Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per l'appuntamento di oggi toni più seri e drammatici; Puella Magi Madoka Magika (ma è una coincidenza...), In Prigione, manga di Kazuichi Hanawa e Monster, anime tratto dal manga di Naoki Urasawa,

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Madoka Magika non è quello che sembra. O quello che sembra a molti.
Si sa, il chiacchiericcio ama ricamare sui fatti e l'ultimo ad ascoltare il discorso di norma arriva a recepire giusto un chicco di verità, se gli va bene. In caso contrario gli restano le ciance, altrimenti dette vaniloqui, e tanto, tanto hype, perché più una cosa passa di bocca in bocca, più viene enfatizzata. Guarda caso c'è stato un gran sbattimento attorno al titolo delle Maho Shoujo, chi intonava osanna, chi si strappava i capelli per la rivoluzione del genere: chi caldeggiava MM al trono di nuovo cult anime.
"Voce di Babilonia" direbbero a Zion, più comunemente, nei nostri lidi, vox populi. Negli spazi dove le invettive contro l'animazione contemporanea rintoccano sul sottofondo dell'isteria collettiva per l'ultimo fashion moe, non ci si può aspettare altro. Il problema non sono i titoli, ma chi li guarda, tanto eccessivo, nelle sue arroganti ingenuità, da azzardare giudizi fuori dalla propria portata, con mal celata presunzione di autorevolezza, in aggiunta.

Per cui sarebbe anche ingiusto prendersela soltanto con Madoka Magika che, da parte sua, non porta sul palco nulla di nuovo, si macchia solo della colpa di tutti i bluff, cioè quella di avere pretese prive di sostanza. Rubando tanto da Sailor Moon, un bel po' da Claymore e fregando spunti e concetti pure a Bakurano (fonte finora passata inosservata), MM mischia le carte cercando e non trovando il quid per scardinare convenzioni che invece riprende e porta avanti inalterate nei modi e nella filosofia. Madoka Magika anela al jolly. E fallisce miseramente.
Si fosse limitato a raccontare una storia, una piccola, tragica storia, quella di una ragazzina (Homura), straziata dai fallimenti in aeternum, adesso staremmo parlando di un altro anime e con tutt'altri toni. Ma limitarsi a ciò era forse troppo poco per il fenomeno del momento. Limitarsi a una bell'idea, a una buona ideazione grafica, alla cinetica potente come si è vista nel penultimo episodio non era abbastanza. Le mire sono salite e, di contro, nella bilancia, è sceso il piatto della coesione di una serie per metà da buttare (tra paturnie ingombranti oltre ogni limite accettabile) e per i due terzi dell'altra posticcia, coronata inoltre da suicidio logico nel finale.

Nel tempo in cui gli dèi falsi e bugiardi, anziché lasciare il passo ai veri numi, prendono piede come le graminacee, un pubblico di creduloni si è radunato attorno al nuovo vitello d'oro, frutto di un'allucinazione di massa. Continuando con le metafore, Madoka Magika, in mancanza d'altro, ha lanciato l'amo, camuffato nemmeno tanto ad arte, e la pesca è stata grossa. Dell'adescamento non è vittima, bensì complice, lo spettatore allocco, capace di lasciarsi circuire con niente, seppure MM non è esente da dolo. Difatti, con furbizia e preterintenzionalità, confondendo le acque, ha raggiunto il suo intento, bisogna dargliene atto.
No, Madoka Magika non è proprio ciò che sembra, molti lo dicono, ma invero costoro intendono l'inverso di ciò che è realmente.



8.0/10
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Una parte della società giapponese poco conosciuta, quella di questo manga: il sistema giudiziario, ed in particolare la struttura del carcere. Di certo non è un argomento tanto comune nei manga, ed infatti la sua peculiarità è proprio quello che rende "In prigione" interessante.

Peculiare anche il modo con cui l'autore, Hanawa, racconta la sua esperienza: realisticamente. Assistiamo così alla routine sua e degli altri detenuti, ovviamente scandita nei minimi dettagli, al loro adattarsi alla situazione, alle loro manie causate dalle limitazioni, ma tutto senza "stracciarsi le vesti": nessuna richiesta di pietà per Hanawa e gli altri carcerati, e nemmeno un chiaro messaggio politico o una denuncia sociale particolare. Troppo facile, quando si parla di questi argomenti, perdersi in luoghi comuni: ma in questo manga vengono evitati a favore del realismo. Unico difetto, è che mi sarebbe piaciuta una trama più compatta, non un insieme di eventi che accadono nel carcere che non hanno praticamente nessun legame tra loro, ma alla fine non è un problema serio.

