Netflix ha pubblicato di recente un corposo rapporto di 35 pagine dedicato al suo impegno per migliorare e rafforzare l'industria dell'intrattenimento giapponese, con un focus speciale sugli anime e sui passi necessari per garantire la longevità del settore.
Come riportato da Bunkatsushin, l'Agenzia giapponese per gli Affari Culturali ha invitato Netflix a fornire prove sulle retribuzioni adeguate del settore dell'intrattenimento nell'era della trasformazione digitale. Netflix ha illustrato le proprie iniziative per garantire la sostenibilità dell'industria e ha sollevato la questione delle ore di lavoro degli animatori, che risultano notevolmente superiori alla media nazionale, in oscillazione tra le 198 e le 225 ore mensili. I salari degli animatori giapponesi sono inoltre inferiori rispetto alla media dei lavoratori adulti, una disparità che ha attirato anche l'attenzione delle Nazioni Unite, che proprio quest'anno hanno denunciato condizioni di sfruttamento all'interno dell'industria dell'animazione. Netflix ha spiegato i suoi sforzi per apportare miglioramenti sotto tutti questi aspetti, sostenendo di pagare prezzi equi per gli anime che concede in licenza e di garantire che tali compensi vengano distribuiti non solo ai principali studi di animazione delle serie, ma anche ai subappaltatori e liberi professionisti coinvolti nelle produzioni.
Netflix ha budget più alti per gli anime, ma i compensi restano un problema
Il tema dei compensi e del rispetto degli standard lavorativi, soprattutto nei ruoli di produzione più bassi dell'industria anime, continua a sollevare forti preoccupazioni. Nel 2020, il regista d'animazione Terumi Nishii (Jujutsu Kaisen, Le Bizzarre Avventure di JoJo) aveva già segnalato che i budget degli anime prodotti per Netflix erano significativamente più alti, fino al "doppio" o "triplo" di quelli di una classica produzione anime, aggiungendo però che i benefici economici non venivano effettivamente riversati sui creatori. Proprio quest'anno, una mancanza di trasparenza nel settore ha provocato molteplici e importanti preoccupazioni legali: secondo quanto riferito, uno studio di animazione nordcoreano avrebbe lavorato alla produzione di Dahlia in Bloom, e in un altro caso un bambino ha dichiarato di aver partecipato alla realizzazione di Isekai Onsen Paradise all'inizio di quest'anno, attirando l'attenzione e l'indignazione di molti.
Sebbene alcune affermazioni siano alquanto discutibili, lo scandalo ha sollevato importanti questioni sulla capacità delle piattaforme di streaming come Netflix di garantire il rispetto degli standard. Per raggiungere questo obiettivo, Netflix richiede la documentazione di ogni fase della produzione, eliminando i responsabili intermedi che spesso fanno aumentare i costi con "commissione di gestione", e si auspica che l'intera industria adotti un simile approccio, consentendo quantomeno agli investitori di sapere dove e come vengono spesi i fondi e di disporre dei dati necessari per richiedere miglioramenti mirati.
Netflix punta a migliorare gli standard per le produzioni live-action
Netflix ha inoltre evidenziato il proprio impegno per migliorare gli standard anche in ambito live-action. In Giappone, per esempio, ha introdotto intimacy coordinators (figure sui set indispensabili per accompagnare attori, attrici e tutta la troupe nella realizzazione di scene che toccano la sfera più intima), avviato corsi di formazione per promuovere l'armonia sul set e organizzato masterclass con l'American Society of Cinematographers e l'Università Keio di Tokyo. L'azienda sta lavorando anche sulla trasparenza contrattuale in collaborazione con la Japan Motion Picture Production Standards Association, che rilascia certificazioni per le produzioni che rispettano specifiche linee guida sugli standard di lavoro. I problemi contrattuali, in particolare nel settore degli anime, sono stati una delle principali fonti di controversia: secondo un'indagine del 2023 di JAniCA, oltre il 20% degli animatori ha dichiarato di non conoscere i termini del proprio contratto al momento dell'assunzione. La volontà di cambiare la situazione è stata scarsa nel corso dei decenni, a causa di rapporti fondati su accordi verbali e di una mentalità che, secondo gli esperti, tende a preservare lo status quo e ad emarginare chi si oppone al sistema.
