Tokyo Ghoul:re
Ho amato tantissimo Tokyo Ghoul, a oggi è ancora uno dei miei manga preferiti, e anche se Tokyo Ghoul:re non è stato all'altezza della prima serie, è comunque un degno finale per l'opera.
Partiamo dagli aspetti negativi, nello specifico dai primi 4 volumi, in cui vengono introdotti numerosi nuovi personaggi il cui background viene però approfondito solo in seguito.
Di conseguenza, il lettore si trova scaraventato in una lunga serie di battaglie che si protrae per ben 4 volumi e in cui la sorte dei personaggi coinvolti gli interessa relativamente, perché non li conosce ancora.
Le pagine dedicate a Sasaki, ai suoi flashback e alle sue psicosi risollevano un po' l'interesse generale, ma essendo solo una piccola goccia in un mare di personaggi nuovi e poco conosciuti, non bastano a dare ritmo alla storia.
Non c'è nulla di male nell'introdurre nuovi personaggi a trama già ampiamente avviata in un'opera comunque di una certa mole (Tokyo Ghoul e Tokyo Ghoul:re, alla fine, sono 30 volumi), ma forse sarebbe stato meglio mostrare qualcosa in più del loro background, anche senza eccedere, giusto per aiutare il lettore nell'empatizzare con loro.
Tolto questo scoglio iniziale, che potrebbe spingere all'abbandono chi magari non ha amato particolarmente Tokyo Ghoul, la trama poi decolla, riallacciando i fili, mostrando le storie dietro ai nuovi personaggi e dando finalmente spiegazione ai numerosi interrogativi rimasti aperti dalla serie precedente.
Kaneki rimane un gran personaggio, un protagonista che incarna l'ideale di eroe tragico e che pertanto non è costretto ad agire sempre bene o secondo una ferrea morale. Rinchiuso nelle sue psicosi e nei suoi traumi, è semplicemente umano, talvolta anche egoista nei confronti degli amici, e non sempre riesce a vedere al di là del suo naso.
Molto bella e ben gestita la graduale evoluzione degli investigatori della CCG.
Suzuya, che nella prima serie si presenta come un semplice ragazzino sociopatico, è in realtà un personaggio a tutto tondo, con un vissuto terribile a cui è riuscito a sopravvivere grazie alle sue risorse personali e al suo mentore, e si dimostra capace di crescere e di cambiare.
Akira Mado, figlia dell'investigatore Mado, apparentemente fredda e inflessibile, saprà mettere in discussione le sue convinzioni ed evolvere come persona, prima che come investigatrice, mettendo in luce la sua umanità.
C'è poi un terzo personaggio, che non posso nominare per non fare spoiler, che mi è piaciuto molto. Investigatore giovane e talentuoso, inizialmente schiavo di una soffocante integrità morale, ha in questa serie portato a compimento il suo arco narrativo di scoperta di sé, della realtà che lo circonda e del fatto che il mondo non è tutto bianco o nero (in uno degli ultimi capitoli sarà anche in grado di prendere atto che certi sentimenti non si possono cancellare, nonostante tutto, e che va bene così).
Sempre per non fare spoiler, c'è un altro personaggio che non posso nominare e che, secondo me, gode di una caratterizzazione eccezionale. Emblema dell'amicizia incrollabile, che non può essere cancellata da silenzi, distanze e ferite atroci, riesce a essere un personaggio principale in una trama in cui, di fatto, compare in pochissime vignette.
Penso che tutti meritino una persona come lui, nella vita.
In conclusione, Tokyo Ghoul:re resta un degno finale di una serie che ho amato soprattutto per l'umanità e la caratterizzazione dei personaggi che la muovono.
Non raggiunge il 10 come Tokyo Ghoul per i difetti narrativi accennati sopra, ma rimane comunque un abbondante 8.5.
Partiamo dagli aspetti negativi, nello specifico dai primi 4 volumi, in cui vengono introdotti numerosi nuovi personaggi il cui background viene però approfondito solo in seguito.
Di conseguenza, il lettore si trova scaraventato in una lunga serie di battaglie che si protrae per ben 4 volumi e in cui la sorte dei personaggi coinvolti gli interessa relativamente, perché non li conosce ancora.
