A un primo colpo d’occhio, Mardock Scramble conferma che il cyberpunk ha ancora qualcosa da offrire. Oppure, secondo una prospettiva differente, c’è ancora la possibilità di attingervi, al minimo come estetica, acida, satura, marcescente. Poi, sotto la superficie, e soprattutto in fase con essa, c’è anche altro. E ti viene sbattuto in faccia, senza tante sottigliezze.
The First Compression è crudo, ma chirurgico; uno dei suoi grandi pregi. Infierisce sui propri attori e spettatori con sadismo calcolato, dosato con tempistica precisa, studiato per «sbucciare i nervi» di chi osserva vivisezionando chi agisce, mostrandone il tessuto cicatriziale, squarciandone di nuovo, a vivo, sanguinante.
Si ha un’impressione di controllo dell’organismo nella sua interezza, nella diegesi e nel suo darsi. Vi è una storia portante e totalizzante, centro gravitativo di una narrazione giocata sull’accrezione di senso attorno agli iniziali impulsi disgregati. C’è da ricostruire, da montare i pezzi che balenano su piani sovrapposti e sovraesposti: un pattern prima sbozzato e poi dipanato in sequenze di analessi documentarie, di testimonianze offerte solo attraverso un’atroce carica visuale.
Niente didascalismo o, peggio ancora, patetismo, The First Compression mantiene la sua unità stilistica anche lì. Non cerca il verdetto morale; mostra la contestualizzazione di una vita corrosa da un retroterra di abusi. Apre la finestra su un carnaio.
Nel suo circo parossistico di violenza, dove i ruoli si mischiano e a volte confondono, il film è estremo ed estremizzato, consapevolmente. È un elemento soprattutto a farlo pensare, l’elemento, Balot, epitome metonimica di una determinata condizione femminile che solo in lei trova proiezione. Difatti altre donne sono assenti, o quasi, nello scenario – particolare dall’individuazione non subitanea ma assai indicativo.
Tramite la ragazza si giunge al secondo aspetto ricorsivo, quella nudità tanto ostentata che tuttavia non ammicca allo sguardo davanti allo schermo, mai. È invece tangibile l’alienazione da qualsiasi connotazione sessuale di un corpo violato senza pietà, nella dimensione dell’anime, e restituito, oltre quella, come semplice carne nuda.
Tra le righe si legge il personale femminismo di Ukubata, più che altro accentramento femmineo, qui nero e perverso. È facile scorgere la fredda denuncia, e poi il riscatto che segue alla riemersione – rinascita – dalla spirale di dolore dell’inferno: piccoli passi fino alla vendetta psicotica contro lo spettro dei traumi vissuti.
Meno semplice è accorgersi di come la rivalsa sia già mozzata in partenza. Uomini lacerano e uccidono; uomini rigenerano e armano. Ci sarebbe da chiedersi quanto Balot in realtà resti una sconfitta, pupazzo in balìa del maschio tiranno, con l’unica vera prossimità, la sola comunione di chi umano non è. Osservazione en passant, Œufcoque è uno dei personaggi più riusciti e meglio utilizzati che mi sia capitato di vedere ultimamente.
Comunque aspetterei prima di elaborare una risposta, il quadro si deve ancora risolvere, The First Compression è l’ouverture di una trilogia cinematografica. Ed è un bene straordinario che Gonzo e Range Murata, illo tempore, le abbiano tolto le mani di dosso.
La misconosciuta GoHands s’è spremuta a fondo per confezionare un prodotto dalla tecnica grafica intelligente, che copre il deficit delle risorse economiche – palese nell’animazione, spesso farraginosa – con un digitale accurato, quasi ovunque ben integrato, sfruttato per fare precipitare un’immagine carica. Nel 2011, ciò non sorprende più da qualche anno. Eppure è la sensibilità con cui si usano dei mezzi a fare la differenza tra un lavoro routinario e una composizione impattante.
The First Compression è crudo, ma chirurgico; uno dei suoi grandi pregi. Infierisce sui propri attori e spettatori con sadismo calcolato, dosato con tempistica precisa, studiato per «sbucciare i nervi» di chi osserva vivisezionando chi agisce, mostrandone il tessuto cicatriziale, squarciandone di nuovo, a vivo, sanguinante.
Si ha un’impressione di controllo dell’organismo nella sua interezza, nella diegesi e nel suo darsi. Vi è una storia portante e totalizzante, centro gravitativo di una narrazione giocata sull’accrezione di senso attorno agli iniziali impulsi disgregati. C’è da ricostruire, da montare i pezzi che balenano su piani sovrapposti e sovraesposti: un pattern prima sbozzato e poi dipanato in sequenze di analessi documentarie, di testimonianze offerte solo attraverso un’atroce carica visuale.
Niente didascalismo o, peggio ancora, patetismo, The First Compression mantiene la sua unità stilistica anche lì. Non cerca il verdetto morale; mostra la contestualizzazione di una vita corrosa da un retroterra di abusi. Apre la finestra su un carnaio.
Nel suo circo parossistico di violenza, dove i ruoli si mischiano e a volte confondono, il film è estremo ed estremizzato, consapevolmente. È un elemento soprattutto a farlo pensare, l’elemento, Balot, epitome metonimica di una determinata condizione femminile che solo in lei trova proiezione. Difatti altre donne sono assenti, o quasi, nello scenario – particolare dall’individuazione non subitanea ma assai indicativo.
Tramite la ragazza si giunge al secondo aspetto ricorsivo, quella nudità tanto ostentata che tuttavia non ammicca allo sguardo davanti allo schermo, mai. È invece tangibile l’alienazione da qualsiasi connotazione sessuale di un corpo violato senza pietà, nella dimensione dell’anime, e restituito, oltre quella, come semplice carne nuda.