L'industria degli anime, oggi caratterizzata da una prevalenza di freelance, vive una costante rotazione di talenti, con professionisti che passano rapidamente da un lavoro all'altro, creando difficoltà ai vari studi giapponesi nel tenere traccia dei propri collaboratori. Takeshi Kikuchi, direttore capo dell'animazione per Kadokawa, ha dichiarato recentemente a Nikkei che vorrebbe implementare un sistema di contratti centralizzato entro il 2025. Tra gli esempi di successo, DandeLion Animation Studio, co-produttore di The First Slam Dunk insieme a Toei Animation, che secondo quanto riportato dal CEO a ASCII all'inizio di quest'anno, ha adottato un efficente database per i contratti, denominato "Contracts One", che ha implementato per la realizzazione del film nel 2022.
Netflix afferma che i lavoratori occidentali sono meglio tutelati che in Giappone
Netflix ha sottolineato che i lavoratori del settore sono maggiormente tutelati in Occidente, dove sindacati come SAG-AFTRA sono cruciali per garantire aumenti salariali e condizioni migliori. Tuttavia, secondo la piattaforma, questo sistema non risulterebbe altrettanto efficace in Giappone, mentre Nippon Anime Film Culture Association (NAFCA) sostiene il contrario. Entrambe le parti, però, concordano sull'importanza di certificazioni per il livello di competenza, per garantire compensi adeguati ai creatori più esperti e talentuosi, oltre che sulla necessità di una formazione pratica per i nuovi animatori; Netflix ha citato come esempio l'AFI Conservatory, che offre una solida conoscenza pratica e teorica ai suoi studenti.
Secondo NAFCA, la scarsa formazione e le competenze limitate rappresentano tra le principali ragioni che potrebbero portare al collasso dell'industria degli anime nel giro di pochi anni. Solitamente, i budget per le produzioni venogno stanziati per completare i progetti in circa tre anni, ma spesso tendono a protrarsi fino a quattro o cinque, in parte per la necessità di revisioni e modifiche che fanno aumentare i costi, riducendo i fondi destinati ad altre produzioni. Ciò può portare a produzioni di bassa qualità o addirittura a cancellazioni. Per contrastare il fenomeno, NAFCA mira a introdurre un certificato di competenze standardizzato, avviando il suo primo test di abilità per animatori il 9 novembre.
In conclusione, Netflix ha dichiarato che i suoi report, come quello settimanale e biennale "What We Watched: A Netflix Engagement Report", offrono un reale vantaggio agli autori. Questi dati forniscono spunti e idee per progetti futuri e permettono ai creatori di ottenere una migliore posizione nelle trattative per il rinnovo delle licenze. Ha inoltre sottolineato il proprio ruolo nella realizzazione di adattamenti di opere originali. In qualità di investitore e intermediario, aiuta a trasmettere i desideri dei detentori dei diritti alle case di produzione, come dimostrato dalla produzione del live-action di One Piece. Netflix ha infine ricordato la sua adesione all'ACE (Alliance for Creativity and Entertainment), impegnata nella lotta alla pirateria, che di recente ha colpito il colosso HiAnime, provocando grande scalpore.
Fonte consultata:
CBR
Come riportato da Bunkatsushin, l'Agenzia giapponese per gli Affari Culturali ha invitato Netflix a fornire prove sulle retribuzioni adeguate del settore dell'intrattenimento nell'era della trasformazione digitale. Netflix ha illustrato le proprie iniziative per garantire la sostenibilità dell'industria e ha sollevato la questione delle ore di lavoro degli animatori, che risultano notevolmente superiori alla media nazionale, in oscillazione tra le 198 e le 225 ore mensili. I salari degli animatori giapponesi sono inoltre inferiori rispetto alla media dei lavoratori adulti, una disparità che ha attirato anche l'attenzione delle Nazioni Unite, che proprio quest'anno hanno denunciato condizioni di sfruttamento all'interno dell'industria dell'animazione. Netflix ha spiegato i suoi sforzi per apportare miglioramenti sotto tutti questi aspetti, sostenendo di pagare prezzi equi per gli anime che concede in licenza e di garantire che tali compensi vengano distribuiti non solo ai principali studi di animazione delle serie, ma anche ai subappaltatori e liberi professionisti coinvolti nelle produzioni.
