Shachi dell'orizzonte marino
Shachi è un ragazzo orfano che vive su un'isola e fa il pescatore. Il padre è morto quando il ragazzo era ancora piccolo, ma gli ha lasciato in eredità un sogno: trovare una sirena.
Il manga di Kazuki Harumoto è un volume autoconclusivo, ma ricco di spunti che potevano diventare interessanti. Il problema è che, come ci racconta lo stesso autore alla fine del volumetto, la rivista dove avrebbe dovuto pubblicare stava chiudendo i battenti. Quindi, Shachi dell'orizzonte marino nasceva già come progetto chiuso e magari non concluso.
La storia in sé è molto semplice e sa di già visto, ma la lettura risulta comunque piacevole per tutte le oltre 200 pagine del manga. La trama si sviluppa in quattro episodi, in cui il protagonista prende coscienza del senso della sua vita e va alla ricerca delle sirene, ignaro di essere il punto di incontro tra due mondi, quello marino e quello terrestre.
Le situazioni raccontate sono molto semplificate e a volte anche ingenue. Inoltre, il tipo di impostazione è molto schematica, con una lunga introduzione alla situazione e al problema da risolvere, e una velocissima risoluzione. Anzi, un paio di volte la risoluzione è solo intuita dal lettore perché non viene raccontata. In realtà, questo è un pregio perché altrimenti si sarebbe allungato il brodo con qualcosa che tutti avrebbero già capito.
L'ingenuità dell'autore nel raccontare la storia si riflette pienamente nel personaggio di Shachi, ignaro di come funzioni il resto del mondo. Per certi versi questo personaggio ricorda molto il Rufy di One Piece, ma solo lontanamente, perché non ha la forza né morale né fisica del ragazzo di gomma nato dalla mente e dalla matita di Eichiiro Oda.
Per quanto riguarda i disegni, invece, non c'è molto da dire. Sono molto belli e sinuosi, anche se non convincono pienamente su alcune inquadrature prese da punti di vista posti dietro ai personaggi. Una cura meravigliosa è posta su alcune tavole che debordano dalla pagina per occuparle entrambe. In questi disegni, si coglie il desiderio di Harumoto di raccontare un'avventura ambientata in mezzo al mare, grazie alla potenza espressiva delle immagini.
Infine, l'edizione Ronin Manga è una di quelle che è più bella da guardare che da sfogliare. Ottima rilegatura con pagine bianche e spesse e sovraccoperta. Ma proprio la rilegatura è troppo rigida e alcune tavole non si riescono a vedere completamente perché nascoste dal centro del volumetto. Inoltre il formato non è sempre appropriato a causa di alcuni tagli delle tavole, a volte anche dei baloon con i dialoghi. Infine, non so se è un problema del mio volume in particolare, ma la stampa ha quel fastidiosissimo effetto moirè che rovina la magia che i disegni vogliono restituire.
Insomma, Shachi dell'orizzonte marino è un manga molto piacevole da leggere, con una discreta edizione ad un prezzo abbordabilissimo.
Il manga di Kazuki Harumoto è un volume autoconclusivo, ma ricco di spunti che potevano diventare interessanti. Il problema è che, come ci racconta lo stesso autore alla fine del volumetto, la rivista dove avrebbe dovuto pubblicare stava chiudendo i battenti. Quindi, Shachi dell'orizzonte marino nasceva già come progetto chiuso e magari non concluso.
La storia in sé è molto semplice e sa di già visto, ma la lettura risulta comunque piacevole per tutte le oltre 200 pagine del manga. La trama si sviluppa in quattro episodi, in cui il protagonista prende coscienza del senso della sua vita e va alla ricerca delle sirene, ignaro di essere il punto di incontro tra due mondi, quello marino e quello terrestre.
Le situazioni raccontate sono molto semplificate e a volte anche ingenue. Inoltre, il tipo di impostazione è molto schematica, con una lunga introduzione alla situazione e al problema da risolvere, e una velocissima risoluzione. Anzi, un paio di volte la risoluzione è solo intuita dal lettore perché non viene raccontata. In realtà, questo è un pregio perché altrimenti si sarebbe allungato il brodo con qualcosa che tutti avrebbero già capito.
L'ingenuità dell'autore nel raccontare la storia si riflette pienamente nel personaggio di Shachi, ignaro di come funzioni il resto del mondo. Per certi versi questo personaggio ricorda molto il Rufy di One Piece, ma solo lontanamente, perché non ha la forza né morale né fisica del ragazzo di gomma nato dalla mente e dalla matita di Eichiiro Oda.
Per quanto riguarda i disegni, invece, non c'è molto da dire. Sono molto belli e sinuosi, anche se non convincono pienamente su alcune inquadrature prese da punti di vista posti dietro ai personaggi. Una cura meravigliosa è posta su alcune tavole che debordano dalla pagina per occuparle entrambe. In questi disegni, si coglie il desiderio di Harumoto di raccontare un'avventura ambientata in mezzo al mare, grazie alla potenza espressiva delle immagini.
Infine, l'edizione Ronin Manga è una di quelle che è più bella da guardare che da sfogliare. Ottima rilegatura con pagine bianche e spesse e sovraccoperta. Ma proprio la rilegatura è troppo rigida e alcune tavole non si riescono a vedere completamente perché nascoste dal centro del volumetto. Inoltre il formato non è sempre appropriato a causa di alcuni tagli delle tavole, a volte anche dei baloon con i dialoghi. Infine, non so se è un problema del mio volume in particolare, ma la stampa ha quel fastidiosissimo effetto moirè che rovina la magia che i disegni vogliono restituire.
Insomma, Shachi dell'orizzonte marino è un manga molto piacevole da leggere, con una discreta edizione ad un prezzo abbordabilissimo.
<i>"Ho proprio una storia che tenevo in serbo... vorrà dire che te la racconterò adesso... Devi sapere che... mi è capitato di incontrare una Sirena!" - Padre di Shachi</i>
Shachi dell'orizzonte marino è un manga ideato da Kazuki Harumoto, il quale cercava con quest'opera, di sfornare il suo primo manga serializzato, invece come vedremo in seguito, l'autore ha dovuto concludere quest'opera come One-Shot. Il manga è, come detto poco fa, un volume unico pubblicato dalla Shueisha, l'edizione italiana invece è stata tradotta dall Ronin Manga, pubblicandolo ad un prezzo di 6,90€, con sovracopertura, però senza pagine a colori.
Il manga segue le vicende di Shachi, il quale ha sempre vissuta nella sua isola natia, insieme al nonno Shaka e alla sua amica Lala. Il giovane Shachi è sempre stato affascinato dal popolo degli abissi marini. Ora Shachi, ormai pescatore, continua a sognare l'incontro con le sirene. Riuscirà Shachi a incontrare ciò che cerca? Riuscirà a svelare il suo passato ancora non del tutto chiaro?
Shachi dell'orizzonte marino è un classico shonen e come tale deve essere visto, quindi non aspettatevi novità strabilianti. Nonostante tutto il manga è leggermente diverso dai soliti shonen, fin troppo stereotipati in questi ultimi anni. La storia è buona, sfortunatamente non sfruttata (vedremo in seguito il motivo). Il tratto lo trovo molto interessante, simile a quello di Hiro Mashima e di Eiichiro Oda, ma mettendoci nonostante tutto qualcosa di personale. I personaggi sono ben caratterizzati, anche se molti non hanno avuto molto spazio nel volume. Ma il protagonista Shachi mi è piaciuto molto, sia come estetica sia come personalità.
L'edizione della Ronin Manga è molto buona, ma il prezzo di 6,90€ è un po' sopra la media per un volume da circa 250 pagine, con sovracopertura, ma senza le pagine a colori. Comunque acquistabile. Questo volume merita e per questo il mio voto è 8, tendente ad un 8+.
L'autore Kazuki Harumoto (mangaka emergente) con Shachi, la sua prima pubblicazione, voleva approdare su Jump con una vera e propria serie (di diversi volumi, non specificati quanti), ma il fato, la sfortuna ha portato alla chiusura di tale rivista ed il povero Kazuki Harumoto si è visto bruciare una delle occasioni, obbligandolo a terminare la propria opera in un unico volume. La fortuna non è stata dalla parte del povero Kazuki Harumoto, che sicuramente avrebbe riscosso un notevole successo con la serializzazione di un manga come Shachi, sicuramente non sarebbe stato da meno di manga del calibro di Beelzebub, Psyren, Nurarihyon no mago, Gamaran ed altri noti shonen esordienti, ma sfortunatamente per lui la sua opera finisce in un unico volume.
