Claudine
Attenzione: la recensione contiene spoiler!
Siamo a giugno e ho pensato quindi di recensire un’opera a tema LGBT+ e, conoscendo, già l’autrice sono andato sul sicuro. L’opera però merita meno di quanto pensassi; anche se contiene diverse cose positive. "Claudine" è la storia di una ragazza che sente di essere un ragazzo e capisce, alla fine della storia, di essere un uomo incompleto: la sua mente, la sua anima è maschia ma il suo corpo è di una donna.
Claudine dunque è transessuale: dall’età di otto anni decide di vestirsi e comportarsi da ragazzo: la madre la porta dallo psichiatra, che è il narratore della storia, ma questo dottore è affascinato dalla giovane Claudine e non pensa (credo di aver capito) che ci sia niente da curare: l’anno è il 1978 e Riyoko Ikeda fa capire come la pensa sul tema.
Claudine/Claude si innamora di tre ragazze: Maura, che ricambia ma è una ragazzina di 10 anni... cos’è veramente? E’ lesbica o solo una ragazzina in cerca di esperienze?
Poi arriva Cecilia: molto più grande di lei, è pero eterosessuale e quindi quando le rivela i suoi sentimenti la rifiuta, poi c’è Sirene che è bisessuale e dopo aver diviso il cuore con lei/lui la/o scarta per il fratello.
Sì il problema di Claude è la sua famiglia che di fatto le impedisce tutte le storie di amore, anche quando sembra darle la libertà. A volte l’ostacolo è evidente e voluto (la madre/il fratello) a volte è incidentale e non voluto (il padre).
In questo breve manga (troppo breve per tutto la carne al fuoco) troviamo dunque varie forme di sessualità sia maschile che femminile con personaggi eterosessuali, omosessuali (il fratello di Cecilia), bisessuali (Sirene e il padre di Claudine), lesbici (Rosemarie) o trensessuali (la protagonista). Un arcobaleno simile alla vita: tanti colori che non si mischiano in quanto l’amore è così: sovente è un sentimento a senso unico che anche quando pare accontentarti ti imbroglia e tradisce.
Qual è il problema? Che sebbene la storia sia ben narrata scava solo un po’ in Claudine ma lascia abbastanza nell’ombra gli altri personaggi.
Siamo a giugno e ho pensato quindi di recensire un’opera a tema LGBT+ e, conoscendo, già l’autrice sono andato sul sicuro. L’opera però merita meno di quanto pensassi; anche se contiene diverse cose positive. "Claudine" è la storia di una ragazza che sente di essere un ragazzo e capisce, alla fine della storia, di essere un uomo incompleto: la sua mente, la sua anima è maschia ma il suo corpo è di una donna.
Claudine dunque è transessuale: dall’età di otto anni decide di vestirsi e comportarsi da ragazzo: la madre la porta dallo psichiatra, che è il narratore della storia, ma questo dottore è affascinato dalla giovane Claudine e non pensa (credo di aver capito) che ci sia niente da curare: l’anno è il 1978 e Riyoko Ikeda fa capire come la pensa sul tema.
Claudine/Claude si innamora di tre ragazze: Maura, che ricambia ma è una ragazzina di 10 anni... cos’è veramente? E’ lesbica o solo una ragazzina in cerca di esperienze?
Poi arriva Cecilia: molto più grande di lei, è pero eterosessuale e quindi quando le rivela i suoi sentimenti la rifiuta, poi c’è Sirene che è bisessuale e dopo aver diviso il cuore con lei/lui la/o scarta per il fratello.
Sì il problema di Claude è la sua famiglia che di fatto le impedisce tutte le storie di amore, anche quando sembra darle la libertà. A volte l’ostacolo è evidente e voluto (la madre/il fratello) a volte è incidentale e non voluto (il padre).
In questo breve manga (troppo breve per tutto la carne al fuoco) troviamo dunque varie forme di sessualità sia maschile che femminile con personaggi eterosessuali, omosessuali (il fratello di Cecilia), bisessuali (Sirene e il padre di Claudine), lesbici (Rosemarie) o trensessuali (la protagonista). Un arcobaleno simile alla vita: tanti colori che non si mischiano in quanto l’amore è così: sovente è un sentimento a senso unico che anche quando pare accontentarti ti imbroglia e tradisce.
Qual è il problema? Che sebbene la storia sia ben narrata scava solo un po’ in Claudine ma lascia abbastanza nell’ombra gli altri personaggi.
Claudine è un personaggio con cui è davvero facile empatizzare, nonostante nel manga praticamente nessuno vi riesca, tanto meno lo psicanalista che per tutto il racconto non fa che tesserne le lodi ma poi si rivela completamente incapace di aiutarla. E' un manga estremamente importante, per ciò di cui parla, perché lo fa bene, e perché ti tiene incollato fino alla fine con la speranza che la vita di Claudine possa finalmente volgere al meglio.
Purtroppo anche in Claudine si ripetono alcuni degli elementi che tornano sempre nelle opere di Riyoko Ikeda e che personalmente trovo molto fastidiosi, come l'eccessiva drammaticità nell'espressione dei sentimenti dei personaggi e il mettere in fila molti colpi di scena alcuni dei quali sono plausibili, altri meno, e tutti insieme rendono la trama un po' difficile da accettare logicamente: tuttavia il primo elemento, e anche il secondo almeno in parte, in "Claudine" sono giustificati dalla complessità della tematica trattata.
Un altro dettaglio che ho trovato molto apprezzabile è questo: la Ikeda non fa che inserire personaggi androgini come Claudine nei suoi manga, ma in "Claudine" affronta il tema a 360° invece che buttarlo semplicemente lì. Per questo, anche se non sono una grande amante né di Riyoko Ikeda né del suo modo di narrare (discorso a parte per Lady Oscar, ma parliamo dell'anime, non del manga) contro ogni aspettativa ho amato "Claudine" e continuo a leggerlo e rileggerlo.
Purtroppo anche in Claudine si ripetono alcuni degli elementi che tornano sempre nelle opere di Riyoko Ikeda e che personalmente trovo molto fastidiosi, come l'eccessiva drammaticità nell'espressione dei sentimenti dei personaggi e il mettere in fila molti colpi di scena alcuni dei quali sono plausibili, altri meno, e tutti insieme rendono la trama un po' difficile da accettare logicamente: tuttavia il primo elemento, e anche il secondo almeno in parte, in "Claudine" sono giustificati dalla complessità della tematica trattata.
Un altro dettaglio che ho trovato molto apprezzabile è questo: la Ikeda non fa che inserire personaggi androgini come Claudine nei suoi manga, ma in "Claudine" affronta il tema a 360° invece che buttarlo semplicemente lì. Per questo, anche se non sono una grande amante né di Riyoko Ikeda né del suo modo di narrare (discorso a parte per Lady Oscar, ma parliamo dell'anime, non del manga) contro ogni aspettativa ho amato "Claudine" e continuo a leggerlo e rileggerlo.
<b> Attenzione! Questa recensione potrebbe contenere spoiler.</b>
E' molto complesso recensire questo manga nella sua interezza perciò parlerò singolarmente delle due storie di cui è composto, incappando inevitabilmente in qualche spoiler.
Partiamo dalla storia che dà il titolo all'intera opera, "Claudine". La trama narra dei tormenti di una giovane ragazza che affronta l'amore in varie fasi della sua adolescenza ma soprattutto un corpo che non le appartiene. Claudine infatti si sente un uomo e lo è in tutto e per tutto: nell'abbigliamento, nei modi di fare, nelle abitudini; un transessuale che si è già accettato e che deve affrontare il mondo dei primi amori, un mondo troppo complesso per lui e per il suo status. Ciò che più colpisce di questo manga sono l'anno di pubblicazione e il modo tranquillo con cui si tratta questo argomento. Nel 1978, infatti, lo stato di una persona transessuale era ancora quello di "individuo inferiore con problemi psicologici", erano ancora persone malviste (non che ora le cose siano cambiate più di tanto) che si nascondevano per paura dei giudizi della gente. L'autrice però non si interessa di questo, ma tenta di descriverci il suo stato emotivo e quello psicologico: intende sondare l'animo e il cuore di Claudine per definire la sua persona. Tutto ciò viene realizzato con una narrazione superba condita da momenti introspettivi di Claudine e del suo amico psicologo; sono proprio sue alcune delle parole che più colpiscono il lettore. I personaggi sono tutti ben caratterizzati nonostante la brevità del racconto, unico punto dolente di questa storia. Se da un lato infatti questo permette di essere travolti da un susseguirsi di eventi che scombussolano e coinvolgono pesantemente il lettore, dall'altra si termina la storia con un amaro sapore in bocca, con il desiderio di
aver voluto accompagnare un po' di più Claudine, conoscere meglio la sua vita con Selene, il rapporto travagliato con la madre. Tutto questo viene presentato tramite pochissime pagine o attraverso alcune frasi ma non è mai effettivamente tangibile sulla carta.
Insomma, se devo trovare un lato negativo (che al tempo stesso può non esserlo, come già detto) è proprio questo.
