Ci sono manga che riescono a coinvolgerti nella lettura a tal punto che ti sembra di esser tu stesso dentro le pagine, trasportato nel tempo e nel luogo che il racconto vuole evocarti.
Manga che quasi sembra parlino di te, tanto riesci ad immedesimarti nei personaggi, nelle loro storie, nei loro sentimenti.
Per quanto mi riguarda, Kimagure Orange Road è uno di questi.
Non importa quante volte io possa rileggerlo, a quale età io possa riallacciare i rapporti coi suoi personaggi, quale stagione e quale tempo atmosferico possano esserci mentre leggo. Aperte le prime pagine del primo volume, tornato ancora una volta su quella magica scalinata di "novantanove gradini e mezzo", avverto chiaramente il caldo sole dell'estate, quella stessa estate che ha ripetutamente segnato le varie fasi del mio avvicinamento all'opera firmata da Izumi Matsumoto, sia in forma cartacea che animata.
Quella evocata dalla lettura di Kimagure Orange Road è un'estate calda, passionale e bellissima, che improvvisamente mi fa tornare adolescente, col cuore che batte a mille, in preda ad un amore platonico, folle e straordinario.
"E' quasi magia", si direbbe, citando il titolo italiano dell'adattamento italiano che, in questo caso, si rivela essere particolarmente utile ed azzeccato. Una "quasi magia" che rende Kimagure Orange Road un manga un po' speciale e una delle migliori (se non la migliore in assoluto, per quanto mi riguarda) rappresentazioni dell'adolescenza che i fumetti giapponesi ci abbiano mai offerto.
Il modo in cui Kimagure Orange Road racconta l'età adolescenziale è lo stesso di certi pezzi del primo Max Pezzali (classe 1967 e dunque adolescente negli anni '80, come il protagonista dell'opera di Matsumoto), quelli che cantavano di ragazzi normali alle prese con la scuola, la crescita, gli amici, il primo amore, le discoteche, le ragazze bellissime che gli fanno battere il cuore.
Curioso che uno dei brani più celebri dell'artista pavese, che parla delle prime volte in discoteca e di una bellissima ballerina dal fascino misterioso di cui gli adolescenti si invaghiscono, sembri proprio uscito dritto dritto dalle pagine del manga, tanto più che, nel videoclip dedicato (disegnato, tu guarda, proprio con uno stile che si rifà ai cartoni giapponesi), la suddetta ragazza ha non poche somiglianze grafiche con la splendida Madoka Ayukawa, l'eroina del nostro manga, che coi suoi lunghi capelli scuri e il suo conturbante fascino ha stregato intere generazioni di ragazzi, nel suo natio Giappone quanto in Italia.
Pubblicato originariamente sulle pagine di Shounen Jump della Shueisha fra il 1984 e il 1987, Kimagure Orange Road è uno spaccato della vita giovanile nel Giappone di quegli anni, che si discosta dai coevi Touch di Mitsuru Adachi e Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi per il suo carattere spiccatamente giovanile. Il Giappone dipinto da Izumi Matsumoto è, invece, più affine a quello di Kaoru Tada e del suo Love me knight, dal quale però sceglie di estromettere la contrapposizione fra padri e figli, fra vecchio/tradizionale e nuovo/moderno, per concentrarsi solo su un universo adolescenziale ritratto in maniera fresca, moderna, realistica e, per certi versi, anche poco giapponese, al punto che, escludendo le gang di teppisti, le divise scolastiche e pochi altri elementi, la storia potrebbe essere virtualmente ambientata in una qualsiasi città europea o americana.
Kyosuke, il protagonista della storia, non si impegna anima e corpo nello sport o nei club scolastici come i ragazzi dei manga di Adachi, ma è un ragazzo ben più modesto, che non ha una passione particolare e in cui tutti gli adolescenti, a prescindere dalla loro nazionalità e dal fatto che Kyosuke abbia dei poteri extrasensoriali, possono identificarsi facilmente.
Allo stesso modo, la protagonista femminile Madoka è una tipologia di personaggio nuovo, che rompe col passato e con la tradizione. Non è la tipica, riservata, bellezza giapponese come la Kyoko di Rumiko Takahashi, non è una ragazza acqua e sapone, matura, coscienziosa, studiosa, che aiuta in casa e non dà mai problemi come le Minami, Yuri o Miyuki create da Adachi.
Ispirata alla idol Akina Nakamori e all'attrice americana Phoebe Cates (l'attrice protagonista di Gremlins), Madoka ha un passato da teppista e un comportamento sensuale e trasgressivo: fa la civetta con Kyosuke, lavora in un bar di nascosto dalla scuola, fuma, frequenta locali alla moda, beve alcool e occasionalmente suona e canta ai concerti rock. Dietro alla splendida femme fatale dallo sguardo da gatta, si nasconde, però, un personaggio profondo e complesso, che soffre di una forte solitudine e che trova in Kyosuke, fra un litigio e l'altro, un grande sostegno.
Anche Hikaru, il terzo personaggio fondamentale della storia, pur risultando chiaramente meno affascinante di Madoka, è assai ben tratteggiata e, nel suo cercare di emulare l'amica facendo la teppista o frequentando locali, rivela più di uno spunto di modernità.
Sono ragazzi, quelli di Kimagure Orange Road, perfettamente calati nel nuovo Giappone degli anni '80, in cui le mode provenienti dall'Occidente la fanno da padrone. Probabilmente inaugurando un trend su cui si baseranno gran parte degli shounen romantici futuri, il manga pone un fortissimo accento sulla vita sociale, più che scolastica, dei suoi personaggi, che quindi non si limitano a studiare dalla mattina alla sera, ma frequentano discoteche, locali, cinema, spiagge, piste di pattinaggio, impianti sciistici, concerti, bevono alcolici, leggono riviste porno, fanno viaggi e vacanze in gruppo, stanno fuori casa la notte, mangiano hamburger nei fast food, ascoltano musica rock e si imbucano persino ad audizioni e concorsi musicali.
E' un universo giovanile che, in maniera simile a quello che negli stessi anni andavano facendo i romanzi dello scrittore Haruki Murakami, rompe con la tradizione e che gode nell'offrire in continuazione riferimenti più o meno velati alla pop culture, a musiche, mode e film provenienti dall'Occidente: si pensi alle continue citazioni al mondo del wrestling, fra Hulk Hogan, Stan Hansen e André The Giant; al gruppo di capitoli che lascia Kyosuke e Madoka da soli su un'isola tropicale parodiando il film Paradise (con protagonista, appunto, Phoebe Cates); al bar in cui gran parte del manga si svolge, che si chiama ABCB (che in giapponese si legge "Abakabu", ossia "Abacab", album dei Genesis, del 1981); alle magliette dei Genesis indossate dal suo gestore.
In questa narrazione così moderna, spigliata, tendente al nuovo e all'estero, l'elemento che funge da pilastro della storia, il legame sentimentale che unisce i tre protagonisti, risulta essere il più giapponese di tutti. E', infatti, proprio il forte rapporto senpai-kohai che intercorre fra le due amiche d'infanzia Madoka e Hikaru (che, nonostante i tanti anni di intima conoscenza, chiama sempre l'amica con un rispettoso "Madoka-san" senza rivelare troppe confidenze), più che la cronica indecisione di Kyosuke, a frenare i sentimenti dei tre ragazzi e a lasciare la loro situazione in un eterno e celeberrimo triangolo.
