Kiseiju - L'ospite indesiderato
È un anime invecchiato come il vino buono. È una storia avvincente piena di azione e di spunti di riflessione; il tutto con un po' di dramma a fare da contorno. Dato che la serie non è più giovanissima, i disegni in certe scene possono risultare lievemente "ruvidi", ma a mio parere mai di bassa qualità, anzi... per dire, le scene d'azione, nonostante non siano molto cinematiche, ci stanno comunque, avendo una discreta fluidità. La colonna sonora mi ha preso veramente di sorpresa, soprattutto nelle scene d'azione. Devo dire che ci ho messo un momento ad abituarmi alla scelta artistica per cui hanno optato e sono ancora indeciso se meriti un voto positivo per il coraggio o se certe sonorità in certe scene siano state un po' una forzatura... probabilmente tenderei di più verso la prima opzione, tanto più che un pezzo particolare ("Next to You") è diventato per me iconico di questo bellissimo anime. E anche la opening mi è piaciuta non poco, bella energica.
Uno dei lati che mi è piaciuto di più, oltre alla crudezza e l'energia di certe scene, è stata la gestione del ritmo, dell'intervallo fra un momento di tensione e l'altro. Diciamo che la violenza non è poca, ma è somministrata in dosi tali, da non renderla totalmente prevedibile (e quindi banale). Non so come meglio articolare questa mia sensazione, ma posso certamente dire che mi è piaciuto come hanno sviluppato questa storia.
Uno dei lati che mi è piaciuto di più, oltre alla crudezza e l'energia di certe scene, è stata la gestione del ritmo, dell'intervallo fra un momento di tensione e l'altro. Diciamo che la violenza non è poca, ma è somministrata in dosi tali, da non renderla totalmente prevedibile (e quindi banale). Non so come meglio articolare questa mia sensazione, ma posso certamente dire che mi è piaciuto come hanno sviluppato questa storia.
Shinichi ha una vita comune: studia, ha un debole per Murano, la sua compagna di scuola... tutto per lui è normalità, finché un giorno ad un parassita non viene l’idea di possederlo, ma la rapida reazione di Shinichi lo farà, invece, installare in loco della mano e del braccio destro che gli ha scannato. Comincia per Shinichi un percorso difficile, nel quale dovrà convivere con l’alieno senziente che gli ha posseduto la mano destra. Arriverà a dargli un nome: Migi, ovvero Destry, per noi Italiani.
Migi non è l’unico parassita in circolazione e la cronaca si spreca in titoli che urlano ai massacri, infatti gli umani entrano nella dieta di queste bestiacce, che, se da una parte possedendo il cervello, simulando di “fare” gli umani, dall’altra usano questo espediente per attirare umani ignari nella trappola delle loro fauci. Malgrado la scia di sangue, nella popolazione c’è una serenità invidiabile e innaturale, coronata da nessuna diffidenza gli uni verso gli altri. L’unico accenno di “ansia” è mostrarsi reciprocamente un capello spezzato, ma la modalità è giocosa.
Shinichi verrà gettato in un mondo che non voleva, trovandosi a combattere con Migi parassiti subdoli, pericolosi, violenti e senza pietà, che, se non hanno fame, uccidono comunque con sanguinosa freddezza. La sua vita normale continuerà in parte (la scuola è sempre la scuola, anche se un parassita rende una sezione scolastica una macelleria umana, giusto?), ma verrà minacciato dai parassiti e si troverà a dover simulare la sua umanità completa con gli altri. Quando poi dimostrerà doti fuori dalla norma, tutti avranno il prosciutto sugli occhi, anche se salti del genere, giù dalle finestre e oltre un muro frangionde, sono disumani.
Potremo generalizzare dicendo che quest’anime è innaturale nelle reazioni all’anormalità di un nemico, che è sì subdolo e invisibile, ma a livello psicologico non restituisce tensione.
La scuola è il must-go dei Giapponesi, negli anime: ci si va pure se si hanno i più improbabili problemi nella vita, ci si installano i mostri e diventa il posto da cui allontanarsi (dall’aula a metà lezione, un classico) o non andarci pur se ci si stava incamminando. Questo luogo riempitivo ed espansivo fa parte della trama, perché Shinichi è uno studente, ma sembra strano che dopo la sua frequenza altalenante ancora ci possa accedere senza difficoltà (tanto più che dubito che i genitori lo giustificassero, non sapendo nulla del cambiamento e dei nuovi “impegni” del figlio). Colpisce il fatto che, essendo poi la scuola teatro di fatti di sangue molto forti, sia frequentata sempre e comunque, con serenità e senza apparenti e maggiorate misure di sicurezza. Meno che mai ci sarà l’istituzione di uno stato di emergenza, la chiusura dell’edificio o la presenza di un buono psicologico per questi studenti scioccati (Murano parlerà dell’orrendo vissuto anche molto dopo).
Sulla carta è una trama interessante e potrebbe essere assimilabile ad “Ajin”, ma le cose, purtroppo, non sono così, infatti la trama peggiora mandando all’aria idee che potevano essere sviluppate meglio, come il tema ambientale e dell’umanità o della convivenza tra specie, buttati lì alla fine senza un minimo, doveroso, confezionamento o una presentazione coerenti con l’andamento dell’opera. È come se Voldemort e Harry Potter si trovassero a discutere, nello scontro finale, su come, quanto e perché, ecologicamente parlando e con accuse reciproche, entrambi siano deleteri per Madre Natura. La sagra del nonsense.
Fino all’episodio dell’isola l’anime promette bene, la narrazione, poi, è andata in caduta libera dal cambiamento di Shinichi, che prima vive apatico e freddo, emotivamente congelato, poi piange, grida, si dispera, urla ancora, vittima di sé stesso, della sua incapacità a gestire la situazione, con un Migi che dovrebbe essere un ottimo compagno in quelle circostanze, ma che, essendo un parassita con una sua visione del mondo, non lo supporta. Shinichi non è in grado di parlare con nessuno e finisce per schizzare sia mentalmente che fisicamente di qua e di là, Migi alla fine del ballo si dichiara cambiato, ma non si percepisce il momento in cui questo essere egoista e senza pietà si sia umanizzato. I dialoghi tra Migi e Shinichi non brillavano di questo potere socratico.
Cambiamento a parte del protagonista, di cui discuterò dopo, fa davvero strano il fatto che Shinichi cambi molto, sia a livello emotivo che a livello fisico, ma nessuno ci dia peso. Un esempio su tutti: ad un certo punto Shinichi abbandona l’aria dimessa e occhialuta da secchione triste e diventa sicuro, dal ciuffo bello sparato, senza più occhiali. Inoltre, ad un certo punto, il nostro si guadagna una cicatrice non da poco, che richiedeva qualche (grande) spiegazione. Nessuno, nemmeno il padre, gli chiede nulla. O in Giappone sono riservati, o l’anime ha saltato qualche passaggio.
La trama zoppica orbamente, in episodi in cui il protagonista viene tirato per la giacchetta da più parti, con cali narrativi notevoli, colpa di nemici poco valorizzati, di una polizia dai metodi poco approfonditi e dai personaggi facilmente dimenticabili, da una pessima gestione delle dinamiche tra parassiti. Il nostro protagonista verrà braccato da parassiti che per un qualche loro motivo gli vorranno fare la pelle.
Ritengo che ci mettano troppo impegno a cercare di eliminarlo e ci mettano pure troppa foga, dato che sono più di lui e dovrebbero essere meglio organizzati. Mi sembra folle che Shinichi sia sopravvissuto così a lungo in una tale situazione, a meno che i parassiti non capissero se dargli il valore di un fastidio di percorso o di un nemico assoluto. Inoltre Shinichi agisce verso i parassiti non in modo organizzato (è solo con Migi, è uno studente senza mezzi), ma, come un fastidio casuale, il restante novanta percento si sta facendo le fisime a letto, chiacchierando senza scopo con Migi. E in questi dialoghi, che non avvengono solo in camera sua, dunque in un ambiente riparato, ma anche all’aperto tra la gente, nessuno si accorge di nulla.
La polizia, organo di controllo e tutela della società, farà una magra figura e insanguinata, per giunta. Ho capito qual è il ragionamento lecito che muove l’ispettore, ma, in generale, l’assalto al covo dei parassiti sarà quanto di meno emotivo esista, per vari motivi. Prima di tutto, l’investigatore non ha profondità umana o psicologica, è un rambo, punto. Il fatto che si affidi a un tizio presentato con un sommo flashback e pure inaffidabile non può essere considerato un lecito rischio calcolato. Inoltre, l’assalto a creature così pericolose, seppur venga ben organizzato, getta le basi per un episodio claustrofobico, troppo rapido, troppo chiacchierato, troppo insanguinato, nel quale il nostro protagonista è stato rapito là come spettatore. Il fatto che parecchie persone finiscano nel tritacarne dello scontro senza aver avuto modo di presentarsi prima a dovere rende il massacro noioso e senza sentimento, prossimo alla ridarella dello spettatore per sfinimento. Per finire, dopo una debacle mostruosa, sia dei parassiti, che della polizia, entrambi scompaiono dalla scena, salvo un tizio, che non si sa come sia nato ma che coltiva pensieri di morte (leciti, stavolta! Ma il nostro diventa sempre un capro espiatorio, poraccio!) per il nostro Shinichi.
Il fatto che, obtorto collo, Shinichi abbia collaborato con la polizia (ma come? E in che modo se faceva lo gnorri umano e non si capisce quanto la polizia mangiasse la foglia?) finirà con il ritorcersi contro di lui, che tutto sommato non è mai stato un granché come elemento perturbatore.
Shinichi, alla fine dei giochi, non pare affatto il ritratto del protagonista combattivo e determinato. Eppure lo si vede lottare in scene eccessive con la scusante che Migi ha influito sul suo fisico umano. D’accordo il dato fisico che posso accettare, ma un buon combattente deve nascere anche a livello umano e psicologico, altrimenti di abilità combattive e muscoli non ci si fa nulla. Shinichi non pare avere tutto questo aplomb da guerriero vendicatore dell’umanità, più che altro è il lottatore della disperazione: come va, va. Un kamikaze apparentemente poco motivato e poco motivante da seguire.
La stessa ultima lotta avviene in un handicap match: Shinichi ha dalla sua un arto (e se la cava bene, anche se era abituato con due!), un’arma discutibile per la sua effettiva utilità (che poi restituisce pure!) e la forza della disperazione, ma malgrado ciò ci prova. Il fatto che Migi possa in qualche modo soccorrerlo, evento atteso e prevedibile, è solo secondario. Il nostro rambo è pure monco, ma è disperatamente convinto.
Le rivelazioni raccontate a scoppio continuo da Shinichi, introdotte da un “gli/le dissi la verità” e che durano un battito di ciglia con i suoi interlocutori, poi completamente edotti su ogni fatto nella terra e nel cielo del mondo di Shinichi e dei parassiti, mi paiono quasi teatrini, in quanto, in primo luogo simili rivelazioni non vanno fatte così, avendo bisogno di una grandissima credulità da parte dello spettatore che almeno deve aver fatto esperienza di qualcosa che è inerente la narrazione; in secondo luogo mi pare assurdo riversare su un interlocutore muto vita, morte e miracoli propri aspettandosi un’attenzione così intensa e assoluta, una comprensione chiara e un accordo sui contenuti tipico di una lezione cattedratica scolastica.
Inoltre, Migi minacciava di ucciderlo, se solo avesse sospirato della sua esistenza a qualcuno, ma lo lascia parlare e non porta mai fino in fondo le sue minacce.
Verso il finale, la dinamica della rivelazione rapida si associa a cambi di luogo rapidissimi, che nemmeno Goku e il suo teletrasporto si salvano al confronto, e che comprimono la trama in maniera eccessiva, dando la pessima impressione che non ci sia tempo per scene intermedie o di passaggio e che, se è così, allora prima si è perso troppo tempo altrove. È come tirarsi la zappa sui piedi.
Il finale è una caduta libera nel baratro dell’orrore e una banalizzazione assurda di una trama che meritava di meglio. Il contesto si restringe, i tempi si fanno riassunti, Shinichi pensa (fastidiosamente, rispetto i primi tre quarti dell’opera) di più, essendo solo senza Migi, o parrebbe sordomuto; la chiusura che diventa uno scontro uno contro uno dopo una trama più aperta alle possibilità è deprimente. Diventa tutto troppo chiacchierato. I discorsi, a volte, hanno senso, ma non sembrano farina del suo sacco, e inoltre nascono lì senza nessuna anticipazione.
I villain sono desolanti, di riempimento passivo, poco valorizzati, poco totalizzanti a livello di trama. Vengono presentati bene, alcuni, ma perdono molto in questa narrazione che vira su un violento e non concludente scontro finale. E gli altri parassiti dove sono finiti? Troppo comodo dire che se ne sono stati sempre con la testa sotto la sabbia. Che ne è dei cattivi stile Sato di “Ajin” e della tensione che trasmettevano, veri padroni del palcoscenico del terrore, mattatori ineguagliabili di sé stessi che allo stesso tempo riuscivano a valorizzare anche il protagonista, elevandolo da ragazzino senza troppe qualità a maturo e amaro ma motivato idealista? AAA cercasi simil-Sato disperatamente.
Questo guardare all’opera a un finale così claustrofobico indebolisce la trama. Mi aspettavo un respiro più ampio, alla “Ajin”, con forze di polizia più motivate, maggior consapevolezza mondiale sui parassiti, villain parassiti più carismatici e con richieste pubbliche o almeno una visione maggiore delle loro possibilità (non due riunioncine buttate là). E invece è scaduto nello shonen tipo battleground uno contro uno: chi vince, vince tutto. L’indecisione di Shinichi, così naturalista, pare fuori luogo, come se gli fosse spuntata un’altra testa pensante.
Ciliegina sulla torta, dopo un finale scadente c’è la chiusa ancora più deprimente con il famoso assassino che forse valeva di più a livello di trama, se fosse stato gestito meglio. Il forzato addio, poi, di uno dei personaggi è talmente di comodo, che non trasmette questa disperazione (tanto prima o poi torna!). In fondo, non serviva più, no?
L’happy ending cercato per forza è una delle debolezze di questo anime, perché nasce già minato da una scena improbabile e costruita. Si percepisce la mancanza di un chiarimento tra Shinichi e i genitori: dato che la verità ormai è nota, poteva essere un’ottima chiusa una chiacchierata a cuore aperto.
Shinichi è il personaggio principale, quello a cui imputare in parte il fallimento di quest’anime: i primi momenti di incertezza, di rabbia, di paura, lo rendono un buon personaggio, ma dai due terzi dell’anime subisce metamorfosi emotive che lo rendono inafferrabile. È giustificata la sua freddezza, se la causa è Migi, ma poi si scopre che non è solo Migi, la colpa è di un lutto non elaborato. E quando finalmente si sblocca, diventa emotivo, disperato e disperante, spaventato, filosofo e infine felicissimo. A livello emotivo è altalenante, e in parte può avere senso, ma due fatti lo fanno scadere: il suo cambiamento repentino non lo rende inviso al mondo, anzi, ad un certo punto della trama saranno due le ragazze a sbavargli dietro, inoltre, quando la sua tenuta emotiva crolla, si lascia trascinare qua e là, senza protestare, a parte per lamentarsi della sua vita da vivere. E quando si decide ad agire, lo fa con filosofia, quando fin dal principio non pareva tipo da grandi riflessioni.
In queste condizioni è difficile parlare di crescita di un personaggio.
Migi dovrebbe fare la parte del coprotagonista, ma non emerge in tutta la sua forza. Da esotico, intelligente e brutale essere senziente, diventa poi una spalla troppo umana e troppo silenziosa. Non è chiaro se medita, quanto e come, e questo determina il fatto che ogni suo cambiamento non è comprensibile. Un esempio è quando all’inizio, senza peli sulla lingua, dichiara la sua curiosità per la riproduzione umana e, al momento clou, nemmeno si farà sentire, lasciando sempre Shinichi libero (e senza commenti) di fare qualunque cosa lui voglia. Le sue apparizioni e riapparizioni funzionano tipo il meccanismo antico del deus ex machina.
La parabola finale della narrazione del percorso di Migi forse può starci, ma pare più caratterizzata da scelte di comodo, a livello narrativo.
I villain sono una categoria davvero maltrattata in quest’anime e si sente, nei cali narrativi. Intanto non hanno quel carattere da fiero terrorista o almeno non sono presentati con la loro tenuta morale forte e corrompente.
Cominciano sì a sviluppare un certo piano, ma finiscono, quei quattro, poveri, gatti, a non essere buoni sodali per la loro causa. Sono tutti mal presentati, e, se c’è n’è uno buono, ha il suo quarto d’ora di gloria e buonanotte. Il parassita pessimo, per ironia, sarà senza passato e senza troppa favella, campione di un gruppo di rivoluzionari che non aveva altro strumento migliore da usare. Non c’erano altri colleghi capaci che li aiutassero nel loro comune scopo?
L’unica villain che mi è piaciuta, anche se è stata davvero poco valorizzata, è Rioko Tamiya, in cui si registra una crescita personale eccellente (seppur all’inizio paia forzata), anche se l’arco finale della sua vita ha davvero poco senso, considerando la sorte indeterminata a cui va incontro il personaggio che ha affidato a un ragazzino (che poi manco saprà dove è finito questo personaggio terzo e poco gliene importerà).
Era un personaggio così utile, che torna in scena anche se fisicamente impedita, come se la sua impossibilità di essere lì fosse scaturita da un errore da correggere in quel modo insulso.
Altro giro, altro villain, L’assassino poteva essere un antagonista migliore, ma è presentato così velocemente e poveramente, in una situazione tutto sommato noiosa, e vederlo agire tutto il tempo come un sadico, per arrivare al dialogo finale troppo sensato per un tizio come lui, lo ha smontato come cattivo. Peccato.
Murano è la classica tizia innamorata da un millennio del nostro protagonista. Si è persa a sbavargli dietro fin da quando aveva l’aria del povero dimesso occhialuto, lo ha visto cambiare moltissimo, faceva la domanda scomoda da disco rotto: “Tu sei davvero Shinichi?”, ma malgrado ciò non ha mai smesso di pensarlo. Lo ha tampinato, con quell’aria tragica snervante, si è offerta di consolarlo e, ciliegina sulla torta, pare la sua grande motivatrice. La love story ha senso, se devo dirlo, ma questo personaggio è presentato in modo fastidioso e molesto. Il suo guizzo finale forse la salva da molte critiche, ma meritava di più che fare per troppo tempo la figura della stalker amorevole.
Una cosa che non ho capito è questa: i genitori nipponici sono così invisibili da risultare sconosciuti ai compagni di scuola del figlio?
Kana, uno dei personaggi più invadenti e fastidiosi dell’anime. La ragazza comincia a sbavare dietro al nostro bellimbusto e lo tampina con i suoi poteri da sensitiva. Percepisce infatti i parassiti, anche se non sa cosa sta sentendo. E col fatto che il nostro è un mezzo e mezzo, ha uno strumento in più per cercarlo. Lo sogna pure da nuda e lui nudo... il suo eroe e salvatore. E quando lui la mette in guardia, prendendola a cuore (ma perché?) sui rischi del suo potere, il genio innamorato va ad affrontare il pericolo allegramente.
Shinichi sarà pure colpevole di aver potenziato i suoi poteri psichici, ma va là!
E Murano si beccherà una gelosia mostruosa pensandola con Shinichi, anche se poi, per motivi suoi, Kana si ritirerà. È il classico personaggio che fa motivare per la tizia principale ad attaccarsi a cozza al suo bello e sfuggente Shinichi.
Il detective privato è la quintessenza di un personaggio nato bene ma che ha avuto un degenerazione insulsa. Il puro fatto che Tamiya si sia esposta così, assumendolo, facendogli scoprire cose, per poi non farlo zittire, è per tre volte assurdo, tanto più che era umano. Il testardo s’infilerà in una storia più grande di lui con esiti pesanti; vedrà, ma, potendo parlare ed estesamente, non lo vorrà fare; agirà in modo inconsulto andando a cercarsela, forse inconsapevole di quello che faceva e del risultato che voleva raggiungere. Uno spreco.
Ottimo il chara design, sia degli umani che dei parassiti. Le azioni e i combattimenti hanno una buona regia e le trasformazioni dei corpi umani parassitati sono davvero ben fatte. I fondali sono davvero ben fatti.
Opening ed ending coerenti con la narrazione e orecchiabili.
L’anime perde moltissimo dal primo terzo in poi, perdendo a livello di trama, i cui fili si sfilacciano o appaiono dal nulla per poi risparire. Quest’anime avrebbe dovuto avere il respiro ampio di “Ajin”, ma si è accontentato di scelte di comodo nelle quali la popolazione era troppo serena, i parassiti erano pochi e incapaci, il protagonista balordo e disperante. E in più, ciliegina sulla torta, si è voluto inserire a forza il tema ambientale con tanto di filosofia green, come se in un’opera d’azione già debole, prima di menarsi, i contendenti alla vittoria si accusassero a vicenda su chi inquina di più e, per il bene di Madre Natura, quale dei due dovrebbe dire addio al mondo. Tema serio, quello della cura dell’ambiente, ma che qui spunta come un fungo alieno.
Lo svolgimento povero e sofferente (per davvero!) e un finale altrettanto povero (ma pomposo! Tipo le dame del ‘700 che si profumavano eccessivamente, dato che il bagno lo facevano ogni tanto, e quindi una cosa puzzolente deve essere mascherata... tanto nessuno se ne accorge) minano la serietà di quest’opera e fanno diventare il suo voto meritatamente insufficiente. Forse il manga esprime meglio il corpus della narrazione, ma l’anime, qui, pecca di ingenuità e di fatuità. Statene alla larga e salvatevi, se potete.
Migi non è l’unico parassita in circolazione e la cronaca si spreca in titoli che urlano ai massacri, infatti gli umani entrano nella dieta di queste bestiacce, che, se da una parte possedendo il cervello, simulando di “fare” gli umani, dall’altra usano questo espediente per attirare umani ignari nella trappola delle loro fauci. Malgrado la scia di sangue, nella popolazione c’è una serenità invidiabile e innaturale, coronata da nessuna diffidenza gli uni verso gli altri. L’unico accenno di “ansia” è mostrarsi reciprocamente un capello spezzato, ma la modalità è giocosa.
Shinichi verrà gettato in un mondo che non voleva, trovandosi a combattere con Migi parassiti subdoli, pericolosi, violenti e senza pietà, che, se non hanno fame, uccidono comunque con sanguinosa freddezza. La sua vita normale continuerà in parte (la scuola è sempre la scuola, anche se un parassita rende una sezione scolastica una macelleria umana, giusto?), ma verrà minacciato dai parassiti e si troverà a dover simulare la sua umanità completa con gli altri. Quando poi dimostrerà doti fuori dalla norma, tutti avranno il prosciutto sugli occhi, anche se salti del genere, giù dalle finestre e oltre un muro frangionde, sono disumani.
Potremo generalizzare dicendo che quest’anime è innaturale nelle reazioni all’anormalità di un nemico, che è sì subdolo e invisibile, ma a livello psicologico non restituisce tensione.
La scuola è il must-go dei Giapponesi, negli anime: ci si va pure se si hanno i più improbabili problemi nella vita, ci si installano i mostri e diventa il posto da cui allontanarsi (dall’aula a metà lezione, un classico) o non andarci pur se ci si stava incamminando. Questo luogo riempitivo ed espansivo fa parte della trama, perché Shinichi è uno studente, ma sembra strano che dopo la sua frequenza altalenante ancora ci possa accedere senza difficoltà (tanto più che dubito che i genitori lo giustificassero, non sapendo nulla del cambiamento e dei nuovi “impegni” del figlio). Colpisce il fatto che, essendo poi la scuola teatro di fatti di sangue molto forti, sia frequentata sempre e comunque, con serenità e senza apparenti e maggiorate misure di sicurezza. Meno che mai ci sarà l’istituzione di uno stato di emergenza, la chiusura dell’edificio o la presenza di un buono psicologico per questi studenti scioccati (Murano parlerà dell’orrendo vissuto anche molto dopo).
Sulla carta è una trama interessante e potrebbe essere assimilabile ad “Ajin”, ma le cose, purtroppo, non sono così, infatti la trama peggiora mandando all’aria idee che potevano essere sviluppate meglio, come il tema ambientale e dell’umanità o della convivenza tra specie, buttati lì alla fine senza un minimo, doveroso, confezionamento o una presentazione coerenti con l’andamento dell’opera. È come se Voldemort e Harry Potter si trovassero a discutere, nello scontro finale, su come, quanto e perché, ecologicamente parlando e con accuse reciproche, entrambi siano deleteri per Madre Natura. La sagra del nonsense.
Fino all’episodio dell’isola l’anime promette bene, la narrazione, poi, è andata in caduta libera dal cambiamento di Shinichi, che prima vive apatico e freddo, emotivamente congelato, poi piange, grida, si dispera, urla ancora, vittima di sé stesso, della sua incapacità a gestire la situazione, con un Migi che dovrebbe essere un ottimo compagno in quelle circostanze, ma che, essendo un parassita con una sua visione del mondo, non lo supporta. Shinichi non è in grado di parlare con nessuno e finisce per schizzare sia mentalmente che fisicamente di qua e di là, Migi alla fine del ballo si dichiara cambiato, ma non si percepisce il momento in cui questo essere egoista e senza pietà si sia umanizzato. I dialoghi tra Migi e Shinichi non brillavano di questo potere socratico.
Cambiamento a parte del protagonista, di cui discuterò dopo, fa davvero strano il fatto che Shinichi cambi molto, sia a livello emotivo che a livello fisico, ma nessuno ci dia peso. Un esempio su tutti: ad un certo punto Shinichi abbandona l’aria dimessa e occhialuta da secchione triste e diventa sicuro, dal ciuffo bello sparato, senza più occhiali. Inoltre, ad un certo punto, il nostro si guadagna una cicatrice non da poco, che richiedeva qualche (grande) spiegazione. Nessuno, nemmeno il padre, gli chiede nulla. O in Giappone sono riservati, o l’anime ha saltato qualche passaggio.
La trama zoppica orbamente, in episodi in cui il protagonista viene tirato per la giacchetta da più parti, con cali narrativi notevoli, colpa di nemici poco valorizzati, di una polizia dai metodi poco approfonditi e dai personaggi facilmente dimenticabili, da una pessima gestione delle dinamiche tra parassiti. Il nostro protagonista verrà braccato da parassiti che per un qualche loro motivo gli vorranno fare la pelle.
Ritengo che ci mettano troppo impegno a cercare di eliminarlo e ci mettano pure troppa foga, dato che sono più di lui e dovrebbero essere meglio organizzati. Mi sembra folle che Shinichi sia sopravvissuto così a lungo in una tale situazione, a meno che i parassiti non capissero se dargli il valore di un fastidio di percorso o di un nemico assoluto. Inoltre Shinichi agisce verso i parassiti non in modo organizzato (è solo con Migi, è uno studente senza mezzi), ma, come un fastidio casuale, il restante novanta percento si sta facendo le fisime a letto, chiacchierando senza scopo con Migi. E in questi dialoghi, che non avvengono solo in camera sua, dunque in un ambiente riparato, ma anche all’aperto tra la gente, nessuno si accorge di nulla.
La polizia, organo di controllo e tutela della società, farà una magra figura e insanguinata, per giunta. Ho capito qual è il ragionamento lecito che muove l’ispettore, ma, in generale, l’assalto al covo dei parassiti sarà quanto di meno emotivo esista, per vari motivi. Prima di tutto, l’investigatore non ha profondità umana o psicologica, è un rambo, punto. Il fatto che si affidi a un tizio presentato con un sommo flashback e pure inaffidabile non può essere considerato un lecito rischio calcolato. Inoltre, l’assalto a creature così pericolose, seppur venga ben organizzato, getta le basi per un episodio claustrofobico, troppo rapido, troppo chiacchierato, troppo insanguinato, nel quale il nostro protagonista è stato rapito là come spettatore. Il fatto che parecchie persone finiscano nel tritacarne dello scontro senza aver avuto modo di presentarsi prima a dovere rende il massacro noioso e senza sentimento, prossimo alla ridarella dello spettatore per sfinimento. Per finire, dopo una debacle mostruosa, sia dei parassiti, che della polizia, entrambi scompaiono dalla scena, salvo un tizio, che non si sa come sia nato ma che coltiva pensieri di morte (leciti, stavolta! Ma il nostro diventa sempre un capro espiatorio, poraccio!) per il nostro Shinichi.
Il fatto che, obtorto collo, Shinichi abbia collaborato con la polizia (ma come? E in che modo se faceva lo gnorri umano e non si capisce quanto la polizia mangiasse la foglia?) finirà con il ritorcersi contro di lui, che tutto sommato non è mai stato un granché come elemento perturbatore.
Shinichi, alla fine dei giochi, non pare affatto il ritratto del protagonista combattivo e determinato. Eppure lo si vede lottare in scene eccessive con la scusante che Migi ha influito sul suo fisico umano. D’accordo il dato fisico che posso accettare, ma un buon combattente deve nascere anche a livello umano e psicologico, altrimenti di abilità combattive e muscoli non ci si fa nulla. Shinichi non pare avere tutto questo aplomb da guerriero vendicatore dell’umanità, più che altro è il lottatore della disperazione: come va, va. Un kamikaze apparentemente poco motivato e poco motivante da seguire.
La stessa ultima lotta avviene in un handicap match: Shinichi ha dalla sua un arto (e se la cava bene, anche se era abituato con due!), un’arma discutibile per la sua effettiva utilità (che poi restituisce pure!) e la forza della disperazione, ma malgrado ciò ci prova. Il fatto che Migi possa in qualche modo soccorrerlo, evento atteso e prevedibile, è solo secondario. Il nostro rambo è pure monco, ma è disperatamente convinto.
Le rivelazioni raccontate a scoppio continuo da Shinichi, introdotte da un “gli/le dissi la verità” e che durano un battito di ciglia con i suoi interlocutori, poi completamente edotti su ogni fatto nella terra e nel cielo del mondo di Shinichi e dei parassiti, mi paiono quasi teatrini, in quanto, in primo luogo simili rivelazioni non vanno fatte così, avendo bisogno di una grandissima credulità da parte dello spettatore che almeno deve aver fatto esperienza di qualcosa che è inerente la narrazione; in secondo luogo mi pare assurdo riversare su un interlocutore muto vita, morte e miracoli propri aspettandosi un’attenzione così intensa e assoluta, una comprensione chiara e un accordo sui contenuti tipico di una lezione cattedratica scolastica.
Inoltre, Migi minacciava di ucciderlo, se solo avesse sospirato della sua esistenza a qualcuno, ma lo lascia parlare e non porta mai fino in fondo le sue minacce.
Verso il finale, la dinamica della rivelazione rapida si associa a cambi di luogo rapidissimi, che nemmeno Goku e il suo teletrasporto si salvano al confronto, e che comprimono la trama in maniera eccessiva, dando la pessima impressione che non ci sia tempo per scene intermedie o di passaggio e che, se è così, allora prima si è perso troppo tempo altrove. È come tirarsi la zappa sui piedi.
Il finale è una caduta libera nel baratro dell’orrore e una banalizzazione assurda di una trama che meritava di meglio. Il contesto si restringe, i tempi si fanno riassunti, Shinichi pensa (fastidiosamente, rispetto i primi tre quarti dell’opera) di più, essendo solo senza Migi, o parrebbe sordomuto; la chiusura che diventa uno scontro uno contro uno dopo una trama più aperta alle possibilità è deprimente. Diventa tutto troppo chiacchierato. I discorsi, a volte, hanno senso, ma non sembrano farina del suo sacco, e inoltre nascono lì senza nessuna anticipazione.
I villain sono desolanti, di riempimento passivo, poco valorizzati, poco totalizzanti a livello di trama. Vengono presentati bene, alcuni, ma perdono molto in questa narrazione che vira su un violento e non concludente scontro finale. E gli altri parassiti dove sono finiti? Troppo comodo dire che se ne sono stati sempre con la testa sotto la sabbia. Che ne è dei cattivi stile Sato di “Ajin” e della tensione che trasmettevano, veri padroni del palcoscenico del terrore, mattatori ineguagliabili di sé stessi che allo stesso tempo riuscivano a valorizzare anche il protagonista, elevandolo da ragazzino senza troppe qualità a maturo e amaro ma motivato idealista? AAA cercasi simil-Sato disperatamente.
Questo guardare all’opera a un finale così claustrofobico indebolisce la trama. Mi aspettavo un respiro più ampio, alla “Ajin”, con forze di polizia più motivate, maggior consapevolezza mondiale sui parassiti, villain parassiti più carismatici e con richieste pubbliche o almeno una visione maggiore delle loro possibilità (non due riunioncine buttate là). E invece è scaduto nello shonen tipo battleground uno contro uno: chi vince, vince tutto. L’indecisione di Shinichi, così naturalista, pare fuori luogo, come se gli fosse spuntata un’altra testa pensante.
Ciliegina sulla torta, dopo un finale scadente c’è la chiusa ancora più deprimente con il famoso assassino che forse valeva di più a livello di trama, se fosse stato gestito meglio. Il forzato addio, poi, di uno dei personaggi è talmente di comodo, che non trasmette questa disperazione (tanto prima o poi torna!). In fondo, non serviva più, no?
L’happy ending cercato per forza è una delle debolezze di questo anime, perché nasce già minato da una scena improbabile e costruita. Si percepisce la mancanza di un chiarimento tra Shinichi e i genitori: dato che la verità ormai è nota, poteva essere un’ottima chiusa una chiacchierata a cuore aperto.
