostituita (ep. 19). Le battaglie contro gli Angeli, il crescere della propria autostima, i pochi elogi del padre che lo sostengono, ma anche il suo tradimento, lo fanno crescere, gli fanno prendere nell'episodio 19 una decisione importante: non salire mai più a bordo di un Eva. E non alla leggera, come nell'episodio 4, ma con vera coscienza di sé (come noterà Misato). E poco dopo, la decisione opposta: salire sull'Eva, per combattere Zeruel. Se ci fate caso, Misato dice a Shinji ben tre volte a quest'ultimo: "Sei un ometto", nei primi due episodi; l'episodio 19 invece si intitola: "Battaglia da uomo". Il suo percorso sembra ormai compiuto (negli episodi dal 21 al 23 comparirà poche volte, dato che il suo sviluppo c'è stato già), eppure gli manca qualcosa per riuscire a crescere, e l'avvenimento della morte di Kaworu peggiora le cose. Avrebbe voluto consolare Misato (ep. 21), Asuka (ep. 22), Rei (ep. 23), ma questo non è stato possibile. Ricordate che Misato è sempre rimasta solo sulla soglia della camera da letto di Shinji (ep. 2)? Entrerà una sola volta, il 23, per consolarlo dalla perdita di Rei, ma Shinji rifiuterà quel conforto - fondamentalmente, sia Misato che Shinji desiderano consolare e consolarsi, ma hanno paura della sofferenza. Solo a Kaworu permetterà di entrare e dormire nella sua camera (ep. 24), ma poi, proprio quel ragazzo a cui era profondamente legato si rivela essere l'Ultimo Angelo. Pensateci.
Alla fine degli ultimi due episodi, riesce a comprendere ciò che gli mancava, e che mancava a tutti: imparare ad amarsi. Misato non ci riesce; disprezza e a volte prova pena per sé stessa. Ma come dice Rei nell'episodio 26: "Le persone che odiano sé stesse non sono capaci né di amare né di credere nel loro prossimo". Del resto lo stesso Shinji ammetterà che: "La mia stanza, le mie scarpe, sono tutte cose che fanno parte di me!"; infatti, queste cono cose legate alla sua coscienza (ep. 26). Shinji lo capisce, capisce di doversi accettare nei propri limiti, nei suoi difetti, capisce di dover accettare la vita per quello che è, accettare l'amore altrui nel proprio cuore (stanza), che per lui è possibile vivere, non lasciarsi semplicemente esistere.
Rei, condannata a non avere proprio nessun ricordo da portare (la sua stanza è vuota e scarna), ha il bagaglio più pesante di tutti in realtà; non ha nulla al di fuori dell'Eva, il suo unico "legame" (ep. 6; da notare un'analogia con l'LCL, che significa approssimativamente "liquido di connessione dei legami" e con il suo discorso sui "legami" nella puntata 25) con il mondo, con tutti. Passo dopo passo, riesce a conquistare la propria personalità, quando Shinji entra nella propria stanza, di sua iniziativa, nell'episodio 17 e ancor prima nel 5. Si noti che nel 5 sembra impassibile a farsi vedere nuda da Shinji, mentre nel 17 arrossisce solo se questi le pulisce la stanza. Non è una coincidenza che nell'episodio 14, durante il suo celebre monologo poetico, dirà: «Chi c'è lì, al di là della soglia? Ikari...». Rei impara a vivere, a riuscire a esprimere i propri sentimenti («Non so come dovrei sentirmi»), a prendere decisioni; purtroppo, per uno strano scherzo del destino, la sua più grande decisione, quella che comporterà il suo "vivere", sarà anche quella che la farà morire e sacrificarsi per Shinji nell'episodio 23. Ricordate quando sono Shinji e Gendo a salvarla negli episodi 5-6? Ora, con Shinji, ha qualcuno per cui sacrificarsi. Un dilemma insormontabile affligge la ragazza: la morte come unica maniera per affermare di aver vissuto, la decisione che porta al "vivere" e non al lasciarsi solo esistere conduce alla morte, la condanna, e condanna anche la Rei che verrà dopo. Prima chiede a Shinji: "Perché stai piangendo?" (ep. 6), e poi è lei a piangere, a esprimere sé stessa. Vede il sorriso di Gendo nell'episodio 6, e di nuovo nell'episodio 23; se solo avesse raggiunto quel sorriso, forse sarebbe stata felice.
Il destino di Rei è collegato alla solitudine, al non possedere mai la felicità. Perché? Vi ricordate quel dialogo di Asuka e Rei nell'episodio 19?
Asuka: "Probabilmente, Shinji starà sognando"
Rei: "Sognando?"
Asuka: "Esatto. Tu... non hai mai sognato?"
E vi ricordate i discorsi di Kaworu e Rei nel finale di "The End of Evangelion"? I sogni si trovano nella realtà, la realtà alla fine del sogno, e nella realtà ci sono ovunque possibilità per essere felici. Ma se Rei non sogna, non potrà mai avere una realtà ("Non ho nient'altro"), un proprio mondo, né una possibilità di essere felice.
Sì, è vero, Rei in "The End of Evangelion" è "la speranza", ma Kaworu nell'episodio 24 aveva già detto: «La speranza dell'Uomo è legata alla tristezza». L'unico cammino di Rei è l'eterna solitudine.
Mi sono sentito mostruosamente dire che Rei non ha personalità, che è la classica ragazza taciturna e passiva, che le poche emozioni o rossori che sono fatte per commuovere lo spettatore; non è così. Rei è un personaggio straordinario, nella sua tristezza, nelle sue contraddizioni, e nel suo tristissimo destino. Solo con questo, vi potreste rendere conto di quanto sia deprimente il mondo di "Evangelion".
All'appello manca solo Asuka. Asuka sembra apparentemente intraprendente, ricca di vitalità, ma in realtà in lei c'è ancora un altro dilemma, esemplificato nuovamente dai bagagli: nell'episodio 9, quando si trasferisce a casa di Misato, non riesce a disfare i propri bagagli; metaforicamente, Asuka ha un peso troppo grande nel proprio cuore, e non si è mai adattata al cuore del prossimo. Questo perché, nel momento in cui ha aperto una porta (il suo cuore), ha trovato sua madre morta (ep. 24, director's cut); nel finale originale sembra che anche per lei sia "possibile esistere", che anche lei possa infrangere il vetro (ep. 26) e la sua corazza; ma io penso, in tutta onestà, che il riscatto reale non sia avvenuto. Asuka ha mantenuto quella sua corazza, in un modo o nell'altro. Vi cito le parole di Yoko Miyamura (la doppiatrice originale di Asuka) in un saggio nel volume 4 del manga: «Asuka non è stato il personaggio più aperto che abbia mai incontrato. [...] Ogni volta che cercavo di ottenere con lei una maggiore sincronizzazione, Asuka non permetteva a sé stessa di sincronizzarsi con me. Perfino alla fine, lei non ha mosso un piede oltre la linea, in modo da avvicinarsi a me. Un giorno, ho pensato che ci fosse un muro nel cuore di Asuka». Amo il cuore di Asuka, ma anche io mi resi conto che c'era un muro, in quel cuore che tanto amavo.
"Non si tratta di fare solo un passo, ma di continuare ad avanzare, un passo dopo l'altro", dice Misato nell'episodio 15. Del resto, "Evangelion" «è la storia di un tentativo, quello di avanzare, di procedere almeno di un solo passo» (Hideaki Anno).
Pirandello in Evangelion
Sento dire molte volte dai detrattori (auto)convinti che "Evangelion" metta "cose a caso senza criterio" che Pirandello è (come tutto il resto) messo per dare un "tocco cool" oppure trattato in maniera superficiale. Mai niente di più sbagliato. In realtà proprio questo pensatore sembra essere davvero influente per l'opera, nella quale si riscontrano più volte (e non solo, come molti credono, nelle sole scene nelle quali lo si cita esplicitamente, negli episodi 16 e 26) temi delicati come la totale insicurezza dell'individuo nella società, il relativismo psicologico, e soprattutto la maschera, la ricerca di ciò che si cela dietro la maschera che l'individuo porta nella società. In realtà, forse Anno non ha letto mezza riga di un libro di Pirandello, ma sicuramente indirettamente o direttamente ne è stato influenzato, visto che i suoi temi e le sue teorie sono state molto importanti per il pensiero del '900 in generale. Non mi stupirebbe, visto che "Evangelion" cita e strizza molte volte l'occhio al ventesimo secolo, dall'esistenzialismo ad alcuni motivi/stili visivi delle sue correnti artistiche (e permettetemi di dirlo, ve lo dice uno che di storia dell'arte un po' se ne intende). C'è da dire però che il discorso della maschera viene poi ribadito e spesso riciclato da Anno anche nella sua opera successiva, l'anime sentimentale "Le situazioni di Lui e Lei". Se in "Evangelion" c'è l'apparizione del teatro (ep. 25) che lascia qualche sospetto, in "Le situazioni di Lui e Lei" la maschera è citata davvero esplicitamente in molte scene, anche solo visivamente. Ciò mi lascia considerare che il regista abbia sul serio voluto fare riferimento al noto scrittore siciliano. Che Anno l'abbia fatto però consciamente o inconsciamente, comprendendo appieno o meno ciò che stava tirando in ballo, in ultima analisi, poco importa.
La teoria pirandelliana decisamente più vicina a "Evangelion" è senz'altro quella della crisi dell'Io. Pirandello infatti postulò una sorta di "sdoppiamento dell'Io", ovvero la coesistenza di "due persone" nel medesimo individuo. Il nostro spirito infatti in società si frammenta gradualmente sempre di più, tanto che da questo processo prende vita una "nuova personalità", indipendente dall'io, e costituita da tutti questi frammenti, le maschere che ognuno porta nella società (la maschera che si porta verso la propria madre, verso il proprio migliore amico, eccetera).
Non può che venire in mente il discorso che lo Shinji/inconscio pronuncia al vero Shinji nell'episodio 16: «Ciascun individuo ha dentro sé stesso un altro sé stesso, ogni individuo è in effetti costituito da due diversi sé stessi. Il sé stesso che è soggetto osservante e il sé stesso che è oggetto osservato. Ogni oggetto di osservazione ha però natura molteplice, ed esistono quindi molteplici Shinji Ikari. Lo Shinji Ikari che è nell'animo di Misato Katsuragi, lo Shinji Ikari dentro Asuka Soryu, lo Shinji Ikari dentro Rei Ayanami, lo Shinji Ikari dentro Gendo Ikari.»
Noi siamo "tutti dei nessuno", tutte le diverse impressioni che gli altri hanno di noi, allo stesso modo in cui tutti questi sono il «vero Shinji Ikari».
I personaggi che meglio rappresentano il tema pirandelliano della frammentazione dell'Io sono Asuka e Misato, le quali sono costrette per forza di cose a gestire molti ruoli diversi nella società, e a mostrarsi in maniera diversa a seconda dei "soggetti osservanti" con cui entrano in contatto. Esemplificativo per Asuka è l'episodio 22; in questa puntata vi è una particolare e singolarissima scena (presente solo nei director's cut e nella Renewal), in cui alla domanda "Chi sei tu?" della madre, che non la riconosceva in quanto persona (credeva che la bambola fosse sua figlia), rispondono varie Asuka in ripetizione. Queste Asuka dicono le stesse fatidiche frasi «Io mi chiamo Asuka Soryu Langley, molto piacere. Ma sei stupido? Che occasione...! Guardatemi, per questo guardatemi!»; nel disperato tentativo di riconoscere sé stessa come persona (cosa che non ha fatto sua madre), ella ha costruito varie sé stesse fasulle, ha indossato varie maschere che ora stanno andando in frantumi, letteralmente. Non è un caso che le varie Asuka siano doppiate con le varie voci degli altri personaggi femminili dell'anime, e che al "Guardatemi, per questo guardatemi!" (riconoscete la mia persona - ricordate che nell'ep. 12 dice che pilota l'Eva per dimostrare di esistere?) si senta un rumore di qualcosa che si infrange sempre più forte. Le Asuka in ripetizione sono le maschere indossate nei confronti di Misato, Hikari, Rei, e le altre protagoniste che assumono in quel frangente la sua voce. Ma se queste tante maschere non sono lei, dov'è la vera sé stessa? Asuka sembra averla irrimediabilmente perduta - come suggerito dalla scena successiva nella quale si ritrova lei smarrita e trascinata da tante ombre di sé stessa. Asuka, è in definitiva, "nessuna" delle centomila diverse sé stesse.
Nell'episodio 25 invece si prende in esame anche il caso di Misato Katsuragi, la quale indossa anch'ella varie maschere nei confronti delle altre persone, ossia Ritsuko, Maya, Makoto, Asuka, e soprattutto nei confronti di Shinji, da tutrice a sorella, da madre a sua superiore nella Nerv. Afferma lei stessa infatti che "ad essere apprezzata è la me stessa che finge per farsi apprezzare, non la vera me stessa"; Misato non riesce a essere sincera con sé medesima (indossa una maschera anche nei suoi confronti), a differenza del suo compagno Kaji, il quale risulta invece più sincero nei propri riguardi. L'episodio in questione in particolare prenderà in esame Shinji Ikari e la sua frammentazione, i "suoi animi" presenti in quelli di Misato e Asuka. Egli sta pertanto cercando di cercare una risoluzione al frazionamento individuale a cui è costretto per forza di cose, al contrario di Asuka e Misato che invece non fanno che accentuare e peggiorare sempre di più.
Non è da dimenticare come il progetto per il perfezionamento possa essere ricondotto all'annullamento di questa continua frammentazione dell'Io: se tutti diventano uno, "tutti gli animi si congiungono", non ci sarà nessun altro me stesso presente nell'animo delle altre persone, giusto? Non ci saranno maschere da indossare nella società, e si avrà la pace eterna. La sofferenza degli individui e del loro usare maschere è parte del Progetto: il suo fine è infatti eliminarle (e qui si ritorna nuovamente al tema del rapporto individuo-società/realtà). Per questo nell'episodio 25, dopo le analisi degli animi di Misato e Asuka presenti in Shinji, Misato dice che "tutto questo fa parte" del Progetto per il Perfezionamento messo in opera da Gendo. Perfezionare significa eliminare la frammentazione dell'Io, e lo scopo del Progetto è eliminare le maschere. Non stupisce quindi che il finale sia sul solo lato psicologico, visto che il Perfezionamento riguarda solo la psiche umana.
Altri aspetti del pensiero di Pirandello che presentano inter-testualità con "Evangelion" sono la concezione dell'impossibilità di comprendere gli altri e sé stessi (si veda il dialogo tra Shinji e Kaji nell'ep. 18) e l'incomunicabilità tra gli Uomini e il conseguente sentimento di solitudine/frustrazione interiore, che viene costantemente presentato nei casi di Shinji e Asuka, specie negli episodi finali. La verità in Pirandello non è assoluta, ma relativa («Esistono tante verità quante sono le persone»), e lo stesso la realtà: ognuno percepisce la realtà in modo differente, e da qui si genera un senso di incomunicabilità tra gli uomini e le loro "realtà". La percezione dell'individuo della realtà è inoltre determinata dalle condizioni esterne in cui si trova (la cultura, l'educazione, l'insegnamento). Non possono che venire in mente i discorsi filosofici tirati in ballo nell'episodio 26; durante il corso della puntata si ripete più volte che la realtà è generata dal proprio animo (pertanto può mutare in qualsiasi momento), e soprattutto che nella propria percezione influiscono «le verità date dagli altri: allegria nei giorni di sole, malinconia nei giorni di pioggia». Si noti che ciò è ancora più esplicitato in "The End of Evangelion", nel quale Rei dice a Shinji: «Non riesci a percepire la differenza tra la tua realtà e quella degli altri». La già accennata incomunicabilità pirandelliana quindi non appartiene solamente al finale originale, nonostante quanto possa sembrare.
Il rapporto tra l'Uomo e la società presente nell'opera di Pirandello è dunque indagato a più livelli in tutta la serie, che ruota appunto attorno a questo concetto. La crisi pirandelliana del concetto di Io con l'aggiunta delle altre persone, che ci osservano e ci giudicano, è espressa nuovamente nell'episodio conclusivo, nella scena in cui Shinji riflette sulle "immagini che danno agli altri coscienza di me", che tuttavia non fanno che allargare la questione «Cosa sono io?». Non è poi da scordare la concezione della vita come flusso continuo e quindi dell'esistenza come cambiamento indagata nella puntata in questione («Vivere significa cambiare» - citazione anche al filosofo John Henry Newman), che trova un effettivo riscontro con le teorie dello scrittore di Agrigento. Mi sento però in dovere di informarvi che tali concezioni appartengano però un po' a tutto il novecento in generale, non solo al drammaturgo siciliano.
Anche l'apparizione del teatro nella puntata 25 è molto più di quel che sembra. Il teatro è per Pirandello il luogo in cui si può rappresentare la differenza tra il nostro vero io (il soggetto osservante) e la percezione differente che gli altri hanno di noi (soggetto osservato). In definitiva, il teatro diventa una rappresentazione della vita. E proprio in un teatro si prendono in esame i diversi casi di soggetto osservante-osservato, o per dirla più "pirandellianamente", di sdoppiamento dell'Io, dei vari personaggi: Asuka, Misato, e soprattutto di Shinji, non solo in merito alla percezione che gli altri hanno di lui, ma la percezione che lui ha degli altri (gli animi di Misato e Asuka presente in lui, che corrispondono infatti anche all'esatto opposto).
Psicologia e Freud in Evangelion
«In passato, non avevo avuto alcun interesse a studiare la psicologia umana. Avevo solamente frequentato un corso all'università, ma credo di aver sempre avuto qualcosa nella mia mente con cui potevo analizzare la psiche umana. Pensavo di non essere interessato molto agli umani, ma quando incominciavo a parlare di me, avvertivo il bisogno di parole giuste per spiegarmi. Così, incominciai a leggere libri sulla psicologia. Dal sedicesimo episodio, la trama di "Evangelion" prese una direzione con la quale si intendeva chiedere solo com'è la mente umana al suo interno. Ho scritto su di me. Un mio amico mi prestò un libro sulle malattie psicologiche umane, e questo mi diede una scossa, come se avessi finalmente trovato quello che dovevo dire.» (Anno, Newtype magazine, novembre 1996)
Direi di passare a una più approfondita (ma ovviamente, per ovvie ragioni, non esaustiva) analisi dei riferimenti a Sigmund Freud e in generale alla psicologia all'interno dell'opera. Già nei nomi di molte colonne sonore dell'anime si può intuire questo interesse di Anno a riguardo (mi sembra che sia lui ad aver scelto i nomi dei brani): Borderline Case (caso di Borderline), Pleasure principle (principio di piacere), Thanatos (principio di morte), Separation anxiety (ansia da separazione, cosa di cui soffre evidentemente Shinji), Introjection (introiezione), Depression (disturbo depressivo - suona familiare, eh, Anno?), Splitting of the Breast (scissione del seno, concetto di Melanie Klaine ripreso negli episodi 16 e 20), Mother is the first other («la madre è la prima altra persona»), e chi più ne ha più ne metta. Le BGM vengono inserite proprio nei momenti azzeccati, ed esprimono in pieno i conflitti interni dei personaggi.
Grandissima attenzione Anno dedica infatti allo studio dei comportamenti dei personaggi tramite diversi "prestiti" alla teoria psicoanalitica di stampo freudiano, e non in modo spicciolo o superficiale come sostengono alcuni, anzi approfonditamente e in maniera molto coerente. Per citarvi un esempio di come importanti siano le analisi dal punto di vista psicoanalitico dei personaggi vi cito l'esempio dell'episodio 20, nel quale per soli due secondi appaiono le didascalie (riferite a Shinji e al suo rapporto con il padre): madre, Gendo Ikari, padre, sé stesso, ego, desiderio, ipocrisia, identificazione, complesso d'inferiorità, solitudine, compensazione, ideale, paura, angoscia, fase orale, autocoscienza, dipendenza, alienazione, interiorizzazione, convivenza, fuga, ossessione, debole, paura. E che ne dite del monologo di Asuka dell'episodio 22? Se non sbaglio in a malapena quattro secondi vengono mostrate velocissime didascalie che recitano: diniego, rigetto, madre, ansia, separazione, fuga, contatto, atto affettivo, vuoto, latenza, don't be, ombra, inganno, sicurezza di sé, simbiosi, esperienza infantile, senso di perdita, formazione reattiva, compensazione, oblio, ostilità, mancanza, ossessivo-compulsività, manifestazione, repressione, reazione mascolina.
Tali termini, ci tengo a precisarlo, sono tutti adatti alle situazioni in cui sono inseriti. Ad esempio l'alienazione, didascalia che appare nel monologo di Shinji, indica uno stato in cui sono spesso presenti sentimenti di impotenza e ostilità verso l'esterno, cosa più che mai adatta allo stato in cui si trova quest'ultimo in quel momento per quanto riguarda il padre, al quale si ritiene non all'altezza di confrontarsi, esattamente come nel complesso d'inferiorità citato nell'occasione. Asuka invece adopera in pieno la repressione, ovvero cerca intenzionalmente di escludere dalla propria coscienza una persona (Rei) o un fatto (il passato della madre) a cui si collega un sentimento spiacevole. L'opposizione ad Asuka alle bambole, per via del fatto che le riportano alla mente i ricordi legati alla madre, è più che esemplificativa. La Second Children, del resto, sostituisce il desiderio inconscio di amore da parte delle altre persone con quello opposto di allontanarle (formazione reattiva), rifiutando la realtà e le esperienze spiacevoli (diniego - tale atteggiamento è condiviso anche da Shinji e Misato nell'episodio 25). Di già nell'episodio 16 era accaduto un qualcosa di simile, quando Shinji consapevolmente offre a sé stesso (l'altro Shinji nel treno) false motivazioni ("E' quello che fanno tutti") che giustificano ai suoi occhi i propri comportamenti e i propri pensieri (in psicologia, autoinganno), per quanto riguarda il suo continuo voler rifiutare i motivi di sofferenza continuando a ingannare sé medesimo. Il discorso potrebbe andare per le lunghe, ma non voglio entrare in una trattazione tanto dettagliata, dato che sarebbe fuori luogo e poco costruttiva.
In primo luogo è da notare come la figura della madre in "Evangelion", in accordo con alcune teorie inerenti il campo della psicologia, diventi una divoratrice dai connotati quasi bestiali, che tenta addirittura di ingerire e incorporare in sé i propri figli (mi riferisco in particolare a Jung e a Erich Neumann). Ciò è esemplificato fin dal primo episodio dall'Eva, il/la quale, dopo aver assorbito al proprio interno Shinji (con l'Entry Plug), rivela una furia e ferocia bestiali, ma non solo; si pensi anche al Magi System, le cui pareti interne somigliano vagamente a delle interiora umane (Ritsuko entrerà all'interno del Magi nell'episodio 13, venendo in un certo senso "ingerita" dalla madre, Naoko - tant'è che vi è addirittura una specie di cervello di quest'ultima al suo interno!), e soprattutto di nuovo all'Eva-01, che nell'episodio 19 assorbe totalmente al suo interno Shinji e divora le carni dell'Angelo Zeruel (in un certo senso, divora suo "figlio"), rivelando una natura grottesca e animalesca. L'immagine dell'Eva che cammina su quattro zampe e si ciba "di sangue e morte" in un evidente istinto quasi cannibalesco è esemplificativa a questo proposito. Senza dimenticare poi che lo 01 divorerà letteralmente la testa di Gendo durante il film "The End of Evangelion". La madre che uccide il proprio figlio è inoltre un concetto implicito anche nel caso di Asuka e sua madre Kyoko. La figura negativa della madre nemica dell'individualità e dell'Io è perfettamente adattabile all'Eva (nel caso di Shinji) e Lilith (nel caso dell'umanità).
Si passi poi a considerare come molti personaggi della serie soffrano di disturbi della personalità molto comuni. Shinji soffre evidentemente del cosiddetto disturbo dipendente di personalità; ha un'eccessiva dipendenza dalle altre persone, è convinto che lo debbano salvare (ep. 25), obbedisce passivamente a tutto quello che gli viene detto di fare per paura di essere abbandonato (ep. 26), ha un atteggiamento auto-nichilista nel timore di essere rimproverato e quindi di non ricevere più appoggio (ep. 16) e cerca dalle altre persone la propria felicità (ep. 25, di nuovo). La cosiddetta "ansia da separazione" citata nell'episodio 25 non è che la condizione psicologica in cui si ritrova il nostro Third Children un po' in tutta la serie, cioè un sentimento di grande ansia al momento di separarsi da persone a cui si è particolarmente attaccati, o presenza di paura e/o malesseri significativi al solo pensiero della separazione, con conseguenti tentativi di impedirla - «Non abbandonatemi ve ne prego, non abbandonatemi». Nel personaggio di Misato è riscontrabile il disturbo istrionico: atteggiamento seduttivo inappropriato, espressione in alcuni casi esagerata delle emozioni (ep. 15), mancanza di controllo degli impulsi, immaturità emozionale, relazioni affettive immature (quella avvenuta con Kaji) e interazioni con gli altri caratterizzate da eccessivi comportamenti sessualmente provocanti (il caso di Shinji è lampante). Anche l'afasia, di cui ha sofferto a seguito del Second Impact, è un concetto proprio della psicologia. In Rei sono presenti a grandi linee i sintomi negativi della schizofrenia: sfera affettiva piatta, scarsità a provare emozioni, povertà del linguaggio, mancanza di desiderio di formare relazioni, asocialità. Anno stesso in un'intervista sosterrà di aver intenzionalmente pensato Rei come un personaggio affetto da tale disturbo.
In Asuka invece si può osservare quello Borderline, di cui presenta molti sintomi: scatti di ira intensi e incontrollati, intense manifestazioni di rancore, sentimenti cronici di vuoto, sforzi disperati per evitare un eventuale abbandono o perdita (nel suo monologo dell'ep. 22 appaiono le scritte "vuoto" e "senso di perdita"), relazioni interpersonali fortemente instabili, crisi d'identità e una percezione di sé altamente alterata e destabilizzata. In generale le persone con tale disturbo della personalità percepiscono tutte le altre in modo o del tutto negativo o del tutto positivo, e tutti questi fattori sono conciliabili con la situazione in cui si trova Asuka nell'episodio 22 - "Tutti, tutti, io vi odio tutti!".
Il disturbo Borderline è molto citato in generale in tutto "Evangelion"; nell'episodio 5 ad esempio è evidente come la "Border Line" sia il limite oltre il quale gli Evangelion manifestano (o, molto probabilmente, corrono il rischio di manifestare) rabbia e furia incontrollata (come suggerito dai grafici di sincronia della Nerv), mentre nell'episodio 22 pare che sia il limite che Arael intende superare per condurre Asuka proprio nello stato psichico (non so in dire in tutta onestà se questa sia l'espressione giusta) in questione. Borderline Case è il nome di una BGM utilizzata (mi pare) anche nell'episodio 16, durante il monologo interiore di Shinji con sé stesso; proprio in quel momento sui monitor della Nerv vi è scritto "Border Line" e l'Eva va in berserk, rivelando grande furia e rancore ("gli Eva potrebbero provare rancore nei nostri confronti"), fattori conciliabili con il disturbo in questione. Queste supposizioni sono plausibili, dato il già citato interesse di Anno per la psicoanalisi e le malattie mentali.
Per ultimo, ma non per importanza, è doveroso analizzare il modo in cui "Evangelion" riprenda e citi più volte i concetti di Eros e Thanatos della psicoanalisi freudiana. Il Thanatos, l'impulso di morte, è il desiderio inconscio di morire presente negli individui, il voler concludere le sofferenze della vita e tornare a uno stato inanimato, che genera comportamenti auto-distruttivi, violenti e aggressivi contro sé stessi e le altre persone; tale impulso è in opposizione all'Eros, la pulsione di vita, il quale tende all'armonia con la realtà, a unire, alla sopravvivenza, la propagazione, la sessualità, la cooperazione, le relazioni. Nella loro accezione più ampia, possono essere rispettivamente intesi come il desiderare la morte e il desiderare la vita. A questi due impulsi sono connessi l'energia distruttiva, la destrudo, e l'energia sessuale, la libido.
I personaggi sono in perenne oscillazione tra questi due impulsi e queste due energie contrapposte, come esemplificato dai personaggi di Shinji e Rei. Rei nell'episodio 25 infatti dice «Io sono felice, perché io voglio morire; ciò che ambisco è la disperazione, il ritorno al nulla», esemplificando il suo desiderio di ritornare a uno stato inanimato; si noti che il suo desiderio di vivere (Eros) emergerà poco a poco, al cui culmine però è costretta ad auto-distruggersi (Thanatos) per salvare Shinji dall'attacco di Armisael nell'episodio 23; la BGM che in quel momento suona in sottofondo è chiamata per l'appunto Thanatos. Stesso modo Shinji, che si ritrova nell'episodio 20 tra la volontà di vivere e il voler "morire" restando nell'Entry Plug; proprio in quell'episodio appare un grafico sui monitor della Nerv in cui vi è scritto "Libido-Destrudo". Si suppone che una cosa simile abbia fatto anche Yui nel famoso esperimento dagli effetti che tutti conosciamo avvenuto nel 2004. Nell'episodio 20 viene fatto intendere che anche Yui abbia fatto prevalere il Thanatos, ma lei sembra aver preferito in ultima analisi l'Eros: «L'Uomo onora la propria esistenza solo nell'atto di desiderare la vita; queste erano le volontà di Yui nel momento in cui scelse di salire a bordo dell'Eva» asserirà infatti Fuyutsuki in "The End of Evangelion". Del resto sappiamo che c'erano delle discrepanze tra Yui e Seele: non è difficile intuire che la Seele punta a una "morte" (Third Impact) dell'umanità mentre Yui invece ha fiducia nella vita umana e vuole proseguirla (come testimoniato dal fatto che sarà lei a far prevalere l'Eros in Shinji nel film "The End of Evangelion"). E pensate soprattutto a Kaworu, nel momento in cui chiede a Shinji di ucciderlo: «Vita o morte hanno per me lo stesso valore; la morte volontaria è anzi la mia unica libertà assoluta». Misato alla fine dell'episodio dirà a Shinji: «A sopravvivere sono solo coloro che hanno la volontà di vivere; lui ha desiderato la morte. Abbandonando la volontà di vivere si era aggrappato a false speranze.»
Anche l'Umanità vorrà ritornare con il Progetto per il Perfezionamento a uno stato inorganico ("ritorniamo al nulla"), precipitando nel Thanatos. Similmente, Asuka accetterà di morire assieme alla madre ("D'accordo, morirò assieme a te"), e Ritsuko in maniera analoga vorrà morire facendosi saltare con i Magi e il quartier generare in "The end of Evangelion". Il telecomando usato da lei in quell'occasione era apparso già prima, quando Ritsuko stessa distruggerà (destrudo) i cloni di Rei nel Central Dogma; se ci fate caso, sul telecomando in quell'occasione c'era scritto "Destrudo Release".
Il rapporto di amore/odio presente tra Shinji e Asuka non può che ricordare questi due concetti: aggressività/amore, unione/disunione continua. Non sarebbe assurdo ipotizzare che a grandi linee Asuka rappresenti l'Eros e Rei il Thanatos; tali concetti sono citati esplicitamente nella puntata venticinquesima, quando, a proposito del mondo serrato che Shinji si è costruito intorno, i personaggi gli dicono: «La distruzione, la morte, il ritorno al nulla, sei stato tu stesso a volerlo; anche nella volontà di vivere, anche nell'animo volto alla morte, tutto come hai tu stesso desiderato». In poche parole, il chiudersi in sé stessi di Shinji è metafora del Thanatos; chiudendosi in sé stessi ci si distrugge. Non può che tornare alla mente il discorso sulla comunicazione, chiave di lettura determinante per comprendere dunque anche tali "sottigliezze" dell'opera. Poi dicono che ci ammazziamo di "trip mentali" inutili...
Rei quando conquista l'Eros piange (ep. 23), mentre Shinji invece fa prevalere il Thanatos quando strangola Asuka in "The End of Evangelion", nello scontro che i due hanno nella cucina di Misato. In realtà, anche Kyoko, madre di Asuka, aveva fatto prevalere il Thanatos, strangolando la bambola di sua figlia e suicidandosi poco dopo ("Muori insieme a me, Asuka!"), e un simile avvenimento ci fu anche nel caso di Naoko, quando strangola (di nuovo, strangolare) Rei I e si uccide gettandosi dai Magi nell'episodio 21. Nelle scene cruciali della pellicola in questione, risulta evidente che Shinji stia per l'appunto per far prevalere l'impulso distruttivo, quando all'inizio del Third Impact urla: «Meglio che muoiano tutti. Morte, morte a tutti, morte anche a me stesso!». Non a caso, prima che parta la canzone Komm susser Todd (Vieni, dolce morte - suona familiare?), l'immagine di Shinji che strangola Asuka si sovrappone a quella di Naoko che strangola Rei I.
Quando l'Umanità torna quasi ad uno stato inorganico ("It all returns to nothing!"), gli AT Field delle persone scompaiono, ed esse si sono disciolte nell'LCL (com'era successo a Shinji nell'episodio 20), ma possono riacquistare la propria forma, se vorranno vivere (Eros). «Se si desidera vivere, ogni luogo può essere un paradiso», dice Yui nell'episodio 20, durante il conflitto Libido-Destrudo di Shinji, e in "The End of Evangelion". Bisogna desiderare vivere, andare avanti, facendo prevalere il proprio Eros. «Prima di morire hai un dovere, ed è quello di sopravvivere!», dirà, simbolicamente, Misato. Proprio in quel film il conflitto Eros-Thanatos è accennato anche solo dall'apparente semplice simbolismo dell'altalena. Essa rappresenta, nel momento in cui è in movimento, lo scorrere del tempo, la vita, dunque l'Eros; apparirà quando Shinji costruisce insieme a due bambine nel parco un castello di sabbia (sessualità, il costruire, l'armonizzare), e si fermerà quando Shinji invece lo distrugge (impulso distruttivo).
Alla fine del Perfezionamento, Shinji strangola di nuovo Asuka (strangolamento, Thanatos), ma piange (Eros, come Rei, ep. 23); il conflitto Eros-Thanatos ci sarà sempre, in ogni situazione, perché fa parte degli impulsi vitali, ma si può cercare di equilibrarli - concezione condivisa da Freud. Uccidendo noi stessi si uccidono anche gli altri (sarà per Shinji che Misato e Asuka moriranno in "The End of Evangelion"); fuggire (che è un po' come morire e uccidersi) è egoistico e controproducente. Nuovamente, come per il complesso edipico e le maschere di Pirandello, si verifica un convergere al tema individuo-società (questa cosa quasi quasi sta addirittura diventando monotona!).
Nella società di oggi si vuole sempre morire (specie in quella giapponese degli anni novanta), ci si sente sempre morire dentro, come Anno (voci di corridoio vogliono che avesse intenzione di suicidarsi durante la produzione di "Evangelion" - e lo ha confermato anche lui in un'intervista) durante la sua depressione, ma egli ha (probabilmente) voluto in tutto questo mandare un messaggio di speranza a tutti noi, che guardiamo "Evangelion", a tutti noi uomini, a chi si sente morire dentro, ogni giorno. Non posso che applaudire a una serie che riesce a mandare tanti messaggi allo spettatore, e difenderla ogni volta ne viene gettato fango sopra, quando ingiustamente accusata di "superficialità" o di "finta originalità".
Jung e gli archetipi
Evangelion in generale è molto più vicino a mio parere alla psicoanalisi freudiana, ma si possono scovare anche riferimenti più o meno evidenti, anche grafici, agli archetipi di Gustav Jung, specie nel film "The End of Evangelion". La lettura di questa parte della recensione forse richiede un minimo di conoscenza, anche essenziale, su questo tema, e invito chiunque non fosse adeguatamente informato a rimediare, anche solo per una questione di cultura personale.
Il primo tra questi collegamenti che vorrei citare in causa è l'archetipo dell'Ombra; l'Ombra, secondo Jung, è la prima raffigurazione archetipica che si incontra lungo il cammino della via interiore: come in uno specchio, ci viene rimandata la nostra immagine interiore, a cui non regge la Persona (gli aspetti esteriori relativi all'Uomo, in pratica la maschera che ognuno di noi porta per -con-vivere e che viene determinata dal ruolo che si occupa all'interno della società). L'Ombra ci porta di fronte alle cose che non vorremmo volere, le cose che vorremmo dimenticare e seppellire nell'inconscio; incontrarla rivela i nostri pensieri nascosti e le nostre paure più profonde. Se l'Ombra viene nascosta, essa porta progressivamente alla rovina di sé stessi e delle proprie relazioni. In questo è evidente un nesso con l'Angelo Leliel, che nell'episodio 16 appare sotto le sembianze di un'ombra e che condivide precisamente tutte queste peculiarità; in quell'occasione il ragazzo viene posto proprio di fronte al suo lato Ombra (l'altro sé stesso in ombra con cui discute). Shinji in effetti sembra non aver capito (o non voleva capire) quello che gli voleva dire l'Ombra/Leliel/inconscio, e da lì in poi incomincerà per lui un inesorabile declino delle sue relazioni e del mondo circostante in generale. Qualcosa di simile accadrà ad Asuka, che infatti nell'episodio 22 dovrà confrontarsi con la sua Ombra e la sua Persona (le Asuka che appaiono alla domanda "Chi sei tu?" della madre), venendo trascinata metaforicamente da una miriade di ombre di sé stessa (una delle scritte che appaiono in quel monologo dice infatti "ombra"), dal suo lato inconscio negativo che sta sgretolando le sue relazioni interpersonali. In effetti, Asuka ha rifiutato costantemente il suo lato inconscio (rappresentato dalla bambola del padre e da Rei), e questo ha avuto effetti disastrosi sulla sua psiche.
Gli Angeli che appaiono dopo l'episodio 16 sembrano ricalcare perfettamente l'idea junghiana di Ombra; rivelano l'inconscio, ciò che provoca vergogna, pongono l'individuo di fronte alle proprie ansie e ai fattori ritenuti inaccettabili dall'Io (Arael per Asuka, Leliel e Kaworu per Shinji). L'Ombra interpreta infatti il ruolo del "Nemico", l'alter-ego, proprio quello che gli Angeli (e Gendo) sono per Shinji nell'episodio 20: "Nemici, nemici, i miei nemici, il mio nemico!". Non è quindi difficile ritenere che Asuka sia la Persona, e Rei l'Ombra.
C'è da considerare che Anno, nel novembre del 1996, abbia riferito esplicitamente che Rei e Kaworu sono il suo inconscio, e in particolare Kaworu è il suo lato "ombra", o qualcosa del genere. Questo mi lascia pensare che Anno sul serio abbia appositamente utilizzato questi concetti della psicologia analitica junghiana (qui un sonoro "Ma va!" di molti). Questo per evitare le solite accuse di farsi 'trip mentali' su una cosa che non ha significato, tipiche dei detrattori.
Altro archetipo della psicologia analitica junghiana ripreso in "Evangelion" è quello della Grande Madre, una divinità femminile primordiale in cui si manifesterebbe la Terra, il femminile come mediatore tra l'umano e il divino, un archetipo di enorme potenza, nutrice e divoratrice, distruttrice e salvatrice. In positivo è la protezione, ciò che scalda e protegge, ed è rappresentata dall'acqua, simbolo di purificazione e rigenerazione; in negativo invece è ciò che divora, seduce, genera angoscia, impedisce ogni crescita, distrugge. Questo archetipo è associato anche alla divinità femminile Lilith della mitologia babilonese ed ebraica. Proprio in "Evangelion", com'è facilmente intuibile, è attribuibile al secondo Angelo Lilith (la Lilith/Rei che causa il Third Impact in "The End of Evangelion"), che condivide tali caratteristiche in modo più o meno marcato. La Lilith in croce somiglia molto alle raffigurazioni di questo archetipo, in particolare la famosissima Venere di Willendorf, e ne condivide palesemente molti tratti: accentuazione delle zone centrali del corpo femminile, ventre prosperoso, testa priva del viso inclinata verso il centro del corpo, femore e cosce gigantesche che terminano in gambe molto sottili, e così via. Curiosamente, anche l'Albero della Vita, ultra citato in "Evangelion", è un archetipo.
L'acqua, che come accennato è in "Evangelion" il simbolo della sofferenza che Shinji prova (data la sua incapacità di nuotare), per Rei diventa una "sensazione piacevole" (ep. 14). L'acqua è il simbolo più comune della madre, del ritorno al grembo materno (e per capire il legame con Rei si veda un po' più sopra in questa recensione), e soprattutto dell'inconscio, e Rei è proprio la rappresentazione di tutti questi elementi. Molti Angeli (Sachiel, Shamshel, Gaghiel, Israfel, Matarael) vengono dal mare, e ciò lascia supporre che essi rappresenterebbero l'inconscio - intuibile già da altri fattori, come si evince dagli ultimi due episodi. Durante la serie si utilizza difatti il motivo della goccia che cade, quando incominciano i monologhi dei protagonisti, ovvero quando quest'ultimi "discendono" nell'inconscio; in particolar modo, in "The End of Evangelion", prima che Shinji nella scena finale fuoriesca dal "mare" di LCL e incontri per l'ultima volta sua madre (mare, inconscio, madre...), l'inquadratura è posta al contrario; Shinji quindi ormai è pronto per "emergere" definitivamente dall'inconscio.
Ci sono poi rimandi interessanti ai concetti junghiani di Anima, Animus, quaternio, alla sizigia e alla ierogamia. L'archetipo dell'Anima (il femminile presente nella psiche maschile) è una sorta di immagine di donna ideale, che dipende in gran parte dall'imago materna (la figura della madre, della fidanzata, della compagna etc.), e prende le sembianze di donne seduttrici, sagge, angeliche, divine, è l'Eros, la relazione, ciò che tende a unire, la protezione, l'affettività, la cura, il modo di relazionarsi con le donne; ciò è associabile a Rei, e soprattutto alla Rei che appare nell'episodio 23 durante la battaglia contro Armisael che vuole unirsi a Shinji (i suoi sorrisi estatici inquietanti rimandano molto al concetto di Eros). In "The End of Evangelion", Shinji, dopo essere "entrato" nella Rei/Lilith esamina proprio quest'ultimo aspetto: il modo di rapportarsi con le donne, e quindi Asuka, Rei e Misato.
L'Animus invece (il maschile presente nel femminile) è il Logos, la razionalità, la riflessività, l'analisi, l'immagine ideale maschile che le donne hanno; tutte queste peculiarità non possono che ricordare Kaworu (Anno disse che voleva con lui rappresentare un «maschio ideale»). Se tenete ben in mente l'immagine di Kaworu/Lilith (?) che in "The End of Evangelion" tranquillizza Shinji prima del Perfezionamento, vi accorgerete che è uguale a quella "dell'animo di Rei" che vuole unirsi a Shinji nell'episodio 23. Ciò può sembrare in contraddizione con l'idea di Anno di Rei e Kaworu come inconscio e Ombra, ma in realtà così non è: Animus e Anima sono solo Ombra a un livello più inconscio, ed è dall'Ombra che emerge l'Animus e l'Anima. Inoltre, l'Animus potrebbe anche essere benissimo Ryoji Kaji (intelletto, razionalità etc.) per Asuka; se infatti si ha un eccessiva identificazione con l'Animus, la donna presenta caratteri come ostinatezza, aggressività e testardaggine - in perfetta sintonia con Asuka e la sua idolatria per Kaji. Da notare che nell'Uomo, nel caso ci sia un "problema" di Anima, si manifestano eccessiva sentimentalità e risentimento proiettati verso gli altri, cosa che sembra collegata allo Shinji di "The End of Evangelion".
Si consideri adesso il concetto di sizigia, che in Jung è l'unione degli opposti, la complementarietà tra Anima e Animus: un archetipo materno, che riassume in sé le differenze sessuali e di genere in un soggetto ermafrodita, una congiunzione quindi ripresa in "The End of Evangelion" nella scena in cui Rei/Lilith ha le sembianze sia di Kaworu (Animus, intelletto) che Rei (Anima, relazione), uniti in un solo corpo (ricordate che Yui dice "La Rei che vedi qui rappresenta la tua stessa anima?"), mentre la figura geometrica del quaternio (non so se è il termine adatto in tutta onestà) è ripresa evidentemente per l'Angelo Ramiel. Fate una semplice ricerca su Google Immagini e ve ne potete accorgere. La ierogamia (matrimonio sacro o unione mistica - anche corporea - tra una divinità maschile e una femminile) invece può essere individuata nella scena del film in questione in cui Shinji e Rei/Yui sono uniti nelle zone genitali dopo il Perfezionamento. Ci tengo a precisare dunque come l'argomento sessualità in "Evangelion" sia trattato in modo tutt'altro che superficiale, visto che ho scovato in giro per il web accuse di immoralità (?!) da parte di quest'opera.
Personaggi
Mai visto niente di simile: Hideaki Anno, per mezzo della sua regia magistrale, riesce a scolpire i tratti dei personaggi principali in modo davvero sublime. I protagonisti sono così sfaccettati, controversi, umani, con le loro ansie, paure, disturbi psicologici, passati traumatici tutt'altro che banali (come di solito la tradizione anime vuole), che abbattono completamente i soliti stereotipi, e ci guidano verso uno straordinario viaggio, il loro viaggio, segnato da profonde cicatrici e abissi (apparentemente, forse) insolubili. Le battaglie tra Angeli ed Evangelion, contrariamente a quanto si possa pensare, sono molto sorprendenti e a volte di grande impatto, ma ciò che rende "Evangelion" veramente innovativo sono le lotte interiori in cui i personaggi si impegnano, veramente di ampio respiro. Spesso addirittura, contrariamente a molti anime del genere, molte lotte sono psicologiche (Arael, Leliel e Armisael), e non sono particolarmente cruente (si veda la fine che fanno Leliel, o Bardiel e Zeruel). L'introspezione, l'analisi dei loro più intimi timori, ci porta alla scoperta dello stesso animo umano. L'itinerario è angosciante, deprimente, oscuro, inquietante, ma riesce pienamente nel suo intento: rappresentare quelle che sono le profondità dell'animo umano. Solo i personaggi meriterebbero un 11.
Cosa sono i personaggi? Manichini di qualcuno che sembra non avere coerenza o linearità? Banali stereotipi del genere? Semplici bambini complessati? Assolutamente no. Possono essere rappresentazioni psicologiche, religiose e, soprattutto, sono tutti parte della personalità nostra (noi, Uomini) e del regista Anno. Anno ha messo ognuno di loro in noi, e noi in ognuno di loro: Kensuke, la sua parte più fanatica e otaku (quello che vorrebbe vivere con Misato e pilotare un Eva, come gli otaku che guardano la serie), Misato, la parte (solo apparentemente) più superficiale, Kaji, la parte più "saggia", Rei, quella più inconscia e reticente di noi, e Shinji, a tutti gli effetti considerabile un cameo di Anno. Anno stesso dirà che Shinji rappresenta il suo carattere, sia la parte del conscio che dell'inconscio - da notare nuovamente il chiaro utilizzo di termini freudiani - e che come lui è ancora nella "fase orale". Addirittura Tsurumaki (di nuovo lui) sosterrà che il personaggio di Shinji è stato modellato sulla base dello stesso Anno: Shinji è stato convocato da suo padre per pilotare un robot, Anno è stato convocato dalla Gainax per dirigere un anime.
C'è una grande impronta autobiografica e, se vogliamo, artistica, in "Evangelion". Gran parte di "Evangelion", secondo la mia scuola di pensiero, può essere ricondotto ai suoi soli personaggi (e i relativi sviluppi, ovviamente), data anche la massiccia dose di terminologia squisitamente freudiana e junghiana che ci viene continuamente presentata in molte occasioni della serie, come già da me affrontato prima. I personaggi sono di un realismo sorprendente, che, aggiungendosi anche alla loro complessità e profondità interiore, pare (e forse lo è) insuperato nel mondo dell'animazione, e non sono in quello.
I due finali e la critica all'otaku e alla società giapponese
Molte volte, anche qui su AnimeClick.it, si grida facilmente all'insensato, alla 'pippa mentale', all'incomprensibile e cose simili a proposito delle due puntate finali dell'anime, che paiono inconcludenti e prive di senso agli occhi di molti. Addirittura si alzano in coro molto facilmente pareri che considerano gli episodi conclusivi in questione una presa in giro/per i fondelli; in realtà, nuovamente, nulla di tutto questo a mia modesta opinione corrisponde a verità. Dopo le innumerevoli considerazioni fatte anche in tal sede, pare infatti ovvio che il finale dovesse avere un significato metaforico piuttosto che essere costituito da un'effimera conclusione piena d'azione o da quella che tutti considerano una "spiegazione". Come mi sembra evidente, "Evangelion" è una serie tutt'altro che convenzionale, che rifiuta molte volte i paradigmi stilistici o gli stilemi del genere. Le altre ventiquattro puntate non parlano di certo di robottoni.
Ovviamente, per costoro l'introspezione psicologica dei personaggi o i discorsi filosofici che si sono sentiti per tutta la serie (se li hanno percepiti e nel giusto modo, s'intende) sono ridondanti e noiosi, pieni di (così li riassumono) "Chi sono io?", "Cos'è vivere?". Si considera spesso "Evangelion" pretenzioso, ma a me pare che la pretenziosità sia di qualcun altro. La logica espressa da questi tali mi pare piuttosto strana: tutti a sostenere con audacia e ferocia che gli anime non sono per bambini, ma, quando ci si ritrova un prodotto serio, profondo, dai molti messaggi e sperimentale, ci si tira indietro dicendo che gli anime sono solo intrattenimento. E quando si hanno personaggi dal profondo realismo psicologico, uno spessore pari a non tre, ma quattro dimensioni, e una personalità complessa e sfaccettata, ecco che si detrae l'introspezione e la si vuole accantonare. Ma non andiamo a fondo, poiché rischiamo di andare fuori discorso; il nocciolo della questione che vorrei ora prendere in esame è: cosa accade nel finale originale?
È risaputo che la Gainax, a causa di inconvenienti di budget e programmazione, dovette un po' arrangiarsi sulla conclusione della serie, per la quale si riscrisse velocemente un nuovo copione, dato che l'originale richiedeva troppi costi per la produzione. Pertanto (si sostiene) Hideaki Anno ha abbandonato quasi del tutto la trama reale dell'anime, e si è soffermato sul solo lato psicologico/filosofico della serie, che si sentiva pullulare con sempre più forza già negli episodi precedenti. Il continuo riciclo di scene vecchie, l'utilizzo di semplici abbozzi come definitivo, e altre tecniche per abbattere i costi di produzione furono dunque necessari per forza di cose, ma a dirla tutta il distacco non è così netto come si può pensare. L'attenzione verso la psicologia dei personaggi si sentiva sempre più di frequente dall'episodio 16, e ciò era essenzialmente dovuto al fatto che è proprio tramite quest'ultima che Anno voleva mandare quello che era il messaggio di fondo dell'intera opera (perché è di un'opera a senso pieno di cui si sta parlando): lanciare una critica e un messaggio di speranza verso gli otaku. Su questo tema ci si è molto divagati, spesso in maniera troppo superficiale o comunque con un approccio sbagliato.
Sottolineo: con il termine otaku intendo la persona che si estranea dal mondo reale e dalle relazioni sociali per via della sua immaturità o difficoltà di comunicazione, e non i soli appassionati di animazione, come invece si può (erroneamente) intendere il termine. Lo dico perché c'è chi, fraintendendo il termine, pensa che Anno critichi/prenda in giro gli appassionati dell'anime, cosa che non sta né in cielo né in terra.
Hideaki Anno, dopo la produzione di "Nadia - Il mistero della pietra azzurra", ha affrontato un periodo di depressione durato (a quanto suggerito da egli stesso) ben quattro anni. A un certo punto, però, ha deciso di «non fuggire» più dalla realtà, comprendendo che «vivere significa cambiare». Essenzialmente, egli stesso ha ammesso che "Evangelion" è una metafora della sua vita, e su questa chiave si può comprendere ciò che accade nel finale originale. Il mondo che viene presentato per ben ventiquattro episodi non viene, come sostenuto da alcuni, abbandonato, ma semplicemente trattato per quello che è, ovvero un sogno, un «surrogato della realtà», in ogni caso fittizio; Shinji fuoriesce da quel mondo fittizio fatto di citazioni ad altri anime, combattimenti tra Eva e Angeli, e giunge alla conclusione di non dover fuggire, di accettare sé stesso per poter amare anche il prossimo, che la realtà è meravigliosa proprio perché la possiamo decidere noi e che la verità non è unica, ed è lecito così, anzi questo non fa che avvantaggiarci.
È un invito agli otaku a fare lo stesso; "Evangelion" non è solo una critica al fenomeno otaku (come spesso viene erroneamente inteso), ma anche un grido di incoraggiamento verso quest'ultimi. Se "Evangelion" avesse voluto essere solo una critica all'otaku, Shinji (che, secondo Anno, rappresenta sé stesso) non si sarebbe riscattato o si sarebbe aperto al mondo e alla realtà esterna. E invece lo fa: è un invito, un'esortazione per l'otaku medio, non solo una sua critica, a rompere il guscio che egli si è costruito attorno a sé stesso. Gli otaku venivano infatti chiamati precedentemente shinjinrui, letteralmente "nuova razza umana". L'assonanza con il nome di Shinji non è affatto casuale, e si pensi che il titolo della serie significa "vangelo/messaggio per la nuova razza". Vi dice nulla tutto questo? "Evangelion" è una speranza, un vangelo, un messaggio per gli shinjinrui. Prima ancora, questi ultimi venivano definiti kurisutaru-kozu, tribù di cristallo. Ricordate il cristallo che si infrange attorno a Shinji alla fine dell'episodio finale?
Ma non solo. "Evangelion" si colloca in un momento, la prima metà degli anni novanta, nel quale, a seguito di una grossa crisi economica che colpì violentemente il Giappone, le nuove generazioni entravano spesso in conflitto con le vecchie e perdevano la fiducia nei valori, nella vita, nelle città si perse il senso di comunità e nella famiglia quello di fiducia. Questo è il motivo di tutti i conflitti tra genitori-figli che si presentano in "Evangelion", tra Gendo-Shinji, Misato e suo padre, Ritsuko-Naoko, Asuka e la sua madre acquisita. Il chiudersi in sé stessi, il disagio interiore, il conflitto tra le varie generazioni, l'incomunicabilità, la solitudine sono tutte difficoltà che attanagliavano la società giapponese in quegli anni; "Evangelion" li riprendere (attingendo come detto dal '900 in genere), e punta il dito contro la società del Sol Levante del tempo. Ad esempio, la rigida struttura patriarcale della famiglia nipponica è ben espressa dall'autoritario e distaccato Gendo, padre di Shinji, mentre, tramite il tema delle maschere pirandelliane è possibile individuare una chiara critica di "Evangelion" al conformismo giapponese. Hideaki Anno è stato capace di incorporare tutti i sentimenti e le ansie della generazione a cui "Evangelion" è rivolto, di tutti coloro che all'epoca avevano almeno quattordici anni di vita alle spalle. Il messaggio è per il nuovo secolo (Shinseiki Evangerion significa "messaggio per il nuovo secolo").
Dopo l'avanzamento tecnologico in Giappone, sembrava infatti che la tecnologia potesse essere l'unico modo per relazionarsi con il prossimo. Questo determinato fattore della società giapponese, è ben espresso da Shinji, che vede nell'Eva (la tecnologia) il solo modo per rapportarsi con le altre persone ed essere apprezzato, ma anche da Rei, che, in costante solitudine e con un incolmabile vuoto interiore, ha il suo unico legame con gli altri nel pilotare l'Eva. Discorso simile si faccia per Asuka, che vede nell'Eva il solo modo per dimostrare a sé stessa e agli altri di esistere. Lo Shinji che si libera dall'Eva (tecnologia) è quello che Hideaki Anno desidera facciano le nuove generazioni.
Negli anni novanta post-bolla speculativa il giovane adolescente giapponese si rifugiava completamente nella figura materna (gli Eva) e non aveva rapporti con il padre (Gendo), sempre impegnato o affaccendato con il lavoro, distaccato dal figlio. Non è familiare anche con la situazione di Misato? "Evangelion" è amato da decenni, perché è stato capace di incorporare (volontariamente o meno) le ansie e le speranze di una generazione, forse addirittura dell'Uomo moderno nella sua totalità.
Allora perché tanto successo all'estero, se il messaggio era rivolto alla sola società giapponese post-bolla speculativa? Semplice: i conflitti interiori dei personaggi, i loro dilemmi, sono in fondo quelli di un qualsiasi individuo cresciuto in quest'epoca, nella quale tali difficoltà attanagliano universalmente un po' tutti. Lo Shinji che si chiede il perché della vita non è solo l'otaku che non riesce ad aprirsi al mondo, o il giapponese medio a disagio nel clima in cui si ritrova, ma anche l'individuo della società moderna che non riesce a trovare la sua strada, e infine, l'essere umano che si indaga sul perché vivere, perché stare qui, che cerca una sua ragion d'essere, «valido motivo per cui esistere». "Evangelion" è anche una critica/messaggio alla società/otaku, ma non solo questo.
Il motivo di tanti riferimenti alla psicoanalisi è essenzialmente da ricercare quindi nella volontà di Anno di poter adeguatamente trattare questo messaggio, mentre il discorso della difficoltà di comunicazione (Tsurumaki parla di "Evangelion" come una «storia di comunicazione»), dell'insicurezza individuale, del dolore dell'esistenza, si allarga all'otaku, alla società giapponese del suo tempo, e senza ombra di dubbio all'essere umano in generale. Opere come "Evangelion" (era successo già molto tempo prima nel caso di quell'altro gioiello che è "Gundam") rimangono nella storia, nel cuore di molti anche a distanza di decenni per il loro saper parlare a tutti, universalmente.
Nuovamente, questa rappresenta solo una delle tante chiavi di lettura che l'opera ci può offrire; sarebbe errato soffermarsi su questa sola, senza considerare le altre sfumature che questa straordinaria serie ci può offrire.
Ma ora ditemi: anche altre opere hanno fatto tutto ciò, hanno incorporato ansie, paure, di intere generazioni, evengono unanimemente (a ragione) reputare capolavori, ma perché per "Evangelion" si devono fare tante storie? L'esperienza mi ha insegnato che un'opera sopravvalutata rimane in voga per due, tre anni, e invece "Evangelion" da due decenni appassiona e infrange i cuori di milioni. Davvero è sopravvalutato? Perché non lo si dice per i cult che hanno segnato la storia del cinema, ma per "Evangelion" sì? A questa domanda, tuttora, non trovo ancora una risposta convincente.
Un po' di filosofia
Una piccola parentesi a parte si faccia, per ultimo, a ulteriori spunti di riflessione approfonditi nelle puntate finali. Tutte convergono a quella che è la chiave con cui è possibile leggere l'intera opera; l'incomunicabilità/comunicazione e, conseguentemente, dell'alterità. Concettualmente parlando, "Evangelion" rassomiglia a riflessioni di stampo esistenzialista su tali quesiti ormai diventati di vitale importanza per il novecento. Al di là dei già più volte citati pensatori che ne hanno particolarmente influenzato le dinamiche - Pirandello, Freud e Jung -, la serie si fa portatrice di un pensiero che ben si adatta a filosofi come Schopenhauer - naturalmente ben oltre l'ultra-citato dilemma del porcospino - e gli esistenzialisti, in particolar modo di Jean-Paul Sartre o Kierkegaard. Prime fra tutti la riflessione sull'individualità (l'AT Field), la solitudine interiore (si vedano i discorsi che albergano in tutta la serie su questa delicata tematica), e l'inutilità, la precarietà della vita umana, oltre che una visione completamente pessimistica dei rapporti umani, i quali consistono in continui tentativi di sopraffazione reciproca (in questo frangente è possibile individuare qualcosina di Schopenhauer). "Evangelion" sfata completamente le concezioni di buonismo e di stampo positivistico, propone una concezione palesemente nichilista, pur delineando una sorta di possibilità di salvezza in mezzo all'assurdo e al dolore dell'esistenza. L'Uomo in balia dei propri istinti non soddisfatti, l'alterità che genera angoscia e sofferenza (esemplificativo è l'affermazione di Sartre: "L'inferno sono gli altri"), il continuo tentativo di possedere l'altro in tutto e per tutto (Perfezionamento) sono concezioni di universale importanza approfondite ulteriormente negli episodi conclusivi, pur essendo presenti un po' in tutta la serie. Anche le concezioni di un "vuoto" nella psiche individuale, citata da Ritsuko nell'episodio 25, la continua ricerca nel colmare un qualcosa che si percepisce costantemente come mancante, e il disperato e precario tentativo di uscire dalle tenebre che l'esistenza necessariamente comporta, rientrano in questo discorso.
Questo specificando fin da subito che "Evangelion" non può, e non deve assolutamente essere inteso come un trattato filosofico; è improbabile che Anno o il resto dello staff abbiano ben compreso ciò che stavano tirando in ballo, ma ciò non deve tuttavia sminuire di certo l'interpretazione dello spettatore su questo tema. È preferibile infatti non pensare a questo o quell'autore, ma in linea generale a quel pensiero tipico del ventesimo secolo a cui "Evangelion" fa più volte riferimento. Del resto, quel che importa a "Evangelion" e ad Anno è trattare in linea massima dei due temi qui citati. E in questo, dal mio punto di vista, ci è riuscito appieno. Inutile dire che, personalmente, trovo meglio riuscite e più convincenti le analisi di stampo psicologico adoperate nel finale originale che quelle che si trovano nel film "The End of Evangelion", che comunque nel complesso ho apprezzato, sia ben chiaro.
Evangelion è davvero una storia?
Tutto questo discorso, ci porta ad una fatidica domanda: "Evangelion" è davvero una storia? Sì, perché non è così scontato come sembra. "Evangelion" infatti sembra partire come una storia, che si sfaccetta e stratifica mano a mano che si prosegue con la visione, ma ecco che negli episodi finali, e soprattutto nella puntata conclusiva, sembra proprio che tutto quello che si era mostrato negli episodi precedenti fosse una finzione, un teatro, una finzione nella finzione (quasi ironicamente si può parlare di teatro pirandelliano). Tenterò di chiarire meglio questo aspetto (affidandomi a un saggio di Manabu Tsuribe in merito).
Come abbiamo detto, "Evangelion" è carente di comunicazione, è introspettivo, e si appella molto alla sensibilità otaku, ponendosi paradossalmente come una radicale critica/messaggio verso questi ultimi. Gli ultimi due episodi mostrano la chiara volontà di infrangere il suo essere un anime, i quali non fanno altro che assecondare i desideri egoistici degli otaku; "Evangelion" infatti rompe dall'interno il proprio essere anime. L'ultima parte di "Evangelion" non abbandona la trama; si rivela (e qui un OMG da parte di molti) semplicemente che, essa, non esiste. Tutto quello che era successo prima, nei ventiquattro episodi precedenti, non era reale, ma solo metaforico. Dal mio punto di vista, non è vero che il finale smette all'improvviso di raccontare la storia. Semplicemente "Evangelion" doveva infrangere una barriera, un rivestimento, per mandare un messaggio, ed era la storia stessa, il suo essere un anime. Il vero "Evangelion", è quello che distrugge questo rivestimento.
In un certo senso, è come se la "realtà" mostrata negli altri episodi fosse solo quella in cui si è rifugiato Shinji e nella quale si sono rifugiati (e non ci sono riusciti) gli spettatori otaku, che Shinji rappresenta in tutto e per tutto.
Pensate a quante realtà che vengono mostrate in "Evangelion": il mondo in cui Angeli e Eva combattono, il mondo alternativo da commedia scolastica presente nell'episodio 26, il quale a sua volta conduce a un mondo alternativo rispetto alla serie animata (la seduta psicoanalitica), il mondo nel quale Asuka, Kaworu, Rei e Shinji frequentano la stessa scuola e suonano in un quartetto d'archi presentato in "Death and Rebirth" (ebbene sì, cari miei, anche in quel film c'è un finale alternativo!), il mondo in "The End of Evangelion" di scene reali che Shinji visiona; non è irragionevole pensare che tutti questi mondi erano diverse interiorità, "mondi generati dall'animo" di Shinji. Lo ripeterò per l'ennesima volta: il grande tema di "Evangelion" è l'interiorità, la comunicazione, e il modo di rapportarsi con la realtà.
In "The End of Evangelion", durante il discorso dei sogni di Rei e Shinji, vengono mostrare immagini di vita reale, e addirittura scene in cui si vedono gli stessi spettatori che erano andati a vedere "Death and Rebirth" al cinema pochi mesi prima. Sullo schermo appare la scritta: «E' piacevole?», ovvero «è piacevole la realtà in cui ti sei rifugiato?». Qui "Evangelion" rompe per l'ennesima volta la quarta parete (e qui sarebbe corretto tossire con mano sul viso dicendo "Pirandello"), e dice chiaramente in faccia agli otaku il messaggio che voleva dire.
E ora, analizzando quanto detto, "Evangelion" dal mio personalissimo punto di vista non deve essere assolutamente considerato una storia. Anzi, il finale originale mostrava proprio questo: siccome "Evangelion" è un'interiorità (un insieme di "realtà che il tuo animo può cambiare"), necessariamente "Evangelion" come storia (Angeli vs. Eva) deve crollare. Quello che viene mostrato negli ultimi due episodi non è una storia; è una sequenza di pensieri (interiorità), dallo stile astratto; e anche in "The End of Evangelion" (il finale pensato originariamente dai creatori) si presenta lo stesso succo - giusto un po' più velato. Per ciò, quando si critica "Evangelion" come storia, si compie un errore, dacché non è possibile valutare "Evangelion" come tale. Il finale di "Evangelion", non è un finale di una storia, perché "Evangelion" non lo è realmente. Al massimo, "Evangelion" racconta anche una storia, e, magari, anche la nostra.
Lato tecnico - il significato della colonna sonora
OST gradevoli, sigla meravigliosa, opening stupenda, e immortali pezzi di musica classica. Che volete di più? Ho già detto quello che pensavo delle BGM in sé e di come esprimano bene con i loro titoli e le loro sonorità la situazione psicologica dei personaggi nelle scene nelle quali vengono presentate ("Borderline Case", "Mother is the first other" etc.), ma vorrei parlare di una questione controversa: la musica classica e "Fly me to the Moon". Mi ricordo che una volta un mio compagno di scuola disse che non ci voleva nulla «a pescare a caso brani esistenti per dare un tocco cool», ma in realtà, e questo farà storcere il naso agli Evahaters, i brani sono messi con un preciso scopo, anch'esso profondo (farebbe quasi ridere, ma è così: anche la colonna sonora è profonda in quest'anime). Imparate: in "Evangelion" niente è messo a caso o per fare cool; certo, c'è una ragione estetica magari (come nel caso dei riferimenti religiosi), ma le scelte non sono mai casuali, e nascondono dettagli che fanno rimanere a bocca aperta.
I due brani che sento di citare riguardo la musica classica (di cui Anno è grande appassionato, secondo Tsurumaki) sono il coro dell'Halleluja e l'Inno alla Gioia. Forse l'utilizzo dell'Halleluja dal Messiah di Handel è il momento più controverso di tutta la serie sotto questo punto di vista: cosa c'entra il coro dell'Halleluja con l'attacco mentale di Asuka? In poche parole, il testo dell'Halleluja sostiene (a grandi linee) che il regno di questo mondo è diventato il regno di Dio, che vi regnerà nei secoli dei secoli. In poche parole, che il Third Impact è vicino.
L'Inno alla Gioia, usato nell'episodio 24, intona invece l'unione di tutti gli Uomini, che è lo scopo del Progetto per il Perfezionamento e della Seele, la quale ha dovuto mandare appositamente Kaworu alla Nerv in quell'episodio per quest'ultimo. Inoltre, in un determinato periodo, il testo recita Il Cherubino è di fronte a Dio, proprio quando Kaworu/Tabris è di fronte a Lilith. Un'altra frase dice Noi entriamo ebbri e frementi, celeste, nel tuo tempio, e Kaworu entra nel tempio del "celeste" (Lilith), il Terminal Dogma; fate un po' voi...
Fly me to the Moon
Il discorso sulla sigla di chiusura, "Fly me to the Moon", e sul relativo significato, si fa molto più complicato e lungo.
"Fly me to the Moon" significa in inglese letteralmente fammi volare fino alla Luna, cosa che non può che ricordare ciò che è accaduto alla lancia di Longinus nell'episodio 22, la quale viene letteralmente spedita verso l'orbita lunare. Ma la domanda è: "Cos'è che rappresentano la Luna e la Lancia?" Lilith ha sulla sua "maschera" dei crateri simili a quelli lunari, e sappiamo che essa è il centro del desiderio degli Angeli e degli Uomini (si rimanda al discorso sul complesso edipico illustrato sopra); già a un primo sguardo è dato supporre (a ragione) che la Luna rappresenti dunque il desiderio. Andiamo un po' più avanti con la serie per renderci conto di quanto questo collegamento non sia affatto casuale.
Nell'episodio 24, versione director's cut, Gendo, di fronte all'Eva-01, pronuncia le seguenti parole, rivolte a Yui: «Però, la Lancia di Longinus, ostacolo ai nostri desideri, è ora perduta. Presto [...] i nostri desideri si avvereranno». L'inquadratura che appare in quel momento è la Lancia con la Luna sullo sfondo; entrambe riappaiono quindi in un discorso concernente il desiderio. Nella scena successiva, Rei, riflettendo in solitudine, dice: «Per cosa mai [mi trovo ancora in vita]?», e contemporaneamente viene inquadrata la Luna, e poi alle parole «Per chi mai?» appaiono gli occhiali di Gendo. Rei è ancora in vita per il desiderio di Gendo. Anche in "The End of Evangelion" si potrà assistere ad una cosa simile: quando la Lancia di Longinus perfora/si fonde (?) con il nucleo dell'Eva-01, Yui dice a Shinji: «Che cosa desideri?». Ancora una volta, abbiamo conferma del fatto che la Lancia e la Luna rappresentino il desiderio. Ma perché il desiderio?
Nella sigla di chiusura appare una luce riflessa nell'acqua, simbolo che in "Evangelion" rappresenta la madre; lo capiamo dal fatto che è la prima inquadratura dell'episodio 16 (nel quale Shinji ha il primo contatto con sua madre), quella del monologo di Asuka vicino alla vasca da bagno nell'episodio 22 (lo stress causato dai ricordi della madre) e dal fatto che è la rappresentazione di Yui (o della sua anima) negli episodi 19 e 20. La madre, a quanto trattato da noi in precedenza, è il centro del desiderio un po' in tutta la serie, e proprio per questo nella sigla di chiusura appare la sagoma di Rei, che è infatti clone della madre, Yui.
Similmente a quanto già precedentemente accennato, la Luna è un simbolo in psicologia collegato alla madre, l'inconscio, alla sottomissione e alla passività in lato negativo, tutte caratteristiche che si adeguano perfettamente a Rei. Anche la comparsa del mare nella sigla finale non è casuale; il mare in psicologia difatti corrisponde all'inconscio (quello che rappresentano Rei e la Luna), la madre, e al ritorno al grembo materno, ovvero il Third Impact - si pensi al mare di LCL presentato in "The End of Evangelion".
Madre come oggetto del desiderio, luce riflessa, clone della madre, Lancia di Longino (che era in Lilith, madre del genere umano), mare come madre/inconscio e ritorno al grembo, sono tutti simboli intrecciati tra di loro dalla sigla di chiusura. Non è quindi, come sostenuto da alcuni, messa per un 'tocco cool' o a caso. E poi dicono che "Evangelion" non è profondo..
Conclusioni
Non posso che, in ultima analisi, difendere con tutte le mie forze questa magnifica serie dalle solite baggianate proferite dai suoi detrattori, come "falsa originalità", "tanto fumo niente arrosto", "insulto all'intelligenza umana" (sul serio, ci sono persone che la chiamano così), e cose così. Queste critiche, in mezzo a tutto ciò, non sono nulla di fronte all'immensità di quest'opera magna. I detrattori si perdono dinnanzi alla mole imponente di quest'opera.
L'accurato simbolismo (a questo punto avrete capito che dal mio punto di vista "Evangelion" procede per simboli, chiavi di letture, etc.), questi ultra dettagli che la sensibilità dello spettatore deve scovare, rendono "Evangelion" davvero qualcosa di indescrivibile. C'è chi dice che sia sopravvalutato, i suoi discorsi banali e ridondanti, che ha inserito gli elementi in malo modo o che è ripetitivo o monotono, e che ha peggiorato il panorama dell'animazione. Io dico il contrario: "Evangelion" è qualcosa di unico, indescrivibile, che le parole non potranno spiegare, nemmeno in una recensione lunga come questa. "Evangelion" va al di là di qualsiasi descrizione o definizione, e le rende superflue e insufficienti.
Quello che consideravo un difetto (la poca chiarezza) si è trasformato infine nel maggior fattore che mi ha fatto incollare a "Evangelion" per tanto tempo. Ad ogni visione, si scoprono dettagli nuovi, nuove visuali, nuovi significati, nuove riflessioni che erano sfuggite in precedenza. Potremmo parlare per anni di "Evangelion", senza mai finire. Nessuno potrà mai dire cos'è "Evangelion", semplicemente perché "Evangelio"n va oltre il "dire". Beh, io stesso, dopo due anni di continue visioni di questo anime, non so ancora dire cos'ho visto, né sono capace di descrivere cosa ho vissuto. Ma, in un modo o nell'altro, mi ha segnato. Ecco tutto. E scusate se per me è poco..
«Esistono tante verità quante sono le persone». Questa è l'unica verità.
Non abbiate la presunzione di trovare in "Evangelion" risposte a tutto, né tantomeno dire che non ve ne sia alcuna: «Tutti noi dobbiamo trovare le nostre risposte» (Hideaki Anno). Cercate, solo questo. Il cercare così a fondo una risposta è la più grande eredità che "Evangelion" ci possa dare.
Guardatelo, con attenzione.
E, se siete sentimentalisti come me, vivetelo, con emozione.
"Neon Genesis Evangelion" è un anime intoccabile. Se devi parlarne ti conviene non vituperarlo, di' solo cose positive ed esalta il genio di Anno, onora con le tue parole ciò che ha segnato con un marchio indelebile l'animazione giapponese. Ma io sono una persona normale, con un QI nella media, che si è fermata agli studi superiori, quindi - evidentemente, eh - io non sono in grado di comprendere il numero esorbitante di sfaccettature che compongono questa serie.
Quando ero piccola e alla televisione davano solamente le repliche che potevo recitare a memoria, prendevo in mano il mio compagno di vita (leggasi Game Boy Color) e, se con un occhio seguivo i cartoni, con l'altro giocavo a qualunque cartuccia ci fosse dentro. A distanza di anni e anni, questa mia abitudine l'ho persa. Eppure c'è stato un momento in cui, vedendo "Evangelion" e probabilmente in preda a una crisi di noia, avrei volentieri rispolverato il Game Boy e ci avrei giocato nuovamente. Ma avrei potuto pure leggere un libro, fare le pulizie, sturare il water, perché tanto al mio ritorno avrei compreso grosso modo quel che capivo prima, ossia niente.
"Come fai a non capire un semplice anime di mecha?" si chiederà chi non ha ancora intrapreso la visione di "Evangelion". Ma magari fosse nato e finito come mecha! Il problema è la seconda parte, in cui "Neon Genesis Evangelion" si trasforma in "Esplorando le menti di Shinji & Co.".
Il motivo per cui ho fatto davvero fatica a capire "Evangelion" è semplice: la trama si perde. Che fosse voluto è palese anche a me, ma dopo episodi su episodi in cui il sentiero si fa via via più nebbioso, in me non è il pensiero del "Devo capire cosa sta succedendo! Ora mi vedo l'episodio daccapo!" a sopraggiungere, bensì la noia. Tanta, tanta noia. Stare di fronte a una moltitudine di personaggi dai complessi esistenziali che nessun adolescente sano di mentre avrebbe, alla lunga, è pesante da sopportare. Chi perde il padre, la madre, chi tutti e due, chi viene sopraffatto da crisi di pianto, di isterismo, rabbia, frustrazione e la lista continua e continua. E senza nessuna logica di fondo: i protagonisti si muovono mediante una forza esterna a loro stessi e si comportano amplificando le proprie emozioni a tal punto che penso che nemmeno il più forte degli antidepressivi avrebbe effetto per dare loro un po' di sollievo.
L'impulso principale che ho avuto durante la visione della serie è stato quello di andare in cucina, prendere il frigo e scagliarlo violentemente sulla TV. Ma anche prendere a sprangate chi compare in Eva non era certo da meno!
E il finale. Ce lo vedo, io, Anno che mi dice: "Caro telespettatore. Mi sono finiti i soldi, non avevo la ben che minima idea su come finire la serie e ci tenevo a darti il colpo di grazia. Eccoti i due episodi finali. Probabilmente non li troverai molto diversi dal tuo libro di filosofia, ma tu non risparmiarti dal gridare al miracolo e definire la mia opera come il capolavoro del secolo. Ma che dico! Di questo millennio e anche del prossimo, visto che ci siamo! Nel frattempo io mi crogiolo nei frutti dati dal mio lavoro e attenderò con impazienza l'implosione definitiva del tuo cervello." Un finale su cui ci hanno fatto di tutto: tesi di laurea, analisi, scritto libri e chissà che altro, ma a me ha generato solo fastidio.
Che cosa caratterizza questi due episodi? Innanzitutto, la trama non c'è più. Se prima era un filo sottile che ancora riusciva a guidare il mio cammino, ora s'è fatto invisibile. È una serie di sequenze - molte delle quali avrei potuto disegnare tranquillamente anche io - che non hanno grandi connessioni tra loro e che si limitano a riprendere concetti, citazioni e idee. Non c'è limite al numero di persone che hanno scavato sotto la sua superficie, accampando così tante e disparate (e disperate) ipotesi che racchiuderle in un solo libro sarebbe impossibile. Ma tutto ciò a me proprio non interessa. È un finale nato perché non c'erano più soldi, che ha la pigrizia di dire allo spettatore "Costruiscimi tu, perché a me non va". Non mi piace, l'ho trovato di pessimo gusto. E lo si può considerare un grido contro gli otaku? Sì e no, ma con tutte le opere fatte appositamente per loro nel corso degli anni sulla base di "Evangelion" io ho i miei dubbi.
Ha influenzato il genere mecha? Sì, direi di sì. Ha introdotto l'innovativo elemento dell'antieroe (che ad oggi ha forse un po' stufato) e una maggiore analisi introspettiva nei personaggi. Ma ciò non fa di "Evangelion" un capolavoro, perché non ha influenzato granché altri ambiti, a parte casi isolati. Lo si può considerare innovativo nel genere, ma finisce lì. E ciò nemmeno dà credito al fatto che sia un buon prodotto. Per me, un buon prodotto è ciò che ha un inizio, una fine, uno svolgimento appassionante, una trama ben distribuita e dei personaggi azzeccati e costruiti come si deve. Ed "Evangelion" non rientra in questi canoni.
E la grafica, tanto esaltata, se è buona nella prima metà (e ci credo, se già è un anime da ventisei episodi), nella seconda si assiste a un riciclaggio di scene, un continuo calo fino al baratro degli ultimi episodi.
Ma lo consiglio, eh! Pare, infatti, che io sia un'eccezione e per di più ignorante. Il più delle persone che lo guarda ne rimane affascinato e come potrei non dire: "Vedilo!"?
Ma per me è il voto è 4. Non mi è piaciuto per niente e non lo rivedrò. Non ne sento il bisogno.
Quando ero piccola e alla televisione davano solamente le repliche che potevo recitare a memoria, prendevo in mano il mio compagno di vita (leggasi Game Boy Color) e, se con un occhio seguivo i cartoni, con l'altro giocavo a qualunque cartuccia ci fosse dentro. A distanza di anni e anni, questa mia abitudine l'ho persa. Eppure c'è stato un momento in cui, vedendo "Evangelion" e probabilmente in preda a una crisi di noia, avrei volentieri rispolverato il Game Boy e ci avrei giocato nuovamente. Ma avrei potuto pure leggere un libro, fare le pulizie, sturare il water, perché tanto al mio ritorno avrei compreso grosso modo quel che capivo prima, ossia niente.
"Come fai a non capire un semplice anime di mecha?" si chiederà chi non ha ancora intrapreso la visione di "Evangelion". Ma magari fosse nato e finito come mecha! Il problema è la seconda parte, in cui "Neon Genesis Evangelion" si trasforma in "Esplorando le menti di Shinji & Co.".
Il motivo per cui ho fatto davvero fatica a capire "Evangelion" è semplice: la trama si perde. Che fosse voluto è palese anche a me, ma dopo episodi su episodi in cui il sentiero si fa via via più nebbioso, in me non è il pensiero del "Devo capire cosa sta succedendo! Ora mi vedo l'episodio daccapo!" a sopraggiungere, bensì la noia. Tanta, tanta noia. Stare di fronte a una moltitudine di personaggi dai complessi esistenziali che nessun adolescente sano di mentre avrebbe, alla lunga, è pesante da sopportare. Chi perde il padre, la madre, chi tutti e due, chi viene sopraffatto da crisi di pianto, di isterismo, rabbia, frustrazione e la lista continua e continua. E senza nessuna logica di fondo: i protagonisti si muovono mediante una forza esterna a loro stessi e si comportano amplificando le proprie emozioni a tal punto che penso che nemmeno il più forte degli antidepressivi avrebbe effetto per dare loro un po' di sollievo.
L'impulso principale che ho avuto durante la visione della serie è stato quello di andare in cucina, prendere il frigo e scagliarlo violentemente sulla TV. Ma anche prendere a sprangate chi compare in Eva non era certo da meno!
E il finale. Ce lo vedo, io, Anno che mi dice: "Caro telespettatore. Mi sono finiti i soldi, non avevo la ben che minima idea su come finire la serie e ci tenevo a darti il colpo di grazia. Eccoti i due episodi finali. Probabilmente non li troverai molto diversi dal tuo libro di filosofia, ma tu non risparmiarti dal gridare al miracolo e definire la mia opera come il capolavoro del secolo. Ma che dico! Di questo millennio e anche del prossimo, visto che ci siamo! Nel frattempo io mi crogiolo nei frutti dati dal mio lavoro e attenderò con impazienza l'implosione definitiva del tuo cervello." Un finale su cui ci hanno fatto di tutto: tesi di laurea, analisi, scritto libri e chissà che altro, ma a me ha generato solo fastidio.
Che cosa caratterizza questi due episodi? Innanzitutto, la trama non c'è più. Se prima era un filo sottile che ancora riusciva a guidare il mio cammino, ora s'è fatto invisibile. È una serie di sequenze - molte delle quali avrei potuto disegnare tranquillamente anche io - che non hanno grandi connessioni tra loro e che si limitano a riprendere concetti, citazioni e idee. Non c'è limite al numero di persone che hanno scavato sotto la sua superficie, accampando così tante e disparate (e disperate) ipotesi che racchiuderle in un solo libro sarebbe impossibile. Ma tutto ciò a me proprio non interessa. È un finale nato perché non c'erano più soldi, che ha la pigrizia di dire allo spettatore "Costruiscimi tu, perché a me non va". Non mi piace, l'ho trovato di pessimo gusto. E lo si può considerare un grido contro gli otaku? Sì e no, ma con tutte le opere fatte appositamente per loro nel corso degli anni sulla base di "Evangelion" io ho i miei dubbi.
Ha influenzato il genere mecha? Sì, direi di sì. Ha introdotto l'innovativo elemento dell'antieroe (che ad oggi ha forse un po' stufato) e una maggiore analisi introspettiva nei personaggi. Ma ciò non fa di "Evangelion" un capolavoro, perché non ha influenzato granché altri ambiti, a parte casi isolati. Lo si può considerare innovativo nel genere, ma finisce lì. E ciò nemmeno dà credito al fatto che sia un buon prodotto. Per me, un buon prodotto è ciò che ha un inizio, una fine, uno svolgimento appassionante, una trama ben distribuita e dei personaggi azzeccati e costruiti come si deve. Ed "Evangelion" non rientra in questi canoni.
E la grafica, tanto esaltata, se è buona nella prima metà (e ci credo, se già è un anime da ventisei episodi), nella seconda si assiste a un riciclaggio di scene, un continuo calo fino al baratro degli ultimi episodi.
Ma lo consiglio, eh! Pare, infatti, che io sia un'eccezione e per di più ignorante. Il più delle persone che lo guarda ne rimane affascinato e come potrei non dire: "Vedilo!"?
Ma per me è il voto è 4. Non mi è piaciuto per niente e non lo rivedrò. Non ne sento il bisogno.
Allora. Se non fossi una persona particolarmente curiosa e non fossi interessata ad assaporare tutto l'arco cromatico o quasi che la vasta gamma degli anime comporta, probabilmente "Neon Genesis Evangelion" non lo avrei mai visto. Infatti, nel primo momento in cui ho associato il nome dell'anime ai mecha, li ho prontamente riassociati a flash che avevo in mente: anime degli anni '80 che avevano come protagonisti scatoloni squadrati di cartone e poliuretano che si trasformavano ed emettevano laser dagli occhi. Nononononononono. No.
Ma poi mi sono informata meglio e ho letto che gente ormai più che trentenne e non solo si è spappolata il cervello cercando di capire gli oscuri segreti che conteneva questo anime. Tesi di laurea, saggi e urla convulse mi hanno spinto a domandarmi se io, piccola donnina insignificante, sarei riuscita a capirci qualche cosa in tutti questi intricati misteri, e se fossi riuscita a districarne qualcuno come fece un certo Ale "il figo" Magno con la sua spaduncola. Così, armata di buona volontà e posta sulla mia seggiola a ruotine, mi sono cuccata tutti i meravigliosi (ma davvero?) episodi.
Allora. No. Com'è possibile? Davvero c'è della gente seria che condivide il mio ossigeno che crede che questa storia abbia misteri dietro? Allora, la questione psicologica ci sta tutta. Shinji con i suoi complessi di inferiorità dati dalla morte della madre e dall'allontanamento del padre, Asuka e la sua arroganza messa a scudo e infine Rei, usata come un manichino per i progetti poco legati allo stile del comandante Ikari. Ma io davvero tutti questi problemi che la gente si fa io non me li sono posta. Ovviamente ci possono essere ancora dei microscopici dubbi che aleggiano, ma per il resto la storia mi sembra bella che conclusa.
Shinji, sebbene sia un ragazzino problematico - anche se devo dirla tutta a volte un bel calcio nelle gengive glielo avrei dato -, ha solo quattordici anni e vive una fase dove la crisi di identità è all'ordine del giorno. Poi, diciamocelo, se tua madre rimane inghiottita da un robottone e tuo papi è un sadico che ti chiama solo quando gli fai comodo, qualche complessino me lo farei pure io, eh! Ma in sé e per sé non è un personaggio da buttare via, anzi forse è l'unico che mostra umanità e coraggio quando serve. Che riesce, sebbene le sue debolezze, a fare del suo meglio e vincerle passettino dopo passettino. E' forse l'unico personaggio che abbia mai visto che si avvicina di più alla concezione umana e che ha una vera e propria evoluzione. Un po' come noi.
Asuka non mi piace. Sebbene molti pensino che lei e Shinji abbiano una relazione io non sono dello stesso parere. Che poi ci sia la base per una futura relazione, questo non mi è dato sapere, ma ora come ora, che tra i due sia nato qualche cosa, lo escludo. Ragazzina frivola e altezzosa, con il rimorchiatore pieno di ricordi legati a un'infanzia infelice, lei è solo un personaggio soprammobile e insignificante. Insomma mi sta sulle...
Rei mi piace di più. Sebbene si esprima a monosillabi, possiede dei veri sentimenti che invece in Asuka non ho visto. A mio parere non c'è bisogno di parlare troppo per farsi capire. Un cane di certo non ti urla che ha fame e che ti vuole mangiare la gustosa fetta di pizza all'aglio, funghi, sottaceti, topi morti e maionese che hai in mano, ma lo capisci comunque, vero? Che brutto paragone. Talvolta nel suo sguardo a mezz'asta ho scoperto più di quanto una persona a sole parole possa dire. E già mi basta. Combattuta tra il fatto che può reincarnarsi ma allo stesso tempo teme di morire, mi dimostra quanto a dir il vero lei sia umana.
Per quanto riguarda le stranezze di questo anime, beh, ce ne sono a palate, e starle a elencare tutte sarebbe un suicidio. Quindi guardatevi l'anime che fate prima.
Ultima considerazione che voglio dare e che mi sembra più che d'obbligo. Anzi penultima. Prima di tutto mi chiedo: "Ma che strana concezione del sesso hanno i giapponesi?" Non lo so, questo è un dilemma che mi assalirà sempre e me lo porterò nella tomba. Perché anche qui, altro che messaggi subliminali della Disney, ci sono dei riferimenti che mi lasciano un po' basita. 'Occhei' la fase di sviluppo di Shinji, ci sta (che si 'spipetti' in diretta forse un po' meno), la conosciamo, ma le donnine di quattordici anni con una sesta di reggiseno, tutine aderenti e stereotipate stile bambole gonfiabili... eccessive. E che ti aspettavi, direte voi? E' vero. Ma allora perché fare un anime di monito contro gli otaku se poi li spingi a diventarlo ancora di più? Non lo so ancora.
Ultima (lo prometto) cosa da dire. La tetralogia di film è staccata dalla serie reale. Fatta così, su due piedi, come i funghi in autunno. Non fatevi problemi a capire il nesso con la serie originale, perché non ce l'ha. Quindi se vi siete fatti tutti i complessi freudiani su come mai il robottone si sia messo a mangiare vostra nonna e non a fare il riposino pomeridiano, beh, signori e signore, non è un problema vostro. Perché di 'zenzu nu ce laaa'. Perché se voi volete 'trovareeee un zenzu a questa vitaaa'... beh, allora cavolacci vostri, ma non venite a piangere dalla mamma allora. Perché se poi non vi siete stupiti di vedere quattordicenni con la sesta, robottoni umanoidi che gironzolano allegramente tra le città con i loro tutu rosa, brodini primordiali, Godzilla con la cresta e musiche classiche buttate lì 'coio coio', beh, allora cosa vi stupite ora, dico io!
Quindi regalo un 6 'scrauso'. Ma solo perché tifo per Shinji, va bene?
Mi ritiro. Aiò!
Ma poi mi sono informata meglio e ho letto che gente ormai più che trentenne e non solo si è spappolata il cervello cercando di capire gli oscuri segreti che conteneva questo anime. Tesi di laurea, saggi e urla convulse mi hanno spinto a domandarmi se io, piccola donnina insignificante, sarei riuscita a capirci qualche cosa in tutti questi intricati misteri, e se fossi riuscita a districarne qualcuno come fece un certo Ale "il figo" Magno con la sua spaduncola. Così, armata di buona volontà e posta sulla mia seggiola a ruotine, mi sono cuccata tutti i meravigliosi (ma davvero?) episodi.
Allora. No. Com'è possibile? Davvero c'è della gente seria che condivide il mio ossigeno che crede che questa storia abbia misteri dietro? Allora, la questione psicologica ci sta tutta. Shinji con i suoi complessi di inferiorità dati dalla morte della madre e dall'allontanamento del padre, Asuka e la sua arroganza messa a scudo e infine Rei, usata come un manichino per i progetti poco legati allo stile del comandante Ikari. Ma io davvero tutti questi problemi che la gente si fa io non me li sono posta. Ovviamente ci possono essere ancora dei microscopici dubbi che aleggiano, ma per il resto la storia mi sembra bella che conclusa.
Shinji, sebbene sia un ragazzino problematico - anche se devo dirla tutta a volte un bel calcio nelle gengive glielo avrei dato -, ha solo quattordici anni e vive una fase dove la crisi di identità è all'ordine del giorno. Poi, diciamocelo, se tua madre rimane inghiottita da un robottone e tuo papi è un sadico che ti chiama solo quando gli fai comodo, qualche complessino me lo farei pure io, eh! Ma in sé e per sé non è un personaggio da buttare via, anzi forse è l'unico che mostra umanità e coraggio quando serve. Che riesce, sebbene le sue debolezze, a fare del suo meglio e vincerle passettino dopo passettino. E' forse l'unico personaggio che abbia mai visto che si avvicina di più alla concezione umana e che ha una vera e propria evoluzione. Un po' come noi.
Asuka non mi piace. Sebbene molti pensino che lei e Shinji abbiano una relazione io non sono dello stesso parere. Che poi ci sia la base per una futura relazione, questo non mi è dato sapere, ma ora come ora, che tra i due sia nato qualche cosa, lo escludo. Ragazzina frivola e altezzosa, con il rimorchiatore pieno di ricordi legati a un'infanzia infelice, lei è solo un personaggio soprammobile e insignificante. Insomma mi sta sulle...
Rei mi piace di più. Sebbene si esprima a monosillabi, possiede dei veri sentimenti che invece in Asuka non ho visto. A mio parere non c'è bisogno di parlare troppo per farsi capire. Un cane di certo non ti urla che ha fame e che ti vuole mangiare la gustosa fetta di pizza all'aglio, funghi, sottaceti, topi morti e maionese che hai in mano, ma lo capisci comunque, vero? Che brutto paragone. Talvolta nel suo sguardo a mezz'asta ho scoperto più di quanto una persona a sole parole possa dire. E già mi basta. Combattuta tra il fatto che può reincarnarsi ma allo stesso tempo teme di morire, mi dimostra quanto a dir il vero lei sia umana.
Per quanto riguarda le stranezze di questo anime, beh, ce ne sono a palate, e starle a elencare tutte sarebbe un suicidio. Quindi guardatevi l'anime che fate prima.
Ultima considerazione che voglio dare e che mi sembra più che d'obbligo. Anzi penultima. Prima di tutto mi chiedo: "Ma che strana concezione del sesso hanno i giapponesi?" Non lo so, questo è un dilemma che mi assalirà sempre e me lo porterò nella tomba. Perché anche qui, altro che messaggi subliminali della Disney, ci sono dei riferimenti che mi lasciano un po' basita. 'Occhei' la fase di sviluppo di Shinji, ci sta (che si 'spipetti' in diretta forse un po' meno), la conosciamo, ma le donnine di quattordici anni con una sesta di reggiseno, tutine aderenti e stereotipate stile bambole gonfiabili... eccessive. E che ti aspettavi, direte voi? E' vero. Ma allora perché fare un anime di monito contro gli otaku se poi li spingi a diventarlo ancora di più? Non lo so ancora.
Ultima (lo prometto) cosa da dire. La tetralogia di film è staccata dalla serie reale. Fatta così, su due piedi, come i funghi in autunno. Non fatevi problemi a capire il nesso con la serie originale, perché non ce l'ha. Quindi se vi siete fatti tutti i complessi freudiani su come mai il robottone si sia messo a mangiare vostra nonna e non a fare il riposino pomeridiano, beh, signori e signore, non è un problema vostro. Perché di 'zenzu nu ce laaa'. Perché se voi volete 'trovareeee un zenzu a questa vitaaa'... beh, allora cavolacci vostri, ma non venite a piangere dalla mamma allora. Perché se poi non vi siete stupiti di vedere quattordicenni con la sesta, robottoni umanoidi che gironzolano allegramente tra le città con i loro tutu rosa, brodini primordiali, Godzilla con la cresta e musiche classiche buttate lì 'coio coio', beh, allora cosa vi stupite ora, dico io!
Quindi regalo un 6 'scrauso'. Ma solo perché tifo per Shinji, va bene?
Mi ritiro. Aiò!
Parlare di Neon Genesis Evangelion significa parlare di una serie che divide letteralmente il mondo degli appassionati, fra coloro che la reputano un capolavoro senza "se" e senza "ma" e quelli che la ritengono un'opera pretenziosa, criptica, dal finale incomprensibile e raffazzonato; ovviamente c'è anche lo schieramento di mezzo, di chi la reputa una buona serie rovinata dal finale e da varie imprecisioni durante il corso dell'intera opera, schiacciata in definitiva dalle stesse ambizioni della sceneggiatura. In verità Evangelion ha una storia assai travagliata: punto d'arrivo della lunga depressione del regista Hideaki Anno, iniziata subito dopo la realizzazione di Nadia - Il mistero della pietra azzurra, e delle sue letture di manuali di psicologia, la serie andò incontro a diversi problemi in fase di produzione, fra cui la decisione di Anno di cambiare rotta a circa metà serie per dare alla storia un taglio più introspettivo e la carenza di fondi per gli ultimi episodi, fino ad arrivare a un finale che i più trovarono deludente. Poi arrivarono le richieste da parte dei fan di un seguito che spiegasse i tanti misteri irrisolti, l'iniziale progetto di fare un OAV, poi il film riassuntivo e il "vero" finale cinematografico, ma questa è un'altra storia.
La storia è ambientata nel 2015, in un mondo devastato da un evento catastrofico chiamato Second Impact che ha distrutto l'Antartide e causato l'innalzamento dei mari, lo spostamento dell'asse terrestre e lo stravolgimento delle stagioni, il cui ciclo è stato sostituito da un'eterna estate (come rammenta spesso e volentieri il suono delle cicale in sottofondo). La vera causa del Second Impact è stato il contatto fra gli esseri umani e il primo Angelo, Adam, e proprio gli Angeli sono i nemici contro cui l'umanità dovrà combattere per evitare l'estinzione; tuttavia le armi tradizionali non possono nulla contro queste creature e l'unica speranza di vittoria risiede nelle Macchine da Combattimento Umanoidi Multifunzione Evangelion, o semplicemente Eva.
La prima questione da affrontare parlando di Neon Genesis Evangelion è stabilire se sia un anime mecha o meno. Di elementi tipici delle serie robotiche degli anni '70 e '80 ce ne sono a iosa, è innegabile: la difesa dell'umanità è affidata a una base scientifica ipertecnologia, una moderna incarnazione della Fortezza della Scienza di nagaiana memoria; il protagonista è un giovane adolescente e il mecha che gli viene affidato è stato creato dai suoi genitori; lo schema narrativo è, in linea di massima, quello del "mostro della settimana" tipico dei robotici anni '70; persino la natura organica degli Eva e il Berserk Mode erano stati anticipati, un decennio prima, rispettivamente da Iczer One e da Blue Comet SPT Layzner. Può sembrare un ritorno alle origini del genere mecha, lontano anni luce dalle complesse situazioni geopolitiche di Mobile Suit Gundam e The Five Star Stories, ma lo scopo di questa operazione è di decostruire i fondamenti di tale tipo di narrazione: non a caso, l'adolescente cui viene affidata la difesa del pianeta non è un eroe sbruffone senza macchia e senza paura, ma un ragazzino che non vorrebbe salire a bordo dell'Eva e per il quale ogni occasione sembra buona per fuggire e rinunciare alle proprie responsabilità; lo schema tokusatsu non viene rispettato rigorosamente ma ci sono spesso e volentieri episodi completamente privi di combattimenti, finalizzati esclusivamente all'approfondimento dei personaggi. Se si considera poi la piega "atipica" che Evangelion assume nella sua seconda parte e che porta a quel non-finale in cui non ci sono la vittoria dei terrestri sugli invasori alieni e il lieto fine tradizionale, si capisce ancora meglio quanto l'opera prenda le distanze dal suo genere di apparente appartenenza.
A Shinji Ikari (questo il nome del nostro "eroe" nichilista) si contrappongono fin dalla loro prima apparizione Rei Ayanami, l'albina First Children che invece obbedisce sempre agli ordini senza lamentarsi, e Asuka Soryu Langley, la rossa Second Children che è ben felice di pilotare il suo Eva-02 per dimostrare al mondo le proprie capacità; ma anche loro, nel prosieguo della storia, saranno messe di fronte alle loro vere motivazioni e al loro vero essere e si riveleranno molto più fragili di quanto sembrino inizialmente. Attorno ai tre piloti ruotano vari personaggi, tutti più o meno approfonditi: Misato Katsuragi, donna piena di energie e vitalità, tuttavia molto fragile nel profondo; Ritsuko Akagi, la dottoressa responsabile del progetto che ha creato gli Evangelion; Gendo Ikari, il padre con cui Shinji non ha un buon rapporto e con cui deve inevitabilmente scontrarsi spesso; Kozo Fuyutsuki, braccio destro di Gendo, apparentemente figura marginale ma depositario di alcuni segreti sulla nascita della Nerv; Ryoji Kaji, bello e carismatico; i compagni di scuola di Shinji; i tre operatori della Nerv, figure minori ma tutto sommato simpatiche macchiette; il misterioso Lorenz Keel, capo della Seele che vuole a tutti i costi realizzare il Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo.
Anno attua un impietoso scavo interiore che non risparmia nessuno dei vari personaggi e fa emergere, anche in figure apparentemente "sani", traumi, incertezze, difficoltà di rapportarsi con gli altri. Lo strumento che sceglie di utilizzare è la psicoanalisi: ed ecco dunque saltar fuori, nel corso di dialoghi e di monologhi interiori, veri e propri complessi edipici, traumi dell'infanzia, difficoltà di comunicazione con il prossimo, conflitti generazionali, introversione che sfocia nell'isolamento dalla realtà e nei comportamenti tipici degli otaku, pulsioni sessuali che spesso non trovano sfogo, incapacità di accettare se stessi e gli altri. Purtroppo si finisce con l'esagerare e lo psicodramma che si consuma sulla scena a lungo andare diventa ripetitivo, prolisso, ridondante, provocando qua e là qualche sbadiglio e dando, in alcuni frangenti, l'impressione di gratuità e la capziosità di queste sedute psicoanalitiche sui generis, che ribadiscono sempre gli stessi temi, gli stessi problemi, gli stessi interrogativi, le stesse paranoie. Ci sono opere che riescono a dire tutto ciò che vogliono dire su un personaggio o su una tematica con pochi gesti e un paio di battute e ci sono altre opere che vogliono ripetere sempre gli stessi concetti, quasi l'autore volesse sfoggiare il proprio intellettualismo e si compiacesse di mostrare quanto è bravo a trattare certi argomenti; Evangelion appartiene a quest'ultima categoria. Beninteso, si tratta di scene molto curate a livello di regia, di montaggio, di dialoghi e di singole battute; ma l'impressione che siano fuori posto o fini a se stesse fa capolino, a volte (e sottolineo, a volte, non sempre), nella mente dello spettatore meno avvezzo a simili cerebralismi.
Anno non esita nemmeno a mettere in mezzo la filosofia, tirando fuori riflessioni pirandelliane sulle maschere (tema a lui caro, che riprenderà anche in KareKano) e sulla frammentazione dell'io, oppure ammiccando a Søren Kierkegaard col titolo dell'episodio 16, Malattia mortale, e poi…, o ancora mettendo in bocca a uno dei suoi personaggi il dilemma del porcospino di Arthur Schopenhauer. E, ovviamente, non risparmia l'esoterismo occidentale e la mitologia giudaico-gnostico-cristiana, visto che l'opera sbatte in faccia allo spettatore già dalla sigla iniziale un Serafino e un Etz haHa'yim, mentre gli episodi sono pieni di lance di Longino, angeli dai nomi ebraici, camere del Guf, mecha umanoidi che richiamano la leggenda del Golem, progetti per il perfezionamento dell'umanità che hanno indubbie similitudini col concetto kabbalistico del Tiqqun Olam, giganti di luce e rotoli del Mar Morto. Questi riferimenti mistici ed esoterici sarebbero, a detta dell'aiuto regista Kazuya Tsurumaki, privi di qualsiasi significato religioso e cristiano, inseriti nell'opera solo per renderla più interessante ed esotica a un pubblico poco avvezzo a croci e creature angeliche quale quello giapponese; in realtà, accanto a citazioni più labili e forzate, messe tanto per (come i tre computer che hanno i nomi dei Re Magi), ci sono anche elementi più solidi, che costituiscono una vera e propria mitologia alternativa richiamandosi, a volte con una certa precisione e cura, alle fonti occidentali, altre volte reinterpretandole senza snaturarne troppo il significato. Quel che è certo è che questi elementi mistici costituiscono una grossa parte del fascino dell'opera e senza di essi forse Evangelion non avrebbe avuto lo stesso successo di cui ora gode.
La difficoltà di comunicazione fra gli individui è indagata su tutti i livelli, a cominciare dal rapporto fra genitori e figli: Gendo e Shinji non riescono ad avere un normale rapporto padre-figlio, così come avveniva per Misato col padre (e con Kaji, che la donna aveva lasciato perché le ricordava troppo il genitore) e con Ritsuko per la madre; nel caso di Asuka, poi, l'impossibilità di comunicare è amplificata dalla malattia mentale della madre, risultato di un fallito esperimento in Germania, che la spingerà infine al suicidio. Anche le relazioni fra i due sessi nell'ambito sessuale e amoroso sono minate da questa impossibilità di comunicare autenticamente e di conoscersi: così Shinji non riesce a trovare sfogo alle sue tensioni erotiche verso Asuka e verso Rei (con quest'ultima si intrecciano pulsioni erotiche e complessi edipici); la relazione di Gendo e Ritsuko è fondata quasi esclusivamente sull'utilità, mentre l'amore dell'uomo per Yui Ikari, per quanto sincero, assume i connotati di una pericolosa ossessione che si riflette poi sull'albina; persino i rapporti fra Misato e Kaji sono fondati su un continuo tira-e-molla, più per colpa di lei che di lui. Ed è Kaji a far notare che fra uomini e donne esiste un fiume più largo e più profondo dell'oceano stesso.
Si è già detto che Anno aveva vissuto un periodo di depressione successivamente alla produzione di Nadia - Il mistero della pietra azzurra; ebbene, proprio alla fine di quel periodo di 4 anni, il regista si ritrovò a riflettere sulla condizione dell'otaku, da lui paragonata a una forma di autismo forzato, e ne prese le distanze. E si è anche detto che Shinji Ikari ha alcune caratteristiche dell'otaku medio: pur non presentando una passione smodata per anime e manga (a dir la verità non mostra nessuna passione e nessun hobby) ha scarsa fiducia in sé, è chiuso nel suo mondo, rifugge dalle responsabilità e dalle cose spiacevoli della vita, si isola volontariamente dagli altri e non riesce ad avere rapporti "normali" col prossimo. Per questo in Evangelion si può leggere anche una rappresentazione del fenomeno degli otaku e una sua critica, anzi certe dichiarazioni di Anno e di Tsurumaki lo confermerebbero. Ovviamente Evangelion non è solo una critica a un fenomeno sociale tipicamente giapponese, altrimenti non si spiegherebbe il suo rapido ed esteso successo in Occidente, dove il fenomeno otaku non esiste e non è conosciuto a dovere.
A partire dall'episodio 16 l'attenzione dell'opera si sposta ulteriormente in direzione introspettiva; lo stesso Anno ammise in seguito che ciò fu dovuto all'interesse che in quel periodo nutriva per le malattie mentali e per la psicologia, che spiegherebbe anche l'uso di terminologie di quel campo scientifico per i titoli degli episodi o per concetti della trama, e alla volontà di fare di Evangelion un monito contro lo stile di vita degli otaku e uno sprone ad aprirsi alla realtà della vita, piuttosto che un anime che generasse nuove schiere di otaku. Questa seconda parte, caratterizzata dalla penuria del budget che si ripercuote nella qualità tecnica, sposta maggiormente la sua attenzione verso l'introspezione dei personaggi, non rinunciando a sollevare ulteriori domande e quesiti sull'origine degli Angeli o sui veri propositi della Seele, e culmina nei due episodi finali (25 e 26) tanto criticati da molti spettatori, e non completamente a torto: se è vero che è coerente con lo sviluppo della trama nella seconda parte, è altrettanto vero che Hideaki Anno commette l'errore di lasciare irrisolte tante questioni (il Third Impact avverrà davvero? da dove vengono Adam, Lilith e gli Angeli? che ne sarà dell'umanità? quali sono le intenzioni della Seele e quali quelle di Gendo Ikari?) che meritavano un maggiore approfondimento. Evangelion, purtroppo o per fortuna a seconda dei gusti e delle opinioni di ogni spettatore, non è solo un'opera introspettiva o psicologica ma è anche una storia fantascientifica, con misteri e intrighi che occupano uno spazio considerevole della sceneggiatura, e lasciare questa parte della trama irrisolta e senza alcuna conclusione decente è un errore difficilmente giustificabile. La cosa diventa ancora più grave se si considera che questo non-finale non era previsto inizialmente da Anno e che, come si legge nel documento Neon Genesis Evangelion Proposal, era stato progettato un diverso epilogo, più "tradizionale", in cui ci sarebbe stato lo scontro decisivo fra l'umanità e i dodici Angeli più potenti e tutti i misteri avrebbero trovato una risposta. Insomma, la decisione di Anno di cambiare le cose in corsa ha portato a una risoluzione del dramma del protagonista Shinji ma ha sacrificato tutto il resto: è naturale, dunque, che lo spettatore possa sentirsi ingannato, deluso e preso per i fondelli.
La colonna sonora, opera di Shiro Sagisu (che aveva già collaborato con Anno in Nadia - Il mistero della pietra azzurra e lo farà ancora in KareKano, oltre che nella tetralogia cinematografica Rebuild of Evangelion), riesce ad adeguarsi alle varie situazioni trasmettendo di volta in volta epicità, pathos, commozione, spensieratezza, a volte ricorrendo anche a brani di musica classica, come il celebre Hallelujah di Handel nell'episodio 22 e l'Inno alla Gioia della Nona Sinfonia di Beethoven nell'episodio 24; la sigla d'apertura è Zankoku na tenshi no these, cantata da Yoko Takahashi, quella di chiusura Fly me to the moon, realizzata in diverse versioni per ogni episodio e cantata in alcuni casi dalle stesse doppiatrici dell'anime. Al character design troviamo invece Yoshiyuki Sadamoto, che aveva già lavorato con Anno in Nadia e che lavorerà anche all'adattamento manga della serie, prendendo però le distanze dalla sceneggiatura originale e dal finale, con esiti alquanto discutibili.
A questo punto, non si può non affrontare il discorso dell'impatto di Neon Genesis Evangelion sul mondo dell'animazione nipponica. Evangelion non è stato il primo anime mecha "maturo", perché già le opere dirette da Tomino almeno una quindicina di anni prima (Mobile Suit Gundam e Space Runaway Ideon in testa) avevano affrontato le medesime tematiche dell'opera di Anno: l'adolescenza problematica, i conflitti generazionali, i complessi edipici, le difficoltà di comunicazione con il prossimo, la ricerca di "surrogati" di figure parentali quando queste mancano o non svolgono il loro compito, l'evoluzione della razza umana, la rappresentazione dell'otaku medio tramite il protagonista dell'opera e la critica a un tale modello di vita. L'innovazione di Anno, semmai, sta nel modo in cui queste tematiche sono affrontate, in quell'impasto di psicoanalisi, citazionismo, riferimenti esoterici alla Kabbalah ebraica e al Cristianesimo, monologhi, riflessioni filosofiche ed esistenziali finalizzato alla decostruzione del genere robotico e allo scavo psicologico dei personaggi, che mancava nelle opere del ben più pragmatico Tomino, di impianto tradizionale, e che invece connota il capolavoro di Anno come opera spiccatamente postmoderna. Proprio per questo motivo, più che nel genere mecha, è altrove che vanno ricercati gli eredi di Evangelion: non RahXephon, in cui le somiglianze sono puramente esteriori e superficiali, ma Utena, serial experiments lain, Narutaru e Puella Magi Madoka Magica. Né bisogna dimenticare che proprio l'opera più celebre dello studio Gainax sancisce la nascita di un nuovo modo di fare animazione, basato su un minor numero di episodi (di norma 26), una maggiore cura nella regia e nel montaggio, un uso sempre più massiccio di trame cervellotiche e tematiche intellettuali, nonché lo sdoganamento delle tematiche sessuali e delle scene che hanno a che fare con esse nelle serie televisive (negli OAV, invece, esse erano presenti in maniera anche abbastanza pesante già da anni).
La storia è ambientata nel 2015, in un mondo devastato da un evento catastrofico chiamato Second Impact che ha distrutto l'Antartide e causato l'innalzamento dei mari, lo spostamento dell'asse terrestre e lo stravolgimento delle stagioni, il cui ciclo è stato sostituito da un'eterna estate (come rammenta spesso e volentieri il suono delle cicale in sottofondo). La vera causa del Second Impact è stato il contatto fra gli esseri umani e il primo Angelo, Adam, e proprio gli Angeli sono i nemici contro cui l'umanità dovrà combattere per evitare l'estinzione; tuttavia le armi tradizionali non possono nulla contro queste creature e l'unica speranza di vittoria risiede nelle Macchine da Combattimento Umanoidi Multifunzione Evangelion, o semplicemente Eva.
La prima questione da affrontare parlando di Neon Genesis Evangelion è stabilire se sia un anime mecha o meno. Di elementi tipici delle serie robotiche degli anni '70 e '80 ce ne sono a iosa, è innegabile: la difesa dell'umanità è affidata a una base scientifica ipertecnologia, una moderna incarnazione della Fortezza della Scienza di nagaiana memoria; il protagonista è un giovane adolescente e il mecha che gli viene affidato è stato creato dai suoi genitori; lo schema narrativo è, in linea di massima, quello del "mostro della settimana" tipico dei robotici anni '70; persino la natura organica degli Eva e il Berserk Mode erano stati anticipati, un decennio prima, rispettivamente da Iczer One e da Blue Comet SPT Layzner. Può sembrare un ritorno alle origini del genere mecha, lontano anni luce dalle complesse situazioni geopolitiche di Mobile Suit Gundam e The Five Star Stories, ma lo scopo di questa operazione è di decostruire i fondamenti di tale tipo di narrazione: non a caso, l'adolescente cui viene affidata la difesa del pianeta non è un eroe sbruffone senza macchia e senza paura, ma un ragazzino che non vorrebbe salire a bordo dell'Eva e per il quale ogni occasione sembra buona per fuggire e rinunciare alle proprie responsabilità; lo schema tokusatsu non viene rispettato rigorosamente ma ci sono spesso e volentieri episodi completamente privi di combattimenti, finalizzati esclusivamente all'approfondimento dei personaggi. Se si considera poi la piega "atipica" che Evangelion assume nella sua seconda parte e che porta a quel non-finale in cui non ci sono la vittoria dei terrestri sugli invasori alieni e il lieto fine tradizionale, si capisce ancora meglio quanto l'opera prenda le distanze dal suo genere di apparente appartenenza.
A Shinji Ikari (questo il nome del nostro "eroe" nichilista) si contrappongono fin dalla loro prima apparizione Rei Ayanami, l'albina First Children che invece obbedisce sempre agli ordini senza lamentarsi, e Asuka Soryu Langley, la rossa Second Children che è ben felice di pilotare il suo Eva-02 per dimostrare al mondo le proprie capacità; ma anche loro, nel prosieguo della storia, saranno messe di fronte alle loro vere motivazioni e al loro vero essere e si riveleranno molto più fragili di quanto sembrino inizialmente. Attorno ai tre piloti ruotano vari personaggi, tutti più o meno approfonditi: Misato Katsuragi, donna piena di energie e vitalità, tuttavia molto fragile nel profondo; Ritsuko Akagi, la dottoressa responsabile del progetto che ha creato gli Evangelion; Gendo Ikari, il padre con cui Shinji non ha un buon rapporto e con cui deve inevitabilmente scontrarsi spesso; Kozo Fuyutsuki, braccio destro di Gendo, apparentemente figura marginale ma depositario di alcuni segreti sulla nascita della Nerv; Ryoji Kaji, bello e carismatico; i compagni di scuola di Shinji; i tre operatori della Nerv, figure minori ma tutto sommato simpatiche macchiette; il misterioso Lorenz Keel, capo della Seele che vuole a tutti i costi realizzare il Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo.
Anno attua un impietoso scavo interiore che non risparmia nessuno dei vari personaggi e fa emergere, anche in figure apparentemente "sani", traumi, incertezze, difficoltà di rapportarsi con gli altri. Lo strumento che sceglie di utilizzare è la psicoanalisi: ed ecco dunque saltar fuori, nel corso di dialoghi e di monologhi interiori, veri e propri complessi edipici, traumi dell'infanzia, difficoltà di comunicazione con il prossimo, conflitti generazionali, introversione che sfocia nell'isolamento dalla realtà e nei comportamenti tipici degli otaku, pulsioni sessuali che spesso non trovano sfogo, incapacità di accettare se stessi e gli altri. Purtroppo si finisce con l'esagerare e lo psicodramma che si consuma sulla scena a lungo andare diventa ripetitivo, prolisso, ridondante, provocando qua e là qualche sbadiglio e dando, in alcuni frangenti, l'impressione di gratuità e la capziosità di queste sedute psicoanalitiche sui generis, che ribadiscono sempre gli stessi temi, gli stessi problemi, gli stessi interrogativi, le stesse paranoie. Ci sono opere che riescono a dire tutto ciò che vogliono dire su un personaggio o su una tematica con pochi gesti e un paio di battute e ci sono altre opere che vogliono ripetere sempre gli stessi concetti, quasi l'autore volesse sfoggiare il proprio intellettualismo e si compiacesse di mostrare quanto è bravo a trattare certi argomenti; Evangelion appartiene a quest'ultima categoria. Beninteso, si tratta di scene molto curate a livello di regia, di montaggio, di dialoghi e di singole battute; ma l'impressione che siano fuori posto o fini a se stesse fa capolino, a volte (e sottolineo, a volte, non sempre), nella mente dello spettatore meno avvezzo a simili cerebralismi.
Anno non esita nemmeno a mettere in mezzo la filosofia, tirando fuori riflessioni pirandelliane sulle maschere (tema a lui caro, che riprenderà anche in KareKano) e sulla frammentazione dell'io, oppure ammiccando a Søren Kierkegaard col titolo dell'episodio 16, Malattia mortale, e poi…, o ancora mettendo in bocca a uno dei suoi personaggi il dilemma del porcospino di Arthur Schopenhauer. E, ovviamente, non risparmia l'esoterismo occidentale e la mitologia giudaico-gnostico-cristiana, visto che l'opera sbatte in faccia allo spettatore già dalla sigla iniziale un Serafino e un Etz haHa'yim, mentre gli episodi sono pieni di lance di Longino, angeli dai nomi ebraici, camere del Guf, mecha umanoidi che richiamano la leggenda del Golem, progetti per il perfezionamento dell'umanità che hanno indubbie similitudini col concetto kabbalistico del Tiqqun Olam, giganti di luce e rotoli del Mar Morto. Questi riferimenti mistici ed esoterici sarebbero, a detta dell'aiuto regista Kazuya Tsurumaki, privi di qualsiasi significato religioso e cristiano, inseriti nell'opera solo per renderla più interessante ed esotica a un pubblico poco avvezzo a croci e creature angeliche quale quello giapponese; in realtà, accanto a citazioni più labili e forzate, messe tanto per (come i tre computer che hanno i nomi dei Re Magi), ci sono anche elementi più solidi, che costituiscono una vera e propria mitologia alternativa richiamandosi, a volte con una certa precisione e cura, alle fonti occidentali, altre volte reinterpretandole senza snaturarne troppo il significato. Quel che è certo è che questi elementi mistici costituiscono una grossa parte del fascino dell'opera e senza di essi forse Evangelion non avrebbe avuto lo stesso successo di cui ora gode.
La difficoltà di comunicazione fra gli individui è indagata su tutti i livelli, a cominciare dal rapporto fra genitori e figli: Gendo e Shinji non riescono ad avere un normale rapporto padre-figlio, così come avveniva per Misato col padre (e con Kaji, che la donna aveva lasciato perché le ricordava troppo il genitore) e con Ritsuko per la madre; nel caso di Asuka, poi, l'impossibilità di comunicare è amplificata dalla malattia mentale della madre, risultato di un fallito esperimento in Germania, che la spingerà infine al suicidio. Anche le relazioni fra i due sessi nell'ambito sessuale e amoroso sono minate da questa impossibilità di comunicare autenticamente e di conoscersi: così Shinji non riesce a trovare sfogo alle sue tensioni erotiche verso Asuka e verso Rei (con quest'ultima si intrecciano pulsioni erotiche e complessi edipici); la relazione di Gendo e Ritsuko è fondata quasi esclusivamente sull'utilità, mentre l'amore dell'uomo per Yui Ikari, per quanto sincero, assume i connotati di una pericolosa ossessione che si riflette poi sull'albina; persino i rapporti fra Misato e Kaji sono fondati su un continuo tira-e-molla, più per colpa di lei che di lui. Ed è Kaji a far notare che fra uomini e donne esiste un fiume più largo e più profondo dell'oceano stesso.
Si è già detto che Anno aveva vissuto un periodo di depressione successivamente alla produzione di Nadia - Il mistero della pietra azzurra; ebbene, proprio alla fine di quel periodo di 4 anni, il regista si ritrovò a riflettere sulla condizione dell'otaku, da lui paragonata a una forma di autismo forzato, e ne prese le distanze. E si è anche detto che Shinji Ikari ha alcune caratteristiche dell'otaku medio: pur non presentando una passione smodata per anime e manga (a dir la verità non mostra nessuna passione e nessun hobby) ha scarsa fiducia in sé, è chiuso nel suo mondo, rifugge dalle responsabilità e dalle cose spiacevoli della vita, si isola volontariamente dagli altri e non riesce ad avere rapporti "normali" col prossimo. Per questo in Evangelion si può leggere anche una rappresentazione del fenomeno degli otaku e una sua critica, anzi certe dichiarazioni di Anno e di Tsurumaki lo confermerebbero. Ovviamente Evangelion non è solo una critica a un fenomeno sociale tipicamente giapponese, altrimenti non si spiegherebbe il suo rapido ed esteso successo in Occidente, dove il fenomeno otaku non esiste e non è conosciuto a dovere.
A partire dall'episodio 16 l'attenzione dell'opera si sposta ulteriormente in direzione introspettiva; lo stesso Anno ammise in seguito che ciò fu dovuto all'interesse che in quel periodo nutriva per le malattie mentali e per la psicologia, che spiegherebbe anche l'uso di terminologie di quel campo scientifico per i titoli degli episodi o per concetti della trama, e alla volontà di fare di Evangelion un monito contro lo stile di vita degli otaku e uno sprone ad aprirsi alla realtà della vita, piuttosto che un anime che generasse nuove schiere di otaku. Questa seconda parte, caratterizzata dalla penuria del budget che si ripercuote nella qualità tecnica, sposta maggiormente la sua attenzione verso l'introspezione dei personaggi, non rinunciando a sollevare ulteriori domande e quesiti sull'origine degli Angeli o sui veri propositi della Seele, e culmina nei due episodi finali (25 e 26) tanto criticati da molti spettatori, e non completamente a torto: se è vero che è coerente con lo sviluppo della trama nella seconda parte, è altrettanto vero che Hideaki Anno commette l'errore di lasciare irrisolte tante questioni (il Third Impact avverrà davvero? da dove vengono Adam, Lilith e gli Angeli? che ne sarà dell'umanità? quali sono le intenzioni della Seele e quali quelle di Gendo Ikari?) che meritavano un maggiore approfondimento. Evangelion, purtroppo o per fortuna a seconda dei gusti e delle opinioni di ogni spettatore, non è solo un'opera introspettiva o psicologica ma è anche una storia fantascientifica, con misteri e intrighi che occupano uno spazio considerevole della sceneggiatura, e lasciare questa parte della trama irrisolta e senza alcuna conclusione decente è un errore difficilmente giustificabile. La cosa diventa ancora più grave se si considera che questo non-finale non era previsto inizialmente da Anno e che, come si legge nel documento Neon Genesis Evangelion Proposal, era stato progettato un diverso epilogo, più "tradizionale", in cui ci sarebbe stato lo scontro decisivo fra l'umanità e i dodici Angeli più potenti e tutti i misteri avrebbero trovato una risposta. Insomma, la decisione di Anno di cambiare le cose in corsa ha portato a una risoluzione del dramma del protagonista Shinji ma ha sacrificato tutto il resto: è naturale, dunque, che lo spettatore possa sentirsi ingannato, deluso e preso per i fondelli.
La colonna sonora, opera di Shiro Sagisu (che aveva già collaborato con Anno in Nadia - Il mistero della pietra azzurra e lo farà ancora in KareKano, oltre che nella tetralogia cinematografica Rebuild of Evangelion), riesce ad adeguarsi alle varie situazioni trasmettendo di volta in volta epicità, pathos, commozione, spensieratezza, a volte ricorrendo anche a brani di musica classica, come il celebre Hallelujah di Handel nell'episodio 22 e l'Inno alla Gioia della Nona Sinfonia di Beethoven nell'episodio 24; la sigla d'apertura è Zankoku na tenshi no these, cantata da Yoko Takahashi, quella di chiusura Fly me to the moon, realizzata in diverse versioni per ogni episodio e cantata in alcuni casi dalle stesse doppiatrici dell'anime. Al character design troviamo invece Yoshiyuki Sadamoto, che aveva già lavorato con Anno in Nadia e che lavorerà anche all'adattamento manga della serie, prendendo però le distanze dalla sceneggiatura originale e dal finale, con esiti alquanto discutibili.
A questo punto, non si può non affrontare il discorso dell'impatto di Neon Genesis Evangelion sul mondo dell'animazione nipponica. Evangelion non è stato il primo anime mecha "maturo", perché già le opere dirette da Tomino almeno una quindicina di anni prima (Mobile Suit Gundam e Space Runaway Ideon in testa) avevano affrontato le medesime tematiche dell'opera di Anno: l'adolescenza problematica, i conflitti generazionali, i complessi edipici, le difficoltà di comunicazione con il prossimo, la ricerca di "surrogati" di figure parentali quando queste mancano o non svolgono il loro compito, l'evoluzione della razza umana, la rappresentazione dell'otaku medio tramite il protagonista dell'opera e la critica a un tale modello di vita. L'innovazione di Anno, semmai, sta nel modo in cui queste tematiche sono affrontate, in quell'impasto di psicoanalisi, citazionismo, riferimenti esoterici alla Kabbalah ebraica e al Cristianesimo, monologhi, riflessioni filosofiche ed esistenziali finalizzato alla decostruzione del genere robotico e allo scavo psicologico dei personaggi, che mancava nelle opere del ben più pragmatico Tomino, di impianto tradizionale, e che invece connota il capolavoro di Anno come opera spiccatamente postmoderna. Proprio per questo motivo, più che nel genere mecha, è altrove che vanno ricercati gli eredi di Evangelion: non RahXephon, in cui le somiglianze sono puramente esteriori e superficiali, ma Utena, serial experiments lain, Narutaru e Puella Magi Madoka Magica. Né bisogna dimenticare che proprio l'opera più celebre dello studio Gainax sancisce la nascita di un nuovo modo di fare animazione, basato su un minor numero di episodi (di norma 26), una maggiore cura nella regia e nel montaggio, un uso sempre più massiccio di trame cervellotiche e tematiche intellettuali, nonché lo sdoganamento delle tematiche sessuali e delle scene che hanno a che fare con esse nelle serie televisive (negli OAV, invece, esse erano presenti in maniera anche abbastanza pesante già da anni).
In un mondo devastato del second impact, avvenuto 15 anni prima della narrazione, la Nerv, organizzazione segreta, affronta la minaccia delle creature chiamate "Angeli" con gli Evangelion, enormi robot che possono essere pilotati soltanto da ragazzini di 14 anni. Così, Shinji Ikari diventa pilota dell'Eva #001 intraprendendo un'avventura per salvare la terra e, contemporaneamente, trovare se stesso.
Neon Genesis Evangelion è un opera che cammina sul fil di lana fra il "fantascientifico" e il "filosofico", in tal senso è impossibile non citare il capolavoro di Stanley Kubrick, "2001 odissea nello spazio" che sicuramente avrà ispirato Hideaki Hanno, sia per quanto riguarda l'abbinamento di filosofia e fantascienza, sia per alcune scelte stilistiche quali accompagnare scene particolarmente drammatiche con musica classica celebrativa come l'"Inno Alla Gioia". Oltre ad ispirarsi ad un classico immortale del cinema, questo anime ha ispirato opere moderne di ottima fattura, come Noein. Tralasciando le influenze c'è da dire che Neon Genesis Evangelion è una serie realizzata e curata alla perfezione in ogni dettaglio, dall'ottima grafica ai disegni, dalle musiche alle animazioni, dalla trama alla caratterizzazione maniacale di ogni singolo personaggio introdotto. In nessun'altro anime prima d'ora m'era capitato di assistere ad una psicanalisi di 3 episodi (su 26 totali) riferita a tutti i personaggi principali. Ognuno ha una storia, un lato nascosto, un segreto da raccontare; svelare questi misteri si rivela alla fine essere l'obbiettivo della serie, più che sviluppare una trama con un inizio e una fine . Man mano che i personaggi si scoprono invitano lo spettatore a profonde riflessioni sulla vita: Chi/cosa siamo noi? Dove stiamo andando? Perchè? La nostra vita dipende dalle scelte che facciamo o da decisioni prese a priori da qualcun'altro in nostra vece? La cosa più interessante è che sebbene venga data una risposta precisa nel finale, che corrisponde ad un vero e proprio invito ad aggredire la vita scegliendo da soli la propria strada, questa non viene proposta come unica soluzione plausibile, ma come una delle tante. E così anche dopo aver terminato la visione della serie, le riflessioni alle quali essa spinge continuano imperterrite e inarrestabili, aprendo la mente dello spettatore come solo i migliori libri saprebbero fare. Come già accennato in precedenza, questo scavare così affondo nella personalità dei protagonisti non porta comunque ad avere una trama scontata o trascurata, anzi, la trama stessa, pur partendo abbastanza a rilento, ad un tratto esplode; d'improvviso molte cose si rivelano per come sono realmente e lo spettatore viene spiazzato da continui colpi di scena
Ci sono tuttavia dei difetti che mi impediscono di assegnare 10 a questa serie: La pochezza caratteriale di Shinji, come anche di Rei, da quasi l'impressione dell'assenza di un vero e proprio protagonista e la scena viene rubata da personaggi secondari. Asuka, che potrebbe rappresentare un'eccezione al primo difetto elencato in quanto dotata di grande personalità, si rivela esserlo in negativo, assumendo spesso atteggiamenti da ragazzina viziata, egocentrica e insopportabile risultando estremamente odiosa (la sua triste storia a parer mio non è un'attenuante valida per giustificare comportamenti tanto infntili). Questi difetti privano Neon Genesis Evangelion di una figura carismatica che possa fungere sia come esempio da seguire per gli spettatori che come catalizzatore di interesse da parte degli stessi.
In conclusione devo dire che l'anime non è stato capace di coinvolgermi come altri, per questo non ho assegnato il massimo punteggio ma è impossibile negare l'enorme qualità dal punto di vista tecnico e artistico
della serie. Chapeau.
Neon Genesis Evangelion è un opera che cammina sul fil di lana fra il "fantascientifico" e il "filosofico", in tal senso è impossibile non citare il capolavoro di Stanley Kubrick, "2001 odissea nello spazio" che sicuramente avrà ispirato Hideaki Hanno, sia per quanto riguarda l'abbinamento di filosofia e fantascienza, sia per alcune scelte stilistiche quali accompagnare scene particolarmente drammatiche con musica classica celebrativa come l'"Inno Alla Gioia". Oltre ad ispirarsi ad un classico immortale del cinema, questo anime ha ispirato opere moderne di ottima fattura, come Noein. Tralasciando le influenze c'è da dire che Neon Genesis Evangelion è una serie realizzata e curata alla perfezione in ogni dettaglio, dall'ottima grafica ai disegni, dalle musiche alle animazioni, dalla trama alla caratterizzazione maniacale di ogni singolo personaggio introdotto. In nessun'altro anime prima d'ora m'era capitato di assistere ad una psicanalisi di 3 episodi (su 26 totali) riferita a tutti i personaggi principali. Ognuno ha una storia, un lato nascosto, un segreto da raccontare; svelare questi misteri si rivela alla fine essere l'obbiettivo della serie, più che sviluppare una trama con un inizio e una fine . Man mano che i personaggi si scoprono invitano lo spettatore a profonde riflessioni sulla vita: Chi/cosa siamo noi? Dove stiamo andando? Perchè? La nostra vita dipende dalle scelte che facciamo o da decisioni prese a priori da qualcun'altro in nostra vece? La cosa più interessante è che sebbene venga data una risposta precisa nel finale, che corrisponde ad un vero e proprio invito ad aggredire la vita scegliendo da soli la propria strada, questa non viene proposta come unica soluzione plausibile, ma come una delle tante. E così anche dopo aver terminato la visione della serie, le riflessioni alle quali essa spinge continuano imperterrite e inarrestabili, aprendo la mente dello spettatore come solo i migliori libri saprebbero fare. Come già accennato in precedenza, questo scavare così affondo nella personalità dei protagonisti non porta comunque ad avere una trama scontata o trascurata, anzi, la trama stessa, pur partendo abbastanza a rilento, ad un tratto esplode; d'improvviso molte cose si rivelano per come sono realmente e lo spettatore viene spiazzato da continui colpi di scena
Ci sono tuttavia dei difetti che mi impediscono di assegnare 10 a questa serie: La pochezza caratteriale di Shinji, come anche di Rei, da quasi l'impressione dell'assenza di un vero e proprio protagonista e la scena viene rubata da personaggi secondari. Asuka, che potrebbe rappresentare un'eccezione al primo difetto elencato in quanto dotata di grande personalità, si rivela esserlo in negativo, assumendo spesso atteggiamenti da ragazzina viziata, egocentrica e insopportabile risultando estremamente odiosa (la sua triste storia a parer mio non è un'attenuante valida per giustificare comportamenti tanto infntili). Questi difetti privano Neon Genesis Evangelion di una figura carismatica che possa fungere sia come esempio da seguire per gli spettatori che come catalizzatore di interesse da parte degli stessi.
In conclusione devo dire che l'anime non è stato capace di coinvolgermi come altri, per questo non ho assegnato il massimo punteggio ma è impossibile negare l'enorme qualità dal punto di vista tecnico e artistico
della serie. Chapeau.
Pensare di condensare in una recensione cosa è stato, cos'è e cosa rappresenterà in futuro Neon Genesis Evangelion è quasi impossibile, perché talmente vaste sono le tematiche e gli spunti, talmente bella è l'opera, che le mie parole forse non le renderanno mai giustizia; ma per chi ha amato e ama quest'anime, è un dovere provaci almeno un po'.
