Majokko sentai, 2000 version.
Durante e dopo Sailor Moon, le opere dello stesso genere sono spuntate come funghi, ma nessuna di queste è riuscita a raggiungere lo stesso, strabordante successo della storia di Usagi Tsukino.
Tranne una: Pretty Cure, immensa saga prodotta dalla Toei Animation che va avanti ormai da sette anni piazzandosi sempre nella top ten dei programmi più visti della settimana giapponese.
La prima stagione di questa ormai celeberrima serie, Futari wa Pretty Cure, è datata 2004 e vede come protagoniste due ragazze davvero speciali. La prima, Nagisa Misumi, è allegra, golosa, mascolina, negata negli studi ma asso della squadra di lacrosse della scuola. La seconda, Honoka Yukishiro, è invece timida, taciturna, dolce e studiosa, appassionata di scienze. Entrambe frequentano la seconda media nel prestigioso istituto femminile Verone, ma non si erano mai parlate pur facendo parte della stessa classe, poiché appartenevano a due mondi completamente agli antipodi. Questo almeno fino all’incontro con Mepple e Mipple, due bizzarri folletti scappati da un regno fatato chiamato il Giardino della Luce, ora minacciato dalle oscure forze di Re Jaaku. Mepple e Mipple rivelano alle due ragazze una sconvolgente verità: Nagisa e Honoka sono le prescelte e dovranno difendere il Giardino della Luce e la Terra stessa dalle perfide trame del Re Jaaku, trasformandosi nelle due guerriere della leggenda, le Pretty Cure.
La trama, noterete, non è nulla di troppo elaborato o innovativo, eppure Pretty Cure inaspettatamente funziona, e riesce ad arrivare laddove il ben realizzato ma poco celebre Wedding Peach, il troppo scialbo Tokyo Mew Mew o il superficialissimo Mermaid Melody non erano mai giunti, centrando pienamente l’obbiettivo che si era prefisso: intrattenere gli spettatori del post Sailor Moon con una storia che possa appassionarli e che possano “sentir loro”, alla stessa maniera di come gli spettatori degli anni ’90 fecero con quella di Usagi e compagne.
Intendiamoci, Pretty Cure non è una produzione rivoluzionaria né di nicchia, non vuole rivoluzionare il genere o gettare le basi per qualcosa di nuovo. E’ una serie dal chiaro intento commerciale - e la cosa è deducibile dal fatto che non vi sia un autore vero e proprio o un manga di riferimento, ma che dietro vi sia la stessa Toei Animation, e che dello staff fanno parte personalità che hanno lavorato a serie animate di successo della stessa casa come Ojamajo Doremi, Digimon e Dragon Ball - ma a questo riesce ad affiancare anche un’anima.
Probabilmente, qualcuno con Pretty Cure si annoierà, dato che l’impianto base degli episodi si ripete per praticamente tre quarti della serie (battaglia col boss esclusa) in maniera identica, variando soltanto gli eventi quotidiani di contorno e i nemici coinvolti. Siamo ben lontani da Sailor Moon e dalle sue trame spesso articolate, ricche di colpi di scena e di battaglie epiche e coinvolgenti contro i “boss di fine saga”. La trama di Pretty Cure procede ad un ritmo davvero lento, i colpi di scena sono ridotti all’osso e l’eliminazione dei vari sottoposti del cattivo avviene in maniera convenzionalissima, senza troppi guizzi.
Tuttavia, nonostante il 95% degli episodi siano tutti uguali fra di loro, Pretty Cure riesce a colpire e a tenere lo spettatore incollato allo schermo, a divorare episodi dopo episodi, nonostante manchi una trama serrata che lo coinvolga in maniera viscerale.
Come mai, tutto questo?
Merito di ciò che ad altri majokko sentai del 2000 manca completamente e di cui invece Pretty Cure è un esperto conoscitore: la caratterizzazione dei personaggi.
