Kemono no souja Erin (The Beast-Player Erin) è una serie di 50 episodi del 2009 adattata in animazione da un soggetto originale di Nahoko Uesashi, meglio nota per aver scritto il romanzo di Seirei no Moribito. In occasione dell'adattamento televisivo, si è scelto di animare solo i primi due romanzi della serie, usciti contemporaneamente nel 2006, lasciando stare i due più recenti, usciti anch'essi insieme nel 2009.
Kemono no souja Erin è la storia della piccola Erin, bambina di 10 anni appartenente al “popolo della nebbia”, misteriosa tribù raminga dai capelli e occhi verdi che si ritiene dotata di chissà quali poteri magici. Solitamente, tra i normali esseri umani e la tribù della nebbia non ci sono contatti, salvo qualche sporadica contrattazione mercantile, tuttavia Erin è nata e cresciuta nel tranquillo villaggio rurale di Ake dal momento che sua madre, innamoratasi di un uomo del villaggio, decise di sposarlo e di abbandonare per sempre la sua gente. Il lavoro della madre di Erin, Soyon, è abbastanza particolare; ella è infatti una veterinaria di... draghi. O meglio, più che di draghi si dovrebbe parlare di touda, razza di pericolosi rettili dalle draconiche sembianze allevati nel villaggio di Ake per poi essere utilizzati in guerra come cavalcature mobili. Enorme importanza è data ai touda, che grazie alla loro prestanza fisica sono alla base dei successi militari del Regno del Granduca, così come grande è la responsabilità che grava sugli addetti ai touda, che sono direttamente responsabili di qualsiasi danno questi subiscano mentre sono sotto le loro cure. Erin è una bambina vivace, curiosa e intelligente che sogna un giorno di seguire le orme della madre in quanto allevatrice di touda; non tutto andrà però come previsto e molte saranno le prove e le vicissitudini che Erin si troverà costretta a superare, in un percorso di maturazione e crescita psicologica che, snodandosi in un arco temporale di circa una decina d'anni, ci mostrerà la piccola Erin diventare prima adolescente e poi adulta.
La trasposizione animata dei romanzi originali è stata attuata in maniera estremamente fedele, con solo qualche sporadico episodio creato appositamente per la serie, ma che non pesa e non stona minimamente nell'economia generale della storia. Principalmente, questi episodi “anime original” si raccolgono a inizio serie, in modo da meglio introdurre lo spettatore alla vita quotidiana del villaggio di Ake e ai personaggi di Erin e Soyon; la storia vera e propria del romanzo, invece, partirà all'incirca dalla sesta puntata.
Uno dei fulcri narrativi di Kemono no souja Erin è l'ambientazione bucolica, con Erin che apprende gradualmente i misteri e le meraviglie del mondo naturale per poter realizzare il suo sogno di diventare allevatrice; si assiste ad episodi utilizzati per spiegare come funziona l'allevamento delle api o a sviscerare gli effetti benevoli o malevoli di veleni e piante, senza che il ritmo diventi mai troppo lento o pesante da arrivare ad annoiare lo spettatore, che anzi seguirà con interesse queste piacevoli ed occasionali digressioni come fossero brevi spezzoni di un documentario.
Altro centro su cui si snoda la serie è il rapporto uomo-natura, incarnato dal modus operandi seguito dagli esseri umani per allevare, o sarebbe meglio dire schiavizzare, i touda (e gli oujuu). Ogni allevatore è infatti fornito di un fischietto ad ultrasuoni in grado di emettere un suono inudibile agli esseri umani ma in grado di paralizzare temporaneamente i touda; in questo modo è possibile curarli, nutrirli, ma anche controllarli sul campo di battaglia e soggiogarli durante la caccia. Per chi ama tutti gli esseri viventi, tuttavia, il vedere fiere bestie come i touda divenire obbedienti schiavi ai comandi degli esseri umani non può che arrecare dolore e sofferenza, e così è infatti per Soyon, che in uno dei primi episodi afferma: «I touda allevati dagli esseri umani sono creature davvero miserabili». Ma, in fondo, come spiega Soyon ad Erin, i touda sono delle bestie selvatiche, e gli allevatori non esistono per le bestie, ma per gli umani che con le bestie devono convivere. Questo conflittuale rapporto tra ideali e realtà sarà la base su cui si svilupperà tutta la crescita e l'evoluzione psicologica della piccola Erin.