Le pagine dedicate a Sasaki, ai suoi flashback e alle sue psicosi risollevano un po' l'interesse generale, ma essendo solo una piccola goccia in un mare di personaggi nuovi e poco conosciuti, non bastano a dare ritmo alla storia.
Non c'è nulla di male nell'introdurre nuovi personaggi a trama già ampiamente avviata in un'opera comunque di una certa mole (Tokyo Ghoul e Tokyo Ghoul:re, alla fine, sono 30 volumi), ma forse sarebbe stato meglio mostrare qualcosa in più del loro background, anche senza eccedere, giusto per aiutare il lettore nell'empatizzare con loro.
Tolto questo scoglio iniziale, che potrebbe spingere all'abbandono chi magari non ha amato particolarmente Tokyo Ghoul, la trama poi decolla, riallacciando i fili, mostrando le storie dietro ai nuovi personaggi e dando finalmente spiegazione ai numerosi interrogativi rimasti aperti dalla serie precedente.
Kaneki rimane un gran personaggio, un protagonista che incarna l'ideale di eroe tragico e che pertanto non è costretto ad agire sempre bene o secondo una ferrea morale. Rinchiuso nelle sue psicosi e nei suoi traumi, è semplicemente umano, talvolta anche egoista nei confronti degli amici, e non sempre riesce a vedere al di là del suo naso.
Molto bella e ben gestita la graduale evoluzione degli investigatori della CCG.
Suzuya, che nella prima serie si presenta come un semplice ragazzino sociopatico, è in realtà un personaggio a tutto tondo, con un vissuto terribile a cui è riuscito a sopravvivere grazie alle sue risorse personali e al suo mentore, e si dimostra capace di crescere e di cambiare.
Akira Mado, figlia dell'investigatore Mado, apparentemente fredda e inflessibile, saprà mettere in discussione le sue convinzioni ed evolvere come persona, prima che come investigatrice, mettendo in luce la sua umanità.
C'è poi un terzo personaggio, che non posso nominare per non fare spoiler, che mi è piaciuto molto. Investigatore giovane e talentuoso, inizialmente schiavo di una soffocante integrità morale, ha in questa serie portato a compimento il suo arco narrativo di scoperta di sé, della realtà che lo circonda e del fatto che il mondo non è tutto bianco o nero (in uno degli ultimi capitoli sarà anche in grado di prendere atto che certi sentimenti non si possono cancellare, nonostante tutto, e che va bene così).
Sempre per non fare spoiler, c'è un altro personaggio che non posso nominare e che, secondo me, gode di una caratterizzazione eccezionale. Emblema dell'amicizia incrollabile, che non può essere cancellata da silenzi, distanze e ferite atroci, riesce a essere un personaggio principale in una trama in cui, di fatto, compare in pochissime vignette.
Penso che tutti meritino una persona come lui, nella vita.
In conclusione, Tokyo Ghoul:re resta un degno finale di una serie che ho amato soprattutto per l'umanità e la caratterizzazione dei personaggi che la muovono.
Non raggiunge il 10 come Tokyo Ghoul per i difetti narrativi accennati sopra, ma rimane comunque un abbondante 8.5.
Tokyo Ghoul:re è il sequel di Tokyo Ghoul ed è scritto sempre da Sui Ishida, e continua la storia da dove l'avevamo lasciata nella prima parte.
Scopriamo così che Kaneki adesso viene chiamato Haise ed è diventato un investigatore, senza però riuscire a ricordare nulla del suo passato, e lo vediamo mentre porta avanti le indagini insieme ai Quinx, nuove reclute della CCG in cui è stato impiantato artificialmente il kagume.
La storia vede sempre la lotta tra gli investigatori e i ghoul, esseri che per sopravvivere (non potendo mangiare cibo umano se non il caffè) devono cibarsi di umani, all'inizio farà strano vedere Haise (alias Kaneki) dalla parte delle persone che sembrava lo avessero ucciso nella prima parte, ma poi Ishida spiega pian piano tutte le situazioni coinvolgendo il lettore in un'appassionante avventura che vedrà la ricomparsa di molti personaggi già visti in "Tokyo Ghoul".