Shinichi è il personaggio principale, quello a cui imputare in parte il fallimento di quest’anime: i primi momenti di incertezza, di rabbia, di paura, lo rendono un buon personaggio, ma dai due terzi dell’anime subisce metamorfosi emotive che lo rendono inafferrabile. È giustificata la sua freddezza, se la causa è Migi, ma poi si scopre che non è solo Migi, la colpa è di un lutto non elaborato. E quando finalmente si sblocca, diventa emotivo, disperato e disperante, spaventato, filosofo e infine felicissimo. A livello emotivo è altalenante, e in parte può avere senso, ma due fatti lo fanno scadere: il suo cambiamento repentino non lo rende inviso al mondo, anzi, ad un certo punto della trama saranno due le ragazze a sbavargli dietro, inoltre, quando la sua tenuta emotiva crolla, si lascia trascinare qua e là, senza protestare, a parte per lamentarsi della sua vita da vivere. E quando si decide ad agire, lo fa con filosofia, quando fin dal principio non pareva tipo da grandi riflessioni.
In queste condizioni è difficile parlare di crescita di un personaggio.
Migi dovrebbe fare la parte del coprotagonista, ma non emerge in tutta la sua forza. Da esotico, intelligente e brutale essere senziente, diventa poi una spalla troppo umana e troppo silenziosa. Non è chiaro se medita, quanto e come, e questo determina il fatto che ogni suo cambiamento non è comprensibile. Un esempio è quando all’inizio, senza peli sulla lingua, dichiara la sua curiosità per la riproduzione umana e, al momento clou, nemmeno si farà sentire, lasciando sempre Shinichi libero (e senza commenti) di fare qualunque cosa lui voglia. Le sue apparizioni e riapparizioni funzionano tipo il meccanismo antico del deus ex machina.
La parabola finale della narrazione del percorso di Migi forse può starci, ma pare più caratterizzata da scelte di comodo, a livello narrativo.
I villain sono una categoria davvero maltrattata in quest’anime e si sente, nei cali narrativi. Intanto non hanno quel carattere da fiero terrorista o almeno non sono presentati con la loro tenuta morale forte e corrompente.
Cominciano sì a sviluppare un certo piano, ma finiscono, quei quattro, poveri, gatti, a non essere buoni sodali per la loro causa. Sono tutti mal presentati, e, se c’è n’è uno buono, ha il suo quarto d’ora di gloria e buonanotte. Il parassita pessimo, per ironia, sarà senza passato e senza troppa favella, campione di un gruppo di rivoluzionari che non aveva altro strumento migliore da usare. Non c’erano altri colleghi capaci che li aiutassero nel loro comune scopo?
L’unica villain che mi è piaciuta, anche se è stata davvero poco valorizzata, è Rioko Tamiya, in cui si registra una crescita personale eccellente (seppur all’inizio paia forzata), anche se l’arco finale della sua vita ha davvero poco senso, considerando la sorte indeterminata a cui va incontro il personaggio che ha affidato a un ragazzino (che poi manco saprà dove è finito questo personaggio terzo e poco gliene importerà).
Era un personaggio così utile, che torna in scena anche se fisicamente impedita, come se la sua impossibilità di essere lì fosse scaturita da un errore da correggere in quel modo insulso.
Altro giro, altro villain, L’assassino poteva essere un antagonista migliore, ma è presentato così velocemente e poveramente, in una situazione tutto sommato noiosa, e vederlo agire tutto il tempo come un sadico, per arrivare al dialogo finale troppo sensato per un tizio come lui, lo ha smontato come cattivo. Peccato.
Murano è la classica tizia innamorata da un millennio del nostro protagonista. Si è persa a sbavargli dietro fin da quando aveva l’aria del povero dimesso occhialuto, lo ha visto cambiare moltissimo, faceva la domanda scomoda da disco rotto: “Tu sei davvero Shinichi?”, ma malgrado ciò non ha mai smesso di pensarlo. Lo ha tampinato, con quell’aria tragica snervante, si è offerta di consolarlo e, ciliegina sulla torta, pare la sua grande motivatrice. La love story ha senso, se devo dirlo, ma questo personaggio è presentato in modo fastidioso e molesto. Il suo guizzo finale forse la salva da molte critiche, ma meritava di più che fare per troppo tempo la figura della stalker amorevole.
Una cosa che non ho capito è questa: i genitori nipponici sono così invisibili da risultare sconosciuti ai compagni di scuola del figlio?
Kana, uno dei personaggi più invadenti e fastidiosi dell’anime. La ragazza comincia a sbavare dietro al nostro bellimbusto e lo tampina con i suoi poteri da sensitiva. Percepisce infatti i parassiti, anche se non sa cosa sta sentendo. E col fatto che il nostro è un mezzo e mezzo, ha uno strumento in più per cercarlo. Lo sogna pure da nuda e lui nudo... il suo eroe e salvatore. E quando lui la mette in guardia, prendendola a cuore (ma perché?) sui rischi del suo potere, il genio innamorato va ad affrontare il pericolo allegramente.
Shinichi sarà pure colpevole di aver potenziato i suoi poteri psichici, ma va là!
E Murano si beccherà una gelosia mostruosa pensandola con Shinichi, anche se poi, per motivi suoi, Kana si ritirerà. È il classico personaggio che fa motivare per la tizia principale ad attaccarsi a cozza al suo bello e sfuggente Shinichi.
Il detective privato è la quintessenza di un personaggio nato bene ma che ha avuto un degenerazione insulsa. Il puro fatto che Tamiya si sia esposta così, assumendolo, facendogli scoprire cose, per poi non farlo zittire, è per tre volte assurdo, tanto più che era umano. Il testardo s’infilerà in una storia più grande di lui con esiti pesanti; vedrà, ma, potendo parlare ed estesamente, non lo vorrà fare; agirà in modo inconsulto andando a cercarsela, forse inconsapevole di quello che faceva e del risultato che voleva raggiungere. Uno spreco.
Ottimo il chara design, sia degli umani che dei parassiti. Le azioni e i combattimenti hanno una buona regia e le trasformazioni dei corpi umani parassitati sono davvero ben fatte. I fondali sono davvero ben fatti.
Opening ed ending coerenti con la narrazione e orecchiabili.
L’anime perde moltissimo dal primo terzo in poi, perdendo a livello di trama, i cui fili si sfilacciano o appaiono dal nulla per poi risparire. Quest’anime avrebbe dovuto avere il respiro ampio di “Ajin”, ma si è accontentato di scelte di comodo nelle quali la popolazione era troppo serena, i parassiti erano pochi e incapaci, il protagonista balordo e disperante. E in più, ciliegina sulla torta, si è voluto inserire a forza il tema ambientale con tanto di filosofia green, come se in un’opera d’azione già debole, prima di menarsi, i contendenti alla vittoria si accusassero a vicenda su chi inquina di più e, per il bene di Madre Natura, quale dei due dovrebbe dire addio al mondo. Tema serio, quello della cura dell’ambiente, ma che qui spunta come un fungo alieno.
Lo svolgimento povero e sofferente (per davvero!) e un finale altrettanto povero (ma pomposo! Tipo le dame del ‘700 che si profumavano eccessivamente, dato che il bagno lo facevano ogni tanto, e quindi una cosa puzzolente deve essere mascherata... tanto nessuno se ne accorge) minano la serietà di quest’opera e fanno diventare il suo voto meritatamente insufficiente. Forse il manga esprime meglio il corpus della narrazione, ma l’anime, qui, pecca di ingenuità e di fatuità. Statene alla larga e salvatevi, se potete.
"Kiseijuu" è un anime di ventiquattro episodi del 2014, adattamento di un manga dal buon successo commerciale iniziato nel 1989 e terminato nel 1995
Il mix di generi nei quali si potrebbe inserire l'anime è davvero notevole, ovvero fantascienza, psicologico, azione, drammatico ma anche horror e splatter. La trama dà un'idea sul come ci riesca, dato che in poche parole racconta di parassiti alieni che vogliono prendere controllo degli umani, sostituendosi come specie dominante sulla Terra. L'anime ovviamente non conta solo su una trama molto interessante, ma anche su numerosi aspetti positivi: buone animazioni, un'ottima colonna sonora (la canzone "Next to You" in particolare, ma bella anche l'opening), ottimo doppiaggio in italiano, belle relazioni tra i personaggi (Izumi e Migi su tutti), buon ritmo con continua azione e sviluppi di trama interessanti, ma dedicando del tempo anche a spunti e riflessioni sugli essere umani e sull'umanità in generale.
Consigliato a tutti, o quasi, penso che per via di diverse scene splatter sia meglio evitarlo, se si hanno meno di tredici anni.
Il mix di generi nei quali si potrebbe inserire l'anime è davvero notevole, ovvero fantascienza, psicologico, azione, drammatico ma anche horror e splatter. La trama dà un'idea sul come ci riesca, dato che in poche parole racconta di parassiti alieni che vogliono prendere controllo degli umani, sostituendosi come specie dominante sulla Terra. L'anime ovviamente non conta solo su una trama molto interessante, ma anche su numerosi aspetti positivi: buone animazioni, un'ottima colonna sonora (la canzone "Next to You" in particolare, ma bella anche l'opening), ottimo doppiaggio in italiano, belle relazioni tra i personaggi (Izumi e Migi su tutti), buon ritmo con continua azione e sviluppi di trama interessanti, ma dedicando del tempo anche a spunti e riflessioni sugli essere umani e sull'umanità in generale.
Consigliato a tutti, o quasi, penso che per via di diverse scene splatter sia meglio evitarlo, se si hanno meno di tredici anni.
"Kiseiju" è un anime tratto dall'omonimo manga del 1988, ha ricevuto diversi premi e ben due live action. Lo consiglio a chi cerca una storia horror fantascientifica un po' insolita e che possa far riflettere.
La storia parla di Shinichi, un liceale che, un giorno, si fonde con uno dei parassiti alieni che hanno invaso la Terra. Per via del fatto che Shinichi si lega un cavetto degli auricolari al braccio, il parassita non riesce a salire al cervello, prendendo quindi possesso della mano. I due dovranno sconfiggere gli altri parassiti, attraversando difficoltà morali e fisiche e ponendosi domande su chi sia effettivamente il vero nemico: l'uomo, che cerca di sopravvivere uccidendo altre creature innocenti, o i parassiti, che fanno la stessa identica cosa? Attraversiamo quindi un importante quesito sulla natura umana, come precedentemente visto in "Devilman". L'opera infatti prende parecchio spunto dall'opera di Go Nagai: il protagonista fuso col "nemico", i parassiti che, come i demoni in "Devilman", si insidiano nella società, nascondendosi nei corpi della gente. L'opera prende spunto anche dal film "The Thing" di Carpenter. Come nel film, i parassiti sono creature in grado di assorbire l'ospite e hanno un aspetto alquanto ripugnante e spaventoso. Così come in "Devilman" e "The Thing", anche qui si cercherà disperatamente di scovare i mostri tra la società, prendendo anche metodi drastici e riportando l'uomo ai vecchi periodi del 1500, dove si teneva la caccia alle streghe. Viene quindi ribadito il concetto che l'uomo sia una creatura tanto bella quanto spregevole e crudele.
In definitiva, l'opera è molto buona da molti punti di vista: i disegni, il carachter design di Shinichi, che noteremo stringere un legame sempre più stretto col parassita nella sua mano, cambiando radicalmente il carattere. Altri punti di forza sono le animazioni e l'ottimo comparto sonoro.
La storia parla di Shinichi, un liceale che, un giorno, si fonde con uno dei parassiti alieni che hanno invaso la Terra. Per via del fatto che Shinichi si lega un cavetto degli auricolari al braccio, il parassita non riesce a salire al cervello, prendendo quindi possesso della mano. I due dovranno sconfiggere gli altri parassiti, attraversando difficoltà morali e fisiche e ponendosi domande su chi sia effettivamente il vero nemico: l'uomo, che cerca di sopravvivere uccidendo altre creature innocenti, o i parassiti, che fanno la stessa identica cosa? Attraversiamo quindi un importante quesito sulla natura umana, come precedentemente visto in "Devilman". L'opera infatti prende parecchio spunto dall'opera di Go Nagai: il protagonista fuso col "nemico", i parassiti che, come i demoni in "Devilman", si insidiano nella società, nascondendosi nei corpi della gente. L'opera prende spunto anche dal film "The Thing" di Carpenter. Come nel film, i parassiti sono creature in grado di assorbire l'ospite e hanno un aspetto alquanto ripugnante e spaventoso. Così come in "Devilman" e "The Thing", anche qui si cercherà disperatamente di scovare i mostri tra la società, prendendo anche metodi drastici e riportando l'uomo ai vecchi periodi del 1500, dove si teneva la caccia alle streghe. Viene quindi ribadito il concetto che l'uomo sia una creatura tanto bella quanto spregevole e crudele.
In definitiva, l'opera è molto buona da molti punti di vista: i disegni, il carachter design di Shinichi, che noteremo stringere un legame sempre più stretto col parassita nella sua mano, cambiando radicalmente il carattere. Altri punti di forza sono le animazioni e l'ottimo comparto sonoro.
Ad un certo punto sulla Terra sbarcano degli esseri viventi alieni che per vivere hanno bisogno di impossessarsi del corpo degli esseri umani (in realtà anche di animali); non a caso il titolo inglese è "Parasite", ovvero "parassita". L'obiettivo di questi parassiti è di prevalere sul genere umano e, chiaramente, il genere umano farà di tutto per difendersi.
La trama segue le vicende di Shinichi, uno dei tanti umani infettati, anche se è riuscito a relegare il suo parassita al braccio destro e quindi a mantenere la sua coscienza (anche se il braccio invece farà quello che gli pare). Ora, da questo evento, scaturiscono due grossi filoni di conseguenze: il primo è di tipo comico, legato all'indipendenza del braccio. Immaginate che Shinichi, da normale studente liceale, se ne va in giro tranquillamente e ad un certo punto questo braccio comincia a parlare, toccare, gli spunta un occhio... Il secondo è più serio e legato alla crescita fisica e mentale che Shinichi subirà. Infatti passerà dall'essere un qualsiasi studente serio e timido a dover combattere con altri umani impossessati, dovrà assistere a scene cruente, subirà tanti dolori. Inoltre, essendo (quasi) l'unico ad aver avuto la "fortuna" di essere parzialmente impossessato, sente la responsabilità di usare il potere donatogli dal parassita per combattere a favore dell'umanità.
I meriti dell'opera vengono arricchiti da una sceneggiatura che solo le grandi opere hanno e da un'originalità della trama non indifferente (anche se il soggetto originale risale al 1989, quindi è chiaramente più facile risultare originali). Aggiungo che spesso vengono toccate tematiche delicate, come il ruolo dell'essere umano nel mondo, ma trovo corretto non schierarsi mai palesemente da un lato piuttosto che un altro.
Per quanto riguarda i personaggi, non ho molto da aggiungere a quanto già detto, perché tutto sommato il protagonista è uno dei pochissimi personaggi a venire trattato con una certa attenzione, però il suo sviluppo vale da solo un bell'elogio all'opera.
Il voto complessivo è quindi ottimo ma non eccellente, c'è infatti da tenere da conto un comparto grafico che non spicca e un finale che, a me personalmente quantomeno, non è piaciuto così tanto.
La trama segue le vicende di Shinichi, uno dei tanti umani infettati, anche se è riuscito a relegare il suo parassita al braccio destro e quindi a mantenere la sua coscienza (anche se il braccio invece farà quello che gli pare). Ora, da questo evento, scaturiscono due grossi filoni di conseguenze: il primo è di tipo comico, legato all'indipendenza del braccio. Immaginate che Shinichi, da normale studente liceale, se ne va in giro tranquillamente e ad un certo punto questo braccio comincia a parlare, toccare, gli spunta un occhio... Il secondo è più serio e legato alla crescita fisica e mentale che Shinichi subirà. Infatti passerà dall'essere un qualsiasi studente serio e timido a dover combattere con altri umani impossessati, dovrà assistere a scene cruente, subirà tanti dolori. Inoltre, essendo (quasi) l'unico ad aver avuto la "fortuna" di essere parzialmente impossessato, sente la responsabilità di usare il potere donatogli dal parassita per combattere a favore dell'umanità.
I meriti dell'opera vengono arricchiti da una sceneggiatura che solo le grandi opere hanno e da un'originalità della trama non indifferente (anche se il soggetto originale risale al 1989, quindi è chiaramente più facile risultare originali). Aggiungo che spesso vengono toccate tematiche delicate, come il ruolo dell'essere umano nel mondo, ma trovo corretto non schierarsi mai palesemente da un lato piuttosto che un altro.
Per quanto riguarda i personaggi, non ho molto da aggiungere a quanto già detto, perché tutto sommato il protagonista è uno dei pochissimi personaggi a venire trattato con una certa attenzione, però il suo sviluppo vale da solo un bell'elogio all'opera.
Il voto complessivo è quindi ottimo ma non eccellente, c'è infatti da tenere da conto un comparto grafico che non spicca e un finale che, a me personalmente quantomeno, non è piaciuto così tanto.
"Kiseiju" è una storia interessante che però perde colpi su colpi durante il suo svolgimento, fino a trascinarsi stancamente verso degli episodi finali che non hanno davvero nulla da dire o da trasmettere. Il meglio lo vedrete nella prima parte della serie, e tutte le aspettative di chissà quale grandioso sviluppo saranno disattese man mano che la serie scivolerà tristemente verso un'inesorabile mediocrità.
Graficamente è molto deludente, per essere così recente. Animazioni davvero povere e disegni banali, a partire da un character design ben poco accattivante. Perfetto materiale da dimenticatoio.
A livello sonoro, ci sono solo un paio di BGM interessanti, il resto è davvero anonimo e non resta assolutamente dentro. In merito alle sigle, quella di apertura è molto coinvolgente e l'ho riascoltata volentieri quasi ad ogni episodio. Quella finale è uno strazio, e credo di essere sopravvissuto al suo ascolto integrale soltanto una volta, per poi affidarmi volentieri all'auto-skip di Prime Video.
Grandissima nota di merito al direttore del doppiaggio italiano per l'intuizione di affidare Destry alla sensualissima voce di Monica Bertorelli (ovviamente non è su Destry che tale sensualità emerge, e sarebbe inquietante il contrario!), doppiatrice fantastica ma poco usata negli anime.
In conclusione, "Kiseiju" a me non è rimasto particolarmente impresso. È carino, godibile, a tratti originale. Non mi ha annoiato, e dunque ne consiglio la visione a chi è magari momentaneamente a corto di grandi titoli a cui dare priorità. A patto che non ci si aspetti nulla di sorprendente.
Graficamente è molto deludente, per essere così recente. Animazioni davvero povere e disegni banali, a partire da un character design ben poco accattivante. Perfetto materiale da dimenticatoio.
A livello sonoro, ci sono solo un paio di BGM interessanti, il resto è davvero anonimo e non resta assolutamente dentro. In merito alle sigle, quella di apertura è molto coinvolgente e l'ho riascoltata volentieri quasi ad ogni episodio. Quella finale è uno strazio, e credo di essere sopravvissuto al suo ascolto integrale soltanto una volta, per poi affidarmi volentieri all'auto-skip di Prime Video.
Grandissima nota di merito al direttore del doppiaggio italiano per l'intuizione di affidare Destry alla sensualissima voce di Monica Bertorelli (ovviamente non è su Destry che tale sensualità emerge, e sarebbe inquietante il contrario!), doppiatrice fantastica ma poco usata negli anime.
In conclusione, "Kiseiju" a me non è rimasto particolarmente impresso. È carino, godibile, a tratti originale. Non mi ha annoiato, e dunque ne consiglio la visione a chi è magari momentaneamente a corto di grandi titoli a cui dare priorità. A patto che non ci si aspetti nulla di sorprendente.
L'anime è basato sul manga "Kiseiju - L'ospite indesiderato", uscito negli anni '90.
Questo anime non riporta ogni scena e ogni tavola presente nel manga, ma riesce senza lacune e spiegando tutto coerentemente a rendere partecipe lo spettatore.
La maggior parte delle soundtrack e la outro (sigla finale) sono mozzafiato, e grazie ad ulteriori effetti speciali, nati dalla grandissima esperienza della storica "Madhouse", si vivrà con un'altissima intensità la vita del protagonista Shinichi Izumi (泉 新一).
Molte persone hanno giudicato gli ultimi quattro episodi, definendoli vaghi, ma dal mio punto di vista è bello dall'inizio alla fine e lo stra-consiglio, soprattutto a chi vuole provare emozioni forti, col rischio di versare anche qualche lacrimuccia.
Rispetto al manga riporta anche una differenza nel design di quasi tutti personaggi, modernizzandoli.
Come ogni anime, personalmente consiglio di leggere prima il manga e poi visionare la versione animata, dato che solitamente è più completo e perché i disegni nascono dalle mani dell'autore.
Questo anime non riporta ogni scena e ogni tavola presente nel manga, ma riesce senza lacune e spiegando tutto coerentemente a rendere partecipe lo spettatore.
La maggior parte delle soundtrack e la outro (sigla finale) sono mozzafiato, e grazie ad ulteriori effetti speciali, nati dalla grandissima esperienza della storica "Madhouse", si vivrà con un'altissima intensità la vita del protagonista Shinichi Izumi (泉 新一).
Molte persone hanno giudicato gli ultimi quattro episodi, definendoli vaghi, ma dal mio punto di vista è bello dall'inizio alla fine e lo stra-consiglio, soprattutto a chi vuole provare emozioni forti, col rischio di versare anche qualche lacrimuccia.
Rispetto al manga riporta anche una differenza nel design di quasi tutti personaggi, modernizzandoli.
Come ogni anime, personalmente consiglio di leggere prima il manga e poi visionare la versione animata, dato che solitamente è più completo e perché i disegni nascono dalle mani dell'autore.
Qualche tempo fa, ho recuperato questo anime seinen del 2014, tratto da un manga serializzato tra il 1990 e il 1995.
Inizialmente non ero molto interessato, ma data la grande fama e il fatto averlo visto comparire in svariate classifiche come uno dei migliori anime del decennio, mi ha convinto ad iniziarlo.
"Kiseiju" (conosciuto anche come "Parasyte") è un’opera molto interessante e che si riesce a differenziare da molti altri anime che uno potrebbe pensare essergli simili: nonostante infatti l’anime sia ricco di combattimenti e momenti di azione, il focus principale è rivolto alla componente psicologica, in particolare del protagonista.
La trama verte infatti su uno studente all’ultimo anno di liceo la cui mano viene “posseduta” da un alieno proveniente dallo spazio. Questo però non è un semplice parassita, ma è bensì senziente; ciò porterà all'instaurarsi di un rapporto simbiotico tra i due e darà il via a svariate vicissitudini la cui scala degli eventi diverrà presto più grande del nostro povero malcapitato.
L’opera è ottima dal punto di vista della narrazione, delle tematiche affrontate e della caratterizzazione ed evoluzione dei personaggi.
A livello tecnico, la serie si attesta su un buon livello, con animazioni e disegni accettabili seppur con qualche sbavatura in alcuni momenti; colonna sonora carina e belle opening ed ending.
Pro:
- Storia e tematiche trattate molto interessanti
- Ottima narrazione
- Buona caratterizzazione dei personaggi
Contro:
- In alcuni momenti animazioni non all’altezza
Voto: 9,5
Quando l’ho iniziato, non mi aspettavo una serie di questo livello: sono rimasto colpito dalla qualità e dallo spessore di quest’opera. È un anime che consiglio vivamente a tutti senza eccezioni: capolavoro!
Inizialmente non ero molto interessato, ma data la grande fama e il fatto averlo visto comparire in svariate classifiche come uno dei migliori anime del decennio, mi ha convinto ad iniziarlo.
"Kiseiju" (conosciuto anche come "Parasyte") è un’opera molto interessante e che si riesce a differenziare da molti altri anime che uno potrebbe pensare essergli simili: nonostante infatti l’anime sia ricco di combattimenti e momenti di azione, il focus principale è rivolto alla componente psicologica, in particolare del protagonista.
La trama verte infatti su uno studente all’ultimo anno di liceo la cui mano viene “posseduta” da un alieno proveniente dallo spazio. Questo però non è un semplice parassita, ma è bensì senziente; ciò porterà all'instaurarsi di un rapporto simbiotico tra i due e darà il via a svariate vicissitudini la cui scala degli eventi diverrà presto più grande del nostro povero malcapitato.
L’opera è ottima dal punto di vista della narrazione, delle tematiche affrontate e della caratterizzazione ed evoluzione dei personaggi.
A livello tecnico, la serie si attesta su un buon livello, con animazioni e disegni accettabili seppur con qualche sbavatura in alcuni momenti; colonna sonora carina e belle opening ed ending.
Pro:
- Storia e tematiche trattate molto interessanti
- Ottima narrazione
- Buona caratterizzazione dei personaggi
Contro:
- In alcuni momenti animazioni non all’altezza
Voto: 9,5
Quando l’ho iniziato, non mi aspettavo una serie di questo livello: sono rimasto colpito dalla qualità e dallo spessore di quest’opera. È un anime che consiglio vivamente a tutti senza eccezioni: capolavoro!
Grafica e musiche non sono all’altezza della trama, che invece è qualcosa di nuovo e carino.
Personalmente non ho apprezzato la serie un granché, poiché si pone come opera seria che va ad analizzare i problemi di una convivenza forzata con un ospite indesiderato nel corpo del protagonista, ma poi non è realistica per nulla. Persone squartate per la strada, budella triturate che fanno pensare a un maniaco omicida dai poteri soprannaturali, e al TG dell’anime parlano del tempo... ehm, sì, forse c’è un assassino a piede libero... ma ora la linea a Tom dal canile. Insomma, è incredibile come il mondo di questo anime non venga scosso assolutamente dalla presenza di questi mostri parassiti, mi ha dato proprio noia.
Alla fine dei conti, la trama non approfondita e inverosimile fa di quest’anime un’occasione mancata; peccato, perché i presupposti c’erano tutti per fare un capolavoro.
I disegni poi sono obiettivamente fatti male.
Non è un anime brutto, ma non lo consiglio. Non vi perdete niente di che.
Personalmente non ho apprezzato la serie un granché, poiché si pone come opera seria che va ad analizzare i problemi di una convivenza forzata con un ospite indesiderato nel corpo del protagonista, ma poi non è realistica per nulla. Persone squartate per la strada, budella triturate che fanno pensare a un maniaco omicida dai poteri soprannaturali, e al TG dell’anime parlano del tempo... ehm, sì, forse c’è un assassino a piede libero... ma ora la linea a Tom dal canile. Insomma, è incredibile come il mondo di questo anime non venga scosso assolutamente dalla presenza di questi mostri parassiti, mi ha dato proprio noia.
Alla fine dei conti, la trama non approfondita e inverosimile fa di quest’anime un’occasione mancata; peccato, perché i presupposti c’erano tutti per fare un capolavoro.
I disegni poi sono obiettivamente fatti male.
Non è un anime brutto, ma non lo consiglio. Non vi perdete niente di che.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
"Kiseiju" è un anime particolare. Da amante del manga mi sono sfortunatamente dovuto scontrare con un adattamento che qualsiasi persona dotata di raziocinio considererebbe scadente.
Attenzione: questa recensione ha lo scopo di recensire il prodotto, di conseguenza avrà spoiler più o meno considerevoli a partire dalla sezione sulla trama. Ritengo sia assurdo trattare le recensioni come meri consigli per gli acquisti che non sviscerano e non elencano i motivi per cui l'opera sia meritevole di essere guardata. Chi non ha ancora visto "Parasyte" è avvisato. É comunque presente un esplicito commento che richiamerà l'arrivo degli spoiler, e in generale, se non basta il voto per indicare il mio personale giudizio relativamente infimo che ho della serie, sconsiglio la visione e mi domando come sia possibile che la comunità del sito abbia ritenuto quest'opera meritevole del primo premio nel 2014 nella categoria "miglior sceneggiatura". Si salvi chi può.
Animazione e regia delle scene da strapparsi gli occhi, musiche che, tolta "Hipnotik", sembrano prese da un sito royalty-free, un doppiaggio completamente sbagliato per alcuni personaggi (Murano), e in generale la totale mancanza di personaggi ben scritti con l'eccezione di quello di supporto, Migi, storia scritta da una versione giapponese di Greta Thunberg.
Eppure, più andavo avanti con gli episodi, più una strana sensazione prendeva progressivamente più spazio nel mio cervello... ma "Parasyte" è davvero soltanto un pessimo adattamento? E allora, ripresi i vecchi volumi, sono andato a constatare che, per quanto migliore, "Parasyte" soffriva di buona parte dei problemi strutturali anche nella sua versione originaria: una storia senza senso e causante coliche, e personaggi ugualmente scritti male.
Meravigliato, ho cercato di capire come mai. Dopo tutto quest'opera mi era piaciuta particolarmente, quando decisi di leggerla oltre quattro anni fa. Cosa mi ha fatto cambiare idea? Probabilmente lo sviluppo del mio spirito critico. Sono ancora del pensiero che il manga meriti una rilettura, ma sono abbastanza contento di aver ridimensionato un classico che purtroppo è invecchiato malissimo, è scritto oggettivamente male e non merita di essere osannato tanto quanto purtroppo ho dovuto constatare sul web.
Ma andiamo per ordine. Perché il comparto grafico fa schifo? Intanto, il film è stato affidato a un team della Madhouse il cui regista aveva come opera di riferimento un adattamento anime della Marvel. Questo già dovrebbe far capire che l'interesse nell'adattare bene l'opera era completamente inesistente e soltanto un becero tentativo di vendere per bene la nuova edizione deluxe in madrepatria. Mi sarebbe piaciuto vederne la versione dello Studio Ghibli. L'animazione dell'anime non è completamente sbagliata, anche se molte scene che dovrebbero essere drammatiche sono rovinate da inutili analessi narrative (un episodio finale più la scena con Tamura Reiko e il suo bambino), e da inquadrature in generale atte a risparmiare sull'animazione dei personaggi (buona parte delle discussioni tra Murano e Shinichi, che sono sempre troppe, anche se dovrebbero essere zero).
Il design dei mostri e dei personaggi, tolta la scelta di dare un paio di cuffie da gatta per 'moeizzare' un personaggio e renderlo automaticamente un ritardato, è più o meno fedele all'originale, riuscendo nel tentativo di svecchiare un'opera dell'89. L'animazione nelle scene di combattimento è accettabile, "Parasyte" comunque non ha mai avuto delle scene di combattimento particolarmente valide o che necessitassero di una animazione di alta qualità.
Per motivi a me oscuri e che penso riguardino qualche sorta di patto mafioso tra studi di produzione o membri dello stesso studio Madhouse, l'anime utilizza in determinate scene, spesso introduttive di un filone narrativo, una CGI che considerare ributtante è un eufemismo. Se non siamo ai livelli di "Mars of Destruction" è perché la vera arte non si può raggiungere quando la si cerca, e mi rifiuto di pensare che chiunque abbia prodotto questi abomini in computer grafica non l'abbia fatto con l'intento di far soffrire lo spettatore. Ho contato in generale trentacinque scene di questo tipo su un totale di ventiquattro episodi. Imbarazzante sì, anche perché la rottura della sospensione di incredulità è un danno enorme all'immersione e, quando passo dal vedere personaggi realizzati non dico bene, ma decentemente, a dei pezzi di pongo umanoidi semoventi, magari la differenza potrebbe stranirmi o farmi incazzare. É successa la seconda cosa, se non si è capito.
Perché la musica fa in generale schifo? Le musiche sono state comprate a basso prezzo da qualche sito tipo Soundcloud o Bandcamp, non esistono altre spiegazioni, e l'autore delle stesse meriterebbe di 'essere sputato in un occhio'. Ci sono intere scene in cui la musica drammatica o classica sono in diretto contrasto con le emozioni che dovrebbe suscitarti la scena stessa, creando una situazione pseudo-ironica dove quantomeno non ti annoi, in quanto non puoi far altro che ridere all'assurdità di tutto ciò. "Hipnotik" è una bellissima traccia, unica che si salva. L'ending potrebbe essere cestinata, l'ho sentita tutta giusto per completezza, l'opening non è il mio genere, ma apprezzo che il testo venga utilizzato per convogliare un messaggio, cioè ciò che veramente sono i parassiti. Purtroppo è l'unico messaggio che ha una presentazione un minimo accettabile, e, se sto lodando una canzone cantata in un inglese malconcio dai Giapponesi, la situazione delle tematiche e dell'esposizione/rappresentazione è davvero grave.
Perché la storia fa schifo? Intanto, chiunque abbia deciso di ambientare una storia pensata per il 1989, gli anni precedenti al protocollo di Kyoto e la lotta all'antropizzazione del globo terracqueo, nel 2014, in cui va a farsi fottere pure la premessa della storia, ha la mamma che la sera non torna a casa per andare da altre parti.
La premessa stessa del manga è che degli alieni piombano dallo spazio sulla Terra con l'imperativo ancestrale di consumare gli esseri umani. Uno di loro fallisce nel suo intento di prendere possesso della testa del nostro protagonista, ed eccoci qui al primo episodio/volume di "Kiseiju". La premessa è molto interessante, come ho detto viene rovinata dal fatto che i parassiti rimangono nascosti per circa otto mesi senza che la polizia intervenga nel tentativo di fermarli. Purtroppo in un modo interconnesso con Internet a disposizione e gli smartphone che girano ovunque, un'invasione aliena su scala globale è difficile che possa tenersi nascosta. E, quando dico difficile, intendo dire impossibile. Complimenti allo sceneggiatore per aver rovinato la storia ancora prima del suo inizio.