Vi è infine un ulteriore aspetto su cui si concentra la narrazione, ovvero la situazione politica dei due regni confinanti della Regina e del Granduca. Vuole la leggenda che molto tempo prima la Divinità Je, a cavallo del suo oujuu, fosse discesa da una terra lontana sottomettendo tutti i touda e riuscendo a conquistare il trono del regno. Nacquero così due nazioni, quella della Regina, in cui vigeva la pace assoluta grazie al potere di controllare gli oujuu e al controllo religioso dato dall'avere come sovrana una discendente della divinità, e quella del Granduca, incaricato di mantenere la pace del Regno della Regina sconfiggendo tutte le minacce esterne con l'ausilio dei touda. Nel momento in cui è ambientato Kemono no souja Erin, questo rapporto simbiotico è in procinto di crollare; il popolo del Granduca è ormai stanco delle continue guerre combattute solo per proteggere la Regina, i cui sudditi, abituati ormai da secoli alla pace assoluta, disprezzano i loro salvatori tacciandoli come rozzi guerrafondai che altro non conoscono al di fuori della battaglia. Inizialmente le vicende politiche resteranno slegate da quelle personali di Erin, per poi convergervi sempre più col proseguire della storia.
Tecnicamente Kemono no souja Erin è abbastanza particolare; la prima cosa che salta agli occhi sono gli sfondi, realizzati tramite una colorazione a pastello atta a simulare la realizzazione di un romanzo per l'infanzia, tecnica utilizzata anche per “edulcorare” alcune scene violente o per alcune sigle. Sebbene questa inusuale scelta possa lasciare spiazzati sul primo momento, i fondali riescono ad amalgamarsi più che bene coi personaggi, disegnati in modo canonico, senza dare la fastidiosa sensazione di essere stati “incollati sopra”. Anche il character design si mantiene in linea col target originario – che ricordiamo essere l'infanzia – con un disegno semplice, seppur accurato e preciso, che ricorda vagamente quello utilizzato dallo Studio Ghibli o dai primi meisaku di Takahata e Miyazaki. Le animazioni sono abbastanza povere, in linea con quelle della canonica animazione semplificata adottata per le serie televisiva a cadenza settimanale. Degna di nota, infine, la decisione di inserire un'insert song cantata in ogni singolo episodio, una canzone il cui testo si presta a diverse interpretazioni in base al periodo della serie in cui è inserita.
Kemono no souja Erin è un ottimo titolo, che può vantare alle sue spalle la solidità e la coerenza di un ottimo romanzo per l'infanzia, permettendo la creazione di una sceneggiatura organica e ragionata dall'inizio alla fine, senza sostanziali cali o incoerenze narrative. È una serie che ricorda alcuni meisaku dell'epoca d'oro del primo World Masterpiece Theater e che strizza l'occhio ad un determinato filone narrativo ambientalista “ghibliano”. Kemono no souja Erin è in definitiva un prodotto per l'infanzia che, come tutte le grandi opere di questo filone, risulta apprezzabile da un pubblico eterogeneo e di tutte le età, grazie a personaggi ottimamente caratterizzati, una sceneggiatura solida e ben costruita e, cosa forse più importante, una tesi di fondo e un messaggio da voler trasmettere allo spettatore, che lo situano, indubbiamente, tra i migliori anime del 2009. E, come tutte le grandi opere, la fine di Kemono no souja Erin lascerà un piccolo vuoto nello spettatore, rattristandolo per il dover salutare la (ormai non più) piccola Erin che l'ha accompagnato in questo viaggio di 50 episodi.
