Nella stagione anime ormai agli sgoccioli è atterrato a metà novembre e non troppo in sordina su Netflix Scott Pilgrim Takes Off (O in italiano Scott Pilgrim: la serie), che va ad espandere il mondo creato da Bryan Lee O'Malley nel suo fumetto di culto "Scott Pilgrim VS. The World", adattato poi in un film nel 2010 da Edgar Wright con un cast stellare.
Abel Gòngora con alle spalle Science SARU ripropone il suo Scott Pilgrim, con la sceneggiatura dello stesso Wright e la supervisione del creatore stesso, O'Malley che, esattamente come fece per il film, ha seguito passo passo lo svilluppo della storia del suo protagonista alle prese con la Lega dei Fidanzati di Ramona Flower.

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Per dare contesto, proviamo a spiegare di cosa trattino a grandi linee le narrazioni che girano attorno a questo Scott Pilgrim.
 
Il pischello è un ventitreenne un po' impacciato che suona in una garage band pop-rock chiamati i "Sex Bob-omb". Improvvisamente incontra Ramona Flowers, una fattorina sui pattini a rotelle che gli ruba il cuore, ma scopre presto che per stare con lei deve affrontare tutti ragazzi e ragazze con cui è stata in passato.

E ci fermiamo qui. Ci fermiamo qui perché, cosa che ha fatto storcere il naso a molti, Scott Pilgrim Takes Off prende una strada tutta sua rispetto a ciò che veniva narrato nel fumetto e nel film di Wright. Gli autori si sono anche ben espressi cica le motivazioni: perché raccontare nuovamente la stessa storia quando si può esplorare il territorio del "what if"?
E quindi con l'animazione O'Malley completa il suo quartetto delle trasposizioni, cavalcando un po' il medium del momento, e lo fa riarrangiando la trama e adattando la narrazione alla serialità. Anzi, ri-adattando, poiché anche l'opera originale su carta aveva natura seriale e conta ben sei volumi da circa duecento pagine l'uno.

Questo ha permesso di esplorare meglio i personaggi che le altre narrazioni avevano tralasciato per concentrarsi sullo sviluppo del protagonista e della trama orizzontale, cioè il susseguirsi di scontri e situazioni surreali che avrebbero portato al fidanzamento tra Scott e Ramona.
Nel film del 2010 i compagni di Scott, così come gli ex della bella e misteriosa pattinatrice, non vengono approfonditi, cosa che invece vuole fare Scott Pilgrim Takes Off rivotando le carte in tavola: adesso è Ramona al centro della narrazione e lo spettatore segue le sue avventure e la sua rete di relazioni. Probabilmente è una decisione dettata anche dagli interessi del pubblico per protagoniste forti e ribelli, che si concretizza in una serie di storie e spin off su storici personaggi femminili abbastanza dimenticati nelle loro serie d'origine: come non citare, per dirne una, la serie He-Man: Revelation in cui He-Man arriva praticamente alla fine perché tutto grava sulle spalle di Teela, la sua storica compagna?
E Ramona Flowers prende il centro del palcoscenico di questa avventura alternativa di Scott Pilgrim VS. The world in cui lui non può essere presente - per non fare spoiler non mi addentrerò nelle spiegazioni- e a Ramona tocca il compito di risolvere la situazione.
Ramona è comunque un personaggio carismatico e interessante da poter reggere il peso del suo nuovo ruolo, e soprattutto permette di scoprire lati di Scott altrimenti inesplorabili. Uno di questi è proprio il frutto di una tendenza narrativa figlia del nuovo secolo che vuole una discesa dell'intimo dei personaggi principali come frutto di una storia statica, ingabbiante. A "Loop", oserei dire. Proprio questo è quello che succede a Scott Pilgrim, che gioca con le ellissi, le ripetizioni, le bolle temporali per ripetere quel messaggio di accettazione di sè, di scontro contro le parti più dannose di noi stessi che non ci permettono di avere una visione positiva della nostra vita.
Scott Pilgrim Takes Off quindi non si limita a riaggiornare la storia, ma rinfresca anche il messaggio, nonostante il cliché narrativo in cui si incunea. E si rinfresca perché usa un medium che è cresciuto con il suo pubblico e parla esattamente la sua lingua.
 

A livello tecnico, Abel Gòngora imbastisce uno stile scoppiettante e colorato ma senza strabordare. Rimane, dunque, molto fedele al fumetto di O'Malley che già di per sé aveva incanalato pesanti influenze relative all'animazione e il fumetto giapponese nel suo modo di comporre le tavole e rappresentarne le scene. Infatti l'autore originale aveva dichiarato più volte come una delle sue principali ispirazioni fosse stato proprio il Ranma 1/2 di Rumiko Takahashi e Koudelka di Yuji Iwahara. La trasposizione animata è quindi qualcosa che viene naturale se si pensa al lavoro dell'autore, ma egli ha voluto dare carta quasi bianca a Science SARU perché come ha affermato egli stesso, "Se prendi Science SARU come studio, poi non gli vai a dire cosa fare". Il lavoro di Gòngora è stato fondamentale nel donare l'energia cinetica alle tavole del fumetto, trovando un equilibrio tra lo schermo animato e la pagina cartacea.

L'unica pecca, forse, è l'utilizzo che fa il film degli effetti scenici tipici del manga, come linee cinetiche o scritte in sovrimpressione: nel film di Wright l'utilizzo dei due medium (live action e animato) creava un contrasto di linguaggi molto interessante che portava lo spettatore ad identificare immediatamente sia una linea estetica derivata dal fumetto, ma anche una sub-narrativa surreale che sarebbe entrata a far parte della narrazione da metà film in poi. Nel medium animato questo non avviene in maniera così netta, proprio perché anche il design dei personaggi si rifà allo stile "fumettoso" di O'Malley, impedendo lo scontro tra concretezza del realismo e surrealtà del disegno. Però è anche vero che la surrealtà "fumettosa" di questi effetti, quando maggiormente marcati, donano ancora più dinamismo e esagerazione a delle scene che vogliono tassativamente essere esagerate. Perché la vita dei giovani è perennemente percepita come esagerata.

Tornando ad un commento puramente tecnico, Gòngora ha avuto modo di sperimentare anche con il biniomio 2D e 3D caro allo studio in sequenze particolarmente complesse. IL character design, nello specifico, curato da Shuhei Handa, è rimasto più fedele alle fasi finali del fumetto di O'Malley perché, come si sa, gli artisti modificano il loro stile nel tempo e giustamente questo adattamento di Scott Pilgrim è una versione più "adulta". La direzione artistica di Takayuki Kotani risulta fondamentale per la collocazione dei personaggi, un po' per il suo eclettismo artistico, e anche per essere riuscito perfettamente a trovare la chiave di volta per la trasposizione in animazione del fumetto: non si tratta tanto di riportare pedissequamente un background o un'ambientazione, ma tirar fuori il cuore di quella scena o interazione.
 
 
Scott Pilgrim Takes Off è quindi un inno non tanto all'amore giovanile, nemmeno un'ode agli sfigati, ma è una storia di autoaffermazione raccontata deviando dall'originale e prendendo in considerazione ciò che precedentemente era stato scartato, come i personaggi secondari. La serie cavalca i gusti e i tempi correnti, cercando di stare al passo con i veri protagonisti, i fan dell'opera, anche loro cresciuti sperando di non dover affrontare una malvagia lega di ex ogni qualvolta si fossero invaghiti di qualcuno o qualcuna.