Ryu ha diciassette anni, è giapponese e vive su un’isola. Ken ha diciassette anni, è americano ed è il rampollo della ricchissima famiglia Masters. I due si conoscono sin da bambini e hanno una passione che li accomuna, quella per le arti marziali. I due amici, infatti, hanno studiato la lotta presso lo stesso dojo, da bambini, e anche adesso che sono cresciuti e abitano agli antipodi della carta geografica del mondo continuano ad allenarsi e a considerarsi non soltanto due grandi amici ma anche due rivali in continua competizione.
Partiti per un viaggio iniziatico allo scopo di allenarsi e incontrare avversari forti con cui battersi, i due attraverseranno la Cina, l’India, la Thailandia e l’Europa incontrando una moltitudine di personaggi straordinari e di combattenti abilissimi, finché non rimarranno invischiati nelle losche trame della Shadowlaw, organizzazione criminale capeggiata dall’enigmatico Bison, dittatore di straordinaria perfidia e dotato di poteri psichici.
Street Fighter II V è una produzione alquanto particolare. Ispirato a Super Street Fighter II Turbo, l’allora più recente videogioco della saga Street Fighter, si scopre in realtà trarre grandissima ispirazione anche dal film animato basato sullo stesso gioco che era stato realizzato dallo stesso staff l’anno precedente. Sia il film che la serie animata contengono poi diversi elementi che saranno ripresi nella successiva serie di videogiochi, la trilogia Street Fighter Alpha, entrata in produzione parallelamente a questa serie animata.
I fans più sfegatati (e anche quelli meno) se ne accorgeranno immediatamente: fra il videogame e il cartone animato ci sono moltissime differenze, a cominciare dai personaggi più giovani d’età e leggermente diversi a livello di design, per continuare con personaggi cattivi che in realtà nei giochi sono buoni e viceversa, personaggi che non combattono (il pugile Balrog, qui mero galoppino di Bison che non tira neppure un pugno in tutta la serie) o che svolgono professioni differenti (Chun Li guida turistica e non detective), personaggi del gioco che sono assenti nella storia del cartone animato (T. Hawk, Honda, Blanka e DJ), personaggi che si innamorano improbabilmente fra loro, personaggi che la trama del gioco vorrebbe morti che invece sopravvivono, tecniche insegnate da personaggi che non dovrebbero conoscerle piuttosto che da quelli ufficiali, l’assenza di gran parte dei colpi speciali dei personaggi.
Tuttavia, nonostante questo, lo spettatore-giocatore non ha dubbi: Street Fighter II V è Street Fighter, è una serie degna, degnissima del nome che porta. Una produzione che riesce ad arrivare là, dove molte produzioni animate o cartacee basate sul gioco Capcom avevano fallito o falliranno in seguito.
Ben più del singolo lungometraggio o del fumetto di un paio di uscite, il formato della serie a puntate si adatta a rappresentare l’enorme e sfaccettato universo creato dalla Capcom e l’affollato crocevia di volti, arti marziali, paesi, intrecci, storie e sentimenti di cui si compone. C’è un viaggio per il mondo, fatto di incontri e sottotrame, c’è il tempo e c’è lo spazio necessario per raccontarne ampiamente lo svolgimento. Impossibile, durante la visione, non pensare di trovarsi lì, fra i grandi centri commerciali o i vicoli malfamati di Hong Kong, le arene per la corrida di Barcellona, i localacci statunitensi, i poveri villaggi immersi nel verde dell’India, i distretti di polizia thailandesi, affascinanti negozi di cineserie, spiagge, isole sperdute, caverne dove si dice vi siano tesori e demoni, alberghi di lusso, basi militari, prigioni, dojo. Impossibile non affezionarsi ai personaggi, tutti, perché stavolta ognuno dei nostri avrà una sua, ben precisa, individualità. Non saranno più mere comparse di qualche minuto, infilate lì giusto perché c’erano nel gioco e perché dovevano mostrare almeno un attacco. No, stavolta