Shachi dell'orizzonte marino è un manga ideato da Kazuki Harumoto, il quale cercava con quest'opera, di sfornare il suo primo manga serializzato, invece come vedremo in seguito, l'autore ha dovuto concludere quest'opera come One-Shot. Il manga è, come detto poco fa, un volume unico pubblicato dalla Shueisha, l'edizione italiana invece è stata tradotta dall Ronin Manga, pubblicandolo ad un prezzo di 6,90€, con sovracopertura, però senza pagine a colori.
Il manga segue le vicende di Shachi, il quale ha sempre vissuta nella sua isola natia, insieme al nonno Shaka e alla sua amica Lala. Il giovane Shachi è sempre stato affascinato dal popolo degli abissi marini. Ora Shachi, ormai pescatore, continua a sognare l'incontro con le sirene. Riuscirà Shachi a incontrare ciò che cerca? Riuscirà a svelare il suo passato ancora non del tutto chiaro?
Shachi dell'orizzonte marino è un classico shonen e come tale deve essere visto, quindi non aspettatevi novità strabilianti. Nonostante tutto il manga è leggermente diverso dai soliti shonen, fin troppo stereotipati in questi ultimi anni. La storia è buona, sfortunatamente non sfruttata (vedremo in seguito il motivo). Il tratto lo trovo molto interessante, simile a quello di Hiro Mashima e di Eiichiro Oda, ma mettendoci nonostante tutto qualcosa di personale. I personaggi sono ben caratterizzati, anche se molti non hanno avuto molto spazio nel volume. Ma il protagonista Shachi mi è piaciuto molto, sia come estetica sia come personalità.
L'edizione della Ronin Manga è molto buona, ma il prezzo di 6,90€ è un po' sopra la media per un volume da circa 250 pagine, con sovracopertura, ma senza le pagine a colori. Comunque acquistabile. Questo volume merita e per questo il mio voto è 8, tendente ad un 8+.
L'autore Kazuki Harumoto (mangaka emergente) con Shachi, la sua prima pubblicazione, voleva approdare su Jump con una vera e propria serie (di diversi volumi, non specificati quanti), ma il fato, la sfortuna ha portato alla chiusura di tale rivista ed il povero Kazuki Harumoto si è visto bruciare una delle occasioni, obbligandolo a terminare la propria opera in un unico volume. La fortuna non è stata dalla parte del povero Kazuki Harumoto, che sicuramente avrebbe riscosso un notevole successo con la serializzazione di un manga come Shachi, sicuramente non sarebbe stato da meno di manga del calibro di Beelzebub, Psyren, Nurarihyon no mago, Gamaran ed altri noti shonen esordienti, ma sfortunatamente per lui la sua opera finisce in un unico volume.
È a mio avviso un peccato che questo manga non abbia avuto un seguito. Era un manga con discrete potenzialità. Shachi dell'orizzonte marino non va considerato un manga o un volume unico, ma lo considererei più come un name. Kazuki Harumoto presenta subito tutti i personaggi, presenta la storia, presenta le ambientazioni per poi concludere dicendo che il manga non è piaciuto e quindi chiude baracca e burattini.
Un peccato perché nonostante i numerosissimi riferimenti ad altri manga (diciamo che è un insieme di altri shonen commerciali) per me aveva del suo. Mi è piaciuto soprattutto l'ambiente marino e non considerato solo attraverso pirati, ciurme e velieri. Un peccato però che questo "viaggio" descritto alla fine sia solo una semplice fermata, un semplice episodio autoconclusivo. Ho ammirato i disegni alla Hiro Mashima, anche se mi sono sembrati più approfonditi e dettagliati.
Non posso dare voto maggiore, un manga che si lascia leggere, godibile.
Un peccato perché nonostante i numerosissimi riferimenti ad altri manga (diciamo che è un insieme di altri shonen commerciali) per me aveva del suo. Mi è piaciuto soprattutto l'ambiente marino e non considerato solo attraverso pirati, ciurme e velieri. Un peccato però che questo "viaggio" descritto alla fine sia solo una semplice fermata, un semplice episodio autoconclusivo. Ho ammirato i disegni alla Hiro Mashima, anche se mi sono sembrati più approfonditi e dettagliati.
Non posso dare voto maggiore, un manga che si lascia leggere, godibile.
Ronin Manga si preoccupa, sin dall'inizio della sua corta vita editoriale, di portare in Italia opere tra le più sconosciute e tra le meno comuni che ci siano. Qui però fa decisamente il passo più lungo della gamba: pubblicare in Italia un'opera che ha visto terminare la sua breve serializzazione dopo una manciata di capitoli, a causa del fatto che il magazine mensile su cui veniva stampata è stato chiuso (capita più spesso di quanto si pensi, si ricordi il manga "Sailor V" di Naoko Takeuchi, che ha potuto portare l'autrice ad iniziare su un altra rivista il celeberrimo "Sailor Moon"). Una storia morta in partenza, sin prima della serializzazione il mangaka sapeva di andare contro un muro invalicabile. Ora, quale avrebbe potuto essere un egregio modo di ignorare il vicolo cieco? Fare una storia autoconclusiva, in volume unico, assolutamente. Invece, per quanto questo dovrebbe essere l'intento, i pochi capitoli elencano una serie di banalissimi eventi in stile "viaggio alla ricerca di qualcosa per poi perdersi in mille divagazioni e filler". Ora, l'autore ha la sua libertà, ma qui l'opera sarebbe finita comunque in breve tempo. Ecco proprio perché non posso dare neanche lontanamente la sufficienza a quest'opera.
Usando un doppio metro di giudizio, basato equamente sia sull'effettiva struttura a volume unico sia sull'opera come volumetto iniziale svolto a iniziare una serializzazione molto più lunga. Ebbene, per entrambi i metodi il giudizio è decisamente netta la valutazione negativa. La storia è poi così terribile? Dunque, un ragazzo mezzo sirena che gira il mondo per trovare sua madre sirena e liberare i simili di quest'ultima. Sentita giusto un mezzo milione di volte! E fosse solo banale lo accetterei, ma se è anche malfatta e zoppicante a questi livelli finire il volumetto diventa una tortura! E dire che l'autore avrebbe dovuto, nei suoi piani, continuarla a lunga. Un lato buono in compenso c'è: il disegno è davvero buono, giudicato a parte sarebbe potuto essere un elemento positivo, qui è trascinato nella palude da tutti gli altri vari elementi negativi. Spero non poco che il mangaka trovi un altro impiego, magari facendo i disegni per un altro sceneggiatore o anche inventando una storia tutta nuova, magari ce la può fare. Con solo questo manga il mio giudizio non può che farlo sembrare un autore incapace di creare buone storie che coinvolgano il lettore.
Usando un doppio metro di giudizio, basato equamente sia sull'effettiva struttura a volume unico sia sull'opera come volumetto iniziale svolto a iniziare una serializzazione molto più lunga. Ebbene, per entrambi i metodi il giudizio è decisamente netta la valutazione negativa. La storia è poi così terribile? Dunque, un ragazzo mezzo sirena che gira il mondo per trovare sua madre sirena e liberare i simili di quest'ultima. Sentita giusto un mezzo milione di volte! E fosse solo banale lo accetterei, ma se è anche malfatta e zoppicante a questi livelli finire il volumetto diventa una tortura! E dire che l'autore avrebbe dovuto, nei suoi piani, continuarla a lunga. Un lato buono in compenso c'è: il disegno è davvero buono, giudicato a parte sarebbe potuto essere un elemento positivo, qui è trascinato nella palude da tutti gli altri vari elementi negativi. Spero non poco che il mangaka trovi un altro impiego, magari facendo i disegni per un altro sceneggiatore o anche inventando una storia tutta nuova, magari ce la può fare. Con solo questo manga il mio giudizio non può che farlo sembrare un autore incapace di creare buone storie che coinvolgano il lettore.