Netflix ha budget più alti per gli anime, ma i compensi restano un problema
Il tema dei compensi e del rispetto degli standard lavorativi, soprattutto nei ruoli di produzione più bassi dell'industria anime, continua a sollevare forti preoccupazioni. Nel 2020, il regista d'animazione Terumi Nishii (Jujutsu Kaisen, Le Bizzarre Avventure di JoJo) aveva già segnalato che i budget degli anime prodotti per Netflix erano significativamente più alti, fino al "doppio" o "triplo" di quelli di una classica produzione anime, aggiungendo però che i benefici economici non venivano effettivamente riversati sui creatori. Proprio quest'anno, una mancanza di trasparenza nel settore ha provocato molteplici e importanti preoccupazioni legali: secondo quanto riferito, uno studio di animazione nordcoreano avrebbe lavorato alla produzione di Dahlia in Bloom, e in un altro caso un bambino ha dichiarato di aver partecipato alla realizzazione di Isekai Onsen Paradise all'inizio di quest'anno, attirando l'attenzione e l'indignazione di molti.
Sebbene alcune affermazioni siano alquanto discutibili, lo scandalo ha sollevato importanti questioni sulla capacità delle piattaforme di streaming come Netflix di garantire il rispetto degli standard. Per raggiungere questo obiettivo, Netflix richiede la documentazione di ogni fase della produzione, eliminando i responsabili intermedi che spesso fanno aumentare i costi con "commissione di gestione", e si auspica che l'intera industria adotti un simile approccio, consentendo quantomeno agli investitori di sapere dove e come vengono spesi i fondi e di disporre dei dati necessari per richiedere miglioramenti mirati.
Netflix punta a migliorare gli standard per le produzioni live-action
Netflix ha inoltre evidenziato il proprio impegno per migliorare gli standard anche in ambito live-action. In Giappone, per esempio, ha introdotto intimacy coordinators (figure sui set indispensabili per accompagnare attori, attrici e tutta la troupe nella realizzazione di scene che toccano la sfera più intima), avviato corsi di formazione per promuovere l'armonia sul set e organizzato masterclass con l'American Society of Cinematographers e l'Università Keio di Tokyo. L'azienda sta lavorando anche sulla trasparenza contrattuale in collaborazione con la Japan Motion Picture Production Standards Association, che rilascia certificazioni per le produzioni che rispettano specifiche linee guida sugli standard di lavoro. I problemi contrattuali, in particolare nel settore degli anime, sono stati una delle principali fonti di controversia: secondo un'indagine del 2023 di JAniCA, oltre il 20% degli animatori ha dichiarato di non conoscere i termini del proprio contratto al momento dell'assunzione. La volontà di cambiare la situazione è stata scarsa nel corso dei decenni, a causa di rapporti fondati su accordi verbali e di una mentalità che, secondo gli esperti, tende a preservare lo status quo e ad emarginare chi si oppone al sistema.
L'industria degli anime, oggi caratterizzata da una prevalenza di freelance, vive una costante rotazione di talenti, con professionisti che passano rapidamente da un lavoro all'altro, creando difficoltà ai vari studi giapponesi nel tenere traccia dei propri collaboratori. Takeshi Kikuchi, direttore capo dell'animazione per Kadokawa, ha dichiarato recentemente a Nikkei che vorrebbe implementare un sistema di contratti centralizzato entro il 2025. Tra gli esempi di successo, DandeLion Animation Studio, co-produttore di The First Slam Dunk insieme a Toei Animation, che secondo quanto riportato dal CEO a ASCII all'inizio di quest'anno, ha adottato un efficente database per i contratti, denominato "Contracts One", che ha implementato per la realizzazione del film nel 2022.
Netflix afferma che i lavoratori occidentali sono meglio tutelati che in Giappone
Netflix ha sottolineato che i lavoratori del settore sono maggiormente tutelati in Occidente, dove sindacati come SAG-AFTRA sono cruciali per garantire aumenti salariali e condizioni migliori. Tuttavia, secondo la piattaforma, questo sistema non risulterebbe altrettanto efficace in Giappone, mentre Nippon Anime Film Culture Association (NAFCA) sostiene il contrario. Entrambe le parti, però, concordano sull'importanza di certificazioni per il livello di competenza, per garantire compensi adeguati ai creatori più esperti e talentuosi, oltre che sulla necessità di una formazione pratica per i nuovi animatori; Netflix ha citato come esempio l'AFI Conservatory, che offre una solida conoscenza pratica e teorica ai suoi studenti.