Kimagure Orange Road non è un manga che si legge per sapere come va a finire.
Del resto, la conclusione è praticamente già scritta nelle primissime vignette e risulta sempre più chiara e inequivocabile man mano che si procede con la lettura.
E' una storia che vive di tanti piccoli momenti, con una struttura fatta di capitoli più o meno autoconclusivi, di monologhi interiori e piccole foto istantanee, ritratto di un età speciale che ogni lettore porta, in fondo, dentro di sé.
Un manga che evoca atmosfere straordinarie nella loro semplicità un po' ruffiana, capaci di uniformare il battito del cuore di chi legge a quello di Kyosuke, mentre la splendida ragazza di cui è innamorato lo invita su una notturna spiaggia tropicale a bere un cocktail.
C'è, inevitabilmente, un po' di Kyosuke in ognuno di noi, che ci siamo innamorati di una ragazza tanto bella quanto apparentemente irraggiungibile, che abbiamo sognato di far colpo su di lei e ci siamo sentiti inadeguati (un altro termine rubato alle canzoni di Max Pezzali, sarà un caso, o forse no) nel nostro corpo poco atletico o affascinante, che abbiamo ballato sulle note di canzoni legate inscindibilmente a sensazioni e ricordi unici, senza riuscire a capire se il ritmo su cui ci muovevamo era quello della musica o quello del nostro cuore.
Allo stesso modo, l'autore dedica, ogni tanto, anche qualche capitolo alla visione dell'adolescenza da parte dei suoi personaggi femminili. In questi frangenti non può rivolgersi a Madoka, eterno e idealizzatissimo sogno sentimentale (e anche erotico, all'occorrenza) del protagonista, e si affida a Hikaru, che racconta al lettore dei suoi disagi nel sentirsi più infantile rispetto agli altri personaggi poiché più giovane di un anno, dei suoi rapporti con il proprio corpo e l'altro sesso. Un personaggio che, quindi, può risultare antipatico ai lettori perché dipinto in maniera infantile e perché "ostacolo" al compimento dell'amore di Kyosuke e Madoka, finisce invece per acquistare una certa profondità e un certo realismo, arrivando a far simpatia.
Eterne ragazzine rimangono, invece, le sorelle di Kyosuke, ma fan parte anche loro della stramba, affollata e piacevolissima girandola di personaggi che contribuisce a vivacizzare la narrazione, fra parenti impiccioni, amici sporcaccioni, improbabili rivali in amore e baristi che, dietro un perenne sorriso, la sanno più lunga di quanto non facciano credere.
L'elemento dei poteri extrasensoriali posseduti dalla famiglia di Kyosuke si rivela il vero, azzeccatissimo, deus ex machina di tutte le vicende. Oltre a permettere una bella varietà nelle situazioni, fra viaggi nel tempo, ipnotismo, dimensioni parallele, teletrasporti, lettura del pensiero, scambio di corpi, trasformazioni ed equivoci di vario tipo, si rivela anche un elemento fondamentale nel finale della storia. Volutamente lasciato con un po' di ambiguità, il racconto delle origini della famiglia di Kyosuke viene narrato a più riprese nel corso del manga, offrendo la possibilità di raccontare episodi intrisi di grande romanticismo che gettano nuova luce sui personaggi.
Kimagure Orange Road non è il tipo di commedia sentimentale che ha mille intrecci, che scambia le coppie, che introduce nuovi rivali o cambia ambientazioni. E' strutturato ad episodi generalmente autoconclusivi, dove i rapporti fra i personaggi evolvono a passi molto piccoli e dove la loro crescita personale, comunque palpabile e suddivisa nell'arco narrativo di diversi anni, rischia di sfuggire al lettore. Non tutti i personaggi introdotti sono trattati alla perfezione: qualcuno diventa ricorrente, facendo parte della struttura della storia stessa; qualcuno viene accantonato dopo un paio di capitoli e mai più riutilizzato; qualcun altro viene ripescato di tanto in tanto se la storia lo richiede; qualcun altro si limita a svolgere il suo ruolo di macchietta senza venir approfondito più di tanto. Si avverte, però, una bella coralità nella narrazione, che riesce sempre a far sentire la presenza di un folto gruppo di personaggi con una vita sociale in cui riescono facilmente a coinvolgere anche il lettore.
Solo negli ultimi volumi l'autore preferisce concentrarsi su gruppi di episodi più lunghi, legati fra loro da una continuity atta a preparare il (bellissimo) finale della storia.
E' possibile che qualche lettore possa annoiarsi, in cerca di una storia più articolata che l'opera di Matsumoto non gli offre, ma è palpabile la sua scelta di lavorare più sulle atmosfere e sui singoli momenti più che su una storia a lungo termine, e il lavoro dell'autore può dirsi ben riuscito, vista la fortissima identificazione che il lettore prova attraverso le pagine del suo manga.
Quanto al disegno, Izumi Matsumoto non è Akemi Takada (disegnatrice della versione animata di Kimagure Orange Road, rimasta nell'immaginario collettivo più del manga) e il suo stile è parecchio grezzo. Inizialmente semplicissimo, matura via via che il manga prosegue diventando più complesso, ma non riesce mai a trovare un suo equilibrio preciso, cambiando più volte la fisionomia o le acconciature dei suoi personaggi. E' uno stile che, tuttavia, possiede un certo fascino, soprattutto nella regia delle inquadrature e nella rappresentazione molto ben curata di sfondi,vedute notturne, strade cittadine, spiagge, veicoli, oggetti e capi di vestiario.
Sicuramente non bellissimo (e innegabilmente inferiore a quello, più piacevole e stabile della versione animata), dimostra comunque di avere le sue qualità ed è fortemente adatto alla storia che accompagna.
Il masterpiece di Izumi Matsumoto è uno dei primi manga a riscuotere un enorme successo nel nostro paese, pubblicato in 25 volumetti di piccolo formato dall'editore Star Comics dal 1992 al 1994. Gli adattamenti dell'epoca sono, giustamente, molto liberi, con tavole ribaltate, un lettering fatto a mano e richiami alla versione italiana trasmessa in tv (nonostante la piena originalità dei nomi, qualche dialogo è stato modificato per renderlo più comprensibile al pubblico dell'epoca, che di manga e di Giappone ne sa poco e niente). La seconda edizione dell'editore di Perugia, pubblicata fra il 2004 e il 2006, riporta il formato del manga ai 18 volumi originali, ma l'adattamento e l'impaginazione delle tavole rimangono praticamente invariati per imposizione della casa editrice giapponese, salvo i cambiamenti Lira/Euro nelle note.
La casa editrice JPOP ha di recente pubblicato una terza versione del manga, in un'edizione di lusso composta da 10 volumi di grosso formato, con sovraccoperta, pagine a colori e un nuovo adattamento dei dialoghi. In questa versione, sono stati mantenuti tutti gli onorifici relativi alle relazioni fra i personaggi e l'adattamento è molto (anche troppo) fedele alla versione originale giapponese. Dispiace che le tanto pubblicizzate pagine a colori siano solo un'illustrazione (la stessa delle copertine) in apertura, mentre restino in scala di grigi le tavole dei capitoli.