A chi è piaciuto il primo sicuramente piacerà anche questo seguito grazie alla capacità di farti immedesimare nelle vicende dei protagonisti e all'evoluzione dei personaggi (almeno i più importanti), al buon bilanciamento tra momenti di azione, drammatici o comici per alleggerire un pò la tensione, e hai disegni (che sono leggermente migliorati rispetto al primo)
L'unica cosa che secondo me l'autore ha sbagliato o comunque poteva gestire meglio è l'enorme numero di personaggi che appaiono, che alla lunga possono creare confusione e obbligare a rileggere alcuni passaggi per seguire bene bene la trama, personalmente ne avrei inseriti meno per dare magari più spazio a qualche personaggio e riuscire così a caratterizzarlo meglio.
Ho adorato comunque la storia nel suo complesso, dall'inizio (anche se la partenza è leggermente a rilento) alla fine.
Lo consiglio a chiunque cerchi un manga "intenso", perchè anche se sono sono 16 volumi posso garantire che sono densi di azione ed eventi e vi ci vorrà una bella dose di tempo ed attenzione per arrivare alla fine :)
Scopriamo così che Kaneki adesso viene chiamato Haise ed è diventato un investigatore, senza però riuscire a ricordare nulla del suo passato, e lo vediamo mentre porta avanti le indagini insieme ai Quinx, nuove reclute della CCG in cui è stato impiantato artificialmente il kagume.
La storia vede sempre la lotta tra gli investigatori e i ghoul, esseri che per sopravvivere (non potendo mangiare cibo umano se non il caffè) devono cibarsi di umani, all'inizio farà strano vedere Haise (alias Kaneki) dalla parte delle persone che sembrava lo avessero ucciso nella prima parte, ma poi Ishida spiega pian piano tutte le situazioni coinvolgendo il lettore in un'appassionante avventura che vedrà la ricomparsa di molti personaggi già visti in "Tokyo Ghoul".
A chi è piaciuto il primo sicuramente piacerà anche questo seguito grazie alla capacità di farti immedesimare nelle vicende dei protagonisti e all'evoluzione dei personaggi (almeno i più importanti), al buon bilanciamento tra momenti di azione, drammatici o comici per alleggerire un pò la tensione, e hai disegni (che sono leggermente migliorati rispetto al primo)
L'unica cosa che secondo me l'autore ha sbagliato o comunque poteva gestire meglio è l'enorme numero di personaggi che appaiono, che alla lunga possono creare confusione e obbligare a rileggere alcuni passaggi per seguire bene bene la trama, personalmente ne avrei inseriti meno per dare magari più spazio a qualche personaggio e riuscire così a caratterizzarlo meglio.
Ho adorato comunque la storia nel suo complesso, dall'inizio (anche se la partenza è leggermente a rilento) alla fine.
Lo consiglio a chiunque cerchi un manga "intenso", perchè anche se sono sono 16 volumi posso garantire che sono densi di azione ed eventi e vi ci vorrà una bella dose di tempo ed attenzione per arrivare alla fine :)
Importante premessa: ogni volta che scelgo un manga da leggere lo acquisto per intero, e solo dopo averne terminato la lettura lo recensisco. Questa è la mia prima eccezione: di «Tokyo Ghoul: RE» ho acquistato tutti i volumi, sto provando a leggerne il quinto, ma mi devo francamente arrendere, per il mio bene, per il mio fegato, per la mia sanità mentale.
La finalità di questo preambolo è farvi capire che la valenza di quattro volumi su sedici, in questo caso, è nettamente superiore alla norma, in quanto non ne ho interrotto l'acquisto, bensì la lettura; notate infatti (se può interessarvi) come questa mia recensione, nonostante abbia letto "solo" quattro volumi, sia lunga il doppio di quella che ho lasciato alla prima stagione, che ho letto per intero.
Credetemi, non ce la faccio davvero. Meglio sprecare i soldi che la salute, per quanto mi riguarda.
Altra premessa che potrebbe risparmiarvi la lettura di 'sto mattone: se il primo «Tokyo Ghoul» vi è piaciuto, magari tanto, acquistate pure «Tokyo Ghoul: RE». Non fatelo, invece, se durante la prima stagione avete storto il naso qua e là: sappiatelo, non migliorerà, anzi...