Tra le righe si legge il personale femminismo di Ukubata, più che altro accentramento femmineo, qui nero e perverso. È facile scorgere la fredda denuncia, e poi il riscatto che segue alla riemersione – rinascita – dalla spirale di dolore dell’inferno: piccoli passi fino alla vendetta psicotica contro lo spettro dei traumi vissuti.
Meno semplice è accorgersi di come la rivalsa sia già mozzata in partenza. Uomini lacerano e uccidono; uomini rigenerano e armano. Ci sarebbe da chiedersi quanto Balot in realtà resti una sconfitta, pupazzo in balìa del maschio tiranno, con l’unica vera prossimità, la sola comunione di chi umano non è. Osservazione en passant, Œufcoque è uno dei personaggi più riusciti e meglio utilizzati che mi sia capitato di vedere ultimamente.
Comunque aspetterei prima di elaborare una risposta, il quadro si deve ancora risolvere, The First Compression è l’ouverture di una trilogia cinematografica. Ed è un bene straordinario che Gonzo e Range Murata, illo tempore, le abbiano tolto le mani di dosso.
La misconosciuta GoHands s’è spremuta a fondo per confezionare un prodotto dalla tecnica grafica intelligente, che copre il deficit delle risorse economiche – palese nell’animazione, spesso farraginosa – con un digitale accurato, quasi ovunque ben integrato, sfruttato per fare precipitare un’immagine carica. Nel 2011, ciò non sorprende più da qualche anno. Eppure è la sensibilità con cui si usano dei mezzi a fare la differenza tra un lavoro routinario e una composizione impattante.
Nella risultante trovano posto, tra le altre, anche alcune citazioni a Oshii e Lynch, ma solo a titolo di inserti onanistici. Mardock Scramble non persegue istanze metalinguistiche, ma incanala il suo percorso sulla sintesi tra nuclei tematici e aspetto formale. Altra scelta oculata a fronte di produzioni più pretenziose e risonanti che alla fine della fiera millantano intenti poco o per nulla conseguiti.
The First Compression invece focalizza la sua essenza e i suoi obbiettivi costruendovi attorno un impianto solido. Muove la macchina con criterio. E dimostra che non occorrono grandi nomi e capitali per realizzare un progetto valido, potente, per certi versi anche bollente, una singolarità nell’attuale stato dell’arte animata.
The First Compression invece focalizza la sua essenza e i suoi obbiettivi costruendovi attorno un impianto solido. Muove la macchina con criterio. E dimostra che non occorrono grandi nomi e capitali per realizzare un progetto valido, potente, per certi versi anche bollente, una singolarità nell’attuale stato dell’arte animata.
nella scheda però è segnalato come film con 3 in corso e solo ora lo noto...quindi sarebbero dei lungometraggi ognuno di questi 3?
Ma da quanto leggo, questo lungometraggio promette ben altro.
Bella recensione, che dice e non dice senza rivelare la trama, dovrò rileggerla una volta visionato il film.
Lo vedrò, lo vedrò.
Spero di non risultare offensivo, ma dopo aver letto cosa ti rimane? Nulla, neppure la trama è stata quanto meno accennata. Dalle mie parti si dice: non tutto quel che oro luccica. Ci siamo capiti
Praticamente meglio il character design di Suzuki-Nakai ... ._.
Comunque, complimenti a Limbes per la recensione, questo anime mi ha veramente attratto, dopotutto adoro gli anime di fantascienza-cyberpunk...
Vedrò di cercarlo...
P.S. Concordo con chi preferirebbe un linguaggio un pò più comprensibile in dossier simili. Apprezzo la cura in certi termini ma per prima cosa si dovrebbe cercare un modo per far comprendere ciò che si dice, e solo in seguito come dirlo.
all'inizio il deja vu di alita è stato fortissimo, poi il film prende vita propria. Interessa, attrae, inchioda
Bello, veramente bello, lo consiglio a tutti. Concordo con Limbes, dove non c'è lo studio Gonzo c'è casa
Limbes che vi piaccia o no scrive da dio. State rosicando di brutto.
Soprattutto m'interessa la trama, essì. Ok, lo recupero.
E' da diverso tempo che desidero ardentemente vederlo, ma non ne ho ancora avuto l'occasione - la stessa situazione è in atto con il manga. Alla luce di queste opinioni, mi appresto sicuramente a farlo il prima possibile. Aufcoque - idem, come sopra - mi attira notevolmente, come personaggio; così come lo fa l'ambientazione suggestiva. Sono fermamente convinto di vederlo.
---le recensioni devono avere la capacità di raggiungere allo stesso modo sia il contadino che il laureato a Princeton---
Apprezzo il tuo interesse alla più bucolica tra le classi sociali... ma mi stai dando dell'ignorante?
Oltretutto, ripeto il mio concetto semplicissimo, che essendo questo un sito d'informazione pieno di ragazzi, trovo inutile dare libero sfogo alle proprie abilità narrative, quando la cosa più importante è fare in modo che tutti possano ricevere tali informazioni.
Non ho problemi a fare i complimenti per l'esposizione, ci mancherebbe. Ma senza dubbio dietro tutti quei bei paroloni e quella sintassi impeccabile, ho trovato il nulla più totale: il caro recensore non mi ha detto assolutamente niente.
Trage89 te lo stai dando da solo per quanto mi riguarda
Ma infatti il discorso è proprio lo stesso, soltanto lo stile cambia. .
lo stile di limbes è barocco è vero, ma quello che vuole dire è molto chiaro
Brava, facile dire che è chiaro dopo che l'anime in questione lo si è già visto, vero?
Per quanto mi riguarda, ho dovuto attingere da altre fonti le informazioni necessarie per invogliarmi alla visione di Mardock Scramble. L'unico merito di questa "recensione" è stato quello di rendermi nota l'esistenza del suddetto anime.