Questa nuova edizione è poi stata ritoccata dall'autore. Presenta, infatti, nuove copertine, una nuova versione del capitolo finale che aggiunge qualche tavola (nulla di imprescindibile) in più e un capitolo extra alla fine, assente nell'edizione Star Comics ma pubblicato in separata sede in una successiva raccolta di racconti uscita in Italia nel 2004.
Dispiace che questi nuovi innesti stonino parecchio, a livello grafico, con le tavole anni '80 e il capitolo extra, realizzato diversi anni dopo la fine dell'opera, fa più danni che altro, ponendosi in completo contrasto con lo stile narrativo del manga originale.
Kimagure Orange Road, infatti, forte dell'indiscusso fascino della sua protagonista femminile, non ha praticamente mai avuto bisogno di svestirla perché i lettori se ne innamorassero. Ma i tempi cambiano, ed ecco che anche Izumi Matsumoto, che con garbo ci aveva narrato gli anni '80, prende Madoka e Hikaru e realizza un capitolo extra inutile e scialbo al solo scopo di mostrarle nude, peraltro con uno stile di disegno un po' peggiorato che fa perder loro parte della loro bellezza.
Nell'edizione Star Comics, magra consolazione, l'episodio era interamente pubblicato a colori, mentre qui è tutto in scala di grigi.
Manga che quasi sembra parlino di te, tanto riesci ad immedesimarti nei personaggi, nelle loro storie, nei loro sentimenti.
Per quanto mi riguarda, Kimagure Orange Road è uno di questi.
Non importa quante volte io possa rileggerlo, a quale età io possa riallacciare i rapporti coi suoi personaggi, quale stagione e quale tempo atmosferico possano esserci mentre leggo. Aperte le prime pagine del primo volume, tornato ancora una volta su quella magica scalinata di "novantanove gradini e mezzo", avverto chiaramente il caldo sole dell'estate, quella stessa estate che ha ripetutamente segnato le varie fasi del mio avvicinamento all'opera firmata da Izumi Matsumoto, sia in forma cartacea che animata.
Quella evocata dalla lettura di Kimagure Orange Road è un'estate calda, passionale e bellissima, che improvvisamente mi fa tornare adolescente, col cuore che batte a mille, in preda ad un amore platonico, folle e straordinario.
"E' quasi magia", si direbbe, citando il titolo italiano dell'adattamento italiano che, in questo caso, si rivela essere particolarmente utile ed azzeccato. Una "quasi magia" che rende Kimagure Orange Road un manga un po' speciale e una delle migliori (se non la migliore in assoluto, per quanto mi riguarda) rappresentazioni dell'adolescenza che i fumetti giapponesi ci abbiano mai offerto.
Il modo in cui Kimagure Orange Road racconta l'età adolescenziale è lo stesso di certi pezzi del primo Max Pezzali (classe 1967 e dunque adolescente negli anni '80, come il protagonista dell'opera di Matsumoto), quelli che cantavano di ragazzi normali alle prese con la scuola, la crescita, gli amici, il primo amore, le discoteche, le ragazze bellissime che gli fanno battere il cuore.
Curioso che uno dei brani più celebri dell'artista pavese, che parla delle prime volte in discoteca e di una bellissima ballerina dal fascino misterioso di cui gli adolescenti si invaghiscono, sembri proprio uscito dritto dritto dalle pagine del manga, tanto più che, nel videoclip dedicato (disegnato, tu guarda, proprio con uno stile che si rifà ai cartoni giapponesi), la suddetta ragazza ha non poche somiglianze grafiche con la splendida Madoka Ayukawa, l'eroina del nostro manga, che coi suoi lunghi capelli scuri e il suo conturbante fascino ha stregato intere generazioni di ragazzi, nel suo natio Giappone quanto in Italia.
Pubblicato originariamente sulle pagine di Shounen Jump della Shueisha fra il 1984 e il 1987, Kimagure Orange Road è uno spaccato della vita giovanile nel Giappone di quegli anni, che si discosta dai coevi Touch di Mitsuru Adachi e Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi per il suo carattere spiccatamente giovanile. Il Giappone dipinto da Izumi Matsumoto è, invece, più affine a quello di Kaoru Tada e del suo Love me knight, dal quale però sceglie di estromettere la contrapposizione fra padri e figli, fra vecchio/tradizionale e nuovo/moderno, per concentrarsi solo su un universo adolescenziale ritratto in maniera fresca, moderna, realistica e, per certi versi, anche poco giapponese, al punto che, escludendo le gang di teppisti, le divise scolastiche e pochi altri elementi, la storia potrebbe essere virtualmente ambientata in una qualsiasi città europea o americana.
Kyosuke, il protagonista della storia, non si impegna anima e corpo nello sport o nei club scolastici come i ragazzi dei manga di Adachi, ma è un ragazzo ben più modesto, che non ha una passione particolare e in cui tutti gli adolescenti, a prescindere dalla loro nazionalità e dal fatto che Kyosuke abbia dei poteri extrasensoriali, possono identificarsi facilmente.
Allo stesso modo, la protagonista femminile Madoka è una tipologia di personaggio nuovo, che rompe col passato e con la tradizione. Non è la tipica, riservata, bellezza giapponese come la Kyoko di Rumiko Takahashi, non è una ragazza acqua e sapone, matura, coscienziosa, studiosa, che aiuta in casa e non dà mai problemi come le Minami, Yuri o Miyuki create da Adachi.
Ispirata alla idol Akina Nakamori e all'attrice americana Phoebe Cates (l'attrice protagonista di Gremlins), Madoka ha un passato da teppista e un comportamento sensuale e trasgressivo: fa la civetta con Kyosuke, lavora in un bar di nascosto dalla scuola, fuma, frequenta locali alla moda, beve alcool e occasionalmente suona e canta ai concerti rock. Dietro alla splendida femme fatale dallo sguardo da gatta, si nasconde, però, un personaggio profondo e complesso, che soffre di una forte solitudine e che trova in Kyosuke, fra un litigio e l'altro, un grande sostegno.
Anche Hikaru, il terzo personaggio fondamentale della storia, pur risultando chiaramente meno affascinante di Madoka, è assai ben tratteggiata e, nel suo cercare di emulare l'amica facendo la teppista o frequentando locali, rivela più di uno spunto di modernità.
Sono ragazzi, quelli di Kimagure Orange Road, perfettamente calati nel nuovo Giappone degli anni '80, in cui le mode provenienti dall'Occidente la fanno da padrone. Probabilmente inaugurando un trend su cui si baseranno gran parte degli shounen romantici futuri, il manga pone un fortissimo accento sulla vita sociale, più che scolastica, dei suoi personaggi, che quindi non si limitano a studiare dalla mattina alla sera, ma frequentano discoteche, locali, cinema, spiagge, piste di pattinaggio, impianti sciistici, concerti, bevono alcolici, leggono riviste porno, fanno viaggi e vacanze in gruppo, stanno fuori casa la notte, mangiano hamburger nei fast food, ascoltano musica rock e si imbucano persino ad audizioni e concorsi musicali.