Questo manga per me è un peccato: è l'inizio di una bellissima storia, come potrebbe essere One Piece o Naruto. L'autore potrà aver avuto tutte le giustificazioni del mondo, ma sta di fatto che uno deve giudicare quello che legge e possiede nelle proprie mani, ed è una storia tronca, come una promessa di qualcosa di fantastico che però non esisterà mai.
Mi riesce anche difficile fare un riassunto della trama, poiché rischierei di svelare le tante cose che succedono in un unico volume. È fatta bene la base della storia, cioè il pre-partenza del protagonista Shachi: è interessante, misteriosa, e apre mille sfaccettature di una storia che poteva essere ricca di dettagli. Ma poi, svelati i primi misteri e la decisione di partire da parte di Shachi, la storia diventa riassunta al massimo e sbrigativa.
Il 6 è dovuto al bell'inizio e al bel disegno, che è stato il motivo per cui ho deciso di acquistare questo manga (dato che non sono io il tipo che solitamente inizia storie da un tomo solo). Lo consiglio agli amanti degli shounen che vogliono svagarsi per un'oretta, ma non vale il prezzo che ha, secondo il mio punto di vista.
Mi riesce anche difficile fare un riassunto della trama, poiché rischierei di svelare le tante cose che succedono in un unico volume. È fatta bene la base della storia, cioè il pre-partenza del protagonista Shachi: è interessante, misteriosa, e apre mille sfaccettature di una storia che poteva essere ricca di dettagli. Ma poi, svelati i primi misteri e la decisione di partire da parte di Shachi, la storia diventa riassunta al massimo e sbrigativa.
Il 6 è dovuto al bell'inizio e al bel disegno, che è stato il motivo per cui ho deciso di acquistare questo manga (dato che non sono io il tipo che solitamente inizia storie da un tomo solo). Lo consiglio agli amanti degli shounen che vogliono svagarsi per un'oretta, ma non vale il prezzo che ha, secondo il mio punto di vista.
Per iniziare a recensire quest'opera inizierò a parlare dell'autore, Kazuki Harumoto, e della sua storia. Harumoto è un'autore che con quest'opera autoconclusiva non ha avuto una possibilità piena di mostrare le sue abilità come mangaka. Infatti Shachi dall'orizzonte marino inizialmente non era concepita come storia breve. La storia dell'autore e di come sia passato a disegnare una storia breve è raccontata alla fine del volume, ve la racconterò brevemente per anticipare la recensione vera e propria. Harumoto, felice del fatto che la sua opera sia stata accettata dalla famosa rivista giapponese Shonen Jump, ha incominciato a disegnare la sua storia di sirene. A buon punto della stesura della trama, oltretutto dopo aver fatto parecchi viaggi in giro per il Giappone per trovare l'ispirazione alla storia, la notizia della chiusura della rivista Jump ha portato Harumoto a ridisegnare la sua storia in formato autoconclusivo .
Detto questo, ora posso passare alla recensione dell'opera, tenendo conto, appunto, del fatto che questa storia non era originariamente autoconclusiva. Tutto sommato l'opera nel suo generale è di qualità medio-alta. È uno shonen, quindi ha pretese da shonen e disegni da shonen, quindi chi ha visto disegni strepitosi e super-dettagliati in alcuni seinen non ha il diritto di paragonarli a quelli di Shachi, proprio perché hanno due target di pubblico completamente differenti.
La trama parla di un ragazzo di nome Shachi Triba, cresciuto in un'isola in mezzo al mare dal nome di Polipot. Shachi è uno dei pescatori del villaggio, uno dei più bravi, in acqua è una scheggia ed ha il compito di procurare cibo al suo villaggio.Il sogno di Shachi è quello di verificare l'esistenza delle sirene, creature leggendarie che nessuno ha mai visto, proprio per questo è preso in giro da tutti gli abitanti del villaggio. Questo particolare sogno, insieme allo spirito d'avventura, alla voglia di esplorare, è stato tramandato dal padre, ucciso da alcuni bracconieri. L'unico familiare rimasto a Shachi è il povero nonno, che è anche il capo del villaggio in cui vive. È curioso come l'autore riesca a far capire al lettore il rapporto con il nonno in una storia così breve. Il nonno, di nome Chaka Tribal, non è d'accordo con Shachi e non gli permette di scappare dall'isola per cercare le sirene in quanto le considera causa della morte di suo figlio, padre di Shachi. Non vi dico altro per non rovinarvi la lettura, ma vi posso assicurare che non è male come manga, è una bella storia, ben articolata pur essendo autoconclusiva, piena di avventure e di emozioni. I disegni come ho detto prima sono da Shonen, ma non per questo sono brutti, anzi, Harumoto possiede un buon tratto, descrive bene la fisionomia dei personaggi (anche se ha un tratto un po' troppo pulito ma non per gli sfondi) ma sopratutto descrive benissimo le ambientazioni, che sono ben dettagliate.
Il manga è diviso in 4 capitoli ed edito dalla Ronin Manga al prezzo di 6,90 Euro. Il volume possiede una sovraccopertina ed ha una carta molto bianca come è solita offrire la Ronin Manga. Non preoccupatevi troppo per il prezzo, che secondo me è un po' alto rispetto all'opera (sarebbe andato bene nel caso avesse la Ronin avesse mantenuto le prime pagine a colori, ma questo è solo un mio parere), ma se vi piace il fantasy ma sopratutto le storie sulle sirene e sul mare non fatevelo perdere! Non è un capolavoro, ma è comunque molto piacevole sia per i lettori appassionati del genere, ma non solo. Voto Finale: 8
Detto questo, ora posso passare alla recensione dell'opera, tenendo conto, appunto, del fatto che questa storia non era originariamente autoconclusiva. Tutto sommato l'opera nel suo generale è di qualità medio-alta. È uno shonen, quindi ha pretese da shonen e disegni da shonen, quindi chi ha visto disegni strepitosi e super-dettagliati in alcuni seinen non ha il diritto di paragonarli a quelli di Shachi, proprio perché hanno due target di pubblico completamente differenti.
La trama parla di un ragazzo di nome Shachi Triba, cresciuto in un'isola in mezzo al mare dal nome di Polipot. Shachi è uno dei pescatori del villaggio, uno dei più bravi, in acqua è una scheggia ed ha il compito di procurare cibo al suo villaggio.Il sogno di Shachi è quello di verificare l'esistenza delle sirene, creature leggendarie che nessuno ha mai visto, proprio per questo è preso in giro da tutti gli abitanti del villaggio. Questo particolare sogno, insieme allo spirito d'avventura, alla voglia di esplorare, è stato tramandato dal padre, ucciso da alcuni bracconieri. L'unico familiare rimasto a Shachi è il povero nonno, che è anche il capo del villaggio in cui vive. È curioso come l'autore riesca a far capire al lettore il rapporto con il nonno in una storia così breve. Il nonno, di nome Chaka Tribal, non è d'accordo con Shachi e non gli permette di scappare dall'isola per cercare le sirene in quanto le considera causa della morte di suo figlio, padre di Shachi. Non vi dico altro per non rovinarvi la lettura, ma vi posso assicurare che non è male come manga, è una bella storia, ben articolata pur essendo autoconclusiva, piena di avventure e di emozioni. I disegni come ho detto prima sono da Shonen, ma non per questo sono brutti, anzi, Harumoto possiede un buon tratto, descrive bene la fisionomia dei personaggi (anche se ha un tratto un po' troppo pulito ma non per gli sfondi) ma sopratutto descrive benissimo le ambientazioni, che sono ben dettagliate.