Per concludere questa prima parte posso dire che questa storia ripercorre tutte le vicende travagliate delle più classiche tragedie d'amore: Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, con cui condivide anche un tragico finale. Voto: 9
Passiamo ora al secondo racconto (diviso in due parti) che ho apprezzato molto meno rispetto al primo. Si narra delle vicende d'amore che coinvolgono alcune generazioni della stessa famiglia, una sorta di maledizione che produce relazioni incestuose. La trama è dunque interessante e offre numerosi spunti e chiavi di lettura ma, dal mio punto di vista, è stata realizzata davvero in maniera molto confusionaria e banale. Troppi personaggi, troppe parentele e troppi intrighi in troppe poche pagine. Si arriva alla fine del racconto senza aver ben compreso i legami di sangue tra i vari personaggi, eccezione fatta per i protagonisti. Per capirci è come se avessero deciso di realizzare cinque puntate per riassumere le oltre cinquemila di cui è composta la soap opera Beautiful, una cosa inconcepibile. Se non avesse avuto questo enorme difetto ci saremmo trovati di fronte ad un altro ottimo racconto, purtroppo però così non è stato. Voto: 4
Nelle considerazione finali non posso che lodare profondamente gli splendidi disegni e la buona edizione della Goen. Resta da chiedersi il motivo per cui siano stati accorpati questi due racconti, che sebbene siano legati, sono così diversi tra loro, accostando un vero e proprio capolavoro ad una storia che si lascia dimenticare molto facilmente. Voto finale: 7.
E' molto complesso recensire questo manga nella sua interezza perciò parlerò singolarmente delle due storie di cui è composto, incappando inevitabilmente in qualche spoiler.
Partiamo dalla storia che dà il titolo all'intera opera, "Claudine". La trama narra dei tormenti di una giovane ragazza che affronta l'amore in varie fasi della sua adolescenza ma soprattutto un corpo che non le appartiene. Claudine infatti si sente un uomo e lo è in tutto e per tutto: nell'abbigliamento, nei modi di fare, nelle abitudini; un transessuale che si è già accettato e che deve affrontare il mondo dei primi amori, un mondo troppo complesso per lui e per il suo status. Ciò che più colpisce di questo manga sono l'anno di pubblicazione e il modo tranquillo con cui si tratta questo argomento. Nel 1978, infatti, lo stato di una persona transessuale era ancora quello di "individuo inferiore con problemi psicologici", erano ancora persone malviste (non che ora le cose siano cambiate più di tanto) che si nascondevano per paura dei giudizi della gente. L'autrice però non si interessa di questo, ma tenta di descriverci il suo stato emotivo e quello psicologico: intende sondare l'animo e il cuore di Claudine per definire la sua persona. Tutto ciò viene realizzato con una narrazione superba condita da momenti introspettivi di Claudine e del suo amico psicologo; sono proprio sue alcune delle parole che più colpiscono il lettore. I personaggi sono tutti ben caratterizzati nonostante la brevità del racconto, unico punto dolente di questa storia. Se da un lato infatti questo permette di essere travolti da un susseguirsi di eventi che scombussolano e coinvolgono pesantemente il lettore, dall'altra si termina la storia con un amaro sapore in bocca, con il desiderio di
aver voluto accompagnare un po' di più Claudine, conoscere meglio la sua vita con Selene, il rapporto travagliato con la madre. Tutto questo viene presentato tramite pochissime pagine o attraverso alcune frasi ma non è mai effettivamente tangibile sulla carta.
Insomma, se devo trovare un lato negativo (che al tempo stesso può non esserlo, come già detto) è proprio questo.
Per concludere questa prima parte posso dire che questa storia ripercorre tutte le vicende travagliate delle più classiche tragedie d'amore: Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, con cui condivide anche un tragico finale. Voto: 9
Passiamo ora al secondo racconto (diviso in due parti) che ho apprezzato molto meno rispetto al primo. Si narra delle vicende d'amore che coinvolgono alcune generazioni della stessa famiglia, una sorta di maledizione che produce relazioni incestuose. La trama è dunque interessante e offre numerosi spunti e chiavi di lettura ma, dal mio punto di vista, è stata realizzata davvero in maniera molto confusionaria e banale. Troppi personaggi, troppe parentele e troppi intrighi in troppe poche pagine. Si arriva alla fine del racconto senza aver ben compreso i legami di sangue tra i vari personaggi, eccezione fatta per i protagonisti. Per capirci è come se avessero deciso di realizzare cinque puntate per riassumere le oltre cinquemila di cui è composta la soap opera Beautiful, una cosa inconcepibile. Se non avesse avuto questo enorme difetto ci saremmo trovati di fronte ad un altro ottimo racconto, purtroppo però così non è stato. Voto: 4
Nelle considerazione finali non posso che lodare profondamente gli splendidi disegni e la buona edizione della Goen. Resta da chiedersi il motivo per cui siano stati accorpati questi due racconti, che sebbene siano legati, sono così diversi tra loro, accostando un vero e proprio capolavoro ad una storia che si lascia dimenticare molto facilmente. Voto finale: 7.
<b> Attenzione: spoiler! </b>
"Ancora una volta, mi sento di affermare che nessun uomo, nato tale, avrebbe potuto amare una donna così profondamente come lei."
Ci sono opere che commuovono, opere che fanno riflettere, opere che indignano. E poi ci sono opere che arrivano talmente in anticipo sui propri tempi che, al di là della loro carica emotiva e della loro ricchezza di contenuti, non possono che lasciare stupiti; non è un caso che il volumetto in questione sia stato pubblicato in Italia dalla Goen solo dopo quasi quarant'anni dalla sua uscita in Giappone. Claudine è infatti un racconto del 1978, tra l'altro ambientato in Francia nei primi anni del '900, ma è a tutt'oggi di un'attualità sconcertante. Riyoko Ikeda, autrice (tra le altre cose) di Versailles no Bara, in Europa meglio conosciuto con il nome di Lady Oscar, ha sempre posto particolare attenzione al rapporto tra i sessi, non solamente a quello tradizionale ma anche (e ampiamente) a quelli "non convenzionali", senza però osservarli dall'alto e analizzarli con freddezza e oggettività, ma accogliendoli in modo sentito e sincero. Le sue eroine, a partire proprio da Oscar, sono spesso persone in conflitto con il proprio corpo e con la propria identità sessuale, persone che soffrono, amano e combattono prima che con gli altri con sé stesse. Tuttavia se in molte opere della Ikeda il tema, peraltro presente e acceso, poteva essere messo in ombra dalla trama principale e dalle vicende narrative, in Claudine ne rappresenta proprio il fulcro.
La storia racconta alcuni anni di vita di Claudine de Montes, nobile ragazza francese figlia di un facoltoso proprietario terriero; la fanciulla, bellissima, intelligente e forte nel corpo e nello spirito, si è fin da piccola ritenuta un uomo nato nel corpo di una donna. Sempre splendida e al tempo stesso fragile per la sua condizione tormentata, Claudine amerà due donne: la prima durante gli anni della sua adolescenza, la seconda, Selene, dopo l'iscrizione all'Università di Parigi. Per lei sarà un amore breve, ma puro e profondissimo, come l'ultima, esplosiva fiammata di un fuoco d'artificio destinato a spegnersi.
Tra i personaggi, tutti caratterizzati magnificamente, spicca nettamente la figura della bella Claudine. Quest'ultima la ritengo uno dei più grandi personaggi mai delineati dalla Ikeda (e non solo): ragazza tormentata, sconfitta e incapace di accettarsi, ma al contempo forte di una dignità e di una sensibilità che mettono le lacrime agli occhi. Claudine non è una donna, bensì -come dirà lei stessa- un uomo incompleto, rifiutata dal mondo che la circonda e che la giudica e dallo stesso Amore, che non le concede la felicità che cerca.
La sua identità è ciò che la fa sentire viva e che le consente di amare Selene con tutta sé stessa, ma è allo stesso tempo il suo più pesante fardello, fonte di tutte le delusioni e della sofferenza che la accompagna, di cui è impossibile liberarsi se non a prezzo della vita.
L'autrice dipinge con una passione smisurata questa semplice ma ricchissima storia d'amore, senza mai cadere nelle banalità o negli stereotipi, che quando si tratta in modo approfondito le suddette tematiche sono errori facili in cui incorrere.
Il tratto d'altri tempi dell'autrice, elegante ed evocativo, non è invecchiato di un singolo anno e non ha perso un briciolo della sua potenza espressiva; dolce e struggente, legato ad una Francia nobile e sfarzosa, contiene in sé una grandezza e una maestosità impossibili da trovare in qualsiasi opera odierna, di qualunque genere.
Il volume della Goen, venduto al prezzo di 5,95€, contiene inoltre due storie a parte, che si potrebbero considerare uno "spin-off" de La Finestra di Orfeo; nonostante il carattere drammatico ma al contempo leggero dei due racconti, che ne rende molto piacevole la lettura, sono ben lontani dalla grandezza di Claudine, con cui la Ikeda ha toccato uno dei punti più alti della sua ricchissima carriera.
"Ancora una volta, mi sento di affermare che nessun uomo, nato tale, avrebbe potuto amare una donna così profondamente come lei."