E' un universo giovanile che, in maniera simile a quello che negli stessi anni andavano facendo i romanzi dello scrittore Haruki Murakami, rompe con la tradizione e che gode nell'offrire in continuazione riferimenti più o meno velati alla pop culture, a musiche, mode e film provenienti dall'Occidente: si pensi alle continue citazioni al mondo del wrestling, fra Hulk Hogan, Stan Hansen e André The Giant; al gruppo di capitoli che lascia Kyosuke e Madoka da soli su un'isola tropicale parodiando il film Paradise (con protagonista, appunto, Phoebe Cates); al bar in cui gran parte del manga si svolge, che si chiama ABCB (che in giapponese si legge "Abakabu", ossia "Abacab", album dei Genesis, del 1981); alle magliette dei Genesis indossate dal suo gestore.
In questa narrazione così moderna, spigliata, tendente al nuovo e all'estero, l'elemento che funge da pilastro della storia, il legame sentimentale che unisce i tre protagonisti, risulta essere il più giapponese di tutti. E', infatti, proprio il forte rapporto senpai-kohai che intercorre fra le due amiche d'infanzia Madoka e Hikaru (che, nonostante i tanti anni di intima conoscenza, chiama sempre l'amica con un rispettoso "Madoka-san" senza rivelare troppe confidenze), più che la cronica indecisione di Kyosuke, a frenare i sentimenti dei tre ragazzi e a lasciare la loro situazione in un eterno e celeberrimo triangolo.
Kimagure Orange Road non è un manga che si legge per sapere come va a finire.
Del resto, la conclusione è praticamente già scritta nelle primissime vignette e risulta sempre più chiara e inequivocabile man mano che si procede con la lettura.
E' una storia che vive di tanti piccoli momenti, con una struttura fatta di capitoli più o meno autoconclusivi, di monologhi interiori e piccole foto istantanee, ritratto di un età speciale che ogni lettore porta, in fondo, dentro di sé.
Un manga che evoca atmosfere straordinarie nella loro semplicità un po' ruffiana, capaci di uniformare il battito del cuore di chi legge a quello di Kyosuke, mentre la splendida ragazza di cui è innamorato lo invita su una notturna spiaggia tropicale a bere un cocktail.
C'è, inevitabilmente, un po' di Kyosuke in ognuno di noi, che ci siamo innamorati di una ragazza tanto bella quanto apparentemente irraggiungibile, che abbiamo sognato di far colpo su di lei e ci siamo sentiti inadeguati (un altro termine rubato alle canzoni di Max Pezzali, sarà un caso, o forse no) nel nostro corpo poco atletico o affascinante, che abbiamo ballato sulle note di canzoni legate inscindibilmente a sensazioni e ricordi unici, senza riuscire a capire se il ritmo su cui ci muovevamo era quello della musica o quello del nostro cuore.
Allo stesso modo, l'autore dedica, ogni tanto, anche qualche capitolo alla visione dell'adolescenza da parte dei suoi personaggi femminili. In questi frangenti non può rivolgersi a Madoka, eterno e idealizzatissimo sogno sentimentale (e anche erotico, all'occorrenza) del protagonista, e si affida a Hikaru, che racconta al lettore dei suoi disagi nel sentirsi più infantile rispetto agli altri personaggi poiché più giovane di un anno, dei suoi rapporti con il proprio corpo e l'altro sesso. Un personaggio che, quindi, può risultare antipatico ai lettori perché dipinto in maniera infantile e perché "ostacolo" al compimento dell'amore di Kyosuke e Madoka, finisce invece per acquistare una certa profondità e un certo realismo, arrivando a far simpatia.
Eterne ragazzine rimangono, invece, le sorelle di Kyosuke, ma fan parte anche loro della stramba, affollata e piacevolissima girandola di personaggi che contribuisce a vivacizzare la narrazione, fra parenti impiccioni, amici sporcaccioni, improbabili rivali in amore e baristi che, dietro un perenne sorriso, la sanno più lunga di quanto non facciano credere.
L'elemento dei poteri extrasensoriali posseduti dalla famiglia di Kyosuke si rivela il vero, azzeccatissimo, deus ex machina di tutte le vicende. Oltre a permettere una bella varietà nelle situazioni, fra viaggi nel tempo, ipnotismo, dimensioni parallele, teletrasporti, lettura del pensiero, scambio di corpi, trasformazioni ed equivoci di vario tipo, si rivela anche un elemento fondamentale nel finale della storia. Volutamente lasciato con un po' di ambiguità, il racconto delle origini della famiglia di Kyosuke viene narrato a più riprese nel corso del manga, offrendo la possibilità di raccontare episodi intrisi di grande romanticismo che gettano nuova luce sui personaggi.
Kimagure Orange Road non è il tipo di commedia sentimentale che ha mille intrecci, che scambia le coppie, che introduce nuovi rivali o cambia ambientazioni. E' strutturato ad episodi generalmente autoconclusivi, dove i rapporti fra i personaggi evolvono a passi molto piccoli e dove la loro crescita personale, comunque palpabile e suddivisa nell'arco narrativo di diversi anni, rischia di sfuggire al lettore. Non tutti i personaggi introdotti sono trattati alla perfezione: qualcuno diventa ricorrente, facendo parte della struttura della storia stessa; qualcuno viene accantonato dopo un paio di capitoli e mai più riutilizzato; qualcun altro viene ripescato di tanto in tanto se la storia lo richiede; qualcun altro si limita a svolgere il suo ruolo di macchietta senza venir approfondito più di tanto. Si avverte, però, una bella coralità nella narrazione, che riesce sempre a far sentire la presenza di un folto gruppo di personaggi con una vita sociale in cui riescono facilmente a coinvolgere anche il lettore.
Solo negli ultimi volumi l'autore preferisce concentrarsi su gruppi di episodi più lunghi, legati fra loro da una continuity atta a preparare il (bellissimo) finale della storia.
E' possibile che qualche lettore possa annoiarsi, in cerca di una storia più articolata che l'opera di Matsumoto non gli offre, ma è palpabile la sua scelta di lavorare più sulle atmosfere e sui singoli momenti più che su una storia a lungo termine, e il lavoro dell'autore può dirsi ben riuscito, vista la fortissima identificazione che il lettore prova attraverso le pagine del suo manga.
Quanto al disegno, Izumi Matsumoto non è Akemi Takada (disegnatrice della versione animata di Kimagure Orange Road, rimasta nell'immaginario collettivo più del manga) e il suo stile è parecchio grezzo. Inizialmente semplicissimo, matura via via che il manga prosegue diventando più complesso, ma non riesce mai a trovare un suo equilibrio preciso, cambiando più volte la fisionomia o le acconciature dei suoi personaggi. E' uno stile che, tuttavia, possiede un certo fascino, soprattutto nella regia delle inquadrature e nella rappresentazione molto ben curata di sfondi,vedute notturne, strade cittadine, spiagge, veicoli, oggetti e capi di vestiario.
Sicuramente non bellissimo (e innegabilmente inferiore a quello, più piacevole e stabile della versione animata), dimostra comunque di avere le sue qualità ed è fortemente adatto alla storia che accompagna.
