Lo Hyakunin Isshu è una delle molteplici forme di antologia in cui si riuniscono delle selezioni della poetica giapponese tradizionale. Il nome, traducibile come “Cento poesie per cento poeti”, indica che queste raccolte propongono un singolo poema per un centinaio di autori differenti. Fra questi scritti, il più rinomato risale a Fujiwara no Teika (1162-1241), studioso e profondo conoscitore della letteratura del suo Paese, che racchiude liriche che vanno dal periodo Heian (794-1185) fino al Kamakura (1185-1333). Il suo Ogura Hyakunin Isshu si associa nella cultura odierna al gioco di carte con cui i giapponesi usano trascorrere la sera di Capodanno: i contendenti pescano delle tessere su cui sono riportati i versi di chiusura di un componimento e devono recitare a memoria i precedenti. Ciò è possibile grazie alla brevità della poetica tradizionale, definita waka: consta di appena trentuno sillabe.
Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi (letteralmente “Adattamento libero delle Cento poesie per cento poeti: componimenti d’amore”) è appunto una reinterpretazione di alcune delle strofe d’amore dello Ogura Hyakunin Isshu, tratta dall’omonimo manga.
La poesia di corte è la protagonista assoluta di Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi.
In un mondo di scatole cinesi in cui l’etichetta e il decoro sono requisiti fondamentali per la sopravvivenza sociale e politica, in cui il cuore dei suoi nobili abitanti è celato da tendaggi e paraventi, la poetica risulta uno strumento irrinunciabile: le sue regole formali la rendono l’unico veicolo capace di mettere su un unico piano i due (o più) interlocutori, azzerando o addirittura ribaltando le soffocanti differenze di status che determinano la vita nell’era Heian. Così, un innamorato può confessare il suo affetto nei confronti della donna che ama, anche se questa è discendente di un casato talmente prestigioso da porla per lui in un universo inaccessibile, “sopra le nuvole” secondo la formula usuale; un amico può dimostrare la propria stima nei confronti di un esiliato politico, azione impensabile in circostanze normali; ancora, la poesia consente di dialogare con persone scomparse. Con essa, è possibile esprimere la propria sensibilità.
Come accennato, Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi si sofferma maggiormente sulle storie d’amore che i componimenti scelti da Teika rievocano: tra i temi ricorrenti vi sono resistenze per orgoglio, aspirazioni letterarie, l’angoscia dei matrimoni combinati e dell’essere inghiottiti dalle pratiche di una fredda politica patriarcale, per le donne la paura di restare ferite dai sentimenti superficiali di un partner le cui avventure galanti sono la chiacchiera del giorno. Accanto alle sensazioni di natura personale, si accostano riflessioni su argomenti generali: la transitorietà dell’esistenza, il crucciarsi se la propria attività politica e artistica saprà spalancare le porte del futuro e rendere il proprio nome immortale.
Un altro filo conduttore che attraversa la trama per far sì che non risulti pesante è la risata, che smorza i toni più seri mentre, per compensazione, aiuta a rendere memorabili quegli stessi temi, di modo che il fruitore finisce per ricordare come inseparabili le scene più laceranti e gli scherzi, le battute che seguono per alleggerire la tensione e ridimensionare i problemi, al fine di affrontarli.
L’amore non è solo desiderio spirituale o carnale, ma in Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi coinvolge tanti altri sentimenti in un insieme fluido sorretto da una raffinata sensualità: l’affetto può essere dettato da profonda conoscenza, stima, rispetto, ammirazione. Le differenze di rango, sebbene determinino situazioni di approccio simili, servono anche a rivelare, attraverso le risposte dei due innamorati, le proprie divergenze caratteriali, varie nelle coppie.
Il cast si alterna costantemente, e alla maggior parte delle figure è dedicato un paio di episodi, durante il quale alcuni elementi introducono delle peculiarità della coppia successiva. .
Se probabilmente questa caratteristica può apparire snervante per noi moderni, abituati a scavare immediatamente a fondo sulle vicende e sui caratteri e non a creare affreschi attraverso continui richiami e finali ad anello, in realtà proprio la velocità di trattazione contribuisce a rendere più efficaci i singoli episodi nonché a creare il quadro di un’epoca intera. Il tutto si conforma alla natura della poesia giapponese e della collezione Hyakunin Isshu, che premia l’abilità di esternare stati d’animo e situazioni con a disposizione un ristrettissimo numero di mezzi. La semplicità evocativa è la sua forza.