Il manga è diviso in 4 capitoli ed edito dalla Ronin Manga al prezzo di 6,90 Euro. Il volume possiede una sovraccopertina ed ha una carta molto bianca come è solita offrire la Ronin Manga. Non preoccupatevi troppo per il prezzo, che secondo me è un po' alto rispetto all'opera (sarebbe andato bene nel caso avesse la Ronin avesse mantenuto le prime pagine a colori, ma questo è solo un mio parere), ma se vi piace il fantasy ma sopratutto le storie sulle sirene e sul mare non fatevelo perdere! Non è un capolavoro, ma è comunque molto piacevole sia per i lettori appassionati del genere, ma non solo. Voto Finale: 8
Quest’opera che porta la firma di un mangaka debuttante ha vissuto una vita editoriale difficile che alla fine ha influenzato l’opera, come ci racconta nella parte finale del volumetto lo stesso autore. Dopo che c’era la possibilità di venir pubblicato su rivista, Kazuki Harumoto ha fatto vari viaggi per riuscire a trovare l’ispirazione per un manga basato su un’avventura marina e dopo vari schizzi e progetti, quando l’opera stava per arrivare alla sua forma definitiva, la cattiva novella. La rivista stava per chiudere. Così su consiglio dell’editore decise di stravolgere l’opera e crearla appositamente per essere autoconclusiva, ma alla fine si percepisce lo stesso che l’autore aveva ben altro in mente, che aveva riposto in quest’opera speranze e sogni che riusciremo a percepire tramite lo sguardo di Shachi, e questo senso di incompletezza avrà un sapore amaro per il lettore.
Le Sirene. Un’immagine che nel collettivo umano ha un fascino indescrivibile, simboleggia la perfetta unione tra l’uomo e la natura, un simbolo di libertà e pace interiore a cui l’umanità ha sempre anelato.
Per il giovane Shachi invece simboleggiano il passato e un ricordo, il ricordo del padre defunto che raccontava spesso storie sulle sue avventure dove gli era anche capitato di incontrare queste figure misteriose, ma la gente rifiuta Shachi e il suo accanimento verso questo desiderio di trovarle, ma lui non si arrende e per trovare le sirene è disposto anche ad abbandonare il villaggio e l’isola dove ha sempre vissuto per un viaggio lungo l’orizzonte marino.
Inizialmente la narrazione sarà pacata ma molto profonda, servirà a capire appieno l’intricato rapporto tra Shachi e suo nonno, l’ultimo membro della sua famiglia rimasto, e dopo vari colpi di scena arriverà la conclusione del primo lunghissimo capitolo e finalmente la vera avventura potrà iniziare. Successivamente la storia procede lineare a un buon ritmo fino all’ultima pagina.
Una particolare dote di questo manga e quella di farci vivere avventure relativamente brevi ma complete e ben costruite, anche per quanto riguarda i personaggi che faranno la loro comparsa, l’autore ha un’incredibile abilità nel costruire storie in poche pagine che risultano facilmente comprensibili.
I disegni sono il fiore all’occhiello dell’opera, sembrano fondere uno stile consono a quello in voga durante la pubblicazione con piccoli grandi particolari che ricordano autori degli anni passati che non passano mai di moda, come Eichiro “One Piece” Oda ed anche Akira “Dragon Ball” Toriyama. Questa influenza è facilmente individuabile soprattutto nelle espressioni dei personaggi, estreme in certe occasioni, ma che permettono di far capire immediatamente lo stato d’animo di cui sono preda. Altro rimando sono i mostri che di tanto in tanto faranno capolino.
Per il resto Kazuki Harumoto dimostra una certa personalità, grazie anche allo stile dinamico che si esprime al massimo in due precise occasioni, nelle scene d’azione e nelle ambientazioni marine. I combattimenti rapidi e mai troppo coreografati, in modo da risultare di facile comprensione e mai confusionari, invece le scene sott’acqua ci ammalieranno per l’incredibile cura con la quale sono state costruite, sia per i molti dettagli che per l’accuratissimo lavoro di retini che donano un’incredibile profondità al tutto. Inutile dire che quando queste due situazioni si uniranno (combattimenti acquatici) potremo assistere a delle vere e proprie tavole che sembrano appena uscite da un art book, comprese le fantastiche illustrazioni a doppia pagina.
L’edizione italiana firmata Ronin Manga sarebbe stata da curare maggiormente. Sopra la copertina rigida ci sarà l’immancabile sovraccoperta e il volumetto è composto da ben 250 pagine dall’alta grammatura in modo da eliminare ogni trasparenza, il tutto ad un prezzo comprensibile, ma ci sono pesanti difetti più o meno gravi che rivalutano enormemente il prezzo a cui viene venduto: la mancanza di pagine a colori, passabile, ma soprattutto l’intollerabile effetto moiré presente nei retini che impediscono di godere appieno tutta la bravura dell’autore, e dato che praticamente tutto il manga abbonda nell’uso dei retini si può dire che non è un errore da poco.
Trovare un difetto in Shachi è difficile perché sono difetti relativi che vanno in base a cosa si cerca, ad esempio la profondità. Tutta l’opera è immediata e forse fin troppo diretta in alcune occasioni, così come il male ed il bene sono eccessivamente estremizzati, ma il tutto serve per non distrarre il lettore facendolo riflettere su particolari magari ininfluenti ai fini della storia, considerando anche che il vero messaggio che ci manda è volontariamente superficiale per renderlo di facile comprensione a tutti, dal pubblico più giovane a quello più navigato.
Se state cercando un’opera immediata e gradevole che ci invita a pensare sul rapporto tra natura e uomo, indipendentemente dalla vostra età, avete trovato ciò che fa per voi, però bisogna essere disposti a sopportare il rammarico per quello che potrebbe essere stato questo manga, sperando che un giorno Harumoto trovi il posto(e l’ispirazione) per proseguirlo.
Le Sirene. Un’immagine che nel collettivo umano ha un fascino indescrivibile, simboleggia la perfetta unione tra l’uomo e la natura, un simbolo di libertà e pace interiore a cui l’umanità ha sempre anelato.
Per il giovane Shachi invece simboleggiano il passato e un ricordo, il ricordo del padre defunto che raccontava spesso storie sulle sue avventure dove gli era anche capitato di incontrare queste figure misteriose, ma la gente rifiuta Shachi e il suo accanimento verso questo desiderio di trovarle, ma lui non si arrende e per trovare le sirene è disposto anche ad abbandonare il villaggio e l’isola dove ha sempre vissuto per un viaggio lungo l’orizzonte marino.
Inizialmente la narrazione sarà pacata ma molto profonda, servirà a capire appieno l’intricato rapporto tra Shachi e suo nonno, l’ultimo membro della sua famiglia rimasto, e dopo vari colpi di scena arriverà la conclusione del primo lunghissimo capitolo e finalmente la vera avventura potrà iniziare. Successivamente la storia procede lineare a un buon ritmo fino all’ultima pagina.
Una particolare dote di questo manga e quella di farci vivere avventure relativamente brevi ma complete e ben costruite, anche per quanto riguarda i personaggi che faranno la loro comparsa, l’autore ha un’incredibile abilità nel costruire storie in poche pagine che risultano facilmente comprensibili.
I disegni sono il fiore all’occhiello dell’opera, sembrano fondere uno stile consono a quello in voga durante la pubblicazione con piccoli grandi particolari che ricordano autori degli anni passati che non passano mai di moda, come Eichiro “One Piece” Oda ed anche Akira “Dragon Ball” Toriyama. Questa influenza è facilmente individuabile soprattutto nelle espressioni dei personaggi, estreme in certe occasioni, ma che permettono di far capire immediatamente lo stato d’animo di cui sono preda. Altro rimando sono i mostri che di tanto in tanto faranno capolino.
Per il resto Kazuki Harumoto dimostra una certa personalità, grazie anche allo stile dinamico che si esprime al massimo in due precise occasioni, nelle scene d’azione e nelle ambientazioni marine. I combattimenti rapidi e mai troppo coreografati, in modo da risultare di facile comprensione e mai confusionari, invece le scene sott’acqua ci ammalieranno per l’incredibile cura con la quale sono state costruite, sia per i molti dettagli che per l’accuratissimo lavoro di retini che donano un’incredibile profondità al tutto. Inutile dire che quando queste due situazioni si uniranno (combattimenti acquatici) potremo assistere a delle vere e proprie tavole che sembrano appena uscite da un art book, comprese le fantastiche illustrazioni a doppia pagina.