Neon Genesis Evangelion nasce come anime nel 1995 e si compone in totale di 26 episodi, a cui si sono aggiunti successivamente due film a completarne la storia. Pronti via veniamo catapultati in un mondo dove Angeli spaventosi attaccano una città e il protagonista, Shinji Ikari (appena arrivato per rincontrare il padre che lo aveva abbandonato anni prima), viene in pratica costretto a salire su un gigantesco "robot", per difendere la città stessa. E ovviamente, le cose si mettono subito male per lui…
Se l'inizio sintetizzato può sembrare comune a molte altre opere, NGE è in realtà profondamente diverso fin da subito: il protagonista non è un eroe che senza timore si accinge a diventare "salvatore della città", ma un ragazzo introverso che, quando può, fugge dalle cose spiacevoli, rifugiandosi in se stesso; rimane allibito dalla richiesta di salire a bordo dell'unità Evangelion 01 (il nome del robot) e si convince a farlo solo dopo aver visto chi avrebbe dovuto sostituire, una ragazza in fin di vita. E' un personaggio che lascia che la vita scorra senza porre domande, senza avvicinarsi agli altri, subendone le decisioni, perché "se va bene a tutti, va bene anche a me", perché così non è doloroso. Nel corso degli episodi assistiamo però ad tutta una serie di cambiamenti, che portano ad una comprensione di se come Io, come individuo facente parte di un ambiente, vivo.
Come risulta chiaro, ciò che rende quest'anime un capolavoro, tra le tante cose, sono i personaggi che lo compongono, tutti così reali e al tempo stesso estremi, forti all'apparenza ma tutti fragili e preda del loro passato e presente. La loro caratterizzazione raggiunge vette altissime, tanto da renderli indelebili nella mente dello spettatore anche se presenti un solo episodio. Senza voler fare una trattazione di ognuno di loro, c'è da dire che alcuni di loro hanno avuto un enorme impatto nell'influenzare i futuri personaggi di molte serie, come ad esempio Rei Ayanami: questa enigmatica ragazza è in grado di calamitare l'attenzione dello spettatore pur senza dire mai quasi nulla, mentre il mistero dietro di lei l'accompagna quasi costantemente: essa rappresenta, alla perfezione, il concetto di "bambola", un oggetto ad uso e consumo di qualcuno, non un essere umano; ed in effetti è proprio la "non umanità" ciò che si percepisce subito appena la vediamo letteralmente apparire. La sua crescita è rappresentata proprio da un diventare sempre più umana, ma a piccolo passi, con piccoli gesti e parole, spinta dal particolare legame con Shinji, un legame indecifrabile per lei. Rei è qualcuno che cerca di dare un senso alla propria identità, di riempire il vuoto che sente dentro di lei, di capire perché è viva. Descrivere alla fine Rei è praticamente impossibile, afferrare il suo personaggio è come cercare di afferrare qualcosa di etereo, che rimarrà per noi sempre indecifrabile, come i suoi monologhi, quelli che più di tutti descrivono veramente chi è.
Parlando della trama, questo è un anime mecha e come tale non mancano certo i combattimenti, realizzati ottimamente nonostante alcuni grossi problemi di budget verso la fine. Gli Angeli sono qualcosa di molto particolare per modo di agire e combattere, oltre che per struttura. La trama è un forte condensato di mistero e analisi psicologiche, con i personaggi intenti nelle loro battaglie e crescite personali durante gli episodi. Su questi non si può non menzionare una colonna sonora di altissimo livello, con parti memorabili e indimenticabili, come "Mother is the First Other" o "Thanatos". Anno, il regista, dirige il tutto magistralmente regalandoci ad ogni episodio un condensato di 20 minuti circa di emozioni forti e riflessioni. Il finale della serie (benchè in realtà quello vero è presente nel film "The End of Evangelion") non chiude la vicenda ma la crescita Shinji Ikari, arrivato allo stato finale del processo di maturazione.
Ci sarebbe ancora molto da scrivere e da trattare, talmente tante cose da poter scrivere un libro. Quello che ci rimane è un opera che anche a distanza di anni affascina e fa riflettere, ponendo temi e spingendoci a darci delle risposte, perché ognuno può interpretare a suo modo l'opera ed avere la sua crescita. Evangelion è un opera dove nulla è per caso e tutto ha un perché, dove tutti possono sentirsi Shinji, Rei, Misato, Asuka ecc., davvero una delle opere maestre della storia dell'animazione giapponese.
Neon Genesis Evangelion nasce come anime nel 1995 e si compone in totale di 26 episodi, a cui si sono aggiunti successivamente due film a completarne la storia. Pronti via veniamo catapultati in un mondo dove Angeli spaventosi attaccano una città e il protagonista, Shinji Ikari (appena arrivato per rincontrare il padre che lo aveva abbandonato anni prima), viene in pratica costretto a salire su un gigantesco "robot", per difendere la città stessa. E ovviamente, le cose si mettono subito male per lui…
Se l'inizio sintetizzato può sembrare comune a molte altre opere, NGE è in realtà profondamente diverso fin da subito: il protagonista non è un eroe che senza timore si accinge a diventare "salvatore della città", ma un ragazzo introverso che, quando può, fugge dalle cose spiacevoli, rifugiandosi in se stesso; rimane allibito dalla richiesta di salire a bordo dell'unità Evangelion 01 (il nome del robot) e si convince a farlo solo dopo aver visto chi avrebbe dovuto sostituire, una ragazza in fin di vita. E' un personaggio che lascia che la vita scorra senza porre domande, senza avvicinarsi agli altri, subendone le decisioni, perché "se va bene a tutti, va bene anche a me", perché così non è doloroso. Nel corso degli episodi assistiamo però ad tutta una serie di cambiamenti, che portano ad una comprensione di se come Io, come individuo facente parte di un ambiente, vivo.
Come risulta chiaro, ciò che rende quest'anime un capolavoro, tra le tante cose, sono i personaggi che lo compongono, tutti così reali e al tempo stesso estremi, forti all'apparenza ma tutti fragili e preda del loro passato e presente. La loro caratterizzazione raggiunge vette altissime, tanto da renderli indelebili nella mente dello spettatore anche se presenti un solo episodio. Senza voler fare una trattazione di ognuno di loro, c'è da dire che alcuni di loro hanno avuto un enorme impatto nell'influenzare i futuri personaggi di molte serie, come ad esempio Rei Ayanami: questa enigmatica ragazza è in grado di calamitare l'attenzione dello spettatore pur senza dire mai quasi nulla, mentre il mistero dietro di lei l'accompagna quasi costantemente: essa rappresenta, alla perfezione, il concetto di "bambola", un oggetto ad uso e consumo di qualcuno, non un essere umano; ed in effetti è proprio la "non umanità" ciò che si percepisce subito appena la vediamo letteralmente apparire. La sua crescita è rappresentata proprio da un diventare sempre più umana, ma a piccolo passi, con piccoli gesti e parole, spinta dal particolare legame con Shinji, un legame indecifrabile per lei. Rei è qualcuno che cerca di dare un senso alla propria identità, di riempire il vuoto che sente dentro di lei, di capire perché è viva. Descrivere alla fine Rei è praticamente impossibile, afferrare il suo personaggio è come cercare di afferrare qualcosa di etereo, che rimarrà per noi sempre indecifrabile, come i suoi monologhi, quelli che più di tutti descrivono veramente chi è.
Parlando della trama, questo è un anime mecha e come tale non mancano certo i combattimenti, realizzati ottimamente nonostante alcuni grossi problemi di budget verso la fine. Gli Angeli sono qualcosa di molto particolare per modo di agire e combattere, oltre che per struttura. La trama è un forte condensato di mistero e analisi psicologiche, con i personaggi intenti nelle loro battaglie e crescite personali durante gli episodi. Su questi non si può non menzionare una colonna sonora di altissimo livello, con parti memorabili e indimenticabili, come "Mother is the First Other" o "Thanatos". Anno, il regista, dirige il tutto magistralmente regalandoci ad ogni episodio un condensato di 20 minuti circa di emozioni forti e riflessioni. Il finale della serie (benchè in realtà quello vero è presente nel film "The End of Evangelion") non chiude la vicenda ma la crescita Shinji Ikari, arrivato allo stato finale del processo di maturazione.
Ci sarebbe ancora molto da scrivere e da trattare, talmente tante cose da poter scrivere un libro. Quello che ci rimane è un opera che anche a distanza di anni affascina e fa riflettere, ponendo temi e spingendoci a darci delle risposte, perché ognuno può interpretare a suo modo l'opera ed avere la sua crescita. Evangelion è un opera dove nulla è per caso e tutto ha un perché, dove tutti possono sentirsi Shinji, Rei, Misato, Asuka ecc., davvero una delle opere maestre della storia dell'animazione giapponese.
"Evangelion" è uno degli anime più discussi e controversi di sempre. C'è chi lo ama, chi lo odia, chi ne critica l'eccessivo merchandising, chi lo accusa di essere superficiale ecc... Allo stesso tempo orde di fans lo sostengono e lo difendono, confidando nella sua profondità ed attribuendogli un'innata carica rivoluzionaria. Ma che cos'è veramente "Evangelion"? Un robotico? Una decostruzione del genere? Un'opera intellettuale e post-moderna, che analizza impeccabilmente i dilemmi dell'essere umano? Una grande "trollata"? Spesso nelle discussioni inerenti questo titolo si crea un circolo vizioso senza via d'uscita: chi considera "Evangelion" un robotico sostiene che esso non abbia apportato alcuna innovazione al genere; chi invece lo ha interpretato come qualcosa di più profondo, in cui il robotico è una mera facciata, lo considera rivoluzionario. C'è anche chi lo odia e basta: è stato infatti coniato un termine apposito, il cosiddetto "Eva-hating", il puro e immotivato odio nei confronti di questo titolo, che fin dal lontano 1995 riempie i blog di tutto il mondo.
Prima di parlare di "Evangelion" è opportuno spendere due parole sul suo creatore. Chi è Hideaki Anno? Un guru? Un Otaku? Un sofisticato intellettuale? O più semplicemente un troll? Animatore di grande talento, presente addirittura nello staff di "Macross", caposaldo dell'animazione che nel 1982 rinnovò il robotico, alzando il target a cui era rivolto il genere ad un pubblico adolescenziale ed eliminando definitivamente il melodramma tipico degli anni '70, elemento ancora presente in "Gundam 0079". Hideaki Anno aveva anche avuto modo di farsi conoscere da Miyazaki e di collaborare con Toshiko Hirano, uno dei character designer ed animatori più influenti della seconda parte degli anni '80 ("Megazone 23", "Iczer One", "Dangaioh"...) Proprio in quest'ultimo titolo, l'ipertecnico "Dangaioh", Hideaki Anno ha avuto modo di riconfermare ulteriormente il suo innato talento come animatore. La prova registica arriva con "Gunbuster", una miniserie di OAV che non rinuncia agli stereotipi dell'home video "post-Macross" (non per nulla il character design è di Haruiko Mikimoto) e in cui si può già osservare quel particolare stile registico, caratterizzato da un ritmo lento e da una maniacale cura dei particolari, in cui abbondano grandangoli, traslazioni di telecamera e altre trovate ingegnose. In "Gunbuster" è già presente quel marcato citazionismo verso le opere del passato tipico della GAINAX, che si osserva anche in "Nadia e il mistero della pietra azzurra" e, in misura ancora maggiore, in "Evangelion".
E' ben noto che Hideaki Anno sia un fan sfegatato di Tomino. Infatti sono convinto che il tema dell'incomunicabilità tra persone presente in "Evangelion" sia stato ispirato ad Anno dalla produzione tominiana. Tuttavia lo stile registico di Anno è completamente l'opposto rispetto a quello di Tomino: è introspettivo, cerebrale, molto vicino a quello di Stanley Kubrick e di David Lynch per ricercatezza e scelta delle opportune tecniche registiche.
In "Evangelion" gli omaggi alle opere del passato sono innumerevoli, e vanno dal design fino alla ricostruzione di alcune scenografie. L'idea del robot organico dotato di cabina di pilotaggio con liquido amniotico era stata già esplorata in "Iczer One", infatti i robot di tale miniserie OAV sono molto simili agli Eva e contengono, sotto la corazza, organi umani come intestini e cuori pulsanti. Le strutture rettangolari sulle spalle dei robot sono un chiaro omaggio al mecha design di "Ideon"; la faccia dello 01, inoltre, potrebbe ricordare quella del "Devilman" nagaiano o dello Psycho Gundam Mk-2 presente in "ZZ Gundam". Molti fans di Miyazaki potrebbero inoltre notare delle analogie tra il temibile "Dio guerriero" di "Nausicaa della velle del vento" e le unità Eva.
Altri riferimenti ad "Iczer One" sono la piramidona nera del "geofront", la capsula amniotica del "dummy system" (queste capsule andavano molto di moda nella seconda parte degli anni '80) e il design di alcuni ambienti urbani, come ad esempio l'interno della scuola frequentata da Shinji, Asuka e Rei. Si potrebbe andare ancora avanti con le citazioni, ad esempio osservando che la "Berserk Mode" degli Eva sia una citazione al "Layzner" di Ryousuke Takahashi, oppure che il mostro della settimana che attacca solo il Giappone sia un omaggio a Go Nagai, ma questo esula dallo scopo della recensione.
Shinji Ikari è un ragazzo timido e codardo dotato di vari complessi psichici, tra cui spicca un Edipo molto marcato, che si palesa nell'odio verso il padre e nella ricerca disperata di una figura materna. Il mondo che lo circonda sembra più che altro generato dalla sua psiche, tant'è che nella scena iniziale, mentre egli è al telefono, vede comparire dal nulla Rei Ayanami, che rappresenta il suo bisogno di una figura materna; gli angeli che attaccano la terra, invece, possono essere identificati come fenomeni psichici, tant'è che in un episodio la figura di uno di essi si sovrapporrà a quella del padre. Con l'uccisione dell'angelo, Shinji uccide il padre: egli è un perfetto Edipo moderno.
Già nel precedente "Nadia e il mistero della pietra azzurra" Hideaki Anno aveva ammesso di "trasfigurare" la sua personalità nei protagonisti: Nadia era vegetariana e irascibile come lui, Jean invece rappresentava il suo lato più otaku e fiducioso della scienza. Secondo Tsurumaki, che aveva collaborato con Anno durante la realizzazione di "Evangelion", il regista aveva trasposto la sua crisi personale (egli stava attraversando una fase di crisi depressiva) nell'opera. Ed ecco qui il nostro Shinji, che si trova in un mondo illusorio pieno di citazioni otaku, che guarisce mediante la seduta psico-analitica degli ultimi due episodi! Ma questo è solamente un livello di lettura, "Evangelion" va molto più in profondità. Con esso il dramma umano diventa "psicodramma"; se nell'opera tominiana il problema della mancanza di comunicazione tra individui veniva affrontato dall'esterno, con un'estremo pragmatismo e con una completa rinuncia alla speculazione, in "Evangelion" viene affrontato dall'interno, analizzando sopratutto il rapporto genitore-figlio con rigore psico-analitico.
Tutti i protagonisti di "Evangelion" hanno dei problemi con i genitori: Misato, che soffre per l'assenza del padre, scienziato di fama mondiale dedito unicamente alle sue ricerche; Ritsuko e Asuka, che praticamente si trovano nella stessa stessa situazione di Misato, ma esternano il loro complesso in modo differente... La mancanza di comunicazione e la presenza di traumi infantili inerenti la figura genitoriale implicano la chiusura dei personaggi verso le altre persone. Quello con il genitore è infatti il rapporto più stretto che abbiamo; nel momento in cui questo rapporto diventa (psicologicamente) problematico, creare dei legami con gli altri diventa più difficile. Non a caso una BGM di "Evangelion" è stata chiamata da Anno "Mother is the first other"!
Con "Evangelion" nasce un nuovo modo di raccontare le storie, che consiste nella decostruzione del genere di partenza al fine di affrontare tematiche filosofiche, psicologiche, esistenziali. Le citazioni colte entrano in animazione: le maschere di Pirandello, il dilemma del porcospino di Schopenauer, la psico-analisi di Freud... Con il suo marcato citazionismo e con il suo modo stravagante di affrontare le tematiche tipiche della filosofia del '900 (difficoltà di comunicazione in primis), "Evangelion" si può perfettamente definire come post-moderno. Numerosissimi saranno gli anime successivi influenzati questo stile; indubbiamente i due più illustri sono "La rivoluzione di Utena" e "Serial experiments: lain".
In base a queste considerazioni, valutare "Evangelion" come robotico tout court non ha alcun senso. Tutte le citazioni che ho elencato all'inizio della recensione sono fumo negli occhi: "Evangelion" è una vera e propria decostruzione del genere, e l'apice di tale decostruzione avviene nel tanto criticato finale, che mette in luce la vera sostanza dell'opera rinunciando ai mecha e alla stessa trama.
Spesso questo titolo viene accusato di superficialità nella trattazione di argomenti filosofici, misterici ecc... Questo atteggiamento è sbagliato: "Evangelion" utilizza il citazionismo come stile artistico, quindi è chiaro che per lui è impossibile trattare in modo completo il misticismo Ebraico, la psicologia ecc... Si tratta comunque di un prodotto da mandare in onda: non posso neanche immaginare quanto possa diventare noioso un anime che abbia elevate pretese di completezza formale. La sostanza comunque c'è, inoltre, personalmente, mi sono avvicinato alla psicologia e alla filosofia proprio grazie ad "Evangelion", che nell'adolescenza mi ha trasmesso la passione ed il desiderio di approfondire la conoscenza dell'uomo in sé e dei problemi derivanti dal fatto di essere uomini.
Indubbiamente, "Evangelion" è andato in onda al momento giusto e nel posto giusto, pure in Italia: su MTV, negli stessi anni di "Evangelion", i Radiohead estetizzavano il complesso di inferiorità con "Creep", i Placebo esprimevano nelle loro canzoni un certo "pessimismo adolescenziale" ("Teenage Angst") non nascondendo una certa ambiguità sessuale. Tuttavia "Evangelion" è stato inizialmente un clamoroso flop, in quanto i suoi contenuti molto maturi erano decisamente fuori target per l'utenza pomeridiana abituata allo "soft sci-fi" introdotto da "Macross". Con la seconda messa in onda di "Evangelion", in una fascia serale adibita esclusivamente agli anime con contenuti adulti, arrivò il successo, che in seguito verrà sfacciatamente sfruttato dalla GAINAX per far soldi (l'enorme e inopportuno merchandising associato ad "Evangelion" a mio avviso snatura completamente lo spessore della serie originale del '95).
In conclusione, nonostante le opinioni contrastanti, le infinite guerre civili tra haters e fans, la sfacciata avidità della GAINAX che ha spremuto in tutti i modi possibili la vacca grassa, "Evangelion" è un must assoluto dell'animazione giapponese. Contando anche la sua splendida colonna sonora, firmata Shiro Sagisu, i suoi genuini personaggi, con la loro caratterizzazione psicologica perfetta, e le opportune e influenti scelte stilistiche, assegno ad "Evangelion" il voto massimo.
Prima di parlare di "Evangelion" è opportuno spendere due parole sul suo creatore. Chi è Hideaki Anno? Un guru? Un Otaku? Un sofisticato intellettuale? O più semplicemente un troll? Animatore di grande talento, presente addirittura nello staff di "Macross", caposaldo dell'animazione che nel 1982 rinnovò il robotico, alzando il target a cui era rivolto il genere ad un pubblico adolescenziale ed eliminando definitivamente il melodramma tipico degli anni '70, elemento ancora presente in "Gundam 0079". Hideaki Anno aveva anche avuto modo di farsi conoscere da Miyazaki e di collaborare con Toshiko Hirano, uno dei character designer ed animatori più influenti della seconda parte degli anni '80 ("Megazone 23", "Iczer One", "Dangaioh"...) Proprio in quest'ultimo titolo, l'ipertecnico "Dangaioh", Hideaki Anno ha avuto modo di riconfermare ulteriormente il suo innato talento come animatore. La prova registica arriva con "Gunbuster", una miniserie di OAV che non rinuncia agli stereotipi dell'home video "post-Macross" (non per nulla il character design è di Haruiko Mikimoto) e in cui si può già osservare quel particolare stile registico, caratterizzato da un ritmo lento e da una maniacale cura dei particolari, in cui abbondano grandangoli, traslazioni di telecamera e altre trovate ingegnose. In "Gunbuster" è già presente quel marcato citazionismo verso le opere del passato tipico della GAINAX, che si osserva anche in "Nadia e il mistero della pietra azzurra" e, in misura ancora maggiore, in "Evangelion".
E' ben noto che Hideaki Anno sia un fan sfegatato di Tomino. Infatti sono convinto che il tema dell'incomunicabilità tra persone presente in "Evangelion" sia stato ispirato ad Anno dalla produzione tominiana. Tuttavia lo stile registico di Anno è completamente l'opposto rispetto a quello di Tomino: è introspettivo, cerebrale, molto vicino a quello di Stanley Kubrick e di David Lynch per ricercatezza e scelta delle opportune tecniche registiche.
In "Evangelion" gli omaggi alle opere del passato sono innumerevoli, e vanno dal design fino alla ricostruzione di alcune scenografie. L'idea del robot organico dotato di cabina di pilotaggio con liquido amniotico era stata già esplorata in "Iczer One", infatti i robot di tale miniserie OAV sono molto simili agli Eva e contengono, sotto la corazza, organi umani come intestini e cuori pulsanti. Le strutture rettangolari sulle spalle dei robot sono un chiaro omaggio al mecha design di "Ideon"; la faccia dello 01, inoltre, potrebbe ricordare quella del "Devilman" nagaiano o dello Psycho Gundam Mk-2 presente in "ZZ Gundam". Molti fans di Miyazaki potrebbero inoltre notare delle analogie tra il temibile "Dio guerriero" di "Nausicaa della velle del vento" e le unità Eva.
Altri riferimenti ad "Iczer One" sono la piramidona nera del "geofront", la capsula amniotica del "dummy system" (queste capsule andavano molto di moda nella seconda parte degli anni '80) e il design di alcuni ambienti urbani, come ad esempio l'interno della scuola frequentata da Shinji, Asuka e Rei. Si potrebbe andare ancora avanti con le citazioni, ad esempio osservando che la "Berserk Mode" degli Eva sia una citazione al "Layzner" di Ryousuke Takahashi, oppure che il mostro della settimana che attacca solo il Giappone sia un omaggio a Go Nagai, ma questo esula dallo scopo della recensione.
Shinji Ikari è un ragazzo timido e codardo dotato di vari complessi psichici, tra cui spicca un Edipo molto marcato, che si palesa nell'odio verso il padre e nella ricerca disperata di una figura materna. Il mondo che lo circonda sembra più che altro generato dalla sua psiche, tant'è che nella scena iniziale, mentre egli è al telefono, vede comparire dal nulla Rei Ayanami, che rappresenta il suo bisogno di una figura materna; gli angeli che attaccano la terra, invece, possono essere identificati come fenomeni psichici, tant'è che in un episodio la figura di uno di essi si sovrapporrà a quella del padre. Con l'uccisione dell'angelo, Shinji uccide il padre: egli è un perfetto Edipo moderno.
Già nel precedente "Nadia e il mistero della pietra azzurra" Hideaki Anno aveva ammesso di "trasfigurare" la sua personalità nei protagonisti: Nadia era vegetariana e irascibile come lui, Jean invece rappresentava il suo lato più otaku e fiducioso della scienza. Secondo Tsurumaki, che aveva collaborato con Anno durante la realizzazione di "Evangelion", il regista aveva trasposto la sua crisi personale (egli stava attraversando una fase di crisi depressiva) nell'opera. Ed ecco qui il nostro Shinji, che si trova in un mondo illusorio pieno di citazioni otaku, che guarisce mediante la seduta psico-analitica degli ultimi due episodi! Ma questo è solamente un livello di lettura, "Evangelion" va molto più in profondità. Con esso il dramma umano diventa "psicodramma"; se nell'opera tominiana il problema della mancanza di comunicazione tra individui veniva affrontato dall'esterno, con un'estremo pragmatismo e con una completa rinuncia alla speculazione, in "Evangelion" viene affrontato dall'interno, analizzando sopratutto il rapporto genitore-figlio con rigore psico-analitico.
Tutti i protagonisti di "Evangelion" hanno dei problemi con i genitori: Misato, che soffre per l'assenza del padre, scienziato di fama mondiale dedito unicamente alle sue ricerche; Ritsuko e Asuka, che praticamente si trovano nella stessa stessa situazione di Misato, ma esternano il loro complesso in modo differente... La mancanza di comunicazione e la presenza di traumi infantili inerenti la figura genitoriale implicano la chiusura dei personaggi verso le altre persone. Quello con il genitore è infatti il rapporto più stretto che abbiamo; nel momento in cui questo rapporto diventa (psicologicamente) problematico, creare dei legami con gli altri diventa più difficile. Non a caso una BGM di "Evangelion" è stata chiamata da Anno "Mother is the first other"!
Con "Evangelion" nasce un nuovo modo di raccontare le storie, che consiste nella decostruzione del genere di partenza al fine di affrontare tematiche filosofiche, psicologiche, esistenziali. Le citazioni colte entrano in animazione: le maschere di Pirandello, il dilemma del porcospino di Schopenauer, la psico-analisi di Freud... Con il suo marcato citazionismo e con il suo modo stravagante di affrontare le tematiche tipiche della filosofia del '900 (difficoltà di comunicazione in primis), "Evangelion" si può perfettamente definire come post-moderno. Numerosissimi saranno gli anime successivi influenzati questo stile; indubbiamente i due più illustri sono "La rivoluzione di Utena" e "Serial experiments: lain".
In base a queste considerazioni, valutare "Evangelion" come robotico tout court non ha alcun senso. Tutte le citazioni che ho elencato all'inizio della recensione sono fumo negli occhi: "Evangelion" è una vera e propria decostruzione del genere, e l'apice di tale decostruzione avviene nel tanto criticato finale, che mette in luce la vera sostanza dell'opera rinunciando ai mecha e alla stessa trama.
Spesso questo titolo viene accusato di superficialità nella trattazione di argomenti filosofici, misterici ecc... Questo atteggiamento è sbagliato: "Evangelion" utilizza il citazionismo come stile artistico, quindi è chiaro che per lui è impossibile trattare in modo completo il misticismo Ebraico, la psicologia ecc... Si tratta comunque di un prodotto da mandare in onda: non posso neanche immaginare quanto possa diventare noioso un anime che abbia elevate pretese di completezza formale. La sostanza comunque c'è, inoltre, personalmente, mi sono avvicinato alla psicologia e alla filosofia proprio grazie ad "Evangelion", che nell'adolescenza mi ha trasmesso la passione ed il desiderio di approfondire la conoscenza dell'uomo in sé e dei problemi derivanti dal fatto di essere uomini.
Indubbiamente, "Evangelion" è andato in onda al momento giusto e nel posto giusto, pure in Italia: su MTV, negli stessi anni di "Evangelion", i Radiohead estetizzavano il complesso di inferiorità con "Creep", i Placebo esprimevano nelle loro canzoni un certo "pessimismo adolescenziale" ("Teenage Angst") non nascondendo una certa ambiguità sessuale. Tuttavia "Evangelion" è stato inizialmente un clamoroso flop, in quanto i suoi contenuti molto maturi erano decisamente fuori target per l'utenza pomeridiana abituata allo "soft sci-fi" introdotto da "Macross". Con la seconda messa in onda di "Evangelion", in una fascia serale adibita esclusivamente agli anime con contenuti adulti, arrivò il successo, che in seguito verrà sfacciatamente sfruttato dalla GAINAX per far soldi (l'enorme e inopportuno merchandising associato ad "Evangelion" a mio avviso snatura completamente lo spessore della serie originale del '95).
In conclusione, nonostante le opinioni contrastanti, le infinite guerre civili tra haters e fans, la sfacciata avidità della GAINAX che ha spremuto in tutti i modi possibili la vacca grassa, "Evangelion" è un must assoluto dell'animazione giapponese. Contando anche la sua splendida colonna sonora, firmata Shiro Sagisu, i suoi genuini personaggi, con la loro caratterizzazione psicologica perfetta, e le opportune e influenti scelte stilistiche, assegno ad "Evangelion" il voto massimo.
Sono trascorsi 16 anni da quel promo nelle videocassette della fu Dynamic Italia in cui veniva pubblicizzato Neon Genesis Evangelion, per un allora sedicenne quale io fui, guardare un trailer sapientemente ben montato e con una propaganda accattivante che recitava: "Neon Genesis, Evangelion. La serie che ha sconvolto il Giappone con il suo spietato realismo e la sua prorompente drammaticità" fu un'esperienza quasi estatica. Così convinsi un amico ad acquistare le cassette (successivamente uscì il manga, cui mi sobbarcai io le spese) e che dire: fummo letteralmente rapiti da quelle atmosfere suggestive e affascinanti, da quelle scene di combattimento, talvolta bestialmente frenetiche, talvolta più razionali e "preparate" che non potevamo che pensare che fosse una perla d'animazione. Gli anni passarono ed il fenomeno Evangelion crebbe a dismisura, arrivando ad invadere ogni branch commerciale; dai film d'animazione ai manga, videogames, CD audio, tappetini per il mouse, poster, adesivi, modellini, action figures, portachiavi, tazze da caffelatte (non è uno scherzo) e chi più ne ha più ne metta. In quel periodo ero sempre più rapito da un fenomeno ben più vasto di quanto potessi immaginare, e praticamente non riuscivo a non pensare ad altro, ritenendomi uno dei fortunati che riuscì a cogliere l'essenza di un'opera assoluta (talvolta mi capitò pure di polemizzare con chi non conosceva il mondo dell'animazione e sottovalutava l'opera, e chi invece, conoscendo quel mondo, non gradiva NGE).
Pareva insomma che tutto il (mio) mondo ruotasse attorno a Neon Genesis Evangelion e che ogni cosa dovesse a suo modo relazionarsi con quanto affermato all'interno della serie (dalle credenze religiose, alle teorie scientifiche, dalle previsioni sulla fine del mondo fino alle dottrine filosofiche/psicologiche), poi una sera, una persona a me vicina, guardando con me un episodio dell'anime, disse con sagace candore: "Questa serie è un concentrato di ca…volate". Sul momento tentai di non farci troppo caso, liquidando la cosa come il giudizio di un inesperto, poi però non riuscii più a rimanerne indifferente, e cominciai a pormi degl'interrogativi. Con una mente più scevra da condizionamenti emotivi adolescenziali aprii gli occhi su una serie che sa sì ammaliare, ma non sa offrire dei contenuti oggettivamente validi su cui fare affidamento, che più di una volta si contraddice e pur di farsi bella agli occhi di spettatori (spesso ignoranti in materia), sforna richiami e citazioni provenienti dal mondo della filosofia, della psicanalisi, della religione e dell'esoterismo di largo consumo ecc… ma ahinoi, non riesce a sostenere il suo stesso peso, lasciando fin troppe volte un senso sgradevole di incompiuto, di troppa carne al fuoco cotta pessimamente, di insensato, di improvvisato, di pacchiano, di ostentato, di kitsch. Si comprende come in realtà tutto questo coacervo di contenuti e citazioni buttati lì alla carlona, altro non sia che un infimo tentativo (nemmeno tanto nascosto) di ostentare un presunto valore culturale con l'unico scopo di venderne il trademark più o meno ovunque. La fogliolona di fico della Nerv doveva comparire in ogni cosa così come la scritta stilizzata di NGE. Che dire: sotto questo punto di vista Evangelion è un'opera riuscitissima che ha saputo pescare dalle tasche delle miriadi di boccaloni (me compreso) riuscendo ad arricchirsi come poche altre opere e ad imporsi come gigantesco fenomeno commerciale, poiché è di questo che stiamo parlando. Tuttora, tramite make up e remake vari, la serie continua a macinare pecunia dai vari otaku e consente a quei furbacchioni di Hideaki Anno e dello studio Gainax di poter campare di rendite vitalizie. Ma al di là di tutto questo: che cos'è effettivamente Neon Genesis Evangelion? Ironia della sorte, mi tocca citare quanto disse quella persona. Neon Genesis Evangelion è un concentrato di ca…volate, una trollata di proporzioni bibliche, una presa per i fondelli della cultura e dell'intelletto umano, un mostro di Frankenstein assemblato in malo modo (seppur con una certa finta originalità) da risultare orribile e spaventoso ad occhi più attenti ed esperti ed ultimo ma non per importanza, un intollerabile insulto derisorio agli spettatori e al loro intelletto. Tali affermazioni troveranno le dovute spiegazioni nel corso della recensione.
Neon Genesis Evangelion è una serie dell'autunno 1995 composta da 26 episodi di durata canonica. L'opera ha successivamente dato origine ad un manga nello stesso anno, ad un secondo manga nel 2010, a 5 manga spin-off, ad una live action, a 2 film (conclusivi) e ad una quadrilogia di film remake dell'intera serie.
<b>Il seguente paragrafo contiene spoiler</b>
Trama (tratta da wikipedia ma rimaneggiata un po' qua e un po' la): Nell'anno 2000 un gigantesco cataclisma sconvolge la Terra: un'enorme esplosione avviene nell'Antartide, provocandone la disgregazione e lo scioglimento dei ghiacci. Le fonti ufficiali delle Nazioni Unite parlano dell'improvviso impatto di un meteorite di notevoli dimensioni, ma questo passa in secondo piano rispetto alle conseguenze della catastrofe, e cioè l'innalzamento dei mari, lo sconvolgimento climatico (dovuto anche ad una leggera modifica dell'inclinazione dell'asse terrestre) e delle guerre scoppiate fra le nazioni per accaparrarsi i territori rimanenti. La popolazione viene decimata scendendo a tre miliardi di individui; l'umanità si trova ora dinanzi il difficile obiettivo di ricominciare da capo e ricostruire la propria civiltà gravemente danneggiata. Nella memoria di tutti, a ogni modo, il cataclisma sarà ricordato come "Second Impact".
Anno 2015: l'equilibrio climatico si sta gradualmente riassestando e le nazioni del mondo stanno lentamente ricostruendo ciò che avevano perduto. Shinji Ikari, un quattordicenne giapponese che vive fin da tenera età con un tutore, riceve all'improvviso un messaggio dal padre, da cui era stato abbandonato molti anni prima, che lo invita a recarsi nella città di Neo-Tokyo 3 presso l'agenzia speciale Nerv, dove lui lavora. Inizialmente titubante, il giovane Shinji raccoglie il proprio coraggio e decide di reincontrare il padre dopo tanti anni. Tuttavia una volta giunto a Neo-Tokyo 3, mentre attende l'arrivo di Misato Katsuragi, colei che dovrebbe raccoglierlo e condurlo dal genitore, scopre che una gigantesca e mostruosa creatura ha fatto la sua comparsa nella città evacuata. Il corpo di auto-difesa giapponese non ottiene alcun risultato negli attacchi sferrati contro la creatura, identificata come "angelo". Misato riesce a recuperare in tempo Shinji per condurlo alla base segreta della Nerv, dove il ragazzo scopre la verità: suo padre è il comandante in capo della Nerv e lui è stato chiamato per pilotare quella che sembra essere l'unica speranza del genere umano contro gli "angeli", e cioè la" macchina multi-funzione umanoide Evangelion" (ricordatevi la parola "umanoide"), modello 01 (abbreviato EVA-01), poiché la giovane Rei Ayanami, pilota dell'unità prototipo EVA-00, è ferita gravemente. Travolto dagli eventi, Shinji si troverà così coinvolto in una guerra per la sopravvivenza dell'intero genere umano e in una lotta contro se stesso per vincere le proprie paure. Intorno a lui e allo scontro contro gli angeli si dipaneranno gli intrecci fra le relazioni degli altri personaggi e i dubbi su cosa siano in realtà gli angeli, sul perché abbiano attaccato la Terra, sulla verità riguardo agli Eva e ai misteri intorno alla NERV e alla SEELE (ossia l'organizzazione che finanzia la Nerv). Detta così parrebbe affascinante, peccato che la trama sia così scandalosamente lacunosa a livello di sviluppi e spiegazioni da lasciare lo spettatore interdetto e basito.
Grafica: non è del tutto malvagia ma è profondamente migliorabile, anche tenuto conto dell'epoca di provenienza. Le ambientazioni sono discrete, curate con un certo dettaglio. Le animazioni sono altalenanti, in certi episodi la loro fluidità è ottima, in altri appare incostante e scattosa. Il character design è brutto, in particolar modo le iridi trapezoidali dei personaggi. Il "mecha" (?) design è stupido. Praticamente gli Eva sono dei gobbi con una suppostona sulla schiena collegati con una pompa da benzina. Gli unici Eva relativamente gradevoli dal punto di vista estetico (03 e 04) sono così effimeri che non possono essere considerati.
Sonoro: ciò che si salva in questo ciarpame senza pudore (cit.) è il comparto sonoro, piuttosto valido. L'opening è relativamente orecchiabile (anche se quel tastierino sa molto di infantile), l'ending è decisamente più bello (prediligo in particolar modo la versione di "Fly me to the moon" di Claire, le altre mi paiono più scialbe). Gli OST sono molto gradevoli, così come gli effetti sonori. Ottimo l'adattamento italiano.
Personaggi: la causa di tutti i mali del mondo (di Evangelion) risiede nella concezione e caratterizzazione dei personaggi (la cui originalità è inconsistente, sono la rappresentazione più semplice degli stereotipi di caratterizzazione più comuni), che seppure non risultino abbozzati o superficiali a livello caratteriale, "sul campo" danno il peggio di sé, mostrandosi in tutta la loro pochezza, quasi come se fossero pedine manovrate da uno scacchista inesperto. Spesso l'introspezione è sovrabbondante e talvolta lesiva, con veri e propri "viaggi mentali" che conducono al nulla di fatto. L'evoluzione è assente, in compenso è presente una mutazione dei personaggi in negativo.
Sceneggiatura: "mortificante" è la parola adatta, tutto sembra concepito per confondere le acque e rendersi inutilmente criptico. La gestione temporale è pessima, frammentaria ed altalenante sino all'inverosimile. Si salta costantemente di palo in frasca con scene maltagliate frammiste a flashback (anche piuttosto lunghi), le parole "linearità" e "fluidità" sembra essere del tutto sconosciuta al regista. Si accenna ad eventi, scene, fatti, poi si lascia cadere tutto lì come se nulla fosse, o peggio ancora, come se lo spettatore dovesse essere sufficientemente veggente per poter comprendere il non detto. Il ritmo talvolta è insopportabilmente lento, talvolta è frenetico fino a risultare fastidioso per la comprensione degli eventi. È presente una massiccia dose di violenza (fisica e psicologica) condita con una bella dose di abuso sui minori, ma tant'è. Sembrerebbe una serie seria (mi si perdoni il gioco di parole), ma il fanservice non manca, in particolar modo sono presenti diverse inquadrature assai discutibili.
Finale: pessimo che peggiore non si può. L'intera serie viene letteralmente mandata a farsi benedire con 2 episodi alienanti e totalmente estranei a ciò che è stata la serie finora. Ideogrammi sparati a caso su sfondo nero, mondi alternativi farlocchi, privi di ogni senso, messi lì per infarcire di buonismo una serie ormai condannata da un infruttuoso cinismo. Ma non è finita cari amici e lettori. Chiunque di voi si sia approcciato al film Death & Rebirth e al tragicomico The End of Evangelion potrà apprezzare tutto il disgusto ed il disprezzo che quella buonanima di Anno riversa per i suoi spettatori, andando a pescare scene di pessimo gusto e a mescolarle in un delirio allucinatorio che a confronto George Best strafatto di assenzio corretto al piombo e vinavil parrebbe sobrio. Da dimenticare, se è possibile farlo.
In sintesi: siamo di fronte alla serie più sopravvalutata degli ultimi 20 anni per via della sua appariscenza estrema che si è rivelata estremamente vincente come fenomeno commerciale e di ottenebramento delle menti di massa (tali da stilare papiri panegirici con annessi voli pindarici a sostegno delle più improbabili tesi d'elogio), oltre al fatto che ha saputo celare (ma non ad occhi esperti/disincantati) la sua colossale carenza di contenuti e spiegazioni. Oltre a ciò occorre sottolineare altri fattori estremamente gravi: questa è una serie spregevolmente negativa, diseducativa ed immorale per via dei pessimi messaggi che trasmette allo spettatore. Tutto ciò che era potenzialmente positivo e valido viene deplorevolmente stravolto e svergognato con una sceneggiatura infima e con un finale (anzi, i finali) a dir poco indecente. Il suo costante deridere lo spettatore con trovate ed espedienti narrativi di infimo livello (emblematica la masturbazione il cui oggetto erotico è nientemeno che una ragazzina scheletrica in coma, perché tutto questo?) è assolutamente squallido ed esecrabile. Il voler confondere ed ingannare lo spettatore con palesi carenze e lacune nella trama non lo rende affascinante ed interessante, sottolinea solamente la scarsità globale d'impegno profuso. Praticamente si salva solo il sonoro, ecco perché non posso che attribuirgli un 2 e non un (meritatissimo) 1. Da ex fan pentito non consiglierei questa roba a nessuno, tranne forse a quella marmaglia di otaku parrucconi composta da finti adulti e da finti acculturati che adorano pavoneggiarsi ostentando conoscenze che non conoscono.
Pareva insomma che tutto il (mio) mondo ruotasse attorno a Neon Genesis Evangelion e che ogni cosa dovesse a suo modo relazionarsi con quanto affermato all'interno della serie (dalle credenze religiose, alle teorie scientifiche, dalle previsioni sulla fine del mondo fino alle dottrine filosofiche/psicologiche), poi una sera, una persona a me vicina, guardando con me un episodio dell'anime, disse con sagace candore: "Questa serie è un concentrato di ca…volate". Sul momento tentai di non farci troppo caso, liquidando la cosa come il giudizio di un inesperto, poi però non riuscii più a rimanerne indifferente, e cominciai a pormi degl'interrogativi. Con una mente più scevra da condizionamenti emotivi adolescenziali aprii gli occhi su una serie che sa sì ammaliare, ma non sa offrire dei contenuti oggettivamente validi su cui fare affidamento, che più di una volta si contraddice e pur di farsi bella agli occhi di spettatori (spesso ignoranti in materia), sforna richiami e citazioni provenienti dal mondo della filosofia, della psicanalisi, della religione e dell'esoterismo di largo consumo ecc… ma ahinoi, non riesce a sostenere il suo stesso peso, lasciando fin troppe volte un senso sgradevole di incompiuto, di troppa carne al fuoco cotta pessimamente, di insensato, di improvvisato, di pacchiano, di ostentato, di kitsch. Si comprende come in realtà tutto questo coacervo di contenuti e citazioni buttati lì alla carlona, altro non sia che un infimo tentativo (nemmeno tanto nascosto) di ostentare un presunto valore culturale con l'unico scopo di venderne il trademark più o meno ovunque. La fogliolona di fico della Nerv doveva comparire in ogni cosa così come la scritta stilizzata di NGE. Che dire: sotto questo punto di vista Evangelion è un'opera riuscitissima che ha saputo pescare dalle tasche delle miriadi di boccaloni (me compreso) riuscendo ad arricchirsi come poche altre opere e ad imporsi come gigantesco fenomeno commerciale, poiché è di questo che stiamo parlando. Tuttora, tramite make up e remake vari, la serie continua a macinare pecunia dai vari otaku e consente a quei furbacchioni di Hideaki Anno e dello studio Gainax di poter campare di rendite vitalizie. Ma al di là di tutto questo: che cos'è effettivamente Neon Genesis Evangelion? Ironia della sorte, mi tocca citare quanto disse quella persona. Neon Genesis Evangelion è un concentrato di ca…volate, una trollata di proporzioni bibliche, una presa per i fondelli della cultura e dell'intelletto umano, un mostro di Frankenstein assemblato in malo modo (seppur con una certa finta originalità) da risultare orribile e spaventoso ad occhi più attenti ed esperti ed ultimo ma non per importanza, un intollerabile insulto derisorio agli spettatori e al loro intelletto. Tali affermazioni troveranno le dovute spiegazioni nel corso della recensione.
Neon Genesis Evangelion è una serie dell'autunno 1995 composta da 26 episodi di durata canonica. L'opera ha successivamente dato origine ad un manga nello stesso anno, ad un secondo manga nel 2010, a 5 manga spin-off, ad una live action, a 2 film (conclusivi) e ad una quadrilogia di film remake dell'intera serie.
<b>Il seguente paragrafo contiene spoiler</b>
Trama (tratta da wikipedia ma rimaneggiata un po' qua e un po' la): Nell'anno 2000 un gigantesco cataclisma sconvolge la Terra: un'enorme esplosione avviene nell'Antartide, provocandone la disgregazione e lo scioglimento dei ghiacci. Le fonti ufficiali delle Nazioni Unite parlano dell'improvviso impatto di un meteorite di notevoli dimensioni, ma questo passa in secondo piano rispetto alle conseguenze della catastrofe, e cioè l'innalzamento dei mari, lo sconvolgimento climatico (dovuto anche ad una leggera modifica dell'inclinazione dell'asse terrestre) e delle guerre scoppiate fra le nazioni per accaparrarsi i territori rimanenti. La popolazione viene decimata scendendo a tre miliardi di individui; l'umanità si trova ora dinanzi il difficile obiettivo di ricominciare da capo e ricostruire la propria civiltà gravemente danneggiata. Nella memoria di tutti, a ogni modo, il cataclisma sarà ricordato come "Second Impact".
Anno 2015: l'equilibrio climatico si sta gradualmente riassestando e le nazioni del mondo stanno lentamente ricostruendo ciò che avevano perduto. Shinji Ikari, un quattordicenne giapponese che vive fin da tenera età con un tutore, riceve all'improvviso un messaggio dal padre, da cui era stato abbandonato molti anni prima, che lo invita a recarsi nella città di Neo-Tokyo 3 presso l'agenzia speciale Nerv, dove lui lavora. Inizialmente titubante, il giovane Shinji raccoglie il proprio coraggio e decide di reincontrare il padre dopo tanti anni. Tuttavia una volta giunto a Neo-Tokyo 3, mentre attende l'arrivo di Misato Katsuragi, colei che dovrebbe raccoglierlo e condurlo dal genitore, scopre che una gigantesca e mostruosa creatura ha fatto la sua comparsa nella città evacuata. Il corpo di auto-difesa giapponese non ottiene alcun risultato negli attacchi sferrati contro la creatura, identificata come "angelo". Misato riesce a recuperare in tempo Shinji per condurlo alla base segreta della Nerv, dove il ragazzo scopre la verità: suo padre è il comandante in capo della Nerv e lui è stato chiamato per pilotare quella che sembra essere l'unica speranza del genere umano contro gli "angeli", e cioè la" macchina multi-funzione umanoide Evangelion" (ricordatevi la parola "umanoide"), modello 01 (abbreviato EVA-01), poiché la giovane Rei Ayanami, pilota dell'unità prototipo EVA-00, è ferita gravemente. Travolto dagli eventi, Shinji si troverà così coinvolto in una guerra per la sopravvivenza dell'intero genere umano e in una lotta contro se stesso per vincere le proprie paure. Intorno a lui e allo scontro contro gli angeli si dipaneranno gli intrecci fra le relazioni degli altri personaggi e i dubbi su cosa siano in realtà gli angeli, sul perché abbiano attaccato la Terra, sulla verità riguardo agli Eva e ai misteri intorno alla NERV e alla SEELE (ossia l'organizzazione che finanzia la Nerv). Detta così parrebbe affascinante, peccato che la trama sia così scandalosamente lacunosa a livello di sviluppi e spiegazioni da lasciare lo spettatore interdetto e basito.
Grafica: non è del tutto malvagia ma è profondamente migliorabile, anche tenuto conto dell'epoca di provenienza. Le ambientazioni sono discrete, curate con un certo dettaglio. Le animazioni sono altalenanti, in certi episodi la loro fluidità è ottima, in altri appare incostante e scattosa. Il character design è brutto, in particolar modo le iridi trapezoidali dei personaggi. Il "mecha" (?) design è stupido. Praticamente gli Eva sono dei gobbi con una suppostona sulla schiena collegati con una pompa da benzina. Gli unici Eva relativamente gradevoli dal punto di vista estetico (03 e 04) sono così effimeri che non possono essere considerati.
Sonoro: ciò che si salva in questo ciarpame senza pudore (cit.) è il comparto sonoro, piuttosto valido. L'opening è relativamente orecchiabile (anche se quel tastierino sa molto di infantile), l'ending è decisamente più bello (prediligo in particolar modo la versione di "Fly me to the moon" di Claire, le altre mi paiono più scialbe). Gli OST sono molto gradevoli, così come gli effetti sonori. Ottimo l'adattamento italiano.
Personaggi: la causa di tutti i mali del mondo (di Evangelion) risiede nella concezione e caratterizzazione dei personaggi (la cui originalità è inconsistente, sono la rappresentazione più semplice degli stereotipi di caratterizzazione più comuni), che seppure non risultino abbozzati o superficiali a livello caratteriale, "sul campo" danno il peggio di sé, mostrandosi in tutta la loro pochezza, quasi come se fossero pedine manovrate da uno scacchista inesperto. Spesso l'introspezione è sovrabbondante e talvolta lesiva, con veri e propri "viaggi mentali" che conducono al nulla di fatto. L'evoluzione è assente, in compenso è presente una mutazione dei personaggi in negativo.
Sceneggiatura: "mortificante" è la parola adatta, tutto sembra concepito per confondere le acque e rendersi inutilmente criptico. La gestione temporale è pessima, frammentaria ed altalenante sino all'inverosimile. Si salta costantemente di palo in frasca con scene maltagliate frammiste a flashback (anche piuttosto lunghi), le parole "linearità" e "fluidità" sembra essere del tutto sconosciuta al regista. Si accenna ad eventi, scene, fatti, poi si lascia cadere tutto lì come se nulla fosse, o peggio ancora, come se lo spettatore dovesse essere sufficientemente veggente per poter comprendere il non detto. Il ritmo talvolta è insopportabilmente lento, talvolta è frenetico fino a risultare fastidioso per la comprensione degli eventi. È presente una massiccia dose di violenza (fisica e psicologica) condita con una bella dose di abuso sui minori, ma tant'è. Sembrerebbe una serie seria (mi si perdoni il gioco di parole), ma il fanservice non manca, in particolar modo sono presenti diverse inquadrature assai discutibili.
Finale: pessimo che peggiore non si può. L'intera serie viene letteralmente mandata a farsi benedire con 2 episodi alienanti e totalmente estranei a ciò che è stata la serie finora. Ideogrammi sparati a caso su sfondo nero, mondi alternativi farlocchi, privi di ogni senso, messi lì per infarcire di buonismo una serie ormai condannata da un infruttuoso cinismo. Ma non è finita cari amici e lettori. Chiunque di voi si sia approcciato al film Death & Rebirth e al tragicomico The End of Evangelion potrà apprezzare tutto il disgusto ed il disprezzo che quella buonanima di Anno riversa per i suoi spettatori, andando a pescare scene di pessimo gusto e a mescolarle in un delirio allucinatorio che a confronto George Best strafatto di assenzio corretto al piombo e vinavil parrebbe sobrio. Da dimenticare, se è possibile farlo.
In sintesi: siamo di fronte alla serie più sopravvalutata degli ultimi 20 anni per via della sua appariscenza estrema che si è rivelata estremamente vincente come fenomeno commerciale e di ottenebramento delle menti di massa (tali da stilare papiri panegirici con annessi voli pindarici a sostegno delle più improbabili tesi d'elogio), oltre al fatto che ha saputo celare (ma non ad occhi esperti/disincantati) la sua colossale carenza di contenuti e spiegazioni. Oltre a ciò occorre sottolineare altri fattori estremamente gravi: questa è una serie spregevolmente negativa, diseducativa ed immorale per via dei pessimi messaggi che trasmette allo spettatore. Tutto ciò che era potenzialmente positivo e valido viene deplorevolmente stravolto e svergognato con una sceneggiatura infima e con un finale (anzi, i finali) a dir poco indecente. Il suo costante deridere lo spettatore con trovate ed espedienti narrativi di infimo livello (emblematica la masturbazione il cui oggetto erotico è nientemeno che una ragazzina scheletrica in coma, perché tutto questo?) è assolutamente squallido ed esecrabile. Il voler confondere ed ingannare lo spettatore con palesi carenze e lacune nella trama non lo rende affascinante ed interessante, sottolinea solamente la scarsità globale d'impegno profuso. Praticamente si salva solo il sonoro, ecco perché non posso che attribuirgli un 2 e non un (meritatissimo) 1. Da ex fan pentito non consiglierei questa roba a nessuno, tranne forse a quella marmaglia di otaku parrucconi composta da finti adulti e da finti acculturati che adorano pavoneggiarsi ostentando conoscenze che non conoscono.
Non è affatto un'impresa facile accingermi a recensire quello che, insieme a Nadia - Il mistero della pietra azzurra e a Cowboy Bebop, è probabilmente la mia serie anime preferita in assoluto (e il mio nickname è un vigoroso input in tal senso). La sua complessa struttura poliedrica distribuita in soli ventisei episodi e ricca di riferimenti filosofici, esoterici, fantascientifici, stilemi del genere mecha, nozioni scientifiche e scelte musicali alquanto singolari fa sì che una visione isolata non sia sufficiente a cogliere, anche solo superficialmente, tutti questi aspetti. Ad ogni visione ho provato sensazioni diverse, ma in tanti anni la mia opinione complessiva su Shin seiki Evangelion, questo il titolo originale, non è mai cambiata di una virgola e, anzi, di volta in volta l'ho apprezzato sempre di più. Reduce da quel capolavoro avventuroso/fantascientifico che è il sopraccitato Nadia e da un periodo di profonda depressione quasi sfociata nel suicidio, nel 1995 il regista Hideaki Anno inaugura la cosiddetta Nuova Animazione Seriale con Neon Genesis Evangelion (il titolo con il quale è noto nel panorama internazionale), un vero e proprio "Vangelo del Nuovo millennio" che sconvolge il mondo dell'animazione e del merchandising, dando inizio a un prorompente fenomeno commerciale come non si vedeva dai tempi delle fortunate serie robotiche di Nagai e Tomino tra gli Anni Settanta e Ottanta. Sebbene alcuni aspetti della trama, come ad esempio il pilotaggio di enormi mecha, non siano affatto nuovi, è senza dubbio innovativa l'impronta filosofico-psicologica che affonda le radici negli studi e nel pensiero di autori come Schopenhauer, Kierkegaard, Freud e Jung, giusto per citarne alcuni, nonché l'esplicita volontà di attingere ai più disparati campi dello scibile umano, con menzione particolare alla Cabala ebraica (in nuce avevamo trovato qualcosa di analogo nelle citazioni bibliche presenti in Nadia).
Le premesse narrative della storia sono semplici in maniera a dir poco disarmante: in un futuro ormai passato (nell'anno 2000), la Terra è stata devastata dal cataclisma denominato Second Impact, che ha ridotto la popolazione umana a un quinto di quella precedente. Tra le città sopravvissute, Neo-Tokyo 3 è la sola che meglio riesce a contrastare i mostruosi esseri conosciuti come "angeli" apparsi per la prima volta quindici anni dopo quell'immane catastrofe. Tutto ciò è possibile grazie ai prodigiosi Evangelion, dei robot umanoidi fuori dal comune costruiti dall'organizzazione governativa Nerv e pilotati da giovani adolescenti. Il protagonista della serie è proprio uno di questi piloti, Shinji Ikari, il quale, suo malgrado, deve difendere la città e l'umanità su ordine del padre Gendo, tra l'altro a capo proprio della Nerv, affrontando nemici sempre più potenti e non pochi ostacoli, anche da un punto di vista più intimo e personale. Scopo della lotta con gli esseri colossali: impedire il verificarsi di un Third Impact che, con ogni probabilità, estinguerebbe definitivamente la vita sulla Terra.
Nonostante la base della storia sia fondamentalmente quella appena descritta, in realtà nulla in Evangelion è mai così semplice, ed è proprio il contorno ad aver conferito alla serie un ruolo di primo piano nel panorama mondiale dell'animazione. Un contorno piuttosto "succulento" che ha uno dei suoi massimi punti di forza in una sequela di personaggi credibili, "vivi" e nondimeno approfonditi che vantano caratteristiche ben definite e variegate: Shinji, complessato eroe del mondo incapace di salvare se stesso; Rei, l'enigma fatto ragazza; Asuka, un vulcano di estrosità che nasconde un tragico trauma infantile; Misato, tanto esuberante fuori quanto profondamente materna dentro; Ritsuko, geniale scienziata che si consola nella sua solitudine con la passione per i gatti; Gendo Ikari, un "antagonista" che allo stesso tempo non lo è; Kaji, classico dongiovanni dotato però di un grande senso dell'onore; il misterioso Kaworu, la cui apparizione in un solo episodio resta comunque indelebile. Oltre ai personaggi, un ulteriore punto di forza di Evangelion risiede nelle musiche particolarmente azzeccate, oltre a un sapiente utilizzo, in alcune scene clou, di brani immortali di musica classica quali, ad esempio, l'Hallelujah dal Messiah di Händel e il quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven; un vero e proprio marchio di fabbrica ripreso e riproposto successivamente un po' ovunque. Infine, a concludere il quadro è la presenza di numerosi enigmi che inquietano e affascinano allo stesso tempo, tenendo avvinto lo spettatore e accontentandolo qua e là con qualche rivelazione (cosa sono gli angeli? Cosa ha causato il Second Impact? Quali piani ha veramente Gendo? E la Seele ha davvero previsto tutto? Perché devono essere proprio dei ragazzi a pilotare gli Evangelion? Qual è il segreto che si cela dietro a questi colossali robot umanoidi?, queste e molte altre le possibili domande). Molto però viene lasciato all'immaginazione/intuizione dello spettatore, il quale giunge alla fine della serie un po' frastornato. In parte, un simile sconvolgimento è senz'altro da imputare al controverso finale della serie su cui si è discusso e si discute senza sosta: le ultime due puntate, probabilmente per mancanza di fondi da parte della casa produttrice GAINAX, ma con diversi precedenti già a partire dal ventunesimo episodio, sono costituite da un mero riciclo di scene già viste e rielaborate ad hoc per dare vita a una conclusione incentrata sull'introspezione psicologica dei protagonisti, quasi alla maniera del teatro di Pirandello. Sull'onda del successo tardivo riscosso dalla serie, Anno correggerà il tiro due anni dopo girando e producendo The End of Evangelion, l'esplicazione in fatti concreti e più espliciti delle conclusioni raggiunte alla fine della serie.
Non ho ancora scritto riguardo al lato puramente grafico: l'ottimo character design di Sadamoto fa un ulteriore passo in avanti dopo l'esperienza di Nadia e le animazioni sono davvero fluide e di un livello qualitativo superiore rispetto ad altre produzioni di quegli anni; inoltre, anche le atipiche quanto originali scelte registiche e narrative saltano subito all'occhio (lunghi fermi immagine e silenzi, flashback collocati nei modi più disparati, sequenze con sola musica o effetti sonori), così come i dialoghi, che spaziano da conversazioni quotidiane a monologhi filosofici e citazioni da manuale. Un piccolo commento all'eccellente doppiaggio italiano, che vanta voci "da cinema" come quelle di Massimo Corvo, Stella Musy, Valentina Mari, Francesco Bulckaen, Ilaria Latini e così via. Anche i dialoghi sono stati adattati a dovere da due grandi del settore, Gualtiero Cannarsi e Fabrizio Mazzotta.
Credo sia molto difficile al giorno d'oggi trovare un appassionato di animazione giapponese che non l'abbia mai visto, ma ad ogni modo consiglio Neon Genesis Evangelion su tutta la linea. Bisogna vederlo almeno una volta e se vi conquista vederlo e rivederlo ancora. Un capolavoro imprescindibile.
Le premesse narrative della storia sono semplici in maniera a dir poco disarmante: in un futuro ormai passato (nell'anno 2000), la Terra è stata devastata dal cataclisma denominato Second Impact, che ha ridotto la popolazione umana a un quinto di quella precedente. Tra le città sopravvissute, Neo-Tokyo 3 è la sola che meglio riesce a contrastare i mostruosi esseri conosciuti come "angeli" apparsi per la prima volta quindici anni dopo quell'immane catastrofe. Tutto ciò è possibile grazie ai prodigiosi Evangelion, dei robot umanoidi fuori dal comune costruiti dall'organizzazione governativa Nerv e pilotati da giovani adolescenti. Il protagonista della serie è proprio uno di questi piloti, Shinji Ikari, il quale, suo malgrado, deve difendere la città e l'umanità su ordine del padre Gendo, tra l'altro a capo proprio della Nerv, affrontando nemici sempre più potenti e non pochi ostacoli, anche da un punto di vista più intimo e personale. Scopo della lotta con gli esseri colossali: impedire il verificarsi di un Third Impact che, con ogni probabilità, estinguerebbe definitivamente la vita sulla Terra.
Nonostante la base della storia sia fondamentalmente quella appena descritta, in realtà nulla in Evangelion è mai così semplice, ed è proprio il contorno ad aver conferito alla serie un ruolo di primo piano nel panorama mondiale dell'animazione. Un contorno piuttosto "succulento" che ha uno dei suoi massimi punti di forza in una sequela di personaggi credibili, "vivi" e nondimeno approfonditi che vantano caratteristiche ben definite e variegate: Shinji, complessato eroe del mondo incapace di salvare se stesso; Rei, l'enigma fatto ragazza; Asuka, un vulcano di estrosità che nasconde un tragico trauma infantile; Misato, tanto esuberante fuori quanto profondamente materna dentro; Ritsuko, geniale scienziata che si consola nella sua solitudine con la passione per i gatti; Gendo Ikari, un "antagonista" che allo stesso tempo non lo è; Kaji, classico dongiovanni dotato però di un grande senso dell'onore; il misterioso Kaworu, la cui apparizione in un solo episodio resta comunque indelebile. Oltre ai personaggi, un ulteriore punto di forza di Evangelion risiede nelle musiche particolarmente azzeccate, oltre a un sapiente utilizzo, in alcune scene clou, di brani immortali di musica classica quali, ad esempio, l'Hallelujah dal Messiah di Händel e il quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven; un vero e proprio marchio di fabbrica ripreso e riproposto successivamente un po' ovunque. Infine, a concludere il quadro è la presenza di numerosi enigmi che inquietano e affascinano allo stesso tempo, tenendo avvinto lo spettatore e accontentandolo qua e là con qualche rivelazione (cosa sono gli angeli? Cosa ha causato il Second Impact? Quali piani ha veramente Gendo? E la Seele ha davvero previsto tutto? Perché devono essere proprio dei ragazzi a pilotare gli Evangelion? Qual è il segreto che si cela dietro a questi colossali robot umanoidi?, queste e molte altre le possibili domande). Molto però viene lasciato all'immaginazione/intuizione dello spettatore, il quale giunge alla fine della serie un po' frastornato. In parte, un simile sconvolgimento è senz'altro da imputare al controverso finale della serie su cui si è discusso e si discute senza sosta: le ultime due puntate, probabilmente per mancanza di fondi da parte della casa produttrice GAINAX, ma con diversi precedenti già a partire dal ventunesimo episodio, sono costituite da un mero riciclo di scene già viste e rielaborate ad hoc per dare vita a una conclusione incentrata sull'introspezione psicologica dei protagonisti, quasi alla maniera del teatro di Pirandello. Sull'onda del successo tardivo riscosso dalla serie, Anno correggerà il tiro due anni dopo girando e producendo The End of Evangelion, l'esplicazione in fatti concreti e più espliciti delle conclusioni raggiunte alla fine della serie.
Non ho ancora scritto riguardo al lato puramente grafico: l'ottimo character design di Sadamoto fa un ulteriore passo in avanti dopo l'esperienza di Nadia e le animazioni sono davvero fluide e di un livello qualitativo superiore rispetto ad altre produzioni di quegli anni; inoltre, anche le atipiche quanto originali scelte registiche e narrative saltano subito all'occhio (lunghi fermi immagine e silenzi, flashback collocati nei modi più disparati, sequenze con sola musica o effetti sonori), così come i dialoghi, che spaziano da conversazioni quotidiane a monologhi filosofici e citazioni da manuale. Un piccolo commento all'eccellente doppiaggio italiano, che vanta voci "da cinema" come quelle di Massimo Corvo, Stella Musy, Valentina Mari, Francesco Bulckaen, Ilaria Latini e così via. Anche i dialoghi sono stati adattati a dovere da due grandi del settore, Gualtiero Cannarsi e Fabrizio Mazzotta.
Credo sia molto difficile al giorno d'oggi trovare un appassionato di animazione giapponese che non l'abbia mai visto, ma ad ogni modo consiglio Neon Genesis Evangelion su tutta la linea. Bisogna vederlo almeno una volta e se vi conquista vederlo e rivederlo ancora. Un capolavoro imprescindibile.
Ho visto l'anime dopo aver notato la sua presenza in molte delle classifiche dei migliori anime della storia (in alcuni casi al primo posto), mi aspettavo un capolavoro indescrivibile visti i continui 10 su 10 (anche su questo sito) ma sono rimasto deluso. Il mio voto è comunque alto, un 7 non è poco, e ho deciso di darlo perché nonostante i difetti la serie resta più che distinta, ma ci sono cose che non mi hanno convinto per niente (tralasciando lo scopiazzare da altre serie che non considererò dato che se si dovesse bocciare ogni anime allora avremmo ben poco da vedere) per i seguenti motivi:
1: i "famosissimi e amatissimi personaggi", non sono niente di che, un ragazzino che vuol essere accettato, una ragazzina che non parla mai, ed un'altra che parla troppo non li trovo poi così irresistibili.
2: la componente azione poteva essere molto migliore.
3: la colonna sonora non vale molto, a parte la musica classica (che di certo non è stata creata appositamente per la serie).
4: da studente di filosofia ho trovato gli inserimenti psicologico-filosofici della serie abbastanza banali, mi avevano detto che era un anime per gente "colta" ma invece ho trovato solo qualche concetto di Freud, Hegel e Sartre qua e là, e dubito che un qualsiasi lettore di saggi filosofici non sia capace di spiccicare qualche concetto filosofico all'interno di una "qualunque" trama.
5: non ho odiato il finale come molti ma per capire cosa ne penso basta leggere il punto 4 di cui sopra. Il finale alternativo non va considerato, visto che la recensione è della serie originale, comunque non ho amato particolarmente neanche quello.
Mi piacerebbe molto dare un "1 su 10" tanto per indispettire i fan che ormai sembra abbiano conquistato internet ma, nonostante tutto, i difetti che ho trovato ci sono seppure in forma lieve, in fondo in fondo rimane una buona serie, solo molto sopravvalutata.
1: i "famosissimi e amatissimi personaggi", non sono niente di che, un ragazzino che vuol essere accettato, una ragazzina che non parla mai, ed un'altra che parla troppo non li trovo poi così irresistibili.
2: la componente azione poteva essere molto migliore.
3: la colonna sonora non vale molto, a parte la musica classica (che di certo non è stata creata appositamente per la serie).
4: da studente di filosofia ho trovato gli inserimenti psicologico-filosofici della serie abbastanza banali, mi avevano detto che era un anime per gente "colta" ma invece ho trovato solo qualche concetto di Freud, Hegel e Sartre qua e là, e dubito che un qualsiasi lettore di saggi filosofici non sia capace di spiccicare qualche concetto filosofico all'interno di una "qualunque" trama.
5: non ho odiato il finale come molti ma per capire cosa ne penso basta leggere il punto 4 di cui sopra. Il finale alternativo non va considerato, visto che la recensione è della serie originale, comunque non ho amato particolarmente neanche quello.
Mi piacerebbe molto dare un "1 su 10" tanto per indispettire i fan che ormai sembra abbiano conquistato internet ma, nonostante tutto, i difetti che ho trovato ci sono seppure in forma lieve, in fondo in fondo rimane una buona serie, solo molto sopravvalutata.
Buio.
Un punto luminoso brilla al centro per un istante.
Un'onda d'urto si espande e in un attimo invade lo schermo.
Il Big Bang.
Così comincia "Neon Genesis Evangelion". Dalla sigla iniziale che funge sia da prologo sia da riassunto/spiegazione. Da subito sembra di essere entrati in una nuova realtà e Eva ne è il suo "Vangelo" (questo significa il titolo: Vangelo del nuovo millennio).
Personalmente ritengo Eva un capolavoro e uno dei migliori anime di tutti i tempi.
La cosa che prima fra tutte mi fa definire Eva un caposaldo dell'animazione è la sua stratificazione significante: come per i capolavori del cinema "live", Eva presenta diversi e profondi livelli di lettura. Psicanalisi, filosofia, religione, politica, sono alcune delle chiavi interpretative che s'intrecciano e contribuiscono a fare di ogni visione una nuova scoperta. Questo soprattutto perché le diverse interpretazioni possibili e il gioco di rimandi, citazioni e collegamenti (interni e non) non si esauriscono con il loro rivelarsi, ma sono fili che cuciti insieme con cura e precisione mostrano la "trama" di questo tessuto elaborato e dettagliato che rappresenta la storia che Hideaki Anno e gli altri autori ci vogliono raccontare.
La sceneggiatura infatti è un altro aspetto di primaria importanza in Eva. Il numero degli episodi (solo 26 nel 1995 era quasi una novità, in seguito divenne uno standard) permette agli autori di sviluppare una trama molto compatta e dettagliata, con una progressione drammatica notevole che più volte raggiunge vette emotive autenticamente epiche.
La serie, infatti, sembra più un lungo film che non una sequela di episodi autoconclusivi con una flebile trama a fare da collante. Questo provoca benefici sia agli episodi stessi: ognuno di essi è una parte importante e ineludibile di una storia più grande; e sia per la trama, che non perde né mordente né tempo con filler e puntate deboli, ma si concentra su una narrazione asciutta e organica. Non viene mai contemplato il superfluo e ogni dettaglio ha la sua importanza nell'economia globale della serie.
A dire il vero ci sono alcuni momenti meno riusciti di altri dal punto di vista narrativo: alcune sequenze di sospensione e divagazione nella prima parte sono forse eccessivamente prolungate e rallentano sensibilmente la narrazione che fatica a ingranare, ma superata questa fase le invenzioni e le sorprese sono continue e in alcuni casi davvero scioccanti. I misteri che si affastellano uno dopo l'altro non lasciano tregua e incalzano lo spettatore costringendolo a cercare una spiegazione che provi a dare un significato alle tante vicende ombrose, alle ellissi che, distribuite sapientemente, tengono alta la tensione e la progressione drammatica.
E' in parte vero il fatto che la storia ad un certo punto si "congela" e si lasciano in sospeso parecchie sottotrame. Tuttavia la fine della serie risolve il conflitto psicologico che era uno dei temi principali, mentre il film "The End of Evangelion" fornisce qualche risposta e fuga alcuni dei dubbi che ancora lasciavano molti spettatori insoddisfatti. E' però vero anche che una parte del fascino di Eva (e della sua fortuna, inutile negarlo) sta proprio in questa sua incertezza, nel fatto di fornire più domande che risposte certe e preconfezionate. E' una scelta rischiosa perché molti possono essere infastiditi da un anime troppo astruso, ma per chi invece è stimolato ad approfondire si può aprire un mondo che neppure avrebbe immaginato.
Altro aspetto fondamentale di Eva è quello relativo ai personaggi. Gli autori (soprattutto nella persona di Hideaki Anno) hanno svolto un lavoro di precisione maniacale per creare un background solido e credibile nella caratterizzazione sia dei protagonisti e sia dei comprimari, di modo che lo spettatore si trova di fronte a personaggi tridimensionali (si usa dire), dai comportamenti coerenti, motivati da un'ideologia personale propria e che affrontano tutti un cambiamento o un'evoluzione nel corso degli avvenimenti.
Siamo lontani dai personaggi stereotipati o dalle macchiette senz'anima. In Eva ogni personaggio ha una storia da raccontare, un passato tenuto nascosto a fatica e una forte personalità caratterizzante. La profondità psicologica raggiunge livelli non comuni per un anime e (anche questo) stabilirà in futuro uno standard se non quantomeno una pietra di paragone per i lavori successivi, seriali e non.
L'attrazione e il fascino che suscitano i personaggi sono dati in larga misura dalla psicologia e dal background narrativo che portano, ma non bisogna trascurare nemmeno l'aspetto visivo. Il character design infatti è opera di Yoshiyuki Sadamoto, autore anche del manga omonimo. Rispetto ai lavori precedenti (si veda "Le Ali di Honneamise") il tratto si fa più spigoloso e le figure più slanciate (rimanendo sempre realistiche) e, pur nella loro stilizzazione, sono fortemente espressive e paradigmatiche. Si veda ad esempio la figura di Gendou Hikari o di Rei Ayanami. Quest'ultima è il risultato di una felicissima ispirazione sia da parte di Anno e sia di Sadamoto, i quali plasmano un personaggio tra i più interessanti e rappresentativi della storia degli anime. Essa infatti è diventata nel tempo quasi un logo dell'Evangelion franchise e continua tuttora a fare da modello per innumerevoli imitazioni.
Non si può non citare il mecha-design realizzato da Ikuto Yamashita e Hideaki Anno. Veramente innovativo e originale nell'introdurre (memore di Mamoru Oshii tra gli altri) l'elemento biologico in un anime robotico, e non come orpello decorativo o un vezzo stilistico ma come elemento tematico centrale di un discorso su cui si posa l'intero impianto della serie.
Anche gli angeli (i nemici della serie) colpiscono per varietà e fantasia nella realizzazione. Non ce n'è uno simile all'altro e tutti adottano strategie diverse e sempre più perfezionate per raggiungere il proprio obiettivo.
L'aspetto visivo e l'animazione in generale sono un capitolo a parte. Come molti sanno verso il 16° episodio alla Gainax si accorsero che i soldi del budget non bastavano per terminare la serie con gli stessi standard qualitativi (alti) mantenuti fino a quel momento, dato che inizialmente la serie non ottenne il successo che avrebbe avuto in futuro. Pur di terminare la serie, quindi, si dovettero fare delle scelte obbligate sia a livello visivo sia di sceneggiatura.
Nonostante questo stupisce la maniera in cui, a fronte di una situazione castrante, gli autori abbiano trovato il modo di rendere compiuta un'opera che rischiava di non esserlo. In sceneggiatura si dovette sacrificare l'aspetto narrativo e puntare sull'interiorità dei personaggi, con maggior attenzione a Shinji. A livello visivo si sono adottate tecniche per nascondere la povertà di mezzi, quali ad esempio lente carrellate, inquadrature fisse, sfondi poco dettagliati, ecc. Il tutto però è in un certo senso in linea con le scelte registiche e foto-luministiche adottate anche per gli episodi precedenti, di modo che lo scarto non è così netto e traumatico come avrebbe potuto essere. Tuttavia verso l'epilogo si utilizzano anche semplici schizzi o Kanji in sovraimpressione per sopperire all'assenza di disegni veri e propri da animare. Se si considera però che quanto ci viene mostrato è, di fatto, il flusso di coscienza dei personaggi, e se si è ben disposti verso le oggettive difficoltà appena descritte, è possibile giudicare con condiscendenza e premiare la passione dimostrata dagli autori. Nonostante i suddetti limiti, comunque, non si contano le invenzioni visive e le soluzioni registiche che si trovano in Eva: il Geo-Front e Neo-Tokyo 3 con i suoi palazzi/fortezze, il taglio espressionista di molte inquadrature, le sequenze oniriche/mentali, le case come specchio dei rispettivi inquilini, ecc.
In conclusione una menzione speciale per il doppiaggio italiano che non sfigura con la controparte giapponese e si avvale di intense interpretazioni molto ben calibrate nelle sfumature e dalla notevole espressività.
Fly me to the moon and let me play among the stars...
Un punto luminoso brilla al centro per un istante.
Un'onda d'urto si espande e in un attimo invade lo schermo.
Il Big Bang.
Così comincia "Neon Genesis Evangelion". Dalla sigla iniziale che funge sia da prologo sia da riassunto/spiegazione. Da subito sembra di essere entrati in una nuova realtà e Eva ne è il suo "Vangelo" (questo significa il titolo: Vangelo del nuovo millennio).
Personalmente ritengo Eva un capolavoro e uno dei migliori anime di tutti i tempi.
La cosa che prima fra tutte mi fa definire Eva un caposaldo dell'animazione è la sua stratificazione significante: come per i capolavori del cinema "live", Eva presenta diversi e profondi livelli di lettura. Psicanalisi, filosofia, religione, politica, sono alcune delle chiavi interpretative che s'intrecciano e contribuiscono a fare di ogni visione una nuova scoperta. Questo soprattutto perché le diverse interpretazioni possibili e il gioco di rimandi, citazioni e collegamenti (interni e non) non si esauriscono con il loro rivelarsi, ma sono fili che cuciti insieme con cura e precisione mostrano la "trama" di questo tessuto elaborato e dettagliato che rappresenta la storia che Hideaki Anno e gli altri autori ci vogliono raccontare.
La sceneggiatura infatti è un altro aspetto di primaria importanza in Eva. Il numero degli episodi (solo 26 nel 1995 era quasi una novità, in seguito divenne uno standard) permette agli autori di sviluppare una trama molto compatta e dettagliata, con una progressione drammatica notevole che più volte raggiunge vette emotive autenticamente epiche.
La serie, infatti, sembra più un lungo film che non una sequela di episodi autoconclusivi con una flebile trama a fare da collante. Questo provoca benefici sia agli episodi stessi: ognuno di essi è una parte importante e ineludibile di una storia più grande; e sia per la trama, che non perde né mordente né tempo con filler e puntate deboli, ma si concentra su una narrazione asciutta e organica. Non viene mai contemplato il superfluo e ogni dettaglio ha la sua importanza nell'economia globale della serie.
A dire il vero ci sono alcuni momenti meno riusciti di altri dal punto di vista narrativo: alcune sequenze di sospensione e divagazione nella prima parte sono forse eccessivamente prolungate e rallentano sensibilmente la narrazione che fatica a ingranare, ma superata questa fase le invenzioni e le sorprese sono continue e in alcuni casi davvero scioccanti. I misteri che si affastellano uno dopo l'altro non lasciano tregua e incalzano lo spettatore costringendolo a cercare una spiegazione che provi a dare un significato alle tante vicende ombrose, alle ellissi che, distribuite sapientemente, tengono alta la tensione e la progressione drammatica.
E' in parte vero il fatto che la storia ad un certo punto si "congela" e si lasciano in sospeso parecchie sottotrame. Tuttavia la fine della serie risolve il conflitto psicologico che era uno dei temi principali, mentre il film "The End of Evangelion" fornisce qualche risposta e fuga alcuni dei dubbi che ancora lasciavano molti spettatori insoddisfatti. E' però vero anche che una parte del fascino di Eva (e della sua fortuna, inutile negarlo) sta proprio in questa sua incertezza, nel fatto di fornire più domande che risposte certe e preconfezionate. E' una scelta rischiosa perché molti possono essere infastiditi da un anime troppo astruso, ma per chi invece è stimolato ad approfondire si può aprire un mondo che neppure avrebbe immaginato.
Altro aspetto fondamentale di Eva è quello relativo ai personaggi. Gli autori (soprattutto nella persona di Hideaki Anno) hanno svolto un lavoro di precisione maniacale per creare un background solido e credibile nella caratterizzazione sia dei protagonisti e sia dei comprimari, di modo che lo spettatore si trova di fronte a personaggi tridimensionali (si usa dire), dai comportamenti coerenti, motivati da un'ideologia personale propria e che affrontano tutti un cambiamento o un'evoluzione nel corso degli avvenimenti.
Siamo lontani dai personaggi stereotipati o dalle macchiette senz'anima. In Eva ogni personaggio ha una storia da raccontare, un passato tenuto nascosto a fatica e una forte personalità caratterizzante. La profondità psicologica raggiunge livelli non comuni per un anime e (anche questo) stabilirà in futuro uno standard se non quantomeno una pietra di paragone per i lavori successivi, seriali e non.
L'attrazione e il fascino che suscitano i personaggi sono dati in larga misura dalla psicologia e dal background narrativo che portano, ma non bisogna trascurare nemmeno l'aspetto visivo. Il character design infatti è opera di Yoshiyuki Sadamoto, autore anche del manga omonimo. Rispetto ai lavori precedenti (si veda "Le Ali di Honneamise") il tratto si fa più spigoloso e le figure più slanciate (rimanendo sempre realistiche) e, pur nella loro stilizzazione, sono fortemente espressive e paradigmatiche. Si veda ad esempio la figura di Gendou Hikari o di Rei Ayanami. Quest'ultima è il risultato di una felicissima ispirazione sia da parte di Anno e sia di Sadamoto, i quali plasmano un personaggio tra i più interessanti e rappresentativi della storia degli anime. Essa infatti è diventata nel tempo quasi un logo dell'Evangelion franchise e continua tuttora a fare da modello per innumerevoli imitazioni.
Non si può non citare il mecha-design realizzato da Ikuto Yamashita e Hideaki Anno. Veramente innovativo e originale nell'introdurre (memore di Mamoru Oshii tra gli altri) l'elemento biologico in un anime robotico, e non come orpello decorativo o un vezzo stilistico ma come elemento tematico centrale di un discorso su cui si posa l'intero impianto della serie.
Anche gli angeli (i nemici della serie) colpiscono per varietà e fantasia nella realizzazione. Non ce n'è uno simile all'altro e tutti adottano strategie diverse e sempre più perfezionate per raggiungere il proprio obiettivo.
L'aspetto visivo e l'animazione in generale sono un capitolo a parte. Come molti sanno verso il 16° episodio alla Gainax si accorsero che i soldi del budget non bastavano per terminare la serie con gli stessi standard qualitativi (alti) mantenuti fino a quel momento, dato che inizialmente la serie non ottenne il successo che avrebbe avuto in futuro. Pur di terminare la serie, quindi, si dovettero fare delle scelte obbligate sia a livello visivo sia di sceneggiatura.
Nonostante questo stupisce la maniera in cui, a fronte di una situazione castrante, gli autori abbiano trovato il modo di rendere compiuta un'opera che rischiava di non esserlo. In sceneggiatura si dovette sacrificare l'aspetto narrativo e puntare sull'interiorità dei personaggi, con maggior attenzione a Shinji. A livello visivo si sono adottate tecniche per nascondere la povertà di mezzi, quali ad esempio lente carrellate, inquadrature fisse, sfondi poco dettagliati, ecc. Il tutto però è in un certo senso in linea con le scelte registiche e foto-luministiche adottate anche per gli episodi precedenti, di modo che lo scarto non è così netto e traumatico come avrebbe potuto essere. Tuttavia verso l'epilogo si utilizzano anche semplici schizzi o Kanji in sovraimpressione per sopperire all'assenza di disegni veri e propri da animare. Se si considera però che quanto ci viene mostrato è, di fatto, il flusso di coscienza dei personaggi, e se si è ben disposti verso le oggettive difficoltà appena descritte, è possibile giudicare con condiscendenza e premiare la passione dimostrata dagli autori. Nonostante i suddetti limiti, comunque, non si contano le invenzioni visive e le soluzioni registiche che si trovano in Eva: il Geo-Front e Neo-Tokyo 3 con i suoi palazzi/fortezze, il taglio espressionista di molte inquadrature, le sequenze oniriche/mentali, le case come specchio dei rispettivi inquilini, ecc.
In conclusione una menzione speciale per il doppiaggio italiano che non sfigura con la controparte giapponese e si avvale di intense interpretazioni molto ben calibrate nelle sfumature e dalla notevole espressività.
Fly me to the moon and let me play among the stars...
"Neon Genesis Evangelion" è un anime prodotto nel 1995 dalla collaborazione delle tre case produttrici Tatsunoko, Gainax e Production I.G.
La Trama
Anno 2014: siamo in un mondo post apocalittico all'interno del quale la razza umana arranca per la sopravvivenza difendendosi da delle strane creature chiamate "angeli". Verremo a conoscere fin da subito il protagonista principale, Shinji Ikari, figlio di Gendou Ikari, un uomo apparentemente ai piani alti di una società di difesa dell'umanità chiamata "NERV" (pronunciata NERF). Questo ragazzo, a causa dell'avvento di un angelo sulla terra, dovrà, senza pensarci due volte, salire su un enorme robottone chiamato "Evangelion", e senza nessun tipo di preparazione, dovrà combattere lo strano nemico. Da questo momento in poi, l'anime si incentrerà in puro stile "anni '90" sul tentativo dell'uomo di difendersi dai nemici, e sarà così per almeno 3/4 degli episodi. La cosa che però cambierà le carte in tavola sarà principalmente la caratterizzazione dei personaggi, accompagnata da momenti in cui i protagonisti si troveranno a pensare per puntate intere su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ed è qui che cade proprio la nota dolente: i pensieri dei protagonisti sono sì molto belli da capire, ma anche molto contorti, e spezzano l'azione e il ritmo che l'anime aveva avuto fino a quel momento, risultando in poche battute un mero modo per colmare le lacune di trama della serie. Come se ciò non bastasse, la scelta registica di fare lunghe pause in momenti importanti spezza l'azione in un modo troppo arbitrario, e causa solo momenti morti, sia nell'anime che nello spettatore. Inoltre, molte delle cose che accadono nell'anime non sono completamente spiegate, e lasciano molti punti interrogativi. Probabilmente i restanti interrogativi vengono colmati dai film aggiunti, ma ciò non giustifica il fatto che l'anime sia, almeno per me, incompleto dal punto di vista di trama, e molto dispersivo sul fronte di alcuni personaggi introdotti nelle ultimissime puntate e poi realmente spariti nel nulla.
Lato Tecnico
Se dal punto di vista della trama Evangelion non brilla per efficacia, c'è da dire che la collaborazione tra le tre case produttrici ha creato veramente un bel gioiellino: le animazioni sono fluidissime, non esiste la computer grafica, e i personaggi riescono ad essere molto carismatici grazie alla cura nella mimica facciale di ciascuno di questi. Anche le soundtrack appaiono convincenti, seppur poche, e molto memorabili. Opening ed ending sono anch'esse memorabili e intramontabili per tutti gli appassionati di anime.
Commento Finale
Evangelion, dunque, mi è piaciuto? Lo consiglio? Non lo consiglio a tutti, e mi è piaciuto, ma solo in parte. E' sicuramente un classico dell'animazione giapponese che deve essere visionato, almeno in parte, da tutti coloro che sono interessati all'avvicinarsi a qualcosa di nuovo e particolare. Sicuramente ci sono produzioni meglio spiegate dal punto di vista di trama, dato che comunque il finale pare messo lì giusto per riempire il vuoto, ma sono certo che questa scelta registica sia stata fatta solo per mancanza di tempo ulteriore per allungare la serie. Certo, ciò che ho capito da questa serie è che non sono i robot il punto centrale della serie, quanto più il comportamento dell'uomo di fronte a situazioni di pericolo, ma comunque c'è questa strana sensazione che mi lascia l'amaro in bocca e mi fa storcere il naso, nonostante sappia che è un anime del 1995, e nonostante sappia che nel tempo la serie è stata affinata da prodotti aggiuntivi.
Pro: ottimo character design; buone animazioni; ottima caratterizzazione dei personaggi; ottimi ragionamenti filosofici.
Contro: trama qui e lì spiegata male e mal interpretabile; poco spessore di alcuni personaggi; finale affrettato; poca chiarezza di molte situazioni.
Voto Finale: senza ulteriore indugio, Evangelion si becca 7.
Qualità doppiaggio italiano: a mio parere uno dei migliori mai sentiti in Italia. I personaggi assumono la giusta personalità e le tonalità paiono convincenti per i contesti all'interno del quale sono inseriti i personaggi stessi.
La Trama
Anno 2014: siamo in un mondo post apocalittico all'interno del quale la razza umana arranca per la sopravvivenza difendendosi da delle strane creature chiamate "angeli". Verremo a conoscere fin da subito il protagonista principale, Shinji Ikari, figlio di Gendou Ikari, un uomo apparentemente ai piani alti di una società di difesa dell'umanità chiamata "NERV" (pronunciata NERF). Questo ragazzo, a causa dell'avvento di un angelo sulla terra, dovrà, senza pensarci due volte, salire su un enorme robottone chiamato "Evangelion", e senza nessun tipo di preparazione, dovrà combattere lo strano nemico. Da questo momento in poi, l'anime si incentrerà in puro stile "anni '90" sul tentativo dell'uomo di difendersi dai nemici, e sarà così per almeno 3/4 degli episodi. La cosa che però cambierà le carte in tavola sarà principalmente la caratterizzazione dei personaggi, accompagnata da momenti in cui i protagonisti si troveranno a pensare per puntate intere su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ed è qui che cade proprio la nota dolente: i pensieri dei protagonisti sono sì molto belli da capire, ma anche molto contorti, e spezzano l'azione e il ritmo che l'anime aveva avuto fino a quel momento, risultando in poche battute un mero modo per colmare le lacune di trama della serie. Come se ciò non bastasse, la scelta registica di fare lunghe pause in momenti importanti spezza l'azione in un modo troppo arbitrario, e causa solo momenti morti, sia nell'anime che nello spettatore. Inoltre, molte delle cose che accadono nell'anime non sono completamente spiegate, e lasciano molti punti interrogativi. Probabilmente i restanti interrogativi vengono colmati dai film aggiunti, ma ciò non giustifica il fatto che l'anime sia, almeno per me, incompleto dal punto di vista di trama, e molto dispersivo sul fronte di alcuni personaggi introdotti nelle ultimissime puntate e poi realmente spariti nel nulla.
Lato Tecnico
Se dal punto di vista della trama Evangelion non brilla per efficacia, c'è da dire che la collaborazione tra le tre case produttrici ha creato veramente un bel gioiellino: le animazioni sono fluidissime, non esiste la computer grafica, e i personaggi riescono ad essere molto carismatici grazie alla cura nella mimica facciale di ciascuno di questi. Anche le soundtrack appaiono convincenti, seppur poche, e molto memorabili. Opening ed ending sono anch'esse memorabili e intramontabili per tutti gli appassionati di anime.
Commento Finale
Evangelion, dunque, mi è piaciuto? Lo consiglio? Non lo consiglio a tutti, e mi è piaciuto, ma solo in parte. E' sicuramente un classico dell'animazione giapponese che deve essere visionato, almeno in parte, da tutti coloro che sono interessati all'avvicinarsi a qualcosa di nuovo e particolare. Sicuramente ci sono produzioni meglio spiegate dal punto di vista di trama, dato che comunque il finale pare messo lì giusto per riempire il vuoto, ma sono certo che questa scelta registica sia stata fatta solo per mancanza di tempo ulteriore per allungare la serie. Certo, ciò che ho capito da questa serie è che non sono i robot il punto centrale della serie, quanto più il comportamento dell'uomo di fronte a situazioni di pericolo, ma comunque c'è questa strana sensazione che mi lascia l'amaro in bocca e mi fa storcere il naso, nonostante sappia che è un anime del 1995, e nonostante sappia che nel tempo la serie è stata affinata da prodotti aggiuntivi.
Pro: ottimo character design; buone animazioni; ottima caratterizzazione dei personaggi; ottimi ragionamenti filosofici.
Contro: trama qui e lì spiegata male e mal interpretabile; poco spessore di alcuni personaggi; finale affrettato; poca chiarezza di molte situazioni.
Voto Finale: senza ulteriore indugio, Evangelion si becca 7.
Qualità doppiaggio italiano: a mio parere uno dei migliori mai sentiti in Italia. I personaggi assumono la giusta personalità e le tonalità paiono convincenti per i contesti all'interno del quale sono inseriti i personaggi stessi.
Sinceramente penso che "Neon Genesis Evangelion" sia un ottimo anime, ma che per svariati motivi non è un capolavoro. Innanzitutto devo criticare la storia perché era davvero splendida, peccato che sia stata rovinata sia da un finale inesistente, (corretto poi con "The end of Evangelion") e sia da inutili e snervanti paranoie dei personaggi, i quali hanno finito col bloccare letteralmente lo svolgimento della trama e della splendida regia, con continue domande (senza risposte) che avranno fatto letteralmete "sclerare" persino i doppiatori! I personaggi sono quasi tutti ben caratterizzati, (tranne Rei, che è davvero una bambola di pezza!) ma che ad un certo punto diventano letteralmente dei deviati mentali. Peccato, perché Shinji, Asuka, Misato (personaggio splendidamente caratterizzato), Gendo (magistrale ed inflessibile fino all'estremo, quasi il protagonista effettivo) e l'intrigante Ritsuko sono davvero splendidi personaggi ed è facile appassionarsi a loro e a tutto quello che si svolge attorno alle loro vicende, di qualunque natura, tranne quelle paranoiche appunto. La regia è straordinaria, curata fino all'estremo, mentre la sceneggiatura poteva essere più varia ed intrigante. Il lato tecnico presenta fondali e macchinari dettagliatissimi, ma un mechadesign scarso e poco intrigante, assolutamente non affascinante, mentre il character design risulta altalenante. Se Gendo ad esempio è dettagliatissimo (gli occhiali che brillano ed il suo sguardo serio sono fenomenali) Ritsuko, molto bella e ricca di dettagli, Asuka ben rifinita e molto espressiva, Shinji, Rei e Misato sono molto meno dettagliati; inoltre per questi tre personaggi sembra che i riflessi gli siano stati letteralmente incollati ai capelli. Parlando delle animazioni invece dico che sono ottime, specialmente quando si tratta di rappresentare l'aspetto biomeccanico delle unità Eva. Le musiche sono quasi tutte banali, tranne la sigla ed alcune tracce davvero cupe, che invece sono buone. Concludo dicendo che Evangelion è un ottimo anime, che ha rivoluzionato la regia, ma solo quella! Rappresenta anche un esempio di come un numero di 26 episodi non risulta sempre sufficiente per raccontare in maniera completa ed appagante una storia interessante e ricca.
Uno, nessuno e centomila. Esiste una versione ufficiale del nostro essere, della nostra personalità? Esiste un proprio Io lontano e intoccabile da qualsiasi forma di giudizio e parere? Oppure la propria personalità, la visione di sè stessi è una mera illusione, un miraggio che cambia continuamente in base alla vicinanza delle persone a noi vicine, ai loro contatti e alle loro esperienze? E' curioso che il pensiero di Luigi Pirandello, noto poeta nostrano sia vicinissimo al tema portante di "Neon Genesis Evangelion", famigerata serie anime venerata ma al tempo stesso odiata da moltissimi fan dell'animazione giapponese. Ed è altrettanto curioso il fatto che la serie, facendo perno sull'argomento, ne diventi automaticamente un esempio fisico. Sono varie le sfaccettature della serie, come un dipinto dove è possibile vederci tutto quello che provi, tale è Evangelion, capace di toccare temi come il senso della vita, dell'isolamento, dell'inadeguatezza sociale, del dramma umano e di tante altre cose. Temi che vengono ricevuti e interpretati in maniera diversa da persona a persona.
Shinji Ikari, un ragazzino introverso e asociale viene convocato dal padre nella base militare Nerv, situata a Neo-Tokyo 3. E' l'anno 2015, la Terra si è ripresa da uno sconvolgimento naturale catastrofico che ha quasi annientato l'umanità, ma il pericolo non è stato del tutto scongiurato. Degli strani esseri, denominati Angeli stanno apparendo sul pianeta e il loro scopo è ignoto. Gli umani corrono al riparo. Shinji, il protagonista della serie, sarà chiamato, suo malgrado a pilotare un gigantesco robot, un'arma letale creata dall'Uomo, l'Unità Eva-01 per scongiurare il rischio di un nuovo dramma.
Dramma, questo è il termine più pertinente che si potrebbe dare alla serie. Neon Genesis Evangelion è il racconto del dramma umano, sfaccettato tra i vari personaggi che man mano faranno la loro apparizione: il dramma del non accettare sè stesso e i propri difetti, il dramma del non sapersi adattare nella società, il dramma di perdere una madre, il dramma di non essere accettato dalla madre, il dramma di non essere accettato dal padre, il dramma di non voler diventare come il padre, il dramma di non riuscire a cogliere il senso della propria vita. Il tutto, correlato da una gran dose di esoterismo e occulto fà di Evangelion la serie più parlata e discussa del ventesimo secolo. Chi la adora, chi la odia, chi ne venera la sua stessa esistenza e chi invece la definisce la più grande presa per i fondelli della storia dell'animazione. Ma allora qual'è il vero valore della serie? Perchè così tanti pareri discordanti per una serie che a detta di molti ha rivoluzionato il concetto stesso di animazione nipponica? Evangelion pone su tutto una spasmodica quanto psichedelica attenzione sui complessi mentali dei tre piloti protagonisti. Una caratterizzazione molto curata, maniacale che scorre pian piano con le atmosfere della serie: vedremo così un iniziale Shinji abbastanza quieto e a tratti solare tirar fuori tutto ciò che di sbagliato e scomodo c'è in lui, rapportandosi con la superba e arrogante Asuka Soryu Langley, pilota dell'Unità Eva-02, anch'essa così sicura di sè, così convincente da non lasciar spazio a nessun dubbio sulla sua vera natura, rapportandosi all'enigmatica Rei Ayanami, ragazza schiva e completamente alienata da tutto ciò che la circonda. La serie parte da uno schema tipicamente mecha, con il nemico di turno che verrà sconfitto dai tre piloti (a volte da uno solo, a volte da due e a volte anche da tutti e tre insieme) ogni volta che ne farà l'apparizione fino ad un'inevitabile conclusione claustrofobica, dove il tutto sembra sgretolarsi e implodere sotto una serie di meccanismi impossibili da sostenere per dei ragazzini appena quattordicenni. La serie devierà su temi, atmosfere e stili cupi, inquietanti, dove l'essere umano, il proprio Io, la propria vita e il proprio posto nel mondo verrà messo in discussione e verrà ridimensionato da tutto ciò che esiste nell'universo. Complice anche una regia e un'insolita attenzione riposta nelle piccole cose, Evangelion è una vera e propria serie di culto che è stata capace di influenzare i temi e addirittura le figure dei protagonisti tipo dell'immaginario anime.
Detto questo, viene così spontaneo porci la fatidica domanda che spesso è stata posta parlando di questa serie: è lecito parlare di capolavoro? Domanda difficile, specialmente in un periodo dove il termine viene etichettato ormai dovunque e che, di conseguenza, ha perso quello smalto, quell'idea di sacro e inviolabile che teoricamente dovrebbe avere. Evangelion, volente o nolente ha segnato un punto di svolta nel mondo dell'animazione giapponese, perlomeno ufficialmente: il panorama viene ormai scisso in "era pre-Evangelion" ed "era post-Evangelion". Termini sicuramente esagerati, visto che esistono serie presenti in entrambe le "ere" che tranquillamente possono gareggiare in pari con essa ma questo modo di vedere dà ovviamente un'idea dell'impatto che Evangelion ha avuto nel fandom mondiale. Tutt'ora è possibile vedere influenze che Evangelion ha avuto in molte produzioni, basti pensare ad Eureka Seven dove molti modelli di personaggi e risvolti della storia hanno troppe similitudini con la serie GAINAX, al personaggio di Rei Ayanami praticamente ripreso in tantissime serie, magari anche solo esteticamente ("Rurouni Kenshin", "La malinconia di Haruhi Suzumiya", "Another", "Ikkitousen", giusto per citarne qualcuno), anche il successone attuale di "Maho Shojo Madoka Magica", nel finale riprende lo stile della tragica conclusione della serie narrata nel film The end of Evangelion. Personalmente ritengo Evangelion aldilà di tutte le speculazioni fatte in seguito (che sicuramente non sempre bene hanno fatto alla serie) una serie bellissima, appassionante e tuttora con un'identità ben precisa. Tuttavia, proprio per questo suo essere, prepotentemente incisiva, atipica e rivoluzionaria è negativamente vista da molti. Esiste perciò una visione e un'interpretazione ufficiale di questa serie? Ovvio che no, come del resto tutto ciò che esiste nel mondo è oggetto di varie considerazioni e giudizi anche Evangelion, dalla così grande fama e successo non fa eccezione e anzi, è proprio perché così immensamente presente che il suo essere non ha una forma precisa ma bensì divisa in milioni di visioni.
Shinji Ikari, un ragazzino introverso e asociale viene convocato dal padre nella base militare Nerv, situata a Neo-Tokyo 3. E' l'anno 2015, la Terra si è ripresa da uno sconvolgimento naturale catastrofico che ha quasi annientato l'umanità, ma il pericolo non è stato del tutto scongiurato. Degli strani esseri, denominati Angeli stanno apparendo sul pianeta e il loro scopo è ignoto. Gli umani corrono al riparo. Shinji, il protagonista della serie, sarà chiamato, suo malgrado a pilotare un gigantesco robot, un'arma letale creata dall'Uomo, l'Unità Eva-01 per scongiurare il rischio di un nuovo dramma.
Dramma, questo è il termine più pertinente che si potrebbe dare alla serie. Neon Genesis Evangelion è il racconto del dramma umano, sfaccettato tra i vari personaggi che man mano faranno la loro apparizione: il dramma del non accettare sè stesso e i propri difetti, il dramma del non sapersi adattare nella società, il dramma di perdere una madre, il dramma di non essere accettato dalla madre, il dramma di non essere accettato dal padre, il dramma di non voler diventare come il padre, il dramma di non riuscire a cogliere il senso della propria vita. Il tutto, correlato da una gran dose di esoterismo e occulto fà di Evangelion la serie più parlata e discussa del ventesimo secolo. Chi la adora, chi la odia, chi ne venera la sua stessa esistenza e chi invece la definisce la più grande presa per i fondelli della storia dell'animazione. Ma allora qual'è il vero valore della serie? Perchè così tanti pareri discordanti per una serie che a detta di molti ha rivoluzionato il concetto stesso di animazione nipponica? Evangelion pone su tutto una spasmodica quanto psichedelica attenzione sui complessi mentali dei tre piloti protagonisti. Una caratterizzazione molto curata, maniacale che scorre pian piano con le atmosfere della serie: vedremo così un iniziale Shinji abbastanza quieto e a tratti solare tirar fuori tutto ciò che di sbagliato e scomodo c'è in lui, rapportandosi con la superba e arrogante Asuka Soryu Langley, pilota dell'Unità Eva-02, anch'essa così sicura di sè, così convincente da non lasciar spazio a nessun dubbio sulla sua vera natura, rapportandosi all'enigmatica Rei Ayanami, ragazza schiva e completamente alienata da tutto ciò che la circonda. La serie parte da uno schema tipicamente mecha, con il nemico di turno che verrà sconfitto dai tre piloti (a volte da uno solo, a volte da due e a volte anche da tutti e tre insieme) ogni volta che ne farà l'apparizione fino ad un'inevitabile conclusione claustrofobica, dove il tutto sembra sgretolarsi e implodere sotto una serie di meccanismi impossibili da sostenere per dei ragazzini appena quattordicenni. La serie devierà su temi, atmosfere e stili cupi, inquietanti, dove l'essere umano, il proprio Io, la propria vita e il proprio posto nel mondo verrà messo in discussione e verrà ridimensionato da tutto ciò che esiste nell'universo. Complice anche una regia e un'insolita attenzione riposta nelle piccole cose, Evangelion è una vera e propria serie di culto che è stata capace di influenzare i temi e addirittura le figure dei protagonisti tipo dell'immaginario anime.
Detto questo, viene così spontaneo porci la fatidica domanda che spesso è stata posta parlando di questa serie: è lecito parlare di capolavoro? Domanda difficile, specialmente in un periodo dove il termine viene etichettato ormai dovunque e che, di conseguenza, ha perso quello smalto, quell'idea di sacro e inviolabile che teoricamente dovrebbe avere. Evangelion, volente o nolente ha segnato un punto di svolta nel mondo dell'animazione giapponese, perlomeno ufficialmente: il panorama viene ormai scisso in "era pre-Evangelion" ed "era post-Evangelion". Termini sicuramente esagerati, visto che esistono serie presenti in entrambe le "ere" che tranquillamente possono gareggiare in pari con essa ma questo modo di vedere dà ovviamente un'idea dell'impatto che Evangelion ha avuto nel fandom mondiale. Tutt'ora è possibile vedere influenze che Evangelion ha avuto in molte produzioni, basti pensare ad Eureka Seven dove molti modelli di personaggi e risvolti della storia hanno troppe similitudini con la serie GAINAX, al personaggio di Rei Ayanami praticamente ripreso in tantissime serie, magari anche solo esteticamente ("Rurouni Kenshin", "La malinconia di Haruhi Suzumiya", "Another", "Ikkitousen", giusto per citarne qualcuno), anche il successone attuale di "Maho Shojo Madoka Magica", nel finale riprende lo stile della tragica conclusione della serie narrata nel film The end of Evangelion. Personalmente ritengo Evangelion aldilà di tutte le speculazioni fatte in seguito (che sicuramente non sempre bene hanno fatto alla serie) una serie bellissima, appassionante e tuttora con un'identità ben precisa. Tuttavia, proprio per questo suo essere, prepotentemente incisiva, atipica e rivoluzionaria è negativamente vista da molti. Esiste perciò una visione e un'interpretazione ufficiale di questa serie? Ovvio che no, come del resto tutto ciò che esiste nel mondo è oggetto di varie considerazioni e giudizi anche Evangelion, dalla così grande fama e successo non fa eccezione e anzi, è proprio perché così immensamente presente che il suo essere non ha una forma precisa ma bensì divisa in milioni di visioni.
"Neon Genesis Evangelion" per me è un capolavoro. Un capolavoro sotto ogni punto di vista. Sarebbe riduttivo definirlo "il miglior anime che abbia mai visto", perché è qualcosa di più. Personalmente mi ha aiutato tanto: il modo di pensare, il modo di vedere le altre persone, il modo di relazionarmi con le altre persone sono cambiati dopo aver visto Evangelion. Credo che nella vita di ognuno accada qualcosa che lo cambia veramente, e può sembrare stupido, ma per è stato vedere Evangelion.
Ho deciso di dividere il mio giudizio in vari campi, trovo davvero difficile parlarne tenendo uniti vari aspetti dell'anime, ma è altrettanto difficile citare delle cose presenti in Evangelion dentro dei criteri di classificazione ben definiti.
Disegni e Animazione: 9
Non gli do 10 perché poi direste "questo da 10 a tutto", quindi mi limito ad un 9. Siamo nel 1995, e pur non essendo un grande esperto da permettermi di dire quale sia l'anime tecnicamente più perfetto, mi limito a dire che i disegni e l'animazione sono più che soddisfacenti. In Evangelion il disegno è perfetto, niente deformazioni (cosa che trovo molto fastidiosa), Mecha design impeccabile e fondali ben fatti. Riguardo alle animazioni, senza ombra di dubbio supera alcuni degli anime più recenti.
Trama: 10
Nell'anno 2000 avviene un'enorme esplosione nell'Antartide, che provoca lo scioglimento dei ghiacci e una serie di altri cataclismi che sconvolgono la regolare vita sulla Terra. Il disastro verrà ricordato come "Second Impact", e verrà attribuito allo schianto di un meteorite. Quindici anni dopo, nel 2015, Shinji Ikari viene chiamato dal padre, che non vede da molto tempo, a Neo-Tokyo 3, presso l'agenzia speciale Nerv. Gendo Ikari, il padre di Shinji e comandante della Nerv, è sotto il controllo della SEELE, un associazione che ha come obiettivo il perfezionamento dell'uomo. Shinji si troverà costretto a combattere a bordo di un misterioso robot e degli ancor più misteriosi mostri, chiamati Angeli. Questo è pressappoco l'imput della storia, e non vado oltre perché credo che la storia la conoscano un po' tutti più o meno.
Reputo indispensabile vedere il film "The End of Evangelion", uscito due anni dopo nel 1997. Non è un finale alternativo, è una parte indispensabile della storia: gli ultimi due episodi andrebbero visti durante il Perfezionamento dell'Uomo; sarebbe questa la giusta cronologia dei fatti.
Ambientazione: 9
L'ambientazione di Evangelion andrebbe classificata come "Post-Apocalittica". Se fosse così sarebbe il campo peggiore. Niente di schifoso eh, ma c'è di meglio. Ma il cataclisma che ha sconvolto il mondo di Evangelion non ha provocato dei danni ingenti (se non consideriamo ingenti il dimezzamento della popolazione e lo sconvolgimento delle stagioni) da creare paesaggi desolati e predoni a bordo di motociclette in stile Ken il Guerriero. Al di fuori dell'Antartide, il mondo è rimasto pressappoco come prima, e nel corso dell'anime non ci verrà spiegato molto sullo stile di vita e i vari stravolgimenti: cose che avrei trovato molto interessanti in qualsiasi altra opera di questo genere.
Personaggi: 10
Sicuramente il pezzo forte della serie. Tutti, ma dico tutti i personaggi servono a qualcosa, sono diversissimi l'uno dall'altro e lasciano la loro impronta nella storia. Shinji, un ragazzo incapace di amare, di relazionarsi con gli altri, di agire secondo le proprie volontà; Asuka Soryu Langley, addestrata a pilotare gli Eva che dietro la fragile maschera della ragazza perfetta e sicura di se nasconde un passato doloroso; Misato Katsuragi, Direttore Operativo della Nerv con la presunzione di poter essere una madre.
Gli altri personaggi, secondari e non, nascondono una storia affascinante che verrà a galla nel corso della storia facendoti affezionare a proprio tutti i personaggi, cosa che personalmente non mi era mai successa.
Colonna Sonora: 10
Semplicemente perfetta. La musica è molto varia, ed accompagna perfettamente le scene.
Uno dei pochi aspetti negativi, forse l'unico e per me neanche negativo, è la complessità dell'opera. Non basta vederlo una volta per capirlo. E nemmeno due. Non è un anime da guardare di controvoglia o mentre si sta facendo altro, se si perde un pezzettino non si capisce più niente. Io, e lo dico essendone felice, non l'ho ancora capito dopo averlo visto quattro volte. Alcune parti della trama, che vanno oltre alla comprensione della storia, sono soggette a più di una interpretazione, su cui si può fantasticare e formulare ipotesi. Evangelion mi tiene occupato da mesi, continuerò a guardarlo e a pensarci su finché mi sarà tutto chiaro. Questo per alcuni potrebbe essere un enorme aspetto negativo: dopo una visione non si è soddisfatti, poche cose sono spiegate, e per capirlo a fondo bisogna pensarci molto bene. Infatti è pieno di particolari da scoprire, ci sono immagini nascoste in alcune scene, dialoghi di sottofondo. E' per chi ha tempo da perdere insomma.
Detto questo, la mia valutazione è 10: se si potesse dare di più lo farei, perché mi spiace non dare più alcun 10 a nessun'altro anime o manga…
Ho deciso di dividere il mio giudizio in vari campi, trovo davvero difficile parlarne tenendo uniti vari aspetti dell'anime, ma è altrettanto difficile citare delle cose presenti in Evangelion dentro dei criteri di classificazione ben definiti.
Disegni e Animazione: 9
Non gli do 10 perché poi direste "questo da 10 a tutto", quindi mi limito ad un 9. Siamo nel 1995, e pur non essendo un grande esperto da permettermi di dire quale sia l'anime tecnicamente più perfetto, mi limito a dire che i disegni e l'animazione sono più che soddisfacenti. In Evangelion il disegno è perfetto, niente deformazioni (cosa che trovo molto fastidiosa), Mecha design impeccabile e fondali ben fatti. Riguardo alle animazioni, senza ombra di dubbio supera alcuni degli anime più recenti.
Trama: 10
Nell'anno 2000 avviene un'enorme esplosione nell'Antartide, che provoca lo scioglimento dei ghiacci e una serie di altri cataclismi che sconvolgono la regolare vita sulla Terra. Il disastro verrà ricordato come "Second Impact", e verrà attribuito allo schianto di un meteorite. Quindici anni dopo, nel 2015, Shinji Ikari viene chiamato dal padre, che non vede da molto tempo, a Neo-Tokyo 3, presso l'agenzia speciale Nerv. Gendo Ikari, il padre di Shinji e comandante della Nerv, è sotto il controllo della SEELE, un associazione che ha come obiettivo il perfezionamento dell'uomo. Shinji si troverà costretto a combattere a bordo di un misterioso robot e degli ancor più misteriosi mostri, chiamati Angeli. Questo è pressappoco l'imput della storia, e non vado oltre perché credo che la storia la conoscano un po' tutti più o meno.
Reputo indispensabile vedere il film "The End of Evangelion", uscito due anni dopo nel 1997. Non è un finale alternativo, è una parte indispensabile della storia: gli ultimi due episodi andrebbero visti durante il Perfezionamento dell'Uomo; sarebbe questa la giusta cronologia dei fatti.
Ambientazione: 9
L'ambientazione di Evangelion andrebbe classificata come "Post-Apocalittica". Se fosse così sarebbe il campo peggiore. Niente di schifoso eh, ma c'è di meglio. Ma il cataclisma che ha sconvolto il mondo di Evangelion non ha provocato dei danni ingenti (se non consideriamo ingenti il dimezzamento della popolazione e lo sconvolgimento delle stagioni) da creare paesaggi desolati e predoni a bordo di motociclette in stile Ken il Guerriero. Al di fuori dell'Antartide, il mondo è rimasto pressappoco come prima, e nel corso dell'anime non ci verrà spiegato molto sullo stile di vita e i vari stravolgimenti: cose che avrei trovato molto interessanti in qualsiasi altra opera di questo genere.
Personaggi: 10
Sicuramente il pezzo forte della serie. Tutti, ma dico tutti i personaggi servono a qualcosa, sono diversissimi l'uno dall'altro e lasciano la loro impronta nella storia. Shinji, un ragazzo incapace di amare, di relazionarsi con gli altri, di agire secondo le proprie volontà; Asuka Soryu Langley, addestrata a pilotare gli Eva che dietro la fragile maschera della ragazza perfetta e sicura di se nasconde un passato doloroso; Misato Katsuragi, Direttore Operativo della Nerv con la presunzione di poter essere una madre.
Gli altri personaggi, secondari e non, nascondono una storia affascinante che verrà a galla nel corso della storia facendoti affezionare a proprio tutti i personaggi, cosa che personalmente non mi era mai successa.
Colonna Sonora: 10
Semplicemente perfetta. La musica è molto varia, ed accompagna perfettamente le scene.
Uno dei pochi aspetti negativi, forse l'unico e per me neanche negativo, è la complessità dell'opera. Non basta vederlo una volta per capirlo. E nemmeno due. Non è un anime da guardare di controvoglia o mentre si sta facendo altro, se si perde un pezzettino non si capisce più niente. Io, e lo dico essendone felice, non l'ho ancora capito dopo averlo visto quattro volte. Alcune parti della trama, che vanno oltre alla comprensione della storia, sono soggette a più di una interpretazione, su cui si può fantasticare e formulare ipotesi. Evangelion mi tiene occupato da mesi, continuerò a guardarlo e a pensarci su finché mi sarà tutto chiaro. Questo per alcuni potrebbe essere un enorme aspetto negativo: dopo una visione non si è soddisfatti, poche cose sono spiegate, e per capirlo a fondo bisogna pensarci molto bene. Infatti è pieno di particolari da scoprire, ci sono immagini nascoste in alcune scene, dialoghi di sottofondo. E' per chi ha tempo da perdere insomma.
Detto questo, la mia valutazione è 10: se si potesse dare di più lo farei, perché mi spiace non dare più alcun 10 a nessun'altro anime o manga…
<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!</b>
Canto l'armi e l'anti-eroe che per primo, venuto a Tokyo, profugo a causa del destino, fu per volere del padre costretto a diventare un “children” avendo sopportato la solitudine, l'angoscia, il pathos, l'odio, il dolore, l'amore, la morte e la vita. Emarginato dal mondo, costretto a salvare quel mondo perché era in pericolo a causa della scienza, "la forza dell'uomo" e causa del Second Impact che fece sciogliere i ghiacciai, che fece innalzare le acque, che cambiò l'ecosistema, che spostò l'asse terrestre, che decimò l'umanità. Combatté contro gli angeli, attratti dall'angelo rinchiuso nel Terminal Dogma, dove Lilith, la sposa di Adam, giaceva trafitta dalla lancia di Longinus.
Canto guerre più che civili, combattute per le strade del Giappone, e canto il delitto, divenuto legale, di un popolo potente che si è rivolto contro le sue stesse viscere con la destra vittoriosa. Un popolo che, raggiunto l'apice del progresso, della scienza e del consumismo, degenera portando angoscia negli animi, rendendo la gente egoista e che, avendo ricreato la vita vorrebbe assomigliare a Dio.
E' questa la storia del codardo Shinji, il ragazzo divenuto leggenda, un comune mortale, un ordinario studente che si sentiva come tutti i suoi coetanei, incompreso. Orfano di madre, abbandonato dal padre, lasciato a se stesso, crebbe nella solitudine e nella paura. Paura di un mondo crudele, paura di non essere utile, paura di non sapere chi si è, paura di non essere notato, paura di se stessi, ma non del se stesso presente in Asuka, in Rei, in suo padre, del se stesso presente negli altri. Il più inutile degli uomini divenne l'uomo perfetto poiché colmò le sue debolezze unendosi con l'umanità intera, divenendo l'emblema del nuovo secolo.
A cosa servì tutto ciò? Non aveva forse l'uomo vissuto bene fino a questo momento, nella sottomissione al creato? Perché doveva per l'ennesima volta dimostrare la sua supremazia sulle altre creature? Perché il progresso distrusse l'umanità?
Oh musa, narrami dell'avvento del nuovo Adamo e ricordami le cause (divinità offesa? O dolendosi di cosa?) per cui l'uomo costrinse un altro fragile, inetto e codardo uomo a subire tante disgrazie e ad affrontare tante fatiche. Cantami o musa del maestoso "Evangelion" l'ira funesta che infiniti lutti addusse ai mortali, che travolse generose anime d'eroi e che sfuggì al controllo del suo creatore. Narrami della distruzione del più imperfetto dei mondi che liberamente decise di non sottomettersi alla legge morale presente in tutti noi. Narrami di coloro cui il loro ego era più forte e che decisero le sorti dell'umanità intera, che non si domandarono che fine avrebbero fatto, che stanchi del potere economico cercarono un altro potere, quello divino, quello che da secoli nessun uomo è mai riuscito ad ottenere e che ottennero.
Congratulazioni Shinji, Gendo, Asuka, Rei, Misato, Nerv, Giappone, Mondo! Congratulazioni per aver distrutto e ricreato da zero l'umanità! Congratulazioni per averci immolato per la ragion di stato! Altri in passato ci avevano provato, ma le vostre coscienze ce l'hanno fatta! Congratulazioni a tutti voi che siete riusciti nel vostro intento!
Adesso, che l'apocalisse abbia inizio!
E dopo lo slancio lirico alcune considerazioni. Esiste nell'enorme panorama dell'animazione giapponese, che ogni anno sforna centinaia di titoli, un'opera vecchia circa vent'anni i cui echi continuano a sentirsi tutt'oggi. Forse, il lettore che conosce l'anime solo di nome o che non lo conosce affatto si chiederà perché, sebbene tanto vecchio, susciti ancora clamore. Difficile rispondere a tale interrogativo. Forse nemmeno Hideaki Anno, il geniale creatore dell'opera saprebbe rispondere. Fatto sta che il successo fu norme e immediato.
"Neon Genesis Evangelion" è ciò di cui l'animazione aveva bisogno: un'opera matura intrisa di morale e religione, un opera che - a mio modesto parere - per importanza è paragonabile ai più grandi poemi epici della letteratura mondiale. Se l'Iliade e l'Odissea rappresentavano una vera e propria "enciclopedia tribale" come disse Havelock, dunque un'opera educativa, intrise di una forte morale, "Neon Genesis Evangelion" è una moderna enciclopedia mondiale, un monito per l'uomo del terzo millennio, un messaggio per le future generazioni, il manifesto del progresso.
Impossibile rimanere impassibili dopo la visione di quest'anime. Che tu lo abbia amato, che tu lo abbia odiato, che ti sia parso sopravvalutato, che tu non lo riesca a sopportare, concorderai con me su ciò che ti sto per dire: inesorabilmente qualcosa nel tuo animo sarà mutato. Ti troverai di fronte un'opera introspettiva, caratterizzata da personaggi problematici ed indimenticabili, battaglie spettacolari e colonne sonore epiche (in particolare ricordiamo le drammatiche note di "Thanatos").
Un'opera da amare e da odiare allo stesso tempo consigliata a tutti i "veri" fan dell'animazione giapponese.
Canto l'armi e l'anti-eroe che per primo, venuto a Tokyo, profugo a causa del destino, fu per volere del padre costretto a diventare un “children” avendo sopportato la solitudine, l'angoscia, il pathos, l'odio, il dolore, l'amore, la morte e la vita. Emarginato dal mondo, costretto a salvare quel mondo perché era in pericolo a causa della scienza, "la forza dell'uomo" e causa del Second Impact che fece sciogliere i ghiacciai, che fece innalzare le acque, che cambiò l'ecosistema, che spostò l'asse terrestre, che decimò l'umanità. Combatté contro gli angeli, attratti dall'angelo rinchiuso nel Terminal Dogma, dove Lilith, la sposa di Adam, giaceva trafitta dalla lancia di Longinus.
Canto guerre più che civili, combattute per le strade del Giappone, e canto il delitto, divenuto legale, di un popolo potente che si è rivolto contro le sue stesse viscere con la destra vittoriosa. Un popolo che, raggiunto l'apice del progresso, della scienza e del consumismo, degenera portando angoscia negli animi, rendendo la gente egoista e che, avendo ricreato la vita vorrebbe assomigliare a Dio.
E' questa la storia del codardo Shinji, il ragazzo divenuto leggenda, un comune mortale, un ordinario studente che si sentiva come tutti i suoi coetanei, incompreso. Orfano di madre, abbandonato dal padre, lasciato a se stesso, crebbe nella solitudine e nella paura. Paura di un mondo crudele, paura di non essere utile, paura di non sapere chi si è, paura di non essere notato, paura di se stessi, ma non del se stesso presente in Asuka, in Rei, in suo padre, del se stesso presente negli altri. Il più inutile degli uomini divenne l'uomo perfetto poiché colmò le sue debolezze unendosi con l'umanità intera, divenendo l'emblema del nuovo secolo.
A cosa servì tutto ciò? Non aveva forse l'uomo vissuto bene fino a questo momento, nella sottomissione al creato? Perché doveva per l'ennesima volta dimostrare la sua supremazia sulle altre creature? Perché il progresso distrusse l'umanità?
Oh musa, narrami dell'avvento del nuovo Adamo e ricordami le cause (divinità offesa? O dolendosi di cosa?) per cui l'uomo costrinse un altro fragile, inetto e codardo uomo a subire tante disgrazie e ad affrontare tante fatiche. Cantami o musa del maestoso "Evangelion" l'ira funesta che infiniti lutti addusse ai mortali, che travolse generose anime d'eroi e che sfuggì al controllo del suo creatore. Narrami della distruzione del più imperfetto dei mondi che liberamente decise di non sottomettersi alla legge morale presente in tutti noi. Narrami di coloro cui il loro ego era più forte e che decisero le sorti dell'umanità intera, che non si domandarono che fine avrebbero fatto, che stanchi del potere economico cercarono un altro potere, quello divino, quello che da secoli nessun uomo è mai riuscito ad ottenere e che ottennero.
Congratulazioni Shinji, Gendo, Asuka, Rei, Misato, Nerv, Giappone, Mondo! Congratulazioni per aver distrutto e ricreato da zero l'umanità! Congratulazioni per averci immolato per la ragion di stato! Altri in passato ci avevano provato, ma le vostre coscienze ce l'hanno fatta! Congratulazioni a tutti voi che siete riusciti nel vostro intento!
Adesso, che l'apocalisse abbia inizio!
E dopo lo slancio lirico alcune considerazioni. Esiste nell'enorme panorama dell'animazione giapponese, che ogni anno sforna centinaia di titoli, un'opera vecchia circa vent'anni i cui echi continuano a sentirsi tutt'oggi. Forse, il lettore che conosce l'anime solo di nome o che non lo conosce affatto si chiederà perché, sebbene tanto vecchio, susciti ancora clamore. Difficile rispondere a tale interrogativo. Forse nemmeno Hideaki Anno, il geniale creatore dell'opera saprebbe rispondere. Fatto sta che il successo fu norme e immediato.
"Neon Genesis Evangelion" è ciò di cui l'animazione aveva bisogno: un'opera matura intrisa di morale e religione, un opera che - a mio modesto parere - per importanza è paragonabile ai più grandi poemi epici della letteratura mondiale. Se l'Iliade e l'Odissea rappresentavano una vera e propria "enciclopedia tribale" come disse Havelock, dunque un'opera educativa, intrise di una forte morale, "Neon Genesis Evangelion" è una moderna enciclopedia mondiale, un monito per l'uomo del terzo millennio, un messaggio per le future generazioni, il manifesto del progresso.
Impossibile rimanere impassibili dopo la visione di quest'anime. Che tu lo abbia amato, che tu lo abbia odiato, che ti sia parso sopravvalutato, che tu non lo riesca a sopportare, concorderai con me su ciò che ti sto per dire: inesorabilmente qualcosa nel tuo animo sarà mutato. Ti troverai di fronte un'opera introspettiva, caratterizzata da personaggi problematici ed indimenticabili, battaglie spettacolari e colonne sonore epiche (in particolare ricordiamo le drammatiche note di "Thanatos").
Un'opera da amare e da odiare allo stesso tempo consigliata a tutti i "veri" fan dell'animazione giapponese.
Introduzione all'Anime: dopo il "First Impact" e il "Second Impact" il mondo è in ginocchio. Come se non bastasse l'umanità è attaccata da esseri chiamati "Angeli" che non possono essere contrastati da un essere umano, così ci si affida a robot chiamati "Macchine Umanoidi Multifunzione Evangelio" o più semplicemente "EVA". E' proprio durante uno di questi attacchi che Shinji Ikari assiste allo scontro tra gli "Angeli" e l'esercito, e proprio qui viene in contatto con Misato Katsuragi, che lo porta nella città di Neo-Tokyo 3, l'ultimo baluardo per la salvaguardia dell'umanità, dopo incontra l'uomo che più disprezza al mondo, suo padre, che dopo anni di assenza lo chiama per fargli pilotare un "EVA" e difendere la città.
Purtroppo però gli "EVA", gli "Angeli" e gli "Impact" hanno segreti nascosti che Shinji non può nemmeno immaginare e presto sarà costretto a fronteggiarli.
Commento: trovo che "Neon Genesis Evangelion" sia un'opera ottima sotto tutti i punti di vista i disegni sono molto curati e sia il character design sie la ambientazioni non mancano di particolari. Trovo che anche l'aspetto psicologico dei personaggi non sia per nulla trascurato, rendendo il prodotto anche bello da guardare per la complessità dei protagonisti e dei temi trattati, che a differenza di altri Anime dello stesso genere, reputo più difficili e soprattutto presenti. Anche la trama avvantaggia il tutto, infatti non sono presenti solo i semplici combattimenti, nei quali i personaggi comunque si evolvono, ma anche misteri da svelare e "complicate" relazioni tra i veri protagonisti.
Per concludere reputo questa serie un'opera consigliabile a tutti in quanto vale la pena di essere vista.
Questi per me sarebbero i voti:
Trama: 9
Personaggi: 10
Musica: 9.5
Character Design: 9.5
Disegni: 10
Temi*: 10
Totale: 9.7
*Aggiungo questa voce per sottolineare molto il peso psicologico dato all'opera e alla varietà e delicatezza dei temi trattati
Purtroppo però gli "EVA", gli "Angeli" e gli "Impact" hanno segreti nascosti che Shinji non può nemmeno immaginare e presto sarà costretto a fronteggiarli.
Commento: trovo che "Neon Genesis Evangelion" sia un'opera ottima sotto tutti i punti di vista i disegni sono molto curati e sia il character design sie la ambientazioni non mancano di particolari. Trovo che anche l'aspetto psicologico dei personaggi non sia per nulla trascurato, rendendo il prodotto anche bello da guardare per la complessità dei protagonisti e dei temi trattati, che a differenza di altri Anime dello stesso genere, reputo più difficili e soprattutto presenti. Anche la trama avvantaggia il tutto, infatti non sono presenti solo i semplici combattimenti, nei quali i personaggi comunque si evolvono, ma anche misteri da svelare e "complicate" relazioni tra i veri protagonisti.
Per concludere reputo questa serie un'opera consigliabile a tutti in quanto vale la pena di essere vista.
Questi per me sarebbero i voti:
Trama: 9
Personaggi: 10
Musica: 9.5
Character Design: 9.5
Disegni: 10
Temi*: 10
Totale: 9.7
*Aggiungo questa voce per sottolineare molto il peso psicologico dato all'opera e alla varietà e delicatezza dei temi trattati
"Neon Genesis Evangelion": un anime ormai famosissimo, su cui sono già state scritte tantissime cose. Per questo motivo, e anche perché rappresenta in assoluto la mia serie preferita, non trovo affatto semplice scriverne una recensione.
Cominciamo però dall'inizio, ossia dalla trama base, che vede dei ragazzini di quattordici anni a bordo di robot chiamati "Eva" (o unità Evangelion o altro ancora) combattere contro esseri chiamati "angeli".
A parte i nomi, che (come lo stesso titolo) richiamano la tradizione ebraico/cristiana, la trama di base assomiglia a quella di tanti altri anime con i robottoni e cose simili, o almeno è questo ciò che pensavo all'inizio, prima di vederlo. Solo dopo la sua visione mi sono accorto di quanto mi sbagliavo: Evangelion infatti è un anime estremamente complesso e ricco, sia a livello di intreccio narrativo sia, soprattutto, a livello psicologico.
La trama intanto è piena di misteri: sulla natura degli Eva e degli angeli, sul progetto per il perfezionamento dell'uomo, sul Second Impact e molto altro ancora. La storia procede con (rare) rivelazioni e molta suspense, catturando lo spettatore. Già questo, di per sé, credo che l'avrebbe reso un ottimo anime, ma quello che lo rende, almeno secondo me, un capolavoro e un cult su cui ancora si discute, è la psicologia dei personaggi, che risulta essere la più approfondita che io abbia visto in un anime e, in ultima analisi, il perno su cui si fonda l'intera serie.
Ogni personaggio (a parte quelli secondari, come i tre tecnici, inevitabilmente soltanto abbozzati), infatti, risulta sfaccettato, complesso e mosso da motivazioni anche contrastanti tra loro, ma sempre credibili, come ad esempio Ritsuko, divisa tra l'amore/odio verso Gendo e la propria madre. Qui non ci sono stereotipati paladini della giustizia che lottano per la salvezza del mondo; al contrario tutti i vari personaggi si muovono per ragioni loro totalmente personali. Gli stessi piloti guidano l'Eva non per la salvezza delle persone, ma per essere apprezzati dagli altri.
Sempre in merito al lato psicologico, si può dividere la serie in due parti: nella prima (diciamo dal primo episodio fino al tredicesimo), benché sia presente l'attenzione all'aspetto psicologico dei personaggi, essa non è preponderante e l'atmosfera, soprattutto negli episodi successivi all'arrivo di Asuka, è più leggera della parte successiva. Dalla seconda (metà dell'episodio quattordici fino all'ultima puntata), invece, l'attenzione si focalizza maggiormente sui personaggi, in particolare sul protagonista Shinji Ikari, sulle loro motivazioni, paure, emozioni più segrete.
ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER SUGLI ULTIMI DUE EPISODI.
A questo discorso si collegano i due discussi episodi finali; essi lasciano totalmente da parte l'intreccio narrativo - poi ripreso e completato nel film "The End of Evangelion" - per concentrarsi solamente sulla psicologia dei protagonisti. A riguardo devo dire che, la prima volta che li ho visti sono rimasto sconvolto (in modo negativo): dopo 24 episodi in cui avevo assistito alle vicende della NERV e agli intrighi della SEELE, trovarmi gli ultimi episodi totalmente slegati da tutto ciò, fu un duro colpo. Tuttavia, a una seconda visione, e dopo aver guardato il The End, ho cambiato totalmente giudizio: sono rimasto colpito dall'intensità di quell'analisi psicologica, a volte così tagliente, che, a rivederla, mi emoziona ancora moltissimo. A livello psicologico, credo sia il finale perfetto per la serie, in cui viene sintetizzato tutto quello che si è visto in precedenza e, negli ultimi minuti dell'ultimo episodio, si assiste infine alla maturazione del protagonista, che riesce a superare le sue paure e preoccupazioni.
FINE SPOILER
Oltre all'aspetto psicologico, in Evangelion sono presenti numerosi richiami religiosi biblici/cabalistici, come anche alcuni rimandi filosofici, di certo importanti per comprendere a fondo la serie, ma che, a mio giudizio, sono stati a volte esasperati, come ad esempio una teoria che analizzava le vicende e la crescita di Shinji attraverso la cabala, che personalmente ho trovato veramente molto forzata.
Graficamente la serie, nonostante sia un po' vecchiotta, è ancora a un ottimo livello e i disegni sono davvero molto buoni. Eccezionale poi la colonna sonora, sia quella composta da Shiro Sagisu sia i brani di musica classica presenti in alcune situazioni.
In definitiva, reputo Evangelion un must imperdibile per chiunque si consideri appassionato di anime, non solo perché lo considero una delle opere più profonde che abbia mai visto (dato soggettivo, benché condiviso da molte altre persone), ma anche perché non si può negare l'enorme influenza, sia che la si consideri in negativo sia in positivo, che ha avuto sull'animazione giapponese successiva, e questo è un dato oggettivo.
Cominciamo però dall'inizio, ossia dalla trama base, che vede dei ragazzini di quattordici anni a bordo di robot chiamati "Eva" (o unità Evangelion o altro ancora) combattere contro esseri chiamati "angeli".
A parte i nomi, che (come lo stesso titolo) richiamano la tradizione ebraico/cristiana, la trama di base assomiglia a quella di tanti altri anime con i robottoni e cose simili, o almeno è questo ciò che pensavo all'inizio, prima di vederlo. Solo dopo la sua visione mi sono accorto di quanto mi sbagliavo: Evangelion infatti è un anime estremamente complesso e ricco, sia a livello di intreccio narrativo sia, soprattutto, a livello psicologico.