Non male anche l'edizione della Coconino Press, anche se non credo valga i soldi che chiedono. La traduzione non è male e il volumetto non lascia neanche tanti segni di inchiostro (cosa che a me accade sempre, tanto che dopo devo sempre lavarmi le mani), ma la carta è giallastra e trasparente. Non molto fastidioso, tuttavia con quel prezzo si sarebbe potuto fare di più, anche perché a mio parere è l'unico difetto serio sia dell'edizione che del manga. Se avete qualche soldo da parte, date pure una chance a "In prigione". Spero non ve ne pentirete.



7.0/10
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<i>Monster</i> è la trasposizione animata dell'omonimo manga di Naoki Urasawa, una storia cruda e adulta, con personaggi carismatici e ben caratterizzati, un emozionante thriller che riesce a tenere incollato lo spettatore dall'inizio alla fine. O perlomeno così sembrerebbe. In effetti al termine della visione di tutti i 74 episodi ci si rende conto che non è proprio così, che tutta la struttura narrativa imbastita dall'autore, complice un finale non all'altezza delle aspettative, non è poi così solida come voleva farci credere. La parola migliore per definire <i>Monster</i> credo sia inconcludente.
La storia si direbbe ben congegnata, con il giusto numero di intrighi, con un un cast di personaggi più che buono, ognuno con qualche scheletro nell'armadio che attende di essere svelato, il che li rende carismatici quanto basta, e un antagonista, un mostro, ben preciso e allo stesso tempo evanescente come l'aria e tremendamente ambiguo. E' una miscela esplosiva se dosata con maestria. Eppure c'è un ma, anzi, più di uno.

Penso sia sensato partire dal punto più debole, ovvero il finale. Alcuni potrebbero chiamarlo aperto, ma subito altri direbbero che in fondo è stata fatta completa luce su tutto il garbuglio della trama e che quindi la storia è del tutto conclusa. Allora è forse meglio definirlo una via di mezzo? Io credo sarebbe bene chiamarlo con il suo nome, ammettendo che si tratta di un finale molto forzato e a dir poco insoddisfacente. Quanto può essere credibile, infatti, che a pochi episodi dalla fine tutti i protagonisti, che fino ad allora si trovavano nei luoghi più disparati e totalmente all'oscuro di quello che stava accadendo agli altri, trovino quasi contemporaneamente il pezzo mancante del puzzle che permette loro di scoprire dove si trova e cosa sta complottando il loro acerrimo nemico? Il loro accorrere in massa nel luogo dello scontro con quello che mi sento di definire "boss finale" mi ha lasciato alquanto perplesso, ma quello era nulla in confronto a quell'assurdo far west che si è scatenato in seguito. Non che sia un finale così pessimo, ma l'opera di cui stiamo parlando dovrebbe essere un thriller, un giallo, un poliziesco, insomma, un tipo di racconto in cui il finale conta moltissimo, e in cui esso dev'essere in grado di giustificare la visione dell'intera serie. A mio avviso il finale di Monster non ci riesce e non è un difetto che in questo caso si può perdonare facilmente.

Un altro problema sono gli episodi: 74 sono davvero troppi, soprattutto perché una discreta quantità di questi non è affatto giustificata da necessità di sceneggiatura. Non mi sento di chiamarli episodi filler, ma nemmeno posso dire che la loro presenza sia fondamentale. Tagliandoli la serie ci avrebbe solo guadagnato. Probabilmente qualcuno potrebbe obbiettare adducendo la scusa dell'introspezione psicologica e tuttavia un'affermazione del genere non regge, perché gli unici personaggi che ottengono qualcosa da questo "indugiare nel portare avanti la trama principale" sono le comparse che svaniranno nell'ombra assieme all'episodio che li riguarda, lasciando praticamente immutati i nostri fin troppo raminghi protagonisti. A questo proposito c'è anche da notare che Tenma, il personaggio principale, dopo il suo dilemma iniziale, non fa altro che intestardirsi in un'insensata caccia all'uomo senza più pensare a nient'altro, e questo lo rende a volte un po' troppo prevedibile. Certo non è necessariamente un difetto, non si deve crescere per forza, ma una maggiore varietà non avrebbe guastato vista la lunghezza dell'anime.

La trama resta comunque intrigante, anche se a volte fin troppo lenta, la realizzazione tecnica è eccellente, con un chara design molto realistico, e i personaggi sono interessanti, per quanto superficiali in alcune loro caratteristiche e per quanto in numero fin troppo elevato. <i>Monster</i> sa intrattenere per tutto lo svolgersi della sua intricata vicenda, su questo non c'è dubbio, ma che oltre a questo sia in grado di offrire qualcos'altro non posso dire di esserne così sicuro. Anche per questa ragione mi sento di definire <i>Monster</i> inconcludente, un anime che consiglio di guardare agli amanti del genere che siano muniti di una discreta quantità di tempo libero.