ogni personaggio ha un suo perché è un suo determinato ruolo, minore o maggiore che sia. Sarà dunque impossibile non identificarsi immediatamente in Ken e Ryu, stavolta non più perfetti combattenti, ma ragazzi con una passione, capaci di provare amore, di lottare in nome dell’amicizia, di mettersi in gioco per i propri ideali, di divertirsi. Personaggi ora diventati umani, che attraverseranno un sofferto percorso di crescita, costellato di incontri e soprattutto di scontri, lungo tutta la storia. Impossibile non innamorarsi di questa Chun Li più giovane e frivola rispetto all’originale ma senza dubbio non meno affascinante. Impossibile non far tanto di cappello a Bison, qui crudele, possente e terrificante come forse mai, privo finalmente di quell’aria da stereotipato cattivo di un film di serie B che aveva in altre produzioni. Impossibile non farsi toccare nel profondo dal bel rapporto di amicizia che intercorre tra Guile e un Charlie qui rappresentato per la prima volta (e forse ben più piacevole a livello grafico di quella che sarà poi la sua rappresentazione ufficiale), fino alla tragica vicenda che porrà fine al loro legame. Impossibile non restare affascinati da una Cammy che probabilmente non è mai stata così sexy. Impossibile non riconoscere, anche in questa rappresentazione un po’ libera, i tratti distintivi dei personaggi che abbiamo amato per decenni: l’orgoglio di Sagat, la saggezza di Dhalsim, il carattere gentile di Zangief, la follia di Vega, l’onore di Fei Long, il carattere subdolo di Balrog.
Questo, signori spettatori, è Street Fighter. È un viaggio nella pop culture degli anni ’80 e dei primissimi anni ’90, rivisitato secondo il gusto grafico e narrativo della seconda metà di quest’ultima decade, ma che nonostante questo non perde il sapore che aveva in formato digitale. Scontri all’ultimo sangue, santoni orientali, organizzazioni criminali, metropoli piene di teppisti, mastodontici lottatori e un intreccio di storie e sentimenti che ben mostra la reale intenzione di questo Street Fighter II V. Non si tratta di imbastire meri combattimenti, ma di raccontare una storia, di presentare dei personaggi da ricordare, di imbrigliare forse lo spirito intrinseco di quegli anni meravigliosi in cui, con un gettone per la sala giochi nelle proprie mani, ci si sentiva padroni del mondo intero. Una storia straordinariamente avvincente, dove si mettono in scena sentimenti quali l’amore, l’amicizia, la vendetta, la malvagità, l’onore, il perdono, l’orgoglio, la giustizia, dove si visitano splendidi scenari e si conoscono straordinari personaggi difficilmente dimenticabili. Una storia dai toni ora nostalgici, ora esaltanti, ora sorprendentemente drammatici, che non ci annoierà mai, nemmeno per un attimo.
È una riscrittura dell’opera originale, siamo d’accordo, e molte cose se ne distaccano, ma è rimasto quello che forse piaceva maggiormente, di Street Fighter: lo spirito, la moltitudine di personaggi su cui fantasticare e da cui lasciarsi incantare, l’atmosfera. Poco importa se vi sono differenze coi videogiochi o se gli unici attacchi energetici sono riservati a Ryu, Ken e Bison (niente Sonic Boom o Yoga Fire, quindi, ma è meglio così, perché si dà più realismo alla storia, ponendo l’Hadou dei due ragazzi in una posizione più mistica e profonda).
Oltre ai difetti sopraelencati è da segnalare una certa frettolosità nella narrazione degli episodi finali, che, seppur di grandissimo effetto, magari avrebbero giovato di un paio di puntate in più per raccontare alcune cose in maniera più rilassata, come un maggior approfondimento del già buono ma per certi versi un po’ risicato personaggio di Zangief o la narrazione di cosa avviene agli altri personaggi che non siano Ryu e Ken dopo la fine della storia. Si tratta comunque di piccolezze, che non disturbano più di tanto quella che sarà una visione piacevolissima.