La trama intanto è piena di misteri: sulla natura degli Eva e degli angeli, sul progetto per il perfezionamento dell'uomo, sul Second Impact e molto altro ancora. La storia procede con (rare) rivelazioni e molta suspense, catturando lo spettatore. Già questo, di per sé, credo che l'avrebbe reso un ottimo anime, ma quello che lo rende, almeno secondo me, un capolavoro e un cult su cui ancora si discute, è la psicologia dei personaggi, che risulta essere la più approfondita che io abbia visto in un anime e, in ultima analisi, il perno su cui si fonda l'intera serie.
Ogni personaggio (a parte quelli secondari, come i tre tecnici, inevitabilmente soltanto abbozzati), infatti, risulta sfaccettato, complesso e mosso da motivazioni anche contrastanti tra loro, ma sempre credibili, come ad esempio Ritsuko, divisa tra l'amore/odio verso Gendo e la propria madre. Qui non ci sono stereotipati paladini della giustizia che lottano per la salvezza del mondo; al contrario tutti i vari personaggi si muovono per ragioni loro totalmente personali. Gli stessi piloti guidano l'Eva non per la salvezza delle persone, ma per essere apprezzati dagli altri.
Sempre in merito al lato psicologico, si può dividere la serie in due parti: nella prima (diciamo dal primo episodio fino al tredicesimo), benché sia presente l'attenzione all'aspetto psicologico dei personaggi, essa non è preponderante e l'atmosfera, soprattutto negli episodi successivi all'arrivo di Asuka, è più leggera della parte successiva. Dalla seconda (metà dell'episodio quattordici fino all'ultima puntata), invece, l'attenzione si focalizza maggiormente sui personaggi, in particolare sul protagonista Shinji Ikari, sulle loro motivazioni, paure, emozioni più segrete.
ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER SUGLI ULTIMI DUE EPISODI.
A questo discorso si collegano i due discussi episodi finali; essi lasciano totalmente da parte l'intreccio narrativo - poi ripreso e completato nel film "The End of Evangelion" - per concentrarsi solamente sulla psicologia dei protagonisti. A riguardo devo dire che, la prima volta che li ho visti sono rimasto sconvolto (in modo negativo): dopo 24 episodi in cui avevo assistito alle vicende della NERV e agli intrighi della SEELE, trovarmi gli ultimi episodi totalmente slegati da tutto ciò, fu un duro colpo. Tuttavia, a una seconda visione, e dopo aver guardato il The End, ho cambiato totalmente giudizio: sono rimasto colpito dall'intensità di quell'analisi psicologica, a volte così tagliente, che, a rivederla, mi emoziona ancora moltissimo. A livello psicologico, credo sia il finale perfetto per la serie, in cui viene sintetizzato tutto quello che si è visto in precedenza e, negli ultimi minuti dell'ultimo episodio, si assiste infine alla maturazione del protagonista, che riesce a superare le sue paure e preoccupazioni.
FINE SPOILER
Oltre all'aspetto psicologico, in Evangelion sono presenti numerosi richiami religiosi biblici/cabalistici, come anche alcuni rimandi filosofici, di certo importanti per comprendere a fondo la serie, ma che, a mio giudizio, sono stati a volte esasperati, come ad esempio una teoria che analizzava le vicende e la crescita di Shinji attraverso la cabala, che personalmente ho trovato veramente molto forzata.
Graficamente la serie, nonostante sia un po' vecchiotta, è ancora a un ottimo livello e i disegni sono davvero molto buoni. Eccezionale poi la colonna sonora, sia quella composta da Shiro Sagisu sia i brani di musica classica presenti in alcune situazioni.
In definitiva, reputo Evangelion un must imperdibile per chiunque si consideri appassionato di anime, non solo perché lo considero una delle opere più profonde che abbia mai visto (dato soggettivo, benché condiviso da molte altre persone), ma anche perché non si può negare l'enorme influenza, sia che la si consideri in negativo sia in positivo, che ha avuto sull'animazione giapponese successiva, e questo è un dato oggettivo.
Avevo la tentazione di segnare 24 episodi visti, ma ho visto anche gli episodi 25 e 26. Quelli però non sono proprio degni di essere considerati episodi.
Perché? Voi me li chiamate episodi se in uno di essi c'è solo il protagonista seduto nel nero più assoluto in cui ogni 5 secondi appare la scritta "Perché piloti l'Eva?" o "Chi sei?" o "Cos'è la felicità" per almeno una trentina di volte e lui risponde "Non lo so!"... e me lo chiamate episodio finale quello in cui c'è solo Shinji disegnato senza nemmeno sfondo, con tanto di segno di matita doppia 6b senza punta, con tanto di segni di pennarello?
Boh! E poi i protagonisti dicono sempre le stesse cose e per ripetere quattro concetti ci mettono un'eternità (che non c'azzeccano nemmeno con la storia, già tutta raccontata negli altri 24 precedenti episodi o fanno solo riflessioni sul protagonista disegnato con carboncino - o forse il contrario? Non si è capito nemmeno questo.
Credetemi che se, dopo avere visto l'opera fino all'episodio 24, poi andate al film "The end of evangelion" fate meglio, anche se rimarrete stupiti della soluzione dell'anime e capirete perché si chiama "Neon Genesis Evangelion" ("vangelo della nuova genesi").
Per il resto la serie è ben concepita, sopravvalutata se diciamo che è un capolavoro, ma nell'insieme va molto bene, escludendo sempre gli ultimi due "episodi". A volte mi immagino che il creatore, alla fine dell'episodio 24 ai produttori disse "Embe'... so' finiti i soldi, che ce 'nventiamo? Ja.. andiamo avanti così alla cacchio di cane e vediamo se ci pariamo il fondoschiena!". E a mio avviso ha fallito pure.
Consigliato, in fondo, ma consiglio di vedere i primi 24 episodi, e passare direttamente al film "The end of Evangelion".
Perché? Voi me li chiamate episodi se in uno di essi c'è solo il protagonista seduto nel nero più assoluto in cui ogni 5 secondi appare la scritta "Perché piloti l'Eva?" o "Chi sei?" o "Cos'è la felicità" per almeno una trentina di volte e lui risponde "Non lo so!"... e me lo chiamate episodio finale quello in cui c'è solo Shinji disegnato senza nemmeno sfondo, con tanto di segno di matita doppia 6b senza punta, con tanto di segni di pennarello?
Boh! E poi i protagonisti dicono sempre le stesse cose e per ripetere quattro concetti ci mettono un'eternità (che non c'azzeccano nemmeno con la storia, già tutta raccontata negli altri 24 precedenti episodi o fanno solo riflessioni sul protagonista disegnato con carboncino - o forse il contrario? Non si è capito nemmeno questo.
Credetemi che se, dopo avere visto l'opera fino all'episodio 24, poi andate al film "The end of evangelion" fate meglio, anche se rimarrete stupiti della soluzione dell'anime e capirete perché si chiama "Neon Genesis Evangelion" ("vangelo della nuova genesi").
Per il resto la serie è ben concepita, sopravvalutata se diciamo che è un capolavoro, ma nell'insieme va molto bene, escludendo sempre gli ultimi due "episodi". A volte mi immagino che il creatore, alla fine dell'episodio 24 ai produttori disse "Embe'... so' finiti i soldi, che ce 'nventiamo? Ja.. andiamo avanti così alla cacchio di cane e vediamo se ci pariamo il fondoschiena!". E a mio avviso ha fallito pure.
Consigliato, in fondo, ma consiglio di vedere i primi 24 episodi, e passare direttamente al film "The end of Evangelion".
Proverò per chi ancora non ha visto quest'anime, se non altro nella prima parte del commento, a non fare alcun tipo di spoiler. Non garantisco l'assenza di precisazioni che possano far intendere determinati sviluppi.
È difficile parlare di questa serie senza fare spoiler. Anzi, è quasi impossibile se non limitandosi a brevi e sfuggevoli considerazioni sul prodotto e a poco argomentate impressioni in merito. Evangelion è sicuramente uno degli scherzi più riusciti del panorama cinematografico nipponico.
L'opera è estremamente complessa: è nata come anime, ed è stata uno dei primi prodotti di animazione a racchiudere uno sviluppo filosofico di così ampia entità racchiuso da un'arcana aura di mistero e occulto enigma. Di fatto Evangelion sembrerebbe basato sulla cabala ebraica secondo un più o meno approfondito schema: tutto ruota attorno al protagonista della storia, Shinji Ikari, e alla sua maturazione interiore ideologica e spirituale. In questo trova dei percorsi analoghi a quello dell'albero delle Sephiroth, che sintetizza i gradi caratteristici della divinità, nel qual caso lo sviluppo dell'essere umano per giungere con il suo percorso a una forma perfetta, l'ideale divino, o più concretamente un uomo equilibrato.
Il tutto è elaborato anche seguendo molte teorie della psicanalisi di Freud e Jung, di cui sembra essere attratto l'autore Hideaki Anno, come aveva già dimostrato chiamando Jung Freud uno dei suoi personaggi in "Punta al top! Gunbuster".
Fondamentalmente tutto il cast di Evangelion soffre di disturbi interiori che portano ognuno all'afflizione e alla depressione, e l'odio che matura consapevolmente nello spettatore nei confronti del protagonista è senz'altro voluto. In poche parole, per quanto certi personaggi possano "affascinare" o rimanere impressi per un certo carisma o per alcune loro caratteristiche attraenti, non prendetelo come un lato negativo se tutti i personaggi di quest'anime fanno schifo. È voluto. In ogni caso è voluta l'enfasi posta sulle loro caratteristiche troppo umane e sulle loro fragilità.
Lo spirito dell'anime concretizza le sensazioni interiori che in particolar modo in quel momento Hideaki Anno, padre e regista di Evangelion, provava dentro di sé e sentiva di dover elargire, con altrettante soluzioni per spronare gli afflitti a farsi avanti, migliorare. Il vero e proprio target finale dovrebbe essere costituito dalla figura dell'otaku, dei reclusi e degli individui che si occludono alla società rinchiudendosi nel loro universo.
Tecnicamente Evangelion è un anime mecha, ma è solo un guscio, una mano di vernice che nasconde la vera natura dell'opera. La Gainax, che è lo staff che l'ha concepito e si è occupato della sua realizzazione, si ritrovava in un periodo di magra prima di sfornare questo prodotto, e si è ritrovata a dover racimolare un po' di grana speculando con una mossa prettamente commerciale. Evangelion doveva essere un anime basato sul merchandise. Infatti è un anime commerciale, e sicuramente questa si è rivelata la mossa migliore che potevano fare, dal momento che trae tuttora profitti dalla vendita di DVD e dei più disparati e immaginabili gadget che uno scialacquatore possa mai sognarsi di bramare. Sicuramente dopo quasi 20 anni il merchandise è sostenuto dai sottoprodotti e i vari reboot che continuano a tenere in vita Evangelion. Eppure personalmente mai avrei detto che da uno stratagemma simile si potesse vendere così tanto. Ritornando al discorso del guscio, in poche parole l'anticamera con i mecha è stata un pretesto per potere rendere fruibile l'opera al pubblico, e da questo punto di vista sono presenti vari trucchetti commerciali ben pensati nonché una propizia dose di fanservice che una fascia di pubblico sembrerebbe amare, ma che in effetti risulta in molti casi seriamente sfacciata.
Detto questo, ora sono costretto a fare ciò che ritengo <b>SPOILER</b>, dal momento che esamino il senso stesso dell'opera.
Non è chiaro fino a che punto, ma pare proprio che della trama, della storia in sé, a Hideaki Anno non interessasse un accidente. Tanti enigmi vengono proposti, una marea di dubbi che avvolgono ogni cosa nel mistero e fanno porre mille domande: lo spettatore senz'altro si anima di interesse. Ma, di fatto, Evangelion è il suo significato, non il suo mezzo. Tutto il resto viene ridotto a mero pretesto, e trascurato proprio per questo motivo, quasi a voler dire: "Seguivi la storia? Quella non c'entra niente, stupido". Ora, il finale di Evangelion in realtà ha una lunga storia. Originariamente non doveva essere quello che è, ma difficoltà economiche hanno costretto a una revisione della sceneggiatura in modo da ridurre tutto al succo; dal punto di vista grafico infatti le ultime puntate sono praticamente un riciclaggio degli episodi precedenti. Probabilmente in originale la burla non era così marcata, e la trama, tutto sommato, rimaneva davanti agli spettatori pronta a dare il contentino a una fetta del pubblico (il seguente film "The End of Evangelion", infatti, è la versione del finale più concreta, grosso modo com'era stato pensato). Eppure, così com'è, il significato di Evangelion esplode con molta più intensità, e fa capire come ciò che realmente conta in una storia raccontata in questo modo e con queste intenzioni sia solo ciò che sta dietro alla tecnica necessaria per metaforizzare determinati significati.
Il messaggio personale di un autore è raccontato in modo coerente tramite tecniche commerciali per vendere le sue idee al mondo. Sicuramente degno di una volpe.
Per alcuni ciò a cui si riduce il messaggio base, la morale ultima della favola di Evangelion, è banale. Ma la cosa che si dovrebbe comprendere è che tutto, ridotto all'osso, secondo il metodo cartesiano che è usato proprio negli ultimi episodi, è banale. L'uomo è semplice e la realtà è elementare, solo che è offuscata da un groviglio di componenti a cui seguono domande che ne annebbiano la basilarità.
Originalità concept: 10
Per quanto (e questo è un po' <b>SPOILER</b>) i presupposti siano quelli di un anime mecha non molto lontano dai canoni, Evangelion si rivela tutto un progetto iconologico che si presta a sfaldare gli schemi apparenti del genere ingannando lo spettatore e giocando sapientemente a cavallo tra la propria superficie e il proprio nocciolo interpretativo, cosa che non era mai stata fatta, in ogni caso non in questo particolare modo. Evangelion ha segnato in questo senso una rivoluzione, primo nel suo genere narrativo e registico, e ha ispirato o è stato ripreso in altre opere a venire. In questi termini la sua "originalità di base" ha secondo me il voto massimo: la sua fama e la sua spropositata popolarità devono quasi tutto a questo.
Originalità contenuti: 7,5
Se si parla invece di originalità degli eventi nei singoli episodi, in realtà la serie assume per la stragrande maggioranza delle puntate degli schemi narrativi che sono piuttosto scontati o comunque prevedibili. Personalmente ho trovato un po' scocciante l'eccessiva macchinosità e simmetria di tantissimi episodi. Ciò non toglie l'originalità di moltissimi passaggi, ma di certo non tocca in ogni suo momento il picco di "mai visto".
Coinvolgimento verticale: 8
Ovvero il coinvolgimento all'interno dell'episodio stesso.
L'anime si guarda senz'altro con molta curiosità, anche con l'aiuto del coinvolgimento orizzontale, che piazza moltissime incognite di cui si cerca sempre di scoprire la risposta. Per lo stesso motivo della schematicità, di cui ho già parlato, a volte ciò gioca un po' a sfavore dell'interesse e, naturalmente, in qualunque punto leggermente meno originale, il coinvolgimento dello spettatore, o più precisamente il mio, non tocca le stelle.
Coinvolgimento orizzontale: 9
Ovvero il coinvolgimento di episodio in episodio.
Più alto di quello verticale per il semplice fatto che, in realtà, ho trovato più interessante tentare di scoprire gli enigmi disseminati nei retroscena della trama piuttosto che scoprire e constatare ciò che accadeva a poco a poco all'interno dell'episodio. Sto per dare uno <b>SPOILER</b>: Il fatto che la maggior parte degli enigmi fino alla fine non vengano svelati o non vengano svelati affatto, contribuisce a creare quello che viene comunemente definito "hype", arma a doppio taglio perché, in realtà, spesso si potrebbe in altri termini contestare che non ci siano sviluppi nella trama, la qual cosa può seccare spettatori più intransigenti e frenetici.
È difficile parlare di questa serie senza fare spoiler. Anzi, è quasi impossibile se non limitandosi a brevi e sfuggevoli considerazioni sul prodotto e a poco argomentate impressioni in merito. Evangelion è sicuramente uno degli scherzi più riusciti del panorama cinematografico nipponico.
L'opera è estremamente complessa: è nata come anime, ed è stata uno dei primi prodotti di animazione a racchiudere uno sviluppo filosofico di così ampia entità racchiuso da un'arcana aura di mistero e occulto enigma. Di fatto Evangelion sembrerebbe basato sulla cabala ebraica secondo un più o meno approfondito schema: tutto ruota attorno al protagonista della storia, Shinji Ikari, e alla sua maturazione interiore ideologica e spirituale. In questo trova dei percorsi analoghi a quello dell'albero delle Sephiroth, che sintetizza i gradi caratteristici della divinità, nel qual caso lo sviluppo dell'essere umano per giungere con il suo percorso a una forma perfetta, l'ideale divino, o più concretamente un uomo equilibrato.
Il tutto è elaborato anche seguendo molte teorie della psicanalisi di Freud e Jung, di cui sembra essere attratto l'autore Hideaki Anno, come aveva già dimostrato chiamando Jung Freud uno dei suoi personaggi in "Punta al top! Gunbuster".
Fondamentalmente tutto il cast di Evangelion soffre di disturbi interiori che portano ognuno all'afflizione e alla depressione, e l'odio che matura consapevolmente nello spettatore nei confronti del protagonista è senz'altro voluto. In poche parole, per quanto certi personaggi possano "affascinare" o rimanere impressi per un certo carisma o per alcune loro caratteristiche attraenti, non prendetelo come un lato negativo se tutti i personaggi di quest'anime fanno schifo. È voluto. In ogni caso è voluta l'enfasi posta sulle loro caratteristiche troppo umane e sulle loro fragilità.
Lo spirito dell'anime concretizza le sensazioni interiori che in particolar modo in quel momento Hideaki Anno, padre e regista di Evangelion, provava dentro di sé e sentiva di dover elargire, con altrettante soluzioni per spronare gli afflitti a farsi avanti, migliorare. Il vero e proprio target finale dovrebbe essere costituito dalla figura dell'otaku, dei reclusi e degli individui che si occludono alla società rinchiudendosi nel loro universo.
Tecnicamente Evangelion è un anime mecha, ma è solo un guscio, una mano di vernice che nasconde la vera natura dell'opera. La Gainax, che è lo staff che l'ha concepito e si è occupato della sua realizzazione, si ritrovava in un periodo di magra prima di sfornare questo prodotto, e si è ritrovata a dover racimolare un po' di grana speculando con una mossa prettamente commerciale. Evangelion doveva essere un anime basato sul merchandise. Infatti è un anime commerciale, e sicuramente questa si è rivelata la mossa migliore che potevano fare, dal momento che trae tuttora profitti dalla vendita di DVD e dei più disparati e immaginabili gadget che uno scialacquatore possa mai sognarsi di bramare. Sicuramente dopo quasi 20 anni il merchandise è sostenuto dai sottoprodotti e i vari reboot che continuano a tenere in vita Evangelion. Eppure personalmente mai avrei detto che da uno stratagemma simile si potesse vendere così tanto. Ritornando al discorso del guscio, in poche parole l'anticamera con i mecha è stata un pretesto per potere rendere fruibile l'opera al pubblico, e da questo punto di vista sono presenti vari trucchetti commerciali ben pensati nonché una propizia dose di fanservice che una fascia di pubblico sembrerebbe amare, ma che in effetti risulta in molti casi seriamente sfacciata.
Detto questo, ora sono costretto a fare ciò che ritengo <b>SPOILER</b>, dal momento che esamino il senso stesso dell'opera.
Non è chiaro fino a che punto, ma pare proprio che della trama, della storia in sé, a Hideaki Anno non interessasse un accidente. Tanti enigmi vengono proposti, una marea di dubbi che avvolgono ogni cosa nel mistero e fanno porre mille domande: lo spettatore senz'altro si anima di interesse. Ma, di fatto, Evangelion è il suo significato, non il suo mezzo. Tutto il resto viene ridotto a mero pretesto, e trascurato proprio per questo motivo, quasi a voler dire: "Seguivi la storia? Quella non c'entra niente, stupido". Ora, il finale di Evangelion in realtà ha una lunga storia. Originariamente non doveva essere quello che è, ma difficoltà economiche hanno costretto a una revisione della sceneggiatura in modo da ridurre tutto al succo; dal punto di vista grafico infatti le ultime puntate sono praticamente un riciclaggio degli episodi precedenti. Probabilmente in originale la burla non era così marcata, e la trama, tutto sommato, rimaneva davanti agli spettatori pronta a dare il contentino a una fetta del pubblico (il seguente film "The End of Evangelion", infatti, è la versione del finale più concreta, grosso modo com'era stato pensato). Eppure, così com'è, il significato di Evangelion esplode con molta più intensità, e fa capire come ciò che realmente conta in una storia raccontata in questo modo e con queste intenzioni sia solo ciò che sta dietro alla tecnica necessaria per metaforizzare determinati significati.
Il messaggio personale di un autore è raccontato in modo coerente tramite tecniche commerciali per vendere le sue idee al mondo. Sicuramente degno di una volpe.
Per alcuni ciò a cui si riduce il messaggio base, la morale ultima della favola di Evangelion, è banale. Ma la cosa che si dovrebbe comprendere è che tutto, ridotto all'osso, secondo il metodo cartesiano che è usato proprio negli ultimi episodi, è banale. L'uomo è semplice e la realtà è elementare, solo che è offuscata da un groviglio di componenti a cui seguono domande che ne annebbiano la basilarità.
Originalità concept: 10
Per quanto (e questo è un po' <b>SPOILER</b>) i presupposti siano quelli di un anime mecha non molto lontano dai canoni, Evangelion si rivela tutto un progetto iconologico che si presta a sfaldare gli schemi apparenti del genere ingannando lo spettatore e giocando sapientemente a cavallo tra la propria superficie e il proprio nocciolo interpretativo, cosa che non era mai stata fatta, in ogni caso non in questo particolare modo. Evangelion ha segnato in questo senso una rivoluzione, primo nel suo genere narrativo e registico, e ha ispirato o è stato ripreso in altre opere a venire. In questi termini la sua "originalità di base" ha secondo me il voto massimo: la sua fama e la sua spropositata popolarità devono quasi tutto a questo.
Originalità contenuti: 7,5
Se si parla invece di originalità degli eventi nei singoli episodi, in realtà la serie assume per la stragrande maggioranza delle puntate degli schemi narrativi che sono piuttosto scontati o comunque prevedibili. Personalmente ho trovato un po' scocciante l'eccessiva macchinosità e simmetria di tantissimi episodi. Ciò non toglie l'originalità di moltissimi passaggi, ma di certo non tocca in ogni suo momento il picco di "mai visto".
Coinvolgimento verticale: 8
Ovvero il coinvolgimento all'interno dell'episodio stesso.
L'anime si guarda senz'altro con molta curiosità, anche con l'aiuto del coinvolgimento orizzontale, che piazza moltissime incognite di cui si cerca sempre di scoprire la risposta. Per lo stesso motivo della schematicità, di cui ho già parlato, a volte ciò gioca un po' a sfavore dell'interesse e, naturalmente, in qualunque punto leggermente meno originale, il coinvolgimento dello spettatore, o più precisamente il mio, non tocca le stelle.
Coinvolgimento orizzontale: 9
Ovvero il coinvolgimento di episodio in episodio.
Più alto di quello verticale per il semplice fatto che, in realtà, ho trovato più interessante tentare di scoprire gli enigmi disseminati nei retroscena della trama piuttosto che scoprire e constatare ciò che accadeva a poco a poco all'interno dell'episodio. Sto per dare uno <b>SPOILER</b>: Il fatto che la maggior parte degli enigmi fino alla fine non vengano svelati o non vengano svelati affatto, contribuisce a creare quello che viene comunemente definito "hype", arma a doppio taglio perché, in realtà, spesso si potrebbe in altri termini contestare che non ci siano sviluppi nella trama, la qual cosa può seccare spettatori più intransigenti e frenetici.
Dopo tanto parlarne, ho dovuto vedere Evangelion, per accertarmi che fosse veramente ciò che tutti descrivevano, un capolavoro, il massimo livello raggiunto dall'animazione, per cui lo vidi. Parlo di 3-4 anni fa, l'epoca in cui gli unici anime che vedevo erano i vari shounen - oggi giustamente diffamati - che tutti conoscono. Ed evidentemente non ero ancora pronto per vedere una simile opera, tant'è che lo classificai come meno di mediocre per poi dimenticarmene. Oggi, alla veneranda età di 20 anni, mentalmente ben più preparato e con un buon centinaio di anime alle spalle, ho deciso di rivedere NGE, questa volta in lingua originale, e devo ammettere che reputarlo un'opera eccezionale è giusto. Ma Evangelion non è perfetto come tutti credono, come si evince dal voto che gli ho dato. Vediamo di spiegarlo meglio, senza trattenersi, visto che un anime di questo spessore merita una recensione appropriata.
"Neon Genesis Evangelion", tradotto "Il Vangelo del Nuovo Millennio", nome piuttosto altisonante per un anime, vero? Eppure, nessun altro titolo di un anime fino ad oggi si dimostrò più profetico, in quanto ancora oggi, a distanza di ormai 15 anni dal suo primo approdo in Italia, se ne parla con lo stesso fervore di allora, in quanto esso è stato capace di infiammare gli animi e incuriosire in maniera assoluta tutti i suoi fan, che tuttora si fanno domande su certi dettagli della serie, lasciati strategicamente insoluti dall'ideatore di questa saga, tale Hideaki Anno, di cui parlerò più tardi. E' anche giusto reputarlo una pietra miliare dell'animazione, visto che da esso hanno tratto spunto migliaia di serie animate oggi conosciute, e che la qualità dei disegni e delle animazioni in generale sono veramente di altissimo livello per un anime di ormai 17 anni fa; tutto ciò, unito a numerosissimi riferimenti religiosi (cristiani, ebraici, cabalistici) e a una trama articolata, complessa, ma tuttavia intrigante all'ennesima potenza - che non starò a spiegare, visto che tutti dovrebbero conoscerla ormai -, hanno reso NGE quello che è oggi, l'apoteosi dell'animazione, che con quest'opera si è evoluta da semplice strumento d'intrattenimento ad arte pura.
Altro elemento che vale la pena di analizzare sono i personaggi che compongono questa serie, altro motivo, se non il motivo per la quale Evangelion è reputato un must fra tutti gli appassionati. Il cast di personaggi che compone quest'anime si distingue da qualsiasi altro anime, per essere caratterizzato in maniera eccellente, quasi maniacale, tanto da riuscire a vedere ogni lato, ogni sfaccettatura dell'animo di codesti personaggi, da Misato a Kaji, a Ritsuko, a Rei, il classico personaggio taciturno e inespressivo, poi riutilizzato in tanti altri anime, ad Asuka, che credo definirei "la madre di tutte le tsundere", genere di ragazze ormai diventato un vero e proprio business: in qualsiasi anime uscito negli ultimi 10 anni, se ne può trovare una ormai. Fino ad arrivare a Shinji: Ikari Shinji, il protagonista indiscusso di quest'opera, di cui ormai conosciamo ogni reazione, ogni pensiero, ogni cosa, l'anti-eroe per eccellenza, che mai ci aspetteremmo come protagonista di un qualsiasi anime, invece eccolo lì, a ergersi a divinità, letteralmente (chi ha visto The End Of, capirà). Shinji, con le sue turbe mentali, date dai problemi che tutti hanno, ma che mai esternano, è il più realistico personaggio mai creato, sebbene venga troppo sfruttato questo suo carattere riflessivo e timoroso, fino a renderlo un vero e proprio malato mentale in certi frangenti (vedi The End Of). E con le ultime due puntate della serie, da moltissimi disprezzate e da altri adorate, giungiamo a un livello di riflessione psicologica mai visto prima; mai ho visto un anime addentrarsi così a fondo nei meandri della psiche umana, riuscendo a tirar fuori concetti tanto astrusi quanto essenziali e a trasporli sullo schermo, mai nessuno c'era riuscito.
Ora vediamo di spiegare il motivo per cui, nonostante l'abbia esaltato così tanto, NGE si è preso solo un 8 e non un 10 da parte mia.
"Neon Genesis Evangelion" è un anime prodotto da Gainax, ormai celebre in tutto il mondo per aver sfornato capolavori come Gurren Lagann e molti altri, e inizialmente il progetto prevedeva di usare come finale quello che oggi conosciamo come "The End of Evangelion". Ne abbiamo una prova dalla preview dopo il 24esimo episodio. Ciononostante, una volta uscita la venticinquesima puntata, gli spettatori si ritrovarono sbigottiti dal trovare una puntata effettivamente diversa da quella che era stata annunciata la settimana precedente e realizzata, graficamente parlando, in maniera pessima, con spezzoni e fotogrammi di vecchie puntate uniti a disegni approssimativi e immagini di qualsiasi tipo. Il perché di tutto questo? La Gainax non aveva soldi sufficienti per realizzare il finale progettato. Non so se essere felice, o tremendamente inca**ato. Potrei esserne contento, visto che a mio parere, gli ultimi due episodi, sebbene eccessivamente riflessivi, sono molto più sani di mente del "vero" finale che poi venne trasposto in film, eppure mi sento preso in giro, e non poco. Possibile che uno studio d'animazione non abbia abbastanza fondi per finire di realizzare una serie? Che sia costretta a compromessi simili? Pensate se fosse successa la stessa cosa per altri anime, come il già citato Gurren Lagann o Karekano, penso che avrei preso il mio portatile e lo avrei lanciato fuori dalla finestra in preda alla collera, non so se mi spiego. E' stata questa mancanza di professionalità, unita a certi dettagli della trama che non sono stati approfonditi a dovere o che sono stati quasi dimenticati, lasciando non poche lacune, a far scendere il mio voto a un più comune 8, che a mio parere è il voto effettivo che si merita l'anime, sia oggettivamente sia complessivamente. Ma credo di aver detto tutto ciò che potevo.
Consigliare o no NGE è pressoché inutile, vista l'immane popolarità di questa serie, ma se ancora non l'avete vista vi conviene correre ai ripari. L'unica cosa che mi dispiace è che l'unica cosa che si salva del brand di Evangelion è proprio questa serie, il resto è puro fanservice commerciale. Per The End Of invece il discorso è ben diverso, ma ne parlerò meglio nella sua recensione, che farò a breve.
"Neon Genesis Evangelion", tradotto "Il Vangelo del Nuovo Millennio", nome piuttosto altisonante per un anime, vero? Eppure, nessun altro titolo di un anime fino ad oggi si dimostrò più profetico, in quanto ancora oggi, a distanza di ormai 15 anni dal suo primo approdo in Italia, se ne parla con lo stesso fervore di allora, in quanto esso è stato capace di infiammare gli animi e incuriosire in maniera assoluta tutti i suoi fan, che tuttora si fanno domande su certi dettagli della serie, lasciati strategicamente insoluti dall'ideatore di questa saga, tale Hideaki Anno, di cui parlerò più tardi. E' anche giusto reputarlo una pietra miliare dell'animazione, visto che da esso hanno tratto spunto migliaia di serie animate oggi conosciute, e che la qualità dei disegni e delle animazioni in generale sono veramente di altissimo livello per un anime di ormai 17 anni fa; tutto ciò, unito a numerosissimi riferimenti religiosi (cristiani, ebraici, cabalistici) e a una trama articolata, complessa, ma tuttavia intrigante all'ennesima potenza - che non starò a spiegare, visto che tutti dovrebbero conoscerla ormai -, hanno reso NGE quello che è oggi, l'apoteosi dell'animazione, che con quest'opera si è evoluta da semplice strumento d'intrattenimento ad arte pura.
Altro elemento che vale la pena di analizzare sono i personaggi che compongono questa serie, altro motivo, se non il motivo per la quale Evangelion è reputato un must fra tutti gli appassionati. Il cast di personaggi che compone quest'anime si distingue da qualsiasi altro anime, per essere caratterizzato in maniera eccellente, quasi maniacale, tanto da riuscire a vedere ogni lato, ogni sfaccettatura dell'animo di codesti personaggi, da Misato a Kaji, a Ritsuko, a Rei, il classico personaggio taciturno e inespressivo, poi riutilizzato in tanti altri anime, ad Asuka, che credo definirei "la madre di tutte le tsundere", genere di ragazze ormai diventato un vero e proprio business: in qualsiasi anime uscito negli ultimi 10 anni, se ne può trovare una ormai. Fino ad arrivare a Shinji: Ikari Shinji, il protagonista indiscusso di quest'opera, di cui ormai conosciamo ogni reazione, ogni pensiero, ogni cosa, l'anti-eroe per eccellenza, che mai ci aspetteremmo come protagonista di un qualsiasi anime, invece eccolo lì, a ergersi a divinità, letteralmente (chi ha visto The End Of, capirà). Shinji, con le sue turbe mentali, date dai problemi che tutti hanno, ma che mai esternano, è il più realistico personaggio mai creato, sebbene venga troppo sfruttato questo suo carattere riflessivo e timoroso, fino a renderlo un vero e proprio malato mentale in certi frangenti (vedi The End Of). E con le ultime due puntate della serie, da moltissimi disprezzate e da altri adorate, giungiamo a un livello di riflessione psicologica mai visto prima; mai ho visto un anime addentrarsi così a fondo nei meandri della psiche umana, riuscendo a tirar fuori concetti tanto astrusi quanto essenziali e a trasporli sullo schermo, mai nessuno c'era riuscito.
Ora vediamo di spiegare il motivo per cui, nonostante l'abbia esaltato così tanto, NGE si è preso solo un 8 e non un 10 da parte mia.
"Neon Genesis Evangelion" è un anime prodotto da Gainax, ormai celebre in tutto il mondo per aver sfornato capolavori come Gurren Lagann e molti altri, e inizialmente il progetto prevedeva di usare come finale quello che oggi conosciamo come "The End of Evangelion". Ne abbiamo una prova dalla preview dopo il 24esimo episodio. Ciononostante, una volta uscita la venticinquesima puntata, gli spettatori si ritrovarono sbigottiti dal trovare una puntata effettivamente diversa da quella che era stata annunciata la settimana precedente e realizzata, graficamente parlando, in maniera pessima, con spezzoni e fotogrammi di vecchie puntate uniti a disegni approssimativi e immagini di qualsiasi tipo. Il perché di tutto questo? La Gainax non aveva soldi sufficienti per realizzare il finale progettato. Non so se essere felice, o tremendamente inca**ato. Potrei esserne contento, visto che a mio parere, gli ultimi due episodi, sebbene eccessivamente riflessivi, sono molto più sani di mente del "vero" finale che poi venne trasposto in film, eppure mi sento preso in giro, e non poco. Possibile che uno studio d'animazione non abbia abbastanza fondi per finire di realizzare una serie? Che sia costretta a compromessi simili? Pensate se fosse successa la stessa cosa per altri anime, come il già citato Gurren Lagann o Karekano, penso che avrei preso il mio portatile e lo avrei lanciato fuori dalla finestra in preda alla collera, non so se mi spiego. E' stata questa mancanza di professionalità, unita a certi dettagli della trama che non sono stati approfonditi a dovere o che sono stati quasi dimenticati, lasciando non poche lacune, a far scendere il mio voto a un più comune 8, che a mio parere è il voto effettivo che si merita l'anime, sia oggettivamente sia complessivamente. Ma credo di aver detto tutto ciò che potevo.
Consigliare o no NGE è pressoché inutile, vista l'immane popolarità di questa serie, ma se ancora non l'avete vista vi conviene correre ai ripari. L'unica cosa che mi dispiace è che l'unica cosa che si salva del brand di Evangelion è proprio questa serie, il resto è puro fanservice commerciale. Per The End Of invece il discorso è ben diverso, ma ne parlerò meglio nella sua recensione, che farò a breve.
<b>[Contiene Spoiler]</b>
"Neon Genesis Evangelion" è inaspettatamente l'anime più psicologico che io abbia mai visto. Probabilmente ho sempre snobbato quest'opera vista la sua essenza mecha che, personalmente, non adoro. In realtà come si capisce alla fine, v'è poco di robottoni in stile Gundam. Qualcuno diceva che "Neon Genesis Evangelion" è da considerare un percorso che lo spettatore fa: è vero, non si è un semplice ed estraneo visualizzatore, ma si risulta immersi nella storia e nella psiche di Shinji.
La storia è un mero contorno. Sinceramente non so se serva ai fini dei messaggi se non per dare un continuum. Siamo in un mondo postapocalittico in cui la popolazione mondiale è stata decimata e il mondo viene attaccato da strane creature: gli angeli. Per far fronte a questi "mostri" gli umani creano gli Eva, "robot" che guidati da un umano prescelto riescono a far fronte ai vari disagi.
Shinji Ikari è il figlio di Gendo, il capo dell'organizzazione Nerv che sviluppa, ricerca e migliora gli Eva. Ivi Shinji viene invitato in modo poco carino dal padre ad andare a combattere contro gli angeli guidando uno di quegli Eva.
Insieme al nostro protagonista ci saranno altri personaggi che guidano gli Eva: Rei e Asuka. La storia prosegue con loro che cercano di fronteggiare gli attacchi dei vari angeli.
Occorre parlare di filosofia e di psicologia per poter descrivere quest'anime. Troviamo esistenzialismo allo stato puro. "Neon Genesis Evangelion" è un'opera che potrebbe fare impallidire Heidegger in persona. I famosi temi esistenzialisti vengono trattati: che cos'è l'essere? Che vuol dire esistere? Le risposte sono uguali a quelle proposte da Sartre (L'insieme delle tre). L'essere è costituito dall'insieme di tutti gli esseri, che si percepisce in un modo e che viene percepito. Ovvero Shinji è in quanto non solo si pensa lui, ma in quanto appare anche agli altri. A proposito di questo punto è ripreso il concetto di apparire di Kierkegaard - che ricordo essere il precursore dell'esistenzialismo - ovvero nel momento in cui Shinji capisce di essere diverso agli occhi degli altri e, nonostante la crisi iniziale, accetta ciò. Ovviamente non mi prolungo su questioni filosofiche che, fondamentalmente, non sono di nostra competenza.
Altro tema trattato è quella della solitudine e della nostalgia. Questi due sentimenti rendono l'uomo strano e lo portano a un disagio interiore profondo. Lo Shinji dei primi episodi ha come regola di vita di fare tutto ciò che gli viene ordinato. Questo lo porta a un blocco e infatti non riesce a fare amicizia con nessuno ("Il telefono non squilla"). Shinji è un disagiato mentale perchè non ha mai ricevuto l'affetto tanto desiderato dal padre. Questa cosa è tanto marcata che lui pur di ricevere le lodi dal genitore guiderà senza problemi gli Eva.
Occorrerebbe dividere il comportamento di Shinji in almeno tre filoni. Il primo, per cui il nostro personaggio soffre della nuova vita in cui si viene a trovare. Questo Shinji è quello che soffre maggiormente la solitudine (fa dei discorsi strani su soffitti sconosciuti) e che risulta più egoista. Non vede negli Eva un mezzo per aiutare la popolazione, ma solo un mezzo di pura sofferenza che lo spinge a fare cose inumane e contro la sua volontà.
Il secondo filone segna la svolta di Shinji. Comincia da quando egli decide di non ritirarsi dalla Nerv non salendo sul treno che l'avrebbe portato ben lontano. Qui non è più egoista, assistiamo a un'evoluzione infatti. Shinji incontra delle persone che poi potrà sentire amiche, inoltre si avvicina alla figura di Rei e a quella di Asuka. Stranamente sente che gli Eva sono la sua vera aspirazione, comincia ad apprezzare le lotte contro gli angeli. In questa seconda parte il ragazzo risulta più determinato e, nonostante prenda in considerazione molto ciò che pensano gli altri, risulta un personaggio interessante.
Il terzo filone comincia da quando Shinji e il padre vanno al cimitero ove giace la madre. Da questo momento inizia la fase "seghe mentali". Shinji, entrando in contatto con un angelo, comincia a percepire che esistono due forme di se stesso, una dentro di sé e uno rappresentata dagli altri - le famose maschere pirandelliane: per uno puoi essere un genio e per un altro solo un vanitoso, ecc.. Questo lo porta ad avere paura delle persone che gli stanno intorno nonostante i forti legami che si sono creati. A questo punto comincia la ricerca dentro se stesso su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, sulla solitudine, sulla vita e sull'essere.
Il finale è inesistente. E' aperto in stile esistenzialista. Avete presente "Waiting for Godot" di Beckett? Shinji risulta un personaggio statico nonostante il suo percorso. Riesce a evolversi ma poi involve rimanendo fermo in quella chiave amata da Beckett. Probabilmente è questo quello che ho apprezzato di quest'anime. Il personaggio ha un suo percorso, ma le sue esperienze di vita e le nuove avventure che affronta lo fanno cambiare solo "esteriormente" a causa di legami o di situazioni. Ma in realtà lui rimane sempre lo stesso egoista dell'inizio. Proprio per questo egoismo all'ultimo episodio riesce a dire che è colui che vuole essere e che può accettarsi come guidatore di Eva ma che avrebbe potuto accettare anche il suo essere una persona normalissima - quei 7 minuti di vita alternativa che si vedono.
Non si possono consigliare anime simili. Questo è semplicemente un capolavoro inimitabile.</b>
"Neon Genesis Evangelion" è inaspettatamente l'anime più psicologico che io abbia mai visto. Probabilmente ho sempre snobbato quest'opera vista la sua essenza mecha che, personalmente, non adoro. In realtà come si capisce alla fine, v'è poco di robottoni in stile Gundam. Qualcuno diceva che "Neon Genesis Evangelion" è da considerare un percorso che lo spettatore fa: è vero, non si è un semplice ed estraneo visualizzatore, ma si risulta immersi nella storia e nella psiche di Shinji.
La storia è un mero contorno. Sinceramente non so se serva ai fini dei messaggi se non per dare un continuum. Siamo in un mondo postapocalittico in cui la popolazione mondiale è stata decimata e il mondo viene attaccato da strane creature: gli angeli. Per far fronte a questi "mostri" gli umani creano gli Eva, "robot" che guidati da un umano prescelto riescono a far fronte ai vari disagi.
Shinji Ikari è il figlio di Gendo, il capo dell'organizzazione Nerv che sviluppa, ricerca e migliora gli Eva. Ivi Shinji viene invitato in modo poco carino dal padre ad andare a combattere contro gli angeli guidando uno di quegli Eva.
Insieme al nostro protagonista ci saranno altri personaggi che guidano gli Eva: Rei e Asuka. La storia prosegue con loro che cercano di fronteggiare gli attacchi dei vari angeli.
Occorre parlare di filosofia e di psicologia per poter descrivere quest'anime. Troviamo esistenzialismo allo stato puro. "Neon Genesis Evangelion" è un'opera che potrebbe fare impallidire Heidegger in persona. I famosi temi esistenzialisti vengono trattati: che cos'è l'essere? Che vuol dire esistere? Le risposte sono uguali a quelle proposte da Sartre (L'insieme delle tre). L'essere è costituito dall'insieme di tutti gli esseri, che si percepisce in un modo e che viene percepito. Ovvero Shinji è in quanto non solo si pensa lui, ma in quanto appare anche agli altri. A proposito di questo punto è ripreso il concetto di apparire di Kierkegaard - che ricordo essere il precursore dell'esistenzialismo - ovvero nel momento in cui Shinji capisce di essere diverso agli occhi degli altri e, nonostante la crisi iniziale, accetta ciò. Ovviamente non mi prolungo su questioni filosofiche che, fondamentalmente, non sono di nostra competenza.
Altro tema trattato è quella della solitudine e della nostalgia. Questi due sentimenti rendono l'uomo strano e lo portano a un disagio interiore profondo. Lo Shinji dei primi episodi ha come regola di vita di fare tutto ciò che gli viene ordinato. Questo lo porta a un blocco e infatti non riesce a fare amicizia con nessuno ("Il telefono non squilla"). Shinji è un disagiato mentale perchè non ha mai ricevuto l'affetto tanto desiderato dal padre. Questa cosa è tanto marcata che lui pur di ricevere le lodi dal genitore guiderà senza problemi gli Eva.
Occorrerebbe dividere il comportamento di Shinji in almeno tre filoni. Il primo, per cui il nostro personaggio soffre della nuova vita in cui si viene a trovare. Questo Shinji è quello che soffre maggiormente la solitudine (fa dei discorsi strani su soffitti sconosciuti) e che risulta più egoista. Non vede negli Eva un mezzo per aiutare la popolazione, ma solo un mezzo di pura sofferenza che lo spinge a fare cose inumane e contro la sua volontà.
Il secondo filone segna la svolta di Shinji. Comincia da quando egli decide di non ritirarsi dalla Nerv non salendo sul treno che l'avrebbe portato ben lontano. Qui non è più egoista, assistiamo a un'evoluzione infatti. Shinji incontra delle persone che poi potrà sentire amiche, inoltre si avvicina alla figura di Rei e a quella di Asuka. Stranamente sente che gli Eva sono la sua vera aspirazione, comincia ad apprezzare le lotte contro gli angeli. In questa seconda parte il ragazzo risulta più determinato e, nonostante prenda in considerazione molto ciò che pensano gli altri, risulta un personaggio interessante.
Il terzo filone comincia da quando Shinji e il padre vanno al cimitero ove giace la madre. Da questo momento inizia la fase "seghe mentali". Shinji, entrando in contatto con un angelo, comincia a percepire che esistono due forme di se stesso, una dentro di sé e uno rappresentata dagli altri - le famose maschere pirandelliane: per uno puoi essere un genio e per un altro solo un vanitoso, ecc.. Questo lo porta ad avere paura delle persone che gli stanno intorno nonostante i forti legami che si sono creati. A questo punto comincia la ricerca dentro se stesso su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, sulla solitudine, sulla vita e sull'essere.
Il finale è inesistente. E' aperto in stile esistenzialista. Avete presente "Waiting for Godot" di Beckett? Shinji risulta un personaggio statico nonostante il suo percorso. Riesce a evolversi ma poi involve rimanendo fermo in quella chiave amata da Beckett. Probabilmente è questo quello che ho apprezzato di quest'anime. Il personaggio ha un suo percorso, ma le sue esperienze di vita e le nuove avventure che affronta lo fanno cambiare solo "esteriormente" a causa di legami o di situazioni. Ma in realtà lui rimane sempre lo stesso egoista dell'inizio. Proprio per questo egoismo all'ultimo episodio riesce a dire che è colui che vuole essere e che può accettarsi come guidatore di Eva ma che avrebbe potuto accettare anche il suo essere una persona normalissima - quei 7 minuti di vita alternativa che si vedono.
Non si possono consigliare anime simili. Questo è semplicemente un capolavoro inimitabile.</b>
Ho conosciuto questa serie sette anni fa, ed è stato il mio "ponte" verso gli anime "adulti", dal momento che fino ad allora avevo soltanto seguito indiscriminatamente le serie proposte in tv: il mio incontro con "Neon Genesis Evangelion" è stato a dir poco traumatico, un vero shock che fin dalla prima puntata mi ha tenuta incollata alla serie con un crescente nodo allo stomaco man mano che si avvicinava il finale.
Non avevo mai visto nulla di simile: mecha dotati di anima pilotati da ragazzini contro degli angeli (!) terrificanti che non si sapeva da dove venissero e cosa volessero in un mondo futuristico post-apocalittico, e con personaggi fatti così bene che mi sembrava di conoscerli da una vita già alla prima visione. Il tutto poi condito da una colonna sonora ottima ed efficace, sebbene composta al sintetizzatore, con picchi sublimi presi in prestito dai capolavori della musica classica.
I misteri di questa serie sono così tanti che molti sono rimasti ad oggi senza risposta, e anche all'ennesima visione non posso fare a meno di pormi delle domande.
Il film "The end of Evangelion", che traduce in azione gli avvenimenti degli ultimi due episodi, è il degno finale di quest'opera così colossale da costituire per me un metro di paragone con gli anime venuti dopo, qualcosa di inscindibile dalla me stessa attuale, qualcosa che oltre a entusiasmarmi, a turbarmi e a tenermi con il fiato sospeso, mi ha anche fatto riflettere sulla psiche umana, rappresentata alla perfezione in tutte le sue sfaccettature.
I personaggi sono tormentati, complessati ma terribilmente reali, tanto reali da fare impressione, e incredibilmente umani e vividi, anche.
Metto 9 solo perché come tutti gli anime Evangelion non è esente da difetti (vedi il riciclaggio di immagini, vedi il calo di qualità di alcuni episodi), ma del resto non ci sono voti che tengano: Evangelion è e sarà sempre un capolavoro, un'opera maestosa, a prescindere dai vari rifacimenti proposti che gli resteranno comunque inferiori.
Non avevo mai visto nulla di simile: mecha dotati di anima pilotati da ragazzini contro degli angeli (!) terrificanti che non si sapeva da dove venissero e cosa volessero in un mondo futuristico post-apocalittico, e con personaggi fatti così bene che mi sembrava di conoscerli da una vita già alla prima visione. Il tutto poi condito da una colonna sonora ottima ed efficace, sebbene composta al sintetizzatore, con picchi sublimi presi in prestito dai capolavori della musica classica.
I misteri di questa serie sono così tanti che molti sono rimasti ad oggi senza risposta, e anche all'ennesima visione non posso fare a meno di pormi delle domande.
Il film "The end of Evangelion", che traduce in azione gli avvenimenti degli ultimi due episodi, è il degno finale di quest'opera così colossale da costituire per me un metro di paragone con gli anime venuti dopo, qualcosa di inscindibile dalla me stessa attuale, qualcosa che oltre a entusiasmarmi, a turbarmi e a tenermi con il fiato sospeso, mi ha anche fatto riflettere sulla psiche umana, rappresentata alla perfezione in tutte le sue sfaccettature.
I personaggi sono tormentati, complessati ma terribilmente reali, tanto reali da fare impressione, e incredibilmente umani e vividi, anche.
Metto 9 solo perché come tutti gli anime Evangelion non è esente da difetti (vedi il riciclaggio di immagini, vedi il calo di qualità di alcuni episodi), ma del resto non ci sono voti che tengano: Evangelion è e sarà sempre un capolavoro, un'opera maestosa, a prescindere dai vari rifacimenti proposti che gli resteranno comunque inferiori.
"Neon Genesis Evangelion" dev'essere uno di quei soliti anime pieni di robottoni, super commerciali, fatti a uso e consumo di chi apprezza il "mecha" e nulla più". Così la pensavo fino a tre giorni fa e così, ahimè, la pensano ancora oggi molti appassionati di animazione giapponese. Permettetemi di dirmi da solo, prima che lo faccia qualcuno di voi, che sono stato un cretino che ha pensato una sesquipedale cretinata, per essere eleganti.
Già, perché la trama può sembrare una banale guerra tra robot pilotati da uomini per salvare il mondo solo se uno si legge due righe su Wikipedia. Basta guardare il primo episodio per capire che non è così, che c'è di più. Che c'è psicologia, suspense, sentimenti, commedia, mistero, di tutto. Un mio amico mi disse: Evangelion è mecha, ma anche ecchi, shounen-ai, commedia romantica, thriller psicologico". Sul momento pensai che esagerasse - ah, che brutta cosa i pregiudizi e la supponenza! -, e invece è così. E la cosa veramente straordinaria, è la capacità degli autori di mischiare tutti questi generi così diversi tra loro perfettamente, senza mai una sbavatura, un prevalere spropositato dell'uno sull'altro, un momento di pesantezza, mai.
E così si segue la storia perché si vuole scoprire cosa sono gli angeli, chi si cela dietro la Nerv, come mai il padre di Shinji è così antipatico, freddo e calcolatore da far sembrare Ignazio Larussa un teletubby, e in definitiva cosa ne sarà del genere umano. Ma allo stesso tempo lo spettatore si trova coinvolto nelle vite dei personaggi, vero punto di forza della serie, tutti ottimamente caratterizzati, ognuno con una personalità propria (e soprattutto credibile) che li rende indimenticabili. A titolo di esempio, mi viene in mente Kaworu Nagisa, che compare in un esempio solo, ma è rimasto impresso a chiunque abbia visto la serie. E così ci si ritrova a immedesimarsi nei protagonisti, condividere le loro gioie, le angosce e le preoccupazioni, appoggiare uno e odiare l'altro e partecipare della loro crescita psicologica e caratteriale.
Va infatti tenuto sempre presente che Evangelion contiene un numero enorme di riferimenti alla psicoanalisi e moltissime puntate sono dedicate proprio alla crescita interiore di Shinji e degli altri. Anzi, sarebbe più corretto dire che in realtà l'intera opera è incentrata su questo e anche le puntate di maggiore azione o che svelano misteri sono in realtà dei pretesti per conoscere meglio uno dei nostri personaggi.
<b>ATTENZIONE:POSSIBILE SPOILER</b> Tutto ciò risulta evidente considerando anche il finale, che io ho ritenuto geniale - sono uno dei pochissimi, ma tant'è; poi a me è anche piaciuto il finale di "Ranma 1/2", quindi probabilmente non faccio testo. E allora si vede come gli ultimi due episodi altro non sono se non due gigantesche sedute di psicoanalisi, che fanno finalmente prendere a Shinji coscienza di sé e di come si sta al mondo. Certo, molti misteri restano insoluti e qualcuno avrebbe preferito una conclusione con più azione e più spiegazioni, meno psicologica e più concreta. Ma io sono contento di questa assoluta originalità, dell' "Anomalia Evangelion".
<b>FINE SPOILER</b>
Altrettanti sono i richiami cabalistico-cristiani che contribuiscono a forgiare lo spirito fortemente filosofico dell'anime. Ma, come dicevo inizialmente, innumerevoli sono anche i momenti leggeri, che spezzano la tensione in maniera piacevolissima. E allora troveremo una sfilza di scenette ecchi, con protagonisti soprattutto Misato, Shinji e più tardi Asuka, che sono davvero delle perle. Quando, per esempio, nell'episodio 09 Shinji al bagno termale dice: "Si è dilatata, che vergogna!" sono morto dalle risate.
Per quanto riguarda invece la qualità dell'edizione, ricordiamoci che parliamo di una serie del 1995, quindi vecchiotta (io avevo quattro anni, sigh). Tuttavia, i disegni sono buoni, quelli degli Eva poi ottimi, e la grafica molto all'avanguardia. Certo, ogni tanto c'è un abuso di fermo-immagine che francamente poteva essere risparmiato, ma nel complesso il livello mi pare molto buono. Per non parlare poi delle musiche, sia le sigle - l'opening esprime una carica formidabile e l'ending consiste in 26 versioni diverse della celeberrima "Fly Me To The Moon" -, sia le musiche di animazione, con continui impieghi di musica classica e in particolare dell' "Inno alla Gioia".
Anche il doppiaggio è di altissimo livello, con un cast spettacolare.
Insomma, spero di essere riuscito a spiegare perché Evangelion va assolutamente visto: non perché lo hanno fatto tutti, non perché si dice che sia bello, non per gli altri, ma per sé stessi. Perché è un capolavoro che ci può insegnare a vivere meglio le nostre stesse vite. E scusate se è poco...
Già, perché la trama può sembrare una banale guerra tra robot pilotati da uomini per salvare il mondo solo se uno si legge due righe su Wikipedia. Basta guardare il primo episodio per capire che non è così, che c'è di più. Che c'è psicologia, suspense, sentimenti, commedia, mistero, di tutto. Un mio amico mi disse: Evangelion è mecha, ma anche ecchi, shounen-ai, commedia romantica, thriller psicologico". Sul momento pensai che esagerasse - ah, che brutta cosa i pregiudizi e la supponenza! -, e invece è così. E la cosa veramente straordinaria, è la capacità degli autori di mischiare tutti questi generi così diversi tra loro perfettamente, senza mai una sbavatura, un prevalere spropositato dell'uno sull'altro, un momento di pesantezza, mai.
E così si segue la storia perché si vuole scoprire cosa sono gli angeli, chi si cela dietro la Nerv, come mai il padre di Shinji è così antipatico, freddo e calcolatore da far sembrare Ignazio Larussa un teletubby, e in definitiva cosa ne sarà del genere umano. Ma allo stesso tempo lo spettatore si trova coinvolto nelle vite dei personaggi, vero punto di forza della serie, tutti ottimamente caratterizzati, ognuno con una personalità propria (e soprattutto credibile) che li rende indimenticabili. A titolo di esempio, mi viene in mente Kaworu Nagisa, che compare in un esempio solo, ma è rimasto impresso a chiunque abbia visto la serie. E così ci si ritrova a immedesimarsi nei protagonisti, condividere le loro gioie, le angosce e le preoccupazioni, appoggiare uno e odiare l'altro e partecipare della loro crescita psicologica e caratteriale.
Va infatti tenuto sempre presente che Evangelion contiene un numero enorme di riferimenti alla psicoanalisi e moltissime puntate sono dedicate proprio alla crescita interiore di Shinji e degli altri. Anzi, sarebbe più corretto dire che in realtà l'intera opera è incentrata su questo e anche le puntate di maggiore azione o che svelano misteri sono in realtà dei pretesti per conoscere meglio uno dei nostri personaggi.
<b>ATTENZIONE:POSSIBILE SPOILER</b> Tutto ciò risulta evidente considerando anche il finale, che io ho ritenuto geniale - sono uno dei pochissimi, ma tant'è; poi a me è anche piaciuto il finale di "Ranma 1/2", quindi probabilmente non faccio testo. E allora si vede come gli ultimi due episodi altro non sono se non due gigantesche sedute di psicoanalisi, che fanno finalmente prendere a Shinji coscienza di sé e di come si sta al mondo. Certo, molti misteri restano insoluti e qualcuno avrebbe preferito una conclusione con più azione e più spiegazioni, meno psicologica e più concreta. Ma io sono contento di questa assoluta originalità, dell' "Anomalia Evangelion".
<b>FINE SPOILER</b>
Altrettanti sono i richiami cabalistico-cristiani che contribuiscono a forgiare lo spirito fortemente filosofico dell'anime. Ma, come dicevo inizialmente, innumerevoli sono anche i momenti leggeri, che spezzano la tensione in maniera piacevolissima. E allora troveremo una sfilza di scenette ecchi, con protagonisti soprattutto Misato, Shinji e più tardi Asuka, che sono davvero delle perle. Quando, per esempio, nell'episodio 09 Shinji al bagno termale dice: "Si è dilatata, che vergogna!" sono morto dalle risate.
Per quanto riguarda invece la qualità dell'edizione, ricordiamoci che parliamo di una serie del 1995, quindi vecchiotta (io avevo quattro anni, sigh). Tuttavia, i disegni sono buoni, quelli degli Eva poi ottimi, e la grafica molto all'avanguardia. Certo, ogni tanto c'è un abuso di fermo-immagine che francamente poteva essere risparmiato, ma nel complesso il livello mi pare molto buono. Per non parlare poi delle musiche, sia le sigle - l'opening esprime una carica formidabile e l'ending consiste in 26 versioni diverse della celeberrima "Fly Me To The Moon" -, sia le musiche di animazione, con continui impieghi di musica classica e in particolare dell' "Inno alla Gioia".
Anche il doppiaggio è di altissimo livello, con un cast spettacolare.
Insomma, spero di essere riuscito a spiegare perché Evangelion va assolutamente visto: non perché lo hanno fatto tutti, non perché si dice che sia bello, non per gli altri, ma per sé stessi. Perché è un capolavoro che ci può insegnare a vivere meglio le nostre stesse vite. E scusate se è poco...
"Neon Genesis Evangelion" è una delle serie robotiche che ho amato di più dopo gli storici Goldrake, Mazinga, Gordian, Gundam.
I disegni sono molto convincenti, sia le basi musicali sia i dialoghi mi sono molto piaciuti, e i combattimenti sono a dir poco avvincenti.
Sono molto discussi, vedo, da altri utenti, i richiami filosofici coerenti o meno presenti nella serie in merito ai significati della vita, ma facendo un resoconto finale il mio giudizio è molto positivo. Questo io lo deduco dal fatto che quando ho visto l'anime in questione, non per recensioni positive, non perché consigliato da riviste o amici, ma semplicemente perché era uno degli anime robotici che passava in quel periodo, sono rimasto immerso nella serie puntata per puntata emozionandomi e non annoiandomi, e non riflettendo necessariamente sul perché di tutto. E per quanto mi riguarda questo è di sicuro uno dei parametri fondamentali nel giudizio di un prodotto, naturalmente non trascurando tutto il resto.
Come riflessione finale, per tutti coloro che trovano incoerenze in genere o altro, posso dire che uscendo dal mondo anime ed entrando nel mondo cinematografico in genere, ci sono moltissimi film vincitori di svariati premi oscar e premi della critica, dove richiami storici, sceneggiatura, riprese, dialoghi e colonne sonore sono molto discutibili, ma il cui risultato finale è eccezionale. Io sento di consigliare la visione di quest'anime a tutti, amanti e non amanti delle serie robotiche.
I disegni sono molto convincenti, sia le basi musicali sia i dialoghi mi sono molto piaciuti, e i combattimenti sono a dir poco avvincenti.
Sono molto discussi, vedo, da altri utenti, i richiami filosofici coerenti o meno presenti nella serie in merito ai significati della vita, ma facendo un resoconto finale il mio giudizio è molto positivo. Questo io lo deduco dal fatto che quando ho visto l'anime in questione, non per recensioni positive, non perché consigliato da riviste o amici, ma semplicemente perché era uno degli anime robotici che passava in quel periodo, sono rimasto immerso nella serie puntata per puntata emozionandomi e non annoiandomi, e non riflettendo necessariamente sul perché di tutto. E per quanto mi riguarda questo è di sicuro uno dei parametri fondamentali nel giudizio di un prodotto, naturalmente non trascurando tutto il resto.
Come riflessione finale, per tutti coloro che trovano incoerenze in genere o altro, posso dire che uscendo dal mondo anime ed entrando nel mondo cinematografico in genere, ci sono moltissimi film vincitori di svariati premi oscar e premi della critica, dove richiami storici, sceneggiatura, riprese, dialoghi e colonne sonore sono molto discutibili, ma il cui risultato finale è eccezionale. Io sento di consigliare la visione di quest'anime a tutti, amanti e non amanti delle serie robotiche.
La serie più amata, odiata, più criticata e apprezzata degli ultimi 20 anni: "Neon Genesis Evangleion" anno dopo anno continua ad attrarre nuovi spettatori, sfidando sia il tempo sia una grafica che, se paragonata a quella dei giorni d'oggi, espone tutti i suoi limiti.
L'opera sciocca il pubblico, trascinandolo, sin dal primo episodio, all'interno di un mondo post-apocalittico e presentandogli immediatamente gli antagonisti: gli "angeli", creature che sembrano invincibili e che possono essere contrastate solo dagli Eva, immensi robot derivati dagli stessi angeli. Nonostante la trama sembri quella classica dei mecha, niente è più lontano dal vero. "Neon genesis evangelion" è un'opera che abbraccia tutte le problematiche dell'animo umano. Dalla filosofia alla religione, dai problemi amorosi a quelli familiari, il tutto contornato da un profondo dramma esistenziale da parte sia del protagonista sia degli altri personaggi. Con il passare delle puntate la trama principale viene accantonata e si capisce che è una mera occasione per osservare e analizzare i personaggi in determinate situazioni. L'opera raggiunge il suo picco negli ultimi 2 episodi, dove, in una vera e propria seduta psicologica, tutti i protagonisti, uno dopo l'altro, prima si analizzano e poi si comprendono, arrivando infine ad accettarsi. Nonostante questo, sono tanti i momenti che emozionano il pubblico ed elencarli tutti rovinerebbe questi momenti per coloro che ancora non hanno visto l'anime. Trovo eccezionale, per esempio, che la barriera che impedisce agli angeli di essere toccati sia chiamata A.T. Field, che altro non è che il termine in psicologia per definire il muro sociale che divide coloro che soffrono d'autismo dalle normali persone. L'aprirsi alle persone è un'attività che mina la sicurezza dell'individuo e, per quanto sia deprimente, è la verità. Ed è questo, come molti altri elementi, che rende l'opera un capolavoro. Proprio come in una seduta psicologica (e più in generale in tutta la psicologia), non c'è spazio per le bugie, sia quelle che diciamo a noi stessi sia quelle dette agli altri. Tutto è affrontato con un crudo realismo che emoziona e sconvolge al tempo stesso il pubblico.
In quanto opera più discussa degli ultimi due decenni, Evangelion ha attirato un numero significativo di critici, persone che definiscono l'opera come sopravvalutata o incomprensibile. Le critiche si focalizzano sopratutto sulle due ultime puntate, definite spesso indecifrabili. Oramai sono tutti a conoscenza dei motivi che hanno spinto l'autore a realizzare le puntate in quel modo (mancanza di fondi) e tutti sanno che l'autore ha soddisfatto i suoi fan con finali più comprensibili nei film successivi. Sono critiche accettabili ma superficiali: un'opera così particolare e unica non avrebbe potuto avere un finale banale in stile anime.
Altri critici invece si fanno dominare da un odio viscerale nei confronti della serie e si lanciano in critiche che non hanno alcun fondamento logico. C'è chi dice che l'opera è apprezzabile solo dagli otaku o da persone con forti turbe esistenziali - quindi si dovrebbero vedere solo opere in cui i protagonisti agiscono come noi? Sarebbe una noia -, chi afferma che essa è troppo commerciale per essere un'opera così straordinaria - sinceramente non ho mai capito le ragioni di questo schieramento commerciale vs non commerciale; un'opera si dovrebbe apprezzare a prescindere. Inoltre Evangelion è diventato commerciale perché, tra le tante letture che si possono dare dell'opera, c'è anche quella di un semplice mecha con elementi "cool". C'è infine chi dice che è ridicolo che Shinji sia il miglior pilota di Eva (è il miglior pilota perché nello 01 c'è l'anima di sua madre, non dipende certo dalle sue qualità), chi critica i personaggi che rimangono uguali per tutto l'anime (la storia si svolge circa in 2 mesi, non ho mai assistito a un cambiamento caratteriale in questo lasso di tempo nella mia vita. Questo elemento di realismo, invece, rende l'opera ancora più straordinaria) e, infine, c'è anche chi dice che Evangelion è un anime per bambini deficienti e che è anni luce dal "capolavoro" Aquarion. Questa è una recensione di Evangelion, ma mi sono sempre chiesto se queste persone l'abbiano visto effettivamente "Aquarion", anime che attinge a piene mani da Evangelion per trasformare la storia e renderla come un "buoni contro cattivi", dove i buoni, sorprendentemente, vincono senza difficoltà.
Queste sono le critiche più comuni, ma vi assicuro che ce ne sono a tonnellate e, se siete curiosi, le troverete facilmente in altri forum.
Le persone che si avvicineranno a Evangelion per la prima volta si domanderanno il perché di queste critiche senza senso. Il motivo è che Evangelion ha eclissato sia gli anime precedenti sia quelli successivi. Inoltre l'opera ha profondamente segnato l'industria d'animazione giapponese, arrivando - e su questo sono d'accordo con molti critici - a peggiorarla. Nel post-Evangelion quasi tutti gli autori hanno cercato di emulare l'opera, non riuscendo minimamente ad avvicinarsi al capolavoro di Anno. Questo ha prodotto un forte peggioramento generale dell'animazione nipponica che, oramai, cerca solo di soddisfare gli otaku.
Non l'ho scritto a inizio recensione, ma io non avevo mai visto un anime prima di Evangelion. E' stata proprio quest'opera a farmi capire che anche gli anime possono essere opere apprezzate anche da un pubblico adulto. Evangelion, però, si eleva dalla mera definizione di anime o cartone, guadagnandosi il titolo di assoluto capolavoro. A mio avviso all'interno del genere psicologico non c'è film né libro che raggiunga il livello dell'opera di Anno. Solo i film di Kubrick e il libro "Il Signore delle Mosche" potrebbero reggere il confronto, ma falliscono comunque secondo me nel regalarci così profonde e numerose introspezioni interiori. Diventa quasi un peccato che Evangelion sia un anime. Fosse stato realizzato come film o libro sarebbe stato acclamato come una delle opere più importanti del XX secolo. Purtroppo invece rimarrà come "semplicemente" il migliore anime, il capolavoro dell'industria d'animazione giapponese. Anche se io sono fiducioso che, prima o poi, passi agli autori giapponesi il complesso di Evangelion e si faccia di nuovo scorrere liberamente la fantasia per regalarci nuovi capolavori.
In definitiva Evangelion è un anime che si odia o che si ama. Ma proprio come si può odiare o amare "Il Signore degli Anelli", amare o odiare "I promessi sposi", amare o odiare l'Iliade, amare o odiare "Arancia Meccanica", amare o odiare "Philapelphia", ecc., non è possibile per nessuna di queste opere (e tanto meno nel caso di Evangelion) non definirli capolavori assoluti nel loro genere.
Buona visione.
L'opera sciocca il pubblico, trascinandolo, sin dal primo episodio, all'interno di un mondo post-apocalittico e presentandogli immediatamente gli antagonisti: gli "angeli", creature che sembrano invincibili e che possono essere contrastate solo dagli Eva, immensi robot derivati dagli stessi angeli. Nonostante la trama sembri quella classica dei mecha, niente è più lontano dal vero. "Neon genesis evangelion" è un'opera che abbraccia tutte le problematiche dell'animo umano. Dalla filosofia alla religione, dai problemi amorosi a quelli familiari, il tutto contornato da un profondo dramma esistenziale da parte sia del protagonista sia degli altri personaggi. Con il passare delle puntate la trama principale viene accantonata e si capisce che è una mera occasione per osservare e analizzare i personaggi in determinate situazioni. L'opera raggiunge il suo picco negli ultimi 2 episodi, dove, in una vera e propria seduta psicologica, tutti i protagonisti, uno dopo l'altro, prima si analizzano e poi si comprendono, arrivando infine ad accettarsi. Nonostante questo, sono tanti i momenti che emozionano il pubblico ed elencarli tutti rovinerebbe questi momenti per coloro che ancora non hanno visto l'anime. Trovo eccezionale, per esempio, che la barriera che impedisce agli angeli di essere toccati sia chiamata A.T. Field, che altro non è che il termine in psicologia per definire il muro sociale che divide coloro che soffrono d'autismo dalle normali persone. L'aprirsi alle persone è un'attività che mina la sicurezza dell'individuo e, per quanto sia deprimente, è la verità. Ed è questo, come molti altri elementi, che rende l'opera un capolavoro. Proprio come in una seduta psicologica (e più in generale in tutta la psicologia), non c'è spazio per le bugie, sia quelle che diciamo a noi stessi sia quelle dette agli altri. Tutto è affrontato con un crudo realismo che emoziona e sconvolge al tempo stesso il pubblico.
In quanto opera più discussa degli ultimi due decenni, Evangelion ha attirato un numero significativo di critici, persone che definiscono l'opera come sopravvalutata o incomprensibile. Le critiche si focalizzano sopratutto sulle due ultime puntate, definite spesso indecifrabili. Oramai sono tutti a conoscenza dei motivi che hanno spinto l'autore a realizzare le puntate in quel modo (mancanza di fondi) e tutti sanno che l'autore ha soddisfatto i suoi fan con finali più comprensibili nei film successivi. Sono critiche accettabili ma superficiali: un'opera così particolare e unica non avrebbe potuto avere un finale banale in stile anime.
Altri critici invece si fanno dominare da un odio viscerale nei confronti della serie e si lanciano in critiche che non hanno alcun fondamento logico. C'è chi dice che l'opera è apprezzabile solo dagli otaku o da persone con forti turbe esistenziali - quindi si dovrebbero vedere solo opere in cui i protagonisti agiscono come noi? Sarebbe una noia -, chi afferma che essa è troppo commerciale per essere un'opera così straordinaria - sinceramente non ho mai capito le ragioni di questo schieramento commerciale vs non commerciale; un'opera si dovrebbe apprezzare a prescindere. Inoltre Evangelion è diventato commerciale perché, tra le tante letture che si possono dare dell'opera, c'è anche quella di un semplice mecha con elementi "cool". C'è infine chi dice che è ridicolo che Shinji sia il miglior pilota di Eva (è il miglior pilota perché nello 01 c'è l'anima di sua madre, non dipende certo dalle sue qualità), chi critica i personaggi che rimangono uguali per tutto l'anime (la storia si svolge circa in 2 mesi, non ho mai assistito a un cambiamento caratteriale in questo lasso di tempo nella mia vita. Questo elemento di realismo, invece, rende l'opera ancora più straordinaria) e, infine, c'è anche chi dice che Evangelion è un anime per bambini deficienti e che è anni luce dal "capolavoro" Aquarion. Questa è una recensione di Evangelion, ma mi sono sempre chiesto se queste persone l'abbiano visto effettivamente "Aquarion", anime che attinge a piene mani da Evangelion per trasformare la storia e renderla come un "buoni contro cattivi", dove i buoni, sorprendentemente, vincono senza difficoltà.
Queste sono le critiche più comuni, ma vi assicuro che ce ne sono a tonnellate e, se siete curiosi, le troverete facilmente in altri forum.
Le persone che si avvicineranno a Evangelion per la prima volta si domanderanno il perché di queste critiche senza senso. Il motivo è che Evangelion ha eclissato sia gli anime precedenti sia quelli successivi. Inoltre l'opera ha profondamente segnato l'industria d'animazione giapponese, arrivando - e su questo sono d'accordo con molti critici - a peggiorarla. Nel post-Evangelion quasi tutti gli autori hanno cercato di emulare l'opera, non riuscendo minimamente ad avvicinarsi al capolavoro di Anno. Questo ha prodotto un forte peggioramento generale dell'animazione nipponica che, oramai, cerca solo di soddisfare gli otaku.
Non l'ho scritto a inizio recensione, ma io non avevo mai visto un anime prima di Evangelion. E' stata proprio quest'opera a farmi capire che anche gli anime possono essere opere apprezzate anche da un pubblico adulto. Evangelion, però, si eleva dalla mera definizione di anime o cartone, guadagnandosi il titolo di assoluto capolavoro. A mio avviso all'interno del genere psicologico non c'è film né libro che raggiunga il livello dell'opera di Anno. Solo i film di Kubrick e il libro "Il Signore delle Mosche" potrebbero reggere il confronto, ma falliscono comunque secondo me nel regalarci così profonde e numerose introspezioni interiori. Diventa quasi un peccato che Evangelion sia un anime. Fosse stato realizzato come film o libro sarebbe stato acclamato come una delle opere più importanti del XX secolo. Purtroppo invece rimarrà come "semplicemente" il migliore anime, il capolavoro dell'industria d'animazione giapponese. Anche se io sono fiducioso che, prima o poi, passi agli autori giapponesi il complesso di Evangelion e si faccia di nuovo scorrere liberamente la fantasia per regalarci nuovi capolavori.
In definitiva Evangelion è un anime che si odia o che si ama. Ma proprio come si può odiare o amare "Il Signore degli Anelli", amare o odiare "I promessi sposi", amare o odiare l'Iliade, amare o odiare "Arancia Meccanica", amare o odiare "Philapelphia", ecc., non è possibile per nessuna di queste opere (e tanto meno nel caso di Evangelion) non definirli capolavori assoluti nel loro genere.
Buona visione.
Definire un anime del calibro di "Neon Genesis Evangelion" come uno standardizzato anime mecha è forse una delle più grandi idiozie che si possano affermare nell'ambito dell'animazione giapponese. Un'opera del genere va visionata, capita, valutata, e tutto in prima persona.
Anno 2000: un cataclisma senza precedenti si abbatte sull'Antartide provocando la disgregazione e lo scioglimento dei ghiacci. Tutto ciò a causa dell'impatto di un meteorite, il cui evento verrà chiamato Second Impact, che tuttavia è solo l'inizio della catastrofe. Scoppiano guerre tra nazioni per accaparrarsi le terre rimaste e in poco tempo l'umanità si ritrova nella drammatica situazione di dover ricominciare tutto da zero. Quindici anni dopo le nazioni procedono con la ricostruzione di ciò che avevano perduto e Shinji Ikari viene convocato dal padre a Neo-Tokyo per svolgere un ruolo che non si sarebbe mai aspettato di dover interpretare, ovvero quello di pilota di Evangelion, giganteschi umanoidi unici mezzi di contrasto degli angeli. Ma cosa sono gli angeli? A prima vista sembrerebbero alieni di varie forme e capacità con il semplice obiettivo di annientare l'umanità, ma la situazione è decisamente più complicata di quanto appaia.
Un'introduzione di qualsiasi tipo sulla trama di Evangelion è assai fuorviante e serve essenzialmente solo a dare un'idea vaga, enormemente vaga, dell'opera che si cela dietro. Pur essendoci spettacolari combattimenti e sensazionali fasi d'azione, in Evangelion ciò che più colpisce è la particolare e sfumata umanità con la quale i personaggi, principali e secondari, interagiscono nei confronti dei loro simili e delle situazioni a cui vanno incontro. Non è raro trovarsi difronte a 40 secondi di silenzio totale. Non è raro trovarsi a guardare personaggi con i loro problemi, le loro fobie e i loro desideri. La psicologia dietro ognuno dei protagonisti è creata in maniera assai realistica pur riscontrando qualche leggero accenno di stereotipo, come persone apparentemente aggressive ma che celano i reali sentimenti, o persone assurdamente passive.
La cosa che può lasciare infastiditi e irritati è l'eccessiva quantità di trip e seghe mentali del protagonista, ovvero Shinji Ikari. Già, perché fino alla fine della serie, e oltre, Shinji si farà più teatrini nei neuroni di una donna depressa (con tutto il rispetto, naturalmente). Non sarà l'unico, ma alla lunga l'eccesso di queste fantasticherie psicologiche stanca ben presto lo spettatore che, come nel sottoscritto, ne desidererà l'esecuzione per fucilazione. Voglio tuttavia sottolineare che si tratta di una particolarità voluta dagli autori e che può soddisfare o meno a seconda dello spettatore.
Pur parlando di un anime del 1995, "Neon Genesis Evangelion" sfoggia una qualità tecnica senza eguali e tuttora invidiata dalla maggior parte delle opere d'animazione. La qualità stilistica di abiti, mezzi e luoghi è impareggiabile per ogni opera precedente e non ha nulla da invidiare alle opere odierne. Le animazioni dei mezzi umanoidi EVA sono di una fluidità impressionante e riescono a dare l'esatta impressione di un mecha di 30 metri che si muove tra grattaceli. Il comparto audio è di alta qualità e si lascia ricordare anche per le sigle d'apertura e chiusura.
In conclusione "Neon Genesis Evangelion" non è un'opera da recensire o introdurre in modo chiaro e preciso, poiché la miriade di particolari elementi in esso contenuto è tale da renderne quasi impossibile la spiegazione senza un determinato spoiler narrativo, che in fondo neanche servirebbe. Si tratta di un'opera che rasenta la perfezione e che andrebbe guardata anche solo per semplice curiosità.
Anno 2000: un cataclisma senza precedenti si abbatte sull'Antartide provocando la disgregazione e lo scioglimento dei ghiacci. Tutto ciò a causa dell'impatto di un meteorite, il cui evento verrà chiamato Second Impact, che tuttavia è solo l'inizio della catastrofe. Scoppiano guerre tra nazioni per accaparrarsi le terre rimaste e in poco tempo l'umanità si ritrova nella drammatica situazione di dover ricominciare tutto da zero. Quindici anni dopo le nazioni procedono con la ricostruzione di ciò che avevano perduto e Shinji Ikari viene convocato dal padre a Neo-Tokyo per svolgere un ruolo che non si sarebbe mai aspettato di dover interpretare, ovvero quello di pilota di Evangelion, giganteschi umanoidi unici mezzi di contrasto degli angeli. Ma cosa sono gli angeli? A prima vista sembrerebbero alieni di varie forme e capacità con il semplice obiettivo di annientare l'umanità, ma la situazione è decisamente più complicata di quanto appaia.
Un'introduzione di qualsiasi tipo sulla trama di Evangelion è assai fuorviante e serve essenzialmente solo a dare un'idea vaga, enormemente vaga, dell'opera che si cela dietro. Pur essendoci spettacolari combattimenti e sensazionali fasi d'azione, in Evangelion ciò che più colpisce è la particolare e sfumata umanità con la quale i personaggi, principali e secondari, interagiscono nei confronti dei loro simili e delle situazioni a cui vanno incontro. Non è raro trovarsi difronte a 40 secondi di silenzio totale. Non è raro trovarsi a guardare personaggi con i loro problemi, le loro fobie e i loro desideri. La psicologia dietro ognuno dei protagonisti è creata in maniera assai realistica pur riscontrando qualche leggero accenno di stereotipo, come persone apparentemente aggressive ma che celano i reali sentimenti, o persone assurdamente passive.
La cosa che può lasciare infastiditi e irritati è l'eccessiva quantità di trip e seghe mentali del protagonista, ovvero Shinji Ikari. Già, perché fino alla fine della serie, e oltre, Shinji si farà più teatrini nei neuroni di una donna depressa (con tutto il rispetto, naturalmente). Non sarà l'unico, ma alla lunga l'eccesso di queste fantasticherie psicologiche stanca ben presto lo spettatore che, come nel sottoscritto, ne desidererà l'esecuzione per fucilazione. Voglio tuttavia sottolineare che si tratta di una particolarità voluta dagli autori e che può soddisfare o meno a seconda dello spettatore.
Pur parlando di un anime del 1995, "Neon Genesis Evangelion" sfoggia una qualità tecnica senza eguali e tuttora invidiata dalla maggior parte delle opere d'animazione. La qualità stilistica di abiti, mezzi e luoghi è impareggiabile per ogni opera precedente e non ha nulla da invidiare alle opere odierne. Le animazioni dei mezzi umanoidi EVA sono di una fluidità impressionante e riescono a dare l'esatta impressione di un mecha di 30 metri che si muove tra grattaceli. Il comparto audio è di alta qualità e si lascia ricordare anche per le sigle d'apertura e chiusura.
In conclusione "Neon Genesis Evangelion" non è un'opera da recensire o introdurre in modo chiaro e preciso, poiché la miriade di particolari elementi in esso contenuto è tale da renderne quasi impossibile la spiegazione senza un determinato spoiler narrativo, che in fondo neanche servirebbe. Si tratta di un'opera che rasenta la perfezione e che andrebbe guardata anche solo per semplice curiosità.
<b>Attenzione, lievi spoiler e citazioni tratte dalla serie</b>
"Neon Genesis Evangelion": un vero capolavoro, un capolavoro senza eguali che racconta la vita, le scelte, i fallimenti, i rimpianti, l'amore, l'amicizia, la lealtà; un capolavoro che tratteggia superbamente l'uomo con le sue debolezze e la sua forza.
Evangelion è una grande storia di formazione: il protagonista Shinji dovrà affrontare molte prove e superare molti ostacoli, ostacoli che spesso è egli stesso a crearsi intorno, ma alla fine sarà finalmente consapevole di sé stesso, delle persone che lo circondano e accetterà la vita per quello che è: ricca di gioie e di sventure, permeata dalla morte, dall'inganno, dalla sopraffazione, ma anche dai buoni valori e dal coraggio, dall'amicizia, dall'amore.
Shinji ci insegna che la vita è come la si vuole vedere: è il cuore dell'uomo che interpreta la vita, che ne dà il senso e il significato, ed è solo con la propria forza che si può superare il dolore che nostro malgrado ne è parte.
"Allegria nei giorni di sole, malinconia nei giorni di pioggia, se così ci viene insegnato di questo ci convinciamo, ma anche nei giorni di pioggia potrebbero esserci cose piacevoli. La verità che è dentro le persone è cosa tanto fragile da cambiare totalmente nel solo modo di riceverla. Tale è il livello di verità degli esseri umani": il grande messaggio di Evangelion, un messaggio senza tempo, è che sta tutto dentro di noi e siamo noi e solo noi a modificare il mondo, a interpretare la realtà ("esistono tante verità quanto è il numero degli uomini") e a dare un senso o meno alla nostra vita.
Lo consiglio vivamente a tutti coloro i quali vogliano guardare qualcosa che li faccia riflettere, il tutto contornato da una trama ricca e coinvolgente, che non disdegna assolutamente l'azione - anzi Evangelion è una pietra miliare nel genere mecha. Evangelion è una storia fatta di personaggi approfonditi e ben delineati, ognuno dei quali con le sue proprie caratteristiche, la sua vita e le sue esperienze, le sue ragioni, nessuno di essi è scontato o superfluo.
Evangelion è una grande opera, con qualche difetto forse, sparso qua e là, ma non è forse propria della realtà immanente in cui viviamo, dell'essere umano stesso, l'imperfezione?
"Neon Genesis Evangelion": un vero capolavoro, un capolavoro senza eguali che racconta la vita, le scelte, i fallimenti, i rimpianti, l'amore, l'amicizia, la lealtà; un capolavoro che tratteggia superbamente l'uomo con le sue debolezze e la sua forza.
Evangelion è una grande storia di formazione: il protagonista Shinji dovrà affrontare molte prove e superare molti ostacoli, ostacoli che spesso è egli stesso a crearsi intorno, ma alla fine sarà finalmente consapevole di sé stesso, delle persone che lo circondano e accetterà la vita per quello che è: ricca di gioie e di sventure, permeata dalla morte, dall'inganno, dalla sopraffazione, ma anche dai buoni valori e dal coraggio, dall'amicizia, dall'amore.
Shinji ci insegna che la vita è come la si vuole vedere: è il cuore dell'uomo che interpreta la vita, che ne dà il senso e il significato, ed è solo con la propria forza che si può superare il dolore che nostro malgrado ne è parte.
"Allegria nei giorni di sole, malinconia nei giorni di pioggia, se così ci viene insegnato di questo ci convinciamo, ma anche nei giorni di pioggia potrebbero esserci cose piacevoli. La verità che è dentro le persone è cosa tanto fragile da cambiare totalmente nel solo modo di riceverla. Tale è il livello di verità degli esseri umani": il grande messaggio di Evangelion, un messaggio senza tempo, è che sta tutto dentro di noi e siamo noi e solo noi a modificare il mondo, a interpretare la realtà ("esistono tante verità quanto è il numero degli uomini") e a dare un senso o meno alla nostra vita.
Lo consiglio vivamente a tutti coloro i quali vogliano guardare qualcosa che li faccia riflettere, il tutto contornato da una trama ricca e coinvolgente, che non disdegna assolutamente l'azione - anzi Evangelion è una pietra miliare nel genere mecha. Evangelion è una storia fatta di personaggi approfonditi e ben delineati, ognuno dei quali con le sue proprie caratteristiche, la sua vita e le sue esperienze, le sue ragioni, nessuno di essi è scontato o superfluo.
Evangelion è una grande opera, con qualche difetto forse, sparso qua e là, ma non è forse propria della realtà immanente in cui viviamo, dell'essere umano stesso, l'imperfezione?
A causa del burrascoso rapporto con il padre insensibile, Shinji Ikari è cresciuto in modo estremamente schivo e insicuro. Vive in un Giappone del futuro, ricostruito dopo la tragedia del Second Impact, che ha distrutto parte del globo, e sarà richiamato a Neo-Tokyo 3 proprio dal genitore, a capo dell'organismo militare NERV, che gli svelerà l'arcano: il ragazzo è uno dei pochi eletti a poter pilotare gli Evangelion, entità robotiche senzienti dalle origini misteriose, per difendere l'umanità dagli attacchi degli altrettanto sconosciuti Angeli...
Il protagonista della storia, Shinji Ikari, è introverso, timido, incapace di comprendere le logiche del mondo adulto e per questo non ha in loro alcuna fiducia. Con i suoi modi di pensare egli rappresenta perfettamente l'otaku medio della realtà giapponese degli anni '90, ed è da questo spunto di partenza che va interpretata la serie animata più controversa e famosa del mondo.
"Neon Genesis Evangelion" è stato salutato ovunque, da critica e pubblico, come l'anime che ha rivoluzionato l'animazione, fissato la serialità delle serie televisive a 26 episodi, creato nuovi stilemi nel genere robotico e ogni altro genere di amenità. Alla fine è vero solo il primo punto: Evangelion ha proposto un nuovo tipo di tematiche. Qualcuno direbbe "mature", altri "intellettuali", io "intellettualoidi": con Evangelion, e contando anche "La rivoluzione di Utena", che uscirà giusto due anni dopo, si crea una nouvelle vague che colpirà nel segno nell'industria dell'animazione, creando i presupposti per la nascita per un nuovo tipo di storie, quelle cervellotiche dove linearità e chiarezza lasciano lo spazio a interpretazione, psicanalisi, dialoghi interiori e simbolismi a cui dare forma, in cui ogni genere di artificio possa rendere una visione, a seconda dei punti di vista, stimolante o pesante come un macigno. Fuffa o genio? Se ne può discutere. Quello che conta è che l'idolatria mondiale per Evangelion derivi semplicemente dall'ignoranza, in buona fede o meno, riguardo alle opere animate che lo hanno preceduto e da cui il creatore Anno - come sempre è stata prassi di GAINAX fin dai tempi di GunBuster - ammetta di aver pescato a piene mani, rielaborandone tratti e idee sotto la tranquillizzante voce di "omaggi".
Due sono le chiavi di lettura necessarie per inquadrare Evangelion: il suo senso e il suo fenomeno.
La prima, la migliore, è quella di Eva visto come storia fantascientifica, dove in 26 episodi Anno ci parla della guerra dell'umanità contro i misteriosi Angeli. Sullo sfondo delle battaglie di Shinji e compagni (gli si affiancheranno presto altre due ragazze) ruotano numerose domande: cosa sono in realtà i nemici? Cosa sono gli Eva e come fanno ad avere una coscienza? Quali sono le finalità dell'organizzazione Seele che trama nell'ombra con il suo enigmatico Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo? La seconda, invece, più sottile, ma che poi subentrerà violentemente alla prima, è Eva visto come parabola del processo di auto-distruzione di un otaku e la sua speranza di rinascita. Riallacciandoci all'apertura, Shinji incarna perfettamente i modi di fare e pensare dei disadattati giapponesi che, maniaci ossessivi di hobby o schiavi di profonde insicurezze, vivono rinchiusi in se stessi, non riuscendo a relazionarsi con il prossimo, rifiutando i rapporti umani e la società. Fin dal primo episodio l'eroe ci è presentato in questa veste e, mano a mano che si svilupperà l'intreccio della trama, lo vedremo interrogare la sua coscienza riguardo ai suoi quesiti esistenziali, cercando risposte per darsi la proverbiale svegliata.
Due dimensioni narrative, terrena e simbolica, intriganti per buona parte di serie convivono benissimo. La storia denota fin da subito un gran lavoro di sceneggiatura: i personaggi sono molto caratterizzati e si entra in empatia subito con lo sconvolto Shinji, raro pilota di robot pieno di insicurezza e terrore al momento di salire a bordo; i momenti cupi sono ben spezzettati da intermezzi umoristici e, infine, il ritmo c'è ed è avvincente per merito di una sinergia incredibile tra le composizioni musicali drammatiche di Shiro Sagisu, l'eccellente chara design di un ritrovato Yoshiyuki Sadamoto (sempre magistrale nel delineare un punto di contatto tra infantili forme tondeggianti e seriosi look adulti) e la splendida regia di Anno, autoriale ma non eccessivamente compiaciuta, che dà risalto, con ogni genere di inquadrature (sopratutto primi piani e dettagli), agli stati emotivi dei suoi attori. Ci si emoziona, insomma, vivendo la vita di Shinji e il suo relazionarsi con amici e "colleghe" che pilotano gli Eva, apprezzando anche gli episodi interamente psicologici dove l'eroe dialoga col suo IO freudiano. Fino a quando il troppo stroppia.
Arriva però il momento in cui gli intermezzi psicanalitici iniziano a mostrare la corda, quando non più solo l'eroe è soggetto a dialoghi interiori, ma anche le sue compagne. I personaggi sono continuamente rivoltati come calzini (facendo sorgere ilari dubbi sul fatto che l'umanità abbia designato come salvatori del mondo tre ragazzi estremamente deboli, psicolabili e dall'infanzia traumatica), ma quel che è peggio è che queste puntate di "approfondimento" ribadiscono sempre all'infinito le stesse cose senza mai portare a nulla di nuovo, come se Anno si divertisse a fare l'intellettuale tanto per. Si arriverà alla fine del viaggio mentale proprio nelle due celebri puntate finali, dedicate espressamente all'ultimo dialogo interiore del ragazzo, che finalmente lo porterà a uscire dal suo guscio- un "otaku, svegliatevi!" praticamente urlato. Due episodi che, però, lasciano follemente in sospeso l'intera trama "terrena", così, senza alcuna spiegazione.
Scherzone autoriale? Si spaccia per tale, ma è in verità una furbata per completare un'opera ormai priva di budget (quaranta minuti di animazione minimalista, foto vere e bozze di disegni, non c'è più quasi neanche uno yen rimasto), mancanza di fondi che già si vedeva nei primi episodi, quando diverse scene di battaglia erano narrate da immagini statiche. Vedendo il lungometraggio che uscirà l'anno dopo, "The End of Evangelion", imposto a GAINAX da migliaia di nippo-fan incazzosi per l'assurda conclusione televisiva, si noterà come anche lì il finale è così cervellotico da prendere il posto della trama vera e propria, ma almeno la lunga durata del film permette alle due entità di legarsi armoniosamente e con continuità, non si avvertirà lo stacco violento e privo di senso della serie tv che, così, è solo una storia incompleta dal finale di irritante spocchia.
È difficile, in effetti, non sentirsi infastiditi da una serie che per volontà stessa del regista si basa unicamente sull'apparenza: non fosse per il suo sentito messaggio agli otaku si potrebbe anche odiare il fanservice religioso di cui è infarcita, dove Lance di Longino, Re Magi, riferimenti alla cabala ebraica e nonsense vario rappresentano quelle seghe mentali che Anno rinfaccia a Shinji e agli otaku tutti, accusandoli di perdere tempo a ragionare in sciocchezze invece di svegliarsi dalla propria condizione. Evangelion è una serie che ha il suo motivo d'esistere, è indubbio, ma ha senso in Giappone, la terra per antonomasia di otaku, hikikomori e alienati dagli asfissianti ritmi di vita nipponici. Non può e non potrebbe mai averne, visto com'è stato concepito, fuori dalla madrepatria, ed è per questo che il suo successo internazionale è assolutamente immeritato: in pochissimi hanno voluto informarsi su quello che voleva davvero dire il regista e saranno proprio loro, ironicamente, a ripetere i fasti ridicoli di cui Anno ha orrore: sprecate tempo e risorse intellettuali in mille teorie e interpretazioni, per dare senso a una storia in più punti volutamente senza senso.
In conclusione, rimane solo il dubbio se possa davvero rappresentare motivo di interesse guardare 26 episodi e un intero film per farsi spiegare di usare meglio le proprie potenzialità nel mondo. Una morale che, se vogliamo spogliare Evangelion da parte della sua sacra intoccabilità, già s'era vista dieci anni prima in Z Gundam e quindici in Gundam - il percorso di integrazione di Kamille e Amuro nel mondo adulto è essenzialmente lo stesso di Shinji, e sopratutto in Z il finale è anch'esso un monito simbolico -, e che Anno ripropone solo con l'aggiunta di psicanalisi, filosofia spiccia (le maschere di Pirandello, il dilemma del porcospino di Schopenhauer, Jung, ecc.) e introspezioni psicologiche pesantissime per renderlo in apparenza più complesso e intellettuale. Nel mio caso la risposta è no. Innegabile comunque abbia dato inizio, negli anime, a un modo più stiloso per apparire impegnati, scomodando non solo filosofia e oratoria, ma anche osando mostrare e suggerire di più nelle scene "scomode", come di violenza e sesso. Immagini e tematiche che negli OVA erano la norma, ma che ancora non circolavano in modo così esplicito nei circuiti televisivi.
Rimane almeno coinvolgente e degna di visione la sovrastruttura narrativa, quella delle battaglie dell'umanità con gli Angeli, che troverà vera conclusione - gli infausti ultimi episodi vengono rinnegati - nel lungometraggio successivo. L'idea di partenza della serie, poi, quella di ragazzini usati dai militari per guidare robot contro creature misteriose, fungerà da spunto iniziale, nel genere, per successive incursioni animate da parte di diversi studios animati (le più note delle quali sono sicuramente "Fafner" di XEBEC e "RahXephon" della BONES). Non dimentichiamoci però che, senza nulla togliere all'originalità con cui Anno ha ripreso spunti da opere precedenti rielaborandole, non mancano echi, anche molto sentiti, delle sue principali fonti di influenza, il Devilman cartaceo di Go Nagai e l'Ideon tominiano. Dal primo, citato vistosamente nell'inquadratura degli occhi demoniaci dell'Eva-01, rivive l'idea dell'umanità in lotta per la salvezza contro le divinità; dal secondo, come vedremo nel film, ne riprenderà, con qualche minima differenza, numerosi sviluppi e il finale.
L'edizione italiana è tra le migliori che si siano viste: ottimo adattamento e doppiaggio superlativo, tanto che pure GAINAX farà i complimenti al dialoghista Gualtiero Cannarsi per scelta delle voci e recitazione. Tra le diverse edizioni home video, addirittura tre, quella da prendere è l'ultima edita da Dynit, la Platinum Edition, che non solo presenta il video migliore, ma anche una doppia versione (standard e Director's Cut) per il segmento di episodi 21-24.
Il protagonista della storia, Shinji Ikari, è introverso, timido, incapace di comprendere le logiche del mondo adulto e per questo non ha in loro alcuna fiducia. Con i suoi modi di pensare egli rappresenta perfettamente l'otaku medio della realtà giapponese degli anni '90, ed è da questo spunto di partenza che va interpretata la serie animata più controversa e famosa del mondo.
"Neon Genesis Evangelion" è stato salutato ovunque, da critica e pubblico, come l'anime che ha rivoluzionato l'animazione, fissato la serialità delle serie televisive a 26 episodi, creato nuovi stilemi nel genere robotico e ogni altro genere di amenità. Alla fine è vero solo il primo punto: Evangelion ha proposto un nuovo tipo di tematiche. Qualcuno direbbe "mature", altri "intellettuali", io "intellettualoidi": con Evangelion, e contando anche "La rivoluzione di Utena", che uscirà giusto due anni dopo, si crea una nouvelle vague che colpirà nel segno nell'industria dell'animazione, creando i presupposti per la nascita per un nuovo tipo di storie, quelle cervellotiche dove linearità e chiarezza lasciano lo spazio a interpretazione, psicanalisi, dialoghi interiori e simbolismi a cui dare forma, in cui ogni genere di artificio possa rendere una visione, a seconda dei punti di vista, stimolante o pesante come un macigno. Fuffa o genio? Se ne può discutere. Quello che conta è che l'idolatria mondiale per Evangelion derivi semplicemente dall'ignoranza, in buona fede o meno, riguardo alle opere animate che lo hanno preceduto e da cui il creatore Anno - come sempre è stata prassi di GAINAX fin dai tempi di GunBuster - ammetta di aver pescato a piene mani, rielaborandone tratti e idee sotto la tranquillizzante voce di "omaggi".
Due sono le chiavi di lettura necessarie per inquadrare Evangelion: il suo senso e il suo fenomeno.
La prima, la migliore, è quella di Eva visto come storia fantascientifica, dove in 26 episodi Anno ci parla della guerra dell'umanità contro i misteriosi Angeli. Sullo sfondo delle battaglie di Shinji e compagni (gli si affiancheranno presto altre due ragazze) ruotano numerose domande: cosa sono in realtà i nemici? Cosa sono gli Eva e come fanno ad avere una coscienza? Quali sono le finalità dell'organizzazione Seele che trama nell'ombra con il suo enigmatico Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo? La seconda, invece, più sottile, ma che poi subentrerà violentemente alla prima, è Eva visto come parabola del processo di auto-distruzione di un otaku e la sua speranza di rinascita. Riallacciandoci all'apertura, Shinji incarna perfettamente i modi di fare e pensare dei disadattati giapponesi che, maniaci ossessivi di hobby o schiavi di profonde insicurezze, vivono rinchiusi in se stessi, non riuscendo a relazionarsi con il prossimo, rifiutando i rapporti umani e la società. Fin dal primo episodio l'eroe ci è presentato in questa veste e, mano a mano che si svilupperà l'intreccio della trama, lo vedremo interrogare la sua coscienza riguardo ai suoi quesiti esistenziali, cercando risposte per darsi la proverbiale svegliata.
Due dimensioni narrative, terrena e simbolica, intriganti per buona parte di serie convivono benissimo. La storia denota fin da subito un gran lavoro di sceneggiatura: i personaggi sono molto caratterizzati e si entra in empatia subito con lo sconvolto Shinji, raro pilota di robot pieno di insicurezza e terrore al momento di salire a bordo; i momenti cupi sono ben spezzettati da intermezzi umoristici e, infine, il ritmo c'è ed è avvincente per merito di una sinergia incredibile tra le composizioni musicali drammatiche di Shiro Sagisu, l'eccellente chara design di un ritrovato Yoshiyuki Sadamoto (sempre magistrale nel delineare un punto di contatto tra infantili forme tondeggianti e seriosi look adulti) e la splendida regia di Anno, autoriale ma non eccessivamente compiaciuta, che dà risalto, con ogni genere di inquadrature (sopratutto primi piani e dettagli), agli stati emotivi dei suoi attori. Ci si emoziona, insomma, vivendo la vita di Shinji e il suo relazionarsi con amici e "colleghe" che pilotano gli Eva, apprezzando anche gli episodi interamente psicologici dove l'eroe dialoga col suo IO freudiano. Fino a quando il troppo stroppia.
Arriva però il momento in cui gli intermezzi psicanalitici iniziano a mostrare la corda, quando non più solo l'eroe è soggetto a dialoghi interiori, ma anche le sue compagne. I personaggi sono continuamente rivoltati come calzini (facendo sorgere ilari dubbi sul fatto che l'umanità abbia designato come salvatori del mondo tre ragazzi estremamente deboli, psicolabili e dall'infanzia traumatica), ma quel che è peggio è che queste puntate di "approfondimento" ribadiscono sempre all'infinito le stesse cose senza mai portare a nulla di nuovo, come se Anno si divertisse a fare l'intellettuale tanto per. Si arriverà alla fine del viaggio mentale proprio nelle due celebri puntate finali, dedicate espressamente all'ultimo dialogo interiore del ragazzo, che finalmente lo porterà a uscire dal suo guscio- un "otaku, svegliatevi!" praticamente urlato. Due episodi che, però, lasciano follemente in sospeso l'intera trama "terrena", così, senza alcuna spiegazione.
Scherzone autoriale? Si spaccia per tale, ma è in verità una furbata per completare un'opera ormai priva di budget (quaranta minuti di animazione minimalista, foto vere e bozze di disegni, non c'è più quasi neanche uno yen rimasto), mancanza di fondi che già si vedeva nei primi episodi, quando diverse scene di battaglia erano narrate da immagini statiche. Vedendo il lungometraggio che uscirà l'anno dopo, "The End of Evangelion", imposto a GAINAX da migliaia di nippo-fan incazzosi per l'assurda conclusione televisiva, si noterà come anche lì il finale è così cervellotico da prendere il posto della trama vera e propria, ma almeno la lunga durata del film permette alle due entità di legarsi armoniosamente e con continuità, non si avvertirà lo stacco violento e privo di senso della serie tv che, così, è solo una storia incompleta dal finale di irritante spocchia.
È difficile, in effetti, non sentirsi infastiditi da una serie che per volontà stessa del regista si basa unicamente sull'apparenza: non fosse per il suo sentito messaggio agli otaku si potrebbe anche odiare il fanservice religioso di cui è infarcita, dove Lance di Longino, Re Magi, riferimenti alla cabala ebraica e nonsense vario rappresentano quelle seghe mentali che Anno rinfaccia a Shinji e agli otaku tutti, accusandoli di perdere tempo a ragionare in sciocchezze invece di svegliarsi dalla propria condizione. Evangelion è una serie che ha il suo motivo d'esistere, è indubbio, ma ha senso in Giappone, la terra per antonomasia di otaku, hikikomori e alienati dagli asfissianti ritmi di vita nipponici. Non può e non potrebbe mai averne, visto com'è stato concepito, fuori dalla madrepatria, ed è per questo che il suo successo internazionale è assolutamente immeritato: in pochissimi hanno voluto informarsi su quello che voleva davvero dire il regista e saranno proprio loro, ironicamente, a ripetere i fasti ridicoli di cui Anno ha orrore: sprecate tempo e risorse intellettuali in mille teorie e interpretazioni, per dare senso a una storia in più punti volutamente senza senso.
In conclusione, rimane solo il dubbio se possa davvero rappresentare motivo di interesse guardare 26 episodi e un intero film per farsi spiegare di usare meglio le proprie potenzialità nel mondo. Una morale che, se vogliamo spogliare Evangelion da parte della sua sacra intoccabilità, già s'era vista dieci anni prima in Z Gundam e quindici in Gundam - il percorso di integrazione di Kamille e Amuro nel mondo adulto è essenzialmente lo stesso di Shinji, e sopratutto in Z il finale è anch'esso un monito simbolico -, e che Anno ripropone solo con l'aggiunta di psicanalisi, filosofia spiccia (le maschere di Pirandello, il dilemma del porcospino di Schopenhauer, Jung, ecc.) e introspezioni psicologiche pesantissime per renderlo in apparenza più complesso e intellettuale. Nel mio caso la risposta è no. Innegabile comunque abbia dato inizio, negli anime, a un modo più stiloso per apparire impegnati, scomodando non solo filosofia e oratoria, ma anche osando mostrare e suggerire di più nelle scene "scomode", come di violenza e sesso. Immagini e tematiche che negli OVA erano la norma, ma che ancora non circolavano in modo così esplicito nei circuiti televisivi.
Rimane almeno coinvolgente e degna di visione la sovrastruttura narrativa, quella delle battaglie dell'umanità con gli Angeli, che troverà vera conclusione - gli infausti ultimi episodi vengono rinnegati - nel lungometraggio successivo. L'idea di partenza della serie, poi, quella di ragazzini usati dai militari per guidare robot contro creature misteriose, fungerà da spunto iniziale, nel genere, per successive incursioni animate da parte di diversi studios animati (le più note delle quali sono sicuramente "Fafner" di XEBEC e "RahXephon" della BONES). Non dimentichiamoci però che, senza nulla togliere all'originalità con cui Anno ha ripreso spunti da opere precedenti rielaborandole, non mancano echi, anche molto sentiti, delle sue principali fonti di influenza, il Devilman cartaceo di Go Nagai e l'Ideon tominiano. Dal primo, citato vistosamente nell'inquadratura degli occhi demoniaci dell'Eva-01, rivive l'idea dell'umanità in lotta per la salvezza contro le divinità; dal secondo, come vedremo nel film, ne riprenderà, con qualche minima differenza, numerosi sviluppi e il finale.
L'edizione italiana è tra le migliori che si siano viste: ottimo adattamento e doppiaggio superlativo, tanto che pure GAINAX farà i complimenti al dialoghista Gualtiero Cannarsi per scelta delle voci e recitazione. Tra le diverse edizioni home video, addirittura tre, quella da prendere è l'ultima edita da Dynit, la Platinum Edition, che non solo presenta il video migliore, ma anche una doppia versione (standard e Director's Cut) per il segmento di episodi 21-24.
Attenzione! Contiene spoiler!
Correva l'anno 1995 e Hideaki Anno, uscito da un periodo di depressione di ben quattro anni, si mise al lavoro per una nuova serie dello studio GAINAX, l'ormai leggendario Neon Genesis Evangelion. È importante tenere presente questo dato biografico dell'autore, poiché proprio l'esperienza della depressione e il rifiuto dello stile di vita da otaku influirono pesantemente sull'opera.
Neon Genesis Evangelion, in giapponese Shin seiki Evangerion, letteralmente "vangelo del nuovo secolo": già il titolo l'anime suggerisce l'idea di un forte misticismo, che comunque in Evangelion non è mai approfondito e tutt'al più sfruttato nei suoi elementi estetici e iconografici, a differenza di una serie spesso citata come sua ispiratrice quale Space Runaway Ideon, che ha il merito di introdurre l'elemento mistico-religioso nell'universo degli anime mecha. Se però Ideon fa del tema mistico e religioso quello fondamentale, in Evangelion l'attenzione è puntata sull'aspetto psicologico, interiore dei personaggi, arrivando nelle ultime puntate a sacrificare trama e combattimenti fra mecha e invasori angelici in favore di uno dei più profondi scavi psicologici nella storia degli anime.
La storia è ambientata in un futuro neppure troppo lontano (si parla del 2015), in un mondo devastato da un evento noto come Second Impact, che ha sciolto i ghiacci antartici, causato l'innalzamento dei mari e l'alterazione del ciclo stagionale con una perenne estate, il che spiega il perché si senta spesso e volentieri il verso delle cicale. Sotto la città-fortezza di Neo Tokyo 3 si trova la base operativa della Nerv, un'organizzazione legata alla misteriosa Seele, che si occupa della lotta contro gli Angeli - che di angelico hanno ben poco nell'aspetto, anche se a volte le loro caratteristiche richiamano l'angelo della tradizione ebraico-cristiana da cui prendono il nome.
Shinji Ikari, il protagonista, non è il classico pilota di mecha spavaldo e vitale, anzi ha molte caratteristiche dell'otaku medio, oltre a una forte vena antieroica, che lo spinge a fuggire dalle situazioni spiacevoli, arrivando, in un paio di occasioni, ad abbandonare la base della Nerv deciso a non pilotare più l'Eva 01, salvo poi ritornare indietro. È un personaggio chiuso su se stesso, immerso nel proprio mondo, vittima di quello che viene nominato nell'episodio 3 come dilemma del porcospino: in pratica, vorrebbe entrare in relazione con gli altri, avere degli amici, non essere solo, ma ha paura di ferirli e di ferire così se stesso. Nello stesso tempo, Shinji odia profondamente se stesso. Ovviamente Anno ci aveva abituati, con Punta al top! Gunbuster e Nadia - Il mistero della pietra azzurra, a personaggi che maturano interiormente; così gli ultimi due episodi, frutto della necessità e dello scarsissimo budget della produzione, tanto criticati da molti spettatori, vedono Shinji interrogarsi sul significato della vita e sui rapporti con il prossimo, fino alla sua presa di coscienza finale.
Accanto a lui, troviamo Rei, pilota dell'unità Eva 00, la first children, e Asuka, giapponese-tedesca, pilota invece dell'Eva 02.
Rei Ayanami non è umana, ma il risultato della clonazione di Yui Ikari, la madre di Shinji, e la sua anima è quella di Lilith, il Secondo Angelo, creatrice dell'umanità stessa. Anche lei, come Shinji, è poco propensa alla comunicazione e al rapportarsi con gli altri, anzi nella prima parte della storia l'unico con cui abbia un qualche rapporto è Gendo Ikari, il padre di Shinji, che rivede in lei proprio la moglie defunta; solo più avanti Rei sembrerà avvicinarsi, seppur di poco, al ragazzo - quest'aspetto è molto più accentuato nel manga di Sadamoto ispirato all'anime e nei recenti film del Rebuild of Evangelion. Inoltre, conscia della sua natura di "clone", di "bambola", che può essere facilmente rimpiazzata da un'altra copia, Rei mostra un atteggiamento disinteressato nei confronti della propria vita e della propria incolumità, soprattutto in battaglia.
Asuka Soryu Langley appare nell'episodio 8 e si presenta come l'antitesi, caratterialmente parlando, di Shinji e Rei: vivace, solare, aggressiva, pronta a primeggiare in qualsiasi occasione, soprattutto nelle missioni contro gli Angeli; in realtà, questa è solo una maschera che ella si impone ogni giorno per nascondere l'angoscia e il dolore che la attanagliano, causati soprattutto dalla pazzia e dal successivo suicidio della madre. Nel corso della serie, la sicurezza di Asuka viene minata da una serie di eventi, tra cui le sconfitte subite contro alcuni Angeli e l'aiuto in battaglia di Rei e Shinji, che più di una volta le salvano la vita; questo la ferisce profondamente nell'orgoglio. Il colpo di grazia le arriva durante lo scontro con Armisael, l'angelo capace di attaccare la mente delle persone, che la mette di fronte al suo vero io; il tracollo psicologico le impedirà poi di guidare l'unità Eva 02.
Accanto ai tre piloti, vi è ovviamente uno stuolo di personaggi, la maggior parte dei quali dietro un'apparenza "normale" nasconde traumi e debolezze non meno profonde di quelle di Shinji o Asuka. Abbiamo così Misato Katsuragi e Ritsuko Akagi, le due donne forti della Nerv, che hanno con Shinji molti punti in comune, come il difficile rapporto con la figura paterna/materna, a cui si aggiunge ben presto Ryoji Kaji, ex-fidanzato della prima e amico della seconda, l'unica persona di tutto l'anime che sembra godersi le piccole gioie della vita senza farsi troppi problemi - lo si vede coltivare angurie nel bel mezzo della battaglia contro l'angelo Zeruel! Aoba, Hyuga e Ibuki, i tre operatori della Nerv, sembrano poco più che personaggi di contorno, mentre Kozo Fuyutsuki, il braccio destro di Gendo Ikari, che all'apparenza può sembrare una figura trascurabile, diventa a un certo punto fondamentale per scoprire molti segreti che si celano dietro la nascita della Nerv e il passato di alcuni personaggi. Nella classe frequentata dai tre piloti, gli unici ragazzi che ci vengono presentati sono Toji Suzuhara e Kensuke Aida, prima ostili nei confronti di Shinji e poi suoi inseparabili compagni per buona parte della storia, e Hikari Horaki, la capoclasse, che otterrà l'amicizia di Asuka; tuttavia, a parte Toji che pilota l'unità 03 e rimane coinvolto nello scontro fra questa e Shinji, gli altri sono ininfluenti ai fini della trama.
Assai importanti, per via del loro rapporto con il protagonista, sono Gendo Ikari e Kaworu Nagisa. Il primo è suo padre, colpevole di averlo abbandonato quand'era bambino, lasciandolo presso dei parenti per dedicarsi al suo lavoro: un individuo apparentemente cinico, freddo, calcolatore, che in realtà dietro quest'apparenza granitica si rivela un uomo ossessionato dalla morte prematura della moglie, che non si fa scrupoli pur di realizzare il proprio progetto. È inevitabile che Shinji lo odi, anche se nella prima parte dell'anime il ragazzo fa numerosi tentativi per farsi accettare da lui, per renderlo orgoglioso, arrivando a convincersi di pilotare l'Eva 01 solo per questo motivo; la rottura fra i due diventa definitiva quando Gendo ordinerà al figlio di attaccare l'unità 03 posseduta dall'angelo Bardiel, pur sapendo che lì dentro si trova un compagno di scuola di Shinji, Toji Suzuhara.
Kaworu è invece l'ultimo angelo (penultimo in verità, se consideriamo l'umanità come ultimo angelo) e si mostra in forma umana, proprio come Rei. Benché appaia in un solo episodio, il segno che lascia nell'animo di Shinji è profondo: fra i due si instaura rapidamente un rapporto molto profondo, che probabilmente sfiora persino la sfera sessuale, perché Kaworu è il primo che riesca ad amarlo e apprezzarlo davvero. La morte di Kaworu, causata da Shinji stesso per evitare un disastroso Third Impact fra l'angelo e Lilith nel GeoFront, farà cadere il ragazzo in quella situazione psicologica che fa da sfondo negli ultimi due episodi e che ritorna anche nel finale cinematografico The End of Evangelion.
A proposito del finale, esso fu realizzato riciclando molte vecchie animazioni e utilizzando molte schermate con sole scritte a causa dello scarso budget della produzione. Tra gli appassionati, c'è chi ha gridato al capolavoro, al colpo di genio, e chi invece ha criticato aspramente tale finale, affermato (da un certo punto di vista giustamente!) che concentrandosi sui problemi interiori di Shinji si lasciavano in sospeso troppi interrogativi, a cominciare dal destino dell'umanità. Insomma, un finale cinematografico in questo contesto era necessario ed è fortunatamente arrivato; tuttavia, tra il finale della serie anime e The End of Evangelion ci sono più punti di contatto di quanto si creda, al punto che si possono concepire come un unico finale visto da due angolazioni diverse (introspettiva e focalizzata sul solo Shinji la prima, esterna e globale la seconda).
Quanto ai nemici, gli Angeli, hanno ognuno caratteristiche fisiche differenti, funzionali alle strategie di combattimento usate nei vari episodi: si va dall'angelo di aspetto umanoide, che cerca il corpo a corpo a quello fatto di pura luce che attacca dallo spazio, e abbiamo persino un angelo virus informatico. A parte Kaworu/Tabris, sono tutti privi di intelligenza, non avendo mangiato il frutto della conoscenza del bene e del male; tuttavia almeno due di loro, Arael e Armisael, tentano un contatto mentale con un pilota di Evangelion.
Passiamo ora all'aspetto tecnico. Le animazioni sono di ottimo livello, considerando che si parla della metà degli anni '90; la qualità decresce tuttavia negli ultimi episodi, a causa del budget sempre più ridotto, ed ecco che ritornano le animazioni di bassa qualità e i fondali riciclati a cui ci avevano abituati i "capitoli delle isole" in Nadia - Il mistero della pietra azzurra; con la differenza, però, che la sceneggiatura si mantiene su ottimi livelli, salvo qualche incongruenza qua e là o qualche sporadica forzatura della trama. Il character design è di Yoshiyuki Sadamoto, tra l'altro autore del manga di Evangelion ancora in corso. La colonna sonora è firmata ancora una volta da Shiro Sagisu, anche se ogni tanto spunta fuori qualche brano di musica classica come l'Hallelujah di Händel. L'opening è Zankoku na tenshi no these cantata da Yoko Takahashi, la migliore opening che io conosca sia per la musica sia per il montaggio delle immagini, mentre l'ending è la celeberrima Fly me to the moon, in varie versioni (alcune cantate da Megumi Hayashibara, la seiyu di Rei Ayanami, di Yui Ikari e di PenPen!).
Parlando del doppiaggio italiano, credo che sia stato fatto un ottimo lavoro, con doppiatori abbastanza noti anche nel mondo cinematografico, come Gianni Musy (per Lorenz Keel, capo della Seele), Massimiliano Alto (Kaworu Nagisu) o Massimo Corvo (Gendo Ikari). Tra l'altro, la traduzione inglese (poi imposta anche nel doppiaggio italiano) di termini specifici giapponesi è stata decisa dagli autori stessi - ad esempio, il termine giapponese shito, "apostolo", è diventato angelo, e così via.
In definitiva, Neon Genesis Evangelion è una serie che ha avuto un grosso impatto, tanto nel mondo dell'animazione quanto in quello del merchandising. Ha saputo far propria la lezione realista di Gundam e quella mistico-religiosa di Ideon, rivoluzionando il genere mecha, o almeno una parte di esso, anche perché anime mecha "ortodossi" si sono avuti anche dopo, come il celebre Tengen Toppa Gurren Lagann dello stesso studio GAINAX. Numerosi sono stati poi, nel corso degli anni, gli anime mecha che si sono ispirati a lui, nella parte estetica o nell'utilizzo di particolari tematiche mistiche e sovrannaturali, da Aquarion a RahXephon fino a Eureka Seven, e persino il recentissimo Rinne no Lagrange. Il fatto stesso che dopo 15 anni questa serie continui a far discutere di sé, nel ben o nel male, non è forse una dimostrazione di ciò?
Correva l'anno 1995 e Hideaki Anno, uscito da un periodo di depressione di ben quattro anni, si mise al lavoro per una nuova serie dello studio GAINAX, l'ormai leggendario Neon Genesis Evangelion. È importante tenere presente questo dato biografico dell'autore, poiché proprio l'esperienza della depressione e il rifiuto dello stile di vita da otaku influirono pesantemente sull'opera.
Neon Genesis Evangelion, in giapponese Shin seiki Evangerion, letteralmente "vangelo del nuovo secolo": già il titolo l'anime suggerisce l'idea di un forte misticismo, che comunque in Evangelion non è mai approfondito e tutt'al più sfruttato nei suoi elementi estetici e iconografici, a differenza di una serie spesso citata come sua ispiratrice quale Space Runaway Ideon, che ha il merito di introdurre l'elemento mistico-religioso nell'universo degli anime mecha. Se però Ideon fa del tema mistico e religioso quello fondamentale, in Evangelion l'attenzione è puntata sull'aspetto psicologico, interiore dei personaggi, arrivando nelle ultime puntate a sacrificare trama e combattimenti fra mecha e invasori angelici in favore di uno dei più profondi scavi psicologici nella storia degli anime.
La storia è ambientata in un futuro neppure troppo lontano (si parla del 2015), in un mondo devastato da un evento noto come Second Impact, che ha sciolto i ghiacci antartici, causato l'innalzamento dei mari e l'alterazione del ciclo stagionale con una perenne estate, il che spiega il perché si senta spesso e volentieri il verso delle cicale. Sotto la città-fortezza di Neo Tokyo 3 si trova la base operativa della Nerv, un'organizzazione legata alla misteriosa Seele, che si occupa della lotta contro gli Angeli - che di angelico hanno ben poco nell'aspetto, anche se a volte le loro caratteristiche richiamano l'angelo della tradizione ebraico-cristiana da cui prendono il nome.
Shinji Ikari, il protagonista, non è il classico pilota di mecha spavaldo e vitale, anzi ha molte caratteristiche dell'otaku medio, oltre a una forte vena antieroica, che lo spinge a fuggire dalle situazioni spiacevoli, arrivando, in un paio di occasioni, ad abbandonare la base della Nerv deciso a non pilotare più l'Eva 01, salvo poi ritornare indietro. È un personaggio chiuso su se stesso, immerso nel proprio mondo, vittima di quello che viene nominato nell'episodio 3 come dilemma del porcospino: in pratica, vorrebbe entrare in relazione con gli altri, avere degli amici, non essere solo, ma ha paura di ferirli e di ferire così se stesso. Nello stesso tempo, Shinji odia profondamente se stesso. Ovviamente Anno ci aveva abituati, con Punta al top! Gunbuster e Nadia - Il mistero della pietra azzurra, a personaggi che maturano interiormente; così gli ultimi due episodi, frutto della necessità e dello scarsissimo budget della produzione, tanto criticati da molti spettatori, vedono Shinji interrogarsi sul significato della vita e sui rapporti con il prossimo, fino alla sua presa di coscienza finale.
Accanto a lui, troviamo Rei, pilota dell'unità Eva 00, la first children, e Asuka, giapponese-tedesca, pilota invece dell'Eva 02.
Rei Ayanami non è umana, ma il risultato della clonazione di Yui Ikari, la madre di Shinji, e la sua anima è quella di Lilith, il Secondo Angelo, creatrice dell'umanità stessa. Anche lei, come Shinji, è poco propensa alla comunicazione e al rapportarsi con gli altri, anzi nella prima parte della storia l'unico con cui abbia un qualche rapporto è Gendo Ikari, il padre di Shinji, che rivede in lei proprio la moglie defunta; solo più avanti Rei sembrerà avvicinarsi, seppur di poco, al ragazzo - quest'aspetto è molto più accentuato nel manga di Sadamoto ispirato all'anime e nei recenti film del Rebuild of Evangelion. Inoltre, conscia della sua natura di "clone", di "bambola", che può essere facilmente rimpiazzata da un'altra copia, Rei mostra un atteggiamento disinteressato nei confronti della propria vita e della propria incolumità, soprattutto in battaglia.
Asuka Soryu Langley appare nell'episodio 8 e si presenta come l'antitesi, caratterialmente parlando, di Shinji e Rei: vivace, solare, aggressiva, pronta a primeggiare in qualsiasi occasione, soprattutto nelle missioni contro gli Angeli; in realtà, questa è solo una maschera che ella si impone ogni giorno per nascondere l'angoscia e il dolore che la attanagliano, causati soprattutto dalla pazzia e dal successivo suicidio della madre. Nel corso della serie, la sicurezza di Asuka viene minata da una serie di eventi, tra cui le sconfitte subite contro alcuni Angeli e l'aiuto in battaglia di Rei e Shinji, che più di una volta le salvano la vita; questo la ferisce profondamente nell'orgoglio. Il colpo di grazia le arriva durante lo scontro con Armisael, l'angelo capace di attaccare la mente delle persone, che la mette di fronte al suo vero io; il tracollo psicologico le impedirà poi di guidare l'unità Eva 02.
Accanto ai tre piloti, vi è ovviamente uno stuolo di personaggi, la maggior parte dei quali dietro un'apparenza "normale" nasconde traumi e debolezze non meno profonde di quelle di Shinji o Asuka. Abbiamo così Misato Katsuragi e Ritsuko Akagi, le due donne forti della Nerv, che hanno con Shinji molti punti in comune, come il difficile rapporto con la figura paterna/materna, a cui si aggiunge ben presto Ryoji Kaji, ex-fidanzato della prima e amico della seconda, l'unica persona di tutto l'anime che sembra godersi le piccole gioie della vita senza farsi troppi problemi - lo si vede coltivare angurie nel bel mezzo della battaglia contro l'angelo Zeruel! Aoba, Hyuga e Ibuki, i tre operatori della Nerv, sembrano poco più che personaggi di contorno, mentre Kozo Fuyutsuki, il braccio destro di Gendo Ikari, che all'apparenza può sembrare una figura trascurabile, diventa a un certo punto fondamentale per scoprire molti segreti che si celano dietro la nascita della Nerv e il passato di alcuni personaggi. Nella classe frequentata dai tre piloti, gli unici ragazzi che ci vengono presentati sono Toji Suzuhara e Kensuke Aida, prima ostili nei confronti di Shinji e poi suoi inseparabili compagni per buona parte della storia, e Hikari Horaki, la capoclasse, che otterrà l'amicizia di Asuka; tuttavia, a parte Toji che pilota l'unità 03 e rimane coinvolto nello scontro fra questa e Shinji, gli altri sono ininfluenti ai fini della trama.
Assai importanti, per via del loro rapporto con il protagonista, sono Gendo Ikari e Kaworu Nagisa. Il primo è suo padre, colpevole di averlo abbandonato quand'era bambino, lasciandolo presso dei parenti per dedicarsi al suo lavoro: un individuo apparentemente cinico, freddo, calcolatore, che in realtà dietro quest'apparenza granitica si rivela un uomo ossessionato dalla morte prematura della moglie, che non si fa scrupoli pur di realizzare il proprio progetto. È inevitabile che Shinji lo odi, anche se nella prima parte dell'anime il ragazzo fa numerosi tentativi per farsi accettare da lui, per renderlo orgoglioso, arrivando a convincersi di pilotare l'Eva 01 solo per questo motivo; la rottura fra i due diventa definitiva quando Gendo ordinerà al figlio di attaccare l'unità 03 posseduta dall'angelo Bardiel, pur sapendo che lì dentro si trova un compagno di scuola di Shinji, Toji Suzuhara.
Kaworu è invece l'ultimo angelo (penultimo in verità, se consideriamo l'umanità come ultimo angelo) e si mostra in forma umana, proprio come Rei. Benché appaia in un solo episodio, il segno che lascia nell'animo di Shinji è profondo: fra i due si instaura rapidamente un rapporto molto profondo, che probabilmente sfiora persino la sfera sessuale, perché Kaworu è il primo che riesca ad amarlo e apprezzarlo davvero. La morte di Kaworu, causata da Shinji stesso per evitare un disastroso Third Impact fra l'angelo e Lilith nel GeoFront, farà cadere il ragazzo in quella situazione psicologica che fa da sfondo negli ultimi due episodi e che ritorna anche nel finale cinematografico The End of Evangelion.
A proposito del finale, esso fu realizzato riciclando molte vecchie animazioni e utilizzando molte schermate con sole scritte a causa dello scarso budget della produzione. Tra gli appassionati, c'è chi ha gridato al capolavoro, al colpo di genio, e chi invece ha criticato aspramente tale finale, affermato (da un certo punto di vista giustamente!) che concentrandosi sui problemi interiori di Shinji si lasciavano in sospeso troppi interrogativi, a cominciare dal destino dell'umanità. Insomma, un finale cinematografico in questo contesto era necessario ed è fortunatamente arrivato; tuttavia, tra il finale della serie anime e The End of Evangelion ci sono più punti di contatto di quanto si creda, al punto che si possono concepire come un unico finale visto da due angolazioni diverse (introspettiva e focalizzata sul solo Shinji la prima, esterna e globale la seconda).
Quanto ai nemici, gli Angeli, hanno ognuno caratteristiche fisiche differenti, funzionali alle strategie di combattimento usate nei vari episodi: si va dall'angelo di aspetto umanoide, che cerca il corpo a corpo a quello fatto di pura luce che attacca dallo spazio, e abbiamo persino un angelo virus informatico. A parte Kaworu/Tabris, sono tutti privi di intelligenza, non avendo mangiato il frutto della conoscenza del bene e del male; tuttavia almeno due di loro, Arael e Armisael, tentano un contatto mentale con un pilota di Evangelion.
Passiamo ora all'aspetto tecnico. Le animazioni sono di ottimo livello, considerando che si parla della metà degli anni '90; la qualità decresce tuttavia negli ultimi episodi, a causa del budget sempre più ridotto, ed ecco che ritornano le animazioni di bassa qualità e i fondali riciclati a cui ci avevano abituati i "capitoli delle isole" in Nadia - Il mistero della pietra azzurra; con la differenza, però, che la sceneggiatura si mantiene su ottimi livelli, salvo qualche incongruenza qua e là o qualche sporadica forzatura della trama. Il character design è di Yoshiyuki Sadamoto, tra l'altro autore del manga di Evangelion ancora in corso. La colonna sonora è firmata ancora una volta da Shiro Sagisu, anche se ogni tanto spunta fuori qualche brano di musica classica come l'Hallelujah di Händel. L'opening è Zankoku na tenshi no these cantata da Yoko Takahashi, la migliore opening che io conosca sia per la musica sia per il montaggio delle immagini, mentre l'ending è la celeberrima Fly me to the moon, in varie versioni (alcune cantate da Megumi Hayashibara, la seiyu di Rei Ayanami, di Yui Ikari e di PenPen!).
Parlando del doppiaggio italiano, credo che sia stato fatto un ottimo lavoro, con doppiatori abbastanza noti anche nel mondo cinematografico, come Gianni Musy (per Lorenz Keel, capo della Seele), Massimiliano Alto (Kaworu Nagisu) o Massimo Corvo (Gendo Ikari). Tra l'altro, la traduzione inglese (poi imposta anche nel doppiaggio italiano) di termini specifici giapponesi è stata decisa dagli autori stessi - ad esempio, il termine giapponese shito, "apostolo", è diventato angelo, e così via.
In definitiva, Neon Genesis Evangelion è una serie che ha avuto un grosso impatto, tanto nel mondo dell'animazione quanto in quello del merchandising. Ha saputo far propria la lezione realista di Gundam e quella mistico-religiosa di Ideon, rivoluzionando il genere mecha, o almeno una parte di esso, anche perché anime mecha "ortodossi" si sono avuti anche dopo, come il celebre Tengen Toppa Gurren Lagann dello stesso studio GAINAX. Numerosi sono stati poi, nel corso degli anni, gli anime mecha che si sono ispirati a lui, nella parte estetica o nell'utilizzo di particolari tematiche mistiche e sovrannaturali, da Aquarion a RahXephon fino a Eureka Seven, e persino il recentissimo Rinne no Lagrange. Il fatto stesso che dopo 15 anni questa serie continui a far discutere di sé, nel ben o nel male, non è forse una dimostrazione di ciò?
Che senso ha una nuova recensione su "Neon Genesis Evangelion" dopo oltre centinaia di migliaia di articoli, servizi giornalistici e persino tesi di laurea? Che domande! Come dice lo stesso protagonista Shinji "Io sono io e nessun altro!".
Stiamo parlando di una serie che dopo ben 17 anni ancora infiamma gli animi degli appassionati di animazione giapponese in violente diatribe tra chi lo giudica una pietra miliare e chi invece un'astuta opera commerciale ampiamente sopravvalutata e che anzi ha portato a un peggioramento generale della produzione animata del Sol Levante.
Che dire, a una visione il più possibile neutrale e tendente all'oggettivo, per quanto sempre dipendente dalle caratteristiche dell'osservatore, questo "Vangelo del nuovo secolo" (questa la traduzione letterale dal giapponese) risulta essere davvero qualcosa di particolare per chi come me ha avuto la fortuna - o sfortuna, dipende dai punti di vista - di crescere con la produzione animata degli anni settanta e ottanta, dove il mecha l'ha fatta da padrone fungendo da apripista al diffondersi della subcultura otaku non solo in Giappone ma anche in occidente. "Evangelion" appare come una grande congiunzione tra due momenti storico-artistici, quello dell'epoca d'oro dei Nagai e dei Tomino e quello che viviamo ancora oggi. Ma, proprio come questi grandi nomi del recente passato, questo titolo è la sintesi perfetta del modo di fare anime del suo regista Hideaki Anno, mente arguta capace di sopravanzare anche il suo datore di lavoro, la Gainax, che pure ha come vanto primario il suo rivoluzionario sperimentalismo.
Le opere di questo regista fino a "Evangelion" erano state tutte originali, senza cioè ispirazione da manga o romanzi (se si esclude l'ispirazione verniana per Nadia), ma con importanti riferimenti e omaggi ai titoli del passato, e così infatti possiamo inquadrare buona prima parte di NGE. Gli scontri serializzati puntata dopo puntata tra unità robotiche e i loro nemici non sono nient'altro che un richiamo alle vecchie serie mecha, ma con il grande ma dell'introspezione psicologica dei personaggi da subito molto curata e totalmente fuori dagli schemi. Il protagonista della storia infatti è un antieroe, quanto di più lontano ci possa essere dagli indomiti bellocci che avevano guidato robbottoni fino a pochi anni prima.
Bisognerà ragionare a lungo dopo la visione intera dell'opera e dopo avere superato per bene lo choc delle due famose puntate finali per comprendere, anche e soprattutto dopo la visione del film "End of Evangelion", che il mecha in realtà è l'involucro di un pacco ben più corposo di quella che sembra apparire una confezione formato deluxe per attirare l'attenzione generale su un messaggio tanto forte quanto vitale per il regista stesso. Fumo negli occhi quindi ma di altissima qualità, con musiche e un comparto tecnico grafico che a tutt'oggi impressiona (sublime la versione Platinum, immancabile a mio avviso per un fan della serie); in "Evangelion" abbiamo un sapiente uso della velocità e del ritmo dei tagli sullo stile di Otomo e Oshii, unito al vecchio uso dei fermo immagine delle gloriose vecchie serie. D'altronde Anno ha dovuto far fronte a diversi problemi di budget, specie verso il finale, ma riuscendo a cavarsela in maniera oserei dire geniale anche solo con l'utilizzo della musica, per giunta classica.