Il masterpiece di Izumi Matsumoto è uno dei primi manga a riscuotere un enorme successo nel nostro paese, pubblicato in 25 volumetti di piccolo formato dall'editore Star Comics dal 1992 al 1994. Gli adattamenti dell'epoca sono, giustamente, molto liberi, con tavole ribaltate, un lettering fatto a mano e richiami alla versione italiana trasmessa in tv (nonostante la piena originalità dei nomi, qualche dialogo è stato modificato per renderlo più comprensibile al pubblico dell'epoca, che di manga e di Giappone ne sa poco e niente). La seconda edizione dell'editore di Perugia, pubblicata fra il 2004 e il 2006, riporta il formato del manga ai 18 volumi originali, ma l'adattamento e l'impaginazione delle tavole rimangono praticamente invariati per imposizione della casa editrice giapponese, salvo i cambiamenti Lira/Euro nelle note.
La casa editrice JPOP ha di recente pubblicato una terza versione del manga, in un'edizione di lusso composta da 10 volumi di grosso formato, con sovraccoperta, pagine a colori e un nuovo adattamento dei dialoghi. In questa versione, sono stati mantenuti tutti gli onorifici relativi alle relazioni fra i personaggi e l'adattamento è molto (anche troppo) fedele alla versione originale giapponese. Dispiace che le tanto pubblicizzate pagine a colori siano solo un'illustrazione (la stessa delle copertine) in apertura, mentre restino in scala di grigi le tavole dei capitoli.
Questa nuova edizione è poi stata ritoccata dall'autore. Presenta, infatti, nuove copertine, una nuova versione del capitolo finale che aggiunge qualche tavola (nulla di imprescindibile) in più e un capitolo extra alla fine, assente nell'edizione Star Comics ma pubblicato in separata sede in una successiva raccolta di racconti uscita in Italia nel 2004.
Dispiace che questi nuovi innesti stonino parecchio, a livello grafico, con le tavole anni '80 e il capitolo extra, realizzato diversi anni dopo la fine dell'opera, fa più danni che altro, ponendosi in completo contrasto con lo stile narrativo del manga originale.
Kimagure Orange Road, infatti, forte dell'indiscusso fascino della sua protagonista femminile, non ha praticamente mai avuto bisogno di svestirla perché i lettori se ne innamorassero. Ma i tempi cambiano, ed ecco che anche Izumi Matsumoto, che con garbo ci aveva narrato gli anni '80, prende Madoka e Hikaru e realizza un capitolo extra inutile e scialbo al solo scopo di mostrarle nude, peraltro con uno stile di disegno un po' peggiorato che fa perder loro parte della loro bellezza.
Nell'edizione Star Comics, magra consolazione, l'episodio era interamente pubblicato a colori, mentre qui è tutto in scala di grigi.
Nel suo essere uno splendido spaccato di vita adolescenziale, il manga di Izumi Matsumoto pare racchiudere in sé l'intrinseco spirito dell'adolescenza stessa.
Kimagure Orange Road è la compagna di classe bellissima, matura, che ci fa battere il cuore ma alla quale non riusciremmo mai, se non forzandoci, a dichiarare i nostri sentimenti; è la voglia di far colpo su di lei curando il nostro aspetto, abbigliamento o abilità nello sport; è le serate passate a scatenarsi in discoteca; è le prime sbronze; è la goliardia del gruppo di amici; è il conflitto con i familiari, è la gelosia che ti assale quando la ragazza che ti piace posa anche solo lo sguardo su un ragazzo che non sei tu; è l'estate, coi suoi amori, la sua brezza, le sue spiagge, le sue notti stellate; è i litigi e le incomprensioni; è le incertezze sul futuro, i compiti di scuola, le amicizie che si vorrebbe durassero per la vita.
Ma, soprattutto, è una delle più belle storie d'amore per ragazzi mai raccontate, in cui chiunque potrà ritrovare almeno un elemento della propria adolescenza (presente o passata che sia), anche a trent'anni esatti dalla sua pubblicazione, poiché i sentimenti che turbinano nel cuore degli adolescenti non temono lo scorrere del tempo ma rimangono sempre gli stessi in qualsiasi epoca, tormentati e allo stesso tempo così piacevoli al ricordo una volta superati.
Romantico, nostalgico, affascinante e divertente, Kimagure Orange Road è una delle pietre miliari del manga sentimentale per ragazzi, che più di una generazione ha fatto innamorare grazie alla sua splendida protagonista dai capelli corvini e dal fascino misterioso, che faceva (e fa ancora) battere il cuore del giovane Esper e dei suoi lettori con lo stesso ritmo, eccitato e incontrollabile, di un concerto rock in una notte d'estate.
Kimagure Orange Road è la compagna di classe bellissima, matura, che ci fa battere il cuore ma alla quale non riusciremmo mai, se non forzandoci, a dichiarare i nostri sentimenti; è la voglia di far colpo su di lei curando il nostro aspetto, abbigliamento o abilità nello sport; è le serate passate a scatenarsi in discoteca; è le prime sbronze; è la goliardia del gruppo di amici; è il conflitto con i familiari, è la gelosia che ti assale quando la ragazza che ti piace posa anche solo lo sguardo su un ragazzo che non sei tu; è l'estate, coi suoi amori, la sua brezza, le sue spiagge, le sue notti stellate; è i litigi e le incomprensioni; è le incertezze sul futuro, i compiti di scuola, le amicizie che si vorrebbe durassero per la vita.
Ma, soprattutto, è una delle più belle storie d'amore per ragazzi mai raccontate, in cui chiunque potrà ritrovare almeno un elemento della propria adolescenza (presente o passata che sia), anche a trent'anni esatti dalla sua pubblicazione, poiché i sentimenti che turbinano nel cuore degli adolescenti non temono lo scorrere del tempo ma rimangono sempre gli stessi in qualsiasi epoca, tormentati e allo stesso tempo così piacevoli al ricordo una volta superati.
Romantico, nostalgico, affascinante e divertente, Kimagure Orange Road è una delle pietre miliari del manga sentimentale per ragazzi, che più di una generazione ha fatto innamorare grazie alla sua splendida protagonista dai capelli corvini e dal fascino misterioso, che faceva (e fa ancora) battere il cuore del giovane Esper e dei suoi lettori con lo stesso ritmo, eccitato e incontrollabile, di un concerto rock in una notte d'estate.
Pro
- Atmosfera adolescenziale resa magnificamente
- Protagonista femminile irresistibile
Contro
- Il disegno, pur avendo il suo perché, non è bellissimo
- La struttura a capitoli autoconclusivi, senza troppi risvolti, può non piacere a tutti
All'epoca, pensai (e scrissi) che è un'ottima storia per gli anni che furono, ma che al giorno d'oggi quei clichè INVENTATI IN QUESTO MANGA ormai sono stati così abusati negli anni che non so quanto questo modo di raccontare una storia in fondo semplice possa piacere al giorno d'oggi.
Poi, provai a vedermi i primi episodi dell'anime (versione Dynamic)...
Quanto mi sbagliavo. Nella sua semplicità, racconta PERFETTAMENTE una storia viva, palpabile, emozionante, cosa che le commedie cloni fatte negli anni riescono a fare molto di rado.
Dategli una possibilità, qualsiasi età abbiate.