D’accordo, con due sole protagoniste è sin troppo facile riuscirci, ma gli autori riescono a caratterizzare Nagisa e Honoka in maniera straordinaria. Queste due ragazze, completamente differenti fra di loro, si apriranno completamente agli spettatori, i quali potranno così conoscerne non soltanto il carattere, le passioni, le attitudini, i sentimenti, la vita scolastica, le abitazioni e le famiglie ma anche assistere alla loro reciproca evoluzione caratteriale nel corso della serie e alla nascita di un’amicizia profonda e toccante, fatta di gioie e di dolori, di pianti e di risate, di litigi e riappacificazioni, di battaglie e confidenze. Tutto ciò, narrato con uno stile rilassato, divertente, delicato e davvero piacevole da seguire, è privo di forzature o di scene stereotipate messe lì giusto perché vanno di moda.
Grande importanza è posta, infatti, alla dualità delle due ragazze, che sono completamente opposte in ogni cosa, ma anche ottime amiche, e da questa amicizia sincera e appassionata scaturisce la loro forza. Non è un caso, infatti, se i due colori predominanti sono il nero, più inquieto, per la scalmanata Nagisa e il bianco, più tranquillo, per la silenziosa Honoka; e non è casuale neppure il fatto che per trasformarsi o sferrare il loro colpo finale le due ragazze debbano per forza essere insieme e stringersi saldamente le mani.
Tuttavia, non sono solo Nagisa e Honoka ad essere splendidamente dipinte, stessa sorte tocca all’altro lato della barricata. Ognuno dei cattivi incontrati dalle protagoniste avrà un proprio aspetto fisico, una propria caratterizzazione, delle proprie motivazioni e degli elementi che lo differenzieranno dagli altri e che, tramite dialoghi con le protagoniste, contribuiranno a renderlo più umano e più vicino agli spettatori. Menzione speciale va poi agli spassosissimi Zakenna, i demoni minori che sono uno degli elementi comici più riusciti e le vere star della serie tutta. Ma non solo. Gli autori ci sorprendono ancora e donano una caratterizzazione davvero ottima anche a tutto il cast di comprimari che ruota intorno ai protagonisti.
La città in cui Nagisa e Honoka risiedono è viva. Non è solo un mero sfondo alle vicende, ma è un mondo pulsante, abitato da persone che si muovono autonomamente anche se la battaglia contro Re Jaaku non li coinvolge in prima persona, che hanno dei sogni, che si divertono, che amano, che soffrono, che crescono, che lottano nel loro piccolo contro la vita. E’ questo ciò che personalmente ho adorato di Pretty Cure. Nonostante gli episodi tutti simili fra loro e la trama che si sviluppa lenta e priva di colpi di scena, ho adorato perdermi in questo mondo, sviscerarne gli aspetti, le sfaccettature, gli abitanti, come se fosse il mondo in cui vivo io.
Ma Pretty Cure è anche e soprattutto una serie in cui si combatte, e i combattimenti sono davvero uno degli aspetti migliori della storia, grazie anche al fatto che le due guerriere, con la trasformazione, acquisiscono anche una particolare agilità che permette loro di saltellare qua e là, di librarsi in aria e di dar giù di pugni e calci, oltre che di compiere il loro bell’attacco magico in coppia. Una dimensione senza dubbio insolita per un majokko sentai, più simile ai sentai in carne ed ossa o a Dragon Ball Z che a Sailor Moon, ma che non disturba affatto, anzi affascina e piace allo spettatore, rendendo i combattimenti una vera e propria gioia per gli occhi.
Lo stile di disegno è semplice e minimalista, simile per certi versi a quello di Ojamajo Doremi, opera precedente dello stesso team, ma più complesso, date le tematiche più profonde e la presenza di personaggi mostruosi e cattivi. In ogni caso, si tratta di disegni molto gradevoli e capaci di donare una spiccata personalità ad ognuno dei personaggi ritratti, oltre che di dipingere un realistico affresco del Giappone giovanile degli anni 2000.