Però, insomma, è pur sempre un gran merito. Quindi mi va bene anche cosi. Grazie Limbes!
E comunque veditelo mardock scramble, merita
Me lo vedo Mardock Scramble, da quel poco che ho visto mi attrae. E poi c'è Pika..ehm... Kyub...ehm... insomma, si vede che ci sono personaggi accattivanti. Tra le altre cose, obviously.
E soprattutto chissà quali meravigliose evoluzioni circensi sarà in grado di fare la protagonista, con quei bei platform. Ah, quanto adoro il cyber-punk!
Per quanto riguarda la recensione: scritta bene ma troppo pesante da leggere. Avanti, su... tutto questo sapere di carattere enciclopedico era veramente necessario?
Consiglierei al recensore un po di lettura delle basi del giornalismo, in cui si spiega che una delle fondamenta è arrivare dritti e CHIARI al lettore.
Il voler dimostrare che si conoscono molti termini non significa necessariamente che si sappia scrivere, sono due cose ben diverse.
Personalmente mi stupisco di più del fatto che non ci sia la scheda anime di Mardok Scramble O.O Urge rimediare, di modo che altre persone che l'hanno visto possano dare il loro contributo u.u
alucard, Limbes non ha scritto un articolo di giornale, ma una recensione. E' risaputo che lo stile giornalistico pertiene ai mezzi d'informazione nel senso letterale del termine. Una recensione è un'analisi approfondita delle dinamiche semantiche e strutturali di un'opera.
E poi prima di criticare la scrittura di Limbes consiglierei a te la lettura di un bel libro di grammatica, magari per correggere quegli accenti.
Sono davvero scoraggiata dalle vostre critiche. Già l'altra volta rimasi inorridita dalla vostra passività, ma capii che la presenza del greco potesse essere fastidiosa per i vostri occhi. Tolto il greco, comincio a pensare veramente che l'appiattimento culturale a vostro avviso sia solo una ricchezza.
Da parte mia va un bel "bravo" a Limbes. Talenti come i suoi vanno premiati, non certo denigrati in maniera così sprezzante. E comunque abbiate rispetto dell'autore che ha speso del tempo a scrivere un approfondimento tutt'altro che vuoto.
Limbes eleva la critica allo stato dell'arte, o almeno ci prova, in ogni caso il risultato è encomiabile. Complimenti!
Se Limbes scrive ardito non tentate nemmeno Herta Muller, la quale usa uno stile talmente immaginifico da essere veramente crudele, odia così tanto i suoi lettori che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura
Io non contesto lo stile o la bravura del tizio, ma ho semplicemente fatto una piccola critica: cioè che essendo questo un sito pieno, soprattutto, di ragazzini, sarebbe stato meglio un testo più facile da comprendere, in modo che potesse essere alla portata di tutti, e non solo di chi si fregia di conoscere il greco.
@Hallymay Ma qui qualcuno ha parlato della necessità di scrivere da "coatto" o in modo sgrammaticato? Si può scrivere ugualmente bene ed in modo corretto, senza usare paroloni e giri di parole.
Un ragazzino di 15 anni che cerca la recensione di MS e si ritrova questo piccolo trattato, a parte rare eccezioni, dubito che riuscirà a capirci qualcosa. In voce di ciò, a mio umilissimo parere, il recensore non è riuscito nel suo compito.
Ché poi qui si parla di invidia o non so cosa altro, ma sinceramente ho sempre ritenuto " migliore " saper parlare e saper esprimersi in modo corretto senza l'utilizzo ECCESSIVO di termini più ricercati od aulici, dal momento che il mio intento è quello che TUTTI capiscano ciò che dico, non solo in pochi. Se poi vogliamo fare un po' di psicologia spicciola, un comportamento del genere lo trovo anche sinonimo e sintomo di una personalità e carattere molto egocentrico e saccente, per non dire superbo.
C'è il modo di dire, no? "Ragazzì, e parla come magni"
Detto ciò, se tra le schiere di utonti di AC, vi è anche un futuro premio Strega, io ne sono contentissimo, figuratevi.
Scusa, una curiosità. Quali sono le parole che ti fanno allergia?
E cito una saggia persona:
"Sono il primo ad amare il bello scrivere, e se mi aggrada sono affatto abile ad affastellar stocasticamente polisillabi atti meramente ad obnubilare il mio interlocutore...
Ma Limbes scrive come io ho fatto sopra, e mi sembra un po' eccessivo, senza contare che il "contenuto" della recensione, decodificato il muro terminologico, è a mio avviso un imbarazzante vuoto. "
E con questo ho detto tutto, passo e chiudo. Per me rimane il trattato di un "nobel per la scrittura" che non è riuscito dove avrebbe dovuto. Adieu.
E infatti questa recensione non fa nemmeno questo.
Mi riferivo alle regole di giornalismo nel senso più generale del termine, per indicare che quando in generale si scrive per altri si deve fare in modo di far arrivare un messaggio chiaro agli altri.
Tolti i paroloni da linguaggio forbito che ha usato NON RIMANE NULLA, assolutaemente NULLA. E' una recensione vuota.
Se volete leggervi delle recensioni ben fatte leggetevi quelle di comicblog o cineblog, recensione chiare, dirette, che dicono subito quello che interessa al lettore.
E comunque è da 20 messaggi fa che si sottolinea che il problema non è il linguaggio usato ma il fatto che la recensione non dice nulla, ma vabbe ancora litigate su questa cosa....