L’esperto regista Gisaburo Sugii, l’aiuto regista Naoto Hashimoto e il resto dello staff del Group Tac (nomi già noti in precedenza per ottimi lavori quali ad esempio gli adattamenti animati dei manga di Mitsuru Adachi) ci offrono una reinterpretazione del videogame davvero ottimale a livello tecnico. Street Fighter II V si presenta benissimo a livello di grafica e disegni, con l’unico difetto del riciclo di svariate animazioni durante i combattimenti che li rendono un pelino meno realistici e delle interminabili animazioni che precedono il lancio dell’Hadouken / Hadoushoryuken.
Null’altro da obbiettare per un prodotto curatissimo sul lato grafico e ancor più su quello sonoro, con un accompagnamento musicale forse un po’ troppo abusato ma sicuramente di grandissimo effetto, capace di coinvolgere lo spettatore, accompagnarlo nelle scene più drammatiche o esaltanti e reinterpretare con gusto i ritmi tradizionali dei vari paesi toccati da Ryu e Ken nel loro viaggio.
Menzione d’onore per la versione italiana realizzata da Dynamic Italia, che ci regala uno dei migliori cast romani mai visti in un cartone animato, toccando punte di grandezza come il paterno Dorai di Piero Tiberi, la sensuale Chun Li di Stella Musy, l’energico Ken di Vittorio Guerrieri, il flemmatico Charlie di Fabrizio Pucci, il bonario Zangief di Giuliano Santi, il possente Sagat di Paolo Buglioni, un Vega meno effeminato e ben più affascinante ad opera di un sempre straordinario Roberto Pedicini e un eccelso ed inquietante Bison doppiato da un bravissimo Romano Malaspina. Si ricorda con grandissimo affetto anche “Tra cielo e terra”, la splendida canzone dei Dhamm usata come sigla della serie nelle trasmissioni televisive, che non fa affatto rimpiangere le già bellissime sigle giapponesi.
La serie è stata pubblicata in un unico BOX DVD contenente tutti i 29 episodi da Dynit nel 2010.
Partiti per un viaggio iniziatico allo scopo di allenarsi e incontrare avversari forti con cui battersi, i due attraverseranno la Cina, l’India, la Thailandia e l’Europa incontrando una moltitudine di personaggi straordinari e di combattenti abilissimi, finché non rimarranno invischiati nelle losche trame della Shadowlaw, organizzazione criminale capeggiata dall’enigmatico Bison, dittatore di straordinaria perfidia e dotato di poteri psichici.
Street Fighter II V è una produzione alquanto particolare. Ispirato a Super Street Fighter II Turbo, l’allora più recente videogioco della saga Street Fighter, si scopre in realtà trarre grandissima ispirazione anche dal film animato basato sullo stesso gioco che era stato realizzato dallo stesso staff l’anno precedente. Sia il film che la serie animata contengono poi diversi elementi che saranno ripresi nella successiva serie di videogiochi, la trilogia Street Fighter Alpha, entrata in produzione parallelamente a questa serie animata.
I fans più sfegatati (e anche quelli meno) se ne accorgeranno immediatamente: fra il videogame e il cartone animato ci sono moltissime differenze, a cominciare dai personaggi più giovani d’età e leggermente diversi a livello di design, per continuare con personaggi cattivi che in realtà nei giochi sono buoni e viceversa, personaggi che non combattono (il pugile Balrog, qui mero galoppino di Bison che non tira neppure un pugno in tutta la serie) o che svolgono professioni differenti (Chun Li guida turistica e non detective), personaggi del gioco che sono assenti nella storia del cartone animato (T. Hawk, Honda, Blanka e DJ), personaggi che si innamorano improbabilmente fra loro, personaggi che la trama del gioco vorrebbe morti che invece sopravvivono, tecniche insegnate da personaggi che non dovrebbero conoscerle piuttosto che da quelli ufficiali, l’assenza di gran parte dei colpi speciali dei personaggi.
Tuttavia, nonostante questo, lo spettatore-giocatore non ha dubbi: Street Fighter II V è Street Fighter, è una serie degna, degnissima del nome che porta. Una produzione che riesce ad arrivare là, dove molte produzioni animate o cartacee basate sul gioco Capcom avevano fallito o falliranno in seguito.