Ci sono opere che commuovono, opere che fanno riflettere, opere che indignano. E poi ci sono opere che arrivano talmente in anticipo sui propri tempi che, al di là della loro carica emotiva e della loro ricchezza di contenuti, non possono che lasciare stupiti; non è un caso che il volumetto in questione sia stato pubblicato in Italia dalla Goen solo dopo quasi quarant'anni dalla sua uscita in Giappone. Claudine è infatti un racconto del 1978, tra l'altro ambientato in Francia nei primi anni del '900, ma è a tutt'oggi di un'attualità sconcertante. Riyoko Ikeda, autrice (tra le altre cose) di Versailles no Bara, in Europa meglio conosciuto con il nome di Lady Oscar, ha sempre posto particolare attenzione al rapporto tra i sessi, non solamente a quello tradizionale ma anche (e ampiamente) a quelli "non convenzionali", senza però osservarli dall'alto e analizzarli con freddezza e oggettività, ma accogliendoli in modo sentito e sincero. Le sue eroine, a partire proprio da Oscar, sono spesso persone in conflitto con il proprio corpo e con la propria identità sessuale, persone che soffrono, amano e combattono prima che con gli altri con sé stesse. Tuttavia se in molte opere della Ikeda il tema, peraltro presente e acceso, poteva essere messo in ombra dalla trama principale e dalle vicende narrative, in Claudine ne rappresenta proprio il fulcro.
La storia racconta alcuni anni di vita di Claudine de Montes, nobile ragazza francese figlia di un facoltoso proprietario terriero; la fanciulla, bellissima, intelligente e forte nel corpo e nello spirito, si è fin da piccola ritenuta un uomo nato nel corpo di una donna. Sempre splendida e al tempo stesso fragile per la sua condizione tormentata, Claudine amerà due donne: la prima durante gli anni della sua adolescenza, la seconda, Selene, dopo l'iscrizione all'Università di Parigi. Per lei sarà un amore breve, ma puro e profondissimo, come l'ultima, esplosiva fiammata di un fuoco d'artificio destinato a spegnersi.
Tra i personaggi, tutti caratterizzati magnificamente, spicca nettamente la figura della bella Claudine. Quest'ultima la ritengo uno dei più grandi personaggi mai delineati dalla Ikeda (e non solo): ragazza tormentata, sconfitta e incapace di accettarsi, ma al contempo forte di una dignità e di una sensibilità che mettono le lacrime agli occhi. Claudine non è una donna, bensì -come dirà lei stessa- un uomo incompleto, rifiutata dal mondo che la circonda e che la giudica e dallo stesso Amore, che non le concede la felicità che cerca.
La sua identità è ciò che la fa sentire viva e che le consente di amare Selene con tutta sé stessa, ma è allo stesso tempo il suo più pesante fardello, fonte di tutte le delusioni e della sofferenza che la accompagna, di cui è impossibile liberarsi se non a prezzo della vita.
L'autrice dipinge con una passione smisurata questa semplice ma ricchissima storia d'amore, senza mai cadere nelle banalità o negli stereotipi, che quando si tratta in modo approfondito le suddette tematiche sono errori facili in cui incorrere.
Il tratto d'altri tempi dell'autrice, elegante ed evocativo, non è invecchiato di un singolo anno e non ha perso un briciolo della sua potenza espressiva; dolce e struggente, legato ad una Francia nobile e sfarzosa, contiene in sé una grandezza e una maestosità impossibili da trovare in qualsiasi opera odierna, di qualunque genere.
Il volume della Goen, venduto al prezzo di 5,95€, contiene inoltre due storie a parte, che si potrebbero considerare uno "spin-off" de La Finestra di Orfeo; nonostante il carattere drammatico ma al contempo leggero dei due racconti, che ne rende molto piacevole la lettura, sono ben lontani dalla grandezza di Claudine, con cui la Ikeda ha toccato uno dei punti più alti della sua ricchissima carriera.
Attenzione: contiene spoiler
Un aspetto de "Le rose di Versailles" che, mi sembra, abbia molto colpito il pubblico italiano sono i gruppetti di nobildonne che, mentre Oscar presta servizio a Corte, si assembrano nei suoi paraggi, quasi sempre sullo sfondo, e con cartelli e gridolini da fan cercano l'attenzione della bella eroina. Credo che questo elemento, insieme al comportamento transgender della famosa Oscar che è biologicamente donna ma si comporta come un uomo, metta in difficoltà il pubblico, per lo meno quello italiano, perché è difficile da inquadrare e valutare secondo i precisi canoni consueti.
Cosa vedono esattamente quelle donne in Oscar? Una persona caparbia e capace da imitare a prescindere dal sesso e dal genere? Una persona da ammirare proprio perché è una donna forte e indipendente in un periodo in cui le donne, tutto considerato, sono subordinate agli uomini? Che forse il loro atteggiamento implica un interesse erotico? Oppure magari tutte queste cose insieme? Le "Rose di Versailles" non dà molto spazio alla questione. Le nobildonne fan di Oscar restano sempre dei crocicchi sullo sfondo e il rapporto con queste donne non è mai approfondito.
A farsi carico di esplorare le diverse sfumature del rapporto fra donne, invece, si occupa "Claudine". In particolare, il sentimento su cui la narrazione si concentra è quello, in perfetto stile ikediano, più passionale e struggente di tutti: l'amore.
La storia dell'omonima protagonista è infatti un susseguirsi di rapporti amorosi intrecciati con persone dello stesso sesso. Nel corso della sua breve ma intensa esistenza, Claudine si scambia promesse d'amore con tre donne: Maura, Cecilia e Selene.
Ma, malgrado tutto l'amore che Claudine dà e il suo innegabile valore personale, le sue storie d'amore - ovviamente, altrimenti non sarebbe la Ikeda - terminano immancabilmente in tragedia.
La causa primaria è la famiglia di Claudine, nella cui rete di rapporti, che lei sia volente o nolente, si gioca tutta la sua vita. A partire dalla motivazione del suo interesse per le donne, che più volte è ricondotta - come da classica teoria psicanalitica - al rapporto con il padre: Claudine amerebbe tanto suo padre da amare le persone che lui amerebbe per sentirsi ancora più vicina a lui.
Allo stesso tempo, se la famiglia è l'elemento che avvicina Claudine alle donne, è anche quello che da loro la allontana. Infatti, troppo spesso le sue innamorate tradiscono Claudine con esponenti maschili del suo cerchio familiare.
Questo elemento mi ha ricordato tantissimo "Teleny" di Oscar Wilde, dove l'amante del protagonista lo tradisce con sua madre.
A voler riconoscere un'ulteriore citazione letteraria, quando Claudine scopre che il fratello di una sua innamorata è l'amante segreto di suo padre - intollerabile beffa per lei, perché se il padre ama gli uomini e Claudine le donne, i due invece si avvicinarsi si distanziano - mi ha ricordato "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust, nel quale diversi personaggi non possono vivere delle storie d'amore con le persone di cui sono innamorate perché i loro orientamenti sessuali non coincidono.
Accanto a queste citazioni riutilizzate un po' acriticamente, l'aspetto forse più originale della narrazione è che essa viene scandita dai commenti di uno psicanalista, a cui la madre di Claudine affida la figlia perché preoccupata per la sua condotta sentimentale. Contrariamente alle aspettative e al comportamento gretto della stessa madre di Claudine, lo psichiatra rimarca sempre che l'amore di Claudine è sincero e genuino, che il suo amore per le tre donne della sua vita è assolutamente più puro e forte di quello che proverebbe un qualsiasi uomo. Ma, con fatalità, ammette anche che se la giovane donna non è libera di seguire il proprio cuore è esclusivamente per via della malvagità e dei pregiudizi della società, ai quali è impossibile sfuggire.
Claudine è dunque destinata a essere una vittima innocente della cecità delle persone.
L'opinione dello psicanalista è interessante per controbilanciare il comportamento dei personaggi, tuttavia la sua voce è un po' debole contro l'elemento della sessualità della protagonista influenzata dal padre, che è davvero troppo ricalcato da un manuale di psicologia freudiana. E così anche per le citazioni a Wilde e Proust: se da un lato sono pregevoli, dall'altro imbrigliano la storia in un modo che la Ikeda non possa svilupparla in maniera originale, e la narrazione ben presto prende una svolta fin troppo scontata per il peggio.
Il resto del volumetto è occupato da due racconti indipendenti, segnalati come dei gaiden', degli extra, de "La Finestra di Orfeo". Rispetto a "Claudine", sono delle narrazioni di gran lunga più tradizionali, tutte incentrate sulle vite di nobili che, sospesi tra orgoglio e sfighe assortite, vivono struggenti storie d'amore. E questi due racconti li ho trovati davvero pesanti e stereotipati come tematiche, in diversi punti ero tentato di interrompere la lettura ma ho resistito perché ero sicuro che non li avrei più ripresi in mano. E dopo averli letti, sono sicuro che non li rileggerò, a modo di non cadere in depressione cosmica autolesionista. Di certo non meritano lo stesso interesse di "Claudine".
Per quanto riguarda l'edizione, si tratta del consueto formato Goen. Sovraccoperta, pagine a colori, rilegatura un po' rigida e pagine un po' trasparenti ma di un buon bianco. Per chi conosce i volumetti Goen, non c'è nulla di rilievo da segnalare.