Per me, che la prima stagione non mi ha fatto schifo, ma neanche impazzire, questo sequel è stato una dilaniante agonia; però fate voi. Magari siete ancora freschi di creatività, di buona volontà; magari vi siete davvero innamorati della prima stagione; io non lo so, ma sto per andarci pesante. Vi ho avvertiti.
Cos'ha «Tokyo Ghoul: RE» che non vada? Per farla breve, ritengo che Sui Ishida, quando ha realizzato il primo «Tokyo Ghoul», si sia seduto, insicuro dell'avvenire, e si sia messo all'opera con umiltà, fino a vedere il suo manga realizzato; poi, visto il successo del primo, si sarà detto: "Wow, ora ho un sacco di lettori! Sai che c'è? Adesso faccio lo strac@%%# che mi pare; mo sono io il boss del mio quartiere di venticinque persone!".
La trama, di nuovo, ci mette di per sé una vita a decollare: non esiste un criterio conduttore al di fuori dell'introdurre un macello sconfinato di penosi, pallosi e assurdi personaggi ai limiti dell'imbecillità che cercano di capire che fare della loro vita, finché non si scontrano con qualche ridicolo antagonista a cui hanno rimosso la corteccia prefrontale e che dia loro qualcosa da fare. Ribadisco: niente di nuovo rispetto a «Tokyo Ghoul», ma almeno lì Ishida ha avuto la decenza di far accadere qualcosa di concreto che desse un senso alla lettura!
Questi personaggi, poi... Mio Dio! Ma io dico: si può introdurre un bordello di cristiani mai visti prima e forzarmi a provare interesse per loro? Ma cosa me ne può fregare di 'sti matti da legare che sono finiti a fare gli investigatori anti-ghoul a diciannove anni quando io neanche come impiegati al comune li avrei messi?
Ma ci sarà il protagonista a interfacciarsi con ognuno di loro, dandoci occasione di conoscerli, no? No! Quest'altro lo preferivo addirittura quando nella prima stagione si piangeva addosso ogni due per tre! Ora ha deciso di drogarsi di seghe mentali dalla mattina alla sera, senza ritegno, mentre la sua scena è rubata da quattrocentomila trogloditi mai visti prima che riempiono milioni di miliardi di inutili baloon pure per andare al bagno! Gesù, è una condanna... Ti vien solo voglia di prenderli uno per uno a calci negli attributi.
Al solito, il pattern preferito da Ishida rimane quello di darti un volume pieno zeppo di vuoto cosmico, durante il quale non accade un accidente, per poi metterti la "sorpresina" a fine volume, un po' di pepe, per poi iniziare il volume successivo punto e daccapo: una noiosa, gigantesca palla mortale, durante la quale sei obbligato ad assistere a 'sti deficienti occupati a delirare 24 ore su 24.
Ragazzi, sul serio, non voglio fare il professore di 'sta ceppa, ma un manga (anzi, una storia) non si realizza così. Tanto per cominciare ti scrivi s'un bel foglio cosa vuoi che accada, che personaggi vuoi introdurre e cosa vuoi trasmettere; poi te lo disegni! Ma soprattutto ciò che vuoi farmi percepire me lo devi mostrare, non dirmelo attraverso miliardi di dialoghi e pensieri totalmente ininfluenti! E stiamo parlando di un autore bello che affermato, cioè, rendiamoci conto!
Detto ciò, sintetizzo il mio pensiero in 3 punti:
1)Voi, che volete acquistare questo manga, fatelo pure, ma per l'amor di Dio assicuratevi prima di amare il primo Tokyo Ghoul.
2)Tu, manager di Sui Ishida, amministratore delegato della Shueisha, fruttivendolo preferito del suo vicino di casa o che so io: dì al tuo caro amico che la prossima volta farebbe bene a trovarsi uno sceneggiatore che non sia stato assunto dall'agenzia di Pulcinella! E se ci dovesse realizzare un manga migliore, avvisalo pure, che io voglio essere risarcito!