I colori sono molto accesi e vividi e vi sono animazioni molto fluide e piacevoli e, talvolta, effetti speciali in computer grafica non troppo invasivi ma, anzi, piacevoli.
Il comparto sonoro, poi, è davvero azzeccato e ci dona una serie di splendide melodie orchestrate, che si adattano perfettamente al tipo di scena che di volta in volta accompagnano, e una serie di canzoni veramente belle, a cominciare dalle due allegre e spensierate sigle “Danzen!! Futari wa Pretty Cure!!” e “Gecchu?! Rabu rabu!!, fino ad arrivare alle molteplici canzoni che spesso e volentieri accompagneranno le scene clou degli episodi e che si riveleranno inaspettatamente efficaci, variegate e piacevoli all’ascolto.
E così, inaspettatamente, Pretty Cure non lascia indifferenti. Ai giovani spettatori del 2000, che non hanno vissuto in prima persona l’epoca del boom di Sailor Moon, risulterà essere una storia su misura per loro, in cui gli sarà facile identificarsi e che, ripercorrendo le tappe che furono il successo di Sailor Moon, donerà loro grandi insegnamenti di amicizia, solidarietà e rispetto reciproco, oltre che un grande spettacolo cui appassionarsi. A chi invece Sailor Moon l’ha già visto tutto e l’ha amato alla follia, Pretty Cure sembrerà probabilmente la manna del cielo, una produzione che finalmente, dopo anni di majokko sentai superficiali, ridarà al genere il lustro che aveva in origine. In maniera molto più semplice, sia chiaro. Scordiamoci guerriere belle e sensuali e riferimenti culturali alti. In fondo, il target primario di Pretty Cure non siamo noi vecchi fans, ma le nuove generazioni. Ma rimane ugualmente una serie valida che saprà regalare molto anche a noi, calandoci in un mondo da cui difficilmente poi vorremo staccarci.
Voto 8, tondo tondo e di tutto cuore, con l'augurio che tutti i majokko sentai del futuro prendano esempio da Nagisa e Honoka e si spingano in una direzione simile a questa.
Durante e dopo Sailor Moon, le opere dello stesso genere sono spuntate come funghi, ma nessuna di queste è riuscita a raggiungere lo stesso, strabordante successo della storia di Usagi Tsukino.
Tranne una: Pretty Cure, immensa saga prodotta dalla Toei Animation che va avanti ormai da sette anni piazzandosi sempre nella top ten dei programmi più visti della settimana giapponese.
La prima stagione di questa ormai celeberrima serie, Futari wa Pretty Cure, è datata 2004 e vede come protagoniste due ragazze davvero speciali. La prima, Nagisa Misumi, è allegra, golosa, mascolina, negata negli studi ma asso della squadra di lacrosse della scuola. La seconda, Honoka Yukishiro, è invece timida, taciturna, dolce e studiosa, appassionata di scienze. Entrambe frequentano la seconda media nel prestigioso istituto femminile Verone, ma non si erano mai parlate pur facendo parte della stessa classe, poiché appartenevano a due mondi completamente agli antipodi. Questo almeno fino all’incontro con Mepple e Mipple, due bizzarri folletti scappati da un regno fatato chiamato il Giardino della Luce, ora minacciato dalle oscure forze di Re Jaaku. Mepple e Mipple rivelano alle due ragazze una sconvolgente verità: Nagisa e Honoka sono le prescelte e dovranno difendere il Giardino della Luce e la Terra stessa dalle perfide trame del Re Jaaku, trasformandosi nelle due guerriere della leggenda, le Pretty Cure.
La trama, noterete, non è nulla di troppo elaborato o innovativo, eppure Pretty Cure inaspettatamente funziona, e riesce ad arrivare laddove il ben realizzato ma poco celebre Wedding Peach, il troppo scialbo Tokyo Mew Mew o il superficialissimo Mermaid Melody non erano mai giunti, centrando pienamente l’obbiettivo che si era prefisso: intrattenere gli spettatori del post Sailor Moon con una storia che possa appassionarli e che possano “sentir loro”, alla stessa maniera di come gli spettatori degli anni ’90 fecero con quella di Usagi e compagne.