Tutti gli argomenti trattati nell'opera sono a malapena accennati, ed è possibile comprendere quali sono soltanto leggendoli tra le righe (cosa fattibile solo se si ha già visto l'anime, appunto). Questa cosa non va assolutamente bene, perché l'intento di una recensione dovrebbe essere quello di far capire al lettore totalmente ignaro di cosa parla l'opera in esame, e conseguentemente farlo interessare. L'unica cosa che si capisce benissimo qui è che Limbes ha apprezzato questo anime (e ha ben donde!), il problema è che non se ne comprende il perché. Risulta solo un semplice esercizio stilistico che non ti lascia niente, a parte un senso di evidente ammirazione per Limbes e la sua proprietà di parola. Ma il fatto che l'attenzione del lettore si sposti più su quella che sul contenuto della recensione indica che c'è chiaramente qualcosa che non va. Stile e contenuto devono andare di pari passo.
Non è un offesa nei confronti di Limbes, anzi, ma credo che dovrebbe imparare a regolarsi un pochino meglio, quando scrive. Va bene usare il linguaggio forbito, ma ciò che importa è che il messaggio finale sia chiaro e preciso. E qui io vedo solo un messaggio vago e aleatorio, ed è questo che va corretto. Per me può scrivere pure in latino classico (al mio corso sperimentale allo scientifico tecnologico non l'ho mai studiato, purtroppo, ma mi intriga a tal punto che potrei pure impararlo apposta per leggere quello che scrive), l'importante è che il messaggio finale sia netto.
Il fatto che solo due o tre utenti, a differenza degli altri, si ostinino a dire che "non c'è nulla" con tanto di caratteri cubitali conta poco. Che ne smontino, se ne sono in grado, quelle che per loro sono le falle. In quel caso allora si potrebbe anche intavolare una bella discussione.
Certo, ci sarà da vedere come evolve nei restanti capitoli.
Per ora io dico: spunto interessante sviluppato piuttosto mollemente (non un guizzo che sia uno, eh!).
Poi, tecnicamente direi che il film si mostra carente e balbettante in più d'una sequenza.
In sincerità, pare che tutta la veste grafica trasudi un senso di vecchio (non antico, ben inteso), qualcosa a la manga video di metà anni novanta.
Quindi, trovo davvero singolare che un'opera così opaca (per ora) incontri così bene il gusto di spettatori tanto altolocati.
P.S. riguardo il sorcio non ho ben capito da dove nasca il suo presunto fascino. Certo, costituisce una sorta di voce narrante che introduce molti particolari dell'ambiente ma, dopo un po', tutto questo rischia di apparire come mero trucchetto narrativo che se ben può adattarsi al mezzo letterario d'origine, in video mostra invece molti punti interrogativi.
Saluti
Nel suo circo parossistico di violenza, dove i ruoli si mischiano e a volte confondono, il film è estremo ed estremizzato, consapevolmente. È un elemento soprattutto a farlo pensare, l'elemento, Balot, epitome metonimica di una determinata condizione femminile che solo in lei trova proiezione. Difatti altre donne sono assenti, o quasi, nello scenario - particolare dall'individuazione non subitanea ma assai indicativo.
Qual è questa "determinata condizione femminile" di cui si parla? Nel capoverso dopo può venire da pensare che forse sia la prostituzione minorile, ma la cosa rimane abbastanza ambigua, perché di condizione femminile non ce n'è una sola (non per niente dice "determinata"), e specificarlo avrebbe di certo giovato alla precisione del messaggio.
Poi, quello immediatamente successivo...
Tra le righe si legge il personale femminismo di Ukubata, più che altro accentramento femmineo, qui nero e perverso. È facile scorgere la fredda denuncia, e poi il riscatto che segue alla riemersione - rinascita - dalla spirale di dolore dell'inferno: piccoli passi fino alla vendetta psicotica contro lo spettro dei traumi vissuti.
Meno semplice è accorgersi di come la rivalsa sia già mozzata in partenza. Uomini lacerano e uccidono; uomini rigenerano e armano. Ci sarebbe da chiedersi quanto Balot in realtà resti una sconfitta, pupazzo in balìa del maschio tiranno, con l'unica vera prossimità, la sola comunione di chi umano non è. Osservazione en passant, Oeufcoque è uno dei personaggi più riusciti e meglio utilizzati che mi sia capitato di vedere ultimamente.
A parte che l'autore si chiama Ubukata (ma sarà stato un errore di scrittura, non ci ho fatto neppure caso), tutto questo paragrafo, per chi non ha visto l'anime, non vuol dire assolutamente nulla. In pratica, facendo una parafrasi molto libera, dice qualcosa come: 'È una storia di denuncia sociale in cui la protagonista, forte delle sue nuove abilità, trova il suo giusto riscatto verso il "maschio tiranno". Oeufcoque è uno dei migliori personaggi degli ultimi anni'. Non si capisce la denuncia verso cosa o chi sia, né ovviamente si capisce chi sia il "maschio tiranno" (o meglio, è lo stesso discorso di prima, ma per chi non sa niente della trama è un discorso assai ambiguo), e anzi appare una frase piuttosto banale (visto che l'argomento del "riscatto" c'è in quasi tutte le storie). Poi c'è questa considerazione piuttosto improvvisa su Oeufcoque che non è motivata in alcun modo, e non spiega perché il personaggio dovrebbe essere uno dei migliori apparsi ultimamente.