3)Riguardo il Voto (4) che gli attribuisco: la mia fortuna, e quella di Ishida, è stata che questo manga l'ho potuto regalare a mio fratello. Altrimenti, di certo, mi sarei imposto fino alla fine di terminare i dodici volumi che da sei mesi occupano la mia libreria; ma a quel punto mi sarei procurato un tale dolore psicofisico che gli avrei messo, se tutto va bene, non più di un due. Quindi, Ishida, se mi leggi: ringraziami! Ci sono pure andato piano!
E 'sto manga ha pure vinto il premio "miglior finale manga 2020"... Ma chi caspita ce l'ha avuta la forza di leggerlo fino alla fine? Quant'è grande l'attico che gli avete promesso? Non voglio indagare, basta così, ho già dato, e di 'sto passo non mi faranno manco più entrare in chiesa per la comunione di mia sorella...
La finalità di questo preambolo è farvi capire che la valenza di quattro volumi su sedici, in questo caso, è nettamente superiore alla norma, in quanto non ne ho interrotto l'acquisto, bensì la lettura; notate infatti (se può interessarvi) come questa mia recensione, nonostante abbia letto "solo" quattro volumi, sia lunga il doppio di quella che ho lasciato alla prima stagione, che ho letto per intero.
Credetemi, non ce la faccio davvero. Meglio sprecare i soldi che la salute, per quanto mi riguarda.
Altra premessa che potrebbe risparmiarvi la lettura di 'sto mattone: se il primo «Tokyo Ghoul» vi è piaciuto, magari tanto, acquistate pure «Tokyo Ghoul: RE». Non fatelo, invece, se durante la prima stagione avete storto il naso qua e là: sappiatelo, non migliorerà, anzi...
Per me, che la prima stagione non mi ha fatto schifo, ma neanche impazzire, questo sequel è stato una dilaniante agonia; però fate voi. Magari siete ancora freschi di creatività, di buona volontà; magari vi siete davvero innamorati della prima stagione; io non lo so, ma sto per andarci pesante. Vi ho avvertiti.
Cos'ha «Tokyo Ghoul: RE» che non vada? Per farla breve, ritengo che Sui Ishida, quando ha realizzato il primo «Tokyo Ghoul», si sia seduto, insicuro dell'avvenire, e si sia messo all'opera con umiltà, fino a vedere il suo manga realizzato; poi, visto il successo del primo, si sarà detto: "Wow, ora ho un sacco di lettori! Sai che c'è? Adesso faccio lo strac@%%# che mi pare; mo sono io il boss del mio quartiere di venticinque persone!".
La trama, di nuovo, ci mette di per sé una vita a decollare: non esiste un criterio conduttore al di fuori dell'introdurre un macello sconfinato di penosi, pallosi e assurdi personaggi ai limiti dell'imbecillità che cercano di capire che fare della loro vita, finché non si scontrano con qualche ridicolo antagonista a cui hanno rimosso la corteccia prefrontale e che dia loro qualcosa da fare. Ribadisco: niente di nuovo rispetto a «Tokyo Ghoul», ma almeno lì Ishida ha avuto la decenza di far accadere qualcosa di concreto che desse un senso alla lettura!
Questi personaggi, poi... Mio Dio! Ma io dico: si può introdurre un bordello di cristiani mai visti prima e forzarmi a provare interesse per loro? Ma cosa me ne può fregare di 'sti matti da legare che sono finiti a fare gli investigatori anti-ghoul a diciannove anni quando io neanche come impiegati al comune li avrei messi?
Ma ci sarà il protagonista a interfacciarsi con ognuno di loro, dandoci occasione di conoscerli, no? No! Quest'altro lo preferivo addirittura quando nella prima stagione si piangeva addosso ogni due per tre! Ora ha deciso di drogarsi di seghe mentali dalla mattina alla sera, senza ritegno, mentre la sua scena è rubata da quattrocentomila trogloditi mai visti prima che riempiono milioni di miliardi di inutili baloon pure per andare al bagno! Gesù, è una condanna... Ti vien solo voglia di prenderli uno per uno a calci negli attributi.
Al solito, il pattern preferito da Ishida rimane quello di darti un volume pieno zeppo di vuoto cosmico, durante il quale non accade un accidente, per poi metterti la "sorpresina" a fine volume, un po' di pepe, per poi iniziare il volume successivo punto e daccapo: una noiosa, gigantesca palla mortale, durante la quale sei obbligato ad assistere a 'sti deficienti occupati a delirare 24 ore su 24.