Intendiamoci, Pretty Cure non è una produzione rivoluzionaria né di nicchia, non vuole rivoluzionare il genere o gettare le basi per qualcosa di nuovo. E’ una serie dal chiaro intento commerciale - e la cosa è deducibile dal fatto che non vi sia un autore vero e proprio o un manga di riferimento, ma che dietro vi sia la stessa Toei Animation, e che dello staff fanno parte personalità che hanno lavorato a serie animate di successo della stessa casa come Ojamajo Doremi, Digimon e Dragon Ball - ma a questo riesce ad affiancare anche un’anima.
Probabilmente, qualcuno con Pretty Cure si annoierà, dato che l’impianto base degli episodi si ripete per praticamente tre quarti della serie (battaglia col boss esclusa) in maniera identica, variando soltanto gli eventi quotidiani di contorno e i nemici coinvolti. Siamo ben lontani da Sailor Moon e dalle sue trame spesso articolate, ricche di colpi di scena e di battaglie epiche e coinvolgenti contro i “boss di fine saga”. La trama di Pretty Cure procede ad un ritmo davvero lento, i colpi di scena sono ridotti all’osso e l’eliminazione dei vari sottoposti del cattivo avviene in maniera convenzionalissima, senza troppi guizzi.
Tuttavia, nonostante il 95% degli episodi siano tutti uguali fra di loro, Pretty Cure riesce a colpire e a tenere lo spettatore incollato allo schermo, a divorare episodi dopo episodi, nonostante manchi una trama serrata che lo coinvolga in maniera viscerale.
Come mai, tutto questo?
Merito di ciò che ad altri majokko sentai del 2000 manca completamente e di cui invece Pretty Cure è un esperto conoscitore: la caratterizzazione dei personaggi.
D’accordo, con due sole protagoniste è sin troppo facile riuscirci, ma gli autori riescono a caratterizzare Nagisa e Honoka in maniera straordinaria. Queste due ragazze, completamente differenti fra di loro, si apriranno completamente agli spettatori, i quali potranno così conoscerne non soltanto il carattere, le passioni, le attitudini, i sentimenti, la vita scolastica, le abitazioni e le famiglie ma anche assistere alla loro reciproca evoluzione caratteriale nel corso della serie e alla nascita di un’amicizia profonda e toccante, fatta di gioie e di dolori, di pianti e di risate, di litigi e riappacificazioni, di battaglie e confidenze. Tutto ciò, narrato con uno stile rilassato, divertente, delicato e davvero piacevole da seguire, è privo di forzature o di scene stereotipate messe lì giusto perché vanno di moda.
Grande importanza è posta, infatti, alla dualità delle due ragazze, che sono completamente opposte in ogni cosa, ma anche ottime amiche, e da questa amicizia sincera e appassionata scaturisce la loro forza. Non è un caso, infatti, se i due colori predominanti sono il nero, più inquieto, per la scalmanata Nagisa e il bianco, più tranquillo, per la silenziosa Honoka; e non è casuale neppure il fatto che per trasformarsi o sferrare il loro colpo finale le due ragazze debbano per forza essere insieme e stringersi saldamente le mani.
Tuttavia, non sono solo Nagisa e Honoka ad essere splendidamente dipinte, stessa sorte tocca all’altro lato della barricata. Ognuno dei cattivi incontrati dalle protagoniste avrà un proprio aspetto fisico, una propria caratterizzazione, delle proprie motivazioni e degli elementi che lo differenzieranno dagli altri e che, tramite dialoghi con le protagoniste, contribuiranno a renderlo più umano e più vicino agli spettatori. Menzione speciale va poi agli spassosissimi Zakenna, i demoni minori che sono uno degli elementi comici più riusciti e le vere star della serie tutta. Ma non solo. Gli autori ci sorprendono ancora e donano una caratterizzazione davvero ottima anche a tutto il cast di comprimari che ruota intorno ai protagonisti.