Tornando all'inizio della recensione, c'è uno dei paragrafi iniziali che legge come segue:
"Si ha un'impressione di controllo dell'organismo nella sua interezza, nella diegesi e nel suo darsi. Vi è una storia portante e totalizzante, centro gravitativo di una narrazione giocata sull'accrezione di senso attorno agli iniziali impulsi disgregati. C'è da ricostruire, da montare i pezzi che balenano su piani sovrapposti e sovraesposti: un pattern prima sbozzato e poi dipanato in sequenze di analessi documentarie, di testimonianze offerte solo attraverso un'atroce carica visuale."
che in soldoni dice: "Inizialmente, la trama è frammentaria e spiazzante, ma ne vengono forniti tutti i pezzi volta per volta, permettendo allo spettatore di ricostruirla nella sua interezza, grazie anche a una carica visuale di particolare intensità". Vanno benissimo come commenti alla trama, ma sarebbe stato assai più facile capirne il senso se la trama generale fosse stata almeno accennata. Limbes ha fornito un link esterno (a Wikipedia inglese, fra l'altro) per andarsi a cercare la trama altrove, ma da che mondo e mondo le recensioni devono essere univoche e indipendenti, e affidarsi il meno possibile a fonti esterne. È stato uno stratagemma assai poco elegante, quasi una sciatteria, specialmente in un comparto linguistico di così alto livello.
È come se un mio amico mi dicesse: "Ehi, lo sai? C'è questo bellissimo anime che si chiama TizioCaioSempronio! È stupendo, a me è piaciuto tanto!", io gli chiedessi giustamente "Ah, sì? Di che parla?" e lui rispondesse "Ah, quando vai a casa guardati la trama su Wikipedia". E tu che ci stai a fare allora?
Ecco, se Limbes avesse aggiunto un paragrafo dedicato all'incipit generale della trama e a spiegare qualcosina in più su chi sono i personaggi e perché fanno quello che fanno (non viene fatta neppure menzione su "cosa" sia Oeufcoque), forse sarebbe stato tutto molto più chiaro e comprensibile per chi non conosce niente dell'anime. Perché uno, quando legge una recensione, vuole leggere quella, non di certo andarsi a cercare notizie accessorie altrove (se una trama può essere definita "accessoria"). Forse avrà voluto evitarlo per non spoilerare la trama, ma secondo me è meglio rischiare di anticipare qualcosa (dopotutto, l'interesse degli altri si accende proprio in quel modo lì) piuttosto che non dire nulla e sperare che gli altri capiscano.
Con questo, ho completato l'analisi. I miei due cent. Poi per quanto mi riguarda, la recensione l'ho capita (perché avevo già guardato l'opera) e messa così mi è pure piaciuta, ma il contenuto è troppo sbilanciato a favore di chi la trama la conosce già. E questo è malissimo.
Poi tu dici addirittura che "molti non l'hanno neppure finita di leggere". Ma se pure fosse così, la colpa non è di certo loro: un testo lo si legge con piacere quando si capisce bene di cosa parla. Se secondo te (e questo sarebbe da dimostrare) in molti non sono arrivati alla fine della lettura, è perché non la trovavano interessante e/o chiara nel significato al punto da volerla leggere tutta. Finora, mi sembra che quelli che hanno commentato "concretamente" sulla recensione abbiano detto tutti che è comprensibile solo da chi ha visto l'anime, quindi non penso di essere molto lontano dalla verità.
Il suo ruolo di voce narrante mi è invece parso secondario rispetto alla sua funzione di animale guida, (e non di grillo parlante, cosa che gli evita tutto il manicheismo etico che si porta appresso quest'ultima figura). Oeufcoque è quasi una coscienza esterna per Balot, ma non le impone regole o doveri, né espliciti né taciti. E' un compagno di dialettica che ne stimola i ragionamenti, tamponando con una delicatezza umana - lui che umano non è - i traumi della ragazza. Trovo la scelta piuttosto intelligente, se non fine, rispetto alla più abusata retorica sugli animali che ci si aspetterebbe in casi del genere, stile pet terapy eccetera.
Come dicevo, comunque, quella su Oeufcoque è una mia considerazione. Onestamente devo ammettere che mai mi era capitato di vedere un animale usato con tanta profondità - se mi è concesso usare il termine - in un anime. Mi sentivo di farlo notare, tutto qui.
Riguardo al film più in generale, mi pare abbia dato ben più di un colpo di coda. Il discorso sulla femmina, latu sensu, non lo trovo tanto banale, soprattutto nella sua esposizione, anche qui priva della più trita retorica che di solito accompagna determinati temi. Forse può risultare frammentario, tuttavia ciò acquista un senso proprio nella misura in cui, così facendo, il film elude i canonici panegirici video-narrativi, ottenendo un impatto più brutale e diretto. E' piuttosto ingeneroso definirlo molle, soprattutto considerando la crudezza di certi frangenti.
Non ho compreso invece in cosa consisterebbe la vecchiaia della veste grafica.
Personalmente non sono incline a rivalutare un personaggio in un'opera perché altrove qualcosa di simile è solitamente usato male.
Quindi, se in altri lidi un personaggio (topo) sarebbe stato disegnato in maniera diversa (caricaturale?), questo non mi tange.
Sul suo ruolo invece già posso darti ragione. Però, a mio avviso, il continuo ciarlare (soprattutto in forma di "spiegone") di Oeufcoque finisce per svilire il mutismo della protagonista.
Avrei preferito un dialogo tra i due ben più sottile.
A mio avviso, eh!
Sul film più in generale ti invito a rileggere dove sostenevo che lo spunto è interessante (non mi spingo oltre perché stiamo parlando di una trilogia ancora incompleta).
Allora qui lo ribadisco: Mardock Scramble possiede un'ossatura degna d'interesse e offre spiragli per ottimi sviluppi futuri.
Il tutto però è fortemente vanificato da una messa in scena parecchio blanda.
Faccio un esempio.
Quando Balot si risveglia, mi sarei aspettato una scena di ben altra caratura (come regia, montaggio, sensazioni), invece davanti agli occhi scorre una sequenza dialogata davvero mal posta e priva di tensione (ancor peggio se valutata insieme all'insipido prologo).
Certo, tu puoi dirmi che la scelta è voluta ma, personalmente la cosa m'ha convinto poco così come l'equilibrio dell'intera pellicola.