Ben più del singolo lungometraggio o del fumetto di un paio di uscite, il formato della serie a puntate si adatta a rappresentare l’enorme e sfaccettato universo creato dalla Capcom e l’affollato crocevia di volti, arti marziali, paesi, intrecci, storie e sentimenti di cui si compone. C’è un viaggio per il mondo, fatto di incontri e sottotrame, c’è il tempo e c’è lo spazio necessario per raccontarne ampiamente lo svolgimento. Impossibile, durante la visione, non pensare di trovarsi lì, fra i grandi centri commerciali o i vicoli malfamati di Hong Kong, le arene per la corrida di Barcellona, i localacci statunitensi, i poveri villaggi immersi nel verde dell’India, i distretti di polizia thailandesi, affascinanti negozi di cineserie, spiagge, isole sperdute, caverne dove si dice vi siano tesori e demoni, alberghi di lusso, basi militari, prigioni, dojo. Impossibile non affezionarsi ai personaggi, tutti, perché stavolta ognuno dei nostri avrà una sua, ben precisa, individualità. Non saranno più mere comparse di qualche minuto, infilate lì giusto perché c’erano nel gioco e perché dovevano mostrare almeno un attacco. No, stavolta ogni personaggio ha un suo perché è un suo determinato ruolo, minore o maggiore che sia. Sarà dunque impossibile non identificarsi immediatamente in Ken e Ryu, stavolta non più perfetti combattenti, ma ragazzi con una passione, capaci di provare amore, di lottare in nome dell’amicizia, di mettersi in gioco per i propri ideali, di divertirsi. Personaggi ora diventati umani, che attraverseranno un sofferto percorso di crescita, costellato di incontri e soprattutto di scontri, lungo tutta la storia. Impossibile non innamorarsi di questa Chun Li più giovane e frivola rispetto all’originale ma senza dubbio non meno affascinante. Impossibile non far tanto di cappello a Bison, qui crudele, possente e terrificante come forse mai, privo finalmente di quell’aria da stereotipato cattivo di un film di serie B che aveva in altre produzioni. Impossibile non farsi toccare nel profondo dal bel rapporto di amicizia che intercorre tra Guile e un Charlie qui rappresentato per la prima volta (e forse ben più piacevole a livello grafico di quella che sarà poi la sua rappresentazione ufficiale), fino alla tragica vicenda che porrà fine al loro legame. Impossibile non restare affascinati da una Cammy che probabilmente non è mai stata così sexy. Impossibile non riconoscere, anche in questa rappresentazione un po’ libera, i tratti distintivi dei personaggi che abbiamo amato per decenni: l’orgoglio di Sagat, la saggezza di Dhalsim, il carattere gentile di Zangief, la follia di Vega, l’onore di Fei Long, il carattere subdolo di Balrog.
Questo, signori spettatori, è Street Fighter. È un viaggio nella pop culture degli anni ’80 e dei primissimi anni ’90, rivisitato secondo il gusto grafico e narrativo della seconda metà di quest’ultima decade, ma che nonostante questo non perde il sapore che aveva in formato digitale. Scontri all’ultimo sangue, santoni orientali, organizzazioni criminali, metropoli piene di teppisti, mastodontici lottatori e un intreccio di storie e sentimenti che ben mostra la reale intenzione di questo Street Fighter II V. Non si tratta di imbastire meri combattimenti, ma di raccontare una storia, di presentare dei personaggi da ricordare, di imbrigliare forse lo spirito intrinseco di quegli anni meravigliosi in cui, con un gettone per la sala giochi nelle proprie mani, ci si sentiva padroni del mondo intero. Una storia straordinariamente avvincente, dove si mettono in scena sentimenti quali l’amore, l’amicizia, la vendetta, la malvagità, l’onore, il perdono, l’orgoglio, la giustizia, dove si visitano splendidi scenari e si conoscono straordinari personaggi difficilmente dimenticabili. Una storia dai toni ora nostalgici, ora esaltanti, ora sorprendentemente drammatici, che non ci annoierà mai, nemmeno per un attimo.