"Evangelion" è in sostanza una grande critica alla gioventù moderna, e di rimando alla società giapponese di cui è espressione, nella quale i valori tradizionali vengono messi da parte a favore di un eccessivo egocentrismo. "Evangelion" come catarsi quindi del regista che, proveniente da un periodo di forte depressione, punta il dito contro quello che per lui è il grande errore dei tempi iper-tecnologici, l'estraniamento della persona all'interno dei propri sogni. Senza andare troppo lontano l'esempio è sotto i suoi occhi con la vita condotta dall'otaku che, vittima consapevole o no questo poco importa, non è niente altro che un soggetto in fuga da tutto ciò che può rappresentare dolore e paura, dal sesso - andrebbero scritte pagine e pagine sulle donne di "Evangelion" - alle responsabilità che fanno diventare adulti: chiusi nel loro castello, circondati dal gusto feticistico dell'oggetto quale surrogato di affettività, essi hanno ben poca speranza di scappare a un destino fatto di completa solitudine.
"Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l'un l'altro, però... non è neanche possibile dimenticare la solitudine" dice Kaworu allo stesso Shinji e questo, a mio parere, è il succo (in versione bonsai, dato che necessiterebbero molti approfondimenti) della serie, ma anche no! Quel furbo volpone di Anno ha fatto in modo da creare una, nessuna e centomila versioni plausibili della sua opera, e anche il film EoE alla fine lascerà praticamente immutata questa scelta. Tutti possono trovare un significato, tutti possono trovare una frase o un pensiero su cui riflettere e trasformare alla fine "Evangelion" in quello che praticamente dovrebbe rinnegare: la nuova bibbia degli otaku.
In questo sta la machiavellica estemporaneità di un'opera che, comunque la si pensi, ha segnato davvero una tappa importante dell'animazione nipponica.
Stiamo parlando di una serie che dopo ben 17 anni ancora infiamma gli animi degli appassionati di animazione giapponese in violente diatribe tra chi lo giudica una pietra miliare e chi invece un'astuta opera commerciale ampiamente sopravvalutata e che anzi ha portato a un peggioramento generale della produzione animata del Sol Levante.
Che dire, a una visione il più possibile neutrale e tendente all'oggettivo, per quanto sempre dipendente dalle caratteristiche dell'osservatore, questo "Vangelo del nuovo secolo" (questa la traduzione letterale dal giapponese) risulta essere davvero qualcosa di particolare per chi come me ha avuto la fortuna - o sfortuna, dipende dai punti di vista - di crescere con la produzione animata degli anni settanta e ottanta, dove il mecha l'ha fatta da padrone fungendo da apripista al diffondersi della subcultura otaku non solo in Giappone ma anche in occidente. "Evangelion" appare come una grande congiunzione tra due momenti storico-artistici, quello dell'epoca d'oro dei Nagai e dei Tomino e quello che viviamo ancora oggi. Ma, proprio come questi grandi nomi del recente passato, questo titolo è la sintesi perfetta del modo di fare anime del suo regista Hideaki Anno, mente arguta capace di sopravanzare anche il suo datore di lavoro, la Gainax, che pure ha come vanto primario il suo rivoluzionario sperimentalismo.
Le opere di questo regista fino a "Evangelion" erano state tutte originali, senza cioè ispirazione da manga o romanzi (se si esclude l'ispirazione verniana per Nadia), ma con importanti riferimenti e omaggi ai titoli del passato, e così infatti possiamo inquadrare buona prima parte di NGE. Gli scontri serializzati puntata dopo puntata tra unità robotiche e i loro nemici non sono nient'altro che un richiamo alle vecchie serie mecha, ma con il grande ma dell'introspezione psicologica dei personaggi da subito molto curata e totalmente fuori dagli schemi. Il protagonista della storia infatti è un antieroe, quanto di più lontano ci possa essere dagli indomiti bellocci che avevano guidato robbottoni fino a pochi anni prima.
Bisognerà ragionare a lungo dopo la visione intera dell'opera e dopo avere superato per bene lo choc delle due famose puntate finali per comprendere, anche e soprattutto dopo la visione del film "End of Evangelion", che il mecha in realtà è l'involucro di un pacco ben più corposo di quella che sembra apparire una confezione formato deluxe per attirare l'attenzione generale su un messaggio tanto forte quanto vitale per il regista stesso. Fumo negli occhi quindi ma di altissima qualità, con musiche e un comparto tecnico grafico che a tutt'oggi impressiona (sublime la versione Platinum, immancabile a mio avviso per un fan della serie); in "Evangelion" abbiamo un sapiente uso della velocità e del ritmo dei tagli sullo stile di Otomo e Oshii, unito al vecchio uso dei fermo immagine delle gloriose vecchie serie. D'altronde Anno ha dovuto far fronte a diversi problemi di budget, specie verso il finale, ma riuscendo a cavarsela in maniera oserei dire geniale anche solo con l'utilizzo della musica, per giunta classica.
"Evangelion" è in sostanza una grande critica alla gioventù moderna, e di rimando alla società giapponese di cui è espressione, nella quale i valori tradizionali vengono messi da parte a favore di un eccessivo egocentrismo. "Evangelion" come catarsi quindi del regista che, proveniente da un periodo di forte depressione, punta il dito contro quello che per lui è il grande errore dei tempi iper-tecnologici, l'estraniamento della persona all'interno dei propri sogni. Senza andare troppo lontano l'esempio è sotto i suoi occhi con la vita condotta dall'otaku che, vittima consapevole o no questo poco importa, non è niente altro che un soggetto in fuga da tutto ciò che può rappresentare dolore e paura, dal sesso - andrebbero scritte pagine e pagine sulle donne di "Evangelion" - alle responsabilità che fanno diventare adulti: chiusi nel loro castello, circondati dal gusto feticistico dell'oggetto quale surrogato di affettività, essi hanno ben poca speranza di scappare a un destino fatto di completa solitudine.
"Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l'un l'altro, però... non è neanche possibile dimenticare la solitudine" dice Kaworu allo stesso Shinji e questo, a mio parere, è il succo (in versione bonsai, dato che necessiterebbero molti approfondimenti) della serie, ma anche no! Quel furbo volpone di Anno ha fatto in modo da creare una, nessuna e centomila versioni plausibili della sua opera, e anche il film EoE alla fine lascerà praticamente immutata questa scelta. Tutti possono trovare un significato, tutti possono trovare una frase o un pensiero su cui riflettere e trasformare alla fine "Evangelion" in quello che praticamente dovrebbe rinnegare: la nuova bibbia degli otaku.
In questo sta la machiavellica estemporaneità di un'opera che, comunque la si pensi, ha segnato davvero una tappa importante dell'animazione nipponica.
Non mi manca molto ai 50 anni. Anime ne ho visti alcuni da ragazza, i canonici Goldrake, Harlock e Gundam (e anche un bo' di Daitarn) e allora mi erano piaciuti. Mi sto riavvicinando ora al genere e sono alla disperata ricerca di qualcosa che valga il tempo che spendo per guardarla. Penso di avere una capacità di comprensione del testo e del sotto-testo, per così dire, nella media. Ma qui, per me, non ci siamo.
Non starò a parlare ancora di disegni, di musica, di dialoghi: è già stato detto di tutto e di più. La serie è veramente molto bella fino alla puntata 24, con i suoi giusti "scassolamenti" mentali, se vogliamo.
In fondo a mio avviso non è diretta ai cinquantenni, è un prodotto per giovani e giovanissimi, sia pur con i vari riferimenti religiosi, che comunque non sono mai approfonditi. Immagino che un ragazzino fresco di cresima ne sappia più di me sugli angeli. Tuttavia budget o non budget (parola molto, fin troppo cara ai traduttori di anime - contare per credere), le ultime due puntate sono assurde, fuorvianti e derisorie dello spettatore. Non si possono, semplicemente, appiccicare 2 episodi così in coda agli altri 24. Significa snaturare tutto quello che era venuto prima, renderlo inutile. O rendere inutili i due episodi. E non sto parlando solo in termini di grafica, che potrebbe anche essere un aspetto secondario. E' che proprio non ci azzeccano.
E peggio ancora, avendo letto in giro di "The end of Evangelion", e capito dove si va a parare, mi è passata completamente la voglia di sapere come vada a finire.
E' magnifico che un anime abbia un messaggio, che voglia suggerire un'idea, che abbia un significato, tutto molto giusto e molto bello. Ma, ammesso che sia vero, se i soldi stavano terminando, dubito che lo si sia saputo solo prima di partire con le ultime due puntate. Insomma, non me ne posso capacitare. Tu guardi un mecha e, sebbene infarcito di vari significati, ti aspetti un certo tipo di discorso. Non è ammesso, IMHO, si intende, arrivare alla fine del percorso e passare improvvisamente dall'azione a una sciacquatura di piatti ripetitiva e paranoica. Avessi voluto guardare un anime così, non avrei guardato un mecha. Quindi, considerata la presa per i fondelli finale, 4 è il mio voto.
Non starò a parlare ancora di disegni, di musica, di dialoghi: è già stato detto di tutto e di più. La serie è veramente molto bella fino alla puntata 24, con i suoi giusti "scassolamenti" mentali, se vogliamo.
In fondo a mio avviso non è diretta ai cinquantenni, è un prodotto per giovani e giovanissimi, sia pur con i vari riferimenti religiosi, che comunque non sono mai approfonditi. Immagino che un ragazzino fresco di cresima ne sappia più di me sugli angeli. Tuttavia budget o non budget (parola molto, fin troppo cara ai traduttori di anime - contare per credere), le ultime due puntate sono assurde, fuorvianti e derisorie dello spettatore. Non si possono, semplicemente, appiccicare 2 episodi così in coda agli altri 24. Significa snaturare tutto quello che era venuto prima, renderlo inutile. O rendere inutili i due episodi. E non sto parlando solo in termini di grafica, che potrebbe anche essere un aspetto secondario. E' che proprio non ci azzeccano.
E peggio ancora, avendo letto in giro di "The end of Evangelion", e capito dove si va a parare, mi è passata completamente la voglia di sapere come vada a finire.
E' magnifico che un anime abbia un messaggio, che voglia suggerire un'idea, che abbia un significato, tutto molto giusto e molto bello. Ma, ammesso che sia vero, se i soldi stavano terminando, dubito che lo si sia saputo solo prima di partire con le ultime due puntate. Insomma, non me ne posso capacitare. Tu guardi un mecha e, sebbene infarcito di vari significati, ti aspetti un certo tipo di discorso. Non è ammesso, IMHO, si intende, arrivare alla fine del percorso e passare improvvisamente dall'azione a una sciacquatura di piatti ripetitiva e paranoica. Avessi voluto guardare un anime così, non avrei guardato un mecha. Quindi, considerata la presa per i fondelli finale, 4 è il mio voto.
Questa recensione contiene le rivelazioni dell'anime. Buona parte di essa è un'analisi dell'opera. Se quindi non avete mai visto la serie, non leggetela o limitatevi alla trama e al commento tecnico sottostante (che di solito invece metto alla fine), fino e non oltre a "catturato". Se poi avete intenzione di leggere tutto, fate come vi pare, io vi ho avvertito.
All'inizio del XX secolo la razza umana viene decimata da un violentissimo cataclisma che ha colpito l'Antartide, innalzando così il livello del mare. L'evento verrà rinominato <i>Second Impact</i>.
15 anni dopo, un introverso ragazzo di nome Shinji Ikari, viene convocato dal padre a Neo Tokyo 3 e si ritroverà a guidare un mecha, chiamato Eva-01, e a combattere misteriosi mostri definiti Angeli. Solo lui e pochi altri selezionati coetanei, detti <i>Children</i>, possono pilotare gli Eva e difendere la città-fortezza Geo Front.
"Neon Genesis Evangelion" è una serie tecnicamente e stilisticamente rivoluzionaria, le animazioni sono all'avanguardia e i combattimenti tra EVA e Angeli coinvolgenti, con sequenze che giustamente sono divenute d'antologia, come l'EVA in Berserk e i lunghi silenzi. Non è un caso che NGE sia considerato, da molti, come la terza rivoluzione degli anime robotici post-Nagai dopo <i>Mobile Suit Gundam</i> (1979) e <i>Macross</i> (1982). Qualunque anime di questo genere venuto dopo dovrà necessariamente confrontarsi con esso e molti lo imiteranno. NGE è inoltre considerata la serie che ha imposto il formato da 25-26 episodi (seppur utilizzato in passato, vedi Conan), che diventerà lo standard da qui in avanti. La qualità tecnica cade però inevitabilmente verso il finale, quando il budget imposto dalla produzione cala vistosamente - problema ricorrente in casa GAINAX. La serie infatti non fu un grande successo durante la prima messa in onda, ma il fenomeno Evangelion esploderà dopo, in contemporanea con la larga diffusione di internet, dei forum, delle gif animate.
Perfetto è il character design del talentuoso Yoshiyuki Sadamoto ("Il Mistero della Pietra Azzurra"), che purtroppo dopo questa serie farà poco o nulla nulla (FLCL), con l'eccezione del manga omonimo (ancora in corso da 16 anni, a cadenza paleolitica), di qualche artbook e del mediocre videogame ".Hack".
Buona è la colonna sonora, che oltre a composizioni originali comprende anche brani di musica classica, come il coro dell'"Hallelujah" e l'"Inno alla Gioia". La storica sigla iniziale è di Yoko Takahashi, mentre quella di chiusura è <i>Fly Me To the Moon</i> scritta nel 1954 da Bart Howard, qui cantata in diverse versioni.
In Italia la serie arriva nel 1997 su VHS a cura della ex Dynamic. Oggi è possibile procurarsela in versione platinum edition (2008) della Dynit, sempre di ottima qualità. MTV trasmette il primo episodio nel 2000 durante una serata speciale dedicata agli anime robotici, per poi mandarla in onda per intero a partire dal 2001. La serie diventerà un fenomeno di culto, una Bibbia per alcuni otaku fanatici, quasi come a dire che se non la vedi sei un ignorante, se dici che è brutta sei un ignorante, rendendola quindi (giustamente) odiosa per coloro che invece hanno deciso di ignorarla, o più semplicemente da chi non ne è stato catturato.
Purtroppo però "Neon Genesis Evangelion" non è stato compreso da tutti. Vai a spiegare allo spettatore medio di MTV che NGE altro non è che un manuale, un manuale per adolescenti cronici, per nerd, per otaku, per depressi che devono sempre dare uno stramaledetto significato a qualunque cosa. Anno inserisce nella sua opera una pomposità ideologica oltremisura, bilioni di riferimenti ora filosofici ora religiosi e i suddetti, ovviamente, ci sguazzano dentro come tante falene che si avvicinano ai lampioni.
Abbiamo Rei Ayanami, sempre chiusa in se stessa salvo dare anima e corpo per il comandante Gendo Ikari (può morire, tanto viene rimpiazzata); abbiamo Asuka Sōryū Langley, che ce l'ha con con il mondo intero, orgogliosa ma in realtà vogliosa di un qualche legame che non arriva, sempre in competizione con gli altri e con se stessa. Ci sono molti altri personaggi, come Misato, Ritsuko, Ryoji, i compagni di Shinji, tutti interessanti e splendidamente caratterizzati, ognuno con un proprio trauma interno e una fragilità psicologica che non faranno che aumentare la curiosità dello spettatore oltremodo, voglioso di sapere tutto di loro, del significato dei loro comportamenti.
Shinji è convinto di essere utile solo a bordo dell'EVA, non gli piace, ma lo deve fare altrimenti non serve ("in altro modo verrei abbandonato di nuovo"): non rappresenta forse l'adolescente che studia solo per far felici i genitori? E Asuka, incredibilmente orgogliosa e arrivista, mette la sua abilità di pilota di EVA davanti qualunque cosa, per poi impazzire quando ne perde la capacità, come uno studente che fallisce un importante esame.
Gli adolescenti appunto. NGE ti riempie di dubbi (Rei), di misteri (perché i nemici attaccano sempre la stessa città stile Sailor Moon? Cosa nasconde il Geo Front?), di rapporti impossibili (Shinji con il padre), di personaggi con atteggiamenti quasi incomprensibili (Asuka), per poi dirti alla fine della serie, bravo beota, letteralmente.
E bravi beoti a mio avviso sono coloro che si mettono a contare tutti i riferimenti ebraico-biblici; a quanto pare, Hideaki Anno ha colto nel segno. Voleva dimostrare la piaga della depressione dei ragazzi e degli adolescenti giapponesi, come lui stesso ha affermato, gli stessi che andranno a chiedere a gran voce un "vero" finale per Evangelion.
Un vero finale? E qui si ritorna al discorso iniziale: NGE non è stato compreso.
Secondo la mia personale interpretazione, tutta la serie, con la sola eccezione dell'ultimo episodio, è solo una enorme sega mentale del protagonista, un deficiente con l'autostima sotto le scarpe, che prende la realtà e la stravolge, sogna questi violenti combattimenti, questi Angeli che attaccano sempre e solo Neo Tokyo 3, questi Children alla stregua di super eroi ognuno con i propri problemi psicologici. Shinji si chiude in se stesso, crea un mondo dove lui è l'eroe onnipotente, l'indispensabile. E' nell'ultimo episodio che gli spiegano che così, decisamente, non va bene.
"Hai paura di sbagliare", "le persone non possono vivere da sole", "per questo proviamo la sofferenza, la solitudine", "a soffrire non sei soltanto tu", e via così per 15 minuti dopo i quali Shinji giunge finalmente alla sua conclusione, non si può trovare la felicità chiudendosi nella propria anima, ma essa consiste nella comprensione della limitata visione del mondo che ci circonda, e avere rapporti positivi con il prossimo e una maggiore maturazione. Il perfezionamento dell'uomo, più volte nominato nell'anime, altro non è che il passaggio all'età adulta.
Il protagonista si risveglia alla fine della serie tv, finalmente felice.
"Finalmente ti sei svegliato, stupishinji", dice Asuka, sua compagna di classe e amica d'infanzia.
Anno, a mio avviso, ha voluto staccare la spina a tutto: nessun finale, nessun mistero risolto sulla Seele o altro. In qualche modo voleva che anche gli spettatori si "svegliassero", come accaduto a Shinji forse con un atteggiamento moralistico che a molti ha dato fastidio, e che quindi quasi per ripicca, hanno rifiutato.
NGE è di difficile comprensione, inutile negarlo, e questa è solo una delle chiavi di lettura dell'opera (forse è questa la sua forza), quella psicologica e del romanzo di formazione confermata dallo stesso regista. Liberissimi di non condividerla e di vederla come un semplice anime di robottoni di buoni contro i cattivi, evitando gli ultimi due episodi, o ancora di interpretarla in chiave religiosa, dove gli Angeli cercano il contatto con Adam, il primo angelo, per generare il Third Impact ed elevare l'umanità intera allo stato divino tramite la fusione di tutte le loro anime (fonte: Wikipedia), ecc.
Insomma, Neon Genesis Evangelion" è una serie che lascia molto spazio all'interpretazione personale forse come nessun'altra. Sia chiaro che per me non è il miglior anime di tutti i tempi come sostenuto da molti (!). Certo è che se poi i fan, coloro che non ne hanno mai abbastanza, vanno a chiedere The End, le storielle d'amore tra i protagonisti, The Iron Maiden 2nd, Raising Project, Cronache degli angeli Caduti, Rebuild... si salvi chi può.
All'inizio del XX secolo la razza umana viene decimata da un violentissimo cataclisma che ha colpito l'Antartide, innalzando così il livello del mare. L'evento verrà rinominato <i>Second Impact</i>.
15 anni dopo, un introverso ragazzo di nome Shinji Ikari, viene convocato dal padre a Neo Tokyo 3 e si ritroverà a guidare un mecha, chiamato Eva-01, e a combattere misteriosi mostri definiti Angeli. Solo lui e pochi altri selezionati coetanei, detti <i>Children</i>, possono pilotare gli Eva e difendere la città-fortezza Geo Front.
"Neon Genesis Evangelion" è una serie tecnicamente e stilisticamente rivoluzionaria, le animazioni sono all'avanguardia e i combattimenti tra EVA e Angeli coinvolgenti, con sequenze che giustamente sono divenute d'antologia, come l'EVA in Berserk e i lunghi silenzi. Non è un caso che NGE sia considerato, da molti, come la terza rivoluzione degli anime robotici post-Nagai dopo <i>Mobile Suit Gundam</i> (1979) e <i>Macross</i> (1982). Qualunque anime di questo genere venuto dopo dovrà necessariamente confrontarsi con esso e molti lo imiteranno. NGE è inoltre considerata la serie che ha imposto il formato da 25-26 episodi (seppur utilizzato in passato, vedi Conan), che diventerà lo standard da qui in avanti. La qualità tecnica cade però inevitabilmente verso il finale, quando il budget imposto dalla produzione cala vistosamente - problema ricorrente in casa GAINAX. La serie infatti non fu un grande successo durante la prima messa in onda, ma il fenomeno Evangelion esploderà dopo, in contemporanea con la larga diffusione di internet, dei forum, delle gif animate.
Perfetto è il character design del talentuoso Yoshiyuki Sadamoto ("Il Mistero della Pietra Azzurra"), che purtroppo dopo questa serie farà poco o nulla nulla (FLCL), con l'eccezione del manga omonimo (ancora in corso da 16 anni, a cadenza paleolitica), di qualche artbook e del mediocre videogame ".Hack".
Buona è la colonna sonora, che oltre a composizioni originali comprende anche brani di musica classica, come il coro dell'"Hallelujah" e l'"Inno alla Gioia". La storica sigla iniziale è di Yoko Takahashi, mentre quella di chiusura è <i>Fly Me To the Moon</i> scritta nel 1954 da Bart Howard, qui cantata in diverse versioni.
In Italia la serie arriva nel 1997 su VHS a cura della ex Dynamic. Oggi è possibile procurarsela in versione platinum edition (2008) della Dynit, sempre di ottima qualità. MTV trasmette il primo episodio nel 2000 durante una serata speciale dedicata agli anime robotici, per poi mandarla in onda per intero a partire dal 2001. La serie diventerà un fenomeno di culto, una Bibbia per alcuni otaku fanatici, quasi come a dire che se non la vedi sei un ignorante, se dici che è brutta sei un ignorante, rendendola quindi (giustamente) odiosa per coloro che invece hanno deciso di ignorarla, o più semplicemente da chi non ne è stato catturato.
Purtroppo però "Neon Genesis Evangelion" non è stato compreso da tutti. Vai a spiegare allo spettatore medio di MTV che NGE altro non è che un manuale, un manuale per adolescenti cronici, per nerd, per otaku, per depressi che devono sempre dare uno stramaledetto significato a qualunque cosa. Anno inserisce nella sua opera una pomposità ideologica oltremisura, bilioni di riferimenti ora filosofici ora religiosi e i suddetti, ovviamente, ci sguazzano dentro come tante falene che si avvicinano ai lampioni.
Abbiamo Rei Ayanami, sempre chiusa in se stessa salvo dare anima e corpo per il comandante Gendo Ikari (può morire, tanto viene rimpiazzata); abbiamo Asuka Sōryū Langley, che ce l'ha con con il mondo intero, orgogliosa ma in realtà vogliosa di un qualche legame che non arriva, sempre in competizione con gli altri e con se stessa. Ci sono molti altri personaggi, come Misato, Ritsuko, Ryoji, i compagni di Shinji, tutti interessanti e splendidamente caratterizzati, ognuno con un proprio trauma interno e una fragilità psicologica che non faranno che aumentare la curiosità dello spettatore oltremodo, voglioso di sapere tutto di loro, del significato dei loro comportamenti.
Shinji è convinto di essere utile solo a bordo dell'EVA, non gli piace, ma lo deve fare altrimenti non serve ("in altro modo verrei abbandonato di nuovo"): non rappresenta forse l'adolescente che studia solo per far felici i genitori? E Asuka, incredibilmente orgogliosa e arrivista, mette la sua abilità di pilota di EVA davanti qualunque cosa, per poi impazzire quando ne perde la capacità, come uno studente che fallisce un importante esame.
Gli adolescenti appunto. NGE ti riempie di dubbi (Rei), di misteri (perché i nemici attaccano sempre la stessa città stile Sailor Moon? Cosa nasconde il Geo Front?), di rapporti impossibili (Shinji con il padre), di personaggi con atteggiamenti quasi incomprensibili (Asuka), per poi dirti alla fine della serie, bravo beota, letteralmente.
E bravi beoti a mio avviso sono coloro che si mettono a contare tutti i riferimenti ebraico-biblici; a quanto pare, Hideaki Anno ha colto nel segno. Voleva dimostrare la piaga della depressione dei ragazzi e degli adolescenti giapponesi, come lui stesso ha affermato, gli stessi che andranno a chiedere a gran voce un "vero" finale per Evangelion.
Un vero finale? E qui si ritorna al discorso iniziale: NGE non è stato compreso.
Secondo la mia personale interpretazione, tutta la serie, con la sola eccezione dell'ultimo episodio, è solo una enorme sega mentale del protagonista, un deficiente con l'autostima sotto le scarpe, che prende la realtà e la stravolge, sogna questi violenti combattimenti, questi Angeli che attaccano sempre e solo Neo Tokyo 3, questi Children alla stregua di super eroi ognuno con i propri problemi psicologici. Shinji si chiude in se stesso, crea un mondo dove lui è l'eroe onnipotente, l'indispensabile. E' nell'ultimo episodio che gli spiegano che così, decisamente, non va bene.
"Hai paura di sbagliare", "le persone non possono vivere da sole", "per questo proviamo la sofferenza, la solitudine", "a soffrire non sei soltanto tu", e via così per 15 minuti dopo i quali Shinji giunge finalmente alla sua conclusione, non si può trovare la felicità chiudendosi nella propria anima, ma essa consiste nella comprensione della limitata visione del mondo che ci circonda, e avere rapporti positivi con il prossimo e una maggiore maturazione. Il perfezionamento dell'uomo, più volte nominato nell'anime, altro non è che il passaggio all'età adulta.
Il protagonista si risveglia alla fine della serie tv, finalmente felice.
"Finalmente ti sei svegliato, stupishinji", dice Asuka, sua compagna di classe e amica d'infanzia.
Anno, a mio avviso, ha voluto staccare la spina a tutto: nessun finale, nessun mistero risolto sulla Seele o altro. In qualche modo voleva che anche gli spettatori si "svegliassero", come accaduto a Shinji forse con un atteggiamento moralistico che a molti ha dato fastidio, e che quindi quasi per ripicca, hanno rifiutato.
NGE è di difficile comprensione, inutile negarlo, e questa è solo una delle chiavi di lettura dell'opera (forse è questa la sua forza), quella psicologica e del romanzo di formazione confermata dallo stesso regista. Liberissimi di non condividerla e di vederla come un semplice anime di robottoni di buoni contro i cattivi, evitando gli ultimi due episodi, o ancora di interpretarla in chiave religiosa, dove gli Angeli cercano il contatto con Adam, il primo angelo, per generare il Third Impact ed elevare l'umanità intera allo stato divino tramite la fusione di tutte le loro anime (fonte: Wikipedia), ecc.
Insomma, Neon Genesis Evangelion" è una serie che lascia molto spazio all'interpretazione personale forse come nessun'altra. Sia chiaro che per me non è il miglior anime di tutti i tempi come sostenuto da molti (!). Certo è che se poi i fan, coloro che non ne hanno mai abbastanza, vanno a chiedere The End, le storielle d'amore tra i protagonisti, The Iron Maiden 2nd, Raising Project, Cronache degli angeli Caduti, Rebuild... si salvi chi può.
Recensire "Neon Genesis Evangelion"? Wow... Un'impresa titanica, non c'è che dire.
Evangelion è un'opera artistica - perché per me di questo si tratta - di una profondità e complessità come poche. Chi non l'ha mai guardata o ne ha solo sentito parlare potrebbe pensare di trovarsi di fronte al classico anime con i "robottoni", né più né meno. Quanto si sbaglia.
Potremmo, se vogliamo, far rientrare Evangelion nel filone della fantascienza apocalittica. Ma anche questa definizione risulta alquanto riduttiva per un'opera che racchiude in sé molteplici sfaccettature. Basti pensare al titolo stesso dell'anime: Neon Genesis Evangelion, un nome decisamente atipico per una serie fantascientifica, e più in generale per un anime. Nella serie sono presenti diversi riferimenti religiosi, soprattutto biblici, ebraici e cabalistici.
L'autore si è ispirato principalmente a questi ultimi per quanto riguarda vari aspetti della storia, come ad esempio le "creature venute dallo spazio", se così possiamo definirle, che sono chiamate Angeli o letteralmente "Apostoli" (Shito), figli del primo angelo Adam. Mentre l'umanità in Evangelion discenderebbe da Lilith, futura moglie di Adam, che in seguito disubbidì a Dio e venne cacciata dal Paradiso, dando vita a una prole tutta sua.
Durante la serie viene ripreso infatti il tema del paradiso perduto e del vano tentativo dell'essere umano di riconquistarlo divenendo egli stesso un creatore, provocando così una catastrofe ambientale di livello globale. L'anime è ambientato quindici anni dopo il disastro.
Nonostante ciò gli stessi autori dell'anime hanno dichiarato che non c'è nessun messaggio religioso di fondo. Diciamo pure che ciò serviva a distinguere quest'anime da tutti gli altri "robottoni", e per far questo serviva qualcosa di non comune al popolo giapponese, che desse un alone di mistero alla trama, come appunto il Cristianesimo e l'Ebraismo. Evangelion rimane di fatto un'opera prettamente fantascientifica, che riprende vari riferimenti religiosi, decontestualizzati per una valenza puramente estetica o ai fini dello sviluppo e intreccio della trama, e svuotati quindi del loro significato originale.
L'altro aspetto che rende unica quest'opera è l'introspezione dei personaggi.
In Evangelion c'è una psicologia di fondo strettamente curata e dettagliata per ogni personaggio della serie. Ognuno si ritrova a dover fronteggiare i propri demoni interni, ovvero le proprie paure, per andare avanti: l'abbandono di un padre, la morte di una madre, la perdita totale dell'autostima che porta a considerare sé stessi come esseri inutili e incapaci di relazionarsi con il prossimo.
E devo dire che è proprio questa la caratteristica che mi ha fatto innamorare di Evangelion. Pur non avendo magari i loro stessi problemi non ho fatto fatica a identificarmi in alcuni dei personaggi, o a mostrare perlomeno una sorta di empatia. Sono rimasto affascinato dai dialoghi serrati che spesso erano soliti avere con sé stessi. Monologhi introspettivi accompagnati da una carrellata di immagini flash entrano prepotentemente nell'animo della persona. I nostri desideri più reconditi ci parlano, sembrano voler comunicare con noi, ma sono braccati dalle nostre stesse paure. Si forma dunque un fragile e instabile equilibrio sorretto da queste due forze.
Chi è arrivato fino alla fine della mia recensione si sarà dunque reso conto che "Neon Genesis Evangelion" è senz'altro qualcosa di completamente diverso da quanto ci fosse stato prima d'ora. E' un mecha, ma non alla stessa maniera in cui lo sono Gundam o Goldrake. Anzi se dovessi racchiuderlo in più generi, il mecha sarebbe l'ultimo a comparire.
Sono consapevole di aver tralasciato parecchi aspetti della trama, ma per quello c'è Wikipedia. Io volevo soltanto trasportare su carta (o meglio su web) le sensazioni che questo fantastico anime mi ha procurato e gli aspetti che maggiormente ho apprezzato. Non posso fare a meno dunque di consigliarlo vivamente a chiunque consideri l'animazione una forma d'arte e non solo semplice intrattenimento.
Evangelion è un'opera artistica - perché per me di questo si tratta - di una profondità e complessità come poche. Chi non l'ha mai guardata o ne ha solo sentito parlare potrebbe pensare di trovarsi di fronte al classico anime con i "robottoni", né più né meno. Quanto si sbaglia.
Potremmo, se vogliamo, far rientrare Evangelion nel filone della fantascienza apocalittica. Ma anche questa definizione risulta alquanto riduttiva per un'opera che racchiude in sé molteplici sfaccettature. Basti pensare al titolo stesso dell'anime: Neon Genesis Evangelion, un nome decisamente atipico per una serie fantascientifica, e più in generale per un anime. Nella serie sono presenti diversi riferimenti religiosi, soprattutto biblici, ebraici e cabalistici.
L'autore si è ispirato principalmente a questi ultimi per quanto riguarda vari aspetti della storia, come ad esempio le "creature venute dallo spazio", se così possiamo definirle, che sono chiamate Angeli o letteralmente "Apostoli" (Shito), figli del primo angelo Adam. Mentre l'umanità in Evangelion discenderebbe da Lilith, futura moglie di Adam, che in seguito disubbidì a Dio e venne cacciata dal Paradiso, dando vita a una prole tutta sua.
Durante la serie viene ripreso infatti il tema del paradiso perduto e del vano tentativo dell'essere umano di riconquistarlo divenendo egli stesso un creatore, provocando così una catastrofe ambientale di livello globale. L'anime è ambientato quindici anni dopo il disastro.
Nonostante ciò gli stessi autori dell'anime hanno dichiarato che non c'è nessun messaggio religioso di fondo. Diciamo pure che ciò serviva a distinguere quest'anime da tutti gli altri "robottoni", e per far questo serviva qualcosa di non comune al popolo giapponese, che desse un alone di mistero alla trama, come appunto il Cristianesimo e l'Ebraismo. Evangelion rimane di fatto un'opera prettamente fantascientifica, che riprende vari riferimenti religiosi, decontestualizzati per una valenza puramente estetica o ai fini dello sviluppo e intreccio della trama, e svuotati quindi del loro significato originale.
L'altro aspetto che rende unica quest'opera è l'introspezione dei personaggi.
In Evangelion c'è una psicologia di fondo strettamente curata e dettagliata per ogni personaggio della serie. Ognuno si ritrova a dover fronteggiare i propri demoni interni, ovvero le proprie paure, per andare avanti: l'abbandono di un padre, la morte di una madre, la perdita totale dell'autostima che porta a considerare sé stessi come esseri inutili e incapaci di relazionarsi con il prossimo.
E devo dire che è proprio questa la caratteristica che mi ha fatto innamorare di Evangelion. Pur non avendo magari i loro stessi problemi non ho fatto fatica a identificarmi in alcuni dei personaggi, o a mostrare perlomeno una sorta di empatia. Sono rimasto affascinato dai dialoghi serrati che spesso erano soliti avere con sé stessi. Monologhi introspettivi accompagnati da una carrellata di immagini flash entrano prepotentemente nell'animo della persona. I nostri desideri più reconditi ci parlano, sembrano voler comunicare con noi, ma sono braccati dalle nostre stesse paure. Si forma dunque un fragile e instabile equilibrio sorretto da queste due forze.
Chi è arrivato fino alla fine della mia recensione si sarà dunque reso conto che "Neon Genesis Evangelion" è senz'altro qualcosa di completamente diverso da quanto ci fosse stato prima d'ora. E' un mecha, ma non alla stessa maniera in cui lo sono Gundam o Goldrake. Anzi se dovessi racchiuderlo in più generi, il mecha sarebbe l'ultimo a comparire.
Sono consapevole di aver tralasciato parecchi aspetti della trama, ma per quello c'è Wikipedia. Io volevo soltanto trasportare su carta (o meglio su web) le sensazioni che questo fantastico anime mi ha procurato e gli aspetti che maggiormente ho apprezzato. Non posso fare a meno dunque di consigliarlo vivamente a chiunque consideri l'animazione una forma d'arte e non solo semplice intrattenimento.
Ho finito proprio ieri Evangelion e ci tengo a precisare che prima di scrivere questa recensione ho cercato di vedere le cose dal punto di vista sia di chi ritiene che quest'anime sia un capolavoro, sia dal punto di vista di chi ritiene che quest'anime sia pessimo. Ho letto quasi tutte le recensioni (anche di chi riteneva la serie non sia né ottima né pessima), ne ho addirittura discusso con degli utenti e, addirittura, molti episodi, li ho visti anche due volte per capirli bene.
Ebbene, eccomi qua a dare un bel 10.
La trama in sé è molto semplice: praticamente ci troviamo nel futuro (un futuro ormai prossimo), nel 2015, e Neo-Tokyo è attaccata da degli esseri chiamati "angeli". L'unico modo per combatterli è ricorrere ai piloti degli Eva, tre ragazzi scelti per guidare dei robot, gli Eva appunto.
Insomma, dalla trama si direbbe che si tratta del classico mecha del tipo Goldrake, Gundam, Mazinga, ecc., ma è proprio qui l'errore: in realtà, nonostante le apparenze, quest'anime è tutt'altro che un mecha, nel senso che l'aspetto robotico è messo in secondo piano. Le cose veramente importanti in quest'anime sono la psicologia e l'analisi dei personaggi.
Infatti tutti i personaggi sono molto ben caratterizzati, tutti hanno una storia alle loro spalle che è interessante sentire e analizzare, ma la cosa che più mi piace è che questi personaggi non sono per nulla stereotipati. Tanto per cominciare essi non sono né buoni né cattivi, sono semplicemente umani. Innanzitutto il protagonista, Shinji Ikari, non è certo un personaggio che ti dà simpatia, ma in fondo chi ha detto che in una storia i personaggi debbano per forza essere simpatici o buoni? Nessuno, specie se c'è una buona ragione per renderli così. Mi trovo d'accordo con chi ha detto che Shinji Ikari rappresenta l'animo degli otaku; ma non solo il loro, a mio avviso, quello di chiunque. Shinji è troppo chiuso in se stesso e non riesce a relazionarsi con il mondo e con la gente, e finisce per fare qualsiasi cosa gli venga ordinato. Si può dire tutto di Shinji: che è insopportabile (perché lo è), che è uno zerbino. Ma è proprio questo il punto dell'anime: mostrarci questa realtà di certe persone.
Asuka, invece è un personaggio, apparentemente, fin troppo sicuro di se stesso, presuntuosa, irritante. Ma anche in ciò c'è un motivo: tanto per cominciare, con un personaggio pappamolle come Shinji ce ne voleva un altro che lo stuzzicasse ricordandogli che praticamente non ha uno scopo nella vita, se non fare quello che vogliono gli altri. Stranamente proprio per questo potrei dire che trovo simpatica Asuka nella sua antipatia - adesso qualcuno potrebbe dire che è la classica ragazza innamorata dell'eroe, ma non è cosi. A parte questo, questo suo carattere è nato dal suo triste passato.
Rei è un personaggio abbastanza strano, parla pochissimo e spesso pare essere totalmente inutile, ma in realtà è proprio qui il suo fascino, ovvero essere misteriosa e sorprendere alla fine quando si scoprirà essere fondamentale.
A parte i piloti degli Eva, anche gli altri personaggi sono caratterizzati alla perfezione, in particolar modo Misato, la tutrice di Shinji, forse l'unico personaggio quasi spensierato (fa sorridere quando la si vede nella vita privata, dove non potrebbe essere più rozza). Questo a prima vista, ma andando avanti con la serie si scopre che, forse, Misato è il personaggio che di più nasconde la sua vera personalità dimostrandosi anche ipocrita, a differenza di Shinjii; per Asuka direi che più che nascondere chi è agli altri lo nega proprio a se stessa.
Insomma, è sui personaggi che si basa l'anime, non sull'azione o sulla trama, per questo mi è piaciuto il finale, perché è una vera analisi definitiva dei caratteri di tutti i personaggi, in particolar modo di quello di Shinji.
La grafica poi sembra quasi da film cinematografico più che da TV. Ovviamente l'animazione è antiquata, essendo l'anime del 1995. L'opening la trovo molto accattivante e ben cantata.
Insomma Evangelion è un anime perfetto e ho anche rivalutato il finale. Sarà anche vero che è stato fatto male per motivi di budget, ma bisogna tener conto che alla fine quest'anime ha lasciato sempre in secondo piano la trama dando molto più spessore alla psicologia dei personaggi, quindi la trama era solo un pretesto, l'importante è la psicologia. Infatti alla fine dell'anime vediamo Shinji e gli altri affrontare i loro problemi psicologici e il finale sarà anche aperto, visto dal punto di vista della trama, ma per la psicologia dei personaggi è più che perfetto.
Ebbene, eccomi qua a dare un bel 10.
La trama in sé è molto semplice: praticamente ci troviamo nel futuro (un futuro ormai prossimo), nel 2015, e Neo-Tokyo è attaccata da degli esseri chiamati "angeli". L'unico modo per combatterli è ricorrere ai piloti degli Eva, tre ragazzi scelti per guidare dei robot, gli Eva appunto.
Insomma, dalla trama si direbbe che si tratta del classico mecha del tipo Goldrake, Gundam, Mazinga, ecc., ma è proprio qui l'errore: in realtà, nonostante le apparenze, quest'anime è tutt'altro che un mecha, nel senso che l'aspetto robotico è messo in secondo piano. Le cose veramente importanti in quest'anime sono la psicologia e l'analisi dei personaggi.
Infatti tutti i personaggi sono molto ben caratterizzati, tutti hanno una storia alle loro spalle che è interessante sentire e analizzare, ma la cosa che più mi piace è che questi personaggi non sono per nulla stereotipati. Tanto per cominciare essi non sono né buoni né cattivi, sono semplicemente umani. Innanzitutto il protagonista, Shinji Ikari, non è certo un personaggio che ti dà simpatia, ma in fondo chi ha detto che in una storia i personaggi debbano per forza essere simpatici o buoni? Nessuno, specie se c'è una buona ragione per renderli così. Mi trovo d'accordo con chi ha detto che Shinji Ikari rappresenta l'animo degli otaku; ma non solo il loro, a mio avviso, quello di chiunque. Shinji è troppo chiuso in se stesso e non riesce a relazionarsi con il mondo e con la gente, e finisce per fare qualsiasi cosa gli venga ordinato. Si può dire tutto di Shinji: che è insopportabile (perché lo è), che è uno zerbino. Ma è proprio questo il punto dell'anime: mostrarci questa realtà di certe persone.
Asuka, invece è un personaggio, apparentemente, fin troppo sicuro di se stesso, presuntuosa, irritante. Ma anche in ciò c'è un motivo: tanto per cominciare, con un personaggio pappamolle come Shinji ce ne voleva un altro che lo stuzzicasse ricordandogli che praticamente non ha uno scopo nella vita, se non fare quello che vogliono gli altri. Stranamente proprio per questo potrei dire che trovo simpatica Asuka nella sua antipatia - adesso qualcuno potrebbe dire che è la classica ragazza innamorata dell'eroe, ma non è cosi. A parte questo, questo suo carattere è nato dal suo triste passato.
Rei è un personaggio abbastanza strano, parla pochissimo e spesso pare essere totalmente inutile, ma in realtà è proprio qui il suo fascino, ovvero essere misteriosa e sorprendere alla fine quando si scoprirà essere fondamentale.
A parte i piloti degli Eva, anche gli altri personaggi sono caratterizzati alla perfezione, in particolar modo Misato, la tutrice di Shinji, forse l'unico personaggio quasi spensierato (fa sorridere quando la si vede nella vita privata, dove non potrebbe essere più rozza). Questo a prima vista, ma andando avanti con la serie si scopre che, forse, Misato è il personaggio che di più nasconde la sua vera personalità dimostrandosi anche ipocrita, a differenza di Shinjii; per Asuka direi che più che nascondere chi è agli altri lo nega proprio a se stessa.
Insomma, è sui personaggi che si basa l'anime, non sull'azione o sulla trama, per questo mi è piaciuto il finale, perché è una vera analisi definitiva dei caratteri di tutti i personaggi, in particolar modo di quello di Shinji.
La grafica poi sembra quasi da film cinematografico più che da TV. Ovviamente l'animazione è antiquata, essendo l'anime del 1995. L'opening la trovo molto accattivante e ben cantata.
Insomma Evangelion è un anime perfetto e ho anche rivalutato il finale. Sarà anche vero che è stato fatto male per motivi di budget, ma bisogna tener conto che alla fine quest'anime ha lasciato sempre in secondo piano la trama dando molto più spessore alla psicologia dei personaggi, quindi la trama era solo un pretesto, l'importante è la psicologia. Infatti alla fine dell'anime vediamo Shinji e gli altri affrontare i loro problemi psicologici e il finale sarà anche aperto, visto dal punto di vista della trama, ma per la psicologia dei personaggi è più che perfetto.
"Neon Genesis Evangelion", un anime ormai entrato nella storia, è considerato tra i migliori della sua epoca se non, addirittura, il migliore.
Un ottimo anime, per essere chiamato tale, deve possedere tre caratteristiche a mio avviso fondamentali: una storia profonda e coinvolgente, dei personaggi mai banali e in cui ci si può rispecchiare e un comparto tecnico all'avanguardia.
Evangelion possiede queste tre caratteristiche? La risposta è piuttosto facile da intuire: sì.
C'è però un ma, perché per almeno metà della serie due delle sue caratteristiche migliori, la storia e i personaggi, rimangono sopiti, salvo poi risvegliarsi e dimostrarsi in ottima forma nella seconda parte della serie.
Partendo dalla trama, la si può paragonare a un grosso mistero coperto da un velo che inizia a scoprirsi dopo una decina di episodi riuscendo sempre a mantenere alta la suspense.
Inizialmente NGE sembra il solito anime mecha in cui vediamo i buoni scontrarsi contro il cattivo di turno per salvare l'umanità. Definirlo come genere mecha è difficile, non siamo di fronte a uno scontro tra robot ma, come ben si può capire sin dai primi episodi, sia gli "angeli" sia gli Eva sono ben più di quello che sembrano.
Non esiste un cattivo stereotipato che manovra gli angeli con l'obiettivo di conquistare l'umanità, anzi non si può nemmeno identificarli certamente come i "cattivi della situazione".
La storia è permeata di riferimenti religiosi più o meno nascosti, si passa dalla lancia di Longinus (quella che ferì il costato di Gesù) ai tre magi, i super computer della Nerv.
Tutti questi particolari sono difficili da notare per un osservatore distratto, ma costituiscono una buona gratificazione per chi riesce a individuarli.
Parlando dei personaggi, inizialmente si viene traviati da una storia che ce li presenta come i classici ragazzi stereotipati; Shinji il tipo che fa qualunque cosa gli venga detta, Asuka la ragazza sbruffona e Rei, quella silenziosa e mite. Una volta entrati di più nella trama si capisce che non sono affatto stereotipati, il loro comportamento è infatti frutto delle esperienze traumatiche della loro infanzia, che li hanno fatti diventare ciò che ora sono.
Recensire un anime 16 anni dopo la sua nascita è difficile, specialmente parlando del suo lato tecnico.
I disegni sentono un po' il peso degli anni, non perché siano fatti male, ma semplicemente per il cambiare della moda e dello stile usato dai disegnatori.
Le animazioni invece non sentono lo scorrere del tempo, i combattimenti risultano fluidi ed emozionanti da vedere seppure senza l'utilizzo della computer grafica, tanto di moda negli anime odierni.
Ma è nella colonna sonora che Evangelion dà il meglio di sé: pezzi importanti come l' "Inno alla gioia" vengono affiancati mirabilmente ad altri più moderni creando un capolavoro sonoro che pochi titoli altri riescono a eguagliare.
In conclusione si può solamente consigliarne la visione in quanto prodotti di tale spessore sono rari da trovare e non bisogna certo lasciarseli sfuggire.
Un ottimo anime, per essere chiamato tale, deve possedere tre caratteristiche a mio avviso fondamentali: una storia profonda e coinvolgente, dei personaggi mai banali e in cui ci si può rispecchiare e un comparto tecnico all'avanguardia.
Evangelion possiede queste tre caratteristiche? La risposta è piuttosto facile da intuire: sì.
C'è però un ma, perché per almeno metà della serie due delle sue caratteristiche migliori, la storia e i personaggi, rimangono sopiti, salvo poi risvegliarsi e dimostrarsi in ottima forma nella seconda parte della serie.
Partendo dalla trama, la si può paragonare a un grosso mistero coperto da un velo che inizia a scoprirsi dopo una decina di episodi riuscendo sempre a mantenere alta la suspense.
Inizialmente NGE sembra il solito anime mecha in cui vediamo i buoni scontrarsi contro il cattivo di turno per salvare l'umanità. Definirlo come genere mecha è difficile, non siamo di fronte a uno scontro tra robot ma, come ben si può capire sin dai primi episodi, sia gli "angeli" sia gli Eva sono ben più di quello che sembrano.
Non esiste un cattivo stereotipato che manovra gli angeli con l'obiettivo di conquistare l'umanità, anzi non si può nemmeno identificarli certamente come i "cattivi della situazione".
La storia è permeata di riferimenti religiosi più o meno nascosti, si passa dalla lancia di Longinus (quella che ferì il costato di Gesù) ai tre magi, i super computer della Nerv.
Tutti questi particolari sono difficili da notare per un osservatore distratto, ma costituiscono una buona gratificazione per chi riesce a individuarli.
Parlando dei personaggi, inizialmente si viene traviati da una storia che ce li presenta come i classici ragazzi stereotipati; Shinji il tipo che fa qualunque cosa gli venga detta, Asuka la ragazza sbruffona e Rei, quella silenziosa e mite. Una volta entrati di più nella trama si capisce che non sono affatto stereotipati, il loro comportamento è infatti frutto delle esperienze traumatiche della loro infanzia, che li hanno fatti diventare ciò che ora sono.
Recensire un anime 16 anni dopo la sua nascita è difficile, specialmente parlando del suo lato tecnico.
I disegni sentono un po' il peso degli anni, non perché siano fatti male, ma semplicemente per il cambiare della moda e dello stile usato dai disegnatori.
Le animazioni invece non sentono lo scorrere del tempo, i combattimenti risultano fluidi ed emozionanti da vedere seppure senza l'utilizzo della computer grafica, tanto di moda negli anime odierni.
Ma è nella colonna sonora che Evangelion dà il meglio di sé: pezzi importanti come l' "Inno alla gioia" vengono affiancati mirabilmente ad altri più moderni creando un capolavoro sonoro che pochi titoli altri riescono a eguagliare.
In conclusione si può solamente consigliarne la visione in quanto prodotti di tale spessore sono rari da trovare e non bisogna certo lasciarseli sfuggire.
Recensire un'opera sulla quale ormai già tanto è stato detto può parere superfluo, tuttavia mi sento in dovere di esprimere la mia opinione in merito. Proprio a quest'ultimo riguardo voglio aggiungere che si tratterà della mia personale opinione, frutto di più di una decina di visioni complete dell'opera e il carattere strettamente soggettivo della recensione lo sottintenderò lungo tutta la trattazione.
D'altronde una serie come “Neon Genesis Evangelion” si presenta come un'opera aperta, atta cioè all'interpretazione del singolo spettatore e priva, oltre una prima impressione, di un significato generalizzabile alla sensibilità comune.
In tutto ciò non penso di potere essere tacciato di eccessiva analisi, proprio per i motivi suddetti, ossia per la natura della serie che, trattando temi universali, sarà naturalmente compresa nelle sue specifiche parti da quegli spettatori che più avranno a cuore quelle tematiche, risultando così in un miscellaneo mosaico di interpretazioni.
Allo stesso modo non affermo minimamente, semmai il contrario, che Anno, Sadamoto e il resto dello staff possano aver compreso appieno il messaggio che hanno trasmesso, sempre per le precedenti motivazioni, d'altronde hanno posto in esame concezioni che non sono loro pensieri originali, cosa che per altro risulta ormai impossibile dopo quasi tremila anni dalla nascita della filosofia.
Premetto che al mio parlare di personaggi intenderò i protagonisti effettivi della serie, ossia coloro che sono dotati di una storia adeguata e di una caratterizzazione psicologica efficace nonché realistica, quindi Shinji in primis, seguito da Asuka e da Misato (in minor parte si possono considerare anche Toji e Ritsuko). Tutti gli altri, nonostante la loro grande rilevanza nell'economia della serie, non possono ambire a tale titolo.
Anzitutto l'intera serie va a configurarsi come una grande allegoria, dove i primi tredici episodi pongono le premesse alla storia e delineano i caratteri più esterni dei personaggi nonché l'ambiente in cui vivono, a seguire fino al terzultimo episodio, fascia nella quale la dimensione reale va svanendo venendo rimpiazzata da quella psicologica dei tre protagonisti (Shinji, Asuka e Misato), per finire con la pura introspezione degli ultimi due episodi, dove non solo si è abbandonata la dimensione della realtà ove è ambientata l'opera per osservarla dall'esterno, ma si è anche, con un procedimento graduale che giunge a realizzazione nell'ultimo episodio, astratto dai personaggi stessi e passato a generalizzare l'analisi psicologica verso l'essere umano, inteso solo in prima analisi come uomo contemporaneo e più nello specifico nella sua accezione assoluta.
In tutto ciò la trama apparente, ovvero la storia degli Angeli e della Nerv, è un bellissimo e misterioso sfondo che attira ancora più l'attenzione dello spettatore, con elementi suggestivi quali la fitta rete d'intrighi nonché la componente esoterica ebraica e, in minor parte, cristiana.
Tuttavia tutti questi elementi non hanno nessuna importanza nell'intima analisi dell'opera: per ciò che riguarda la trama apparente non si hanno abbastanza elementi per venirne a capo e risulta lampante che la Gainax ha voluto che così fosse e, con ottime probabilità, mai nulla, nemmeno nei diari segreti di Anno, è stato scritto riguardo al senso degli intrighi politici.
Similmente la componente esoterica ha un forte richiamo verso il pubblico, che inizialmente tende a vedervi qualcosa di profondo celato al suo interno; tuttavia appare evidente anche in questo frangente che tali riferimenti sono posti nell'opera al solo scopo di dare un tocco di fascino aggiuntivo al tutto, senza avere in realtà alcun significato se considerati all'interno della storia stessa.
Inoltre quest'ultimo fatto va contestualizzato: in Giappone le citazioni religiose hanno un'aria ancora più mistica, considerando la generale estraneità del giapponese comune alla religione ebraica.
Ora consideriamo i veri ispiratori della serie. Sebbene risulti difficile elencare tutti i nomi dei pensatori che vengono presi in causa nell'opera, è comunque facile richiamare dei grandi nomi il cui pensiero è chiaramente portante, in maggiore o minor parte, per lo sviluppo della serie: Freud, Pirandello e, in misura minore, Schopenhauer.
Consideriamo anzitutto quello dei tre che più evidentemente appare nell'opera, Pirandello - al di là dell'esplicita scena del palcoscenico alla fine degli episodi venticinquesimo e ventiseiesimo. Temi quali il frazionamento dell'io, l'insicurezza dell'individuo nella società, il relativismo psicologico, il tema della maschera, nonché la contrapposizione fra sostanza e forma e la conseguente ricerca di ciò che sotto la maschera stessa si nasconde, sono tutte tematiche di universale importanza che richiedono una trattazione ben più approfondita di quella che può essere data in questa sede e rimanderei chiunque non ne fosse bene a conoscenza, solo per una questione di assoluta completezza nella cultura personale, ad andare a informarsi al riguardo.
Il personaggio che meglio esemplifica questi aspetti può apparire la signorina Misato Katsuragi, la quale si destreggia fra tanti ruoli diversi, dalla tutrice di Shinji, oscillante a sua volta tra il ruolo di madre e di sorella, a quello di ufficiale, il tutto nascondendo sempre la sua vera natura, la quale alla fine risulta ignota persino a lei stessa, generando così un mare di facciate sotto alla quali appare ormai estremamente difficile avventurarsi; caratteristica messa in aperto risalto dalla figura di Ryoji Kaji, il quale, sebbene sia il personaggio che mantenga più facciate verso gli altri, è quello che in maggior parte conosce se stesso ed è maggiormente sincero con la sua propria coscienza.
Misato risulta infatti attratta e contemporaneamente spaventata da quest'uomo, così simile e dissimile da lei nella sua ricerca della verità, verità che tuttavia Misato stessa cerca fuori da sé, sfuggendo così alla sua realtà interiore, contrariamente a Kaji.
Tutto il frazionamento dell'individualità verrà quindi posto in esame per venirne a capo nell'episodio venticinquesimo per quel che riguarda i personaggi di Asuka e Misato - il caso di Rei è più delicato, non essendo lei agli effetti un personaggio. Lì verranno poste le premesse del caso di Shinji, il quale verrà dibattuto nell'episodio finale giungendo a un'astrazione dal suo stesso personaggio verso l'essere umano e a una risposta al dilemma di natura aperta.
Si passi ora a considerare il contributo apportato dalle idee freudiane all'opera. E' necessario premettere che è possibile trattare quest'argomento in quanto i personaggi risultano psicologicamente verosimili, con caratteri e logiche assolutamente prossime agli schemi umani.
Ogni personaggio è definito e ben si muove all'interno del proprio contesto, senza entrare mai in contraddizione con la propria figura.
Nello studio psicoanalitico i personaggi più meritevoli di approfondimento risultano Shinji e, in minor parte, Asuka: entrambi sono infatti sottoposti a considerevoli pulsioni, rese particolarmente violente dalla loro giovane età e dalla conseguente mancanza di un'affermazione di una verità loro propria sulla quale poggiare le proprie convinzioni, verità che sarà l'oggetto portante della ricerca della serie.
Entrambi soffrono di scompensi affettivi dovuti alla prima età infantile (la mancanza di una delle due figure genitoriali che, conseguentemente, ha causato anche l'allontanamento dell'altra) con una naturale compromissione nello sviluppo del complesso edipico e una conseguente esasperazione dei sentimenti verso uno dei genitori - l'amore eccessivo di Asuka per la madre naturale e l'odio di Shinji per il padre.
Tali disfunzioni psichiche vengono tuttavia nascoste all'esterno in modo diverso, con l'esuberanza per Asuka e con l'introversione per Shinji, metodi in realtà simili, dove la prima allontana il mondo facendo in modo che quest'ultimo non possa reagire incalzato dalla reattività della ragazza, mentre il secondo si distacca dal mondo stesso chiudendosi in sé, al fine di minimizzare la sofferenza che si prova stringendo legami con le persone. Si hanno così due diversi metodi per sfuggire alla realtà esterna che però ottengono il medesimo risultato, con una sorta di formazione reattiva dovuta al trascorso dei due, ma soprattutto al timore del futuro, che porta i ragazzi a essere universi di loro stessi, con Shinji che però risulta più sincero verso di sé, affermando la propria indifferenza verso le altre persone e sopratutto più dibattuto sul da farsi. Egli si comporta così, paradossalmente, in maniera più combattiva di Asuka nella ricerca della propria verità e del proprio modo di vivere.
Questa semplificazione non rende tuttavia giustizia alla profondità dei due, specialmente di Shinji, cosa che richiederebbe una trattazione ben più prolissa, basti pensare alla serenità d'animo dello stesso e alle sue variazioni, che, tra alti e bassi, cresce blandamente sino all'episodio sedicesimo, dove raggiunge l'apice con i complimenti della signorina Misato (“You are number one!”). Da qui in poi inizierà un crollo esponenziale che vedrà negli ultimi episodi la perdita per Shinji di tutto ciò che aveva costituito il suo nuovo mondo - il ferimento di Toji, l'allontanamento di Asuka, la perdita della considerazione di Rei come essere umano, il distacco della signorina Misato - per finire con la distruzione del suo mondo precedente, dei valori intoccabili sui quali non si può minimamente porre alcuna discussione (l'uccisione di Kaworu), ossia l'aperto conflitto con il Super-Io.
E' infatti il Super-Io ferito di Shinji e il suo disgusto verso le azioni sue proprie che dà il via all'introspezione degli ultimi due episodi, dove, nel suo caso specifico, quest'entità psichica interroga, anzi tortura il ragazzo all'inizio dell'episodio venticinquesimo, prendendo prima la forma di semplici cartelli silenziosi e poi quella di Rei, forme alle quali Shinji, seppur con tutta la razionalità a sua disposizione - ossia la forza del suo Io cosciente - non riesce a dare una risposta soddisfacente, non riuscendo a rispondere adeguatamente alla domanda “Perchè l'hai ucciso?”, o meglio non riuscendone ad accettare la risposta.
Infine si consideri l'apporto del pensiero di Schopenhauer all'opera: il male di vivere appare chiaro, specialmente all'inizio della serie e negli episodi dal quattordicesimo in avanti, dove l'alienazione dei personaggi cresce e similmente avviene per le loro introspezioni.
La felicità appare sfuggente e rapida a svanire, mentre il pendolo della vita oscilla fra noia e dolore sempre crescenti, chiamando infine Shinji a scegliere se esistere o chiudersi in se stesso definitivamente: una delle domande poste negli ultimi due episodi, avendo ora una piena coscienza delle proprie azioni, contrariamente alle scelte prese durante la serie spesso dettate dai sentimenti, dalle proprie pulsioni e dagli eventi contingenti.
Tuttavia il ragazzo ha ormai perduto o sfatato i metri di riferimento che si era costituito e ai quali precedentemente avrebbe potuto appellarsi: la signorina Misato, prima fra tutte, è ormai una figura distante per Shinji e la sua falsità con se stessa si ripercuote sulla fiducia che il ragazzo può accordarle.
D'altronde la scelta fatta da Misato alla stessa età di Shinji, una volta superato il Second Impact, fu soltanto un succedaneo alla vera soluzione, come si osserva nel riaffiorare del dilemma del suo rapporto con la figura paterna e, conseguentemente, con quella di Kaji, fatto che va a inficiare la sua figura di tutrice presso Shinji. E Shinji stesso sarà dunque condotto a prendere una scelta più ponderata che affronti più direttamente la realtà, sebbene il messaggio finale e la sua presa di posizione sull'esistenza non possano considerarsi tanto diversi dalla risposta data da Misato a suo tempo. Come affermato da Gendo e come pare comprendere Shinji, dimenticando il passato è possibile seguitare a vivere.
Tuttavia la realtà è cosa tanto fragile da cambiare nel solo modo di riceverla, come asserisce Fuyutsuki e, d'altro canto, è possibile cambiare la posizione del mondo secondo la propria volontà, come affermato nello studio del mondo della libertà. In questo modo risulterà possibile continuare a vivere, sebbene ciò non voglia significare una liberazione dalla "schopenahueriana" volontà di vivere né dal tedio dell'esistenza, tuttavia sarà un metodo per sfuggire alle sofferenze e formare così una propria realtà.
Per seguire e rendere giustizia alla profondità dei temi sviscerati nell'opera sarebbe necessario, oltre che fare un'analisi realmente approfondita delle tematiche cui io ho semplicemente accennato, prendere in causa ancora altri nomi celebri (per citarne solo alcuni, Pascoli, Sartre, Kierkegaard), tuttavia non intendo addentrarmi in uno studio tanto approfondito.
Si può ora porre l'attenzione sul dilemma portante posto in esame nella serie, ossia la ricerca della verità, una verità gnoseologica che permetta di esistere e giustifichi la propria presenza nel mondo reale, ovvero una ragion d'essere valida per preferire l'esistenza alla non esistenza.
Si cerca dunque un metodo per recepire correttamente il mondo esterno, considerato come l'insieme degli enti che lo compongono e quindi, in definitiva, come la società con la quale inevitabilmente si dovrà coesistere. Tale quesito non ha tuttavia una risposta assoluta, se non quella ovviamente esposta dal concetto di Perfezionamento dell'Uomo, come unificazione delle parti dell'insieme nel tutto.
Non potendo però attuare tale scelta è necessario trovare un compromesso che permetta di esistere entro i limiti di sofferenza accettabili e senza entrare in conflitto con i propri principi assoluti.
D'altronde si possono fare solo supposizioni sul comportamento che le altre persone avranno verso di noi, essendo queste ultime totalmente inconoscibili al prossimo nella loro più intima natura, come d'altra parte anche noi risultiamo inconoscibili a noi stessi.
Si ha così il totale realismo della serie. E' stato posto un dilemma che chiunque, nei primi vent'anni della propria vita, deve risolvere, perlomeno in prima approssimazione, al fine di potere esistere e non soccombere al peso della crudeltà del mondo: la ricerca di una propria verità.
Che poi tale dilemma vada approfondito e non liberi gli esseri umani per tutta la loro vita è altra cosa, tuttavia una prima risposta va sempre data.
Sicuramente queste mie affermazioni troveranno parecchie fonti d'ostilità, tuttavia è mia ferma convinzione che tutti, inconsciamente o meno, si pongano tali dilemmi e ne cerchino la risposta.
Nel mio caso specifico, data la mia passione per la filosofia e la psicoanalisi, sono per me molto care, queste tematiche, e non posso che apprezzare massimamente un'opera che è riuscita a esporre questi profondi dilemmi secondo la visione più generale possibile.
Una piccola nota sulla realizzazione tecnica, alla quale rendere i giusti meriti: il lavoro della regia è splendidamente realizzato, scandendo bene i tempi e mantenendo sempre la narrazione al limite della lentezza che è propria della natura alienante e introspettiva di buona parte degli episodi senza tuttavia scadere nella noia da parte dello spettatore. Vi è un ottimo reparto grafico, specialmente per chi, come me, adora il chara anni '90, accompagnato da un altrettanto valido reparto musicale.
Infine le trovate degli ultimi due episodi, al di là che siano brillanti da un punto di vista di regia e sceneggiatura, sono splendide per ciò che riguarda la realizzazione grafica, avendo così trasformato la sfortuna della Gainax (trattandosi infatti di un sistema per salvare il salvabile dato l'esaurimento dei fondi) nella sua più grande fortuna.
Mi permetto infatti di affermare che se il finale originale della serie fosse stato quello che poi fu esposto nel film “The End of Evangelion” - nonostante ben abbia compreso il parallelo di significato tra anime e lungometraggio - la serie stessa avrebbe avuto meno di un decimo del successo che ebbe, essendo l'analisi filosofica del film, oltre che poco pertinente, male impostata rispetto a quella psicologica della serie. Tuttavia questo discorso esula dall'attuale recensione.
Per ciò che concerne l'opera di adattamento e doppiaggio abbiamo in esame una delle poche opere che può rivaleggiare con l'originale, nonostante, come per qualsiasi lavoro, la forma in lingua originale sia sempre, per ovvi motivi, migliore, sia per la mancanza di perdita di significato sia per l'opera di doppiaggio. Tuttavia anche l'adattamento dei dialoghi, oltre che essere pertinente, è stato reso in una forma particolarmente elegante, sfruttando appieno le capacità della nostra lingua, che da un punto di vista fonetico-espressivo risulta la migliore al mondo, qualità non facili da fare apparire nel dovere trasporre un'opera nata per una lingua straniera.
Per concludere non posso che applaudire a questa splendida serie che, anche dopo quasi dieci anni dalla prima volta che la vidi e dopo continue visioni, continua ad appassionarmi e non è ancora stata scalzata dalla posizione di miglior anime di sempre.
D'altronde una serie come “Neon Genesis Evangelion” si presenta come un'opera aperta, atta cioè all'interpretazione del singolo spettatore e priva, oltre una prima impressione, di un significato generalizzabile alla sensibilità comune.
In tutto ciò non penso di potere essere tacciato di eccessiva analisi, proprio per i motivi suddetti, ossia per la natura della serie che, trattando temi universali, sarà naturalmente compresa nelle sue specifiche parti da quegli spettatori che più avranno a cuore quelle tematiche, risultando così in un miscellaneo mosaico di interpretazioni.
Allo stesso modo non affermo minimamente, semmai il contrario, che Anno, Sadamoto e il resto dello staff possano aver compreso appieno il messaggio che hanno trasmesso, sempre per le precedenti motivazioni, d'altronde hanno posto in esame concezioni che non sono loro pensieri originali, cosa che per altro risulta ormai impossibile dopo quasi tremila anni dalla nascita della filosofia.
Premetto che al mio parlare di personaggi intenderò i protagonisti effettivi della serie, ossia coloro che sono dotati di una storia adeguata e di una caratterizzazione psicologica efficace nonché realistica, quindi Shinji in primis, seguito da Asuka e da Misato (in minor parte si possono considerare anche Toji e Ritsuko). Tutti gli altri, nonostante la loro grande rilevanza nell'economia della serie, non possono ambire a tale titolo.
Anzitutto l'intera serie va a configurarsi come una grande allegoria, dove i primi tredici episodi pongono le premesse alla storia e delineano i caratteri più esterni dei personaggi nonché l'ambiente in cui vivono, a seguire fino al terzultimo episodio, fascia nella quale la dimensione reale va svanendo venendo rimpiazzata da quella psicologica dei tre protagonisti (Shinji, Asuka e Misato), per finire con la pura introspezione degli ultimi due episodi, dove non solo si è abbandonata la dimensione della realtà ove è ambientata l'opera per osservarla dall'esterno, ma si è anche, con un procedimento graduale che giunge a realizzazione nell'ultimo episodio, astratto dai personaggi stessi e passato a generalizzare l'analisi psicologica verso l'essere umano, inteso solo in prima analisi come uomo contemporaneo e più nello specifico nella sua accezione assoluta.
In tutto ciò la trama apparente, ovvero la storia degli Angeli e della Nerv, è un bellissimo e misterioso sfondo che attira ancora più l'attenzione dello spettatore, con elementi suggestivi quali la fitta rete d'intrighi nonché la componente esoterica ebraica e, in minor parte, cristiana.
Tuttavia tutti questi elementi non hanno nessuna importanza nell'intima analisi dell'opera: per ciò che riguarda la trama apparente non si hanno abbastanza elementi per venirne a capo e risulta lampante che la Gainax ha voluto che così fosse e, con ottime probabilità, mai nulla, nemmeno nei diari segreti di Anno, è stato scritto riguardo al senso degli intrighi politici.
Similmente la componente esoterica ha un forte richiamo verso il pubblico, che inizialmente tende a vedervi qualcosa di profondo celato al suo interno; tuttavia appare evidente anche in questo frangente che tali riferimenti sono posti nell'opera al solo scopo di dare un tocco di fascino aggiuntivo al tutto, senza avere in realtà alcun significato se considerati all'interno della storia stessa.
Inoltre quest'ultimo fatto va contestualizzato: in Giappone le citazioni religiose hanno un'aria ancora più mistica, considerando la generale estraneità del giapponese comune alla religione ebraica.
Ora consideriamo i veri ispiratori della serie. Sebbene risulti difficile elencare tutti i nomi dei pensatori che vengono presi in causa nell'opera, è comunque facile richiamare dei grandi nomi il cui pensiero è chiaramente portante, in maggiore o minor parte, per lo sviluppo della serie: Freud, Pirandello e, in misura minore, Schopenhauer.
Consideriamo anzitutto quello dei tre che più evidentemente appare nell'opera, Pirandello - al di là dell'esplicita scena del palcoscenico alla fine degli episodi venticinquesimo e ventiseiesimo. Temi quali il frazionamento dell'io, l'insicurezza dell'individuo nella società, il relativismo psicologico, il tema della maschera, nonché la contrapposizione fra sostanza e forma e la conseguente ricerca di ciò che sotto la maschera stessa si nasconde, sono tutte tematiche di universale importanza che richiedono una trattazione ben più approfondita di quella che può essere data in questa sede e rimanderei chiunque non ne fosse bene a conoscenza, solo per una questione di assoluta completezza nella cultura personale, ad andare a informarsi al riguardo.
Il personaggio che meglio esemplifica questi aspetti può apparire la signorina Misato Katsuragi, la quale si destreggia fra tanti ruoli diversi, dalla tutrice di Shinji, oscillante a sua volta tra il ruolo di madre e di sorella, a quello di ufficiale, il tutto nascondendo sempre la sua vera natura, la quale alla fine risulta ignota persino a lei stessa, generando così un mare di facciate sotto alla quali appare ormai estremamente difficile avventurarsi; caratteristica messa in aperto risalto dalla figura di Ryoji Kaji, il quale, sebbene sia il personaggio che mantenga più facciate verso gli altri, è quello che in maggior parte conosce se stesso ed è maggiormente sincero con la sua propria coscienza.
Misato risulta infatti attratta e contemporaneamente spaventata da quest'uomo, così simile e dissimile da lei nella sua ricerca della verità, verità che tuttavia Misato stessa cerca fuori da sé, sfuggendo così alla sua realtà interiore, contrariamente a Kaji.
Tutto il frazionamento dell'individualità verrà quindi posto in esame per venirne a capo nell'episodio venticinquesimo per quel che riguarda i personaggi di Asuka e Misato - il caso di Rei è più delicato, non essendo lei agli effetti un personaggio. Lì verranno poste le premesse del caso di Shinji, il quale verrà dibattuto nell'episodio finale giungendo a un'astrazione dal suo stesso personaggio verso l'essere umano e a una risposta al dilemma di natura aperta.
Si passi ora a considerare il contributo apportato dalle idee freudiane all'opera. E' necessario premettere che è possibile trattare quest'argomento in quanto i personaggi risultano psicologicamente verosimili, con caratteri e logiche assolutamente prossime agli schemi umani.
Ogni personaggio è definito e ben si muove all'interno del proprio contesto, senza entrare mai in contraddizione con la propria figura.
Nello studio psicoanalitico i personaggi più meritevoli di approfondimento risultano Shinji e, in minor parte, Asuka: entrambi sono infatti sottoposti a considerevoli pulsioni, rese particolarmente violente dalla loro giovane età e dalla conseguente mancanza di un'affermazione di una verità loro propria sulla quale poggiare le proprie convinzioni, verità che sarà l'oggetto portante della ricerca della serie.
Entrambi soffrono di scompensi affettivi dovuti alla prima età infantile (la mancanza di una delle due figure genitoriali che, conseguentemente, ha causato anche l'allontanamento dell'altra) con una naturale compromissione nello sviluppo del complesso edipico e una conseguente esasperazione dei sentimenti verso uno dei genitori - l'amore eccessivo di Asuka per la madre naturale e l'odio di Shinji per il padre.
Tali disfunzioni psichiche vengono tuttavia nascoste all'esterno in modo diverso, con l'esuberanza per Asuka e con l'introversione per Shinji, metodi in realtà simili, dove la prima allontana il mondo facendo in modo che quest'ultimo non possa reagire incalzato dalla reattività della ragazza, mentre il secondo si distacca dal mondo stesso chiudendosi in sé, al fine di minimizzare la sofferenza che si prova stringendo legami con le persone. Si hanno così due diversi metodi per sfuggire alla realtà esterna che però ottengono il medesimo risultato, con una sorta di formazione reattiva dovuta al trascorso dei due, ma soprattutto al timore del futuro, che porta i ragazzi a essere universi di loro stessi, con Shinji che però risulta più sincero verso di sé, affermando la propria indifferenza verso le altre persone e sopratutto più dibattuto sul da farsi. Egli si comporta così, paradossalmente, in maniera più combattiva di Asuka nella ricerca della propria verità e del proprio modo di vivere.
Questa semplificazione non rende tuttavia giustizia alla profondità dei due, specialmente di Shinji, cosa che richiederebbe una trattazione ben più prolissa, basti pensare alla serenità d'animo dello stesso e alle sue variazioni, che, tra alti e bassi, cresce blandamente sino all'episodio sedicesimo, dove raggiunge l'apice con i complimenti della signorina Misato (“You are number one!”). Da qui in poi inizierà un crollo esponenziale che vedrà negli ultimi episodi la perdita per Shinji di tutto ciò che aveva costituito il suo nuovo mondo - il ferimento di Toji, l'allontanamento di Asuka, la perdita della considerazione di Rei come essere umano, il distacco della signorina Misato - per finire con la distruzione del suo mondo precedente, dei valori intoccabili sui quali non si può minimamente porre alcuna discussione (l'uccisione di Kaworu), ossia l'aperto conflitto con il Super-Io.
E' infatti il Super-Io ferito di Shinji e il suo disgusto verso le azioni sue proprie che dà il via all'introspezione degli ultimi due episodi, dove, nel suo caso specifico, quest'entità psichica interroga, anzi tortura il ragazzo all'inizio dell'episodio venticinquesimo, prendendo prima la forma di semplici cartelli silenziosi e poi quella di Rei, forme alle quali Shinji, seppur con tutta la razionalità a sua disposizione - ossia la forza del suo Io cosciente - non riesce a dare una risposta soddisfacente, non riuscendo a rispondere adeguatamente alla domanda “Perchè l'hai ucciso?”, o meglio non riuscendone ad accettare la risposta.
Infine si consideri l'apporto del pensiero di Schopenhauer all'opera: il male di vivere appare chiaro, specialmente all'inizio della serie e negli episodi dal quattordicesimo in avanti, dove l'alienazione dei personaggi cresce e similmente avviene per le loro introspezioni.
La felicità appare sfuggente e rapida a svanire, mentre il pendolo della vita oscilla fra noia e dolore sempre crescenti, chiamando infine Shinji a scegliere se esistere o chiudersi in se stesso definitivamente: una delle domande poste negli ultimi due episodi, avendo ora una piena coscienza delle proprie azioni, contrariamente alle scelte prese durante la serie spesso dettate dai sentimenti, dalle proprie pulsioni e dagli eventi contingenti.
Tuttavia il ragazzo ha ormai perduto o sfatato i metri di riferimento che si era costituito e ai quali precedentemente avrebbe potuto appellarsi: la signorina Misato, prima fra tutte, è ormai una figura distante per Shinji e la sua falsità con se stessa si ripercuote sulla fiducia che il ragazzo può accordarle.
D'altronde la scelta fatta da Misato alla stessa età di Shinji, una volta superato il Second Impact, fu soltanto un succedaneo alla vera soluzione, come si osserva nel riaffiorare del dilemma del suo rapporto con la figura paterna e, conseguentemente, con quella di Kaji, fatto che va a inficiare la sua figura di tutrice presso Shinji. E Shinji stesso sarà dunque condotto a prendere una scelta più ponderata che affronti più direttamente la realtà, sebbene il messaggio finale e la sua presa di posizione sull'esistenza non possano considerarsi tanto diversi dalla risposta data da Misato a suo tempo. Come affermato da Gendo e come pare comprendere Shinji, dimenticando il passato è possibile seguitare a vivere.
Tuttavia la realtà è cosa tanto fragile da cambiare nel solo modo di riceverla, come asserisce Fuyutsuki e, d'altro canto, è possibile cambiare la posizione del mondo secondo la propria volontà, come affermato nello studio del mondo della libertà. In questo modo risulterà possibile continuare a vivere, sebbene ciò non voglia significare una liberazione dalla "schopenahueriana" volontà di vivere né dal tedio dell'esistenza, tuttavia sarà un metodo per sfuggire alle sofferenze e formare così una propria realtà.
Per seguire e rendere giustizia alla profondità dei temi sviscerati nell'opera sarebbe necessario, oltre che fare un'analisi realmente approfondita delle tematiche cui io ho semplicemente accennato, prendere in causa ancora altri nomi celebri (per citarne solo alcuni, Pascoli, Sartre, Kierkegaard), tuttavia non intendo addentrarmi in uno studio tanto approfondito.
Si può ora porre l'attenzione sul dilemma portante posto in esame nella serie, ossia la ricerca della verità, una verità gnoseologica che permetta di esistere e giustifichi la propria presenza nel mondo reale, ovvero una ragion d'essere valida per preferire l'esistenza alla non esistenza.
Si cerca dunque un metodo per recepire correttamente il mondo esterno, considerato come l'insieme degli enti che lo compongono e quindi, in definitiva, come la società con la quale inevitabilmente si dovrà coesistere. Tale quesito non ha tuttavia una risposta assoluta, se non quella ovviamente esposta dal concetto di Perfezionamento dell'Uomo, come unificazione delle parti dell'insieme nel tutto.
Non potendo però attuare tale scelta è necessario trovare un compromesso che permetta di esistere entro i limiti di sofferenza accettabili e senza entrare in conflitto con i propri principi assoluti.
D'altronde si possono fare solo supposizioni sul comportamento che le altre persone avranno verso di noi, essendo queste ultime totalmente inconoscibili al prossimo nella loro più intima natura, come d'altra parte anche noi risultiamo inconoscibili a noi stessi.
Si ha così il totale realismo della serie. E' stato posto un dilemma che chiunque, nei primi vent'anni della propria vita, deve risolvere, perlomeno in prima approssimazione, al fine di potere esistere e non soccombere al peso della crudeltà del mondo: la ricerca di una propria verità.
Che poi tale dilemma vada approfondito e non liberi gli esseri umani per tutta la loro vita è altra cosa, tuttavia una prima risposta va sempre data.
Sicuramente queste mie affermazioni troveranno parecchie fonti d'ostilità, tuttavia è mia ferma convinzione che tutti, inconsciamente o meno, si pongano tali dilemmi e ne cerchino la risposta.
Nel mio caso specifico, data la mia passione per la filosofia e la psicoanalisi, sono per me molto care, queste tematiche, e non posso che apprezzare massimamente un'opera che è riuscita a esporre questi profondi dilemmi secondo la visione più generale possibile.
Una piccola nota sulla realizzazione tecnica, alla quale rendere i giusti meriti: il lavoro della regia è splendidamente realizzato, scandendo bene i tempi e mantenendo sempre la narrazione al limite della lentezza che è propria della natura alienante e introspettiva di buona parte degli episodi senza tuttavia scadere nella noia da parte dello spettatore. Vi è un ottimo reparto grafico, specialmente per chi, come me, adora il chara anni '90, accompagnato da un altrettanto valido reparto musicale.
Infine le trovate degli ultimi due episodi, al di là che siano brillanti da un punto di vista di regia e sceneggiatura, sono splendide per ciò che riguarda la realizzazione grafica, avendo così trasformato la sfortuna della Gainax (trattandosi infatti di un sistema per salvare il salvabile dato l'esaurimento dei fondi) nella sua più grande fortuna.
Mi permetto infatti di affermare che se il finale originale della serie fosse stato quello che poi fu esposto nel film “The End of Evangelion” - nonostante ben abbia compreso il parallelo di significato tra anime e lungometraggio - la serie stessa avrebbe avuto meno di un decimo del successo che ebbe, essendo l'analisi filosofica del film, oltre che poco pertinente, male impostata rispetto a quella psicologica della serie. Tuttavia questo discorso esula dall'attuale recensione.
Per ciò che concerne l'opera di adattamento e doppiaggio abbiamo in esame una delle poche opere che può rivaleggiare con l'originale, nonostante, come per qualsiasi lavoro, la forma in lingua originale sia sempre, per ovvi motivi, migliore, sia per la mancanza di perdita di significato sia per l'opera di doppiaggio. Tuttavia anche l'adattamento dei dialoghi, oltre che essere pertinente, è stato reso in una forma particolarmente elegante, sfruttando appieno le capacità della nostra lingua, che da un punto di vista fonetico-espressivo risulta la migliore al mondo, qualità non facili da fare apparire nel dovere trasporre un'opera nata per una lingua straniera.
Per concludere non posso che applaudire a questa splendida serie che, anche dopo quasi dieci anni dalla prima volta che la vidi e dopo continue visioni, continua ad appassionarmi e non è ancora stata scalzata dalla posizione di miglior anime di sempre.
Neon Genesis Evangelion è stato uno dei miei primi anime e ancora non l'ho recensito, non va bene. Neon Genesis Evangelion è come lo descrivono tutti, bello, profondo e avvincente, tranne che per le ultime puntate. Gli autori hanno voluto fatto troppo i filosofi, hanno strafatto, come si suol dire, e a mio avviso hanno sbagliato.
Fino all'episodio 24 l'anime porta avanti una storia affascinante e coinvolgente, un po' contorta, ma che riescivo a comprendere andando avanti. I personaggi sono ben caratterizzati e i livelli sono alti, molto alti - non per niente è uno degli anime più celebrati.
Le musiche sono perfette e il disegno, anche se a mio avviso un po' vecchiotto visto oggi, rende perfettamente i temi trattati.
Il problema, come accennavo, sono le ultime puntate, con un registro "psicologico" per me troppo pesante, che va molto in profondità, non facendo altro che sembrare un po' troppo "snob" (passatemi il termine) e distaccato rispetto al resto. Peccato, sarebbe stato davvero un capolavoro.
Fino all'episodio 24 l'anime porta avanti una storia affascinante e coinvolgente, un po' contorta, ma che riescivo a comprendere andando avanti. I personaggi sono ben caratterizzati e i livelli sono alti, molto alti - non per niente è uno degli anime più celebrati.
Le musiche sono perfette e il disegno, anche se a mio avviso un po' vecchiotto visto oggi, rende perfettamente i temi trattati.
Il problema, come accennavo, sono le ultime puntate, con un registro "psicologico" per me troppo pesante, che va molto in profondità, non facendo altro che sembrare un po' troppo "snob" (passatemi il termine) e distaccato rispetto al resto. Peccato, sarebbe stato davvero un capolavoro.
Hideki Anno è tra i primi 5 più grandi registi/artisti nel campo dell'animazione e in assoluto il più originale e visionario; "Neon Genesis Evangelion" è senza dubbio l'apice del suo genio e il canto del cigno della Gainax.
"Eva" ha rivoluzionato per sempre e ha ridefinito ex novo il concetto di anime, eppure sono convinto che il genere non abbia ancora finito di sviscerare e di sviluppare idee e imparare da esse: "Evangelion" è l'opera più influente degli ultimi 15 anni, eppure io credo che per assorbire e sviluppare completamente le innovazioni presenti serviranno altri 15 anni. Complice soprattutto il mondo dell'animazione, in cui l'innovazione procede molto più lentamente rispetto ad altri campi, come il cinema o la pittura o la musica. Forse perché l'animazione è un genere particolarmente giovane, che il più delle volte viene visto più come intrattenimento che come arte. Tranne alcune importanti eccezioni (ad esempio i film di Miyazaki, Takahata e pochi altri) è un genere diviso per target, rivolto a soddisfare e intrattenere quelli che sono formati in buona parte, se non per la maggior parte, da otaku. Il più grande merito di Eva, più di qualunque altra opera, sia precedente sia posteriore, è stato forse quello di elevare il genere dell'animazione a qualcosa di più, conferendogli, ancora più dei film dei grandi maestri, una dignità pari a quella del cinema. Con "Eva", l'anime diventa genere cerebrale, intellettualmente impegnato. "Evangelion" non è stata certo la prima opera impegnata e "seria" dell'animazione (ho già citato le opere dei grandi maestri), ma è la prima opera "cerebrale" dell'animazione, la prima opera che ha adottato nuove forme espressive, che si è liberata da certi stilemi tipici degli anime adottando un linguaggio davvero nuovo e originale, e in più, grazie all'enorme successo che ha ottenuto, ha raggiunto un pubblico molto più vasto, aprendo così non solo una nuova era per l'animazione, ma soprattutto ha inaugurato un nuovo modo di pensare gli anime.
Veniamo, brevemente, all'opera in sé, senza dilungarci a raccontare la trama, a spiegare questo o quello, dal momento che da questo punto di vista è stato già detto tutto.
Anno dipinge questo capolavoro a metà degli anni '90. Tecnicamente perfetto (design, grafica e animazioni sono avanti di qualche anno rispetto al suo tempo e la colonna sonora è tra le più belle e complete mai sentite), costruito su una trama gigantesca, ricchissima di sotto-trame e complessissima, la peculiarità di "Eva" è di partire da questa base per approdare a qualcos'altro; la fittissima storia e la pura narrazione dei fatti non sono il fine, ma solo il mezzo con cui Anno raggiunge il vero scopo di quest'opera. "Eva" parte dai mecha, ma i mecha sono solo il pretesto per arrivare al messaggio dell'opera: il motivo esistenziale, la seduta psicanalitica, il flusso di coscienza, la ricerca e la crescita interiore. Il tutto sviluppato in uno stile visionario, d'avanguardia, post-contemporaneo. Sospeso tra l'azione della storia e le atmosfere surreali e stranianti (soprattutto degli ultimi 2 episodi), coniugando sci-Fi e psicanalisi, mecha ed esistenzialismo, combattimenti e dramma interiore, Evangelion è un'opera ricchissima di pathos, ma allo stesso tempo estremamente cerebrale.
Ecco, forse l'errore di molti sta nel guardare e nel giudicare "Eva" con lo stesso occhio con cui si guarda e si giudica qualunque altro anime. Il problema è che "Evangelion" non è semplicemente fantascientifico, psicologico, mecha o drammatico. "Evangelion" è post-moderno.
"Eva" ha rivoluzionato per sempre e ha ridefinito ex novo il concetto di anime, eppure sono convinto che il genere non abbia ancora finito di sviscerare e di sviluppare idee e imparare da esse: "Evangelion" è l'opera più influente degli ultimi 15 anni, eppure io credo che per assorbire e sviluppare completamente le innovazioni presenti serviranno altri 15 anni. Complice soprattutto il mondo dell'animazione, in cui l'innovazione procede molto più lentamente rispetto ad altri campi, come il cinema o la pittura o la musica. Forse perché l'animazione è un genere particolarmente giovane, che il più delle volte viene visto più come intrattenimento che come arte. Tranne alcune importanti eccezioni (ad esempio i film di Miyazaki, Takahata e pochi altri) è un genere diviso per target, rivolto a soddisfare e intrattenere quelli che sono formati in buona parte, se non per la maggior parte, da otaku. Il più grande merito di Eva, più di qualunque altra opera, sia precedente sia posteriore, è stato forse quello di elevare il genere dell'animazione a qualcosa di più, conferendogli, ancora più dei film dei grandi maestri, una dignità pari a quella del cinema. Con "Eva", l'anime diventa genere cerebrale, intellettualmente impegnato. "Evangelion" non è stata certo la prima opera impegnata e "seria" dell'animazione (ho già citato le opere dei grandi maestri), ma è la prima opera "cerebrale" dell'animazione, la prima opera che ha adottato nuove forme espressive, che si è liberata da certi stilemi tipici degli anime adottando un linguaggio davvero nuovo e originale, e in più, grazie all'enorme successo che ha ottenuto, ha raggiunto un pubblico molto più vasto, aprendo così non solo una nuova era per l'animazione, ma soprattutto ha inaugurato un nuovo modo di pensare gli anime.
Veniamo, brevemente, all'opera in sé, senza dilungarci a raccontare la trama, a spiegare questo o quello, dal momento che da questo punto di vista è stato già detto tutto.
Anno dipinge questo capolavoro a metà degli anni '90. Tecnicamente perfetto (design, grafica e animazioni sono avanti di qualche anno rispetto al suo tempo e la colonna sonora è tra le più belle e complete mai sentite), costruito su una trama gigantesca, ricchissima di sotto-trame e complessissima, la peculiarità di "Eva" è di partire da questa base per approdare a qualcos'altro; la fittissima storia e la pura narrazione dei fatti non sono il fine, ma solo il mezzo con cui Anno raggiunge il vero scopo di quest'opera. "Eva" parte dai mecha, ma i mecha sono solo il pretesto per arrivare al messaggio dell'opera: il motivo esistenziale, la seduta psicanalitica, il flusso di coscienza, la ricerca e la crescita interiore. Il tutto sviluppato in uno stile visionario, d'avanguardia, post-contemporaneo. Sospeso tra l'azione della storia e le atmosfere surreali e stranianti (soprattutto degli ultimi 2 episodi), coniugando sci-Fi e psicanalisi, mecha ed esistenzialismo, combattimenti e dramma interiore, Evangelion è un'opera ricchissima di pathos, ma allo stesso tempo estremamente cerebrale.
Ecco, forse l'errore di molti sta nel guardare e nel giudicare "Eva" con lo stesso occhio con cui si guarda e si giudica qualunque altro anime. Il problema è che "Evangelion" non è semplicemente fantascientifico, psicologico, mecha o drammatico. "Evangelion" è post-moderno.
Neon Genesis Evangelion: l'anime che ha sconvolto il Giappone. Così i critici hanno considerato quest'anime giapponese. In esso è possibile trovare molte componenti che hanno caratterizzato a livello scientifico e culturale il ventesimo secolo.
Innanzitutto, tutti i personaggi, anche quelli meno importanti, vengono trattati nella profondità della loro psicologia, specialmente Shinji, Asuka, Misato, Rizuko, la madre di quest'ultima, il vice comandante Fuyutsuki e diversi altri. La loro analisi segue i principi della teoria freudiana, basandosi sugli atti mancati, sull'importanza dell'aspetto onirico dell'inconscio, sulla ricerca dei contenuti latenti e sulla sottomissione individuale alla ragione del sistema da cui si dipende. Anche il concetto di “libido”, intesa come pulsione sessuale, prende il suo spazio in alcuni personaggi, quali Misato e Kaji. E che dire dei flussi di coscienza, talvolta anche plurimi e coesi, che vengono rappresentati? Si tratta di pura libertà di espressione razionale e inconscia.
Ma oltre a questo particolare aspetto psico-scientifico, vi è anche una nota inerente alla scienza umana più generale: questa viene vista come il mezzo con cui l'uomo può avvicinarsi sempre più alla divinità creatrice del tutto, se non addirittura sostituirsi a essa. Questo motivo è ricorrente nel '900, basti pensare alle tematiche di Frankenstein di Mary Shelly.
Da questo ne segue l'antropocentrismo, ossia la tendenza a porre l'uomo al centro di ogni attenzione e cosa, soprattutto in personaggi come Gendo e i membri della Seele.
È bene notare che la possibilità di capire quest'anime nella sua interezza è pressoché impossibile, dal momento che è complesso, dal finale aperto e dal fatto che molte cose non vengono spiegate, ma lasciate all'interpretazione. Questo tuttavia non deve ostacolarne la visione, dal momento che la bellezza di questa serie risiede proprio nella sua complessità, spesso inavvicinabile se lo si guarda con uno spirito superficiale, che può rendere invece l'anime banale.
Molte sono le critiche inviate al fatto che l'anime sia stato composto in base a criteri di risparmio, rendendo così inferiore il rendimento artistico: è vero, Neon Genesis Evangelion è stato prodotto con un badget basso, tuttavia non è assolutamente malfatto. Sebbene le ultime due puntate sembrino veramente “low-cost”, esse sono caratterizzate da una forte concentrazione di temi profondi, che totalizzano completamente lo spettatore con la vicenda in sé. Tuttavia, il successo riportato dalla serie televisiva ha fatto sì che venisse prodotto un ultimo film insieme di due episodi, “The End Of Evangelion”, che spiegassero meglio la fine delle 26 puntate precedenti: ebbene, tale lungometraggio è una vera e propria apoteosi. In tal caso, il denaro per la produzione c'è stato, e il risultato è formidabilmente splendido. Vale la pena di sopportare l'economia delle prime 26 puntate per poi godere del contenuto del film.
Infine, Neon Genesis Evangelion è un vero proprio capolavoro, definito da alcune voci persino una sorta di piccola “Divina Commedia” del mondo animato giapponese.
Magari non sarà proprio tale, tuttavia io lo consiglio vivamente, perché la ricchezza che tale anime trasmette è davvero grande, così come l'aspetto artistico, ossia quell'emozione che viene trasmessa all'animo, che è devastante.
Innanzitutto, tutti i personaggi, anche quelli meno importanti, vengono trattati nella profondità della loro psicologia, specialmente Shinji, Asuka, Misato, Rizuko, la madre di quest'ultima, il vice comandante Fuyutsuki e diversi altri. La loro analisi segue i principi della teoria freudiana, basandosi sugli atti mancati, sull'importanza dell'aspetto onirico dell'inconscio, sulla ricerca dei contenuti latenti e sulla sottomissione individuale alla ragione del sistema da cui si dipende. Anche il concetto di “libido”, intesa come pulsione sessuale, prende il suo spazio in alcuni personaggi, quali Misato e Kaji. E che dire dei flussi di coscienza, talvolta anche plurimi e coesi, che vengono rappresentati? Si tratta di pura libertà di espressione razionale e inconscia.
Ma oltre a questo particolare aspetto psico-scientifico, vi è anche una nota inerente alla scienza umana più generale: questa viene vista come il mezzo con cui l'uomo può avvicinarsi sempre più alla divinità creatrice del tutto, se non addirittura sostituirsi a essa. Questo motivo è ricorrente nel '900, basti pensare alle tematiche di Frankenstein di Mary Shelly.
Da questo ne segue l'antropocentrismo, ossia la tendenza a porre l'uomo al centro di ogni attenzione e cosa, soprattutto in personaggi come Gendo e i membri della Seele.
È bene notare che la possibilità di capire quest'anime nella sua interezza è pressoché impossibile, dal momento che è complesso, dal finale aperto e dal fatto che molte cose non vengono spiegate, ma lasciate all'interpretazione. Questo tuttavia non deve ostacolarne la visione, dal momento che la bellezza di questa serie risiede proprio nella sua complessità, spesso inavvicinabile se lo si guarda con uno spirito superficiale, che può rendere invece l'anime banale.
Molte sono le critiche inviate al fatto che l'anime sia stato composto in base a criteri di risparmio, rendendo così inferiore il rendimento artistico: è vero, Neon Genesis Evangelion è stato prodotto con un badget basso, tuttavia non è assolutamente malfatto. Sebbene le ultime due puntate sembrino veramente “low-cost”, esse sono caratterizzate da una forte concentrazione di temi profondi, che totalizzano completamente lo spettatore con la vicenda in sé. Tuttavia, il successo riportato dalla serie televisiva ha fatto sì che venisse prodotto un ultimo film insieme di due episodi, “The End Of Evangelion”, che spiegassero meglio la fine delle 26 puntate precedenti: ebbene, tale lungometraggio è una vera e propria apoteosi. In tal caso, il denaro per la produzione c'è stato, e il risultato è formidabilmente splendido. Vale la pena di sopportare l'economia delle prime 26 puntate per poi godere del contenuto del film.
Infine, Neon Genesis Evangelion è un vero proprio capolavoro, definito da alcune voci persino una sorta di piccola “Divina Commedia” del mondo animato giapponese.
Magari non sarà proprio tale, tuttavia io lo consiglio vivamente, perché la ricchezza che tale anime trasmette è davvero grande, così come l'aspetto artistico, ossia quell'emozione che viene trasmessa all'animo, che è devastante.
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
Dopo avere tanto parlato e discusso di Evangelion, è a dir poco un dovere per me elargirgli una recensione che gli renda giustizia, al contrario di quella vecchia che era fatta giusto da 2-3 impressioni buttate giù.
Mi accingerò ad analizzare l'anime in ogni suo punto, in ogni suo pregio e difetto (sempre che ce ne sia), ma difficilmente una recensione, per quanto lunga o ben fatta, potrebbe essere esaustiva su un fenomeno tanto complesso e astratto come questo. Ho sempre ritenuto infatti che "ridurre" dei pensieri a delle semplici parole, per di più scritte, sia abbastanza superficiale e per certi versi stupido, soprattutto se si vuole parlare di un progetto di una tale portata. Comunque, farò del mio meglio.
Tre anni ormai sono passati dalla prima volta che lo vidi, ma è come se lo conoscessi da sempre. Diciamoci la verità, l'impressione iniziale che ha dato a tutti, me compreso, con i primi episodi è stata quella del "solito anime di robottoni", e la cosa grave è che molti haters sono ancora (auto)convinti di questo anche a visione conclusa.
Anche con questo aspetto, comunque, <i>Neon Genesis Evangelion</i> - letteralmente "Il vangelo della nuova genesi" - si rivela essere fin da subito un anime con una regia e una sceneggiatura profondissimi. Infatti durante la prima visione pensai di dropparlo e lo abbandonai dopo una quindicina di episodi, riconoscendone comunque l'altissimo valore oggettivo ma non di mio gusto, sarà stato anche perché lo vidi distraendomi ogni tanto con msn e cose simili.
Svolgimento
Personalmente divido Evangelion in due parti: gli episodi dall'1 al 14 e gli episodi dal 15 in poi.
I primi 14 sono piuttosto scanzonati e pervasi da atmosfere spesso allegre accompagnate però sempre dai monologhi e dai dubbi esistenziali di Shinji, o sovente anche di altri personaggi. E' in questi primi quattordici episodi che risiede per me l'unico difettuccio di Evangelion: ci sono un po' troppi attacchi degli Angeli, credo che di uno o due se ne sarebbe potuto fare a meno, anche se non sono comunque mai inutili e sono anzi quasi sempre metafora dei rapporti e della crescita interiore dei personaggi, ma del significato degli angeli ne parlerò più avanti.
Nonostante la prima metà della serie si mantenga su livelli comunque più che ottimi, è nella seconda metà che risiedono il vero Evangelion, i veri personaggi, i veri contenuti, e anche i veri angeli, insomma tutto.
Possiamo assistere, dal 15° in poi, episodio dopo episodio, a una vera e propria "degenerazione" dei personaggi e delle atmosfere, sempre più sature e dense. I personaggi si deprimono sempre di più, accadono sempre più infausti eventi, e tutto questo porta a una maggiore introspezione di tutti i personaggi presenti, che strariperà e verrà elevata all'ennesima potenza negli ultimi due tanto criticati (non affatto da me) e discussi episodi. A proposito di questi due, è necessario un ulteriore approfondimento sulle cause che hanno portato a realizzarli in tale maniera.
Come molti sapranno già, il finale è stato soddisfacente unicamente sul lato "moralistico" della serie - che d'altronde è quello principale ed è giusto che sia stato così - per problemi di budget, ovvero erano finiti i soldi e Anno e co. non hanno potuto fare a meno di porre un finale del genere; lo si capisce anche da una delle scritte che compare all'inizio dell'ultimo episodio:
<i>Tempo corrente, anno 2016 d.C.
In cerca di ciò che le persone hanno perso
In altre parole, nel procedere del perfezionamento dell'animo
<b>Tuttavia, il tempo ora disponibile </b></i> (i soldi) <i><b>sarebbe insufficiente per descrivere la totalità del processo</b>
Pertanto, si prenderà ora in esame un singolo ragazzo chiamato Shinji Ikari</i>.
Ecco, quindi non solo non si è potuto trattare un finale come Anno voleva, ma il budget non è bastato addirittura neanche per completare il perfezionamento di tutti i personaggi. Cioè tutti vengono approfonditi fino in fondo, fin nei loro problemi più remoti, ma solo il protagonista riesce a superare le proprie paure e di conseguenza a perfezionarsi.
Il punto perciò è ora questo: End of Evangelion è stato realizzato solo perché l'hanno voluto i fan, o perché dopotutto era il <i>vero</i> finale che Hideaki Anno aveva sempre avuto in mente? Spesso si discute fra queste due verità, ma a mio avviso sono corrette entrambe: "grazie" alle proteste, il maestro è stato "spinto" a concludere l'opera come aveva voluto fare fin dall'inizio. Non a caso negli ultimi due episodi ricorrono diverse immagini poi utilizzate nel EoE e le due parti del film s'intitolano rispettivamente "Episodio 25" ed "Episodio 26". In questa sede però mi limiterò a discutere unicamente del finale della serie, perché è questo che sto recensendo, anche se sottolineo che ritengo immensi entrambi i finali.
Gli ultimi due episodi rappresentano senza mezzi termini la vera essenza di Evangelion, la sua ragion d'essere, il finale che ha rivoluzionato sia il mondo degli anime sia la vita di molte persone, me compreso.
A parte Paranoia Agent, credo di avere visto più o meno tutti gli anime più introspettivi e carichi di contenuti "non velati" ma sparati per quello che sono, e non esagero quando dico che la concentrazione delle "pippe mentali" di Neon Genesis Evangelion negli ultimi due episodi non ha eguali. La cosa è comunque leggermente ambigua, perché con tutto questo molti penseranno che Evangelin sia un anime dalle tematiche terribilmente profonde. Ma io dico sì e no. "No" perché il messaggio che vuole dare l'autore è tutto sommato semplice, a tal punto da pensare "solo un cog***ne come Shinji non riusciva ad arrivarci". Ma "Sì" perché un messaggio del genere, per quanto all'apparenza semplice, viene approfondito in maniera inaudita, roba mai vista prima e impensabile all'epoca e non solo.
I personaggi vengono messi di fronte a loro stessi, di fronte appunto ai "loro animi presenti all'interno delle altre persone", e qui guarderanno la realtà da un punto di vista più obiettivo per riuscire a comprendere i propri problemi. Gli animi dei personaggi, soprattutto quello di Shinji, vengono scavati così a fondo da essere messi praticamente a nudo e da fare rabbrividire lo spettatore, perché dopotutto ciò che Anno vuole dire - e ovviamente lo fa anche capire, paraocchi permettendo - è che i problemi di Shinji riguardano dopotutto anche gli altri personaggi, pur così diversi caratterialmente, e quindi anche noi.
Seppure sia semplice però, sinceramente non mi spiego come molti lo trovino senza senso. Ci può stare che lo si capisca di più o di meno, ma sul fatto che qui giace il normale sviluppo di quello che è stato Evangelion per 24 episodi non ci dovrebbero essere dubbi, eppure...
Insomma il finale "La bestia che gridò AMore nel cuore nel mondo" è uno fra i migliori finali possibili e immaginabili e, se pensiamo che il progetto iniziale prevedeva degli sviluppi simili all'EoE, questo gli dà ancora più valore: Anno si è ritrovato d'improvviso senza soldi ed è riuscito a dare un finale incredibilmente sensato e coerente con se stesso e con la seria. Quest'uomo è un genio assoluto, personalmente lo considero nella top 3 dei registi di sempre.
Comunque avete presente wikiquote? Beh, il copione di questi due episodi rappresenterebbe interamente un enorme gruppo di citazioni che meriterebbe di stare per intero in quel sito. Sono innumerevoli le singole frasi che, anche a sé stanti, riescono a dare così tanti spunti di riflessione, a fare ricamare chissà quali collegamenti o interpretazioni. Ciò è qualcosa di straordinario, soprattutto per gli ultimi 2-3, minuti che sono accompagnati da una sublime variante dell'opening, che trascina con il suo crescendo anche la crescita interiore di Shinji e le profonde parole che gli rivolgono gli altri. Non ci sono parole per descrivere la magnificenza di quegli attimi.
Personaggi
Ecco il meglio assoluto di Evangelion, l'elemento che lo eleva a migliore anime in questo genere, e che, a mio avviso, più di altri ha innovato il modo di fare animazione.
A mio parere, infatti, prima di questo, e mi sa tanto che non c'è stato neanche dopo, non c'era mai stato alcun anime che approfondiva in tal misura i personaggi. E il bello è che Evangelion non si milita ai protagonisti, ma approfondisce anche quelli secondari, dando al tutto una visione magnificamente poliedrica, completa e più che soddisfacente.
<i>Shinji Ikari, nel di lui caso</i>: il protagonista dell'Opera.
Shinji si contraddistingue immediatamente dalla maggior parte dei protagonisti per il suo essere non solo poco figo ed "eroe", ma anzi spesso frustrante e detestabile. E questo motivo ovviamente aggiunge a Evangelion un'altra grossa fetta di detrattori da parte di appassionati superficiali. Shinji è rappresentato come la figura dell'otaku medio, anzi, direi, ne è una sua versione estremizzata - e si sa che per approfondire determinate tematiche niente è meglio di caratteri estremi, vedasi ad esempio <i>Welcome to the NHK</i>. Vi sono infatti molti riferimenti a questa figura, come la mancanza della fiducia in sé stessi, l'essere chiusi in un mondo proprio, avere il "dilemma del porcospino", credere che tutti ce l'abbiano con lui ecc.
Questo personaggio, pur essendo quasi una caricatura del tipico "sfigato", è - al contrario di come dicono molti - dotato di incredibile realismo, sia per le decisioni prese, sia per i dialoghi, sia anche per un piccolo sguardo: quando l'animazione si eleva al livello di "arte". Il suo modo di vivere così come i suoi sviluppi sono, quindi, quanto di più veritiero e sensato ci si possa aspettare. Il tutto va poi a "implodere" negli ultimi due episodi, dove Shinji compie il passo ultimo (perché <i>Non si tratta solo di fare il primo passo, ma anche di continuare ad avanzare, un passo dopo l'altro</i>) del suo cammino verso la maturità.
A proposito di questi due ultimi episodi, inizialmente i pensieri e i ragionamenti di Shinji possono apparire di difficile comprensione o i collegamenti risultare forzati - anche perché nessuno si sarebbe aspettato un finale del genere -, ma non è affatto così in realtà. Anch'io fui spiazzato la prima volta che lo vidi, lo ammetto, così rividi subito da capo tutto l'anime per cercare di capire cosa avesse portato Shinji a quella condizione finale e perché. E qui lo "capii" ma in maniera limitata, nel senso cioè che avevo sì compreso i legami causa-conseguenza che c'erano alla base, ma non avevo davvero capito quello che aveva provato Shinji. Non avevo capito come si potesse essere sentito.
Casualmente poi una notte ero a letto, non prendevo sonno e allora mi venne in mente di risentire - esattamente, solo attraverso le orecchie, avevo infatti scaricato la traccia audio degli ultimi 40 minuti, proprio perché mi ero reso conto del valore e della profondità contenutistica racchiusa in essi anche senza la presenza di immagini - tutto il finale, avendo modo così di concentrarmi al 100% sulle parole senza altre distrazioni. E finalmente capii. Capii il <i>vero</i> dramma di Shinji Ikari che era in parte anche un mio dramma; riuscii quindi a indossare i suoi panni, e piansi. Erano diversi anni che non mi succedeva, né mai mi era capitato di commuovermi per un film o per un anime. Quella notte una barriera si infranse dentro me e mi segnò per sempre l'esistenza, allo stesso modo del vetro che infrange Shinji dopo essere arrivato alle giuste conclusioni.
Non potrò quindi mai ringraziare a sufficienza Hideaki Anno, l'unica cosa che posso fare in suo omaggio è "difendere" Neon Genesis Evangelion, soprattutto il finale, ogniqualvolta viene sparso letame sul suo conto.
L'Autore ha insomma realizzato dell'assurdo con Shinji Ikari, e la cosa che fa "ridere" è che gli altri personaggi non sono da meno, ma per me è il protagonista a godere - per l'esperienza che ho - della miglior caratterizzazione nella storia dell'animazione e del cinema mondiale, e se permettete ve lo dice qualcuno che di psicologia se ne intende un pochino (università).
Poi, anzi, semmai avrei dovuto dire "prima", c'è la <i>First children</i>, Rei Ayanami, la ragazza che da qui in poi è diventata la "tipica" marionetta muta sempre seria; Evangelion è riuscito a lanciare una moda anche con questo personaggio.
Rei è innanzitutto un personaggio poco "umano", perché è stato "creato", è il termine giusto, incrociando il DNA di Lilith con quello di Yui Ikari, la madre di Shinji. Ed è anche grazie a quest'ultimo dettaglio che Evangelion si fa ancor più carico di fascino e profondità in diverse situazioni.
Innanzitutto perché Shinji è più o meno attratto da Rei? Girano due teorie a riguardo: perché Rei gli ricorda la madre o perché Rei, la tipica ragazza indifesa, è il bersaglio e il desiderio sessuale preferito di molti otaku. Anche qui a mio avviso le due ipotesi sono entrambe corrette.
Al dilemma della natura di Rei si collegano anche vari spunti sulle personalità di Gendo e Asuka. Il primo, appunto, ha creato Rei appositamente a immagine e somiglianza della moglie, per conservarne almeno il ricordo fisico. Da qui infatti, attraverso gli occhi di Shinji, appare inizialmente inspiegabile il legame affettivo che unisce Gendo a Rei: Rei, la ragazza che non parla mai più del dovuto né si lega a nessuno, tranne che poi a Shinji. E' a dir poco affascinante lo sviluppo del rapporto tra i due, come inizialmente si ignorino e poi, in seguito, piccoli dettagli su piccoli dettagli, Rei passi da bambola senza volontà, quale era, a una persona con una presa di coscienza di sé e con un desiderio <i>soggettivo</i> di volere fare realmente qualcosa. Con Rei sono i dettagli a fare la differenza, ed è incredibile il peso che una singola parola (Grazie), un singolo oggetto (occhiali di Gendo), un piccolo sguardo diverso dal solito hanno su di lei.
Discutendo invece del rapporto che intercorre tra Soryu e Ayanami, avrete notato che la prima nutre non poca avversione nei riguardi dell'altra, avversione che non fa altro che aggravarsi con il passare degli episodi. Questo perché? Certo, senza pensarci troppo verrebbe da dire che il motivo è la depressione di Asuka, in conseguenza della quale lei se la prende in misura maggiore con tutti. Ma il discorso è in realtà ben più profondo.
Asuka ha un passato traumatico perché la madre scambiava la sua bambola per lei e anzi gliela preferiva. Da qui perciò, immaginate l'odio immane che può provare Asuka per Rei, ossia una "bambola" che è per di più la più apprezzata dal comandante e che riesce meglio di lei nelle operazioni belliche. Una bambola che, ancora una volta, viene preferita a lei stessa. Asuka Soryu Langley giustamente non ci vede più dall'odio, e non esagera quando negli ultimi episodi dice che avrebbe preferito morire piuttosto che essere salvata da "quella bambola".
Il risentimento di Asuka per Rei si fa sempre più forte con il passare degli episodi anche perché, aumentando i suoi fallimenti e cadendo quindi in depressione, in lei sembrano risvegliarsi poco a poco i terribili ricordi d'infanzia e quindi è portata maggiormente a detestare Rei. Infatti il suo culmine giunge non a caso proprio quando il terzultimo angelo la "sporca" nella psiche e dissotterra tutte le sue memorie più dolorose.
Oltre queste particolarità, Asuka è comunque dotata di un atteggiamento "terribilmente" coerente e quindi insopportabile, perlomeno per chi la conosce superficialmente; infatti inizialmente la detestavo anch'io, ma quando ho capito il suo dramma e ciò che ne è scaturito ho iniziato ad adorarla per il suo carattere e per l'immensa profondità psicologica che ne è alla base. Difatti considero Asuka il "miglior" personaggio di Evangelion dopo il protagonista.
Poi c'è il caso Misato, la tutrice di Shinji, con il suo complicato rapporto di amore-odio verso il padre legato al second impact che lei ha vissuto, con i motivi che l'hanno spinta a entrare nella Nerv, con la metafore di Kaji come suo padre, con la sua continua solitudine mascherata da un finto desiderio di volere consolare gli altri quando in realtà è solo se stessa che vuol consolare. Anche Misato è un personaggio dalla personalità incredibilmente variegata e complessa, ad Anno tutto si può dire tranne che si sia risparmiato.
Non sono affatto da sottovalutare anche i personaggi più secondari, come Kaji - uomo di tante belle parole ma che fa buon viso a cattivo gioco, dotato comunque di forti aspirazioni tutte sue - o Ritsuko, con il suo intricato "triangolo amoroso", costituito da lei, sua madre e Gendo - triangolo che la porta a compiere scelte di dubbia giustificazione come la distruzione dei dummy o la distruzione dell'intero sistema nel film -, con il suo passato e il misterioso rapporto con Rei che viene svelato pian piano, in particolar modo nell'episodio 21 "Nerv, la nascita". E per concludere, abbiamo il padre di Shinji, Gendo, i cui veri sentimenti non riescono purtroppo a emergere (per mancanza di tempo/denaro) nella serie, e avranno luce soltanto nel film; ma si capisce comunque il profondo legame che lo lega a Yui e di conseguenza alla First e di conseguenza all'Evangelion 01: in Eva è sempre tutto collegato.
Ah, e per ultimo, anche in ordine cronologico, come non menzionare Kaworu Nagisa, il Fifht children? Ora parlando del suo caso parlerò dell'episodio 24 nella sua integrità, perché una tale episodio merita una sessione a sé per la sua magnificenza.
Difficilmente si capisce subito, ma questo episodio raggiunge un lirismo, dei picchi poetici, senza pari, lo si può paragonare al massimo a dei corti fra i migliori usciti, come Kigeki. Dopo qualche minuto dall'inizio entrerà in scena questo misterioso ed "etereo" ragazzo, chiamato Kaworu Nagisa, che "stranamente" (doppio fine) riesce a entrare subito in confidenza con Shinji, e anche quest'ultimo ovviamente se ne meraviglia. Come dicevo, Kaworu è un personaggio assurdo, praticamente dalla sua bocca escono solo parole che sembrano provenire da qualche poesia. Il ritmo delle conversazioni fra lui e Shinji, il fascino e gli argomenti dei loro discorsi, il tutto assume l'aspetto e il ritmo di una danza incredibilmente costante e coerente con se stessa, "cantata" principalmente da Kaworu, i cui discorsi assumono un incredibile fascino sia per profondità sia per, appunto, "musicalità".
Questa danza poi si eleva all'ennesima potenza quando, negli ultimi cinque minuti, ad accompagnare ogni scena c'è la maestosa Nona sinfonia di Beethoven, il tanto conosciuto e acclamato "Inno alla gioia". E solo come i grandi geni sanno fare, prendendo un nome a caso: Stanley Kubrick, Anno è riuscito a dare un significato ben preciso a questo gran pezzo di musica classica, allo stesso modo in cui Kubrick c'era riuscito con <i>2001: Odissea nello spazio</i> o con <i>Barry Lyndon</i>, anzi a mio avviso Hideaki ha fatto ancor meglio, perché con la musica sottolinea più momenti e più brevi, il che è più difficile di quanto ha fatto Kubrick, che si è "limitato", e sottolineo le virgolette, a impiegare delle colonne sonore per rendere più l'atmosfera generale che non i singoli momenti come fa il nostro regista qui.
E insomma, il sogno di una vera amicizia per Shinji dura purtroppo ben poco, perché Kaworu si rivela essere il diciassettesimo e ultimo angelo, e le ultime parole che si scambiano tra loro, anche grazie alla musica, assumono un aspetto e un fascino divini senza precedenti; e poi c'è quel magico minuto di fermo-immagine, in cui è la musica a parlare e a dare significato alla scena e ai dubbi di Shinji, dubbi che lo hanno trascinato per 24 episodi e che devono avere una loro risoluzione in quei momenti, momenti terribili per Shinji ma altrettanto affascinanti per lo spettatore. A mio avviso è il minuto più bello di Neon Genesis Evangelion, fa scaturire mille e più emozioni allo spettatore, che si immedesima in quello che potrebbe provare Shinji in quegli ultimi istanti di tremenda indecisione e di conflitti interiori - ricordiamo per l'appunto un precedente simile, ovvero quello con Toji, che l'aveva traumatizzato.
Questo episodio è a tutti gli effetti come una poesia fatta da più strofe, come un pezzo dell'Orlando furioso, insomma come qualcosa del genere.
Regia e musiche
Salvo casi sperimentali di corti o di film, ad esempio Tenshi no Tamago, in una serie non si è mai visto nulla di simile. La regia è così matura e profonda che riesce a scandire alla perfezione ogni attimo, ogni sequenza, e a dargli un preciso significato a seconda della lunghezza di un fermo-immagine, dell'inquadratura, o ancora meglio dei cambi di scena che sottolineano sempre la drammaticità della situazione o una particolare emozione dei personaggi.
Il collegamento fra una scena e l'altra è sempre netto e secco, Anno ha un incredibile maestria nel sapere gestire questi tempi, come l'improvviso silenzio della comparsa del titolo, o meglio, dei due titoli, altra raffinatezza di Eva, che compare in mezzo all'episodio e trascinano lo spettatore ancora di più nell'atmosfera già molto pesante e satura dell'anime.
Sembrerò ripetitivo e logorroico, penserete che per puro fanboismo ora io stia "arrotondando" tutti gli aspetti e i pregi dell'anime per eccesso, ma vi assicuro che non è così, perché sto appunto per dire che anche la colonna sonora, composta dal grande Shirou Sagisu - già ideatore di quella di <i>Nadia</i>, stupenda anche quella infatti - è fra le più belle che ho mai ascoltato, nell'ambito sia delle opere d'animazione sia di quelle cinematografiche in generale.
I pezzi, sebbene ideati dallo stesso compositore, sono variegatissimi e ognuno di essi rende alla perfezione le situazioni che va a rappresentare. La colonna sonora riesce a rendere dannatamente bene ogni sacrosanto momento: quelli drammatici, quelli di tensione, di introspezione - eccezionali le musiche oniriche e "sfumanti" che abbracciano le introspezioni dei personaggi - di azione, e altro ancora. Sono anche presenti, e se non erro anche per la prima volta in un anime, dei pezzi non originali per la colonna sonora, come il già citato <i>Inno alla gioia</i> o l'<i>Allelujah</i>, che viene usato per la contaminazione psichica di Asuka nel 22° episodio da parte di Arael, il quindicesimo angelo. E, come ho già detto, questi pezzi non sarebbero potuti essere impiegati in un modo migliore, tutt'altro che "a sproposito" come magari possano pensare molti, legati a pregiudizi verso l'animazione giapponese, per di più verso un anime di "robottoni.
Particolare menzione ("E quando mai", direte voi) va all'opening: la ritengo tra le più belle di sempre, è stata infatti una delle pochissime che ho apprezzato molto fin dalla prima volta che l'ho sentita. Ma la bellezza e la profondità dell'opening - sì, anche l'opening è profonda, questa cosa fa quasi ridere - non stanno soltanto nella musica, ma anche e soprattutto nel perfetto mix tra le immagini, i rapidi fotogrammi e il tempo che scandisce la musica. Non è tutto, c'è una cosa che ho scoperto solo da poco facendo particolare attenzione: nell'opening è racchiusa la sintesi del percorso interiore di Shinji in ordine cronologico, attraverso i suoi fotogrammi che vengono presentati; ora vi riporto tutte le immagini di Shinji, in ordine cronologico.
All'inizio notiamo uno Shinji con un'espressione piuttosto indifferente e impassibile, ovvero lo Shinji prima di salire sull'Eva, che come dice lui stesso "non faceva nient'altro che esistere". Poi notiamo Shinji all'interno dell'Eva 01 con la sua tipica espressione "Ok, va bene, ora faccio quello che mi dite di fare", e poco dopo l'Eva 01 che va in berserk e poi sporco di sangue, a seguito dello scontro con il primo angelo. Poi ci sono varie scene di battaglia dello 01, riconducibili alle varie operazioni belliche presenti nella serie; poi in una scena si vede l'Eva 01 che distende le braccia e Shinji a occhi chiusi: qui è quando rimane intrappolato nel mare di Dirac e ha la sua prima esperienza "ravvicinata", da quando è morta s'intende, con la madre, l'espressione del volto fa intendere questo. Nella scena dopo volge con decisione lo sguardo nella direzione opposta, questo è assimilabile alla sua decisione presa contro Zeruel, quando decide di tornare indietro in seguito al discorso di Kaji. Nel sua ritratto successivo lo osserviamo con il volto arrabbiato/infastidito a occhi chiusi rivolto verso il basso, e qui Shinji è praticamente accostabile a quando è messo a confronto con la cruda realtà di Kaworu, potrebbe essere un richiamo sia all'episodio 24 sia all'episodio 25, dove all'inizio viene tartassato dalla domanda "Perché l'hai ucciso?". Poi appare un fotogramma per un brevissimo istante, l'ho beccato per puro caso, in cui Shinji si ripara la faccia da una luce abbagliante. Considerando che questo dovrebbe corrispondere a uno dei momenti finali della serie, è plausibile che non ci sia una parte simile nell'anime, che magari doveva essere sviluppata ma per la mancanza di fondi poi non si è potuto fare. Il suo significato comunque - o la "variante" usata in mancanza di soldi - sembra essere contenuto in quegli ultimi momenti d'introspezione dell'episodio 26, dove Shinji acquisisce finalmente la consapevolezza di sé e del mondo circostante e appunto si rompe una specie di "barriera" nel suo animo, che viene invaso da quel lampo abbagliante che corrisponde appunto alla "verità". E infatti nel fotogramma successivo, l'ultimo, si vede Shinji con un'espressione di pura e sincera felicità, che finalmente ha raggiunto il suo "scopo" e completato la sua maturità, come le sue ultime parole "...Vi ringrazio!".
Angeli e religione
Questo è uno degli argomenti più discussi e più criticati di Evangelion, anche da alcuni fan. Non si trova mai un punto d'incontro tra chi sostiene di trovare un senso alle diverse citazioni delle più varie religioni e chi sostiene che sono messe lì tanto per farle vedere. Addirittura girano voci che lo stesso aiuto regista, o uno qualsiasi dei membri dello staff, non ricordo chi era di preciso, avrebbe affermato che i rimandi religiosi fossero messi solo perché considerati "cool" dai giapponesi e che non avessero un senso ben preciso. Beh, io ho due teorie a proposito:
1 - balla inventata di sana pianta dai detrattori di Eva, non mi stupirei;
2 - anche se fossero messe a caso, sono "riuscite" comunque nel loro intento, cioè quello di avere un significato ben preciso, a volte praticamente diretto e altre volte un po' forzato; ma appunto si nota che c'è una coerenza lineare e solida fra esse, che evidenzierò qui avanti, e non si potrà negare l'evidenza di una loro sensatezza.
Ora citerò solo i riferimenti più eclatanti, quelli un po' forzati o totalmente assenti non li citerò, anche perché non voglio fare un trattato di religione, potrete approfondire questi argomenti altrove.
Israfel, 7° angelo: nella Cabala (sempre di questa si parlerà trattando gli angeli) è un angelo che ha l'incarico di suonare la tromba nel Giorno del Giudizio. Viene anche considerato come l'angelo della musica e della resurrezione. Beh, immagino abbiate già capito: la "resurrezione" sta per la sua capacità di autorigenerarsi, e per quanto riguarda la musica l'intero episodio e la strategia militare impiegata sono volti all'impiego della musica e della sincronia affinché Asuka e Shinji abbattano le due parti dell'angelo nello stesso preciso istante.
Matarael, 9° angelo: chiamato l'angelo della "pioggia di morte", che verrebbe inteso ai giorni nostri come "pioggia acida" o qualcosa del genere. Infatti la sua arma principale è proprio questa: fare colare dell'acido corrosivo, appunto una "pioggia di morte".
Sahachiel, 10° angelo: è uno dei "Comandanti del cielo", colui che è destinato a vigilare sulla rettitudine dei popoli. Anche qui il riferimento è abbastanza chiaro, ovvero nell'anime l'angelo compare nello spazio - cielo - così in alto da potere tenere d'occhio l'intera facciata del pianeta, non a caso sul suo corpo sono disposti tre grandi occhi, difatti Sahachiel è colui che è destinato a vigilare sulla rettitudine dei popoli.
Ireul, 11° angelo: è inteso come l'angelo della paura che s'infiltra ovunque. Qui il collegamento è praticamente letterale, Ireul fa proprio questo, cioè s'infiltra negli Evangelion, nel Magi System ecc.
Leliel, 12° angelo: questo è uno dei casi più affascinanti, sia come angelo della serie sia come collegamento con la Cabala, ma il discorso andrebbe troppo per le lunghe per essere affrontato in questa sede, per cui mi limito ad invitarvi a cercare da voi altrove questo riferimento.
Bardiel, 13° angelo: è considera il principe del secondo cielo e viene anche chiamato "Condottiero dei fulmini". Vi ricordate come questo angelo infettò l'Eva 03 affidato a Toji? Esatto, attraverso delle nubi perturbate: "Principe del cielo" e "Condottiero dei fulmini".
Arael, 15° angelo: è il secondo angelo pieno della luce divina - il primo è Adam, infatti anch'egli è rappresentato nella serie come "Gigante di luce". Il suo scopo è quello di portare punizioni nel mondo inferiore, e questo può essere riconducibile a quello che fa Asuka, ovvero farle rivivere tutte le brutte esperienze negative del passato.
Armisael, 16° angelo: è l'angelo preposto a liberarci dalle sofferenze di questo mondo (ricordate che Rei, il cui controllo dell'Eva era stato preso da questo angelo, voleva liberare Shinji dalla sofferenza che gli stava causando l'angelo, che stava infettando lo 01?) ed è quello che provoca tutte le malattie che divengono poi contagiose; e sì, l'angelo nella serie fra proprio questo: entra in contatto con gli Evangelion e poi da lì prova a contagiare gli altri.
Tabris, 17° e ultimo angelo, comunemente noto come Kaworu Nagisa: chiamato nella Cabala come l'angelo dell'apocalisse, e infatti stava quasi per riuscirci, oppure come Tabris, egli chiama gli uomini "Lilim", termine che corrisponde in questa religione ai figli di Adamo e Lilith. Essendo quindi nella serie anche l'uomo <i>discendente</i> di Lilith, e lo spiega Misato nel The End, l'utilizzo del termine "Lilim" è quanto mai appropriato. Riguardo a quest'ultimo angelo vorrei fare luce su un altro affascinante dettaglio che ho scoperto da solo senza andare a spolverare manoscritti e antichi documenti di religione.
Il terzultimo angelo, Arael, cerca, e trova, il contatto psichico con gli esseri umani, per cercare di capire la loro psicologia. Il penultimo, Armisael, cerca, e trova anche qui, il contatto fisico con gli Evangelion e con i piloti. Cosa succede con Kaworu poi, l'ultimo angelo? Questo arriva rivolgendosi a Shinji con parole del genere "Gli esseri umani hanno paura del contatto con il prossimo" o "Il tuo animo è delicato come il vetro" ecc. Kaworu sembra conoscere i più profondi dilemmi dell'uomo, come se avesse chissà quale esperienza di vita, e sfrutta queste sue conoscenze proprio per "ingannare" Shinji. E perché Kaworu può e conosce tutto questo? Ricordate che gli angeli sono, uno dopo l'altro, come dice Misato nel The End, il continuo rinnegamento della propria forma alla ricerca di una forma/modo di vivere adeguato (qualcosa del genere disse)? E non solo, ma gli angeli sembrano anche imparare dai propri errori perché non ce n'è uno uguale all'altro e ogni volta utilizzano stratagemmi diversi per cercare di raggiungere il terminal dogma. E questo lo si capisce anche da questo fatto di Kaworu: Arael trova il contatto psichico, Armisael quello fisico e Tabris entrambi, riesce finalmente a trovare i due tipi di contatto con gli esseri umani, proprio perché ha fatto tesoro di quanto hanno "scoperto" gli angeli precedenti. Quando ho fatto caso a questa cosa sono rimasto senza parole.
Ora non pensiate però che abbia citato tutti questi collegamenti tanto per fare il figo che conosce la Cabala, no, l'ho fatto solo per fare capire una volta per tutte che i nomi religiosi non sono messi a caso, ma hanno il più delle volte un vero e profondo significato, senza scomodare la Luna Nera come generatrice degli uomini e la Luna Bianca come generatrice degli angeli o l'albero della vita il cui intreccio dei significati dei "rami" è più o meno correlato alla crescita di Shinji. Questo e molto altro, come i riferimenti pirallendiani alla maschera e quelli freudiani alla psicoanalisi, in particolar modo negli ultimi episodi, potrebbero allungare il discorso all'infinito.
Conclusioni generali
Dopo tanto parlare però, credo di non avere ancora centrato l'argomento principale. Cos'è, in sostanza, che rende Evangelion superiore a tutti gli altri anime? Questa è una cosa a cui ho fatto caso solo dopo avere rivisto la serie per la sesta volta: ogni scena di Evangelion, ogni inquadratura, ogni dialogo, ha un suo perché.
Nulla è lasciato al caso, ma proprio nulla di nulla. Mai una frase buttata lì tanto per, in Evangelion ogni singola frase pronunciata da qualsiasi personaggio - salvo durante le fasi di combattimento e di test - ha l'utilità di approfondire il carattere e i modi di fare dello stesso personaggio che la pronuncia, o di approfondire elementi dell'anime come quelli più tecnicamente fantascientifici o legati alla trama. In Evangelion non c'è alcun tipo di frase inutile - oddio, magari ci saranno rarissime eccezioni a cui potrei non avere fatto caso, ma non credo, e comunque sarebbero dei casi più unici che rari all'interno di Evangelion -, Anno ha curato in modo maniacale la sceneggiatura della serie, allo stesso modo in cui un genio come Tolkien ha curato l'ambientazione e le varie genealogie, tanto per rendere l'idea.
Ora potrete pensare che a furia di rivedere una serie, di qualsiasi anime si tratti, si fa più caso a questi dettagli e ci si costruiscono magari inutili e assurdi castelli mentali. Ma vi dico che, almeno nel mio caso, non è così: più serie ho rivisto una seconda o anche una terza volta, alcune le rivaluto in meglio e altre in peggio, ma solo in Evangelion visione dopo visione emergevano sempre più contenuti a cui non avevo fatto caso la prima volta. Per questo io non mi stanco mai di rivederlo, perché ogni volta riesco a guardare la serie con più profondità e a scoprire nuovi fantastici dettagli e magari anche interpretazioni diverse, che non smettono mai di stupirmi, rivelando la natura di quest'anime, simile a quella di un pozzo senza fondo. E tutta questa cura si riflette ovviamente anche sulla caratterizzazione dei personaggi, non solo sui loro complessi, ma anche e soprattutto sul loro realismo senza pari; essi, grazie a piccoli gesti e alle frasi sempre studiate e calibrate a puntino per ciascuno, acquisiscono una "umanità" davvero unica nel panorama dell'animazione. E a sostegno di questa mia teoria c'è un qualcosa, un altro grande merito che questa volta non va però alla GAINAX, ma all'adattamento italiano curato da Dynit: il doppiaggio.
Come tutti ben sappiamo, quello di Evangelion è fra i più riusciti di sempre, fra quelli italiani s'intende, e penso di sapervi dire il perché. I doppiatori italiani sono conosciuti in tutto il mondo per la loro bravura nel doppiare persone reali, cioè in film live con attori in carne e ossa, mentre sono risultati sempre abbastanza scadenti per il doppiaggio di un cartone animato. Ecco la mia teoria: siccome i doppiatori nostrani riescono meglio dove riescono a immedesimarsi in una persona "vera", in Evangelion sono riusciti a svolgere un eccellente lavoro perché Evangelion è, come dicevo prima, un anime che presenta personaggi fra i più realistici e naturali in circolazione, e questo appunto rende più facile l'immedesimazione da parte del doppiatore e di conseguenza l'adattamento della voce.