L’edizione italiana firmata Ronin Manga sarebbe stata da curare maggiormente. Sopra la copertina rigida ci sarà l’immancabile sovraccoperta e il volumetto è composto da ben 250 pagine dall’alta grammatura in modo da eliminare ogni trasparenza, il tutto ad un prezzo comprensibile, ma ci sono pesanti difetti più o meno gravi che rivalutano enormemente il prezzo a cui viene venduto: la mancanza di pagine a colori, passabile, ma soprattutto l’intollerabile effetto moiré presente nei retini che impediscono di godere appieno tutta la bravura dell’autore, e dato che praticamente tutto il manga abbonda nell’uso dei retini si può dire che non è un errore da poco.
Trovare un difetto in Shachi è difficile perché sono difetti relativi che vanno in base a cosa si cerca, ad esempio la profondità. Tutta l’opera è immediata e forse fin troppo diretta in alcune occasioni, così come il male ed il bene sono eccessivamente estremizzati, ma il tutto serve per non distrarre il lettore facendolo riflettere su particolari magari ininfluenti ai fini della storia, considerando anche che il vero messaggio che ci manda è volontariamente superficiale per renderlo di facile comprensione a tutti, dal pubblico più giovane a quello più navigato.
Se state cercando un’opera immediata e gradevole che ci invita a pensare sul rapporto tra natura e uomo, indipendentemente dalla vostra età, avete trovato ciò che fa per voi, però bisogna essere disposti a sopportare il rammarico per quello che potrebbe essere stato questo manga, sperando che un giorno Harumoto trovi il posto(e l’ispirazione) per proseguirlo.
<i>“Voi amate il mare, capitano?” “Si! l’amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre; il suo respiro è puro e sano; è l’immenso deserto in cui l’uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé. Il mare non è altro che il veicolo di un’esistenza straordinaria e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l’infinito vivente.
Il mare è il grande serbatoio della natura, è dal mare che il globo è, per così dire, incominciato, e chissà che non finisca in lui. Ivi è la calma suprema. Il mare non appartiene ai despoti. Alla sua superficie essi possono ancora esercitare diritti iniqui e battersi, divorarsi, recarvi tutti gli orrori della terra; ma trenta piedi sotto il suo livello, il loro potere cessa, la loro influenza si estingue, tutta la loro potenza svanisce! Ah! signore, vivete, vivete nel seno del mare! Qui soltanto è indipendenza, qui non riconosco padroni, qui sono libero!”</i>
Queste parole, tratte da “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, sono forse una delle più celebri esaltazioni del mare, la sterminata ed eterna distesa azzurra che si perde nell’orizzonte e al cui confronto i problemi e gli affanni umani diventano insignificanti.
In molti, in passato, hanno elogiato questo splendido elemento naturale, da Melville a Stevenson, dai poeti greci a romanzieri affascinati a tal punto da ambientarvi favolose avventure.
Anche il fumetto e l’animazione giapponese non sono nuovi all’esaltazione del mare, dei misteri e delle avventure che esso simboleggia. Basti pensare allo splendido Fushigi no umi no Nadia (meglio noto come Il mistero della pietra azzurra) dello studio Gainax, che il mare se lo portava persino nel titolo e che su esso basava un’avventura straordinaria, a Nanatsu no umi no Tico (Un oceano di avventure), poetico meisaku marinaresco della Nippon Animation, o, come esempio più recente, alle mille peripezie navali dei pirati di Eiichiro Oda nel suo blockbuster One Piece.
È a quest’ultimo che, in buona parte, si ispira Shachi dell’orizzonte marino (Suiheisen no Shachi) dell’esordiente Kazuki Harumoto, da poco giunto in Italia per Ronin Manga.
È la storia del giovane e iperattivo Shachi Tribal, un ragazzo che vive da sempre su un’isola tropicale e che col mare ha un rapporto davvero speciale: è infatti il mare a dargli forza e vigore, e se allontanato dalle acque il giovane perde progressivamente la sua energia.
Fin da piccolo, Shachi ha sempre ascoltato i meravigliosi racconti del padre ormai defunto, che narravano di molteplici sogni, di un’azzurra immensità piena di misteri e delle sirene, meravigliose creature perse tra leggenda e realtà.
Si tratta soltanto di racconti, come li liquida il pragmatico e burbero nonno del ragazzo, o un fondo di verità esiste, fra i molti misteri di quell’oceano blu?
Il destino chiama, e per Shachi arriverà il momento di scoprirlo, partendo per un viaggio che promette incredibili avventure.
Opera prima del maestro Harumoto, Shachi dell’orizzonte marino non si discosta troppo, a livello grafico e di struttura, dai solchi dello shonen manga tracciati dal già citato One Piece di Eiichiro Oda e da molti suoi colleghi coevi quali Shaman King di Hiroyuki Takei, Toto di Yuko Osada o le opere di Hiro Mashima. I disegni, seppur non troppo originali e simili a quelli degli autori succitati in alcuni tratti, sono puliti e gradevoli all’occhio e dimostrano una gran cura nel tratteggiare ambientazioni da romanzo d’avventura e personaggi variegati nell’aspetto e appartenenti ai classici stereotipi del genere marinaresco quali pescatori, marinai e le creature oceaniche più disparate, da calamari giganti a mastodontici uccelli.
La storia imbastita segue i più classici dettami del genere, mescolando umorismo, avventura, un pizzico di dramma, rapporti familiari travagliati, malavitosi da sconfiggere e una serie di personaggi il cui incontro più o meno fortuito col protagonista servirà ad entrambi (e al lettore) come insegnamento di vita.
Tema principale sarà infatti, oltre al rispetto per il mare e la natura (esemplificato dal protagonista che si fa anello di congiunzione tra l’umanità e questi due elementi), quello della fiducia nel prossimo, sia questo un genitore, un amico, un parente, una creatura non umana o una persona appena conosciuta che potrebbe diventare un prezioso alleato.
Tutto questo, fortunatamente, impreziosito da un’ambientazione esotica e marinaresca di gran fascino, che aiuta a dare una piccola marcia in più ad una storia che altrimenti non avrebbe nulla di più di tante altre e che non può non far sorridere il lettore che è cresciuto a pane e romanzi di Jules Verne o Emilio Salgari.
Uno dei difetti del manga, tuttavia, risiede proprio nello stesso protagonista Shachi, che risulta un po’ piatto e risente della mancanza di comprimari più interessanti che, interagendo con lui, possano far risaltare le sue buone qualità. La cosa è facilmente spiegabile con la citazione di quello che è il difetto primario di Shachi dell’orizzonte marino, dal quale poi derivano, immancabilmente tutti gli altri: la durata. Il fumetto, infatti, era stato scelto per essere stato serializzato, ma la gioia dell’autore nell’apprendere la notizia si è subito tramutata in dispiacere, in quanto la rivista su cui era in procinto di essere pubblicato avrebbe chiuso di lì a poco. L’editore dunque, come raccontato in appendice del volume, pose il maestro Harumoto innanzi a un aut-aut: tramutare Shachi dell’orizzonte marino in una storia autoconclusiva o non vedere la pubblicazione. Inutile dire che la scelta più ovvia fu la prima, ma questo non si è dimostrato tuttavia essere una garanzia di qualità. A causa, probabilmente, dell’inesperienza dell’autore, Shachi dell’orizzonte marino infatti non sembra essere un volume autoconclusivo, ma un semplice pilot di una serie che, si presume a malincuore, mai verrà realizzata.
Va da sé, dunque, che gli episodi narrati si mostrano, seppur di piacevole lettura, ancora un po’ “grezzi” e non lasciano ancora trasparire in maniera completa il talento dell’autore come invece avrebbero fatto se il viaggio di Shachi fosse continuato mostrandoci innumerevoli altre avventure e incontri, e completando il fine ultimo della storia che qui viene soltanto sfiorato ma non raggiunto.
Non si tratta, intendiamoci, di un brutto fumetto, poiché ha dalla sua come punti di forza la simpatia del tratto e dei pochi personaggi (principalmente comprimari) che vi compaiono nonché un setting di innegabile atmosfera e una scorrevolezza di fondo che permette una facile lettura, ma dispiace parecchio sapere che è in un certo senso incompleto e magari si preferiva una storia con un inizio e una fine più definiti.
Venendo all’edizione italiana, abbiamo un volume solido e compatto con una bella sovraccoperta rigida, ma un po’ troppo caro per quello che offre, considerando anche l’incompletezza (e quindi il relativo, a malincuore, scarso valore) dell’opera, l’assenza di pagine a colori o redazionali che avrebbero impreziosito il volume e diverse vignette interne leggermente tagliate ai bordi.