Ragazzi, sul serio, non voglio fare il professore di 'sta ceppa, ma un manga (anzi, una storia) non si realizza così. Tanto per cominciare ti scrivi s'un bel foglio cosa vuoi che accada, che personaggi vuoi introdurre e cosa vuoi trasmettere; poi te lo disegni! Ma soprattutto ciò che vuoi farmi percepire me lo devi mostrare, non dirmelo attraverso miliardi di dialoghi e pensieri totalmente ininfluenti! E stiamo parlando di un autore bello che affermato, cioè, rendiamoci conto!
Detto ciò, sintetizzo il mio pensiero in 3 punti:
1)Voi, che volete acquistare questo manga, fatelo pure, ma per l'amor di Dio assicuratevi prima di amare il primo Tokyo Ghoul.
2)Tu, manager di Sui Ishida, amministratore delegato della Shueisha, fruttivendolo preferito del suo vicino di casa o che so io: dì al tuo caro amico che la prossima volta farebbe bene a trovarsi uno sceneggiatore che non sia stato assunto dall'agenzia di Pulcinella! E se ci dovesse realizzare un manga migliore, avvisalo pure, che io voglio essere risarcito!
3)Riguardo il Voto (4) che gli attribuisco: la mia fortuna, e quella di Ishida, è stata che questo manga l'ho potuto regalare a mio fratello. Altrimenti, di certo, mi sarei imposto fino alla fine di terminare i dodici volumi che da sei mesi occupano la mia libreria; ma a quel punto mi sarei procurato un tale dolore psicofisico che gli avrei messo, se tutto va bene, non più di un due. Quindi, Ishida, se mi leggi: ringraziami! Ci sono pure andato piano!
E 'sto manga ha pure vinto il premio "miglior finale manga 2020"... Ma chi caspita ce l'ha avuta la forza di leggerlo fino alla fine? Quant'è grande l'attico che gli avete promesso? Non voglio indagare, basta così, ho già dato, e di 'sto passo non mi faranno manco più entrare in chiesa per la comunione di mia sorella...
“Tokyo Ghoul:re”, sequel di “Tokyo Ghoul”, è un manga scritto e illustrato da Sui Ishida, pubblicato per la prima volta in Giappone circa un mese dopo la fine della prima serie.
Le vicende vedono come protagonista un investigatore di nome Haise Sasaki, il cui compito è quello di fare luce su alcuni delitti commessi dai ghoul, misteriose creature che si cibano di esseri umani e che infestano la città di Tokyo. Inoltre dovrà fare anche da mentore a una nuova squadra di investigatori composta da quattro giovani reclute chiamati Quinx.
Apparentemente, leggendo i primi capitoli, sembra che la storia non sia collegata alla serie precedente, ma che piuttosto introduca nuovi personaggi e nuove trame ambientate però nello stesso universo narrativo di “Tokyo Ghoul”. In realtà, continuando a leggere, vengono introdotti lentamente e con una nota nostalgica alcuni riferimenti alla serie originale e alcuni dei personaggi principali, facendo affiorare nel lettore la speranza che questa storia in realtà possa centrare con quella precedente, finita tragicamente, se non addirittura farne proprio da seguito. Rincontrare alcuni personaggi chiave di “Tokyo Ghoul” è una delle tante sorprese inaspettate della serie, capace addirittura di far venire il batticuore.
Se “Tokyo Ghoul” è un manga empatico, dotato di un grande livello di introspezione, capace di emozionare e di trasmettere le sensazioni e i sentimenti dei personaggi, Tokyo Ghoul:re lo è ancora di più. È impossibile non farsi coinvolgere mentre lo si legge, nel bene, durante i pochi momenti felici, e nel male, siccome non mancheranno diversi episodi drammatici molti intesi. Personalmente l’ho trovato come il manga più capace di emozionami su ogni punto di vista: sa essere delicato, dolce, crudele, spietato e totalmente imprevedibile. Credo che Ishida sia l’unico scrittore capace in un capitolo di introdurre, caratterizzare al massimo e far affezionare al lettore un personaggio totalmente nuovo.