Chiaramente, di tutto ciò, non voglio convincere nessuno.
Sulla mollezza, chiaramente mi riferivo alla forma (come è mostrata la cosa, ovvero immagine più svolgimento). Puoi mettere in scena tutto la crudezza che desideri ma se nel farlo non dimostri nerbo allora il risultato è molle.
Sulla vecchiaia della veste grafica intendevo semplicemente che Mardock Scramble pare un film visivamente vecchio.
Nella tavolozza, soprattutto per come questa è usata (con campiture più volte indecise e traballanti), per le animazioni che passano da legnose a deformate (vedi la discesa in macchina nella prima scena che è del tutto fuori dallo stile del resto del film, eccetera).
Ricordando che tutto ciò non appare mai come scelta "artistica", eh.
Infine, pure il design dei personaggi si pone come tentativo di ripescare in vecchi bauli dei ricordi.
((Ora non so Murata che lavoro avrebbe potuto fare (al di là del successivo filtraggio gonzo) ma credo che il risultato sarebbe stato più incisivo.
Poi, basta guardare le stupende illustrazioni di Terada a corredo del romanzo originale per capire come in animazione, Mardock Scramble, sia stato svilito visivamente.))
Insomma tutto l'armamentario visivo del classico OVA semi cupo metà anni novanta (ma anche prima) qui riemerge violento.
Non so, io ho fiutato, forte, una sensazione di vecchio per come tutto è stato reso.
Saluti
Mi pare un buon progresso. A parte gli scherzi, va bene il diritto di critica ma Limbes ha anche il diritto di proseguire per la sua strada e seguire lo stile che piu' gli aggrada. Certamente ci saranno lettori non in grado di fruire al meglio delle sue recensioni (penso ai lettori piu' giovani, ma anche a lettori non giovani e relativamente colti ma filosoficamente avversi al linguaggio tecnico del critico cinematografico) ma non e' che questa sia la fine del mondo. Dopo tutto la stragrande maggioranza delle recensioni su AnimeClick sono in stile tradizionale. La varieta' stilistica e' una ricchezza del sito, non un difetto.
Lo trovo divertente, domani tornerò a leggere i commenti e troverò che si discute ancora del "se uno non capisce i termini sono fatti suoi", e gli altri a ribattere: "capito il termine capisci che non dice comunque nulla della storia".
In definitiva ribadisco che DarkBahamut_87 ha spiegato benissimo come stanno le cose, mi dispiace solo che nè Catulla nè lo stesso Limbes hanno voluto (o saputo) ribattere all'ottima e costruttiva critica che Dark ha saputo dare.
Comunque riguardo questa recensione, è il solito stile criptico di Limbes, che non ti dice molto sull'opera, ben scritta e basta...
Io sono sempre uno strenuo sostenitore del contenuto maggiore della forma in cui viene esposto...
Cioè qua non vedo nè un accenno di trama, nè si parla dei personaggi, nè accenni grafici niente di niente...però Limbes è esente da critiche purtroppo quindi tutti zitti....
@darkbahamut
Specificare il tipo di condizione femminile è superfluo. Il recensore avrebbe potuto farlo o meno. Non credo che la lettura ne risenta poi molto, anzi. Se non si è visto il film è meglio non dare piccoli spoiler su un argomento chiave del lungometraggio.
Su Oeufcoque ci sarebbe da parlare a cascate, e come vedi l'autore ed Epicuro stanno intavolando una discussione molto interessante. D'altronde se la recensione non è perfettamente lineare questo spazio serve proprio a discuterne i punti più criptici. Per quanto riguarda il "maschio tiranno", io la trovo un'ottima designazione. Preferisco questa a quella che mi spoilera la condizione maschile con cui ha a che fare Balot. Non è necessario scrivere fiumi di parole per designare un fenomeno sociale. C'è che ha il dono della densità, perché non dovrebbe servirsene?
E di nuovo con questa storia della trama. Dark, sono scelte di chi scrive. Puoi condividerle o meno. Tutto qui. Io preferisco una recensione del genere a una che spiattella tutta la trama. A me interessa il parere critico e specialistico, non certo l'incipit con la sinossi, dal momento che poi vedrò l'opera in questione.
Per quanto riguarda il tuo inciso finale, ribadisco che, in un sito aperto a tutti, i bravi scrittori debbano avere il loro spazio. Ora, nello staff abbiamo eccellenti recensori di tantissime risme, tra cui anche quelli che scrivono in maniera elegante risultando chiari e lineari a tutta l'utenza. Un utente ha la possibilità di scegliere cosa leggere, in base ai suoi interessi. Allo stesso tempo che si permetta a chi scrive di farlo in libertà. In soldoni, Limbes non è certo l'unico staffer a proporre vetrine, e non vengono poi neanche pubblicate così spesso. Che si lasci a quella fetta di utenza più esigente la delizia della lettura dei suoi testi.
E comunque, nessuno sta dicendo che Limbes non debba "deliziarci con i suoi testi". Anzi, personalmente a me le cose particolari piacciono. Ma io sto dicendo che deve imparare a rendere i suoi testi meno "inconsistenti" e più concreti nel contenuto, e questo può farlo benissimo anche mantenendo il suo stile ricercato. Solo allora potrà trovare l'apprezzamento di tutti (ovviamente c'è chi apprezzerà di più o di meno il suo stile, ma nessuno potrà imputargli di usare tante parole per non dire assolutamente nulla).