In conclusione, si può dire che Shachi dell’orizzonte marino sia in un certo senso un’occasione sprecata, o semplicemente l’anteprima di quello che, chissà, in futuro sarà un autore di successo che potrà poi riprendere questa sua piccola storia tanto affascinante quanto sfortunata.
La lettura del volume, eccezion fatta per la delusione dovuta all’incompletezza, rimane comunque abbastanza piacevole e riesce a lasciare diverse sensazioni positive, soprattutto legate all’inconsueta ambientazione marinaresca capace di evocare piacevoli ricordi vacanzieri di avventurose letture infantili. Se ne può dunque consigliare la lettura agli aspiranti marinai o agli appassionati dell’azzurro “serbatoio della natura”, che troveranno un’opera piacevole e d’atmosfera e non potranno nascondere il grosso sorriso che gli si dipingerà sul volto nel vedere, fra le pagine del manga, un capitano di nave che più classico non si può, con barba, cappello e una grossa pipa, o una suadente sirena.
A malincuore, però, dovranno poi trovarsi ad ammettere che Shachi dall'orizzonte marino sarà ben lungi dall’essere il capolavoro che magari si aspettavano.
Il mare è il grande serbatoio della natura, è dal mare che il globo è, per così dire, incominciato, e chissà che non finisca in lui. Ivi è la calma suprema. Il mare non appartiene ai despoti. Alla sua superficie essi possono ancora esercitare diritti iniqui e battersi, divorarsi, recarvi tutti gli orrori della terra; ma trenta piedi sotto il suo livello, il loro potere cessa, la loro influenza si estingue, tutta la loro potenza svanisce! Ah! signore, vivete, vivete nel seno del mare! Qui soltanto è indipendenza, qui non riconosco padroni, qui sono libero!”</i>
Queste parole, tratte da “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, sono forse una delle più celebri esaltazioni del mare, la sterminata ed eterna distesa azzurra che si perde nell’orizzonte e al cui confronto i problemi e gli affanni umani diventano insignificanti.
In molti, in passato, hanno elogiato questo splendido elemento naturale, da Melville a Stevenson, dai poeti greci a romanzieri affascinati a tal punto da ambientarvi favolose avventure.
Anche il fumetto e l’animazione giapponese non sono nuovi all’esaltazione del mare, dei misteri e delle avventure che esso simboleggia. Basti pensare allo splendido Fushigi no umi no Nadia (meglio noto come Il mistero della pietra azzurra) dello studio Gainax, che il mare se lo portava persino nel titolo e che su esso basava un’avventura straordinaria, a Nanatsu no umi no Tico (Un oceano di avventure), poetico meisaku marinaresco della Nippon Animation, o, come esempio più recente, alle mille peripezie navali dei pirati di Eiichiro Oda nel suo blockbuster One Piece.
È a quest’ultimo che, in buona parte, si ispira Shachi dell’orizzonte marino (Suiheisen no Shachi) dell’esordiente Kazuki Harumoto, da poco giunto in Italia per Ronin Manga.
È la storia del giovane e iperattivo Shachi Tribal, un ragazzo che vive da sempre su un’isola tropicale e che col mare ha un rapporto davvero speciale: è infatti il mare a dargli forza e vigore, e se allontanato dalle acque il giovane perde progressivamente la sua energia.
Fin da piccolo, Shachi ha sempre ascoltato i meravigliosi racconti del padre ormai defunto, che narravano di molteplici sogni, di un’azzurra immensità piena di misteri e delle sirene, meravigliose creature perse tra leggenda e realtà.
Si tratta soltanto di racconti, come li liquida il pragmatico e burbero nonno del ragazzo, o un fondo di verità esiste, fra i molti misteri di quell’oceano blu?
Il destino chiama, e per Shachi arriverà il momento di scoprirlo, partendo per un viaggio che promette incredibili avventure.
Opera prima del maestro Harumoto, Shachi dell’orizzonte marino non si discosta troppo, a livello grafico e di struttura, dai solchi dello shonen manga tracciati dal già citato One Piece di Eiichiro Oda e da molti suoi colleghi coevi quali Shaman King di Hiroyuki Takei, Toto di Yuko Osada o le opere di Hiro Mashima. I disegni, seppur non troppo originali e simili a quelli degli autori succitati in alcuni tratti, sono puliti e gradevoli all’occhio e dimostrano una gran cura nel tratteggiare ambientazioni da romanzo d’avventura e personaggi variegati nell’aspetto e appartenenti ai classici stereotipi del genere marinaresco quali pescatori, marinai e le creature oceaniche più disparate, da calamari giganti a mastodontici uccelli.
La storia imbastita segue i più classici dettami del genere, mescolando umorismo, avventura, un pizzico di dramma, rapporti familiari travagliati, malavitosi da sconfiggere e una serie di personaggi il cui incontro più o meno fortuito col protagonista servirà ad entrambi (e al lettore) come insegnamento di vita.
Tema principale sarà infatti, oltre al rispetto per il mare e la natura (esemplificato dal protagonista che si fa anello di congiunzione tra l’umanità e questi due elementi), quello della fiducia nel prossimo, sia questo un genitore, un amico, un parente, una creatura non umana o una persona appena conosciuta che potrebbe diventare un prezioso alleato.
Tutto questo, fortunatamente, impreziosito da un’ambientazione esotica e marinaresca di gran fascino, che aiuta a dare una piccola marcia in più ad una storia che altrimenti non avrebbe nulla di più di tante altre e che non può non far sorridere il lettore che è cresciuto a pane e romanzi di Jules Verne o Emilio Salgari.
Uno dei difetti del manga, tuttavia, risiede proprio nello stesso protagonista Shachi, che risulta un po’ piatto e risente della mancanza di comprimari più interessanti che, interagendo con lui, possano far risaltare le sue buone qualità. La cosa è facilmente spiegabile con la citazione di quello che è il difetto primario di Shachi dell’orizzonte marino, dal quale poi derivano, immancabilmente tutti gli altri: la durata. Il fumetto, infatti, era stato scelto per essere stato serializzato, ma la gioia dell’autore nell’apprendere la notizia si è subito tramutata in dispiacere, in quanto la rivista su cui era in procinto di essere pubblicato avrebbe chiuso di lì a poco. L’editore dunque, come raccontato in appendice del volume, pose il maestro Harumoto innanzi a un aut-aut: tramutare Shachi dell’orizzonte marino in una storia autoconclusiva o non vedere la pubblicazione. Inutile dire che la scelta più ovvia fu la prima, ma questo non si è dimostrato tuttavia essere una garanzia di qualità. A causa, probabilmente, dell’inesperienza dell’autore, Shachi dell’orizzonte marino infatti non sembra essere un volume autoconclusivo, ma un semplice pilot di una serie che, si presume a malincuore, mai verrà realizzata.
Va da sé, dunque, che gli episodi narrati si mostrano, seppur di piacevole lettura, ancora un po’ “grezzi” e non lasciano ancora trasparire in maniera completa il talento dell’autore come invece avrebbero fatto se il viaggio di Shachi fosse continuato mostrandoci innumerevoli altre avventure e incontri, e completando il fine ultimo della storia che qui viene soltanto sfiorato ma non raggiunto.
Non si tratta, intendiamoci, di un brutto fumetto, poiché ha dalla sua come punti di forza la simpatia del tratto e dei pochi personaggi (principalmente comprimari) che vi compaiono nonché un setting di innegabile atmosfera e una scorrevolezza di fondo che permette una facile lettura, ma dispiace parecchio sapere che è in un certo senso incompleto e magari si preferiva una storia con un inizio e una fine più definiti.
Venendo all’edizione italiana, abbiamo un volume solido e compatto con una bella sovraccoperta rigida, ma un po’ troppo caro per quello che offre, considerando anche l’incompletezza (e quindi il relativo, a malincuore, scarso valore) dell’opera, l’assenza di pagine a colori o redazionali che avrebbero impreziosito il volume e diverse vignette interne leggermente tagliate ai bordi.