Beh, sinceramente, alla luce di tutta questa cura maniacale del dettaglio e dei contenuti, quanto peso potranno mai avere le solite piccole critiche mosse dagli haters quali "la trama ha dei punti oscuri", "personaggi così non esistono", "la gente si fa i castelli mentali" ecc.? Quello di una goccia in un mare probabilmente, questi sono dettagli ridicoli se paragonati al complesso. Poi forse molti non si sono resi conto che il lavoro svolto da Anno non è troppo dissimile da quello svolto da Kubrick per <i>2001: Odissea nello spazio</i>: la genialità sta nel sapere creare una struttura di base solida e con "punti oscuri" o "volti all'interpretazione" che sono comunque talmente registicamente curati e ispirati da neutralizzare la critica "non ha senso", quando invece si prefiggono lo scopo di mostrare qualcosa che va oltre l'apparenza. E appunto, alla luce di questo, perché su <i>2001</i> sono quasi - c'è sempre il quasi purtroppo, anche in opere che hanno segnato la storia cinematografica - tutti d'accordo per la nomina di "capolavoro", mentre per Evangelion invece bisogna fare tante storie? Ve lo dico io perché: Evangelion ha avuto un successo di critica e commerciale strepitoso, troppo grande, la GAINAX pure ci ha lucrato oltremisura, e questo lo porta ovviamente a essere odiato da molti quasi per un'invidia infantile. Scontato dire che sia un'opera di nicchia, l'avremmo tutti pensata allo stesso modo sulla sua qualità. Ah, e ci tengo a precisare, considero Evangelion superiore al capolavoro di Kubrick, perché per me, a differenza di quest'ultimo, Hideaki Anno ha saputo allestire un "palcoscenico" molto più grande e complesso, in cui, tramite delle solide e numerosissime caratteristiche di base, si possono collegare tantissimi elementi, i quali appaiono all'inizio diversi tra loro, e dare loro invece magari un significato univoco o comunque collegato. Per spiegarmi meglio, l'impressione che mi dà Evangelion è come quella appunto di un grande Albero della Vita, i cui rami sono più o meno tutti a contatto tra loro e provengono dal solido e poderoso tronco.
Ma non è solo questo il motivo delle antipatie che si è tirato: un'altra caratteristica che svia lo spettatore verso impressioni più "terra terra" è il concept di base e il genere di anime, ovvero la presenza di un "ragazzino complessato" come protagonista e la struttura di "una serie di robottoni come tante altre". Quindi vanno tutti a pensare "Eh no, come fa una serie così 'standard' all'apparenza a essere definita un capolavoro? I fan si fanno troppi film".
Spiegato l'arcano. E pensare che all'inizio anch'io avevo questo genere di pregiudizi verso gli anime "di robottoni" e quindi anche verso Evangelion, solo che con il passare degli episodi mi pareva piuttosto evidente come quest'anime si distaccasse dai suoi simili. Solo due fette di salame sugli occhi porterebbero lo spettatore a non accorgersi di una cosa tanto palese; e, a proposito, mi ero dimenticato di dirlo, valgono le stesse fette di buona carne per gli ultimi due episodi, con il finale che viene reputato "insensato" a prescindere, perché appunto una serie di robottoni non può andare tanto in profondità con i concetti. Quindi Evangelion viene bollato in questo modo senza neanche impegnarsi per trovargli un senso, cioè a questo tipo di "hateboy" non viene mai il dubbio che gli sia sfuggito qualcosa e che magari sia lui a non avere ben compreso un messaggio, e non l'anime che ha delle mancanze. Questo è un tipo di arroganza che non sopporto.
C'è poi un altro argomento molto discusso, ovvero la catalogazione di Evangelion come shounen o come seinen: come complessità e profondità della serie, questa deve essere per forza considerata come un seinen, eppure la questione si fa un po' ambigua perché il target a cui è rivolto Evangelion è fatto principalmente dagli adolescenti.
Quindi che si fa? A mio avviso può essere considerato come un "seinen rivolto agli adolescenti", tutto qua, forse un caso più unico che raro nella storia degli anime.
Concludendo, c'è poco da fare: per comprendere il senso e la qualità di Evangelion non potete limitarvi a una sola visione, nessuno che io conosca è mai riuscito a dare un senso a tutto, perlomeno agli elementi principali, dopo una singola visione, quindi in questo caso non potrete avere la presunzione di parlarne con saccenteria, a volte la via più dignitosa è il silenzio. E inoltre non basta guardarlo "da lontano" o con superficialità: Evangelion non va visto, va vissuto, dovete entrare nei personaggi e cercare di percepire le loro stesse sensazioni, solo così lo si potrà apprezzare appieno. Soprattutto dalla seconda metà della serie in poi è fondamentale la massima immedesimazione.
Come se tutti i pregi che ho elencato non bastassero, a elevare ancora di più quest'opera è il fatto che essa è uno degli anime che più di tutti ha fatto la storia per quanto riguarda l'animazione giapponese, in egual misura con Gundam direi. Ha rivoluzionato sin troppo, questo Eva, dal metodo di pilotaggio dei mecha alla complessissima trama. Dal numero degli episodi che, grazie al suo "formato ridotto" rispetto a molte altre serie, ha mostrato come si potesse fare un lavoro tanto serio e ambizioso anche con una ridotta quantità di puntate, dando via all' "animazione seriale" - da questo momento in poi infatti la stragrande maggioranza delle serie sarà costituita da "pacchetti predefiniti" di episodi, che possono essere 12-13 (metà di 26), 26 o in casi più rari 50-52 (doppio di 26) -; alla profondissima caratterizzazione dei personaggi, che da qui in avanti ha dato luogo a millemila dilemmi esistenziali negli anime. Infatti gli "io sono io", tre parole che rinchiudono l'essenza di Evangelion e sono anche le più ripetute, sono iniziati a spuntare come funghi, così come le "pippe mentali".
Quindi senza Anno e soci oggi non potremmo contare su questa grande quantità di anime più seri e introspettivi, che sono spesso anche i migliori.
Giudizio finale: voi ci credete nella "perfezione"? Io sì, e sono pochissimi gli anime che possono fregiarsi di tale titolo, ma non Evangelion: questo va oltre questa definizione, perché è qualcosa che va oltre il normale concetto di anime cui siamo abituati, quindi ritengo sia inappropriato "limitare" la qualità di Evangelion all'interno di questo aggettivo che non è niente più di una semplice parola scritta; per questo il mio voto sarebbe 11.
Insomma, la Divina Commedia sta alla letteratura come Evangelion sta agli anime.
E dopo avere finito di vedere Evangelion non può che pervaderci un senso di tristezza, non tanto per la fine in sé, quanto per la consapevolezza di avere appena vissuto un'esperienza unica nella vita, che probabilmente mai più si ripeterà in questo campo.
Detto questo, non mi rimane altro da dire che queste ultime parole.
A Hideaki Anno, Grazie
A <i>Neon Genesis Evangelion</i>, Addio
A tutti i ragazzi che hanno avuto la pazienza di leggere fin qua...
Congratulazioni
Dopo avere tanto parlato e discusso di Evangelion, è a dir poco un dovere per me elargirgli una recensione che gli renda giustizia, al contrario di quella vecchia che era fatta giusto da 2-3 impressioni buttate giù.
Mi accingerò ad analizzare l'anime in ogni suo punto, in ogni suo pregio e difetto (sempre che ce ne sia), ma difficilmente una recensione, per quanto lunga o ben fatta, potrebbe essere esaustiva su un fenomeno tanto complesso e astratto come questo. Ho sempre ritenuto infatti che "ridurre" dei pensieri a delle semplici parole, per di più scritte, sia abbastanza superficiale e per certi versi stupido, soprattutto se si vuole parlare di un progetto di una tale portata. Comunque, farò del mio meglio.
Tre anni ormai sono passati dalla prima volta che lo vidi, ma è come se lo conoscessi da sempre. Diciamoci la verità, l'impressione iniziale che ha dato a tutti, me compreso, con i primi episodi è stata quella del "solito anime di robottoni", e la cosa grave è che molti haters sono ancora (auto)convinti di questo anche a visione conclusa.
Anche con questo aspetto, comunque, <i>Neon Genesis Evangelion</i> - letteralmente "Il vangelo della nuova genesi" - si rivela essere fin da subito un anime con una regia e una sceneggiatura profondissimi. Infatti durante la prima visione pensai di dropparlo e lo abbandonai dopo una quindicina di episodi, riconoscendone comunque l'altissimo valore oggettivo ma non di mio gusto, sarà stato anche perché lo vidi distraendomi ogni tanto con msn e cose simili.
Svolgimento
Personalmente divido Evangelion in due parti: gli episodi dall'1 al 14 e gli episodi dal 15 in poi.
I primi 14 sono piuttosto scanzonati e pervasi da atmosfere spesso allegre accompagnate però sempre dai monologhi e dai dubbi esistenziali di Shinji, o sovente anche di altri personaggi. E' in questi primi quattordici episodi che risiede per me l'unico difettuccio di Evangelion: ci sono un po' troppi attacchi degli Angeli, credo che di uno o due se ne sarebbe potuto fare a meno, anche se non sono comunque mai inutili e sono anzi quasi sempre metafora dei rapporti e della crescita interiore dei personaggi, ma del significato degli angeli ne parlerò più avanti.
Nonostante la prima metà della serie si mantenga su livelli comunque più che ottimi, è nella seconda metà che risiedono il vero Evangelion, i veri personaggi, i veri contenuti, e anche i veri angeli, insomma tutto.
Possiamo assistere, dal 15° in poi, episodio dopo episodio, a una vera e propria "degenerazione" dei personaggi e delle atmosfere, sempre più sature e dense. I personaggi si deprimono sempre di più, accadono sempre più infausti eventi, e tutto questo porta a una maggiore introspezione di tutti i personaggi presenti, che strariperà e verrà elevata all'ennesima potenza negli ultimi due tanto criticati (non affatto da me) e discussi episodi. A proposito di questi due, è necessario un ulteriore approfondimento sulle cause che hanno portato a realizzarli in tale maniera.
Come molti sapranno già, il finale è stato soddisfacente unicamente sul lato "moralistico" della serie - che d'altronde è quello principale ed è giusto che sia stato così - per problemi di budget, ovvero erano finiti i soldi e Anno e co. non hanno potuto fare a meno di porre un finale del genere; lo si capisce anche da una delle scritte che compare all'inizio dell'ultimo episodio:
<i>Tempo corrente, anno 2016 d.C.
In cerca di ciò che le persone hanno perso
In altre parole, nel procedere del perfezionamento dell'animo
<b>Tuttavia, il tempo ora disponibile </b></i> (i soldi) <i><b>sarebbe insufficiente per descrivere la totalità del processo</b>
Pertanto, si prenderà ora in esame un singolo ragazzo chiamato Shinji Ikari</i>.
Ecco, quindi non solo non si è potuto trattare un finale come Anno voleva, ma il budget non è bastato addirittura neanche per completare il perfezionamento di tutti i personaggi. Cioè tutti vengono approfonditi fino in fondo, fin nei loro problemi più remoti, ma solo il protagonista riesce a superare le proprie paure e di conseguenza a perfezionarsi.
Il punto perciò è ora questo: End of Evangelion è stato realizzato solo perché l'hanno voluto i fan, o perché dopotutto era il <i>vero</i> finale che Hideaki Anno aveva sempre avuto in mente? Spesso si discute fra queste due verità, ma a mio avviso sono corrette entrambe: "grazie" alle proteste, il maestro è stato "spinto" a concludere l'opera come aveva voluto fare fin dall'inizio. Non a caso negli ultimi due episodi ricorrono diverse immagini poi utilizzate nel EoE e le due parti del film s'intitolano rispettivamente "Episodio 25" ed "Episodio 26". In questa sede però mi limiterò a discutere unicamente del finale della serie, perché è questo che sto recensendo, anche se sottolineo che ritengo immensi entrambi i finali.
Gli ultimi due episodi rappresentano senza mezzi termini la vera essenza di Evangelion, la sua ragion d'essere, il finale che ha rivoluzionato sia il mondo degli anime sia la vita di molte persone, me compreso.
A parte Paranoia Agent, credo di avere visto più o meno tutti gli anime più introspettivi e carichi di contenuti "non velati" ma sparati per quello che sono, e non esagero quando dico che la concentrazione delle "pippe mentali" di Neon Genesis Evangelion negli ultimi due episodi non ha eguali. La cosa è comunque leggermente ambigua, perché con tutto questo molti penseranno che Evangelin sia un anime dalle tematiche terribilmente profonde. Ma io dico sì e no. "No" perché il messaggio che vuole dare l'autore è tutto sommato semplice, a tal punto da pensare "solo un cog***ne come Shinji non riusciva ad arrivarci". Ma "Sì" perché un messaggio del genere, per quanto all'apparenza semplice, viene approfondito in maniera inaudita, roba mai vista prima e impensabile all'epoca e non solo.
I personaggi vengono messi di fronte a loro stessi, di fronte appunto ai "loro animi presenti all'interno delle altre persone", e qui guarderanno la realtà da un punto di vista più obiettivo per riuscire a comprendere i propri problemi. Gli animi dei personaggi, soprattutto quello di Shinji, vengono scavati così a fondo da essere messi praticamente a nudo e da fare rabbrividire lo spettatore, perché dopotutto ciò che Anno vuole dire - e ovviamente lo fa anche capire, paraocchi permettendo - è che i problemi di Shinji riguardano dopotutto anche gli altri personaggi, pur così diversi caratterialmente, e quindi anche noi.
Seppure sia semplice però, sinceramente non mi spiego come molti lo trovino senza senso. Ci può stare che lo si capisca di più o di meno, ma sul fatto che qui giace il normale sviluppo di quello che è stato Evangelion per 24 episodi non ci dovrebbero essere dubbi, eppure...
Insomma il finale "La bestia che gridò AMore nel cuore nel mondo" è uno fra i migliori finali possibili e immaginabili e, se pensiamo che il progetto iniziale prevedeva degli sviluppi simili all'EoE, questo gli dà ancora più valore: Anno si è ritrovato d'improvviso senza soldi ed è riuscito a dare un finale incredibilmente sensato e coerente con se stesso e con la seria. Quest'uomo è un genio assoluto, personalmente lo considero nella top 3 dei registi di sempre.
Comunque avete presente wikiquote? Beh, il copione di questi due episodi rappresenterebbe interamente un enorme gruppo di citazioni che meriterebbe di stare per intero in quel sito. Sono innumerevoli le singole frasi che, anche a sé stanti, riescono a dare così tanti spunti di riflessione, a fare ricamare chissà quali collegamenti o interpretazioni. Ciò è qualcosa di straordinario, soprattutto per gli ultimi 2-3, minuti che sono accompagnati da una sublime variante dell'opening, che trascina con il suo crescendo anche la crescita interiore di Shinji e le profonde parole che gli rivolgono gli altri. Non ci sono parole per descrivere la magnificenza di quegli attimi.
Personaggi
Ecco il meglio assoluto di Evangelion, l'elemento che lo eleva a migliore anime in questo genere, e che, a mio avviso, più di altri ha innovato il modo di fare animazione.
A mio parere, infatti, prima di questo, e mi sa tanto che non c'è stato neanche dopo, non c'era mai stato alcun anime che approfondiva in tal misura i personaggi. E il bello è che Evangelion non si milita ai protagonisti, ma approfondisce anche quelli secondari, dando al tutto una visione magnificamente poliedrica, completa e più che soddisfacente.
<i>Shinji Ikari, nel di lui caso</i>: il protagonista dell'Opera.
Shinji si contraddistingue immediatamente dalla maggior parte dei protagonisti per il suo essere non solo poco figo ed "eroe", ma anzi spesso frustrante e detestabile. E questo motivo ovviamente aggiunge a Evangelion un'altra grossa fetta di detrattori da parte di appassionati superficiali. Shinji è rappresentato come la figura dell'otaku medio, anzi, direi, ne è una sua versione estremizzata - e si sa che per approfondire determinate tematiche niente è meglio di caratteri estremi, vedasi ad esempio <i>Welcome to the NHK</i>. Vi sono infatti molti riferimenti a questa figura, come la mancanza della fiducia in sé stessi, l'essere chiusi in un mondo proprio, avere il "dilemma del porcospino", credere che tutti ce l'abbiano con lui ecc.
Questo personaggio, pur essendo quasi una caricatura del tipico "sfigato", è - al contrario di come dicono molti - dotato di incredibile realismo, sia per le decisioni prese, sia per i dialoghi, sia anche per un piccolo sguardo: quando l'animazione si eleva al livello di "arte". Il suo modo di vivere così come i suoi sviluppi sono, quindi, quanto di più veritiero e sensato ci si possa aspettare. Il tutto va poi a "implodere" negli ultimi due episodi, dove Shinji compie il passo ultimo (perché <i>Non si tratta solo di fare il primo passo, ma anche di continuare ad avanzare, un passo dopo l'altro</i>) del suo cammino verso la maturità.
A proposito di questi due ultimi episodi, inizialmente i pensieri e i ragionamenti di Shinji possono apparire di difficile comprensione o i collegamenti risultare forzati - anche perché nessuno si sarebbe aspettato un finale del genere -, ma non è affatto così in realtà. Anch'io fui spiazzato la prima volta che lo vidi, lo ammetto, così rividi subito da capo tutto l'anime per cercare di capire cosa avesse portato Shinji a quella condizione finale e perché. E qui lo "capii" ma in maniera limitata, nel senso cioè che avevo sì compreso i legami causa-conseguenza che c'erano alla base, ma non avevo davvero capito quello che aveva provato Shinji. Non avevo capito come si potesse essere sentito.
Casualmente poi una notte ero a letto, non prendevo sonno e allora mi venne in mente di risentire - esattamente, solo attraverso le orecchie, avevo infatti scaricato la traccia audio degli ultimi 40 minuti, proprio perché mi ero reso conto del valore e della profondità contenutistica racchiusa in essi anche senza la presenza di immagini - tutto il finale, avendo modo così di concentrarmi al 100% sulle parole senza altre distrazioni. E finalmente capii. Capii il <i>vero</i> dramma di Shinji Ikari che era in parte anche un mio dramma; riuscii quindi a indossare i suoi panni, e piansi. Erano diversi anni che non mi succedeva, né mai mi era capitato di commuovermi per un film o per un anime. Quella notte una barriera si infranse dentro me e mi segnò per sempre l'esistenza, allo stesso modo del vetro che infrange Shinji dopo essere arrivato alle giuste conclusioni.
Non potrò quindi mai ringraziare a sufficienza Hideaki Anno, l'unica cosa che posso fare in suo omaggio è "difendere" Neon Genesis Evangelion, soprattutto il finale, ogniqualvolta viene sparso letame sul suo conto.
L'Autore ha insomma realizzato dell'assurdo con Shinji Ikari, e la cosa che fa "ridere" è che gli altri personaggi non sono da meno, ma per me è il protagonista a godere - per l'esperienza che ho - della miglior caratterizzazione nella storia dell'animazione e del cinema mondiale, e se permettete ve lo dice qualcuno che di psicologia se ne intende un pochino (università).
Poi, anzi, semmai avrei dovuto dire "prima", c'è la <i>First children</i>, Rei Ayanami, la ragazza che da qui in poi è diventata la "tipica" marionetta muta sempre seria; Evangelion è riuscito a lanciare una moda anche con questo personaggio.
Rei è innanzitutto un personaggio poco "umano", perché è stato "creato", è il termine giusto, incrociando il DNA di Lilith con quello di Yui Ikari, la madre di Shinji. Ed è anche grazie a quest'ultimo dettaglio che Evangelion si fa ancor più carico di fascino e profondità in diverse situazioni.
Innanzitutto perché Shinji è più o meno attratto da Rei? Girano due teorie a riguardo: perché Rei gli ricorda la madre o perché Rei, la tipica ragazza indifesa, è il bersaglio e il desiderio sessuale preferito di molti otaku. Anche qui a mio avviso le due ipotesi sono entrambe corrette.
Al dilemma della natura di Rei si collegano anche vari spunti sulle personalità di Gendo e Asuka. Il primo, appunto, ha creato Rei appositamente a immagine e somiglianza della moglie, per conservarne almeno il ricordo fisico. Da qui infatti, attraverso gli occhi di Shinji, appare inizialmente inspiegabile il legame affettivo che unisce Gendo a Rei: Rei, la ragazza che non parla mai più del dovuto né si lega a nessuno, tranne che poi a Shinji. E' a dir poco affascinante lo sviluppo del rapporto tra i due, come inizialmente si ignorino e poi, in seguito, piccoli dettagli su piccoli dettagli, Rei passi da bambola senza volontà, quale era, a una persona con una presa di coscienza di sé e con un desiderio <i>soggettivo</i> di volere fare realmente qualcosa. Con Rei sono i dettagli a fare la differenza, ed è incredibile il peso che una singola parola (Grazie), un singolo oggetto (occhiali di Gendo), un piccolo sguardo diverso dal solito hanno su di lei.
Discutendo invece del rapporto che intercorre tra Soryu e Ayanami, avrete notato che la prima nutre non poca avversione nei riguardi dell'altra, avversione che non fa altro che aggravarsi con il passare degli episodi. Questo perché? Certo, senza pensarci troppo verrebbe da dire che il motivo è la depressione di Asuka, in conseguenza della quale lei se la prende in misura maggiore con tutti. Ma il discorso è in realtà ben più profondo.
Asuka ha un passato traumatico perché la madre scambiava la sua bambola per lei e anzi gliela preferiva. Da qui perciò, immaginate l'odio immane che può provare Asuka per Rei, ossia una "bambola" che è per di più la più apprezzata dal comandante e che riesce meglio di lei nelle operazioni belliche. Una bambola che, ancora una volta, viene preferita a lei stessa. Asuka Soryu Langley giustamente non ci vede più dall'odio, e non esagera quando negli ultimi episodi dice che avrebbe preferito morire piuttosto che essere salvata da "quella bambola".
Il risentimento di Asuka per Rei si fa sempre più forte con il passare degli episodi anche perché, aumentando i suoi fallimenti e cadendo quindi in depressione, in lei sembrano risvegliarsi poco a poco i terribili ricordi d'infanzia e quindi è portata maggiormente a detestare Rei. Infatti il suo culmine giunge non a caso proprio quando il terzultimo angelo la "sporca" nella psiche e dissotterra tutte le sue memorie più dolorose.
Oltre queste particolarità, Asuka è comunque dotata di un atteggiamento "terribilmente" coerente e quindi insopportabile, perlomeno per chi la conosce superficialmente; infatti inizialmente la detestavo anch'io, ma quando ho capito il suo dramma e ciò che ne è scaturito ho iniziato ad adorarla per il suo carattere e per l'immensa profondità psicologica che ne è alla base. Difatti considero Asuka il "miglior" personaggio di Evangelion dopo il protagonista.
Poi c'è il caso Misato, la tutrice di Shinji, con il suo complicato rapporto di amore-odio verso il padre legato al second impact che lei ha vissuto, con i motivi che l'hanno spinta a entrare nella Nerv, con la metafore di Kaji come suo padre, con la sua continua solitudine mascherata da un finto desiderio di volere consolare gli altri quando in realtà è solo se stessa che vuol consolare. Anche Misato è un personaggio dalla personalità incredibilmente variegata e complessa, ad Anno tutto si può dire tranne che si sia risparmiato.
Non sono affatto da sottovalutare anche i personaggi più secondari, come Kaji - uomo di tante belle parole ma che fa buon viso a cattivo gioco, dotato comunque di forti aspirazioni tutte sue - o Ritsuko, con il suo intricato "triangolo amoroso", costituito da lei, sua madre e Gendo - triangolo che la porta a compiere scelte di dubbia giustificazione come la distruzione dei dummy o la distruzione dell'intero sistema nel film -, con il suo passato e il misterioso rapporto con Rei che viene svelato pian piano, in particolar modo nell'episodio 21 "Nerv, la nascita". E per concludere, abbiamo il padre di Shinji, Gendo, i cui veri sentimenti non riescono purtroppo a emergere (per mancanza di tempo/denaro) nella serie, e avranno luce soltanto nel film; ma si capisce comunque il profondo legame che lo lega a Yui e di conseguenza alla First e di conseguenza all'Evangelion 01: in Eva è sempre tutto collegato.
Ah, e per ultimo, anche in ordine cronologico, come non menzionare Kaworu Nagisa, il Fifht children? Ora parlando del suo caso parlerò dell'episodio 24 nella sua integrità, perché una tale episodio merita una sessione a sé per la sua magnificenza.
Difficilmente si capisce subito, ma questo episodio raggiunge un lirismo, dei picchi poetici, senza pari, lo si può paragonare al massimo a dei corti fra i migliori usciti, come Kigeki. Dopo qualche minuto dall'inizio entrerà in scena questo misterioso ed "etereo" ragazzo, chiamato Kaworu Nagisa, che "stranamente" (doppio fine) riesce a entrare subito in confidenza con Shinji, e anche quest'ultimo ovviamente se ne meraviglia. Come dicevo, Kaworu è un personaggio assurdo, praticamente dalla sua bocca escono solo parole che sembrano provenire da qualche poesia. Il ritmo delle conversazioni fra lui e Shinji, il fascino e gli argomenti dei loro discorsi, il tutto assume l'aspetto e il ritmo di una danza incredibilmente costante e coerente con se stessa, "cantata" principalmente da Kaworu, i cui discorsi assumono un incredibile fascino sia per profondità sia per, appunto, "musicalità".
Questa danza poi si eleva all'ennesima potenza quando, negli ultimi cinque minuti, ad accompagnare ogni scena c'è la maestosa Nona sinfonia di Beethoven, il tanto conosciuto e acclamato "Inno alla gioia". E solo come i grandi geni sanno fare, prendendo un nome a caso: Stanley Kubrick, Anno è riuscito a dare un significato ben preciso a questo gran pezzo di musica classica, allo stesso modo in cui Kubrick c'era riuscito con <i>2001: Odissea nello spazio</i> o con <i>Barry Lyndon</i>, anzi a mio avviso Hideaki ha fatto ancor meglio, perché con la musica sottolinea più momenti e più brevi, il che è più difficile di quanto ha fatto Kubrick, che si è "limitato", e sottolineo le virgolette, a impiegare delle colonne sonore per rendere più l'atmosfera generale che non i singoli momenti come fa il nostro regista qui.
E insomma, il sogno di una vera amicizia per Shinji dura purtroppo ben poco, perché Kaworu si rivela essere il diciassettesimo e ultimo angelo, e le ultime parole che si scambiano tra loro, anche grazie alla musica, assumono un aspetto e un fascino divini senza precedenti; e poi c'è quel magico minuto di fermo-immagine, in cui è la musica a parlare e a dare significato alla scena e ai dubbi di Shinji, dubbi che lo hanno trascinato per 24 episodi e che devono avere una loro risoluzione in quei momenti, momenti terribili per Shinji ma altrettanto affascinanti per lo spettatore. A mio avviso è il minuto più bello di Neon Genesis Evangelion, fa scaturire mille e più emozioni allo spettatore, che si immedesima in quello che potrebbe provare Shinji in quegli ultimi istanti di tremenda indecisione e di conflitti interiori - ricordiamo per l'appunto un precedente simile, ovvero quello con Toji, che l'aveva traumatizzato.
Questo episodio è a tutti gli effetti come una poesia fatta da più strofe, come un pezzo dell'Orlando furioso, insomma come qualcosa del genere.
Regia e musiche
Salvo casi sperimentali di corti o di film, ad esempio Tenshi no Tamago, in una serie non si è mai visto nulla di simile. La regia è così matura e profonda che riesce a scandire alla perfezione ogni attimo, ogni sequenza, e a dargli un preciso significato a seconda della lunghezza di un fermo-immagine, dell'inquadratura, o ancora meglio dei cambi di scena che sottolineano sempre la drammaticità della situazione o una particolare emozione dei personaggi.
Il collegamento fra una scena e l'altra è sempre netto e secco, Anno ha un incredibile maestria nel sapere gestire questi tempi, come l'improvviso silenzio della comparsa del titolo, o meglio, dei due titoli, altra raffinatezza di Eva, che compare in mezzo all'episodio e trascinano lo spettatore ancora di più nell'atmosfera già molto pesante e satura dell'anime.
Sembrerò ripetitivo e logorroico, penserete che per puro fanboismo ora io stia "arrotondando" tutti gli aspetti e i pregi dell'anime per eccesso, ma vi assicuro che non è così, perché sto appunto per dire che anche la colonna sonora, composta dal grande Shirou Sagisu - già ideatore di quella di <i>Nadia</i>, stupenda anche quella infatti - è fra le più belle che ho mai ascoltato, nell'ambito sia delle opere d'animazione sia di quelle cinematografiche in generale.
I pezzi, sebbene ideati dallo stesso compositore, sono variegatissimi e ognuno di essi rende alla perfezione le situazioni che va a rappresentare. La colonna sonora riesce a rendere dannatamente bene ogni sacrosanto momento: quelli drammatici, quelli di tensione, di introspezione - eccezionali le musiche oniriche e "sfumanti" che abbracciano le introspezioni dei personaggi - di azione, e altro ancora. Sono anche presenti, e se non erro anche per la prima volta in un anime, dei pezzi non originali per la colonna sonora, come il già citato <i>Inno alla gioia</i> o l'<i>Allelujah</i>, che viene usato per la contaminazione psichica di Asuka nel 22° episodio da parte di Arael, il quindicesimo angelo. E, come ho già detto, questi pezzi non sarebbero potuti essere impiegati in un modo migliore, tutt'altro che "a sproposito" come magari possano pensare molti, legati a pregiudizi verso l'animazione giapponese, per di più verso un anime di "robottoni.
Particolare menzione ("E quando mai", direte voi) va all'opening: la ritengo tra le più belle di sempre, è stata infatti una delle pochissime che ho apprezzato molto fin dalla prima volta che l'ho sentita. Ma la bellezza e la profondità dell'opening - sì, anche l'opening è profonda, questa cosa fa quasi ridere - non stanno soltanto nella musica, ma anche e soprattutto nel perfetto mix tra le immagini, i rapidi fotogrammi e il tempo che scandisce la musica. Non è tutto, c'è una cosa che ho scoperto solo da poco facendo particolare attenzione: nell'opening è racchiusa la sintesi del percorso interiore di Shinji in ordine cronologico, attraverso i suoi fotogrammi che vengono presentati; ora vi riporto tutte le immagini di Shinji, in ordine cronologico.
All'inizio notiamo uno Shinji con un'espressione piuttosto indifferente e impassibile, ovvero lo Shinji prima di salire sull'Eva, che come dice lui stesso "non faceva nient'altro che esistere". Poi notiamo Shinji all'interno dell'Eva 01 con la sua tipica espressione "Ok, va bene, ora faccio quello che mi dite di fare", e poco dopo l'Eva 01 che va in berserk e poi sporco di sangue, a seguito dello scontro con il primo angelo. Poi ci sono varie scene di battaglia dello 01, riconducibili alle varie operazioni belliche presenti nella serie; poi in una scena si vede l'Eva 01 che distende le braccia e Shinji a occhi chiusi: qui è quando rimane intrappolato nel mare di Dirac e ha la sua prima esperienza "ravvicinata", da quando è morta s'intende, con la madre, l'espressione del volto fa intendere questo. Nella scena dopo volge con decisione lo sguardo nella direzione opposta, questo è assimilabile alla sua decisione presa contro Zeruel, quando decide di tornare indietro in seguito al discorso di Kaji. Nel sua ritratto successivo lo osserviamo con il volto arrabbiato/infastidito a occhi chiusi rivolto verso il basso, e qui Shinji è praticamente accostabile a quando è messo a confronto con la cruda realtà di Kaworu, potrebbe essere un richiamo sia all'episodio 24 sia all'episodio 25, dove all'inizio viene tartassato dalla domanda "Perché l'hai ucciso?". Poi appare un fotogramma per un brevissimo istante, l'ho beccato per puro caso, in cui Shinji si ripara la faccia da una luce abbagliante. Considerando che questo dovrebbe corrispondere a uno dei momenti finali della serie, è plausibile che non ci sia una parte simile nell'anime, che magari doveva essere sviluppata ma per la mancanza di fondi poi non si è potuto fare. Il suo significato comunque - o la "variante" usata in mancanza di soldi - sembra essere contenuto in quegli ultimi momenti d'introspezione dell'episodio 26, dove Shinji acquisisce finalmente la consapevolezza di sé e del mondo circostante e appunto si rompe una specie di "barriera" nel suo animo, che viene invaso da quel lampo abbagliante che corrisponde appunto alla "verità". E infatti nel fotogramma successivo, l'ultimo, si vede Shinji con un'espressione di pura e sincera felicità, che finalmente ha raggiunto il suo "scopo" e completato la sua maturità, come le sue ultime parole "...Vi ringrazio!".
Angeli e religione
Questo è uno degli argomenti più discussi e più criticati di Evangelion, anche da alcuni fan. Non si trova mai un punto d'incontro tra chi sostiene di trovare un senso alle diverse citazioni delle più varie religioni e chi sostiene che sono messe lì tanto per farle vedere. Addirittura girano voci che lo stesso aiuto regista, o uno qualsiasi dei membri dello staff, non ricordo chi era di preciso, avrebbe affermato che i rimandi religiosi fossero messi solo perché considerati "cool" dai giapponesi e che non avessero un senso ben preciso. Beh, io ho due teorie a proposito:
1 - balla inventata di sana pianta dai detrattori di Eva, non mi stupirei;
2 - anche se fossero messe a caso, sono "riuscite" comunque nel loro intento, cioè quello di avere un significato ben preciso, a volte praticamente diretto e altre volte un po' forzato; ma appunto si nota che c'è una coerenza lineare e solida fra esse, che evidenzierò qui avanti, e non si potrà negare l'evidenza di una loro sensatezza.
Ora citerò solo i riferimenti più eclatanti, quelli un po' forzati o totalmente assenti non li citerò, anche perché non voglio fare un trattato di religione, potrete approfondire questi argomenti altrove.
Israfel, 7° angelo: nella Cabala (sempre di questa si parlerà trattando gli angeli) è un angelo che ha l'incarico di suonare la tromba nel Giorno del Giudizio. Viene anche considerato come l'angelo della musica e della resurrezione. Beh, immagino abbiate già capito: la "resurrezione" sta per la sua capacità di autorigenerarsi, e per quanto riguarda la musica l'intero episodio e la strategia militare impiegata sono volti all'impiego della musica e della sincronia affinché Asuka e Shinji abbattano le due parti dell'angelo nello stesso preciso istante.
Matarael, 9° angelo: chiamato l'angelo della "pioggia di morte", che verrebbe inteso ai giorni nostri come "pioggia acida" o qualcosa del genere. Infatti la sua arma principale è proprio questa: fare colare dell'acido corrosivo, appunto una "pioggia di morte".
Sahachiel, 10° angelo: è uno dei "Comandanti del cielo", colui che è destinato a vigilare sulla rettitudine dei popoli. Anche qui il riferimento è abbastanza chiaro, ovvero nell'anime l'angelo compare nello spazio - cielo - così in alto da potere tenere d'occhio l'intera facciata del pianeta, non a caso sul suo corpo sono disposti tre grandi occhi, difatti Sahachiel è colui che è destinato a vigilare sulla rettitudine dei popoli.
Ireul, 11° angelo: è inteso come l'angelo della paura che s'infiltra ovunque. Qui il collegamento è praticamente letterale, Ireul fa proprio questo, cioè s'infiltra negli Evangelion, nel Magi System ecc.
Leliel, 12° angelo: questo è uno dei casi più affascinanti, sia come angelo della serie sia come collegamento con la Cabala, ma il discorso andrebbe troppo per le lunghe per essere affrontato in questa sede, per cui mi limito ad invitarvi a cercare da voi altrove questo riferimento.
Bardiel, 13° angelo: è considera il principe del secondo cielo e viene anche chiamato "Condottiero dei fulmini". Vi ricordate come questo angelo infettò l'Eva 03 affidato a Toji? Esatto, attraverso delle nubi perturbate: "Principe del cielo" e "Condottiero dei fulmini".
Arael, 15° angelo: è il secondo angelo pieno della luce divina - il primo è Adam, infatti anch'egli è rappresentato nella serie come "Gigante di luce". Il suo scopo è quello di portare punizioni nel mondo inferiore, e questo può essere riconducibile a quello che fa Asuka, ovvero farle rivivere tutte le brutte esperienze negative del passato.
Armisael, 16° angelo: è l'angelo preposto a liberarci dalle sofferenze di questo mondo (ricordate che Rei, il cui controllo dell'Eva era stato preso da questo angelo, voleva liberare Shinji dalla sofferenza che gli stava causando l'angelo, che stava infettando lo 01?) ed è quello che provoca tutte le malattie che divengono poi contagiose; e sì, l'angelo nella serie fra proprio questo: entra in contatto con gli Evangelion e poi da lì prova a contagiare gli altri.
Tabris, 17° e ultimo angelo, comunemente noto come Kaworu Nagisa: chiamato nella Cabala come l'angelo dell'apocalisse, e infatti stava quasi per riuscirci, oppure come Tabris, egli chiama gli uomini "Lilim", termine che corrisponde in questa religione ai figli di Adamo e Lilith. Essendo quindi nella serie anche l'uomo <i>discendente</i> di Lilith, e lo spiega Misato nel The End, l'utilizzo del termine "Lilim" è quanto mai appropriato. Riguardo a quest'ultimo angelo vorrei fare luce su un altro affascinante dettaglio che ho scoperto da solo senza andare a spolverare manoscritti e antichi documenti di religione.
Il terzultimo angelo, Arael, cerca, e trova, il contatto psichico con gli esseri umani, per cercare di capire la loro psicologia. Il penultimo, Armisael, cerca, e trova anche qui, il contatto fisico con gli Evangelion e con i piloti. Cosa succede con Kaworu poi, l'ultimo angelo? Questo arriva rivolgendosi a Shinji con parole del genere "Gli esseri umani hanno paura del contatto con il prossimo" o "Il tuo animo è delicato come il vetro" ecc. Kaworu sembra conoscere i più profondi dilemmi dell'uomo, come se avesse chissà quale esperienza di vita, e sfrutta queste sue conoscenze proprio per "ingannare" Shinji. E perché Kaworu può e conosce tutto questo? Ricordate che gli angeli sono, uno dopo l'altro, come dice Misato nel The End, il continuo rinnegamento della propria forma alla ricerca di una forma/modo di vivere adeguato (qualcosa del genere disse)? E non solo, ma gli angeli sembrano anche imparare dai propri errori perché non ce n'è uno uguale all'altro e ogni volta utilizzano stratagemmi diversi per cercare di raggiungere il terminal dogma. E questo lo si capisce anche da questo fatto di Kaworu: Arael trova il contatto psichico, Armisael quello fisico e Tabris entrambi, riesce finalmente a trovare i due tipi di contatto con gli esseri umani, proprio perché ha fatto tesoro di quanto hanno "scoperto" gli angeli precedenti. Quando ho fatto caso a questa cosa sono rimasto senza parole.
Ora non pensiate però che abbia citato tutti questi collegamenti tanto per fare il figo che conosce la Cabala, no, l'ho fatto solo per fare capire una volta per tutte che i nomi religiosi non sono messi a caso, ma hanno il più delle volte un vero e profondo significato, senza scomodare la Luna Nera come generatrice degli uomini e la Luna Bianca come generatrice degli angeli o l'albero della vita il cui intreccio dei significati dei "rami" è più o meno correlato alla crescita di Shinji. Questo e molto altro, come i riferimenti pirallendiani alla maschera e quelli freudiani alla psicoanalisi, in particolar modo negli ultimi episodi, potrebbero allungare il discorso all'infinito.
Conclusioni generali
Dopo tanto parlare però, credo di non avere ancora centrato l'argomento principale. Cos'è, in sostanza, che rende Evangelion superiore a tutti gli altri anime? Questa è una cosa a cui ho fatto caso solo dopo avere rivisto la serie per la sesta volta: ogni scena di Evangelion, ogni inquadratura, ogni dialogo, ha un suo perché.
Nulla è lasciato al caso, ma proprio nulla di nulla. Mai una frase buttata lì tanto per, in Evangelion ogni singola frase pronunciata da qualsiasi personaggio - salvo durante le fasi di combattimento e di test - ha l'utilità di approfondire il carattere e i modi di fare dello stesso personaggio che la pronuncia, o di approfondire elementi dell'anime come quelli più tecnicamente fantascientifici o legati alla trama. In Evangelion non c'è alcun tipo di frase inutile - oddio, magari ci saranno rarissime eccezioni a cui potrei non avere fatto caso, ma non credo, e comunque sarebbero dei casi più unici che rari all'interno di Evangelion -, Anno ha curato in modo maniacale la sceneggiatura della serie, allo stesso modo in cui un genio come Tolkien ha curato l'ambientazione e le varie genealogie, tanto per rendere l'idea.
Ora potrete pensare che a furia di rivedere una serie, di qualsiasi anime si tratti, si fa più caso a questi dettagli e ci si costruiscono magari inutili e assurdi castelli mentali. Ma vi dico che, almeno nel mio caso, non è così: più serie ho rivisto una seconda o anche una terza volta, alcune le rivaluto in meglio e altre in peggio, ma solo in Evangelion visione dopo visione emergevano sempre più contenuti a cui non avevo fatto caso la prima volta. Per questo io non mi stanco mai di rivederlo, perché ogni volta riesco a guardare la serie con più profondità e a scoprire nuovi fantastici dettagli e magari anche interpretazioni diverse, che non smettono mai di stupirmi, rivelando la natura di quest'anime, simile a quella di un pozzo senza fondo. E tutta questa cura si riflette ovviamente anche sulla caratterizzazione dei personaggi, non solo sui loro complessi, ma anche e soprattutto sul loro realismo senza pari; essi, grazie a piccoli gesti e alle frasi sempre studiate e calibrate a puntino per ciascuno, acquisiscono una "umanità" davvero unica nel panorama dell'animazione. E a sostegno di questa mia teoria c'è un qualcosa, un altro grande merito che questa volta non va però alla GAINAX, ma all'adattamento italiano curato da Dynit: il doppiaggio.
Come tutti ben sappiamo, quello di Evangelion è fra i più riusciti di sempre, fra quelli italiani s'intende, e penso di sapervi dire il perché. I doppiatori italiani sono conosciuti in tutto il mondo per la loro bravura nel doppiare persone reali, cioè in film live con attori in carne e ossa, mentre sono risultati sempre abbastanza scadenti per il doppiaggio di un cartone animato. Ecco la mia teoria: siccome i doppiatori nostrani riescono meglio dove riescono a immedesimarsi in una persona "vera", in Evangelion sono riusciti a svolgere un eccellente lavoro perché Evangelion è, come dicevo prima, un anime che presenta personaggi fra i più realistici e naturali in circolazione, e questo appunto rende più facile l'immedesimazione da parte del doppiatore e di conseguenza l'adattamento della voce.
Beh, sinceramente, alla luce di tutta questa cura maniacale del dettaglio e dei contenuti, quanto peso potranno mai avere le solite piccole critiche mosse dagli haters quali "la trama ha dei punti oscuri", "personaggi così non esistono", "la gente si fa i castelli mentali" ecc.? Quello di una goccia in un mare probabilmente, questi sono dettagli ridicoli se paragonati al complesso. Poi forse molti non si sono resi conto che il lavoro svolto da Anno non è troppo dissimile da quello svolto da Kubrick per <i>2001: Odissea nello spazio</i>: la genialità sta nel sapere creare una struttura di base solida e con "punti oscuri" o "volti all'interpretazione" che sono comunque talmente registicamente curati e ispirati da neutralizzare la critica "non ha senso", quando invece si prefiggono lo scopo di mostrare qualcosa che va oltre l'apparenza. E appunto, alla luce di questo, perché su <i>2001</i> sono quasi - c'è sempre il quasi purtroppo, anche in opere che hanno segnato la storia cinematografica - tutti d'accordo per la nomina di "capolavoro", mentre per Evangelion invece bisogna fare tante storie? Ve lo dico io perché: Evangelion ha avuto un successo di critica e commerciale strepitoso, troppo grande, la GAINAX pure ci ha lucrato oltremisura, e questo lo porta ovviamente a essere odiato da molti quasi per un'invidia infantile. Scontato dire che sia un'opera di nicchia, l'avremmo tutti pensata allo stesso modo sulla sua qualità. Ah, e ci tengo a precisare, considero Evangelion superiore al capolavoro di Kubrick, perché per me, a differenza di quest'ultimo, Hideaki Anno ha saputo allestire un "palcoscenico" molto più grande e complesso, in cui, tramite delle solide e numerosissime caratteristiche di base, si possono collegare tantissimi elementi, i quali appaiono all'inizio diversi tra loro, e dare loro invece magari un significato univoco o comunque collegato. Per spiegarmi meglio, l'impressione che mi dà Evangelion è come quella appunto di un grande Albero della Vita, i cui rami sono più o meno tutti a contatto tra loro e provengono dal solido e poderoso tronco.
Ma non è solo questo il motivo delle antipatie che si è tirato: un'altra caratteristica che svia lo spettatore verso impressioni più "terra terra" è il concept di base e il genere di anime, ovvero la presenza di un "ragazzino complessato" come protagonista e la struttura di "una serie di robottoni come tante altre". Quindi vanno tutti a pensare "Eh no, come fa una serie così 'standard' all'apparenza a essere definita un capolavoro? I fan si fanno troppi film".
Spiegato l'arcano. E pensare che all'inizio anch'io avevo questo genere di pregiudizi verso gli anime "di robottoni" e quindi anche verso Evangelion, solo che con il passare degli episodi mi pareva piuttosto evidente come quest'anime si distaccasse dai suoi simili. Solo due fette di salame sugli occhi porterebbero lo spettatore a non accorgersi di una cosa tanto palese; e, a proposito, mi ero dimenticato di dirlo, valgono le stesse fette di buona carne per gli ultimi due episodi, con il finale che viene reputato "insensato" a prescindere, perché appunto una serie di robottoni non può andare tanto in profondità con i concetti. Quindi Evangelion viene bollato in questo modo senza neanche impegnarsi per trovargli un senso, cioè a questo tipo di "hateboy" non viene mai il dubbio che gli sia sfuggito qualcosa e che magari sia lui a non avere ben compreso un messaggio, e non l'anime che ha delle mancanze. Questo è un tipo di arroganza che non sopporto.
C'è poi un altro argomento molto discusso, ovvero la catalogazione di Evangelion come shounen o come seinen: come complessità e profondità della serie, questa deve essere per forza considerata come un seinen, eppure la questione si fa un po' ambigua perché il target a cui è rivolto Evangelion è fatto principalmente dagli adolescenti.
Quindi che si fa? A mio avviso può essere considerato come un "seinen rivolto agli adolescenti", tutto qua, forse un caso più unico che raro nella storia degli anime.
Concludendo, c'è poco da fare: per comprendere il senso e la qualità di Evangelion non potete limitarvi a una sola visione, nessuno che io conosca è mai riuscito a dare un senso a tutto, perlomeno agli elementi principali, dopo una singola visione, quindi in questo caso non potrete avere la presunzione di parlarne con saccenteria, a volte la via più dignitosa è il silenzio. E inoltre non basta guardarlo "da lontano" o con superficialità: Evangelion non va visto, va vissuto, dovete entrare nei personaggi e cercare di percepire le loro stesse sensazioni, solo così lo si potrà apprezzare appieno. Soprattutto dalla seconda metà della serie in poi è fondamentale la massima immedesimazione.
Come se tutti i pregi che ho elencato non bastassero, a elevare ancora di più quest'opera è il fatto che essa è uno degli anime che più di tutti ha fatto la storia per quanto riguarda l'animazione giapponese, in egual misura con Gundam direi. Ha rivoluzionato sin troppo, questo Eva, dal metodo di pilotaggio dei mecha alla complessissima trama. Dal numero degli episodi che, grazie al suo "formato ridotto" rispetto a molte altre serie, ha mostrato come si potesse fare un lavoro tanto serio e ambizioso anche con una ridotta quantità di puntate, dando via all' "animazione seriale" - da questo momento in poi infatti la stragrande maggioranza delle serie sarà costituita da "pacchetti predefiniti" di episodi, che possono essere 12-13 (metà di 26), 26 o in casi più rari 50-52 (doppio di 26) -; alla profondissima caratterizzazione dei personaggi, che da qui in avanti ha dato luogo a millemila dilemmi esistenziali negli anime. Infatti gli "io sono io", tre parole che rinchiudono l'essenza di Evangelion e sono anche le più ripetute, sono iniziati a spuntare come funghi, così come le "pippe mentali".
Quindi senza Anno e soci oggi non potremmo contare su questa grande quantità di anime più seri e introspettivi, che sono spesso anche i migliori.
Giudizio finale: voi ci credete nella "perfezione"? Io sì, e sono pochissimi gli anime che possono fregiarsi di tale titolo, ma non Evangelion: questo va oltre questa definizione, perché è qualcosa che va oltre il normale concetto di anime cui siamo abituati, quindi ritengo sia inappropriato "limitare" la qualità di Evangelion all'interno di questo aggettivo che non è niente più di una semplice parola scritta; per questo il mio voto sarebbe 11.
Insomma, la Divina Commedia sta alla letteratura come Evangelion sta agli anime.
E dopo avere finito di vedere Evangelion non può che pervaderci un senso di tristezza, non tanto per la fine in sé, quanto per la consapevolezza di avere appena vissuto un'esperienza unica nella vita, che probabilmente mai più si ripeterà in questo campo.
Detto questo, non mi rimane altro da dire che queste ultime parole.
A Hideaki Anno, Grazie
A <i>Neon Genesis Evangelion</i>, Addio
A tutti i ragazzi che hanno avuto la pazienza di leggere fin qua...
Congratulazioni
<b>Attenzione! Spoiler sulla trama!</b>
Spinto come tanti dagli spropositati entusiasmo e successo che questa serie animata ad oggi riscuote, ho avuto modo di visionarla interamente. E' stato uno sforzo, comunque: se fosse stato soltanto per me avrei abbandonato dopo i primi quattordici episodi, e se dicessi che mi abbia emozionato, oppure che averlo visto mi abbia cambiato qualcosa, mentirei. Non mentirei invece dicendo che sono rimasto travolto dalla noia, e non perché non mi sia accorto dei riferimenti e delle introspezioni che contiene. Ma chissà, magari mi stavo perdendo il vangelo del nuovo secolo, il vangelo secondo Hideaki Anno, il sommo.
Guardando gli episodi successivi, però, ho avuto la malaugurata impressione che si cadesse sempre di più nel ridicolo e nel demenziale, ma non nel demenziale umoristico, semmai nel demenziale vero e proprio.
Ho sentito tante persone dire che per apprezzare questa serie animata sia necessaria una spiccata sensibilità, un gusto raffinato, un consistente bagaglio culturale, una capacità di cogliere dettagli e particolari non indifferente, e che di conseguenza non sia un'opera che tutti possono cogliere e capire. Ma ne siamo sicuri?
Dunque, come mai così tante persone ne parlano bene e sbanca il botteghino? L'élite intellettuale che ha la grazia di apprezzare tale prodotto è la massa?
Come mi è capitato di fare altre volte, mi astengo dall'imbrogliarmi nelle maglie del conformismo, dal gridare acriticamente lodi a tale titolo solamente perché tante persone lo fanno, trascinato dall'entusiasmo generale. Ecco a voi una recensione impopolare ed eretica. Non potevo fare finta di non essere rimasto con una smorfia semi-seria in faccia, alla fine della visione, con un anime così tanto osannato.
Per molti versi mi ha dato l'impressione di essere una serie dai toni piuttosto adolescenziali, il che si riscontra ampiamente. Del resto l'adolescenza è spesso e volentieri l'età tipica delle turbe mentali. E chissà, probabilmente in età adolescenziale mi avrebbe colpito, Neon Genesis Evangelion.
Siamo nell'anno 2015, il pianeta Terra è reduce da un cataclisma chiamato "Second Impact", avvenuto quindici anni prima. Alcuni ragazzi sono chiamati dall'organizzazione speciale Nerv a pilotare le unità Evangelion per difendere la Terra e l'umanità dall'attacco di creature mostruose e sconosciute, denominate Angeli. Costoro sono i "children". Il "first children" è Rei Ayanami, la ragazza-automa, priva di un'identità e di un'individualità proprie, in quanto sono state create numerose "Rei", e che di conseguenza non sarà mai come gli altri esseri umani, ma vorrebbe esserlo, immagazzinando i ricordi come le altre persone. La sua totale mancanza di personalità renderà i pochi rossori, le lacrime o le effimere manifestazioni di gentilezza dei fatti eclatanti in quei momenti in cui si mostra che in fondo dentro di lei si sta gradualmente sviluppando un po' di umanità. Ciò è fatto appositamente per emozionare lo spettatore, seppure senza riuscirci nel mio caso.
Il "second children" è una ragazza tedesca di nome Asuka Soryu Langley: si tratta di un altro personaggio che trovo totalmente scontato. E' infatti la tipica ragazza che esterna costantemente atteggiamenti acidi, boriosi, prepotenti, orgogliosi e arroganti - insomma, il classico atteggiamento che ispira simpatia quanto un calcio dove non batte il sole - ma che in realtà, manco a dirlo, nasconde un passato doloroso riguardante la madre.
Il "third children" è il vero e proprio protagonista della serie, e il suo nome è Shinji Ikari. E', guarda caso, il più talentuoso nel pilotaggio dell'unità Evangelion, ma è anche il mezzo più evidente con cui Hideaki Anno dipinge, e a tratti ridicolizza, l'immagine del ragazzo che ha difficoltà nel relazionarsi con le altre persone e che al tempo stesso ha bisogno di essere sostenuto dagli altri.
Ma io mi chiedo: Hideaki Anno stesso non marcia sopra al mercato dell'animazione giapponese, il quale alimenta l'esistenza degli otaku? Se non vado errato egli fu regista anche di Nadia ("Il Mistero della Pietra Azzurra" in Italia), anime tra l'altro ispirato a un'idea di Hayao Miyazaki. Se non vado errato, lo stesso Neon Genesis Evangelion vanta ad oggi cinque manga, una serie animata, tre film e un live action. Mah, in un fumetto del 2004, un certo Tatsuhiko Takimoto demolirà in un attimo l'apparente intento di Neon Genesis Evangelion in chiave satirica.
Verso gli ultimi episodi ho riscontrato sempre più scene dove non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere, fino alla perla "low cost" degli ultimi due. Potrei sbagliarmi, ma quel tipo di finale non mi è sembrato fatto del tutto volontariamente, perché già da alcuni episodi prima certe scene cominciavano a venire pesantemente riciclate. Infatti è riportato che la causa sia stata una scarsità di budget, in quanto pare che di primo impatto Evangelion ebbe un successo molto scarso.
A parte questo, comunque, a me sinceramente il finale è sembrato una sonora presa in giro. Gli otaku sono così disperati? Senza contare che gli ultimi due episodi rendono completamente inutile l'insieme di 24 puntate precedenti. Se si guardassero soltanto gli ultimi due episodi sarebbe la stessa identica cosa, non si perderebbe nulla.
Non che non mi sia accorto dei riferimenti religiosi contenuti nella serie. Un collaboratore del regista disse che Evangelion non ha alcun significato religioso, ma che sono stati utilizzati temi religiosi per rendere il prodotto "cool" e dall'aria misteriosa. A dire il vero, però, ho avuto comunque l'impressione che la serie strizzasse l'occhio in maniera abbastanza evidente a un pensiero che protende verso il teismo e il creazionismo e, siccome non mi riconosco in questo pensiero, non ho granché apprezzato la cosa. In certi passaggi mi è sembrato di riscontrare anche un po' di esoterismo.
Inserire la componente mistero, lasciando inspiegati e liberamente all'immaginazione dello spettatore alcuni dettagli, funziona sempre. In questo modo si apre la strada a migliaia d'interpretazioni e trip mentali. Di questo sistema però penso sarebbe bene non abusare, altrimenti alla fine si tende ad avvicinarsi a un mero fanservice stilistico che può significare tutto o niente.
Non che non mi sia accorto del grande minestrone di riferimenti filosofici e psicologici contenuti qua e là un po' in tutta la serie, alcuni più utilizzati ed evidenti - l'ateo Schopenhauer è un esempio -, altri solamente accennati, forse in alcuni passaggi inseriti anche in maniera un po' arbitraria o impropria. Forse sempre per dare l'aria "cool", dato che il finale sembra annullare qualsiasi discorso, per finire in quella che è, a mio modesto parere, una buffonata. E poi, personalmente, se voglio abbeverarmi dei pensieri dei filosofi non ho la necessità di andare a guardarmi un anime come questo, ma ricorro alle fonti.
Il character design, ad opera di Yoshiyuki Sadamoto, è tipicamente anni '90, e mediamente non mi è piaciuto. I disegni sono costituiti da sagome quasi interamente spigolose, e dove non sono spigolose sono rotondeggianti. Secondo me alcuni personaggi o anche le forme femminili sono rese in maniera orrenda.
I frame che mi sono piaciuti sono rari.
La colonna sonora, la trovo scontata quanto gli episodi, e credo che non sia stato un grande sforzo pescare in ampia parte un po' di musiche già esistenti, sigla di chiusura compresa. Ritengo che Shiro Sagisu qui si sia perso di anni luce dai livelli che toccò nella seconda metà degli anni '80 con Orange Road, la cui soundtrack brillava di luce propria.
Alcune musiche di sottofondo comunque sono posizionate in maniera totalmente antitetica, il che non mi ha permesso di prendere seriamente certe scene, seppure da intendere come tragiche. Mi sembra un po' comico sentire il coro dell'Halleluja durante una scena violenta.
Evangelion è un anime profondo? Non sono di quest'opinione. Gli anime e i manga veramente profondi possono comunicare messaggi significativi con due parole in croce o soltanto con un'immagine. In quel caso sta alla sensibilità del lettore o dello spettatore cogliere o meno ciò che si vuole dire. Qui invece si è addirittura arrivati a spiattellare una sorta di seduta psichiatrica dei personaggi principali, accompagnando lo spettatore fino alla presa in giro finale.
Serve essere particolarmente sensibili? A chi non fa gola un anime così pieno di trip mentali?
Se Evangelion ha veramente rivoluzionato il panorama dell'animazione giapponese e dei manga, lo ha fatto in maniera negativa, perché in questi ultimi anni mi sembra di assistere alla fiera delle idee esaurite.
Non ultimo, vi è un riferimento al pensiero di Pirandello. E per la gioia di chi è rimasto estasiato da tale riferimento, è parafrasando questo pensiero che chiuderò la mia recensione: esistono tanti "Neon Genesis Evangelion". Quello che appartiene alla mia realtà non è un capolavoro.
Spinto come tanti dagli spropositati entusiasmo e successo che questa serie animata ad oggi riscuote, ho avuto modo di visionarla interamente. E' stato uno sforzo, comunque: se fosse stato soltanto per me avrei abbandonato dopo i primi quattordici episodi, e se dicessi che mi abbia emozionato, oppure che averlo visto mi abbia cambiato qualcosa, mentirei. Non mentirei invece dicendo che sono rimasto travolto dalla noia, e non perché non mi sia accorto dei riferimenti e delle introspezioni che contiene. Ma chissà, magari mi stavo perdendo il vangelo del nuovo secolo, il vangelo secondo Hideaki Anno, il sommo.
Guardando gli episodi successivi, però, ho avuto la malaugurata impressione che si cadesse sempre di più nel ridicolo e nel demenziale, ma non nel demenziale umoristico, semmai nel demenziale vero e proprio.
Ho sentito tante persone dire che per apprezzare questa serie animata sia necessaria una spiccata sensibilità, un gusto raffinato, un consistente bagaglio culturale, una capacità di cogliere dettagli e particolari non indifferente, e che di conseguenza non sia un'opera che tutti possono cogliere e capire. Ma ne siamo sicuri?
Dunque, come mai così tante persone ne parlano bene e sbanca il botteghino? L'élite intellettuale che ha la grazia di apprezzare tale prodotto è la massa?
Come mi è capitato di fare altre volte, mi astengo dall'imbrogliarmi nelle maglie del conformismo, dal gridare acriticamente lodi a tale titolo solamente perché tante persone lo fanno, trascinato dall'entusiasmo generale. Ecco a voi una recensione impopolare ed eretica. Non potevo fare finta di non essere rimasto con una smorfia semi-seria in faccia, alla fine della visione, con un anime così tanto osannato.
Per molti versi mi ha dato l'impressione di essere una serie dai toni piuttosto adolescenziali, il che si riscontra ampiamente. Del resto l'adolescenza è spesso e volentieri l'età tipica delle turbe mentali. E chissà, probabilmente in età adolescenziale mi avrebbe colpito, Neon Genesis Evangelion.
Siamo nell'anno 2015, il pianeta Terra è reduce da un cataclisma chiamato "Second Impact", avvenuto quindici anni prima. Alcuni ragazzi sono chiamati dall'organizzazione speciale Nerv a pilotare le unità Evangelion per difendere la Terra e l'umanità dall'attacco di creature mostruose e sconosciute, denominate Angeli. Costoro sono i "children". Il "first children" è Rei Ayanami, la ragazza-automa, priva di un'identità e di un'individualità proprie, in quanto sono state create numerose "Rei", e che di conseguenza non sarà mai come gli altri esseri umani, ma vorrebbe esserlo, immagazzinando i ricordi come le altre persone. La sua totale mancanza di personalità renderà i pochi rossori, le lacrime o le effimere manifestazioni di gentilezza dei fatti eclatanti in quei momenti in cui si mostra che in fondo dentro di lei si sta gradualmente sviluppando un po' di umanità. Ciò è fatto appositamente per emozionare lo spettatore, seppure senza riuscirci nel mio caso.
Il "second children" è una ragazza tedesca di nome Asuka Soryu Langley: si tratta di un altro personaggio che trovo totalmente scontato. E' infatti la tipica ragazza che esterna costantemente atteggiamenti acidi, boriosi, prepotenti, orgogliosi e arroganti - insomma, il classico atteggiamento che ispira simpatia quanto un calcio dove non batte il sole - ma che in realtà, manco a dirlo, nasconde un passato doloroso riguardante la madre.
Il "third children" è il vero e proprio protagonista della serie, e il suo nome è Shinji Ikari. E', guarda caso, il più talentuoso nel pilotaggio dell'unità Evangelion, ma è anche il mezzo più evidente con cui Hideaki Anno dipinge, e a tratti ridicolizza, l'immagine del ragazzo che ha difficoltà nel relazionarsi con le altre persone e che al tempo stesso ha bisogno di essere sostenuto dagli altri.
Ma io mi chiedo: Hideaki Anno stesso non marcia sopra al mercato dell'animazione giapponese, il quale alimenta l'esistenza degli otaku? Se non vado errato egli fu regista anche di Nadia ("Il Mistero della Pietra Azzurra" in Italia), anime tra l'altro ispirato a un'idea di Hayao Miyazaki. Se non vado errato, lo stesso Neon Genesis Evangelion vanta ad oggi cinque manga, una serie animata, tre film e un live action. Mah, in un fumetto del 2004, un certo Tatsuhiko Takimoto demolirà in un attimo l'apparente intento di Neon Genesis Evangelion in chiave satirica.
Verso gli ultimi episodi ho riscontrato sempre più scene dove non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere, fino alla perla "low cost" degli ultimi due. Potrei sbagliarmi, ma quel tipo di finale non mi è sembrato fatto del tutto volontariamente, perché già da alcuni episodi prima certe scene cominciavano a venire pesantemente riciclate. Infatti è riportato che la causa sia stata una scarsità di budget, in quanto pare che di primo impatto Evangelion ebbe un successo molto scarso.
A parte questo, comunque, a me sinceramente il finale è sembrato una sonora presa in giro. Gli otaku sono così disperati? Senza contare che gli ultimi due episodi rendono completamente inutile l'insieme di 24 puntate precedenti. Se si guardassero soltanto gli ultimi due episodi sarebbe la stessa identica cosa, non si perderebbe nulla.
Non che non mi sia accorto dei riferimenti religiosi contenuti nella serie. Un collaboratore del regista disse che Evangelion non ha alcun significato religioso, ma che sono stati utilizzati temi religiosi per rendere il prodotto "cool" e dall'aria misteriosa. A dire il vero, però, ho avuto comunque l'impressione che la serie strizzasse l'occhio in maniera abbastanza evidente a un pensiero che protende verso il teismo e il creazionismo e, siccome non mi riconosco in questo pensiero, non ho granché apprezzato la cosa. In certi passaggi mi è sembrato di riscontrare anche un po' di esoterismo.
Inserire la componente mistero, lasciando inspiegati e liberamente all'immaginazione dello spettatore alcuni dettagli, funziona sempre. In questo modo si apre la strada a migliaia d'interpretazioni e trip mentali. Di questo sistema però penso sarebbe bene non abusare, altrimenti alla fine si tende ad avvicinarsi a un mero fanservice stilistico che può significare tutto o niente.
Non che non mi sia accorto del grande minestrone di riferimenti filosofici e psicologici contenuti qua e là un po' in tutta la serie, alcuni più utilizzati ed evidenti - l'ateo Schopenhauer è un esempio -, altri solamente accennati, forse in alcuni passaggi inseriti anche in maniera un po' arbitraria o impropria. Forse sempre per dare l'aria "cool", dato che il finale sembra annullare qualsiasi discorso, per finire in quella che è, a mio modesto parere, una buffonata. E poi, personalmente, se voglio abbeverarmi dei pensieri dei filosofi non ho la necessità di andare a guardarmi un anime come questo, ma ricorro alle fonti.
Il character design, ad opera di Yoshiyuki Sadamoto, è tipicamente anni '90, e mediamente non mi è piaciuto. I disegni sono costituiti da sagome quasi interamente spigolose, e dove non sono spigolose sono rotondeggianti. Secondo me alcuni personaggi o anche le forme femminili sono rese in maniera orrenda.
I frame che mi sono piaciuti sono rari.
La colonna sonora, la trovo scontata quanto gli episodi, e credo che non sia stato un grande sforzo pescare in ampia parte un po' di musiche già esistenti, sigla di chiusura compresa. Ritengo che Shiro Sagisu qui si sia perso di anni luce dai livelli che toccò nella seconda metà degli anni '80 con Orange Road, la cui soundtrack brillava di luce propria.
Alcune musiche di sottofondo comunque sono posizionate in maniera totalmente antitetica, il che non mi ha permesso di prendere seriamente certe scene, seppure da intendere come tragiche. Mi sembra un po' comico sentire il coro dell'Halleluja durante una scena violenta.
Evangelion è un anime profondo? Non sono di quest'opinione. Gli anime e i manga veramente profondi possono comunicare messaggi significativi con due parole in croce o soltanto con un'immagine. In quel caso sta alla sensibilità del lettore o dello spettatore cogliere o meno ciò che si vuole dire. Qui invece si è addirittura arrivati a spiattellare una sorta di seduta psichiatrica dei personaggi principali, accompagnando lo spettatore fino alla presa in giro finale.
Serve essere particolarmente sensibili? A chi non fa gola un anime così pieno di trip mentali?
Se Evangelion ha veramente rivoluzionato il panorama dell'animazione giapponese e dei manga, lo ha fatto in maniera negativa, perché in questi ultimi anni mi sembra di assistere alla fiera delle idee esaurite.
Non ultimo, vi è un riferimento al pensiero di Pirandello. E per la gioia di chi è rimasto estasiato da tale riferimento, è parafrasando questo pensiero che chiuderò la mia recensione: esistono tanti "Neon Genesis Evangelion". Quello che appartiene alla mia realtà non è un capolavoro.
<b>Attenzione! Potrebbe contenere spoiler</b>
Il nuovo vangelo, il vangelo dell'epoca post-moderna.
Scrivere una recensione a proposito di Evangelion nel 2012 non è cosa facile; dal 1995 sono passati quasi diciassette anni e su quest'opera sono stati spesi (metaforicamente parlando) litri e litri di inchiostro, sono state costruite interpretazioni di ogni genere e specie, impalcature spesso infondate, alle volte forzate, in alcuni casi invece interessanti e produttive. Si tratta di una serie che ha segnato intere generazioni di appassionati, e la sua fama ha portato il seme della discordia nel mondo, tanto da far discutere ancora oggi le masse. Con la consapevolezza quindi che ciò che andrò a scrivere forse non sarà nulla di nuovo, né di temerario o straordinario, sicuramente già esplicitato da molti, cercherò comunque di dare un'impronta personale alla mia recensione, sperando di non esagerare, e di non annoiare.
Esordiamo quindi con delle considerazioni introduttive: per comprendere Evangelion nella sua più intima natura, a mio parere, si dovrebbe operare innanzitutto una scissione tra il comparto sfacciatamente esoterico e le tematiche che vengono portate avanti con l'introspezione dei personaggi, cercare di leggere l'opera al di sopra del livello in cui essa si concretizza come mero "giocattolo cabalistico", per usare un'espressione efficace. Molti, troppi dettagli e misteri della trama sono volutamente lasciati irrisolti e nell'ombra, ed è meglio così poiché è certamente preferibile il mistero non svelato piuttosto che una spiegazione forzata e maleodorante. Dopotutto la chiarificazione complessiva di tali elementi non influisce sulla comprensione delle riflessioni e, soprattutto, della fine, per la quale è adeguato (anzi, è fondamentale) ciò che viene esplicitato nei ventiquattro episodi precedenti.
Con le successive ultime due puntate si procede oltre la storia, l'autore si dedica all'investigazione psicologica dei soggetti nel "di loro caso", fino a concentrarsi in modo particolare su Shinji. Il tutto deve tuttavia essere visto a livello metaforico: nell'ultimo episodio la trattazione si estranea addirittura da Shinji stesso, egli si astrae dal suo personaggio per diventare l'uomo che si interroga sui propri esistenza e rapporto con la realtà esterna e le altre persone.
Non si deve essere illuminati, quindi, per comprendere che ritengo come parte meno rilevante ai fini di un'analisi soddisfacente (che non vada a parare in voli pindarici di dubbio gusto e utilità) la storia in sé considerata, che a mio avviso svolge solo una funzione di contestualizzazione, peraltro magnifica e poliedrica, riducendosi a una sorta di splendida cornice: ci si deve dirigere altrove. L'insieme di elementi mistico-religiosi tanto cari a una grossa fetta degli amanti della serie, inoltre, sul quale si sono create le più disparate teorie che lasciano spesso il tempo che trovano e che (per la maggior parte) personalmente aborrisco, spingono verso derive avvilenti e vuote. A mio avviso Evangelion non ha un vero e proprio significato religioso di fondo. D'altronde si vocifera che lo stesso staff (Kazuya Tsurumaki in particolare) si sia espresso in questo senso, dichiarando che il contorno cabalistico fosse un mero specchio per le allodole. Per questi motivi non parlerò dei simbolismi religiosi nella mia recensione, altrove utenti più competenti di me ne hanno già parlato. Quello su cui io voglio concentrarmi è un aspetto singolare di Evangelion, ovvero la sua formulazione, in chiave postmoderna, del problema dato dal rapporto intercorrente tra individuo e società-realtà esterna.
Faccio fatica a considerare Evangelion un anime prettamente mecha, al massimo lo definirei un anime "anche" mecha che prende tuttavia una piega decisamente diversa dai suoi predecessori, mettiamo ad esempio Gundam o Ideon, impostando la storia su un regime di intellettualismo e sperimentalismo efferato, che abbandona gli stilemi convenzionali e strizza l'occhio al '900, proiettandosi verso una mentalità post-moderna, trattando concetti che tendono a essere universali, propri della filosofia e della psicologia. Gli spunti riflessivi in questione traggono ispirazione a piene mani da diverse illustri personalità, in particolare da Pirandello e Freud, ma anche da pensatori meno recenti come Schopenhauer. Le tematiche affrontate sono molteplici e afferiscono tutte a un medesimo genus, ovvero il problema dell'alterità e il dilemma dell'esistenza. Con l'introduzione degli "altri", delle altre persone, la riflessione sul "sé" è destinata completamente a stravolgersi e a complicarsi. Dove risiede il mio vero io? Nella persona che pensa o in quella che agisce? Nel soggetto osservante o nell'oggetto osservato? Sono davvero io il fautore di me stesso? O forse nella determinazione del mio io influiscono l'ambiente esterno e le altre persone? Come la persona percepisce sé e il mondo circostante? Come la società e tutto l'insieme di valori e preconcetti, che ci viene imposto da essa e dalle altre persone, influiscono sulla nostra percezione del mondo? Come il mio animo influisce sulla percezione della realtà?
Questi sono alcuni dei quesiti che vengono più o meno approfonditi nel finale, mediante il dialogo tra i personaggi che, ormai astratti quasi totalmente dal contesto primigenio, svolgono una funzione di attori che rappresentano uno spettacolo a sé stante. Da notare inoltre l'utilizzo interessante delle voci fuori campo, le quali più che rispondere agli interrogativi del protagonista cercano di farlo ragionare (assieme allo spettatore) in modo tale da far sì che risponda da solo, che trovi lui una risposta. Lo stile degli episodi finali si rivela quindi efficace al massimo grado, capace di veicolare in modo sorprendentemente profondo le riflessioni di cui si fa portatrice la serie, sebbene si contraddistingua per un'eccentricità e un'audacia fuori dal comune.
Cerchiamo però di dare una panoramica più completa di alcuni (quelli che ritengo principali) contributi intellettuali e culturali che popolano questa serie, in modo da chiarire al meglio la mia opinione in proposito. A seguire saranno solo speculazioni di natura strettamente personale, dunque senza pretesa alcuna di essere reputate insindacabili.
Sopra si affermava che il grande comparto simbolico-religioso non offra una base solida per un'attività analitica che l'estensore di questa recensione possa definire soddisfacente. Ci si può chiedere dunque su cosa fondare la medesima. La risposta è quasi assiomatica: sui personaggi, sulle loro vicende, e sulle considerazioni che si possono costruire attorno alla trattazione del tema di fondo, che si giostra su riflessioni sparse un po' per tutta al serie ma inevitabilmente concentrate, precipuamente, nel finale. Evangelion è fondamentalmente una storia di comunicazione, di riflessione sulla relazionalità tra gli individui che sfocia in derive esistenzialiste. Questi problemi sono incarnati dai personaggi, che si rivelano incredibilmente umani e "dilemmatici", quanto di più distante dagli eroi senza macchia e senza paura che si affiliano solitamente agli stereotipi più comuni del genere.
Dedichiamo quindi due minuti preliminari a una piccola introduzione circa questi due punti, in vista di una più generale considerazione di tali elementi.
I personaggi sono costruiti in modo impeccabile, in particolare i principali: Shinji, Asuka e Misato, i quali, guarda caso, sono i protagonisti dell'analisi effettuata negli ultimi episodi.
In realtà le loro figure, apparentemente inconciliabili tra loro, sono assimilabili e vicine, poiché si basano tutte su un'esperienza traumatica infantile (dovuta ai genitori) che si mutua in una difficoltà poi a interagire socialmente con le persone, facendo dunque il verso al complesso edipico di Freud. Cercando di essere breve: tutti e tre anelano una via per rifuggire la spiacevole realtà ma, contemporaneamente, un modo per adeguarvisi e relazionarvisi.
Shinji si chiude in sé, serrandosi in un proprio mondo dove confida di essere al sicuro, tuttavia non può fare a meno di desiderare il contatto fisico da cui è tanto spaventato, cercandolo in Rei, Asuka e Misato. Desidera essere apprezzato, essere utile, desidera sapere cosa fare per uscire dalla sua condizione miserabile, per affrontare un futuro ignoto e terrificante, tuttavia è troppo impaurito e debole per poterci riuscire. Per questo si odia, e di riflesso proietta questo odio per se stesso al di fuori di sé, convincendosi che l'intero mondo lo disprezzi.
Asuka, dal canto suo, avendo un carattere forte, reagisce in modo del tutto opposto, diventa esuberante e orgogliosa, cercando di attirare l'attenzione degli altri ostentando la sua genialità di cui va tanto fiera, producendosi in un comportamento esuberante. Con ciò non riesce a soffocare le sue debolezze e fragilità che la porteranno in crisi nella seconda metà della serie.
Misato invece cerca la fuga in Kaji, rendendosi conto solo più tardi che invece ha solo mascherato il problema poiché vedeva in lui la figura del padre, e che quindi lo aveva solo sostituito usando l'amico come palliativo.
Per quanto riguarda il messaggio di fondo che unisce un po' le fila del discorso: arcinota, tanto che quasi me ne vergogno a parlare, è l'interpretazione (almeno sembra) data da Anno in via ufficiale (quella del messaggio salvifico per gli otaku), che ha tanto fomentato discussioni tra i sostenitori e anche tra i detrattori della serie, facendo parlare di presa in giro e di critica ai fan medesimi.
A essere sinceri una simile visione appare piuttosto triste, restrittiva e mefitica, anche se, in effetti, non mi sento di criticarla funditus; sia perché non mi ritengo in grado (in quanto occidentale) di comprendere appieno il fenomeno otaku, sia perché il finale è aperto e interpretabile, e dunque è giusto che prevalga la sensibilità dello spettatore, che si costruisca lui una risposta con la sua attività ermeneutica per convincersene o meno. In ogni caso tali dichiarazioni mi hanno fatto cadere in basso Anno, e quello che sta facendo con il progetto Rebuild non giova certo alla sua reputazione.
Ritengo che sia piuttosto difficile attribuire al tanto celebrato finale un'interpretazione unica.
Potrei cercare di riassumere, nonostante la crudele e limitante contingenza delle parole e del linguaggio, l'idea che mi sono fatto in questo modo: si può vedere in atto il tentativo dei personaggi di cercare di raggiungere e di costruirsi una propria verità che permetta loro di vivere e di relazionarsi con gli altri, ma andando maggiormente in profondità si mostra l'essere umano tormentato dal dilemma dell'esistenza, che risulta a lui irrisolvibile.
Negli ultimi due episodi l'analisi parte dall'uccisione di Kaworu, la perdita dell'unico bene e oggetto di felicità (in quel momento) per Shinji, l'unico spiraglio che gli permette di continuare ad accettare la propria esistenza. Segue dunque il suo percorso di introspezione e di indagine psicologica volto a cercare la soluzione dell'hedgehog's dilemma. Quale sia questa risoluzione è interpretabile e non dettata in modo didascalico e inequivocabile, io propendo per la teoria secondo la quale si deve prendere atto che ipocrisia e falsità siano elementi inalienabili per riuscire a (soprav)vivere nella società, e che sia possibile trovare un valore per poter vivere, seppure nascondendoci dietro delle maschere, seppure sia impossibile sfuggire alla morsa della volontà di vivere e alla dolorosa contingenza: si assiste alla decostruzione e ricostruzione dell'individuo sociale. Volendo essere tuttavia più precisi e meno banali riguardo tali disquisizioni, si deve fare un discorso più schematico e ad ampio spettro.
Schopenhauer e il dolore dell'esistenza.
Per quanto riguarda Schopenhauer già si è detto qualcosa, ma approfondiamo.
I riferimenti sono chiari e fondano l'anima della serie, ne costituiscono l'input primigenio. L'intera opera ruota attorno all'hedgehog's dilemma e al dolore di vivere.
"Vivere" vuol dire "volere", "volere" vuol dire "desiderare", se si desidera significa che ci si trova in una situazione di mancanza, si è insoddisfatti, e questa si rivela ontologicamente incolmabile: ogni qualvolta si soddisfi un desiderio ne subentra un altro ancora, in un circolo senza fine. La felicità non può che essere un momento effimero di breve e perituro appagamento della volontà di vivere, che continuamente anela ad altro. Questo perché la volontà di vivere è un istinto irrazionale e incontrollabile, che deve fare i conti però con la limitatezza contingente del corpo. Vivere significa quindi soffrire, perché si è incompleti, si è soli, si è "individuo" ma nonostante ciò non si può fare a meno di volere e desiderare.
Un altro aspetto affine alla filosofia di Schopenhauer è la visione totalmente pessimistica dei rapporti umani, che si basano su istinti egoistici, sul conflitto e sul tentativo di sopraffazione reciproca. Viene così infranta l'ingenuità della presunta socievolezza e bontà dell'uomo, si dipinge l'umanità come un: "inferno di egoismi". Qui si inserisce il dramma del porcospino: le persone si avvicinano perché desiderano contatto e approvazione, "desiderano di essere desiderate", ambiscono egoisticamente alla felicità e al calore delle altre persone, ma con l'avvicinarsi ci si ferisce e si soffre, per questo si deve trovare la giusta distanza per non farsi del male a vicenda. Tuttavia non si sarà mai affrancati da tale condizione in quanto esseri singoli. La via per superare tale ontologica tragicità, nella storia, è quella di eliminare il problema alla radice, ovvero eliminare la molteplicità dell'esistenza riunendo gli esseri in un solo ente, in poche parole: creare un Dio o comunque creare un'alternativa evolutiva a un'umanità che si è fermata a un punto morto della sua storia. Questo è lo scopo della Seele, ed è a ciò che si cerca di dare una risposta.
Dal punto di vista psicologico la questione si pone però in termini diversi, da un punto di vista interno, ed è questa via che si segue nel finale. L'alternativa si pone tra il nulla, che permetterebbe un effettivo svincolarsi dalla volontà di vivere, e l'esistenza, ma per scegliere l'esistenza si deve cercare di superare il dilemma che essa comporta, si deve trovare una ragione per esistere.
Pirandello e la frantumazione dell'io.
Le riflessioni riconducibili a Pirandello in realtà sono riflessioni attribuibili all'intero '900 in generale. Anno probabilmente non ha mai letto un libro dello scrittore di Agrigento e in ogni caso questa circostanza risulterebbe irrilevante.
Il pensiero relativista e gli elementi teatrali si delineano principalmente verso la fine, in primo luogo nel monologo tra Shinji e se stesso quando è assorbito dall'angelo e successivamente negli episodi finali, precipuamente individuabili nel palcoscenico su cui avviene l'analisi dei personaggi - i quali si trovano al cospetto del loro animo all'interno degli animi delle altre persone - l'uso delle luci e dei monologhi. Si passa a considerare il sé soggetto osservante e il sé oggetto di osservazione, lo stesso ente viene conosciuto in modo diverso, ma quale è il vero ente? Non sono tutte rappresentazioni? Anche quella che ho io di me stesso? Le persone che mi conoscono, non hanno di me la medesima percezione. Ognuno mi conosce in maniera differente, in base al grado di relazioni che ha avuto con me e il lato di me che ha conosciuto. Ognuno mi ha dato, dentro di sé, una sua rappresentazione di "me", una determinata forma, e per ognuno sono tutte differenti le une dalle altre e tutte differenti da quella che io ho di me stesso. Sarebbe proprio come dire che esistono tanti me quante sono le persone che mi conoscono, eppure di me ce n'è uno solo. O forse no? L'oggetto non cambia. Questa è la verità, tu non puoi conoscere te stesso come ti conoscono gli altri e viceversa non puoi conoscere gli altri come loro conoscono se stessi. E allora dove si trova il vero me? Da nessuna parte, o forse da tutte le parti (che sarebbe come voler dire nessuna parte)? E così si mette in crisi la concezione di "Io", che diventa solo una parola. E' facile credere alle parole, ma esse sono il primo grande inganno e semplificazione della realtà. Esistono solo maschere di me stesso, tante quante sono le persone che mi conoscono, e anche io indosso una maschera al cospetto di me medesimo. Parimenti non si può conoscere la realtà come la conoscono le altre persone, poiché l'idea che ognuno ha del mondo è diversa. Il mondo non appare necessariamente a me e agli altri ugualmente e assolutamente, ma solo in modo differenziato e parziale. Ognuno può conoscere solo una parte infinitesima del reale nel suo divenire e solamente attraverso due vie: con l'esperienza diretta delle cose, cioè la parte di conoscenza minore che abbiamo, ovvero con quella mediata da qualcuno, cioè la maggior parte delle cose che conosciamo, quindi mediante il conoscere verità date da altri.
Il cambio di prospettiva permette a Shinji di capire che la realtà che percepiva come brutta e spiacevole era in realtà una produzione del suo animo, un riflesso inconscio del suo odio per se stesso e un qualcosa che si presta a mutare: possono esistere altri Shinji Ikari. Il mondo non è tutto o bianco o nero, ma esso è composto da scale di grigi, da qui l'idea che riuscendo ad apprezzarsi anche la predisposizione ad accettare la realtà sia diversa.
Intermezzo.
Della caratterizzazione si è già parlato, così come della problematica relativa alla figura del padre e della madre. Vediamo più a fondo tali e ulteriori questioni.
Oltre al caso di Shinji, il cui rapporto conflittuale con il padre si configura come un continuo ribellarsi ma al contempo anche desiderarne l'approvazione, che lo porterà a una grande sofferenza, vi è da considerare precipuamente il personaggio di Asuka. Le si costruiscono attorno dei trascorsi piuttosto interessanti e inquietanti. La madre, ormai folle e dissennata, aveva proiettato la figura della figlia su di una bambola, rendendola oggetto del proprio desiderio e conforto, uno strumento del genitore da riempire di false consolazioni. Asuka quindi sviluppa una forte idiosincrasia verso le bambole (da qui il suo odio per Rei), e il loro carattere passivo e docile. Esse diventano tutto ciò che si vuole poiché rispecchiano e assecondano senza protestare i desideri di chi le possiede. La sua forza caratteriale le permette di reagire - "Mamma, io non sono la tua bambola!" - e di cercare di far convergere le attenzioni della madre su di lei, palesandole la sua abilità di pilota. Ciò si dimostra tuttavia insufficiente e la madre, in seguito, si suicida per disperazione assieme alla bambola, credendo di portare con sé la bambina. Tale evento sancisce il decisivo dramma interiore di Asuka e i suoi successivi problemi ad affrontare il mondo. Lei cercherà di essere sempre adeguata a ogni situazione, la migliore, la più in gamba: questo perché in realtà è estremamente fragile ma lo vuole nascondere, e anche per attirare l'attenzione su di sé, per attirare l'affetto e l'approvazione degli altri, per colmare lo scompenso affettivo.
Pilotare l'Evangelion conseguentemente degenera in dipendenza, in un "rapporto di simbiosi", poiché si tratta della sua unica abilità che possa renderla desiderabile e utile. Asuka diventa gelosa quindi di Shinji, che si dimostra migliore di lei, ma ne è anche attratta.
Shinji stesso è afflitto da qualcosa di molto simile, diventa dipendente dall'Evangelion per lo stesso motivo, esso è il medium tra lui e gli altri, ciò che gli permette di avere un'importanza agli occhi di suo padre, unico mezzo per realizzare se stesso e coltivare fiducia in sé. Si può notare nello svilupparsi della trama come speso accada che Shinji acquisti grazie al suo pilotare una falsa sicurezza. E' convinto che se svolge il suo compito tutti lo lodino e si prendano cura di lui, desidera di essere desiderato, cerca la propria felicità nelle altre persone, una felicità fasulla (usufruendo delle medesime espressioni adoperate nella serie).
Purtroppo tale fiducia viene repentinamente messa in crisi dal sopravanzare degli angeli e dall'orrore delle perdite che tale lotta per la sopravvivenza comporta. Come dicevamo, la felicità non è che un attimo effimero nella tempesta.
La figura di Rei è misteriosa, si tratta di un personaggio che non è realmente tale, ma un espediente narrativo, il mistero più grande, che non ha soluzione. Lei è una bambola senza personalità, si adegua a tutto ciò che il suo creatore le impone. Questo stato di sudditanza, ciononostante, è destinato a incrinarsi, poiché Rei stessa cerca di dare un senso alla sua esistenza, di riempire la sua vita con qualcosa che non siano gli ordini impartiti da Gendo. Tuttavia, non è libera di decidere nemmeno della propria morte, e neppure di svincolarsi dal suo stato di soggezione, e ciò le causa grande scoramento e confusione. Si crogiola in dubbi esistenziali e sulla personalità, mirabili le sue poesie, momenti molto toccanti della serie.
Misato è una donna adulta, da tempo ha già compiuto una scelta sul come affrontare la realtà. Ha optato per la fuga, fugge e si inganna con ogni sorta di espediente - sopra accennavamo a Kaji. Anche il suo lavoro e il suo voler essere la tutrice di Shinji, il voler "giocare a fare la famiglia", sono tentativi di distogliere lo sguardo dal problema. Ciò la fa sentire sporca, miserabile, e quindi si frustra e si tortura, svilendo il proprio valore, esattamente come Shinji. E' preda del suo passato che le impone spesse catene dalle quali non riesce a svincolarsi, ma solo fingere che non vi siano. Questa sua ipocrisia e debolezza portano a minare la fiducia che Shinji ripone in lei, inoltre Misato se ne vergogna terribilmente, come si nota negli ultimi episodi, in cui non vuole che a Shinji sia mostrata la vera "se stessa".
La "cerca" comune ai personaggi quindi è chiaramente il "giusto" modo per relazionarsi con l'esterno, sia con la realtà sia con gli individui. Non si può certo sperare che esista una risposta definitiva a questo quesito, anzi, per assurdo tale risulterebbe l'eliminare il concetto stesso di alterità, il che porterebbe però alla fine di tutto. Molto altro ci sarebbe da dire, tuttavia ritengo che voler spingersi oltre implichi molto più spazio da avere a disposizione e un discorso più complesso, non è il caso di rendere questa recensione più lunga di quello che è già.
Freud e un pochino di psicanalisi.
Come già si accennava sopra, i personaggi, nelle ultime puntate, vengono analizzati estesamente, con dovizia di dettagli, seguendo anche nozioni proprie della psicanalisi e senza che tale tentativo si riveli fallace o ridicolo ma, anzi, si riesce a creare un'amalgama coerente e profonda. Un elemento portante di Evangelion è la sessualità, che non deve essere intesa come fanservice, se non raramente. La sessualità è una chiave di volta per comprendere la psiche dei personaggi e le loro reazioni, anzi non la sola dimensione degli impulsi sessuali ma l'intera sfera pulsionale.
Per Freud, come è noto, gli impulsi che muovono dall'Es sono di due tipi, quelli sessuali e quelli di distruzione. Essi vengono poi oggettivati dall'Io, si creano così tutti gli altri tipi di desideri. Eros e Thanatos sono chiaramente due punti cardine della serie. La volontà di distruzione si concreta in due forme: alimentando l'attività del super-io (nell'Io morale, che è il tiranno dell'Io) e contrapponendosi all'affermazione della vita, sostenuta dall'Eros.
I personaggi vacillano continuamente in questa dicotomia: ad esempio l'eccessivo amore di Asuka per la madre, oppure il suo impulso ad autodistruggersi, lo smodato odio di Shinji per il padre, le sue pulsioni verso Asuka e Misato e Rei e il suo colpevolizzarsi. Talvolta i personaggi finiscono per annichilirsi, talaltra si rialzano, ma rimangono sempre in balìa delle loro pulsioni, dei loro desideri inappagati. Il punto maggiormente rilevante che ha a che fare con Freud è proprio quello relativo alla costruzione dell'individuo sociale. Esso in effetti è il fattore più importante tra quelli qui analizzati, ed è il fulcro centrale della serie. Il comune denominatore di queste riflessioni, come abbiamo già detto, è sempre la ricerca della felicità. L'individuo è soggetto a quello che Freud chiama "principio del piacere" il quale stabilisce lo scopo primo dell'esistenza umana. Il problema è che tale programma è in contrasto diretto con il mondo esterno. Il contingente si oppone duramente alla realizzazione della felicità, quasi fosse previsto nella creazione stessa che l'uomo non possa realizzare tale anelito. La realtà si oppone mediante vari ostacoli, e tra di questi il più sentito dall'individuo è sicuramente la sofferenza che proviene dalle relazioni con il prossimo. Infatti per Freud la causa primaria dell'infelicità è la società, o, come direbbe lui, "l'incivilimento". "L'incivilimento è una dura necessità finalizzata ad impedire che gli uomini si sterminino a vicenda. Esso però richiede un prezzo da pagare: l'infelicità di una bestia addomesticata solo superficialmente." La società adempie al ruolo fondamentale di reprimere l'istintualità e l'aggressività dell'uomo, ma questo ha forti ripercussioni sull'individuo, poichè la felicità viene proprio dall'appagamento di questi istinti. Una delle vie con cui si reprimono tali pulsioni è il senso di colpa, che scaturisce dalla disapprovazione sociale. Il senso di colpa porta ad una sorta di "frustrazione civile" per la quale l'individuo può soffrire terribilmente, ed è questo il problema principale di Shinji: sentirsi colpevole per i suoi desideri e, contemporaneamente, affliggersi per l'impossibilità della loro realizzazione. Si afferma perciò una dicotomia nell'animo umano, all'esistenza di un bisogno di socialità si contrappone l'egoismo, il bisogno d'individuazione. E questa è la chiave di lettura di tutta l'opera.
Altri riferimenti, tra i molti, si possono notare nell'episodio venticinque, che esordisce con un dialogo tra Shinji e il suo Super-Io, che lo condanna e frustra per l'azione terribile che ha appena commesso, l'assassinio del suo migliore amico, dell'unica persona che provava per lui affetto. Ciò costituisce la base della sua crisi e delle riflessioni che seguono e di cui si è già parlato.
Nietzsche, o non Nietzsche? Questo è il dilemma.
Voglio affrontare un tema che mi sta a cuore. A mio avviso della filosofia di Nietzsche in Eva c'è davvero poco, e quello che sembrerebbe esserci in realtà non è molto convincente. Vi chiederete allora perché io lo chiami in causa. Mi azzardo poiché, a mio avviso, si tratta di un accostamento che, sebbene abbastanza forzoso e improprio, è in grado mettere in luce degli aspetti interessanti della questione. Inoltre mi è capitato più di una volta di incappare in interpretazioni a favore di un parallelo tra Ubermensch nietzscheano e Shinji, imbastite in modo del tutto sconveniente, poiché le due figure afferiscono a contesti troppo differenti. Tale conclusione è dovuta direttamente alla mia interpretazione della figura di Shinji, e del messaggio di Eva, che ho poc'anzi esposto.
In via preliminare dirò che, anzi, la figura di Shinji è, se proprio si vuole, l'opposto dell'oltre-uomo pensato dal filosofo tedesco. Per affermarlo, però, dobbiamo partire da cosa è l'oltreuomo.
Esso è un qualcosa di astratto, è una meta, la meta cui l'uomo moderno deve portare, ma non che l'uomo moderno può raggiungere. Infatti l'uomo per Nietzsche non è altro che un ponte per il superuomo. Con esso si può identificare (probabilmente) un ideale di uomo che si è liberato dai falsi dèi e dai falsi idoli, dalle credenze maleodoranti e idealiste, dalla morale contro-natura del ressentiment (come gli uomini superiori), ma che, nonostante ciò, riesce a superare il nichilismo, grazie alle sue volontà e attività creatrice. Creando cosa? Creando i propri valori, creando arte, comprendendo la vita nella sua fatalità, apprezzando tanto il dolore quanto il piacere, poiché è da questa dicotomia che scaturisce la vita nella sua essenza. Crea la propria meta. E' un uomo duro, che ascolta i propri istinti, la volontà di potenza, di predominare. Possiede uno spirito quasi "dionisiaco". E' la risposta alla morte di Dio, è la risposta all'errore del fine e dello scopo, alla futilità dell'essere, ma è una risposta del tutto diversa da quella di Eva, anzi piuttosto è il contrario, ed è una risposta a una domanda diversa, poiché il problema in Eva è di natura differente.
Passiamo ora a Shinji: quale soluzione trova al suo dilemma riguardo alla vita? Shinji si ritaglia un piccolo posto per la propria felicità, trova il modo di cercare la giusta distanza a cui stare dagli altri per non ferirsi, non crea dei valori, comprende piuttosto che nella società non si possa vivere se non tramite piccole ipocrisie, mantenendo una maschera. Facendo ciò riesce a stabilire uno "status quo" in grado di permettergli di dare un valore alla sua vita, di apprezzarsi, di emanciparsi, di fuggire dal dolore. Si crea una propria verità, fittizia, per poter vivere. E' un percorso che devono affrontare tutti nella propria adolescenza. La differenza è notevole, l'Ubermensch non tende a un qualcosa di così poco elevato come la felicità e consimili, ogni piacere vuole eternità, e ogni eternità è mortifera stasi.
L'oltre-uomo prende la vita nel suo divenire, nel suo eterno ritorno, pretende la vita in in tutti i suoi aspetti, positivi e negativi, anzi accetta di buon grado questi ultimi. La sua meta è l'elevazione di se stesso a cime inarrivabili: esattamente l'opposto del mantenere lo "status quo" e dell'adattarsi alla società, anzi egli si crogiola nella propria solitudine, ne va fiero.
L'oltre-uomo è in via definitiva un distruttore di confini; Shinji nel suo caso i confini invece li accetta, li riafferma "a sua immagine e somiglianza", implicitamente, dopo averli sondati e analizzati. Shinji è quanto di più umano si possa prospettare, cerca la felicità nell'essere piccolo, nell'accettarsi, nel fuggire il dolore. Inoltre la questione in Eva è più psicologica ed esistenzialista e non prevalentemente etico-morale e metafisica (aspetto che invece appartiene più a un anime come "La rivoluzione di Utena" di Ikuhara). Insistere ulteriormente su tale accostamento risulterebbe sbagliato, e irriguardoso nei confronti di tale personalità, il cui pensiero è di certo immensamente più complesso e profondo di quanto quivi accennato.
La nostra vuole essere solo una retrospettiva che offra un modesto spunto per riflettere.
Preferisco concludere qui la dissertazione, sia perché non è possibile dire tutto in questa sede, sia perché altri aspetti della serie sono già stati sufficientemente messi in evidenza da molti altri scrittori più competenti e valenti del sottoscritto.
Passiamo quindi alla conclusione.
Evangelion non ha la presunzione di essere un compendio di filosofia, né tanto meno di voler dare la risposta ai grandi interrogativi della vita. Evangelion, in una parola, è "introspezione". Il suo messaggio può essere interpretato in modi molto diversi, a seconda dello spettatore e del suo modo di pensare. Questo perché, come è facile constatare dalle considerazioni suesposte, le riflessioni seguono uno schema generale e astratto, impersonale a un certo punto, e quindi ognuno vi si può specchiare in modo diverso o anche non identificare affatto.
Appare però condivisibile al recensore sostenere che questa serie si manifesti come una bellissima metafora dell'uomo moderno, rappresentandone le problematiche e i tormentosi dubbi, che scaturiscono da una presa di coscienza della propria dolorosa condizione. Si rende il tutto in modo coerente e intelligente, l'intera narrazione è coinvolta in ciò, non solo gli ultimi due episodi che sono solo la ciliegina sulla torta.
In particolare si può notare come da metà serie, circa dall'episodio sedici, Evangelion assuma toni sempre più seri e pesanti. E' il tratto discendente della serie, nel senso che negli episodi precedenti si assiste a un innalzarsi della fiducia e dell'ottimismo: Shinji acquista fiducia, in sé e negli altri, in Misato soprattutto, e viene pure elogiato dal padre, finalmente anche lui ne riconosce il valore. Quando tutto sembra andare per il meglio è facile dimenticare la realtà, ed essa si fa ricordare con il fragoroso suono di un martello. La situazione degenera, la serie si fa cupa e tragica, come il destino dell'uomo, salvo poi sollevarsi nel finale. Io ritengo che quest'ultimo sia sì positivo, ma solo fino a un certo punto, poiché ciò che traspare è comunque una concezione nichilista del mondo, e la soluzione che si trova non è una garanzia di liberazione e di felicità, bensì un cercare dentro di sé un adeguamento, un compromesso per poter vivere.
In ultima vorrei aggiungere due righe in proposito a regia, musiche e realizzazione tecnica in generale. Evangelion si presenta come estremamente ben gestito sul lato registico: Anno palesa tutto il suo estro artistico in una produzione davvero soddisfacente e intelligente. Il character design di Yoshiyuki Sadamoto, seppur affilato e leggermente spigoloso, risulta efficace e oltremodo apprezzabile. La realizzazione tecnica è molto buona per l'epoca, però si assiste a un calo progressivo, fino ai due episodi finali, in cui si utilizzano scene riciclate e si percorre la via dello sperimentalismo. Mai coincidenza fu più fortunata, il finale è un piccolo gioiello di sperimentalismo grafico che, voluto o meno, si consacra come uno dei finali più brillanti cui si potesse sperare.
Le musiche di Shiro Sagisu, infine, si rivelano ottime dal lato di esecuzione e adatte alle atmosfere cupe e alienanti: variano da trionfanti fanfare eseguite da orchestra, a brani corali ipnotici e suggestivi, quasi psichedelici, delineando un repertorio poliedrico ed efficace.
Non abbiate timore o remora alcuna quindi ad avvicinarvi a questa serie: a distanza di diversi anni si rivela ancora attuale e interessante. Si tratta di un'opera che può essere goduta a vari livelli di apprezzamento e quindi potrà essere amata anche da coloro che sono in cerca di qualcosa di disimpegnato, tuttavia si aprirà nella sua intimità solo a chi avrà voglia e interesse di mettere un poco di impegno e serietà nella sua visione.
Il nuovo vangelo, il vangelo dell'epoca post-moderna.
Scrivere una recensione a proposito di Evangelion nel 2012 non è cosa facile; dal 1995 sono passati quasi diciassette anni e su quest'opera sono stati spesi (metaforicamente parlando) litri e litri di inchiostro, sono state costruite interpretazioni di ogni genere e specie, impalcature spesso infondate, alle volte forzate, in alcuni casi invece interessanti e produttive. Si tratta di una serie che ha segnato intere generazioni di appassionati, e la sua fama ha portato il seme della discordia nel mondo, tanto da far discutere ancora oggi le masse. Con la consapevolezza quindi che ciò che andrò a scrivere forse non sarà nulla di nuovo, né di temerario o straordinario, sicuramente già esplicitato da molti, cercherò comunque di dare un'impronta personale alla mia recensione, sperando di non esagerare, e di non annoiare.
Esordiamo quindi con delle considerazioni introduttive: per comprendere Evangelion nella sua più intima natura, a mio parere, si dovrebbe operare innanzitutto una scissione tra il comparto sfacciatamente esoterico e le tematiche che vengono portate avanti con l'introspezione dei personaggi, cercare di leggere l'opera al di sopra del livello in cui essa si concretizza come mero "giocattolo cabalistico", per usare un'espressione efficace. Molti, troppi dettagli e misteri della trama sono volutamente lasciati irrisolti e nell'ombra, ed è meglio così poiché è certamente preferibile il mistero non svelato piuttosto che una spiegazione forzata e maleodorante. Dopotutto la chiarificazione complessiva di tali elementi non influisce sulla comprensione delle riflessioni e, soprattutto, della fine, per la quale è adeguato (anzi, è fondamentale) ciò che viene esplicitato nei ventiquattro episodi precedenti.
Con le successive ultime due puntate si procede oltre la storia, l'autore si dedica all'investigazione psicologica dei soggetti nel "di loro caso", fino a concentrarsi in modo particolare su Shinji. Il tutto deve tuttavia essere visto a livello metaforico: nell'ultimo episodio la trattazione si estranea addirittura da Shinji stesso, egli si astrae dal suo personaggio per diventare l'uomo che si interroga sui propri esistenza e rapporto con la realtà esterna e le altre persone.
Non si deve essere illuminati, quindi, per comprendere che ritengo come parte meno rilevante ai fini di un'analisi soddisfacente (che non vada a parare in voli pindarici di dubbio gusto e utilità) la storia in sé considerata, che a mio avviso svolge solo una funzione di contestualizzazione, peraltro magnifica e poliedrica, riducendosi a una sorta di splendida cornice: ci si deve dirigere altrove. L'insieme di elementi mistico-religiosi tanto cari a una grossa fetta degli amanti della serie, inoltre, sul quale si sono create le più disparate teorie che lasciano spesso il tempo che trovano e che (per la maggior parte) personalmente aborrisco, spingono verso derive avvilenti e vuote. A mio avviso Evangelion non ha un vero e proprio significato religioso di fondo. D'altronde si vocifera che lo stesso staff (Kazuya Tsurumaki in particolare) si sia espresso in questo senso, dichiarando che il contorno cabalistico fosse un mero specchio per le allodole. Per questi motivi non parlerò dei simbolismi religiosi nella mia recensione, altrove utenti più competenti di me ne hanno già parlato. Quello su cui io voglio concentrarmi è un aspetto singolare di Evangelion, ovvero la sua formulazione, in chiave postmoderna, del problema dato dal rapporto intercorrente tra individuo e società-realtà esterna.
Faccio fatica a considerare Evangelion un anime prettamente mecha, al massimo lo definirei un anime "anche" mecha che prende tuttavia una piega decisamente diversa dai suoi predecessori, mettiamo ad esempio Gundam o Ideon, impostando la storia su un regime di intellettualismo e sperimentalismo efferato, che abbandona gli stilemi convenzionali e strizza l'occhio al '900, proiettandosi verso una mentalità post-moderna, trattando concetti che tendono a essere universali, propri della filosofia e della psicologia. Gli spunti riflessivi in questione traggono ispirazione a piene mani da diverse illustri personalità, in particolare da Pirandello e Freud, ma anche da pensatori meno recenti come Schopenhauer. Le tematiche affrontate sono molteplici e afferiscono tutte a un medesimo genus, ovvero il problema dell'alterità e il dilemma dell'esistenza. Con l'introduzione degli "altri", delle altre persone, la riflessione sul "sé" è destinata completamente a stravolgersi e a complicarsi. Dove risiede il mio vero io? Nella persona che pensa o in quella che agisce? Nel soggetto osservante o nell'oggetto osservato? Sono davvero io il fautore di me stesso? O forse nella determinazione del mio io influiscono l'ambiente esterno e le altre persone? Come la persona percepisce sé e il mondo circostante? Come la società e tutto l'insieme di valori e preconcetti, che ci viene imposto da essa e dalle altre persone, influiscono sulla nostra percezione del mondo? Come il mio animo influisce sulla percezione della realtà?
Questi sono alcuni dei quesiti che vengono più o meno approfonditi nel finale, mediante il dialogo tra i personaggi che, ormai astratti quasi totalmente dal contesto primigenio, svolgono una funzione di attori che rappresentano uno spettacolo a sé stante. Da notare inoltre l'utilizzo interessante delle voci fuori campo, le quali più che rispondere agli interrogativi del protagonista cercano di farlo ragionare (assieme allo spettatore) in modo tale da far sì che risponda da solo, che trovi lui una risposta. Lo stile degli episodi finali si rivela quindi efficace al massimo grado, capace di veicolare in modo sorprendentemente profondo le riflessioni di cui si fa portatrice la serie, sebbene si contraddistingua per un'eccentricità e un'audacia fuori dal comune.
Cerchiamo però di dare una panoramica più completa di alcuni (quelli che ritengo principali) contributi intellettuali e culturali che popolano questa serie, in modo da chiarire al meglio la mia opinione in proposito. A seguire saranno solo speculazioni di natura strettamente personale, dunque senza pretesa alcuna di essere reputate insindacabili.
Sopra si affermava che il grande comparto simbolico-religioso non offra una base solida per un'attività analitica che l'estensore di questa recensione possa definire soddisfacente. Ci si può chiedere dunque su cosa fondare la medesima. La risposta è quasi assiomatica: sui personaggi, sulle loro vicende, e sulle considerazioni che si possono costruire attorno alla trattazione del tema di fondo, che si giostra su riflessioni sparse un po' per tutta al serie ma inevitabilmente concentrate, precipuamente, nel finale. Evangelion è fondamentalmente una storia di comunicazione, di riflessione sulla relazionalità tra gli individui che sfocia in derive esistenzialiste. Questi problemi sono incarnati dai personaggi, che si rivelano incredibilmente umani e "dilemmatici", quanto di più distante dagli eroi senza macchia e senza paura che si affiliano solitamente agli stereotipi più comuni del genere.
Dedichiamo quindi due minuti preliminari a una piccola introduzione circa questi due punti, in vista di una più generale considerazione di tali elementi.
I personaggi sono costruiti in modo impeccabile, in particolare i principali: Shinji, Asuka e Misato, i quali, guarda caso, sono i protagonisti dell'analisi effettuata negli ultimi episodi.
In realtà le loro figure, apparentemente inconciliabili tra loro, sono assimilabili e vicine, poiché si basano tutte su un'esperienza traumatica infantile (dovuta ai genitori) che si mutua in una difficoltà poi a interagire socialmente con le persone, facendo dunque il verso al complesso edipico di Freud. Cercando di essere breve: tutti e tre anelano una via per rifuggire la spiacevole realtà ma, contemporaneamente, un modo per adeguarvisi e relazionarvisi.
Shinji si chiude in sé, serrandosi in un proprio mondo dove confida di essere al sicuro, tuttavia non può fare a meno di desiderare il contatto fisico da cui è tanto spaventato, cercandolo in Rei, Asuka e Misato. Desidera essere apprezzato, essere utile, desidera sapere cosa fare per uscire dalla sua condizione miserabile, per affrontare un futuro ignoto e terrificante, tuttavia è troppo impaurito e debole per poterci riuscire. Per questo si odia, e di riflesso proietta questo odio per se stesso al di fuori di sé, convincendosi che l'intero mondo lo disprezzi.
Asuka, dal canto suo, avendo un carattere forte, reagisce in modo del tutto opposto, diventa esuberante e orgogliosa, cercando di attirare l'attenzione degli altri ostentando la sua genialità di cui va tanto fiera, producendosi in un comportamento esuberante. Con ciò non riesce a soffocare le sue debolezze e fragilità che la porteranno in crisi nella seconda metà della serie.
Misato invece cerca la fuga in Kaji, rendendosi conto solo più tardi che invece ha solo mascherato il problema poiché vedeva in lui la figura del padre, e che quindi lo aveva solo sostituito usando l'amico come palliativo.
Per quanto riguarda il messaggio di fondo che unisce un po' le fila del discorso: arcinota, tanto che quasi me ne vergogno a parlare, è l'interpretazione (almeno sembra) data da Anno in via ufficiale (quella del messaggio salvifico per gli otaku), che ha tanto fomentato discussioni tra i sostenitori e anche tra i detrattori della serie, facendo parlare di presa in giro e di critica ai fan medesimi.
A essere sinceri una simile visione appare piuttosto triste, restrittiva e mefitica, anche se, in effetti, non mi sento di criticarla funditus; sia perché non mi ritengo in grado (in quanto occidentale) di comprendere appieno il fenomeno otaku, sia perché il finale è aperto e interpretabile, e dunque è giusto che prevalga la sensibilità dello spettatore, che si costruisca lui una risposta con la sua attività ermeneutica per convincersene o meno. In ogni caso tali dichiarazioni mi hanno fatto cadere in basso Anno, e quello che sta facendo con il progetto Rebuild non giova certo alla sua reputazione.
Ritengo che sia piuttosto difficile attribuire al tanto celebrato finale un'interpretazione unica.
Potrei cercare di riassumere, nonostante la crudele e limitante contingenza delle parole e del linguaggio, l'idea che mi sono fatto in questo modo: si può vedere in atto il tentativo dei personaggi di cercare di raggiungere e di costruirsi una propria verità che permetta loro di vivere e di relazionarsi con gli altri, ma andando maggiormente in profondità si mostra l'essere umano tormentato dal dilemma dell'esistenza, che risulta a lui irrisolvibile.
Negli ultimi due episodi l'analisi parte dall'uccisione di Kaworu, la perdita dell'unico bene e oggetto di felicità (in quel momento) per Shinji, l'unico spiraglio che gli permette di continuare ad accettare la propria esistenza. Segue dunque il suo percorso di introspezione e di indagine psicologica volto a cercare la soluzione dell'hedgehog's dilemma. Quale sia questa risoluzione è interpretabile e non dettata in modo didascalico e inequivocabile, io propendo per la teoria secondo la quale si deve prendere atto che ipocrisia e falsità siano elementi inalienabili per riuscire a (soprav)vivere nella società, e che sia possibile trovare un valore per poter vivere, seppure nascondendoci dietro delle maschere, seppure sia impossibile sfuggire alla morsa della volontà di vivere e alla dolorosa contingenza: si assiste alla decostruzione e ricostruzione dell'individuo sociale. Volendo essere tuttavia più precisi e meno banali riguardo tali disquisizioni, si deve fare un discorso più schematico e ad ampio spettro.
Schopenhauer e il dolore dell'esistenza.
Per quanto riguarda Schopenhauer già si è detto qualcosa, ma approfondiamo.
I riferimenti sono chiari e fondano l'anima della serie, ne costituiscono l'input primigenio. L'intera opera ruota attorno all'hedgehog's dilemma e al dolore di vivere.
"Vivere" vuol dire "volere", "volere" vuol dire "desiderare", se si desidera significa che ci si trova in una situazione di mancanza, si è insoddisfatti, e questa si rivela ontologicamente incolmabile: ogni qualvolta si soddisfi un desiderio ne subentra un altro ancora, in un circolo senza fine. La felicità non può che essere un momento effimero di breve e perituro appagamento della volontà di vivere, che continuamente anela ad altro. Questo perché la volontà di vivere è un istinto irrazionale e incontrollabile, che deve fare i conti però con la limitatezza contingente del corpo. Vivere significa quindi soffrire, perché si è incompleti, si è soli, si è "individuo" ma nonostante ciò non si può fare a meno di volere e desiderare.
Un altro aspetto affine alla filosofia di Schopenhauer è la visione totalmente pessimistica dei rapporti umani, che si basano su istinti egoistici, sul conflitto e sul tentativo di sopraffazione reciproca. Viene così infranta l'ingenuità della presunta socievolezza e bontà dell'uomo, si dipinge l'umanità come un: "inferno di egoismi". Qui si inserisce il dramma del porcospino: le persone si avvicinano perché desiderano contatto e approvazione, "desiderano di essere desiderate", ambiscono egoisticamente alla felicità e al calore delle altre persone, ma con l'avvicinarsi ci si ferisce e si soffre, per questo si deve trovare la giusta distanza per non farsi del male a vicenda. Tuttavia non si sarà mai affrancati da tale condizione in quanto esseri singoli. La via per superare tale ontologica tragicità, nella storia, è quella di eliminare il problema alla radice, ovvero eliminare la molteplicità dell'esistenza riunendo gli esseri in un solo ente, in poche parole: creare un Dio o comunque creare un'alternativa evolutiva a un'umanità che si è fermata a un punto morto della sua storia. Questo è lo scopo della Seele, ed è a ciò che si cerca di dare una risposta.
Dal punto di vista psicologico la questione si pone però in termini diversi, da un punto di vista interno, ed è questa via che si segue nel finale. L'alternativa si pone tra il nulla, che permetterebbe un effettivo svincolarsi dalla volontà di vivere, e l'esistenza, ma per scegliere l'esistenza si deve cercare di superare il dilemma che essa comporta, si deve trovare una ragione per esistere.
Pirandello e la frantumazione dell'io.
Le riflessioni riconducibili a Pirandello in realtà sono riflessioni attribuibili all'intero '900 in generale. Anno probabilmente non ha mai letto un libro dello scrittore di Agrigento e in ogni caso questa circostanza risulterebbe irrilevante.
Il pensiero relativista e gli elementi teatrali si delineano principalmente verso la fine, in primo luogo nel monologo tra Shinji e se stesso quando è assorbito dall'angelo e successivamente negli episodi finali, precipuamente individuabili nel palcoscenico su cui avviene l'analisi dei personaggi - i quali si trovano al cospetto del loro animo all'interno degli animi delle altre persone - l'uso delle luci e dei monologhi. Si passa a considerare il sé soggetto osservante e il sé oggetto di osservazione, lo stesso ente viene conosciuto in modo diverso, ma quale è il vero ente? Non sono tutte rappresentazioni? Anche quella che ho io di me stesso? Le persone che mi conoscono, non hanno di me la medesima percezione. Ognuno mi conosce in maniera differente, in base al grado di relazioni che ha avuto con me e il lato di me che ha conosciuto. Ognuno mi ha dato, dentro di sé, una sua rappresentazione di "me", una determinata forma, e per ognuno sono tutte differenti le une dalle altre e tutte differenti da quella che io ho di me stesso. Sarebbe proprio come dire che esistono tanti me quante sono le persone che mi conoscono, eppure di me ce n'è uno solo. O forse no? L'oggetto non cambia. Questa è la verità, tu non puoi conoscere te stesso come ti conoscono gli altri e viceversa non puoi conoscere gli altri come loro conoscono se stessi. E allora dove si trova il vero me? Da nessuna parte, o forse da tutte le parti (che sarebbe come voler dire nessuna parte)? E così si mette in crisi la concezione di "Io", che diventa solo una parola. E' facile credere alle parole, ma esse sono il primo grande inganno e semplificazione della realtà. Esistono solo maschere di me stesso, tante quante sono le persone che mi conoscono, e anche io indosso una maschera al cospetto di me medesimo. Parimenti non si può conoscere la realtà come la conoscono le altre persone, poiché l'idea che ognuno ha del mondo è diversa. Il mondo non appare necessariamente a me e agli altri ugualmente e assolutamente, ma solo in modo differenziato e parziale. Ognuno può conoscere solo una parte infinitesima del reale nel suo divenire e solamente attraverso due vie: con l'esperienza diretta delle cose, cioè la parte di conoscenza minore che abbiamo, ovvero con quella mediata da qualcuno, cioè la maggior parte delle cose che conosciamo, quindi mediante il conoscere verità date da altri.
Il cambio di prospettiva permette a Shinji di capire che la realtà che percepiva come brutta e spiacevole era in realtà una produzione del suo animo, un riflesso inconscio del suo odio per se stesso e un qualcosa che si presta a mutare: possono esistere altri Shinji Ikari. Il mondo non è tutto o bianco o nero, ma esso è composto da scale di grigi, da qui l'idea che riuscendo ad apprezzarsi anche la predisposizione ad accettare la realtà sia diversa.
Intermezzo.
Della caratterizzazione si è già parlato, così come della problematica relativa alla figura del padre e della madre. Vediamo più a fondo tali e ulteriori questioni.
Oltre al caso di Shinji, il cui rapporto conflittuale con il padre si configura come un continuo ribellarsi ma al contempo anche desiderarne l'approvazione, che lo porterà a una grande sofferenza, vi è da considerare precipuamente il personaggio di Asuka. Le si costruiscono attorno dei trascorsi piuttosto interessanti e inquietanti. La madre, ormai folle e dissennata, aveva proiettato la figura della figlia su di una bambola, rendendola oggetto del proprio desiderio e conforto, uno strumento del genitore da riempire di false consolazioni. Asuka quindi sviluppa una forte idiosincrasia verso le bambole (da qui il suo odio per Rei), e il loro carattere passivo e docile. Esse diventano tutto ciò che si vuole poiché rispecchiano e assecondano senza protestare i desideri di chi le possiede. La sua forza caratteriale le permette di reagire - "Mamma, io non sono la tua bambola!" - e di cercare di far convergere le attenzioni della madre su di lei, palesandole la sua abilità di pilota. Ciò si dimostra tuttavia insufficiente e la madre, in seguito, si suicida per disperazione assieme alla bambola, credendo di portare con sé la bambina. Tale evento sancisce il decisivo dramma interiore di Asuka e i suoi successivi problemi ad affrontare il mondo. Lei cercherà di essere sempre adeguata a ogni situazione, la migliore, la più in gamba: questo perché in realtà è estremamente fragile ma lo vuole nascondere, e anche per attirare l'attenzione su di sé, per attirare l'affetto e l'approvazione degli altri, per colmare lo scompenso affettivo.
Pilotare l'Evangelion conseguentemente degenera in dipendenza, in un "rapporto di simbiosi", poiché si tratta della sua unica abilità che possa renderla desiderabile e utile. Asuka diventa gelosa quindi di Shinji, che si dimostra migliore di lei, ma ne è anche attratta.
Shinji stesso è afflitto da qualcosa di molto simile, diventa dipendente dall'Evangelion per lo stesso motivo, esso è il medium tra lui e gli altri, ciò che gli permette di avere un'importanza agli occhi di suo padre, unico mezzo per realizzare se stesso e coltivare fiducia in sé. Si può notare nello svilupparsi della trama come speso accada che Shinji acquisti grazie al suo pilotare una falsa sicurezza. E' convinto che se svolge il suo compito tutti lo lodino e si prendano cura di lui, desidera di essere desiderato, cerca la propria felicità nelle altre persone, una felicità fasulla (usufruendo delle medesime espressioni adoperate nella serie).
Purtroppo tale fiducia viene repentinamente messa in crisi dal sopravanzare degli angeli e dall'orrore delle perdite che tale lotta per la sopravvivenza comporta. Come dicevamo, la felicità non è che un attimo effimero nella tempesta.
La figura di Rei è misteriosa, si tratta di un personaggio che non è realmente tale, ma un espediente narrativo, il mistero più grande, che non ha soluzione. Lei è una bambola senza personalità, si adegua a tutto ciò che il suo creatore le impone. Questo stato di sudditanza, ciononostante, è destinato a incrinarsi, poiché Rei stessa cerca di dare un senso alla sua esistenza, di riempire la sua vita con qualcosa che non siano gli ordini impartiti da Gendo. Tuttavia, non è libera di decidere nemmeno della propria morte, e neppure di svincolarsi dal suo stato di soggezione, e ciò le causa grande scoramento e confusione. Si crogiola in dubbi esistenziali e sulla personalità, mirabili le sue poesie, momenti molto toccanti della serie.
Misato è una donna adulta, da tempo ha già compiuto una scelta sul come affrontare la realtà. Ha optato per la fuga, fugge e si inganna con ogni sorta di espediente - sopra accennavamo a Kaji. Anche il suo lavoro e il suo voler essere la tutrice di Shinji, il voler "giocare a fare la famiglia", sono tentativi di distogliere lo sguardo dal problema. Ciò la fa sentire sporca, miserabile, e quindi si frustra e si tortura, svilendo il proprio valore, esattamente come Shinji. E' preda del suo passato che le impone spesse catene dalle quali non riesce a svincolarsi, ma solo fingere che non vi siano. Questa sua ipocrisia e debolezza portano a minare la fiducia che Shinji ripone in lei, inoltre Misato se ne vergogna terribilmente, come si nota negli ultimi episodi, in cui non vuole che a Shinji sia mostrata la vera "se stessa".
La "cerca" comune ai personaggi quindi è chiaramente il "giusto" modo per relazionarsi con l'esterno, sia con la realtà sia con gli individui. Non si può certo sperare che esista una risposta definitiva a questo quesito, anzi, per assurdo tale risulterebbe l'eliminare il concetto stesso di alterità, il che porterebbe però alla fine di tutto. Molto altro ci sarebbe da dire, tuttavia ritengo che voler spingersi oltre implichi molto più spazio da avere a disposizione e un discorso più complesso, non è il caso di rendere questa recensione più lunga di quello che è già.
Freud e un pochino di psicanalisi.
Come già si accennava sopra, i personaggi, nelle ultime puntate, vengono analizzati estesamente, con dovizia di dettagli, seguendo anche nozioni proprie della psicanalisi e senza che tale tentativo si riveli fallace o ridicolo ma, anzi, si riesce a creare un'amalgama coerente e profonda. Un elemento portante di Evangelion è la sessualità, che non deve essere intesa come fanservice, se non raramente. La sessualità è una chiave di volta per comprendere la psiche dei personaggi e le loro reazioni, anzi non la sola dimensione degli impulsi sessuali ma l'intera sfera pulsionale.
Per Freud, come è noto, gli impulsi che muovono dall'Es sono di due tipi, quelli sessuali e quelli di distruzione. Essi vengono poi oggettivati dall'Io, si creano così tutti gli altri tipi di desideri. Eros e Thanatos sono chiaramente due punti cardine della serie. La volontà di distruzione si concreta in due forme: alimentando l'attività del super-io (nell'Io morale, che è il tiranno dell'Io) e contrapponendosi all'affermazione della vita, sostenuta dall'Eros.
I personaggi vacillano continuamente in questa dicotomia: ad esempio l'eccessivo amore di Asuka per la madre, oppure il suo impulso ad autodistruggersi, lo smodato odio di Shinji per il padre, le sue pulsioni verso Asuka e Misato e Rei e il suo colpevolizzarsi. Talvolta i personaggi finiscono per annichilirsi, talaltra si rialzano, ma rimangono sempre in balìa delle loro pulsioni, dei loro desideri inappagati. Il punto maggiormente rilevante che ha a che fare con Freud è proprio quello relativo alla costruzione dell'individuo sociale. Esso in effetti è il fattore più importante tra quelli qui analizzati, ed è il fulcro centrale della serie. Il comune denominatore di queste riflessioni, come abbiamo già detto, è sempre la ricerca della felicità. L'individuo è soggetto a quello che Freud chiama "principio del piacere" il quale stabilisce lo scopo primo dell'esistenza umana. Il problema è che tale programma è in contrasto diretto con il mondo esterno. Il contingente si oppone duramente alla realizzazione della felicità, quasi fosse previsto nella creazione stessa che l'uomo non possa realizzare tale anelito. La realtà si oppone mediante vari ostacoli, e tra di questi il più sentito dall'individuo è sicuramente la sofferenza che proviene dalle relazioni con il prossimo. Infatti per Freud la causa primaria dell'infelicità è la società, o, come direbbe lui, "l'incivilimento". "L'incivilimento è una dura necessità finalizzata ad impedire che gli uomini si sterminino a vicenda. Esso però richiede un prezzo da pagare: l'infelicità di una bestia addomesticata solo superficialmente." La società adempie al ruolo fondamentale di reprimere l'istintualità e l'aggressività dell'uomo, ma questo ha forti ripercussioni sull'individuo, poichè la felicità viene proprio dall'appagamento di questi istinti. Una delle vie con cui si reprimono tali pulsioni è il senso di colpa, che scaturisce dalla disapprovazione sociale. Il senso di colpa porta ad una sorta di "frustrazione civile" per la quale l'individuo può soffrire terribilmente, ed è questo il problema principale di Shinji: sentirsi colpevole per i suoi desideri e, contemporaneamente, affliggersi per l'impossibilità della loro realizzazione. Si afferma perciò una dicotomia nell'animo umano, all'esistenza di un bisogno di socialità si contrappone l'egoismo, il bisogno d'individuazione. E questa è la chiave di lettura di tutta l'opera.
Altri riferimenti, tra i molti, si possono notare nell'episodio venticinque, che esordisce con un dialogo tra Shinji e il suo Super-Io, che lo condanna e frustra per l'azione terribile che ha appena commesso, l'assassinio del suo migliore amico, dell'unica persona che provava per lui affetto. Ciò costituisce la base della sua crisi e delle riflessioni che seguono e di cui si è già parlato.
Nietzsche, o non Nietzsche? Questo è il dilemma.
Voglio affrontare un tema che mi sta a cuore. A mio avviso della filosofia di Nietzsche in Eva c'è davvero poco, e quello che sembrerebbe esserci in realtà non è molto convincente. Vi chiederete allora perché io lo chiami in causa. Mi azzardo poiché, a mio avviso, si tratta di un accostamento che, sebbene abbastanza forzoso e improprio, è in grado mettere in luce degli aspetti interessanti della questione. Inoltre mi è capitato più di una volta di incappare in interpretazioni a favore di un parallelo tra Ubermensch nietzscheano e Shinji, imbastite in modo del tutto sconveniente, poiché le due figure afferiscono a contesti troppo differenti. Tale conclusione è dovuta direttamente alla mia interpretazione della figura di Shinji, e del messaggio di Eva, che ho poc'anzi esposto.
In via preliminare dirò che, anzi, la figura di Shinji è, se proprio si vuole, l'opposto dell'oltre-uomo pensato dal filosofo tedesco. Per affermarlo, però, dobbiamo partire da cosa è l'oltreuomo.
Esso è un qualcosa di astratto, è una meta, la meta cui l'uomo moderno deve portare, ma non che l'uomo moderno può raggiungere. Infatti l'uomo per Nietzsche non è altro che un ponte per il superuomo. Con esso si può identificare (probabilmente) un ideale di uomo che si è liberato dai falsi dèi e dai falsi idoli, dalle credenze maleodoranti e idealiste, dalla morale contro-natura del ressentiment (come gli uomini superiori), ma che, nonostante ciò, riesce a superare il nichilismo, grazie alle sue volontà e attività creatrice. Creando cosa? Creando i propri valori, creando arte, comprendendo la vita nella sua fatalità, apprezzando tanto il dolore quanto il piacere, poiché è da questa dicotomia che scaturisce la vita nella sua essenza. Crea la propria meta. E' un uomo duro, che ascolta i propri istinti, la volontà di potenza, di predominare. Possiede uno spirito quasi "dionisiaco". E' la risposta alla morte di Dio, è la risposta all'errore del fine e dello scopo, alla futilità dell'essere, ma è una risposta del tutto diversa da quella di Eva, anzi piuttosto è il contrario, ed è una risposta a una domanda diversa, poiché il problema in Eva è di natura differente.
Passiamo ora a Shinji: quale soluzione trova al suo dilemma riguardo alla vita? Shinji si ritaglia un piccolo posto per la propria felicità, trova il modo di cercare la giusta distanza a cui stare dagli altri per non ferirsi, non crea dei valori, comprende piuttosto che nella società non si possa vivere se non tramite piccole ipocrisie, mantenendo una maschera. Facendo ciò riesce a stabilire uno "status quo" in grado di permettergli di dare un valore alla sua vita, di apprezzarsi, di emanciparsi, di fuggire dal dolore. Si crea una propria verità, fittizia, per poter vivere. E' un percorso che devono affrontare tutti nella propria adolescenza. La differenza è notevole, l'Ubermensch non tende a un qualcosa di così poco elevato come la felicità e consimili, ogni piacere vuole eternità, e ogni eternità è mortifera stasi.
L'oltre-uomo prende la vita nel suo divenire, nel suo eterno ritorno, pretende la vita in in tutti i suoi aspetti, positivi e negativi, anzi accetta di buon grado questi ultimi. La sua meta è l'elevazione di se stesso a cime inarrivabili: esattamente l'opposto del mantenere lo "status quo" e dell'adattarsi alla società, anzi egli si crogiola nella propria solitudine, ne va fiero.
L'oltre-uomo è in via definitiva un distruttore di confini; Shinji nel suo caso i confini invece li accetta, li riafferma "a sua immagine e somiglianza", implicitamente, dopo averli sondati e analizzati. Shinji è quanto di più umano si possa prospettare, cerca la felicità nell'essere piccolo, nell'accettarsi, nel fuggire il dolore. Inoltre la questione in Eva è più psicologica ed esistenzialista e non prevalentemente etico-morale e metafisica (aspetto che invece appartiene più a un anime come "La rivoluzione di Utena" di Ikuhara). Insistere ulteriormente su tale accostamento risulterebbe sbagliato, e irriguardoso nei confronti di tale personalità, il cui pensiero è di certo immensamente più complesso e profondo di quanto quivi accennato.
La nostra vuole essere solo una retrospettiva che offra un modesto spunto per riflettere.
Preferisco concludere qui la dissertazione, sia perché non è possibile dire tutto in questa sede, sia perché altri aspetti della serie sono già stati sufficientemente messi in evidenza da molti altri scrittori più competenti e valenti del sottoscritto.
Passiamo quindi alla conclusione.
Evangelion non ha la presunzione di essere un compendio di filosofia, né tanto meno di voler dare la risposta ai grandi interrogativi della vita. Evangelion, in una parola, è "introspezione". Il suo messaggio può essere interpretato in modi molto diversi, a seconda dello spettatore e del suo modo di pensare. Questo perché, come è facile constatare dalle considerazioni suesposte, le riflessioni seguono uno schema generale e astratto, impersonale a un certo punto, e quindi ognuno vi si può specchiare in modo diverso o anche non identificare affatto.
Appare però condivisibile al recensore sostenere che questa serie si manifesti come una bellissima metafora dell'uomo moderno, rappresentandone le problematiche e i tormentosi dubbi, che scaturiscono da una presa di coscienza della propria dolorosa condizione. Si rende il tutto in modo coerente e intelligente, l'intera narrazione è coinvolta in ciò, non solo gli ultimi due episodi che sono solo la ciliegina sulla torta.
In particolare si può notare come da metà serie, circa dall'episodio sedici, Evangelion assuma toni sempre più seri e pesanti. E' il tratto discendente della serie, nel senso che negli episodi precedenti si assiste a un innalzarsi della fiducia e dell'ottimismo: Shinji acquista fiducia, in sé e negli altri, in Misato soprattutto, e viene pure elogiato dal padre, finalmente anche lui ne riconosce il valore. Quando tutto sembra andare per il meglio è facile dimenticare la realtà, ed essa si fa ricordare con il fragoroso suono di un martello. La situazione degenera, la serie si fa cupa e tragica, come il destino dell'uomo, salvo poi sollevarsi nel finale. Io ritengo che quest'ultimo sia sì positivo, ma solo fino a un certo punto, poiché ciò che traspare è comunque una concezione nichilista del mondo, e la soluzione che si trova non è una garanzia di liberazione e di felicità, bensì un cercare dentro di sé un adeguamento, un compromesso per poter vivere.
In ultima vorrei aggiungere due righe in proposito a regia, musiche e realizzazione tecnica in generale. Evangelion si presenta come estremamente ben gestito sul lato registico: Anno palesa tutto il suo estro artistico in una produzione davvero soddisfacente e intelligente. Il character design di Yoshiyuki Sadamoto, seppur affilato e leggermente spigoloso, risulta efficace e oltremodo apprezzabile. La realizzazione tecnica è molto buona per l'epoca, però si assiste a un calo progressivo, fino ai due episodi finali, in cui si utilizzano scene riciclate e si percorre la via dello sperimentalismo. Mai coincidenza fu più fortunata, il finale è un piccolo gioiello di sperimentalismo grafico che, voluto o meno, si consacra come uno dei finali più brillanti cui si potesse sperare.
Le musiche di Shiro Sagisu, infine, si rivelano ottime dal lato di esecuzione e adatte alle atmosfere cupe e alienanti: variano da trionfanti fanfare eseguite da orchestra, a brani corali ipnotici e suggestivi, quasi psichedelici, delineando un repertorio poliedrico ed efficace.
Non abbiate timore o remora alcuna quindi ad avvicinarvi a questa serie: a distanza di diversi anni si rivela ancora attuale e interessante. Si tratta di un'opera che può essere goduta a vari livelli di apprezzamento e quindi potrà essere amata anche da coloro che sono in cerca di qualcosa di disimpegnato, tuttavia si aprirà nella sua intimità solo a chi avrà voglia e interesse di mettere un poco di impegno e serietà nella sua visione.
Per chi scrive non è stato affatto facile recensire Neon Genesis Evangelion. È ciò che succede quando un’opera complessa e stratificata ti lascia il segno. È stato difficoltoso darne pure una minima descrizione perché è un vero compendio della cultura umana, ne illustra la storia in maniera profonda ed esaustiva pur non essendo pedante né onnicomprensivo.