La storia ha un serio problema di miscuglio di generi. Da una parte cerca di essere una storia romantica tra Murano e Shinichi, fallendo miseramente, visto che Murano è un personaggio che incattivisce le persone, dall'altra dovrebbe essere una storia d'azione cruenta, gore, fallendo perché questo tipo di storie fanno sempre schifo, e in generale il focus avviene solo nella seconda parte della narrazione. Cerca anche di essere una storia di formazione, ma non si concentra mai su questo tema, e finisce per avere dei personaggi patetici, Shinichi incluso, fallendo miseramente. Infine cerca di essere un'opera più profonda, fallendo ancora peggio, visto che le tematiche sono quelle che trovo per l'appunto in un video di Greta Thunberg, introdotte male e in modo intellettualoide, mai prese sul serio, con pochissimo tempo dedicato alla loro discussione, e mai, se non verso la metà dell'episodio finale, il centro della narrazione.
La storia è quindi una minestra di generi che non si amalgamano bene tra loro.
Non ho intenzione di contenere gli spoiler, essendo fondamentali per comprendere perché questa storia faccia schifo.
Un dettaglio fondamentale, quando la polizia decide di compiere un attacco al municipio controllato dai parassiti: si sono dimenticati di mettere nell'adattamento che il detective pagato da Tamura per pedinare Shinichi aveva lasciato loro in una lettera questa importantissima informazione. Questo errore è impressionante, rendendo gli avvenimenti non il frutto di un piano ben costruito, ma una necessità narrativa dello sceneggiatore.
La storia tra Shinichi e Murano è stupida. Le scene dedicate a loro sono il punto più basso della serie e sono convinto che senza questo personaggio l'opera meriterebbe quantomeno un punto in più, se non fosse almeno per il fatto che per motivi di pecunia hanno deciso di dare il ruolo di Murano a Kana Hanazawa, con una voce che non c'entra niente con il personaggio. Disgustoso e immorale.
La trama è piena di forzature e completi buchi narrativi, il world building è inesistente, nel 2014 dopo svariati mesi il mondo pare vivere in uno stato post-apocalittico in cui ogni nazione è isolata culturalmente e socialmente dalle altre. Le abitudini delle persone non cambiano quando ci sono sempre più casi di sparizioni o squartamenti ad ogni ora del giorno, e il governo come soluzione pone di tirarsi i capelli ogni tanto per scoprire se la persona è un parassita o meno.
Idea idiota, in quanto basterebbe mettersi una parrucca (e la moda rilasciata dal governo tramite l'indottrinamento di massa non è tirarsi i peli del naso o delle ciglia, ma i capelli), ma, hey, stiamo chiedendo già troppo. Ovviamente non si capisce cosa dovrebbero fare le persone una volta scoperta l'identità del parassita. Combatterlo? Viene mostrata una scena in cui una ragazza se ne accorge e viene uccisa due secondi dopo. Il governo pare essere in combutta con i parassiti per quanto è stupido, consegnando la vita di innocenti al tristo mietitore. E siamo solo all'inizio! La polizia che uccide civili nel tentativo di sterminare un singolo nido di parassiti, quando sono una minaccia globale. Non viene spiegato come nasce Gotou, cosa molto più interessante della maledetta storia d'amore standardizzata tra Murano e Shinichi, Tamura fa scappare l'investigatore senza ucciderlo subito, ma delegando a persone che considera incapaci di svolgere il lavoro, Gotou, a cui basterebbe muoversi in avanti per uccidere Shinichi nell'episodio 20, preferisce scappare via perché "è stanco". Shinichi, che diventa improvvisamente più veloce di Gotou e riesce a colpirlo nel suo punto debole uscendone illeso nel finale, l'enorme convenienza di aver avvelenato a sua insaputa quest'ultimo causando la riunione di Migi con Shinichi, il criminale che percepisce gli alieni che viene lasciato senza manette... perché sì. Kana che va incontro alla propria morte "per amore" (mai giustificato o approfondito, si innamora perché la storia ha bisogno di un triangolo amoroso), Yoko la disegnatrice di classe che, quando scopre che un loro compagno è un maledetto alieno (complimenti al fratello che condivide fonti super-secretate con sua sorella), decide di affrontarlo causando la morte di diciassette persone. Questo non avrà alcun peso sulla coscienza dei personaggi, e sfortunatamente questa Yoko continuerà a vivere felicemente i propri giorni, si spera pochi.
La storia fa acqua da tutte le parti, e ci sarebbero altre cose da criticare, ma per ora fermiamoci qui.
Almeno i messaggi della storia sono ben costruiti? No. Sembra davvero di assistere a un episodio di "Black Mirror" indirizzato ai bambini delle medie, la profondità dei concetti espressi è pari a quella di una pozzanghera che si sta prosciugando. I temi dell'altruismo, di come gli esseri viventi si preoccupano del mondo solo perché esso è utile e a loro disposizione per essere sfruttato, del vero parassita della Terra (ovvero gli umani) non sono mai presi seriamente, ma tenuti per la fine della storia, a cui vengono dedicati due discorsi filosofeggianti, manco stessi sentendo Diego Fusaro.
Il sindaco muore dopo due minuti. Perché gli permettono di parlare? Potrebbe stare tenendo una imboscata, o chiamando i rinforzi. Gli viene sparato convenientemente dopo aver fatto il suo discorsetto "What if men are bad?!", e la gente si è bagnata per la rivelazione che in realtà era un umano! Un umano che collaborava con i parassiti! Peccato non sia nient'altro che scioccante, mancando il contenuto sostanziale.
Le elucubrazioni mentali di Shinichi che prima decide di far rimanere in vita Gotou, e poi, dal nulla, cambia idea con un timeskip che evita di fargli porre dei dubbi - perché, a che servono queste cose? I discorsi erano francamente deprimenti, niente di nuovo ed esposto in modo superficiale e rozzo. Lo show tratta i propri spettatori come dei deficienti, esplicitando temi che sarebbero potuti rimanere non espliciti. Quando Gotou muore per la tossina nel corpo (per quanto sia un metodo abbastanza anticlimatico e brutto per concludere lo scontro finale), una persona penserà, se ha un QI superiore a quello di una pietra, che alla fine l'essere più forte del mondo è stato battuto da della letterale spazzatura umana buttata nel bosco.
Peccato che lo sceneggiatore aveva paura di non far passare una delle poche buone idee tematiche presenti nell'opera (e come biasimarlo), decidendo di far commentare la cosa a Shinichi e Migi.
Ma... i personaggi, fanno schifo?! Sì. Non solo Murano è il peggior anatema che si potesse scagliare sui fan degli anime dal giorno in cui hanno dato la luce verde a "Madoka Magica", ma tutto il cast corale di personaggi secondari è affetto da quella che il mio professore di italiano delle medie definiva come "scemunite acuta", riferendosi a tutti i suoi alunni. Qua siamo anche oltre: come ho detto, Yoko, Kana, Murano stessa, anche Tamura nel finale, l'intero governo e le forze di polizia, il pubblico che non reagisce a massacri ripetuti sulla popolazione da parte di esseri non identificati, il mondo intero, perché i parassiti hanno invaso il mondo ma non sappiamo niente di cosa succeda oltre l'arcipelago giapponese, i teppisti e i bulli utilizzati per introdurre situazioni che fanno pensare al Giappone come a una grande, immensa Scampia... non si salva praticamente nessuno, tranne Migi.
Shinichi è un personaggio decente. É evidente che evolve, ma evolve in modo abbastanza rozzo e forzato. Facile forzare l'evoluzione caratteriale di un personaggio quando hai in mente di volerlo fisicamente e psicologicamente alterare. Non ha imparato niente, ma è semplicemente diventato un'altra persona. Questo vuol dire che faccia schifo? No, ma non può essere lodato per la sua "evoluzione fantastica", quando, se non fosse per il trapianto al cuore ora fatto con cellule di un parassita, si direbbe che soffra di bipolarità. Soffre comunque, visto che fa azioni idiote e senza senso nel tentativo becero di far capire allo spettatore che lui è "tra l'umano e il parassita", come buttare la carcassa di un cane in un cestino (lol) o ghignare maleficamente dicendo a una cartomante che la persona che gli ha fatto male al cuore l'ha uccisa personalmente. Il finale della storia lo rincoglionisce di botto, come se dall'alto il mangaka avesse deciso di dimezzare il numero di neuroni a sua disposizione. Tamura gli consegna il suo bambino mentre sta venendo mitragliata dalla polizia e ha una rivelazione... scoppiando a piangere.
Perché? Tamura si sarebbe potuta salvare scappando via. É stupida e meritava di morire come ogni donna in questa opera.
Quando sta per far fuori Gotou, si auto-scoraggia, pensando che lui non ha il diritto di decidere se uccidere altri esseri viventi o meno, questo sta alla Terra stessa. Migi gli fa notare che la Terra se ne sbatte il ca**o, e allora lui torna indietro per farlo fuori. Wow, che grandissimo sviluppo, complimenti per la scrittura da Oscar.
Migi è l'unica vera speranza dell'opera, un personaggio interessante da stare ad ascoltare, che piacerebbe avere come amico, con cui il protagonista discute e da cui non sembra mai imparare niente, purtroppo per noi spettatori. Il suo sarcasmo involontario britannico è un tocco di divertimento piacevole, tranne quando si trasforma in un pene, rischiando di essere scoperto, perché il mangaka pensava fosse divertente come cosa. Purtroppo il finale gli dà delle connotazioni sentimentali senza senso, quando per tutta l'opera si mostra giustamente come una creatura apatica che pensa alla propria sopravvivenza. Finisce per andarsene in letargo eterno, una scelta sensata, visto che, piuttosto che sorbirmi Murano x Shinichi, vorrei anche io l'eterno riposo.
Il finale finale, ovvero la parte finale dell'ultimo episodio, è inguardabile. L'uomo è il vero parassita, il vero cattivo della serie, siamo noi i cattivi! Hai capito? Guarda come questo personaggio monodimensionale ammazza persone innocenti godendone, che bellezza, che profondità, è questa la narrazione adulta da seinen che voglio... per pulirmi il c**o quando devo andare a ca**re: se mi dovesse essere finita la carta igienica e volessi divertirmi, stamperei ogni frame di questa seconda metà dell'episodio, usandoli come salviettine igienico-sanitarie.
In conclusione, conscio del fatto che espressioni colorite o diretti insulti ai creatori di disastri animati sono giustificate, auguro a tutti di leggere tante opere ben scritte che non prendano esempio da questa robaccia.
"Kiseiju" è un anime particolare. Da amante del manga mi sono sfortunatamente dovuto scontrare con un adattamento che qualsiasi persona dotata di raziocinio considererebbe scadente.
Attenzione: questa recensione ha lo scopo di recensire il prodotto, di conseguenza avrà spoiler più o meno considerevoli a partire dalla sezione sulla trama. Ritengo sia assurdo trattare le recensioni come meri consigli per gli acquisti che non sviscerano e non elencano i motivi per cui l'opera sia meritevole di essere guardata. Chi non ha ancora visto "Parasyte" è avvisato. É comunque presente un esplicito commento che richiamerà l'arrivo degli spoiler, e in generale, se non basta il voto per indicare il mio personale giudizio relativamente infimo che ho della serie, sconsiglio la visione e mi domando come sia possibile che la comunità del sito abbia ritenuto quest'opera meritevole del primo premio nel 2014 nella categoria "miglior sceneggiatura". Si salvi chi può.
Animazione e regia delle scene da strapparsi gli occhi, musiche che, tolta "Hipnotik", sembrano prese da un sito royalty-free, un doppiaggio completamente sbagliato per alcuni personaggi (Murano), e in generale la totale mancanza di personaggi ben scritti con l'eccezione di quello di supporto, Migi, storia scritta da una versione giapponese di Greta Thunberg.
Eppure, più andavo avanti con gli episodi, più una strana sensazione prendeva progressivamente più spazio nel mio cervello... ma "Parasyte" è davvero soltanto un pessimo adattamento? E allora, ripresi i vecchi volumi, sono andato a constatare che, per quanto migliore, "Parasyte" soffriva di buona parte dei problemi strutturali anche nella sua versione originaria: una storia senza senso e causante coliche, e personaggi ugualmente scritti male.
Meravigliato, ho cercato di capire come mai. Dopo tutto quest'opera mi era piaciuta particolarmente, quando decisi di leggerla oltre quattro anni fa. Cosa mi ha fatto cambiare idea? Probabilmente lo sviluppo del mio spirito critico. Sono ancora del pensiero che il manga meriti una rilettura, ma sono abbastanza contento di aver ridimensionato un classico che purtroppo è invecchiato malissimo, è scritto oggettivamente male e non merita di essere osannato tanto quanto purtroppo ho dovuto constatare sul web.
Ma andiamo per ordine. Perché il comparto grafico fa schifo? Intanto, il film è stato affidato a un team della Madhouse il cui regista aveva come opera di riferimento un adattamento anime della Marvel. Questo già dovrebbe far capire che l'interesse nell'adattare bene l'opera era completamente inesistente e soltanto un becero tentativo di vendere per bene la nuova edizione deluxe in madrepatria. Mi sarebbe piaciuto vederne la versione dello Studio Ghibli. L'animazione dell'anime non è completamente sbagliata, anche se molte scene che dovrebbero essere drammatiche sono rovinate da inutili analessi narrative (un episodio finale più la scena con Tamura Reiko e il suo bambino), e da inquadrature in generale atte a risparmiare sull'animazione dei personaggi (buona parte delle discussioni tra Murano e Shinichi, che sono sempre troppe, anche se dovrebbero essere zero).
Il design dei mostri e dei personaggi, tolta la scelta di dare un paio di cuffie da gatta per 'moeizzare' un personaggio e renderlo automaticamente un ritardato, è più o meno fedele all'originale, riuscendo nel tentativo di svecchiare un'opera dell'89. L'animazione nelle scene di combattimento è accettabile, "Parasyte" comunque non ha mai avuto delle scene di combattimento particolarmente valide o che necessitassero di una animazione di alta qualità.
Per motivi a me oscuri e che penso riguardino qualche sorta di patto mafioso tra studi di produzione o membri dello stesso studio Madhouse, l'anime utilizza in determinate scene, spesso introduttive di un filone narrativo, una CGI che considerare ributtante è un eufemismo. Se non siamo ai livelli di "Mars of Destruction" è perché la vera arte non si può raggiungere quando la si cerca, e mi rifiuto di pensare che chiunque abbia prodotto questi abomini in computer grafica non l'abbia fatto con l'intento di far soffrire lo spettatore. Ho contato in generale trentacinque scene di questo tipo su un totale di ventiquattro episodi. Imbarazzante sì, anche perché la rottura della sospensione di incredulità è un danno enorme all'immersione e, quando passo dal vedere personaggi realizzati non dico bene, ma decentemente, a dei pezzi di pongo umanoidi semoventi, magari la differenza potrebbe stranirmi o farmi incazzare. É successa la seconda cosa, se non si è capito.
Perché la musica fa in generale schifo? Le musiche sono state comprate a basso prezzo da qualche sito tipo Soundcloud o Bandcamp, non esistono altre spiegazioni, e l'autore delle stesse meriterebbe di 'essere sputato in un occhio'. Ci sono intere scene in cui la musica drammatica o classica sono in diretto contrasto con le emozioni che dovrebbe suscitarti la scena stessa, creando una situazione pseudo-ironica dove quantomeno non ti annoi, in quanto non puoi far altro che ridere all'assurdità di tutto ciò. "Hipnotik" è una bellissima traccia, unica che si salva. L'ending potrebbe essere cestinata, l'ho sentita tutta giusto per completezza, l'opening non è il mio genere, ma apprezzo che il testo venga utilizzato per convogliare un messaggio, cioè ciò che veramente sono i parassiti. Purtroppo è l'unico messaggio che ha una presentazione un minimo accettabile, e, se sto lodando una canzone cantata in un inglese malconcio dai Giapponesi, la situazione delle tematiche e dell'esposizione/rappresentazione è davvero grave.
Perché la storia fa schifo? Intanto, chiunque abbia deciso di ambientare una storia pensata per il 1989, gli anni precedenti al protocollo di Kyoto e la lotta all'antropizzazione del globo terracqueo, nel 2014, in cui va a farsi fottere pure la premessa della storia, ha la mamma che la sera non torna a casa per andare da altre parti.
La premessa stessa del manga è che degli alieni piombano dallo spazio sulla Terra con l'imperativo ancestrale di consumare gli esseri umani. Uno di loro fallisce nel suo intento di prendere possesso della testa del nostro protagonista, ed eccoci qui al primo episodio/volume di "Kiseiju". La premessa è molto interessante, come ho detto viene rovinata dal fatto che i parassiti rimangono nascosti per circa otto mesi senza che la polizia intervenga nel tentativo di fermarli. Purtroppo in un modo interconnesso con Internet a disposizione e gli smartphone che girano ovunque, un'invasione aliena su scala globale è difficile che possa tenersi nascosta. E, quando dico difficile, intendo dire impossibile. Complimenti allo sceneggiatore per aver rovinato la storia ancora prima del suo inizio.
La storia ha un serio problema di miscuglio di generi. Da una parte cerca di essere una storia romantica tra Murano e Shinichi, fallendo miseramente, visto che Murano è un personaggio che incattivisce le persone, dall'altra dovrebbe essere una storia d'azione cruenta, gore, fallendo perché questo tipo di storie fanno sempre schifo, e in generale il focus avviene solo nella seconda parte della narrazione. Cerca anche di essere una storia di formazione, ma non si concentra mai su questo tema, e finisce per avere dei personaggi patetici, Shinichi incluso, fallendo miseramente. Infine cerca di essere un'opera più profonda, fallendo ancora peggio, visto che le tematiche sono quelle che trovo per l'appunto in un video di Greta Thunberg, introdotte male e in modo intellettualoide, mai prese sul serio, con pochissimo tempo dedicato alla loro discussione, e mai, se non verso la metà dell'episodio finale, il centro della narrazione.
La storia è quindi una minestra di generi che non si amalgamano bene tra loro.
Non ho intenzione di contenere gli spoiler, essendo fondamentali per comprendere perché questa storia faccia schifo.
Un dettaglio fondamentale, quando la polizia decide di compiere un attacco al municipio controllato dai parassiti: si sono dimenticati di mettere nell'adattamento che il detective pagato da Tamura per pedinare Shinichi aveva lasciato loro in una lettera questa importantissima informazione. Questo errore è impressionante, rendendo gli avvenimenti non il frutto di un piano ben costruito, ma una necessità narrativa dello sceneggiatore.
La storia tra Shinichi e Murano è stupida. Le scene dedicate a loro sono il punto più basso della serie e sono convinto che senza questo personaggio l'opera meriterebbe quantomeno un punto in più, se non fosse almeno per il fatto che per motivi di pecunia hanno deciso di dare il ruolo di Murano a Kana Hanazawa, con una voce che non c'entra niente con il personaggio. Disgustoso e immorale.
La trama è piena di forzature e completi buchi narrativi, il world building è inesistente, nel 2014 dopo svariati mesi il mondo pare vivere in uno stato post-apocalittico in cui ogni nazione è isolata culturalmente e socialmente dalle altre. Le abitudini delle persone non cambiano quando ci sono sempre più casi di sparizioni o squartamenti ad ogni ora del giorno, e il governo come soluzione pone di tirarsi i capelli ogni tanto per scoprire se la persona è un parassita o meno.
Idea idiota, in quanto basterebbe mettersi una parrucca (e la moda rilasciata dal governo tramite l'indottrinamento di massa non è tirarsi i peli del naso o delle ciglia, ma i capelli), ma, hey, stiamo chiedendo già troppo. Ovviamente non si capisce cosa dovrebbero fare le persone una volta scoperta l'identità del parassita. Combatterlo? Viene mostrata una scena in cui una ragazza se ne accorge e viene uccisa due secondi dopo. Il governo pare essere in combutta con i parassiti per quanto è stupido, consegnando la vita di innocenti al tristo mietitore. E siamo solo all'inizio! La polizia che uccide civili nel tentativo di sterminare un singolo nido di parassiti, quando sono una minaccia globale. Non viene spiegato come nasce Gotou, cosa molto più interessante della maledetta storia d'amore standardizzata tra Murano e Shinichi, Tamura fa scappare l'investigatore senza ucciderlo subito, ma delegando a persone che considera incapaci di svolgere il lavoro, Gotou, a cui basterebbe muoversi in avanti per uccidere Shinichi nell'episodio 20, preferisce scappare via perché "è stanco". Shinichi, che diventa improvvisamente più veloce di Gotou e riesce a colpirlo nel suo punto debole uscendone illeso nel finale, l'enorme convenienza di aver avvelenato a sua insaputa quest'ultimo causando la riunione di Migi con Shinichi, il criminale che percepisce gli alieni che viene lasciato senza manette... perché sì. Kana che va incontro alla propria morte "per amore" (mai giustificato o approfondito, si innamora perché la storia ha bisogno di un triangolo amoroso), Yoko la disegnatrice di classe che, quando scopre che un loro compagno è un maledetto alieno (complimenti al fratello che condivide fonti super-secretate con sua sorella), decide di affrontarlo causando la morte di diciassette persone. Questo non avrà alcun peso sulla coscienza dei personaggi, e sfortunatamente questa Yoko continuerà a vivere felicemente i propri giorni, si spera pochi.
La storia fa acqua da tutte le parti, e ci sarebbero altre cose da criticare, ma per ora fermiamoci qui.
Almeno i messaggi della storia sono ben costruiti? No. Sembra davvero di assistere a un episodio di "Black Mirror" indirizzato ai bambini delle medie, la profondità dei concetti espressi è pari a quella di una pozzanghera che si sta prosciugando. I temi dell'altruismo, di come gli esseri viventi si preoccupano del mondo solo perché esso è utile e a loro disposizione per essere sfruttato, del vero parassita della Terra (ovvero gli umani) non sono mai presi seriamente, ma tenuti per la fine della storia, a cui vengono dedicati due discorsi filosofeggianti, manco stessi sentendo Diego Fusaro.
Il sindaco muore dopo due minuti. Perché gli permettono di parlare? Potrebbe stare tenendo una imboscata, o chiamando i rinforzi. Gli viene sparato convenientemente dopo aver fatto il suo discorsetto "What if men are bad?!", e la gente si è bagnata per la rivelazione che in realtà era un umano! Un umano che collaborava con i parassiti! Peccato non sia nient'altro che scioccante, mancando il contenuto sostanziale.
Le elucubrazioni mentali di Shinichi che prima decide di far rimanere in vita Gotou, e poi, dal nulla, cambia idea con un timeskip che evita di fargli porre dei dubbi - perché, a che servono queste cose? I discorsi erano francamente deprimenti, niente di nuovo ed esposto in modo superficiale e rozzo. Lo show tratta i propri spettatori come dei deficienti, esplicitando temi che sarebbero potuti rimanere non espliciti. Quando Gotou muore per la tossina nel corpo (per quanto sia un metodo abbastanza anticlimatico e brutto per concludere lo scontro finale), una persona penserà, se ha un QI superiore a quello di una pietra, che alla fine l'essere più forte del mondo è stato battuto da della letterale spazzatura umana buttata nel bosco.
Peccato che lo sceneggiatore aveva paura di non far passare una delle poche buone idee tematiche presenti nell'opera (e come biasimarlo), decidendo di far commentare la cosa a Shinichi e Migi.
Ma... i personaggi, fanno schifo?! Sì. Non solo Murano è il peggior anatema che si potesse scagliare sui fan degli anime dal giorno in cui hanno dato la luce verde a "Madoka Magica", ma tutto il cast corale di personaggi secondari è affetto da quella che il mio professore di italiano delle medie definiva come "scemunite acuta", riferendosi a tutti i suoi alunni. Qua siamo anche oltre: come ho detto, Yoko, Kana, Murano stessa, anche Tamura nel finale, l'intero governo e le forze di polizia, il pubblico che non reagisce a massacri ripetuti sulla popolazione da parte di esseri non identificati, il mondo intero, perché i parassiti hanno invaso il mondo ma non sappiamo niente di cosa succeda oltre l'arcipelago giapponese, i teppisti e i bulli utilizzati per introdurre situazioni che fanno pensare al Giappone come a una grande, immensa Scampia... non si salva praticamente nessuno, tranne Migi.
Shinichi è un personaggio decente. É evidente che evolve, ma evolve in modo abbastanza rozzo e forzato. Facile forzare l'evoluzione caratteriale di un personaggio quando hai in mente di volerlo fisicamente e psicologicamente alterare. Non ha imparato niente, ma è semplicemente diventato un'altra persona. Questo vuol dire che faccia schifo? No, ma non può essere lodato per la sua "evoluzione fantastica", quando, se non fosse per il trapianto al cuore ora fatto con cellule di un parassita, si direbbe che soffra di bipolarità. Soffre comunque, visto che fa azioni idiote e senza senso nel tentativo becero di far capire allo spettatore che lui è "tra l'umano e il parassita", come buttare la carcassa di un cane in un cestino (lol) o ghignare maleficamente dicendo a una cartomante che la persona che gli ha fatto male al cuore l'ha uccisa personalmente. Il finale della storia lo rincoglionisce di botto, come se dall'alto il mangaka avesse deciso di dimezzare il numero di neuroni a sua disposizione. Tamura gli consegna il suo bambino mentre sta venendo mitragliata dalla polizia e ha una rivelazione... scoppiando a piangere.
Perché? Tamura si sarebbe potuta salvare scappando via. É stupida e meritava di morire come ogni donna in questa opera.
Quando sta per far fuori Gotou, si auto-scoraggia, pensando che lui non ha il diritto di decidere se uccidere altri esseri viventi o meno, questo sta alla Terra stessa. Migi gli fa notare che la Terra se ne sbatte il ca**o, e allora lui torna indietro per farlo fuori. Wow, che grandissimo sviluppo, complimenti per la scrittura da Oscar.
Migi è l'unica vera speranza dell'opera, un personaggio interessante da stare ad ascoltare, che piacerebbe avere come amico, con cui il protagonista discute e da cui non sembra mai imparare niente, purtroppo per noi spettatori. Il suo sarcasmo involontario britannico è un tocco di divertimento piacevole, tranne quando si trasforma in un pene, rischiando di essere scoperto, perché il mangaka pensava fosse divertente come cosa. Purtroppo il finale gli dà delle connotazioni sentimentali senza senso, quando per tutta l'opera si mostra giustamente come una creatura apatica che pensa alla propria sopravvivenza. Finisce per andarsene in letargo eterno, una scelta sensata, visto che, piuttosto che sorbirmi Murano x Shinichi, vorrei anche io l'eterno riposo.
Il finale finale, ovvero la parte finale dell'ultimo episodio, è inguardabile. L'uomo è il vero parassita, il vero cattivo della serie, siamo noi i cattivi! Hai capito? Guarda come questo personaggio monodimensionale ammazza persone innocenti godendone, che bellezza, che profondità, è questa la narrazione adulta da seinen che voglio... per pulirmi il c**o quando devo andare a ca**re: se mi dovesse essere finita la carta igienica e volessi divertirmi, stamperei ogni frame di questa seconda metà dell'episodio, usandoli come salviettine igienico-sanitarie.
In conclusione, conscio del fatto che espressioni colorite o diretti insulti ai creatori di disastri animati sono giustificate, auguro a tutti di leggere tante opere ben scritte che non prendano esempio da questa robaccia.
Solo durante la visione della serie mi nacque la curiosità di vedere a che anno risalisse il manga a cui era ispirata, e mi accorsi, senza nemmeno troppo stupore, che risaliva al 1988. Dico senza stupore perché "Kiseiju" (questo è il titolo originale dell'opera concepita da Hitoshi Iwaaki) ha una quantità spropositata di elementi stilistici e drammaturgici che riconducono proprio a quell'epoca lì.
In fin dei conti, la fantascienza orrorifica, o quanto meno grottesca, definita dai cultori come "fanta horror" nacque in anni trasgressivi come i '70, per poi svilupparsi totalmente negli anni '80 e '90; film come "Alien" o "La Cosa" di John Carpenter (di cui quest'opera fa ben più di un "modesto" tributo) crearono un vero e proprio genere, dove l'aspetto letale di un extraterrestre con cattive intenzioni era rafforzato da scene di trasformazioni genetiche (la sagra del make up) estremamente sanguinose e macabre.
Gli anni sono quelli anche per il manga di "Kiseiju", e il fatto che sia passato tutto questo tempo prima che in Giappone gli dedicassero una serie animata risulta piuttosto strano, se consideriamo la popolarità che ha acquisito nella terra del Sol Levante.
Tuttavia (e infatti) il character design, lo stile narrativo, nonché la opening, sembrano chiaramente riflettere un riverbero generato almeno vent'anni prima.
Sia chiaro che l'opera si concentra poco sui combattimenti o le solite scene esagerate tipiche di alcuni prodotti; "Kiseiju" è un'opera più introspettiva che utilizza senz'altro un concept maturo tendente all'horror, ma tendenzialmente ha l'obiettivo di innescare tematiche che in realtà approfondiscono l'esistenza dell'essere umano e la sua natura.
La serie, in linea di massima, non ha grosse pecche, se non qualche calo di tono nelle parti shojo (secondo me eccessive, anche se necessarie per una ragione legata al finale), qualche combattimento un po' confusionario e l'ultimo ciclo di quattro puntate, secondo me troppo adibite ad allungare la brodaglia.
Ciononostante è un prodotto che merita sicuramente attenzione; non è semplice trovare opere anime (o manga) giapponesi che trattano certi argomenti in questo modo analitico e psicologico: più che la storia del protagonista, sembra quasi un'analisi all'animo umano.
Guardatelo fino alla fine e vedrete che concorderete con me; l'aspetto legato ai misteriosi parassiti presenti nella serie lo giudicherete sempre parte di questa analisi: vedere per credere.
In fin dei conti, la fantascienza orrorifica, o quanto meno grottesca, definita dai cultori come "fanta horror" nacque in anni trasgressivi come i '70, per poi svilupparsi totalmente negli anni '80 e '90; film come "Alien" o "La Cosa" di John Carpenter (di cui quest'opera fa ben più di un "modesto" tributo) crearono un vero e proprio genere, dove l'aspetto letale di un extraterrestre con cattive intenzioni era rafforzato da scene di trasformazioni genetiche (la sagra del make up) estremamente sanguinose e macabre.
Gli anni sono quelli anche per il manga di "Kiseiju", e il fatto che sia passato tutto questo tempo prima che in Giappone gli dedicassero una serie animata risulta piuttosto strano, se consideriamo la popolarità che ha acquisito nella terra del Sol Levante.
Tuttavia (e infatti) il character design, lo stile narrativo, nonché la opening, sembrano chiaramente riflettere un riverbero generato almeno vent'anni prima.
Sia chiaro che l'opera si concentra poco sui combattimenti o le solite scene esagerate tipiche di alcuni prodotti; "Kiseiju" è un'opera più introspettiva che utilizza senz'altro un concept maturo tendente all'horror, ma tendenzialmente ha l'obiettivo di innescare tematiche che in realtà approfondiscono l'esistenza dell'essere umano e la sua natura.
La serie, in linea di massima, non ha grosse pecche, se non qualche calo di tono nelle parti shojo (secondo me eccessive, anche se necessarie per una ragione legata al finale), qualche combattimento un po' confusionario e l'ultimo ciclo di quattro puntate, secondo me troppo adibite ad allungare la brodaglia.
Ciononostante è un prodotto che merita sicuramente attenzione; non è semplice trovare opere anime (o manga) giapponesi che trattano certi argomenti in questo modo analitico e psicologico: più che la storia del protagonista, sembra quasi un'analisi all'animo umano.
Guardatelo fino alla fine e vedrete che concorderete con me; l'aspetto legato ai misteriosi parassiti presenti nella serie lo giudicherete sempre parte di questa analisi: vedere per credere.
A distanza da tanti anni dal manga che vide la luce nel lontano 1990, e che al tempo fu ingiustamente sottovalutato, ecco la serie TV che rende finalmente giustizia a questo titolo pieno di emozioni e di pathos.
Vestitosi da splatter spietato, tratteggiato con toni inequivocabilmente horror, “Kiseiju” è molto più di quello che la “copertina” possa mostrare: il sangue c’è, i corpi mutilati anche, ma ciò che ne emerge non è né un macabro mosaico alla Dario Argento, né un universo lovecraftiano di antichi orrori, bensì un viaggio profondo nei recessi dell’animo umano, dall’accettazione del diverso alla comprensione e alla fatica che ognuno di noi compie nell’intento di arrivarci, il tutto passando per immagini crude e spietate, che, in contrapposizione alla classica e stereotipata vita scolastica dei protagonisti, rende ancora più scioccante la vicenda, e permette di far risaltare ancor più la drammaticità di alcune situazioni veramente allucinanti.
Un po’ “Guerra dei mondi” in miniatura, un po’ Carpenter con la sua “Cosa”, con il sapore appena accennato dei bizzarri mostri deformi di “Gantz”, “Kiseiju” è la storia di Shinichi, classico liceale imbranato e timido, che viene coinvolto, così come tanti altri umani ignari, nella capillare invasione di una miriade di minuscoli parassiti caduti dal cielo una notte d’estate, creature che sembrano essere non di questo mondo, capaci di penetrare fisicamente nel corpo umano e intenzionati a impossessarsi delle funzioni cerebrali, in modo da utilizzarlo come nido da abitare. Può capitare che la contaminazione non avvenga correttamente, e allora, in quel caso, il parassita, invece del cervello, dovrà accontentarsi di un’altra parte del corpo che tuttavia lo farà inevitabilmente entrare in conflitto con il suo ospite. Quando si verifica questa simbiosi incompleta, l’unico modo per liberarsi dall’orrido parassita è mutilarsi la parte “abitata”. Un quadro iniziale piuttosto angosciante, messa così. Ma tranquilli, le cose andranno molto peggio.