In conclusione, si può dire che Shachi dell’orizzonte marino sia in un certo senso un’occasione sprecata, o semplicemente l’anteprima di quello che, chissà, in futuro sarà un autore di successo che potrà poi riprendere questa sua piccola storia tanto affascinante quanto sfortunata.
La lettura del volume, eccezion fatta per la delusione dovuta all’incompletezza, rimane comunque abbastanza piacevole e riesce a lasciare diverse sensazioni positive, soprattutto legate all’inconsueta ambientazione marinaresca capace di evocare piacevoli ricordi vacanzieri di avventurose letture infantili. Se ne può dunque consigliare la lettura agli aspiranti marinai o agli appassionati dell’azzurro “serbatoio della natura”, che troveranno un’opera piacevole e d’atmosfera e non potranno nascondere il grosso sorriso che gli si dipingerà sul volto nel vedere, fra le pagine del manga, un capitano di nave che più classico non si può, con barba, cappello e una grossa pipa, o una suadente sirena.
A malincuore, però, dovranno poi trovarsi ad ammettere che Shachi dall'orizzonte marino sarà ben lungi dall’essere il capolavoro che magari si aspettavano.
La trama è semplice: Shachi, un ragazzo vissuto sempre isolato su una isola sperduta, è stato sempre attirato dai racconti del padre che parlavano di sirene e quant'altro, morto il padre il nonno reagisce in modo burbero alla spensieratezza e a Shachi, che ovviamente reputa veritiere le storie del padre, e la vita gli darà un'occasione per accorgersi di ciò.
Shachi dell'orizzonte marino: uno shonen che più classico non si può, non un capolavoro ma nemmeno un'occasione sprecata, ma anzi un piccola perla che sì, non risalta per originalità di stile e trama, ma l'autore sa orchestrare bene i "topos" di una storia del genere. Lo stile è quanto di più classico non si può ma è ben coordinato con la storia, quindi per me vale una lettura, certamente non sarà un capolavoro, forse rimarrà l'amaro in bocca per l'interruzione della storia (l'opera sembra più il pilot per una serie futura, piuttosto che un volume unico), ma sarà una lettura simpatica e rilassante. Io l'ho apprezzato, merita più di tante storie-fotocopia che abbondano nelle fumetterie, non è chissà cosa ma vale la pena, poi de gustibus, ma sicuramente avrebbe meritato la serializzazione, la "stoffa" dell'autore è evidente, chissà se, dandogli fiducia, possa diventare il nuovo Oda o il nuovo Toriyama.
Shachi dell'orizzonte marino: uno shonen che più classico non si può, non un capolavoro ma nemmeno un'occasione sprecata, ma anzi un piccola perla che sì, non risalta per originalità di stile e trama, ma l'autore sa orchestrare bene i "topos" di una storia del genere. Lo stile è quanto di più classico non si può ma è ben coordinato con la storia, quindi per me vale una lettura, certamente non sarà un capolavoro, forse rimarrà l'amaro in bocca per l'interruzione della storia (l'opera sembra più il pilot per una serie futura, piuttosto che un volume unico), ma sarà una lettura simpatica e rilassante. Io l'ho apprezzato, merita più di tante storie-fotocopia che abbondano nelle fumetterie, non è chissà cosa ma vale la pena, poi de gustibus, ma sicuramente avrebbe meritato la serializzazione, la "stoffa" dell'autore è evidente, chissà se, dandogli fiducia, possa diventare il nuovo Oda o il nuovo Toriyama.
Volume unico di circa 250 pagine, “Shachi dell’orizzonte marino”, è una storia autoconclusiva appartenente alla categoria shounen d’avventura. Di recentissima pubblicazione (il volume è uscito ad Agosto 2010), questo racconto fa il filo ad opere capisaldi nel loro genere, come “Il mistero della pietra azzurra” (Fushigi no umi no Nadia) e ”One Piece”. Del primo si serve per trarre spunti per la trama, mentre del secondo fa tesoro delle ambientazioni suggestive. Da un mix di fantasia, realtà e valori morali, nasce quest’opera particolarmente originale e che invita il lettore a molteplici riflessioni.
La trama si basa su un antefatto che viene pian piano spiegato dall’autore, per bocca dei suoi stessi personaggi, tra i quali, è il caso di dire, emerge <i>Shachi Tribal</i>, che è il più importante in quanto protagonista dell’intera vicenda. Appartenente alla famiglia dei Tribal, Shachi vive su un’isola che assomiglia ad un piccolo paradiso terrestre, lontano dalla modernità, lontano dal mondo, lontano dall’orizzonte.
A fare compagnia al giovane Shachi, c’è suo nonno paterno <i>Chaka</i>, l’amica d’infanzia <i>Lala</i> ed il resto degli isolani. Cresciuto a stretto contatto con l’immenso mare, Shachi ne conosce tutti i segreti e lo vive come suo “habitat naturale”. Gli eventi, però, presto mettono alle strette il nostro giovane amico, che deve fare i conti sia col suo passato (la scomparsa del padre <i>Orga</i>) che col suo futuro, quello di varcare l’orizzonte marino. Con coraggio e volontà, Shachi si dedicherà alla ricerca di una verità preziosa, in un mondo fantastico, in cui si tufferà a capofitto con grande spirito avventuriero.
I disegni rientrano in una fascia medio alta, con un tratto leggero ma pesante dove serve. Alcune tavole di particolare rilevanza assumono connotazioni magiche tali da trasportare il lettore, anche se solo con la mente, nel vivo dell’azione, spingendolo in un oceano di brillanti luccichii. I personaggi principali sono sempre ben tratteggiati, mentre lo stesso non si può dire per il comparto dei comprimari.
L’edizione è molto ben strutturata, sovraccoperta non fastidiosa per la lettura (anche se io ammetto di averla rimossa mentre leggevo, ma è una mia abitudine), carta dal candido colore bianco che non traspare ed inchiostro che non macchia, quasi per nulla. L’assenza di pagine a colori ed il prezzo di 6,90 Euro non fanno gridare allo scandalo, poiché le pagine sono di una consistenza particolarmente robusta e resistente alle sollecitazioni (cosa che come ben sappiamo, non sempre è scontata). In definitiva non ci si può lamentare del lavoro svolto dalla RONIN, di cui mi sono fatto una buonissima impressione, essendo questo il primo loro prodotto che io abbia mai acquistato.
In conclusione mi sento di consigliare questo manga a tutti coloro che amano l’avventura, ma anche a chi è in cerca di una storia dalla profonda introspezione soggettiva, che si interroga sul rapporto uomo/natura a cui noi tutti dovremmo dare maggiore importanza. Voto 7– D’altri tempi!
La trama si basa su un antefatto che viene pian piano spiegato dall’autore, per bocca dei suoi stessi personaggi, tra i quali, è il caso di dire, emerge <i>Shachi Tribal</i>, che è il più importante in quanto protagonista dell’intera vicenda. Appartenente alla famiglia dei Tribal, Shachi vive su un’isola che assomiglia ad un piccolo paradiso terrestre, lontano dalla modernità, lontano dal mondo, lontano dall’orizzonte.
A fare compagnia al giovane Shachi, c’è suo nonno paterno <i>Chaka</i>, l’amica d’infanzia <i>Lala</i> ed il resto degli isolani. Cresciuto a stretto contatto con l’immenso mare, Shachi ne conosce tutti i segreti e lo vive come suo “habitat naturale”. Gli eventi, però, presto mettono alle strette il nostro giovane amico, che deve fare i conti sia col suo passato (la scomparsa del padre <i>Orga</i>) che col suo futuro, quello di varcare l’orizzonte marino. Con coraggio e volontà, Shachi si dedicherà alla ricerca di una verità preziosa, in un mondo fantastico, in cui si tufferà a capofitto con grande spirito avventuriero.
I disegni rientrano in una fascia medio alta, con un tratto leggero ma pesante dove serve. Alcune tavole di particolare rilevanza assumono connotazioni magiche tali da trasportare il lettore, anche se solo con la mente, nel vivo dell’azione, spingendolo in un oceano di brillanti luccichii. I personaggi principali sono sempre ben tratteggiati, mentre lo stesso non si può dire per il comparto dei comprimari.