Piuttosto, vorrei commentare il comportamento della casa editrice che, come con "Ayako", altro titolo minore della Ikeda, ha annunciato l'acquisizione dei volumi ma li ha lasciati nel limbo senza più parlarne, rimarcare l'intenzione a pubblicarli, fornire date provvisorie, nulla, finché i volumi non hanno fatto capolino in fumetteria. Personalmente lo ritengo un comportamento per niente professionale, i lettori hanno il diritto di essere aggiornati sul destino delle serie annunciate.
In sostanza, "Claudine" è un buon manga sullo stile della Ikeda tradizionale, che esplora la difficile tematica dell'amore tra due donne, ma se da una parte è ammirevole il coraggio dell'autrice nell'operare questa scelta, dall'altro bisogna a malincuore ammettere che non è riuscita a confezionare un'opera complessa e originale come le sue altre più celebri, nonostante interessanti influenze dovute alla psicanalisi freudiana, a Wilde e a Proust. Di conseguenza, temo che "Claudine" si possa considerare soltanto un manga minore della Ikeda, che consiglierei ai lettori più veraci dell'artista o a chi è interessato a leggere dell'amore tra due donne.
Un aspetto de "Le rose di Versailles" che, mi sembra, abbia molto colpito il pubblico italiano sono i gruppetti di nobildonne che, mentre Oscar presta servizio a Corte, si assembrano nei suoi paraggi, quasi sempre sullo sfondo, e con cartelli e gridolini da fan cercano l'attenzione della bella eroina. Credo che questo elemento, insieme al comportamento transgender della famosa Oscar che è biologicamente donna ma si comporta come un uomo, metta in difficoltà il pubblico, per lo meno quello italiano, perché è difficile da inquadrare e valutare secondo i precisi canoni consueti.
Cosa vedono esattamente quelle donne in Oscar? Una persona caparbia e capace da imitare a prescindere dal sesso e dal genere? Una persona da ammirare proprio perché è una donna forte e indipendente in un periodo in cui le donne, tutto considerato, sono subordinate agli uomini? Che forse il loro atteggiamento implica un interesse erotico? Oppure magari tutte queste cose insieme? Le "Rose di Versailles" non dà molto spazio alla questione. Le nobildonne fan di Oscar restano sempre dei crocicchi sullo sfondo e il rapporto con queste donne non è mai approfondito.
A farsi carico di esplorare le diverse sfumature del rapporto fra donne, invece, si occupa "Claudine". In particolare, il sentimento su cui la narrazione si concentra è quello, in perfetto stile ikediano, più passionale e struggente di tutti: l'amore.
La storia dell'omonima protagonista è infatti un susseguirsi di rapporti amorosi intrecciati con persone dello stesso sesso. Nel corso della sua breve ma intensa esistenza, Claudine si scambia promesse d'amore con tre donne: Maura, Cecilia e Selene.
Ma, malgrado tutto l'amore che Claudine dà e il suo innegabile valore personale, le sue storie d'amore - ovviamente, altrimenti non sarebbe la Ikeda - terminano immancabilmente in tragedia.
La causa primaria è la famiglia di Claudine, nella cui rete di rapporti, che lei sia volente o nolente, si gioca tutta la sua vita. A partire dalla motivazione del suo interesse per le donne, che più volte è ricondotta - come da classica teoria psicanalitica - al rapporto con il padre: Claudine amerebbe tanto suo padre da amare le persone che lui amerebbe per sentirsi ancora più vicina a lui.
Allo stesso tempo, se la famiglia è l'elemento che avvicina Claudine alle donne, è anche quello che da loro la allontana. Infatti, troppo spesso le sue innamorate tradiscono Claudine con esponenti maschili del suo cerchio familiare.
Questo elemento mi ha ricordato tantissimo "Teleny" di Oscar Wilde, dove l'amante del protagonista lo tradisce con sua madre.
A voler riconoscere un'ulteriore citazione letteraria, quando Claudine scopre che il fratello di una sua innamorata è l'amante segreto di suo padre - intollerabile beffa per lei, perché se il padre ama gli uomini e Claudine le donne, i due invece si avvicinarsi si distanziano - mi ha ricordato "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust, nel quale diversi personaggi non possono vivere delle storie d'amore con le persone di cui sono innamorate perché i loro orientamenti sessuali non coincidono.
Accanto a queste citazioni riutilizzate un po' acriticamente, l'aspetto forse più originale della narrazione è che essa viene scandita dai commenti di uno psicanalista, a cui la madre di Claudine affida la figlia perché preoccupata per la sua condotta sentimentale. Contrariamente alle aspettative e al comportamento gretto della stessa madre di Claudine, lo psichiatra rimarca sempre che l'amore di Claudine è sincero e genuino, che il suo amore per le tre donne della sua vita è assolutamente più puro e forte di quello che proverebbe un qualsiasi uomo. Ma, con fatalità, ammette anche che se la giovane donna non è libera di seguire il proprio cuore è esclusivamente per via della malvagità e dei pregiudizi della società, ai quali è impossibile sfuggire.
Claudine è dunque destinata a essere una vittima innocente della cecità delle persone.
L'opinione dello psicanalista è interessante per controbilanciare il comportamento dei personaggi, tuttavia la sua voce è un po' debole contro l'elemento della sessualità della protagonista influenzata dal padre, che è davvero troppo ricalcato da un manuale di psicologia freudiana. E così anche per le citazioni a Wilde e Proust: se da un lato sono pregevoli, dall'altro imbrigliano la storia in un modo che la Ikeda non possa svilupparla in maniera originale, e la narrazione ben presto prende una svolta fin troppo scontata per il peggio.
Il resto del volumetto è occupato da due racconti indipendenti, segnalati come dei gaiden', degli extra, de "La Finestra di Orfeo". Rispetto a "Claudine", sono delle narrazioni di gran lunga più tradizionali, tutte incentrate sulle vite di nobili che, sospesi tra orgoglio e sfighe assortite, vivono struggenti storie d'amore. E questi due racconti li ho trovati davvero pesanti e stereotipati come tematiche, in diversi punti ero tentato di interrompere la lettura ma ho resistito perché ero sicuro che non li avrei più ripresi in mano. E dopo averli letti, sono sicuro che non li rileggerò, a modo di non cadere in depressione cosmica autolesionista. Di certo non meritano lo stesso interesse di "Claudine".
Per quanto riguarda l'edizione, si tratta del consueto formato Goen. Sovraccoperta, pagine a colori, rilegatura un po' rigida e pagine un po' trasparenti ma di un buon bianco. Per chi conosce i volumetti Goen, non c'è nulla di rilievo da segnalare.
Piuttosto, vorrei commentare il comportamento della casa editrice che, come con "Ayako", altro titolo minore della Ikeda, ha annunciato l'acquisizione dei volumi ma li ha lasciati nel limbo senza più parlarne, rimarcare l'intenzione a pubblicarli, fornire date provvisorie, nulla, finché i volumi non hanno fatto capolino in fumetteria. Personalmente lo ritengo un comportamento per niente professionale, i lettori hanno il diritto di essere aggiornati sul destino delle serie annunciate.
In sostanza, "Claudine" è un buon manga sullo stile della Ikeda tradizionale, che esplora la difficile tematica dell'amore tra due donne, ma se da una parte è ammirevole il coraggio dell'autrice nell'operare questa scelta, dall'altro bisogna a malincuore ammettere che non è riuscita a confezionare un'opera complessa e originale come le sue altre più celebri, nonostante interessanti influenze dovute alla psicanalisi freudiana, a Wilde e a Proust. Di conseguenza, temo che "Claudine" si possa considerare soltanto un manga minore della Ikeda, che consiglierei ai lettori più veraci dell'artista o a chi è interessato a leggere dell'amore tra due donne.
Prima di Claudine avevo letto solo un altro manga yuri, La spada di Paros, di Yumiko Igarashi. Dopo di che avevo deciso che non ne avrei letti più, soprattutto per via dello scarso coinvolgimento emotivo che mi aveva causato la storia, che io avevo attribuito alla presenza di una protagonista con un diverso orientamento sessuale, le cui scelte mi parevano perciò poco comprensibili (infatti non riuscivo a concepire che snobbasse sempre lo splendido e devoto Julius, che spreco!).
Non sono certa che fosse questo l'intento dell'autrice, ma Erminia veniva presentata come una principessa che invece di comportarsi da donna voleva, quasi per capriccio, comportarsi da uomo, fare il principe e non la principessa, e come tale si atteggiava a cavaliere senza macchia e senza paura (con scarso successo). Più procedeva la storia più la biondina mi pareva tutta fumo e niente arrosto, ed io pensavo solo a quanto fosse insulsa ed insignificante, se non per causare disgrazie a chi le dava troppa confidenza, e stendo un velo pietoso sul finale.
