Diciamolo senza mezze misure: il panorama dei titoli open world sta diventando davvero troppo saturo, un genere che Ubisoft ha trasformato in mainstream fino a renderlo stancante e ripetitivo e che è arrivato a contaminare anche altri franchise (come si può vedere dai recenti Final Fantasy VII Rebirth e Monster Hunter Wilds).
Eppure esistono software house che, in anni di attività, questo genere non l'hanno mai sfiorato e in esso vedono nuove opportunità ed un grande potenziale, una tra queste è Tecmo Koei, che, facendo ricorso all'esperienza sul gameplay di Team Ninja ed un fresco accordo con Sony, l'anno scorso ha sfornato Rise of the Ronin, titolo che forse faceva fin troppo l'occhiolino a produzioni come Ghost of Tsushima o quell'Assassin's Creed Shadows di prossima uscita (ma per certi versi anche a titoli insospettabili come Fate/Samurai Remnant, pubblicato proprio da Tecmo stessa) ma riusciva a distinguersi grazie al suo combat system.

Ad un anno di distanza il titolo è finalmente approdato anche su PC. Noi abbiamo dunque imbracciato la katana e percorso la via del Ronin per diverse ore ed oggi siamo pronti a svelarvi se, con tutti questi competitor di alto profilo, valga effettivamente il recupero del prodotto.
 
Per quanto non vincerà nessun premio, Rise of the Ronin resta un prodotto valido

Il setting narrativo di Rise of the Ronin, come anticipato, è purtroppo qualcosa di già visto e, per questo motivo, porta dalla sua alcuni elementi che rimescolano le carte in tavola: ci troviamo nel XIX secolo, durante il periodo Bakumatsu, epoca che vede il tramonto dello shogunato Tokugawa e l'apertura forzata del Giappone all'occidente, in particolare nel corso dell'opera vediamo i primi tentativi di negoziazione con l'impero Britannico guidato dal generale Matthew Perry (figura realmente esistita).
Cosi come avvenuto al tempo, però, le forze nipponiche sono divise tra gli imperialisti e lo shogunato che rifiuta l'influenza straniera, inviando diversi assassini a scombinare le negoziazioni estere; noi vestiremo i panni di una Lama Velata, un ordine segreto di Ronin incaricato di proteggere la pace nel Paese.

Dopo un tragico evento che ci separerà dalla nostra lama gemella (creata esattamente come il nostro personaggio tramite un corposo editor) e dalla nostra sensei, partiremo per un viaggio per restaurare la pace ed al contempo cercare la metà perduta che tanto ci è cara.
 
Ritrovare la nostra metà smarrita sarà il focus della trama

Riprendendo ancora una volta quanto detto in sede di apertura, Team Ninja ha deciso di esplorare un genere a lui sconosciuto e gettare tutte le sue conoscenze in un contesto open world, fatto esattamente di tutto ciò che vi aspettereste, tra cui attività secondarie come il tiro con l'arco a cavallo e le prove in deltaplano (attività dunque fortunatamente contestualizzate con l'epoca), la ricerca di collezionabili come borse di denaro e gatti (ebbene sì, qui accarezzare gli animali non è opzionale, è tassativo) e la visita di templi e fotografie di luoghi realmente esistenti (sicuramente il passatempo che abbiamo maggiormente apprezzato).

Quando però non staremo perdendo tempo con attività ricreative dovremo liberare le zone del paese infestate da banditi e criminali ed è proprio qui che entra in gioco l'asso nella manica del team: il sistema di combattimento. Riprendendo quanto di buono fatto con i due Nioh e Wo Long e prendendo in prestito un pizzico di Sekiro che non guasta mai, gli scontri all'arma bianca saranno dettati dal Ki, che a tutti gli effetti rappresenta la nostra stamina ed il nostro equilibrio: eseguire mosse di qualsiasi tipo e parare colpi comporterà una riduzione dello stesso, ma gli attacchi mandati a segno con successo e le parate perfette ridurranno quello avversario, fino ad azzerarlo e permetterci di eseguire un colpo critico che potrebbe potenzialmente ucciderlo; altra finezza è l'accumulo di sangue sulla lama, più combatteremo più questa si sporcherà ed in qualsiasi momento dello scontro potremo premere il dorsale destro per ripulirla e guadagnare tanto Ki quanto il sangue sparso, meccanica che se ben gestita consente di eseguire serie di attacchi senza dare respiro ai nemici (che, va detto, colpiscono duro).
A ciò si aggiungono anche le armi a distanza (archi o moschetti vari) e la possibilità di alternare 9 stance diverse, che cambiano radicalmente l'approccio agli scontri.

La progressione del personaggio sarà divisa tra i classici punti esperienza ed il sistema di Karma: eseguire azioni positive di qualsiasi tipo riempirà l'indicatore, una volta pieno potremo issare uno stendardo (punti che fungono sostanzialmente da "falò") per ottenere un punto abilità, ma la nostra dipartita significherà perdere tutto il Karma accumulato e dover combattere contro l'avversario che ci ha sconfitti per riottenerlo, dunque c'é anche un po' di soulslike in tutta la produzione, elemento che non sappiamo esattamente dire se sia apprezzato o fuori contesto.

Grande novità infine è l'introduzione dei compagni: potremo infatti sviluppare delle relazioni con tantissimi npc tramite dialoghi a scelta multipla (e regalandogli oggetti di varia natura) per ottenere diversi buff ed addirittura portarli in missione a darci man forte, contesti nei quali potremo perfino controllarli in prima persona.
 
Capiterà spesso di incontrare personaggi storici realmente esistiti

Se dal lato di gameplay è stato svolto un lavoro immacolato da quello tecnico siamo sul medio, sia chiaro il titolo non presenta sbavature di alcun tipo e gira perfettamente a settaggi massimi mantenendo i 60fps granitici (e bloccati perché l'engine usato non permette di aumentarli ulteriormente), ma questo è un engine che è sempre stato sfruttato per ambienti ristretti, dunque in un ambito open-world si vedono veramente i suoi limiti e non riesce a regalare un colpo d'occhio pulito come quello delle produzioni rivali; non riusciamo inoltre a toglierci questa sensazione che la componente open-world sia un po' fine a sé stessa, atta solo a raccogliere materiali per potenziare l'equipaggiamento e completare una checklist che si poteva evitare.
Fortunatamente, alternando storia e missioni secondarie, abbiamo portato a termine il titolo in circa una trentina di ore, ma chiaramente puntando al completismo sarebbero diventate molte di più.
Nota a margine per il doppiaggio in italiano: normalmente siamo molto favorevoli a quest'aggiunta ma, dopo un paio di ore di parlato in lingua nostrana, siamo dovuti passare a quello giapponese perché era davvero di bassa qualità, estremamente sottotono rispetto alle classiche produzioni Sony (indicatore del fatto che è stata a tutti gli effetti vista come secondaria).

 
Tra alti e bassi Tecmo Koei e Team Ninja la portano a casa anche stavolta: Rise of the Ronin non è di certo un prodotto fresco e senza competizione e con una storia innovativa, eppure le tantissime opzioni di gameplay sono abbastanza per tenere ancorato il giocatore quantomeno per la durata della storia principale, se consideriamo poi che la versione PC viene venduta a trenta euro in meno rispetto a quella su PS5 (50€ contro gli originali 80€), si tratta sicuramente di un prodotto che potrà interessare agli amanti degli action rpg, un po' meno a quelli degli open world.
Nel dubbio ricordatevi di cercare tanti gatti ed usare il doppiaggio giapponese.