L’edizione è molto ben strutturata, sovraccoperta non fastidiosa per la lettura (anche se io ammetto di averla rimossa mentre leggevo, ma è una mia abitudine), carta dal candido colore bianco che non traspare ed inchiostro che non macchia, quasi per nulla. L’assenza di pagine a colori ed il prezzo di 6,90 Euro non fanno gridare allo scandalo, poiché le pagine sono di una consistenza particolarmente robusta e resistente alle sollecitazioni (cosa che come ben sappiamo, non sempre è scontata). In definitiva non ci si può lamentare del lavoro svolto dalla RONIN, di cui mi sono fatto una buonissima impressione, essendo questo il primo loro prodotto che io abbia mai acquistato.
In conclusione mi sento di consigliare questo manga a tutti coloro che amano l’avventura, ma anche a chi è in cerca di una storia dalla profonda introspezione soggettiva, che si interroga sul rapporto uomo/natura a cui noi tutti dovremmo dare maggiore importanza. Voto 7– D’altri tempi!
Shounen, fantasy, avventura... sicuramente mio!
Shachi è il classico ragazzo degli shonen giapponesi che vive nel solito piccolo villaggio, circondato dalla solita bellissima, fighissima, biondissima amica di infanzia (Lala), e dal solito capo villaggio brontolone. Il nostro protagonista ha un sogno: incontrare una sirena, sogno che gli è stato indotto dal padre sin dalla primissima età. Oltre non mi spingo per non spoilerare eccessivamente.
Questo manga autoconclusivo ha solo una pecca: è, appunto, autoconclusivo, per cui si arena nel bel mezzo dell'inizio dell'avventura vera e propria, e questo aspetto, comune ad altri validi shonen (penso a Meteorite Breed), fa parecchia rabbia e tristezza, sicuramente è l'aspetto che toglie il voto massimo a quest'opera.
Dicevo prima che è il "solito shonen", e come il solito shonen so che ad alcuni può stufare fin dall'inizio... ma se vi dico che in queste poche pagine l'azione e la comicità sono sapientemente mescolati come in One Piece? Che mi dite? Lo leggereste? Io penso proprio di sì.
Ammetto che questo mangaka ricorda molto Oda e Mashima nel tratto dei personaggi (Lala è molto simile a Lucy), come è molto simile il tema del mare e dell'avventura rispetto all'opera di Oda, ma nonostante queste lampanti similitudini (direi quanto meno necessarie per vendere oggi, essendo che One Piece pare essere uno dei pochi shonen apprezzati) l'opera è quanto meno fresca e non sa di minestrina riscaldata.
Perché dico questo? Semplicemente perché di solito il tema cardine di questi shonen avventurosi è il legame di amicizia tra i personaggi o qualche promessa da mantenere mentre, in Shachi l'unica preoccupazione è la fiducia nei genitori e nei loro insegnamenti, e chi leggerà l'albo in questione se ne accorgerà durante una mini-avventura presente. Purtroppo queste sfumature etiche e morali i lettori di shonen per ragazzi non sempre le colgono, perché troppo distratti dai combattimenti, dai desideri di vendetta o dalla rabbia che scaturisce nel protagonista, eppure colgo l'occasione per dirvi: siccome Shachi è un'opera breve, gustatevela fino in fondo, tanto di combattimenti ce ne sono pochi, per una volta leggete bene i baloon e non guardate solo i disegni, perché anche gli shonen d'avventura possono contenere piacevoli sorprese.
La struttura narrativa di questa mini opera è banale ed estremamente semplice: semplicemente, un viaggio alla ricerca delle sirene, anzi, di una in particolare... ma non voglio svelarvi niente di più. Potrei anche svelarvi ciò che accade nelle ultime pagine, ma non avrei molto da dire se non che, essendo un volume autoconclusivo, ci si deve aspettare un finale chiaramente aperto, ed è quello che lascia l'amaro in bocca, in quanto se sono stati dedicati 35 tankobon a Rave o 19 a 666 Satan (che è una fiera del plagio da altre opere) non capisco perché Shachi abbia avuto a disposizione così poco spazio, peccato.
L'edizione Ronin è ottima, e nonostante non ci siano pagine a colori il numero di pagine giustifica il prezzo leggermente più alto dei più classici, 5,90€. La qualità della stampa è elevatissima e precisa, così come la carta è molto bianca, seppure leggermente trasparente.
Ragazzi, io ve lo consiglio, non c'è niente da fare. Sarà perché appena c'è un po' di fantasy e avventura io impazzisco dalla gioia, ma l'opera è decisamente carina e come minimo dovrebbe avere lo stesso numero di vendite di One Piece, in quanto per molti versi non è altro che uno spin-off.
Shachi è il classico ragazzo degli shonen giapponesi che vive nel solito piccolo villaggio, circondato dalla solita bellissima, fighissima, biondissima amica di infanzia (Lala), e dal solito capo villaggio brontolone. Il nostro protagonista ha un sogno: incontrare una sirena, sogno che gli è stato indotto dal padre sin dalla primissima età. Oltre non mi spingo per non spoilerare eccessivamente.
Questo manga autoconclusivo ha solo una pecca: è, appunto, autoconclusivo, per cui si arena nel bel mezzo dell'inizio dell'avventura vera e propria, e questo aspetto, comune ad altri validi shonen (penso a Meteorite Breed), fa parecchia rabbia e tristezza, sicuramente è l'aspetto che toglie il voto massimo a quest'opera.
Dicevo prima che è il "solito shonen", e come il solito shonen so che ad alcuni può stufare fin dall'inizio... ma se vi dico che in queste poche pagine l'azione e la comicità sono sapientemente mescolati come in One Piece? Che mi dite? Lo leggereste? Io penso proprio di sì.
Ammetto che questo mangaka ricorda molto Oda e Mashima nel tratto dei personaggi (Lala è molto simile a Lucy), come è molto simile il tema del mare e dell'avventura rispetto all'opera di Oda, ma nonostante queste lampanti similitudini (direi quanto meno necessarie per vendere oggi, essendo che One Piece pare essere uno dei pochi shonen apprezzati) l'opera è quanto meno fresca e non sa di minestrina riscaldata.
Perché dico questo? Semplicemente perché di solito il tema cardine di questi shonen avventurosi è il legame di amicizia tra i personaggi o qualche promessa da mantenere mentre, in Shachi l'unica preoccupazione è la fiducia nei genitori e nei loro insegnamenti, e chi leggerà l'albo in questione se ne accorgerà durante una mini-avventura presente. Purtroppo queste sfumature etiche e morali i lettori di shonen per ragazzi non sempre le colgono, perché troppo distratti dai combattimenti, dai desideri di vendetta o dalla rabbia che scaturisce nel protagonista, eppure colgo l'occasione per dirvi: siccome Shachi è un'opera breve, gustatevela fino in fondo, tanto di combattimenti ce ne sono pochi, per una volta leggete bene i baloon e non guardate solo i disegni, perché anche gli shonen d'avventura possono contenere piacevoli sorprese.
La struttura narrativa di questa mini opera è banale ed estremamente semplice: semplicemente, un viaggio alla ricerca delle sirene, anzi, di una in particolare... ma non voglio svelarvi niente di più. Potrei anche svelarvi ciò che accade nelle ultime pagine, ma non avrei molto da dire se non che, essendo un volume autoconclusivo, ci si deve aspettare un finale chiaramente aperto, ed è quello che lascia l'amaro in bocca, in quanto se sono stati dedicati 35 tankobon a Rave o 19 a 666 Satan (che è una fiera del plagio da altre opere) non capisco perché Shachi abbia avuto a disposizione così poco spazio, peccato.
L'edizione Ronin è ottima, e nonostante non ci siano pagine a colori il numero di pagine giustifica il prezzo leggermente più alto dei più classici, 5,90€. La qualità della stampa è elevatissima e precisa, così come la carta è molto bianca, seppure leggermente trasparente.
Ragazzi, io ve lo consiglio, non c'è niente da fare. Sarà perché appena c'è un po' di fantasy e avventura io impazzisco dalla gioia, ma l'opera è decisamente carina e come minimo dovrebbe avere lo stesso numero di vendite di One Piece, in quanto per molti versi non è altro che uno spin-off.