Infierisce sui propri attori e spettatori con sadismo calcolato, dosato con tempistica precisa, studiato per «sbucciare i nervi» di chi osserva vivisezionando chi agisce, mostrandone il tessuto cicatriziale, squarciandone di nuovo, a vivo, sanguinante. "
Che lessico pungente e d'impatto! Appropriato e inerente, nonché pertinente su ciò che vuole esprimere. Davvero lodevole! Bene, finito il mio elogio affermo solo che codesta recensione è stata di mio gradimento, come pure la scelta lessicale di alcuni vocaboli.
A ogni modo, io ho inteso Oeufcoque come un contrappunto al mutismo di Balot, una situazione che evidenzia il paradosso "topo parlante-ragazza muta" insito nel loro rapporto quasi di simbiosi.
Poi comunque credo ci sia un fraintendimento di fondo. Non ho di certo mancato di evidenziare le grosse carenze tecniche, dovute sia a scarso budget (presumo) sia a parziale imperizia; d'altronde non abbiamo a che fare con Ghibli o I.G. Tuttavia parlavo d'intelligenza appunto nello sfruttamento del digitale - fotografia, illuminazione, ambienti texturizzati, filtri grafici sparsi - per distrarre, fin dove possibile, dalle lacune e per imbellettare una scena forse un po' scarna, non lo metto in dubbio, ma piuttosto in tono con un certo concetto di cyberpunk, che non è quello patinato e laccato alla Matrix, per intenderci. Proprio in virtù di ciò non mi pare troppo stonata l'immagine cupa e sporca, nell'ottica del cyberpunk vecchia maniera. Magari sarà anacronistico, ma non ha ancora perso un certo fascino.
Riguardo a Murata, penso avrebbe fatto più danni che altro, non a caso ho linkato l'artwork che riassume bene quali idee aveva a proposito di Balot. Non ne nego assolutamente l'abilità come disegnatore e colorista, tuttavia la sua vena loli - dark lolita, sguardo languido, occhio provocante - sarebbe stata del tutto fuori luogo rispetto alla caratterizzazione del personaggio.
Della light novel ho visto purtroppo solo le copertine. Notevoli, ma sappiamo entrambi che difficilmente si può conservare quello stile e quella "grana" in una conversione animata.
PS
Non ho capito se alludi al risveglio in apnea, all'interno della coscienza, o a quello vero e proprio all'interno della vasca.
"Qui non si parla di parole che fanno allergia, ma di un modo di scrivere assolutamente ristrettivo in quanto a pubblico."
@lacameradigabbo:
ehm ehm... Ma non eri te che in altra sede portava avanti il concetto di "hobby elitario, se non hai i mezzi non lo compri, punto e basta"?
Sulla base di ciò, o il pubblico si fa una cultura e inizia ad impastare la propria mente con un testo più stimolante come questo proposto da Limbes, o rimane nel suo limbo e legge le mie recensioni (purtroppo molto semplici).
Animeclick ti da' alternative. E te lo scrivo io, che alla recensione di Eden of the Est, pensavo ci fosse una parola in russo, invece che in greco xD
Non vedo perchè un'utente debba "censurarsi", anzicchè pretendere che altri si incentivino a dar di più. Questo tipo di recensioni possono spronare al miglioramento.
Non c'è bisogno di meditare su un concetto superato ormai dal 1455, anno in cui Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. Questo per quanto riguarda l'Europa. In Asia risale al 1236.
Anche il mio gatto ha assimilato l'assunto che in ultima analisi "il mezzo E' il messaggio", almeno secondo il pensiero di Marshall McLuhan (1911-1980), il principale teorico dei mass media del secolo scorso, per intenderci, colui che ha coniato i termini "media" e "villaggio globale" oggi di uso comune.
Non vedo come la recensione in esame possa astrarsi da questo principio.
Documentatevi gente, documentatevi.
Per dare vita ad un libro c'è bisogno di soldi. E' dunque necessario un ritorno degli stessi.
Per scrivere un articolo non c'è bisogno di alcun ritorno monetario; hai quindi davvero fatto un' inutile provocazione, facendo anche una pessima figura, personalmente.
Oltretutto che miglioramento è? Ma stiamo scherzando? Per quanto mi riguarda come è stato scritto il testo non è scrivere bene, bensì un accozzaglia di paroloni e figure retoriche. Il caro Limbes deve essersi scordato che tutto deve essere funzionale alla cattura d'attenzione e alla comprensione del lettore.
Il "bello scrivere" è quello che ha usato nel rispondere ad Epicuro, non di certo quella brodaglia.
Bob71: A me di quello che ha detto altra gente poco importa. Ho un mio cervello, e posso esprimere tranquillamente i miei pensieri. Per quanto mi riguarda la parola è il MEZZO, e il messaggio è il FINE; e così ritengo debba essere giacché quando si parla ognuno invia il proprio messaggio, sperando che l'altro lo recepisca, e lo scambio attraverso le parole, che ne sono dunque il mezzo. Se tu puoi vuoi rifarti a teorie altrui, senza usare la tua testolina, son fatti tuoi.
In questo caso il caro Limbes, nel rispondere ad Epicuro, ha usato certamente un linguaggio appropriato e corretto, ma privo di quella inutile "pomposità" del testo ( recensione non ce la chiamo, se me lo permetti ). Ciò mi fa capire che per scrivere quel che ha scritto, ha dovuto soffermarsi volutamente nel cercare delle figure e delle parole che nel parlato comune non gli sono così di famiglia, come si vuol farci credere. Ecco perchè ritengo che questo testo sia stato scritto più come artificio linguistico, che non per mandare un messaggio a chi legge.
Se a te non interessano gli studi di Marshall McLuhan, figurati quanto a me possa interessare il tuo pensiero. Dopotutto sei tu che hai la presunzione di ergerti a giudice, giuria e boia del lavoro e dei commenti di Limbes.
Se poi siete allergici alla speculazione* intellettuale e vogliamo ridurre il tutto a chiacchiere da bar, allora facciamoci tutti una bella briscola intorno a una bottiglia di buon vino e finiamola di far fare ginnastica alle dita sulla tastiera.