Il povero Shinichi, la mattina seguente alla misteriosa invasione, scopre di possedere qualcosa di strano nella mano destra: a tratti questa non risponde o, ancor più stranamente, reagisce da sola a determinate situazioni. In breve, l’assurdo e l’orrendo accadono sotto i suoi occhi: sul palmo si manifesta un volto, capace di ragionare per conto proprio e comunicare con lui! Ecco l’ospite assolutamente indesiderato, capace di prendere il controllo dell’arto, mutarlo, e addirittura di mostrarsi con un volto pseudo-umano, dotato di occhi e bocca: metamorfosi kafkiana di una mano.
L’obbiettivo dei parassiti è sostituire l’essere umano in cima alla catena alimentare... ma è una cosa realmente fattibile?
È questo l’incipit di una storia rocambolesca, piena d’azione, di angosce, di colpi di scena e di sorprendenti risvolti che porterà il giovane liceale a fare scelte difficili, trovare fiducia in sé stesso e, soprattutto, capire davvero quanto complesso sia l’animo umano, ma, contemporaneamente, semplice e fragile: quando di fronte a noi abbiamo qualcosa di sconosciuto, l’istinto primario è avere paura, diffidenza, e, se le percezioni sono negative, allora la paura diviene odio.
“Kiseiju” utilizza proprio il vettore della paura per arrivare al cuore dello spettatore, parlando il linguaggio delle emozioni primordiali: desiderio, paura, rabbia, amore, ansia, sono tutte componenti che ognuno di noi vive ogni giorno, in un modo o nell’altro. E, paradossalmente, anche qualche parassita come Destry (così viene chiamato l’ospite di Shinichi), che possiede una logica fredda e calcolatrice, per niente influenzata dalle emozioni umane e totalmente aliena alla nostra mentalità, presto o tardi tenterà di capire queste sensazioni sconosciute, rischiando di rimanerne davvero... affascinato.
Allo stesso modo, alcuni personaggi umani tenteranno di fare lo stesso, ricordandoci che, tragicamente, dolorosamente, inevitabilmente, l’unico modo per convivere con qualcuno che ci appare davvero diverso è sforzarsi di comprenderlo, in un modo o nell’altro.
Possiamo tranquillamente dire che “Kiseiju”, fra le righe, è un contorto inno contro ogni forma di razzismo; masochista, sì, senza dubbio, e che proprio per questo ci mostra - e rammenta - che è sempre più facile aggredire chi ci fa del male, sia apposta sia per errore, ma che, se all’odio si risponde con altro odio, non si potrà mai tornare indietro; mentre l’unione fa la forza e, se ci si sforza di capirsi, si può anche collaborare.
Il comparto grafico è veramente accattivante, la trama ben costruita, i punti focali vertono sui dilemmi etici e arricchiscono l’anime in modo maturo e interessante; tuttavia non mancano alcuni punti morti che si sarebbero potuti eliminare, così come qualche forzatura di trama per rendere funzionali al meglio alcuni eventi.
“Kiseiju”, dopo anni di dimenticatoio nella sua versione cartacea (almeno agli occhi dei neofiti), ha trovato finalmente giustizia nel 2014 con questa trasposizione animata diffusa (anche) da Netflix, ed è stata messa all’attenzione dell’utenza mondiale. Un prodotto spettacolare e ricco di spunti di riflessione, adatto soprattutto ad adolescenti e maggiorenni.
Da vedere, anche perché del buffo, orribile, tuttavia simpatico Destry difficilmente vi potrete dimenticare!
Vestitosi da splatter spietato, tratteggiato con toni inequivocabilmente horror, “Kiseiju” è molto più di quello che la “copertina” possa mostrare: il sangue c’è, i corpi mutilati anche, ma ciò che ne emerge non è né un macabro mosaico alla Dario Argento, né un universo lovecraftiano di antichi orrori, bensì un viaggio profondo nei recessi dell’animo umano, dall’accettazione del diverso alla comprensione e alla fatica che ognuno di noi compie nell’intento di arrivarci, il tutto passando per immagini crude e spietate, che, in contrapposizione alla classica e stereotipata vita scolastica dei protagonisti, rende ancora più scioccante la vicenda, e permette di far risaltare ancor più la drammaticità di alcune situazioni veramente allucinanti.
Un po’ “Guerra dei mondi” in miniatura, un po’ Carpenter con la sua “Cosa”, con il sapore appena accennato dei bizzarri mostri deformi di “Gantz”, “Kiseiju” è la storia di Shinichi, classico liceale imbranato e timido, che viene coinvolto, così come tanti altri umani ignari, nella capillare invasione di una miriade di minuscoli parassiti caduti dal cielo una notte d’estate, creature che sembrano essere non di questo mondo, capaci di penetrare fisicamente nel corpo umano e intenzionati a impossessarsi delle funzioni cerebrali, in modo da utilizzarlo come nido da abitare. Può capitare che la contaminazione non avvenga correttamente, e allora, in quel caso, il parassita, invece del cervello, dovrà accontentarsi di un’altra parte del corpo che tuttavia lo farà inevitabilmente entrare in conflitto con il suo ospite. Quando si verifica questa simbiosi incompleta, l’unico modo per liberarsi dall’orrido parassita è mutilarsi la parte “abitata”. Un quadro iniziale piuttosto angosciante, messa così. Ma tranquilli, le cose andranno molto peggio.
Il povero Shinichi, la mattina seguente alla misteriosa invasione, scopre di possedere qualcosa di strano nella mano destra: a tratti questa non risponde o, ancor più stranamente, reagisce da sola a determinate situazioni. In breve, l’assurdo e l’orrendo accadono sotto i suoi occhi: sul palmo si manifesta un volto, capace di ragionare per conto proprio e comunicare con lui! Ecco l’ospite assolutamente indesiderato, capace di prendere il controllo dell’arto, mutarlo, e addirittura di mostrarsi con un volto pseudo-umano, dotato di occhi e bocca: metamorfosi kafkiana di una mano.
L’obbiettivo dei parassiti è sostituire l’essere umano in cima alla catena alimentare... ma è una cosa realmente fattibile?
È questo l’incipit di una storia rocambolesca, piena d’azione, di angosce, di colpi di scena e di sorprendenti risvolti che porterà il giovane liceale a fare scelte difficili, trovare fiducia in sé stesso e, soprattutto, capire davvero quanto complesso sia l’animo umano, ma, contemporaneamente, semplice e fragile: quando di fronte a noi abbiamo qualcosa di sconosciuto, l’istinto primario è avere paura, diffidenza, e, se le percezioni sono negative, allora la paura diviene odio.
“Kiseiju” utilizza proprio il vettore della paura per arrivare al cuore dello spettatore, parlando il linguaggio delle emozioni primordiali: desiderio, paura, rabbia, amore, ansia, sono tutte componenti che ognuno di noi vive ogni giorno, in un modo o nell’altro. E, paradossalmente, anche qualche parassita come Destry (così viene chiamato l’ospite di Shinichi), che possiede una logica fredda e calcolatrice, per niente influenzata dalle emozioni umane e totalmente aliena alla nostra mentalità, presto o tardi tenterà di capire queste sensazioni sconosciute, rischiando di rimanerne davvero... affascinato.
Allo stesso modo, alcuni personaggi umani tenteranno di fare lo stesso, ricordandoci che, tragicamente, dolorosamente, inevitabilmente, l’unico modo per convivere con qualcuno che ci appare davvero diverso è sforzarsi di comprenderlo, in un modo o nell’altro.
Possiamo tranquillamente dire che “Kiseiju”, fra le righe, è un contorto inno contro ogni forma di razzismo; masochista, sì, senza dubbio, e che proprio per questo ci mostra - e rammenta - che è sempre più facile aggredire chi ci fa del male, sia apposta sia per errore, ma che, se all’odio si risponde con altro odio, non si potrà mai tornare indietro; mentre l’unione fa la forza e, se ci si sforza di capirsi, si può anche collaborare.
Il comparto grafico è veramente accattivante, la trama ben costruita, i punti focali vertono sui dilemmi etici e arricchiscono l’anime in modo maturo e interessante; tuttavia non mancano alcuni punti morti che si sarebbero potuti eliminare, così come qualche forzatura di trama per rendere funzionali al meglio alcuni eventi.
“Kiseiju”, dopo anni di dimenticatoio nella sua versione cartacea (almeno agli occhi dei neofiti), ha trovato finalmente giustizia nel 2014 con questa trasposizione animata diffusa (anche) da Netflix, ed è stata messa all’attenzione dell’utenza mondiale. Un prodotto spettacolare e ricco di spunti di riflessione, adatto soprattutto ad adolescenti e maggiorenni.
Da vedere, anche perché del buffo, orribile, tuttavia simpatico Destry difficilmente vi potrete dimenticare!
Ho visto questa serie in una maratona di ben dodici episodi in due sere, e non ho mai letto il manga.
Ho trovato la serie ben emozionante e con un'ottima sceneggiatura. La storia all'inizio sembra essere la solita storia di un protagonista 'sfigato', ma poi si conosce il radicale cambiamento dello stesso e si trovano mille ostacoli che permetteranno ai due personaggi principali di cooperare e di scoprire diversità tra loro; una trama ben articolata e ricca.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, grafica ottima e ben curata, leggermente meno la musica.
Da guardare assolutamente.
Ho trovato la serie ben emozionante e con un'ottima sceneggiatura. La storia all'inizio sembra essere la solita storia di un protagonista 'sfigato', ma poi si conosce il radicale cambiamento dello stesso e si trovano mille ostacoli che permetteranno ai due personaggi principali di cooperare e di scoprire diversità tra loro; una trama ben articolata e ricca.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, grafica ottima e ben curata, leggermente meno la musica.
Da guardare assolutamente.
"Kiseijuu - L'ospite indesiderato" è un anime del 2014 da ventiquattro episodi.
La storia si svolge nel Giappone contemporaneo, dove un gruppo di strani parassiti, dalla forma di piccoli vermi, prende possesso del corpo degli esseri umani, mangiando loro il cervello. Il nostro protagonista si chiama Shinichi Izumi, è un normale liceale, e sta proprio per essere vittima di uno di questi parassiti, ma se ne accorge, e, grazie all'uso del cavo delle cuffiette, riesce a bloccare il parassita nel braccio; nel frattempo arrivano i suoi genitori, ma credono che lui si sia inventato tutto. Il giorno dopo, lui sente il braccio in modo diverso, e non è tanto sicuro che quello che ha visto la sera prima fosse frutto della sua fantasia; durante il giorno, al rientro dalla scuola, vede una bambina che sta per essere investita da un'automobile, si fionda su di lei e, usando il braccio dove è entrato il parassita, riesce a fermare la macchina. Capisce che c'è qualcosa che non va nel suo braccio, e allora, tornato a casa, prende un coltello e decide di colpirselo, ma, prima che lo possa fare, il braccio si trasforma in uno strano essere, con bocca, occhi e mani, diciamo: il suo nome è Destri, il parassita che è entrato dentro di lui, ma, fallendo nel prendere il cervello, si è dovuto accontentare del braccio. Destri capisce che l'unica cosa da fare sia una convivenza non voluta, per il benessere reciproco; Shinichi non è affatto d'accordo, ma capisce che non può opporsi a Destri, dato che potrebbe menomarlo, togliendogli la vista, l'udito ecc. Questo porta loro malgrado a fare un accordo, per la reciproca sopravvivenza. Destri non è l'unico parassita presente nell'opera, ma uno dei pochi che ha fallito, e che è costretto a convivere con l'umano di cui si voleva impossessare, e, data questa situazione, tutti gli altri parassiti in un modo o nell'altro saranno loro nemici, e dovranno riuscire a sopravvivere ai loro attacchi.
Una cosa importante sui parassiti: essi possono mangiare il cibo che mangiano gli umani, ma possono anche nutrirsi degli esseri umani, e lo fanno, non perché sono obbligati, ma perché a loro va.
Il rapporto che si instaurerà tra Destri e Shinichi sarà molto forte, e cambierà radicalmente rispetto a quello iniziale: questa loro convivenza cambierà anche in modo radicale i loro caratteri, rendendo Destri molto più "umano", mentre Shinichi, anche per via della morte e della disperazione che si troverà ad affrontare, diventerà molto più forte, e non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. Diciamo che inizia da ragazzino, e finisce come un uomo. Oltretutto, certi eventi dell'anime porteranno il protagonista e Destri a "fondersi" ancora di più, per così dire.
Questa premessa ci porta a parlare della caratterizzazione dei personaggi. Che dire? E' fatta in modo eccellente, la mutazione dei personaggi, il cambiamento del carattere, i rapporti interpersonali, è tutto molto "realistico", essa è uno dei punti di forza dell'anime, su questo punto direi voto 10.
Per quanto riguarda le musiche, esse sono un altro punto di forza dell'opera, sono varie e sono tutte molto belle; dall'opening metal all'ending molto leggera, alla musica usata quando Shinichi parla di Magi, e anche alla musica usata su un certo personaggio (non faccio spoiler). Quindi, anche questo punto promosso, voto 9 su questo settore.
Ora passiamo alle animazioni: in tutta l'opera non ho visto particolari cali, i combattimenti sono molto belli, e molto fluidi, quindi anche in questo frangente voto totalmente positivo.
Passiamo ora al lato "filosofico" dell'opera, per così dire: "Kiseiju" ha un messaggio molto importante, sul rapporto tra gli esseri umani e il loro pianeta e le altre creature, penso che si possa dire tranquillamente che abbia un messaggio ecologista. Ci mette in primo piano l'arroganza degli esseri umani, e che alla fine noi non siamo tanto diversi dai parassiti che tanto disprezziamo, e che i parassiti dell'anime (come Destri e gli altri) non sono i veri mostri, perché essi sono gli esseri umani. Il fatto che i parassiti mangino gli esseri umani, anche se potrebbero farne a meno, va visto come una critica all'umanità che usa e spreca tantissime risorse, anche se potrebbe usarne molto di meno.
"Kiseiju" è anche un'opera romantica, in quanto in essa ci sono varie storie d'amore, o sarebbe meglio dire personaggi innamorati, e devo dire che qui, rispetto alla maggior parte degli anime, troviamo una storia d'amore matura e molto intensa, un amore che riesce a trionfare sulla morte e sulla disperazione, ma senza dare l'impressione di essere forzato. Certo, poi sul finale c'è una certa scena e l'apparizione di un certo personaggio che sembrano completamente inutili, dato che poi (per fortuna) non riesce nel suo intento, anche se poi un motivo c'è per quella scena, dato che deve fare succedere una certa cosa, ma diciamo che avrei preferito che fosse stata mostrata in un modo diverso.
"Kiseiju" è sicuramente un anime splatter e horror, ma è un tipo di violenza totalmente giustificata, senza essere appunto eccessiva né assurda.
In quest'opera, troviamo molti personaggi adulti, ci sono ovviamente i ragazzi - pensiamo al protagonista e ai suoi compagni -, ma trovo positivo che non ci siano solo e solamente dei ragazzini, il che rende l'opera più adulta a mio avviso, ma questo è un discorso personale.
In conclusione, ritengo "Kiseiju - L'ospite indesiderato" un'ottima serie, che va vista, soprattutto se si è fan dei seinen, con molta azione, violenza, riflessioni introspettive estremamente interessanti, e tutti gli altri aspetti positivi che ho citato in precedenza nella recensione. Per quanto riguarda il voto che gli do, è un 9, un voto molto alto, ma che se lo merita tutto; non ho messo un voto superiore nonostante tutto, perché, anche se parliamo di un ottimo anime, non ritengo sia un capolavoro, o comunque non penso sia un'opera che rientra negli annali o una pietra miliare dell'animazione giapponese, per così dire, e anche perché difficilmente do 10 a un'opera.
Voto finale: 9.
La storia si svolge nel Giappone contemporaneo, dove un gruppo di strani parassiti, dalla forma di piccoli vermi, prende possesso del corpo degli esseri umani, mangiando loro il cervello. Il nostro protagonista si chiama Shinichi Izumi, è un normale liceale, e sta proprio per essere vittima di uno di questi parassiti, ma se ne accorge, e, grazie all'uso del cavo delle cuffiette, riesce a bloccare il parassita nel braccio; nel frattempo arrivano i suoi genitori, ma credono che lui si sia inventato tutto. Il giorno dopo, lui sente il braccio in modo diverso, e non è tanto sicuro che quello che ha visto la sera prima fosse frutto della sua fantasia; durante il giorno, al rientro dalla scuola, vede una bambina che sta per essere investita da un'automobile, si fionda su di lei e, usando il braccio dove è entrato il parassita, riesce a fermare la macchina. Capisce che c'è qualcosa che non va nel suo braccio, e allora, tornato a casa, prende un coltello e decide di colpirselo, ma, prima che lo possa fare, il braccio si trasforma in uno strano essere, con bocca, occhi e mani, diciamo: il suo nome è Destri, il parassita che è entrato dentro di lui, ma, fallendo nel prendere il cervello, si è dovuto accontentare del braccio. Destri capisce che l'unica cosa da fare sia una convivenza non voluta, per il benessere reciproco; Shinichi non è affatto d'accordo, ma capisce che non può opporsi a Destri, dato che potrebbe menomarlo, togliendogli la vista, l'udito ecc. Questo porta loro malgrado a fare un accordo, per la reciproca sopravvivenza. Destri non è l'unico parassita presente nell'opera, ma uno dei pochi che ha fallito, e che è costretto a convivere con l'umano di cui si voleva impossessare, e, data questa situazione, tutti gli altri parassiti in un modo o nell'altro saranno loro nemici, e dovranno riuscire a sopravvivere ai loro attacchi.
Una cosa importante sui parassiti: essi possono mangiare il cibo che mangiano gli umani, ma possono anche nutrirsi degli esseri umani, e lo fanno, non perché sono obbligati, ma perché a loro va.
Il rapporto che si instaurerà tra Destri e Shinichi sarà molto forte, e cambierà radicalmente rispetto a quello iniziale: questa loro convivenza cambierà anche in modo radicale i loro caratteri, rendendo Destri molto più "umano", mentre Shinichi, anche per via della morte e della disperazione che si troverà ad affrontare, diventerà molto più forte, e non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. Diciamo che inizia da ragazzino, e finisce come un uomo. Oltretutto, certi eventi dell'anime porteranno il protagonista e Destri a "fondersi" ancora di più, per così dire.
Questa premessa ci porta a parlare della caratterizzazione dei personaggi. Che dire? E' fatta in modo eccellente, la mutazione dei personaggi, il cambiamento del carattere, i rapporti interpersonali, è tutto molto "realistico", essa è uno dei punti di forza dell'anime, su questo punto direi voto 10.
Per quanto riguarda le musiche, esse sono un altro punto di forza dell'opera, sono varie e sono tutte molto belle; dall'opening metal all'ending molto leggera, alla musica usata quando Shinichi parla di Magi, e anche alla musica usata su un certo personaggio (non faccio spoiler). Quindi, anche questo punto promosso, voto 9 su questo settore.
Ora passiamo alle animazioni: in tutta l'opera non ho visto particolari cali, i combattimenti sono molto belli, e molto fluidi, quindi anche in questo frangente voto totalmente positivo.
Passiamo ora al lato "filosofico" dell'opera, per così dire: "Kiseiju" ha un messaggio molto importante, sul rapporto tra gli esseri umani e il loro pianeta e le altre creature, penso che si possa dire tranquillamente che abbia un messaggio ecologista. Ci mette in primo piano l'arroganza degli esseri umani, e che alla fine noi non siamo tanto diversi dai parassiti che tanto disprezziamo, e che i parassiti dell'anime (come Destri e gli altri) non sono i veri mostri, perché essi sono gli esseri umani. Il fatto che i parassiti mangino gli esseri umani, anche se potrebbero farne a meno, va visto come una critica all'umanità che usa e spreca tantissime risorse, anche se potrebbe usarne molto di meno.
"Kiseiju" è anche un'opera romantica, in quanto in essa ci sono varie storie d'amore, o sarebbe meglio dire personaggi innamorati, e devo dire che qui, rispetto alla maggior parte degli anime, troviamo una storia d'amore matura e molto intensa, un amore che riesce a trionfare sulla morte e sulla disperazione, ma senza dare l'impressione di essere forzato. Certo, poi sul finale c'è una certa scena e l'apparizione di un certo personaggio che sembrano completamente inutili, dato che poi (per fortuna) non riesce nel suo intento, anche se poi un motivo c'è per quella scena, dato che deve fare succedere una certa cosa, ma diciamo che avrei preferito che fosse stata mostrata in un modo diverso.
"Kiseiju" è sicuramente un anime splatter e horror, ma è un tipo di violenza totalmente giustificata, senza essere appunto eccessiva né assurda.
In quest'opera, troviamo molti personaggi adulti, ci sono ovviamente i ragazzi - pensiamo al protagonista e ai suoi compagni -, ma trovo positivo che non ci siano solo e solamente dei ragazzini, il che rende l'opera più adulta a mio avviso, ma questo è un discorso personale.
In conclusione, ritengo "Kiseiju - L'ospite indesiderato" un'ottima serie, che va vista, soprattutto se si è fan dei seinen, con molta azione, violenza, riflessioni introspettive estremamente interessanti, e tutti gli altri aspetti positivi che ho citato in precedenza nella recensione. Per quanto riguarda il voto che gli do, è un 9, un voto molto alto, ma che se lo merita tutto; non ho messo un voto superiore nonostante tutto, perché, anche se parliamo di un ottimo anime, non ritengo sia un capolavoro, o comunque non penso sia un'opera che rientra negli annali o una pietra miliare dell'animazione giapponese, per così dire, e anche perché difficilmente do 10 a un'opera.
Voto finale: 9.
Ci si può lasciar coinvolgere da un estraneo? Una convivenza forzata porta a scoprire degli aspetti che normalmente non noteremmo nelle persone.
E' un anime con tanti colpi di scena in cui le cose non vanno come farebbe comodo. Sebbene la premessa potrebbe sembrare banale, un essere che si impossessa di una parte del corpo, lo sviluppo della storia porta a considerazioni più profonde. I personaggi sono contrastati da emozioni contraddittorie, e questo li porta ad entrare in conflitto anche con coloro a cui si vuol bene.
Dal punto di vista realizzativo, essendo stato l'anime realizzato diversi anni dopo il manga, ho notato diversi passaggi troppo rapidi, come se dei paragrafi del manga, non necessari, fossero stati tagliati, ma ciò mi ha dato l'impressione di un susseguirsi degli eventi a volte troppo repentino. In ogni caso, gli ultimi episodi sono da vedere, e chiudono perfettamente il cerchio, cosa che non sempre accade.
Anime consigliato.
E' un anime con tanti colpi di scena in cui le cose non vanno come farebbe comodo. Sebbene la premessa potrebbe sembrare banale, un essere che si impossessa di una parte del corpo, lo sviluppo della storia porta a considerazioni più profonde. I personaggi sono contrastati da emozioni contraddittorie, e questo li porta ad entrare in conflitto anche con coloro a cui si vuol bene.
Dal punto di vista realizzativo, essendo stato l'anime realizzato diversi anni dopo il manga, ho notato diversi passaggi troppo rapidi, come se dei paragrafi del manga, non necessari, fossero stati tagliati, ma ciò mi ha dato l'impressione di un susseguirsi degli eventi a volte troppo repentino. In ogni caso, gli ultimi episodi sono da vedere, e chiudono perfettamente il cerchio, cosa che non sempre accade.
Anime consigliato.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
"Kiseiju" è un anime molto variegato, dove si alternano tutti i tipi di emozioni e situazioni, contenuti in una trama abbastanza coinvolgente, ma che a mio avviso sarebbe potuta essere migliorata in alcuni aspetti.
Quest'anime racconta di una notte in cui si verifica una strana precipitazione, a prima vista normale; così non è, perché a cadere non sono semplici fiocchi di neve, ma alieni, parassiti intenti a sostituire gli umani al comando della Terra. Uno di questi esseri entra nel corpo di un ragazzo di nome Shinichi, impossessandosi della sua mano, e da lì la sua vita cambierà. Quasi immediatamente si manifestano continui omicidi compiuti dai parassiti, che uccidono in qualunque modo donne, uomini e bambini senza alcuna pietà. Intanto Shinichi si abitua alla nuova presenza del parassita, con il quale stringe una forte amicizia, sebbene esso sia un essere privo di emozioni con l'unico scopo di sopravvivere. Un giorno, però, il ragazzo si ritrova a dover combattere con un parassita che aveva preso possesso del corpo della madre, la quale muore per mano del figlio stesso, che riesce comunque a ferire gravemente. Tale ferita viene tempestivamente arginata dal parassita, introducendo nel corpo del giovane alcune sue cellule; questo apporta inevitabili cambiamenti alla personalità di Shinichi, che diventa più fredda e schiva.
Tra un combattimento e l'altro si alternano momenti emozionanti a momenti di puro splatter e brutalità, con scene molto spesso cruente assolutamente sconsigliate ai non appassionati del genere. Col tempo la convivenza tra i due diventa difficile da sopportare, soprattutto per Shinichi, che abbandona completamente la sua vita da normale essere umano per dedicarsi a combattere contro questi parassiti apparentemente ignobili. Andando avanti, però, capisce che anche loro hanno buoni motivi per agire in quel modo: uno di essi è quello di "ripulire" il mondo dagli umani, considerati la più grande rovina della Terra.
"Kiseiju" si conclude con una puntata che segna la fine della convivenza fra Shinichi e il parassita, e che lascia pensare con una riflessione sul genere umano e le sue azioni nei confronti del mondo.
I personaggi sono presentati in maniera discreta, obbedendo ai classici schemi di disegno giapponesi, così come l'ambientazione, modestamente rappresentata. I personaggi sono ben tratteggiati, invece, dal punto di vista psicologico, infatti risulta semplice immedesimarsi nei loro stati d'animo, nelle loro paure, sicurezze e incertezze. Il tutto è incorniciato da un'ottima sigla, che secondo me è un punto di forza della serie.
Complessivamente lo ritengo un anime valido, ma che avrebbe potuto svilupparsi in maniera differente, sfruttando una trama che ha comunque presentato numerosi spunti riflessivi.
"Kiseiju" è un anime molto variegato, dove si alternano tutti i tipi di emozioni e situazioni, contenuti in una trama abbastanza coinvolgente, ma che a mio avviso sarebbe potuta essere migliorata in alcuni aspetti.
Quest'anime racconta di una notte in cui si verifica una strana precipitazione, a prima vista normale; così non è, perché a cadere non sono semplici fiocchi di neve, ma alieni, parassiti intenti a sostituire gli umani al comando della Terra. Uno di questi esseri entra nel corpo di un ragazzo di nome Shinichi, impossessandosi della sua mano, e da lì la sua vita cambierà. Quasi immediatamente si manifestano continui omicidi compiuti dai parassiti, che uccidono in qualunque modo donne, uomini e bambini senza alcuna pietà. Intanto Shinichi si abitua alla nuova presenza del parassita, con il quale stringe una forte amicizia, sebbene esso sia un essere privo di emozioni con l'unico scopo di sopravvivere. Un giorno, però, il ragazzo si ritrova a dover combattere con un parassita che aveva preso possesso del corpo della madre, la quale muore per mano del figlio stesso, che riesce comunque a ferire gravemente. Tale ferita viene tempestivamente arginata dal parassita, introducendo nel corpo del giovane alcune sue cellule; questo apporta inevitabili cambiamenti alla personalità di Shinichi, che diventa più fredda e schiva.
Tra un combattimento e l'altro si alternano momenti emozionanti a momenti di puro splatter e brutalità, con scene molto spesso cruente assolutamente sconsigliate ai non appassionati del genere. Col tempo la convivenza tra i due diventa difficile da sopportare, soprattutto per Shinichi, che abbandona completamente la sua vita da normale essere umano per dedicarsi a combattere contro questi parassiti apparentemente ignobili. Andando avanti, però, capisce che anche loro hanno buoni motivi per agire in quel modo: uno di essi è quello di "ripulire" il mondo dagli umani, considerati la più grande rovina della Terra.
"Kiseiju" si conclude con una puntata che segna la fine della convivenza fra Shinichi e il parassita, e che lascia pensare con una riflessione sul genere umano e le sue azioni nei confronti del mondo.
I personaggi sono presentati in maniera discreta, obbedendo ai classici schemi di disegno giapponesi, così come l'ambientazione, modestamente rappresentata. I personaggi sono ben tratteggiati, invece, dal punto di vista psicologico, infatti risulta semplice immedesimarsi nei loro stati d'animo, nelle loro paure, sicurezze e incertezze. Il tutto è incorniciato da un'ottima sigla, che secondo me è un punto di forza della serie.
Complessivamente lo ritengo un anime valido, ma che avrebbe potuto svilupparsi in maniera differente, sfruttando una trama che ha comunque presentato numerosi spunti riflessivi.
E' un anime veramente bello. Non è bello solo per i combattimenti, la storia, il corso della storia e il fatto che sia commovente, ma anche perché le morali che ha, il messaggio per l’umanità che ha sono estremamente importanti. Tutti dovrebbero guardarlo e capire. In realtà, noi uomini siamo i soli mostri in questo mondo, le azioni che compiamo sono terribili. Questo messaggio si comprende sempre di più con l'andamento della storia. E poi, che dire dei combattimenti? Fatti benissimo come tutte le animazioni! Come anche le musiche dubstep, e non solo, durante gli episodi - e poi, comunque, la sigla finale fa concludere dolcemente l'episodio, se non addirittura facendo commuovere. Ogni volta che la sento mi vengono i brividi.
Lo consiglio assolutamente a tutti!
Lo consiglio assolutamente a tutti!
Siamo soliti considerare i parassiti come "ospiti indesiderati", capaci soltanto di sfruttare chi li ospita, eppure molti di essi possono risultare più collaborativi di quello che ci si possa immaginare. Perdere un braccio per guadagnare un "amico" del genere non è qualcosa che farebbe piacere a tutti, anzi, al contrario, cercheremmo subito di tagliarlo via dalla nostra vita, letteralmente. Quest'anime, d'altro canto, vuole dimostrarci proprio come tutti noi siamo "coinquilini" dello stesso pianeta, per cui una collaborazione, anche se forzata, risulta più che necessaria. Possiamo ingannare noi stessi, ma la verità è che finiremmo inevitabilmente con l'affezionarci ai suddetti parassiti, o coinquilini che siano, perché tale risulta essere la natura umana.
L'opera in sé è strutturata in maniera quasi impeccabile e offre uno spettacolo quasi del tutto singolare, grazie soprattutto a un storia ben sviluppata. Interessante è il modo in cui vengono analizzati i personaggi che ci compaiono dinanzi man mano, spingendoci inesorabilmente ad affezionarci a loro. Infine, l'opening risulta davvero orecchiabile, capace di infondere quel po' di adrenalina in più che ci costringe a non distogliere lo sguardo dallo schermo.
Consiglio vivamente di vederlo.
L'opera in sé è strutturata in maniera quasi impeccabile e offre uno spettacolo quasi del tutto singolare, grazie soprattutto a un storia ben sviluppata. Interessante è il modo in cui vengono analizzati i personaggi che ci compaiono dinanzi man mano, spingendoci inesorabilmente ad affezionarci a loro. Infine, l'opening risulta davvero orecchiabile, capace di infondere quel po' di adrenalina in più che ci costringe a non distogliere lo sguardo dallo schermo.
Consiglio vivamente di vederlo.
"Kiseiju - L'ospite indesiderato" è un anime di azione con tinte horror, che narra di una misteriosa invasione di parassiti dotati di coscienza propria che assumono il controllo del corpo e della mente degli umani che infestano.
La trama segue le vicende di Shinichi Izumi, semplice studente del liceo che viene aggredito da uno di questi parassiti, che però non riesce a impossessarsi del suo cervello, bensì si stabilisce nella sua mano destra: i due sono costretti a convivere, costretti insieme a sopravvivere in un mondo in cui non possono fidarsi completamente di nessuno, non essendo né del tutto umani né completamente parassiti. La storia fa perno sul dualismo tra Shinichi e il suo parassita parlante, sulle difficoltà quotidiane nelle relazioni sociali che questo comporta, dovendone mantenere il segreto, e sulla sopravvivenza alla presenza degli altri parassiti, che non accettano di buon grado il fatto che Shinichi abbia conservato la propria autocoscienza e che conosca troppe cose su di loro.
Questo anime presenta una storia davvero avvincente in un buon mix tra azione, horror, dramma e pause di riflessione.
La trama segue le vicende di Shinichi Izumi, semplice studente del liceo che viene aggredito da uno di questi parassiti, che però non riesce a impossessarsi del suo cervello, bensì si stabilisce nella sua mano destra: i due sono costretti a convivere, costretti insieme a sopravvivere in un mondo in cui non possono fidarsi completamente di nessuno, non essendo né del tutto umani né completamente parassiti. La storia fa perno sul dualismo tra Shinichi e il suo parassita parlante, sulle difficoltà quotidiane nelle relazioni sociali che questo comporta, dovendone mantenere il segreto, e sulla sopravvivenza alla presenza degli altri parassiti, che non accettano di buon grado il fatto che Shinichi abbia conservato la propria autocoscienza e che conosca troppe cose su di loro.
Questo anime presenta una storia davvero avvincente in un buon mix tra azione, horror, dramma e pause di riflessione.
E' un anime dalle tinte horror, splatter, ma anche dai toni a tratti drammatici, a tratti spensierati, a tratti comici. Proprio ora su VVVVID hanno concluso il doppiaggio in italiano, ben fatto, oserei dire.