Ciò che s’interiorizza dopo avere visto per la prima volta quest’anime non è così semplice, non è univoco, non affiora alla riflessione chiaro e semplice come se fosse la cosa più scontata. La visione di ogni episodio arricchisce, ma lancia anche allo spettatore interrogativi martellanti che lo spronano a fermarsi un attimo a riflettere nel trantran della modernità. Non si tratterà di certo di una riflessione pacata, ma di pensieri convulsi e febbricitanti.
Il retroterra di Neon Genesis Evangelion è talmente vasto da andare perfino al di là di chi ne è l’autore. Hideaki Anno - l’autore, appunto - ha concepito una mole immensa di senso, ha riflettuto sull’essenza dell’uomo e ha superato se stesso dando vita a un’opera monumentale, sfaccettata, inafferrabile nell’impossibilità di definirla e di darne un’interpretazione perfettamente univoca.
Attraverso il ricorrere continuo di accenti della tradizione cabalistica, biblica e cristiana si dispiega l’esplorazione delle radici della cultura umana. Sono numerosi i simboli che ci accompagnano dal primo episodio, ma essi verranno impercettibilmente arricchiti di attributi puntata dopo puntata. Tutto ciò che può sembrare casuale in realtà non lo è, cosicché spesso ci si trova di fronte alla necessità di dovere rallentare la normale velocità di riproduzione dei fotogrammi per riuscire ad afferrare ciò che sta sotto e che sfugge all’occhio nudo, pur attento. Perché l’apparato su cui è strutturato Evangelion è talmente perfetto da comunicare sempre di più man mano che l’impalcatura concettuale viene decostruita nelle sue unità minime, in un movimento semantico inversamente proporzionale all’immediatezza visiva del simbolo.
Frasi accennate o lievi riferimenti non fanno che colmare lo spettatore d’interrogativi che lo porteranno al dubbio totale dopo la visione dell’intera opera.
L’originalità di Anno nel concepire un’opera di tali proporzioni consiste nel fatto che non si tratta di un monolite, ma di una nebulosa costituita da più frammenti. Ci si trova di fronte ad assaggi di trama, di antefatti, di post-fatti che formano un intrigo affascinante, che lo spettatore tenta di ricomporre in un quadro finale. Alla fine esce fuori un’immagine che potrebbe essere altro, la riflessione sulla condizione dell’uomo dà adito a esiti molteplici, spesso discordanti.
Se ci si chiede cosa siano gli Eva, alla prima potrebbero tranquillamente sembrare degli enormi robottoni. D’altronde la struttura narrativa si fonda proprio su questo espediente: illude lo spettatore di una facile individuazione dell’etichetta di genere cui assegnare l’anime, per poi smentirlo quando meno se lo aspetta. Allora gli Eva non saranno dei semplici robottoni, così come i misteriosi Angeli non saranno affatto dei “mostri-nemici” che attaccano la Terra.
Tutto non è così semplice. La verità non è mai data una volta per tutte, perché non ce n’è una sola. È una visione che percorre sotterranea tutto l’anime, condizionando lo sviluppo della psicologia dei personaggi. L’identità dei protagonisti non è unica, esistono tante identità a seconda di coloro con cui si trovano a interagire. Lo stesso mondo non è che una rappresentazione del proprio io, rappresentazione che muta in base alle sensazioni e agli stati d’animo di quest’ultimo.
Echi pirandelliani sono innestati su un’esplorazione scandagliata e realistica della psicologia umana. Le parole di Anno sono esemplificative: <i>“È strano che Evangelion abbia avuto un tale successo – tutti i personaggi sono così malati!”</i>. Ed è proprio la malattia del vivere ciò che il regista indaga. Interrogativi celati percorrono la coscienza dei protagonisti fino ad affiorare assieme alla dura consapevolezza che vivere è dolore, anche se alleviato da intensi momenti di gioia.
Le motivazioni personali di ogni protagonista s’intrecciano fino a formare una matassa di io e di perché difficile da districare, se non impossibile. Il copione che ognuno recita è uno dei tanti possibili, la scena può cambiare in base alla verità che si possiede, la libertà di agire è limitata dallo stesso attore.
Rei, colei che verrà sempre sostituita, che non ha il diritto di serbare ricordi, di chiedersi chi in fondo sia veramente, si sforza di trovare un passato dentro di sé che vorrebbe le appartenesse, ma che non può rivendicare. Asuka, demolita dall’incertezza del proprio valore, vacilla nel momento in cui non può più dimostrare a coloro che la osservano e a se stessa chi è e quanto può fare. E infine Shinji, consunto dalla paura di non essere apprezzato fino in fondo e dalla paura dell’abbandono. La forma dell’essere dei protagonisti è “pirandellianamente” scissa dalla sostanza, dalla vita. Il senso del dovere viene esplorato in tutte le sue possibili origini fino a dispiegare i meandri delle ragioni inconsce che possono spingere un ragazzo di tredici anni a pilotare un Eva.
Sono poche le parole che possono uscire dall’intricato covo di sentimenti e di sensazioni provocati dalla visione di quest’opera.
Il regista è riuscito a rendere per immagini un pensiero labirintico, creativo, sperimentando un linguaggio visivo che ha segnato la storia dell’animazione.
Tutto s’innesta sull’interrogativo martellante che concerne i rapporti tra Dio e Uomo, una preoccupazione universale e onnipresente: cos’è l’Uomo e cos’è Dio. Lo sviluppo delle vicende non farà altro che accrescere la voglia di risposta, darà soluzioni possibili, ma mai una verità certa e definitiva. La realtà cognitiva è pur sempre prodotto di una rappresentazione imperfetta e incompleta.
Queste subliminali ponderazioni sono illustrate con l’ausilio di una tecnica registica inedita e con un continuo uso di flashback e di situazioni esordienti “in medias res”, che proiettano lo spettatore in un dato per scontato all’interno del quale si raccapezzerà soltanto con lo scorrere degli episodi.
La grandezza della regia si fa sentire nella gestione sapiente delle musiche, facendosi forte per esse dell’uso dell’espediente del contrappunto, costante in tutta la serie. Così, per esempio, momenti intensamente drammatici si articolano sulle note giubilanti dell’“Inno alla Gioia” di Beethoven. Il risultato è una tragicità ancora più straziante e beffarda, che irretisce lo spettatore per lo shock causato dal forte contrasto.
Evangelion non è opera per tutti. Ad alcuni potrebbe sembrare sonnolenta, ad altri inutilmente cervellotica e riflessiva. Non è neanche alla portata di tutti: non la prenda in considerazione chi soffre di carenza di attenzione e di pazienza. Se ci si aspetta azione e combattimenti episodio dopo episodio è meglio dedicarsi ad altro. Se non si apprezza il flusso di coscienza è meglio non considerarla. Evangelion è un'opera che sboccia episodio dopo episodio, è un ritratto che moltiplica in maniera esponenziale le linee di cui è composto per poi tramortire chi si è immedesimato in esso come primo protagonista – in quanto uomo – con una consapevolezza devastante e forte: la consapevolezza sull’essere e sull’io.
Il progetto per il perfezionamento dell’uomo è partito prima di tutto da chi ha cercato di tradurlo e di ritrarlo nella sua complessità irriducibile a un’unica descrizione.
Neon Genesis Evangelion è un’opera prettamente antropologica, un’epitome esaustiva e allo stesso tempo lapidaria, perché fondata sulla potenza comunicativa del simbolo, il prodotto archetipico della cultura umana.
Ciò che s’interiorizza dopo avere visto per la prima volta quest’anime non è così semplice, non è univoco, non affiora alla riflessione chiaro e semplice come se fosse la cosa più scontata. La visione di ogni episodio arricchisce, ma lancia anche allo spettatore interrogativi martellanti che lo spronano a fermarsi un attimo a riflettere nel trantran della modernità. Non si tratterà di certo di una riflessione pacata, ma di pensieri convulsi e febbricitanti.
Il retroterra di Neon Genesis Evangelion è talmente vasto da andare perfino al di là di chi ne è l’autore. Hideaki Anno - l’autore, appunto - ha concepito una mole immensa di senso, ha riflettuto sull’essenza dell’uomo e ha superato se stesso dando vita a un’opera monumentale, sfaccettata, inafferrabile nell’impossibilità di definirla e di darne un’interpretazione perfettamente univoca.
Attraverso il ricorrere continuo di accenti della tradizione cabalistica, biblica e cristiana si dispiega l’esplorazione delle radici della cultura umana. Sono numerosi i simboli che ci accompagnano dal primo episodio, ma essi verranno impercettibilmente arricchiti di attributi puntata dopo puntata. Tutto ciò che può sembrare casuale in realtà non lo è, cosicché spesso ci si trova di fronte alla necessità di dovere rallentare la normale velocità di riproduzione dei fotogrammi per riuscire ad afferrare ciò che sta sotto e che sfugge all’occhio nudo, pur attento. Perché l’apparato su cui è strutturato Evangelion è talmente perfetto da comunicare sempre di più man mano che l’impalcatura concettuale viene decostruita nelle sue unità minime, in un movimento semantico inversamente proporzionale all’immediatezza visiva del simbolo.
Frasi accennate o lievi riferimenti non fanno che colmare lo spettatore d’interrogativi che lo porteranno al dubbio totale dopo la visione dell’intera opera.
L’originalità di Anno nel concepire un’opera di tali proporzioni consiste nel fatto che non si tratta di un monolite, ma di una nebulosa costituita da più frammenti. Ci si trova di fronte ad assaggi di trama, di antefatti, di post-fatti che formano un intrigo affascinante, che lo spettatore tenta di ricomporre in un quadro finale. Alla fine esce fuori un’immagine che potrebbe essere altro, la riflessione sulla condizione dell’uomo dà adito a esiti molteplici, spesso discordanti.
Se ci si chiede cosa siano gli Eva, alla prima potrebbero tranquillamente sembrare degli enormi robottoni. D’altronde la struttura narrativa si fonda proprio su questo espediente: illude lo spettatore di una facile individuazione dell’etichetta di genere cui assegnare l’anime, per poi smentirlo quando meno se lo aspetta. Allora gli Eva non saranno dei semplici robottoni, così come i misteriosi Angeli non saranno affatto dei “mostri-nemici” che attaccano la Terra.
Tutto non è così semplice. La verità non è mai data una volta per tutte, perché non ce n’è una sola. È una visione che percorre sotterranea tutto l’anime, condizionando lo sviluppo della psicologia dei personaggi. L’identità dei protagonisti non è unica, esistono tante identità a seconda di coloro con cui si trovano a interagire. Lo stesso mondo non è che una rappresentazione del proprio io, rappresentazione che muta in base alle sensazioni e agli stati d’animo di quest’ultimo.
Echi pirandelliani sono innestati su un’esplorazione scandagliata e realistica della psicologia umana. Le parole di Anno sono esemplificative: <i>“È strano che Evangelion abbia avuto un tale successo – tutti i personaggi sono così malati!”</i>. Ed è proprio la malattia del vivere ciò che il regista indaga. Interrogativi celati percorrono la coscienza dei protagonisti fino ad affiorare assieme alla dura consapevolezza che vivere è dolore, anche se alleviato da intensi momenti di gioia.
Le motivazioni personali di ogni protagonista s’intrecciano fino a formare una matassa di io e di perché difficile da districare, se non impossibile. Il copione che ognuno recita è uno dei tanti possibili, la scena può cambiare in base alla verità che si possiede, la libertà di agire è limitata dallo stesso attore.
Rei, colei che verrà sempre sostituita, che non ha il diritto di serbare ricordi, di chiedersi chi in fondo sia veramente, si sforza di trovare un passato dentro di sé che vorrebbe le appartenesse, ma che non può rivendicare. Asuka, demolita dall’incertezza del proprio valore, vacilla nel momento in cui non può più dimostrare a coloro che la osservano e a se stessa chi è e quanto può fare. E infine Shinji, consunto dalla paura di non essere apprezzato fino in fondo e dalla paura dell’abbandono. La forma dell’essere dei protagonisti è “pirandellianamente” scissa dalla sostanza, dalla vita. Il senso del dovere viene esplorato in tutte le sue possibili origini fino a dispiegare i meandri delle ragioni inconsce che possono spingere un ragazzo di tredici anni a pilotare un Eva.
Sono poche le parole che possono uscire dall’intricato covo di sentimenti e di sensazioni provocati dalla visione di quest’opera.
Il regista è riuscito a rendere per immagini un pensiero labirintico, creativo, sperimentando un linguaggio visivo che ha segnato la storia dell’animazione.
Tutto s’innesta sull’interrogativo martellante che concerne i rapporti tra Dio e Uomo, una preoccupazione universale e onnipresente: cos’è l’Uomo e cos’è Dio. Lo sviluppo delle vicende non farà altro che accrescere la voglia di risposta, darà soluzioni possibili, ma mai una verità certa e definitiva. La realtà cognitiva è pur sempre prodotto di una rappresentazione imperfetta e incompleta.
Queste subliminali ponderazioni sono illustrate con l’ausilio di una tecnica registica inedita e con un continuo uso di flashback e di situazioni esordienti “in medias res”, che proiettano lo spettatore in un dato per scontato all’interno del quale si raccapezzerà soltanto con lo scorrere degli episodi.
La grandezza della regia si fa sentire nella gestione sapiente delle musiche, facendosi forte per esse dell’uso dell’espediente del contrappunto, costante in tutta la serie. Così, per esempio, momenti intensamente drammatici si articolano sulle note giubilanti dell’“Inno alla Gioia” di Beethoven. Il risultato è una tragicità ancora più straziante e beffarda, che irretisce lo spettatore per lo shock causato dal forte contrasto.
Evangelion non è opera per tutti. Ad alcuni potrebbe sembrare sonnolenta, ad altri inutilmente cervellotica e riflessiva. Non è neanche alla portata di tutti: non la prenda in considerazione chi soffre di carenza di attenzione e di pazienza. Se ci si aspetta azione e combattimenti episodio dopo episodio è meglio dedicarsi ad altro. Se non si apprezza il flusso di coscienza è meglio non considerarla. Evangelion è un'opera che sboccia episodio dopo episodio, è un ritratto che moltiplica in maniera esponenziale le linee di cui è composto per poi tramortire chi si è immedesimato in esso come primo protagonista – in quanto uomo – con una consapevolezza devastante e forte: la consapevolezza sull’essere e sull’io.
Il progetto per il perfezionamento dell’uomo è partito prima di tutto da chi ha cercato di tradurlo e di ritrarlo nella sua complessità irriducibile a un’unica descrizione.
Neon Genesis Evangelion è un’opera prettamente antropologica, un’epitome esaustiva e allo stesso tempo lapidaria, perché fondata sulla potenza comunicativa del simbolo, il prodotto archetipico della cultura umana.
Non sono mai andato matto per i cosiddetti "anime coi robottoni": lo stereotipo del super-uomo/ragazzo che salva il mondo coi suoi superpoteri e il suo supermech non mi è mai andato giù. Poi, dato che molti amici mi hanno consigliato Evangelion, sostenendo che non erano le solite cose, mi sono messo a guardarlo, con un po' di pregiudizi. "Sono solo 26 puntate, farò lo sforzo".
Mi metto comodo, inizia l'openeng. Un universo rosso sangue, una strana figura, poi un ragazzo e una donna si susseguono sul mio schermo: la voce, perfettamente in linea con le immagini, sembra quasi voler descrivere l'umanità, la debolezza, la fragilità di esse. E poi quello strano diagramma. "Ma io l'ho già visto da qualche parte, indagherò". Dopo l'op la mascella comincia a staccarsi dalla sua sede originale, per poi finire sul pavimento 25 minuti dopo. Da quel momento ho divorato tutte le puntate in pochi giorni e subito dopo tutto lo scibile su questo anime.
Perché per capirlo non basta guardarlo una volta. Ci si deve informare, perché ci sono troppe chiavi di lettura, troppi messaggi. Non guardatelo come un altro anime coi mech, provate a vederlo con gli occhi del vostro cuore e della vostra testa, e non seguendo la logica angelo - scontro contro l'angelo - prossimo angelo: i dialoghi tra i personaggi e i loro rapporti sono la cosa più importante. Anzi, anche il rapporto tra esseri umani ed angeli. Sulla trama direi che è stato scritto tutto, è stata sviscerata come l'Eva-02 in The End of Evangelion: e poi, soprattutto, il finale, che a molti non è piaciuto. Troppa introspezione, troppa poesia, troppe robe Pirandelliane, Schopenhaueriane, metafisiche, Freudiane. Senza contare la dilagante presenza di altre citazioni filosofiche e religiose di ogni sorta che condiscono tutto l'anime, e che io vedo come un grande invito all'approfondimento.
Palesemente il finale non è stato concepito come era nei progetti originali della Gainax per problemi di natura economica, e da molti è ritenuto il difetto più pesante di Evangelion: il fatto di non avere una conclusione precisa.
Per ovviare all'"errore" sono stati prodotti Death/Rebirth e The End of Evangelion che (forse?) mette la parola fine alla linea narrativa. Il progetto Rebuild ne è invece il remake cinematografico, finora bello, ma senza le introspezioni (altresì dette pippe mentali) che sono pura poesia della serie originale e con linee narrative cambiate: è una tetralogia e deve riassumere un'intera serie, non deve essere affatto facile trasporre anche solo l'intreccio principale.
In sostanza un'opera traumatizzante, che si ama o si odia, ma che secondo chi scrive merita di essere vista in silenzio, da soli, preparandovi a forti mal di testa e con un occhio particolare alla vostra mascella, che rischia di cadere, copiosa, 26 volte a terra. 10.
Mi metto comodo, inizia l'openeng. Un universo rosso sangue, una strana figura, poi un ragazzo e una donna si susseguono sul mio schermo: la voce, perfettamente in linea con le immagini, sembra quasi voler descrivere l'umanità, la debolezza, la fragilità di esse. E poi quello strano diagramma. "Ma io l'ho già visto da qualche parte, indagherò". Dopo l'op la mascella comincia a staccarsi dalla sua sede originale, per poi finire sul pavimento 25 minuti dopo. Da quel momento ho divorato tutte le puntate in pochi giorni e subito dopo tutto lo scibile su questo anime.
Perché per capirlo non basta guardarlo una volta. Ci si deve informare, perché ci sono troppe chiavi di lettura, troppi messaggi. Non guardatelo come un altro anime coi mech, provate a vederlo con gli occhi del vostro cuore e della vostra testa, e non seguendo la logica angelo - scontro contro l'angelo - prossimo angelo: i dialoghi tra i personaggi e i loro rapporti sono la cosa più importante. Anzi, anche il rapporto tra esseri umani ed angeli. Sulla trama direi che è stato scritto tutto, è stata sviscerata come l'Eva-02 in The End of Evangelion: e poi, soprattutto, il finale, che a molti non è piaciuto. Troppa introspezione, troppa poesia, troppe robe Pirandelliane, Schopenhaueriane, metafisiche, Freudiane. Senza contare la dilagante presenza di altre citazioni filosofiche e religiose di ogni sorta che condiscono tutto l'anime, e che io vedo come un grande invito all'approfondimento.
Palesemente il finale non è stato concepito come era nei progetti originali della Gainax per problemi di natura economica, e da molti è ritenuto il difetto più pesante di Evangelion: il fatto di non avere una conclusione precisa.
Per ovviare all'"errore" sono stati prodotti Death/Rebirth e The End of Evangelion che (forse?) mette la parola fine alla linea narrativa. Il progetto Rebuild ne è invece il remake cinematografico, finora bello, ma senza le introspezioni (altresì dette pippe mentali) che sono pura poesia della serie originale e con linee narrative cambiate: è una tetralogia e deve riassumere un'intera serie, non deve essere affatto facile trasporre anche solo l'intreccio principale.
In sostanza un'opera traumatizzante, che si ama o si odia, ma che secondo chi scrive merita di essere vista in silenzio, da soli, preparandovi a forti mal di testa e con un occhio particolare alla vostra mascella, che rischia di cadere, copiosa, 26 volte a terra. 10.
NGE è un anime sicuramente importante, e che genera commenti discordanti. A questi aggiungo il mio. L'anime ha molti pregi, ma anche molti difetti. Andiamo con ordine.
Possiamo dividere l'anime in 3 sezioni separate.
La prima parte, molto curata tecnicamente, funge da introduzione ed in fondo somiglia molto ad un anime robotico come ce ne erano prima e dopo NGE. Tutto è abbastanza scontato, il giovane ragazzo insicuro che si trova a pilotare un robot contro i nemici, la bella assistente, la ragazza misteriosa e taciturna, il padre enigmatico tutto preso dal lavoro e dalla missione di salvare il mondo... Stereotipi comuni. Di non comune ci sono la natura "organica" dei robot e la non ben chiara identificazione del nemico, la cui natura non viene dichiarata.
La parte centrale, anch'essa molto curata, è maggiormente incentrata sui dubbi di Shinji, e si registra un aumento della complessità della trama. Attenzione, perché l'aumento della complessità non significa miglioramento in quanto non sempre la regia riesce a tenere sotto controllo tutte le sottotrame presenti. La psicologia di Shinji, più volte chiamata in causa per evocare il capolavoro, in realtà è ben ancorata a 2 stereotipi classici dell'animazione: i dubbi sul combattere sono gli stessi già presenti addirittura nei personaggi di Nagai o, ad esempio, in Amuro di Gundam; già in Amuro stesso vi era anche la conflittualità con il padre, sul crescere, sui valori, poi questa conflittualità viene risolta nel corso della trama con un incontro (l'ossessione del padre lo ha portato alla pazzia e Amuro decide di affrontare i suoi dubbi lasciare il padre e combattere per sé e per la nuova famiglia che è l'equipaggio della White Base, infatti nella successiva battaglia che sembra disperata è implacabile con i nemici).
Il secondo tema è invece la tensione sessuale non risolta verso i personaggi femminili, altro classico già preesistente. La vera differenza di NGE è che in precedenza questi dubbi dei protagonisti venivano o risolti oppure ci veniva suggerita una risoluzione.
E qui si va alla terza sezione dell'anime, quella che fa la differenza, cioè il finale. Sappiamo tutti che il finale è stato fatto con pochi mezzi, in fretta, con animazioni scarse e riutilizzate. Geniale. Non so, io credo che - come tutti i finali di quasi tutte le serie dirette da Anno confermano - fino alla fine non si sapesse da che parte andare a parare.
È un bel finale, profondo? Facciamo una prova: provate ad applicare il finale di NGE sostituendolo a quello delle alte serie robotiche (e non solo) precedenti, che effetto fa? Per me lo stesso effetto di NGE, cioè tutto rimane aperto e non concluso e si dà il via a molte interpretazioni. Si potrebbe fare con Gundam, oppure anche con Daitarn III, non vi sembra divertente?
Non è che non capisco la trama o gli intenti di NGE, è solo che per me è solo un anime non finito che ha affascinato chi ama "elucubrare" su una traccia lasciata aperta, non volontariamente, ma perché il budget era finito!
Purtroppo tutte queste "Unresolved Tensions" sono divenute di moda dopo il successo di NGE, ma d'altronde perché impegnarsi per scrivere qualcosa che chiuda in modo coerente le tensioni lasciando la possibilità che non piaccia quando si può lasciare il tutto aperto all'interpretazione di chi guarda? Inoltre si ha l'indubbio vantaggio di lasciare lo spazio a un possibile seguito.
Praticamente nessun rapporto tra i personaggi giunge ad una risoluzione (tranne il personaggio di Ritsuko Akagi <b>[Attenzione, spoiler!]</b> nei confronti della madre e di Gendo, infatti si confronta con il fantasma della prima incarnata dai Magi e alla fine capisce la natura del suo rapporto con Gendo, infatti in Rebuild ci aggiungono il sogno di Ayanami e le parole inascoltate di Gendo per lasciare dei dubbi e non dargli risoluzione nei rapporti). <b>[Fine spoiler.]</b>
Voto 6, media tra 10 per l'importanza della serie e l'influenza e 1 per quello che non c'è.
Possiamo dividere l'anime in 3 sezioni separate.
La prima parte, molto curata tecnicamente, funge da introduzione ed in fondo somiglia molto ad un anime robotico come ce ne erano prima e dopo NGE. Tutto è abbastanza scontato, il giovane ragazzo insicuro che si trova a pilotare un robot contro i nemici, la bella assistente, la ragazza misteriosa e taciturna, il padre enigmatico tutto preso dal lavoro e dalla missione di salvare il mondo... Stereotipi comuni. Di non comune ci sono la natura "organica" dei robot e la non ben chiara identificazione del nemico, la cui natura non viene dichiarata.
La parte centrale, anch'essa molto curata, è maggiormente incentrata sui dubbi di Shinji, e si registra un aumento della complessità della trama. Attenzione, perché l'aumento della complessità non significa miglioramento in quanto non sempre la regia riesce a tenere sotto controllo tutte le sottotrame presenti. La psicologia di Shinji, più volte chiamata in causa per evocare il capolavoro, in realtà è ben ancorata a 2 stereotipi classici dell'animazione: i dubbi sul combattere sono gli stessi già presenti addirittura nei personaggi di Nagai o, ad esempio, in Amuro di Gundam; già in Amuro stesso vi era anche la conflittualità con il padre, sul crescere, sui valori, poi questa conflittualità viene risolta nel corso della trama con un incontro (l'ossessione del padre lo ha portato alla pazzia e Amuro decide di affrontare i suoi dubbi lasciare il padre e combattere per sé e per la nuova famiglia che è l'equipaggio della White Base, infatti nella successiva battaglia che sembra disperata è implacabile con i nemici).
Il secondo tema è invece la tensione sessuale non risolta verso i personaggi femminili, altro classico già preesistente. La vera differenza di NGE è che in precedenza questi dubbi dei protagonisti venivano o risolti oppure ci veniva suggerita una risoluzione.
E qui si va alla terza sezione dell'anime, quella che fa la differenza, cioè il finale. Sappiamo tutti che il finale è stato fatto con pochi mezzi, in fretta, con animazioni scarse e riutilizzate. Geniale. Non so, io credo che - come tutti i finali di quasi tutte le serie dirette da Anno confermano - fino alla fine non si sapesse da che parte andare a parare.
È un bel finale, profondo? Facciamo una prova: provate ad applicare il finale di NGE sostituendolo a quello delle alte serie robotiche (e non solo) precedenti, che effetto fa? Per me lo stesso effetto di NGE, cioè tutto rimane aperto e non concluso e si dà il via a molte interpretazioni. Si potrebbe fare con Gundam, oppure anche con Daitarn III, non vi sembra divertente?
Non è che non capisco la trama o gli intenti di NGE, è solo che per me è solo un anime non finito che ha affascinato chi ama "elucubrare" su una traccia lasciata aperta, non volontariamente, ma perché il budget era finito!
Purtroppo tutte queste "Unresolved Tensions" sono divenute di moda dopo il successo di NGE, ma d'altronde perché impegnarsi per scrivere qualcosa che chiuda in modo coerente le tensioni lasciando la possibilità che non piaccia quando si può lasciare il tutto aperto all'interpretazione di chi guarda? Inoltre si ha l'indubbio vantaggio di lasciare lo spazio a un possibile seguito.
Praticamente nessun rapporto tra i personaggi giunge ad una risoluzione (tranne il personaggio di Ritsuko Akagi <b>[Attenzione, spoiler!]</b> nei confronti della madre e di Gendo, infatti si confronta con il fantasma della prima incarnata dai Magi e alla fine capisce la natura del suo rapporto con Gendo, infatti in Rebuild ci aggiungono il sogno di Ayanami e le parole inascoltate di Gendo per lasciare dei dubbi e non dargli risoluzione nei rapporti). <b>[Fine spoiler.]</b>
Voto 6, media tra 10 per l'importanza della serie e l'influenza e 1 per quello che non c'è.
Inizio con una premessa: questo è il mio anime preferito. In assoluto. Tuttavia non starò qui ad ammorbarvi con la solita triste pappardella su cosa ha significato per me Neon Genesis Evangelion. Io vorrei fare capire una cosa prima di tutto. Perché di Evangelion si parla tutt'ora con lo stesso entusiasmo da sedici anni a questa parte? Non è tanto per la realizzazione tecnica (una pietra miliare per l'epoca tanta la qualità), i combattimenti o altro. La motivazione sta tutta nel suo intreccio. Non si vuole qui dare giudizi di valore, anche perché Evangelion si adora come lo si detesta. La sua trama è così criptica, densa di misteri e riferimenti alla religione e alla filosofia e infine, ma non per ultimo, tanto introspettiva da renderla agli occhi di una metà del cielo superba e agli occhi di un'altra insopportabile. Comunque la si voglia vedere questo anime ha lasciato un segno e nessun'altra serie è riuscita a eguagliare la quantità di stupore e di polemiche che Eva e il suo regista hanno avuto la capacità di scaturire.
In effetti, in quale cartone mai si è visto un finale in cui tutti i personaggi parlano fuori campo dei motivi per cui non riescono a comunicare e dunque a essere felici, mentre sullo schermo della televisione passano gli schizzi preparatori del cartone e subito dopo le pagine della sceneggiatura? E per quale altro anime da anni i fans si sperticano in forum e dibattiti vari per cercare di capire quale è il vero significato della storia? Di tutto si può dire di Eva, in negativo e in positivo, ma di sicuro una cosa su cui nessuno potrà controbattere è questa: Evangelion ha rappresentato, e ancora rappresenta, una novità. Non c'è niente di paragonabile ad esso prima della sua realizzazione e la sua costante freschezza sta nel fatto che ancora adesso non esiste nulla che ne abbia eguagliato il livello di sperimentazione visiva e narrativa.
Al di là quindi del mio personale piacere, io do questo dieci a Neon Genesis Evangelion proprio per questo motivo. Se Evangelion infatti fosse solo un anime di robottoni ben musicato ed animato, oggi non staremmo ancora qui a litigare tra chi lo reputa un capolavoro e chi la sola del secolo. Hideaki Anno con questo anime, mandato in onda forse durante la peggiore crisi degli anime, ha mostrato dove si può arrivare con una trama, ha aperto nuove possibili strade creative, ha soddisfatto un nuovo pubblico, quello dei seinen.
Un 10 pieno quindi, con la speranza che prima o poi arrivi un altro anime dallo stesso spessore e coraggio artistico.
In effetti, in quale cartone mai si è visto un finale in cui tutti i personaggi parlano fuori campo dei motivi per cui non riescono a comunicare e dunque a essere felici, mentre sullo schermo della televisione passano gli schizzi preparatori del cartone e subito dopo le pagine della sceneggiatura? E per quale altro anime da anni i fans si sperticano in forum e dibattiti vari per cercare di capire quale è il vero significato della storia? Di tutto si può dire di Eva, in negativo e in positivo, ma di sicuro una cosa su cui nessuno potrà controbattere è questa: Evangelion ha rappresentato, e ancora rappresenta, una novità. Non c'è niente di paragonabile ad esso prima della sua realizzazione e la sua costante freschezza sta nel fatto che ancora adesso non esiste nulla che ne abbia eguagliato il livello di sperimentazione visiva e narrativa.
Al di là quindi del mio personale piacere, io do questo dieci a Neon Genesis Evangelion proprio per questo motivo. Se Evangelion infatti fosse solo un anime di robottoni ben musicato ed animato, oggi non staremmo ancora qui a litigare tra chi lo reputa un capolavoro e chi la sola del secolo. Hideaki Anno con questo anime, mandato in onda forse durante la peggiore crisi degli anime, ha mostrato dove si può arrivare con una trama, ha aperto nuove possibili strade creative, ha soddisfatto un nuovo pubblico, quello dei seinen.
Un 10 pieno quindi, con la speranza che prima o poi arrivi un altro anime dallo stesso spessore e coraggio artistico.
Evangelion, Evangelion, Evangelion. Dopo aver sentito parlare di quest’anime fino allo sfinimento, ho deciso di guardarlo, per fortuna. Prima di partire con la visione ero molto dubbioso al riguardo, in quanto non ero fan del genere mecha e robot. La visione di questa serie anime mi è stata però consigliata tantissime volte e da molte persone, le quali dicevano che l’avrei apprezzata pur non essendo fan del genere. Ora che ne ho conclusa la visione, do pienamente ragione a queste persone, e le ringrazio per avermi consigliato un capolavoro come Evangelion.
Non c’è una definizione migliore secondo me per questa serie. Infatti, come ogni capolavoro che si rispetti, Evangelion è amato, odiato, studiato, incompreso ecc. Questo dimostra che quest’opera è degna di quest’appellativo, e che prima o poi deve essere vista. Di Evangelion ho apprezzato davvero tutti gli aspetti, e mi sono piaciuti sempre più col proseguire delle puntate. Ho gradito tutto, dall’intensa e complicata storia ai bellissimi disegni, dalle fantastiche animazioni ai riuscitissimi e ben caratterizzati personaggi, dalle futuristiche ma semplici ambientazioni ai ben organizzati combattimenti, dal design degli Eva ai complessi discorsi dei protagonisti, dalle divise dei piloti alla posa pensante di Gendoh Ikari, padre del protagonista Shinji e capo della Nerv. Dalla piccola dose di fanservice all’ottimo doppiaggio italiano, dalle bellissime sigle a… Basta, mi fermo qui perché potrei continuare all’infinito.
Della storia potrei farne un tema, e temo non basterebbe. La trama, infatti, è molto complessa e può essere analizzata sotto varie chiavi di lettura, e comunque una ulteriore visione aiuta secondo me a capire meglio le cose.
Il tutto parte nel 2015, e lo scenario è quello di una città, Tokyo, quasi totalmente distrutta. A causare ciò è stato il Second Impact, causato a sua volta da uno strano essere chiamato Angelo. A difendere la città e il mondo intero da un Third Impact, e dagli attacchi degli Angeli, c’è un’organizzazione chiamata Nerv. Shinji Ikari, protagonista della serie, è un ragazzo qualunque e dall’aspetto davvero comune. Eppure, durante l’attacco di un Angelo, dopo essere stato quasi rapito da una sconosciuta, viene portato nella base della Nerv. Qui rincontra dopo tre anni suo padre, il quale, senza troppi giri di parole, gli ordina di salire a bordo di un grandissimo robot chiamato Eva 01, e gli comunica che sarà lui a dover difendere la città dall’attacco dell’Angelo. Da qui comincia l’avventura di Shinji, che pian piano, e con mille difficoltà e ripensamenti, conoscerà nuova gente, prenderà fiducia in se stesso e imparerà a pilotare l’Eva.
I disegni e le animazioni sono ottimi. Il design di tutti i personaggi è più che buono, e quello degli Eva è semplicemente fantastico.
Entrambe le sigle, quella di apertura e quella di chiusura sono davvero belle. Nella opening, oltre alla bellissima canzone “Zankoku Na Tenshi No These” da apprezzare è il fantastico montaggio d’immagini, che si susseguono velocemente creando un effetto davvero coinvolgente. Della ending invece, è da notare la differenza delle cantanti che eseguono la canzone, la bellissima “Fly Me To The Moon”, e il diverso arrangiamento che cambia quasi in ogni episodio.
Altra nota positiva che conclude il quadro, è l’ottimo doppiaggio italiano curato da Dynamic Italia. Le voci scelte per tutti i personaggi, e in particolare per Shinji, Rei e Misato, sono perfette e sembrano cucite addosso ai personaggi.
Un anime che consiglio davvero a tutti, anche a chi come me aveva dei dubbi nel cominciarne la visione, per quanto sentito dire, o perché non fan del genere mecha. Se non lo siete, lo diventerete.
Non c’è una definizione migliore secondo me per questa serie. Infatti, come ogni capolavoro che si rispetti, Evangelion è amato, odiato, studiato, incompreso ecc. Questo dimostra che quest’opera è degna di quest’appellativo, e che prima o poi deve essere vista. Di Evangelion ho apprezzato davvero tutti gli aspetti, e mi sono piaciuti sempre più col proseguire delle puntate. Ho gradito tutto, dall’intensa e complicata storia ai bellissimi disegni, dalle fantastiche animazioni ai riuscitissimi e ben caratterizzati personaggi, dalle futuristiche ma semplici ambientazioni ai ben organizzati combattimenti, dal design degli Eva ai complessi discorsi dei protagonisti, dalle divise dei piloti alla posa pensante di Gendoh Ikari, padre del protagonista Shinji e capo della Nerv. Dalla piccola dose di fanservice all’ottimo doppiaggio italiano, dalle bellissime sigle a… Basta, mi fermo qui perché potrei continuare all’infinito.
Della storia potrei farne un tema, e temo non basterebbe. La trama, infatti, è molto complessa e può essere analizzata sotto varie chiavi di lettura, e comunque una ulteriore visione aiuta secondo me a capire meglio le cose.
Il tutto parte nel 2015, e lo scenario è quello di una città, Tokyo, quasi totalmente distrutta. A causare ciò è stato il Second Impact, causato a sua volta da uno strano essere chiamato Angelo. A difendere la città e il mondo intero da un Third Impact, e dagli attacchi degli Angeli, c’è un’organizzazione chiamata Nerv. Shinji Ikari, protagonista della serie, è un ragazzo qualunque e dall’aspetto davvero comune. Eppure, durante l’attacco di un Angelo, dopo essere stato quasi rapito da una sconosciuta, viene portato nella base della Nerv. Qui rincontra dopo tre anni suo padre, il quale, senza troppi giri di parole, gli ordina di salire a bordo di un grandissimo robot chiamato Eva 01, e gli comunica che sarà lui a dover difendere la città dall’attacco dell’Angelo. Da qui comincia l’avventura di Shinji, che pian piano, e con mille difficoltà e ripensamenti, conoscerà nuova gente, prenderà fiducia in se stesso e imparerà a pilotare l’Eva.
I disegni e le animazioni sono ottimi. Il design di tutti i personaggi è più che buono, e quello degli Eva è semplicemente fantastico.
Entrambe le sigle, quella di apertura e quella di chiusura sono davvero belle. Nella opening, oltre alla bellissima canzone “Zankoku Na Tenshi No These” da apprezzare è il fantastico montaggio d’immagini, che si susseguono velocemente creando un effetto davvero coinvolgente. Della ending invece, è da notare la differenza delle cantanti che eseguono la canzone, la bellissima “Fly Me To The Moon”, e il diverso arrangiamento che cambia quasi in ogni episodio.
Altra nota positiva che conclude il quadro, è l’ottimo doppiaggio italiano curato da Dynamic Italia. Le voci scelte per tutti i personaggi, e in particolare per Shinji, Rei e Misato, sono perfette e sembrano cucite addosso ai personaggi.
Un anime che consiglio davvero a tutti, anche a chi come me aveva dei dubbi nel cominciarne la visione, per quanto sentito dire, o perché non fan del genere mecha. Se non lo siete, lo diventerete.
Premetto che non sono mai stato un appassionato del genere mecha, dato che qualsiasi robottone finisce sempre per assomigliare a quello di un altro anime. Tra l'altro, l'ingiustificata antropomorfizzazione di quest'ultimi mi ha sempre fatto storcere il naso. Evangelion mi colpii per due cose, quando lo vidi, cioè dalla puntata 9: il fatto che il mecha design fosse completamente diverso da qualsiasi anime robotico conoscessi ai tempi e il fatto che l'antropomorfizzazione fosse giustificata - ma questo lo compresi solo all'episodio 16. Allora mi dissi "perché no? Magari inizio a seguirlo".
Man mano che le puntate si susseguivano, notavo un anime più maturo rispetto alle produzioni a cui ero abituato all'epoca (avevo 13/14 anni, e non è che m'importasse molto di anime, termine che allora non conoscevo nemmeno), ossia la roba che passava mediaset. Innanzitutto, NGE non presenta personaggi stereotipati, bensì l'esatto contrario: i tre personaggi principali, Shinji, Rei ed Asuka, non sono i classici eroi, ma ragazzini con una caratterizzazione ben studiata e realistica. Evangelion mette a nudo la psiche umana, mostrando tutti i difetti dei personaggi, tutte le loro paure, paranoie, tutti i loro traumi, indagando nel loro passato, facendo capire allo spettatore il motivo per cui quel determinato personaggio abbia scelto di comportarsi in quel modo, di esser diventato ciò che è etc. Non si limita ai tre piloti, ma lo fa con tutti gli altri personaggi.
Parlando della storia, anche qui il prodotto eccelle. Evitando eccessivi spoiler: anno 2015, l'umanità si trova ad affrontare creature chiamate "angeli" con le macchine umanoidi da combattimento Evangelion (che fatica...). Shinji arriva a Neo-Tokyo 3, ma appena arrivato una di queste creature attacca la città. Dopo una serie di avvenimenti, si trova a pilotare l'Eva 01. D'ora in poi, il pilota ufficiale sarà lui. La trama, ora come ora, non sembra esser nulla di speciale, ma pian piano viene approfondita, svelando misteri e curiose rivelazioni. Anche se, purtroppo, la serie non fa luce su tutti i misteri. Bisogna quindi visionare The End of Evangelion, il finale che Anno avrebbe voluto per la serie, ma che, per mancanza di fondi, non ha potuto realizzare fin da subito, ripiegando su un finale incentrato sull'introspezione psicologica, anziché sulla trama vera e propria.
Anche dal punto di vista tecnico è ottimo, per l'epoca. Credevo fosse un anime nuovo di zecca, ai tempi. I colori sono vivaci e le animazioni fluide, il chara e il mecha design sono favolosi - soprattutto nelle versioni integrali degli episodi 21, 22, 23 e 24 - e stimolano lo spettatore a continuare a guardare l'anime prima per la qualità dei disegni, più che per la trama, nonostante ci siano poche sbavature nei disegni. Tutto questo tenendo ovviamente conto che NGE risale al '95.
L'unico difetto di questa serie è il protagonista: nessuno riuscirà mai a provare simpatia per un personaggi affetto da un così forte complesso d'inferiorità. Manco Gandhi proverebbe un po' di pena per lui: è troppo sfigato, debole e complessato. Nessuno finirebbe mai per fare il tifo per lui, ma tutto ciò si potrebbe definire una controtendenza del tipico eroe arrogante, deciso, sicuro di sé, senza macchia e senza paura.
Premetto che non sopporto chi definisce "capolavoro" questo anime senza alcuna argomentazione a sostegno della propria tesi, ma solo per sentito dire. E nemmeno chi lo snobba sostenendo che sia una ciofeca, senza dargli una seconda occhiata per capirlo meglio: impossibile capirlo alla prima, io stesso dissi "Eh?" alla fine dell'ultimo episodio. Se davvero siete interessati a Eva, vi consiglio di guardarlo senza pregiudizi e con estrema attenzione, poi potrete trarre le vostre conclusioni e giudicarlo bene o male. In ogni caso, piaccia o non piaccia, non lascia indifferenti. Per quel che mi riguarda, da parte mia si prende un 10, perché ha cambiato il mio modo di giudicare una serie televisiva, spingendomi a cercare produzioni profonde e spettacolari al tempo stesso, evitando quelle troppo superficiali e/o commerciali.
Man mano che le puntate si susseguivano, notavo un anime più maturo rispetto alle produzioni a cui ero abituato all'epoca (avevo 13/14 anni, e non è che m'importasse molto di anime, termine che allora non conoscevo nemmeno), ossia la roba che passava mediaset. Innanzitutto, NGE non presenta personaggi stereotipati, bensì l'esatto contrario: i tre personaggi principali, Shinji, Rei ed Asuka, non sono i classici eroi, ma ragazzini con una caratterizzazione ben studiata e realistica. Evangelion mette a nudo la psiche umana, mostrando tutti i difetti dei personaggi, tutte le loro paure, paranoie, tutti i loro traumi, indagando nel loro passato, facendo capire allo spettatore il motivo per cui quel determinato personaggio abbia scelto di comportarsi in quel modo, di esser diventato ciò che è etc. Non si limita ai tre piloti, ma lo fa con tutti gli altri personaggi.
Parlando della storia, anche qui il prodotto eccelle. Evitando eccessivi spoiler: anno 2015, l'umanità si trova ad affrontare creature chiamate "angeli" con le macchine umanoidi da combattimento Evangelion (che fatica...). Shinji arriva a Neo-Tokyo 3, ma appena arrivato una di queste creature attacca la città. Dopo una serie di avvenimenti, si trova a pilotare l'Eva 01. D'ora in poi, il pilota ufficiale sarà lui. La trama, ora come ora, non sembra esser nulla di speciale, ma pian piano viene approfondita, svelando misteri e curiose rivelazioni. Anche se, purtroppo, la serie non fa luce su tutti i misteri. Bisogna quindi visionare The End of Evangelion, il finale che Anno avrebbe voluto per la serie, ma che, per mancanza di fondi, non ha potuto realizzare fin da subito, ripiegando su un finale incentrato sull'introspezione psicologica, anziché sulla trama vera e propria.
Anche dal punto di vista tecnico è ottimo, per l'epoca. Credevo fosse un anime nuovo di zecca, ai tempi. I colori sono vivaci e le animazioni fluide, il chara e il mecha design sono favolosi - soprattutto nelle versioni integrali degli episodi 21, 22, 23 e 24 - e stimolano lo spettatore a continuare a guardare l'anime prima per la qualità dei disegni, più che per la trama, nonostante ci siano poche sbavature nei disegni. Tutto questo tenendo ovviamente conto che NGE risale al '95.
L'unico difetto di questa serie è il protagonista: nessuno riuscirà mai a provare simpatia per un personaggi affetto da un così forte complesso d'inferiorità. Manco Gandhi proverebbe un po' di pena per lui: è troppo sfigato, debole e complessato. Nessuno finirebbe mai per fare il tifo per lui, ma tutto ciò si potrebbe definire una controtendenza del tipico eroe arrogante, deciso, sicuro di sé, senza macchia e senza paura.
Premetto che non sopporto chi definisce "capolavoro" questo anime senza alcuna argomentazione a sostegno della propria tesi, ma solo per sentito dire. E nemmeno chi lo snobba sostenendo che sia una ciofeca, senza dargli una seconda occhiata per capirlo meglio: impossibile capirlo alla prima, io stesso dissi "Eh?" alla fine dell'ultimo episodio. Se davvero siete interessati a Eva, vi consiglio di guardarlo senza pregiudizi e con estrema attenzione, poi potrete trarre le vostre conclusioni e giudicarlo bene o male. In ogni caso, piaccia o non piaccia, non lascia indifferenti. Per quel che mi riguarda, da parte mia si prende un 10, perché ha cambiato il mio modo di giudicare una serie televisiva, spingendomi a cercare produzioni profonde e spettacolari al tempo stesso, evitando quelle troppo superficiali e/o commerciali.
Un anime a mio avviso fantastico sotto tutti i punti di vista. Molto bello, ma in alcuni momenti anche molto complesso e complicato da capire. In alcuni momenti è anche molto triste. Comunque i personaggi sono curati alla perfezione sia nel modo in cui si comportano, sia per quando riguarda il loro aspetto fisico. Questo è, per quanto mi riguarda, uno dei migliori anime mai esistiti, ed ha fatto appassionare moltissimo anche molta gente a cui non piace o non interessa l'animazione giapponese. Io personalmente lo considero fantastico ed appassionante. Lo consiglio a tutti gli estimatori di anime complessi, profondi e molto attenti alle psicologie. Ottimo lavoro, complimenti.
Che opera! Evangelion si pone come una pietra miliare nella storia degli anime, che unisce con maturità ed omogeneità diversi filoni anime per derivarne una serie memorabile. Secondo alcuni NGE è stato pesantemente sopravvalutato, ma che sia un anime rivoluzionario mi sembra oggettivo e inoppugnabile.
L'anime sembra iniziare ricalcando il classico genere mecha, che ha avuto un'enorme fortuna in Giappone e più tardi anche in Europa. Dopo pochi episodi, però, lo spettatore sente chiaramente che qualcosa cambia. Evangelion abbandona le vesti del vecchio mecha e si rinnova, indossando abiti nuovi e di gran classe. La focalizzazione passa alla mente di Shinji, Rei e Asuka, e, in un imponente crescendo, le sviscera sempre più in profondità. Così i piloti vengono messi progressivamente, in maniera anche violenta, di fronte alle proprie debolezze, insicurezze, e si confrontano col proprio passato. Sfortunatamente, questa piega non appassiona buona parte degli spettatori, che abbandonano la platea. Agli altri fortunati non resta che appassionarsi di fronte alle vicende dei piloti, che Anno rende con maestria e con quel tanto di passione e audacia che rende un anime unico.
Unica pecca, la scarsità dei fondi con cui Anno deve fare i conti, e che lo costringono a ripiegare su scelte grafiche (e, a volte, anche di contenuti) che interrompono il climax. Questo non basta, tuttavia, a togliere smalto a questa serie, veramente immortale per chi la sa apprezzare.
L'anime sembra iniziare ricalcando il classico genere mecha, che ha avuto un'enorme fortuna in Giappone e più tardi anche in Europa. Dopo pochi episodi, però, lo spettatore sente chiaramente che qualcosa cambia. Evangelion abbandona le vesti del vecchio mecha e si rinnova, indossando abiti nuovi e di gran classe. La focalizzazione passa alla mente di Shinji, Rei e Asuka, e, in un imponente crescendo, le sviscera sempre più in profondità. Così i piloti vengono messi progressivamente, in maniera anche violenta, di fronte alle proprie debolezze, insicurezze, e si confrontano col proprio passato. Sfortunatamente, questa piega non appassiona buona parte degli spettatori, che abbandonano la platea. Agli altri fortunati non resta che appassionarsi di fronte alle vicende dei piloti, che Anno rende con maestria e con quel tanto di passione e audacia che rende un anime unico.
Unica pecca, la scarsità dei fondi con cui Anno deve fare i conti, e che lo costringono a ripiegare su scelte grafiche (e, a volte, anche di contenuti) che interrompono il climax. Questo non basta, tuttavia, a togliere smalto a questa serie, veramente immortale per chi la sa apprezzare.
Una serie sterminata di anime psicologico-orientati inizia il proprio cammino da questo anime, da NGE, la pietra miliare della introspezione umana nell'ambito dell'animazione giapponese.
NGE, infatti, può anche apparire come un classico mecha, sopravvissuto sull'onda degli anni '80 nipponici, ma, ben presto, ci si rende conto, prima in modo piuttosto implicito e poi in modo molto esplicito, che particolari di questo anime lo portano molto lontano dal genere di partenza e di generica appartenenza.
I personaggi, da Shinji a Rei, da Misato a Ritsuko, sono tutti psicologicamente dettagliati in modo quasi morboso ed ossessivo, all'interno dei 26 episodi.
Il tema della solitudine, della paura, aleggia attorno a tutti i personaggi, anche se ognuno risponde in modo differente, e questo è ottimo, per gli spettatori, perché, data la varietà umana, ognuno riuscirà ad immedesimarsi in un character diverso.
Non manca, comunque, una storia di fondo avvincente e misteriosa, che comincia in medias res e si evolve grazie a flashback e spiegano in modo parziale ciò che si ritrova nel presente della storia.
NGE è un anime che mescola alta tecnologia, spirito scientifico a psicologia, relativismo, gnoseologia ed anche un pizzico di spiritualità. Immersi in un mondo iper-tecnologico, in cui però la freddezza della scienza viene meno di fronte alla passionalità dei sentimenti umani, che permeano e saturano la storia, tanto da far sì che gli ultimi due episodi siano totalmente dedicati all'analisi psicologica finale del protagonista, Shinji, e di tutti gli altri partecipanti alla storia, dal momento che la tesi finale del regista è sostanzialmente pirandelliana: un legame intenso fra gli umani, dovuto alla presenza di diversi sé stessi in ogni persona con cui si entra in contatto.
Queste teorie psicologiche, più altre non pirandelliane, ma ugualmente avvincenti e che si esplicano in modo particolare nella puntata finale, che termina con un applauso scrosciante, hanno reso NGE uno degli anime più importanti della storia dell'animazione giapponese degli ultimi tempi, pur non essendo apprezzato molto da coloro che credono più nella storia, che nei risvolti psicologici. Per questo motivo è stato creato il film "The End of Evangelion" che è consigliabile guardare, dacché la serie di NGE spiega forse solo il 60% di tutto ciò che si dovrebbe sapere per capire come andrebbe a finire il tutto. Neppure il film prodotto successivamente, tuttavia, spiega tutti gli avvenimenti e molto resta nell'ombra, alla mercè dei pensieri e dei ragionamenti dei fan.
Dal punto di vista tecnico non c'è niente da biasimare. I disegni diminuiscono un po' di qualità nella 2° parte, ma si riprendono nelle ultime puntate, dove vengono sperimentati nuovi tipi di disegno. Sperimentazione psicologica e sperimentazione grafica, un duo perfetto.
NGE, infatti, può anche apparire come un classico mecha, sopravvissuto sull'onda degli anni '80 nipponici, ma, ben presto, ci si rende conto, prima in modo piuttosto implicito e poi in modo molto esplicito, che particolari di questo anime lo portano molto lontano dal genere di partenza e di generica appartenenza.
I personaggi, da Shinji a Rei, da Misato a Ritsuko, sono tutti psicologicamente dettagliati in modo quasi morboso ed ossessivo, all'interno dei 26 episodi.
Il tema della solitudine, della paura, aleggia attorno a tutti i personaggi, anche se ognuno risponde in modo differente, e questo è ottimo, per gli spettatori, perché, data la varietà umana, ognuno riuscirà ad immedesimarsi in un character diverso.
Non manca, comunque, una storia di fondo avvincente e misteriosa, che comincia in medias res e si evolve grazie a flashback e spiegano in modo parziale ciò che si ritrova nel presente della storia.
NGE è un anime che mescola alta tecnologia, spirito scientifico a psicologia, relativismo, gnoseologia ed anche un pizzico di spiritualità. Immersi in un mondo iper-tecnologico, in cui però la freddezza della scienza viene meno di fronte alla passionalità dei sentimenti umani, che permeano e saturano la storia, tanto da far sì che gli ultimi due episodi siano totalmente dedicati all'analisi psicologica finale del protagonista, Shinji, e di tutti gli altri partecipanti alla storia, dal momento che la tesi finale del regista è sostanzialmente pirandelliana: un legame intenso fra gli umani, dovuto alla presenza di diversi sé stessi in ogni persona con cui si entra in contatto.
Queste teorie psicologiche, più altre non pirandelliane, ma ugualmente avvincenti e che si esplicano in modo particolare nella puntata finale, che termina con un applauso scrosciante, hanno reso NGE uno degli anime più importanti della storia dell'animazione giapponese degli ultimi tempi, pur non essendo apprezzato molto da coloro che credono più nella storia, che nei risvolti psicologici. Per questo motivo è stato creato il film "The End of Evangelion" che è consigliabile guardare, dacché la serie di NGE spiega forse solo il 60% di tutto ciò che si dovrebbe sapere per capire come andrebbe a finire il tutto. Neppure il film prodotto successivamente, tuttavia, spiega tutti gli avvenimenti e molto resta nell'ombra, alla mercè dei pensieri e dei ragionamenti dei fan.
Dal punto di vista tecnico non c'è niente da biasimare. I disegni diminuiscono un po' di qualità nella 2° parte, ma si riprendono nelle ultime puntate, dove vengono sperimentati nuovi tipi di disegno. Sperimentazione psicologica e sperimentazione grafica, un duo perfetto.
Evangelion è stato, effettivamente, un fenomeno del tutto nuovo nel mondo degli anime, capace di influenzare anche autori e generi diversi e spesso, inimmaginabili. E solo questo ne imporrebbe la visione anche a chi, come me d'altronde, non è proprio un appassionato di anime robotici. Ma Evangelion non parla di robot: è un viaggio nella storia, nella filosofia, nella scienza, nella mitologia, nelle superstizioni e chi più ne ha più ne metta. Non è certo un anime per uno spettatore distratto o che ha voglia di rilassarsi con qualcosa di poco impegnativo: anche impegnandosi infatti si rischia di non capirci, alla fine, un bel niente.
Unico difetto, a mio avviso, è che il troppo alle volte stroppia, rendendo questo, che rimane comunque un capolavoro assoluto nel suo genere e non solo, schiavo del suo complesso apparato psicologico fino a confondersi un po' sul finale. Da vedere assolutamente.
Unico difetto, a mio avviso, è che il troppo alle volte stroppia, rendendo questo, che rimane comunque un capolavoro assoluto nel suo genere e non solo, schiavo del suo complesso apparato psicologico fino a confondersi un po' sul finale. Da vedere assolutamente.
A quanto pare la fama non è tutto: la verità di questo proverbio si rafforza guardando Neon Genesis Evangelion, un anime famoso più per l'interessante modo in cui è diventato famoso che per la storia.
In effetti questa serie TV è rimasta inconclusa dopo la messa in onda, questo ovviamente ha attirato le ire di tanti che erano curiosi di vedere la fine di un'opera che li aveva appassionati, e dei tanti che magari non hanno apprezzato l'anime, ma almeno si sono sforzati di trovarci una morale, o almeno la avrebbero voluta, quindi hanno chiesto anche loro una fine.
Fine che è arrivata con un lungometraggio "The End of Evangelion" e che personalmente non mi ha fatto né caldo né freddo: non ha né migliorato né peggiorato il mio giudizio sull'anime
Personalmente ho finito di guardare Evangelion per trovarci qualcosa di buono. Ebbene, l'unica cosa positiva che ho trovato sono alcune, solo alcune, riflessioni fatte nell'episodio 26, quello psicologico.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
A parte la ripresa di alcune nozioni pirandelliane, come le mille maschere dell'uomo (io visto da me, io visto da un altro e cosi via) che costituiscono l'unica cosa buona dell'anime (anche se il copyright va a Pirandello XD), Evangelion è un anime che non ha alcuna morale: cioè il protagonista, che inizialmente ha ancora un po' di buon senso, viene fatto impazzire da certi scienziati che gli dicono che lui deve andare a uccidere a bordo di un robot gigante/esperimento di scienziati pazzi, lui inizialmente non ci vuole andare ed ecco che interviene la morale stupida che regna per tutto l'anime e che fa impazzire il protagonista, l'unico che, avendo un po' di buon senso non vorrebbe seguirla.
La morale è uccidi tutti quelli che ti vogliono uccidere.
Un essere vivente chiamato angelo ci sta attaccando: uccidiamolo.
Un ragazzo è impazzito a bordo di un robo gigante: uccidiamolo.
I tuoi amici stanno morendo, per salvarli sporcati le mani: uccidili.
Uccidere è giusto, perché altrimenti muori.
La stessa cosa nel film. Il protagonista non vuole combattere e la sua tutrice (che dovrebbe incoraggiarlo a fare il bene, non a uccidere, altrimenti che tutrice è) gli dice: vai a combattere, UCCIDI!
Cioè ma vi sembra normale? Manderei Anno in galera dopo quest'opera!
<b>[Fine spoiler.]</b>
Ho messo 6 solo perché almeno qualcosina di buono ce l'ha e quindi è appena sopra la media.
In effetti questa serie TV è rimasta inconclusa dopo la messa in onda, questo ovviamente ha attirato le ire di tanti che erano curiosi di vedere la fine di un'opera che li aveva appassionati, e dei tanti che magari non hanno apprezzato l'anime, ma almeno si sono sforzati di trovarci una morale, o almeno la avrebbero voluta, quindi hanno chiesto anche loro una fine.
Fine che è arrivata con un lungometraggio "The End of Evangelion" e che personalmente non mi ha fatto né caldo né freddo: non ha né migliorato né peggiorato il mio giudizio sull'anime
Personalmente ho finito di guardare Evangelion per trovarci qualcosa di buono. Ebbene, l'unica cosa positiva che ho trovato sono alcune, solo alcune, riflessioni fatte nell'episodio 26, quello psicologico.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
A parte la ripresa di alcune nozioni pirandelliane, come le mille maschere dell'uomo (io visto da me, io visto da un altro e cosi via) che costituiscono l'unica cosa buona dell'anime (anche se il copyright va a Pirandello XD), Evangelion è un anime che non ha alcuna morale: cioè il protagonista, che inizialmente ha ancora un po' di buon senso, viene fatto impazzire da certi scienziati che gli dicono che lui deve andare a uccidere a bordo di un robot gigante/esperimento di scienziati pazzi, lui inizialmente non ci vuole andare ed ecco che interviene la morale stupida che regna per tutto l'anime e che fa impazzire il protagonista, l'unico che, avendo un po' di buon senso non vorrebbe seguirla.
La morale è uccidi tutti quelli che ti vogliono uccidere.
Un essere vivente chiamato angelo ci sta attaccando: uccidiamolo.
Un ragazzo è impazzito a bordo di un robo gigante: uccidiamolo.
I tuoi amici stanno morendo, per salvarli sporcati le mani: uccidili.
Uccidere è giusto, perché altrimenti muori.
La stessa cosa nel film. Il protagonista non vuole combattere e la sua tutrice (che dovrebbe incoraggiarlo a fare il bene, non a uccidere, altrimenti che tutrice è) gli dice: vai a combattere, UCCIDI!
Cioè ma vi sembra normale? Manderei Anno in galera dopo quest'opera!
<b>[Fine spoiler.]</b>
Ho messo 6 solo perché almeno qualcosina di buono ce l'ha e quindi è appena sopra la media.
Secondo me Evangelion viene leggermente sopravvalutato. Sì, è bello, ma non credo sia un capolavoro. Per me ha molte sfumature negative. Per cominciare dalla trama di ogni singolo episodio che è abbastanza banale. Compare l'angelo di turno e lo uccidono. Questo andava pure bene se l'intero anime veniva strutturato diversamente.
All'inizio Evangelon sembra volersi concentrare su una trama sempliciotta, poi pian piano la storia inizierà a ruotare intorno agli stati d'animo dei personaggi e soprattutto del protagonista. Ma non tanto in maniera effettiva quanto in maniera astratta (scelta contestabile). Non parliamo della fine, l'anime cambia completamente faccia e diventa un mix di eventi che si susseguono, per poi finire in un analisi accurata dei sentimenti più profondi dell'animo di Shinji.
In conclusione posso dire che Evangelion è un anime da vedere perché tratta tematiche interessanti e profonde. E i suoi personaggi sono strutturati molto bene dal punto di vista umano. Ma pecca di trama, alcuni episodi nel complesso evitabili, e una leggera incongruenza nel corso della storia tra idea di partenza e sviluppo finale.
All'inizio Evangelon sembra volersi concentrare su una trama sempliciotta, poi pian piano la storia inizierà a ruotare intorno agli stati d'animo dei personaggi e soprattutto del protagonista. Ma non tanto in maniera effettiva quanto in maniera astratta (scelta contestabile). Non parliamo della fine, l'anime cambia completamente faccia e diventa un mix di eventi che si susseguono, per poi finire in un analisi accurata dei sentimenti più profondi dell'animo di Shinji.
In conclusione posso dire che Evangelion è un anime da vedere perché tratta tematiche interessanti e profonde. E i suoi personaggi sono strutturati molto bene dal punto di vista umano. Ma pecca di trama, alcuni episodi nel complesso evitabili, e una leggera incongruenza nel corso della storia tra idea di partenza e sviluppo finale.
Evangelion è davvero un bell'anime. A parte le ultime puntate, che un po' mi hanno annoiato e deluso, in cui si cerca di fare qualcosa di simile a uno scavo psicologico nel protagonista, ma pochi sono in grado di capire e seguire. Inoltre, Evangelion ha una spettacolare sigla di apertura.
Ambientato in un futuro non lontano, l'anime narra la storia della seconda invasione della Terra da parte di una razza di alieni chiamati "angeli". Per contrastarli, un'organizzazione chiamata Nerv ha costruito un gigantesco robot pilotabile (l'Eva 01), ricavato da un angelo catturato dai terrestri. Per pilotarlo, è stato scelto Shinji, il figlio del capo della Nerv, in quanto egli sembra "piacere" al gigantesco robot (che a quanto pare ha conservato ancora parte della coscienza). Shinji accetterà per recuperare il rapporto col padre e ottenerne l'approvazione.
Un anime di robot molto insolito, per varie ragioni. Come Gundam o Full Metal Panic, l'attenzione non viene data ai robottoni, ma più che altro ai personaggi che li pilotano. L'Eva 01 è un robot "organico", poiché ricavato da un essere vivente, un robot bionico. Inoltre, l'aspetto dell'Eva è insolito, sembra effettivamente un alieno gigantesco, anziché avere una forma umanoide come molti altri robot degli anime. L'Eva 01 combatte a mani nude od utilizzando armi da fuoco, ed ha un grosso limite: ha una "spina per la corrente", se si stacca dal suo cavo può muoversi solo per pochi minuti, e poi cessare di funzionare.
Ambientato in un futuro non lontano, l'anime narra la storia della seconda invasione della Terra da parte di una razza di alieni chiamati "angeli". Per contrastarli, un'organizzazione chiamata Nerv ha costruito un gigantesco robot pilotabile (l'Eva 01), ricavato da un angelo catturato dai terrestri. Per pilotarlo, è stato scelto Shinji, il figlio del capo della Nerv, in quanto egli sembra "piacere" al gigantesco robot (che a quanto pare ha conservato ancora parte della coscienza). Shinji accetterà per recuperare il rapporto col padre e ottenerne l'approvazione.
Un anime di robot molto insolito, per varie ragioni. Come Gundam o Full Metal Panic, l'attenzione non viene data ai robottoni, ma più che altro ai personaggi che li pilotano. L'Eva 01 è un robot "organico", poiché ricavato da un essere vivente, un robot bionico. Inoltre, l'aspetto dell'Eva è insolito, sembra effettivamente un alieno gigantesco, anziché avere una forma umanoide come molti altri robot degli anime. L'Eva 01 combatte a mani nude od utilizzando armi da fuoco, ed ha un grosso limite: ha una "spina per la corrente", se si stacca dal suo cavo può muoversi solo per pochi minuti, e poi cessare di funzionare.
Una serie tra le più importanti dell'intero panorama degli anime degli anni '90, se non addirittura la più importante assieme a Sailor Moon, dei veri pilastri su cui si fonda l'animazione giapponese di tutti i tempi, e i motivi sono molteplici. L'unica cosa in cui quest'opera deficita è quella di aver voluto dare nel finale diverse chiavi di lettura della trama tra protagonisti, scenari e situazioni in cui si inserisce la narrazione principale, per cambiarla o farla rimanere tale, in altre parole l'autore, visto il modo in cui ha concepito l'opera, forse desiderava allargarla in più punti, ma si era già avviato verso il finale, pensando bene di creare più d'un dubbio.
A mio modo di vedere dubbi non ce ne sono, e la produzione giapponese può contare su un mecha che riprende vari spunti da uno dei suoi predecessori, su tutti Macross. L'unica differenza è che qui le musiche non sono cantate dai protagonisti, ma sono state composte da un team di autori che le ha rese uniche nel suo genere impreziosendo di molto quest'opera.
Per tutto il resto è un anime godibile in più punti, disegni sempre all'altezza e narrazione scorrevolissima, enfatizzata dai personaggi femminili, che a mio avviso godono di un trattamento maggiore del protagonista maschile, che a mio avviso soffre più degli altri le esasperazioni causate da problemi interiori di carattere giovanile. E queste ultime parole vogliono essere il fulcro su cui si sviluppa la morale dell'autore.
È molto difficile portare a termine dei compiti in cui solitamente si hanno delle grandi responsabilità derivanti da onerose mansioni che si è costretti a compiere, pertanto ciò che aiuta in queste circostanze è l'aver fede, una fede granitica che aiuta nei momenti di maggior sconforto e bisogno, una fede che non piega mai le fibre degli esseri umani, ma le esalta, al punto di rendere ogni impossibilità una realtà possibile e oltremodo migliorabile. E in uno scenario semiapocalittico e catastrofico in cui si inserisce la narrazione di quest'opera, alla fede si unisce uno spirito guida dettato dalla speranza di un mondo migliore, laddove c'è spazio per l'amore e il sentimento verso il prossimo, laddove nulla più verrà compromesso da inutili guerre, quindi l'autore ci mette in guardia, e ci dice che nessuna guerra è giustificata, mentre l'amore per qualsiasi cosa è un sentimento positivo, e quasi sempre giustificato, anche nelle situazioni di grave difficoltà.
A mio modo di vedere dubbi non ce ne sono, e la produzione giapponese può contare su un mecha che riprende vari spunti da uno dei suoi predecessori, su tutti Macross. L'unica differenza è che qui le musiche non sono cantate dai protagonisti, ma sono state composte da un team di autori che le ha rese uniche nel suo genere impreziosendo di molto quest'opera.
Per tutto il resto è un anime godibile in più punti, disegni sempre all'altezza e narrazione scorrevolissima, enfatizzata dai personaggi femminili, che a mio avviso godono di un trattamento maggiore del protagonista maschile, che a mio avviso soffre più degli altri le esasperazioni causate da problemi interiori di carattere giovanile. E queste ultime parole vogliono essere il fulcro su cui si sviluppa la morale dell'autore.
È molto difficile portare a termine dei compiti in cui solitamente si hanno delle grandi responsabilità derivanti da onerose mansioni che si è costretti a compiere, pertanto ciò che aiuta in queste circostanze è l'aver fede, una fede granitica che aiuta nei momenti di maggior sconforto e bisogno, una fede che non piega mai le fibre degli esseri umani, ma le esalta, al punto di rendere ogni impossibilità una realtà possibile e oltremodo migliorabile. E in uno scenario semiapocalittico e catastrofico in cui si inserisce la narrazione di quest'opera, alla fede si unisce uno spirito guida dettato dalla speranza di un mondo migliore, laddove c'è spazio per l'amore e il sentimento verso il prossimo, laddove nulla più verrà compromesso da inutili guerre, quindi l'autore ci mette in guardia, e ci dice che nessuna guerra è giustificata, mentre l'amore per qualsiasi cosa è un sentimento positivo, e quasi sempre giustificato, anche nelle situazioni di grave difficoltà.
Considero questo cartone come il primo (ma anche l'ultimo) in cui vengono affrontate tematiche esoteriche e cabalistiche. Altra innovazione sono i protagonisti, non più degli eroi tuttofare senza macchia e senza paura e sani di mente alla Go Nagai, ma delle persone più credibili, con i loro complessi e le loro difficoltà di interagire con gli altri, problema del mondo moderno più che attuale e messo in evidenza dall'autore. Bello e credibile anche il mecha design e la tecnica di animazione, e l'alone di mistero e incomprensibilità che fa da padrone nella serie. Scelta di gusto anche la sigla finale con una canzone di Frank Sinatra. Tuttavia non credo che si possa definire un caposaldo dell'animazione come ad esempio Gundam, Capitan Harlock o Rocky Joe, perché gli manca quella capacita' di "educare" e far sognare lo spettatore che i veri grandi capolavori hanno.
Un prodotto originale con risvolti interessanti. Otto.
Un prodotto originale con risvolti interessanti. Otto.
Se avessi dovuto stilare questa recensione dopo aver visto la serie la prima volta nel lontano 2000, penso che avrei fatto anch'io parte del codazzo che grida al "capolavoro". Trasportata dall'entusiasmo e dalla soddisfazione interiore di vedere che non ero l'unica adolescente a farsi seghe mentali sul senso della vita o ad avere problemi di relazione con i familiari, e dalla buona realizzazione tecnica per l'epoca, avrei sicuramente dato un 10. Ora non ho più sedici anni, le seghe mentali sono finite per lasciar posto al raziocinio (spero), insomma sono cresciuta: cosa che non hanno fatto i personaggi di EVA, a parte Shinji negli ultimi episodi e Rei (che però viene resettata). Tutti gli altri, per quanto drammatiche e ben analizzate le loro vicende (spesso sopra le righe), finiscono nel punto in cui hanno iniziato (es: Ritsuko agisce sempre e comunque per amarezza e ripicca, non impara nulla).
All'apparenza questo sembra un anime Sci-fi assai realistico ma in poco tempo casca il palco: da quando in qua i membri di un'organizzazione d'elite si lasciano andare al panico? A parte quel paio di compagni di classe di Shinij che conosciamo che ne è della popolazione di Neo Tokyo 3? Perché si fanno abbindolare a restare dopo aver visto che gli angeli continuano ad arrivare? L'intreccio mistico-religioso che alla me stessa un po' sprovveduta di allora sembrava affascinante, ora mi appare superficiale (come la gran parte delle opere Giapponesi che tentano di utilizzare la filosofia/religione occidentale, si vede che non comprendono a fondo, si fermano alla superficie).
Il finale è interessante intellettualmente, ma il flusso di coscienza è troppo lungo, risulta noioso e delude perché non risolve l'intreccio. Inoltre mi ha sempre dato l'impressione di essere una trovata registica per sopperire alla scarsezza del budget: poche animazioni, riciclo dei fotogrammi degli episodi precedenti e largo uso di scritte che sono praticamente a costo zero.
Il comparto tecnico è buono per l'epoca e Anno sa fare il suo lavoro; belle inquadrature, cura e consistenza nei particolari, scene d'azione ben congegnate e un ottimo ritmo di tensione/distensione. Le musiche sono ben scelte ed utilizzate.
Tutto ciò però non è sufficiente a renderlo un capolavoro, ma nel bene e nel male EVA è una pietra miliare, che ha avuto il merito di rivitalizzare dei generi che stavano andando alla deriva, aprendo la strada a chi voleva produrre opere realistiche o sperimentali. Peccato che abbia finito con l'oscurare produzioni che ritengo assai più interessanti, passate in sordina perché considerate scopiazzature di Eva... e qui concordo con chi ha già detto che la gran parte degli spunti di Eva esistevano già, non li ha inventati Anno (che ha saputo "impacchettarli" bene).
Non entro nel merito dei film, che ritengo delle offensive prese in giro al solo scopo di mungere la vacca finché è grassa.
All'apparenza questo sembra un anime Sci-fi assai realistico ma in poco tempo casca il palco: da quando in qua i membri di un'organizzazione d'elite si lasciano andare al panico? A parte quel paio di compagni di classe di Shinij che conosciamo che ne è della popolazione di Neo Tokyo 3? Perché si fanno abbindolare a restare dopo aver visto che gli angeli continuano ad arrivare? L'intreccio mistico-religioso che alla me stessa un po' sprovveduta di allora sembrava affascinante, ora mi appare superficiale (come la gran parte delle opere Giapponesi che tentano di utilizzare la filosofia/religione occidentale, si vede che non comprendono a fondo, si fermano alla superficie).
Il finale è interessante intellettualmente, ma il flusso di coscienza è troppo lungo, risulta noioso e delude perché non risolve l'intreccio. Inoltre mi ha sempre dato l'impressione di essere una trovata registica per sopperire alla scarsezza del budget: poche animazioni, riciclo dei fotogrammi degli episodi precedenti e largo uso di scritte che sono praticamente a costo zero.
Il comparto tecnico è buono per l'epoca e Anno sa fare il suo lavoro; belle inquadrature, cura e consistenza nei particolari, scene d'azione ben congegnate e un ottimo ritmo di tensione/distensione. Le musiche sono ben scelte ed utilizzate.
Tutto ciò però non è sufficiente a renderlo un capolavoro, ma nel bene e nel male EVA è una pietra miliare, che ha avuto il merito di rivitalizzare dei generi che stavano andando alla deriva, aprendo la strada a chi voleva produrre opere realistiche o sperimentali. Peccato che abbia finito con l'oscurare produzioni che ritengo assai più interessanti, passate in sordina perché considerate scopiazzature di Eva... e qui concordo con chi ha già detto che la gran parte degli spunti di Eva esistevano già, non li ha inventati Anno (che ha saputo "impacchettarli" bene).
Non entro nel merito dei film, che ritengo delle offensive prese in giro al solo scopo di mungere la vacca finché è grassa.
Il capolavoro assoluto del cinema di animazione giapponese insieme con Death Note. Posso dire veramente poco dato che hanno già detto tutto nelle altre recensioni.
Trama meravigliosa, si congiunge alla perfezione l'elemento psicologico dei personaggi con l'elemento mistico-ebraico della Quabbalah. Anime che non lascia un attimo di riposo con un finale molto diverso rispetto ai canoni del resto della serie (e questa credo che sia la causa principale delle recensioni negative).
Musiche meravigliose, autentici capolavori per quanto riguarda le OST: a mio avviso l'opening è una delle più belle mai realizzate insieme con quella di Death Note e Chaos Head. I disegni sono meravigliosi, sia Eva che Angeli sono veramente ben fatti nei minimi dettagli.
Combattimenti spettacolari, ma il vero capolavoro è dato dal carattere psicologico dei personaggi. Ognuno di essi porta con sé un carattere predominante che però si capovolge nei momenti più diversi. Tutto si svolge con repentina successione su due piani: da una parte troviamo la lotta tra umani (e Eva, che non sono dei robot) e angeli; dall'altra il percorso psicologico del protagonista Shinji Ikari... e le ultime 2 puntate sono appunto la conclusione di questo secondo piano (per la conclusione del primo vedere i 2 film).
Che altro dire, Neon Genesis Evangelion è uno di quegli anime che non può assolutamente mancare nel repertorio di un vero appassionato ed è uno dei 2 anime a cui do il voto massimo (l'altro è Death Note).
Trama meravigliosa, si congiunge alla perfezione l'elemento psicologico dei personaggi con l'elemento mistico-ebraico della Quabbalah. Anime che non lascia un attimo di riposo con un finale molto diverso rispetto ai canoni del resto della serie (e questa credo che sia la causa principale delle recensioni negative).
Musiche meravigliose, autentici capolavori per quanto riguarda le OST: a mio avviso l'opening è una delle più belle mai realizzate insieme con quella di Death Note e Chaos Head. I disegni sono meravigliosi, sia Eva che Angeli sono veramente ben fatti nei minimi dettagli.
Combattimenti spettacolari, ma il vero capolavoro è dato dal carattere psicologico dei personaggi. Ognuno di essi porta con sé un carattere predominante che però si capovolge nei momenti più diversi. Tutto si svolge con repentina successione su due piani: da una parte troviamo la lotta tra umani (e Eva, che non sono dei robot) e angeli; dall'altra il percorso psicologico del protagonista Shinji Ikari... e le ultime 2 puntate sono appunto la conclusione di questo secondo piano (per la conclusione del primo vedere i 2 film).
Che altro dire, Neon Genesis Evangelion è uno di quegli anime che non può assolutamente mancare nel repertorio di un vero appassionato ed è uno dei 2 anime a cui do il voto massimo (l'altro è Death Note).
<b>[ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER]</b>
Eccomi a parlare di Neon Genesis Evangelion, vera e propria pietra miliare dell'animazione giapponese, che divide i fans ormai da quindici anni. Evangelion narra le vicende i Hikari Shinji, un ragazzo di 14 anni, che si ritrova a guidare un macchina umanoide (l’Evangelion), dopo che un essere denominato "Angelo" attacca la città di Neo Tokyo 3. Da lì in poi il ragazzo dovrà affrontare diverse difficoltà e combattere non solo con gli angeli ma anche contro la sua debole personalità, che nel corso della serie riuscirà ad rafforzare.
La trama, uno dei punti forti dell’opera, all’inizio può sembrare abbastanza normale, ma con il passare delle puntate vari retroscena vengono svelati e ci si accorge di quanto complicato sia capire certe cose, portando lo spettatore a numerose riflessioni. I personaggi sono caratterizzati molto bene e nel corso delle puntate si capisce cosa prova ognuno di essi, anche se alcuni potrebbero non essere apprezzati da tutti.
Tecnicamente l'anime è fatto molto bene considerando anche che ha quindici anni. Il design degli Evangelion è molto bello così come gli Angeli, molto originali. I personaggi hanno un disegno particolare ma allo stesso tempo molto bello. La colonna sonora fa venire i brividi, soprattutto alla puntata 24 con l’inno alla gioia che accompagna l’ultima battaglia degli Evangelion.
In conclusione, consiglio a tutti la visione di Evangelion, soprattutto agli amanti degli dei mech e delle trame complesse.
Eccomi a parlare di Neon Genesis Evangelion, vera e propria pietra miliare dell'animazione giapponese, che divide i fans ormai da quindici anni. Evangelion narra le vicende i Hikari Shinji, un ragazzo di 14 anni, che si ritrova a guidare un macchina umanoide (l’Evangelion), dopo che un essere denominato "Angelo" attacca la città di Neo Tokyo 3. Da lì in poi il ragazzo dovrà affrontare diverse difficoltà e combattere non solo con gli angeli ma anche contro la sua debole personalità, che nel corso della serie riuscirà ad rafforzare.
La trama, uno dei punti forti dell’opera, all’inizio può sembrare abbastanza normale, ma con il passare delle puntate vari retroscena vengono svelati e ci si accorge di quanto complicato sia capire certe cose, portando lo spettatore a numerose riflessioni. I personaggi sono caratterizzati molto bene e nel corso delle puntate si capisce cosa prova ognuno di essi, anche se alcuni potrebbero non essere apprezzati da tutti.
Tecnicamente l'anime è fatto molto bene considerando anche che ha quindici anni. Il design degli Evangelion è molto bello così come gli Angeli, molto originali. I personaggi hanno un disegno particolare ma allo stesso tempo molto bello. La colonna sonora fa venire i brividi, soprattutto alla puntata 24 con l’inno alla gioia che accompagna l’ultima battaglia degli Evangelion.
In conclusione, consiglio a tutti la visione di Evangelion, soprattutto agli amanti degli dei mech e delle trame complesse.
Sicuramente un must nel regno degli anime, originale ed innovativo, commovente e scandalizzante, introspettivo e "psicotropo". Ottime, a mio giudizio, le puntate finali (che meriterebbero un bel 9) in cui la trama non segue lo svolgersi temporale degli eventi, ma il flusso di coscienza dei personaggi in una spirale di emozioni e sensazioni (quasi come avviene in letteratura nei romanzi di V. Wolf e Joyce). Il problema purtroppo è proprio la fine, poiché sarebbe stata necessaria un'ulteriore puntata "esplicativa" che desse un senso alla storia ed unificasse la trama con le puntate finali. Peccato che il budget sia stato non adeguato, sarebbe potuto essere un ottimo prodotto - anche se in verità non apprezzo molto il genere mecha - mentre al contrario è piuttosto mediocre.
Opera che da un certo punto ha ridisegnato i canoni stilistici e narrativi del genere d'animazione mecha, dall'altissimo impatto mediatico.
Purtroppo, una delle cose che manca in Neon Genesis Evangelion è l'originalità. Anno ha attinto a piene mani dalla propria esperienza giovanile, basandosi su produzioni già esistenti e generando un collage che sarebbe poi diventato appunto questa serie.
L'opera cita Ideon per il mecha design e il "Kill'em All", cita Layzner per l'AT-Field e il Berserk Mode, cita Iczer per i tassi di sincronia, estremizza i tratti di personaggi maschili tipici delle opere di Tomino convogliandoli in Shinji.
Citando qui e lì non bisogna neanche stranirsi del fatto che la serie fu un flop abnorme all'inizio, per poi ottenere un successo postumo.
Purtroppo, una delle cose che manca in Neon Genesis Evangelion è l'originalità. Anno ha attinto a piene mani dalla propria esperienza giovanile, basandosi su produzioni già esistenti e generando un collage che sarebbe poi diventato appunto questa serie.
L'opera cita Ideon per il mecha design e il "Kill'em All", cita Layzner per l'AT-Field e il Berserk Mode, cita Iczer per i tassi di sincronia, estremizza i tratti di personaggi maschili tipici delle opere di Tomino convogliandoli in Shinji.
Citando qui e lì non bisogna neanche stranirsi del fatto che la serie fu un flop abnorme all'inizio, per poi ottenere un successo postumo.
Storia psicologica e alquanto complessa, con momenti di forte drammaticità. Questa serie è considerata una delle migliori serie animate mai prodotte: d'altronde già i nomi coinvolti lasciano intuire un esito più che positivo, dato che si parla dello studio Gainax. Apparentemente la trama può risultare un po' banale ma, come già detto, è strutturata in modo complesso e narra dell'ennesimo attacco al Giappone portato da forze extraterrestri e mostri giganti, affrontato dal solito assortimento dei robot giganti. La storia, sebbene presenti momenti complessi e drammatici, è molto affascinante e misteriosa, con battaglie e combattimenti surreali, tipiche della guerra giapponese. Nonostante tutto però, non manca l'ironia, anche se in piccole dosi e principalmente manifestata dalle espressioni dei vari personaggi e in particolare di Misato. Da vedere!
Posso dare solo un 7 a quest'anime, per alcuni un vero e proprio cultma per me troppo confuso. La pretenziosità dell'indagine psicologica sfocia spesso nella pesantezza e più che alla caratterizzazione dei personaggi viene da pensare all'autore che riflette su sé stesso e sui suoi problemi.
La storia non viene sviscerata a dovere e il finale, per quanto in apparenza complesso (leggi ancora una volta confuso), risulta frettoloso.
In conclusione, non si capisce che cosa voglia significare il tutto. I riferimenti esistenziali universali, religiosi, ecc., sono trattati superficialmente e sono più che altro un pretesto.
Credo che sia stato molto sopravvalutato quindi. In via generale è un anime pessimista e cupo, i personaggi sono quasi tutti antipatici e suscitano emozioni negative. Ripeto, tutto sarebbe stato accettabile con un respiro più ampio ma, credo, che oltre la turbe del singolo personaggio non si riesca a vedere nient'altro.
La storia non viene sviscerata a dovere e il finale, per quanto in apparenza complesso (leggi ancora una volta confuso), risulta frettoloso.
In conclusione, non si capisce che cosa voglia significare il tutto. I riferimenti esistenziali universali, religiosi, ecc., sono trattati superficialmente e sono più che altro un pretesto.
Credo che sia stato molto sopravvalutato quindi. In via generale è un anime pessimista e cupo, i personaggi sono quasi tutti antipatici e suscitano emozioni negative. Ripeto, tutto sarebbe stato accettabile con un respiro più ampio ma, credo, che oltre la turbe del singolo personaggio non si riesca a vedere nient'altro.
Benché siano passati ormai parecchi anni dalla sua uscita, Evangelion ancora oggi colpisce come allora. Provate a rivederlo dopo una decina di anni e vi stupirete come se lo guardaste per la prima volta. Graficamente è piuttosto datato, ma i disegni rasentano la perfezione e tutti i dettagli sono curati in modo maniacale e quasi iperrealistico; la maggior parte degli anime recenti forse sono più colorati e piacevoli da guardare, ma di certo non sono realizzati così bene. 10 e lode per la colonna sonora, un vero capolavoro, anche senza contare i vari pezzi di musica classica.
Le scene di azione sono poche e non rappresentano certo il fulcro dell'anime, ma sono fatte mostruosamente bene. A volte possono essere piuttosto violente o addirittura truculente, ma non c'è una sola goccia di sangue che sia gratuita o solo per far scena. Garantiti livelli di tensione altissimi.
Durante tutta la visione ci passeranno sotto il naso (a volte senza che neanche ce ne accorgiamo) una vera montagna di riferimenti religiosi e filosofici, messi lì non a vanvera, ma sempre funzionali alla vicenda e con un significato ben preciso (a differenza di molti anime successivi che spesso e volentieri amano fare citazioni di qua e di là, però fini a se stesse e slegate dal contesto). In Evangelion niente è casuale o solo per bellezza, neppure le scelte a prima vista del tutto estetiche come ad esempio la forma degli Angeli.
I personaggi sono tutti caratterizzati in modi che raramente troverete in altri anime, a partire dal protagonista, Shinji, che è il vero perno attorno a cui ruota tutto l'anime, fino alle semplici comparse.
Stilisticamente considero Evangelion molto simile all'"Ulisse" di Joyce, sia per la cura nei più piccoli dettagli, sia per la tecnica del "flusso di coscienza" abbondantemente usata specialmente verso la fine.
Vorrei solo concludere con una piccola parentesi sul finale: ok, è stato quello che è stato, si vede benissimo che non è voluto e non doveva finire così, ma non sono certo sufficienti un paio di puntate per condannare una serie altrimenti assolutamente perfetta, specialmente considerando che il lieve danno è stato ripagato in pieno dal meraviglioso "The End of Evangelion".
Inarrivabile e obbligatorio per chiunque si consideri appassionato di anime. Voto: 10
Le scene di azione sono poche e non rappresentano certo il fulcro dell'anime, ma sono fatte mostruosamente bene. A volte possono essere piuttosto violente o addirittura truculente, ma non c'è una sola goccia di sangue che sia gratuita o solo per far scena. Garantiti livelli di tensione altissimi.
Durante tutta la visione ci passeranno sotto il naso (a volte senza che neanche ce ne accorgiamo) una vera montagna di riferimenti religiosi e filosofici, messi lì non a vanvera, ma sempre funzionali alla vicenda e con un significato ben preciso (a differenza di molti anime successivi che spesso e volentieri amano fare citazioni di qua e di là, però fini a se stesse e slegate dal contesto). In Evangelion niente è casuale o solo per bellezza, neppure le scelte a prima vista del tutto estetiche come ad esempio la forma degli Angeli.
I personaggi sono tutti caratterizzati in modi che raramente troverete in altri anime, a partire dal protagonista, Shinji, che è il vero perno attorno a cui ruota tutto l'anime, fino alle semplici comparse.
Stilisticamente considero Evangelion molto simile all'"Ulisse" di Joyce, sia per la cura nei più piccoli dettagli, sia per la tecnica del "flusso di coscienza" abbondantemente usata specialmente verso la fine.
Vorrei solo concludere con una piccola parentesi sul finale: ok, è stato quello che è stato, si vede benissimo che non è voluto e non doveva finire così, ma non sono certo sufficienti un paio di puntate per condannare una serie altrimenti assolutamente perfetta, specialmente considerando che il lieve danno è stato ripagato in pieno dal meraviglioso "The End of Evangelion".
Inarrivabile e obbligatorio per chiunque si consideri appassionato di anime. Voto: 10
Possiedo il platinum box a tiratura limitata e numerata di Dynit. Un vero gioiello e un cult come questo non può mancare sulla mensola della propria camera. La visione di Neon Genesis Evangelio è stata quanto di più appagante potessi mai aspettarmi. Non c'è cosa più bella, soprattutto, di quando parti a vedere una serie che pensi non sia granché e che poi, al contrario, si rivela un capolavoro. La prima puntata l'ho vista in italiano e devo dire che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca cosi, passando alla lingua giapponese con sottotitoli in italiano ho continuato la visione e la cosa ha iniziato a farsi sempre più interessante. La trama si arricchisce di suspense e si inizia a entrare nel mondo dei personaggi, che vengono descritti magnificamente: il mistero che gira intorno a Ayanami Rei, il carattere introverso di Shinji Ikari, la folle Misato Katsuragi oltre che l'insensibile padre Gendo Ikari. Vedere poi i giganteschi robot umanoidi Evangelion con dei dettagli paurosi e allo stesso modo caratterizzati da molti misteri contribuisce a rendere il tutto sempre più appassionante.
La storia è ambientata in un futuro prossimo e i vari eventi fanno venire voglia allo spettatore di continuare a vedere l'episodio successivo in men che non si dica. Il comparto audio è eccellente grazie ad una rimasterizzazione per intero dal master originale in 5.1 dolby digital. I disegni e le animazioni sono magnifici, soprattutto se si considera che è un'opera del 1995. I dettagli degli innesti meccanici e dei veicoli sono stupendi; da metà serie in poi si incomincia ad entrare nella parte psicologica dei personaggi con tematiche molto filosofiche anche se sempre contornate dai frequenti combattimenti con gli Angeli. Peccato solo per il finale sia molto aperto e, a dire il vero, anche un po' confusionario. Considerando infatti i famosi episodi 25 e 26, che hanno sconvolto i milioni di fan, non posso dargli il 10 che, per il resto, si meriterebbe tutto. Resta comunque una pietra militare dell'animazione giapponese in tutto e per tutto.
La storia è ambientata in un futuro prossimo e i vari eventi fanno venire voglia allo spettatore di continuare a vedere l'episodio successivo in men che non si dica. Il comparto audio è eccellente grazie ad una rimasterizzazione per intero dal master originale in 5.1 dolby digital. I disegni e le animazioni sono magnifici, soprattutto se si considera che è un'opera del 1995. I dettagli degli innesti meccanici e dei veicoli sono stupendi; da metà serie in poi si incomincia ad entrare nella parte psicologica dei personaggi con tematiche molto filosofiche anche se sempre contornate dai frequenti combattimenti con gli Angeli. Peccato solo per il finale sia molto aperto e, a dire il vero, anche un po' confusionario. Considerando infatti i famosi episodi 25 e 26, che hanno sconvolto i milioni di fan, non posso dargli il 10 che, per il resto, si meriterebbe tutto. Resta comunque una pietra militare dell'animazione giapponese in tutto e per tutto.
Questa è la mia prima recensione e la dedico a Neon Genesis Evangelion, un anime che mi ha appassionato dal primo all'ultimo episodio.
Parto col dire che io sinceramente non sono un appassionato del genere Mecha, ed è per questo motivo che all'inizio ero un po' scettico sulla scelta della visione; alla fine ha prevalso la curiosità di sapere perché quest'anime sia diventato così famoso e apprezzato dalla gente, e vi posso dire che l'idea me la sono fatta.
I primi episodi di Evangelion sono abbastanza "statici" e puntano molto sulla descrizione degli avvenimenti, ma andando avanti con la visione dell'anime si può notare come vengano analizzati gli aspetti interiori e i sentimenti dei personaggi principali.
Per quanto riguarda il finale, io penso di essere uno dei pochi che non l'abbiano né apprezzato né disprezzato; sinceramente non mi ha affatto stupito, certo è un po' palloso, ma vedere due episodi in più di un anime così ben fatto non è stata una sofferenza.
Neon Genesis Evangelion è un anime che ti appassiona e che lascia dei dubbi alla prima visione, ma dato che a me è piaciuto così tanto me lo sono anche riguardato per capirlo meglio, e in effetti sono contento di averlo fatto perché mi è servito ad approfondire certi concetti che prima non avevo considerato.
Evangelion si merita un 9, sicuramente non 10 perché esistono certamente anime migliori che probabilmente non conosco.
Consiglio a tutti quest'anime, anche ai non amanti del genere.
Parto col dire che io sinceramente non sono un appassionato del genere Mecha, ed è per questo motivo che all'inizio ero un po' scettico sulla scelta della visione; alla fine ha prevalso la curiosità di sapere perché quest'anime sia diventato così famoso e apprezzato dalla gente, e vi posso dire che l'idea me la sono fatta.
I primi episodi di Evangelion sono abbastanza "statici" e puntano molto sulla descrizione degli avvenimenti, ma andando avanti con la visione dell'anime si può notare come vengano analizzati gli aspetti interiori e i sentimenti dei personaggi principali.
Per quanto riguarda il finale, io penso di essere uno dei pochi che non l'abbiano né apprezzato né disprezzato; sinceramente non mi ha affatto stupito, certo è un po' palloso, ma vedere due episodi in più di un anime così ben fatto non è stata una sofferenza.
Neon Genesis Evangelion è un anime che ti appassiona e che lascia dei dubbi alla prima visione, ma dato che a me è piaciuto così tanto me lo sono anche riguardato per capirlo meglio, e in effetti sono contento di averlo fatto perché mi è servito ad approfondire certi concetti che prima non avevo considerato.
Evangelion si merita un 9, sicuramente non 10 perché esistono certamente anime migliori che probabilmente non conosco.
Consiglio a tutti quest'anime, anche ai non amanti del genere.
Sicuramente un anime fuori dagli schemi che non può essere apprezzato da tutti. Il protagonista infatti ha la tendenza a farsi sottomettere dagli altri e dal proprio padre assente per essere apprezzato. Una cosa che ho apprezzato sono i combattimenti non eccessivi. Non essendo una fan degli anime con i robot ho trovato piacevole l'approfondimento psicologico dei personaggi. Interessante analizzare la paura nel guidare l'Eva contro gli Angeli per l'evidente rischio della vita. A volte però saltano fuori problematiche mentali assurde e quindi irritanti.
Quando entra in scena Asuka (La pilota dell'Eva 02), grazie al suo carattere allegro e deciso, la storia prende un po' la piega della commedia scolastica, ma naturalmente non vengono mai lasciti da parte gli Eva e l'introspezione psicologica dei personaggi.
Durante lo svolgersi della storia emergono sempre più gli indizi per capire cosa sono gli Eva e gli Angeli.
[<b>ATTENZIONE! SPOILER</b>]
La puntata numero 18 è assolutamente il mio preferito (quello in cui Shinji elimina L'Eva 03). Esso vede il tradimento assoluto del padre che toglie a Shinji il controllo dell'Eva 01 per fare a pezzi l'Eva 03 con dentro il suo pilota. Il padre non tenta nemmeno di fermare lo 01 quando stringe tra le mani l'abitacolo del pilota, che tra l'altro, sa benissimo essere un amico del figlio. L'imbrattamento dell'ambiente circostante con il sangue dell'Eva 03, lo shock di Shinji nell'apprendere che il pilota è il suo amico rendono la puntata spettacolare.
E' proprio con questa che Neon Genesis Evangelion ha catalizzato davvero il mio interesse. Nelle successive puntate vengono rilevate informazioni importanti fino ad arrivare alla puntata numero 24, dove avviene lo scontro con l'ultimo Angelo. Al riguardo, trovo che la scelta dell'ultimo Angelo di lasciare agli umani la possibilità di sopravvivenza a discapito di sé stesso sia totalmente assurda. Insomma, uno scontro finale per la sopravvivenza sarebbe stato perfetto. Invece ci propinano la resa del nemico? A quel punto mi sarei aspettata un finale chiaro e conciso e invece cosa succede? Cosa diavolo è quell'assurdo "trip" che ci propinano come finale della storia?
Quello non è un finale, è una vera è propria schifezza.
Ognuno si sarà fatto la sua idea personale sul finale. Del tipo che Asuka e Shinji siano gli unici sopravvissuti e sono i nuovi Adamo ed Eva, oppure che siano tutti sopravvissuti. Oltre a questi ci sarebbe stata una miriade di finali possibili. Un conto è decidere di fare un finale aperto, un altro è fare un finale incomprensibile.
L'unica cosa chiara è che Shinji ha deciso di non unirsi ma di rimanere sé stesso, perché diventando tutto sarebbe diventato nulla.
Quando è arrivata la scena finale degli applausi e delle congratulazioni dei vari personaggi mi sono chiesta se per caso Neon Genesis Evangelion avesse na ventisettesima puntata.
[<b>FINE DELLO SPOILER</b>]
Belle le animazioni, buona la caratterizzazione dei personaggi, la musica azzeccata, la trama è fluida, molti momenti sono davvero emozionati e altri irritanti (sia per alcuni gli eccessivi interrogativi mentali di Shinji che per la pazzia momentanea di Asuka i quali sono si interessanti ma a lungo andare anche ripetitivi).
Il finale è però, come detto, profondamente deludente.
Quando entra in scena Asuka (La pilota dell'Eva 02), grazie al suo carattere allegro e deciso, la storia prende un po' la piega della commedia scolastica, ma naturalmente non vengono mai lasciti da parte gli Eva e l'introspezione psicologica dei personaggi.
Durante lo svolgersi della storia emergono sempre più gli indizi per capire cosa sono gli Eva e gli Angeli.
[<b>ATTENZIONE! SPOILER</b>]
La puntata numero 18 è assolutamente il mio preferito (quello in cui Shinji elimina L'Eva 03). Esso vede il tradimento assoluto del padre che toglie a Shinji il controllo dell'Eva 01 per fare a pezzi l'Eva 03 con dentro il suo pilota. Il padre non tenta nemmeno di fermare lo 01 quando stringe tra le mani l'abitacolo del pilota, che tra l'altro, sa benissimo essere un amico del figlio. L'imbrattamento dell'ambiente circostante con il sangue dell'Eva 03, lo shock di Shinji nell'apprendere che il pilota è il suo amico rendono la puntata spettacolare.
E' proprio con questa che Neon Genesis Evangelion ha catalizzato davvero il mio interesse. Nelle successive puntate vengono rilevate informazioni importanti fino ad arrivare alla puntata numero 24, dove avviene lo scontro con l'ultimo Angelo. Al riguardo, trovo che la scelta dell'ultimo Angelo di lasciare agli umani la possibilità di sopravvivenza a discapito di sé stesso sia totalmente assurda. Insomma, uno scontro finale per la sopravvivenza sarebbe stato perfetto. Invece ci propinano la resa del nemico? A quel punto mi sarei aspettata un finale chiaro e conciso e invece cosa succede? Cosa diavolo è quell'assurdo "trip" che ci propinano come finale della storia?
Quello non è un finale, è una vera è propria schifezza.
Ognuno si sarà fatto la sua idea personale sul finale. Del tipo che Asuka e Shinji siano gli unici sopravvissuti e sono i nuovi Adamo ed Eva, oppure che siano tutti sopravvissuti. Oltre a questi ci sarebbe stata una miriade di finali possibili. Un conto è decidere di fare un finale aperto, un altro è fare un finale incomprensibile.
L'unica cosa chiara è che Shinji ha deciso di non unirsi ma di rimanere sé stesso, perché diventando tutto sarebbe diventato nulla.
Quando è arrivata la scena finale degli applausi e delle congratulazioni dei vari personaggi mi sono chiesta se per caso Neon Genesis Evangelion avesse na ventisettesima puntata.
[<b>FINE DELLO SPOILER</b>]
Belle le animazioni, buona la caratterizzazione dei personaggi, la musica azzeccata, la trama è fluida, molti momenti sono davvero emozionati e altri irritanti (sia per alcuni gli eccessivi interrogativi mentali di Shinji che per la pazzia momentanea di Asuka i quali sono si interessanti ma a lungo andare anche ripetitivi).
Il finale è però, come detto, profondamente deludente.
Io non definirei Evangelion un "capolavoro" come molti dicono.
La storia in sé non sta né in cielo né in terra: un bambino che non sa far niente che poi all'improvviso si rivela indispensabile per l'umanità (sa di già visto), mi puzza troppo...
Secondo me poi il finale è INACCETTABILE. L'anime in sé è fatto bene (anche se la storia non sta né in cielo né in terra, ma tutto sommato è avvincente e coinvolgente), ma con il finale hanno rovinato tutto.
Incomprensibile, stupido e noioso, questo è l'impressione che mi ha suscitato il finale. Sarebbe stato meglio un bel colpo di scena come l'ultimo angelo che si rivela invincibile e che cancella le ultime forme di vita oppure un finale ovvio come uno scontro finale con la vittoria dell'essere umano. Sarebbe stato un finale di sicuro migliore di quello fatto.
Io posso dargli al massimo un 7, ma niente più.
Non lo definisco assolutamente un capolavoro ma un bell'anime rovinato da un finale noioso che avrà fatto rimaner male di sicuro molte persone (me compreso).
La storia in sé non sta né in cielo né in terra: un bambino che non sa far niente che poi all'improvviso si rivela indispensabile per l'umanità (sa di già visto), mi puzza troppo...
Secondo me poi il finale è INACCETTABILE. L'anime in sé è fatto bene (anche se la storia non sta né in cielo né in terra, ma tutto sommato è avvincente e coinvolgente), ma con il finale hanno rovinato tutto.
Incomprensibile, stupido e noioso, questo è l'impressione che mi ha suscitato il finale. Sarebbe stato meglio un bel colpo di scena come l'ultimo angelo che si rivela invincibile e che cancella le ultime forme di vita oppure un finale ovvio come uno scontro finale con la vittoria dell'essere umano. Sarebbe stato un finale di sicuro migliore di quello fatto.
Io posso dargli al massimo un 7, ma niente più.
Non lo definisco assolutamente un capolavoro ma un bell'anime rovinato da un finale noioso che avrà fatto rimaner male di sicuro molte persone (me compreso).
Difficile per me fare una recensione accurata su Evangelion che esprima sinceramente tutto quello che penso. Intanto premetto che io trovo un po' esagerato definire Evangelion il più bell'anime di sempre (lo sarà stato negli anni 90 ma per il nuovo millenio ne ho visto di meglio).
Non mi metto a spiegare la trama, visto che l'hanno fatto già in parecchi, è molto originale, elaborata, piuttosto complessa (non la più complessa, visto che in molti lo dichiarano, ma tendo a dire che Higurashi No Naku Koro Ni ne ha una molto più elaborata), curata e dattagliata.
Lo svolgimento, anche se piuttosto lento, è efficace, coinvolgente e frenetico. Il finale (al contrario di molti) l'ho trovato buono ma non all'altezza dell'intera serie.
Il character design e le animazioni sono oltre la media, per essere degli anni novanta. I disegni in particolare, sono bellissimi (sopratutto i volti) e potrebbero farlo sembrare un anime recente, ma in realtà del 95.
I colori, le lumeggiature, le ombre, le sfumature, tutto perfetto.
Lodo allora la grafica di Evangelion (che supera inaspettatamente anime del 2009 come Akikan).
Do un 7 invece alla storia, originale (ma tendo a sottilineare non troppo per i miei gusti) ma abbasso un po' per il finale non all'altezza.
I personaggi che all'inizio possono sembrare irritanti e stereotipati (un po' lo sono) diventano più realistici e con una psicologia interessante. Anche il comparto grafico di ciascuno di loro è eccezionale.
Persino le musiche sono da lodare.
Faccio poi una premessa finale.
Non ho dato 10 a Mew Mew e Mermaid Melody e 7 a Evangelion perchè sono scema, ma dico apertamente che questa è una opinione strettamente personale.
Un anime che ha avuto il suo successo ma che continua ad essere dichiarato il migliore di sempre a scapito di altri, ad esempio, Higurashi No naku koro ni.
Senza infamia e senza lode (più verso la lode però).
Non mi metto a spiegare la trama, visto che l'hanno fatto già in parecchi, è molto originale, elaborata, piuttosto complessa (non la più complessa, visto che in molti lo dichiarano, ma tendo a dire che Higurashi No Naku Koro Ni ne ha una molto più elaborata), curata e dattagliata.
Lo svolgimento, anche se piuttosto lento, è efficace, coinvolgente e frenetico. Il finale (al contrario di molti) l'ho trovato buono ma non all'altezza dell'intera serie.
Il character design e le animazioni sono oltre la media, per essere degli anni novanta. I disegni in particolare, sono bellissimi (sopratutto i volti) e potrebbero farlo sembrare un anime recente, ma in realtà del 95.
I colori, le lumeggiature, le ombre, le sfumature, tutto perfetto.
Lodo allora la grafica di Evangelion (che supera inaspettatamente anime del 2009 come Akikan).
Do un 7 invece alla storia, originale (ma tendo a sottilineare non troppo per i miei gusti) ma abbasso un po' per il finale non all'altezza.
I personaggi che all'inizio possono sembrare irritanti e stereotipati (un po' lo sono) diventano più realistici e con una psicologia interessante. Anche il comparto grafico di ciascuno di loro è eccezionale.
Persino le musiche sono da lodare.
Faccio poi una premessa finale.
Non ho dato 10 a Mew Mew e Mermaid Melody e 7 a Evangelion perchè sono scema, ma dico apertamente che questa è una opinione strettamente personale.
Un anime che ha avuto il suo successo ma che continua ad essere dichiarato il migliore di sempre a scapito di altri, ad esempio, Higurashi No naku koro ni.
Senza infamia e senza lode (più verso la lode però).
Non c'è dubbio, uno dei migliori anime mai creati.
La storia ha tutto! Azione, amicizia, introspezione, psicologia, amore.
Il charachter design è assolutamente splendido, e la grafica superba.
La psicologia dei personaggi è ben definita, ognuna ha un suo carattere e si distingue da quella dell'altro.
E che dire dell'episodio finale?
Hanno usato un'animazione sperimentale, non insensata ^^, perfetta! Si riesce perfettamente ad entrare in sintonia con il personaggio, anche se non approvo molto il suo atteggiamento.
Shinji è sempre depresso e insicuro, ma alla fine matura e cambia la sua ottica di vita, almeno così ho capito... ^^
<b>Sì, però le maiuscole non dimentichiamocele la prossima volta, eh? ^^</b>
La storia ha tutto! Azione, amicizia, introspezione, psicologia, amore.
Il charachter design è assolutamente splendido, e la grafica superba.
La psicologia dei personaggi è ben definita, ognuna ha un suo carattere e si distingue da quella dell'altro.
E che dire dell'episodio finale?
Hanno usato un'animazione sperimentale, non insensata ^^, perfetta! Si riesce perfettamente ad entrare in sintonia con il personaggio, anche se non approvo molto il suo atteggiamento.
Shinji è sempre depresso e insicuro, ma alla fine matura e cambia la sua ottica di vita, almeno così ho capito... ^^
<b>Sì, però le maiuscole non dimentichiamocele la prossima volta, eh? ^^</b>
Un anime che ha spinto molti verso il mondo degli anime sia in passato che nel presente. Più che un cartone animato, un'opera complessa che pur dopo dieci anni non si riesce a comprendere appieno data la vastità degli argomenti trattati: questo è Neon Genesis Evangelion, l'anime per eccellenza.
Partendo come la classica storia di robot e mostri, si evolve sino a diventare quella storia che ancora oggi è considerata più nuova di qualsiasi altra.
L'opera va vista sotto due punti di vista: la storia degli angeli e degli eva ossia quella, ancor più importante, delle relazioni e della psicologia dei personaggi. Queste due parti, geniali e perfettamente collegate l'una con l'altra, offrono importanti spunti di riflessione sulla società d'oggi e sulla psiche dei giovani più disagiati.
Non c'è dubbio che quest'opera abbia creato un solco tra gli anime venuti prima e dopo Evangelion: grazie alla maestria di Hideaki Anno, Evangelion ha riscritto non solo un genere, ma l'intero mondo degli Anime, ridandogli una vitalità che nessuno avrebbe mai immaginato e spingendo i posteri ad esplorare mondi sempre nuovi.
Nonostante l'importanza di quest'opera, una delle poche dotata di una filosofia propria, ha creato una sorta di scissione tra chi ama e chi odia Evangelion, così grande da avere pochi predecessori. Ma la cosa che stupisce di più sono senza dubbio le innumerevoli teorie e discussioni nate attorno alla sua storia, chiara e oscura al tempo stesso.
Un anime che va guardato, anche da chi non piace grazie alla sua capacità di dare degli spunti di riflessione importanti.
Nemmeno Eva è perfetto, a causa di alcuni punti mai chiariti (che ognuno capirà dopo averlo visto), e per questo mi astengo da dare un dieci. La nuova tetralogia, capace di rimescolare vecchio e nuovo al tempo stesso, e il successo ottenuto, dimostrano ancora una volta la bellezza e la completezza di quest'opera sotto quasi tutti i punti di vista.
Partendo come la classica storia di robot e mostri, si evolve sino a diventare quella storia che ancora oggi è considerata più nuova di qualsiasi altra.
L'opera va vista sotto due punti di vista: la storia degli angeli e degli eva ossia quella, ancor più importante, delle relazioni e della psicologia dei personaggi. Queste due parti, geniali e perfettamente collegate l'una con l'altra, offrono importanti spunti di riflessione sulla società d'oggi e sulla psiche dei giovani più disagiati.
Non c'è dubbio che quest'opera abbia creato un solco tra gli anime venuti prima e dopo Evangelion: grazie alla maestria di Hideaki Anno, Evangelion ha riscritto non solo un genere, ma l'intero mondo degli Anime, ridandogli una vitalità che nessuno avrebbe mai immaginato e spingendo i posteri ad esplorare mondi sempre nuovi.
Nonostante l'importanza di quest'opera, una delle poche dotata di una filosofia propria, ha creato una sorta di scissione tra chi ama e chi odia Evangelion, così grande da avere pochi predecessori. Ma la cosa che stupisce di più sono senza dubbio le innumerevoli teorie e discussioni nate attorno alla sua storia, chiara e oscura al tempo stesso.
Un anime che va guardato, anche da chi non piace grazie alla sua capacità di dare degli spunti di riflessione importanti.
Nemmeno Eva è perfetto, a causa di alcuni punti mai chiariti (che ognuno capirà dopo averlo visto), e per questo mi astengo da dare un dieci. La nuova tetralogia, capace di rimescolare vecchio e nuovo al tempo stesso, e il successo ottenuto, dimostrano ancora una volta la bellezza e la completezza di quest'opera sotto quasi tutti i punti di vista.
Scheda anime:
Titolo italiano: Neon Genesis Evangelion
Titolo giapponese: Shinseiki Evangelion
Anno di produz: 1995
Casa di produz: Gainax
Nr. episodi: 26
Questa serie ha rappresentato una rivoluzione nel panorama dell'animazione giapponese, ha avuto un tale successo interno e internazionale fin dal suo debutto sul tv nipponica. Ha dato luogo ad un
florido merchandising che ha riguardato in particolar modo Rei Ayanami.
A cosa è dovuto tutto questo successo?
A mio avviso il lato vincente è stato un complesso amalgama di elementi di carattere filosofico, religioso, robotico, sociologico, registico che rende l'opera completamente originale rispetto al passato.
Hideaki Anno è il regista dietro a questo successo: il suo nome è legato ad altre produzioni importanti quali Nadia e il mistero della pietra azzurra, Gunbuster, Le situazioni di lui e lei ed al suo ruolo di key animator di Nausicaa, Macross ed altri.
La sua abilità è stata di aver riproposto una nuova chiave di lettura del genere robotico totalmente innovativa, completamente distaccata sia dallo stile nagaiano della metà degli anni settanta, sia dal genere del real robot di Gundam, Macross, Patlabor.
Il fondamento di Evangelion è il dilemma del porcospino, una teoria che spiega come il porcospino da un lato si vuole avvicinare ai suoi simili per riscaldarsi e dall'altro lato viene ferito dagli aculei. Applicato agli essere umani significa che più essi si avvicinano più aumenta la possibilità di rimanere feriti, delusi.
In Evangelion riguarda in particolar modo Shingi Ikari ed anche Asuka Sōryū Langley.
Il ruolo della musica è fondamentale: è avvincente la sigla iniziale, molto romantica la sigla finale "Fly me to the moon" e molte bgm sono azzeccate per i momenti topici della serie.
Mi viene in mente in particolare in momento in cui il comandante Gendo Ikari toglie il fermo dell'Eva 01 per farlo combattere in una situazione disperata.
Si potrebbe continuare a parlare di Evangelion per pagine e pagine ed infatti su internet si trova molto materiale. A mio parere il messaggio principale dell'anime è abbastanza chiaro: gli individui devono relazionarsi tra loro anche se questo comporta spesso la sofferenza, specie nelle persone più sensibili. Le persone devono evitare di isolarsi da un lato e dall'altro di fondersi in una unica grande massa (che è poi il fine ultimo del progetto di perfezionamento dell'uomo citato nella serie) che toglie spazio alla loro individualità.
Evangelion non è una serie per tutti, pur con tutto il successo che ha avuto, è necessaria una certa maturità per coglierne i tanti aspetti.
Buona visione a tutti, merita di essere vista.
Titolo italiano: Neon Genesis Evangelion
Titolo giapponese: Shinseiki Evangelion
Anno di produz: 1995
Casa di produz: Gainax
Nr. episodi: 26
Questa serie ha rappresentato una rivoluzione nel panorama dell'animazione giapponese, ha avuto un tale successo interno e internazionale fin dal suo debutto sul tv nipponica. Ha dato luogo ad un
florido merchandising che ha riguardato in particolar modo Rei Ayanami.
A cosa è dovuto tutto questo successo?
A mio avviso il lato vincente è stato un complesso amalgama di elementi di carattere filosofico, religioso, robotico, sociologico, registico che rende l'opera completamente originale rispetto al passato.
Hideaki Anno è il regista dietro a questo successo: il suo nome è legato ad altre produzioni importanti quali Nadia e il mistero della pietra azzurra, Gunbuster, Le situazioni di lui e lei ed al suo ruolo di key animator di Nausicaa, Macross ed altri.
La sua abilità è stata di aver riproposto una nuova chiave di lettura del genere robotico totalmente innovativa, completamente distaccata sia dallo stile nagaiano della metà degli anni settanta, sia dal genere del real robot di Gundam, Macross, Patlabor.
Il fondamento di Evangelion è il dilemma del porcospino, una teoria che spiega come il porcospino da un lato si vuole avvicinare ai suoi simili per riscaldarsi e dall'altro lato viene ferito dagli aculei. Applicato agli essere umani significa che più essi si avvicinano più aumenta la possibilità di rimanere feriti, delusi.
In Evangelion riguarda in particolar modo Shingi Ikari ed anche Asuka Sōryū Langley.
Il ruolo della musica è fondamentale: è avvincente la sigla iniziale, molto romantica la sigla finale "Fly me to the moon" e molte bgm sono azzeccate per i momenti topici della serie.
Mi viene in mente in particolare in momento in cui il comandante Gendo Ikari toglie il fermo dell'Eva 01 per farlo combattere in una situazione disperata.
Si potrebbe continuare a parlare di Evangelion per pagine e pagine ed infatti su internet si trova molto materiale. A mio parere il messaggio principale dell'anime è abbastanza chiaro: gli individui devono relazionarsi tra loro anche se questo comporta spesso la sofferenza, specie nelle persone più sensibili. Le persone devono evitare di isolarsi da un lato e dall'altro di fondersi in una unica grande massa (che è poi il fine ultimo del progetto di perfezionamento dell'uomo citato nella serie) che toglie spazio alla loro individualità.
Evangelion non è una serie per tutti, pur con tutto il successo che ha avuto, è necessaria una certa maturità per coglierne i tanti aspetti.
Buona visione a tutti, merita di essere vista.
Bellissimo, bellissimo, bellissimo. Checchè se ne dica, quest'anime ha talmente tante interpretazioni che chiunque lo veda dovrebbe trovarci almeno una lettura che lo aggrada; molti invece (e purtroppo) peccano di superficialità. E' vero, Evangelion è una serie di robottoni, con piloti ragazzini antipatici, belle figliole in abiti succinti (celebre il trio Misato-Asuka-Rei), le battaglie sono spettacolari, i nemici tanti, tosti, cattivi. Preso con questi presupposti non sembra niente di nuovo all'orizzonte, specie per gli anni '90, figli degli '80 in ambito anime. Eppure quel genio di Anno ha preso questi presupposti stravolgendoli, dando allo spettatore più attento la possibilità di leggere la trama in senso religioso-biblico, cabalistico, psicologico, sociale, filosofico, persino sentimentale, e solo per ultimo come esponente del genere mecha. I dettagli li fornisce acutamente l'introduzione del sito, quindi non mi dilungo. Dico solo che Anno è riuscito a velare tutto sto popò di roba con un'ironia (amara), inserendo anche intermezzi comici: oltre alle parodie raffinate degli altri generi di anime, si ride dei protagonisti, di situazioni del tutto fuori luogo, di intermezzi romantici; poi ci si accorge che quelle che vengono mostrate sono le debolezze del genere umano, di una società che non riesce - nè può - comprendersi e amarsi totalmente, e anela questo più che qualsiasi altra cosa. Il finale (perchè gli ultimi due episodi e il film mostrano la stessa identica cosa, in maniera prima soggettiva poi oggettiva) mostra proprio questo; in più è aperto e libero a qualsiasi interpretazione.
Tutto questo vi viene detto da una che odia i mecha, e ha guardato i primi episodi sbadigliando dalla noia. Poi ho capito, e ho amato in particolar modo ciò che riguarda l'evoluzione dei personaggi, i richiami colti a Freud, Schopenhauer, Nietzsche, Pirandello. I due episodi ultimi della serie per me sono un autentico capolavoro di animazione, pensiero, regia. In più il tutto è molto piacevole da vedere, ben disegnato e fluido - quel po' di raccapriccio per certe scelte cromatiche infelici sparisce in fretta. Guardatelo, perchè vi arricchirà.
Tutto questo vi viene detto da una che odia i mecha, e ha guardato i primi episodi sbadigliando dalla noia. Poi ho capito, e ho amato in particolar modo ciò che riguarda l'evoluzione dei personaggi, i richiami colti a Freud, Schopenhauer, Nietzsche, Pirandello. I due episodi ultimi della serie per me sono un autentico capolavoro di animazione, pensiero, regia. In più il tutto è molto piacevole da vedere, ben disegnato e fluido - quel po' di raccapriccio per certe scelte cromatiche infelici sparisce in fretta. Guardatelo, perchè vi arricchirà.
Di questo anime si è detto molto, forse tutto.
Non posso però esimermi dal dare il mio voto a quello che ritengo uno degli anime più belli in circolazione. Peccato che si perde nel finale, e solo per questo non gli do il massimo.
Trama originale, design non eccelso ma comunque molto buono, ottima la caratterizzazione dei personaggi e la loro evoluzione nel corso della storia.
Qualcuno ha tentato di copiarlo, ma senza coglierne l'essenza. Consigliata la visione!
Non posso però esimermi dal dare il mio voto a quello che ritengo uno degli anime più belli in circolazione. Peccato che si perde nel finale, e solo per questo non gli do il massimo.
Trama originale, design non eccelso ma comunque molto buono, ottima la caratterizzazione dei personaggi e la loro evoluzione nel corso della storia.
Qualcuno ha tentato di copiarlo, ma senza coglierne l'essenza. Consigliata la visione!
Inutile negarlo: "Evangelion" è una serie che, nel bene o nel male, si è imposta come pietra miliare nella storia dell'animazione.
La trama fantascientifico-apocalittica, con continui riferimenti alla cabala e alla mitologia ebraico-cristiana, è ben congenata e si fa notare per una complessità che può esasperare lo spettatore meno paziente. Il thrilling diventa colonna portante, e ogni volta che a un interrogativo viene data risposta ne compaiono altri sempre più incomprensibili. Termini come "Pergamene del Mar Morto", "Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo", "Seele", "AT Field", "Adam", "Lilith", "Lancia di Longinus" accompagnano di continuo lo spettatore senza che a molti venga associato neppure alla fine un significato chiaro e univoco.
Il finale è sotto molti punti di vista incompleto, e sicuramente è la parte della serie che più può deludere lo spettatore medio. Non si può però negare il suo grande impatto, anche a livello emotivo. Tant'è vero che gli ultimi minuti si sono guadagnati perfino un manga "spin off", cosa piuttosto inconsueta nell'editoria del fumetto giapponese.
I personaggi hanno una caratterizzazione articolata e problematica, tanto che nessuno pare privo di punti deboli. A partire dall'insicuro Shinji, protagonista che è anche emblema della mancanza di fiducia in se stessi e negli altri, fino ad arrivare a Rei, Asuka, Misato, e via via tutti gli altri, ognuno con gli spettri di una personalità che, in certi casi, rasenta la psicosi.
Passiamo quindi al lato tecnico dell'opera, sicuramente il più controverso: a causa della mancanza di tempo e fondi occorsa a metà della lavorazione il regista Hideaki Anno si è dovuto inventare una narrazione che per la sua inconsueta forza, basata più sulla psicanalisi dei protagonisti che sul racconto degli eventi, si è meritata l'appellativo di "innovativa". Scene ripetute, scene statiche ma a colorazione invertita, montaggio frenetico che ricorda un refuso, graffi, segni, scritte senza senso, un audio e un doppiaggio ossessivo: il tutto diventa un flusso di coscienza che ci fa penetrare nei pensieri dei personaggi come mai nessun anime era mai riuscito a far prima.
Il problema è: si tratta davvero di un risultato voluto? O non è più frutto di un caso fortuito? Lo stesso regista ha ammesso che, se avesse avuto a disposizione più denaro e più tempo avrebbe certamente realizzato la seconda metà della serie in maniera più tradizionale, sul modello della pur ottima prima metà. Si può davvero, quindi, parlare di "innovazione"?
Per quel che riguarda il comparto audio siamo davanti a un lavoro efficace, seppur con qualche sbavatura (specie per quanto riguarda gli effetti sonori). Tra i temi principali meritano menzione "The Beast" (I e II), "Thanatos", "Angel Attack" e "Both of you, dance like you want to win!" (su cui è costruita la spettacolare scena finale di combattimento dell'episodio 9). Notevoli alcuni inserti tratti dal repertorio classico (da brividi l'"Halleluja" di Haendel dell'episodio 22 e l'"Inno alla gioia" di Beethoven dell'episodio 24). Interessanti anche le sigle, con particolare attenzione alla finale "Fly me to the moon", sempreverde, realizzata in molte differenti versioni.
Concludo dicendo che l'opera merita di certo una visione, anche solo per cultura personale (è inconcepibile che chi si dica "appassionato di anime" non lo conosca). Tuttavia ritengo che giudizi entusiastici siano dettati più da una moda che da un reale valore. Splendida serie, non lo metto in dubbio: ma c'è chi, con meno clamore e più garbo, è riuscito comunque a creare capolavori. Un "otto" mi sembra adeguato.
La trama fantascientifico-apocalittica, con continui riferimenti alla cabala e alla mitologia ebraico-cristiana, è ben congenata e si fa notare per una complessità che può esasperare lo spettatore meno paziente. Il thrilling diventa colonna portante, e ogni volta che a un interrogativo viene data risposta ne compaiono altri sempre più incomprensibili. Termini come "Pergamene del Mar Morto", "Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo", "Seele", "AT Field", "Adam", "Lilith", "Lancia di Longinus" accompagnano di continuo lo spettatore senza che a molti venga associato neppure alla fine un significato chiaro e univoco.
Il finale è sotto molti punti di vista incompleto, e sicuramente è la parte della serie che più può deludere lo spettatore medio. Non si può però negare il suo grande impatto, anche a livello emotivo. Tant'è vero che gli ultimi minuti si sono guadagnati perfino un manga "spin off", cosa piuttosto inconsueta nell'editoria del fumetto giapponese.
I personaggi hanno una caratterizzazione articolata e problematica, tanto che nessuno pare privo di punti deboli. A partire dall'insicuro Shinji, protagonista che è anche emblema della mancanza di fiducia in se stessi e negli altri, fino ad arrivare a Rei, Asuka, Misato, e via via tutti gli altri, ognuno con gli spettri di una personalità che, in certi casi, rasenta la psicosi.
Passiamo quindi al lato tecnico dell'opera, sicuramente il più controverso: a causa della mancanza di tempo e fondi occorsa a metà della lavorazione il regista Hideaki Anno si è dovuto inventare una narrazione che per la sua inconsueta forza, basata più sulla psicanalisi dei protagonisti che sul racconto degli eventi, si è meritata l'appellativo di "innovativa". Scene ripetute, scene statiche ma a colorazione invertita, montaggio frenetico che ricorda un refuso, graffi, segni, scritte senza senso, un audio e un doppiaggio ossessivo: il tutto diventa un flusso di coscienza che ci fa penetrare nei pensieri dei personaggi come mai nessun anime era mai riuscito a far prima.
Il problema è: si tratta davvero di un risultato voluto? O non è più frutto di un caso fortuito? Lo stesso regista ha ammesso che, se avesse avuto a disposizione più denaro e più tempo avrebbe certamente realizzato la seconda metà della serie in maniera più tradizionale, sul modello della pur ottima prima metà. Si può davvero, quindi, parlare di "innovazione"?
Per quel che riguarda il comparto audio siamo davanti a un lavoro efficace, seppur con qualche sbavatura (specie per quanto riguarda gli effetti sonori). Tra i temi principali meritano menzione "The Beast" (I e II), "Thanatos", "Angel Attack" e "Both of you, dance like you want to win!" (su cui è costruita la spettacolare scena finale di combattimento dell'episodio 9). Notevoli alcuni inserti tratti dal repertorio classico (da brividi l'"Halleluja" di Haendel dell'episodio 22 e l'"Inno alla gioia" di Beethoven dell'episodio 24). Interessanti anche le sigle, con particolare attenzione alla finale "Fly me to the moon", sempreverde, realizzata in molte differenti versioni.
Concludo dicendo che l'opera merita di certo una visione, anche solo per cultura personale (è inconcepibile che chi si dica "appassionato di anime" non lo conosca). Tuttavia ritengo che giudizi entusiastici siano dettati più da una moda che da un reale valore. Splendida serie, non lo metto in dubbio: ma c'è chi, con meno clamore e più garbo, è riuscito comunque a creare capolavori. Un "otto" mi sembra adeguato.
Neon Genesis Evangelion è un’anime creato nel 1995, quindi a tutt’oggi ha ben 14 anni. Un’età che per altri anime sarebbe come dire che è passato un secolo, con Evangelion però non è così. Esso continua ancora a far emozionare a tanti anni di distanza, anche avendolo visto centinaia di volte (e personalmente lo conosco da neanche 2 anni). Ho visto quest’anime perché mi fu consigliato da un amico, e devo dire che ne è valsa veramente la pena. Una volta iniziato a vederlo si rimane subito catturati in quel mondo che, anche se in parte fantasioso segue delle regole di svolgimento ben precise, infatti in Evangelion *nulla è lasciato al caso*.
I personaggi ricalcano ognuno un diverso tipo di condizione sociale e psicologica con i loro principi di vita in modo che qualunque spettatore possa identificare in loro uno o più caratteristiche del proprio carattere. L’azione è immancabile e tende a crescere col proseguire della serie con combattimenti sempre più organizzati ed energici. L’umorismo si amalgama alla grande con l’intreccio della storia. Passando alla parte tecnica la grafica è ben realizzata (per l’epoca di cui fa parte), i design dei mecha sono a dir poco meravigliosi. Molte inquadrature di luoghi e persone sono innovative e offrono più dinamismo e realtà alle vicende. La colonna sonora è ineccepibile con Sagisu che colloca ogni tema musicale (da lui creati) al posto giusto, supportando la grafica nell’esprimere azione, sentimento, allegria, ecc. I temi religiosi non mancano anche se vengono acquisiti con notevole scorrevolezza e per niente noiosi.
Ringraziamo Hideaki Anno (regia), Shiro Sagisu (colonna sonora), Yoshiyuki Sadamoto (character design) e tutta la GAINAX per averci dato questo immenso pilastro dell’animazione giapponese. Insomma non ci sono mezzi termini: quest’anime o si ama o si odia punto. Personalmente il 10 e lode non basterebbe. Se al termine della serie avete qualche domanda (e sono sicuro che ne avrete XD), provate a rivederla ancora qualche volta e in più non mancate di vedere il 2° OAV. Buona visione.
PS: non perdetevi i film della nuova Tetralogia
I personaggi ricalcano ognuno un diverso tipo di condizione sociale e psicologica con i loro principi di vita in modo che qualunque spettatore possa identificare in loro uno o più caratteristiche del proprio carattere. L’azione è immancabile e tende a crescere col proseguire della serie con combattimenti sempre più organizzati ed energici. L’umorismo si amalgama alla grande con l’intreccio della storia. Passando alla parte tecnica la grafica è ben realizzata (per l’epoca di cui fa parte), i design dei mecha sono a dir poco meravigliosi. Molte inquadrature di luoghi e persone sono innovative e offrono più dinamismo e realtà alle vicende. La colonna sonora è ineccepibile con Sagisu che colloca ogni tema musicale (da lui creati) al posto giusto, supportando la grafica nell’esprimere azione, sentimento, allegria, ecc. I temi religiosi non mancano anche se vengono acquisiti con notevole scorrevolezza e per niente noiosi.
Ringraziamo Hideaki Anno (regia), Shiro Sagisu (colonna sonora), Yoshiyuki Sadamoto (character design) e tutta la GAINAX per averci dato questo immenso pilastro dell’animazione giapponese. Insomma non ci sono mezzi termini: quest’anime o si ama o si odia punto. Personalmente il 10 e lode non basterebbe. Se al termine della serie avete qualche domanda (e sono sicuro che ne avrete XD), provate a rivederla ancora qualche volta e in più non mancate di vedere il 2° OAV. Buona visione.
PS: non perdetevi i film della nuova Tetralogia
Una sola parola: Capolavoro. Mi ha fatto amare il genere che prima consideravo più marginale, a causa di Aquarion, che non mi era piaciuto molto. Ma il capolavoro di Hideaki Anno mi ha stupito...è davvero stupendo, soprattutto per la storia molto articolata e ben pensata, che discosta gli Eva dai soliti robottoni senz'anima. La cosa che sicuramente ho apprezzato di più è sicuramente l'introspezione psicologica nella mente dei personaggi principali, come Shinji e Asuka, che alla fine della serie arrivano a una completa accettazione del loro io. E' anche affascinante notare come si riesce a unire fantascienza e religione con opportuni riferimenti. Il mio personaggio preferito è Asuka... la adoro anche se, come Shinji, dovrebbe accettare i suoi sentimenti. Anime Consigliato a tutti e da rivedere più di una volta!
Neon Genesis Evangelion. Chi non ne ha mai sentito parlare almeno una volta nella propria vita? Chi non ha mai detto frasi del tipo:"Evangelion? Ah, sì, lo conosco, mi pareva fosse un anime coi robottoni".
Questo è spesso la sbagliata analisi con la quale si etichetta tale prodotto dell'animazione giapponese. Evangelion è, invece, un anime dove i "robottoni" (le macchine da combattimento umanoidi multifunzione Evangelion, abbreviate da tutti in Eva) fanno delle apparizioni minori rispetto a quello che si pensa.
Tutto ciò sul quale Evangelion si basa sono due cose: la psicologia e una trama complessa, che per comprendere VERAMENTE al meglio è necessario rivedere più e più volte.
Ad arricchire il tutto, ci si mettono tantissimi altri fattori, che qui andrò ad elencare.
1)Un ottimo character design: personaggi dalle storie complicate, a tratti tragiche ma che, in fondo, non sarà difficile osservare anche nella vita reale.
2)Le incredibili riflessioni che i protagonisti compiono in molti degli episodi della serie, che raggiungeranno il climax definitivo nelle puntate 25 e 26 (che andrò però a menzionare in seguito). Riflessioni riguardanti ai valori della vita, riguardanti il perché si vive, riguardanti la morte... tutte però non campate per aria, bensì conseguenti ad avvenimenti che vengono ben spiegati nella serie televisiva.
3)La trama, che voglio considerare il punto forte di questa opera. Al primo impatto sembra facile capire che cosa sta succedendo. Ma ben presto si comincia a realizzare che qualcosa non va. Molte delle convinzioni iniziali che si erano fatte sulla trama crollano come castelli di carte, e si comincia a ragionare con maggiore attenzione. Si collegano fatti, avvenimenti che si sono scoperti in seguito... Ma poi si scopre che manca qualcosa. O cacchio, e ora come spiego questo avvenimento? Un momento, ma non dovrò fare anche mente locale sui numerosi riferimenti religiosi della serie?
4)I riferimenti religiosi/cabalistici che ho qui sopra menzionato. Per capire al meglio la trama, bisogna avere anche una certa conoscenza dei temi affrontati nell'anime. E se non ho la più pallida idea di ciò che si parla? Ci si documenta. Ma se non ho alcun interesse nelle religioni? Beh, questo non è un problema, informarsi fa sempre bene, che si creda o no.