È una riscrittura dell’opera originale, siamo d’accordo, e molte cose se ne distaccano, ma è rimasto quello che forse piaceva maggiormente, di Street Fighter: lo spirito, la moltitudine di personaggi su cui fantasticare e da cui lasciarsi incantare, l’atmosfera. Poco importa se vi sono differenze coi videogiochi o se gli unici attacchi energetici sono riservati a Ryu, Ken e Bison (niente Sonic Boom o Yoga Fire, quindi, ma è meglio così, perché si dà più realismo alla storia, ponendo l’Hadou dei due ragazzi in una posizione più mistica e profonda).
Oltre ai difetti sopraelencati è da segnalare una certa frettolosità nella narrazione degli episodi finali, che, seppur di grandissimo effetto, magari avrebbero giovato di un paio di puntate in più per raccontare alcune cose in maniera più rilassata, come un maggior approfondimento del già buono ma per certi versi un po’ risicato personaggio di Zangief o la narrazione di cosa avviene agli altri personaggi che non siano Ryu e Ken dopo la fine della storia. Si tratta comunque di piccolezze, che non disturbano più di tanto quella che sarà una visione piacevolissima.
L’esperto regista Gisaburo Sugii, l’aiuto regista Naoto Hashimoto e il resto dello staff del Group Tac (nomi già noti in precedenza per ottimi lavori quali ad esempio gli adattamenti animati dei manga di Mitsuru Adachi) ci offrono una reinterpretazione del videogame davvero ottimale a livello tecnico. Street Fighter II V si presenta benissimo a livello di grafica e disegni, con l’unico difetto del riciclo di svariate animazioni durante i combattimenti che li rendono un pelino meno realistici e delle interminabili animazioni che precedono il lancio dell’Hadouken / Hadoushoryuken.
Null’altro da obbiettare per un prodotto curatissimo sul lato grafico e ancor più su quello sonoro, con un accompagnamento musicale forse un po’ troppo abusato ma sicuramente di grandissimo effetto, capace di coinvolgere lo spettatore, accompagnarlo nelle scene più drammatiche o esaltanti e reinterpretare con gusto i ritmi tradizionali dei vari paesi toccati da Ryu e Ken nel loro viaggio.
Menzione d’onore per la versione italiana realizzata da Dynamic Italia, che ci regala uno dei migliori cast romani mai visti in un cartone animato, toccando punte di grandezza come il paterno Dorai di Piero Tiberi, la sensuale Chun Li di Stella Musy, l’energico Ken di Vittorio Guerrieri, il flemmatico Charlie di Fabrizio Pucci, il bonario Zangief di Giuliano Santi, il possente Sagat di Paolo Buglioni, un Vega meno effeminato e ben più affascinante ad opera di un sempre straordinario Roberto Pedicini e un eccelso ed inquietante Bison doppiato da un bravissimo Romano Malaspina. Si ricorda con grandissimo affetto anche “Tra cielo e terra”, la splendida canzone dei Dhamm usata come sigla della serie nelle trasmissioni televisive, che non fa affatto rimpiangere le già bellissime sigle giapponesi.
La serie è stata pubblicata in un unico BOX DVD contenente tutti i 29 episodi da Dynit nel 2010.
Cosa dire, ancora, di questo Street Fighter II V? È una serie in un certo senso simbolo di un’epoca, che si fa carico di un nome leggendario e riesce a spiegare questa leggenda a chi non la conosce (che può quindi fruire dell’opera e godersela anche se non ha giocato ai videogames) e a ricordare a chi la conosce perché la ama. Non è il solito anime su licenza, ma un’esperienza. Un viaggio, più che una visione, un viaggio in un universo straordinario, duro, passionale, variegato, dal sapore di un’estate di tanti anni fa, quando bastava avere un gettone della sala giochi in mano per aprire la porta a innumerevoli sogni. Un viaggio che parte spensierato, mostrandoci il mondo com'era una ventina d'anni fa, prosegue in maniera solenne, tragica, toccante, appassionando e incollando lo spettatore allo schermo per fargli vivere un'esperienza indimenticabile, per poi giungere a compimento. O forse no, perché la strada è lunga, forse infinita, e infinito sarà il viaggio, così come infiniti sono gli incontri e gli scontri che ci attendono lungo il cammino. Da vedere.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Street Fighter II V - The Complete Series | € 49.99 | Dynit |
edit: oops, non mi ero accorto che Kotaro l'avesse già linkato nella recensione.. gomen ^^'
Anche il design dei personaggi, per quanto diverso, è apprezzabile perchè pur con le differenze sono tutti riconoscibili al primo sguardo.
