Ormai più di un secolo fa il Giappone conobbe l'animazione grazie alle prime opere arrivate dall'Occidente nel primo decennio del XX secolo. Incuriositi da questa nuova forma di narrazione furono diversi in Giappone a tentare di replicare questa tecnica, tanto che nel 1917 uscirono alcuni corti animati realizzati da quelli che oggi conosciamo come i tre grandi pionieri dell'animazioni giapponese: Ōten Shimōkawa, Seitarō Kitayama e Jun'ichi Kōuchi.
 
Nell'ordine: Jun’ichi Kōuchi, Ōten Shimōkawa e Seitarō Kitayama
Nell'ordine: Jun'ichi Kōuchi, Ōten Shimōkawa e Seitarō Kitayama

Seitarō Kitayama nacque il 3 marzo 1888 a Wakayama e dopo i 20 anni iniziò a collaborare con associazioni di pittori e con riviste d'arte. Fu in quel periodo che assistette a una proiezione che fece nascere in lui l'interesse nell'animazione, che lo spinse a mettersi in contatto con Nikkatsu e unirsi al suo studio cinematografico Nikkatsu Mukojima Film Studio nel 1916. L'anno successivo il suo film di debutto fu pronto: Saru to kani no gassen (La battaglia tra la scimmia e il granchio) fu trasmesso nei cinema il 20 maggio 1917. Non si trattò tuttavia del primo film animato giapponese mai uscito, in quanto un altro disegnatore, Ōten Shimōkawa, l'aveva battuto sul tempo pubblicando il suo Imokawa Mukuzo nel gennaio dello stesso anno. Il mese successivo sarebbe invece uscito Nakamura Gatana, prima opera di Jun'ichi Kōuchi, andando così a completare il trio dei pionieri.
Il risultato soddisfò sia Kitayama che Nikkatsu, che negli anni successivi iniziarono una produzione in massa di corti animati, tra cui video educativi, documentari e persino spot pubblicitari finanziati dal ministero delle poste o da una ditta di produzione di saponi. Kitayama scrisse anche il primo manuale di animazione giapponese e addestrò alcuni dei primi animatori giapponesi di sempre, tra cui Sanae Yamamoto, che decenni più tardi avrebbe collaborato alla fondazione di Toei doga e alla nascita dell'animazione giapponese moderna con la realizzazione del primo film animato giapponese a colori: La leggenda del serpente bianco.
Nel 1921 Kitayama lasciò Nikkatsu per fondare il primo vero e proprio studio d'animazione giapponese, il Kitayama eiga seikakusho, che ebbe però vita breve: due anni dopo, nel 1923, l'edificio venne distrutto durante il Grande terremoto del Kanto e mai più ricostruito. Kitayama si trasferì a Osaka dove iniziò a lavorare come cameraman per dei cinegiornali del Mainichi Shinbun, abbandonando per sempre il mondo dell'animazione e morendo per tumore al cervello il 13 febbraio 1945.
 
Seitaro Kitayama

La quasi totalità dei film realizzati da Kitayama o dal suo studio sono andati perduti, rendendo impossibile visionarli. Nel 2008 era stato ritrovato un filmato che si era creduto poter essere l'Urashima Taro diretto dal regista nel 1918, tuttavia successive indagini resero chiaro trattarsi di un cortometraggio realizzato da un altro autore, che nulla aveva a che fare con quello di Kitayama.
L'unica opera oggi esistente e visionabile è Kyoikuotogimanga Usagi to kame, corto ispirato alla favola di Esopo La lepre e la tartaruga e diretto da Sanae Yamamoto presso lo studio di Kitayama. Il video è visionabile, sottotitolato in inglese, sul sito Japanese Animated Film Classics.


Fonti consultate:
- Storia dell'animazione giapponese di Guido Tavassi
- Japanese Animated Film Classic - Seitaro Kitayama
- Japanese Animated Film Classic - The Hare and the Tortoise
- Japanese Animated Film Classic - Sanae Yamamoto
- Pagina wikipedia giapponese di Seitaro Kitayama