Secondo NAFCA, la scarsa formazione e le competenze limitate rappresentano tra le principali ragioni che potrebbero portare al collasso dell'industria degli anime nel giro di pochi anni. Solitamente, i budget per le produzioni venogno stanziati per completare i progetti in circa tre anni, ma spesso tendono a protrarsi fino a quattro o cinque, in parte per la necessità di revisioni e modifiche che fanno aumentare i costi, riducendo i fondi destinati ad altre produzioni. Ciò può portare a produzioni di bassa qualità o addirittura a cancellazioni. Per contrastare il fenomeno, NAFCA mira a introdurre un certificato di competenze standardizzato, avviando il suo primo test di abilità per animatori il 9 novembre.
In conclusione, Netflix ha dichiarato che i suoi report, come quello settimanale e biennale "What We Watched: A Netflix Engagement Report", offrono un reale vantaggio agli autori. Questi dati forniscono spunti e idee per progetti futuri e permettono ai creatori di ottenere una migliore posizione nelle trattative per il rinnovo delle licenze. Ha inoltre sottolineato il proprio ruolo nella realizzazione di adattamenti di opere originali. In qualità di investitore e intermediario, aiuta a trasmettere i desideri dei detentori dei diritti alle case di produzione, come dimostrato dalla produzione del live-action di One Piece. Netflix ha infine ricordato la sua adesione all'ACE (Alliance for Creativity and Entertainment), impegnata nella lotta alla pirateria, che di recente ha colpito il colosso HiAnime, provocando grande scalpore.
Fonte consultata:
CBR
Ma nel titolo presentare Netflix come il Messiah degli anime e che senza di cui non ci sarebbero più anime in un paio di anni sembra davvero esagerato.
Netflix non è l'originale di tutti i mali ma neanche la soluzione di tutti i problemi.
Detto questo concordo con uno dei commenti sopra: il modo migliore per "salvare" l'industria degli anime è tenerne gli americani alla larga.
Dipende. Pochi sanno per esempio che Toei ha un sindacato interno e che da anni ha degli accordi specifici.
A latere occorre ricordate che sono mesi/anni che l'industria giapponese di anime manga è sotto accusa..e non per le condizioni salariali/di lavoro.
Non avrei saputo dirlo meglio.
Mi sto guardando adesso fate apocrypha e l’adattamento in italiano è imbarazzante, non siamo ai livelli di Eva ma poco ci manca.
Al tempo ci capivo ben poco, ma effettivamente la prima stagione fu molto importante in tal senso, grazie soprattutto a un uso di freelance sì massiccio ma consapevole e al definitivo sdoganamento dell'animazione paperless e della web gen. Si pensava davvero che potesse cambiare qualcosa, in positivo.
E arriviamo a oggi, dove l'uso di freelance è completamente fuori controllo, con gran parte degli animatori assoldati via social all'ultimo minuto (perché tanto il ragazzino filippino di 14 anni amante degli anime non ti dirà mai di no) e dove i vantaggi produttivi derivati dalle nuove tecnologie sono diventati solo una delle varie scuse per ridurre ancor più le tempistiche, portandoci punto a capo.
E già al tempo, quindi 10 anni fa, si diceva che l'industria sarebbe collassata tra pochi anni, e invece eccoci qua.
E sia chiaro che, anche se in forme diverse, questi problemi esistono da sempre. E' un'industria nata già marcia.
Però, che piaccia o meno, nel bene e nel male, è anche uno dei motivi che ha reso gli anime tali, sarebbe quindi un po' ipocrita rinnegare completamente queste situazioni.
Molti studi negli anni hanno provato a fare qualcosa di diverso, ma finora l'unica a esserci in parte riuscita è probabilmente Kyoto Animation, il che fa capire la difficoltà della cosa.
Detto ciò, speriamo che un giorno possa davvero esserci una qualche svolta, anche se dubito arriverà da Netflix o Kadokawa. Stelle e strisce o meno insomma, direi che non è quello il punto.
Di certo non lo farà a discapito dei propri utili.
Ormai la propaganda anti occidentale ha stancato abbastanza.
Se le serie Anime sono molto popolari e riescono a produrre con una migliore sostenibilità gli utili aumenteranno. Qual è la serie anime più vista nella prima metà del 2024? Dungeon Food, non di certo un prodotto andato al risparmio e con tempistiche strettissime.