Dopo aver letto Claudine ho però capito che mi sbagliavo: il problema non era la tematica del manga, ma il modo assai superficiale in cui un argomento troppo delicato veniva affrontato. E per fortuna quando ho letto sotto il titolo di questo manga il nome di Riyoko Ikeda ho deciso di comprarlo (dopotutto era auto-conclusivo!) ugualmente: Claudine non appare mai insulsa, il suo non pare mai un capriccio, anzi! Nel corso di appena un centinaio di pagine l'autrice ci mostra la crescita, fisica e psicologica della protagonista, e lo fa attraverso gli occhi dello specialista al quale la madre l'affidò quando era ancora una bambina di 10 anni. Il problema: la sua piccola si ostinava ad affermare di essere un maschio ed a comportarsi come tale, una cosa impensabile all'epoca! E dato che il suo corpo era sano, era ovvio che il problema dovesse essere nella sua mente, e da qui il fatto che lo specialista in questione fosse uno psichiatra. E' nel suo studio che facciamo la conoscenza di Claudine, che guardandolo con i suoi occhi castani ramati vivaci ed intelligenti gli sorride dolcemente ed accetta con serenità di diventare sua paziente. Da questa prima scena vi sono vari salti temporali, nel corso di cui l'autrice ci illustra vari retroscena, innanzitutto sulla famiglia di Claudine, ed ovviamente sui suoi tormenti sentimentali nel corso degli anni, fino al duro finale, con quella tavola che il lettore si trova davanti quasi improvvisamente, senza forse esservi adeguatamente preparato, ma che poi si rivela essere il più coerente.
Claudine è ben diversa da Erminia: lei non si compiace nemmeno per un attimo della sua situazione, non si comporta in un certo modo praticamente solo per sfidare le convenzioni, semplicemente si comporta da uomo perché è psicologicamente un uomo, anche se quasi nessuno la comprende, e più passa il tempo più la madre (una donna mediocre, come intuisce subito lo psichiatra) la guarda con orrore. Dunque Claudine segue semplicemente la sua natura, ma il mondo bigotto non vuole accettare la sua diversità, la sua determinazione a voler seguire la sua inclinazione non corrispondente al suo corpo, e ciò le causa sempre più dolore man mano che crescendo acquisisce consapevolezza di questo rifiuto da parte degli altri, non sempre sinceri con lei.
Al contrario di quella che definirei una "squallida favoletta lesbo" che pare quasi realizzata per sconvolgere il lettore con qualcosa di inusuale, Claudine è una storia adulta, tormentata, resa anche più intensa dalla sua brevità. L'autrice ha saputo, come di consueto da parte sua, caratterizzare tutti i personaggi, dalla protagonista ai comprimari, positivi e negativi, e persino le comparse. Inoltre penso che la trovata di narrare la storia dal punto di vista esterno dello psichiatra sia stata geniale, perché è proprio in lui che la maggior parte dei lettori può immedesimarsi, una persona che ha poco a che fare con il dramma di Claudine, non ne ha che una vaga idea, ma che però dopo un erroneo giudizio iniziale impara pian piano a comprenderla meglio conoscendola nel corso del tempo, arrivando infine alla vera chiave della questione.
Ad impreziosire il prodotto è lo splendido stile di disegno, lo stesso di Versailles no bara, che purtroppo col tempo l'autrice ha modificato.
Inoltre l'edizione è molto buona, con sovra-coperta, buona rilegatura, buon rapporto qualità/prezzo.
Il volume comprende anche un' altra storia, che è collegata ad un' altra opera lunga della Ikeda (La finestra di Orfeo) a causa del ritorno di 2 personaggi comprimari a distanza di molti anni. Nonostante la trama sia totalmente diversa da quella di Claudine io vi ho visto un minimo nesso, per via del protagonista maschile della prima parte, che come Claudine risente di una particolarissima esperienza dell'infanzia, che avrà un grosso peso per tutta la sua vita, influenzandone i comportamenti.
Una storia particolare, per come l'autrice ha saputo efficacemente accostare temi difficili e grossi drammi a scene inaspettatamente comiche, in una maniera tanto valida che mi è sorto il sospetto che i personaggi chiave (comprimari ma importantissimi) di un manga molto più recente ne abbiano preso spunto.
Insomma, un volumetto imperdibile, anche perché la seconda storia è godibile anche da parte di chi si è lasciato sfuggire La finestra di Orfeo.
Voto finale globale: 10
Non sono certa che fosse questo l'intento dell'autrice, ma Erminia veniva presentata come una principessa che invece di comportarsi da donna voleva, quasi per capriccio, comportarsi da uomo, fare il principe e non la principessa, e come tale si atteggiava a cavaliere senza macchia e senza paura (con scarso successo). Più procedeva la storia più la biondina mi pareva tutta fumo e niente arrosto, ed io pensavo solo a quanto fosse insulsa ed insignificante, se non per causare disgrazie a chi le dava troppa confidenza, e stendo un velo pietoso sul finale.
Dopo aver letto Claudine ho però capito che mi sbagliavo: il problema non era la tematica del manga, ma il modo assai superficiale in cui un argomento troppo delicato veniva affrontato. E per fortuna quando ho letto sotto il titolo di questo manga il nome di Riyoko Ikeda ho deciso di comprarlo (dopotutto era auto-conclusivo!) ugualmente: Claudine non appare mai insulsa, il suo non pare mai un capriccio, anzi! Nel corso di appena un centinaio di pagine l'autrice ci mostra la crescita, fisica e psicologica della protagonista, e lo fa attraverso gli occhi dello specialista al quale la madre l'affidò quando era ancora una bambina di 10 anni. Il problema: la sua piccola si ostinava ad affermare di essere un maschio ed a comportarsi come tale, una cosa impensabile all'epoca! E dato che il suo corpo era sano, era ovvio che il problema dovesse essere nella sua mente, e da qui il fatto che lo specialista in questione fosse uno psichiatra. E' nel suo studio che facciamo la conoscenza di Claudine, che guardandolo con i suoi occhi castani ramati vivaci ed intelligenti gli sorride dolcemente ed accetta con serenità di diventare sua paziente. Da questa prima scena vi sono vari salti temporali, nel corso di cui l'autrice ci illustra vari retroscena, innanzitutto sulla famiglia di Claudine, ed ovviamente sui suoi tormenti sentimentali nel corso degli anni, fino al duro finale, con quella tavola che il lettore si trova davanti quasi improvvisamente, senza forse esservi adeguatamente preparato, ma che poi si rivela essere il più coerente.
Claudine è ben diversa da Erminia: lei non si compiace nemmeno per un attimo della sua situazione, non si comporta in un certo modo praticamente solo per sfidare le convenzioni, semplicemente si comporta da uomo perché è psicologicamente un uomo, anche se quasi nessuno la comprende, e più passa il tempo più la madre (una donna mediocre, come intuisce subito lo psichiatra) la guarda con orrore. Dunque Claudine segue semplicemente la sua natura, ma il mondo bigotto non vuole accettare la sua diversità, la sua determinazione a voler seguire la sua inclinazione non corrispondente al suo corpo, e ciò le causa sempre più dolore man mano che crescendo acquisisce consapevolezza di questo rifiuto da parte degli altri, non sempre sinceri con lei.
Al contrario di quella che definirei una "squallida favoletta lesbo" che pare quasi realizzata per sconvolgere il lettore con qualcosa di inusuale, Claudine è una storia adulta, tormentata, resa anche più intensa dalla sua brevità. L'autrice ha saputo, come di consueto da parte sua, caratterizzare tutti i personaggi, dalla protagonista ai comprimari, positivi e negativi, e persino le comparse. Inoltre penso che la trovata di narrare la storia dal punto di vista esterno dello psichiatra sia stata geniale, perché è proprio in lui che la maggior parte dei lettori può immedesimarsi, una persona che ha poco a che fare con il dramma di Claudine, non ne ha che una vaga idea, ma che però dopo un erroneo giudizio iniziale impara pian piano a comprenderla meglio conoscendola nel corso del tempo, arrivando infine alla vera chiave della questione.
Ad impreziosire il prodotto è lo splendido stile di disegno, lo stesso di Versailles no bara, che purtroppo col tempo l'autrice ha modificato.
Inoltre l'edizione è molto buona, con sovra-coperta, buona rilegatura, buon rapporto qualità/prezzo.
Il volume comprende anche un' altra storia, che è collegata ad un' altra opera lunga della Ikeda (La finestra di Orfeo) a causa del ritorno di 2 personaggi comprimari a distanza di molti anni. Nonostante la trama sia totalmente diversa da quella di Claudine io vi ho visto un minimo nesso, per via del protagonista maschile della prima parte, che come Claudine risente di una particolarissima esperienza dell'infanzia, che avrà un grosso peso per tutta la sua vita, influenzandone i comportamenti.
Una storia particolare, per come l'autrice ha saputo efficacemente accostare temi difficili e grossi drammi a scene inaspettatamente comiche, in una maniera tanto valida che mi è sorto il sospetto che i personaggi chiave (comprimari ma importantissimi) di un manga molto più recente ne abbiano preso spunto.
Insomma, un volumetto imperdibile, anche perché la seconda storia è godibile anche da parte di chi si è lasciato sfuggire La finestra di Orfeo.
Voto finale globale: 10
<b> Attenzione: pesanti spoiler sul finale dell'opera! </b>
Se c'è una cosa per cui la Ikeda è famosa, oltre all'impronta storica dei suoi manga, questa è l'ambiguità dei suoi personaggi. Oscar, Rei, Julius e per concludere Claudine. Tra tutte Claudine è l'unica il cui aspetto androgino e abbigliamento maschile è pienamente giustificato dalla sua sessualità, e non a causa di avvenimenti pregressi riguardanti la storia personale come ad esempio l'esigenza di Julius di fingersi uomo per ereditare il patrimonio paterno.