A comparire sulla scena insieme alla poesia è il tempo: la connessione tra i personaggi è rappresentata dal succedersi delle generazioni e dall’importanza dell’eredità che uomini e donne ricevono dai loro predecessori.
Il comparto grafico è estremamente gradevole: in particolare, la resa dell’ambientazione è assai vivida tramite i colori naturali tenui degli ambienti in cui si inseriscono tonalità più pure e dominanti del vestiario e delle capigliature. Peculiari sono gli abbellimenti paesaggistici, quali le nuvole che velano la luna oppure i fiori di ciliegi cadenti, sono come dipinti su uno sfondo e rimangono statici (le nubi ad esempio sono rettangoli blu chiaro che si muovono da una direzione all’altra in modo meccanico, come seguissero un binario nascosto) e potrebbero sembrare una carenza tecnica, ma ricordano i reali disegni d’inchiostro dell’epoca, e l’effetto globale dà allo spettatore l’impressione di star seguendo la vicenda su squisiti rotoli dipinti. Le musiche riproducono il suono di strumenti d’epoca.
Questa mescolanza di antico e moderno è ispirata, anche se estrema in alcuni casi, ma è importante per attualizzare il contenuto del prodotto.
L’intero comparto tecnico fa sfoggio, com’è inevitabile, del retaggio dell’acclamato Genji Monogatari Sennenki di Osamu Dazai, anime omaggio per il millenario della composizione de La Storia di Genji.
Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi (letteralmente “Adattamento libero delle Cento poesie per cento poeti: componimenti d’amore”) è appunto una reinterpretazione di alcune delle strofe d’amore dello Ogura Hyakunin Isshu, tratta dall’omonimo manga.
La poesia di corte è la protagonista assoluta di Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi.
In un mondo di scatole cinesi in cui l’etichetta e il decoro sono requisiti fondamentali per la sopravvivenza sociale e politica, in cui il cuore dei suoi nobili abitanti è celato da tendaggi e paraventi, la poetica risulta uno strumento irrinunciabile: le sue regole formali la rendono l’unico veicolo capace di mettere su un unico piano i due (o più) interlocutori, azzerando o addirittura ribaltando le soffocanti differenze di status che determinano la vita nell’era Heian. Così, un innamorato può confessare il suo affetto nei confronti della donna che ama, anche se questa è discendente di un casato talmente prestigioso da porla per lui in un universo inaccessibile, “sopra le nuvole” secondo la formula usuale; un amico può dimostrare la propria stima nei confronti di un esiliato politico, azione impensabile in circostanze normali; ancora, la poesia consente di dialogare con persone scomparse. Con essa, è possibile esprimere la propria sensibilità.
Come accennato, Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi si sofferma maggiormente sulle storie d’amore che i componimenti scelti da Teika rievocano: tra i temi ricorrenti vi sono resistenze per orgoglio, aspirazioni letterarie, l’angoscia dei matrimoni combinati e dell’essere inghiottiti dalle pratiche di una fredda politica patriarcale, per le donne la paura di restare ferite dai sentimenti superficiali di un partner le cui avventure galanti sono la chiacchiera del giorno. Accanto alle sensazioni di natura personale, si accostano riflessioni su argomenti generali: la transitorietà dell’esistenza, il crucciarsi se la propria attività politica e artistica saprà spalancare le porte del futuro e rendere il proprio nome immortale.
Un altro filo conduttore che attraversa la trama per far sì che non risulti pesante è la risata, che smorza i toni più seri mentre, per compensazione, aiuta a rendere memorabili quegli stessi temi, di modo che il fruitore finisce per ricordare come inseparabili le scene più laceranti e gli scherzi, le battute che seguono per alleggerire la tensione e ridimensionare i problemi, al fine di affrontarli.
L’amore non è solo desiderio spirituale o carnale, ma in Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi coinvolge tanti altri sentimenti in un insieme fluido sorretto da una raffinata sensualità: l’affetto può essere dettato da profonda conoscenza, stima, rispetto, ammirazione. Le differenze di rango, sebbene determinino situazioni di approccio simili, servono anche a rivelare, attraverso le risposte dei due innamorati, le proprie divergenze caratteriali, varie nelle coppie.
Il cast si alterna costantemente, e alla maggior parte delle figure è dedicato un paio di episodi, durante il quale alcuni elementi introducono delle peculiarità della coppia successiva. .