Un giorno qualcuno pensò che gli umani erano diventati nocivi per il pianeta con il loro inquinamento. Per salvaguardare il futuro della nostra madre Terra, dei parassiti, a forma di serpenti, hanno preso possesso di alcuni corpi umani, per governarli in tutto e per tutto, prendendo possesso del loro cervello. La loro missione: distruggere la specie umana per salvare la Terra. Sì, perché queste creature sono cannibali. Il protagonista, Shinichi Izumi, riesce a bloccare l'insediamento del suo parassita isolandolo sul suo braccio destro. Da allora il parassita si evolverà in quella parte del corpo e tra i due comincerà una bizzarra convivenza. Shinichi chiamerà il suo "nuovo amico" Destry, e insieme passeranno molte avventure. Destry è un personaggio molto interessante, è totalmente egocentrico, curioso di imparare, egoista, pensa solo alla propria sopravvivenza. I due impareranno a vivere in simbiosi, e il loro rapporto cambierà molto nel corso delle puntate, influenzandosi a vicenda. E diventeranno amici.
Vi sono diversi duelli e molte scene splatter, che possono dar fastidio agli spettatori più sensibili, ma, se si supera questo ostacolo, la trama risulta molto scorrevole e interessante. Sì, perché questo anime tratta temi piuttosto interessanti, come: i parassiti devono essere sterminati perché sono un pericolo per la società o lo è di più l'umano, visto che non fa che inquinare il luogo in cui vive? L'uomo pensa soprattutto a difendere la propria specie, punendo un delitto grave come l'omicidio. Ma il benessere della Terra non dovrebbe avere la priorità su questo, visto che è il luogo in cui viviamo e non possiamo vivere senza, e non si dovrebbero applicare leggi ferree anche per la sua salvaguardia? Non siamo noi umani invece i parassiti? Queste e molte altre interessanti riflessioni contornano questo anime denso di molte tematiche, come l'amicizia, l'amore, il valore della famiglia, del genere umano.
Mi è piaciuto tanto, che lo sto seguendo anche come manga. E posso dire con piacere che questo anime è molto fedele al manga originale. In più gode di una bella colonna sonora e una bella canzone di apertura. Un'ottima grafica contorna il tutto.
La Dynit sta lanciando sul mercato il cofanetto di tutti gli episodi in italiano in DVD e BluRay.
Un ottimo anime che consiglio a tutti, amanti del genere e non.
Un giorno qualcuno pensò che gli umani erano diventati nocivi per il pianeta con il loro inquinamento. Per salvaguardare il futuro della nostra madre Terra, dei parassiti, a forma di serpenti, hanno preso possesso di alcuni corpi umani, per governarli in tutto e per tutto, prendendo possesso del loro cervello. La loro missione: distruggere la specie umana per salvare la Terra. Sì, perché queste creature sono cannibali. Il protagonista, Shinichi Izumi, riesce a bloccare l'insediamento del suo parassita isolandolo sul suo braccio destro. Da allora il parassita si evolverà in quella parte del corpo e tra i due comincerà una bizzarra convivenza. Shinichi chiamerà il suo "nuovo amico" Destry, e insieme passeranno molte avventure. Destry è un personaggio molto interessante, è totalmente egocentrico, curioso di imparare, egoista, pensa solo alla propria sopravvivenza. I due impareranno a vivere in simbiosi, e il loro rapporto cambierà molto nel corso delle puntate, influenzandosi a vicenda. E diventeranno amici.
Vi sono diversi duelli e molte scene splatter, che possono dar fastidio agli spettatori più sensibili, ma, se si supera questo ostacolo, la trama risulta molto scorrevole e interessante. Sì, perché questo anime tratta temi piuttosto interessanti, come: i parassiti devono essere sterminati perché sono un pericolo per la società o lo è di più l'umano, visto che non fa che inquinare il luogo in cui vive? L'uomo pensa soprattutto a difendere la propria specie, punendo un delitto grave come l'omicidio. Ma il benessere della Terra non dovrebbe avere la priorità su questo, visto che è il luogo in cui viviamo e non possiamo vivere senza, e non si dovrebbero applicare leggi ferree anche per la sua salvaguardia? Non siamo noi umani invece i parassiti? Queste e molte altre interessanti riflessioni contornano questo anime denso di molte tematiche, come l'amicizia, l'amore, il valore della famiglia, del genere umano.
Mi è piaciuto tanto, che lo sto seguendo anche come manga. E posso dire con piacere che questo anime è molto fedele al manga originale. In più gode di una bella colonna sonora e una bella canzone di apertura. Un'ottima grafica contorna il tutto.
La Dynit sta lanciando sul mercato il cofanetto di tutti gli episodi in italiano in DVD e BluRay.
Un ottimo anime che consiglio a tutti, amanti del genere e non.
Se siete disposti ad accettare qualche scena qua e là di puro splatter, allora questo anime saprà regalarvi diverse ore di tristezza e al contempo spensieratezza, assieme al protagonista e al simpaticissimo Destry, alle sue storie adolescenziali e familiari, e agli incontri con i cattivi di turno. Questo anime non spicca per la spettacolarità dei combattimenti o per il carisma dei personaggi, ad eccezione del simpatico Destry, che da solo vi terrà incollati allo schermo per tutte le ventiquattro puntate. Tuttavia l'originalità dell'opera lo rende unico nel panorama dei moderni anime troppo dark o troppo fantasy.
Chiariamo subito che più evoluto non è l'organismo più complesso, ma quello più adatto all'ambiente circostante. L'essere umano è la specie dominante sulla Terra grazie alla sua capacità di modificare l'ambiente a suo vantaggio, basti pensare alle case, alle strade e alle città. In "Parasyte" (o "Kiseiju") fa la sua comparsa una nuova specie più evoluta dell'uomo e più adatta all'ambiente che l'uomo stesso ha creato, le metropoli. L'abilità più insidiosa di questa nuova specie, i parassiti, è di potersi perfettamente camuffare fra gli umani per poterli così cacciare liberamente. Sulla trama non dico altro, dato che quella qui sul sito è più che esaustiva. Quest'anime non parla di mostri antropofagi e di un ragazzino che li deve affrontare. No, qui non ci sono mostri. Ci sono esseri viventi che fanno di tutto per sopravvivere. Si può definire mostro chi semplicemente è al di sopra della morale e delle leggi umane? Si può condannare un essere vivente perché segue gli istinti di cui la natura lo ha fornito? Bellissime poi le riflessioni sulle emozioni e sull'empatia; i sentimenti ci rendono la specie superiore o ci impediscono di evolvere? Sono un'anomalia dell'evoluzione o una creazione di quest'ultima per garantire la sopravvivenza della specie?
"Parasyte" è una di quelle opere che vanno viste assolutamente. Fa riflettere e meditare sull'arroganza dell'uomo che nel suo egocentrismo non si accorge di essere la piccola parte di un organismo molto più grande. Dopotutto, per quanto forti, intelligenti o superiori possiamo apparire, siamo tutti deboli esseri viventi.
"Parasyte" è una di quelle opere che vanno viste assolutamente. Fa riflettere e meditare sull'arroganza dell'uomo che nel suo egocentrismo non si accorge di essere la piccola parte di un organismo molto più grande. Dopotutto, per quanto forti, intelligenti o superiori possiamo apparire, siamo tutti deboli esseri viventi.
Un eccellente anime che ci riporta di peso nell'epoca d'oro dello splatter e del body horror!
Non sarebbe affatto strano se questa storia vi riportasse alla mente un'opera di David Cronenberg o magari "Akira": questo anime del 2014, infatti, è una trasposizione di un manga datato 1988.
C'è veramente tanta carne al fuoco in quest'opera, carne macinata! Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze, perché sotto allo splatter c'è di più:
1) La convivenza forzata fra ospite e parassita: i due protagonisti appartengono a due specie diverse con peculiarità e comportamenti diversi. Mentre Shinichi ha un altruismo e un'emotività tipica di un animale sociale come l'uomo, Migi il parassita è la quintessenza dell'egoismo e della razionalità. L'ambiente improvvisamente ostile in cui i due precipiteranno li spingerà a collaborare, mediare e infine imparare a fidarsi l'uno dell'altro, smussando i lati estremi del proprio carattere e finendo per assomigliarsi, non troppo ma almeno un po'.
2) La storia: una trama solida mai scontata e sempre congruente. L'autore riesce anche ad essere spietato con i personaggi, quando è necessario, e a far girare in un attimo gli eventi da uno stallo in cui l'aria si taglia con il coltello a un mare di sangue: il risultato è un clima di suspense che vi farà costantemente temere per la vita dei protagonisti. Nel giro di poche puntate si capisce che qui l' "happy end" e il "volemose bene" non è affatto scontato.
3) Il rapporto fra preda e predatore: sapere che qualunque personaggio potrebbe essere in realtà un mostro dalla testa piena di lame, occhi e denti pronto a divorare ignare e fiduciose persone, magari spasimanti o familiari, incute un certo timore e spinge a "tifare" contro i mostri brutti e cattivi, ma qui il mangaka è bravissimo a gestire le carte in tavola. I parassiti capiscono presto come gira in realtà il mondo e il nostro protagonista e altri umani capiranno presto come girano i parassiti. Il risultato è che più questi mostri diventeranno familiari, più saranno gli umani a iniziare a sorprendere sia in positivo che in negativo, fino alle battute finali che mettono parassiti e ospiti nello stesso identico piano. Non che la cosa sia originalissima, intendiamoci, ma è gestita in un modo tale da sorprendere sempre e non cadere nel già visto.
4) Le animazioni e le scene di sangue: un horror è sempre un horror, e io mi aspetto di vedere mutazioni raccapriccianti e uccisioni di un certo livello, e qui ci sono entrambe! Un grazie a Madhouse per aver stretto all'indispensabile le scene di "combattimento", che, se volevo uno shonen di lotta, andavo a vedermi "Naruto" o compagnia bella! Non di certo "Kiseiju"!
Non sarebbe affatto strano se questa storia vi riportasse alla mente un'opera di David Cronenberg o magari "Akira": questo anime del 2014, infatti, è una trasposizione di un manga datato 1988.
C'è veramente tanta carne al fuoco in quest'opera, carne macinata! Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze, perché sotto allo splatter c'è di più:
1) La convivenza forzata fra ospite e parassita: i due protagonisti appartengono a due specie diverse con peculiarità e comportamenti diversi. Mentre Shinichi ha un altruismo e un'emotività tipica di un animale sociale come l'uomo, Migi il parassita è la quintessenza dell'egoismo e della razionalità. L'ambiente improvvisamente ostile in cui i due precipiteranno li spingerà a collaborare, mediare e infine imparare a fidarsi l'uno dell'altro, smussando i lati estremi del proprio carattere e finendo per assomigliarsi, non troppo ma almeno un po'.
2) La storia: una trama solida mai scontata e sempre congruente. L'autore riesce anche ad essere spietato con i personaggi, quando è necessario, e a far girare in un attimo gli eventi da uno stallo in cui l'aria si taglia con il coltello a un mare di sangue: il risultato è un clima di suspense che vi farà costantemente temere per la vita dei protagonisti. Nel giro di poche puntate si capisce che qui l' "happy end" e il "volemose bene" non è affatto scontato.
3) Il rapporto fra preda e predatore: sapere che qualunque personaggio potrebbe essere in realtà un mostro dalla testa piena di lame, occhi e denti pronto a divorare ignare e fiduciose persone, magari spasimanti o familiari, incute un certo timore e spinge a "tifare" contro i mostri brutti e cattivi, ma qui il mangaka è bravissimo a gestire le carte in tavola. I parassiti capiscono presto come gira in realtà il mondo e il nostro protagonista e altri umani capiranno presto come girano i parassiti. Il risultato è che più questi mostri diventeranno familiari, più saranno gli umani a iniziare a sorprendere sia in positivo che in negativo, fino alle battute finali che mettono parassiti e ospiti nello stesso identico piano. Non che la cosa sia originalissima, intendiamoci, ma è gestita in un modo tale da sorprendere sempre e non cadere nel già visto.
4) Le animazioni e le scene di sangue: un horror è sempre un horror, e io mi aspetto di vedere mutazioni raccapriccianti e uccisioni di un certo livello, e qui ci sono entrambe! Un grazie a Madhouse per aver stretto all'indispensabile le scene di "combattimento", che, se volevo uno shonen di lotta, andavo a vedermi "Naruto" o compagnia bella! Non di certo "Kiseiju"!
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
"Kiseiju - L'ospite indesiderato" è l'adattamento anime dell'omonimo manga pubblicato tra il 1988 e il 1995 da Hitoshi Iwaaki e realizzato dalla Madhouse.
La trama è la seguente: una notte dei parassiti invadono la Terra con lo scopo di impossessarsi del cervello umano; uno di questi parassiti però non riesce nel suo intento, prendendo solo la mano destra di Shinichi. Lui stesso lo ribattezzerà Destry (Migi in giapponese). Il cervello di Shinichi è quindi intatto e le due forme di vita dovranno convivere nello stesso corpo; i guai arrivano quando Migi, da parassita qual è, riesce a sentire la presenza dei suoi simili, e i due dovranno, contro le avversità, garantirsi la sopravvivenza.
La trama di base non è male, ma per ventiquattro episodi va avanti in maniera molto lenta, e in più ci sono situazioni inserite a caso che sembrano piccolezze, ma alla fine disturbano: l'innamoramento veloce della ragazza dell'hotel nei confronti di Shinichi, la situazione quasi "harem" iniziale, il potere di Kana che alla fine si è rivelato inutile e l'ha condotta alla morte, le reazioni umane così strane a volte nei confronti dei parassiti.
Gli spunti di riflessione sono invece ben fatti, lasciano un senso di frustrazione all'inizio (i parassiti sono il nemico? Come gli umani uccidono per sopravvivere? Cos'è che li rende diversi da loro?), ma poi si completano alla fine con la comparsa dell'assassino Uragami, che uccide solo per il piacere di farlo. Il messaggio sembra quasi essere: la vita è preziosa e si può togliere a un altro essere vivente solo se c'è in gioco la sopravvivenza, di certo non per il gusto di farlo.
Altri discorsi dell'anime fanno riflettere, fanno pensare: "E se arrivasse qualcuno al di sopra dell'uomo nella piramide alimentare?"; spunti ce ne sono tanti, soprattutto sul rispetto della Terra e delle creature viventi.
Non manca la componente horror/splatter, anche se mi aspettavo di più dalle battaglie, magari un po' più di focus o di reazioni di estrema paura negli esseri umani.
I disegni sono buoni, lo stile dell'autore è particolare. Non avendo letto il manga, non posso fare eventuali comparazioni.
Anche il comparto musicale è buono: la opening è particolarmente adatta, l'ending buona ma non degna di particolare nota, mentre le OST alcune sono molto azzeccate, altre un po' fuori luogo.
Il mio voto finale è un 5,5, perché si poteva fare di meglio, ci sono varie falle in tutto: regia, musiche, trama, che non lo rendono al 100% sufficiente. Consigliato a chi ama il genere e in più vuole godersi delle belle riflessioni.
"Kiseiju - L'ospite indesiderato" è l'adattamento anime dell'omonimo manga pubblicato tra il 1988 e il 1995 da Hitoshi Iwaaki e realizzato dalla Madhouse.
La trama è la seguente: una notte dei parassiti invadono la Terra con lo scopo di impossessarsi del cervello umano; uno di questi parassiti però non riesce nel suo intento, prendendo solo la mano destra di Shinichi. Lui stesso lo ribattezzerà Destry (Migi in giapponese). Il cervello di Shinichi è quindi intatto e le due forme di vita dovranno convivere nello stesso corpo; i guai arrivano quando Migi, da parassita qual è, riesce a sentire la presenza dei suoi simili, e i due dovranno, contro le avversità, garantirsi la sopravvivenza.
La trama di base non è male, ma per ventiquattro episodi va avanti in maniera molto lenta, e in più ci sono situazioni inserite a caso che sembrano piccolezze, ma alla fine disturbano: l'innamoramento veloce della ragazza dell'hotel nei confronti di Shinichi, la situazione quasi "harem" iniziale, il potere di Kana che alla fine si è rivelato inutile e l'ha condotta alla morte, le reazioni umane così strane a volte nei confronti dei parassiti.
Gli spunti di riflessione sono invece ben fatti, lasciano un senso di frustrazione all'inizio (i parassiti sono il nemico? Come gli umani uccidono per sopravvivere? Cos'è che li rende diversi da loro?), ma poi si completano alla fine con la comparsa dell'assassino Uragami, che uccide solo per il piacere di farlo. Il messaggio sembra quasi essere: la vita è preziosa e si può togliere a un altro essere vivente solo se c'è in gioco la sopravvivenza, di certo non per il gusto di farlo.
Altri discorsi dell'anime fanno riflettere, fanno pensare: "E se arrivasse qualcuno al di sopra dell'uomo nella piramide alimentare?"; spunti ce ne sono tanti, soprattutto sul rispetto della Terra e delle creature viventi.
Non manca la componente horror/splatter, anche se mi aspettavo di più dalle battaglie, magari un po' più di focus o di reazioni di estrema paura negli esseri umani.
I disegni sono buoni, lo stile dell'autore è particolare. Non avendo letto il manga, non posso fare eventuali comparazioni.
Anche il comparto musicale è buono: la opening è particolarmente adatta, l'ending buona ma non degna di particolare nota, mentre le OST alcune sono molto azzeccate, altre un po' fuori luogo.
Il mio voto finale è un 5,5, perché si poteva fare di meglio, ci sono varie falle in tutto: regia, musiche, trama, che non lo rendono al 100% sufficiente. Consigliato a chi ama il genere e in più vuole godersi delle belle riflessioni.
"Kiseiju - L'ospite indesiderato" è un anime tratto dal manga di Hitoshi Iwaaki del 1990. Dopo tanti anni la Madhouse decide di realizzare l'anime, sfruttando gli anni che li separano per migliorare in grafica e animazione, costruendo un ottimo anime che ha addirittura vinto cinque titoli nei Neko Awards 2014.
La storia si concentra su Shinichi, un liceale molto impegnato negli studi e imbranato con le ragazze. In una notte in Giappone cadono dal cielo dei gusci spinati con all'interno dei parassiti, precisamente alieni, il cui scopo è penetrare nel cervello degli umani e prenderne il possesso, al fine di diventare la specie dominante del pianeta Terra. Il nostro protagonista, durante un attacco nel sonno riesce a impedire a uno di questi parassiti di entrare nella propria testa, ma accidentalmente finisce per indirizzarlo nel suo braccio destro. Ben presto scoprirà che dovrà convivere con il parassita che dimora al posto del suo braccio, dandogli anche un nome, Migi.
Lo sviluppo della trama è impressionante, sempre crescente e ricca di colpi di scena, mantenendo comunque una certa coerenza; ciò che colpisce è anche l'ambientazione che viene fuori dal concetto che qualsiasi persona può essere un parassita pronto a divorarti e tu non ne sei al corrente: un tuo amico, il tuo partner o addirittura i tuoi stessi genitori. Questa storia è in grado di trasmetterti molto emotivamente e concederti anche dei punti di riflessione sul finale, chiedendoti chi, in realtà, è un male per il nostro pianeta: una domanda che sorge a tutti quando si arriva al finale, che a parer mio non lascia lacune, perfetto per questa serie magnifica.
I personaggi poi sono a loro modo importanti per questa storia, in quanto hanno un ruolo ben preciso e condizionano molto il protagonista, che molte volte dovrà vedersela anche nel campo sentimentale; da sottolineare poi il rapporto che sorge tra parassiti e umani: per natura i parassiti divorano gli esseri umani per prenderne il possesso del corpo, ma cosa succede se alcuni come Migi sbagliano e non riescono a uccidere completamente l'umano? La domanda che sorge è spontanea, in fondo come possono coesistere due esseri così diversi nello stesso corpo... Non vi rimane che seguire le vicende dell'anime, e tenete conto che anche i parassiti possono essere condizionati dagli esseri umani, raro ma non impossibile.
Infine non posso che elogiare il comparto tecnico messo su dalla Madhouse, con disegni ritoccati e resi più adattabili agli anni correnti rispetto al manga, animazioni che reggono il tutto e regalano una grafica magnifica. E come dimenticarsi del comparto sonoro? Il doppiaggio dei Giapponesi è come sempre impeccabile, le musiche di sottofondo poi regalano sempre un'ottima atmosfera. La opening è stata di mio grande gradimento, tanto che "Let Me Hear" è arrivata terza nella votazione come miglior opening nei Neko Awards 2014, uno dei cinque vinti.
Concludo con il consigliare senza pensarci due volte quest'anime, e a chi pensasse che il manga regalerebbe una storia migliore dico di non preoccuparsi, visto che l'anime rimane molto fedele al manga per quanto riguarda la storia. Voto finale: 9 e 1/2
La storia si concentra su Shinichi, un liceale molto impegnato negli studi e imbranato con le ragazze. In una notte in Giappone cadono dal cielo dei gusci spinati con all'interno dei parassiti, precisamente alieni, il cui scopo è penetrare nel cervello degli umani e prenderne il possesso, al fine di diventare la specie dominante del pianeta Terra. Il nostro protagonista, durante un attacco nel sonno riesce a impedire a uno di questi parassiti di entrare nella propria testa, ma accidentalmente finisce per indirizzarlo nel suo braccio destro. Ben presto scoprirà che dovrà convivere con il parassita che dimora al posto del suo braccio, dandogli anche un nome, Migi.
Lo sviluppo della trama è impressionante, sempre crescente e ricca di colpi di scena, mantenendo comunque una certa coerenza; ciò che colpisce è anche l'ambientazione che viene fuori dal concetto che qualsiasi persona può essere un parassita pronto a divorarti e tu non ne sei al corrente: un tuo amico, il tuo partner o addirittura i tuoi stessi genitori. Questa storia è in grado di trasmetterti molto emotivamente e concederti anche dei punti di riflessione sul finale, chiedendoti chi, in realtà, è un male per il nostro pianeta: una domanda che sorge a tutti quando si arriva al finale, che a parer mio non lascia lacune, perfetto per questa serie magnifica.
I personaggi poi sono a loro modo importanti per questa storia, in quanto hanno un ruolo ben preciso e condizionano molto il protagonista, che molte volte dovrà vedersela anche nel campo sentimentale; da sottolineare poi il rapporto che sorge tra parassiti e umani: per natura i parassiti divorano gli esseri umani per prenderne il possesso del corpo, ma cosa succede se alcuni come Migi sbagliano e non riescono a uccidere completamente l'umano? La domanda che sorge è spontanea, in fondo come possono coesistere due esseri così diversi nello stesso corpo... Non vi rimane che seguire le vicende dell'anime, e tenete conto che anche i parassiti possono essere condizionati dagli esseri umani, raro ma non impossibile.
Infine non posso che elogiare il comparto tecnico messo su dalla Madhouse, con disegni ritoccati e resi più adattabili agli anni correnti rispetto al manga, animazioni che reggono il tutto e regalano una grafica magnifica. E come dimenticarsi del comparto sonoro? Il doppiaggio dei Giapponesi è come sempre impeccabile, le musiche di sottofondo poi regalano sempre un'ottima atmosfera. La opening è stata di mio grande gradimento, tanto che "Let Me Hear" è arrivata terza nella votazione come miglior opening nei Neko Awards 2014, uno dei cinque vinti.
Concludo con il consigliare senza pensarci due volte quest'anime, e a chi pensasse che il manga regalerebbe una storia migliore dico di non preoccuparsi, visto che l'anime rimane molto fedele al manga per quanto riguarda la storia. Voto finale: 9 e 1/2
L'ospite indesiderato, cioè un parassita alieno che viene a farti visita di notte e, senza quasi colpo ferire, diventa parte di te, la goccia di diversità nella vita tutto sommato lineare e monotona di un classico studente giapponese delle superiori. Ti aspetti dunque una classica storia di fantascienza/splatter con l'eroe destinato a salvare il mondo dalla stirpe dei cattivi insieme al 'nemico' che si trasforma, strada facendo, in prezioso alleato e 'amico per la pelle': il classico cliché comune a molte produzioni nipponiche e non solo. In realtà però la salvezza del 'mondo', compito assegnato e mal sopportato dal protagonista Shinichi, è solo la scusa per esplorare nel profondo il terrore della diversità e, infine, la sua redenzione. Migi, il parassita alieno, è l'entità esterna che introietta su di sé la paura dell'altro, le metabolizza e cerca di porne rimedio, ma non per spirito di fratellanza con il suo organismo ospitante; è semplice esigenza di adattamento, perché l'obiettivo è uno e uno solo: 'sopravvivere', cinicamente o meno, in simbiosi con quell'altro essere di cui si ha bisogno.
Certo con il prosieguo della storia qualcosa che può palesarsi come inizio di una progressiva umanizzazione del parassita emerge, ma, giustamente, rimane un'eco ben diversa dalla risonanza generata dal cambiamento nella fisionomia organica e mentale di Shinichi. In sostanza i due protagonisti si compenetrano, ma rimangono entità distinte, come è giusto che sia. Ciò perché può essere bello pensare alla promiscuità e al meticciato in termini politicamente corretti, ma la realtà è che ognuno rimane per lo più sé stesso, certo 'evoluto' dall'incontro con l'altro, migliorato rispetto al punto di partenza, ma sempre figlio del suo tempo, del suo essere e schiavo del semplice bisogno posto alla base di ogni esistenza: sopravvivere.
Certo con il prosieguo della storia qualcosa che può palesarsi come inizio di una progressiva umanizzazione del parassita emerge, ma, giustamente, rimane un'eco ben diversa dalla risonanza generata dal cambiamento nella fisionomia organica e mentale di Shinichi. In sostanza i due protagonisti si compenetrano, ma rimangono entità distinte, come è giusto che sia. Ciò perché può essere bello pensare alla promiscuità e al meticciato in termini politicamente corretti, ma la realtà è che ognuno rimane per lo più sé stesso, certo 'evoluto' dall'incontro con l'altro, migliorato rispetto al punto di partenza, ma sempre figlio del suo tempo, del suo essere e schiavo del semplice bisogno posto alla base di ogni esistenza: sopravvivere.
Un essere (un virus o un parassita), con tutta probabilità proveniente dallo spazio, arriva sulla Terra e prende possesso dei corpi di alcune persone, portando ovviamente pesanti mutamenti in essi, sia a livello genetico che "caratteriale", molto spesso trasformando il malcapitato di turno in un vero e proprio mostro. Con questo incipit presero vita una lunga serie di opere inerenti sia la bibliografia mondiale del ramo fantascientifico sia tutta una serie di film più o meno noti, buona parte dei quali collocherei attorno agli anni '90, e non a caso anche la controparte cartacea di "Kiseiju" nacque esattamente nel 1990, ma solo ora, a distanza di quasi venticinque anni, vede la luce la sua trasposizione animata, e si presenta – fortunatamente - con una veste grafica completamente rinnovata, tirata a lucido e al passo coi tempi, cosa che, tuttavia, ha lasciato in qualche modo deluso colui che avrebbe desiderato una trasposizione fedelissima all'originale. Quanto appena scritto non vale per il sottoscritto, che considera tale processo assolutamente indispensabile per rinverdire il successo di un'opera tanto datata, e che altrimenti sarebbe stata ignorata dai più. La suddetta operazione si può dire riuscita al 100%, e tutto il comparto tecnico di "Kiseiju" si assesta su livelli piuttosto alti, ponendo giustamente l'accento anche su di una splendida colonna sonora capace di valorizzare non poco le atmosfere dei fatti narrati; in particolar modo citerei la grintosissima (forse anche troppo) sigla di apertura e le OST intermedie in stile Vangelis ("Blade Runner"). Molto belle!
"Kiseiju" si presenta essenzialmente come un horror con scene anche piuttosto forti ma intervallate da siparietti abbastanza leggeri - dei quali avrei fatto volentieri a meno -, fortunatamente non troppo pesanti e non troppo frequenti da rovinare le atmosfere seriose della trama.
I personaggi principali risultano ben congegnati con delle caratterizzazioni intriganti e convincenti.
Si tratta di una serie animata che è riuscita a convincermi quasi in ogni suo passaggio, pur potendo immaginare dei margini di miglioramento con un'impostazione leggermente diversa (più seriosa) in talune circostanze. Per quanto mi riguarda "Kiseiju" rappresenta indubbiamente l'opera migliore di questo 2014, non solo all'interno del suo genere.
"Kiseiju" si presenta essenzialmente come un horror con scene anche piuttosto forti ma intervallate da siparietti abbastanza leggeri - dei quali avrei fatto volentieri a meno -, fortunatamente non troppo pesanti e non troppo frequenti da rovinare le atmosfere seriose della trama.
I personaggi principali risultano ben congegnati con delle caratterizzazioni intriganti e convincenti.
Si tratta di una serie animata che è riuscita a convincermi quasi in ogni suo passaggio, pur potendo immaginare dei margini di miglioramento con un'impostazione leggermente diversa (più seriosa) in talune circostanze. Per quanto mi riguarda "Kiseiju" rappresenta indubbiamente l'opera migliore di questo 2014, non solo all'interno del suo genere.
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Partiamo col dire che è stata una visione interessante e a tratti anche emozionante.
Inizio col dire che a mio parere non è una storia che ti trascina fin da subito, ma sicuramente dopo le prime puntate già non se ne può più fare a meno. Penso che questo anime abbia fatto successo principalmente perché i disegni e l'impatto sonoro sono veramente fatti e studiati bene, a volte solo con alcune espressioni o con delle lievi melodie riesce a suscitare delle emozioni, o almeno a tenerti incollato fino alla fine per capire che succede.
Lo consiglierei vivamente, la considero un'ottima visione sia per chi è abituato a guardare anime sia per chi è all'inizio, anche perché penso che sia uno dei migliori anime usciti in questi anni, e ultima cosa è che in alcune scene riesce davvero a mettere la pelle d'oca dall'adrenalina.
Devo dire che come trama a tratti ha delle parti un po' già viste, ma apprezzo il volerci almeno mettere del proprio; mi è piaciuto molto il cambiamento radicale del protagonista, costretto a maturare per i fatti accaduti e nonostante tutto a non arrendersi.
Il finale: diciamo che è finito abbastanza bene e mi ha quasi soddisfatto, anche se il fatto che Migi se ne sia "andato" mi è dispiaciuto, ma mi è piaciuta la motivazione.
Come voto ho deciso di dargli un 8, semplicemente perché mi sono basato su trama (7), musiche (9) e disegni (8). Forse sono stato anche un po' generoso, perché solitamente sono uno molto critico, ma che ci posso fare, questo anime mi ha davvero catturato ed emozionato.
Detto questo, buona visione!
Partiamo col dire che è stata una visione interessante e a tratti anche emozionante.
Inizio col dire che a mio parere non è una storia che ti trascina fin da subito, ma sicuramente dopo le prime puntate già non se ne può più fare a meno. Penso che questo anime abbia fatto successo principalmente perché i disegni e l'impatto sonoro sono veramente fatti e studiati bene, a volte solo con alcune espressioni o con delle lievi melodie riesce a suscitare delle emozioni, o almeno a tenerti incollato fino alla fine per capire che succede.
Lo consiglierei vivamente, la considero un'ottima visione sia per chi è abituato a guardare anime sia per chi è all'inizio, anche perché penso che sia uno dei migliori anime usciti in questi anni, e ultima cosa è che in alcune scene riesce davvero a mettere la pelle d'oca dall'adrenalina.
Devo dire che come trama a tratti ha delle parti un po' già viste, ma apprezzo il volerci almeno mettere del proprio; mi è piaciuto molto il cambiamento radicale del protagonista, costretto a maturare per i fatti accaduti e nonostante tutto a non arrendersi.
Il finale: diciamo che è finito abbastanza bene e mi ha quasi soddisfatto, anche se il fatto che Migi se ne sia "andato" mi è dispiaciuto, ma mi è piaciuta la motivazione.
Come voto ho deciso di dargli un 8, semplicemente perché mi sono basato su trama (7), musiche (9) e disegni (8). Forse sono stato anche un po' generoso, perché solitamente sono uno molto critico, ma che ci posso fare, questo anime mi ha davvero catturato ed emozionato.
Detto questo, buona visione!
<b>Attenzione: presenza di lievi spoiler</b>
Non sono totalmente scontento di questa serie, così come non sono totalmente soddisfatto. Le belle idee, la comicità di Migi fra una carneficina e un'altra e lo spirito di accettazione della realtà nella sua crudezza mi hanno profondamente soddisfatto, ma l'eccessiva lunghezza della serie ha bene o male fatto perdere molto della verve di "Kiseijuu".
Inizialmente, l'invasione aliena che provoca tanti scompensi è bene orchestrata, e anche il protagonista ha delle reazioni molto verosimili nei confronti del suo nuovo coinquilino. Il rapporto che Shinichi ha con la sua ragazza Satomi, invece, tende a divenire sempre più irrealistico e inutile: inizialmente i cambiamenti del carattere del protagonista rendono instabile la relazione sentimentale, se non che pian piano questo lato dell'anime, piuttosto importante visto lo spazio che gli è stato dedicato, viene totalmente dimenticato. Satomi scompare quasi totalmente dalla scena, fino a tornare nel finale dimenticando completamente gli sviluppi sentimentali precedenti. Lo stesso carattere di Shinichi - e la cosa appena citata - è realistico solamente fino a un certo punto della serie: la crudeltà e il cinismo che pian piano spuntano negli occhi del protagonista sono in linea con lo sviluppo della storia, ma anche questo viene totalmente obliato nel tempo. Shinichi, dalla metà circa della storia in avanti, ritorna a piangere e a correr via per ogni cosa, come in preda a una crisi di panico costante e giornaliera, quando fino all'episodio precedente si riteneva disposto a perdere la vita, tanto riteneva inutile la contemplazione della fuga. Per non parlare, chiaramente, della comparsa dell'inutilissimo mostro finale iper-potente, capace di distruggere chiunque solo con lo sguardo e della seconda ragazza pretendente di Shinichi, che rovina la prima parte della serie con un improbabile triangolo amoroso.