Tutte le aziende puntano a guadagnare il più possibile spendendo il meno possibile (avere un alto fattore di redditività), ma questo non vuol dire che Netflix spenda 2 lire per le sue produzioni, si parla di decine di miliardi di dollari all'anno ormai.
Il problema in questi casi non è spendere di più (già lo fanno), ma creare un processo di creazione delle serie in cui ci sono sempre meno intermediari che fanno scomparire il budget dei prodotti, come anche scritto nell'articolo.
Ho qualche dubbio che questa affermazione sia vera, o almeno non è vera per tutti i settori.
Ci sono settori lavorativi dove tutte ste tutele in occidente non ci sono. Sono proprio ridotte all'osso anche in occidente.
Ci sarà sempre il lavoratore poco tutelato, ma un conto è l'eccezione, l'altro è la normalità e in Giappone se sei un animatore la norma non è essere tutelato. Negli USA lo scorsi anno si è visto quanto ormai siano diventati forti certi sindacati nel mondo audio visivo, prova ad immaginarti domani venisse iniziato uno sciopero ad oltranza per tutti gli animatori in Giappone, lo troveresti una cosa fattibile? Non direi.
Se gli anime vengono censurati in Occidente avviene perché i giapponesi accettano vendendo l'anima diavolo.
Rendiamoci conto "198 e le 225 ore mensili" una mole di lavoro enorme.
La cosa migliore sarebbe produrre il meno possibile tagliando minimo il 50% della produzione annuale.
Meglio meno prodotti ma più curati e con animatori meglio retribuiti che la situazione attuale.
Siamo tutti d’accordo che far decidere a “certi americani” cose importanti degli anime sarebbe un disastro, ma fare di tutta l’erba un fascio è sempre sbagliato.
Cosa mi hai richiamato alla mente.
F/A è incommentabile, se non avessi iniziato FGO ancora mi starei chiedendo dov'è il famoso Governatore sotto cui serve Jeanne(solo poi ho scoperto che non era "Servitore del Governatore" ma "Servant di Classe Ruler")
Sono pienamente d'accordo con te.
Il problema riguarda piuttosto un certo tipo di americani come quelli che ad esempio ritengono osceno e pornografico il David di Michelangelo e altre opere del Rinascimento italiano.
Ma anche quelli che hanno fatto polemica sul manga di Assassination Classroom.
È a questo tipo di americani che non si devono dare in mano gli anime e da cui dobbiamo guardarci bene.
E chi dovrebbe farlo? Il governo giapponese? Io avrei un'idea migliore: rendiamo meno convienenti certi comportamenti liberalizzando l'ingessatissimo mercato del lavoro giapponese. Per il fatto culturale c'e' poco da fare invece: dovrà passare, e nessun intervento esterno riuscirà ad accelerarlo.
Peraltro, e Netflix si è ben guardato dal dirlo, i comitati di produzione scaricano su Netflix tutte le serie che ritengono non possono tirare da loro (la fonte era un rapporto sull'industria in giapponese di due anni fa: https://toyokeizai.net/articles/-/627318 ovviamente adesso lo sforzo di Netflix rispetto a quel periodo è diverso ma il concetto base rimane).
Le politiche a riguardo le condizioni del lavoro nel paese del Sol levante ovviamente dovranno essere portate avanti da una parte dal governo e dall'altra dai lavoratori, ma non mi sembra che il governo abbia tutto questo interesse a stravolgere il loro mercato del lavoro in questo momento (come succede anche in Italia).
Poi singole realtà possono ovviamente avere già ora una filosofia lavorativa differente come potrebbe accadere con Netflix (o chiunque altro)
Che vi frega dello sfruttamento se avete il vostro cartone animato pronto, gli stessi che si alternano per la pausa di Oda.
Per la cronaca siete anche voi occidentali, per coerenza non dovete lavorare in Giappone o andarci a vivere, chissà se fate qualche danno..
Per spendere spendono, alcune volte forse anche troppo visto che fanno delle prime stagioni con budget esorbitanti che poi non possono venir continuate e quindi vengono troncate alla prima stagione (alla fine a loro conviene fare molte prime stagioni per rimpolpare il catalogo piuttosto che continuare serie)
Il mio problema con netflix ma anche di altri servizi di streaming e che in ogni modo cercano di pagare il meno possibile ai creativi dietro alle loro serie e questo vale sopratutto per l’animazione occidentale.