La città in cui Nagisa e Honoka risiedono è viva. Non è solo un mero sfondo alle vicende, ma è un mondo pulsante, abitato da persone che si muovono autonomamente anche se la battaglia contro Re Jaaku non li coinvolge in prima persona, che hanno dei sogni, che si divertono, che amano, che soffrono, che crescono, che lottano nel loro piccolo contro la vita. E’ questo ciò che personalmente ho adorato di Pretty Cure. Nonostante gli episodi tutti simili fra loro e la trama che si sviluppa lenta e priva di colpi di scena, ho adorato perdermi in questo mondo, sviscerarne gli aspetti, le sfaccettature, gli abitanti, come se fosse il mondo in cui vivo io.
Ma Pretty Cure è anche e soprattutto una serie in cui si combatte, e i combattimenti sono davvero uno degli aspetti migliori della storia, grazie anche al fatto che le due guerriere, con la trasformazione, acquisiscono anche una particolare agilità che permette loro di saltellare qua e là, di librarsi in aria e di dar giù di pugni e calci, oltre che di compiere il loro bell’attacco magico in coppia. Una dimensione senza dubbio insolita per un majokko sentai, più simile ai sentai in carne ed ossa o a Dragon Ball Z che a Sailor Moon, ma che non disturba affatto, anzi affascina e piace allo spettatore, rendendo i combattimenti una vera e propria gioia per gli occhi.
Lo stile di disegno è semplice e minimalista, simile per certi versi a quello di Ojamajo Doremi, opera precedente dello stesso team, ma più complesso, date le tematiche più profonde e la presenza di personaggi mostruosi e cattivi. In ogni caso, si tratta di disegni molto gradevoli e capaci di donare una spiccata personalità ad ognuno dei personaggi ritratti, oltre che di dipingere un realistico affresco del Giappone giovanile degli anni 2000.
I colori sono molto accesi e vividi e vi sono animazioni molto fluide e piacevoli e, talvolta, effetti speciali in computer grafica non troppo invasivi ma, anzi, piacevoli.
Il comparto sonoro, poi, è davvero azzeccato e ci dona una serie di splendide melodie orchestrate, che si adattano perfettamente al tipo di scena che di volta in volta accompagnano, e una serie di canzoni veramente belle, a cominciare dalle due allegre e spensierate sigle “Danzen!! Futari wa Pretty Cure!!” e “Gecchu?! Rabu rabu!!, fino ad arrivare alle molteplici canzoni che spesso e volentieri accompagneranno le scene clou degli episodi e che si riveleranno inaspettatamente efficaci, variegate e piacevoli all’ascolto.
E così, inaspettatamente, Pretty Cure non lascia indifferenti. Ai giovani spettatori del 2000, che non hanno vissuto in prima persona l’epoca del boom di Sailor Moon, risulterà essere una storia su misura per loro, in cui gli sarà facile identificarsi e che, ripercorrendo le tappe che furono il successo di Sailor Moon, donerà loro grandi insegnamenti di amicizia, solidarietà e rispetto reciproco, oltre che un grande spettacolo cui appassionarsi. A chi invece Sailor Moon l’ha già visto tutto e l’ha amato alla follia, Pretty Cure sembrerà probabilmente la manna del cielo, una produzione che finalmente, dopo anni di majokko sentai superficiali, ridarà al genere il lustro che aveva in origine. In maniera molto più semplice, sia chiaro. Scordiamoci guerriere belle e sensuali e riferimenti culturali alti. In fondo, il target primario di Pretty Cure non siamo noi vecchi fans, ma le nuove generazioni. Ma rimane ugualmente una serie valida che saprà regalare molto anche a noi, calandoci in un mondo da cui difficilmente poi vorremo staccarci.
Voto 8, tondo tondo e di tutto cuore, con l'augurio che tutti i majokko sentai del futuro prendano esempio da Nagisa e Honoka e si spingano in una direzione simile a questa.
Da notare come questa sia una delle poche serie majokko ove i folletti sembrano ampiamente commestibili.
