Abbiamo parlato giusto un mesetto fa nella recensione di Lollipop Chainsaw: RePop di quanto sia importante rendere accessibili per le generazioni attuali alcune opere che trascendono il tempo e devono necessariamente diventare parte del "curriculum videoludico" di un giocatore che voglia definirsi tale, in tal senso tutto ciò che è stato concepito dall'estroso Suda51 sprizza personalità da ogni poro e fa scuola ancora oggi, ecco dunque che dopo aver salvato il mondo da un'invasione zombie nei panni della cheerleader Juliet a tornare dalla tomba stavolta è Shadows of the Damned, probabilmente l'opera più apprezzata del director e che ritorna in questa nuova veste denominata in maniera consona Hella Remastered, noi siamo scesi ancora una volta all'inferno per verificare se il titolo sia ancora fresco come 13 anni fa ed oggi ve ne parliamo nella nostra recensione
La storia del gioco ci vede impersonare i panni dell'ispanico Garcia "fottuto" Hotspur, cacciatore di demoni professionista che non lascia trapassare nel nostro mondo nemmeno un briciolo di prole demoniaca, tuttavia, durante la sua ultima caccia, la sua preda in punto di morte pronuncia una minaccia non troppo velata verso i cari dell'uomo che, capendo fin troppo bene l'antifona, si precipita a casa per ritrovarsi davanti uno spettacolo raccapricciante: la sua amata Paula impiccata nell'appartamento con il corpo desacrato dall'interno da diversi demoni, come se non bastasse il signore degli inferi Fleming decide di rapire l'anima della ragazza come vendetta verso tutti i suoi compagni caduti, intimando il cacciatore di recarsi negli inferi per pareggiare i conti, Garcia non ci pensa due volte e dopo essere saltato in un portale si reca ai cancelli dell'inferno (che a quanto pare tutti su internet sanno trovarsi oltre la barriera del suono), raggiunti grazie all'aiuto del suo partner Johnson, un teschio fluttuante dallo spiccato accento british esiliato dal territorio demoniaco e che adesso funge da arma multiuso, insieme i due metteranno a soqquadro l'intero regno di Fleming pur di riportare a casa la ragazza
Nonostante le premesse sopra le righe la base del titolo è quella di uno sparatutto in terza persona di stampo estremamente classico, dovremo infatti completare i vari stage (della durata piuttosto breve di circa 10/20 minuti l'uno in media) andando dal punto A al punto B eliminando qualsiasi cosa si ponga sul nostro cammino, eppure è proprio con così pochi strumenti a disposizione che emerge la bravura di Suda nel proporre situazioni sempre differenti anche quando si ripetono.
Spesso infatti ci troveremo circondati da una coltre di oscurità che prosciugherà le nostre energie e l'unico modo per tornare alla normalità sarà sparare a delle teste di capra (che sono risapute essere fonte naturale di luce), ma al tempo stesso rimanere ammantati di oscurità ci permetterà di distruggere bersagli altrimenti inattaccabili, oppure ci capiterà di dover scappare dal cadavere imbizzarrito della nostra amata in una sorta di versione strana di uno slasher movie, per non parlare delle sezioni dove il titolo diventerà uno sparatutto a scorrimento 2D; le idee geniali non si vedono solamente nelle situazioni ma anche nel worldbuilding, dove avremo per esempio un simpatico occhio volante che defecherà al nostro passaggio per indicare il riuscito checkpoint, un mercante al quale dovremo letteralmente ficcare in gola le gemme per ottenere oggetti in cambio oppure dei giganteschi libri situati poco prima di una battaglia contro un boss atti a spiegarci la storia della sua triste dipartita, come una macabra fiaba che non si riesce a smettere di leggere.
L'arsenale a nostra disposizione è modesto (una pistola, un mitra ed un fucile a pompa, oltre al colpo in mischia ed il cosiddetto "colpo di luce", che non solo rimuoverà l'oscurità dagli avversari ma li stordirà momentaneamente, permettendoci di effettuare una finisher su quelli più deboli), ma sfruttato in maniera intelligente in quanto nel corso dell'avventura i vari strumenti di morte si evolveranno acquisendo nuove funzioni, ecco quindi che la pistola sarà ora in grado di sparare letterali bombe appiccicose, il mitra mini-missili a ricerca ed il fucile a pompa un gigantesco colpo caricato con cui fare bowling con i demoni (letteralmente); le boss fight per quanto godibili hanno meccanismi semplicissimi e si risolvono in poco meno di cinque minuti (perfino il boss finale), cosa che non ci ha particolarmente convinto.
Nella recensione di Lollipop Chainsaw abbiamo criticato il titolo per essere un porting più che una remastered, nel caso di Shadows of the Damned abbiamo sicuramente un risultato più dignitoso, sia chiaro non si grida mai al miracolo o alla next gen (tanto che perfino la versione PC da noi testata era completamente sprovvista di qualsivoglia settaggio grafico), ma al tempo stesso i caricamenti delle texture sono immediati appena entrati in una nuova area e non ci sono mai cali di frame, che rimane granitico sui 60.
La durata purtroppo ormai lo sapete, non è il forte delle produzioni di Suda e questa non è da meno, attestandosi su circa 6 ore esplorando con calma ogni ambientazione, arricchita però stavolta dalla richiestissima modalità New Game + (che rende decisamente più facile l'ottenimento di un trofeo molto ostico dell'originale) che, benché non permetta di cambiare la difficoltà originale selezionata, ci permette di godere dei nuovi costumi alternativi aggiunti (alcuni dei quali portano con sé effetti extra interessanti), ottima come ci si poteva aspettare la colonna sonora originale del maestro Akira Yamaoka.
Se nel caso di Lollipop Chainsaw la nostalgia ci ha giocato brutti scherzi, con Shadows of the Damned non si sbaglia: la Hella Remastered riporta in scena la surreale e demenziale avventura di Garcia e Johnson che anche nella sua durata contenuta riesce a regalare un'esperienza variegata e divertente che vale la pena ancora oggi recuperare, certo non siamo davanti ad un capolavoro next gen ma al prezzo proposto di appena 25€ non gli si può proprio dire niente.
Pro
- Storia sopra le righe, demenziale e con un ottimo plot twist finale
- Gameplay che riesce a essere vario pur nella sua ripetitività
- Eccellente colonna sonora
- Aggiunta della modalità New Game +...
Contro
- A livello tecnico fa il compitino
- Boss fight abbastanza deludenti
- ...utile solo per i trofei
Ora manca solo Killer is Dead all'appello delle remastered, ho recuperato anche Killer 7 (nonostante l'apparente pessimo lavoro di ottimizzazione).
Da un lato si ma dall'altro non sarei convintissimo, ricordo vivamente che la trama era un casino totale, il finale non si capiva per niente.
Concordo, ma mi piacerebbe se fosse un modo per approfondirne o proseguirne la storia, ricordavo che Suda51 disse di volerci lavorare ancora (come tanti altri suoi giochi).
Mi spiace ancora per la cancellazione di Lily Bergamo, da quel che si vedeva sembrava molto interessante (il suo "erede" non sono riuscito a farmelo piacere).
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