La trama è molto più fitta che nella serie precedente, anche perché dovrà fare luce sui diversi misteri ed intrighi irrisolti che porteranno a galla sconvolgenti verità. Simboli e indizi vengono sparsi durante la storia, come in un vero e proprio thriller, in modo da lasciar possibilità al lettore di immaginare come si svolgerà la trama e quali sono le macchinazioni di certi personaggi. Ovviamente, quasi sempre ci si troverà spaziati davanti agli sviluppi degli eventi. Ishida è totalmente imprevedibile, capace di tenere tutti col fiato sospeso ad ogni capitolo.
Anche i disegni sono migliori rispetto a “Tokyo Ghoul”. I volti dei personaggi, come anche gli ambienti sono molto dettagliati e i combattimenti, da tanti ritenuti confusionari, io li ho trovati invece molto belli e con una grande dinamicità rispetto a molti altri manga.
Concludendo, considero Tokyo Ghoul:re uno dei più bei manga del momento e lo consiglio vivamente a tutti quelli che cercano una serie non troppo lunga, intensa, appassionante e adatta comunque ad un pubblico maturo, sia per i contenuti che per alcune scene molto forti.
Le vicende vedono come protagonista un investigatore di nome Haise Sasaki, il cui compito è quello di fare luce su alcuni delitti commessi dai ghoul, misteriose creature che si cibano di esseri umani e che infestano la città di Tokyo. Inoltre dovrà fare anche da mentore a una nuova squadra di investigatori composta da quattro giovani reclute chiamati Quinx.
Apparentemente, leggendo i primi capitoli, sembra che la storia non sia collegata alla serie precedente, ma che piuttosto introduca nuovi personaggi e nuove trame ambientate però nello stesso universo narrativo di “Tokyo Ghoul”. In realtà, continuando a leggere, vengono introdotti lentamente e con una nota nostalgica alcuni riferimenti alla serie originale e alcuni dei personaggi principali, facendo affiorare nel lettore la speranza che questa storia in realtà possa centrare con quella precedente, finita tragicamente, se non addirittura farne proprio da seguito. Rincontrare alcuni personaggi chiave di “Tokyo Ghoul” è una delle tante sorprese inaspettate della serie, capace addirittura di far venire il batticuore.
Se “Tokyo Ghoul” è un manga empatico, dotato di un grande livello di introspezione, capace di emozionare e di trasmettere le sensazioni e i sentimenti dei personaggi, Tokyo Ghoul:re lo è ancora di più. È impossibile non farsi coinvolgere mentre lo si legge, nel bene, durante i pochi momenti felici, e nel male, siccome non mancheranno diversi episodi drammatici molti intesi. Personalmente l’ho trovato come il manga più capace di emozionami su ogni punto di vista: sa essere delicato, dolce, crudele, spietato e totalmente imprevedibile. Credo che Ishida sia l’unico scrittore capace in un capitolo di introdurre, caratterizzare al massimo e far affezionare al lettore un personaggio totalmente nuovo.
La trama è molto più fitta che nella serie precedente, anche perché dovrà fare luce sui diversi misteri ed intrighi irrisolti che porteranno a galla sconvolgenti verità. Simboli e indizi vengono sparsi durante la storia, come in un vero e proprio thriller, in modo da lasciar possibilità al lettore di immaginare come si svolgerà la trama e quali sono le macchinazioni di certi personaggi. Ovviamente, quasi sempre ci si troverà spaziati davanti agli sviluppi degli eventi. Ishida è totalmente imprevedibile, capace di tenere tutti col fiato sospeso ad ogni capitolo.
Anche i disegni sono migliori rispetto a “Tokyo Ghoul”. I volti dei personaggi, come anche gli ambienti sono molto dettagliati e i combattimenti, da tanti ritenuti confusionari, io li ho trovati invece molto belli e con una grande dinamicità rispetto a molti altri manga.
Concludendo, considero Tokyo Ghoul:re uno dei più bei manga del momento e lo consiglio vivamente a tutti quelli che cercano una serie non troppo lunga, intensa, appassionante e adatta comunque ad un pubblico maturo, sia per i contenuti che per alcune scene molto forti.