(*) tanto per usare un vocabolo limbesiano
Mi basta un "si" o "no"
E sarei io la provocatrice della situazione? Ne dubito.
Se questo stile di recensione non si conface a te o a qualcun'altro, non dico di negarlo. Ma perchè pretendere che ci si omologhi allo standard della maggioranza: "scorrevole, con riassunto della trama e parole d'uso quotidiano"?
Ripeto. Questo sito fornisce svariate alternative. Questa qui ne è una. Su cosa ti accanisci precisamente? E' anche ora che gli utenti affrontino testi diversi, in modo che si impratichiscano a recepire.
Scrive bene, lo so io e lo sanno tutti. Scrivesse un libro, un racconto, una favola, una poesia o un saggio.
Oltretutto ho semplicemente fatto notare come nelle risposte date ad Epicuro, Limbes usi un linguaggio assolutamente corretto e piacevole, ma privo di quelle pomposità usate nel testo. E mi veniva da domandarmi il perchè dunque non utilizzasse sempre il medesimo modo d'esprimersi. Gli piace far vedere come scrive, gli piace farsi elogiare per la sua scrittura...ma questo è un sito per ragazzi, molti adolescenti. Una "recensione" del genere non ha senso nè luogo qui.
Oltretutto, da quando in qua, scrivere in tal maniera è considerato "bello", "migliore", "elevato", etc?
Strano, perchè se penso ai più grandi scrittori, e ai più famosi romanzi, non ritrovo un uso simile della parola. È autocelebrazione. Inutile in un contesto del genere.
A parte gli scherzi, la domanda è troppo semplicistica e non tiene conto del contesto specifico: non si tratta di una notizia ma di una recensione critica e questo non è il telegiornale. Inoltre non è affatto rivolta a tutti, bensì ad una ben precisa nicchia di pubblico specializzata in manga/anime che si presuppone partecipi alle attività del sito per seguire, aggiornare o approfondire il discorso manga/anime. Il contesto è questo. Scusa se fra questi "ragazzi" mi aggrego anch'io che non lo sono più (ahimè), ma anche se, per assurdo, il sito fosse appannaggio esclusivo dei ragazzi, ritengo plausibile che, vivendo in un paese civilizzato, abbiano a loro disposizione i mezzi e le facoltà di interpretare lo scritto in questione anche con un minimo di formazione scolastica obbligatoria.
Quindi se riformulassimo la domanda riferendola al contesto che gli è proprio, suonerebbe più o meno così: la recensione di Limbes ti pare atta ad essere recepita da tutti gli utenti di Animeclick.it? La mia risposta sarebbe un secco "si"! E aggiungo che non solo è stata recepita ma che è anche stata elaborata criticamente, e la riprova sta nel fatto che a due giorni dalla pubblicazione stiamo ancora qui a parlarne.
Ho vinto? Cosa ho vinto?
Ora, mi domando: per qualche scopo nasce questo sito? Per pavoneggiarsi delle proprie capacità ed abilità letterarie? O per scambiare e regalare notizie? Limbes a me non pare sia riuscito in questo. Perchè non tutti l'hanno capita. E dimostrazione di ciò che dico è che son 3 giorni che ne parliamo, ma siamo i soliti 4.
Cmq, stiamo ripetendo sempre le stesse cose: è ovvio che o non ci capiamo, o pur capendoci entrambi rimaniamo delle nostre idee.
Per me questo rimane un inutile esercizio linguistico atto all'autocelebrazione. Non lo ritengo neppure " bello scrivere" o atto d'ammirazione, ma questi poi son gusti. I miei autori preferiti sono Dumas e Asimov, Hugo e Calvino. Se avessero scritto le loro opere come il nostro novello scrittore, non solo non avrei mai potuto apprezzare tanta genialità, ma neppure sarebbero diventate le opere che sono.
Ogni luogo e situazione deve essere saggiamente valutata ed interpretata.
Detto questo, caro amico, termino qui, sperando vivamente che Limbes, dopo aver letto così tante contestazioni, la prossima volta si decida a scrivere per tutti, e non solo per il suo ego. Ave!
C'è modo e modo di porre le proprie critiche e la ripetizione compulsiva è da ritenersi sgradita.
Un appunto in particolare va a lacameradigabbo, evita di renderti "voce del popolo". Come hai fatto notare chi ha avuto da ridire l'ha scritto, è inutile che continui a fare il portavoce di una polemica infinita.
Vi chiedo quindi di darvi una calmata e magari di non andare ulteriormente fuori dal contesto.
Aggiungo solo il mio auspicio che Limbes percorra la sua strada con onestà intellettuale come ha fatto fin'ora e mi auguro che faccia presto proseliti (ce ne fossero di più di batteristi metal come lui nel web!). Da suo fan voglio continuare ad apprezzare le sue critiche originali e ricercate.
Immagino che se non fosse stato per il suo lavoro e per quello di tanti altri valenti esperti attivi per il sito ora non starei neanche qui a commentare.
Ma parli di questa per caso?
Anime che non conosco, ma che ho già inserito in lista.
Bella recensione Limbes,come al solito me venuto il mal di testa a leggerla!!!
-doppiaggio dilettantistico
-la trama è un accozzaglia di pezzi già visti altrove
-caratterizzazione dei personaggi secondari quasi inesistente
-nessun approfondimento della situazione ambientale/storica
-testi ridicoli
-sconclusionato (volevano farne una serie? e di quanti episodi?)
tra i pregi, solo il comparto grafico (charater design, costume design, grafica e animazione) e qualche elemento di regia
tutte ste pippe mentali nella recensione, e non si fa nessun riferimento a questi difetti... mah
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