Risparmiano commissionando una stagione di 20+ episodi e poi la dividono in più stagioni per avere più contenuto e non dover pagare di più lo staff per le stagioni successive. (Esempio: inside job the cuphead show)
Cancellano show che hanno già avuto il via libera per ulteriori stagioni perché non hanno fatto abbastanza views (sembra che possano cancellare anche serie che sono per il 50% già completate perché il limite è il 60%)
Rimuovono show creati appositamente per netflix per evitare di pagare royalties (adesso stanno rimuovendo gli show che nickelodeon ha creato per loro, ma caso più emblematico al di fuori di netflix è quello di Max con i prodotti cartoon network)
Quindi si diciamo che ho qualche perplessità sul loro operato e sopratutto senza intermediari c’è il rischio effettivo che vengano cancellate serie e che poi vengano tolte dalla piattaforma senza la possibilità di essere recuperate in altra maniera
Cioè io potevo anche chiudere un occhio sul cambio di nome, ma ci sono dei veri strafalcioni nel copione, saber che vengono chiamati lancer, nel episodio 2 negli ultimi minuti chiamano jeanne “dominatore” nel episodio 14 al minuto 3:30 la chiamano “ruler” come nel originale. Il mixaggio della traccia audio poi è abbastanza pietosa con gli effetti dei combattimenti sballati e poi alcune volte c’è la traccia audio giapponese sotto a quella italiana.
Che poi ricollegandomi al fatto che netflix tolga gli show dalla propria piattaforma, ma fate zero non era esclusiva netflix è diventato irrecuperabile legalmente?
Abbiamo già avuto diverse testimonianze nel mondo orientale dove Netflix paga molto più del solito (una serie animata in occidente ha costi molto elevati e ovviamente non si riuscirebbe mai a vivere come fanno i giapponesi)
La cancellazione delle serie è una conseguenza del libero mercato, è un fatto che è sempre avvenuto e sempre avverrà, quante volte in Giappone hanno prodotto una sola stagione per poi fermarsi indefinitamente? Anzi i comitati di produzione hanno spesso a cuore altri interessi come le vendite dei manga, a Netflix interessa fare abbonati.
Netflix non è una emittente televisiva, non ha bisogno di riempire i palinsesti come si faceva un tempo, la loro strategia è investire su molte serie e vedere cosa vale la pena continuare. Con gli anime inizialmente la cosa non era andata molto bene, ma ultimamente direi che si sono di molto risollevati arrivando a questa stagione con probabilmente uno dei migliori palinsesti in simulaste (cosa che fino a qualche anno fa sembrava eresia).
Quale tematica vedi in Dungeon Food? In Blue box?
Non è mai stata una esclusiva Netflix.
Qualche problema si è creato con il mondo occidentale e quello giapponese che ricordiamolo come dicono i più grandi esperti di cultura giapponese il Giappone è un mondo a parte enigmatico e incomprensibile per tutto l'Oriente.
Buona parte dell'Occidente non ha mai capito il mondo anime e manga perché sono rimasti perplessi dalle tematiche e storie dopotutto nel resto del mondo non esistono altri fumetti e cartoni animati vagamente simili.
Anime e manga nella storia dell'umanità sono un unicum.
>Netflix punta a migliorare gli standard per le produzioni live-action
Ottimo modo per salvare gli anime
Il commento migliore sotto l'articolo. Concordo completamente.
non ho capito perchè in questa comment section si stia facendo le pulci a netflix, quando il sistema committee giapponese è marcio da sempre e lascia gli studi e chi ci lavora a morire nonostante il capitale esterno arrivi e in grande quantità
poi non è che si debba dire grande netflix amo i tuoi prodotti o caxxi vari ma oggettivamente il sistema di committee giapponesi è una merda e "funziona" solo al costo dei lavoratori appassionati che sono disposti a farsi sfruttare per fare questa professione
un video che spiega un po' la situazione dall'ex presidente gainax
però a quanto pare da questi commenti è giusto che l'industria rimanga povera come la fame nonostante la domanda per il prodotto SIA PRESENTE così che quattro vecchi bacucchi possono continuarsi ad arricchirsi sulle loro spalle perchè americani merda (che poi non son neanche solo gli americani che provano ad investire)
è solo una scusa come altra per attaccare l'occidente e l'America perchè si, perchè la tendenza dei "Weeb" fare non vedo e non sento sul marcio in Giappone, ma sono sempre i primi con i forconi e senza prove attaccare ogni cosa fuori dal Giappone.