Kemono no souja Erin è la storia della piccola Erin, bambina di 10 anni appartenente al “popolo della nebbia”, misteriosa tribù raminga dai capelli e occhi verdi che si ritiene dotata di chissà quali poteri magici. Solitamente, tra i normali esseri umani e la tribù della nebbia non ci sono contatti, salvo qualche sporadica contrattazione mercantile, tuttavia Erin è nata e cresciuta nel tranquillo villaggio rurale di Ake dal momento che sua madre, innamoratasi di un uomo del villaggio, decise di sposarlo e di abbandonare per sempre la sua gente. Il lavoro della madre di Erin, Soyon, è abbastanza particolare; ella è infatti una veterinaria di... draghi. O meglio, più che di draghi si dovrebbe parlare di touda, razza di pericolosi rettili dalle draconiche sembianze allevati nel villaggio di Ake per poi essere utilizzati in guerra come cavalcature mobili. Enorme importanza è data ai touda, che grazie alla loro prestanza fisica sono alla base dei successi militari del Regno del Granduca, così come grande è la responsabilità che grava sugli addetti ai touda, che sono direttamente responsabili di qualsiasi danno questi subiscano mentre sono sotto le loro cure. Erin è una bambina vivace, curiosa e intelligente che sogna un giorno di seguire le orme della madre in quanto allevatrice di touda; non tutto andrà però come previsto e molte saranno le prove e le vicissitudini che Erin si troverà costretta a superare, in un percorso di maturazione e crescita psicologica che, snodandosi in un arco temporale di circa una decina d'anni, ci mostrerà la piccola Erin diventare prima adolescente e poi adulta.
La trasposizione animata dei romanzi originali è stata attuata in maniera estremamente fedele, con solo qualche sporadico episodio creato appositamente per la serie, ma che non pesa e non stona minimamente nell'economia generale della storia. Principalmente, questi episodi “anime original” si raccolgono a inizio serie, in modo da meglio introdurre lo spettatore alla vita quotidiana del villaggio di Ake e ai personaggi di Erin e Soyon; la storia vera e propria del romanzo, invece, partirà all'incirca dalla sesta puntata.
Uno dei fulcri narrativi di Kemono no souja Erin è l'ambientazione bucolica, con Erin che apprende gradualmente i misteri e le meraviglie del mondo naturale per poter realizzare il suo sogno di diventare allevatrice; si assiste ad episodi utilizzati per spiegare come funziona l'allevamento delle api o a sviscerare gli effetti benevoli o malevoli di veleni e piante, senza che il ritmo diventi mai troppo lento o pesante da arrivare ad annoiare lo spettatore, che anzi seguirà con interesse queste piacevoli ed occasionali digressioni come fossero brevi spezzoni di un documentario.
Altro centro su cui si snoda la serie è il rapporto uomo-natura, incarnato dal modus operandi seguito dagli esseri umani per allevare, o sarebbe meglio dire schiavizzare, i touda (e gli oujuu). Ogni allevatore è infatti fornito di un fischietto ad ultrasuoni in grado di emettere un suono inudibile agli esseri umani ma in grado di paralizzare temporaneamente i touda; in questo modo è possibile curarli, nutrirli, ma anche controllarli sul campo di battaglia e soggiogarli durante la caccia. Per chi ama tutti gli esseri viventi, tuttavia, il vedere fiere bestie come i touda divenire obbedienti schiavi ai comandi degli esseri umani non può che arrecare dolore e sofferenza, e così è infatti per Soyon, che in uno dei primi episodi afferma: «I touda allevati dagli esseri umani sono creature davvero miserabili». Ma, in fondo, come spiega Soyon ad Erin, i touda sono delle bestie selvatiche, e gli allevatori non esistono per le bestie, ma per gli umani che con le bestie devono convivere. Questo conflittuale rapporto tra ideali e realtà sarà la base su cui si svilupperà tutta la crescita e l'evoluzione psicologica della piccola Erin.