Non tutto il male viene per nuocere, però, perché "Kiseijuu" riesce a penetrare nell'animo dello spettatore con pensate diciamo "eco-filosofiche" piuttosto interessanti, sebbene di certo non nuove. L'individualismo di Migi come continuazione della spinta alla sopravvivenza di ogni essere vivente dà quel tocco interessante alla serie, che altrimenti le vicende rovinerebbero irrimediabilmente. Da vedere e da apprezzare il cinismo.
Non sono totalmente scontento di questa serie, così come non sono totalmente soddisfatto. Le belle idee, la comicità di Migi fra una carneficina e un'altra e lo spirito di accettazione della realtà nella sua crudezza mi hanno profondamente soddisfatto, ma l'eccessiva lunghezza della serie ha bene o male fatto perdere molto della verve di "Kiseijuu".
Inizialmente, l'invasione aliena che provoca tanti scompensi è bene orchestrata, e anche il protagonista ha delle reazioni molto verosimili nei confronti del suo nuovo coinquilino. Il rapporto che Shinichi ha con la sua ragazza Satomi, invece, tende a divenire sempre più irrealistico e inutile: inizialmente i cambiamenti del carattere del protagonista rendono instabile la relazione sentimentale, se non che pian piano questo lato dell'anime, piuttosto importante visto lo spazio che gli è stato dedicato, viene totalmente dimenticato. Satomi scompare quasi totalmente dalla scena, fino a tornare nel finale dimenticando completamente gli sviluppi sentimentali precedenti. Lo stesso carattere di Shinichi - e la cosa appena citata - è realistico solamente fino a un certo punto della serie: la crudeltà e il cinismo che pian piano spuntano negli occhi del protagonista sono in linea con lo sviluppo della storia, ma anche questo viene totalmente obliato nel tempo. Shinichi, dalla metà circa della storia in avanti, ritorna a piangere e a correr via per ogni cosa, come in preda a una crisi di panico costante e giornaliera, quando fino all'episodio precedente si riteneva disposto a perdere la vita, tanto riteneva inutile la contemplazione della fuga. Per non parlare, chiaramente, della comparsa dell'inutilissimo mostro finale iper-potente, capace di distruggere chiunque solo con lo sguardo e della seconda ragazza pretendente di Shinichi, che rovina la prima parte della serie con un improbabile triangolo amoroso.
Non tutto il male viene per nuocere, però, perché "Kiseijuu" riesce a penetrare nell'animo dello spettatore con pensate diciamo "eco-filosofiche" piuttosto interessanti, sebbene di certo non nuove. L'individualismo di Migi come continuazione della spinta alla sopravvivenza di ogni essere vivente dà quel tocco interessante alla serie, che altrimenti le vicende rovinerebbero irrimediabilmente. Da vedere e da apprezzare il cinismo.
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Verrò subito al punto: partenza ottima, tutto bene fino a metà serie, poi (secondo la mia personalissima opinione) è un lento declino fino a giungere a un finale che ti lascia con il classico "boh". Do 7 essenzialmente per la trama della prima metà, per la realizzazione tecnica molto buona e per le musiche di un genere assolutamente insolito (dubstep), ma davvero molto azzeccate.
Analizzando la trama: l'anime parte con le migliori premesse e raggiunge il punto più alto con la vendetta della madre e con lo scontro con il parassita infiltratosi nella scuola del protagonista. Sembra dunque delinearsi un nemico molto forte e organizzato che, in realtà, per quelle che sono state le scelte dell'autore, finisce per essere il classico "tutto fumo e niente arrosto". Per carità, molto bella l'operazione della polizia anti-parassiti, ma il modo in cui viene sconfitto il nemico principale è assolutamente sbrigativo e banale, quasi ai limiti del patetico. Dopo aver dimostrato di possedere la forza di far fuori un'intera squadra speciale, muore per una tossina inserita accidentalmente (...) dal protagonista all'interno del suo corpo. Non è chiaro come Migi sopravviva e la sua "dipartita" volontaria sembra una cosa buttata là. La ciliegina sulla torta è un finale dal ritmo lentissimo (tranne un tentativo di acuto finale) che si perde in considerazioni filosofiche di cui non si capisce molto bene né da dove nascano né dove vogliano arrivare.
Non nego di essere stato molto preso in certi momenti da quest'anime, ma sono rimasto molto deluso dalla trama.
Verrò subito al punto: partenza ottima, tutto bene fino a metà serie, poi (secondo la mia personalissima opinione) è un lento declino fino a giungere a un finale che ti lascia con il classico "boh". Do 7 essenzialmente per la trama della prima metà, per la realizzazione tecnica molto buona e per le musiche di un genere assolutamente insolito (dubstep), ma davvero molto azzeccate.
Analizzando la trama: l'anime parte con le migliori premesse e raggiunge il punto più alto con la vendetta della madre e con lo scontro con il parassita infiltratosi nella scuola del protagonista. Sembra dunque delinearsi un nemico molto forte e organizzato che, in realtà, per quelle che sono state le scelte dell'autore, finisce per essere il classico "tutto fumo e niente arrosto". Per carità, molto bella l'operazione della polizia anti-parassiti, ma il modo in cui viene sconfitto il nemico principale è assolutamente sbrigativo e banale, quasi ai limiti del patetico. Dopo aver dimostrato di possedere la forza di far fuori un'intera squadra speciale, muore per una tossina inserita accidentalmente (...) dal protagonista all'interno del suo corpo. Non è chiaro come Migi sopravviva e la sua "dipartita" volontaria sembra una cosa buttata là. La ciliegina sulla torta è un finale dal ritmo lentissimo (tranne un tentativo di acuto finale) che si perde in considerazioni filosofiche di cui non si capisce molto bene né da dove nascano né dove vogliano arrivare.
Non nego di essere stato molto preso in certi momenti da quest'anime, ma sono rimasto molto deluso dalla trama.
In una notte apparentemente come tante, dei misteriosi parassiti piovono dal cielo e cercano, introducendosi nei corpi degli esseri umani, di prenderne il controllo insinuandosi fino a raggiungere il cervello, e trasformare i malcapitati in mostri mutanti il cui scopo è nutrirsi proprio di altri esseri umani. Shinichi, il protagonista di questa storia, si sveglia proprio quando uno di questi misteriosi esseri si infila nella sua mano destra, e riesce a bloccarlo mentre questo cerca di risalire lungo il braccio, impedendogli di arrivare al cervello. Il parassita riesce però a prendere possesso della mano destra di Shinichi, essendo stato li confinato. I due riusciranno a comunicare e a convivere nello stesso corpo.
Una storia singolare quella presentata da questo "Kiseiju", ovvero l'ospite indesiderato, un anime di base horror ma con molti altri contenuti. C'è infatti molta azione, sono numerosi i combattimenti con relative scene splatter, ma c'è anche una storia d'amore, drammaticità e una seria riflessione sul ruolo dell'uomo nei confronti dell'ecosistema. Sono così molte le tematiche e le situazioni presentate, ma sempre ben esposte e ben amalgamate, sempre all'altezza della situazione e in grado di mantenere alto l'interesse durante le ventiquattro puntate.
Interessante il personaggio di Shinichi, il protagonista, un normale studente delle superiori che si trova suo malgrado in grado di comprendere i terribili avvenimenti che lo circondano, e che dovrà far fronte anche a una sua sorta di mutazione e sviluppo fisico creato dal parassita, da lui chiamato "Migi", ovvero destro, dal momento che si era impossessato della mano destra.
Passando al lato tecnico, i disegni non mi sono sembrati nulla di eclatante, eccezion fatta per le creature, ben rappresentate, soprattutto "Migi", grottesco e al tempo stesso simpatico, nelle sue numerose forme. Anche le animazioni non mi sono parse degne di un voto superiore alla sufficienza: certo le scene dei combattimenti rendono bene, ma riguardo altri aspetti, soprattutto negli sfondi, si ha troppa sensazione di staticità.
Buone le musiche, ottima la sigla di apertura, con un sound appropriato al caso e sperimentale, classica invece quella di chiusura con un pezzo più lento e malinconico. Molto interessante la colonna sonora che accompagna le scene dell'anime, sempre azzeccatissima, e particolare nelle scene in cui Migi assume una delle sue forme tipiche per dialogare con Shinichi, quasi tendente al comico.
Insomma, si tratta di un ottimo prodotto, soprattutto da prendere in considerazione per coloro che amano l'horror e il mistero, ma che non disdegnano azione e combattimenti, un anime in grado di mantenere sempre alto l'interesse fino all'ultima puntata.
Una storia singolare quella presentata da questo "Kiseiju", ovvero l'ospite indesiderato, un anime di base horror ma con molti altri contenuti. C'è infatti molta azione, sono numerosi i combattimenti con relative scene splatter, ma c'è anche una storia d'amore, drammaticità e una seria riflessione sul ruolo dell'uomo nei confronti dell'ecosistema. Sono così molte le tematiche e le situazioni presentate, ma sempre ben esposte e ben amalgamate, sempre all'altezza della situazione e in grado di mantenere alto l'interesse durante le ventiquattro puntate.
Interessante il personaggio di Shinichi, il protagonista, un normale studente delle superiori che si trova suo malgrado in grado di comprendere i terribili avvenimenti che lo circondano, e che dovrà far fronte anche a una sua sorta di mutazione e sviluppo fisico creato dal parassita, da lui chiamato "Migi", ovvero destro, dal momento che si era impossessato della mano destra.
Passando al lato tecnico, i disegni non mi sono sembrati nulla di eclatante, eccezion fatta per le creature, ben rappresentate, soprattutto "Migi", grottesco e al tempo stesso simpatico, nelle sue numerose forme. Anche le animazioni non mi sono parse degne di un voto superiore alla sufficienza: certo le scene dei combattimenti rendono bene, ma riguardo altri aspetti, soprattutto negli sfondi, si ha troppa sensazione di staticità.
Buone le musiche, ottima la sigla di apertura, con un sound appropriato al caso e sperimentale, classica invece quella di chiusura con un pezzo più lento e malinconico. Molto interessante la colonna sonora che accompagna le scene dell'anime, sempre azzeccatissima, e particolare nelle scene in cui Migi assume una delle sue forme tipiche per dialogare con Shinichi, quasi tendente al comico.
Insomma, si tratta di un ottimo prodotto, soprattutto da prendere in considerazione per coloro che amano l'horror e il mistero, ma che non disdegnano azione e combattimenti, un anime in grado di mantenere sempre alto l'interesse fino all'ultima puntata.
Kiseiju è stato l'anime che è riuscito a mettere un po' tutti d'accordo. E per farlo ha dovuto ripescare un manga del 1990, sulla scia di un trend che, complice una crisi delle idee, ha toccato nello stesso anno altri manga come Notari Matsutaro (1973) e Ping Pong (1996). All'epoca il manga di Iwaaki non ha avuto molta fortuna in Italia, rendendolo di fatto un tesoro nascosto e sconosciuto ai più. Del manga scrissi che era un prodotto indeciso tra la lettura per ragazzi e adulta, ma che si sviluppava in una curva ascendente che di volume in volume limava i difetti e arricchiva il prodotto di nuovi pregi. Ad anime concluso, non so se la lettura del manga mi ha portato a sopravvalutare o a sottovalutare questo anime.
Kiseiju per l'occasione viene svecchiato, con un character design e un appeal più fresco, che non mi è dispiaciuto. L'incipit sembra una sorta di Peter Parker con gli occhi a mandorla. Purtroppo a me Kiseiju ha convinto più su carta. Seppure il ritmo soffra di eccessiva ripetitività ("Ho avvertito un compagno!"), non è lui il problema. Il problema è l'atmosfera. Non si respira l'atmosfera del manga e soprattutto non si respira tensione, sebbene la situazione migliori nella seconda metà della storia. Sarà poi la necessità di non annoiare lo spettatore, ma i dialoghi e i ragionamenti tra Izumi e Destro erano una colonna portante del prodotto. L'autore riuscì, seppure relegandoli al mondo dei villain, a ribaltare concetti negativi grazie a ragionamenti razionali e scientifici, con tanto di discorsi pro-cannibalismo. Questo aspetto viene un po' relegato nella versione animata per poi esplodere comunque nell'ultima puntata.
Concludendo, Kiseiju è un ottimo prodotto ed è sicuramente superiore alla media generale. Graficamente e tecnicamente è appagante. E inoltre, ultimo ma non meno importante, inizia e finisce. Mi esalterò con poco, ma in una scena dominata da finali aperti, sequel e spin-off, avere un finale è per me tanta roba. Purtroppo manca di quel qualcosa che ti appassioni, che ti faccia fremere dalla voglia di guardare l'episodio successivo.
Kiseiju per l'occasione viene svecchiato, con un character design e un appeal più fresco, che non mi è dispiaciuto. L'incipit sembra una sorta di Peter Parker con gli occhi a mandorla. Purtroppo a me Kiseiju ha convinto più su carta. Seppure il ritmo soffra di eccessiva ripetitività ("Ho avvertito un compagno!"), non è lui il problema. Il problema è l'atmosfera. Non si respira l'atmosfera del manga e soprattutto non si respira tensione, sebbene la situazione migliori nella seconda metà della storia. Sarà poi la necessità di non annoiare lo spettatore, ma i dialoghi e i ragionamenti tra Izumi e Destro erano una colonna portante del prodotto. L'autore riuscì, seppure relegandoli al mondo dei villain, a ribaltare concetti negativi grazie a ragionamenti razionali e scientifici, con tanto di discorsi pro-cannibalismo. Questo aspetto viene un po' relegato nella versione animata per poi esplodere comunque nell'ultima puntata.
Concludendo, Kiseiju è un ottimo prodotto ed è sicuramente superiore alla media generale. Graficamente e tecnicamente è appagante. E inoltre, ultimo ma non meno importante, inizia e finisce. Mi esalterò con poco, ma in una scena dominata da finali aperti, sequel e spin-off, avere un finale è per me tanta roba. Purtroppo manca di quel qualcosa che ti appassioni, che ti faccia fremere dalla voglia di guardare l'episodio successivo.
Intro
"Kiseiju", anche noto come "Parasite" o "L'ospite indesiderato", è l'adattamento animato, più di vent'anni dopo, dell'omonimo manga degli anni '90, a dire il vero non molto conosciuto prima dell'uscita di questo anime. Prima di scrivere questa recensione ho riflettuto a lungo su cosa scrivere e come valutare quest'opera, perché in un primo momento non sapevo bene cosa scrivere.
Chiamate la disinfestazione!
Una cosa che colpisce di questo anime è la capacità di riuscire a rimanere attuale anche venticinque anni dopo la sua pubblicazione, anzi in un mondo fatto di anime tutti (o quasi) uguali questo anime è una boccata d'ossigeno. Tutto questo è anche merito del materiale originale che era di qualità già all'epoca e che, vista la pochezza dell'offerta anime odierna, non può che uscirne con maggior forza.
Andiamo ad analizzare la trama. La storia ruota attorno alle vicende di uno studente un po' imbranatello, tale Shinichi Izumi, che un giorno suo malgrado viene attaccato da un misterioso parassita che tenterà di impossessarsi del suo corpo. Grazie a un puro caso di fortuna, il nostro Shinichi eviterà di essere controllato completamente dal parassita, ma quest'ultimo sarà già riuscito a infiltrarsi nel braccio del povero ragazzo. Ben presto Shinichi si renderà conto che non solo ha perso il controllo del proprio braccio, ma l'essere che si è intrufolato nel suo corpo ha una propria personalità, tanto che lo stesso Shinichi gli attribuirà un nome, Migi. Come se non bastasse, Migi non è il solo parassita ad essere comparso, ma tutto il mondo (dove mondo è uguale Giappone per i Giapponesi, un po' come gli alieni che attaccano sempre gli Stati Uniti) è preda agli attacchi di queste misteriose creature. Questo è solo l'incipit della trama, ma da qui già si vedono degli spunti interessanti. In particolare, molto spazio sarà riservato alle riflessioni sul binomio umani/parassiti. Il parassita divora l'uomo per sopravvivere, ma questo non è esattamente ciò che fa l'uomo nei confronti delle specie ad esso inferiori? La 'genialata' di questo anime (e manga) è quella di aver sovvertito, in modo efficace e convincente, quella che è la catena alimentare e la concezione di specie dominante. Sarei comunque un folle, se tentassi di svelarvi altre chicche di questo anime o se tentassi di raccontarvi i tanti colpi di scena, che riescono sempre a sorprenderti. Dunque vi lascerò il piacere della scoperta, perché questo è un anime che va assaporato e scoperto con tranquillità.
Scontro tra specie
Per quel che riguarda i personaggi, devo dire che sono molto soddisfatto per il lavoro svolto (a parte un personaggio di cui poi parliamo). Il protagonista Shinichi è un vile, un codardo, e spesso e volentieri penserà ai propri interessi personali piuttosto che al bene degli altri. Ed io non posso che esserne contento. Ero stanco di vedere protagonisti che salvano amici, mondo e situazione economica globale. Sia chiaro, non sto dicendo che Shinichi non tenti di salvare la situazione o corra in aiuto degli amici se in difficoltà, ma che, come chiunque, mostri paura e pensi a salvare la pellaccia di fronte a degli abomini che tentano di sbudellarti, piuttosto che fare l'eroe ad ogni costo (sebbene certe volte ci provi). Forse a molti risulterà anche un po' antipatico come personaggio, ma secondo me è un personaggio perfettamente riuscito, che mostra come è veramente il genere umano.
Un personaggio in contrapposizione rispetto a quello di Shinichi è Migi. Il suo stato di parassita lo rende freddo, logico, calcolatore e spietato, tanto che di fronte alla sua logica spietata Shinichi spesso non ha risposte. Geniale la scelta di mettere in contrapposizione in un unico corpo queste personalità così opposte e così diverse, tanto che alla fine ognuno impara qualcosa dall'altro, migliorandosi.
Un altro personaggio veramente notevole è Tamiya Ryoko. Lasciando perdere in questa recensione i suoi discorsi e le sue analisi che vi lascio il piacere di scoprire, è la sua realizzazione che mi ha colpito. Sguardo quasi perso nel vuoto, voce fredda quasi distaccata, sembra quasi che possa sbudellarti da un momento all'altro. Un personaggio che instilla ansia, quasi paura psicologica.
Ci sono molti altri personaggi che si potrebbero analizzare, perché ogni personaggio, anche secondario, meriterebbe un approfondimento, ma per motivi di spazio mi limiterò ad analizzare il personaggio di Murano. Purtroppo questo, secondo me, è il personaggio peggiore della serie. Il suo continuo ripetere a Shinichi che "è cambiato", senza che questa si accorga mai del cambiamento, basterebbe per dimenticarsi del personaggio (ma purtroppo c'è), ma la cosa peggiore è che è un personaggio piatto. Ha poco da comunicare, non riesce ad essere né un personaggio carismatico né un personaggio divertente né un personaggio che ti propone riflessioni interessanti. Credo che sia stato inserito più per dare un tocco da melodramma sentimentale che non per altri motivi. Kana è un personaggio di gran lunga migliore.
Il ritmo giusto
Una cosa che mi ha colpito è il ritmo della narrazione. Intelligentemente il ritmo non è mai sempre alto o sempre basso, e soprattutto non vedrete scontri ad ogni puntata, cosa che avrebbe ammazzato completamente la narrazione. Si parte forte, quasi uno shock le prime puntate, poi in mezzo ci sono puntate più "tranquille" (che comunque sono interessanti), in modo che quasi ti rilassi e in modo che le successive puntate siano da cardiopalma. Questo è lo stile di narrazione giusto in un'opera del genere e molti altri "artisti" del settore dovrebbero imparare come si gestisce il ritmo di narrazione. Le puntate infatti che si possono definire "inutili" sono poche, ammesso che ci siano (varia da persona a persona), visto che ogni puntata vi darà qualcosa e stimolerà la visione della successiva. Ottimo risultato.
Abomini originali
Ho notato che, quando si tratta di mostri, spesso e volentieri si scade nel banale. Anzi, quasi si è persa la concezione del mostro come abominio, visto che per quasi tutti i mostri che ho visto negli anime ci si sforza di renderli 'fighi', e così si va a finire che il cattivo finale di "Seven Deadly Sins", nonostante sia diventato un mostro, sia tipo un 'figo'. In alternativa si cercano abomini banali e stupidi, come gli scarafaggi tutti uguali di "Terraformas" (e vai, son riuscito a citare "Terraformas" e "Seven Deadly Sins" anche in questa recensione). I parassiti di "Kiseiju" non sono niente di tutto questo, e per una volta voglio fare un plauso a Hitoshi Iwaaki, per aver concepito e realizzato creature simili. Le immagini parlano chiaro, il morphing di teste, braccia, gambe e altre parti del corpo in mostruosità tentacolate o piene di denti e lame è veramente notevole. Sicuramente sarà stata notevole l'influenza di pellicole horror come "La Cosa" di Carpenter o altre simili (di recente il film "Slither" di James Gunn mi ha ricordato molto "Kiseiju", sebbene qui si possa parlare di influenza al contrario, visto che il film è successivo).
Parlando dell'aspetto tecnico vero e proprio, è stato svolto un buon lavoro. Certo, qualche puntata un po' sotto la media, specie tra le ultime, c'è, ma non c'è molto altro di cui lamentarsi a dire il vero. L'opening è orecchiabile e ti entra in testa (la versione completa un po' rovina il tutto però), la canticchierete di continuo, mentre i brani della colonna sonora fanno il loro lavoro, anche se l'eccessiva dubstep presente nelle fasi più concitate potrebbe non essere gradita da molti. A me in generale non piace questo genere musicale, ma qui devo dire che è stata usata abbastanza bene, quindi sono riuscito a tollerarla.
Tirando le somme
C'è una cosa che non ho molto gradito a dire il vero, e riguarda l'assenza di spiegazioni circa le vere origini dei parassiti. Tutto è lasciato sul vago, non si capisce da dove vengono, se sono stati creati da qualcuno e poi sfuggiti al controllo, se sono alieni, esperimenti da laboratorio, se son sempre esistiti, se sono stati anche su altri pianeti oltre la Terra (ammesso che siano alieni) e soprattutto perché abbiano aggredito proprio la Terra e il genere umano (l'unica cosa che ricordano dopo essersi impossessati di un corpo è quella di divorare la specie umana). Per quanto mi sarebbe piaciuto sapere queste cose, mi son chiesto se effettivamente erano necessarie per la buona riuscita di questo anime (manga), e per quello che doveva comunicare, e mi son reso conto che il conoscere queste cose cambiava di poco il valore di quest'opera e cosa aveva da dire (il finale è emblematico in tal senso). Quindi ho optato per un 9 pieno, visto che i pregi surclassano di gran lunga i difetti che, sebbene presenti, non hanno particolare rilevanza nella valutazione globale. Anzi, ringrazio Odino, se per una volta ci si è concentrati sulla storia e sui personaggi e non su 'tette e culi'. Come al solito ringrazio chi avrà la pazienza di leggere e sopportare il mio ennesimo "wall of text".
"Kiseiju", anche noto come "Parasite" o "L'ospite indesiderato", è l'adattamento animato, più di vent'anni dopo, dell'omonimo manga degli anni '90, a dire il vero non molto conosciuto prima dell'uscita di questo anime. Prima di scrivere questa recensione ho riflettuto a lungo su cosa scrivere e come valutare quest'opera, perché in un primo momento non sapevo bene cosa scrivere.
Chiamate la disinfestazione!
Una cosa che colpisce di questo anime è la capacità di riuscire a rimanere attuale anche venticinque anni dopo la sua pubblicazione, anzi in un mondo fatto di anime tutti (o quasi) uguali questo anime è una boccata d'ossigeno. Tutto questo è anche merito del materiale originale che era di qualità già all'epoca e che, vista la pochezza dell'offerta anime odierna, non può che uscirne con maggior forza.
Andiamo ad analizzare la trama. La storia ruota attorno alle vicende di uno studente un po' imbranatello, tale Shinichi Izumi, che un giorno suo malgrado viene attaccato da un misterioso parassita che tenterà di impossessarsi del suo corpo. Grazie a un puro caso di fortuna, il nostro Shinichi eviterà di essere controllato completamente dal parassita, ma quest'ultimo sarà già riuscito a infiltrarsi nel braccio del povero ragazzo. Ben presto Shinichi si renderà conto che non solo ha perso il controllo del proprio braccio, ma l'essere che si è intrufolato nel suo corpo ha una propria personalità, tanto che lo stesso Shinichi gli attribuirà un nome, Migi. Come se non bastasse, Migi non è il solo parassita ad essere comparso, ma tutto il mondo (dove mondo è uguale Giappone per i Giapponesi, un po' come gli alieni che attaccano sempre gli Stati Uniti) è preda agli attacchi di queste misteriose creature. Questo è solo l'incipit della trama, ma da qui già si vedono degli spunti interessanti. In particolare, molto spazio sarà riservato alle riflessioni sul binomio umani/parassiti. Il parassita divora l'uomo per sopravvivere, ma questo non è esattamente ciò che fa l'uomo nei confronti delle specie ad esso inferiori? La 'genialata' di questo anime (e manga) è quella di aver sovvertito, in modo efficace e convincente, quella che è la catena alimentare e la concezione di specie dominante. Sarei comunque un folle, se tentassi di svelarvi altre chicche di questo anime o se tentassi di raccontarvi i tanti colpi di scena, che riescono sempre a sorprenderti. Dunque vi lascerò il piacere della scoperta, perché questo è un anime che va assaporato e scoperto con tranquillità.
Scontro tra specie
Per quel che riguarda i personaggi, devo dire che sono molto soddisfatto per il lavoro svolto (a parte un personaggio di cui poi parliamo). Il protagonista Shinichi è un vile, un codardo, e spesso e volentieri penserà ai propri interessi personali piuttosto che al bene degli altri. Ed io non posso che esserne contento. Ero stanco di vedere protagonisti che salvano amici, mondo e situazione economica globale. Sia chiaro, non sto dicendo che Shinichi non tenti di salvare la situazione o corra in aiuto degli amici se in difficoltà, ma che, come chiunque, mostri paura e pensi a salvare la pellaccia di fronte a degli abomini che tentano di sbudellarti, piuttosto che fare l'eroe ad ogni costo (sebbene certe volte ci provi). Forse a molti risulterà anche un po' antipatico come personaggio, ma secondo me è un personaggio perfettamente riuscito, che mostra come è veramente il genere umano.
Un personaggio in contrapposizione rispetto a quello di Shinichi è Migi. Il suo stato di parassita lo rende freddo, logico, calcolatore e spietato, tanto che di fronte alla sua logica spietata Shinichi spesso non ha risposte. Geniale la scelta di mettere in contrapposizione in un unico corpo queste personalità così opposte e così diverse, tanto che alla fine ognuno impara qualcosa dall'altro, migliorandosi.
Un altro personaggio veramente notevole è Tamiya Ryoko. Lasciando perdere in questa recensione i suoi discorsi e le sue analisi che vi lascio il piacere di scoprire, è la sua realizzazione che mi ha colpito. Sguardo quasi perso nel vuoto, voce fredda quasi distaccata, sembra quasi che possa sbudellarti da un momento all'altro. Un personaggio che instilla ansia, quasi paura psicologica.
Ci sono molti altri personaggi che si potrebbero analizzare, perché ogni personaggio, anche secondario, meriterebbe un approfondimento, ma per motivi di spazio mi limiterò ad analizzare il personaggio di Murano. Purtroppo questo, secondo me, è il personaggio peggiore della serie. Il suo continuo ripetere a Shinichi che "è cambiato", senza che questa si accorga mai del cambiamento, basterebbe per dimenticarsi del personaggio (ma purtroppo c'è), ma la cosa peggiore è che è un personaggio piatto. Ha poco da comunicare, non riesce ad essere né un personaggio carismatico né un personaggio divertente né un personaggio che ti propone riflessioni interessanti. Credo che sia stato inserito più per dare un tocco da melodramma sentimentale che non per altri motivi. Kana è un personaggio di gran lunga migliore.
Il ritmo giusto
Una cosa che mi ha colpito è il ritmo della narrazione. Intelligentemente il ritmo non è mai sempre alto o sempre basso, e soprattutto non vedrete scontri ad ogni puntata, cosa che avrebbe ammazzato completamente la narrazione. Si parte forte, quasi uno shock le prime puntate, poi in mezzo ci sono puntate più "tranquille" (che comunque sono interessanti), in modo che quasi ti rilassi e in modo che le successive puntate siano da cardiopalma. Questo è lo stile di narrazione giusto in un'opera del genere e molti altri "artisti" del settore dovrebbero imparare come si gestisce il ritmo di narrazione. Le puntate infatti che si possono definire "inutili" sono poche, ammesso che ci siano (varia da persona a persona), visto che ogni puntata vi darà qualcosa e stimolerà la visione della successiva. Ottimo risultato.
Abomini originali
Ho notato che, quando si tratta di mostri, spesso e volentieri si scade nel banale. Anzi, quasi si è persa la concezione del mostro come abominio, visto che per quasi tutti i mostri che ho visto negli anime ci si sforza di renderli 'fighi', e così si va a finire che il cattivo finale di "Seven Deadly Sins", nonostante sia diventato un mostro, sia tipo un 'figo'. In alternativa si cercano abomini banali e stupidi, come gli scarafaggi tutti uguali di "Terraformas" (e vai, son riuscito a citare "Terraformas" e "Seven Deadly Sins" anche in questa recensione). I parassiti di "Kiseiju" non sono niente di tutto questo, e per una volta voglio fare un plauso a Hitoshi Iwaaki, per aver concepito e realizzato creature simili. Le immagini parlano chiaro, il morphing di teste, braccia, gambe e altre parti del corpo in mostruosità tentacolate o piene di denti e lame è veramente notevole. Sicuramente sarà stata notevole l'influenza di pellicole horror come "La Cosa" di Carpenter o altre simili (di recente il film "Slither" di James Gunn mi ha ricordato molto "Kiseiju", sebbene qui si possa parlare di influenza al contrario, visto che il film è successivo).
Parlando dell'aspetto tecnico vero e proprio, è stato svolto un buon lavoro. Certo, qualche puntata un po' sotto la media, specie tra le ultime, c'è, ma non c'è molto altro di cui lamentarsi a dire il vero. L'opening è orecchiabile e ti entra in testa (la versione completa un po' rovina il tutto però), la canticchierete di continuo, mentre i brani della colonna sonora fanno il loro lavoro, anche se l'eccessiva dubstep presente nelle fasi più concitate potrebbe non essere gradita da molti. A me in generale non piace questo genere musicale, ma qui devo dire che è stata usata abbastanza bene, quindi sono riuscito a tollerarla.
Tirando le somme
C'è una cosa che non ho molto gradito a dire il vero, e riguarda l'assenza di spiegazioni circa le vere origini dei parassiti. Tutto è lasciato sul vago, non si capisce da dove vengono, se sono stati creati da qualcuno e poi sfuggiti al controllo, se sono alieni, esperimenti da laboratorio, se son sempre esistiti, se sono stati anche su altri pianeti oltre la Terra (ammesso che siano alieni) e soprattutto perché abbiano aggredito proprio la Terra e il genere umano (l'unica cosa che ricordano dopo essersi impossessati di un corpo è quella di divorare la specie umana). Per quanto mi sarebbe piaciuto sapere queste cose, mi son chiesto se effettivamente erano necessarie per la buona riuscita di questo anime (manga), e per quello che doveva comunicare, e mi son reso conto che il conoscere queste cose cambiava di poco il valore di quest'opera e cosa aveva da dire (il finale è emblematico in tal senso). Quindi ho optato per un 9 pieno, visto che i pregi surclassano di gran lunga i difetti che, sebbene presenti, non hanno particolare rilevanza nella valutazione globale. Anzi, ringrazio Odino, se per una volta ci si è concentrati sulla storia e sui personaggi e non su 'tette e culi'. Come al solito ringrazio chi avrà la pazienza di leggere e sopportare il mio ennesimo "wall of text".
"Kiseijuu" è un anime tratto da un (bellissimo) manga di quasi trenta anni fa. Realizzato in modo egregio, esso rimane fedele all'opera cartacea originale, nonostante piccoli dettagli siano stati modificati per adattare la serie alla tecnologia dei giorni nostri.
E' raro vedere un anime di ventiquattro episodi in cui ci siano così pochi cali e pecche: impostate le basi fantascientifiche della storia (un'invasione improvvisa da parte di creature parassite che si impossessano dei corpi di vari uomini e si cibano di esseri umani), la narrazione prosegue in modo "realistico", logico e concreto, senza nessuna forzatura di sorta, restando avvincente e poco prevedibile. Il livello di tensione è pressoché sempre elevato e gli avvenimenti si susseguono tra concitati momenti d'azione e più lenti passaggi incentrati sull'introspezione dei personaggi, creando un'alternanza di ritmo e contenuti che a mio parere è assai positiva, in grado di soddisfare sia chi predilige i ritmi serrati, sia coloro che invece tendono a preferire i momenti di analisi.
Gli spunti di riflessione sono molteplici; particolare attenzione è data all'etica del rapporto dell'Uomo con i suoi simili, con la Terra e con le altre creature che la popolano: quello che viene suggerito è che il vero parassita sia in realtà l'Uomo, che con il suo operato sta mettendo a rischio l'equilibrio del pianeta.
I personaggi sono caratterizzati e sviluppati in modo pregevole. In particolare, l'evoluzione del rapporto tra i due protagonisti, Shinichi e il suo parassita/simbionte Migi, e la loro contestuale maturazione come individui sono il fulcro della serie. Migi è un personaggio strabiliante, ma anche i comprimari risultano di grande spessore, basti pensare a Tamura Reiko, alle sue domande e al suo percorso... che troverete sicuramente di estremo interesse.