5)Disegni ottimamente realizzati da Yoshiyuki Sadamoto. Il suo è un tratto decisamente bello da vedere, che rimarrà incredibilmente impresso.
6)Una grandiosa colonna sonora, della quale fanno parte numerosi brani di musica classica e molti altri composti per l'occasione, che accompagnano l'osservatore fino alla fine della puntata.
7)Il finale. E qui voglio spendere qualche parola in più. Ho visto molta gente che criticava il finale televisivo, già. Roba tipo: "Ma cosa vuol dire? Cosa sono tutte queste seghe mentali? E tutta la storia? Che è successo poi, perché non lo spiegano? A me non frega niente della psicologia, io sono interessato ai risvolti definitivi". Tuttavia, secondo la mia modesta opinione (che può essere condivisa o meno) il finale televisivo è il VERO finale di Evangelion. Si può dire tutto quello che si pare, ma la conclusione della serie televisiva è la più legittima in assoluto. Un anime dove la psicologia e la riflessione personale svolgono ruoli chiave deve assolutamente finire in quel modo, che piaccia o no. E io ho veramente apprezzato il finale televisivo, più di quello visto in The End of Evangelion.
In conclusione, Neon Genesis Evangelion è, per me, un capolavoro. Comprendo la difficile natura dell'opera che ho recensito, e non mi stupisco di vedere gente che non la apprezza. Se vi interessa qualcosa che fa della riflessione il suo punto forte, buttatevi a pesce in Evangelion.
Restare delusi o meno resta a voi, alla fine.
Questo è spesso la sbagliata analisi con la quale si etichetta tale prodotto dell'animazione giapponese. Evangelion è, invece, un anime dove i "robottoni" (le macchine da combattimento umanoidi multifunzione Evangelion, abbreviate da tutti in Eva) fanno delle apparizioni minori rispetto a quello che si pensa.
Tutto ciò sul quale Evangelion si basa sono due cose: la psicologia e una trama complessa, che per comprendere VERAMENTE al meglio è necessario rivedere più e più volte.
Ad arricchire il tutto, ci si mettono tantissimi altri fattori, che qui andrò ad elencare.
1)Un ottimo character design: personaggi dalle storie complicate, a tratti tragiche ma che, in fondo, non sarà difficile osservare anche nella vita reale.
2)Le incredibili riflessioni che i protagonisti compiono in molti degli episodi della serie, che raggiungeranno il climax definitivo nelle puntate 25 e 26 (che andrò però a menzionare in seguito). Riflessioni riguardanti ai valori della vita, riguardanti il perché si vive, riguardanti la morte... tutte però non campate per aria, bensì conseguenti ad avvenimenti che vengono ben spiegati nella serie televisiva.
3)La trama, che voglio considerare il punto forte di questa opera. Al primo impatto sembra facile capire che cosa sta succedendo. Ma ben presto si comincia a realizzare che qualcosa non va. Molte delle convinzioni iniziali che si erano fatte sulla trama crollano come castelli di carte, e si comincia a ragionare con maggiore attenzione. Si collegano fatti, avvenimenti che si sono scoperti in seguito... Ma poi si scopre che manca qualcosa. O cacchio, e ora come spiego questo avvenimento? Un momento, ma non dovrò fare anche mente locale sui numerosi riferimenti religiosi della serie?
4)I riferimenti religiosi/cabalistici che ho qui sopra menzionato. Per capire al meglio la trama, bisogna avere anche una certa conoscenza dei temi affrontati nell'anime. E se non ho la più pallida idea di ciò che si parla? Ci si documenta. Ma se non ho alcun interesse nelle religioni? Beh, questo non è un problema, informarsi fa sempre bene, che si creda o no.
5)Disegni ottimamente realizzati da Yoshiyuki Sadamoto. Il suo è un tratto decisamente bello da vedere, che rimarrà incredibilmente impresso.
6)Una grandiosa colonna sonora, della quale fanno parte numerosi brani di musica classica e molti altri composti per l'occasione, che accompagnano l'osservatore fino alla fine della puntata.
7)Il finale. E qui voglio spendere qualche parola in più. Ho visto molta gente che criticava il finale televisivo, già. Roba tipo: "Ma cosa vuol dire? Cosa sono tutte queste seghe mentali? E tutta la storia? Che è successo poi, perché non lo spiegano? A me non frega niente della psicologia, io sono interessato ai risvolti definitivi". Tuttavia, secondo la mia modesta opinione (che può essere condivisa o meno) il finale televisivo è il VERO finale di Evangelion. Si può dire tutto quello che si pare, ma la conclusione della serie televisiva è la più legittima in assoluto. Un anime dove la psicologia e la riflessione personale svolgono ruoli chiave deve assolutamente finire in quel modo, che piaccia o no. E io ho veramente apprezzato il finale televisivo, più di quello visto in The End of Evangelion.
In conclusione, Neon Genesis Evangelion è, per me, un capolavoro. Comprendo la difficile natura dell'opera che ho recensito, e non mi stupisco di vedere gente che non la apprezza. Se vi interessa qualcosa che fa della riflessione il suo punto forte, buttatevi a pesce in Evangelion.
Restare delusi o meno resta a voi, alla fine.
Sono passati un bel po’ d’anni da quando ho visto per la prima volta Evangelion nella programmazione settimanale di MTV e ammetto che la conclusione dell’opera mi lasciò molto perplesso. Questo soprattutto a causa del tipo di programmazione (un episodio a settimana) che in parte mi fece dimenticare la miriade di riferimenti disseminati lungo tutte le puntate e in parte non capire la complessità dell’opera. Mi chiesi se mai un anime potesse finire a quel modo e in seguito lo dimenticai quasi del tutto.
Un paio d’anni fa mi capitò di poter rivedere tutta la serie (grazie ai DVD) e spinto dalla voglia di capire il finale riuscii a vedere anche 3-4 episodi al giorno. Fu come vedere un altro anime, soprattutto perché compresi che il suo vero obiettivo era l’analisi della psicologia dei personaggi, più che le singole battaglie tra gli EVA e gli Angeli. La conclusione con i due tanto incriminati episodi finali aveva finalmente ricevuto un senso, perché il fine ultimo della storia era il progetto di perfezionamento dell’uomo e Anno, vuoi per mancanza di fondi, vuoi per un colpo di genio, decise di mostrarlo non dall’esterno (come fece in seguito con gli altrettanto criticati 2 film finali) ma dall’interno ribaltando la percezione dello spettatore e creando in lui quell’incredibile prima confusione che ha portato a dividere in maniera decisa e netta coloro che amano quest’opera da coloro che la odiano.
Dopo la seconda visione, mi documentai su tutto quello che c’era da sapere e scoprii che, nonostante fossi stato attento, avevo perso ugualmente numerosi particolari della storia. Ho rivisto diverse volte l’anime e ogni volta ho scoperto qualcosa in più o valutato una determinata situazione o semplice espressione in maniera diversa. Già guardando i primi episodi ci si accorge di essere di fronte a qualcosa di diverso dai classici anime e, tralasciando un po’ di frivolezza dopo l’arrivo di Asuka, a partire dal 14esimo si susseguono tutti episodi capolavori (Il risveglio dell’EVA-01 è qualcosa di spaventoso e la sensazione di attesa mentre l’EVA-01 stringe Kaworu nella sua mano è indescrivibile).
A mio modesto parere questo è l’anime per eccellenza, non ce n’è per nessun altro. Ciò che è stato fatto in quest’opera è talmente irraggiungibile che anche se qualcuno ci ha provato o ha fallito miseramente oppure ha semplicemente creato una pallida imitazione.
È incredibile come dopo 14 anni ancora se ne parli in tutto il globo, indipendentemente dai nuovi film e dal manga, e quante comunità continuino ad analizzare l’opera per migliorarne la comprensione e mostrare quanto grandioso è stato il lavoro fatto da Anno e dalla Gainax, che forse neanche si aspettavano di creare qualcosa del genere. Inoltre, sono numerosi i lavori di tesi che hanno riguardato Evangelion, un’altra prova dell’eccezionalità dell’opera.
Concludendo, quest’anime si comprende alla sua prima visione se in fondo al vostro animo vi sentite un po’ Shinji o un po’ Asuka (sperando che qualcuna non si senta come Rei) e se lo guardate senza troppe interruzioni. Inutile dire che è consigliatissima una seconda, terza, quarta…visione e soprattutto lo studio di tutto ciò che lo riguarda se vorrete avvicinarvi il più possibile alla completa comprensione dell’opera.
Un paio d’anni fa mi capitò di poter rivedere tutta la serie (grazie ai DVD) e spinto dalla voglia di capire il finale riuscii a vedere anche 3-4 episodi al giorno. Fu come vedere un altro anime, soprattutto perché compresi che il suo vero obiettivo era l’analisi della psicologia dei personaggi, più che le singole battaglie tra gli EVA e gli Angeli. La conclusione con i due tanto incriminati episodi finali aveva finalmente ricevuto un senso, perché il fine ultimo della storia era il progetto di perfezionamento dell’uomo e Anno, vuoi per mancanza di fondi, vuoi per un colpo di genio, decise di mostrarlo non dall’esterno (come fece in seguito con gli altrettanto criticati 2 film finali) ma dall’interno ribaltando la percezione dello spettatore e creando in lui quell’incredibile prima confusione che ha portato a dividere in maniera decisa e netta coloro che amano quest’opera da coloro che la odiano.
Dopo la seconda visione, mi documentai su tutto quello che c’era da sapere e scoprii che, nonostante fossi stato attento, avevo perso ugualmente numerosi particolari della storia. Ho rivisto diverse volte l’anime e ogni volta ho scoperto qualcosa in più o valutato una determinata situazione o semplice espressione in maniera diversa. Già guardando i primi episodi ci si accorge di essere di fronte a qualcosa di diverso dai classici anime e, tralasciando un po’ di frivolezza dopo l’arrivo di Asuka, a partire dal 14esimo si susseguono tutti episodi capolavori (Il risveglio dell’EVA-01 è qualcosa di spaventoso e la sensazione di attesa mentre l’EVA-01 stringe Kaworu nella sua mano è indescrivibile).
A mio modesto parere questo è l’anime per eccellenza, non ce n’è per nessun altro. Ciò che è stato fatto in quest’opera è talmente irraggiungibile che anche se qualcuno ci ha provato o ha fallito miseramente oppure ha semplicemente creato una pallida imitazione.
È incredibile come dopo 14 anni ancora se ne parli in tutto il globo, indipendentemente dai nuovi film e dal manga, e quante comunità continuino ad analizzare l’opera per migliorarne la comprensione e mostrare quanto grandioso è stato il lavoro fatto da Anno e dalla Gainax, che forse neanche si aspettavano di creare qualcosa del genere. Inoltre, sono numerosi i lavori di tesi che hanno riguardato Evangelion, un’altra prova dell’eccezionalità dell’opera.
Concludendo, quest’anime si comprende alla sua prima visione se in fondo al vostro animo vi sentite un po’ Shinji o un po’ Asuka (sperando che qualcuna non si senta come Rei) e se lo guardate senza troppe interruzioni. Inutile dire che è consigliatissima una seconda, terza, quarta…visione e soprattutto lo studio di tutto ciò che lo riguarda se vorrete avvicinarvi il più possibile alla completa comprensione dell’opera.
Evangelion è rimbombante perchè silenzioso... Evangelion è un'eco. Ti rimane nel cervello e molto tempo dopo averlo visto ecco che ti ritorna in mente una sensazione, anche solo parlandone... Evangelion è costituito d'immobilità, quella che precede l'azione... Che ti blocca col respiro sospeso aspettando che qualcosa avvenga. E alternativamente stagnante e rumoroso, sussegue tranquillità ad azione. E' triste e familiare, è solitudine e voglia di qualcos'altro, di qualcun altro. E' brama e desiderio di ciò che non può essere e che non puoi avere.
E' tutto ciò per me... Ma per qualcun altro è sicuramente diverso. Perché, parlando con diverse persone, ho capito che per ognuno significa qualcosa di differente.
Parla di un tempo in cui la Terra non esiste più così come la conosciamo in seguito a un'esplosione che ha coinvolto tutto il mondo... Una terra in cui esistono gli angeli e una luna distratta, ma gli uomini sono soli come prima, esistono, anzi, ancora più barriere e sicuramente ci sono tra il protagonista e gli altri attori che rendono vivo quest'anime. Un mondo dove l'uomo non è altro che un pezzo di ricambio, concetto capitalizzato nella figura di Rei Ayanami.
Evangelion è il primo anime che vidi consapevolmente (cioè sapendo che si trattava di un cartone giapponese, un anime) e forse anche per questo mi ha colpita ancor più.
Ciò che ho più appezzato è il ritmo narrativo... Quello che, invece, avrei evitato di vedere sono le due ultime puntate, nonostante parlino di concetti filosofici profondi. Non era comunque il finale che mi aspettavo e mi fece venire solo una grande tristezza, senza per altro farmi capire come, in che modo tutto fosse finito. Per questo almeno ci sono i film successivi...
Inizialmente ho detto che Evangelion è un'eco... Ma quale suono può produrre una tale eco? Sicuramente è un suono che fa pensare alla libertà e alla voglia di affermarsi. Evangelion è un grido al mondo... Un Io Esisto!
Ma è anche voglia di cambiare, di essere più forti. Un anime dove tutti i protagonisti rappresentano qualche dramma umano e cercano la forza per andare avanti, ponendosi un obiettivo o andando alla ricerca di esso. Ha un forte impatto... Dal ritmo narrativo all'inizio lento, poi sempre più veloce. Un anime che mi ha fatto amare e odiare (per quel finale che mi lasciò con l'amaro in bocca) l'animazione giapponese. Una pietra miliare, imperdibile per chi ama questa branca dell’animazione... Poi può piacere o no, ma sicuramente da vedere... Un mecha dove la macchina non è solo un oggetto, un mezzo per raggiungere un fine (come al solito la salvezza dell'umanità), ma diviene una madre, una culla, un essere da odiare, un catalizzatore della propria rabbia. Una macchina vista come un Dio, un uomo visto come una macchina.
Dove porterà tutto ciò? Non siete curiosi...?
E' tutto ciò per me... Ma per qualcun altro è sicuramente diverso. Perché, parlando con diverse persone, ho capito che per ognuno significa qualcosa di differente.
Parla di un tempo in cui la Terra non esiste più così come la conosciamo in seguito a un'esplosione che ha coinvolto tutto il mondo... Una terra in cui esistono gli angeli e una luna distratta, ma gli uomini sono soli come prima, esistono, anzi, ancora più barriere e sicuramente ci sono tra il protagonista e gli altri attori che rendono vivo quest'anime. Un mondo dove l'uomo non è altro che un pezzo di ricambio, concetto capitalizzato nella figura di Rei Ayanami.
Evangelion è il primo anime che vidi consapevolmente (cioè sapendo che si trattava di un cartone giapponese, un anime) e forse anche per questo mi ha colpita ancor più.
Ciò che ho più appezzato è il ritmo narrativo... Quello che, invece, avrei evitato di vedere sono le due ultime puntate, nonostante parlino di concetti filosofici profondi. Non era comunque il finale che mi aspettavo e mi fece venire solo una grande tristezza, senza per altro farmi capire come, in che modo tutto fosse finito. Per questo almeno ci sono i film successivi...
Inizialmente ho detto che Evangelion è un'eco... Ma quale suono può produrre una tale eco? Sicuramente è un suono che fa pensare alla libertà e alla voglia di affermarsi. Evangelion è un grido al mondo... Un Io Esisto!
Ma è anche voglia di cambiare, di essere più forti. Un anime dove tutti i protagonisti rappresentano qualche dramma umano e cercano la forza per andare avanti, ponendosi un obiettivo o andando alla ricerca di esso. Ha un forte impatto... Dal ritmo narrativo all'inizio lento, poi sempre più veloce. Un anime che mi ha fatto amare e odiare (per quel finale che mi lasciò con l'amaro in bocca) l'animazione giapponese. Una pietra miliare, imperdibile per chi ama questa branca dell’animazione... Poi può piacere o no, ma sicuramente da vedere... Un mecha dove la macchina non è solo un oggetto, un mezzo per raggiungere un fine (come al solito la salvezza dell'umanità), ma diviene una madre, una culla, un essere da odiare, un catalizzatore della propria rabbia. Una macchina vista come un Dio, un uomo visto come una macchina.
Dove porterà tutto ciò? Non siete curiosi...?
Un capolavoro.
Questo basta per motivare il mio voto. Non mi dilungherò nel descrive l'anime, semplicemente voglio ribattere a luoghi comuni su Evangelion, che tengo a precisare non sono connessi ad alcuna recensione precedentemente svolta ( visto che è vietato rispondere o riprendere in senso polemico le altrui recensioni).
Partiamo :
1) Evangelion è pieno di elucubrazioni mentali - Ciò che è chiamato elucubrazione ( e i detrattori spesso chiamano in altro modo) è un pensiero senza ragion d'essere, dovuto a uno stato emotivo di un personaggio, privo di concretezza.
Ad esempio, se abito in città un'elucubrazione mentale è la paura di poter incontrarvi una tigre, cosa nei fatti non motivata.
Ebbene molti sostengono che Shinji compia delle elucubrazioni mentali tediose e fine e se stesse. Tutto ciò è vero?
No, perchè le riflessioni ( non elucubrazioni) personali, recondite, che Shinji compirà, sono frutto di fatti concreti; egli ha un forte complesso di Edipo, aggravato dalla dipartita prematura della madre, e un rapporto oltremodo conflittuale con il padre che lo utilizza come uno strumento, e nemmeno si degna di curarsi del suo benessere mentale e fisico.
E' per ciò legittimo che provi profondi stati di angoscia, e ciò si riflette nel suo carattere introverso e timido.
E' comunque giusto dire che è anche capace di provare empatia con gli altri protagonisti, in alcuni casi sino a ferire sé stesso.
Gli altri personaggi, Misato, Rizuko, Sakura, Rei sono tutti esempi profondi di una storia traumatica e particolare, su cui non mi dilungherò; basti sapere che le loro riflessioni sono motivate da profonda angoscia.
2) La trama è insensata - Per insensato si intende un soggetto ( in questo caso un'opera, Evangelion) priva di rigore logico, dove le cose accadono senza rispondere a regole di senso logico.
Ciò è falso. La trama è complessa ( cioè difficile da comprendere) ma non insensata.
Vi è un senso profondo, che ad una lettura superficiale non è possibile capire.
Ricordo che " Il combattimento contro gli Angeli" è solo la facciata della trama, in quanto il vero fine della storia è il " Progetto di perfezionamento dell'uomo", ossia lo strumento per estirpare dall'uomo qualsiasi paura, qualsiasi malinconia, ( che ovviamente calza con i caratteri e i passati burrascosi dei protagonisti, ed in fondo, è ciò a cui ogni essere umano tende).
E' possibile dire, che Evangelion dia adito a diverse interpretazioni sul finale, ma ciò non rileva una presunta insensatezza dell'opera.
3) Evangelion è un prodotto per una nicchia ristretta - Falso. A questa conclusione si arriva perchè probabilmente non ci si sforza di capire i protagonisti.
Ovviamente ognuno è libero di disprezzare Shinji e compagnia, ma spesso questa scelta è fatta in maniera sbrigativa e riduttiva senza tentare un'immedesimazione con essi.
Una considerazione ovvia è questa, " Generalmente una cosa piace perchè rispecchia i nostri gusti, e un protagonista non ci piace se non rispecchia i nostri tenori" , perchè Shinji non è un vincente, è un ragazzo solo, impacciato e traumatizzato, spesso preda di esistenti malesseri interiori che lo paralizzano.
Ma non è forse questa prospettiva molto più stimolante di un eroe classico, privo di difetti e vincente?
Non è molto più intrigante stare dalla parte di un ultimo e non di un primo?
Il successo a livello di pubblico lo si deve proprio a questo, perchè Shinji rispecchia il classico Otaku medio, perchè riflette le angosce, le incertezze, i sogni e l'atteggiamento di un ragazzo introverso che evade negli anime.
E credetemi, questo modello di persona, e tutto fuorché vuoto, fuorché banale. Anzi ha molto da dire, non con le parole ma con la sinfonia delle emozioni, emozioni di cui Evangelion è intriso.
Questo basta per motivare il mio voto. Non mi dilungherò nel descrive l'anime, semplicemente voglio ribattere a luoghi comuni su Evangelion, che tengo a precisare non sono connessi ad alcuna recensione precedentemente svolta ( visto che è vietato rispondere o riprendere in senso polemico le altrui recensioni).
Partiamo :
1) Evangelion è pieno di elucubrazioni mentali - Ciò che è chiamato elucubrazione ( e i detrattori spesso chiamano in altro modo) è un pensiero senza ragion d'essere, dovuto a uno stato emotivo di un personaggio, privo di concretezza.
Ad esempio, se abito in città un'elucubrazione mentale è la paura di poter incontrarvi una tigre, cosa nei fatti non motivata.
Ebbene molti sostengono che Shinji compia delle elucubrazioni mentali tediose e fine e se stesse. Tutto ciò è vero?
No, perchè le riflessioni ( non elucubrazioni) personali, recondite, che Shinji compirà, sono frutto di fatti concreti; egli ha un forte complesso di Edipo, aggravato dalla dipartita prematura della madre, e un rapporto oltremodo conflittuale con il padre che lo utilizza come uno strumento, e nemmeno si degna di curarsi del suo benessere mentale e fisico.
E' per ciò legittimo che provi profondi stati di angoscia, e ciò si riflette nel suo carattere introverso e timido.
E' comunque giusto dire che è anche capace di provare empatia con gli altri protagonisti, in alcuni casi sino a ferire sé stesso.
Gli altri personaggi, Misato, Rizuko, Sakura, Rei sono tutti esempi profondi di una storia traumatica e particolare, su cui non mi dilungherò; basti sapere che le loro riflessioni sono motivate da profonda angoscia.
2) La trama è insensata - Per insensato si intende un soggetto ( in questo caso un'opera, Evangelion) priva di rigore logico, dove le cose accadono senza rispondere a regole di senso logico.
Ciò è falso. La trama è complessa ( cioè difficile da comprendere) ma non insensata.
Vi è un senso profondo, che ad una lettura superficiale non è possibile capire.
Ricordo che " Il combattimento contro gli Angeli" è solo la facciata della trama, in quanto il vero fine della storia è il " Progetto di perfezionamento dell'uomo", ossia lo strumento per estirpare dall'uomo qualsiasi paura, qualsiasi malinconia, ( che ovviamente calza con i caratteri e i passati burrascosi dei protagonisti, ed in fondo, è ciò a cui ogni essere umano tende).
E' possibile dire, che Evangelion dia adito a diverse interpretazioni sul finale, ma ciò non rileva una presunta insensatezza dell'opera.
3) Evangelion è un prodotto per una nicchia ristretta - Falso. A questa conclusione si arriva perchè probabilmente non ci si sforza di capire i protagonisti.
Ovviamente ognuno è libero di disprezzare Shinji e compagnia, ma spesso questa scelta è fatta in maniera sbrigativa e riduttiva senza tentare un'immedesimazione con essi.
Una considerazione ovvia è questa, " Generalmente una cosa piace perchè rispecchia i nostri gusti, e un protagonista non ci piace se non rispecchia i nostri tenori" , perchè Shinji non è un vincente, è un ragazzo solo, impacciato e traumatizzato, spesso preda di esistenti malesseri interiori che lo paralizzano.
Ma non è forse questa prospettiva molto più stimolante di un eroe classico, privo di difetti e vincente?
Non è molto più intrigante stare dalla parte di un ultimo e non di un primo?
Il successo a livello di pubblico lo si deve proprio a questo, perchè Shinji rispecchia il classico Otaku medio, perchè riflette le angosce, le incertezze, i sogni e l'atteggiamento di un ragazzo introverso che evade negli anime.
E credetemi, questo modello di persona, e tutto fuorché vuoto, fuorché banale. Anzi ha molto da dire, non con le parole ma con la sinfonia delle emozioni, emozioni di cui Evangelion è intriso.
Per me non è facile fare una recensione di Evangelion, di cose ne avrei da dire però per quanto si possa essere prolissi sono certo che al termine qualcosa mi sarà inevitabilmente sfuggito. Nell’ormai lontanissimo 1995 Hideaki Anno e lo studio Gainax diedero alla luce un’opera di 26 episodi destinata a segnare in modo indelebile la storia dell’animazione, Neon Genesis Evangelion, ovvero il Vangelo della Nuova Genesi/Era. Paradossalmente Evangelion all’inizio non ebbe successo, il suo stile divergeva troppo dall’animazione che fin a quel momento si era diffusa, profondo, introspettivo, ricco di rimandi alla tradizione biblica e a concetti di matrice filosofica. Questo come conseguenza portò al finale atipico della serie, i fondi della Gainax ormai ridotti costrinsero Anno a cambiare i suoi piani, non muta il senso ma l’estetica, il modo in cui la stessa idea viene rappresentata, resa tangibile. Solo in seguito con la nascita del fenomeno Evangelion Anno ebbe la possibilità di definire il finale nel modo da lui originalmente concepito.
Neon Genesis Evangelion è ambientato in un futuro ( ormai quasi presente ) alternativo, nel 2000 una catastrofe nota come Second Impact sconvolse indelebilmente l’ecosistema terrestre causando lo scioglimento dei ghiacciai dell’Antartide,come conseguenza il livello dei mari si innalzò all’improvviso modificando il clima in modo irreversibile, conducendo tale evento alla scomparsa di buona parte della popolazione umana. Da quei tragici giorni sono ormai passati 15 anni e si viene catapultati nella storia con l’arrivo di Shinji Ikari, un ragazzo quattordicenne, nella città di Neo Tokyo 3, contestualmente al suo arrivo la città viene attaccata da un’entità misteriosa denominata “angelo”. Shinji viene così improvvisamente proiettato a bordo di quello che a prima vista parrebbe un semplice robottone, l’ EVA 01. Da qui prende avvio la trama di Evangelion, ma a differenza di quanto è lecito pensare sulla base del primo episodio l’azione non è la vera protagonista, Anno invece si sforza di dare alla sua “creatura” un taglio introspettivo in cui tutto è ricondotto alla persona, al suo essere, in cui l’apparenza è una mera maschera della realtà tanto per i personaggi quando per gli Eva e gli angeli.
Di questa trama ciò che colpisce è come nulla sia casuale, nomi, frasi, immagini, tutto ha un significato, tutto rientra nel quadro disegnato con cura da Anno, un esempio palese lo si ha con gli “angeli” non solo meri avversari da abbattere, ma segni evidenti dei riferimenti biblici contenuti in Eva, ognuno di essi porta il nome del proprio corrispettivo presente nella tradizione giudaico-cristiana rispecchiandone anche le caratteristiche in essa delineate. Ogni parola che fuoriesce dalla bocca dai protagonisti è tarata con cura maniacale, ogni singola immagine ha il suo perché, il suo significato, ed è magnifico l’uso da parte di Anno del contrasto tra l’immagine e la parola per sottolineare quel costante iato tra la realtà e l’apparenza.
I personaggi di Neon Genesis Evangelion sono resi con una capacità impressionante, Shinji introverso e chiuso in se stesso, ben lontano dai personaggi forti e carismatici tipici del genere, è un ragazzo pieno di paure, la prima delle quale è rapportarsi con gli altri, che non pilota l’EVA per alti ideali come la giustizia o la libertà ma per il solo desiderio di sentirsi utile e quindi accettato, lui che invece è sempre stato respinto, in primo luogo dal padre amato e odiato allo stesso tempo. Qui si coglie il grande paradosso di questo personaggio, mosso dal quasi morboso bisogno di sentirsi accettato ma nel contempo spaventato dal potersi ferire entrando in contatto con gli altri. Rei con il suo carattere passivo e contemporaneamente risoluto appare allo stesso modo un essere avulso dalla realtà, priva di legami, di una sua individualità e apparentemente di emozioni. Asuka infine è un personaggio di incredibile complessità, a prima vista un semplice prototipo di tsundere è anch’ella segnata dal suo passato, come Shinji è piena di paure che aggira cercando di apparire forte, di essere la migliore, ma non è che una facciata di una ragazza terrorizzata dall’affrontare se stessa, che non riesce per tale ragione ad esprimere i suoi veri sentimenti, anche nei confronti di Shinji, lei che appare la più forte è all'opposto in continua fuga dalla realtà. Questo per fermarci ai protagonisti ma anche i comprimari sono resi con profondità mirabile, dalla signorina Misato a Gendo Ikari, per finire con Kaworu Nagisa. I rapporti tra gli stessi vengono tracciati con incredibile maestria, in primis il rapporto Shinji-Asuka, ma anche il rapporto che lo stesso ha con Kaworu è di straordinaria bellezza, spesso ridotto alla semplice attrazione “fisica”o comunque alla dimensione omosessuale, è in realtà di una profondità unica. Non vi è quindi una travolgente storia di amore o il canonico e forse abusato valore dell’amicizia, ma una riflessione realistica sull’individualità della persona, sul cosa significhi rapportarsi all’altro, che trova perfetta espressione nella frase di Kaworu "Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l'un l'altro, però... non è neanche possibile dimenticare la solitudine" culminando in un finale denso di significato.
La realizzazione tecnica rasenta la perfezione, parliamo di un anime con ormai 14 anni sulle spalle, eppure ancora oggi in grado di dare la paga a tantissime produzione moderne, in tal senso la Director’s Cut o Platinum Ediction ha consegnato ai fan un versione di rara qualità. La versione della Dynit è eccellente, sia per quanto riguarda il doppiaggio sia per il confezionamento dei dvd, del box e dei ricchi extra.
Sulle chiavi di lettura di Evangelion si potrebbe discorrere per ore, se non giorni, ma non è questo il luogo, per me ha comunque rappresentato l’impatto con un tipo di animazione sostanzialmente differente da quello che fin a quel momento avevo visto e apprezzato, una forma di narrazione in cui la forma cede il passo alla sostanza, che lungi dall’esaurirsi in una semplice storia di mecha regala un’opera introspettiva dell’essere umano. Pertanto non solo è un’opera di incommensurabile bellezza ma una vera e propria colonna portante dell’animazione giapponese, tante infatti saranno le opere segnate in modo indelebile dal lavoro di Anno, apparendo quasi riduttivo parlare di semplice “anime”.
In conclusione un appassionato di animazione non può dirsi tale senza aver assaporato le emozioni che questa serie è in grado di regalare, per ovvie ragioni consiglio la visione della Platinum Ediction, non solo per il pregevole lavoro di restauro ma anche per la presenza della director’s cut degli ultimi episodi, così come è indispensabile la successiva visione di the End of Evangelion dove ancora una volta Anno da prova della sua incommensurabile capacità di tradurre in immagini e suoni pensieri e riflessioni sulla vita e sull’uomo, solo avendo ben in mente il primo finale si è in grado di percepire la poesia con cui Anno rielabora quei fermo immagine, quei fondali bianchi, quelle parole, conferendo ad essi forma e traducendo all’esterno quanto nel finale di questa serie è narrato dal punto di vista interno.
Chiudendo questa recensione alla luce di quanto detto posso solo dire che ancora oggi siffatto capolavoro nonostante le molteplici visioni riesce a suscitare in me lo stupore e la passione della prima volta e anzi scrivendone ancora una volta in me nasce il desiderio di rivederlo.
Neon Genesis Evangelion è ambientato in un futuro ( ormai quasi presente ) alternativo, nel 2000 una catastrofe nota come Second Impact sconvolse indelebilmente l’ecosistema terrestre causando lo scioglimento dei ghiacciai dell’Antartide,come conseguenza il livello dei mari si innalzò all’improvviso modificando il clima in modo irreversibile, conducendo tale evento alla scomparsa di buona parte della popolazione umana. Da quei tragici giorni sono ormai passati 15 anni e si viene catapultati nella storia con l’arrivo di Shinji Ikari, un ragazzo quattordicenne, nella città di Neo Tokyo 3, contestualmente al suo arrivo la città viene attaccata da un’entità misteriosa denominata “angelo”. Shinji viene così improvvisamente proiettato a bordo di quello che a prima vista parrebbe un semplice robottone, l’ EVA 01. Da qui prende avvio la trama di Evangelion, ma a differenza di quanto è lecito pensare sulla base del primo episodio l’azione non è la vera protagonista, Anno invece si sforza di dare alla sua “creatura” un taglio introspettivo in cui tutto è ricondotto alla persona, al suo essere, in cui l’apparenza è una mera maschera della realtà tanto per i personaggi quando per gli Eva e gli angeli.
Di questa trama ciò che colpisce è come nulla sia casuale, nomi, frasi, immagini, tutto ha un significato, tutto rientra nel quadro disegnato con cura da Anno, un esempio palese lo si ha con gli “angeli” non solo meri avversari da abbattere, ma segni evidenti dei riferimenti biblici contenuti in Eva, ognuno di essi porta il nome del proprio corrispettivo presente nella tradizione giudaico-cristiana rispecchiandone anche le caratteristiche in essa delineate. Ogni parola che fuoriesce dalla bocca dai protagonisti è tarata con cura maniacale, ogni singola immagine ha il suo perché, il suo significato, ed è magnifico l’uso da parte di Anno del contrasto tra l’immagine e la parola per sottolineare quel costante iato tra la realtà e l’apparenza.
I personaggi di Neon Genesis Evangelion sono resi con una capacità impressionante, Shinji introverso e chiuso in se stesso, ben lontano dai personaggi forti e carismatici tipici del genere, è un ragazzo pieno di paure, la prima delle quale è rapportarsi con gli altri, che non pilota l’EVA per alti ideali come la giustizia o la libertà ma per il solo desiderio di sentirsi utile e quindi accettato, lui che invece è sempre stato respinto, in primo luogo dal padre amato e odiato allo stesso tempo. Qui si coglie il grande paradosso di questo personaggio, mosso dal quasi morboso bisogno di sentirsi accettato ma nel contempo spaventato dal potersi ferire entrando in contatto con gli altri. Rei con il suo carattere passivo e contemporaneamente risoluto appare allo stesso modo un essere avulso dalla realtà, priva di legami, di una sua individualità e apparentemente di emozioni. Asuka infine è un personaggio di incredibile complessità, a prima vista un semplice prototipo di tsundere è anch’ella segnata dal suo passato, come Shinji è piena di paure che aggira cercando di apparire forte, di essere la migliore, ma non è che una facciata di una ragazza terrorizzata dall’affrontare se stessa, che non riesce per tale ragione ad esprimere i suoi veri sentimenti, anche nei confronti di Shinji, lei che appare la più forte è all'opposto in continua fuga dalla realtà. Questo per fermarci ai protagonisti ma anche i comprimari sono resi con profondità mirabile, dalla signorina Misato a Gendo Ikari, per finire con Kaworu Nagisa. I rapporti tra gli stessi vengono tracciati con incredibile maestria, in primis il rapporto Shinji-Asuka, ma anche il rapporto che lo stesso ha con Kaworu è di straordinaria bellezza, spesso ridotto alla semplice attrazione “fisica”o comunque alla dimensione omosessuale, è in realtà di una profondità unica. Non vi è quindi una travolgente storia di amore o il canonico e forse abusato valore dell’amicizia, ma una riflessione realistica sull’individualità della persona, sul cosa significhi rapportarsi all’altro, che trova perfetta espressione nella frase di Kaworu "Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l'un l'altro, però... non è neanche possibile dimenticare la solitudine" culminando in un finale denso di significato.
La realizzazione tecnica rasenta la perfezione, parliamo di un anime con ormai 14 anni sulle spalle, eppure ancora oggi in grado di dare la paga a tantissime produzione moderne, in tal senso la Director’s Cut o Platinum Ediction ha consegnato ai fan un versione di rara qualità. La versione della Dynit è eccellente, sia per quanto riguarda il doppiaggio sia per il confezionamento dei dvd, del box e dei ricchi extra.
Sulle chiavi di lettura di Evangelion si potrebbe discorrere per ore, se non giorni, ma non è questo il luogo, per me ha comunque rappresentato l’impatto con un tipo di animazione sostanzialmente differente da quello che fin a quel momento avevo visto e apprezzato, una forma di narrazione in cui la forma cede il passo alla sostanza, che lungi dall’esaurirsi in una semplice storia di mecha regala un’opera introspettiva dell’essere umano. Pertanto non solo è un’opera di incommensurabile bellezza ma una vera e propria colonna portante dell’animazione giapponese, tante infatti saranno le opere segnate in modo indelebile dal lavoro di Anno, apparendo quasi riduttivo parlare di semplice “anime”.
In conclusione un appassionato di animazione non può dirsi tale senza aver assaporato le emozioni che questa serie è in grado di regalare, per ovvie ragioni consiglio la visione della Platinum Ediction, non solo per il pregevole lavoro di restauro ma anche per la presenza della director’s cut degli ultimi episodi, così come è indispensabile la successiva visione di the End of Evangelion dove ancora una volta Anno da prova della sua incommensurabile capacità di tradurre in immagini e suoni pensieri e riflessioni sulla vita e sull’uomo, solo avendo ben in mente il primo finale si è in grado di percepire la poesia con cui Anno rielabora quei fermo immagine, quei fondali bianchi, quelle parole, conferendo ad essi forma e traducendo all’esterno quanto nel finale di questa serie è narrato dal punto di vista interno.
Chiudendo questa recensione alla luce di quanto detto posso solo dire che ancora oggi siffatto capolavoro nonostante le molteplici visioni riesce a suscitare in me lo stupore e la passione della prima volta e anzi scrivendone ancora una volta in me nasce il desiderio di rivederlo.
Ero molto indecisa sul pubblicare l'ennesima recensione, a quanto pare la 103esima, su Neon Genesis Evangelion, ma alla fine ci sono cascata anche io perchè, a distanza di anni dalla sua creazione, non posso non ritenere questo prodotto uno dei più interessanti anime che siano mai stati creati. Non si tratta decisamente di un'opera perfetta e impeccabile, tutt'altro; tuttavia, sorvolando sulla lentezza dei primi episodi, la poca chiarezza in alcuni punti della trama, che presenta anche un pò di situazioni poco credibili, fingendo di non accorgermi delle immagini riciclate e dei colori imbarazzanti delle unità EVA, ho deciso di consacrare il mio amore per questa serie con un bel 10 e lode. E questo perchè per me Evangelion va oltre l'essere un semplice, sebbene geniale, prodotto televisivo, ma può essere ritenuto un'opera con un elevato valore culturale, frutto di una spiccatissima sensibilità artistica e di profonde ricerche in numerosi campi, fusi in un sovrapporsi di livelli di lettura difficili da dipanare e interpretare.
Personalmente sono stata affascinata, più che dall'azione, dall'aspetto filosofico o religioso, proprio da quello psicanalitico/psichiatrico. Mi ha colpita soprattutto la precisione scientifica con cui vengono descritte le psicosi e le nevrosi dei vari personaggi, tutti caratterizzati da una visione distorta e aberrata di se stessi e del rapporto con gli altri; per fare un esempio riporto in sintesi le caratteristiche-tipo di un disturbo di personalità "schizoide" da manuale (dal mio testo universitario di psichiatria): emotivamente distaccato dagli altri, rifugge le relazioni interpersonali (non sa come rapportarsi agli altri), vive in un proprio mondo che comunque percepisce come incerto, nel quale vorrebbe appagare le proprie insoddisfazioni, tende all'isolamento, non prova interesse nè piacere, stringe relazioni "formali"e superficiali, talvolta è dissociato (non riesce a sentirsi "se stesso"), è maniaco dell'ordine e segue in genere un sano e rigido regime alimentare. Vi ricorda qualcuno?A me sembra proprio il ritratto di Shinji. Ed Asuka è l'emblema del disturbo narcisistico, con la sua insicurezza che la porta ad essere al centro dell'attenzione per sentirsi realizzata e apprezzata e che la distrugge nel momento in cui incorre in un fallimento. E così via per quasi tutti i personaggi.
Per non parlare poi del complesso edipico (croce e delizia di Freud) che pervade l'intero anime e lega indissolubilmente le figure di Shinji e Misato. In virtù di queste osservazioni capirete bene che per me gli ultimi due contestatissimi episodi hanno rappresentato l'apoteosi della serie, con lo spettacolare flusso di coscienza e la contemporanea seduta di autopsicanalisi del protagonista, che si espleta attraverso il tentativo di apertura e quindi comprensione degli altri. Le carenze della trama sono state integrate dai successivi film, ulteriore finale alternativo.
Cos'altro dire? Che tecnicamente si tratti di un ottimo prodotto è risaputo; spettacolare l'opening, intrigante ed originale il character design, sublime lo sviluppo di tutti i personaggi, anche quelli marginali (personalmente ho una spiccata predilezione per Shinji e Misato).
Più che una recensione ho scritto un testo celebrativo, ma concedetemelo, per questo che è il mio anime preferito!
Personalmente sono stata affascinata, più che dall'azione, dall'aspetto filosofico o religioso, proprio da quello psicanalitico/psichiatrico. Mi ha colpita soprattutto la precisione scientifica con cui vengono descritte le psicosi e le nevrosi dei vari personaggi, tutti caratterizzati da una visione distorta e aberrata di se stessi e del rapporto con gli altri; per fare un esempio riporto in sintesi le caratteristiche-tipo di un disturbo di personalità "schizoide" da manuale (dal mio testo universitario di psichiatria): emotivamente distaccato dagli altri, rifugge le relazioni interpersonali (non sa come rapportarsi agli altri), vive in un proprio mondo che comunque percepisce come incerto, nel quale vorrebbe appagare le proprie insoddisfazioni, tende all'isolamento, non prova interesse nè piacere, stringe relazioni "formali"e superficiali, talvolta è dissociato (non riesce a sentirsi "se stesso"), è maniaco dell'ordine e segue in genere un sano e rigido regime alimentare. Vi ricorda qualcuno?A me sembra proprio il ritratto di Shinji. Ed Asuka è l'emblema del disturbo narcisistico, con la sua insicurezza che la porta ad essere al centro dell'attenzione per sentirsi realizzata e apprezzata e che la distrugge nel momento in cui incorre in un fallimento. E così via per quasi tutti i personaggi.
Per non parlare poi del complesso edipico (croce e delizia di Freud) che pervade l'intero anime e lega indissolubilmente le figure di Shinji e Misato. In virtù di queste osservazioni capirete bene che per me gli ultimi due contestatissimi episodi hanno rappresentato l'apoteosi della serie, con lo spettacolare flusso di coscienza e la contemporanea seduta di autopsicanalisi del protagonista, che si espleta attraverso il tentativo di apertura e quindi comprensione degli altri. Le carenze della trama sono state integrate dai successivi film, ulteriore finale alternativo.
Cos'altro dire? Che tecnicamente si tratti di un ottimo prodotto è risaputo; spettacolare l'opening, intrigante ed originale il character design, sublime lo sviluppo di tutti i personaggi, anche quelli marginali (personalmente ho una spiccata predilezione per Shinji e Misato).
Più che una recensione ho scritto un testo celebrativo, ma concedetemelo, per questo che è il mio anime preferito!
Al di là del suo valore intrinseco – che è abissale – , e oltre ogni analisi tecnica, narrativa, iconologica, o simbolica. Perché la sua immensità non sta in questo. Anche cento opinioni, mille interpretazioni, non bastano per esprimere quel qualcosa che è più sottile di ogni definizione. Chi non lo ha amato non si è fermato mai – non importa – , è passato oltre, ha continuato ad andare dritto per la sua strada. Ma è rimasto inconsapevolmente più povero, perché non ha provato un qualcosa… un’emozione… una morsa che attanaglia lo stomaco dall’interno. Quello che Evangelion è stato per quella generazione (e di questo mi ritengo un graziato dal fato) di giapponesi prima, e planetaria poi, che aveva un minimo di maturità (almeno 14 anni) e di cui Evangelion è diventato una parte dei ricordi della vita. Una generazione che si sentiva morire dentro quando vedeva un’increspatura sbocciare nel buio (la prima immagine da cui iniziò tutto), e che si inginocchiava piangendo davanti allo schermo quando tutto sembrava perduto, e lo sembrava per davvero, e poi con “The End of Evangelion” lo è stato, e così tutto è finito. Una generazione che si sentiva dilaniata dalla visione e che si immergeva totalmente in questa realtà così profonda, così umana, così drammatica, così vera. Che la sentiva parte di sé e si sentiva parte di essa – e questo è solo delle opera più grandi. La generazione che lo ha visto per la prima volta, che è stata colpita nell’animo, lacerata da qualcosa che non era mai stato prima; da una di quelle cose che segnano quei momenti di svolta, quelli che dopo le cose non sono più quelle che erano – e questo è solo dei cult.
Ed è per questo che per un adolescente che lo veda adesso (o che ne veda il Rebuild) non potrà mai essere quello che per Noi ha significato. Semplicemente perché quel momento è passato ed è perso per sempre, e chi l’ha vissuto ed è stato consapevole di viverlo ha qualcosa che non si può comunicare, ma che lo segnerà per sempre. Perché Noi siamo la generazione di Evangelion, e nessun’altra, e lo resteremo per sempre.
Ed è per questo che per un adolescente che lo veda adesso (o che ne veda il Rebuild) non potrà mai essere quello che per Noi ha significato. Semplicemente perché quel momento è passato ed è perso per sempre, e chi l’ha vissuto ed è stato consapevole di viverlo ha qualcosa che non si può comunicare, ma che lo segnerà per sempre. Perché Noi siamo la generazione di Evangelion, e nessun’altra, e lo resteremo per sempre.
Immenso, grandioso, intenso, profondo, sono tutti aggettivi che possono descrivere un' opera d'arte quale Neon Genesis Evangelion, capolavoro assoluto dell'animazione giapponese, nonchè migliore anime di sempre per moltissimi appassionati. All'idomani della fine della serie l'unica cosa che posso pensare è come sia possibile che la mente umana possa dare vita ad un opera di un tale spessore che faccia sembrare ogni altra opera una cosa di poco conto al suo cospetto. Lo stimatissimo Hideaki Anno nella progettazione di questo anime ha dato sfogo alla creatività come nessuno altro aveva fatto prima e penso farà in futuro. La trama di questo capolavoro è qualcosa di inimmaginabile,inedita e superiore, i temi trattati sono forti e catalizzano l'attenzione dello spettatore in un modo straordinario. L'attenzione si focalizza su temi e problematiche di carattere esistenziale, filosofico e morale,al centro si situa il problema dell'esistenza di Dio e del male (se Dio non esiste tutto è permesso),e spesso i protagonisti lottano con se stessi con i contenuti caotici e inordinabili della loro mente. L'opera concentra la sua attenzione proprio nell'analisi di ciò che nell'uomo è più nascosto :il sottosuolo dell'anima. Nell'opera sin dall'inizio si percepisce il senso più profondo a cui ancorare l'esistenza umana perchè questa non si disperda nel nulla,problema di ispirazione evangelica e umanitaria che viene indagato in tutte le sue sfumature attraverso i più diversi personaggi. Infatti i riferimenti alle sacre scritture sono molteplici, e niente è dato al caso, tutto curato nei minimi particolari. Insomma quest'opera non è la solita che parla dei combattimenti tra robot superficiali come in moltissime opere di poco conto, solo chi non capisce può dare una valutazione impropria ad un capolavoro del genere. Infine voglio fare un applauso alla grafica e alla colonna sonora che sono anch'essi una spanna sopra di altri anime molto più lodati di questo. Consiglio quest'opera di immenso valore a tutti gli appassionati di anime dai più piccini agli adulti sia che essi siano uomini che donne, e invito tutti a capire di quale immensità e strutturata quest'opera come hanno già capito i nostri fratelli giapponesi. Spero di avervi convinto a guardare un qualcosa di eccezionale,tanti saluti Deathmetalsoul.
P.S. per me l' anime non è valutabile su una scala da uno a dieci, meriterebbe molto di più.
P.S. per me l' anime non è valutabile su una scala da uno a dieci, meriterebbe molto di più.
Sicuramente il miglior anime robotico, e probabilmente miglior anime in generale di tutti i tempi; lo si capisce perché anche quando lo si rivede dopo più di 10 anni, impressiona come fosse la prima volta.
Penso che nelle recensioni precedenti si sia ormai detto tutto ciò che c'è da sapere...
Vorrei solo concludere con una piccola parentesi sul finale: ok, è stato quello che è stato, si vede benissimo che non è voluto e non doveva finire così, ma non è certo sufficiente per condannare l'intera serie, per 3 motivi: primo, non è proprio da buttar via, ha anch'esso un suo senso; secondo, il resto della serie è di un livello che un paio di episodi non bastano certo a scalfire il meritato 10; terzo, il film ripaga al 200% il flop finale.
Penso che nelle recensioni precedenti si sia ormai detto tutto ciò che c'è da sapere...
Vorrei solo concludere con una piccola parentesi sul finale: ok, è stato quello che è stato, si vede benissimo che non è voluto e non doveva finire così, ma non è certo sufficiente per condannare l'intera serie, per 3 motivi: primo, non è proprio da buttar via, ha anch'esso un suo senso; secondo, il resto della serie è di un livello che un paio di episodi non bastano certo a scalfire il meritato 10; terzo, il film ripaga al 200% il flop finale.
Beh, di Evangelion si è parlato in tutti i modi da tutti i punti di vista e in ogni situazione, ormai pare che dopo la creazione di questa colonna portante dell'animazione mondiale ogni anime robotico - mecha o che tratti la psiche dell'uomo debba riferirsi per forza ad esso. Che eva sia un punto di svolta non c'è dubbio, ma il mistero che l'ha avvolto causa la sua ermeticità, i fan che hanno dilatato la fama e la gloria di questo prodotto all'inverosimile hanno fatto si che gli anime simili o con elementi vagamente in comune usciti in seguito fossero perseguitati in un modo nell'altro dalla sua ombra, dal presupposto inevitabile di seguire questa scia. Io lo ritengo completamente falso, perchè anche dopo eva sono stati creati anime totalmente originali e forse addirittura più coinvolgenti, sempre con la presenza di profonda introspezione e elementi mecha futuristici (vedi Code Geass).
Che però eva sia qualcosa di unico non v'è dubbio alcuno: gli angeli a forma di robot e i classici combattimenti fra grattacieli sono solo una mera maschera di quello che è realmente l'anime, ovvero una profondissima e dolorosa introspezione nell'animo di Shinji, uno che potrebbe essere un qualsiasi ragazzo con problemi familiari e alla continua ricerca della felicità, come può benissimo succedere in quella società futuristica surreale minacciata da qualcosa di inevitabile, o anche nella nostra odierna. Eva può essere visto da tante ottiche, se si pensa che tratta il tema della Cabala, e ancora oggi mi chiedo come mai gli autori siano andati a ricercare nella religione ebraica significati misteriosi per l'apocalisse della terra. A volte vien da pensare che gli angeli stessi siano stati mandati da Dio per punire l'arroganza dell'uomo, in questo caso il febbrile desiderio di Gendo per il perfezionamento dell'uomo, una sorta di torre di Babele che eleverebbe l'essere umano al pari di una divinità. In questo scenario assurdo e paranormale, dove la terra, il mare, il cielo tutto ciò che circonda protagonisti a volte freddi e assenti, spaventati di guardare in faccia alla realtà, il vero protagonista è l'anima di questi uomini. Si esplora la psiche, l'indole e vengono messi a nudo difetti e pregi, egoismo, amore, desiderio d'amicizia, felicità, tristezza, dolore, rabbia, odio. La continua ed estenuante ricerca della felicità dell'essere umano tramite la fuga dalla solitudine, perchè nessuno può essere solo per sempre e non soffrire.
Che eva sia molto più di un anime è ormai chiaro a tutti, così come il finale sottotono e poco soddisfacente (sarà stata davvero mancanza di fondi?), ma che io reputo solo un finale provvisorio in attesa di End of Eva, il vero, visionario finale di una saga che supera tutte le barriere e i canoni fino a quel punto esistenti e prova a generare un filone unico e inimitabile. Che sia stato un punto di svolta anche per gli aspetti tecnici è sicuro: il plot da 26 episodi, la schematica a "serie", il tipo di crescendo, questi si, sono tutti elementi che da qui in poi hanno bene o male ispirato tutta l'animazione giapponese (e non).
Non credo si possa giudicare eva in senso totalitario, troppe e confuse sono le domande che ci potremmo porre senza ottenere esatte risposte. Si sono lette migliaia di teorie, idee e ipotesi su perchè e il per come di tanti elementi, e forse la continua ricerca di risposte è stata addirittura esagerata, volendo vedere cose dove neanche gli autori avevano intenzione di inserirle. Ma il loro obbiettivo l'hanno raggiunto: che se ne parli bene o male, Evangelion ha raggiunto l'apice, a cavallo fra un anime di grande fama e un'opera ermetica e totalmente unica, che per quanto se ne dica, nessun altro riuscirà mai a ricalcare. Dovrebbe essere invece una sfida per tutti gli altri autori: creare qualcos'altro di eccezionale, ma credo che questa sfida sia stata già colta da tempo :)
Che però eva sia qualcosa di unico non v'è dubbio alcuno: gli angeli a forma di robot e i classici combattimenti fra grattacieli sono solo una mera maschera di quello che è realmente l'anime, ovvero una profondissima e dolorosa introspezione nell'animo di Shinji, uno che potrebbe essere un qualsiasi ragazzo con problemi familiari e alla continua ricerca della felicità, come può benissimo succedere in quella società futuristica surreale minacciata da qualcosa di inevitabile, o anche nella nostra odierna. Eva può essere visto da tante ottiche, se si pensa che tratta il tema della Cabala, e ancora oggi mi chiedo come mai gli autori siano andati a ricercare nella religione ebraica significati misteriosi per l'apocalisse della terra. A volte vien da pensare che gli angeli stessi siano stati mandati da Dio per punire l'arroganza dell'uomo, in questo caso il febbrile desiderio di Gendo per il perfezionamento dell'uomo, una sorta di torre di Babele che eleverebbe l'essere umano al pari di una divinità. In questo scenario assurdo e paranormale, dove la terra, il mare, il cielo tutto ciò che circonda protagonisti a volte freddi e assenti, spaventati di guardare in faccia alla realtà, il vero protagonista è l'anima di questi uomini. Si esplora la psiche, l'indole e vengono messi a nudo difetti e pregi, egoismo, amore, desiderio d'amicizia, felicità, tristezza, dolore, rabbia, odio. La continua ed estenuante ricerca della felicità dell'essere umano tramite la fuga dalla solitudine, perchè nessuno può essere solo per sempre e non soffrire.
Che eva sia molto più di un anime è ormai chiaro a tutti, così come il finale sottotono e poco soddisfacente (sarà stata davvero mancanza di fondi?), ma che io reputo solo un finale provvisorio in attesa di End of Eva, il vero, visionario finale di una saga che supera tutte le barriere e i canoni fino a quel punto esistenti e prova a generare un filone unico e inimitabile. Che sia stato un punto di svolta anche per gli aspetti tecnici è sicuro: il plot da 26 episodi, la schematica a "serie", il tipo di crescendo, questi si, sono tutti elementi che da qui in poi hanno bene o male ispirato tutta l'animazione giapponese (e non).
Non credo si possa giudicare eva in senso totalitario, troppe e confuse sono le domande che ci potremmo porre senza ottenere esatte risposte. Si sono lette migliaia di teorie, idee e ipotesi su perchè e il per come di tanti elementi, e forse la continua ricerca di risposte è stata addirittura esagerata, volendo vedere cose dove neanche gli autori avevano intenzione di inserirle. Ma il loro obbiettivo l'hanno raggiunto: che se ne parli bene o male, Evangelion ha raggiunto l'apice, a cavallo fra un anime di grande fama e un'opera ermetica e totalmente unica, che per quanto se ne dica, nessun altro riuscirà mai a ricalcare. Dovrebbe essere invece una sfida per tutti gli altri autori: creare qualcos'altro di eccezionale, ma credo che questa sfida sia stata già colta da tempo :)
Evangelion sarebbe una serie molto bella se non scemasse in un rush finale semplicemente ridicolo. Si inizia con bei personaggi, bel pathos, bei combattimenti e bei disegni. La trama evolve bene, si fa seguire con gusto. Alla fine gli autori decidono di esagerare e si dimostrano inadatti alle vette filosofiche cui ambiscono, soffocando tutto in un abuso di stream of conscousness sin troppo adolescenziale. Dimostrano così di non saper venire a capo della (troppa) carne al fuoco che avevano allestito. Difetto devo dire comune a moltissimi epigoni di questa serie.
Chi troppo vuole nulla stringe.
Chi troppo vuole nulla stringe.
Partendo col dire che a mio parere stiamo parlando di un anime che definire "solo" il meglio del meglio del meglio è quasi un offesa...iniziamo con un analisi più particolareggiata. Dal punto i vista grafico tenendo conto l'anno di produzione è qualcosa di eccezionale quasi di next-gen oserei dire. La colonna sonora è non solo molto variegata e particolareggiata ma soprattutto coinvolgente... riesce ad immedesimare l'utente in maniera impressionante.
I personaggi sono fra i più caratterizzati e particolareggiati mai visti prima... con un po' di sforzo in più si può benissimo cogliere i loro più intimi pensieri e desideri... nessuno di loro è nemmeno lontanamente paragonabile ad un altro sono tutti immensi mondi da scoprire per poter approfondire sempre più la struttura narrativa. La storia è suddivisa principalmente su tre piani principali:
1-sviluppo standard delle azioni
2-sviluppo psicologico di ogni personaggio(soprattutto quello principale)
3-elementi religioso-storico-cabalistici inseriti a iosa in ogni dove e in ogni meandro della storia.
Questo mix ed intreccio dei tre piani narrativi rende la storia oltre che interessantissima anche molto avvincente... unica controindicazione da segnalare è per coloro che in NGE cercano un anime di "pura azione" infatti nell'anime in questione ci sono molti eventi in cui l'azione è prevalente ma essi sono in numero esiguo rispetto ai momenti di introspezione dei protagonisti (obiettivo dichiarato più e più volte dall'autore/regista Hideaki Anno).
Terminando una parte di me consiglia questo capolavoro a tutti ma contemporaneamente un'altra lo consiglia solo ai VERI appassionati del genere che avranno veramente la voglia e la passione per rivedere tutta la serie più e più volte per cogliere tutte le più piccole sfumature dell'anime migliore di sempre (a mio parere)... comunque provare per credere!
I personaggi sono fra i più caratterizzati e particolareggiati mai visti prima... con un po' di sforzo in più si può benissimo cogliere i loro più intimi pensieri e desideri... nessuno di loro è nemmeno lontanamente paragonabile ad un altro sono tutti immensi mondi da scoprire per poter approfondire sempre più la struttura narrativa. La storia è suddivisa principalmente su tre piani principali:
1-sviluppo standard delle azioni
2-sviluppo psicologico di ogni personaggio(soprattutto quello principale)
3-elementi religioso-storico-cabalistici inseriti a iosa in ogni dove e in ogni meandro della storia.
Questo mix ed intreccio dei tre piani narrativi rende la storia oltre che interessantissima anche molto avvincente... unica controindicazione da segnalare è per coloro che in NGE cercano un anime di "pura azione" infatti nell'anime in questione ci sono molti eventi in cui l'azione è prevalente ma essi sono in numero esiguo rispetto ai momenti di introspezione dei protagonisti (obiettivo dichiarato più e più volte dall'autore/regista Hideaki Anno).
Terminando una parte di me consiglia questo capolavoro a tutti ma contemporaneamente un'altra lo consiglia solo ai VERI appassionati del genere che avranno veramente la voglia e la passione per rivedere tutta la serie più e più volte per cogliere tutte le più piccole sfumature dell'anime migliore di sempre (a mio parere)... comunque provare per credere!
Le recensioni già scritte dagli altri utenti credo che abbiano già detto tutto quello che si poteva dire su questa serie.Più che altro, a me interessava sottolineare un aspetto in particolare di questa opera: quello della indagine psicologica dei personaggi. Non credo di aver mai visto, fino ad ora, una così profonda caratterizzazione dei protagonisti in un anime.Tutti quanti, anche i cosiddetti "comprimari", denotano un certo spessore, una certa complessità sia nei rapporti con gli altri, che nel rapporto con sé stessi.Nessuno è immune da profonde insicurezze, qui trattate, secondo me, magistralmente; intendiamoci, questo aspetto è presente anche in altri lavori, ma il modo in cui questo viene fatto in "Evangelion", a mio modesto parere, è decisamente superiore.Superiore perché riesce ad essere terribilmente verosimile, e non si tratta solo di qualche episodio della vita passata dei protagonisti, buttato qua e la, ma di un percorso che emerge di episodio in episodio. Sotto questo punto di vista, il personaggio che di più mi ha colpito è quello di Asuka; a differenza dei vari Rei, o di Shinji, che già a colpo d'occhio proprio del tutto "normali" non sembrano, Asuka è quella che alla fine si dimostra in assoluto più fragile e con il passato più tormentato; lo stesso discorso forse si può fare per la Dott.ssa Ritsuko (schiacciata dal ricordo di una madre ingombrante, e con un legame singolare che lo lega al padre di Shinji). Per questo (ma anche per tanti altri motivi), gli do il voto massimo.
Neon Genesis Evangelion è di sicuro l'anime più innovativo che sia mai comparso negli ultimi 10 anni. L'animazione si mantiene ad alti livelli, insolito per una serie televisiva dove invece accade il contrario, e la trama benché complicatissima è avvincente. Ma ciò che lo rende speciale sono i protagonisti che sono così ben caratterizzati da essere realistici e indimenticabili, l'attenzione poi posta sull'introspezione psicologica è impressionante, in nessun anime si è mai visto una tale volontà di approfondire il carattere e i problemi dei personaggi. Non c'è dubbio che Evangelion abbia rivoluzionato il genere robotico e non solo.
Evangelion è l'unico anime che io possa definire pura essenza d'arte.
Nessun altro riesce ad avvicinarsi a tali livelli, in quanto è il solo che può meritarsi il titolo di sovrano incontrastato dell'animazione giapponese.
La trama è sorprendente, ma ciò che crea la magia di Evangelion, è il carattere psicologico dei protagonisti, oltre alla stupenda storia che pian piano si rivela allo spettatore, intrisa di dolore e, da un certo punto di vista, anche di egoismo dell'individuo, sofferente di solitudine.
Posso aggiungere solo: MAGNIFICO.
Nessun altro riesce ad avvicinarsi a tali livelli, in quanto è il solo che può meritarsi il titolo di sovrano incontrastato dell'animazione giapponese.
La trama è sorprendente, ma ciò che crea la magia di Evangelion, è il carattere psicologico dei protagonisti, oltre alla stupenda storia che pian piano si rivela allo spettatore, intrisa di dolore e, da un certo punto di vista, anche di egoismo dell'individuo, sofferente di solitudine.
Posso aggiungere solo: MAGNIFICO.
Senza parole...
Il migliore anime di tutti i tempi, del '95 ma ancora attuale. La trama non ha eguali, per tutti i significati ed intrecci sovrapposti con ben 3 storie diverse che coincidono (mera storia protagonista uccide nemici, la storia della psiche dei personaggi, la storia della religione). Questo è un capolavoro o lo si ama o lo si odia via di mezzo non ce ne sono.
Il migliore anime di tutti i tempi, del '95 ma ancora attuale. La trama non ha eguali, per tutti i significati ed intrecci sovrapposti con ben 3 storie diverse che coincidono (mera storia protagonista uccide nemici, la storia della psiche dei personaggi, la storia della religione). Questo è un capolavoro o lo si ama o lo si odia via di mezzo non ce ne sono.
Sicuramente un MUST nel regno degli anime, originale ed innovativo, commovente e scandalizzante, introspettivo e "psicotropo". Ottime, a mio giudizio, le puntate finali in cui la trama non segue lo svolgersi temporale degli eventi, ma il flusso di coscienza dei personaggi in una spirale di emozioni e sensazioni (quasi come avviene in letteratura nei romanzi di V. Wolf e Joyce). Il problema purtroppo è proprio la fine, poiché sarebbe stata necessaria una ulteriore puntata "esplicativa" che desse un senso alla storia ed unificasse la trama con le puntate finali. Peccato che il budget sia stato non adeguato, sarebbe potuto essere un ottimo prodotto.
Ma io non ci ho capito niente!
Il finale è troppo complicato per una mente come la mia! Non l'ho capito eppure... mi è piaciuto da morire proprio perché è complicato! La trama è ricchissima, molto bella, il protagonista mostra apertamente tutti i suoi sentimenti e questo è uno dei punti di forza dell'anime in questione. Infatti l'aspetto psicologico di tutti i personaggi è talmente sviluppato che sembra di poter provare in prima persona i sentimenti descritti. Non ho mai visto una cosa del genere. Secondo me è stato creato per coloro che amano riflettere.
Probabilmente è uno dei grandi capolavori anime mai creati fino ad oggi. Davvero bellissimo. Imperdibile secondo il mio punto di vista, ma guardatelo solo se siete sicuri che vi piace meditare sui sentimenti umani.
Il finale è troppo complicato per una mente come la mia! Non l'ho capito eppure... mi è piaciuto da morire proprio perché è complicato! La trama è ricchissima, molto bella, il protagonista mostra apertamente tutti i suoi sentimenti e questo è uno dei punti di forza dell'anime in questione. Infatti l'aspetto psicologico di tutti i personaggi è talmente sviluppato che sembra di poter provare in prima persona i sentimenti descritti. Non ho mai visto una cosa del genere. Secondo me è stato creato per coloro che amano riflettere.
Probabilmente è uno dei grandi capolavori anime mai creati fino ad oggi. Davvero bellissimo. Imperdibile secondo il mio punto di vista, ma guardatelo solo se siete sicuri che vi piace meditare sui sentimenti umani.
Di per sé, "Neon Genesis Evangelion" non è un brutto anime. L'idea di base è decisamente intrigante, anche se paga lo scotto di essere decisamente troppo giapponese, in alcuni punti. La realizzazione tecnica, pur con tutti i limiti imposti dal basso budget, è molto curata: ottimo il mecha design, che si distacca nettamente dal genere classico; molto buone anche le musiche, spesso ri-arrangiamenti di colonne sonore dei vecchi anime sui robottoni degli anni '70-'80. Detto questo, il punto dove "Neon Genesis Evangelion" cola a picco (secondo me) è la caratterizzazione dei personaggi: dopo dieci puntate, e infiniti (quanto inutili) trip mentali del protagonista, diventa veramente difficile non augurare una morte violenta ai tre piloti, che sono uno più fastidioso dell'altro; i quadri dirigenti della NERV, poi, sembrano veramente scelti a caso senza un minimo di requisiti psicologico-culturali. Peccato, perché avrebbe veramente potuto diventare qualcosa di straordinario, ma con dei personaggi del genere... gli do 6, perché comunque merita.
A differenza di tutte le altre recensioni Shin Seiki Evangelion non puo essere giudicato ormai... ci sono troppe facce da analizzare, troppi interrogativi da chiarire e troppo successo per poter essere esaurienti con una sola recensione (che non sia un libro di 10.000 pagine). Posso solo analizzare che è normale trovare le recensioni totalmente discordanti... nei forum di cinema succede con "Quarto Potere" considerato dalla maggioranza dei critici il miglior film della storia... la maggioranza che vota alto e qualcuno che si vuole estraniare dalla massa e vota per l'antipatia della situazione... non è facile dare un giudizio a questo anime... io lo sto rivedendo per la 4° volta e tutte le volte mi sorprendo della complessità delle situazione. La cosa che si può veramente giudicare con un margine di soggettività veramente basso è la regia (messa in scena) eccezionale di un Anno in stato di grazia. Incredibile, una capacità visiva superiore alla maggior parte dei registi contemporanei. Poi naturalmente dovendo farlo voto il massimo perché inevitabilmente Evangelion è il termine di paragone per qualsiasi anime contemporaneo, una di quelle poche opere che trascende l'anime e rientra inevitabilmente nella metafisica... per me genio per altri fortuna o omologazione della massa, ma questa è la normale maledizione di un CAPOLAVORO!
Neon Genesis Evangelion è il miglior anime esistente al mondo. Non può essere battuto da nessun anime, ma proprio nessuno, e chi lo disprezza allora non capisce che questo piccolo capolavoro racchiude in sè tutta l'essenza della vita, attraverso i suoi tanti personaggi. Ogni personaggio ha infatti il suo complesso, che nella durata della storia cercherà di risolvere. Riuscendoci? Dipende da come la si prende. Secondo me nessuno alla fine di Evangelion risolve i suoi problemi, ma si capisce che qualcosa è cambiato dall'inizio storia. Mi sono avvicinata da poco a questo anime, semplicemente perchè da piccola non riuscivo a capirlo. In effetti è veramente complicato ... Ricordo ancora con odio totale il papà di una mia cara amica che vedendoci guardare Evangelion commentò : "Vi serve anche il ciuccio per guardare questo?". La mia risposta è stata "Si sieda e ne guardi un pezzo,capirà che è molto più adulto di quello che sembra". Peccato che non l'ha capito e se n'è andato. Si è perso una bellissima occasione di trovare sè stesso. Per favore, non fate come lui e guardatelo. C'è un altra cosa che devo dire: io non ho visto The End of Evangelion e non voglio vederlo per il semplice fatto che il finale dell'anime è BELLISSIMO, secondo me è il finale più adatto per una serie così bella. Ultima, ma proprio ultima, nota: adoro Rei Ayanami, mi piace veramente tanto come personaggio. Ma non è l'unico che vale la pena di seguire! Anche Asuka e Shinji sono personaggi "veri" se capite ciò che intendo. Buona visione!
Neon Genesis Evangelion è un anime bellissimo da molti punti di vista (a partire da un tratto grafico tremendamente innovativo nel 1995); dunque esso può essere visto sia come semplice intrattenimento che come opera complessa e dai profondi risvolti psicologici e filosofici. Personalmente la consiglio a tutti poiché, Evangelion, è semplicemente una pietra miliare che non può essere ignorata, non almeno dagli appassionati dell'animazione. Fatto questo breve preambolo parlerò di questa grande opera.
Premetto che, dal mio punto di vista, la storia di robottoni ed angeli (con elementi cabalistici gettati un po' alla rinfusa) è marginale ai fini dell'opera, viene cioè utilizzata semplicemente come contorno al significato dell'anime vero e proprio; ora vi esporrò la mia teoria personale.
Questo anime è realizzato in una maniera molto particolare poiché alle prime puntate d'azione seguono le ultime che spiegano infine il significato dell'opera. In sintesi questa è un anime che vuole dare un profondo insegnamento di vita spiegando alle persone come uscire dalla depressione e dalla sofferenza cronica. In particolare si rivolge agli adolescenti, anche se, a causa della difficoltà di comprensione di alcune tematiche, è adatto ad aiutare solo una piccola parte degli adolescenti depressi. I suoi effetti "terapeutici" però sono adatti a persone di tutte le età che la guardino con la dovuta attenzione e predisposizione mentale. Di seguito spiegherò la filosofia che, a mio avviso, sottende l'opera, ma per farlo dovrò svelarne il finale rovinando gran parte della sorpresa, uomo avvisato mezzo salvato ;).
Tutto Evangelion ad esclusione dell'ultima puntata è un sogno del protagonista (il quale si sveglia nell'ultima puntata) che sogna una storia fantastica con tutte le persone che conosce (e alcune che non conosce) che quindi assumono le caratteristiche della rappresentazione mentale del protagonista nei loro confronti, oltre ovviamente alla depressione profonda che attanaglia il protagonista. Infatti il protagonista soffre profondamente credendo che nessuno lo stimi e tutti lo considerino inutile e l'ignorino, l'unico modo che trova per farsi apprezzare è fare quello che gli altri gli dicono, in particolare pilotare degli enormi robot biomeccanici chiamati EVA (e che infatti sono stati creati da una parte di ADAM il "Dio" che ha piombato il mondo nel caos poiché l'uomo aveva tentato di impossessarsi di lui). Una delle domande ricorrenti della serie è "perché piloti l'EVA?" infatti il ragazzo non vuole accettare che egli lo pilota per piacere agli altri e per essere accettato da loro. Proprio questo è il punto centrale della serie, infatti spesso gli adolescenti (ma anche gli adulti) si trovano a pensare cose del tipo: "se fossi un pilota di formula uno allora sì che tutti mi stimerebbero", "se fossi l'unico pilota di un robot che salva la Terra allora sì che tutti mi stimerebbero", "se fossi il migliore nel mio lavoro allora sì che tutti mi stimerebbero". Nella serie il protagonista si trova proprio a fare una cosa unica e a salvare la Terra più e più volte, ma la sua depressione non migliora, anzi. E' allora che si inserisce la spiegazione per gli adolescenti (e gli adulti): se noi ci colleghiamo a cose esterne a noi non potremmo mai essere felici. (Infatti questa è la fine che fa la pilota di EVA Asuka che aveva puntato tutte le sue aspettative nel pilotare il robot finendo per cadere in un baratro quando ne perde la capacità, il protagonista invece si trova sul punto di farlo incitato dallo stesso EVA che gli chiede ripetutamente "vuoi essere una cosa sola con me?" mostrando al protagonista proprio le persone a lui più care, chiara rappresentazione della fusione con l'EVA come mezzo per essere amato; infatti il protagonista riuscirà a rifiutare solo quando sentirà la sua tutrice piangere per la perdita del protagonista come essere umano e non come pilota di EVA). Allora la felicità va cercata dentro di noi, per trovarla ci sono due strade. La prima è molto semplice, consiste nell'isolarsi all'interno della propria anima (impenetrabile grazie a quello che nell'anime si chiama AT Field e si vede per gli angeli) e vivere in un mondo proprio dove si è soli e quindi si è onnipotenti. L'Individuo acquistando così la volontà di potenza diviene felice e invincibile, tuttavia questa scelta di diventare un individuo assoluto presenta 2 problemi strettamente collegati; per primo chiudendosi nella propria anima si rimane soli, e per secondo rimanendo soli non si hanno più termini di paragone quindi si perde ogni capacità di conoscere se stessi diventando destinati a rimanere informi anche se padroni del proprio mondo. Il secondo metodo di raggiungimento della felicità è invece facilissimo da comprendere per chiunque conosca Pirandello; esso consiste nel comprendere che ognuno ha per forza di cose una visione limitata e parziale del mondo (ognuno ha la sua propria realtà), se in questa visione applichiamo un'ottica sofferente e triste per forza di cose saremmo depressi, se invece in essa applichiamo un ottica felice e non svilente per noi stessi, allora saremmo felici anche nelle relazioni con gli altri. In poche parole se pensiamo di non aver nessun valore, effettivamente per la nostra visione della realtà noi non abbiamo nessun valore, ma se invece pensiamo di avere e troviamo un valore per noi stessi allora non potremo che essere felici. Quello che ci vuole dire questo anime è che la felicità è esclusivamente interiore alla nostra anima e che è impossibile da trovare se cercata negli orpelli esterni a noi. Una volta riusciti a capire questo noi saremo felici e riusciremmo ad avere ottime relazioni umane con le altre persone, relazioni non basate sul nostro servilismo, ma su veri sentimenti d'affetto. Si potrebbe anche pensare che il "progetto per il perfezionamento dell'uomo", nominato nella storia, trascenda la storia stessa e sia quello di far capire allo spettatore che la felicità è ottenibile semplicemente ed esclusivamente con un lavoro sulla propria anima. Dunque la storia degli Eva passerebbe in secondo piano e questo anime sarebbe un anime sulla maturazione di un ragazzo depresso che finalmente trova la felicità, salvandosi e salvando coloro che lo ascoltano.
Valutazione 9 (semplicemente perché un po' troppo monotematico)
BiancoFulmine
<a href="http://biancofulmine.myblog.it/archive/2008/06/15/neon-genesis-evangelion.html">http://biancofulmine.myblog.it/archive/2008/06/15/neon-genesis-evangelion.html</a>
Saluti a tutti
Premetto che, dal mio punto di vista, la storia di robottoni ed angeli (con elementi cabalistici gettati un po' alla rinfusa) è marginale ai fini dell'opera, viene cioè utilizzata semplicemente come contorno al significato dell'anime vero e proprio; ora vi esporrò la mia teoria personale.
Questo anime è realizzato in una maniera molto particolare poiché alle prime puntate d'azione seguono le ultime che spiegano infine il significato dell'opera. In sintesi questa è un anime che vuole dare un profondo insegnamento di vita spiegando alle persone come uscire dalla depressione e dalla sofferenza cronica. In particolare si rivolge agli adolescenti, anche se, a causa della difficoltà di comprensione di alcune tematiche, è adatto ad aiutare solo una piccola parte degli adolescenti depressi. I suoi effetti "terapeutici" però sono adatti a persone di tutte le età che la guardino con la dovuta attenzione e predisposizione mentale. Di seguito spiegherò la filosofia che, a mio avviso, sottende l'opera, ma per farlo dovrò svelarne il finale rovinando gran parte della sorpresa, uomo avvisato mezzo salvato ;).
Tutto Evangelion ad esclusione dell'ultima puntata è un sogno del protagonista (il quale si sveglia nell'ultima puntata) che sogna una storia fantastica con tutte le persone che conosce (e alcune che non conosce) che quindi assumono le caratteristiche della rappresentazione mentale del protagonista nei loro confronti, oltre ovviamente alla depressione profonda che attanaglia il protagonista. Infatti il protagonista soffre profondamente credendo che nessuno lo stimi e tutti lo considerino inutile e l'ignorino, l'unico modo che trova per farsi apprezzare è fare quello che gli altri gli dicono, in particolare pilotare degli enormi robot biomeccanici chiamati EVA (e che infatti sono stati creati da una parte di ADAM il "Dio" che ha piombato il mondo nel caos poiché l'uomo aveva tentato di impossessarsi di lui). Una delle domande ricorrenti della serie è "perché piloti l'EVA?" infatti il ragazzo non vuole accettare che egli lo pilota per piacere agli altri e per essere accettato da loro. Proprio questo è il punto centrale della serie, infatti spesso gli adolescenti (ma anche gli adulti) si trovano a pensare cose del tipo: "se fossi un pilota di formula uno allora sì che tutti mi stimerebbero", "se fossi l'unico pilota di un robot che salva la Terra allora sì che tutti mi stimerebbero", "se fossi il migliore nel mio lavoro allora sì che tutti mi stimerebbero". Nella serie il protagonista si trova proprio a fare una cosa unica e a salvare la Terra più e più volte, ma la sua depressione non migliora, anzi. E' allora che si inserisce la spiegazione per gli adolescenti (e gli adulti): se noi ci colleghiamo a cose esterne a noi non potremmo mai essere felici. (Infatti questa è la fine che fa la pilota di EVA Asuka che aveva puntato tutte le sue aspettative nel pilotare il robot finendo per cadere in un baratro quando ne perde la capacità, il protagonista invece si trova sul punto di farlo incitato dallo stesso EVA che gli chiede ripetutamente "vuoi essere una cosa sola con me?" mostrando al protagonista proprio le persone a lui più care, chiara rappresentazione della fusione con l'EVA come mezzo per essere amato; infatti il protagonista riuscirà a rifiutare solo quando sentirà la sua tutrice piangere per la perdita del protagonista come essere umano e non come pilota di EVA). Allora la felicità va cercata dentro di noi, per trovarla ci sono due strade. La prima è molto semplice, consiste nell'isolarsi all'interno della propria anima (impenetrabile grazie a quello che nell'anime si chiama AT Field e si vede per gli angeli) e vivere in un mondo proprio dove si è soli e quindi si è onnipotenti. L'Individuo acquistando così la volontà di potenza diviene felice e invincibile, tuttavia questa scelta di diventare un individuo assoluto presenta 2 problemi strettamente collegati; per primo chiudendosi nella propria anima si rimane soli, e per secondo rimanendo soli non si hanno più termini di paragone quindi si perde ogni capacità di conoscere se stessi diventando destinati a rimanere informi anche se padroni del proprio mondo. Il secondo metodo di raggiungimento della felicità è invece facilissimo da comprendere per chiunque conosca Pirandello; esso consiste nel comprendere che ognuno ha per forza di cose una visione limitata e parziale del mondo (ognuno ha la sua propria realtà), se in questa visione applichiamo un'ottica sofferente e triste per forza di cose saremmo depressi, se invece in essa applichiamo un ottica felice e non svilente per noi stessi, allora saremmo felici anche nelle relazioni con gli altri. In poche parole se pensiamo di non aver nessun valore, effettivamente per la nostra visione della realtà noi non abbiamo nessun valore, ma se invece pensiamo di avere e troviamo un valore per noi stessi allora non potremo che essere felici. Quello che ci vuole dire questo anime è che la felicità è esclusivamente interiore alla nostra anima e che è impossibile da trovare se cercata negli orpelli esterni a noi. Una volta riusciti a capire questo noi saremo felici e riusciremmo ad avere ottime relazioni umane con le altre persone, relazioni non basate sul nostro servilismo, ma su veri sentimenti d'affetto. Si potrebbe anche pensare che il "progetto per il perfezionamento dell'uomo", nominato nella storia, trascenda la storia stessa e sia quello di far capire allo spettatore che la felicità è ottenibile semplicemente ed esclusivamente con un lavoro sulla propria anima. Dunque la storia degli Eva passerebbe in secondo piano e questo anime sarebbe un anime sulla maturazione di un ragazzo depresso che finalmente trova la felicità, salvandosi e salvando coloro che lo ascoltano.
Valutazione 9 (semplicemente perché un po' troppo monotematico)
BiancoFulmine
<a href="http://biancofulmine.myblog.it/archive/2008/06/15/neon-genesis-evangelion.html">http://biancofulmine.myblog.it/archive/2008/06/15/neon-genesis-evangelion.html</a>
Saluti a tutti
Genere: Seinen, psicologico, mecha, fantascienza apocalittica
Episodi: 26
Tipo: Serie TV
Tratto da: Serie originale
Prodotto da : GAINAX
Periodo di trasmissione: TV Tokyo 4 ottobre 1995 – 27 marzo 1996
Disponibilità in italiano: Dynit
Sequel, OVA e varie: Fino ad ora sono usciti 3 film, Neon Genesis Evangelion: Death and Rebirth (1997, mega riassuntone), The End of Evangelion (1997, finale alternativo), Rebuilt of Evangelion: you are [not] alone (2007, primo film di un progetto che ne prevede 4, una completa rivisitazione della serie).
<b>Trama</b>: Nel 2000 un cataclisma noto col nome di second impact sciolse i ghiacciai dell'antartide sconvolgendo la terra e i suoi abitanti. La popolazione mondiale, per la guerra, gli sconvolgimenti climatici, venne dimezzata.
Quindici anni dopo, Shinji un ragazzino nato nell'anno del second impact viene chiamato dal padre che lo aveva abbandonato da piccolo (Con una valigia di fumo e niente cartine XD) nella città di Neo-tokyo3, lì incontra Misato Katsuragi, dipendente della NERV (di cui il padre di shinji è membro) una società che si occupa di difendere la terra dagli Angeli, esseri mandati da Dio per generare un altro cataclisma: il third impact. Shinji dovrà salire contro la sua volontà in quello che sembra un mostruoso robot gigante e combattere gli angeli. Collaborando in primis con Rei Ayanami, una misteriosa e taciturna ragazza che sembra avere un buon rapporto con il padre di Shinji, e poi anche con Asuka Soryu Langley, una ragazza all'apparenza forte e piena di energia, combatterà contro gli angeli, ma sopratutto contro se stesso. La trama, che detta così sembra molto shonen, a poco a poco prenderà una piaga sempre più profonda e psicologica, fino a giungere ad una fine che vi vi sconvolgerà o in un modo o in un altro.
<b>Giudizio personale</b>:
Evangelion è la mia serie preferita e non posso evitare di dargli 10. Il finale non è un finale è una sega mentale assurda e non si capisce nulla, il budget negli ultimi episodi era ridottissimo quindi i disegni non erano un gran ché anzi spesso venivano utilizzate le stesse scene. Oggettivamente non merita 10. Ma è l' Anime. Ha fatto storia. Senza Eva non avremmo personaggi come Nagato, Lain... Non ci sarebbe la diatriba "chi è meglio Asuka o Rei?" non ci sarebbero state tutte quelle serie con personaggi idioti come Shinji che stanno a farsi seghe mentali per 45 episodi (e forse qua qualcuno dice: forse era meglio asd), insomma è un MUST oramai. Una serie che tutti dovrebbero vedere, otaku e non, per essere amata, adorata, disprezzata o odiata.
--- Voti
STORIA: 9
PERSONAGGI: 9
AMBIENTAZIONE: 9
DISEGNO 8:
GENERALE: 10
Episodi: 26
Tipo: Serie TV
Tratto da: Serie originale
Prodotto da : GAINAX
Periodo di trasmissione: TV Tokyo 4 ottobre 1995 – 27 marzo 1996
Disponibilità in italiano: Dynit
Sequel, OVA e varie: Fino ad ora sono usciti 3 film, Neon Genesis Evangelion: Death and Rebirth (1997, mega riassuntone), The End of Evangelion (1997, finale alternativo), Rebuilt of Evangelion: you are [not] alone (2007, primo film di un progetto che ne prevede 4, una completa rivisitazione della serie).
<b>Trama</b>: Nel 2000 un cataclisma noto col nome di second impact sciolse i ghiacciai dell'antartide sconvolgendo la terra e i suoi abitanti. La popolazione mondiale, per la guerra, gli sconvolgimenti climatici, venne dimezzata.
Quindici anni dopo, Shinji un ragazzino nato nell'anno del second impact viene chiamato dal padre che lo aveva abbandonato da piccolo (Con una valigia di fumo e niente cartine XD) nella città di Neo-tokyo3, lì incontra Misato Katsuragi, dipendente della NERV (di cui il padre di shinji è membro) una società che si occupa di difendere la terra dagli Angeli, esseri mandati da Dio per generare un altro cataclisma: il third impact. Shinji dovrà salire contro la sua volontà in quello che sembra un mostruoso robot gigante e combattere gli angeli. Collaborando in primis con Rei Ayanami, una misteriosa e taciturna ragazza che sembra avere un buon rapporto con il padre di Shinji, e poi anche con Asuka Soryu Langley, una ragazza all'apparenza forte e piena di energia, combatterà contro gli angeli, ma sopratutto contro se stesso. La trama, che detta così sembra molto shonen, a poco a poco prenderà una piaga sempre più profonda e psicologica, fino a giungere ad una fine che vi vi sconvolgerà o in un modo o in un altro.
<b>Giudizio personale</b>:
Evangelion è la mia serie preferita e non posso evitare di dargli 10. Il finale non è un finale è una sega mentale assurda e non si capisce nulla, il budget negli ultimi episodi era ridottissimo quindi i disegni non erano un gran ché anzi spesso venivano utilizzate le stesse scene. Oggettivamente non merita 10. Ma è l' Anime. Ha fatto storia. Senza Eva non avremmo personaggi come Nagato, Lain... Non ci sarebbe la diatriba "chi è meglio Asuka o Rei?" non ci sarebbero state tutte quelle serie con personaggi idioti come Shinji che stanno a farsi seghe mentali per 45 episodi (e forse qua qualcuno dice: forse era meglio asd), insomma è un MUST oramai. Una serie che tutti dovrebbero vedere, otaku e non, per essere amata, adorata, disprezzata o odiata.
--- Voti
STORIA: 9
PERSONAGGI: 9
AMBIENTAZIONE: 9
DISEGNO 8:
GENERALE: 10
Un vero e proprio capolavoro dalla prima puntata alla ventesima, capace di tenerti incollato allo schermo e di voler vedere assolutamente cosa accade dopo, poi uno schianto. Una serie di scelte inspiegabili portano l'anime ad un finale insulso, che lascia l'amaro in bocca. La ricerca maniacale della risposta a ogni domanda, il passato di ogni personaggio spiegato nei minimi dettagli e la voglia di dare risposte a quesititi teologico-filosofici irrisolvibili. Tutto questo porta a un finale lento, noioso, che non coinvolge sul piano emotivo e costringe ad una riflessione esagerata per cercare di dare un senso (che non c'è) alle ultime 6 puntate. Non era meglio lasciare qualcosa di oscuro sul passato dei personaggi? Non era meglio non investigare cosi a fondo nella psiche di ogni personaggio? Non era meglio lasciare all'immaginazione dell'appassionato la ricerca delle risposte ad alcune domande?
A mio parere un finale "alla Cowboy Bebop" avrebbe decisamente consacrato questo anime come il padre di tutti gli anime. Un finale che non entrava cosi a fondo nel passato dei personaggi, con un bello scontro finale che si concludeva nella maturazione decisiva del personaggio mentre si sacrificava per il bene di qualcun'altro. Un finale più epico. Un finale meno filosofico. Un vero finale.
A mio parere un finale "alla Cowboy Bebop" avrebbe decisamente consacrato questo anime come il padre di tutti gli anime. Un finale che non entrava cosi a fondo nel passato dei personaggi, con un bello scontro finale che si concludeva nella maturazione decisiva del personaggio mentre si sacrificava per il bene di qualcun'altro. Un finale più epico. Un finale meno filosofico. Un vero finale.
Evangelion ha davvero poco di mecha, considerando infatti che, come la storia suggerisce, questi demoniaci prototipi umanoidi non sono nient'altro che veri e propri esseri umani, dotati tra l'altro di anima e di interno completamente organico. I protagonisti di Evangelion sono probabilmente i personaggi più famosi della storia degli anime, e se da un lato dipende molto dalla particolare avvenenza delle tre fanciulle che circondano Shinji (comunque ingiustificate, visto che ci sono personaggi decisamente più procaci per opere di target completamente diverso, ma che difficilmente tengono il confronto con un' Asuka Soryu o una Rei Ayanami), dall'altro, anzi, completamente, dipende dalla loro caratterizzazione a tutto tondo, concentratamene introspettiva. Ecco che non risulta difficile a nessuno quindi prendere in antipatia Shinji, vista sua eccessiva fragilità descritta nei suoi atteggiamenti di obbedienza e di estraneità; oppure amare Rei, unico personaggio veramente stabile e concreto, preda del suo io, ma anche capace di trovare la sua umanità "Nelle lacrime".
I comportamenti dei personaggi non risultano affatto realistici.
Risultano CONSONI e NECESSARI alla situazione, vissuta in prima persona anche dallo spettatore, per via del fascino irresistibile che l'intero involucro evangeliano comunque esprime.
Le "Seghe Mentali" tanto sbandierate da chi l'ha visto, da chi non l'ha visto, da chi l'ha visto a metà e da chi ha visto anche l'invisibile in realtà non esistono. Si tratta semplicemente di introspezione psicologica, uno strumento narrativo inventato duecento anni fa da un certo Joyce che, se si ha un minimo di consapevolezza, si può gustare con la massima armonia possibile, senza rischiare di esserne avvinghiati. Chi infatti non riesce a capire Evangelion è chi l'ha capito benissimo, e non sa rispondere alle poche domande che quest'anime propone. "Perchè piloto l'eva?" "Chi sono io?".
E' ovvio che cercare di non rispondere a queste domande ma lasciare tutto ai protagonisti è un chiaro fraintendimento dell'opera di Anno. Che, alla fine dell'anime, fa addirittura le congratulazioni a tutti i Children.
E, per come l'ho interpretato io, non ci vuole un mago per capire a chi si riferisca.
Infine, una nota di merito per il character design, a mio parere davvero molto bello.
I colori, che si fanno vedere principalmente nei combattimenti a dir poco epici di quest'anime sono anch'essi di elevata qualità, per quanto comunque in alcune scene ci sia un calo di questi, e alcune volte si rischia di incappare in fotogrammi davvero spenti.
Colonna sonora meravigliosa.
I comportamenti dei personaggi non risultano affatto realistici.
Risultano CONSONI e NECESSARI alla situazione, vissuta in prima persona anche dallo spettatore, per via del fascino irresistibile che l'intero involucro evangeliano comunque esprime.
Le "Seghe Mentali" tanto sbandierate da chi l'ha visto, da chi non l'ha visto, da chi l'ha visto a metà e da chi ha visto anche l'invisibile in realtà non esistono. Si tratta semplicemente di introspezione psicologica, uno strumento narrativo inventato duecento anni fa da un certo Joyce che, se si ha un minimo di consapevolezza, si può gustare con la massima armonia possibile, senza rischiare di esserne avvinghiati. Chi infatti non riesce a capire Evangelion è chi l'ha capito benissimo, e non sa rispondere alle poche domande che quest'anime propone. "Perchè piloto l'eva?" "Chi sono io?".
E' ovvio che cercare di non rispondere a queste domande ma lasciare tutto ai protagonisti è un chiaro fraintendimento dell'opera di Anno. Che, alla fine dell'anime, fa addirittura le congratulazioni a tutti i Children.
E, per come l'ho interpretato io, non ci vuole un mago per capire a chi si riferisca.
Infine, una nota di merito per il character design, a mio parere davvero molto bello.
I colori, che si fanno vedere principalmente nei combattimenti a dir poco epici di quest'anime sono anch'essi di elevata qualità, per quanto comunque in alcune scene ci sia un calo di questi, e alcune volte si rischia di incappare in fotogrammi davvero spenti.
Colonna sonora meravigliosa.
Mi sono avvicinato a questo anime che ero poco più di un bambino. Ovviamente da prima ero affascinato solo dalle epiche battaglie degli Eva. Ma andando avanti mi sono reso conto che possedeva una trama e innumerevoli sottotrame che lo rendevano ancor più grandioso di quando mi soffermavo solo sulla parte estetica. Neon Genesis Evangelion non è solo l'anime migliore di tutti i tempi, ma è anche una delle opere grafiche più belle è complicate della storia non secondo a nessun capolavoro cinematografico. Lo consiglio a tutti, dai più grandi ai più giovani. Seguire Evangelion, appasionarsi e crescerci insieme è stata l'esperienza più gratificante della mia carriera audiovisiva. Non troverete mai da nessuna parte, fra i capolavori dell'animazione nipponica che sono davvero molti (da Miyazaki a Trigun, da Death Note a Saint Seiya), qualcosa che vi entusiasmi a tal punto. Vi dò la mia parola d'onore!
Evangelion è la serie più profonda di tutti i tempi: densa di alta Filosofia, stupende riflessioni psicologiche e, non ultimo, vari riferimenti alla Spiritualità occidentale di stampo cabalistico.
In vista di tutto ciò, ritengo che non la si debba valutare come qualsiasi altra serie. Come hanno fatto, aggiungo, le numerose persone che (non capendolo vuoi per superficialità vuoi per ignoranza dei temi trattati in esso), ne hanno criticato il finale.
Per una serie di questo spessore non ci si poteva aspettare la classica fine di qualsiasi serie robotica (e aggiungo che definire Evangelion una serie robotica sarebbe alquanto riduttivo!), ovvero il combattimento con il Boss finale di turno (che in questo caso avrebbe, per coerenza, dovuto essere il Dio biblico!!!). Al contrario, ben venga questo finale che scava nell'Anima facendoci intuire che il vero e peggior nemico dell'umanità è il senso di egoistica e narcisistica separazione da tutto ciò che ci circonda!!!
Tra l'altro, va detto che chi non riusciva a sopportare il vuoto di trama esistente tra il 24° episodio e i due successivi (quelli finali) ha trovato soddisfatta la sua sete di chiarimenti attraverso il Film "The End of Eva", che collega perfettamente il 24° episodio della serie agli ultimi due. Questo è infatti, per me, l'ordine giusto in cui collocare il tutto; provate per credere: guardatevi prima gli Episodi 1 - 24, poi il Film "The End of Eva" e infine gli Episodi 25 e 26. Sono sicuro che allora anche i più critici capiranno di aver peccato di semplicismo nel valutare il finale di questa magnifica serie!
In vista di tutto ciò, ritengo che non la si debba valutare come qualsiasi altra serie. Come hanno fatto, aggiungo, le numerose persone che (non capendolo vuoi per superficialità vuoi per ignoranza dei temi trattati in esso), ne hanno criticato il finale.
Per una serie di questo spessore non ci si poteva aspettare la classica fine di qualsiasi serie robotica (e aggiungo che definire Evangelion una serie robotica sarebbe alquanto riduttivo!), ovvero il combattimento con il Boss finale di turno (che in questo caso avrebbe, per coerenza, dovuto essere il Dio biblico!!!). Al contrario, ben venga questo finale che scava nell'Anima facendoci intuire che il vero e peggior nemico dell'umanità è il senso di egoistica e narcisistica separazione da tutto ciò che ci circonda!!!
Tra l'altro, va detto che chi non riusciva a sopportare il vuoto di trama esistente tra il 24° episodio e i due successivi (quelli finali) ha trovato soddisfatta la sua sete di chiarimenti attraverso il Film "The End of Eva", che collega perfettamente il 24° episodio della serie agli ultimi due. Questo è infatti, per me, l'ordine giusto in cui collocare il tutto; provate per credere: guardatevi prima gli Episodi 1 - 24, poi il Film "The End of Eva" e infine gli Episodi 25 e 26. Sono sicuro che allora anche i più critici capiranno di aver peccato di semplicismo nel valutare il finale di questa magnifica serie!
Un giorno, o meglio, un bel giorno, venni a conoscenza dell'esistenza di questo anime. Neon Genesis Evangelion. Sicuramente un titolo diverso dagli altri, così cercai su wikipedia il significato del titolo e mi venne fuori il suddetto titolo: Vangelo della nuova era.
Subito come una calamita fui attratto da questo anime, che mi portò a passare giorni a pensare e a farmi domande su domande su quell'anime.
Meglio iniziare a parlare dell'anime in sè. Basti dire che è il più bell'anime che ho mai visto: unico. La trama già è ben sviluppata, diversa da tutti gli altri anime, poi si capisce il vero intento dello scrittore dell'anime. Infatti non è raccontare la storia il suo intento, ma usa la trama come mezzo per analizzare la psicologia dei personaggi principali dell'Anime.
Molti hanno fatto teorie sul vero significato dell'anime. Perchè Neon Genesis Evangelion non è un'anime qualunque. E' pieno zeppo di significati intrinsechi, i dialoghi sono perfettamente studiati, e spesso lasciano riflettere.
La caratteristica principale dell'anime è quella che ho detto all'inizio. Non è narrare una storia, ma attraverso la storia studiare la psicologia dei personaggi principali, questo ci lascia capire l'originalità del disegnatore.
Ma non per questo la trama lascia a desiderare, anzi. Arriva proprio qui il bello. I fan di quest'anime sono anche più interessati alla trama della storia, tanto fosse interessante, che al vero intento del disegnatore dell'Anime Yoshiyuki Sadamoto.
Infatti gli ultimi due episodi dell'anime, dove si immagina si spieghino un sacco di cose, non si parla quasi minimamente della trama. Questo ha fatto imbufalire diversi fan. In Giappone ci sono state vere e proprie proteste per il fatto che la trama fosse lasciata un po'... così, a chi volesse intendere. Questo ha forzato il disegnatore a rimediare. I fan chiedevano un'altra serie dell'anime, ma fu tutto inutile. Probabilmente per mancanza di fondi, il disegnatore ha dovuto ripiegare su un film (teoricamente dovrebbero essere due, ma uno non è altro che il recap di tutto quello che è successo nei ventiquattro episodi, e fatto pure abbastanza male).
Questo Film lascia una fine assurda, rovinando tutto quello che Yoshiyuki Sadamoto aveva per ben lavorato durante l'anime. Come ho detto prima, non era intenzione del disegnatore fare un film, pertanto non lo considero, anche se lo ho visto ma con relativo interesse. Niente da togliere al film, ben fatto, ma la trama lascia un po così.
Dunque, voglio valutare l'anime in sè e per sè. Splendido, unico, fantastico.
<b>Trama</b> (Complessità trama, qualità trama, interesse che suscita, suspence che lascia): 10
Neon Genesis Evangelion ha una trama UNICA nel suo genere, è di una velocità impressionante. Non perde tempo in sottigliezze, ma fila liscio come l'olio. Non ci si può permettere i lusso di distrarsi. Anche distrarsi un solo minuto vorrebbe significare non capire una cosa importante. E non è come i soliti anime, non si ribadiscono le cose due volte, quindi si deve stare in tensione. La complessità della trama è eccezionale, e di seguito eccezionale è anche la sua qualità. Il voto massimo è di dovere.
<b>Personaggi</b> (Qualità dei personaggi, ben studiati, interesse che provocano): 10
Basti pensare che l'obiettivo dell'anime è focalizzato sull'analisi della psiche dei personaggi principali. I personaggi sono uno più interessante dell'altro. Studiati alla perfezione hanno dato un risultato PERFETTO.
<b>Humor</b> (Intensità e Qualità): 8.5
L''Humor è abbastanza presente, e di alta qualità. Alcune scene sono spassosissime, peccato che è quasi totalmente assente verso le ultime puntate. Ma del resto, è giusto così. L'Humor alla fine sarebbe stato inutile e fuori luogo. Ad ogni modo, non posso dare più di 8.5.
<b>Originalità</b> (Innovazioni, Originalità): 9
Che dire? La trama, l'innovazione dell'analisi della psiche dei personaggi, è del tutto innovativo. Nessuno aveva mai pensato a fare un anime del genere. Pertanto è di dovere votare almeno 9.
<b>Disegni</b> (Qualità disegni, attenzione particolari): 9.5
L'attenzione ai particolari è molto ben sviluppata, forse la migliore mai vista. La qualità dei disegni è molto alta. Chi se non Yoshiyuki Sadamoto poteva disegnare aerei, evangelion, con quell'accuratezza unica nei particolari?
<b>Sonoro</b> (Soundtrack, Suoni, Opening, Ending, Voci): 10
Opening ed ending sono capolavori, così come le OST, che comprendono anche eccezionale musica classica perfettamente calate nelle puntate. Le voci italiane sono molto azzeccate, e quelle jappo, seppure le ho sentite solo nel film, vestono bene i personaggi, specialmente Asuka xP
<b>Voto Finale</b>: 10
Il 10 è totalmente meritato. Neon Genesis : Evangelion è un anime composto da 26 episodi, ed è, per quanto mi riguarda, CALDAMENTE CONSIGLIATO.
Anzi si può dire che chi viene a conoscenza dell'esistenza di questo anime e non lo vede è un criminale. XD
Subito come una calamita fui attratto da questo anime, che mi portò a passare giorni a pensare e a farmi domande su domande su quell'anime.
Meglio iniziare a parlare dell'anime in sè. Basti dire che è il più bell'anime che ho mai visto: unico. La trama già è ben sviluppata, diversa da tutti gli altri anime, poi si capisce il vero intento dello scrittore dell'anime. Infatti non è raccontare la storia il suo intento, ma usa la trama come mezzo per analizzare la psicologia dei personaggi principali dell'Anime.
Molti hanno fatto teorie sul vero significato dell'anime. Perchè Neon Genesis Evangelion non è un'anime qualunque. E' pieno zeppo di significati intrinsechi, i dialoghi sono perfettamente studiati, e spesso lasciano riflettere.
La caratteristica principale dell'anime è quella che ho detto all'inizio. Non è narrare una storia, ma attraverso la storia studiare la psicologia dei personaggi principali, questo ci lascia capire l'originalità del disegnatore.
Ma non per questo la trama lascia a desiderare, anzi. Arriva proprio qui il bello. I fan di quest'anime sono anche più interessati alla trama della storia, tanto fosse interessante, che al vero intento del disegnatore dell'Anime Yoshiyuki Sadamoto.
Infatti gli ultimi due episodi dell'anime, dove si immagina si spieghino un sacco di cose, non si parla quasi minimamente della trama. Questo ha fatto imbufalire diversi fan. In Giappone ci sono state vere e proprie proteste per il fatto che la trama fosse lasciata un po'... così, a chi volesse intendere. Questo ha forzato il disegnatore a rimediare. I fan chiedevano un'altra serie dell'anime, ma fu tutto inutile. Probabilmente per mancanza di fondi, il disegnatore ha dovuto ripiegare su un film (teoricamente dovrebbero essere due, ma uno non è altro che il recap di tutto quello che è successo nei ventiquattro episodi, e fatto pure abbastanza male).
Questo Film lascia una fine assurda, rovinando tutto quello che Yoshiyuki Sadamoto aveva per ben lavorato durante l'anime. Come ho detto prima, non era intenzione del disegnatore fare un film, pertanto non lo considero, anche se lo ho visto ma con relativo interesse. Niente da togliere al film, ben fatto, ma la trama lascia un po così.
Dunque, voglio valutare l'anime in sè e per sè. Splendido, unico, fantastico.
<b>Trama</b> (Complessità trama, qualità trama, interesse che suscita, suspence che lascia): 10
Neon Genesis Evangelion ha una trama UNICA nel suo genere, è di una velocità impressionante. Non perde tempo in sottigliezze, ma fila liscio come l'olio. Non ci si può permettere i lusso di distrarsi. Anche distrarsi un solo minuto vorrebbe significare non capire una cosa importante. E non è come i soliti anime, non si ribadiscono le cose due volte, quindi si deve stare in tensione. La complessità della trama è eccezionale, e di seguito eccezionale è anche la sua qualità. Il voto massimo è di dovere.
<b>Personaggi</b> (Qualità dei personaggi, ben studiati, interesse che provocano): 10
Basti pensare che l'obiettivo dell'anime è focalizzato sull'analisi della psiche dei personaggi principali. I personaggi sono uno più interessante dell'altro. Studiati alla perfezione hanno dato un risultato PERFETTO.
<b>Humor</b> (Intensità e Qualità): 8.5
L''Humor è abbastanza presente, e di alta qualità. Alcune scene sono spassosissime, peccato che è quasi totalmente assente verso le ultime puntate. Ma del resto, è giusto così. L'Humor alla fine sarebbe stato inutile e fuori luogo. Ad ogni modo, non posso dare più di 8.5.
<b>Originalità</b> (Innovazioni, Originalità): 9
Che dire? La trama, l'innovazione dell'analisi della psiche dei personaggi, è del tutto innovativo. Nessuno aveva mai pensato a fare un anime del genere. Pertanto è di dovere votare almeno 9.
<b>Disegni</b> (Qualità disegni, attenzione particolari): 9.5
L'attenzione ai particolari è molto ben sviluppata, forse la migliore mai vista. La qualità dei disegni è molto alta. Chi se non Yoshiyuki Sadamoto poteva disegnare aerei, evangelion, con quell'accuratezza unica nei particolari?
<b>Sonoro</b> (Soundtrack, Suoni, Opening, Ending, Voci): 10
Opening ed ending sono capolavori, così come le OST, che comprendono anche eccezionale musica classica perfettamente calate nelle puntate. Le voci italiane sono molto azzeccate, e quelle jappo, seppure le ho sentite solo nel film, vestono bene i personaggi, specialmente Asuka xP
<b>Voto Finale</b>: 10
Il 10 è totalmente meritato. Neon Genesis : Evangelion è un anime composto da 26 episodi, ed è, per quanto mi riguarda, CALDAMENTE CONSIGLIATO.
Anzi si può dire che chi viene a conoscenza dell'esistenza di questo anime e non lo vede è un criminale. XD
Evangelion si può semplicente definire una pietra milare dell'animazione giapponese e anche se può piacere o no un vero otaku dovrebbe almeno vederlo. Per me è un vero capolavoro che è stato capace di farsi apprezzare a prescindere dal fatto che il genere robotico non è il mio preferito.
Per quanto riguarda i personaggi sono molto ben caratterizzati e questo consente ad Hideaki Anno di poter fare delle riflessioni sulla loro psicologia. In questo capolavororo c'è bisogno del microscopio per scorgerne difetti, di sicuro uno dei migliori anime da me visti.
Per quanto riguarda i personaggi sono molto ben caratterizzati e questo consente ad Hideaki Anno di poter fare delle riflessioni sulla loro psicologia. In questo capolavororo c'è bisogno del microscopio per scorgerne difetti, di sicuro uno dei migliori anime da me visti.
Beh, che dire, per me NGE è un capolavoro assoluto, che ho amato alla follia. Sforzandomi di essere obiettivo comunque posso dire che la caratterizzazione dei personaggi è quanto di più completo che si possa trovare nell'universo degli anime, e alla fine sembra quasi di conoscerli. La storia è complessa e contorta, è vero, e di certo comprenderla in prima battuta è quasi impossibile. Ma personalmente lo considero un pregio, e dà un piacere particolare scoprire nuove chiavi di lettura o intuire significati nascosti. A questo proposito aiutano molto i vari siti internet dedicati a eva, ma non c'è niente che non possa essere compreso semplicemente guardando l'anime con attenzione. E parlo di un anime dove nulla è lasciato al caso, dove ogni singola frase è ricca di significato e fondamentale per capire una parte della trama. E ricchi di significato lo sono anche i silenzi, tipici del cinema giapponese d'autore (Kurosawa, Ono, Kitano, ecc), che tanto hanno scandalizzato e hanno fatto odiare quest'opera. Certo, se si cerca solo un po' di svago, è meglio guardare altrove. Ma se si è disposti ad un minimo di impegno per potersi calare in un mondo incredibilmente coinvolgente e emozionante, non privo di riflessioni filosofiche ed esistenziali, beh, fino ad ora non si è visto niente come evangelion. Non so, forse per apprezzarlo veramente bisognerebbe essere un po' paranoici come il protagonista, chi lo sa. Di certo vale la pena guardarlo, per lo meno perchè è una pietra miliare nella storia dell'animazione, e dalla quale hanno preso spunto centinaia di altre opere che non sono arrivate neppure a sfiorare i suoi livelli. Fate vobis.
Sicuramente il solo fatto che alcuni diano 4 e altri 10, già significa che è un capolavoro, perchè muove le masse e le opinioni come pochi altri anime hanno fatto. Detto questo, stiamo parlando di una pietra miliare dell'animazione Giapponese, dalla trama intricata e spettacolare, con misteri alla base di tutto che non vengono chiariti neanke nel finale. Proprio il finale è quello su cui va spesa qualche parola: infatti le prime 24 puntate sono combattimenti evangelion vs angeli, mentre nelle ultime 2 c'è solo del gran caos. Praticamente non viene spiegato nessuno dei misteri che si erano creati e le ultime 2 puntate sono solo trip mentali del protagonista, immerso in un lungo cammino di introspezione. Grande delusione quindi, ma se si guarda i film qualcosina in più si capisce, anche se tutto molto confuso. A me il fatto di capirci poco mi è piaciuto, perchè comunque ti viene da sforzarti per capire. E' chiaro però che capirci poco può ancora andar bene, ma non capirci niente forse è un po' troppo.
Neon Genesis Evangelion è sotto l'aspetto tecnico e narrativo un vero capolavoro paragonabile a pietre miliari del cinema come 2001 Odissea nelle Spazio o Bladerunner. Nulla da dire infatti per ciò che riguarda la qualità delle animazioni e la regia i quali anche ad uno sguardo poco esperto appaiono subito di altissimo livello. Nonostante sia tecnicamente fantastico il lato che colpisce di più è l'abilita con la quale elementi cabalistici della tradizione Ebraica e della cristianità sono stati intrecciati in un contesto (quello della futuristica città di Neon Tokio 3) lontanissimo (almeno nell'immaginario collettivo) da quello religioso. L'introspezione psicologica (oltre all'aspetto mistico religioso) è il secondo lato dell'anime che affascina e colpisce. Ogni personaggio è dotato di una fortissima caratterizzazione soggettiva la quale traspare in ogni puntata in cui sono presenti ampi momenti di analisi psicologica. Qui infatti lo spettatore si rende partecipe dei dilemmi interiori dei protagonisti immedesimandosi nella loro situazione e cercando di rispondere alle domande che essi si pongono sulla natura di ogni essere umano e sul perché della sua esistenza. Una risposta a queste domande verrà data nelle ultime due puntate attraverso un ''viaggio'' nelle diverse realtà immaginate da Shinji che si conclude con la presa di coscienza da parte del protagonista che il vero io non è quello che gli altri vedono di te ma quello che giorno dopo giorno si forma attraverso l'interagire con il prossimo.
Un anime molto profondo.
Congratulazioni Hideaki Anno.
Un anime molto profondo.
Congratulazioni Hideaki Anno.
Sono veramente contento di questo anime: Trama interessante (l'idea degli angeli è stupenda) anche se un pò ripetitiva nello sviluppo. Ma una puntata tira l'altra perché, oltre a vedere le sembianze dell'angelo successivo, si nota anche lo sviluppo delle interazioni tra i protagonisti che possono solo sembrare superficiali. Voto 9, anche per le tematiche trattate (vita aliena e soprattutto il rapporto uomo-Dio (uomo che crede di essere Dio e sostituirsi a lui nel ciclo della vita)).
Un ottimo anime, senza dubbio. Sono contento di averlo visto così tardi, perché altrimenti non lo avrei capito e non mi avrebbe scosso come invece ha fatto.
Aldilà delle discussioni tecniche e dei commenti sulla mancanza di fondi, ho trovato Evangelion di una violenza psicologica enorme, grazie anche ad un sapiente uso di messaggi più o meno subliminali. La caratterizzazione dei personaggi mi è risultata parecchio antipatica fino alla fine, e solo il giorno seguente la visione dell'ultimo episodio ho davvero compreso tutta la profondità del messaggio principale dell'opera: la solitudine e la paura di soffrire, che per tutti e 26 gli episodi ho considerato come un'esagerazione davvero troppo... esagerata! E invece alla fine ho dovuto riconoscere quanto io assomigli a "stupishinji", e sono rimasto sorpreso di come non me ne fossi mai accorto.
Unica nota lievemente negativa, anche se forse ne è andato a beneficio dell'equilibrio dell'opera, è la scarsa introspezione di personaggi non esattamente secondari, che sono tratteggiati relativamente troppo in superficie.
Concludo dicendo che, personalmente, ho molto apprezzato tutti i "non detti" e le questioni volutamente lasciate in sospeso, perché lasciano spazio ad interpretazioni e riflessioni che non possono essere altro che personali, come è giusto che siano. Per quel che mi riguarda non sopporto messaggi pre-confezionati e lezioncine date dall'alto; preferisco di gran lunga prendere da me la lezione che in quel dato momento della mia vita può servirmi. Questo anime ha preso a pugni una parte importante delle mie convinzioni, e sono grato agli autori della violenza infertami. Se ancora non avete avuto modo di guardarlo, fatelo! Prima o poi ne trarrete dei benefici, ve lo garantisco, magari anche a distanza di molto tempo.
Aldilà delle discussioni tecniche e dei commenti sulla mancanza di fondi, ho trovato Evangelion di una violenza psicologica enorme, grazie anche ad un sapiente uso di messaggi più o meno subliminali. La caratterizzazione dei personaggi mi è risultata parecchio antipatica fino alla fine, e solo il giorno seguente la visione dell'ultimo episodio ho davvero compreso tutta la profondità del messaggio principale dell'opera: la solitudine e la paura di soffrire, che per tutti e 26 gli episodi ho considerato come un'esagerazione davvero troppo... esagerata! E invece alla fine ho dovuto riconoscere quanto io assomigli a "stupishinji", e sono rimasto sorpreso di come non me ne fossi mai accorto.
Unica nota lievemente negativa, anche se forse ne è andato a beneficio dell'equilibrio dell'opera, è la scarsa introspezione di personaggi non esattamente secondari, che sono tratteggiati relativamente troppo in superficie.
Concludo dicendo che, personalmente, ho molto apprezzato tutti i "non detti" e le questioni volutamente lasciate in sospeso, perché lasciano spazio ad interpretazioni e riflessioni che non possono essere altro che personali, come è giusto che siano. Per quel che mi riguarda non sopporto messaggi pre-confezionati e lezioncine date dall'alto; preferisco di gran lunga prendere da me la lezione che in quel dato momento della mia vita può servirmi. Questo anime ha preso a pugni una parte importante delle mie convinzioni, e sono grato agli autori della violenza infertami. Se ancora non avete avuto modo di guardarlo, fatelo! Prima o poi ne trarrete dei benefici, ve lo garantisco, magari anche a distanza di molto tempo.
Anni e anni passati a guardare anime. Con gli occhi di bambino una volta, con gli occhi di adulto (e di studioso) ora. Anni e anni passati a detestare Hideaki Anno per l'enorme bolla mediatica alimentata da fanboy e otaku in giro per la rete. Anni e anni sprecati... Arrivò il giorno in cui vidi il live-action di Cutie Honey del succitato Anno. Dovetti ricredermi. Spinto dalla curiosità visionai "Fushigi no umi no Nadia"... Rimasi colpito dalla maturità e dalla complessità di un opera martoriata sulle reti mediaset, stravolta nell'essenza ma tanto profonda e geniale nella sua originalità, seppure nel suo costante debito con la letteratura di Verne. Se questa era l'opera "immatura" di Anno, perchè non dedicare un po' di tempo al suo capolavoro, tanto odiato solo per il "rumore" accumulato in rete? Visto nella versione Renewal. Punto. Mascella spalancata di un metro.
Solo una visione attenta può far capire la mole di discussioni che si è creata per questo atipico anime. Fantascienza e racconto di formazione, Cabala e introspezione psicologica, sociologia e narrativa catastrofica, molteplici piani di interpretazione inseriti in una narrazione e una scelta registica non proprio originale, ma precisa e inconsueta per un anime.
Anno ci spinge in un'esperienza che affascina, commuove e stravolge. Riesce a mantenere una narrazione precisa e pulita pur adottando salti temporali e incursioni nell'animo dei protagonisti, mai fini a sè stessi, non appesantendo mai il narrato e mantenedo sempre desta l'attenzione dello spettatore. I molteplici piani di lettura aprono le porte della mente dello spettatore ad una introspezione che difficilmente un altro anime potrebbe causare. Le diverse teorie che ci vengono proposte sono sempre funzionali alla narrazione e talmente intriganti da meritare un'analisi a parte, così che tanto si è scritto anche al di fuori del contesto strettamente conneso all'anime (un esempio sono le guide alla Cabala in Evangelion). Si aggiunge l'introspezione psicologica dei personaggi, ognuno con una personalità propria, mai banale, che viene svelata pezzo per pezzo nel corso della serie, arrivando ad un quadro generale sublime. Si giunge così agli ultimi episodi della serie tv. Episodi di decostruzione in cui con un atto di cui solo i geni sono capaci, dettato però dalla scarsità di fondi, Anno distrugge tutte le sicurezze che ci aveva aiutato a costruire negli episodi precedenti portandoci a un finale a prima vista inconcludente, ma in realtà alternativo poichè ci fornisce una chiave di interpretazione inedita in cui il vero significato di tutto è la ricerca del Io. Chapeu!
Dal punto di vista tecnico la realizzazione è ottima. E resiste ancora oggi, dimostrandosi alcune fasi di animazione superiore a tanti altri prodotti. Il character design è tradizionale e innovativo allo stesso tempo, in particolare per ciò che riguarda il mecha-design (perchè non si parla propriamente di robot). I fondali sono ben orchestrati e risultano splendidi in alcuni passaggi (in particolare il tramonto su ciò che resta di Neo-Tokyo 3 negli ultimi episodi).
In conclusione una realizzazione tecnica ottima e una narrazione splendida e complessa elevano questo prodotto al di sopra della generalità dei prodotti anime. Una visione fortemente consigliata, anche se non per tutti.
Perciò tutte le discussioni in giro per la rete trovano giustificazione (anche se talvolta si arriva al puro parossismo) nella complessità e grandezza di quest'anime. Un'opera che davvero può essere definita capolavoro di Hideaki Anno, "costretto" a ritornarci, per sua iniziativa e per l'insistenza di chi lo ha amato, in due film per dare una conclusione più "tradizionale", nel '97. A ritornarci ancora a distanza di 12 anni, nel 2007, fondando uno studio di produzione apposito (Khara) riprendendo l'intera serie con riferimenti e impostazioni differenti in una quadrilogia cinematografica di cui solo il primo film è stato portato a termine ("You're not alone").
In conclusione, voto 9 e quasi perfezione per l'anime in sè. Voto 10 e lode per tutto quel che ha creato intorno a sè, uscendo dalla dimensione mediatica per diventare vero e proprio fenomeno culturale!
Solo una visione attenta può far capire la mole di discussioni che si è creata per questo atipico anime. Fantascienza e racconto di formazione, Cabala e introspezione psicologica, sociologia e narrativa catastrofica, molteplici piani di interpretazione inseriti in una narrazione e una scelta registica non proprio originale, ma precisa e inconsueta per un anime.
Anno ci spinge in un'esperienza che affascina, commuove e stravolge. Riesce a mantenere una narrazione precisa e pulita pur adottando salti temporali e incursioni nell'animo dei protagonisti, mai fini a sè stessi, non appesantendo mai il narrato e mantenedo sempre desta l'attenzione dello spettatore. I molteplici piani di lettura aprono le porte della mente dello spettatore ad una introspezione che difficilmente un altro anime potrebbe causare. Le diverse teorie che ci vengono proposte sono sempre funzionali alla narrazione e talmente intriganti da meritare un'analisi a parte, così che tanto si è scritto anche al di fuori del contesto strettamente conneso all'anime (un esempio sono le guide alla Cabala in Evangelion). Si aggiunge l'introspezione psicologica dei personaggi, ognuno con una personalità propria, mai banale, che viene svelata pezzo per pezzo nel corso della serie, arrivando ad un quadro generale sublime. Si giunge così agli ultimi episodi della serie tv. Episodi di decostruzione in cui con un atto di cui solo i geni sono capaci, dettato però dalla scarsità di fondi, Anno distrugge tutte le sicurezze che ci aveva aiutato a costruire negli episodi precedenti portandoci a un finale a prima vista inconcludente, ma in realtà alternativo poichè ci fornisce una chiave di interpretazione inedita in cui il vero significato di tutto è la ricerca del Io. Chapeu!
Dal punto di vista tecnico la realizzazione è ottima. E resiste ancora oggi, dimostrandosi alcune fasi di animazione superiore a tanti altri prodotti. Il character design è tradizionale e innovativo allo stesso tempo, in particolare per ciò che riguarda il mecha-design (perchè non si parla propriamente di robot). I fondali sono ben orchestrati e risultano splendidi in alcuni passaggi (in particolare il tramonto su ciò che resta di Neo-Tokyo 3 negli ultimi episodi).
In conclusione una realizzazione tecnica ottima e una narrazione splendida e complessa elevano questo prodotto al di sopra della generalità dei prodotti anime. Una visione fortemente consigliata, anche se non per tutti.
Perciò tutte le discussioni in giro per la rete trovano giustificazione (anche se talvolta si arriva al puro parossismo) nella complessità e grandezza di quest'anime. Un'opera che davvero può essere definita capolavoro di Hideaki Anno, "costretto" a ritornarci, per sua iniziativa e per l'insistenza di chi lo ha amato, in due film per dare una conclusione più "tradizionale", nel '97. A ritornarci ancora a distanza di 12 anni, nel 2007, fondando uno studio di produzione apposito (Khara) riprendendo l'intera serie con riferimenti e impostazioni differenti in una quadrilogia cinematografica di cui solo il primo film è stato portato a termine ("You're not alone").
In conclusione, voto 9 e quasi perfezione per l'anime in sè. Voto 10 e lode per tutto quel che ha creato intorno a sè, uscendo dalla dimensione mediatica per diventare vero e proprio fenomeno culturale!
Con i suoi pregi e suoi difetti e` stato una rivoluzione (ritorno a una cura maniacale nell'animazione , in quel periodo votata al risparmio, ma sopratutto a livello trama/sviluppo/temi trattati).
Evangelion ha fatto scuola, anche troppo! Dopo di lui altre serie/cloni piu` o meno riuscite cercavano di seguirne le orme.
Ritengo Neon Genesis Evangelion come un anime "non classificabile".: non e' robotico, a ben vedere gli EVA sono solo un pretesto. E pure i misteri che li avvolgono sono secondari rispetto al resto della storia! Non è sentimentale, i rapporti tra i protagonisti NON virano mai in quella direzione.
Anno racconta la crescita (o meglio, il tentativo di crescita) dei vari personaggi , sotto quest'ottica gli ultimi, criticati episodi, sono coerenti (anche se, forse, troppo sperimentali).
Evangelion e` un ottimo anime, ma (parere mio) sopravvalutato!
Evangelion ha fatto scuola, anche troppo! Dopo di lui altre serie/cloni piu` o meno riuscite cercavano di seguirne le orme.
Ritengo Neon Genesis Evangelion come un anime "non classificabile".: non e' robotico, a ben vedere gli EVA sono solo un pretesto. E pure i misteri che li avvolgono sono secondari rispetto al resto della storia! Non è sentimentale, i rapporti tra i protagonisti NON virano mai in quella direzione.
Anno racconta la crescita (o meglio, il tentativo di crescita) dei vari personaggi , sotto quest'ottica gli ultimi, criticati episodi, sono coerenti (anche se, forse, troppo sperimentali).
Evangelion e` un ottimo anime, ma (parere mio) sopravvalutato!
Può piacere come può non piacere come tutto. Il fatto che sia un prodotto estremamente commericale e banale lo hanno reso molto apprezzato al pubblico. Ma a chi dice che è stato un anime rivoluzionario, io dico l'esatto contrario. Evangelion arriva nel momento di massima crisi dei real robot, dopo Macross 7 e Gundam Wing, due prodotti che tradiscono lo spirito delle serie di cui portano immeritatamente il nome perdendo il carettere realistico e maturo tipico delle due serie.
In questo contesto di crisi si installa il lavoro di Anno che rappresenta in tutto e pertutto il ritorno ai vecchi robottoni anni 70 e spiana la strada di fatto a Mazinkaiser e a prodotti che sono quanto di più bambinesco ci sia. Condisce il tutto con tematiche pseudo religioso-filisofiche (ad uso e consumo delle turbe e crisi esistenziali adolescenziali del suo target), sconfinando troppo, per i miei gusti, nel fantasy senza tra l'altro la grazia e l'arte di Escaflowne.
Il chara design è orrendo ma in linea con quello dell' epoca. Il Mecha è scopiazzato da Macross 7 e non è neanche tutta questa bellezza. La qualità dei disegni non solo perde il confronto con prodotti contemporanei ma anche con anime più vecchi di un decennio come Mobile Suit Z Gundam, per esempio. Evangelion appare un prodotto presuntuoso, infantile, mal realizzato, sconclusionato e soprattutto reazionario e che non ha nulla di innovativo rispetto ai robottoni di nagaiana memoria. Anno, eccellente esecutore di idee altrui, lo ha forse capito più dei suoi fan decidendo di dedicarsi , con discreti risultati, a tutt' altro.
Consiglio invece a tutti lo splendido Aquarion, capolavoro di Shoji Kawamori, uno dei geni dell' animazione giapponese, che riprende il genere dissacrandolo. Troppo sofisticato per gli Evangelisti. Unica cosa veramente degna di nota forse è proprio il criticatissimo finale (che ovviamente non è piaciuto alla massa), una ciliegina su una torta piuttosto altezzosa ma insapore.
In questo contesto di crisi si installa il lavoro di Anno che rappresenta in tutto e pertutto il ritorno ai vecchi robottoni anni 70 e spiana la strada di fatto a Mazinkaiser e a prodotti che sono quanto di più bambinesco ci sia. Condisce il tutto con tematiche pseudo religioso-filisofiche (ad uso e consumo delle turbe e crisi esistenziali adolescenziali del suo target), sconfinando troppo, per i miei gusti, nel fantasy senza tra l'altro la grazia e l'arte di Escaflowne.
Il chara design è orrendo ma in linea con quello dell' epoca. Il Mecha è scopiazzato da Macross 7 e non è neanche tutta questa bellezza. La qualità dei disegni non solo perde il confronto con prodotti contemporanei ma anche con anime più vecchi di un decennio come Mobile Suit Z Gundam, per esempio. Evangelion appare un prodotto presuntuoso, infantile, mal realizzato, sconclusionato e soprattutto reazionario e che non ha nulla di innovativo rispetto ai robottoni di nagaiana memoria. Anno, eccellente esecutore di idee altrui, lo ha forse capito più dei suoi fan decidendo di dedicarsi , con discreti risultati, a tutt' altro.
Consiglio invece a tutti lo splendido Aquarion, capolavoro di Shoji Kawamori, uno dei geni dell' animazione giapponese, che riprende il genere dissacrandolo. Troppo sofisticato per gli Evangelisti. Unica cosa veramente degna di nota forse è proprio il criticatissimo finale (che ovviamente non è piaciuto alla massa), una ciliegina su una torta piuttosto altezzosa ma insapore.
Neon Genesis Evangelion: un anime a mio parere straordinario! La trama sembra la solita solfa stile Mazinga e company di robottoni e mostri che attaccano la stessa città, ma in realtà la cosa è ben più complessa. La storia in ogni puntata da un mistero o un accenno di esso che incita a scoprire la verità, la caratterizzazione dei personaggi è profonda e varia, sembrano un gruppo di complessati ma in realtà hanno ognuno le proprie paure e le proprie forze. L'ultima puntata è stata una delusione per molti fan perchè è solamente incentrata sul protagonista Shinji e sulla fine della sua crescita interiore, non da una vera e propria fine alla storia, ma è comunque interessante. Il finale vero e proprio viene narrato nel film di The End Of Evangelion, che necessita però di una recensione separata, consiglio di guardarlo a chi è interessato a conoscere tutta la serie, ne vale davvero la pena! Per capire a fondo alcune cose di Evangelion è necessario comprendere tutti i riferimenti alla religione e alla cabala ebraica, ma basta andare su internet per risolvere la maggior parte dei dubbi, si tratta per lo più di precisazioni, che non rovinano una storia intensa, profonda e commovente, che riesce perfettamente in quello che è l'obiettivo primario di un anime, ossia divertire lo spettatore!
Questo anime, anzi scusate, questo CAPOLAVORO non è considerato la serie animata più importante del 90' per niente. Questo anime ha rivoluzionato il modo di disegnare, la coordinazione di colori e sfumature... senza parlare degli sfondi e dell'altissimo livello musicale (come la musica classica di beethoven o bach), ma soprattutto è stato uno dei primi a mettere in evidenza come un cartone possa trasmettere messaggi forti, chiari o meno ma sempre messaggi e riflessioni con cui uno spettatore deve fare i conti guardando questo certo tipo di anime. E' senza dubbio uno dei miei anime preferiti, secondo solo a Gensomaden Saiyuki (ma questo perchè Neo Genesis l'ho visto dopo di Saiyuki - che è stato invece il mio primo cartone visto col cuore e con la mente critica -) che anche se più tardo non è riuscito ovviamente a eguagliare un pilastro millenario come Neo Genesis Evangelion. Ci sono troppe cose da dire, e troppo poco spazio qua... dico solamente che nessuno può perdersi un anime come questo (realizzato nel ben lontano 1995 da vari menti genali fra cui Hideaki Anno) ... migliore da sempre e sempre lo resterà. ciao ciaooo
Eccellente. Tra i punti di riferimento per l'animazione giapponese come i film di Myazaki o le fantastiche opere di Tezuka. Al pari di un culto, Evangelion ha segnato la svolta negli anime come Matrix lo ha fatto per i film. Chi lo ama si sarà lasciato trascinare dalle fantastiche scene di combattimento, dagli assurdi colpi di scena, dai misteri più angoscianti che vengono svelati col contagocce, dai personaggi più belli mai creati nella storia degli anime (ognuno costruito in maniera perfetta!), dagli sconvolgenti discorsi introspettivi sulla realtà e sul valore della vita e da una splendida regia a tratti sperimentale che ha deviato tutte le produzioni giapponesi successive. Chi l'ha odiato, probabilmente non lo ha capito. Evangelion rappresenta uno specchio filosofico della nostra realtà, una vera e propria rivelazione: il regista Anno ha riversato in quest'opera tutti i dubbi, le ansie, le paure e i desideri propri dell'essere umano, che all'iniziano sembrano fare da contorno alla storia, ma che escono sapientemente alla ribalta nello spettacolare finale della serie. Consigliato a tutti, un anime che vi cambierà la vita!
Evangelion non è bello. E' divino.
Evangelion non è bello. E' divino.
Al inizio mi è sembrato come un qualsiasi cartone di robot che ammazzano i cattivi di turno (in questo caso gli angeli).
Ok se restasse cosi' si potrebbe anche dare un 6 il problema è che, con le ultime puntate, pare provi ad andare oltre.. con scarsi risultati.. introduce mille domande, dubbi e mezze verita a cui poi non riesce a dare una risposta/spiegazione sensata.
Mi stavo preoccupnado: dovunque leggessi dicevano che era un capolavoro pieno di verità ecc ecc... e io non ci ho capito nulla...
bah arrivato alla fine mi sono anche cercato le spiegazioni su internet (mi sono comunque sembrate per lo piu senza un senso o un riscontro reale nel anime...). Beh, almeno dai voti altrui vedo che non sono il solo a ritenere questo anime senza senso!
Un boun lavoro deve dare risposte ai misteri che pone o, se non lo fa, ci deve comunque essere un motivo comprensibile dallo spettatore.
Ok se restasse cosi' si potrebbe anche dare un 6 il problema è che, con le ultime puntate, pare provi ad andare oltre.. con scarsi risultati.. introduce mille domande, dubbi e mezze verita a cui poi non riesce a dare una risposta/spiegazione sensata.
Mi stavo preoccupnado: dovunque leggessi dicevano che era un capolavoro pieno di verità ecc ecc... e io non ci ho capito nulla...
bah arrivato alla fine mi sono anche cercato le spiegazioni su internet (mi sono comunque sembrate per lo piu senza un senso o un riscontro reale nel anime...). Beh, almeno dai voti altrui vedo che non sono il solo a ritenere questo anime senza senso!
Un boun lavoro deve dare risposte ai misteri che pone o, se non lo fa, ci deve comunque essere un motivo comprensibile dallo spettatore.
Non credo possa esistere un anime più bello di questo. Dopo averlo guardato tutto il resto vi sembrerà spazzatura. Le musiche sono stupende (alcune sono anche classiche come l'Hallelujah o L'inno alla gioia), il disegno molto curato per il tempo e la storia spettacolare. Non mi riferisco alla storia semplice e superficiale, certo Evangelion è anche questo, ma il bello di questo anime è l'evoluzione psicologica dei personaggi che culmina con i perfettissimi ultimi 2 episodi. Mi permetto di dire che chi critica gli episodi 25 e 26 non ha davvero capito nulla del vero significato di questo massimo capolavoro dell'animazione giapponese. Il voto è 10. Troppo poco.