Vi è infine un ulteriore aspetto su cui si concentra la narrazione, ovvero la situazione politica dei due regni confinanti della Regina e del Granduca. Vuole la leggenda che molto tempo prima la Divinità Je, a cavallo del suo oujuu, fosse discesa da una terra lontana sottomettendo tutti i touda e riuscendo a conquistare il trono del regno. Nacquero così due nazioni, quella della Regina, in cui vigeva la pace assoluta grazie al potere di controllare gli oujuu e al controllo religioso dato dall'avere come sovrana una discendente della divinità, e quella del Granduca, incaricato di mantenere la pace del Regno della Regina sconfiggendo tutte le minacce esterne con l'ausilio dei touda. Nel momento in cui è ambientato Kemono no souja Erin, questo rapporto simbiotico è in procinto di crollare; il popolo del Granduca è ormai stanco delle continue guerre combattute solo per proteggere la Regina, i cui sudditi, abituati ormai da secoli alla pace assoluta, disprezzano i loro salvatori tacciandoli come rozzi guerrafondai che altro non conoscono al di fuori della battaglia. Inizialmente le vicende politiche resteranno slegate da quelle personali di Erin, per poi convergervi sempre più col proseguire della storia.
Tecnicamente Kemono no souja Erin è abbastanza particolare; la prima cosa che salta agli occhi sono gli sfondi, realizzati tramite una colorazione a pastello atta a simulare la realizzazione di un romanzo per l'infanzia, tecnica utilizzata anche per “edulcorare” alcune scene violente o per alcune sigle. Sebbene questa inusuale scelta possa lasciare spiazzati sul primo momento, i fondali riescono ad amalgamarsi più che bene coi personaggi, disegnati in modo canonico, senza dare la fastidiosa sensazione di essere stati “incollati sopra”. Anche il character design si mantiene in linea col target originario – che ricordiamo essere l'infanzia – con un disegno semplice, seppur accurato e preciso, che ricorda vagamente quello utilizzato dallo Studio Ghibli o dai primi meisaku di Takahata e Miyazaki. Le animazioni sono abbastanza povere, in linea con quelle della canonica animazione semplificata adottata per le serie televisiva a cadenza settimanale. Degna di nota, infine, la decisione di inserire un'insert song cantata in ogni singolo episodio, una canzone il cui testo si presta a diverse interpretazioni in base al periodo della serie in cui è inserita.
Kemono no souja Erin è un ottimo titolo, che può vantare alle sue spalle la solidità e la coerenza di un ottimo romanzo per l'infanzia, permettendo la creazione di una sceneggiatura organica e ragionata dall'inizio alla fine, senza sostanziali cali o incoerenze narrative. È una serie che ricorda alcuni meisaku dell'epoca d'oro del primo World Masterpiece Theater e che strizza l'occhio ad un determinato filone narrativo ambientalista “ghibliano”. Kemono no souja Erin è in definitiva un prodotto per l'infanzia che, come tutte le grandi opere di questo filone, risulta apprezzabile da un pubblico eterogeneo e di tutte le età, grazie a personaggi ottimamente caratterizzati, una sceneggiatura solida e ben costruita e, cosa forse più importante, una tesi di fondo e un messaggio da voler trasmettere allo spettatore, che lo situano, indubbiamente, tra i migliori anime del 2009. E, come tutte le grandi opere, la fine di Kemono no souja Erin lascerà un piccolo vuoto nello spettatore, rattristandolo per il dover salutare la (ormai non più) piccola Erin che l'ha accompagnato in questo viaggio di 50 episodi.
Comunque un'occhiata ce la do.
cmq il regno è uno solo, suddiviso in territori della regina e del granduca
@Slanzard: bella recensione
- il tema uomo-natura c'è anche in Nausicaa
- c'è una casta che si occupa di domare particolari bestie
- tali bestie vengono sfruttate
- c'è un mito di fondo riguardante una divinità che scende tra gli uomini
- il popolo della Nebbia ricorda il popolo del Vento (come concezione)
- si studiano gli effetti benevoli/malevoli di veleni e piante
Se non è copiato, è pesantemente ispirato.
Una rondine non fa primavera, ma 3 o 4 rondini il dubbio lo mettono.
Le somiglianze con Nausicaa ci sono ma ci sono anche molte altre cose che lo distanziano dalla stessa opera di Miyazachi e alla fine ci troviamo difronte a due prodotti completamente differenti anche se hanno dei temi comuni: rispetto della natura ma in primis la non violenza.
Sicuramente sarebbe una grossa limitazione vederlo come un clone di Nausicaa.