Claudine è l'unico manga della Ikeda che mette in primo piano la transessualità, uno dei pochi manga che verte su questo argomento. Come tratta la questione l'Ikeda? Nella maniera in cui ci ha abituato sempre, niente scabrosità ma una propedeutica immersione in un mondo sconosciuto ai più.
La protagonista (Claudine) viene mostrata fin dall'infanzia con la madre che, accorgendosi del suo essere diversa dalle altre bambine la porterà dallo psichiatra. Questo non è una figura opprimente che per tutto il volume analizzerà impersonalmente Claudine, anzi, la sua figura rimarrà sullo sfondo assumendo una posizione non dissimile dal lettore che guarderà con imparzialità il susseguirsi delle vicende che ruoteranno intorno alla sua paziente.
Cos'è chiaro di Claudine? La sua vicinanza col padre prima di tutto in quanto la bambina gli è simile ben più dei suoi fratelli maggiori. E' dunque da ricercarsi in questo rapporto esclusivo, il voler somigliare al padre questo suo considerarsi maschio? Se è così, se è un semplice discorso imitativo, come si può spiegare il fatto che oltre a sentirsi maschio Claudine ha una palese preferenza sessuale verso le femmine? Quando inoltre in seguito il mito del padre viene a crollare quando Claudine scopre che questo ha più di una relazione clandestina e tra queste pure una omosessuale. E' bello come volendo trattare delle preferenze sessuali di Claudine la Ikeda la metta di fronte ad un personaggio come Rosemarie, amica d'infanzia di Claudine da sempre innamorata di lei.
Rosemarie non è transessuale, nè omosessuale. Lei infatti è l'unica che per tutta la storia vedrà Claudine come ciò che è realmente, un uomo in un corpo di donna.
Rosemarie non è gay perchè innamorata dell'uomo rinchiuso nel corpo femminile di Claudine ed è proprio questa consapevolezza del sesso dell'altra che spingerà Claudine a comprendere finalmente quale sia la propria natura. Prima di allora infatti tutte le ragazze con cui si è approcciata non l'hanno mai portata a comprendere ciò.
Maura, il primo amore giovanile venne allontanata dalla madre perchè questa si era accorta dell'interesse sentimentale che la figlia aveva verso di lei.
Cecilia, il suo secondo amore, la rifiuterà dicendole che il loro amore è impossibile in quanto entrambe donne.
Sirene (che come aspetto richiama Maura) l'unica che accetta una relazione sentimentale tra lei e per questo motivo, quando la lascerà per il fratello l'annienterà poichè, oltre al tradimento, le farà comprendere come non l'abbia mai vista come uomo.
In tutta la vita di Claudine alla fine, tolto lo psichiatra che è una figura esterna, l'unico elemento positivo sarà proprio Rosemarie, l'amica, l'unica che l'ha accettata e amata veramente per ciò che era.
Ovviamente essendo un manga della Ikeda non può che finire in tragedia, infatti Claudine a causa del tradimento di Sirene, e una volta compreso il fatto di trovarsi in un corpo che la sua mente percepisce come sbagliato,attuerà il suicidio.
Il manga si conclude con Rosemarie, l'unica a visitare la tomba dell'amica e con lo psichiatra che si biasima per non essere riuscito a salvare Claudine chiudendo così il manga nello stesso modo in cui è iniziato ovvero con lui che dà al lettore la sua impressione sulla ragazza, questa volta però non come caso clinico ma da quello personale, dal punto di vista di un uomo che ha perso un amico.
Dopo la trama che dire del disegno? Solito della Ikeda, è praticamente lo stile di Orpheus no mado portato all'eccellenza. Perfetta riproduzione storica sia come grafica che concettualmente (la vicenda si svolge in Francia nei primi anni del '900).
Come si può vedere dalle immagini le vignette danno ampio spazio ai personaggi e all'esternazione dei loro sentimenti. Non si può fare nessun appunto sul disegno che, così come la storia può non piacere a causa di puri gusti personali.
Non trovando nessun aspetto negativo o trascurato e riconoscendone l'assoluta qualità anche qui, così come Caro fratello, non posso che dare il 10.
Se c'è una cosa per cui la Ikeda è famosa, oltre all'impronta storica dei suoi manga, questa è l'ambiguità dei suoi personaggi. Oscar, Rei, Julius e per concludere Claudine. Tra tutte Claudine è l'unica il cui aspetto androgino e abbigliamento maschile è pienamente giustificato dalla sua sessualità, e non a causa di avvenimenti pregressi riguardanti la storia personale come ad esempio l'esigenza di Julius di fingersi uomo per ereditare il patrimonio paterno.
Claudine è l'unico manga della Ikeda che mette in primo piano la transessualità, uno dei pochi manga che verte su questo argomento. Come tratta la questione l'Ikeda? Nella maniera in cui ci ha abituato sempre, niente scabrosità ma una propedeutica immersione in un mondo sconosciuto ai più.
La protagonista (Claudine) viene mostrata fin dall'infanzia con la madre che, accorgendosi del suo essere diversa dalle altre bambine la porterà dallo psichiatra. Questo non è una figura opprimente che per tutto il volume analizzerà impersonalmente Claudine, anzi, la sua figura rimarrà sullo sfondo assumendo una posizione non dissimile dal lettore che guarderà con imparzialità il susseguirsi delle vicende che ruoteranno intorno alla sua paziente.
Cos'è chiaro di Claudine? La sua vicinanza col padre prima di tutto in quanto la bambina gli è simile ben più dei suoi fratelli maggiori. E' dunque da ricercarsi in questo rapporto esclusivo, il voler somigliare al padre questo suo considerarsi maschio? Se è così, se è un semplice discorso imitativo, come si può spiegare il fatto che oltre a sentirsi maschio Claudine ha una palese preferenza sessuale verso le femmine? Quando inoltre in seguito il mito del padre viene a crollare quando Claudine scopre che questo ha più di una relazione clandestina e tra queste pure una omosessuale. E' bello come volendo trattare delle preferenze sessuali di Claudine la Ikeda la metta di fronte ad un personaggio come Rosemarie, amica d'infanzia di Claudine da sempre innamorata di lei.
Rosemarie non è transessuale, nè omosessuale. Lei infatti è l'unica che per tutta la storia vedrà Claudine come ciò che è realmente, un uomo in un corpo di donna.
Rosemarie non è gay perchè innamorata dell'uomo rinchiuso nel corpo femminile di Claudine ed è proprio questa consapevolezza del sesso dell'altra che spingerà Claudine a comprendere finalmente quale sia la propria natura. Prima di allora infatti tutte le ragazze con cui si è approcciata non l'hanno mai portata a comprendere ciò.
Maura, il primo amore giovanile venne allontanata dalla madre perchè questa si era accorta dell'interesse sentimentale che la figlia aveva verso di lei.
Cecilia, il suo secondo amore, la rifiuterà dicendole che il loro amore è impossibile in quanto entrambe donne.
Sirene (che come aspetto richiama Maura) l'unica che accetta una relazione sentimentale tra lei e per questo motivo, quando la lascerà per il fratello l'annienterà poichè, oltre al tradimento, le farà comprendere come non l'abbia mai vista come uomo.
In tutta la vita di Claudine alla fine, tolto lo psichiatra che è una figura esterna, l'unico elemento positivo sarà proprio Rosemarie, l'amica, l'unica che l'ha accettata e amata veramente per ciò che era.
Ovviamente essendo un manga della Ikeda non può che finire in tragedia, infatti Claudine a causa del tradimento di Sirene, e una volta compreso il fatto di trovarsi in un corpo che la sua mente percepisce come sbagliato,attuerà il suicidio.
Il manga si conclude con Rosemarie, l'unica a visitare la tomba dell'amica e con lo psichiatra che si biasima per non essere riuscito a salvare Claudine chiudendo così il manga nello stesso modo in cui è iniziato ovvero con lui che dà al lettore la sua impressione sulla ragazza, questa volta però non come caso clinico ma da quello personale, dal punto di vista di un uomo che ha perso un amico.
Dopo la trama che dire del disegno? Solito della Ikeda, è praticamente lo stile di Orpheus no mado portato all'eccellenza. Perfetta riproduzione storica sia come grafica che concettualmente (la vicenda si svolge in Francia nei primi anni del '900).
Come si può vedere dalle immagini le vignette danno ampio spazio ai personaggi e all'esternazione dei loro sentimenti. Non si può fare nessun appunto sul disegno che, così come la storia può non piacere a causa di puri gusti personali.
Non trovando nessun aspetto negativo o trascurato e riconoscendone l'assoluta qualità anche qui, così come Caro fratello, non posso che dare il 10.