(sono l'unico che pensa che Pisard assomiglia un casino Soichi Di Detroit Metal City?!?! )
w Pretty Cure
Le Pretty Cure sono un anime stupendo, io che non me ne intendo granché di anime, mi ha colpito vedendo solamente una semplice puntata su Rai Gulp!
Viva le Pretty Cure!
@ Franzelion: non lo trasmettono più perché è finito
Un grazie a Kotaro per la recensione
Oggi dev'essere il Kotaro Day, in cui gli viene lasciato libero dominio su Animeclick (in realtà, lo ha sempre avuto, dietro le quinte)! <IMG class=emoticons title=:D alt="" src="/images/Emoticons/biggrin.gif">
Scherzi a parte, ottima recensione, come sempre <IMG class=emoticons title=";)
E' vero, soprattutto quello verdolino al centro di cui non ricordo il nome (Popo forse?) <img class=" alt="" src="/images/Emoticons/wink.gif" emoticons?>
Ho seguito tutto l'anime su RaiGulp con molto piacere!(Sono orfana di Sailor Moon e le Mermaid son state troppo corte!U_U) Mi auguro che alla prossima replica(tanto ci sarà!) continuino con lo Splash!!! Probabilmente un grande punto di forza, che però a noi rimane in sordina, deve essere il quantitativo di doujinshi sulle 2 protagoniste! Dovendosi trasformare e attaccare tenendosi per mano, credo che i jappi abbian fatto volare la loro fantasia!!! XD
<BR><BR>@ Ayachan<BR><BR>Non sai quante ne ho beccate, di queste doujinshi, su Google mentre cercavo le immagini per la vetrina! <IMG class=emoticons title="<img" alt="" src="/images/Emoticons/eek.gif"> <BR><BR>P.s.: Zakenna! <IMG class=emoticons title=:P alt="" src="/images/Emoticons/tongue.gif">
Seguivo delle puntate sparse ogni tanto, però non era malaccio.
Per il resto condivido più o meno tutto, la 1ma serie per quando uscì fu notevole e "particolare"; la 2da è un pò un "more of the same" ma cmq abbastanza gradevole da seguire.
La migliore imho è la 3za serie (Spalsh Star) che parte deboluccia/clone della 1ma ma con l'introduzone di Michiru e Kaworu guadagna parecchi punti! (e li si pestano di brutto perchè il regista è quello di Dragon Ball Z!:P)
da li in poi hanno ripristinato la "squadra a 5" di SM e si và un pò troppo nel plagio/scopiazzatura imho (Yes! Pretty Cure 5/Go Go) per poi ridimensionare un filino il numero/design (3) in Fresh per ritornare al duo protagonsita nel già citato Heartcatch (almeno all'inzio )
I ldub ita l'ho visto a "spizzichi e bocconi" e devo dire che suelle prime 2 serie non è affatto male; su Yes! (la 4ta e fin dove hanno doppiato la serie) ho alcune rimostranze sul cast/mi pare meno curata delle precedenti ma cmq si può sentire.
Ero molto scettica su Pretty Cure in quanto amo alla follia Sailor Moon e non riesco ad indentificare una sua erede, ma nonostante tutto questo anime mi ha piacevolmente sorpreso e sono spariti tutti in un lampo i pregiudizi che avevo inizialmente. Sono contenta di essermi goduta la prima serie e mi dispiace solo che RaiGulp non abbia continuato a replicare anche le serie successive. In ogni caso, adesso che ho visto la prima stagione non mi lasceró scappare certo le altre
Spero che facciate la stessa cosa per le altre serie^^
Tornando a Pretty Cure,ho seguito una manciata di puntate della prima e della terza serie e pur non essendo il mio genere mi ha lasciato una buona impressione.