Però da bambino guardavo a spizzichi e bocconi l'anime su italia 1, senza sapere che fosse un anime e senza sapere che Johnny si chiamasse in realtà Kyousuke o Sabrina fosse in realtà Madoka.
Insomma, avevo delle aspettative abbastanza alte a causa di questa nostalgia, e forse per questo sono rimasto decisamente deluso dalla lettura.
La storia è troppo semplice e tirata per le lunghe, e il fatto che Kyosuke avesse dei poteri, cosa tanto decantata dalla sigla italiana, completamente inutile. Personalmente poi ho trovato molto antipatico Kyosuke, e completamente stronza acida Madoka. Come lei possa essere stato il primo amore di tanti ragazzini è una cosa che non mi riesce di comprendere.
Ritengo che il manga sia invecchiato molto male, e che la sua fama la si deve appunto al fattore nostalgia che suscita in quelli che era adolescenti nel periodo in cui l'anime venne trasmesso per la prima volta da noi.
Gli anni '80 sono pieni zeppi di perle per quanto riguarda gli anime, in alcuni rami il cambio di mentalità dato dagli otaku hanno creato delle cose molto interessanti, ti invito ad approfondire un po'.
Piccola nota sui disegni, concordo che all'inizio sono piuttosto brutti, soprattutto paragonati all'anime sono un pugno in un occhio detto chiaramente, ma col tempo migliorano molto pur conservando quel poco equilibrio citato nella recensione avvicinandosi ai capolavori della Takada, la Madoka del primo e dell'ultimo volume sono quasi due persone diverse...
Non riesce a convincermi il modo in cui chiudono la parentesi Hikaru, al contempo però apprezzo il fatto che i protagonisti siano due grandissimi stronzi (perchè questo sono, se consideriamo come trattano Hikaru - una ragazza cornificata per anni da quelli che credeva essere il suo fidanzato e la sua migliore amica).
Kotty, un giorno di questi giorni ti presento mia cugina!
Più leggo i commenti (e all'epoca ho sentito anche diverse opinioni di amici) meno voglia ho di farlo, perché temo che faccia la fine di Sailor Moon: un manga che mi ha deluso prorpio perché profondamente diverso da quello che amavo quando lo guardavo alla televisione. Non voglio rovinarmi un altro ricordo ._. E avendo apprezzato anche poco Maison Ikkoku ('sti generi sentimentali non fanno proprio per me) non credo nemmeno che sia proprio un manga per me, non più.
Apprezzai molto sia il manga che l'anime, nonchè i film che danno, a parer mio un finale molto più bello, costruito e caratterizzato rispetto a quello del manga, un pò troppo arronzato e frettoloso. Dovrei rileggere la controparte cartacea che non ricordo quasi più ma mi ricordo che mi piacque molto come manga, sebbene anch'io ritenni veramente vergognoso il comportamento di Kyosuke e, sopratutto Madoka nei confronti della povera Hikaru. E' anche vero che simili comportamenti non sono rari in questo genere di manga (basti pensare a Godai di Maison Ikkoku che con la sua mancanza di coraggio continua a "illudere" la povera Kozue) e che siano più che altro usati come strumenti narrativi per rendere più movimentata la vicenda.
Poi uscì la ristampa Jpop, l'ho comprata e letta tutta, ma l'ho trovato di una noia mortale... speravo che essendo il manga originale mi coinvolgesse diversamente e invece neanche mi spiego come ho fatto ad arrivare alla fine.
Brutti disegni, brutte copertine troppo computerizzate e fatte male, non riesco a trovare la protagonista affascinante, Hikaru è odiosa... il protagonista sinceramente non mi ha lasciato nulla. Narrazione a capitoli autoconclusivi molto fine a sé stessa.
Credo sia un manga invecchiato malissimo che riesce a emozionare solo i nostalgici. Per chi con questa storia non è cresciuto, è assolutamente da evitare. Non lo vendo solo perché jPop ne ha fatto un'ottima resa grafica ed esposto in libreria è molto bello. Ma potrei cambiare idea in futuro ritenendo questi motivi collezionistici ed estetici piuttosto marginali...
Nasco come un fan di Maison Ikkoku (dall'adolescenza) e mi aspettavo un qualcosa di simile... spesso vengono accostati, vuoi anche perché la character designer dell'anime è la stessa e invece sono davvero agli antipodi. Brutto, brutto, brutto!
Ed è bello vedere come nel caso di Orange Road siano stati cancellati del tutto nelle versioni italiane, Jonny, Tinetta e Sabrina. Uno dei pochi casi in cui la damnatio memoriae della nostalgia non ha colpito.
Questa recensione mi ha fatto ricordare che devo mettermi in testa di prendere la nuova versione J-pop, quella Star aveva un adattamento penoso e devo proprio leggerla in una versione maggiormente corretta.
A tal proposito vorrei chiedere a Kotaro, cosa intende per "anche troppo fedele"
E poi, sempre a Kotaro, devo contestare un'affermazione indiretta su Kyoko. Quando parli giustamente della modernità di Madoka la contrapponi a Kyoko e alle Adachi Girl, ma io credo che Kyoko sotto la sua scorza di donna tradizionale giapponese sia molto moderna, insomma si sposa contro il parere dei genitori in modo avventato, rifiuta di risposarsi subito nonostante raggiungere una certa età da nubile per una donna giapponese del periodo era molto sconveniente, inoltre lavora autonomamente in un luogo non molto "sano". Per questo è un personaggio incredibilmente moderno.
Commenti del genere sono una delle molte cose insopportabili dei tempi attuali.
i pregi
1) Da ragazzo di anni 90 lo trovo ben contestualizzato nell'epoca OR non è un manga che potrebbe essere ambientato in epoca diversa, non è un mondo alternativo, è il giappone degli anni 80. Questo non vuol dire che non possa andare bene per tutte le epoche, le storie d'amore adolescenziale sono così. Sotto questo aspetto ricorda hgappy days
2) i personaggi sono veri adolescenti. Sarà che ho visto varie repliche dei telefilm per adolescenti che tutto erano tranne adolescenti. l'imbarazzo per le prime cotte (sarà per carattere io mi imbarazzo tantissimo anche ora), nulla a che fare con gli adolescenti alla Federico Moccia che sembrano più esperti in certi argomenti che Rocco Siffredi.
3) "Jonny è quasi magia Jonny" ricordate? Bene dimenticatelo. Kyōsuke (nome originale) è si un esper ma non conta molto è un ragazzo "normale". l'episodio spassosissimo di lui nel corpo del cugfino me lo ricorderò per sempre (il cugino è un bambino di cinque anni a cui le ragazze entrambe interesse di Kyōsuke vogliono fare il "bagnetto")
e ora le cose che mi han no lasciato perplesso in realtà la cosa visto che l'episodio finale è troppo breve...ma per fortuna c'è un film che conclude la vicenda in maniera perfetta
Il manga ha un tratto molto semplice, a tratti spoglio, ma la storia coinvolge e diverte.
Io ho sempre amato Madoka, l'ho sempre guardata con ammirazione ma al mio primo approccio con l'anime ero troppo piccola per comprendere bene le sfaccettature più importanti. Adesso possiedo il manga della J-POP. Attendo solo il momento giusto per leggerlo, per entrare al massimo in sintonia con l'atmosfera del manga!