Nonostante il concetto di transessualismo sia relativamente recente, i primi riferimenti storici in merito risalgono ai tempi di Eliogabalo (204 - 222 D.C.), famoso non soltanto per essere considerato il secondo peggior reggente dell'Impero Romano dopo Caligola, ma anche per la sua controversa vita privata. Narra la leggenda che costui abbia messo in palio metà dei territori in suo possesso come ricompensa per il medico che lo avrebbe dotato dei genitali femminili, rendendolo di fatto la prima e unica Imperatrice che i romani avessero mai avuto. Non si sa se quest'operazione sia mai stata effettuata, né quale sia stato il suo esito - sicuramente non la morte, riconducibile a tutt'altre cause; quel che è certo è che all'epoca la chirurgia estetica era una pratica talmente diffusa che un simile scenario appare molto meno proibitivo di quanto saremmo portati a credere.
Nel 1978, anno di pubblicazione di questo manga, il termine "transessuale" era ormai diventato di uso comune grazie al libro "Il fenomeno transessuale" del sessuologo Harry Benjamin, edito nel 1966. Il transessualismo veniva ivi indicato come l'unica patologia di carattere psichiatrico da trattare con una terapia il cui scopo non è riconciliare il paziente con il proprio sesso biologico, bensì predisporne il passaggio a quello di elezione. A tutt'oggi questo disturbo, rinominato nel 1980 "disforia di genere" (D.I.G.), viene classificato dal "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders" come una malattia mentale perché altrimenti le spese per il cambio di sesso sarebbero, nella maggior parte dei paesi, a carico del richiedente; tuttavia una simile scelta potrebbe essere riveduta in occasione della nuova stesura del manuale, che si avvia alla sua quinta ristampa.
Ma "Claudine" non è soltanto una storia di transessualismo; al contrario, è prima di tutto un manga di formazione. Lasciando che ad occuparsi del risvolto medico e, di conseguenza, etico di una simile vicenda siano tutt'altro genere di pubblicazioni, Riyoko Ikeda decide di soffermarsi sulle ragioni del cuore, sondandone gli abissi con la determinazione e l'umanità che da sempre contraddistinguono le sue opere.
(Nota: dovendo decidere se riferirmi alla protagonista come a un maschio o a una femmina, ho scelto di attenermi al suo sesso biologico per non creare troppa confusione. In realtà sarebbe stato più corretto fare il contrario dal momento che è il sesso di elezione, e non l'originario, quello che di cui si dovrebbe tenere conto in casi simili.)
Claudine De Montesse è una bambina incredibilmente matura per la sua età, dotata del più vivo intelletto e di una fortissima personalità. A differenza dei suoi tre fratelli maggiori, che hanno preso dalla madre - una donna di buon cuore, ma del tutto insignificante - è la copia conforme di suo padre Auguste, di cui non solo ricalca alla perfezione le fattezze, ma con il quale condivide un impressionante numero di interessi decisamente poco femminili. Dall'età di otto anni, inoltre, insiste nel professarsi un ragazzo e nell'essere trattata come tale: il suo corpo potrà pensarla diversamente, sostiene, ma il cuore non ha dubbi su quale sia il suo sesso di appartenenza.
Auguste, probabilmente accecato dall'orgoglio paterno, non sembra trovare questo comportamento particolarmente allarmante, cionondimeno non si oppone al desiderio della moglie di portare la ragazzina da uno psichiatra. Tra il luminare e la sua brillante paziente si instaura fin da subito uno splendido rapporto di stima reciproca, capace di resistere anche alla prova dal tempo.
Ma il cuore della ragazzina è davvero così fermo e inespugnabile come sembra? L'amore che la sua amica Rosemarie prova per lei, potente e gravido di tristezza, sembra metterla profondamente a disagio. Anche lei soffrirà così, si chiede, quando finalmente troverà un'anima affine alla sua?
Pagina dopo pagina assistiamo alla crescita fisica e psicologica di Claudine, un cammino che definirei, prima ancora che tortuoso, addirittura claustrofobico. La baldanza della fanciullezza, età dell'oro durante la quale non esistono sfumature, lascia ben presto il posto ad una giovinezza baciata dall'irrequietezza e dalla sfortuna; caduta dopo caduta per la nostra eroina diventa sempre più difficile rialzarsi, ed il cuore del lettore si stringe in un moto di cordoglio tanto solidale quanto, ahimè, del tutto inutile. Il tutto ci viene raccontato, con uno sguardo sicuramente lucido ma non per questo meno partecipe, dallo psichiatra che l'ha in cura, e anche se la brevità dell'opera non consente di verificare la sua affidabilità come narratore è ragionevole credere che l'unico motivo per cui il possesso di certe informazioni non viene giustificato è che esse non sono state concepite per essere condivise. Del resto non sarebbe risultato quantomeno innaturale se lo psichiatra avesse dovuto spiegare a se stesso le esatte circostanze che lo avevano portato a conoscere i fatti più importanti della vita della sua assistita?
C'è infine da sottolineare che siffatto punto di vista consente di osservare quanto accade dalla giusta distanza, senza quindi avere l'impressione di invadere l'intimità di Claudine. Si ha quindi una visione d'insieme molto più ampia rispetto a quella di qualsiasi altro personaggio, ma al tempo stesso non troppo lontana dal cosiddetto "Quarto muro".
Sul versante introspettivo il manga ci riserva una soddisfazione dopo l'altra, con personaggi dalle psicologie estremamente ben definite. Con grande perizia Riyoko Ikeda riesce nel difficile compito di "addomesticare" la dirompenza di Claudine, facendo di lei non una sterile proto-Mary Sue bensì una figura umana al cento per cento. Certo non si può dire che la bellezza e l'intelligenza le facciano difetto, ma a queste due qualità si accompagnano un ardore e un'integrità che non passano inosservati.
Al tempo stesso un personaggio così forte pone il suo creatore nell'infelice condizione di doversi adoperare affinché i comprimari non ne vengano oscurati. L'ombra di Claudine, per così dire, è lunga e di considerevole ampiezza, ma fortunatamente non onnipresente. Ciò è particolarmente evidente nel caso di Rosemarie, la cui maturità di fondo rivela che, almeno per una volta, è sincera quando afferma di essere l'unica ad aver mai capito Claudine. Quanto ai tre amori di quest'ultima, essi incarnano alla perfezione l'essenza di altrettante fasi della sua vita. Maura, così piccola e sperduta, è uno strascico dell'innocenza dell'infanzia; Cécilia è l'amore cieco, impetuoso e falsamente risoluto dell'adolescenza; Sirène, infine, è l'inno alla speranza di chi, raggiunta la tanto sospirata età adulta, si considera quasi un reduce di guerra. E Claudine, in un certo senso, lo è davvero, anche se soltanto all'ultimo capirà che da guerre come la sua è difficile uscire del tutto - e sicuramente mai tutti interi.
Il tratto della Ikeda è intenso e sognante come sempre, e grazie al suo intuito cinestestico riesce a trarre il massimo da ogni singolo pannello. Volendo cercare il pelo nell'uovo si potrebbe far notare che la gamma fisionomica dei suoi personaggi non è molto ampia, ma la carica espressiva degli stessi supplisce ampiamente a questo inconveniente.
In conclusione: proprio in virtù del fatto che si tratta di una storia incentrata sui sentimenti ritengo che "Claudine" sia un maga adatto a qualsiasi tipo di pubblico, anche a coloro che non sono interessati a tematiche come quella in oggetto. Confido che un giorno sia disponibile anche nella nostra lingua, in modo da poterne gustare la lettura senza il classico senso di colpa del purista.
Nel 1978, anno di pubblicazione di questo manga, il termine "transessuale" era ormai diventato di uso comune grazie al libro "Il fenomeno transessuale" del sessuologo Harry Benjamin, edito nel 1966. Il transessualismo veniva ivi indicato come l'unica patologia di carattere psichiatrico da trattare con una terapia il cui scopo non è riconciliare il paziente con il proprio sesso biologico, bensì predisporne il passaggio a quello di elezione. A tutt'oggi questo disturbo, rinominato nel 1980 "disforia di genere" (D.I.G.), viene classificato dal "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders" come una malattia mentale perché altrimenti le spese per il cambio di sesso sarebbero, nella maggior parte dei paesi, a carico del richiedente; tuttavia una simile scelta potrebbe essere riveduta in occasione della nuova stesura del manuale, che si avvia alla sua quinta ristampa.
Ma "Claudine" non è soltanto una storia di transessualismo; al contrario, è prima di tutto un manga di formazione. Lasciando che ad occuparsi del risvolto medico e, di conseguenza, etico di una simile vicenda siano tutt'altro genere di pubblicazioni, Riyoko Ikeda decide di soffermarsi sulle ragioni del cuore, sondandone gli abissi con la determinazione e l'umanità che da sempre contraddistinguono le sue opere.
(Nota: dovendo decidere se riferirmi alla protagonista come a un maschio o a una femmina, ho scelto di attenermi al suo sesso biologico per non creare troppa confusione. In realtà sarebbe stato più corretto fare il contrario dal momento che è il sesso di elezione, e non l'originario, quello che di cui si dovrebbe tenere conto in casi simili.)