L'anime ha dei momenti molto belli, diciamo pure "alti", per quanto riguarda l'introspezione dei personaggi, e bisogna dire che ha anche degli ottimi disegni, ma mi piacerebbe che qualcuno di coloro che gli ha dato 10 mi spiegasse com'è finito. Ho voluto guardarlo fino al fondo solo per via dei commenti positivi che ho trovato su questo sito, ed ho fatto male. Non contento, mi sono guardato pure The End, giusto per buttare via un'altra ora e mezza della mia vita che potevo spendere più piacevolmente prendendo a testate i muri di casa. E' un anime che ha davvero dei momenti belli ed emozionanti, ma secondo me una storia di cui non si capisce niente non merita di essere raccontata.
Ma qualcuno ha capito cosa sono gli angeli? E chi è Rey? E chi sono i capi del padre del protagonista?
Insomma, secondo me, se non lo guardate eviterete di riempirvi la testa di domande che non avranno mai risposta.
Ma qualcuno ha capito cosa sono gli angeli? E chi è Rey? E chi sono i capi del padre del protagonista?
Insomma, secondo me, se non lo guardate eviterete di riempirvi la testa di domande che non avranno mai risposta.
Ritengo questo anime uno dei migliori mai prodotti negli anni '90, brillante per trama e idea.
Narra, in breve, la storia della creazione, dell'uomo e della terra, secondo quella che è la religione ebraica.
Il tutto si svolge basandosi quindi sulla leggenda degli angeli e di Lilith, incantevole donna-demone che secondo la tradizione sarebbe stata la prima "sposa" di Adamo.
Come sfondo a questa trama di base si stagliano capolavori di robotica, gli Evangelion, ed i loschi piani di un uomo ed un'organizzazione denominata Seele (Anima, in tedesco).
Questo è il succo della storia, da notare e far presente è senza dubbio la profonda dimensione psicologica che Hideaki Anno ha creato attorno a ciascuno dei personaggi, un viaggio molto accurato nella mente dei suoi personaggi per scoprirne le verità più profonde.
Assolutamente da vedere per gli amanti della robotica, delle innovazioni e sopratutto dell'inconscio e della psicologia.
Piccola pecca, i disegni di alcuni episodi sono un po' trascurati (per i fan: non mi sto riferendo agli ultimi episodi dove figurano acquarelli e disegni, ma semplicemente ad alcuni episodi dove ,per esempio ,i personaggi non sono molto curati).
Molto bello anche il manga, migliore per i disegni, ma perde di fluidità.
Ad ogni modo consiglio entrambe le opere.
Buona visione e lettura!
Narra, in breve, la storia della creazione, dell'uomo e della terra, secondo quella che è la religione ebraica.
Il tutto si svolge basandosi quindi sulla leggenda degli angeli e di Lilith, incantevole donna-demone che secondo la tradizione sarebbe stata la prima "sposa" di Adamo.
Come sfondo a questa trama di base si stagliano capolavori di robotica, gli Evangelion, ed i loschi piani di un uomo ed un'organizzazione denominata Seele (Anima, in tedesco).
Questo è il succo della storia, da notare e far presente è senza dubbio la profonda dimensione psicologica che Hideaki Anno ha creato attorno a ciascuno dei personaggi, un viaggio molto accurato nella mente dei suoi personaggi per scoprirne le verità più profonde.
Assolutamente da vedere per gli amanti della robotica, delle innovazioni e sopratutto dell'inconscio e della psicologia.
Piccola pecca, i disegni di alcuni episodi sono un po' trascurati (per i fan: non mi sto riferendo agli ultimi episodi dove figurano acquarelli e disegni, ma semplicemente ad alcuni episodi dove ,per esempio ,i personaggi non sono molto curati).
Molto bello anche il manga, migliore per i disegni, ma perde di fluidità.
Ad ogni modo consiglio entrambe le opere.
Buona visione e lettura!
Second impact. Un nuovo anno zero per l'umanità.
Angeli. Nemici misteriosi, messaggeri di una nuova apocalisse.
Evangelion. Esseri biomeccanici, in parte schiavi dell'uomo, in parte semidei dai poteri spaventosi.
Rei Ayanami. Forse il character in assoluto più adorato dagli animefan di mezzo mondo. Una bambola senza anima, fredda, oscura, bellissima, quasi un'ombra diafana. Capace di precipitarci insieme a lei in abissi di tristezze cosmiche. Bellissima e irraggiungibile.
Neon Genesis Evangelion. L'anime definitivo. Unico voto assegnabile: 10 e lode.
--
Il cartone animato più allucinante, malato, pazzesco, delirante che io abbia mai visto. Ho sempre detestato le serie robotiche, ma alla fine ho ceduto alla curiosità: ho comperato il primo dvd della Dynamic, consigliata da amici entusiasti. Beh, il giorno dopo sono corsa a comperare tutti gli altri dvd della serie, immergendomi per ore e ore in una maratona fuori dallo spazio e dal tempo.
NGE è un capolavoro, un'opera così complessa da dover essere vista più e più volte, per essere capita e apprezzata in pieno.
Chissà se il signor Anno si rendeva conto che stava creando un vero e proprio mito dei nostri tempi, quando lavorava con il suo staff di disegnatori e animatori a questa serie...
--
Anime sconvolgente. Storia bellissima, intricata, piena di misteri (molti dei quali a dire il vero resteranno tali).
Protagonisti meravigliosamente caratterizzati, sia graficamente che nella complessità dei loro caratteri e pensieri.
Musiche, animazioni, mecha design, tutto è curato nei minimi dettagli.
Opera da vedere obbligatoriamente per chiunque si consideri un fan dell'animazione giapponese.
--
Ho visto questo anime per la prima volta molti anni fa, e da allora non me ne sono più liberato. Come se fosse un pellegrinaggio dell'anima, quasi ogni anno ho bisogno di rivedermi tutta la serie. Sono diventato anche io un Evangelista, un portatore della Parola di Neon Genesis Evangelion.
Eva è una sceneggiatura intricata, avvincente e piena di eventi misteriosi. Eva è un comparto tecnico eccellente, sia per quanto riguarda i disegni dei personaggi, che per quanto riguarda i disegni degli elementi tecnologici e fantascientifici. Supportati ovviamente da ottime animazioni. Eva è passione, è un tuffo nell'animo umano, nelle sue paranoie, nelle sue mille facce. Eva è un mondo a parte, che continua a vivere nelle parole e nei sogni dei milioni di fan adoranti, in tutto il mondo. Eva è l'anime più importante degli anni 90. Uno dei più copiati di questi anni (vedi i vari tentativi più o meno riusciti come RahXephon o Aquarion). Probabilmente è l'anime più importante di sempre. Eva è un'importante opera d'arte. Dovrebbe essere considerata patrimonio dell'umanità, come le rovine di Stonehenge o il Colosseo. Ringrazio Dio per avermi fatto nascere in quest'epoca, per avermi dato la possibilità di assistere all'avvento di Neon Genesis Evangelion sul nostro pianeta.
Angeli. Nemici misteriosi, messaggeri di una nuova apocalisse.
Evangelion. Esseri biomeccanici, in parte schiavi dell'uomo, in parte semidei dai poteri spaventosi.
Rei Ayanami. Forse il character in assoluto più adorato dagli animefan di mezzo mondo. Una bambola senza anima, fredda, oscura, bellissima, quasi un'ombra diafana. Capace di precipitarci insieme a lei in abissi di tristezze cosmiche. Bellissima e irraggiungibile.
Neon Genesis Evangelion. L'anime definitivo. Unico voto assegnabile: 10 e lode.
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Il cartone animato più allucinante, malato, pazzesco, delirante che io abbia mai visto. Ho sempre detestato le serie robotiche, ma alla fine ho ceduto alla curiosità: ho comperato il primo dvd della Dynamic, consigliata da amici entusiasti. Beh, il giorno dopo sono corsa a comperare tutti gli altri dvd della serie, immergendomi per ore e ore in una maratona fuori dallo spazio e dal tempo.
NGE è un capolavoro, un'opera così complessa da dover essere vista più e più volte, per essere capita e apprezzata in pieno.
Chissà se il signor Anno si rendeva conto che stava creando un vero e proprio mito dei nostri tempi, quando lavorava con il suo staff di disegnatori e animatori a questa serie...
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Anime sconvolgente. Storia bellissima, intricata, piena di misteri (molti dei quali a dire il vero resteranno tali).
Protagonisti meravigliosamente caratterizzati, sia graficamente che nella complessità dei loro caratteri e pensieri.
Musiche, animazioni, mecha design, tutto è curato nei minimi dettagli.
Opera da vedere obbligatoriamente per chiunque si consideri un fan dell'animazione giapponese.
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Ho visto questo anime per la prima volta molti anni fa, e da allora non me ne sono più liberato. Come se fosse un pellegrinaggio dell'anima, quasi ogni anno ho bisogno di rivedermi tutta la serie. Sono diventato anche io un Evangelista, un portatore della Parola di Neon Genesis Evangelion.
Eva è una sceneggiatura intricata, avvincente e piena di eventi misteriosi. Eva è un comparto tecnico eccellente, sia per quanto riguarda i disegni dei personaggi, che per quanto riguarda i disegni degli elementi tecnologici e fantascientifici. Supportati ovviamente da ottime animazioni. Eva è passione, è un tuffo nell'animo umano, nelle sue paranoie, nelle sue mille facce. Eva è un mondo a parte, che continua a vivere nelle parole e nei sogni dei milioni di fan adoranti, in tutto il mondo. Eva è l'anime più importante degli anni 90. Uno dei più copiati di questi anni (vedi i vari tentativi più o meno riusciti come RahXephon o Aquarion). Probabilmente è l'anime più importante di sempre. Eva è un'importante opera d'arte. Dovrebbe essere considerata patrimonio dell'umanità, come le rovine di Stonehenge o il Colosseo. Ringrazio Dio per avermi fatto nascere in quest'epoca, per avermi dato la possibilità di assistere all'avvento di Neon Genesis Evangelion sul nostro pianeta.
Fino all'episodio 25 lo trovo ineguaiabile, la storia è troppo originale e ben fatta, la caratterizzazione psicologica è a dir poco maniacale, la colonna sonora fantastica, i rifermimenti mitologicicabalistici stra azzeccati e anche la regia io la trovo perfetta, poi arrivano gli ultimi 2 episodi.
Da qualche rte ho letto che rano così per prblemi di budget, fatto sta che mi sembrano il frutto della mente del peggior James Joyce, pesanti da sopportare e che non portano a nulla.
Da qualche rte ho letto che rano così per prblemi di budget, fatto sta che mi sembrano il frutto della mente del peggior James Joyce, pesanti da sopportare e che non portano a nulla.
Ho visto evangelion tardi: 2 anni fa per la prima volta, ma da quel momento la mia visione degli anime è cambiata!
C'è che lo ama e chi lo odia... beh io indiscutibilmente lo amo. Non è adatto a che vuole passare un pò di tempo coricato sul divano a cazzeggiare e far passare un pò di tempo...
Questo è un'anime che a chi ha voglia di fare 2 riflessioni, a chi è riuscito a seguirlo in tutti i suoi passaggi (è consigliata una seconda visione dell'anime prima di trarre conclusioni :-) ) Farà riflettere molto, almeno a me è successo...
Ottimi disegni (tenendo presente l'anno di realizzazione), trama affascinante, personaggi azzeccati... insomma lo consiglio a tutti almeno una volta.
The End of Evangelion poi è una cosa MOSTRUOSA!
C'è che lo ama e chi lo odia... beh io indiscutibilmente lo amo. Non è adatto a che vuole passare un pò di tempo coricato sul divano a cazzeggiare e far passare un pò di tempo...
Questo è un'anime che a chi ha voglia di fare 2 riflessioni, a chi è riuscito a seguirlo in tutti i suoi passaggi (è consigliata una seconda visione dell'anime prima di trarre conclusioni :-) ) Farà riflettere molto, almeno a me è successo...
Ottimi disegni (tenendo presente l'anno di realizzazione), trama affascinante, personaggi azzeccati... insomma lo consiglio a tutti almeno una volta.
The End of Evangelion poi è una cosa MOSTRUOSA!
Sicuramente una delle realizzioni più belle e particolari dei nostri anni. La storia, l'intreccio delle vite dei personaggi, l'evolversi della vicenda fino al raggiungimento del vero messaggio dell'autore nelle utlime 2 puntate, generalmente non condivise o amate dal grande pubblico.. beh.. si parla di neo-esistenzialismo in tutto l'anime.. e si affrontano tematiche importanti e soprattutto moderne, quali la confusione interiore di un teenager.. merita pienamente un bel 10!
Semplicemente fantastico! Grafica impeccabile, trama superba, personaggi ben caratterizzati (se pensate che un personaggio vuoto come rei in realtà assume uno spessore immane nella storia). Beh, per un capolavoro non si può dire molto, la parola racchiude in sé tutte le migliori qualità che un anime deve avere. Il finale un po' deludente... ma End Of Evangelion è davvero magnifico... quindi il 10 non glielo leva assolutamente nessuno. Introspezioni realizzate con maestria coinvolgente... Meraviglioso!
Evangelion e per me l'anime più bello mai creato e di questo non mi farà cambiare idea nessuno, è un anime interessante profondo e appassionante, un anime per eccelenza, ma che dico, è l'anime per eccelenza ! C'è da dire però che puo non piacere, sopratutto se cerchi un anime dove ce una guerra tra robottoni e nemici celesti e combattimenti col massimo dell'azione, spiacente ma in evangelion troverai qualcosa di molto più serio qualcosa di più unico più filosofico, troverai personaggi umani e realistici (sempre secondo me), troverai una trama che all'inizio puo sembrare banale invece dopo e tuttaltro, troverai un elevato livello di intrigo e tante altre cose che preferisco lasciare a voi il piacere di scoprire...
Niente da dire sicuramente una serie che lascia il segno. O lo si ama o lo si odia, non si può essere indifferente ad un anime così psicologicamente complicato e coinvolgente.
La sceneggiatura è pressoche perfetta, la storia fonde sacro profano, reale fantastico e la caratterizzazione dei personaggi è come non si era mai visto prima in un cartone animato (e forse anche in un film).
L'arrivo degli angeli, la ricerca per il perfezionalmento dell'uomo, la misteriosa rei, i segreti di Neo-Tokyo3 non fanno che aumentare gli interrogativi che lo spettatore si pone dopo ogni episodio rendendo frenetica l'attesa per l'episodio successivo.
Il finale lascia dei dubbi su come è stato realizzato, ma bisogna ricordare che Anno & Co. non avevano molta liquidità per terminare la serie (questo spiega tutte le immagini fisse e statiche degli ultimi episodi).
Ma tutto questo è Evangelion, l'anime che ha segnato una generazione!
La sceneggiatura è pressoche perfetta, la storia fonde sacro profano, reale fantastico e la caratterizzazione dei personaggi è come non si era mai visto prima in un cartone animato (e forse anche in un film).
L'arrivo degli angeli, la ricerca per il perfezionalmento dell'uomo, la misteriosa rei, i segreti di Neo-Tokyo3 non fanno che aumentare gli interrogativi che lo spettatore si pone dopo ogni episodio rendendo frenetica l'attesa per l'episodio successivo.
Il finale lascia dei dubbi su come è stato realizzato, ma bisogna ricordare che Anno & Co. non avevano molta liquidità per terminare la serie (questo spiega tutte le immagini fisse e statiche degli ultimi episodi).
Ma tutto questo è Evangelion, l'anime che ha segnato una generazione!
Sono passati due anni da quando l'ho conosciuto, e rimane ancora il mio anime preferito!
C'è veramente tutto: introspezione psicologica, spunti filosofico/ontologici, violenza e belle donne. Scherzi a parte, la visione di quest'anime è veramente un'esperienza: i colpi di scena continui, la drammaticità delle vite dei protagonisti colpiscono episodio dopo episodio. Non è sempre facile (diciamo che non lo è mai!) capire cosa è successo e cosa sta succedendo, ma questo più che rovinare la visione spinge a vedersi un episodio dopo l'altro, e a dare la propria interpretazione... purtroppo riserva anche la comprensione dell'anime ad un'elite...
C'è veramente tutto: introspezione psicologica, spunti filosofico/ontologici, violenza e belle donne. Scherzi a parte, la visione di quest'anime è veramente un'esperienza: i colpi di scena continui, la drammaticità delle vite dei protagonisti colpiscono episodio dopo episodio. Non è sempre facile (diciamo che non lo è mai!) capire cosa è successo e cosa sta succedendo, ma questo più che rovinare la visione spinge a vedersi un episodio dopo l'altro, e a dare la propria interpretazione... purtroppo riserva anche la comprensione dell'anime ad un'elite...
"God’s in his heaven. All’s right with the world."
Inizio col dire che secondo me (e per fortuna anche secondo altri) Neon Genesis Evangelion (新世紀エヴァンゲリオン, Shin Seiki Evangelion) rappresenta molto più di un anime e forse molto più del miglior anime esistente.
Iniziai a vederlo poichè non ricordo chi mi disse che era persino meglio di Dragon Ball (cosa per il me stesso di allora, assolutamente impensabile) e perchè mi attirava il design dei "robot". Non mi aspettavo di certo un'opera di una simile immensità.
Di cosa tratta Neon Genesis Evangelion? NGE è un'immensa metafora a base di frequenti riferimenti biblici e scientifici che infine si pone l'arduo compito di indagare fino nelle profondità dell'animo umano.
La serie ha la capacità di catturare lo spettatore in diversi modi, essendo un'opera a diversi livelli di lettura; per esempio un appassionato di robottoni potrà benissimo divertirsi semplicemente godendo dei combattimenti, ma alla fine probabilmente rimarrà deluso, capendo che la storia che stava seguendo non è la stessa che veniva narrata.
La storia di Evangelion inizia nel 2000 d.C., anno in cui (tenete conto che questa storia è stata scritta nel 1995) precipita un meteorite al polo nord, causando uno sconvolgimento ambientale. 15 anni più tardi la Terra viene attaccata da un essere che l'umanità chiama Angelo. Il protagonista, Shinji Ikari, dovrà suo malgrado salire a bordo di un robot denominato Eva-01 per combattere la minaccia.
In questo mondo che si sta riprendendo non senza difficoltà dal disastro ecologico, si svolge quindi, una storia di odio, amore, passione, psicologia, psichedelia, azione...
Insomma la varietà di situazioni di certo non manca.
È facile rimanere affascinati dal carattere dei personaggi, che appaiono verosimilmente umani, grazie ad una cura sopraffina che gli autori hanno avuto nel dipingere le psicologie anche delle semplici comparse; soprattutto è facile identificarsi in alcuni atteggiamenti essi assumono, poichè l'autore pesca a piene mani da comuni problematiche adolescenziali (e non) per dare vita ad una serie di domande che i protagonisti (e di conseguenza gli spettatori) si pongono, domande che a volte trovano persino una risposta nella storia, mentre in altre essa è nascosta dentro di noi.
NGE si presenta (come lascia intuire il titolo) come un nuovo vangelo: il vangelo della nuova genesi. Infatti, è possibile trovare parecchi punti in comune tra NGE e la Bibbia, senza contare il fatto che a differenza di quest'ultima, NGE riesce ad essere sempre coerente e sensato.
Un'opera di difficilissima interpretazione da vedere e rivedere per coglierne le mille sfumature.
Sono dell'idea che chiunque possa apprezzarlo, se in grado di capirlo.
Purtroppo devo riconoscere che un finale non canonico (eufemismo) come quello di Eva può lasciare interdetti parecchi fan, che comunque possono trovare una differente interpretazione dello stesso in The End of Evangelion, film uscito nel 1997.
Il finale originale è da capire, da studiare e da guardare sotto differenti ottiche; ciò non toglie comunque che sia davvero stupendo.
In definitiva:
Trama: ∞/10
Un capolavoro senza eguali.
Video: 9/10
Disegno un po' vecchiotto, volti non particolarmente dettagliati. Belle animazioni, stupendi fondali e ottima caratterizzazione degli Angeli e degli Eva.
Audio: 8/10
Colonna sonora interessante ma di qualità mediocre, nessun pezzo memorabile quindi nella colonna ufficiale dell'anime (escluso il tema iniziale, davvero stupendo) per quanto comunque non passi inosservata. Ottimo doppiaggio in italiano, ma probabilmente inferiore a quello giapponese.
Inizio col dire che secondo me (e per fortuna anche secondo altri) Neon Genesis Evangelion (新世紀エヴァンゲリオン, Shin Seiki Evangelion) rappresenta molto più di un anime e forse molto più del miglior anime esistente.
Iniziai a vederlo poichè non ricordo chi mi disse che era persino meglio di Dragon Ball (cosa per il me stesso di allora, assolutamente impensabile) e perchè mi attirava il design dei "robot". Non mi aspettavo di certo un'opera di una simile immensità.
Di cosa tratta Neon Genesis Evangelion? NGE è un'immensa metafora a base di frequenti riferimenti biblici e scientifici che infine si pone l'arduo compito di indagare fino nelle profondità dell'animo umano.
La serie ha la capacità di catturare lo spettatore in diversi modi, essendo un'opera a diversi livelli di lettura; per esempio un appassionato di robottoni potrà benissimo divertirsi semplicemente godendo dei combattimenti, ma alla fine probabilmente rimarrà deluso, capendo che la storia che stava seguendo non è la stessa che veniva narrata.
La storia di Evangelion inizia nel 2000 d.C., anno in cui (tenete conto che questa storia è stata scritta nel 1995) precipita un meteorite al polo nord, causando uno sconvolgimento ambientale. 15 anni più tardi la Terra viene attaccata da un essere che l'umanità chiama Angelo. Il protagonista, Shinji Ikari, dovrà suo malgrado salire a bordo di un robot denominato Eva-01 per combattere la minaccia.
In questo mondo che si sta riprendendo non senza difficoltà dal disastro ecologico, si svolge quindi, una storia di odio, amore, passione, psicologia, psichedelia, azione...
Insomma la varietà di situazioni di certo non manca.
È facile rimanere affascinati dal carattere dei personaggi, che appaiono verosimilmente umani, grazie ad una cura sopraffina che gli autori hanno avuto nel dipingere le psicologie anche delle semplici comparse; soprattutto è facile identificarsi in alcuni atteggiamenti essi assumono, poichè l'autore pesca a piene mani da comuni problematiche adolescenziali (e non) per dare vita ad una serie di domande che i protagonisti (e di conseguenza gli spettatori) si pongono, domande che a volte trovano persino una risposta nella storia, mentre in altre essa è nascosta dentro di noi.
NGE si presenta (come lascia intuire il titolo) come un nuovo vangelo: il vangelo della nuova genesi. Infatti, è possibile trovare parecchi punti in comune tra NGE e la Bibbia, senza contare il fatto che a differenza di quest'ultima, NGE riesce ad essere sempre coerente e sensato.
Un'opera di difficilissima interpretazione da vedere e rivedere per coglierne le mille sfumature.
Sono dell'idea che chiunque possa apprezzarlo, se in grado di capirlo.
Purtroppo devo riconoscere che un finale non canonico (eufemismo) come quello di Eva può lasciare interdetti parecchi fan, che comunque possono trovare una differente interpretazione dello stesso in The End of Evangelion, film uscito nel 1997.
Il finale originale è da capire, da studiare e da guardare sotto differenti ottiche; ciò non toglie comunque che sia davvero stupendo.
In definitiva:
Trama: ∞/10
Un capolavoro senza eguali.
Video: 9/10
Disegno un po' vecchiotto, volti non particolarmente dettagliati. Belle animazioni, stupendi fondali e ottima caratterizzazione degli Angeli e degli Eva.
Audio: 8/10
Colonna sonora interessante ma di qualità mediocre, nessun pezzo memorabile quindi nella colonna ufficiale dell'anime (escluso il tema iniziale, davvero stupendo) per quanto comunque non passi inosservata. Ottimo doppiaggio in italiano, ma probabilmente inferiore a quello giapponese.
Senza giri di parole: il capolavoro assoluto dell'animazione giapponese sotto ogni punto di vista. Non può essere definito in altro modo. Il disegno è di qualità eccelsa (anche considerando il basso budget che si aveva a disposizione per la realizzazione), la trama è frenetica e sorprendente riuscendo ad alternare momenti di calma apparente a momenti di azione improvvisa.
A prima vista parrebbe il solito anime di robot vs nemici-cattivi-venuti-da-chissà-dove e volendo è così per le prime 10-15 puntate. Ma nella seconda parte dell'anime comincia ad intravedersi il disegno più ampio del regista: l'evoluzione psicologica di tutti i personaggi. Da "Shinji il complessato"...XD, a Asuka, alla gelida Ayanami, a Misato. L'apice di tutto l'anime si raggiunge quindi nel finale (sgradito, purtoppo, alla maggior parte del pubblico) con le complesse (e quasi incomprensibili ad una prima visione) ma meravigliose ultime due puntate. Un anime complesso ma stupendo. Se cercate qualcosa di qualità, è l'anime che fa per voi.
A prima vista parrebbe il solito anime di robot vs nemici-cattivi-venuti-da-chissà-dove e volendo è così per le prime 10-15 puntate. Ma nella seconda parte dell'anime comincia ad intravedersi il disegno più ampio del regista: l'evoluzione psicologica di tutti i personaggi. Da "Shinji il complessato"...XD, a Asuka, alla gelida Ayanami, a Misato. L'apice di tutto l'anime si raggiunge quindi nel finale (sgradito, purtoppo, alla maggior parte del pubblico) con le complesse (e quasi incomprensibili ad una prima visione) ma meravigliose ultime due puntate. Un anime complesso ma stupendo. Se cercate qualcosa di qualità, è l'anime che fa per voi.
Anime che ha creato un genere, Evangelion è un opera unica e irripetibile
A rendere stupenda questa serie è il fatto che la storia non è basata soltanto sul susseguirsi di scontri fra i soliti nemici misteriosi e le forze terrestri, ma sull'alone di mistero che permea la storia stessa, tenendo col fiato sospeso i lettori in attesa di conoscere l'identità degli Angeli o la sorte della razza umana. Inoltre i personaggi sono quanto di più realistico e approfondito sia stato ideato in un anime
Una serie consigliata ad un pubblico maturo e che non sfigurerebbe nemmeno se paragonata ai piu' bei film (se solo piu' gente capisse che capolavori possono essere le produzioni animate giapponesi...).
A rendere stupenda questa serie è il fatto che la storia non è basata soltanto sul susseguirsi di scontri fra i soliti nemici misteriosi e le forze terrestri, ma sull'alone di mistero che permea la storia stessa, tenendo col fiato sospeso i lettori in attesa di conoscere l'identità degli Angeli o la sorte della razza umana. Inoltre i personaggi sono quanto di più realistico e approfondito sia stato ideato in un anime
Una serie consigliata ad un pubblico maturo e che non sfigurerebbe nemmeno se paragonata ai piu' bei film (se solo piu' gente capisse che capolavori possono essere le produzioni animate giapponesi...).
Questa serie è un capolavoro, non ci sono obiezioni che tengano.
Ha aperto un modo del tutto nuovo di raccontare le vicende dei personaggi in una serie animata, ha inaugurato più alti livelli di compenetrazione tra tratteggio dei personaggi, trama e rappresentazione dell'inconscio.
Le vicende, dopo anni, fanno ancora dibattere i fan sui misteri e le rivelazioni mostrate durante il finale della serie animata e i "paralleli" film, ed è un processo naturale, date le mille sfaccettature fornite agli eventi descritti nella saga.
Alcuni lo definirebbero 'complicato', ma in realtà è -complesso-; la visione è tanto un piacere intellettuale, per il mosaico narrativo, che una appassionante esperienza, per il peso delle battaglie esterne e interiori a cui sono sottoposti i protagonisti.
Indimenticabile.
Ha aperto un modo del tutto nuovo di raccontare le vicende dei personaggi in una serie animata, ha inaugurato più alti livelli di compenetrazione tra tratteggio dei personaggi, trama e rappresentazione dell'inconscio.
Le vicende, dopo anni, fanno ancora dibattere i fan sui misteri e le rivelazioni mostrate durante il finale della serie animata e i "paralleli" film, ed è un processo naturale, date le mille sfaccettature fornite agli eventi descritti nella saga.
Alcuni lo definirebbero 'complicato', ma in realtà è -complesso-; la visione è tanto un piacere intellettuale, per il mosaico narrativo, che una appassionante esperienza, per il peso delle battaglie esterne e interiori a cui sono sottoposti i protagonisti.
Indimenticabile.
Bè... Se penso che il mio amico Roberto ha comprato tutta la serie originale... Insomma, ho visto 4 serie negli ultimi giorni (Wolf's Rain, Death Note, Le bizzarre avventure di JoJo e questo...) e devo dire che è quella peggiore. Già non sono un amanete dei robottoni, ma non si parte prevenuti, anche perchè mi avevano detto che erano solo un pretesto. Diciamo che è un pretesto non da poco, visto che ci gira la serie attorno, quindi se volevano fare introspezione psicologica sui giovani giappo potevano farlo in un contesto migliore. I personaggi sono tratteggiati tutti superficioalmente con il pretesto del mistero tranne il protagonista Shinji e un pò Asuka, la qualità tecnica va dal buono al pessimo con un finale davvero catastrofico, che, posso dire con certezza e senza tema, non è voluto affatto, ma denota una vera e propria mancanza di mezzi per concludere la serie.
Le musiche dal discreto al sublime, ma è più perchè sono pezzi di musica classica che per reale sforzo degli autori.
La sceneggiatura... Questa forse la parte più dolente: non me ne vogliano i fan e gli otaku, ma è una non-sense con pretese moralistico-filosofiche inesistenti, incapace di delineare un senso reale al tutto (mi è stato detto che per rimediare ci sono anche dei film, ma non ho assolutamente voglia di perderci tempo), storia che a volerla condensare si riduce ad una manciata di episodi, in cui... Bè sti pseudo adolescenti si ossessionano per cose assurde e prive di senso, se il rpoblema della gioventù giappo è che sono tutti come Asuka o Shinji, bè la cosa è grave, che guidino o meno un robottone rosa-shocking con il cavo di alimentazione (poi sta fissa di attaccare il Giappone ormai è assurda, ma la Nerv è tedesca, Adam non lo potevano tenere a Berlino??). Io capisco che piaccia trovarci novità rispetto a Jeeg, che ai tempi allietava la mia infanzia con Mazinga, ma dire che sia un capolavoro mi sembra un trasporto da fan (personalmente pur avendomi divertito JoJo, da cui prendo il nick, trovo che il fumetto e l'anime in questione abbia un valore artistico vicino allo zero, ti diverte come poteva farlo Dylan Dog ai tempi )... Quindi se mi dite che è divertente ed una novità nel genere e gli assegnate un voto mediocre mi va anche bene (basta fare una distinguo), ma dirmi che rappresenta il top dell'animazione giapponese mi sembra prendermi per i fondelli.. Poi fate vobis, c'è a chi piace alla follia quella boiata con i ranocchi spaziali su Italia 1 o gli hantaro (il mio amico Roberto), quindi i gusti, se pur pessimi, sono personali.
Le musiche dal discreto al sublime, ma è più perchè sono pezzi di musica classica che per reale sforzo degli autori.
La sceneggiatura... Questa forse la parte più dolente: non me ne vogliano i fan e gli otaku, ma è una non-sense con pretese moralistico-filosofiche inesistenti, incapace di delineare un senso reale al tutto (mi è stato detto che per rimediare ci sono anche dei film, ma non ho assolutamente voglia di perderci tempo), storia che a volerla condensare si riduce ad una manciata di episodi, in cui... Bè sti pseudo adolescenti si ossessionano per cose assurde e prive di senso, se il rpoblema della gioventù giappo è che sono tutti come Asuka o Shinji, bè la cosa è grave, che guidino o meno un robottone rosa-shocking con il cavo di alimentazione (poi sta fissa di attaccare il Giappone ormai è assurda, ma la Nerv è tedesca, Adam non lo potevano tenere a Berlino??). Io capisco che piaccia trovarci novità rispetto a Jeeg, che ai tempi allietava la mia infanzia con Mazinga, ma dire che sia un capolavoro mi sembra un trasporto da fan (personalmente pur avendomi divertito JoJo, da cui prendo il nick, trovo che il fumetto e l'anime in questione abbia un valore artistico vicino allo zero, ti diverte come poteva farlo Dylan Dog ai tempi )... Quindi se mi dite che è divertente ed una novità nel genere e gli assegnate un voto mediocre mi va anche bene (basta fare una distinguo), ma dirmi che rappresenta il top dell'animazione giapponese mi sembra prendermi per i fondelli.. Poi fate vobis, c'è a chi piace alla follia quella boiata con i ranocchi spaziali su Italia 1 o gli hantaro (il mio amico Roberto), quindi i gusti, se pur pessimi, sono personali.
Non riesco a dare di più perchè purtroppo ci sono gli ultimi due episodi: solo parlati, poco chiari, introspettivi della personalità di Shinji. Per me anche noiosi. Il resto dell'anime si meriterebbe anche un bell'otto pieno, quasi nove. Sostanzialmente la nuova Tokyo viene messa in pericolo dall'attacco di mostri dall'aspetto grottesco chiamati "Angeli". Qui entrano in scena i nostri tre ragazzi ognuno con una storia travagliata alla guida degli "Eva" che devono salvare la popolazione. Ma questi Eva nascono dei misteri...
Non sono un'amante di questo genere... fin da piccola ho sempre odiato i cartoni dove c'erano i robottoni... quindi per molto tempo sono stata alla larga da questo titolo. Però spinta da alcuni miei amici o conoscenti, dai commenti di questo sito,ecc ecc... ho deciso di dargli un'occhiatina e mai, e ripeto mai , immaginavo che mi sarebbe piaciuto. Pensavo che dopo le prime due puntate lo avrei mollato di botto... invece mi sono ritrovata affascinata dalla profonda caratterizzazione dei personaggi , il modo con cui vengono descritti i sentimenti, le angoscie,i dubbi, le insicurezze in modo cosi' profondo e umano in modo cosi reale, anche se tutto quello che circonda i protagonisti non lo è. Per me Evangelion è una grande metafora sulla vita, lancia veramente un grande messaggio al pubblico che lo segue: bisogna lottare, anche se si è convinti che non ne vale la pena, bisogna farsi forza anche se nessuno ci apprezza per quello che siamo perche tutti abbiamo valore e importanza nel mondo ...
Ho letto molte critiche sulle ultime due puntate della serie e se devo dire la mia allora concordo in pieno con quello che ha detto Cicco "questo è Evangelion! Ciò che emerge da queste puntate è il vero significato dato dagli autori a quest´anime e ciò che sarà poi aggiunto, mi riferisco ai due film, sono elementi superflui che snaturano ahimé il prodotto iniziale."
Ho letto molte critiche sulle ultime due puntate della serie e se devo dire la mia allora concordo in pieno con quello che ha detto Cicco "questo è Evangelion! Ciò che emerge da queste puntate è il vero significato dato dagli autori a quest´anime e ciò che sarà poi aggiunto, mi riferisco ai due film, sono elementi superflui che snaturano ahimé il prodotto iniziale."
A mio parere, NGE è la suprema espressione degli anime di tutti i tempi!
Niente è meglio di NGE...in uno scenario futuristico che tutta via non sembra poi così distaccato dalla nostra realtà si alternano le vicende dei personaggi principali (Rei; Shinji, Asuka; Misato, Ritsuko,...)nella loro lotta contro gli angeli per impedire un possibile third impact che porterebbe alla distruzione dell'umanità... qui i caratteri personali dei personaggi si fondono e mischiano per poi dipanarsi e mischiarsi di nuovo in un turbinio di lotte, episodi divertenti e commoventi e di spaccati della psiche di ognuno dei personaggi! Spettacolare poi la scena dell'ultima puntata (La bestia che gridò amore nel cuore del mondo/Take care of yourself) in cui, dopo aver visto l'interno della mente di Rei Ayanami, il dottor Ikari, si avvicina a lei nella stanza in cui sono visibili solo loro due e le dice "Andiamo Rei... almeno per oggi hai vissuto..." e l'ultima dove il fragile mondo di Shinji si spacca, tutto portato sulle note di "Zankoku na tenshi no theese" questa volta suonata al pianoforte.
In sostanza... NGE è un anime indescrivibilmente bello e profondo che va visto per essere capito e apprezzato in qunto nesuna spiegazione sarà mai sufficiente!
Niente è meglio di NGE...in uno scenario futuristico che tutta via non sembra poi così distaccato dalla nostra realtà si alternano le vicende dei personaggi principali (Rei; Shinji, Asuka; Misato, Ritsuko,...)nella loro lotta contro gli angeli per impedire un possibile third impact che porterebbe alla distruzione dell'umanità... qui i caratteri personali dei personaggi si fondono e mischiano per poi dipanarsi e mischiarsi di nuovo in un turbinio di lotte, episodi divertenti e commoventi e di spaccati della psiche di ognuno dei personaggi! Spettacolare poi la scena dell'ultima puntata (La bestia che gridò amore nel cuore del mondo/Take care of yourself) in cui, dopo aver visto l'interno della mente di Rei Ayanami, il dottor Ikari, si avvicina a lei nella stanza in cui sono visibili solo loro due e le dice "Andiamo Rei... almeno per oggi hai vissuto..." e l'ultima dove il fragile mondo di Shinji si spacca, tutto portato sulle note di "Zankoku na tenshi no theese" questa volta suonata al pianoforte.
In sostanza... NGE è un anime indescrivibilmente bello e profondo che va visto per essere capito e apprezzato in qunto nesuna spiegazione sarà mai sufficiente!
Io credo che questo anime sia il più particolare che abbia mai guardato...devo ammettere che mi sono convinta a guardarlo dopo aver letto opinioni totalmente diverse...c'era chi diceva fosse bellissimo e chi diceva che fosse orribile.. diciamo che dal mio punto di vista non credo assolutamente che sia brutto...anzi!
Sinceramente mi aspettavo un anime contorto dati i differenti pareri che sono stati espressi, ma non pensavo che un cartone potesse arrivare a raggiungere una tale indecifrabilità!
Diciamocelo sto cartone è un casino!!!
Hanno ragione nel dire che va visto in assoluta tranquillità e con lo spirito giusto...perchè altrimenti non si capisce un cavolo..
Ho dato come voto 7 non perchè non mi sia piaciuto, anzi per l'originalità del cartone, per essere riusciti a infilare della psicologia e della filosofia in un anime e per le meravigliose canzoni è solo da lodare, però è davvero difficile da comprendere per chi non ha mai studiato filosofia o psicologia.
Non ci credevo all'inizio però in effetti è davvero definibile un capolavoro oper la sua particolarità, compliemnti ad Anno!
Sinceramente mi aspettavo un anime contorto dati i differenti pareri che sono stati espressi, ma non pensavo che un cartone potesse arrivare a raggiungere una tale indecifrabilità!
Diciamocelo sto cartone è un casino!!!
Hanno ragione nel dire che va visto in assoluta tranquillità e con lo spirito giusto...perchè altrimenti non si capisce un cavolo..
Ho dato come voto 7 non perchè non mi sia piaciuto, anzi per l'originalità del cartone, per essere riusciti a infilare della psicologia e della filosofia in un anime e per le meravigliose canzoni è solo da lodare, però è davvero difficile da comprendere per chi non ha mai studiato filosofia o psicologia.
Non ci credevo all'inizio però in effetti è davvero definibile un capolavoro oper la sua particolarità, compliemnti ad Anno!
Questo anime è sicuramente un capolavoro, e come tale o lo si ama o lo si odia.
Non ci sono vie di mezzo. Io rientro sicuramente nel secondo campo, in quanto si discosta da tutti gli altri anime di combattimento e non solo: scompare man mano che si avanza il dualismo buono/cattivo in favore di uno scontro dove ognuno ha le sue ragioni come spiegato principalmente da Kaworu (chiamatelo Tabris se preferite) una complessa caratterizzazione dei personaggi che non sono più eroi invincibili alla goku, naruto o kenshiro, ma (semi)normali ragazzi di 14 anni (rei esclusa ovviamente) con problemi tipici dell'adolescenza, e soprattutto la miglior trama che io abbia mai visto, e non parlo solo di anime.
Unica nota (semi)(tanto per cambiare)dolente, il finale della serie tv preso come tale, ma che acquisisce senso nell'ottica di end of evangelion e del T.I (uso una sigla per non rovinare niente a nessuno). Semplicemente un capolavoro.
scusate piccola correzione:ho sbagliato a scrivere un'espressione(o lo si ama o lo si odia;io rientro nel secondo campo)io AMO evangelion(ma si sarà capito dal nick e da ciò che dico
Non ci sono vie di mezzo. Io rientro sicuramente nel secondo campo, in quanto si discosta da tutti gli altri anime di combattimento e non solo: scompare man mano che si avanza il dualismo buono/cattivo in favore di uno scontro dove ognuno ha le sue ragioni come spiegato principalmente da Kaworu (chiamatelo Tabris se preferite) una complessa caratterizzazione dei personaggi che non sono più eroi invincibili alla goku, naruto o kenshiro, ma (semi)normali ragazzi di 14 anni (rei esclusa ovviamente) con problemi tipici dell'adolescenza, e soprattutto la miglior trama che io abbia mai visto, e non parlo solo di anime.
Unica nota (semi)(tanto per cambiare)dolente, il finale della serie tv preso come tale, ma che acquisisce senso nell'ottica di end of evangelion e del T.I (uso una sigla per non rovinare niente a nessuno). Semplicemente un capolavoro.
scusate piccola correzione:ho sbagliato a scrivere un'espressione(o lo si ama o lo si odia;io rientro nel secondo campo)io AMO evangelion(ma si sarà capito dal nick e da ciò che dico
Ho conosciuto evangelion per caso il 2 ottobre 2001 su MTV, nella sua prima visione, lo vidi perchè mi piacevano i robot, ma Evangelion non era solo questo. L'ho seguito tutto con trepidazione riguardando anche le repliche, ero stato catturato dal fascino della serie. Nessuna puntata era scontata. Ammetto però che guardando l'episodio 25 ho cominciato a chiedermi: << Che strana puntata, ma l'ultima sarà meglio >>. alla fine del 26esimo episodio sono rimasto scioccato, ho pensato anch'io ad una presa in giro e preso dallo sconforto attendevo qualcosa di degno. Senza accorgermi però la serie era diventata parte di me, ogni particolare, le musiche (magistrali), i disegni (veri capolavori), e i misteri che ho cercato anche di spiegarmi erano motore della passione verso la serie. Nel 2006 ho visto "The End Of Evangelion" un film inimitabile, che mostra ciò che erano gli ultimi due episodi. Il film, così la penso io, è la visione esterna degli episodi 25-26 della serie TV, mostra ciò che volevamo vedere, da un certo punto di vista. di certo quest'opera ha comunque lasciato misteri che ognuno risolve a modo suo alimentando quella che è una pietra miliare dell'animanzione giapponese.
Per chi non l'avesse visto, lo provi e ne rimarrà catturato se non lo guarda con superficialità.
Per chi non l'avesse visto, lo provi e ne rimarrà catturato se non lo guarda con superficialità.
Avevo sentito parlare bene di questa serie, però i robottoni non mi andavano proprio giù. Alla fine la mia curiosità ha vinto e ho deciso di vedere questo famoso Evangelion, ciò che penso lo potete intuire dal voto. Quest'anime è uno di quelli che o si amano alla follia o si odiano, d'altronde per tutti i capolavori è così. L'anime è perfetto sotto molti punti di vista: personaggi ben caratterizzati, storia complessa, realizzazione tecnica superba però... eh si, c'è un però, infatti la fine di questa serie superba è veramente poco soddisfacente. Questo fattore ha influenzato abbastanza la mia valutazione, non per niente mi ha impedito di mettere il 10 e mi stava spingendo a mettere un 7, però la speranza di una conclusione migliore del fumetto e la bellezza degli episodi mi ha spinta a dargli il voto che vedete. Ovviamente consiglio caldamente a chiunque, appassionato di robottoni o semplicemente appassionato di anime, di vedere questo anime che ha fatto storia. PS: Un elogio particolare a Rei (il mio personaggio preferito) e a Kaworu (che nella scala delle mie preferenze viene subito dopo Rei. Detto fra noi, lo trovo anche un gran bel pezzo di ragazzo). PPS: mi dispiace dirlo, ma Shinji è un vero pirla e Asuka potevano anche evitare di inserirla nella serie in quanto non fa altro rompere i maroni dalla puntata 8 alla puntata 22.
Fermo restando il giudizio integralmente positivo per quella che probabilmente è stata la miglior serie di animazione giapponese di sempre, voglio aggiungere solo una breve annotazione circa la diatriba sui finali. Le puntate 25 e 26 della serie sono perfettamente inseribili all'interno di EOE durante il third impact, essendo forse in effetti una rappresentazione teatrale e pirandelliana di quel momento. La conclusione in effetti è la stessa. Shinji decide di vivere la sua vita. La decisione è rapida nel film, meglio esplicata nella serie tv.
Quest' anime è un vero CAPOLAVORO.
I disegni sono realizzati in modo fantastico, la trama è il vero punto forte di questo anime che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore per tutti i 26 episodi della serie (+ i 2 del film end of evangelion).
Come dicevo la trama è splendidamente realizzata con molti riferimenti a religioni, testi sacri e cabala ebraico, e soprattutto molto profonda e basata sull'analisi della psiche e sui motivi che ci spingono a fare determinate scelte.
Inoltre, la trama, presenta vari spunti per le interpretazioni e i ragionamenti personali e quindi ha molteplici chiavi di lettura.
Questo anime è che in alcuni punti è molto lento e a volte ripetitivo ma questo più che un difetto è una tecnica di narrazione operata da Anno che serve per soffermarsi sulla personalità dei personaggi e quindi anche per immedesimarsi nei loro ragionamenti e nei loro pensieri.
I disegni sono realizzati in modo fantastico, la trama è il vero punto forte di questo anime che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore per tutti i 26 episodi della serie (+ i 2 del film end of evangelion).
Come dicevo la trama è splendidamente realizzata con molti riferimenti a religioni, testi sacri e cabala ebraico, e soprattutto molto profonda e basata sull'analisi della psiche e sui motivi che ci spingono a fare determinate scelte.
Inoltre, la trama, presenta vari spunti per le interpretazioni e i ragionamenti personali e quindi ha molteplici chiavi di lettura.
Questo anime è che in alcuni punti è molto lento e a volte ripetitivo ma questo più che un difetto è una tecnica di narrazione operata da Anno che serve per soffermarsi sulla personalità dei personaggi e quindi anche per immedesimarsi nei loro ragionamenti e nei loro pensieri.
E' uno degli anime migliori di sempre, autentico capolavoro dell'animazione giapponese e miglior opera di Hideaki Anno.
"Neon Genesis Evangelion" già dal titolo si presta ad una lettura ben diversa da quelle che sembrano essere a prima vista le caratteristiche della serie, ma ci si baderà soltanto più avanti: l'autore infatti ha magistralmente seminato indizi per tutta la trama riuscendo a farli passare quasi inosservati.
Inizialmente non si può che restare colpiti dall'ottima resa tecnica, dato che si parla di oltre dieci anni fa, così come la cura e il realismo della trama.
Diversamente da altri titoli infatti sussistono delle ragioni se soltanto adolescenti possono salire a bordo degli EVA, chiamati così non solo per abbreviare Evangelion ma perché ricavati da materiale genetico di Adam, il primo angelo "caduto" sulla Terra.
Gli EVA inoltre non sono robot invincibili, anzi non sono neppure robot ma entità organiche che mostreranno in più occasioni capacità di decisione autonoma, ma strumenti da guerra ad autonomia limitata, se privati del cavo di alimentazione, contrariamente ai loro nemici che possiedono energia infinita (il frutto della vita).
Lo scopo dei piloti di EVA è appunto fermare gli angeli, misteriose creature gigantesche e estremamente diverse tra loro che però condividono con gli esseri umani la quasi totalità del loro DNA, su cui si conosce solamente lo scopo: provocare un third impact.
Il first impact è l'impatto che provocò l'estinzione dei dinosauri, mentre il second impact è avvenuto nel 2000, 15 anni prima (tutti i piloti hanno 15 anni) degli avvenimenti narrati in NGE ed è imputato ad Adam e al secondo angelo. Ha causato un'enorme esplosione che ha provocato l'allagamento di molte città (tra cui Tokyo) e il dimezzamento della popolazione mondiale.
Il third impact avverrà se un nuovo angelo entrerà in contatto con Adam, custodito dall'organizzazione Nerv che ha costruito allo scopo di proteggere l'umanità gli EVA.
Quindi gli uomini grazie al frutto proibito che donò loro la conoscenza si apprestano a combattere gli angeli forti del frutto della vita...
Come preannunciato questa non è tutta la trama dell'anime ed anzi presenta inesattezze per non anticipare importanti colpi di scena, tra cui le motivazioni degli angeli e il progetto di perfezionamento dell'uomo della SEELE, organizzazione che entrerà in scena più avanti nell'anime.
La conclusione della serie è puramente introspettiva e si presta a diversi livelli di lettura, per questo gli fanno seguito due movie più esplicativi che costituiscono un finale alternativo.
"Neon Genesis Evangelion" è da vedere e merita un piccolo sforzo per capirlo, perché ne vale assolutamente la pena, ricordando che tutta la serie altro non è che una presentazione al suo stupefacente quanto inimmaginabile epilogo.
"Neon Genesis Evangelion" già dal titolo si presta ad una lettura ben diversa da quelle che sembrano essere a prima vista le caratteristiche della serie, ma ci si baderà soltanto più avanti: l'autore infatti ha magistralmente seminato indizi per tutta la trama riuscendo a farli passare quasi inosservati.
Inizialmente non si può che restare colpiti dall'ottima resa tecnica, dato che si parla di oltre dieci anni fa, così come la cura e il realismo della trama.
Diversamente da altri titoli infatti sussistono delle ragioni se soltanto adolescenti possono salire a bordo degli EVA, chiamati così non solo per abbreviare Evangelion ma perché ricavati da materiale genetico di Adam, il primo angelo "caduto" sulla Terra.
Gli EVA inoltre non sono robot invincibili, anzi non sono neppure robot ma entità organiche che mostreranno in più occasioni capacità di decisione autonoma, ma strumenti da guerra ad autonomia limitata, se privati del cavo di alimentazione, contrariamente ai loro nemici che possiedono energia infinita (il frutto della vita).
Lo scopo dei piloti di EVA è appunto fermare gli angeli, misteriose creature gigantesche e estremamente diverse tra loro che però condividono con gli esseri umani la quasi totalità del loro DNA, su cui si conosce solamente lo scopo: provocare un third impact.
Il first impact è l'impatto che provocò l'estinzione dei dinosauri, mentre il second impact è avvenuto nel 2000, 15 anni prima (tutti i piloti hanno 15 anni) degli avvenimenti narrati in NGE ed è imputato ad Adam e al secondo angelo. Ha causato un'enorme esplosione che ha provocato l'allagamento di molte città (tra cui Tokyo) e il dimezzamento della popolazione mondiale.
Il third impact avverrà se un nuovo angelo entrerà in contatto con Adam, custodito dall'organizzazione Nerv che ha costruito allo scopo di proteggere l'umanità gli EVA.
Quindi gli uomini grazie al frutto proibito che donò loro la conoscenza si apprestano a combattere gli angeli forti del frutto della vita...
Come preannunciato questa non è tutta la trama dell'anime ed anzi presenta inesattezze per non anticipare importanti colpi di scena, tra cui le motivazioni degli angeli e il progetto di perfezionamento dell'uomo della SEELE, organizzazione che entrerà in scena più avanti nell'anime.
La conclusione della serie è puramente introspettiva e si presta a diversi livelli di lettura, per questo gli fanno seguito due movie più esplicativi che costituiscono un finale alternativo.
"Neon Genesis Evangelion" è da vedere e merita un piccolo sforzo per capirlo, perché ne vale assolutamente la pena, ricordando che tutta la serie altro non è che una presentazione al suo stupefacente quanto inimmaginabile epilogo.
Se amate anime leggeri, da vedere al fine di una giornata stancante, per godervi il merirtato riposo, non provate a vederlo: sarebbe spreco di tempo.Se decidete di fare lo sforzo di visionare qualche puntata, magari una ogni due giorni, non credo potrà coinvolgervi per le prime 6-7...20. Vi avverto: I primi 23 episodi sono solo una preparezione agli ultimi 3. Se lo vedrete fino all'ultimo sopportando le prime immagini degli EVA, inevitabili GUNDAM_MADE_IN_JAP, scoprirete dove possa arrivare la mente contorta di Hideaki Anno. Questo anime non piace "a metà": se vi coinvolge, non potrete fare a meno di di cercare informazioni su di esso, ancora e ancora, a raggranellare indizi per raccapezzarti su simboli che credevi casuali (due gattini di ceramica?) e che scopri inevitabilmente studiati. Credo sia impossibile mettere per iscritto la trama di Neon Genesis Evagelion, pertanto non decidete se vederlo o no basandovi su di essa.I disegni, per quanto possano essre belli per l epoca (e molto validi ancora oggi), non possono reggere il compito di rappresentare degnamente la filosofia di cui è pregno. Prendete le teorie di Fichte che vi sembravano idiozie (l'io che pone il non io, il progetto per il perfezionamento dell'uomo e roba simile...). Prendete il meglio della dialettica di Hegel. E vedetevi le ultime puntate ed il film. Capirete cosa volevano veramente dire. Eppure la sezione filosofica dell anime è inevitabilmente intrecciata con una psicologia mai banale, una trama avvincente e una colonna sonora degna di nota. Il tutto condito da continui riferimenti a una religione e simboli prettamente occidentali, da ricercare e scoprire.
Non ci sono scene di combattimento mozzafiato.
Non vedrete molto sangue.
Non ci sono armi bellissime e uomini carismatici e letali.
Ma tutti inevitabilmente,ci siamo posti domande di tipo esistenziale.
Tutti ci siamo creati la nostra minuscola visione alterata del mondo per cessare di porgercele.
Evangelion riapre vecchie ferite, vecchi dubbi, vecchi quesiti.
E, in un modo o nell'altro, dà le risposte.
Dieci e lode, con la drammatica sensazione dell'inimitabilità dell'opera.
Non ci sono scene di combattimento mozzafiato.
Non vedrete molto sangue.
Non ci sono armi bellissime e uomini carismatici e letali.
Ma tutti inevitabilmente,ci siamo posti domande di tipo esistenziale.
Tutti ci siamo creati la nostra minuscola visione alterata del mondo per cessare di porgercele.
Evangelion riapre vecchie ferite, vecchi dubbi, vecchi quesiti.
E, in un modo o nell'altro, dà le risposte.
Dieci e lode, con la drammatica sensazione dell'inimitabilità dell'opera.
Non do dieci perchè solo un'opera per me può meritare 10, ma è un altro anime; siamo qui per parlare di eva. Più che altro volevo dire alla gente che dice che l'anime non ha fine e che è inconclusivo, che la fine ci sta basta saperla leggere e saper leggere bene tutte le puntate per poter cogliere il vero senso della serie. Poi ci stanno i film che ritengo molto belli, ma comunque prodotti per dare un finale capibile a chi non apprezzava le ultime 2 puntate o non le aveva capite.
Si presenta come un anime appassionante e bello, ma alla fine il protagonista non è all'altezza e anche gli angeli (nemici) non sono all'altezza. Lo definirei un cartone psicopatico (puoi capire solo se lo vedi) e non poteva finire in modo peggiore, con la terzultima e la penultima puntata in cui i protagonisti sono immersi nel buio a scrutare in loro stessi (ti addormenti) e nell'ultima puntata capisci che la storia crolla da sola perchè scopri che il protagonista si era sognato tutto. Storia inconcludente sulla quale non sono ancora riuscito a rispondere alle domande postemi nonostante parecchie ricerche su internet. Unica cosa che è venuta veramente bene di questo anime sono gli EVA (robot dei protagonisti) per cui non posso dargli un voto migliore. [moderatore]rimossi riferimenti ad altre recensioni[/moderatore]
`Evangelion´ o si ama o si odia...
Chi non riesce a comprendere i significati e le sfaccettature dell'opera solitamente arriva a detestarlo, chi invece coglie la complessità e la profondità di questa serie ne diventa un adepto fedele.
Ilychan, appartente al primo gruppo, stabilisce che la serie non è apprezzabile in quanto i suoi protagonisti hanno personalità contorte, asfissianti, poco 'ammirevoli', ma è proprio nel delineare le paure e i traumi subiti dai protagonisti che sta l'essenza di Evangelion... forse l'anime in cui l'introspezione dei personaggi, nei loro lati positivi e negativi, è maggiormente approfondita e messa in primo piano.
L´animazione, la letteratura, la cinematografia.... non sono certo vincolate dal presupposto che i soggetti delle loro opere debbano essere sempre buoni, simpatici e positivi, anzi.. protagonisti sempre coraggiosi, onesti e altruisti finiscono con sembrare finti, stereotipati, appunto perché troppo privi dei difetti che caratterizzano la costituzione umana; ed è proprio su questi difetti basilari che punto l´attenzione la serie di Evangelion: un analisi che permette allo spettatore di aprire uno spiraglio sui meccanismi alla base dell´animo umano e di interrogarsi sulla dimensione che l´uomo da alla sua stessa esistenza.
Chi non riesce a comprendere i significati e le sfaccettature dell'opera solitamente arriva a detestarlo, chi invece coglie la complessità e la profondità di questa serie ne diventa un adepto fedele.
Ilychan, appartente al primo gruppo, stabilisce che la serie non è apprezzabile in quanto i suoi protagonisti hanno personalità contorte, asfissianti, poco 'ammirevoli', ma è proprio nel delineare le paure e i traumi subiti dai protagonisti che sta l'essenza di Evangelion... forse l'anime in cui l'introspezione dei personaggi, nei loro lati positivi e negativi, è maggiormente approfondita e messa in primo piano.
L´animazione, la letteratura, la cinematografia.... non sono certo vincolate dal presupposto che i soggetti delle loro opere debbano essere sempre buoni, simpatici e positivi, anzi.. protagonisti sempre coraggiosi, onesti e altruisti finiscono con sembrare finti, stereotipati, appunto perché troppo privi dei difetti che caratterizzano la costituzione umana; ed è proprio su questi difetti basilari che punto l´attenzione la serie di Evangelion: un analisi che permette allo spettatore di aprire uno spiraglio sui meccanismi alla base dell´animo umano e di interrogarsi sulla dimensione che l´uomo da alla sua stessa esistenza.
Da dove comincio... inizialmente l'anime mi era piaciuto molto poichè aveva una trama con possibili risvolti interessanti, caratterizzazione di alcuni personaggi eccellente, grafica sbalorditiva (si parla del 1995). E voi direte... e allora?! Bè... vogliamo parlare del mitico Shinji, protagonista incontrastato della serie?? È mentalmente instabile, patetico, segaiolo... e non mi venite a dire che è sensibile! O di Asuka?! Odiosa, ninfomane, depravata, megalomane... un personaggio che hanno tentato di rendere gradevole con la storia strappalacrime del suo passato. Ma per favore! 24 bellissime puntate (soprattutto l'ultima) dove ti aspetti uno straccio di finale decente! Eh no! Non solo le seghe mentali (e fisiche) di Shinji sono triplicate, ma nulla ha un senso e ti propini solo una serie di immagini che sembrano pasticciate su power point e che non ti danno certo le risposte che aspetti, associate a queste tre voci rimbombanti che dicono "Vuoi diventare una cosa sola bla bla bla". Tutto va a finire inesorabilmente al peggio... e chi rimangono?? Non vi dico niente... vi anticipo solo che c'entrano quei due trogloditi citati qui sopra. Il 5 lo metto solamente per non far andare in malora l'intera serie... ma certamente non se lo merita. Lo consiglio a chi si vuole semplicemente godere un bell'anime, senza troppe pretese. Non lo consiglio invece a chi tenterà di appassionarsi alla serie... perchè non è affatto piacevole dopo ben 24 puntate trovarsi davanti un finale tragi-comico come quello!!
Semplicemente spettacolare. Introspezione psicologica, ontologia, sangue, in questo anime c'è tutto. Scherzi a parte, è un anime che lascia il segno; le vicende dei personaggi si impongono prepotentemente all'attenzione degli spettatori, e la trama contiene un disegno nascosto che, se ben percepito, può fare molto riflettere. Gli episodi finali, tanto discussi, per me non sono altro che un'espressione del genio creativo di Anno... mi dispiace che l'opinione di molti sia deviata dalla loro "fatiscenza" tecnica. Per me, il migliore anime che esista.
Ho perso ore e ore del mio tempo libero cercando di trovare un senso a questo anime, senza però riuscirci. E' pieno di dubbi, enormi buchi e soprattutto complessi mentali assolutamente inutile, non fanno altro che annioiare chi invece aspetta di vedere una storia sensata. Tralasciando il fatto che questo anime è ricco di doppi sensi... e tralasciando il fatto che avendo visto i due episodi finali una persona normale manderebbe a quel paese i produttori di evangelion. Ma almeno si poteva salvare la reputazione con the end of evangelion... ma niente da fare. Certo, è leggermente migliore del finale precedente, ma in questo caso i doppi sensi si trasformono in vere e proprie immagini oscene... vabbè.
Riguardo alla trama, si deve ammettere che, se sviluppata in modo migliore, si sarebbe rilevata originale ed emozionante. Ma si è rovinata con l'inserimento di inutili problemi filosofici e religiosi che non hanno fatto altro che confondere le idee. Inoltre, se una trama non ha un finale, rimane piena di dubbi ed esistono ancora domande irrisolte ed idee confuse, inizia ad avere un effetto innervante su tutti! Se sprechi ore e ore a guardare episodio dopo episodio, e ti ritrovi alla fine sconvolto e pieno di domande... allora si che la faccenda diventa insopportabile.
Il fatto è che si è voluto creare un anime originale, ma ci si è spinti troppo avanti creando una storia confusa, che i soliti ingenui definiscono come "storia dal significato profondo" solo perchè non riescono a definirla.
Riguardo alla trama, si deve ammettere che, se sviluppata in modo migliore, si sarebbe rilevata originale ed emozionante. Ma si è rovinata con l'inserimento di inutili problemi filosofici e religiosi che non hanno fatto altro che confondere le idee. Inoltre, se una trama non ha un finale, rimane piena di dubbi ed esistono ancora domande irrisolte ed idee confuse, inizia ad avere un effetto innervante su tutti! Se sprechi ore e ore a guardare episodio dopo episodio, e ti ritrovi alla fine sconvolto e pieno di domande... allora si che la faccenda diventa insopportabile.
Il fatto è che si è voluto creare un anime originale, ma ci si è spinti troppo avanti creando una storia confusa, che i soliti ingenui definiscono come "storia dal significato profondo" solo perchè non riescono a definirla.
Il mio voto poteva benissimo raggiungere il 10, se non fosse che il finale è di una meritata schifezza. Fino al 24° episodio questa seria mi aveva colpito positivamente... ma poi mi sono pentito di vederla. Vabbè che pensavo, dopo 24 episodi non male, "ora arriva il più bello..." macchè! Due episodi di complessi mentali assurdi, dove si ripetono 150 volte l'espressioni "io sono io" o "non devo fuggire" o "cos'è la vita" o roba del genere. Ma chi se ne frega. Ma mettetece un finale decente ed è finita la storia. 40 minuti dei due episodi finali aspettando un vero finale... poi dopo aver perso il filo del discorso, l'applauso finale è stato demente... Da ragazzini deficenti.
In seguito hanno cercato di rimettere le cose apposto con "The end of Evangelion". Allora penso "forse questa volta ci saranno meno complessi mentali e più fatti..." i fatti ci sono stati, ma fatti di una demenzialità che va oltre alle aspettative umane. Rimangono i dubbi, i perchè. Non c'è una spiegazione precisa ai fatti accaduti, e tu ci rimani come uno scemo aspettando dopo 26 episodi una risposta. Ma se lo chiami "the end of evangelion" almeno mettice una fine comprensibile. E tutti che dicono "bisogna scavare a fondo per capire il significato" ma non me va di scavare a fondo, o se capisce o niente. Ora mi devo anche mette a farmi dei giramenti mentali per capire un cartone animato... mah
In seguito hanno cercato di rimettere le cose apposto con "The end of Evangelion". Allora penso "forse questa volta ci saranno meno complessi mentali e più fatti..." i fatti ci sono stati, ma fatti di una demenzialità che va oltre alle aspettative umane. Rimangono i dubbi, i perchè. Non c'è una spiegazione precisa ai fatti accaduti, e tu ci rimani come uno scemo aspettando dopo 26 episodi una risposta. Ma se lo chiami "the end of evangelion" almeno mettice una fine comprensibile. E tutti che dicono "bisogna scavare a fondo per capire il significato" ma non me va di scavare a fondo, o se capisce o niente. Ora mi devo anche mette a farmi dei giramenti mentali per capire un cartone animato... mah
Mah... io mi chiedo se le persone che danno 3-5 a questo anime si siano limitate solo a guardare alle figure e a quelli che chiamano "robottoni" (che robottoni non sono ^^).
L'anime è indubbiamente molto complesso, il più complesso che abbia mai visto.
Ma come si può dire "un'accozzaglia di idee"???!!!
La maggior parte dei contenuti è presa dalla cabala ebraica, dalla bibbia, dopo uno studio molto approfondito.
Capisco che possa non piacere il genere, che vi possano piacere solo sparatorie no-brain o storie d'amore tra i compagni di classe o che sò io, ma se guarderete quest'anime, anzi se capirete quest'anime capirete anche che è ben più di un insieme di disegni, ma un vero e proprio capolavoro della psiche umana. ^^
L'anime è indubbiamente molto complesso, il più complesso che abbia mai visto.
Ma come si può dire "un'accozzaglia di idee"???!!!
La maggior parte dei contenuti è presa dalla cabala ebraica, dalla bibbia, dopo uno studio molto approfondito.
Capisco che possa non piacere il genere, che vi possano piacere solo sparatorie no-brain o storie d'amore tra i compagni di classe o che sò io, ma se guarderete quest'anime, anzi se capirete quest'anime capirete anche che è ben più di un insieme di disegni, ma un vero e proprio capolavoro della psiche umana. ^^
Un anime che ha gettato le basi dei robottoni delle nuove generazioni, una trama avvincente con molti colpi di scena. La storia si incentra sulla vita ma soprattutto la psiche dei suoi protagonisti, i tre ragazzi che comandano gli EVA nella battaglia contro gli angeli. Stupendi poi sono gli intrighi psicologici di questi ultimi; cosa si nasconde nella mente dei tre children? qual'è il segreto della bellissima Rei Ayanami? ATTENZIONE : non gurdate l'ultima puntata, vi rovinereste tutta la serie, saltate direttamente al film "the end of Evangelion"
Non vedere evangelion significa senza dubbio perdersi IL capolavoro dell'animazione giapponese: una serie che prende i canoni di altri cartoni di stampo robotico per sconvolgerli ed incorporarli ad una trama avvincente, resa ancor più interessante dall'evolversi dei personaggi, descritti nelle loro più intime componenti psicologiche. Su tutto ciò incombe inoltre come un'ombra un misterioso progetto di ricongiungimento a dio, rielaborato da testi cabalistici. Con evangelion è iniziata una nuova era, una nuova genesi, appunto. fosse per me, lo farei studiare a scuola. Viva Asuka!!!
Avviso: nella seguente recensione ci potrebbero essere spoiler sia sulla serie che sui film
Un anime che a mio avviso ha segnato una svolta nella tipologia "robot in salvaguardia degli umani e della terra". In questo anime si punta molto piu' sulla psicologia dei personaggi piuttosto che sugli scontri (infatti gli episodi 25-26 conclusivi della serie non sono altro che un riassunto della crescita interiore di Shinji fino al raggiungimento della maturita'). Questo a molti non e' piaciuto che preferivano un finale con battaglie, ecc che in qualche modo non lasciasse nulla di in sospeso (mentre con questi due episodi nulla si sa di che fine facciano i vari protagonisti della serie).
Proprio per questo sono stati creati due film (entrambi in due parti):
1) Death & Rebirth:
a)la prima parte (Death) e' un continuo della politica sulla concentrazione, da parte degli autori, sulla psicologia dei protagonisti ottenuta mediante un taglia/incolla di vari spezzoni della serie.
b) La seconda parte (Rebirth) invece cerca di accontentare quelli che volevano in qualche modo un finale d'azione. Purtroppo anche questo finale non basta ad accontentare i fan in quanto non vi e' una conclusione definitiva (il film finisce con Asuka a bordo dell'eva 02 con pochi minuti di autonomia e 9 eva in volo sopra di lei) ma e' lasciata all'immaginazione degli spettatori. Nota: all'inizio della seconda parte vi e' una scena che ha fatto scalpore (Shinji si masturba davanti ad una Asuka seminuda e in coma)
2) The end of evangelion: anche questo si divide in due parti:
a) la prima parte (Air) e' praticamente una versione di Rebirth ampliata con il combattimento fra Asuka e i 9 eva che le volteggiavano sopra e con l'eva 01 pilotato da Shinji che esce dalla "tana". Nota: la scena della masturbazione incriminata viene inserita anche in questo film.
b) la seconda parte invece prosegue con un third impact con cui tutti gli umani dovebbero fondersi in un'unica entita' per "perfezionarsi". Shinji e' colui che puo' decidere il destino dell'umanita' e dopo una lunga parte dedicata alla psicologia di Shinji egli fara' la sua scelta. Il film comunque contiene un finale aperto a varie interpretazioni e quindi si puo' dire che non ci sia un finale degno di questo nome (intendo che non vi e' una fine chiara e precisa)
L'intera storia e' ricca di riferimenti alla cabala ebraica e ad altri aspetti la cui conoscenza potrebbe far comprendere meglio l'intero anime (ad esempio capire chi e' Lilith, cosa e' l'albero della vita, ecc) che altrimenti potrebbe risultare in alcuni punti incomprensibile.
Come altri hanno gia' scritto l'anime punta molto su Shinji e la sua paura di aprire il suo cuore agli altri e quindi di amare (cosa che nei film sara' motivata come la creazione da parte degli umani di un AT-Field intorno al proprio cuore per evitare di essere feriti dagli altri) e quindi sui problemi di integrazione e di rapporti sociali fra umani e specialmente fra "creature diverse" come uomo e donna. Possiamo quindi vedere questo anime in termini poetici come una metafora di come gli umani (uso questo termine perche' e' neutro e non si riferisce a uomo o donna) abbiano paura dei propri simili e siano diffidenti verso questi, preferendo isolarsi e odiarsi piuttosto che cercare di capire gli altri e amarli (questo si vede sopratutto nel rapporto tra Shinji e Asuka che nonostante esternamente le personalita' sembrino differenti, soffrono entrambi della perdita della madre e sono invece piu' simili di quanto ci si possa aspettare)
Un anime che a mio avviso ha segnato una svolta nella tipologia "robot in salvaguardia degli umani e della terra". In questo anime si punta molto piu' sulla psicologia dei personaggi piuttosto che sugli scontri (infatti gli episodi 25-26 conclusivi della serie non sono altro che un riassunto della crescita interiore di Shinji fino al raggiungimento della maturita'). Questo a molti non e' piaciuto che preferivano un finale con battaglie, ecc che in qualche modo non lasciasse nulla di in sospeso (mentre con questi due episodi nulla si sa di che fine facciano i vari protagonisti della serie).
Proprio per questo sono stati creati due film (entrambi in due parti):
1) Death & Rebirth:
a)la prima parte (Death) e' un continuo della politica sulla concentrazione, da parte degli autori, sulla psicologia dei protagonisti ottenuta mediante un taglia/incolla di vari spezzoni della serie.
b) La seconda parte (Rebirth) invece cerca di accontentare quelli che volevano in qualche modo un finale d'azione. Purtroppo anche questo finale non basta ad accontentare i fan in quanto non vi e' una conclusione definitiva (il film finisce con Asuka a bordo dell'eva 02 con pochi minuti di autonomia e 9 eva in volo sopra di lei) ma e' lasciata all'immaginazione degli spettatori. Nota: all'inizio della seconda parte vi e' una scena che ha fatto scalpore (Shinji si masturba davanti ad una Asuka seminuda e in coma)
2) The end of evangelion: anche questo si divide in due parti:
a) la prima parte (Air) e' praticamente una versione di Rebirth ampliata con il combattimento fra Asuka e i 9 eva che le volteggiavano sopra e con l'eva 01 pilotato da Shinji che esce dalla "tana". Nota: la scena della masturbazione incriminata viene inserita anche in questo film.
b) la seconda parte invece prosegue con un third impact con cui tutti gli umani dovebbero fondersi in un'unica entita' per "perfezionarsi". Shinji e' colui che puo' decidere il destino dell'umanita' e dopo una lunga parte dedicata alla psicologia di Shinji egli fara' la sua scelta. Il film comunque contiene un finale aperto a varie interpretazioni e quindi si puo' dire che non ci sia un finale degno di questo nome (intendo che non vi e' una fine chiara e precisa)
L'intera storia e' ricca di riferimenti alla cabala ebraica e ad altri aspetti la cui conoscenza potrebbe far comprendere meglio l'intero anime (ad esempio capire chi e' Lilith, cosa e' l'albero della vita, ecc) che altrimenti potrebbe risultare in alcuni punti incomprensibile.
Come altri hanno gia' scritto l'anime punta molto su Shinji e la sua paura di aprire il suo cuore agli altri e quindi di amare (cosa che nei film sara' motivata come la creazione da parte degli umani di un AT-Field intorno al proprio cuore per evitare di essere feriti dagli altri) e quindi sui problemi di integrazione e di rapporti sociali fra umani e specialmente fra "creature diverse" come uomo e donna. Possiamo quindi vedere questo anime in termini poetici come una metafora di come gli umani (uso questo termine perche' e' neutro e non si riferisce a uomo o donna) abbiano paura dei propri simili e siano diffidenti verso questi, preferendo isolarsi e odiarsi piuttosto che cercare di capire gli altri e amarli (questo si vede sopratutto nel rapporto tra Shinji e Asuka che nonostante esternamente le personalita' sembrino differenti, soffrono entrambi della perdita della madre e sono invece piu' simili di quanto ci si possa aspettare)
L' Inizio
Mi sono deciso a scrivere qualche riga perchè tengo a far notare alcune cose, soprattutto a chi non ama quest'Anime o a chi dice di non aver compreso il finale.
Non vi racconterò la trama o solo opinioni personali, ma vi mostrerò aspetti dell'Anime che forse non avete notato.
Innanzitutto mi permetto di citare un precedente commento, di Bichan:
"Hideaki Anno aveva in mente una cosa precisa [...]: raccontare la storia degli otaku nel modo in cui un otaku avrebbe potuto capirla e spiegargli che esiste un modo reale là fuori che forse è pieno di sofferenza ma che è quella la VERA vita.
[...]
Chi si ferma alle apparenze semplicemente non vuole capire."
Ecco, occorre partire da qui. Questa è l'idea di fondo dell'Anime.
Ma, attenzione. Questo è sì l'aspetto di fondo e l'idea che probabilmente è alla base di tutto, ma vi sono tanti, tanti, tanti altri messaggi più o meno nascosti e più o meno profondi che fanno da contorno e che completano il messaggio principale, rendendolo spaventosamente complesso.
Quello che vorrei, come detto, è solo farvi vedere cose che forse non avete notato.
Partiamo dalla prima puntata.
Quando Shinji, ormai arrivato alla base, raggiunge il posto dove c'è L'EVA ed incontra suo padre. Egli gli comunica che deve salire sull'EVA, e Shingji non vuole. Ad un certo punto Misato dice a Shinji:
"Capisci perchè sei venuto in questa base? Non devi fuggire, nè da tuo padre, nè da te stesso."
Osservate lo SGUARDO di Misato, dopo aver pronunciato la frase (quando Shinji è girato di spalle). Misato non stà guardando Shinji, ma sta guardando VOI che guardate lo schermo. La domanda è rivolta allo spettatore.
Capisci perchè sei qui? NON DEVI FUGGIRE.
Questo è forse il concetto più ricorrente di tutto l'anime, frase che Shinji ripete innumerevoli volte.
Non devo fuggire, non devo fuggire, NON DEVO FUGGIRE!
Perchè? A cosa si riferisce?
La risposta, e qui si interrompono temporaneamente i fatti ed iniziano due righe di mie opinioni, è il concetto che più di ogni altro mi ha legato a quest'opera. Il concetto è difatti completamente trasversale: non bisogna fuggire da nulla. Non serve. Non bisogna fuggire di fronte agli altri (messaggio centrale) ma neppure di fronte alle avversità della vita, alle cose "piccole" come una ragazza/ragazzo che segretamente amiamo e non ci guarda, come alle cose grandi e terribili a cui forse, molti di noi, causa la giovane età, non hanno pensato ancora abbastanza.
Come di fronte ad una malattia che non lascia scampo. Che ti conta inesorabile i giorni, i respiri, i battiti del cuore.
Non devi fuggire. Il primo passo è questo. Ci sono tanti modi di affrontare la realtà, ma fuggire non serve perchè è solo uno dei modi più stupidi, controproducenti e dolorosi per affrontare le cose.
Fine delle righe di opinione.
Asuka
Prendete poi la scena del bacio tra Shinji ed Asuka, quando rimangono soli in casa.
Lei dice a lui di trattenere il respiro, perchè le fa il solletico. E poi lo bacia. E dopo va in bagno a lavarsi la bocca dicendo "Che schifo, lo sapevo che non dovevo baciare uno stupido come te".
Ma il bacio è terminato perchè Shinji non ce la faceva più a tenere il respiro.
Ovvero è stato lungo, e non è terminato per volontà di lei, perchè le faceva "schifo".
Il rapporto tra i due è un altro dei punti chiave dell'anime e non tanto, e qui sono opinioni, per il rapporto in se, quanto per l'analisi di come reagisce Shinji. Non è che non se ne accorga di Asuka.
E' ancora meno.
Non se ne accorge perchè non è proprio capace di amare.
E, in the End of Evangelion, Asuka glielo dice chiaro e tondo in faccia (la scena nella cucina, molto esplicativa).
E perchè non è capace di amare?
"Le persone che odiano se stesse non sono in grado di amare, nè di credere nel loro prossimo".
Gli EVA
Nello sviluppo di tutta la storia gli EVA ed i loro nemici hanno un ruolo relativamente marginale. Mi spiego. Compaiono sempre e si parla sempre di loro, ma la storia è incentrata sui personaggi.
Prendete, per esempio, la quarta puntata ("Fuga sotto la pioggia"). Guardatela e chiedetevi se è essenziale per la storia "coi robottoni". E chiedetevi se è invece essenziale per l'anime "dello spirito" (meravigliosa è la lunga scena in cui Shinji è sulla linea circolare di Neo Tokyo 3, sempre a testa china, con il walkman, isolato nel suo mondo, mentre la vita gli passa innanzi, la gioventù, le ragazze che, con il loro gonnellino d'uniforme scolastica, simboleggiano le gioie, irripetibili, che la giovinezza può offrire).
[Una precisazione buttata lì: le parti di carattere introspettivo sulla falsariga del finale sono presenti in diverse puntate, mica solo nelle ultime due...]
The end
Già, il finale. E' quello il problema no? Volevano "prendere il giro" gli spettatori, o magari fare un finale inconcludente per poter fare un film?
Innanzitutto, se avessero voluto solo far soldi, avrebbero continuato la serie per decine e decine di puntate come molti altri anime.
E poi. Il finale della serie è pessimo? Ah, il film! (ovviamente "The end", l'altro è solo una specie di mezzo riassunto mezzo prologo, quasi una vendetta...)
Il film, dicevamo. Un tripudio di azione, violenza, sangue, scene apocalittiche, richiami pseudo esoterici-religiosi (non sò neppure come chiamarli), angeli che volano, la "terra rossa purificatrice", l'origine di tutto che si erge sulla Terra, e sale, sale, sale, in un tripudio di colori strabilianti e musiche bellissime (Komm Susser Tod [Vieni dolce morte] è qualcosa di meraviglioso).........
e poi.....
Shinji e Rei che si parlano dolcemente e la chiusa: Shinji capisce che, comunque, la diversità, che può essere dolorosa, è comunque inevitabile, ed è una ricchezza.
-Io non so proprio come trovarla la mia felicità- dice Shinji.
-Questo perchè ti ostini a cercare la felicità nei tuoi sogni- risponde Rei.
Adesso il finale con i fuochi d'artificio c'è.
E' cabiato qualcosa ?
Non voglio abusare della pazienza di chi è stato così gentile da leggere tutto si qui.
Mi sento di chiudere con un augurio. Quest'anime, senza arrivare a certe esagerazioni che ogni tanto si leggono (tipo nuova religione...), è un capolavoro senza eguali. Parla della vita, dell'esistenza, dell'"anima", delle uniche cose che abbiamo. E lo fa in un modo spaventosamente onesto, insegnando quello che è giusto, forse ovvio, senza sconfinare in concezioni di parte od opinabili.
Provate a capirlo.
Vi stupirete di quanto crescerete.
Andrea.
Mi sono deciso a scrivere qualche riga perchè tengo a far notare alcune cose, soprattutto a chi non ama quest'Anime o a chi dice di non aver compreso il finale.
Non vi racconterò la trama o solo opinioni personali, ma vi mostrerò aspetti dell'Anime che forse non avete notato.
Innanzitutto mi permetto di citare un precedente commento, di Bichan:
"Hideaki Anno aveva in mente una cosa precisa [...]: raccontare la storia degli otaku nel modo in cui un otaku avrebbe potuto capirla e spiegargli che esiste un modo reale là fuori che forse è pieno di sofferenza ma che è quella la VERA vita.
[...]
Chi si ferma alle apparenze semplicemente non vuole capire."
Ecco, occorre partire da qui. Questa è l'idea di fondo dell'Anime.
Ma, attenzione. Questo è sì l'aspetto di fondo e l'idea che probabilmente è alla base di tutto, ma vi sono tanti, tanti, tanti altri messaggi più o meno nascosti e più o meno profondi che fanno da contorno e che completano il messaggio principale, rendendolo spaventosamente complesso.
Quello che vorrei, come detto, è solo farvi vedere cose che forse non avete notato.
Partiamo dalla prima puntata.
Quando Shinji, ormai arrivato alla base, raggiunge il posto dove c'è L'EVA ed incontra suo padre. Egli gli comunica che deve salire sull'EVA, e Shingji non vuole. Ad un certo punto Misato dice a Shinji:
"Capisci perchè sei venuto in questa base? Non devi fuggire, nè da tuo padre, nè da te stesso."
Osservate lo SGUARDO di Misato, dopo aver pronunciato la frase (quando Shinji è girato di spalle). Misato non stà guardando Shinji, ma sta guardando VOI che guardate lo schermo. La domanda è rivolta allo spettatore.
Capisci perchè sei qui? NON DEVI FUGGIRE.
Questo è forse il concetto più ricorrente di tutto l'anime, frase che Shinji ripete innumerevoli volte.
Non devo fuggire, non devo fuggire, NON DEVO FUGGIRE!
Perchè? A cosa si riferisce?
La risposta, e qui si interrompono temporaneamente i fatti ed iniziano due righe di mie opinioni, è il concetto che più di ogni altro mi ha legato a quest'opera. Il concetto è difatti completamente trasversale: non bisogna fuggire da nulla. Non serve. Non bisogna fuggire di fronte agli altri (messaggio centrale) ma neppure di fronte alle avversità della vita, alle cose "piccole" come una ragazza/ragazzo che segretamente amiamo e non ci guarda, come alle cose grandi e terribili a cui forse, molti di noi, causa la giovane età, non hanno pensato ancora abbastanza.
Come di fronte ad una malattia che non lascia scampo. Che ti conta inesorabile i giorni, i respiri, i battiti del cuore.
Non devi fuggire. Il primo passo è questo. Ci sono tanti modi di affrontare la realtà, ma fuggire non serve perchè è solo uno dei modi più stupidi, controproducenti e dolorosi per affrontare le cose.
Fine delle righe di opinione.
Asuka
Prendete poi la scena del bacio tra Shinji ed Asuka, quando rimangono soli in casa.
Lei dice a lui di trattenere il respiro, perchè le fa il solletico. E poi lo bacia. E dopo va in bagno a lavarsi la bocca dicendo "Che schifo, lo sapevo che non dovevo baciare uno stupido come te".
Ma il bacio è terminato perchè Shinji non ce la faceva più a tenere il respiro.
Ovvero è stato lungo, e non è terminato per volontà di lei, perchè le faceva "schifo".
Il rapporto tra i due è un altro dei punti chiave dell'anime e non tanto, e qui sono opinioni, per il rapporto in se, quanto per l'analisi di come reagisce Shinji. Non è che non se ne accorga di Asuka.
E' ancora meno.
Non se ne accorge perchè non è proprio capace di amare.
E, in the End of Evangelion, Asuka glielo dice chiaro e tondo in faccia (la scena nella cucina, molto esplicativa).
E perchè non è capace di amare?
"Le persone che odiano se stesse non sono in grado di amare, nè di credere nel loro prossimo".
Gli EVA
Nello sviluppo di tutta la storia gli EVA ed i loro nemici hanno un ruolo relativamente marginale. Mi spiego. Compaiono sempre e si parla sempre di loro, ma la storia è incentrata sui personaggi.
Prendete, per esempio, la quarta puntata ("Fuga sotto la pioggia"). Guardatela e chiedetevi se è essenziale per la storia "coi robottoni". E chiedetevi se è invece essenziale per l'anime "dello spirito" (meravigliosa è la lunga scena in cui Shinji è sulla linea circolare di Neo Tokyo 3, sempre a testa china, con il walkman, isolato nel suo mondo, mentre la vita gli passa innanzi, la gioventù, le ragazze che, con il loro gonnellino d'uniforme scolastica, simboleggiano le gioie, irripetibili, che la giovinezza può offrire).
[Una precisazione buttata lì: le parti di carattere introspettivo sulla falsariga del finale sono presenti in diverse puntate, mica solo nelle ultime due...]
The end
Già, il finale. E' quello il problema no? Volevano "prendere il giro" gli spettatori, o magari fare un finale inconcludente per poter fare un film?
Innanzitutto, se avessero voluto solo far soldi, avrebbero continuato la serie per decine e decine di puntate come molti altri anime.
E poi. Il finale della serie è pessimo? Ah, il film! (ovviamente "The end", l'altro è solo una specie di mezzo riassunto mezzo prologo, quasi una vendetta...)
Il film, dicevamo. Un tripudio di azione, violenza, sangue, scene apocalittiche, richiami pseudo esoterici-religiosi (non sò neppure come chiamarli), angeli che volano, la "terra rossa purificatrice", l'origine di tutto che si erge sulla Terra, e sale, sale, sale, in un tripudio di colori strabilianti e musiche bellissime (Komm Susser Tod [Vieni dolce morte] è qualcosa di meraviglioso).........
e poi.....
Shinji e Rei che si parlano dolcemente e la chiusa: Shinji capisce che, comunque, la diversità, che può essere dolorosa, è comunque inevitabile, ed è una ricchezza.
-Io non so proprio come trovarla la mia felicità- dice Shinji.
-Questo perchè ti ostini a cercare la felicità nei tuoi sogni- risponde Rei.
Adesso il finale con i fuochi d'artificio c'è.
E' cabiato qualcosa ?
Non voglio abusare della pazienza di chi è stato così gentile da leggere tutto si qui.
Mi sento di chiudere con un augurio. Quest'anime, senza arrivare a certe esagerazioni che ogni tanto si leggono (tipo nuova religione...), è un capolavoro senza eguali. Parla della vita, dell'esistenza, dell'"anima", delle uniche cose che abbiamo. E lo fa in un modo spaventosamente onesto, insegnando quello che è giusto, forse ovvio, senza sconfinare in concezioni di parte od opinabili.
Provate a capirlo.
Vi stupirete di quanto crescerete.
Andrea.
Non c'è che dire...strano è strano, però è un anime davvero coi fiocchi!! E' talmente particolare che o lo si apprezza o non si sopporta!! Non si tratta del solito genere robotico-fantascientifico, ma di un mix perfetto di studio sulla genetica, studio sulla psiche umana, riflessioni sui rapporti che intercorrono tra gli individui, digressioni sulle relazioni politiche dei vari Paesi, analisi dei sentimenti proibiti delle persone e tanti altri argomenti che riguardano la quotidianità di ogni uomo. Il voto sarebbe anche potuto essere più alto se solo avessi compreso come finisce la serie (infatti neanche il film The End of Evangelion è molto chiaro come finale!!); inoltre, a dirla tutta, nemmeno il tratto del disegno è tra i miei preferiti, però non posso assolutamente affermare che sia brutto! In conclusione.....:GUARDATELO!!!
NGE. L'anime della mia vita. L'anime che mi ha preso l'anima, l'ha strizzata, l'ha distrutta e poi l'ha gettata via in un angolino, agonizzante, disperata, svuotata di tutto. Attenzione, sto per dire forse un eresia, ma chissenefrega: la Bibbia è "il libro". NGE è "l'anime". La storia non dovrebbe essere divisa in avanti cristo e dopo cristo, bensì in avanti NGE e dopo NGE. L'anime dopo il quale nulla è stato più come prima. Lo ammetto: sono un evangelista. siamo in milioni in tutto il mondo.
E ci sarà un perché, dannazione... PS: Rei Ayanami, TI AMO. Tu sei dio.
E ci sarà un perché, dannazione... PS: Rei Ayanami, TI AMO. Tu sei dio.
Raramente ho visto qualcosa di tanto carismatico e affascinante... una forte carica emotiva permea tutta la serie con un finale che malgrado le critiche (anche da parte mia) è stato veramente a sorpresa... forse molti si aspettavano il finale di End of Evangelion (giustamente)... cmq la realizzazione tecnica è di altissimo livello ed è facile affezionarsi ai personaggi. DAVVERO VALIDO sia per chi ci avvicina al genere Anime per la prima volta, e a maggior ragione per chi è navigato...
Neon Genesis Evangelion: come cominciare una serie capolavoro e finire con una delusione. Ho seguito questo anime fin dalla sua uscita e all'inizio non vedevo l'ora di guardarmi un nuovo episodio. Prima delusione: l'uscita dell'anime e del fumetto sono state a sbalzi fino ad un completo stop per almeno un paio d'anni. Quindi si può immaginare la gioia alla ripresa sia dell'anime che dei fumetti... e poi lo danno su MTV! Evviva... Guardo tutti gli episodi. Arriva la fine. Mi domando perchè cavolo ho aspettato che uscisse per tutti questi anni. Avevano fretta di finire? Hanno deciso che non gliene fregava nulla di approfondire la psicologia dei personaggi e di dare una forma finale a tutta la complessa simbologia utilizzata? All'inizio quello il bello dell'anime era proprio che gli eroi che non erano eroi, ragazzi che guidavano dei robots per salvare la Terra ma, al contrario delle vecchie serie sui robots, non ne erano così esaltati, tormentati da dubbi e da sofferenze... poi alla fine più nulla. Asuka va in crisi... ma cosa scatena la crisi proprio allora? E lo sanno anche gli autori di aver fatto un casino, tentano di riparare con The End of Evangelion, ma fanno anche peggio. Avete mai visto Mamoru Oshii necessitare di un nuovo finale per spiegare quello vecchio? Chiaro che no.Quindi prego gli autori di Evangelion di riprendere da metà della serie e proseguire anche a 100 episodi che tanto non ci stuferemo mai, ma ridateci una serie con la qualità della trama e della caratterizzazione dei personaggi iniziale! Adesso i soldi per farlo ce li avete no?
Io sono rimasto sbalordito dalla prima puntata ,non ho mai visto nulla simile ,la ricerca maniacale dei dettagli ,la spiegazione ad ogni singolo particolare, (Bomba N2 :vuol dire non nucleare) consiglio di guardare tutte le 26 puntate + i 2 film.Alcuni hanno criticato il finale perche' troppo cervellotico ???Io credo non sia difficile da capire, anche se il finale altenativo e da paura con la memorabile battaglia di Asuka...Il migliore ANIME IN CIRCOLAZIONE
Un capolavoro che unisce filosofia esistenzialista, religione e psicanalisi, su uno sfondo d'azione ! alcuni lo paragonano alla Divina commedia per i livelli di lettura multipli e per la sua difficoltà interpretativa. La cosa più bella di questo anime è che ogni volta che se ne parla, emergono nuovi dettagli (soprattutto cabalistici) e ci si riscopre ignoranti di fronte ad esso. Per quanto riguarda la questione dei 2 finali, essi sono due possibilità: La vittoria di Shinji (coesistenza con Dio) e la vittoria della Seele (Panigenesi). In merito a ciò riporto il giudizio dell'autore in replica alle critiche: "La storia che credevate di seguire, non è quella che stavo raccontando io".
In conclusione la considero un opera d'arte.
In conclusione la considero un opera d'arte.
Sarebbe potuto essere un capolavoro assoluto.....
Sarebbe potuto essere l'anime per eccellenza....
Ma non vi è riuscito.
forse per le due incoprensibili puntate finali (non manca chi le consideri l'atout della serie, a me piuttosto hanno prodotto solo una solenne irritazione i chi dopo tanto palpitare si sente preso letteralmente per i fondelli!) sono il contributo più pesante all'abbassamento della media che altrimenti avrebbe meritato il 9 pieno. o forse per quel continuo tentennare della sceneggiatura, tremebonde spesso nel voler svelare troppo e che alla fine non riesce a svelare proprio niente....
O anche, per quelle considerazioni pseudo teosofiche, che per quanto inaccettabili ad uno spetattore che condivide la fede cristiana, ma che non teme comunque di confrontarsi con esse, avrebbero meritato l'audacia e la sfacciataggine di un Dan Brown per essere portate avanti....
Peccato, perchè l'animazione è eccelelnte, i personaggi scolpiti benissimo e assai approfonditi da un punto di vista psicologico ( lo stesso edipico rapporto tra il protagonosta ed il padre non scade mai nel banale) e la colonna sonora splendida.
Peccato....
Sarebbe potuto essere l'anime per eccellenza....
Ma non vi è riuscito.
forse per le due incoprensibili puntate finali (non manca chi le consideri l'atout della serie, a me piuttosto hanno prodotto solo una solenne irritazione i chi dopo tanto palpitare si sente preso letteralmente per i fondelli!) sono il contributo più pesante all'abbassamento della media che altrimenti avrebbe meritato il 9 pieno. o forse per quel continuo tentennare della sceneggiatura, tremebonde spesso nel voler svelare troppo e che alla fine non riesce a svelare proprio niente....
O anche, per quelle considerazioni pseudo teosofiche, che per quanto inaccettabili ad uno spetattore che condivide la fede cristiana, ma che non teme comunque di confrontarsi con esse, avrebbero meritato l'audacia e la sfacciataggine di un Dan Brown per essere portate avanti....
Peccato, perchè l'animazione è eccelelnte, i personaggi scolpiti benissimo e assai approfonditi da un punto di vista psicologico ( lo stesso edipico rapporto tra il protagonosta ed il padre non scade mai nel banale) e la colonna sonora splendida.
Peccato....
Per la serie: come rovinare un potenziale capolavoro nelle 4 puntate finali. NGE lo si può amare o lo si può odiare, ma su una cosa credo che tutti non possano che essere d'accordo: il finale di questa serie è stato brutalmente tagliato, per ragioni economiche (pare che gli autori andarono incontro a difficoltà finanziarie, nello sviluppo delle ultime puntate). Risultato? Un potenziale bellissimo anime, che termina proprio sul più bello. Come fare, allora, a dargli un voto alto? No, non si può, quindi si merita un bel 5.
P.S.: e non venitemi a dire che per il vero finale esiste il film... Io sto giudicando la serie TV, che è fatta da 26 puntate e basta. Non esiste che per vedere il finale di una serie TV debba guardarmi un film... Troppo commerciale!
P.S.: e non venitemi a dire che per il vero finale esiste il film... Io sto giudicando la serie TV, che è fatta da 26 puntate e basta. Non esiste che per vedere il finale di una serie TV debba guardarmi un film... Troppo commerciale!
Neon Genesis Evangelion è uno dei migliori anime che si siano mai potutti realizzare... L'anime che più coinvolge lo spettatore... Una serie che rivedresti volentieri più e più volte.
La storia è originale, intrigante, interessante, psicologicamente accattivante. I combattimenti robotici finalmente sono ben ontani dal tradizionalismo giapponese in cui sono dotati di straordinaria ed inesauribile energia, di incredibili e assurde armi, e dove i robot alla fine vincono sempre. In questo anime gli EVA sono collegati con un cavo elettrico per l'energia,e le armi risultano più "terreni" e tecnicamente spiegabili, e soprattutto si vedono robot seriamente danneggiati! L'introspezione psicologica dei personaggi finiscono per tenerti incollata alla tv per non perdere nessuna sfumatura di essi! Unico neo? Il finale... ve ne accorgerete! Ed è proprio per questo che l'anime non merita il 10 pieno! Comunque lo consiglio vivamente unito ai 2 OAV per comprendere meglio la storia!
La storia è originale, intrigante, interessante, psicologicamente accattivante. I combattimenti robotici finalmente sono ben ontani dal tradizionalismo giapponese in cui sono dotati di straordinaria ed inesauribile energia, di incredibili e assurde armi, e dove i robot alla fine vincono sempre. In questo anime gli EVA sono collegati con un cavo elettrico per l'energia,e le armi risultano più "terreni" e tecnicamente spiegabili, e soprattutto si vedono robot seriamente danneggiati! L'introspezione psicologica dei personaggi finiscono per tenerti incollata alla tv per non perdere nessuna sfumatura di essi! Unico neo? Il finale... ve ne accorgerete! Ed è proprio per questo che l'anime non merita il 10 pieno! Comunque lo consiglio vivamente unito ai 2 OAV per comprendere meglio la storia!
Evangelion non è solo l'anime più importante degli anni '90 (tuttora probabilmente insuperato), ma è un lavoro che ha riscritto i canoni del genere e che si pone come vera e propria pietra di paragone.
A prescindere dalle qualità tecniche, che da sole basterebbero a renderlo meritevole di essere visto, questo anime si segnala per una sceneggiatura estremamente densa e intelligente: non sono lasciati al caso neanche i dialoghi di sottofondo (radio e TV accesi presenti in varie scene), che anzi fanno risaltare per contrasto e con ironia le situazioni a cui si accompagnano.
La regia è a dir poco eccezionale. Immagini statiche e pause nei dialoghi sono altrettanto importanti quanto le scene d'azione e i discorsi; i cambi di velocità nella narrazione e le frequenti digressioni di tipo onirico sono parte integrante dello sviluppo della serie, che negli episodi dal 22 al 24 sfocia in un vero arrivo in volata dove lo sviluppo dei personaggi è accelerato notevolmente.
D'altronde, se è vero che i riferimenti a cui Anno attinge sono molti, sia negli anime che nei film, è pur vero che la loro miscela è molto originale.
Il cuore di questo anime rimangono comunque i suoi personaggi, che non sono delle macchiette ma sono anzi fortemente caratterizzati. A volte può sembrare che Anno abbia scelto di rappresentare volutamente una galleria di persone traumatizzate solo per rendere le cose ancora più inverosimili, ma ognuno di loro ha in realtà luci ed ombre, ciò che lo tiene atatccato alla vita e ciò che lo spinge verso la morte.
La storia, fortemente intessuta di elementi filosofici e religiosi (e non solo), si presta bene ad analisi di tipo simboliche, e ripropone in forma volutamente oscura il topos del fato millenario dell'umanità (cioè la fine del mondo). Evangelion è stato una vera a propria manna per chi ha voluto tentare le analisi più disparate, da quelle psicoanalitiche a quelle socio-economiche (sic!).
A mio parere le contraddizioni che hanno portato molti a respingere il finale originale si risolvono perfettamente all'interno della storia stessa. Gli episodi 25 e 26 sono il frutto coerente di vari elementi sparsi qua e là lungo tutta la serie, che privilegia infine il discorso sui personaggi anzichè la soluzione della trama.
Scelta legittima del regista, parlere infine dei personaggi anzichè della scenografia, ma non solo. La storia di Evangelion, la storia della lotta contro gli Angeli, in se non ha senso, o meglio non ha più senso di quanto ne abbiano le altre storie dei robot-contro-i-mostri (che possono andare avanti indefinitamente abbattendo un mostro a settimana o possono concludersi con la lassica festicciola dei buoni vittoriosi). A questo punto la lotta delle eva è una grandiosa e apocalittica metafora della lotta per l'esistenza, per cui è naturale che nel finale si arrivi ad un discorso sugli uomini (gli stessi Angeli altro non sono che una forma alternativa di umanità).
Ma c'è di più. Oltre che un discorso sui personaggi, il finale è un discorso sull'anime stesso. La scena dell'episodio 26 in cui Shinji legge un copione da attore, in piedi davanti ad un plastico di Neo-Tokio 3, è emblematica: l'anime non racconta più la sua storia, ma la trama dell'anime stesso. Se l'anime parlava della vita, è come se Anno, per concluderlo, abbia voluto parlare dell'anime.
A prescindere dalle qualità tecniche, che da sole basterebbero a renderlo meritevole di essere visto, questo anime si segnala per una sceneggiatura estremamente densa e intelligente: non sono lasciati al caso neanche i dialoghi di sottofondo (radio e TV accesi presenti in varie scene), che anzi fanno risaltare per contrasto e con ironia le situazioni a cui si accompagnano.
La regia è a dir poco eccezionale. Immagini statiche e pause nei dialoghi sono altrettanto importanti quanto le scene d'azione e i discorsi; i cambi di velocità nella narrazione e le frequenti digressioni di tipo onirico sono parte integrante dello sviluppo della serie, che negli episodi dal 22 al 24 sfocia in un vero arrivo in volata dove lo sviluppo dei personaggi è accelerato notevolmente.
D'altronde, se è vero che i riferimenti a cui Anno attinge sono molti, sia negli anime che nei film, è pur vero che la loro miscela è molto originale.
Il cuore di questo anime rimangono comunque i suoi personaggi, che non sono delle macchiette ma sono anzi fortemente caratterizzati. A volte può sembrare che Anno abbia scelto di rappresentare volutamente una galleria di persone traumatizzate solo per rendere le cose ancora più inverosimili, ma ognuno di loro ha in realtà luci ed ombre, ciò che lo tiene atatccato alla vita e ciò che lo spinge verso la morte.
La storia, fortemente intessuta di elementi filosofici e religiosi (e non solo), si presta bene ad analisi di tipo simboliche, e ripropone in forma volutamente oscura il topos del fato millenario dell'umanità (cioè la fine del mondo). Evangelion è stato una vera a propria manna per chi ha voluto tentare le analisi più disparate, da quelle psicoanalitiche a quelle socio-economiche (sic!).
A mio parere le contraddizioni che hanno portato molti a respingere il finale originale si risolvono perfettamente all'interno della storia stessa. Gli episodi 25 e 26 sono il frutto coerente di vari elementi sparsi qua e là lungo tutta la serie, che privilegia infine il discorso sui personaggi anzichè la soluzione della trama.
Scelta legittima del regista, parlere infine dei personaggi anzichè della scenografia, ma non solo. La storia di Evangelion, la storia della lotta contro gli Angeli, in se non ha senso, o meglio non ha più senso di quanto ne abbiano le altre storie dei robot-contro-i-mostri (che possono andare avanti indefinitamente abbattendo un mostro a settimana o possono concludersi con la lassica festicciola dei buoni vittoriosi). A questo punto la lotta delle eva è una grandiosa e apocalittica metafora della lotta per l'esistenza, per cui è naturale che nel finale si arrivi ad un discorso sugli uomini (gli stessi Angeli altro non sono che una forma alternativa di umanità).
Ma c'è di più. Oltre che un discorso sui personaggi, il finale è un discorso sull'anime stesso. La scena dell'episodio 26 in cui Shinji legge un copione da attore, in piedi davanti ad un plastico di Neo-Tokio 3, è emblematica: l'anime non racconta più la sua storia, ma la trama dell'anime stesso. Se l'anime parlava della vita, è come se Anno, per concluderlo, abbia voluto parlare dell'anime.
allora... evangelion... che dire? dalla prima puntata alla 22-24 mi ha preso come nessun manga avesse mai fatto prima... e piu si sviluppava la trama piu ero incollato allo schermo.
Poi pero' devo ammettere con molta delusione che il resto della storia non mi è piaciuto granchè...ed i motivi sono questi...
1) il motivo del mio appassionarmi alla trama era scoprire cosa fossero gli angeli e da dove venissero e non riuscire a sapere come fare a relazionarmi con i miei coetanei
2) si va troppo fuori traccia alla fine della serie
3)non c'è una risposta esaudienete ad ogni domanda sorta nel anime e gli ultimi episodi sono troppo confusionari
Quindi invito quelli che dicono di aver capito l'essenza profonda di evangelion a spiegarmela e a spiegarmi anche perche cominciare a fare un manga su dei robot e poi abbandonare completamente la trama fantascientifica per dedicarsi a quella psicologica lasciando completamete incompiuta la trama iniziale.... insomma se avessi voluto un anime psicologico mi sarei visto... che so'.... l'infanzia di freud...
è come se andassi al cinema a vedere un film intitolato robots e vedere poi un film che sarebbe stato meglio chiamare problemi adolescenziali di bambini con famiglie problematiche cmq va detto che resta un grande cartone e anche se la fine non mi è piaciuta affatto lo consiglio a tutti
p.s. spigatemi la trama per favore.... e sopratutto da dove vengono gli angeli??? che sono?? vengono dallo spazio?? oppure si originano sulla terra??? e cos'è la lancia di longino?? e rei?? è un clone della madre di shinji?? bah! spero sappiate aiutami e spero di capirci un po di piu guardando gli episodi del finale alternativo grazie a tutti
Poi pero' devo ammettere con molta delusione che il resto della storia non mi è piaciuto granchè...ed i motivi sono questi...
1) il motivo del mio appassionarmi alla trama era scoprire cosa fossero gli angeli e da dove venissero e non riuscire a sapere come fare a relazionarmi con i miei coetanei
2) si va troppo fuori traccia alla fine della serie
3)non c'è una risposta esaudienete ad ogni domanda sorta nel anime e gli ultimi episodi sono troppo confusionari
Quindi invito quelli che dicono di aver capito l'essenza profonda di evangelion a spiegarmela e a spiegarmi anche perche cominciare a fare un manga su dei robot e poi abbandonare completamente la trama fantascientifica per dedicarsi a quella psicologica lasciando completamete incompiuta la trama iniziale.... insomma se avessi voluto un anime psicologico mi sarei visto... che so'.... l'infanzia di freud...
è come se andassi al cinema a vedere un film intitolato robots e vedere poi un film che sarebbe stato meglio chiamare problemi adolescenziali di bambini con famiglie problematiche cmq va detto che resta un grande cartone e anche se la fine non mi è piaciuta affatto lo consiglio a tutti
p.s. spigatemi la trama per favore.... e sopratutto da dove vengono gli angeli??? che sono?? vengono dallo spazio?? oppure si originano sulla terra??? e cos'è la lancia di longino?? e rei?? è un clone della madre di shinji?? bah! spero sappiate aiutami e spero di capirci un po di piu guardando gli episodi del finale alternativo grazie a tutti
Un ottimo lavoro, non c'è che dire. La regia è fantastica e il sound è ben orchestrato.
I personaggi poi sono estremamente caratterizzati, tanto è che ormai i loro nomi (come Asuka per esempio) sono diventati indice di un modello di comportamento che può essere rintracciato in molti altri anime successivi.
Tuttavia la storia è complessa, troppo complessa per renderlo veramente godibile. La prima volta che lo guardi gli daresti un 6 come voto... poi inizi a leggere sul web per cercare spegazioni a tutto ciò che non si è afferrato, al che inizi a scoprire significati alquanto interessanti, talmente interessanti che ripensi: ma in effetti questo anime sarebbe anche da 9.. però è stato necessario leggere il red cross book e farsi un'indagine sulla cabala e sul sephirot, a mio parere qualcosa che va un po' oltre la visione di un'anime.
Quindi voto 8, perchè anche se non è immediatamente comprensibile, dopo un po' di documentazione si possono scoprire degli aspetti che imho rendono la trama e i temi trattati estremamente unici e inconsueti, e al contempo interessanti.
I personaggi poi sono estremamente caratterizzati, tanto è che ormai i loro nomi (come Asuka per esempio) sono diventati indice di un modello di comportamento che può essere rintracciato in molti altri anime successivi.
Tuttavia la storia è complessa, troppo complessa per renderlo veramente godibile. La prima volta che lo guardi gli daresti un 6 come voto... poi inizi a leggere sul web per cercare spegazioni a tutto ciò che non si è afferrato, al che inizi a scoprire significati alquanto interessanti, talmente interessanti che ripensi: ma in effetti questo anime sarebbe anche da 9.. però è stato necessario leggere il red cross book e farsi un'indagine sulla cabala e sul sephirot, a mio parere qualcosa che va un po' oltre la visione di un'anime.
Quindi voto 8, perchè anche se non è immediatamente comprensibile, dopo un po' di documentazione si possono scoprire degli aspetti che imho rendono la trama e i temi trattati estremamente unici e inconsueti, e al contempo interessanti.
Evangelion ha davvero rappresentato un caposaldo nell'animazione nipponica, basti vedere quante serie successivamente create dopo han cercato di copiarne la struttura e i contenuti..
Questo e' un dato di fatto.. sinceramente non ci e' dato sapere se sia veramente un trattato psicologico e denuncia della societa' oppure una mera costruzione per rendersi un opera seriosa.. di fatto ha segnato la storia dell'animazione giapponese ed e' a tutti gli effetti un punto di riferimento per le serie robotiche.. un po' come Gundam e altre..
Mi chiedo a chi e' cosi' avaro di voti, a quali serie darebbe il 10..
Questo e' un dato di fatto.. sinceramente non ci e' dato sapere se sia veramente un trattato psicologico e denuncia della societa' oppure una mera costruzione per rendersi un opera seriosa.. di fatto ha segnato la storia dell'animazione giapponese ed e' a tutti gli effetti un punto di riferimento per le serie robotiche.. un po' come Gundam e altre..
Mi chiedo a chi e' cosi' avaro di voti, a quali serie darebbe il 10..
Secondo me questo anime uno dei + belli è stato il primo che mi ha colpito/tenuto incolato alla scermo della tv senza mai annoiarmi. Molti lo giudicano male solo xke nn riescono a capire il vero significato di questo anime (dovrebero seguire il consiglio d abalon... continuate a guardare spoongebop...che quello forse lo capite...) le ultime 2 puntate sono la chiave x capite tutto evangelion e poi i 2 film sn magnifici copratutto the end of evangelion (...aggiunte x chi nn riesce proprio a capire l'anime). be credo che dovrebero vederlo tutti nessuno escluso!!! è un magnifico anime e deve essere giudicato come tale!!!
Non riesco a dire altre cose d quante nn ne abiano gia dette i altri prima d me!!!.....be buona visione ai NOOB
Non riesco a dire altre cose d quante nn ne abiano gia dette i altri prima d me!!!.....be buona visione ai NOOB
Quando ci si accosta ad Evangelion, non lo si fa mai completamente nell'ignoranza. Vuoi per i commenti di tutti i tuoi amici, vuoi per le immagini che sicuramente hai carpito in giro per il web etc...
E' difficile quindi non farsi delle aspettative a riguardo. Il risultato?
O presi dalla smania di tutti gli altri lo tacciamo come capolavoro, o ci si rende conto che qualcosa non ci convince.
Ebbene, io sono della seconda categoria: mai visto nulla di più superficiale. Domande pseudo-filosofiche gettate alla rinfusa e non spiegate, adolescenti depressi e genitori padroni (il tutto inserito non grazie ad un attenta analisi dei protagonisti, ma giusto per dare quel pizzico di tragicità), aggiungete al tutto le consuete comparse di ragazze belle e provocanti, ed ecco Evangelion.
Un anime/manga, dove la pretesa di profondità è talmente gonfiata, talmente infarcita, da implodere da sé.
E' difficile quindi non farsi delle aspettative a riguardo. Il risultato?
O presi dalla smania di tutti gli altri lo tacciamo come capolavoro, o ci si rende conto che qualcosa non ci convince.
Ebbene, io sono della seconda categoria: mai visto nulla di più superficiale. Domande pseudo-filosofiche gettate alla rinfusa e non spiegate, adolescenti depressi e genitori padroni (il tutto inserito non grazie ad un attenta analisi dei protagonisti, ma giusto per dare quel pizzico di tragicità), aggiungete al tutto le consuete comparse di ragazze belle e provocanti, ed ecco Evangelion.
Un anime/manga, dove la pretesa di profondità è talmente gonfiata, talmente infarcita, da implodere da sé.
E' il + bell anime della storia perke, ha una trama ke sembra essere banale ma poi nn lo è, è VERAMENTE psicologico ma miskia anche scene comiche e di azione, tematiche serie e forti, regia stupenda animazioni ottime e disegni splendidi, di sicuro nn e un anime ke va visto come si potrebbe vedere un qualsiasi anime, va visto nella sua "ottica" perke e un anime molto profondo e psicologico cioe nn e un anime ke va visto dopo ke tornate dal lavoro/scuola x dire: "AHH ora mi rilasso e mi faccio 2 risate guardando dei robottoni jappo" se lo guardate con questo spirito ci credo ke vi fa skifo poi :P, è forse l'unico anime psicologico veramente riuscito, a tratti puo essere pesante come negli ultimi 2 episodi della serie ke vanno iterpretati bene x capire il vero senso del anime stesso^_^ va vista tutta la serie almeno 1 volta nella vita x capire veramente cose un anime serio, da cui decine di serie poi si sono espirate e alla sua "psiche", e ki nn lo apprezza e gli da un voto basso, e meglio ke torni a vedersi spoongebob :)
evangelio rimarra il "fenomeno" e un punto di riferimento ancora x molto...è l'anime x eccellenza^^ uno dei pokissimi anime a cui do voto pieno.
evangelio rimarra il "fenomeno" e un punto di riferimento ancora x molto...è l'anime x eccellenza^^ uno dei pokissimi anime a cui do voto pieno.
Evangelion è, in realtà, un anime dal contenuto abbastanza semplice. Certo, attorno al messaggio fondamentale ci sono centinaia di riferimenti e allusioni che rendono il tutto molto complicato, ma Hideaki Anno aveva in mente una cosa precisa quando ha ideato Neon Genesis Evangelion: raccontare la storia degli otaku nel modo in cui un otaku avrebbe potuto capirla e spiegargli che esiste un modo reale la fuori che forse è pieno di sofferenza ma che è quella la VERA vita. Insomma, che l'animazione o un altra passione bruciante può essere spendida e rendere la vita più piacevole, ma la vita, quella VERA, non è lì. Le puntate 25-26 della serie tv e The End of Evangelion lo fanno capire abbastanza chiaramente (ad esempio con l'applauso alla fine o utilizzando il cinema come cornice iniziale). Insomma, è un magistrale esempio di animazione educativa. Ogni otaku (anzi soprattutto un otaku) dovrebbe guardarlo e riguardarlo per capire a fondo il senso del "dilemma del porcospino" o del "vivere in un mondo dove non c'è sofferenza".
Splendido. Chi si ferma alle apparenze semplicemente non vuole capire.
Splendido. Chi si ferma alle apparenze semplicemente non vuole capire.
Come costruire un anime di successo: prendere elementi dalle serie preferite dagli otaku(=accezione negativa JP), aggiungerci un protagonista inutile e alcunE comprimarie dai caratteri stereotipati. Condire il tutto con considerazioni filosofico-religiose unite a critica della societa' e del proprio pubblico. Per finire, una spruzzata di sperimentazione nel finale.
Anime definito a torto innovativo e originale dalla maggior parte delle persone. In realta' Anno pesca a piene mani situazioni e personaggi gia' visti in serie precedenti.
Anime definito a torto innovativo e originale dalla maggior parte delle persone. In realta' Anno pesca a piene mani situazioni e personaggi gia' visti in serie precedenti.
Un discreto anime,anche se confrontato con il manga.La storia è piuttosto intrigante sin dall'inizio,e i personaggi sono ben caratterizzati.Tecnicamente è inappuntabile,con ambienti e personaggi che sono disegnati benissimo,e con un ottima animazione.L'unico neo di questa serie(non proprio piccolo) è a mio avviso il modo in cui si conclude,ovvero le ultime 5-6 puntate,che risultano troppo pesanti,essendo tutte incentrate sulla psicologia dei personaggi.Direi che è da vedere fino alla puntata 20,oltre si rischia di prendere a pugni la tv dalla rabbia!!
Innanzitutto devo dire che questo è "l' anime che mi ha fatto avvicinare agli anime" e se, per caso, qualcuno dovesse leggere queste righe avendo visto poco o niente, consiglio caldamente di inizare da qui.
Tutto comincia da qui. (cit. :-) )
Purtroppo mi sono avvicinato ad EVA quando l' attenzione su di esso era già scemata, e quindi non ho potuto seguire tutti i dibattiti sui vari forum/newsgroup.
Quello che mi preme però dire è che il finale VERO è quello della serie, non quello del film. Il primo film (Death and rebirth) è tendenzialmente superfluo. Il secondo (The end of evangelion) è molto bello ma molto commerciale (e con contenuti probabilmente senza significato). Va cmq visto perchè contiene degli elementi di spiegazione alla serie.
Il finale della serie TV è invece una limpida meraviglia. NON è facile da capire. Dovete trovare la vostra interpretazione, immedesimarvi nei personaggi (non dimenticandovi della loro età).
Evangelion è una meraviglia che, se compresa, cambiarà la vostra vita.
S: "Perchè nessuno mi capisce?"
V: "E tu, hai cercato di capire?"
S: "IO HO CERCATO DI CAPIRE!"
V: "Perche non cerchi di capire?"
Tutto comincia da qui. (cit. :-) )
Purtroppo mi sono avvicinato ad EVA quando l' attenzione su di esso era già scemata, e quindi non ho potuto seguire tutti i dibattiti sui vari forum/newsgroup.
Quello che mi preme però dire è che il finale VERO è quello della serie, non quello del film. Il primo film (Death and rebirth) è tendenzialmente superfluo. Il secondo (The end of evangelion) è molto bello ma molto commerciale (e con contenuti probabilmente senza significato). Va cmq visto perchè contiene degli elementi di spiegazione alla serie.
Il finale della serie TV è invece una limpida meraviglia. NON è facile da capire. Dovete trovare la vostra interpretazione, immedesimarvi nei personaggi (non dimenticandovi della loro età).
Evangelion è una meraviglia che, se compresa, cambiarà la vostra vita.
S: "Perchè nessuno mi capisce?"
V: "E tu, hai cercato di capire?"
S: "IO HO CERCATO DI CAPIRE!"
V: "Perche non cerchi di capire?"
semplicmente:il miglior anime robotico di tutti i tempi.anche se evangelion è qualcosa di + di un robotico, con i suoi vari aspetti descritti in modo dettagliato ed intrigante,personaggi caratterizzati in maniera stupenda-anche se shinji divide il pubblico-,una trama profonda che vieneaffrontata con sapienza senza fretta o noia.
il finale normale della serie,ok,fa schifo,ma i film sono un degno epilogo a questa storia creata in maniera magistrale da anno-san & co
inutile dilungarsi:il nuovo punto di riferimento x gli anime robotici non è + gundam,ma eva
il finale normale della serie,ok,fa schifo,ma i film sono un degno epilogo a questa storia creata in maniera magistrale da anno-san & co
inutile dilungarsi:il nuovo punto di riferimento x gli anime robotici non è + gundam,ma eva
L'Avanguardia dell'anime robotico contemporaneo. Questa è la definizione che viene data giustamente a NGE. Molte sono le copie anche ben riuscite di quest'anime (da Gear Fighter Dendoh a Raxephon per citarne alcuni).
In quest'anime tutto è perfetto: Musica, Storia , animazione. Nessuna pecca.
Forse si può dire che sia difficile da capire, ma il gioco vale la candela.
La cosa + notevole è la fine(death and rebirth e the end of evangelion): Con questi due film sono riusciti a stravolgere la storia completamente e far dire a che li guarda (tipo me): caz** non ci avevo capito niente fino ad adesso.
Notevole. Per chi non l'avesse visto: prendetelo!!
In quest'anime tutto è perfetto: Musica, Storia , animazione. Nessuna pecca.
Forse si può dire che sia difficile da capire, ma il gioco vale la candela.
La cosa + notevole è la fine(death and rebirth e the end of evangelion): Con questi due film sono riusciti a stravolgere la storia completamente e far dire a che li guarda (tipo me): caz** non ci avevo capito niente fino ad adesso.
Notevole. Per chi non l'avesse visto: prendetelo!!
NGE è la serie più importante degli anni 90. L'alto livello tecnico dei primi episodi di questo anime è divenuto lo standard delle serie a venire e la profondità della storia, che parte come semplice Anime SF per diventare un vero e proprio psicodramma, è stata imitata da molti anime a seguire. A ciò si aggiunga l'importanza della coppia Hideaki Anno - Yoshiyuki Sadamoto, che dopo Nadia sfornano per la Gainax l'ennesimo capolavoro animato.
Una serie da non perdere, e che ha originato anche due bellissimi film.
Una serie da non perdere, e che ha originato anche due bellissimi film.
Può piacere o non piacere, ma è innegabile che questo titolo ha fatto la storia dell'animazione. Certo trovo delle esagerazioni a paragonarlo a serie successive che magari non c'entrano nulla (come se non ci fossero serie originali post-eva), ma è indubbio che si tratta di una produzione che ha lasciato il segno.
Certo è che il finale ti spiazza totalmente e si raccontano tante leggende al proposito. Una di queste è che fossero finiti i fondi. Chissà... Di sicuro gli ultimi due episodi non brillano certo per realizzazione tecnica e devo dire che solo dopo lunghe ricerche su internet sono riuscito a comprendere tanti significati che ad una prima visione mi erano sfuggiti. Tuttavia ho avvertito come la sensazione che mancassero degli elementi, delle chiavi che permettessero di dare la giusta interpretazione.
Dopo aver compreso il significato degli episodi finali, il film non mi è piaciuto. Che senso ha? E' un ammissione di come il finale non fosse ben riuscito? Un voler accontentare i fan delusi? Un modo di fare tanti bei soldini sfruttando il successo della serie? (mi sa che è questa).
Mai come in questo caso il voto non ha importanza. Potrete amarlo o odiarlo, ma se siete fan dell'animazione giapponese dovete vederlo punto e basta.
Certo è che il finale ti spiazza totalmente e si raccontano tante leggende al proposito. Una di queste è che fossero finiti i fondi. Chissà... Di sicuro gli ultimi due episodi non brillano certo per realizzazione tecnica e devo dire che solo dopo lunghe ricerche su internet sono riuscito a comprendere tanti significati che ad una prima visione mi erano sfuggiti. Tuttavia ho avvertito come la sensazione che mancassero degli elementi, delle chiavi che permettessero di dare la giusta interpretazione.
Dopo aver compreso il significato degli episodi finali, il film non mi è piaciuto. Che senso ha? E' un ammissione di come il finale non fosse ben riuscito? Un voler accontentare i fan delusi? Un modo di fare tanti bei soldini sfruttando il successo della serie? (mi sa che è questa).
Mai come in questo caso il voto non ha importanza. Potrete amarlo o odiarlo, ma se siete fan dell'animazione giapponese dovete vederlo punto e basta.
piccola premessa:con quei 27 episodi includo anche the end of evangelion
allora che dire di quest anime, e stupendo, pur essendo un infognato di commedie sentimentali, il 10 nn glielo leva nessuno. l' unica cosa nn mi era piaciuto il finale dell anime, era una roba troppo contortae inoltre nn si capiva niente di quello che era stato... per fortuna poi vi è stato the end of evangelion... e li finalmente gli occhi mi si sono illuminati dall gioiaXD un pieno 10 se lo prende
allora che dire di quest anime, e stupendo, pur essendo un infognato di commedie sentimentali, il 10 nn glielo leva nessuno. l' unica cosa nn mi era piaciuto il finale dell anime, era una roba troppo contortae inoltre nn si capiva niente di quello che era stato... per fortuna poi vi è stato the end of evangelion... e li finalmente gli occhi mi si sono illuminati dall gioiaXD un pieno 10 se lo prende
Un 10 non si può negare all'anime che ha riscritto tutti i fondamentali dell'animazione nipponica.
Dopo Evangelion, ogni anime uscito successivamente ha dovuto misurarsi con esso. E' come se gli anime abbiano avuto in Eva un nuovo anno 0. Non parlerò della trama visto che è stranota...(e se per voi non lo è...che aspettate a guardarlo?).
L'adattamento italiano era discreto (anche se in qualche punto si perdono dei dettagli) e il doppiaggio era davvero ottimo. Se lo avete visto non avrete bisogno delle mie opinioni ma se ancora non lo avete visto, state attenti agli ultimi 2 eps. Con quel finale a sorpresa Hideaki Anno riuscì a fare imbestialire l'enorme pubblico che si era appassionato alle avventure di Shinji, della Nerv e degli Eva che dovette cedere alle richieste di ottenere una conclusione più "ortodossa". Il pubblico si divise, tra chi apprezzò maggiormente l'anomalo finale della serie TV e chi invece elesse Death&Rebirth ed in particolare The End of Evangelion a capolavoro assoluto tra i lungometraggi. Un must assoluto se non altro per la sua importanza storica nel mondo degli anime.
Dopo Evangelion, ogni anime uscito successivamente ha dovuto misurarsi con esso. E' come se gli anime abbiano avuto in Eva un nuovo anno 0. Non parlerò della trama visto che è stranota...(e se per voi non lo è...che aspettate a guardarlo?).
L'adattamento italiano era discreto (anche se in qualche punto si perdono dei dettagli) e il doppiaggio era davvero ottimo. Se lo avete visto non avrete bisogno delle mie opinioni ma se ancora non lo avete visto, state attenti agli ultimi 2 eps. Con quel finale a sorpresa Hideaki Anno riuscì a fare imbestialire l'enorme pubblico che si era appassionato alle avventure di Shinji, della Nerv e degli Eva che dovette cedere alle richieste di ottenere una conclusione più "ortodossa". Il pubblico si divise, tra chi apprezzò maggiormente l'anomalo finale della serie TV e chi invece elesse Death&Rebirth ed in particolare The End of Evangelion a capolavoro assoluto tra i lungometraggi. Un must assoluto se non altro per la sua importanza storica nel mondo degli anime.
Assolutamente il mio anime preferito ^_^
Illustro brevemente la trama per quei pochissimi che nn hanno mai visto il mitico evangelion: Una terribile catastrofe denominata Secondo Impact devasta la terra, distruggendo il Polo Sud e inondando gran parte delle terre emerse compresa la citta di Tokyo che verra successivamente riscotruita per due volte. Sono ormai passati circa 14 anni da quella terribile sciagura; Shinji Icari, orfano di madre e abbandonato dal padre, viene chiamato da quest'ultimo a Neo Tokyo 3 alla sede della Nerv (un'organizzazione di cui il padre di Shinji è comandante). Lo scopo della Nerv è quello di potreggere la città dagli Angeli, esseri mostruosi e dotati di incredibili poteri; Shinji dopo le prime riluttanze si ritroverà a combattere a bordo l'Eva 01 (un potente androide umanoide) contro il 3° Angelo che proprio in quel momento attacca la città e poi contro moltri altri angeli che via via nel corso della serie faranno la loro comparsa, supportato da altri due piloti, ragazzi come lui: l'esuberante Asuka Soryu Langley e la strana Rei Ayanami, rispettivamente piloti dell'Eva 02 e 00. Altri Personaggi nn certo meno importanti sono il maggiore Misato Katsuragi, in forza alla nerv e unica sopravvissuta della Spedizione al Polo che causò da quel che si dice il Second Impact, e la dottoressa Ristuko Akagi della divisione scientifica della Nerv e figlia dell'ideatrice del Magi Sistem (vedete l'anime per scoprire di cosa si tratta). Gli altri personaggi lascio a voi conoscerli vedendo Evangelion^^
Certo detta così sembra la classica trama di un banale anime di robot ma nn è per niente così; questa è infatti solo la premessa di Evangelion e gia dal primo episodio capirete che questa serie è molto, molto di più: Che cosa sono gli Angeli? Perchè attaccano sistematicamente Neo Tokyo 3? Che cosa sono gli Eva? Qual'è la vera natura del Second Impact? Che cos'è il Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo? La risposta a queste e ad altre domande la scopirete vedendo Evanelion. Naturalmente c'è molto altro e vedrete che questo anime saprà tenervi incollati allo schermo del vostro tv fino alla fine (ve lo dice uno che si è visto tutti i 26 episodi della serie e i due film in soli due giorni^^) ma nn voglio dirvi altro per nn rovinarmi la sorpresa.
Passiamo ora ad analizzare le caratteristiche tecniche dell'anime: Innanzi tutto ci tengo a dire che il regista ed sceneggiatore di quest'anime è nientemeno che il grandce Hideaki Anno (per i profani Anno è stato tra le altre cose regista de Il mistero della pietra azzurra e le situazioni di lui e lei) e questo gia dovrebbe farvi capire che stiamo parlando di un capolavoro con la "C" maiuscola. Ottime musiche (la sigla iniziale la adoro), un altrettanto ottimo chara design, un mecha design veramente innovativo e animazioni di prim'ordine.
Insomma spero di avervi incuriosito con questa mia recensione e spero di aver invogliato voi che nn avete mai visto Evangelion a dargli un'occhiata, almeno al primo episodio (tanto so gia che se vedete il primo finirete per vederveli tuti e 26^^)
N.B. = Poichè il finale di Evangelion (Molto Psicologico se così lo posso definire ma che sopratutto lasciava in sospeso molti punti fondamentali della storia) nn piaque ai fans della serie Anno creò altri due film che nn sono altro che una versione alternativa degli epiosodi 25 e 26 (tantè vero che, pur essendo molto + lunghi sono strutturati come tutti gli episodi di eva e riprendono la trama proprio dall'episodio 24 quando Shinji uccide in un episodio dei + toccanti secondo me l'ultimo Angelo). Questi due film, Death & Rebirth (che potremmo definire una sorta di lungo trailer del vero finale alternzativo costituito dall'altro film) e The End of Evangelion, saranno presto editi anche in Italia (Finalmente!!!) se nn erro e correggettemi se sbaglio dalla Shin Vision.
Illustro brevemente la trama per quei pochissimi che nn hanno mai visto il mitico evangelion: Una terribile catastrofe denominata Secondo Impact devasta la terra, distruggendo il Polo Sud e inondando gran parte delle terre emerse compresa la citta di Tokyo che verra successivamente riscotruita per due volte. Sono ormai passati circa 14 anni da quella terribile sciagura; Shinji Icari, orfano di madre e abbandonato dal padre, viene chiamato da quest'ultimo a Neo Tokyo 3 alla sede della Nerv (un'organizzazione di cui il padre di Shinji è comandante). Lo scopo della Nerv è quello di potreggere la città dagli Angeli, esseri mostruosi e dotati di incredibili poteri; Shinji dopo le prime riluttanze si ritroverà a combattere a bordo l'Eva 01 (un potente androide umanoide) contro il 3° Angelo che proprio in quel momento attacca la città e poi contro moltri altri angeli che via via nel corso della serie faranno la loro comparsa, supportato da altri due piloti, ragazzi come lui: l'esuberante Asuka Soryu Langley e la strana Rei Ayanami, rispettivamente piloti dell'Eva 02 e 00. Altri Personaggi nn certo meno importanti sono il maggiore Misato Katsuragi, in forza alla nerv e unica sopravvissuta della Spedizione al Polo che causò da quel che si dice il Second Impact, e la dottoressa Ristuko Akagi della divisione scientifica della Nerv e figlia dell'ideatrice del Magi Sistem (vedete l'anime per scoprire di cosa si tratta). Gli altri personaggi lascio a voi conoscerli vedendo Evangelion^^
Certo detta così sembra la classica trama di un banale anime di robot ma nn è per niente così; questa è infatti solo la premessa di Evangelion e gia dal primo episodio capirete che questa serie è molto, molto di più: Che cosa sono gli Angeli? Perchè attaccano sistematicamente Neo Tokyo 3? Che cosa sono gli Eva? Qual'è la vera natura del Second Impact? Che cos'è il Progetto per il Perfezionamento dell'Uomo? La risposta a queste e ad altre domande la scopirete vedendo Evanelion. Naturalmente c'è molto altro e vedrete che questo anime saprà tenervi incollati allo schermo del vostro tv fino alla fine (ve lo dice uno che si è visto tutti i 26 episodi della serie e i due film in soli due giorni^^) ma nn voglio dirvi altro per nn rovinarmi la sorpresa.
Passiamo ora ad analizzare le caratteristiche tecniche dell'anime: Innanzi tutto ci tengo a dire che il regista ed sceneggiatore di quest'anime è nientemeno che il grandce Hideaki Anno (per i profani Anno è stato tra le altre cose regista de Il mistero della pietra azzurra e le situazioni di lui e lei) e questo gia dovrebbe farvi capire che stiamo parlando di un capolavoro con la "C" maiuscola. Ottime musiche (la sigla iniziale la adoro), un altrettanto ottimo chara design, un mecha design veramente innovativo e animazioni di prim'ordine.
Insomma spero di avervi incuriosito con questa mia recensione e spero di aver invogliato voi che nn avete mai visto Evangelion a dargli un'occhiata, almeno al primo episodio (tanto so gia che se vedete il primo finirete per vederveli tuti e 26^^)
N.B. = Poichè il finale di Evangelion (Molto Psicologico se così lo posso definire ma che sopratutto lasciava in sospeso molti punti fondamentali della storia) nn piaque ai fans della serie Anno creò altri due film che nn sono altro che una versione alternativa degli epiosodi 25 e 26 (tantè vero che, pur essendo molto + lunghi sono strutturati come tutti gli episodi di eva e riprendono la trama proprio dall'episodio 24 quando Shinji uccide in un episodio dei + toccanti secondo me l'ultimo Angelo). Questi due film, Death & Rebirth (che potremmo definire una sorta di lungo trailer del vero finale alternzativo costituito dall'altro film) e The End of Evangelion, saranno presto editi anche in Italia (Finalmente!!!) se nn erro e correggettemi se sbaglio dalla Shin Vision.