Reputo i disegni ben realizzati, e comunque perfettamente adatti al tono e al carattere della storia. Un altro punto a favore è dato dalla colonna sonora, che è davvero di ottima fattura. Meritano inoltre una menzione d'onore sia l'aggressiva opening ("Let Me Hear") che la delicata ending ("It's the Right Time"), entrambe bellissime.
Per concludere, non posso che ribadire che "Kiseijuu" è una delle serie migliori degli ultimi anni, un anime che lascia sicuramente il segno: nove pieno.
E' raro vedere un anime di ventiquattro episodi in cui ci siano così pochi cali e pecche: impostate le basi fantascientifiche della storia (un'invasione improvvisa da parte di creature parassite che si impossessano dei corpi di vari uomini e si cibano di esseri umani), la narrazione prosegue in modo "realistico", logico e concreto, senza nessuna forzatura di sorta, restando avvincente e poco prevedibile. Il livello di tensione è pressoché sempre elevato e gli avvenimenti si susseguono tra concitati momenti d'azione e più lenti passaggi incentrati sull'introspezione dei personaggi, creando un'alternanza di ritmo e contenuti che a mio parere è assai positiva, in grado di soddisfare sia chi predilige i ritmi serrati, sia coloro che invece tendono a preferire i momenti di analisi.
Gli spunti di riflessione sono molteplici; particolare attenzione è data all'etica del rapporto dell'Uomo con i suoi simili, con la Terra e con le altre creature che la popolano: quello che viene suggerito è che il vero parassita sia in realtà l'Uomo, che con il suo operato sta mettendo a rischio l'equilibrio del pianeta.
I personaggi sono caratterizzati e sviluppati in modo pregevole. In particolare, l'evoluzione del rapporto tra i due protagonisti, Shinichi e il suo parassita/simbionte Migi, e la loro contestuale maturazione come individui sono il fulcro della serie. Migi è un personaggio strabiliante, ma anche i comprimari risultano di grande spessore, basti pensare a Tamura Reiko, alle sue domande e al suo percorso... che troverete sicuramente di estremo interesse.
Reputo i disegni ben realizzati, e comunque perfettamente adatti al tono e al carattere della storia. Un altro punto a favore è dato dalla colonna sonora, che è davvero di ottima fattura. Meritano inoltre una menzione d'onore sia l'aggressiva opening ("Let Me Hear") che la delicata ending ("It's the Right Time"), entrambe bellissime.
Per concludere, non posso che ribadire che "Kiseijuu" è una delle serie migliori degli ultimi anni, un anime che lascia sicuramente il segno: nove pieno.
"Kiseijuu: Sei no Kakuritsu", o in inglese "Parasyte", è un anime di ventiquattro episodi, concluso nella stagione invernale 2015. Una buona opera, che certamente fa la sua bella figura tra le varie serie uscite in quest'ultimo periodo, tutte di notevole successo (o quasi).
Il genere è quello di azione, fantascienza, drammatico, horror e psicologico, senza dimenticare una buona dose di splatter, che riempie l'anime di sangue. Sarò alquanto macabro, ma alle volte ci vuole proprio. Soprattutto dopo le furiose censure viste negli ultimi tempi.
Insomma, "Kiseijuu" riesce ad appassionare e a mantenere lo spettatore sulle corde per tutta la durata della serie. Ma, forse, quello che è riuscito veramente a colpire è lo studio psicologico e le riflessioni che stanno dietro la vicenda principale. Preso così, come semplice vicenda d'azione, non è brutto; tuttavia acquista splendore nell'analisi degli oscuri movimenti dell'animo che agiscono sotto di questa.
Prima di descrivere l'opera in sé, dunque, approfondiamo la nostra conoscenza della trama, e vediamo come ha inizio il tutto. Beh, per quanto riguarda quest'ultima cosa, possiamo dire che le disavventure di Shinichi Izumi, il protagonista, prendono luogo in una notte spensierata. Tutto è quieto e tranquillo, e nessuno si immagina gli incredibili sconvolgimenti che stanno avvenendo sulla Terra. Una sorta di vermicello alieno entra nella camera del ragazzo e, silenziosamente, si infila su per il braccio di Shinichi. L'intento, molto probabilmente, è quello di risalire fino al cervello, ma qualcosa va storto. Il ragazzo si sveglia e, con le cuffie del lettore mp3, riesce a bloccare la corsa del piccolo esserino. Fine. Almeno per il momento non sembrano esserci riscontri di qualche intossicazione o strani poteri. Almeno per il momento.
Perché ben presto il nostro Shinichi scoprirà con rammarico di non possedere più un semplice braccio destro, ma una sorta di creatura aliena, che riesce ad assumere una forma assai variabile. L'organismo, che verrà chiamato Migi (Destro, vista la sua collocazione) è una sorta di parassita, che prende possesso del corpo umano e, così facendo, ne assume il pieno controllo. Non è l'unico e, come si scoprirà di lì a poco, l'intero Giappone sembra essere disseminato di queste strane creature.
Forse Migi avrà fallito nel suo intento, ma altri ce l'hanno fatta, e ora vagano per la Terra mangiando altri esseri umani.
Nonostante quest'inizio quasi apocalittico, che sembra prefigurare qualche sorta di invasione aliena, in realtà la storia non prenderà mai questa strada (per fortuna). Anzi, si aprirà un tema ancora più spinoso: ovvero la coabitazione tra umani e Parassiti. Questi ultimi uccidono umani, in quanto cacciatori, ma, poiché si tratta di uomini, vengono visti come assassini. Lo stesso Shinichi dovrà fare i conti con il cinismo di Migi e con la sua incredibile razionalità. Un'intelligenza superiore, priva però di qualsiasi sentimento.
Perché mangiano gli umani? La domanda, per loro, è alquanto inutile, poiché allora ci dovremmo chiedere anche il motivo per cui un serpente caccia piccoli roditori, o come mai il leone va alla costante ricerca di gazzelle. È la natura, ma questa sembra andar contro la razza umana.
Al di là di queste importanti tematiche esistenziali, non posso che ammirare l'incredibile capacità di esaltare la psicologia dei vari personaggi. Non solo degli umani, ma anche dei vari Parassiti. Tra tutti, ovviamente, Shinichi è quello che dovrà fare maggiormente i conti con importanti sommovimenti interni, poiché, di fatto, non è più del tutto umano, ma neanche completamente mostro (per certi versi mi ricorda Kaneki in "Tokyo Ghoul"). Molto interessante anche il rapporto tra Shinichi e la bella Satomi Murano, oppure lo strano comportamento di Kana. Forse quel tocco di sentimentalismo in più rende ancora migliore la vicenda, dandogli un po' di "umanità" in più.
La grafica è piuttosto particolare, con colori alquanto opachi e toni non troppo vivaci. Anche i personaggi mostrano disegni originali, che, comunque, non sfigurano. Le musiche sono incredibilmente belle, e iniziano con un'opening mozzafiato. Non dimentichiamoci però l'OST da brividi, che trasforma i vari combattimenti in scontri da capogiro.
Il doppiaggio è ben fatto e non posso che essere contento per l'utilizzo di due delle mie doppiatrici preferite: la fantastica Miyuki Sawashiro, nel ruolo di Kana, e Kana Hanazawa per Murano.
Elogio finale alla regia, che mostra tutta l'importanza del suo ruolo nella realizzazione di un buon anime.
Ma allora cosa manca per arrivare alla perfezione? Essenzialmente il finale. L'apice di "Kiseijuu" lo si raggiunge, a mio avviso, nella seconda metà della serie. Dopo di questo la situazione tende a calare sensibilmente. Non che sia brutta, preciso, ma comunque inferiore alle aspettative.
E dunque eccolo qui l'unico difetto, seppur piccolo, per una serie che mi ha entusiasmato in maniera esemplare. Dialoghi interessanti e ragionamenti intriganti... anche se quel tocco di ambientalismo finale non mi è proprio piaciuto (pazienza).
Concludo citando il mio personaggio preferito: Ryoko Tamiya, una Parassita incredibilmente intelligente, che riesce a commuovere, sorprendere ed emozionare. È lei, a mio avviso, la stella di questa serie.
Voto finale: 8 più
Il genere è quello di azione, fantascienza, drammatico, horror e psicologico, senza dimenticare una buona dose di splatter, che riempie l'anime di sangue. Sarò alquanto macabro, ma alle volte ci vuole proprio. Soprattutto dopo le furiose censure viste negli ultimi tempi.
Insomma, "Kiseijuu" riesce ad appassionare e a mantenere lo spettatore sulle corde per tutta la durata della serie. Ma, forse, quello che è riuscito veramente a colpire è lo studio psicologico e le riflessioni che stanno dietro la vicenda principale. Preso così, come semplice vicenda d'azione, non è brutto; tuttavia acquista splendore nell'analisi degli oscuri movimenti dell'animo che agiscono sotto di questa.
Prima di descrivere l'opera in sé, dunque, approfondiamo la nostra conoscenza della trama, e vediamo come ha inizio il tutto. Beh, per quanto riguarda quest'ultima cosa, possiamo dire che le disavventure di Shinichi Izumi, il protagonista, prendono luogo in una notte spensierata. Tutto è quieto e tranquillo, e nessuno si immagina gli incredibili sconvolgimenti che stanno avvenendo sulla Terra. Una sorta di vermicello alieno entra nella camera del ragazzo e, silenziosamente, si infila su per il braccio di Shinichi. L'intento, molto probabilmente, è quello di risalire fino al cervello, ma qualcosa va storto. Il ragazzo si sveglia e, con le cuffie del lettore mp3, riesce a bloccare la corsa del piccolo esserino. Fine. Almeno per il momento non sembrano esserci riscontri di qualche intossicazione o strani poteri. Almeno per il momento.
Perché ben presto il nostro Shinichi scoprirà con rammarico di non possedere più un semplice braccio destro, ma una sorta di creatura aliena, che riesce ad assumere una forma assai variabile. L'organismo, che verrà chiamato Migi (Destro, vista la sua collocazione) è una sorta di parassita, che prende possesso del corpo umano e, così facendo, ne assume il pieno controllo. Non è l'unico e, come si scoprirà di lì a poco, l'intero Giappone sembra essere disseminato di queste strane creature.
Forse Migi avrà fallito nel suo intento, ma altri ce l'hanno fatta, e ora vagano per la Terra mangiando altri esseri umani.
Nonostante quest'inizio quasi apocalittico, che sembra prefigurare qualche sorta di invasione aliena, in realtà la storia non prenderà mai questa strada (per fortuna). Anzi, si aprirà un tema ancora più spinoso: ovvero la coabitazione tra umani e Parassiti. Questi ultimi uccidono umani, in quanto cacciatori, ma, poiché si tratta di uomini, vengono visti come assassini. Lo stesso Shinichi dovrà fare i conti con il cinismo di Migi e con la sua incredibile razionalità. Un'intelligenza superiore, priva però di qualsiasi sentimento.
Perché mangiano gli umani? La domanda, per loro, è alquanto inutile, poiché allora ci dovremmo chiedere anche il motivo per cui un serpente caccia piccoli roditori, o come mai il leone va alla costante ricerca di gazzelle. È la natura, ma questa sembra andar contro la razza umana.
Al di là di queste importanti tematiche esistenziali, non posso che ammirare l'incredibile capacità di esaltare la psicologia dei vari personaggi. Non solo degli umani, ma anche dei vari Parassiti. Tra tutti, ovviamente, Shinichi è quello che dovrà fare maggiormente i conti con importanti sommovimenti interni, poiché, di fatto, non è più del tutto umano, ma neanche completamente mostro (per certi versi mi ricorda Kaneki in "Tokyo Ghoul"). Molto interessante anche il rapporto tra Shinichi e la bella Satomi Murano, oppure lo strano comportamento di Kana. Forse quel tocco di sentimentalismo in più rende ancora migliore la vicenda, dandogli un po' di "umanità" in più.
La grafica è piuttosto particolare, con colori alquanto opachi e toni non troppo vivaci. Anche i personaggi mostrano disegni originali, che, comunque, non sfigurano. Le musiche sono incredibilmente belle, e iniziano con un'opening mozzafiato. Non dimentichiamoci però l'OST da brividi, che trasforma i vari combattimenti in scontri da capogiro.
Il doppiaggio è ben fatto e non posso che essere contento per l'utilizzo di due delle mie doppiatrici preferite: la fantastica Miyuki Sawashiro, nel ruolo di Kana, e Kana Hanazawa per Murano.
Elogio finale alla regia, che mostra tutta l'importanza del suo ruolo nella realizzazione di un buon anime.
Ma allora cosa manca per arrivare alla perfezione? Essenzialmente il finale. L'apice di "Kiseijuu" lo si raggiunge, a mio avviso, nella seconda metà della serie. Dopo di questo la situazione tende a calare sensibilmente. Non che sia brutta, preciso, ma comunque inferiore alle aspettative.
E dunque eccolo qui l'unico difetto, seppur piccolo, per una serie che mi ha entusiasmato in maniera esemplare. Dialoghi interessanti e ragionamenti intriganti... anche se quel tocco di ambientalismo finale non mi è proprio piaciuto (pazienza).
Concludo citando il mio personaggio preferito: Ryoko Tamiya, una Parassita incredibilmente intelligente, che riesce a commuovere, sorprendere ed emozionare. È lei, a mio avviso, la stella di questa serie.
Voto finale: 8 più
"L'ospite indesiderato" giunge in Italia nel 1998, decisamente tanto tempo fa, e fu inizialmente pubblicato dalla Phoenix. Per me fu amore a prima vista, sfortunatamente la serializzazione fu estremamente lenta, con tre volumetti in quasi due anni, prima che Phoenix chiudesse i battenti. Ci vollero altri due anni prima che Magic Press arrivasse in mio aiuto: l'inizio è promettente, ma Magic Press a sua volta fallisce e nel 2004, dopo otto volumetti, "L'ospite indesiderato" finisce nuovamente tra i manga sospesi e, questa volta, sembra non vi siano speranze di rivederlo nel nostro Paese. "Kiseiju" di Hitoshi Iwaaki viene bollato come indesiderato in Italia e tale rimane fino al 2014, quando Goen lo annuncia e lo inizia a pubblicare dal suo primo numero. Goen a sua volta ha vissuto e vive momenti difficili, pertanto non vorrei che la storia si ripetesse, tuttavia la situazione per "Kiseiju" in Italia è cambiata, grazie a questa serie TV. Oggi posso dire con certezza che "Kiseiju", Goen o meno, verrà prima o poi pubblicato per intero in Italia, perché la serie TV è fatta bene e ha avuto un gran successo, che ha creato una buona base di appassionati in Italia.
La trama racconta le vicende di un ragazzo infettato da un parassita alieno, ma che al contrario di altri ha la scaltrezza e la fortuna di limitare il suo influsso alla mano destra. Per altri il destino è ben peggiore: arrivato al cervello il parassita uccide l'ospite e ne prende il possesso. Nascono così dei mostri con la testa mutante che amano nutrirsi degli umani. Nonostante si potrebbe pensare il contrario, sono anche estremamente intelligenti. Dopo qualche strage che scuote l'opinione pubblica, capiscono infatti che devono agire con attenzione, imparano a parlare e a mimetizzarsi tra la popolazione. Per Shinichi la situazione è estremamente diversa: il parassita ha bisogno di lui per poter sopravvivere e diventa una sua estensione, limitando il suo influsso alla mano destra e dando vita a una singolare simbiosi. Pure la sua mano mutante impara a parlare, studia la società e inizia a interagire con il ragazzo, che lo chiamerà Migi, tuttavia il suo modo di vedere il mondo è decisamente diverso da quello umano, in un modo che preoccupa profondamente Shinichi.
Nel mentre la situazione del protagonista non solo crea ovvie difficoltà con le persone care, ma gli stessi parassiti lo notano e lo vedono come una potenziale minaccia perché incompleto. I guai tuttavia sono solo all'inizio, le cose non possono che peggiorare e non solo per lui, ma per l'intera umanità.
Il primo impatto con la serie TV non è stato per il sottoscritto così positivo: il character design è più pulito e moderno del manga, cosa che non è di suo un male, il problema è che perde un po' dell'ambientazione cupa e horror che si respirava nella versione cartacea. Lo stesso Migi è più "carino" e i mutanti meno sgradevoli alla vista. Abituatomi, comunque, devo ammettere che il lavoro di riammodernamento è ben fatto. Il ritmo di narrazione è dosato con cura, vi sono momenti di introspezione, altri di azione, ma a rendere davvero interessante la serie TV è soprattutto la sceneggiatura, che segue le buone basi preparate dal manga. La visione continua in modo piuttosto appassionante, senza che vi siano episodi veramente deboli. Viene dedicato molto spazio alla crescita psicologica del protagonista e allo strano rapporto che ha con Migi, con gli episodi sempre meno "indesiderato". C'è qualche buco, ad onor del vero, e scusate questi due piccoli spoiler: non capisco per quale motivo nessuno si accorga che ha perso la madre o perché non usi la tragedia come scusa con le persone care per giustificare il suo cambiamento. Ancora, quando lo studiano per capire se è umano e mutante, non capisco come nessuno si ponga domande sulla natura della enorme cicatrice che porta. Più interessante è invece l'epilogo, in grado di proporre riflessioni profonde e interessanti, mentre invece è deludente a livello d'azione lo scontro finale.
Meritano una menzione almeno un paio di personaggi secondari, creati intelligentemente e dotati di una personalità piuttosto magnetica, e le macchinazioni dei mutanti e le contro-reazioni della società umana. Non mancano ampi spargimenti di sangue, morti di personaggi a cui vi sarete affezionali, momenti di vendetta, rabbia, frustrazione e disperazione.
A completare il tutto vi è un bel supporto sonoro, di cui apprezzo in particolare l'opening, che si adatta piuttosto bene ai miei gusti musicali.
La serie, pur non priva di difetti, è un prodotto solido e molto godibile, realizzato con buona cura. Consigliato.
La trama racconta le vicende di un ragazzo infettato da un parassita alieno, ma che al contrario di altri ha la scaltrezza e la fortuna di limitare il suo influsso alla mano destra. Per altri il destino è ben peggiore: arrivato al cervello il parassita uccide l'ospite e ne prende il possesso. Nascono così dei mostri con la testa mutante che amano nutrirsi degli umani. Nonostante si potrebbe pensare il contrario, sono anche estremamente intelligenti. Dopo qualche strage che scuote l'opinione pubblica, capiscono infatti che devono agire con attenzione, imparano a parlare e a mimetizzarsi tra la popolazione. Per Shinichi la situazione è estremamente diversa: il parassita ha bisogno di lui per poter sopravvivere e diventa una sua estensione, limitando il suo influsso alla mano destra e dando vita a una singolare simbiosi. Pure la sua mano mutante impara a parlare, studia la società e inizia a interagire con il ragazzo, che lo chiamerà Migi, tuttavia il suo modo di vedere il mondo è decisamente diverso da quello umano, in un modo che preoccupa profondamente Shinichi.
Nel mentre la situazione del protagonista non solo crea ovvie difficoltà con le persone care, ma gli stessi parassiti lo notano e lo vedono come una potenziale minaccia perché incompleto. I guai tuttavia sono solo all'inizio, le cose non possono che peggiorare e non solo per lui, ma per l'intera umanità.
Il primo impatto con la serie TV non è stato per il sottoscritto così positivo: il character design è più pulito e moderno del manga, cosa che non è di suo un male, il problema è che perde un po' dell'ambientazione cupa e horror che si respirava nella versione cartacea. Lo stesso Migi è più "carino" e i mutanti meno sgradevoli alla vista. Abituatomi, comunque, devo ammettere che il lavoro di riammodernamento è ben fatto. Il ritmo di narrazione è dosato con cura, vi sono momenti di introspezione, altri di azione, ma a rendere davvero interessante la serie TV è soprattutto la sceneggiatura, che segue le buone basi preparate dal manga. La visione continua in modo piuttosto appassionante, senza che vi siano episodi veramente deboli. Viene dedicato molto spazio alla crescita psicologica del protagonista e allo strano rapporto che ha con Migi, con gli episodi sempre meno "indesiderato". C'è qualche buco, ad onor del vero, e scusate questi due piccoli spoiler: non capisco per quale motivo nessuno si accorga che ha perso la madre o perché non usi la tragedia come scusa con le persone care per giustificare il suo cambiamento. Ancora, quando lo studiano per capire se è umano e mutante, non capisco come nessuno si ponga domande sulla natura della enorme cicatrice che porta. Più interessante è invece l'epilogo, in grado di proporre riflessioni profonde e interessanti, mentre invece è deludente a livello d'azione lo scontro finale.
Meritano una menzione almeno un paio di personaggi secondari, creati intelligentemente e dotati di una personalità piuttosto magnetica, e le macchinazioni dei mutanti e le contro-reazioni della società umana. Non mancano ampi spargimenti di sangue, morti di personaggi a cui vi sarete affezionali, momenti di vendetta, rabbia, frustrazione e disperazione.
A completare il tutto vi è un bel supporto sonoro, di cui apprezzo in particolare l'opening, che si adatta piuttosto bene ai miei gusti musicali.
La serie, pur non priva di difetti, è un prodotto solido e molto godibile, realizzato con buona cura. Consigliato.
Un anime completo, direi. Completo poiché riesce a mettere insieme varie componenti: un po' di azione, un po' di fantascienza, un po' di dramma, un po' di horror, un po' di splatter, un po' di sentimento. La presenza di una parte sentimentale, inserita in un contesto ben più ampio, non trascende mai in un contenuto ecchi o erotico, e persino in un momento di intimità riesce ad essere dolce: qualche scena con una intuizione e in cui ci si sofferma, proprio per indirizzare lo spettatore, su un paio di mani intrecciate.
Al di là di questi aspetti, peraltro tutti ben riusciti, è la parte psicologica che è stata davvero ben costruita e che rappresenta il punto di forza dell'opera. In particolare sono affascinanti, almeno per me, le prime puntate, dove scopro quasi scena per scena il modo di pensare di Migi e di tutta la sua razza. Dopo aver conosciuto questa nuova razza, si affronta in ordine sparso: la caratterizzazione dei parassiti, così razionale e funzionale, il caso "strano" di Migi e di Shinichi, il comportamento e la psicologia di Shinichi (catapultato in questa strana situazione di mezzo) con i fatti scolastici e gli avvenimenti che interessano le persone a lui care, il comportamento (da entrambi i punti di vista di umani e parassiti) degli umani così vari (dalla vecchina all'investigatore, al commissario, ad A, ai bulli, alla prof...). Questi temi portano lo spettatore a calarsi in due differenti modi di vedere, a comprendere le diverse necessità incompatibili (qui penso a "Tokyo Ghoul") e, obbligatoriamente, a vedere ogni volta la puntata successiva.
Mi sono fermato qualche volta per rivedere qualche scena in modo da comprendere meglio il senso. In particolare (spero sia possibile) riporto un estratto riguardo a questo aspetto psicologico che mi ha spinto a rivedere la scena; siamo alla (mi pare) diciassettesima puntata. Qui Ryoko Tamiya incontra Satomi e in un brevissimo scambio di battute dice: "Ti invidio". A chi era destinata quella battuta? Quella sola battuta poteva essere destinata proprio a Satomi, come invidia per la capacità di provare sentimenti, poteva essere rivolta, per indiretta persona, a Shinichi, come invidia per avere qualcuno che lo cerca e o desidera; tale scena farà da introduzione alle successive scelte di Tamiya.
Oltre a queste tipologie, fosse possibile classificare un anime anche come "ecologista", questo sarebbe in cima alla lista. Il messaggio lanciato relativo al concetto di sostenibilità ambientale, al concetto di rispetto della vita, al concetto di "questo pianeta è di tutti gli esseri viventi" lo potrebbe rendere un anime modello per portare alla riflessione su alcuni temi su cui si dibatte, ahimè, con risultati ancora rivedibili, da ormai qualche decennio. Esemplare è, a proposito, il confronto fra gli assassini dei parassiti e quelli degli umani.
L'aspetto musicale è discreto, sempre valido, ma rispetto al resto leggermente sotto la media.
L'aspetto grafico è molto ben rifinito. Ho notato in questo anime, diversamente da vari altri, una maggiore orientalizzazione dei personaggi: mi pare che qui i personaggi abbiano lineamenti più spiccatamente giapponesi rispetto ad altre opere n cui i contorni dei visi prendono lineamenti più generici.
Consigliatissimo. Voto: 10
Al di là di questi aspetti, peraltro tutti ben riusciti, è la parte psicologica che è stata davvero ben costruita e che rappresenta il punto di forza dell'opera. In particolare sono affascinanti, almeno per me, le prime puntate, dove scopro quasi scena per scena il modo di pensare di Migi e di tutta la sua razza. Dopo aver conosciuto questa nuova razza, si affronta in ordine sparso: la caratterizzazione dei parassiti, così razionale e funzionale, il caso "strano" di Migi e di Shinichi, il comportamento e la psicologia di Shinichi (catapultato in questa strana situazione di mezzo) con i fatti scolastici e gli avvenimenti che interessano le persone a lui care, il comportamento (da entrambi i punti di vista di umani e parassiti) degli umani così vari (dalla vecchina all'investigatore, al commissario, ad A, ai bulli, alla prof...). Questi temi portano lo spettatore a calarsi in due differenti modi di vedere, a comprendere le diverse necessità incompatibili (qui penso a "Tokyo Ghoul") e, obbligatoriamente, a vedere ogni volta la puntata successiva.
Mi sono fermato qualche volta per rivedere qualche scena in modo da comprendere meglio il senso. In particolare (spero sia possibile) riporto un estratto riguardo a questo aspetto psicologico che mi ha spinto a rivedere la scena; siamo alla (mi pare) diciassettesima puntata. Qui Ryoko Tamiya incontra Satomi e in un brevissimo scambio di battute dice: "Ti invidio". A chi era destinata quella battuta? Quella sola battuta poteva essere destinata proprio a Satomi, come invidia per la capacità di provare sentimenti, poteva essere rivolta, per indiretta persona, a Shinichi, come invidia per avere qualcuno che lo cerca e o desidera; tale scena farà da introduzione alle successive scelte di Tamiya.
Oltre a queste tipologie, fosse possibile classificare un anime anche come "ecologista", questo sarebbe in cima alla lista. Il messaggio lanciato relativo al concetto di sostenibilità ambientale, al concetto di rispetto della vita, al concetto di "questo pianeta è di tutti gli esseri viventi" lo potrebbe rendere un anime modello per portare alla riflessione su alcuni temi su cui si dibatte, ahimè, con risultati ancora rivedibili, da ormai qualche decennio. Esemplare è, a proposito, il confronto fra gli assassini dei parassiti e quelli degli umani.
L'aspetto musicale è discreto, sempre valido, ma rispetto al resto leggermente sotto la media.
L'aspetto grafico è molto ben rifinito. Ho notato in questo anime, diversamente da vari altri, una maggiore orientalizzazione dei personaggi: mi pare che qui i personaggi abbiano lineamenti più spiccatamente giapponesi rispetto ad altre opere n cui i contorni dei visi prendono lineamenti più generici.
Consigliatissimo. Voto: 10
"Kiseiju - L'ospite indesiderato" è una serie composta da ventiquattro episodi di durata canonica, tratta dall'omonimo manga di Hitoshi Iwaaki.
Un giorno sulla Terra arriva un parassita che per sopravvivere è costretto a occupare il corpo di un altro essere vivente, impadronendosi del cervello. L'origine di questo parassita, alieno o come lo si voglia chiamare, è sconosciuta. Shinichi è un ragazzo normale quando viene attaccato nel sonno da uno di questi esseri che, passando attraverso la sua mano destra, cerca di farsi strada sino alla testa per prenderne il controllo; fortunatamente il giovane è più reattivo del previsto e, accortosi del pericolo, si lega la parte superiore del braccio con un laccio che trova fortunatamente nella sua camera, impedendo al parassita di raggiungere l'obbiettivo prefissato. Colto alla sprovvista, l'essere si vede costretto a prendere il controllo del braccio, lasciando quindi intatta l'identità e la coscienza del ragazzo. Costretti da questa condizione, i due dovranno imparare a convivere all'interno di un solo corpo, e Shinichi, essendo l'unico essere umano a conoscenza dei parassiti, si sentirà costretto a intervenire prima che l'umanità intera venga annientata.
Evito di dilungarmi ulteriormente sulla trama, al fine di evitare spoiler e diventare troppo prolisso, anche se di cose da raccontare ce ne sarebbero molte. La storia è sicuramente originale e avvincente, riesce a coinvolgere lo spettatore sin dalle prime puntate e ha il pregio di essere difficilmente prevedibile. La trama procede in modo fluido, senza intoppi e senza forzature di alcun tipo; il ritmo varia a seconda della situazione, ma per la maggior parte del tempo è molto alto, e le puntate scorrono inesorabilmente una dietro l'altra senza stancare mai. I personaggi sono caratterizzati ottimamente, dal primo all'ultimo, e sono senza dubbio il punto forte di quest'anime; per ognuno dei protagonisti viene fatta un'accurata e soddisfacente analisi psicologica e ci viene mostrata, soprattutto da parte di Shinichi, una notevole evoluzione. Migi (così verrà chiamato il simpatico parassita che abiterà il corpo del protagonista) è sicuramente quello che fra tutti spicca maggiormente, a tal punto da riuscire a sostenere da solo l'intera serie, e questo risulta evidente soprattutto nelle puntate in cui assume un ruolo "secondario". Anche i rapporti fra i vari personaggi sono gestiti ottimamente e subiscono una notevole evoluzione nel corso delle puntate.
Tecnicamente è stato svolto un lavoro di ottima qualità. Bello il design dei personaggi, così come le ambientazioni, varie e sufficientemente dettagliate; i combattimenti, avvincenti e mai scontati, sono stati realizzati altrettanto bene. Il comparto sonoro è ancora meglio di quello grafico e ci regala in primis un'ottima opening, molto energica e che è riuscita a farsi ascoltare dal sottoscritto ben ventiquattro volte di fila, cosa che non era mai capitata prima; le OST sono ottime e riescono sempre a creare l'atmosfera desiderata; semplicemente perfetto il doppiaggio.
"Kiseiju - L'ospite indesiderato" non si limita tuttavia a presentare una storia avvincente e ricolma d'azione, ma si sforza anche di lanciare un messaggio, un interrogativo che non può essere ignorato: è giusto sacrificare la vita delle altre specie in favore di quella umana? Con quale diritto il genere umano si impone da padrone "dominando" il pianeta? I parassiti sono esseri che per natura mettono la sicurezza della propria vita davanti a tutto e sarebbero in grado di annientare chiunque pur di preservare sé stessi. L'uomo è poi così diverso?
Le riflessioni che sorgono spontanee dopo la visione di quest'opera sono molte, troppe da analizzare; quello che è certo è che nel finale la serie critica pesantemente l'operato e l'impatto che l'uomo ha avuto e sta avendo tuttora sul pianeta, sottolineandone però solamente gli aspetti negativi. Col termine "ospite indesiderato" l'autore si starà riferendo al parassita o all'uomo? A voi la risposta, per il resto "Kiseiju" è un vero capolavoro dell'animazione, profondo e coinvolgente, di cui consiglio vivamente la visione.
Un giorno sulla Terra arriva un parassita che per sopravvivere è costretto a occupare il corpo di un altro essere vivente, impadronendosi del cervello. L'origine di questo parassita, alieno o come lo si voglia chiamare, è sconosciuta. Shinichi è un ragazzo normale quando viene attaccato nel sonno da uno di questi esseri che, passando attraverso la sua mano destra, cerca di farsi strada sino alla testa per prenderne il controllo; fortunatamente il giovane è più reattivo del previsto e, accortosi del pericolo, si lega la parte superiore del braccio con un laccio che trova fortunatamente nella sua camera, impedendo al parassita di raggiungere l'obbiettivo prefissato. Colto alla sprovvista, l'essere si vede costretto a prendere il controllo del braccio, lasciando quindi intatta l'identità e la coscienza del ragazzo. Costretti da questa condizione, i due dovranno imparare a convivere all'interno di un solo corpo, e Shinichi, essendo l'unico essere umano a conoscenza dei parassiti, si sentirà costretto a intervenire prima che l'umanità intera venga annientata.
Evito di dilungarmi ulteriormente sulla trama, al fine di evitare spoiler e diventare troppo prolisso, anche se di cose da raccontare ce ne sarebbero molte. La storia è sicuramente originale e avvincente, riesce a coinvolgere lo spettatore sin dalle prime puntate e ha il pregio di essere difficilmente prevedibile. La trama procede in modo fluido, senza intoppi e senza forzature di alcun tipo; il ritmo varia a seconda della situazione, ma per la maggior parte del tempo è molto alto, e le puntate scorrono inesorabilmente una dietro l'altra senza stancare mai. I personaggi sono caratterizzati ottimamente, dal primo all'ultimo, e sono senza dubbio il punto forte di quest'anime; per ognuno dei protagonisti viene fatta un'accurata e soddisfacente analisi psicologica e ci viene mostrata, soprattutto da parte di Shinichi, una notevole evoluzione. Migi (così verrà chiamato il simpatico parassita che abiterà il corpo del protagonista) è sicuramente quello che fra tutti spicca maggiormente, a tal punto da riuscire a sostenere da solo l'intera serie, e questo risulta evidente soprattutto nelle puntate in cui assume un ruolo "secondario". Anche i rapporti fra i vari personaggi sono gestiti ottimamente e subiscono una notevole evoluzione nel corso delle puntate.