Claudine De Montesse è una bambina incredibilmente matura per la sua età, dotata del più vivo intelletto e di una fortissima personalità. A differenza dei suoi tre fratelli maggiori, che hanno preso dalla madre - una donna di buon cuore, ma del tutto insignificante - è la copia conforme di suo padre Auguste, di cui non solo ricalca alla perfezione le fattezze, ma con il quale condivide un impressionante numero di interessi decisamente poco femminili. Dall'età di otto anni, inoltre, insiste nel professarsi un ragazzo e nell'essere trattata come tale: il suo corpo potrà pensarla diversamente, sostiene, ma il cuore non ha dubbi su quale sia il suo sesso di appartenenza.
Auguste, probabilmente accecato dall'orgoglio paterno, non sembra trovare questo comportamento particolarmente allarmante, cionondimeno non si oppone al desiderio della moglie di portare la ragazzina da uno psichiatra. Tra il luminare e la sua brillante paziente si instaura fin da subito uno splendido rapporto di stima reciproca, capace di resistere anche alla prova dal tempo.
Ma il cuore della ragazzina è davvero così fermo e inespugnabile come sembra? L'amore che la sua amica Rosemarie prova per lei, potente e gravido di tristezza, sembra metterla profondamente a disagio. Anche lei soffrirà così, si chiede, quando finalmente troverà un'anima affine alla sua?
Pagina dopo pagina assistiamo alla crescita fisica e psicologica di Claudine, un cammino che definirei, prima ancora che tortuoso, addirittura claustrofobico. La baldanza della fanciullezza, età dell'oro durante la quale non esistono sfumature, lascia ben presto il posto ad una giovinezza baciata dall'irrequietezza e dalla sfortuna; caduta dopo caduta per la nostra eroina diventa sempre più difficile rialzarsi, ed il cuore del lettore si stringe in un moto di cordoglio tanto solidale quanto, ahimè, del tutto inutile. Il tutto ci viene raccontato, con uno sguardo sicuramente lucido ma non per questo meno partecipe, dallo psichiatra che l'ha in cura, e anche se la brevità dell'opera non consente di verificare la sua affidabilità come narratore è ragionevole credere che l'unico motivo per cui il possesso di certe informazioni non viene giustificato è che esse non sono state concepite per essere condivise. Del resto non sarebbe risultato quantomeno innaturale se lo psichiatra avesse dovuto spiegare a se stesso le esatte circostanze che lo avevano portato a conoscere i fatti più importanti della vita della sua assistita?
C'è infine da sottolineare che siffatto punto di vista consente di osservare quanto accade dalla giusta distanza, senza quindi avere l'impressione di invadere l'intimità di Claudine. Si ha quindi una visione d'insieme molto più ampia rispetto a quella di qualsiasi altro personaggio, ma al tempo stesso non troppo lontana dal cosiddetto "Quarto muro".
Sul versante introspettivo il manga ci riserva una soddisfazione dopo l'altra, con personaggi dalle psicologie estremamente ben definite. Con grande perizia Riyoko Ikeda riesce nel difficile compito di "addomesticare" la dirompenza di Claudine, facendo di lei non una sterile proto-Mary Sue bensì una figura umana al cento per cento. Certo non si può dire che la bellezza e l'intelligenza le facciano difetto, ma a queste due qualità si accompagnano un ardore e un'integrità che non passano inosservati.
Al tempo stesso un personaggio così forte pone il suo creatore nell'infelice condizione di doversi adoperare affinché i comprimari non ne vengano oscurati. L'ombra di Claudine, per così dire, è lunga e di considerevole ampiezza, ma fortunatamente non onnipresente. Ciò è particolarmente evidente nel caso di Rosemarie, la cui maturità di fondo rivela che, almeno per una volta, è sincera quando afferma di essere l'unica ad aver mai capito Claudine. Quanto ai tre amori di quest'ultima, essi incarnano alla perfezione l'essenza di altrettante fasi della sua vita. Maura, così piccola e sperduta, è uno strascico dell'innocenza dell'infanzia; Cécilia è l'amore cieco, impetuoso e falsamente risoluto dell'adolescenza; Sirène, infine, è l'inno alla speranza di chi, raggiunta la tanto sospirata età adulta, si considera quasi un reduce di guerra. E Claudine, in un certo senso, lo è davvero, anche se soltanto all'ultimo capirà che da guerre come la sua è difficile uscire del tutto - e sicuramente mai tutti interi.
Il tratto della Ikeda è intenso e sognante come sempre, e grazie al suo intuito cinestestico riesce a trarre il massimo da ogni singolo pannello. Volendo cercare il pelo nell'uovo si potrebbe far notare che la gamma fisionomica dei suoi personaggi non è molto ampia, ma la carica espressiva degli stessi supplisce ampiamente a questo inconveniente.
In conclusione: proprio in virtù del fatto che si tratta di una storia incentrata sui sentimenti ritengo che "Claudine" sia un maga adatto a qualsiasi tipo di pubblico, anche a coloro che non sono interessati a tematiche come quella in oggetto. Confido che un giorno sia disponibile anche nella nostra lingua, in modo da poterne gustare la lettura senza il classico senso di colpa del purista.
Questo è un altro dei capolavori della Ikeda. Claudine ha una personalità complessa, potrei dire che è uno dei personaggi più profondi che l'Ikeda abbia mai ideato. La storia di questa ragazza viene raccontata da uno psichiatra, che la reputa "un caso interessante", tanto da seguirla non più come un semplice medico, ma come un vero e proprio amico, a cui Claudine potesse confidare tutto. Questa storia è ambientata nei primi anni del Novecento, in Francia. La figura di Claudine, apparentemente forte, è in realtà è molto debole e fragile. Il suo voler assomigliare all'amato padre e la sua presunzione di essere un uomo pur sapendo di essere donna la rendono vulnerabile e facilmente trasportabile dai sentimenti. I vari amori che Claudine trova nella sua vita inizialmente sono amori ingenui, giovanili ed innocenti, ma già a metà dell'opera si nota la crescita della protagonista e l'incessante voglia di sentirsi amata da una donna, proprio come un vero uomo. L'amore più importante della sua vita, nonché l'unico, Claudine lo trova in Sirene, che segnerà un cambiamento brusco nella vita della protagonista.
Il tratto dei disegni è tipico della grande Ikeda, la sola cosa innovatrice in quest'opera, a mio parere, è la caratterizzazione della protagonista. È il tratto psicologico quello che maggiormente colpisce il lettore. La psiche così complessa di Claudine raccontata da questo famoso psichiatra fa sì che il lettore si ritrovi anch'egli ad analizzare punto per punto ogni singolo pensiero, ogni singolo avvenimento accaduto nella vita della ragazza.
Il tratto dei disegni è tipico della grande Ikeda, la sola cosa innovatrice in quest'opera, a mio parere, è la caratterizzazione della protagonista. È il tratto psicologico quello che maggiormente colpisce il lettore. La psiche così complessa di Claudine raccontata da questo famoso psichiatra fa sì che il lettore si ritrovi anch'egli ad analizzare punto per punto ogni singolo pensiero, ogni singolo avvenimento accaduto nella vita della ragazza.
Questa è una delle storie che non possono far altro che riconfermare la maestria di Riyoko Ikeda nel delineare con estrema sensibilità la psiche umana e nel costruire storie di grande profondità e drammaticità. Nonostante la vicenda di Claudine si concluda in un solo volume, si ha la sensazione di aver letto un manga durato tutta una vita, tutto ciò che si doveva dire è stato detto, ogni cosa è compiuta, lasciando al lettore un senso di commozione raro. Claudine è presentata da un lato come uno dei tanti personaggi femminili della Ikeda nati da una costola di Oscar, di cui mantiene l'androginia e quella particolare aura di forza di carattere frammista a fragilità, dall'altro emerge come figura del tutto originale dotata di una precisa e determinata psiche, desideri e sentimenti propri, uno dei personaggi davvero più alti concepiti dall'autrice. Anche Claudine ricerca la sua libertà e emancipazione di donna; se per Oscar questa era un'emancipazione sociale, per Rei di "Onisama e..." una liberazione dalla stessa vita, per Claudine è prima di tutto liberazione della sua anima maschile da un corpo per lei inaccettabile.
Accanto alla forte personalità della protagonista orbitano poi altre figure di spicco che l'autrice non manca di approfondire: il padre ed il suo rapporto quasi speculare con la figlia, le varie donne di cui Claudine si innamora, l'amica Rosemarie... Un grande affresco di umanità e drammi.
I disegni sono quelli raffinatissimi e curati della Ikeda anni '70, di Versailles no Bara e Orpheus no Mado, e non fanno che arricchire ed impreziosire un'opera che, pur nella sua brevità, ho apprezzato anche più dei titoli maggiori della Ikeda.
Si spera che qualche editore italiano decida di renderlo fruibile anche nella nostra lingua!
Accanto alla forte personalità della protagonista orbitano poi altre figure di spicco che l'autrice non manca di approfondire: il padre ed il suo rapporto quasi speculare con la figlia, le varie donne di cui Claudine si innamora, l'amica Rosemarie... Un grande affresco di umanità e drammi.
I disegni sono quelli raffinatissimi e curati della Ikeda anni '70, di Versailles no Bara e Orpheus no Mado, e non fanno che arricchire ed impreziosire un'opera che, pur nella sua brevità, ho apprezzato anche più dei titoli maggiori della Ikeda.
Si spera che qualche editore italiano decida di renderlo fruibile anche nella nostra lingua!