Ad oggi rimane il miglior prodotto animato su licenza del gioco, e cento volte migliore di quella porcheria della serie cartoon made in USA.
Consigliato a tutti, fan e non.
Street Fighter II V è una bella serie di arti marziali, mi è piaciuta molto. Nonostante la prima parte rimanga un pò inconsistente e priva di una trama vera e propria si fa seguire con grande piacere ed ha atmosfere, disegni e musiche molto ben fatti.
Non conosco bene la storia di Street Fighter perchè a livello videoludico ci ho sempre giocato poco ma ciò non mi ha impedito di apprezzare questa serie che può essere seguita da chiunque.
Non un capolavoro ma sicuramente degna di essere vista.
E' però una serie sicuramente pregevole (le musiche sono bellissime e anche a livello grafico i personaggi sono carismatici e ben realizzati) e molto rispettosa dello spirito dei videogiochi. Il formato della serie a puntate è molto più adatto all'adattamento di un gioco di lotta, visto l'elevato numero di personaggi da trattare, piuttosto che il film singolo o i fumetti di un paio di volumetti.
Il mio Street Fighter a cartoni animati dei sogni ancora non esiste al 100%, ma il Victory è la cosa che ci si avvicina di più.
Sono contentissimo che la Dynit abbia realizzato un bel cofanetto dvd della serie. Me lo sono fatto regalare per il compleanno qualche anno fa e ho adorato rituffarmi in questa atmosfera. Nonostante il bellissimo doppiaggio italiano, consiglio anche la visione in lingua originale, per godere di alcuni bei brani cantati che sono stati eliminati nella versione italiana. Semmai qualcuno dovesse fare un cofanetto di Virtua Fighter, comprerei anche quello con grande piacere.
Consiglio questa serie un po' a tutti. Essendo una riscrittura, non è necessario conoscere i videogiochi per godersi la storia e i personaggi, che vengono ben spiegati direttamente qui e prendono una strada tutta loro rispetto a quella ufficiale dei videogiochi.
@ Devil
La prima parte della storia non ha una vera e propria trama portante, ma in buona parte lo spirito della serie risiede qui, dato che una delle cose più belle del gioco sta nel viaggio fisico e interiore dei personaggi, che visitando paesi stranieri finemente descritti, incontrano personaggi straordinari con cui combattere, dai quali apprendono qualcosa di più o meno grande, che trasforma il loro viaggio fisico in uno interiore
Tanto più che ci sono anche alcuni episodi del gioco (quelli nati dall'influsso di questo cartone) dove la trama generale non c'è, e ogni personaggio segue un suo personale viaggio con un suo rivale particolare come boss finale del gioco, che cambia a seconda di chi si sceglie.
Devo recuperare questa serie insomma.
(se ho la ps3 posso trovare dei giochi di street fighter?)
Yep. Ci sono le varie versioni di Street Fighter IV, il crossover con Tekken e il più recente crossover con la Marvel (Marvel vs Capcom 3). Tramite il download online poi, penso, siano disponibili anche i vari capitoli precedenti, ma su questo non sono molto ferrato, dato che uso la PS3 soltanto a scrocco in ludoteca e non ho mai usato la funzione online.
... dimentica il film live action, e guarda invece questa serie che, come detto, non necessita di conoscere la storia del videogioco per essere compresa e apprezzata
I personaggi di Street Fighter pur essendo stereotipati sono molto più carismatici rispetto agli altrettanto stereotipati personaggi di Virtua Fighter, specialmente in termini di boss finali.
Come gioco invece mi piace di più Street Fighter perché preferisco le esagerazioni di Street Fighter al tecnicismo un po' freddo di Virtua Fighter.
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