Non avra' la profondita' della terza serie di Sailor Moon ma ha dalla sua alcune idee ben riuscite,soprattutto l'enfasi sui cari,vecchi cazzotti a discapito dei combattimenti da JRPG tipici del genere guadagnandoci in dinamismo,la "sottotrama" sportiva e anche un pizzico d'ironia riguardo i cliche' del genere (in una puntata Nagisa e Honoka enunciano il classico discorso da paladine della giustizia...per poi accorgersi che trovandosi in aperta campagna non c'era nessuno che le ascoltasse ).
@ClaXtreme: "(sono l'unico che pensa che Pisard assomiglia un casino Soichi Di Detroit Metal City?!?! )"
A me ricorda il David Bowie di Labyrinth pero' ricordo che nella terza serie uno dei cattivi era palesemente ispirato ad un personaggio di un certo anime "alchemico" ( e non dico altro ).
Mi sa che ho capito a che personaggio della terza serie ti riferisci!
E' infatti molto interessante la "sottotrama sportiva", perchè dona realismo alla vicenda facendo vedere che Nagisa ha una vita sociale che prescinde dai combattimenti, inoltre la serie è molto ironica, tra le molte gags coi folletti e i demoni che fanno morire dal ridere (anche se i cattivi della seconda serie al momento non li supera nessuno! ).
Una piccola nota personale: il titolo a mio parere è orrendo se valutiamo un eventuale traduzione con l'italiano........anche irritante XD
C'è comunque qualcosa in comune tra le due serie perchè dietro a entrambe è coinvolto il fantomatico "Izumi Todo".
P.s.: Le immagini le hanno scelte Oberon e Slanzard per me, io ne ho solo procurate alcune! Diamo a Cesare quel che è di Cesare!
Ma la recensione è ben strutturata e ben scritta, complimenti.
L'unica cosa che mi piace di Pretty Cure, però, è che le due protagoniste della serie iniziale picchiano molto più duro delle altre eroine in costume colorato, e non usano i superpoteri a ogni piè sospinto.
Sulle Doujinshi non avevo dubbi!! XDDDDDDDD
Per il doppiaggio.....io lo trovo ottimo, la Rai utilizza un meraviglioso gruppo di doppiaggio(in cui c'è la bravissima e simpaticissima Perla Liberatori^_____^). L'unica pecca è il doppiatore di Kirya, dev' essere il figlio del direttore di doppiaggio e ad uno dei suoi primi ruoli! Deve ancora imparare!!!
oggi è la tua giornata!
prima il sommo Toriyama, e adesso l'unico majokko che io abbia visto di recente!
ovviamente ho approfittato della messa in onda serale di Rai Gulp: pensavo di trovarmi di fronte a un prodotto infantile e sempliciotto, e invece mi sono trovato queste due simpaticissime ragazze che danno e prendono un sacco di mazzate! fantastico!
per quanto la struttura degli episodi sia piuttosto ripetitiva io non mi sono mai annoiato, anzi mi agitavo certe volte!
poi ci sono dei momenti molto commoventi (Kiriya...), e naturalmente molto spassosi!
quando perdevo una puntata in italiano andavo a vedermela in jappo sub eng, e devo dire che a parte il nome di Nagisa pronunciato "Nagìsa" e il nome Jaaku pronunciato "Yaku", il doppiaggio italiano è ottimo; pensa che hanno lasciato la traccia giapponese con parole italiane per le sigle, e il risultato è più che buono!
anch'io come altri speravo che trasmettessero anche le serie successive e invece niente... speriamo che lo facciano in futuro!
Nelle due parti da te citate io non ho sentito nessuna canzone.
Probabilmente avranno tolto il cantato e lasciato la musica di sottofondo, che si nello scontro con Re Jakku non l'avevo sentita in precedenza.
Strano però, se la versione italiana è stata curata dalla Bibi.it, qualche canzone in giapponese in Digimon se la fece scappare!
Mentre nell'episodio GARA DI CANTO, la canzone che le cantano sul palco è stata tradotta e cantata in italiano
Se, però, io dovessi votare sceglierei pretty cure e pretty cure max heart anche se in alcuni punti si nota che hanno preso spunto da sailor moon.
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