Di nuovo complimenti!
provo un misto di tenerezza e compassione per chi utilizza queste affermazioni.
Grande Kotaro bella recensione.
Non concordo con chi da colpe anche a Madoka, lei per tre anni,bene o male" ha represso i suoi sentimenti, mentre lo sveglione Kasuga ha fatto il furbo. IMHO
@indiana concordo con te ricordo che mi gustavo la colonna sonora mentre leggevo il manga
Naturalmente per chi come noi segue animazione, manga oppure videogame sono stati un decennio magnifico. Sotto quel punto di vista c'è poco da dire, ma la robaccia c'era, c'erano i cliché e gli aspetti ridicoli, che i più vecchi di noi vedevano e che noi magari non riusciamo a focalizzare bene.
Il '900 ha avuto più di un decennio che ha prodotto tantissimo sotto ogni punto di vista a partire dagli anni 20 fino ai 60 e i 70, ognuno con le sue cose riuscite e altre che invece fanno ridere agli occhi di oggi.
La cosa davvero insopportabile è come il passato venga usato come "clava nostalgica" per dare addosso alle generazioni e ai prodotti di oggi. Pretendendo che gente nata 15 anni dopo di noi debba per forza avere i nostri stessi gusti.
Chi ha visto la mia top 10 manga qualche anno fa sa che Orange Road c'era, quindi nessun mistero del fatto che mi piaccia. Per me è il miglior shounen sentimentale che ci sia, escludendo i titoli di Adachi che sono fuori scala, perché non si concentra solo sull'amore ma anche su altri aspetti della vita adolescenziale quali la vita sociale con gli amici, i litigi con la famiglia, la musica, i locali e tutta una serie di cose che solitamente questo tipo di storie non tratta, interessandosi magari solo degli aspetti scolastici o amorosi.
Mi piace tantissimo anche l'anime, che a livello di grafica e colonna sonora è fenomenale, ma trovo che la storia del manga sia più compatta e dal finale più definito, quindi mi piace di più.
Passo a dare un po' di risposte.
@ Slanzard & Giannigreed
Come giustamente ha detto Bilancino sotto di voi, Madoka non ha colpa, visto che spesso e volentieri ha trattenuto i suoi sentimenti per non far torto all'amica. Allo stesso modo, sì, forse Kyosuke poteva avere più polso nei confronti di Hikaru, ma così facendo magari avrebbe perso la sua amicizia, ed è proprio il delicato equilibrio d'amicizia fra i tre ragazzi la chiave dell'opera.
Quello di Kyosuke è comunque un comportamento comune a molti protagonisti di questo tipo di storie, vedi appunto anche Godai di Maison Ikkoku che illude Kozue con la sua indecisione. Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane...
@ Micheles
Puoi dire a tua cugina che, come dicevo tempo fa parlando di Pixels, buona parte delle cose che oggi piacciono ai ragazzi hanno le loro radici negli anni '80. Magari non ci saranno stati avvenimenti storici epocali come quelli degli anni '60 in questa decade (ma sul finire di questo decennio è caduto un certo muro, se ci si pensa), ma dal punto di vista della cultura popolare sono stati anni decisamente interessanti. Soprattutto per quanto riguarda il Giappone sono anni di grandi rivoluzioni nell'ambito della cultura popolare, grazie ad un benessere ormai raggiunto dopo anni di sofferenze e ad un'occidentalizzazione sempre più istituzionalizzata, soprattutto fra i giovani, come Orange Road mostra chiaro e tondo.
@ forsaken
In realtà con Maison Ikkoku sono un po' simili: anche lì c'è un triangolo con lui che si divide fra una ragazza più giovane e solare e un'altra più matura e chiusa, anche se lì è un elemento secondario mentre qui è centrale, e comunque Maison Ikkoku tratta tematiche più mature, avendo un target più alto.
Quanto a "è invecchiato male, può piacere solo ai nostalgici" non sono d'accordo, perché tratta di sensazioni comuni a tutti gli adolescenti, che sono le stesse che ho provato io quando avevo l'età di Kyosuke (primi anni 2000) e che mi tornano in mente ogni volta che rileggo questo manga, anche ora che mi avvicino - argh! - ai 30 anni. Forse oggi sarebbe raccontato in maniera più complicata, con qualche mutandina e cellulare in più, ma le sensazioni degli adolescenti di oggi sono le stesse di Kyosuke, e di questo sono fortemente convinto.
@ Godai
Mi riferivo agli onorifici, che si usano di rado nelle edizioni italiane, mentre qui sono presenti.
Quanto a Kyoko, quel che dici è vero, ma personalmente l'ho sempre vista come un personaggio meno trasgressivo e più incline alla tradizione, vedi il fatto che è già una sposa vedova nonostante sia giovane, il rispetto per il marito defunto, il matrimonio tradizionale in kimono che fa alla fine del manga. Madoka la vedo come un personaggio decisamente più aperto, lei sicuramente si sarebbe sposata con una sfarzosa cerimonia all'occidentale
Purtroppo non ho ancora letto questo manga, forse perché non invogliato dallo stile del disegno, di certo non paragonabile a quello stupendo di Akemi Takada, o forse anche dal fatto che una grandissima parte del mio apprezzamento per la serie animata deriva dalla splendida colonna sonora di Shiro Sagisu, che riveste una funzione di importanza fondamentale, davvero come in pochi anime!
Comunque prima o poi dovrò leggerlo, se non altro perché è presente probabilmente il personaggio più affascinante della storia dell'animazione giapponese
Io invece no. E non si tratta del periodo storico, ma semplicemente delle persone. Gli adoloscenti non sono tutti uguali, c'e' chi rispecchia in Kyosuke e chi no, indipendentemente dal'anno in cui ha vissuto la sua adolescenza.
E ti abbiamo già risposto.
Parlavo in generale, non del mondo fumettistico.
Allora l'affermazione è DECISAMENTE più grave: come ogni decennio, ha portato molte innovazioni e cambiamenti radicali, sia in campo musicale (e se critichi il troppo uso dei sintetizzatori, ricordati del glam metal) che in quello cinematografico.
E non si parla di nostalgia, ma di storia.
Gli adoloscenti non sono tutti uguali, c'e' chi rispecchia in Kyosuke e chi no, indipendentemente dal'anno in cui ha vissuto la sua adolescenza.
Vorrei vedere tutti quelli che si rispecchiano in lui se vivessero le situazioni di School Days come si comporterebbero...
Non davanti a lei, al limite, ma in sua assenza esternava un interesse abbastanza chiaro, cosa che non avrebbe dovuto fare comunque, per rispetto alla sua amica.
Però il modo di rapportarsi con la ragazza che ti piace, la voglia di impegnarti durante le partite sportive per far colpo su di lei, le serate in discoteca o le gite al mare dove pareva dovesse succederti l'occasione della vita, le canzoni legate a mille ricordi, la strafiga più matura che ti faceva battere il cuore che giocava con te come fossi un bambino, le prime volte che si è bevuto un alcolico, i concerti... queste son tutte cose che Orange Road racconta e in cui mi rispecchio, avendole vissute da adolescente. Chiaramente ci sara' chi non lo ha fatto e non ci si rispecchia, ma sono cose piuttosto comuni che si fanno a quell'eta' e percio' credo che l'identificazione sia molto forte nella maggior parte dei casi.