Se probabilmente questa caratteristica può apparire snervante per noi moderni, abituati a scavare immediatamente a fondo sulle vicende e sui caratteri e non a creare affreschi attraverso continui richiami e finali ad anello, in realtà proprio la velocità di trattazione contribuisce a rendere più efficaci i singoli episodi nonché a creare il quadro di un’epoca intera. Il tutto si conforma alla natura della poesia giapponese e della collezione Hyakunin Isshu, che premia l’abilità di esternare stati d’animo e situazioni con a disposizione un ristrettissimo numero di mezzi. La semplicità evocativa è la sua forza.
A comparire sulla scena insieme alla poesia è il tempo: la connessione tra i personaggi è rappresentata dal succedersi delle generazioni e dall’importanza dell’eredità che uomini e donne ricevono dai loro predecessori.
Il comparto grafico è estremamente gradevole: in particolare, la resa dell’ambientazione è assai vivida tramite i colori naturali tenui degli ambienti in cui si inseriscono tonalità più pure e dominanti del vestiario e delle capigliature. Peculiari sono gli abbellimenti paesaggistici, quali le nuvole che velano la luna oppure i fiori di ciliegi cadenti, sono come dipinti su uno sfondo e rimangono statici (le nubi ad esempio sono rettangoli blu chiaro che si muovono da una direzione all’altra in modo meccanico, come seguissero un binario nascosto) e potrebbero sembrare una carenza tecnica, ma ricordano i reali disegni d’inchiostro dell’epoca, e l’effetto globale dà allo spettatore l’impressione di star seguendo la vicenda su squisiti rotoli dipinti. Le musiche riproducono il suono di strumenti d’epoca.
Questa mescolanza di antico e moderno è ispirata, anche se estrema in alcuni casi, ma è importante per attualizzare il contenuto del prodotto.
L’intero comparto tecnico fa sfoggio, com’è inevitabile, del retaggio dell’acclamato Genji Monogatari Sennenki di Osamu Dazai, anime omaggio per il millenario della composizione de La Storia di Genji.
Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi ha al suo centro la poesia: essa consente di annullare le diversità personali in un ristretto ambiente politico che proprio da questa disuguaglianza trae il suo potere. I personaggi vi si oppongono, affidando i propri pensieri più intimi a messaggi in versi così puri ed eleganti che, anche dopo un millennio dalla loro composizione, non hanno perso la loro straordinaria capacità di far breccia nel cuore umano. Grazie a galleggiamenti lirici ed erotici, attimi filosofici e umoristici, gli episodi di Chouyaku Hyakunin Isshu: Uta Koi permettono di riscoprire l’eredità di un passato sempre attuale.
P.S: rettifico, mi informano che una traduzione italiana già esisteva.
Adoro letteralmente l'abbigliamento femminile di questo periodo, quei vestiti sembrano scomodissimi, ma sono così belli! *-*
Il risultato è, ovviamente, una recensione bellissima per cui gli faccio (ancora) tantissimi complimenti.
A differenza di lui, io ho preferito altri periodi della storia giapponese e altre forme letterarie del Giappone, rispetto ai monogatari d'epoca Heian, di cui ho letto qualcosa per un esame, ma che, aldilà di qualche bella suggestione, non mi hanno appassionato molto.
Ho visto un episodio di Uta Koi, il dodicesimo, su suggerimento del suddetto autore della recensione, e tutto sommato l'ho gradito. E' una ricostruzione un po' romanzata (ovviamente) per certi versi, ma molto fedele di quello che era il mondo dell'epoca, dove ci si interessava praticamente solo dell'aristocrazia, fra personaggi femminili nascosti dietro i paraventi, lettere e poesie che costituivano praticamente l'unica forma di comunicazione, kimono dalle lunghe maniche, amori tragici e tante lacrime, differenze di status sociale e via discorrendo.
Mi è parsa una serie molto ben fatta a livello d'atmosfera e tecnicamente (i colori sono molto particolari e belli, i kimono decorati sono fantastici), ma credo che sia una serie che lavora più sull'atmosfera che sulla trama, di difficile fruizione e che probabilmente potrebbe annoiare chi non è interessato alla storia/letteratura antica del Giappone, ma per chi invece si vuole approcciare al Giappone nel suo complesso, e quindi anche nell'aspetto dell'epoca Heian, può risultare interessante a suo modo.
Molto bello scoprire le storie dietro le varie poesie, aiuta a comprenderne maggiormente la profondità, a coglierne gli aspetti che di primo impatto leggendole sfuggirebbero. Mi ha colpito soprattutto la figura di Ono no Komachi, una dei Rokkasen (sei migliori poeti di waka della sua epoca, e unica donna), una personalità femminile che per certi versi appare molto moderna e attuale.
Me lo segno.
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