Lo consiglio a tutti anche solo la prima parte con lei bambina.
Non è un mistero e credo non ci sia da fare alcun processo inutile a questo anime
Comunque mi ispira parecchio, soprattutto se tratto da un romanzo della scrittrice di Seirei no moribiro, anime molto bello ma che forse pecca per eccessiva lentezza, e da come dice Becar a quanto pare i ritmi lenti e tranquilli sono proprio stampati nel sangue della scrittrice
In ogni caso credo di vederlo, anche i disegni sembrano molto curati come quelli di Seirei no moribito.
Ma c'è una conclusione vera e propria o una forzata data dall'anime, visto che sono stati trasposti solo i primi 2 libri?
per la fine non ti so dire ancora, dato che sto ancora aspettando la traduzione della 39 (la stiamo fansubbando), e anche se c'è un gruppo che l'ha già finita, evito di spoilerarmi XD e purtroppo devo dirti che è *molto* più lenta di Seirei no Moribito
Cmq peccato per gli sfondi, ma sono una delle cose su cui sorvolo più volentieri.
Però, 50 episodi, ritmi lentissimi... detto così sembra una lunga e lenta agonia
Forse perchè non condivide 1 ma più elementi con il lavoro di Miyazaki?
Non che ci sia nulla di male, ma ciò dimostra come è messa a livello di creatività il Giappone.
@Franzelion: puoi sempre provare a guardarne qualche puntata (però è assolutamente d'obbligo arrivare almeno fino alla 7)
Sulla lentezza, si alcuni punti sono abbastanza lentini, ma qui bisogna distinguere: lento non significa noioso, io infatti raramente mi sono annoiato durante la visione. Comunque secondo me la parte migliore dell'anime inizia con l'arrivo a Kazalm (più o meno ad un terzo della serie direi a memoria).
La conclusione c'è, e non lascia sostanzialmente nulla in sospeso, anche se non so di cosa parlino i 2 romanzi successivi usciti.
Non concordo, invece, col giudizio coi fondali, che ho trovato deliziosi nel loro ricalcare i disegni dei libri per bambini.
In realtà non posso dire lo stesso della trama che mi pare un po' già vista, ma comunque, in genere non disdegno un buon fantasy e poi la storia dei capelli verdi m' intriga...
Non ho mai detto che sia un plagio, ma di certo il progetto da un certo senso di deja vù (come è accaduto per Inuyasha, giusto per citare un titolo).
PS:
Intanto non hai risposto alla domanda: l'hai visto o ti basi su quanto scritto da Slanzard?
Bravo Slanzard come sempre!
@Abi_666 non condivido la tua idea sugli sfondi, non sono poco curati, sono disegnati con un altro stile che dà l'impressione che si tratti di un acquerello, cosa che lo rende molto particolare.
Bello l'accostamento stilistico coi fondali, piacevoli i personaggi, protagonista e brstiacce in primis
Cmq non statevi a scimunire troppo: Kemono no souja Erin è palesemente pieno di riferimenti a Evangelion... ù_ù
<i>però Erin somiglia a Nausicä nella 3a immagine xD</i>
Ma più che altro questo! Ormai si tende subito a citare, anche forzatamente. Bah!
Al di là dei processi inutili, sembra proprio una serie godibile ed interessante. Magari arrivasse anche da noi, senza rimanere solo per le vie del pirataggio.
<i>Balla coi lupi" non è che c' azzecchi troppo con "Pocaohntas" onestamente. Più allora con "La tortura della freccia" di Samuel Fueller, anche se non l 'ho visto</i>
Ma, sinceramente, con tutte le centinaia di anime e di storie che son state create, mica possono inventarsi chissà cos'altro.
E ciò non vale solo per gli anime, per tutto, dai film ai libri.
Le idee ormai sono quelle (salvo rarissime eccezioni), nel 2010 dobbiamo farcene una ragione, l'importante è che anche se già viste queste idee siano gestite bene."
Già!
<i>in realtà non posso dire lo stesso della trama che mi pare un po' già vista</i>
Soprattutto l' incipit della madre che lascia il suo status per qualche motivo per sposare un umano.
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