Su una cosa mi sento di dissentire: "amici sporcaccioni". Eh no, io ho sempre fatto il tifo per loro!
18 volumi interi sperando nella morte truculenta di Hikaru. Per me non è mai stato un triangolo amoroso, Hikaru per Izumi è sempre stata l'ostacolo che separa dalla felicità, non solo di Kyosuke ma pure del lettore stesso. Splendido, perché bene o male chiunque potrebbe rispecchiarsi in quei momenti appassionanti e reali che raccontano la poesia degli anni 80.
Un titolo tipico anni 80, che non amo molto, però l'opera ne cattura appieno lo spirito. La "mitizzazione" della discoteca, le trasgressioni dei ragazzi che vanno di pari passo con la loro giovinezza (si parla di ragazzi delle medie).
Capitoli auto-conclusivi, ma ciò non è un difetto perchè rende un perfetto spaccato della vita quotidiana degli studenti Giapponesi di quel decennio.
I poteri effettivamente sono una cosa buttata un pò lì, però nel corso della trama hanno una loro funzione "collaterale" e si dimostrano decisivi nella parte finale. Disegni niente di eccezionale, ma fanno atmosfera. Poi è chiaro che la storia è tirata per le lunghe per via della scarsa intraprendenza del protagonista, nonostante i segnali abbastanza chiari di Ayukawa. Però il triangolo funziona. Interessante pure il personaggio della lesbica, che a quanto Kotaro mi ha detto, nell'anime lo hanno rimosso...immagino che era un pò troppo all'avanguardia per l'epoca.
Ayukawa sensuale, ma mai volgare.
La battuta su chi fosse il primo ministro Giapponese; e alla domanda di Ayukawa, Kyosuke risponde "Beat Takeshi", m'ha fatto schiantare dalle risate. All'epoca Kitano era un comico di grandissimo successo ed era ben lontano dall'intraprendere la carriera di regista per cui lo ammiro. Piccoli particolari, che fanno un'opera bella.
Un buon recupero manga in sostanza, che presi un anno fà, approfittando del - 25% di sconto.
Akane, la cugina lesbica di Kyosuke, non compare nella serie tv, ma è presente (totalmente ridisegnata in meglio) negli OAV (che, essendo produzioni a pagamento per un pubblico più adulto, avevano più libertà rispetto alle serie per la tv).
Sinceramente trovo veramente demotivante il tuo commento, perchè è pieno di pesanti vuoti. Ma non è che per puro caso sei della generazione di fine anni novanta?
@Gianni
Ricordati che Orange Road è uno slice of life adolescenziale sempre attuale. Mi spiace ma non hai minimamente compreso quest'opera. Bisogna anche dire che questo manga esprime il meglio se viene letto a 14 - 19 anni. Ricordati che le opere veramente valide si possono comprendere solo dopo aver letto parecchia roba. Tu di manga ne hai letti abbastanza, però mi sembra che ti sei lasciato trasportare da un giudizio frettoloso.
«Che bella l'Estate… Non importa quanti mesi o anni passeranno… noi non dimenticheremo mai questa stagione. Non è una semplice stagione che passa, ma un periodo che racchiude lo spirito dell'eternità… un tempo felice che abbiamo passato insieme. Gli anni Ottanta ci hanno fatto sognare… ci hanno fatto battere il cuore… ed è per questo che non li dimenticheremo mai».
Poi voglio dare un giudizio sugli anni '80. È un periodo che apprezzo, un po' per fattore nostalgico, un po' il mondo degli anime, della musica, sono stati la culla di buona parte della tecnologia odierna. Anche edonisti e consumisti (però ce lo si poteva permettere).
Ma non m'interessa nulla di tutto ciò: ciò che apprezzo più di quel periodo sono il positivismo e le prospettive.
Tornate nel 1985 a chiedere qualcuno cosa si aspettava da futuro. Chiedetelo non tanto oggi (sarebbe come sparare sulla Croce rossa), ma anche solo una quindicina d'anni dopo. La risposta sarebbe diametralmente opposta.
Complimenti a Kotaro per questa bellissima recensione, romantica e toccante.
"Curioso che uno dei brani più celebri dell'artista pavese, che parla delle prime volte in discoteca e di una bellissima ballerina dal fascino misterioso di cui gli adolescenti si invaghiscono, sembri proprio uscito dritto dritto dalle pagine del manga, tanto più che, nel videoclip dedicato (disegnato, tu guarda, proprio con uno stile che si rifà ai cartoni giapponesi), la suddetta ragazza ha non poche somiglianze grafiche con la splendida Madoka Ayukawa, l'eroina del nostro manga, che coi suoi lunghi capelli scuri e il suo conturbante fascino ha stregato intere generazioni di ragazzi, nel suo natio Giappone quanto in Italia."
Io personalmente ci ho SEMPRE visto Akane!
Se qualcuno ha qualche minuto da perdere sarei curiosa di sapere una vostra opinione in merito. Prestate attenzione alle scene dove le due ragazze ballano:
La Regina del Celebrità:
https://www.youtube.com/watch?v=4fBo2NooAqk
Akane:
https://www.youtube.com/watch?v=QhM4uYGMTho
Vero, il video di Max Pezzali è in parte ricalcato sulla opening di Ranma 1/2. Non ci avevo fatto caso quando questo video passava per i canali di videomusica, all'epoca non avevo dubbi che la ballerina somigliasse a Madoka.
Pensa che io invece mi sono portata dietro questo dubbio per anni!
Al tempo ero innamoratissima di quel video e casualmente stavo seguendo Ranma 1/2, quindi mi è venuto spontaneo fare il collegamento, ma leggendo la tua recensione non ho potuto fare a meno di pensare anch'io a Madoka, forse proprio per l'aura di mistero che circonda la reginetta e il suo mondo di discoteca! ^^
E adesso, "per colpa" della tua stupenda recensione... mi sa tanto che Orange Road sarà la mia prossima lettura!
Sabrina/Madoka l'ho sempre odiata, fin da bambino quando guardavo "E' quasi magia Johnny". Antipatica e presuntuosa, uan tsundere completamente tsun e per niente dere.
Ho sempre tifato per Tinetta XD
Recensione fantastica, che mi fa pensare ci siano altri oltre il sottoscritto che amano alla follia quest' opera (sia anime che manga), semplicemente un' opera che a mio parere non ha eguali, mi spiace screditare un Adachi o una Takahashi o un Katsura, ma in 8 anni di amore che ho per gli anime e i manga non ho riscontrato nessun' altra opera che superi Kimagure.
Spesso per confermare questa tesi rivedo anime e manga, cercando di trovare ogni singolo difetto che mi possa far cambiare idea ma è inutile, Kimagure Orange Road rimarrà sempre quella fantastica Capricciosa Strada Arancione che io ho conosciuto quasi per caso a 12 anni, ma che rimarrà nel mio cuore per sempre.
Piccola parentesi, avete notato come i personaggi femminili di molti manga romantici attuali siano similissimi alle due protagoniste ?
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