Tecnicamente è stato svolto un lavoro di ottima qualità. Bello il design dei personaggi, così come le ambientazioni, varie e sufficientemente dettagliate; i combattimenti, avvincenti e mai scontati, sono stati realizzati altrettanto bene. Il comparto sonoro è ancora meglio di quello grafico e ci regala in primis un'ottima opening, molto energica e che è riuscita a farsi ascoltare dal sottoscritto ben ventiquattro volte di fila, cosa che non era mai capitata prima; le OST sono ottime e riescono sempre a creare l'atmosfera desiderata; semplicemente perfetto il doppiaggio.
"Kiseiju - L'ospite indesiderato" non si limita tuttavia a presentare una storia avvincente e ricolma d'azione, ma si sforza anche di lanciare un messaggio, un interrogativo che non può essere ignorato: è giusto sacrificare la vita delle altre specie in favore di quella umana? Con quale diritto il genere umano si impone da padrone "dominando" il pianeta? I parassiti sono esseri che per natura mettono la sicurezza della propria vita davanti a tutto e sarebbero in grado di annientare chiunque pur di preservare sé stessi. L'uomo è poi così diverso?
Le riflessioni che sorgono spontanee dopo la visione di quest'opera sono molte, troppe da analizzare; quello che è certo è che nel finale la serie critica pesantemente l'operato e l'impatto che l'uomo ha avuto e sta avendo tuttora sul pianeta, sottolineandone però solamente gli aspetti negativi. Col termine "ospite indesiderato" l'autore si starà riferendo al parassita o all'uomo? A voi la risposta, per il resto "Kiseiju" è un vero capolavoro dell'animazione, profondo e coinvolgente, di cui consiglio vivamente la visione.
Non conoscevo la storia di questo titolo, per cui sono rimasto molto sorpreso nel venire a conoscenza del fatto che l'anime è stato realizzato ben ventiquattro anni dopo l'uscita del manga; così, col senno di poi, ho dovuto rivedere molte delle impressioni che avevo raccolto durante la visione dei ventiquattro episodi che lo compongono e che riguardavano, fondamentalmente, l'originalità dei momenti introspettivi che si susseguono nel corso della serie.
In realtà non credo che le critiche che avrei mosso avrebbero avuto grande importanza in sede di valutazione; ma indubbiamente l'esser riuscito a collocare con esattezza la data di nascita di questa storia mi libera dal triste fardello di dover muovere degli appunti a un anime che, per il resto, m'era piaciuto tantissimo.
Partiamo con il trailer dell'opera. La Terra viene invasa da una nuova forma di parassiti di origine ignota. Questi parassiti attaccano l'uomo insinuandosi nelle sue carni e mirando dritti al cervello; se riescono a raggiungerlo uccidono la persona e prendono il controllo del suo corpo che, dietro un'apparente normalità, può essere deformato fino a diventare una vera e propria macchina da guerra con braccia estensibili e una falce alle estremità delle stesse. Per nutrirsi, poi, queste creature praticheranno il cannibalismo facendo stragi di esseri umani. C'è però anche la possibilità che essi non riescano a raggiungere il cervello della vittima; in questo caso il parassita alloggerà in una diversa parte del corpo e dovrà convivere con la persona ospitante. Ed è proprio ciò che accade al nostro Shinichi che, essendo riuscito a bloccare l'avanzata del parassita grazie a un filo per le cuffie, lo vedrà impiantarsi nel suo braccio destro. Comincerà così l'improbabile convivenza fra i due e su questa si articolerà il resto della storia.
Azione, splatter, romanticismo sono tutti elementi che permeano questo anime; ma la parte davvero rilevante è quella psicologica: da un lato, infatti, Shinichi sarà spesso impegnato a razionalizzare la presenza di una creatura pensante nel suo braccio, cercando di volta in volta di capire quanta parte di sé è ancora umana e quanta parte è stata invece condizionata dall'invasore; dall'altro egli progressivamente finirà per cambiare la sua visione del mondo e dell'uomo in generale sulla base degli spunti forniti dalle situazioni che si troverà ad affrontare e dalle persone che incontrerà.
Altra parola chiave per interpretare questo anime è "evoluzione": la psicologia dei personaggi (umani e non) è in continuo cambiamento lungo un percorso di crescita che li porterà ad acquisire personalità molto diverse da quelle che avevano inizialmente. Ma non è solo la psicologia dei personaggi ad evolversi, ma anche quello dello spettatore che viene spinto verso valutazioni e giudizi via via sempre diversi. E ad evolversi sono anche i rapporti fra i vari personaggi, in particolar modo quello tra Shinichi e Migi, il parassita che vive nel suo braccio: all'inizio dominano la freddezza e la diffidenza; poi esse cederanno il passo all'amicizia ed alla collaborazione.
La morale di questo anime è molto pessimista: la conclusione a cui si giunge è che l'ospite indesiderato di cui parla il titolo non è il parassita ma l'uomo stesso. E' una tesi molto forte e con basi molto solide, ma forse un tantino esagerata, in quanto non tiene conto di numerosi aspetti positivi dell'animo umano che pure vengono menzionati, per poi essere ignorati nel momento di tirare le somme.
Una nota di merito va assegnato anche al tratto grafico dato ai vari personaggi: in particolar modo mi è piaciuta molto la fisionomia di Murano, che viene vista non come una ragazza dalla bellezza devastante, ma dotata di un aspetto che attira per la dolcezza e la semplicità delle sue espressioni.
Per quanto riguarda la colonna sonora, ottime sia l'opening theme che l'ending theme: i motivi si fanno ascoltare e apprezzare.
In definitiva, la mia valutazione è più che buona. Non gli assegno un punto in più solo perché alcune fasi risultano lunghe e tediose; ma questo "Kiseiju" è un signor anime, che merita ampiamente il successo di pubblico che ha ottenuto e che consiglio vivamente a tutti quelli che ancora non l'hanno visto.
In realtà non credo che le critiche che avrei mosso avrebbero avuto grande importanza in sede di valutazione; ma indubbiamente l'esser riuscito a collocare con esattezza la data di nascita di questa storia mi libera dal triste fardello di dover muovere degli appunti a un anime che, per il resto, m'era piaciuto tantissimo.
Partiamo con il trailer dell'opera. La Terra viene invasa da una nuova forma di parassiti di origine ignota. Questi parassiti attaccano l'uomo insinuandosi nelle sue carni e mirando dritti al cervello; se riescono a raggiungerlo uccidono la persona e prendono il controllo del suo corpo che, dietro un'apparente normalità, può essere deformato fino a diventare una vera e propria macchina da guerra con braccia estensibili e una falce alle estremità delle stesse. Per nutrirsi, poi, queste creature praticheranno il cannibalismo facendo stragi di esseri umani. C'è però anche la possibilità che essi non riescano a raggiungere il cervello della vittima; in questo caso il parassita alloggerà in una diversa parte del corpo e dovrà convivere con la persona ospitante. Ed è proprio ciò che accade al nostro Shinichi che, essendo riuscito a bloccare l'avanzata del parassita grazie a un filo per le cuffie, lo vedrà impiantarsi nel suo braccio destro. Comincerà così l'improbabile convivenza fra i due e su questa si articolerà il resto della storia.
Azione, splatter, romanticismo sono tutti elementi che permeano questo anime; ma la parte davvero rilevante è quella psicologica: da un lato, infatti, Shinichi sarà spesso impegnato a razionalizzare la presenza di una creatura pensante nel suo braccio, cercando di volta in volta di capire quanta parte di sé è ancora umana e quanta parte è stata invece condizionata dall'invasore; dall'altro egli progressivamente finirà per cambiare la sua visione del mondo e dell'uomo in generale sulla base degli spunti forniti dalle situazioni che si troverà ad affrontare e dalle persone che incontrerà.
Altra parola chiave per interpretare questo anime è "evoluzione": la psicologia dei personaggi (umani e non) è in continuo cambiamento lungo un percorso di crescita che li porterà ad acquisire personalità molto diverse da quelle che avevano inizialmente. Ma non è solo la psicologia dei personaggi ad evolversi, ma anche quello dello spettatore che viene spinto verso valutazioni e giudizi via via sempre diversi. E ad evolversi sono anche i rapporti fra i vari personaggi, in particolar modo quello tra Shinichi e Migi, il parassita che vive nel suo braccio: all'inizio dominano la freddezza e la diffidenza; poi esse cederanno il passo all'amicizia ed alla collaborazione.
La morale di questo anime è molto pessimista: la conclusione a cui si giunge è che l'ospite indesiderato di cui parla il titolo non è il parassita ma l'uomo stesso. E' una tesi molto forte e con basi molto solide, ma forse un tantino esagerata, in quanto non tiene conto di numerosi aspetti positivi dell'animo umano che pure vengono menzionati, per poi essere ignorati nel momento di tirare le somme.
Una nota di merito va assegnato anche al tratto grafico dato ai vari personaggi: in particolar modo mi è piaciuta molto la fisionomia di Murano, che viene vista non come una ragazza dalla bellezza devastante, ma dotata di un aspetto che attira per la dolcezza e la semplicità delle sue espressioni.
Per quanto riguarda la colonna sonora, ottime sia l'opening theme che l'ending theme: i motivi si fanno ascoltare e apprezzare.
In definitiva, la mia valutazione è più che buona. Non gli assegno un punto in più solo perché alcune fasi risultano lunghe e tediose; ma questo "Kiseiju" è un signor anime, che merita ampiamente il successo di pubblico che ha ottenuto e che consiglio vivamente a tutti quelli che ancora non l'hanno visto.
"Kiseiju - L'ospite indsiderato" è un anime della Madhouse tratto da un manga di fine anni '80 - inizio anni '90.
La trama dell'anime racconta una misteriosa invasione da parte di una nuova specie di parassiti, capace di prendere possesso del cervello delle persone e sostituirsi a loro. Una volta posseduta, la personalità originale viene sostituita dal parassita, il corpo ospite diviene capace di trasformarsi per creare armi, denti, tentacoli; l'istinto primario di queste creature è cibarsi di esseri umani. Shinichi, un liceale giapponese, sopravvive all'assalto di uno di questi esseri confinandolo nel proprio braccio destro, ritrovandosi così a convivere con la creatura, scoprendo sulla propria pelle l'invasione in atto e impegnandosi per combatterla.
Non voglio spoilerarvi nient'altro, ma accenno che quest'opera contiene all'interno di sé un mucchio di riflessioni etiche non di poco conto, che vi scuoteranno per benino.
Sul lato prettamente tecnico la Madhouse fa un ottimo lavoro in quanto ad animazioni, ma, riguardo ai fondali e ai modelli di personaggi comparsa, pecca alle volte con modelli in CG realizzati molto superficialmente.
In generale è un'opera che consiglio a tutti; forse miglior anime dell'autunno 2014.
La trama dell'anime racconta una misteriosa invasione da parte di una nuova specie di parassiti, capace di prendere possesso del cervello delle persone e sostituirsi a loro. Una volta posseduta, la personalità originale viene sostituita dal parassita, il corpo ospite diviene capace di trasformarsi per creare armi, denti, tentacoli; l'istinto primario di queste creature è cibarsi di esseri umani. Shinichi, un liceale giapponese, sopravvive all'assalto di uno di questi esseri confinandolo nel proprio braccio destro, ritrovandosi così a convivere con la creatura, scoprendo sulla propria pelle l'invasione in atto e impegnandosi per combatterla.
Non voglio spoilerarvi nient'altro, ma accenno che quest'opera contiene all'interno di sé un mucchio di riflessioni etiche non di poco conto, che vi scuoteranno per benino.
Sul lato prettamente tecnico la Madhouse fa un ottimo lavoro in quanto ad animazioni, ma, riguardo ai fondali e ai modelli di personaggi comparsa, pecca alle volte con modelli in CG realizzati molto superficialmente.
In generale è un'opera che consiglio a tutti; forse miglior anime dell'autunno 2014.
Siamo di fronte, a mio parere, alla serie meglio riuscita del 2014. Un vero e proprio capolavoro che offre una profondità tangibile e inaspettata per un prodotto di questo genere e ha nell'introspezione psicologica dei personaggi e nelle loro riflessioni le armi migliori.
Partendo subito da questi ultimi aspetti, ho parlato di caratteristiche inaspettate, perché normalmente serie di questo tipo, basate su combattimenti, mostri e carneficine varie, focalizzano l'attenzione in particolare sulla componente splatter, sull'azione fine a sé stessa e sulla paura, rimanendo, di conseguenza, piuttosto "leggere" sugli altri fronti.
Non è questo il caso di "Kiseiju" che, viceversa, pur non facendo mancare agli amanti del genere quantità industriali di carne maciullata, combattimenti e quant'altro, mette l'accento su aspetti di ben più alto lignaggio, mostrando di avere nel suo DNA una marcia in più. Spesso e volentieri l'anime si incentrerà sulla crescita dei vari personaggi (Migi e Shinnichi in particolare) e sulla crescita ed evoluzione dei loro rapporti, condendo il tutto con riflessioni profonde, talvolta amare e sempre condivisibili, sulla vita, sulla devastazione ambientale compiuta dall'uomo e sul ruolo che ogni individuo o ogni specie dovrebbe trovare sul pianeta.
Il rapporto tra Migi, il parassita, e Shinnichi, il suo ospite, è quello che godrà della caratterizzazione migliore. I due inizieranno la loro simbiosi, inevitabilmente, con una nettissima conflittualità, che andrà via via mitigandosi, quando sarà palese che ormai i due individui sono simbionti e legati da un interesse comune : la sopravvivenza di entrambi. Non era facile gestire un rapporto così particolare e farlo crescere in modo tanto equilibrato, ma gli autori, pescando a piene mani dall'ottimo manga di Iwaaki, ci sono pienamente riusciti.
Anche la caratterizzazione dei personaggi secondari è sicuramente all'altezza. Il personaggio di Ryoko, una parassita dalla brillante intelligenza, in particolare, rivelerà una crescita e una profondità tali da renderla, alla fine, molto più vicina agli esseri umani di quanto la sua mostruosa natura potrebbe far pensare.
Stupisce, per chiudere la disamina sui personaggi e la loro caratterizzazione, con quanta facilità ed efficacia siano state tratteggiate le emozioni dei protagonisti, che siano le reazioni di fronte al terrore vero e proprio (reso in modo fantastico: guardate gli episodi finali e ve ne renderete conto) o, più semplicemente, il disagio di Murano, la ragazza di Shinnichi, di fronte all'evidente, anche se imperscrutabile, cambiamento dell'amico.
Dal punto di vista grafico il lavoro è stato analogamente egregio. Il chara design, rispetto al manga, è stato decisamente abbellito e ammodernato, spogliando le linee dei volti dei protagonisti dalle spigolosità del tratto di Iwaaki e addolcendo i loro tratti. Buoni anche fondali e scenari, anche se non ci sono particolari soggetti che lascino gridare al capolavoro. Ottime e davvero sopra la media, invece, le animazioni, che, soprattutto nelle frenetiche azioni di combattimento, non presentano la minima sbavatura.
OST ed effetti sonori sono anch'essi in linea con la qualità, ottima, del resto della serie. La opening si presenta con sonorità molto dure ed è opera dei "Fear and loathing in Las Vegas", la stessa band che (non a caso) ha offerto una delle opening di "Gokukoku no Brynhildr", altro anime che in quanto a splatter e mostruosità non è certo secondo a "Kiseiju". Molto più dolce la ending, mentre i pezzi di accompagnamento alle immagini (ad opera del poliedrico Ken Arai) sono sempre appropriati, con suoni sporchi e incalzanti, quando la tensione sarà in ascesa, o sonorità più morbide, quando la situazione virerà verso momenti più tristi e malinconici. Tra queste ultime da segnalare la bellissima "Next to you", che accompagnerà i momenti più drammatici dell'anime.
Anche gli effetti sonori, in particolare quelli dei combattimenti tra le lame dei parassiti, con sonorità metalliche, sono campionati in modo ottimale, dandoci efficacemente l'idea di uno scontro tra armi da taglio. Come sempre all'altezza il doppiaggio, con un plauso particolare a Hirano Aya, la seiyuu di Migi, il parassita, cui dona una freddezza e un'inumana indifferenza di fronte a questioni etiche e morali tipicamente umane, che la sua controparte, Shinnichi, si troverà invece a valutare sempre con molta preoccupazione.
In conclusione, ci troviamo davanti a un anime capolavoro, un caposaldo di questa categoria che nessun amante dell'intrattenimento animato dovrebbe lasciarsi sfuggire.
Siamo di fronte a una serie che accontenta pressoché tutti, c'è materiale per gli amanti dello splatter, dell'horror, dell'introspezione psicologica, delle "romance".
Ennesima dimostrazione del "know how" dell'ottima Madhouse.
Partendo subito da questi ultimi aspetti, ho parlato di caratteristiche inaspettate, perché normalmente serie di questo tipo, basate su combattimenti, mostri e carneficine varie, focalizzano l'attenzione in particolare sulla componente splatter, sull'azione fine a sé stessa e sulla paura, rimanendo, di conseguenza, piuttosto "leggere" sugli altri fronti.
Non è questo il caso di "Kiseiju" che, viceversa, pur non facendo mancare agli amanti del genere quantità industriali di carne maciullata, combattimenti e quant'altro, mette l'accento su aspetti di ben più alto lignaggio, mostrando di avere nel suo DNA una marcia in più. Spesso e volentieri l'anime si incentrerà sulla crescita dei vari personaggi (Migi e Shinnichi in particolare) e sulla crescita ed evoluzione dei loro rapporti, condendo il tutto con riflessioni profonde, talvolta amare e sempre condivisibili, sulla vita, sulla devastazione ambientale compiuta dall'uomo e sul ruolo che ogni individuo o ogni specie dovrebbe trovare sul pianeta.
Il rapporto tra Migi, il parassita, e Shinnichi, il suo ospite, è quello che godrà della caratterizzazione migliore. I due inizieranno la loro simbiosi, inevitabilmente, con una nettissima conflittualità, che andrà via via mitigandosi, quando sarà palese che ormai i due individui sono simbionti e legati da un interesse comune : la sopravvivenza di entrambi. Non era facile gestire un rapporto così particolare e farlo crescere in modo tanto equilibrato, ma gli autori, pescando a piene mani dall'ottimo manga di Iwaaki, ci sono pienamente riusciti.
Anche la caratterizzazione dei personaggi secondari è sicuramente all'altezza. Il personaggio di Ryoko, una parassita dalla brillante intelligenza, in particolare, rivelerà una crescita e una profondità tali da renderla, alla fine, molto più vicina agli esseri umani di quanto la sua mostruosa natura potrebbe far pensare.
Stupisce, per chiudere la disamina sui personaggi e la loro caratterizzazione, con quanta facilità ed efficacia siano state tratteggiate le emozioni dei protagonisti, che siano le reazioni di fronte al terrore vero e proprio (reso in modo fantastico: guardate gli episodi finali e ve ne renderete conto) o, più semplicemente, il disagio di Murano, la ragazza di Shinnichi, di fronte all'evidente, anche se imperscrutabile, cambiamento dell'amico.
Dal punto di vista grafico il lavoro è stato analogamente egregio. Il chara design, rispetto al manga, è stato decisamente abbellito e ammodernato, spogliando le linee dei volti dei protagonisti dalle spigolosità del tratto di Iwaaki e addolcendo i loro tratti. Buoni anche fondali e scenari, anche se non ci sono particolari soggetti che lascino gridare al capolavoro. Ottime e davvero sopra la media, invece, le animazioni, che, soprattutto nelle frenetiche azioni di combattimento, non presentano la minima sbavatura.
OST ed effetti sonori sono anch'essi in linea con la qualità, ottima, del resto della serie. La opening si presenta con sonorità molto dure ed è opera dei "Fear and loathing in Las Vegas", la stessa band che (non a caso) ha offerto una delle opening di "Gokukoku no Brynhildr", altro anime che in quanto a splatter e mostruosità non è certo secondo a "Kiseiju". Molto più dolce la ending, mentre i pezzi di accompagnamento alle immagini (ad opera del poliedrico Ken Arai) sono sempre appropriati, con suoni sporchi e incalzanti, quando la tensione sarà in ascesa, o sonorità più morbide, quando la situazione virerà verso momenti più tristi e malinconici. Tra queste ultime da segnalare la bellissima "Next to you", che accompagnerà i momenti più drammatici dell'anime.
Anche gli effetti sonori, in particolare quelli dei combattimenti tra le lame dei parassiti, con sonorità metalliche, sono campionati in modo ottimale, dandoci efficacemente l'idea di uno scontro tra armi da taglio. Come sempre all'altezza il doppiaggio, con un plauso particolare a Hirano Aya, la seiyuu di Migi, il parassita, cui dona una freddezza e un'inumana indifferenza di fronte a questioni etiche e morali tipicamente umane, che la sua controparte, Shinnichi, si troverà invece a valutare sempre con molta preoccupazione.
In conclusione, ci troviamo davanti a un anime capolavoro, un caposaldo di questa categoria che nessun amante dell'intrattenimento animato dovrebbe lasciarsi sfuggire.
Siamo di fronte a una serie che accontenta pressoché tutti, c'è materiale per gli amanti dello splatter, dell'horror, dell'introspezione psicologica, delle "romance".
Ennesima dimostrazione del "know how" dell'ottima Madhouse.
Adattamento anime prodotto dalla Madhouse del manga di genere horror scritto e illustrato da Hitoshi Iwaaki. La trama stessa, una tra le più originali e d'impatto degli ultimi anni, la dice lunga sulla grandezza di un'opera che terrà col fiato sospeso fino all'ultima puntata. Ben sviluppata, svolge in modo equilibrato il tema della lotta contro i parassiti e delle reazioni del mondo di fronte a una tale tragedia. Shinichi è un personaggio delineato in modo superbo: da timido e dolcissimo studente, perde lentamente la sua umanità, goccia a goccia - sia fisicamente che psicologicamente - fino ad arrivare al punto di non ricordare più cosa siano le lacrime. Un percorso psicologico che l'autore sviluppa nel corso di molte puntate e che risulta autentico e profondamente drammatico. Shinichi cammina sospeso su un filo sottilissimo, in bilico tra umanità e mostruosità.
L'arte è sublime, i disegni raccapriccianti e perfetti: i parassiti sono orribili quando attaccano e totalmente inespressivi quando vivono momenti normali. Magistrale.
L'arte è sublime, i disegni raccapriccianti e perfetti: i parassiti sono orribili quando attaccano e totalmente inespressivi quando vivono momenti normali. Magistrale.
A distanza di ben ventisei anni, la Madhouse decide di trasporre in animazione uno dei manga più rappresentativi del suo periodo, il pluripremiato "Kiseiju", più comunemente conosciuto come: "L'ospite indesiderato". Un'opera di notevole caratura e dal forte impatto emotivo, non adatta agli stomaci deboli.
"L'ospite indesiderato" è una serie della stagione autunnale 2014 composta da ventiquattro episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonimo manga del 1988, il quale ha ispirato due live action nel 2014 e nel 2015.
Trama: "Un giorno, qualcuno sulla Terra ha pensato di dare un futuro al genere umano", come? Riducendo la popolazione mondiale, affinché l'inquinamento e il consumo indiscriminato di risorse naturali si riducano drasticamente. Per attuare questo piano, sono stati creati dei parassiti vermiformi che s'intrufolano nel cervello degli esseri umani divorandolo, e assumendo il controllo dei rispettivi corpi. I parassiti, in tal modo, possono nutrirsi degli esseri umani. Shin'ichi Izumi è un comune studente liceale. Una notte un parassita tenta di insinuarsi nel cervello, tuttavia viene scoperto dal ragazzo che blocca la sua invasione, utilizzando un cavo come laccio emostatico. Il parassita è intrappolato nella sua mano destra, ed è costretto a nutrirsi di quest'ultima. Da quel momento la vita del ragazzo sarà stravolta, poiché dovrà condividere la sua esistenza con una "mano" mutaforma dotata di volontà propria. Come se non bastasse, la sua vita sarà in costante pericolo a causa della presenza di altri parassiti cannibali mescolati tra la gente.
Grafica: buona, sebbene possa lasciare interdetti gli appassionati dell'opera originale. Le ambientazioni sono discretamente variegate e curate discretamente, le animazioni sono fluide e frenetiche. Il character design risulta abbellito rispetto al manga, tuttavia lo stravolgimento estetico di molti personaggi appare inspiegabile. D'accordo ammodernare un'opera degli anni '80 in un contesto più attuale, ma in certi casi si tratta di sostituzioni radicali estetiche che non rendono giustizia ai personaggi della storia originale (un esempio su tutti: Mitsuo, da energumeno diventa il classico teppistello).
Sonoro: non perfetto come ci si aspettava, spesso il comparto sonoro non risulta appropriato col contesto. L'opening è giustamente aggressiva, sebbene le sonorità risultino un po' troppo aspre. Ben diversa l'ending, dai toni più dolci e malinconici. OST altalenanti, alcune sono molto buone, ma i brani dubstep in certe scene d'azione possono risultare sgradevoli. Effetti sonori appropriati. Ottimo doppiaggio.
Personaggi: perfetti. Ottima la caratterizzazione di ciascun personaggio, sono presenti i dovuti approfondimenti psicologici e introspettivi. Ottimo il fattore evolutivo. Interazione perfetta.
Sceneggiatura: l'opera soffre di qualche caduta di stile; quando vuole distaccarsi dal manga evidenza le lacune più evidenti, perdendo il pathos necessario in certe scene, tagliando male gli episodi (che spesso risultano tronchi negli ultimi minuti), omettendo alcuni dialoghi essenziali e rimescolando l'ordine degli eventi. Quando invece si attiene scrupolosamente al manga, i risultati sono ottimi. La gestione temporale risulta fruibile, sebbene vi sia la presenza di alcuni flashback. Il ritmo si attesta su livelli medio/veloci. Non mancano le scene d'azione, violenza, crudeltà e cannibalismo. La morte è onnipresente e sempre ben inserita nel contesto. Il fanservice è assente. I dialoghi sono ottimi.
Finale: ottimo. L'episodio finale risulta particolarmente fedele al manga, pertanto il risultato è impeccabile. Notevoli sono le critiche rivolte all'umanità, al suo impatto sull'ambiente e alla coesistenza tra specie differenti, argute le riflessioni di Shin'ichi e Destro.
In sintesi, nonostante gli evidenti difetti e qualche caduta di stile, la versione animata de "L'ospite indesiderato" è meritevole di visione. L'opera, infatti, si sorregge su una trama solida e su personaggi impeccabili, sapendo coinvolgere lo spettatore fino alla fine e regalandogli una bella visione. La serie è consigliata ai neofiti del manga e a tutti coloro che ricercano un'opera horror ricca di interessanti risvolti psicologici.
"L'ospite indesiderato" è una serie della stagione autunnale 2014 composta da ventiquattro episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonimo manga del 1988, il quale ha ispirato due live action nel 2014 e nel 2015.
Trama: "Un giorno, qualcuno sulla Terra ha pensato di dare un futuro al genere umano", come? Riducendo la popolazione mondiale, affinché l'inquinamento e il consumo indiscriminato di risorse naturali si riducano drasticamente. Per attuare questo piano, sono stati creati dei parassiti vermiformi che s'intrufolano nel cervello degli esseri umani divorandolo, e assumendo il controllo dei rispettivi corpi. I parassiti, in tal modo, possono nutrirsi degli esseri umani. Shin'ichi Izumi è un comune studente liceale. Una notte un parassita tenta di insinuarsi nel cervello, tuttavia viene scoperto dal ragazzo che blocca la sua invasione, utilizzando un cavo come laccio emostatico. Il parassita è intrappolato nella sua mano destra, ed è costretto a nutrirsi di quest'ultima. Da quel momento la vita del ragazzo sarà stravolta, poiché dovrà condividere la sua esistenza con una "mano" mutaforma dotata di volontà propria. Come se non bastasse, la sua vita sarà in costante pericolo a causa della presenza di altri parassiti cannibali mescolati tra la gente.
Grafica: buona, sebbene possa lasciare interdetti gli appassionati dell'opera originale. Le ambientazioni sono discretamente variegate e curate discretamente, le animazioni sono fluide e frenetiche. Il character design risulta abbellito rispetto al manga, tuttavia lo stravolgimento estetico di molti personaggi appare inspiegabile. D'accordo ammodernare un'opera degli anni '80 in un contesto più attuale, ma in certi casi si tratta di sostituzioni radicali estetiche che non rendono giustizia ai personaggi della storia originale (un esempio su tutti: Mitsuo, da energumeno diventa il classico teppistello).
Sonoro: non perfetto come ci si aspettava, spesso il comparto sonoro non risulta appropriato col contesto. L'opening è giustamente aggressiva, sebbene le sonorità risultino un po' troppo aspre. Ben diversa l'ending, dai toni più dolci e malinconici. OST altalenanti, alcune sono molto buone, ma i brani dubstep in certe scene d'azione possono risultare sgradevoli. Effetti sonori appropriati. Ottimo doppiaggio.
Personaggi: perfetti. Ottima la caratterizzazione di ciascun personaggio, sono presenti i dovuti approfondimenti psicologici e introspettivi. Ottimo il fattore evolutivo. Interazione perfetta.
Sceneggiatura: l'opera soffre di qualche caduta di stile; quando vuole distaccarsi dal manga evidenza le lacune più evidenti, perdendo il pathos necessario in certe scene, tagliando male gli episodi (che spesso risultano tronchi negli ultimi minuti), omettendo alcuni dialoghi essenziali e rimescolando l'ordine degli eventi. Quando invece si attiene scrupolosamente al manga, i risultati sono ottimi. La gestione temporale risulta fruibile, sebbene vi sia la presenza di alcuni flashback. Il ritmo si attesta su livelli medio/veloci. Non mancano le scene d'azione, violenza, crudeltà e cannibalismo. La morte è onnipresente e sempre ben inserita nel contesto. Il fanservice è assente. I dialoghi sono ottimi.
Finale: ottimo. L'episodio finale risulta particolarmente fedele al manga, pertanto il risultato è impeccabile. Notevoli sono le critiche rivolte all'umanità, al suo impatto sull'ambiente e alla coesistenza tra specie differenti, argute le riflessioni di Shin'ichi e Destro.
In sintesi, nonostante gli evidenti difetti e qualche caduta di stile, la versione animata de "L'ospite indesiderato" è meritevole di visione. L'opera, infatti, si sorregge su una trama solida e su personaggi impeccabili, sapendo coinvolgere lo spettatore fino alla fine e regalandogli una bella visione. La serie è consigliata ai neofiti del manga e a tutti coloro che ricercano un'opera horror ricca di interessanti risvolti psicologici.
Una notte come tante altre, almeno in apparenza, ma così non è. Sulla Terra arrivano dei misteriosi parassiti che entrano nel corpo umano e, dopo averne mangiato il cervello, prendono il totale controllo del corpo del malcapitato. Così non avviene per Shinichi Izumi, il nostro protagonista, che, dopo una serie di peripezie, blocca il parassita nella sua mano destra e questo rimane lì, prendendo possesso solo di quella. Ma c'è una cosa che Shinichi e il resto del mondo umano scopriranno presto, ovvero che questi parassiti si nutrono solo di loro simili e quindi, in questo caso, di esseri umani... Questo lo strano plot di questo anime.
Innanzitutto c'è da dire che, nonostante la trama fantascientifica, questo anime è di un realismo imbarazzante, perché è una feroce critica nei confronti degli uomini. I parassiti possiedono soltanto uno spiccato spirito di sopravvivenza, non hanno sentimenti e quindi non capiscono l'orrore del massacro di cui si macchiano, eppure, quando Migi (ovvero il parassita che alberga nella mano di Shinichi) gli chiede perché va bene massacrare gli animali per mangiarli ma non gli umani, quello non sa mai cosa rispondere. Shinichi subisce un enorme cambiamento nel corso dell'anime, sia fisico che, soprattutto, psicologico. Lui sa che bisogna fermare questi mostri, ma fino a che punto si spingerà per difendere le persone che ama?
Questo è un anime imperdibile, maturo, mai banale e soprattutto coinvolgente; i disegni sono un po' spigolosi, ma tutto sommato non sono malvagi, le musiche sono azzeccatissime e il doppiaggio è fenomenale, soprattutto quello di Migi (doppiato da una ragazza giovanissima, incredibile).
Purtroppo non a tutti va giù la parte iniziale: vedere una mano che parla può facilmente distogliere l'interesse da questa bellissima opera; il mio consiglio è di vedere almeno la parte iniziale dell'anime (fino al cambiamento di Shinichi), ne vale veramente la pena.
Innanzitutto c'è da dire che, nonostante la trama fantascientifica, questo anime è di un realismo imbarazzante, perché è una feroce critica nei confronti degli uomini. I parassiti possiedono soltanto uno spiccato spirito di sopravvivenza, non hanno sentimenti e quindi non capiscono l'orrore del massacro di cui si macchiano, eppure, quando Migi (ovvero il parassita che alberga nella mano di Shinichi) gli chiede perché va bene massacrare gli animali per mangiarli ma non gli umani, quello non sa mai cosa rispondere. Shinichi subisce un enorme cambiamento nel corso dell'anime, sia fisico che, soprattutto, psicologico. Lui sa che bisogna fermare questi mostri, ma fino a che punto si spingerà per difendere le persone che ama?
Questo è un anime imperdibile, maturo, mai banale e soprattutto coinvolgente; i disegni sono un po' spigolosi, ma tutto sommato non sono malvagi, le musiche sono azzeccatissime e il doppiaggio è fenomenale, soprattutto quello di Migi (doppiato da una ragazza giovanissima, incredibile).
Purtroppo non a tutti va giù la parte iniziale: vedere una mano che parla può facilmente distogliere l'interesse da questa bellissima opera; il mio consiglio è di vedere almeno la parte iniziale dell'anime (fino al cambiamento di Shinichi), ne vale veramente la pena.