Lo ripeto basta che hanno il loro prodotto fatto "secondo loro senza intromissioni occidentali" per essere contenti, di animatori sottopagati e muoiono di fame gli frega poco.
La situazione è imbarazzante, ora come ora Netflix può far poco o nulla.
In effetti non capisco il senso della maggioranza dei commenti… magari anche in buona fede, ma qui non si sta parlando di censure, cambiamenti di storie o simili, ma semplicemente della mera situazione economica.
E il problema dei lavoratori giapponesi nel settore animazione (non solo li in realtà) c’è sempre stato, ed è sempre causato dai giapponesi stessi.
Anzi era già venuto fuori un articolo dove qualche addetto si era lamentato che opere commissionate da Netflix avevano budget più alti, ma chi davvero realizzava l’opera quei soldi in più non li vedeva…
sarò onesto mi fa veramente effetto che in un articolo dove di fatto si parla di come nonostante netflix paghi di più i lavoratori siano comunque poveri come la fame perchè i comitati se li arraffano il consenso sia comunque "netflix merda"
che in altre questioni sarà certamente anche vero, lungi da me dire che netflix sia perfetta, ma in questo caso mi aspetterei un po' più di riguardo per le condizioni dei poveri cristi che sgobbano per venir pagati 2 lire e magari un miglioramento delle proprie condizioni, anche se spinto da fonti estere, vorrebbero pure vederlo, perchè i soldi ci sono, la domanda pure e gli investimenti anche, non è che si sta parlando di un'industria morente che non si caga nessuno, e sarebbe giusto che qualcuno di questi frutti vada pure a loro
invece pare vada bene così, d'altronde sticazzi di come stanno quelli che l'arte che noi ci godiamo la producono, basta che non rompano le palle
la domanda quanti si sono letti l'articolo?
perchè ovvio che qui che in facebook si sono fermati al titolo clickbait e si sono fatti le loro congetture, io li chiamo fisse.
Leggere "occidentali fuori" è agghiacciante, sa di ghettizzazione, però anche la conferma che non hanno letto l'articolo...immagino troppo sbatti perdersi quei 5 minuti
quoto al +oo%
Ho letto l'articolo su un tema che avevo commentato già in precedenza dall'esterno, mi sono visto pure il video molto chiaro postato da NoMoreFiller.
Ebbene, le dichiarazioni di Netflix, anche e sembrano positive, non cambiano nulla nella sostanza. Forse ci sarà qualche miglioramento molto marginale o risibile, ma include diverse menzogne come cause del problema. Già visto, cercano scuse.
Il video dell'ex Gainax, inoltre mostra un sistema perverso simil-clientelare, volto a una pessima forma di protezionismo, che in sostanza favorisce furto e consociativismo, il tutto con l'avvallo della politica. Peggio, tutto alimenta una massificazione commerciale ipertrofica e appiattente, oltre allo sfruttamento e precarietà alienanti.
Un paio di anni consecutivi di scarsi titoli potrebbero portare non al collasso, ma a un rigetto generale con gravi perdite, senza che questo migliori le condizioni di chi ci lavora davvero.
La cultura sarà sempre un ostacolo, ma il minimo necessario è un sindacato di settore serio. E se ciò è possibile per Toei, non è impossibile in generale, se si coinvolge chi lo sta già facendo.
Un altro progresso non impossibile è il riconoscimento legale delle cooperative di lavoratori, che in Giappone sono decine di migliaia, che rappresenterebbero una alternativa antiricattatoria anche per il settore anime.
Non bisogna credere che dall'esterno non si possa far nulla: il mercato del lavoro Jap, come in Europa, è già stata alterato a suo tempo dal liberismo USA-GB, si tratta di trovare il modo giusto di fare pressione da parte di chi vuole meno spazzatura e più arte di qualità ed è solidale cogli sfruttati, con una reazione cosciente di questi ultimi.
Gli sfruttati non devono mai fidarsi di altri ricchi profittatori.
Detto ciò, penso che il modo migliore per aiutare gli animatori sia vigilare che i soldi delle produzioni gli arrivino in modo corretto e siano tutti assunti con contratti adeguati (mi pare assurdo che così tanti non abbiano mai visto il loro contratto!).
L'importante però che è Netflix non inizi a mettere troppo il becco sul modo di produrre, tematiche etc, sennò si rischia un'americanizzazione degli anime che nessuno vuole.
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