Al suo terzo lungometraggio, Yoshitaka Mori (già autore dell'adattamento live del manga Uchu Kyodai: Fratelli nello spazio) ha conquistato il pubblico dell’ultima edizione del Far East Film Festival con Satoshi: A Move for Tomorrow, il biopic sul leggendario campione di shogi (una variante dei nostri scacchi) Satoshi Murayama, morto a soli 29 anni per un male incurabile. Da applausi la toccante prova d’attore di Kenichi Matsuyama, già acclamato interprete di famosi film come Nana, Death Note e Norwegian Wood.
Abbiamo incontrato a Udine Yoshitaka Mori e Kenichi Matsuyama in occasione di un’intervista privata e di una conferenza FEFF Talk, che riportiamo integralmente di seguito.
Intervista: Kenichi Matsuyama e Yoshitaka Mori
È impressionante la sua somiglianza con il vero Satoshi Murayama, vedendo delle immagini del campione di shogi su internet. Che lavoro di recitazione ha fatto, ha studiato le sue immagini o filmati di repertorio? E come ha modificato il suo fisico?
Kenichi Matsuyama: Per tre mesi ho seguito una dieta altamente calorica, non facendo nessuna attività fisica, cercando anche di non alzare troppo la voce, eliminando quindi qualunque azione che facesse aumentare il consumo di calorie. Posso dire che, lavorando su questo per tre mesi, alla fine si guadagna la pienezza che ho ottenuto per il film.
Ho visto tutti i documenti possibili su di lui. Inizialmente avevo anche pensato di concentrarmi sul suo modo di parlare e sulla gestualità, però poi mi sono detto che in quel modo avrei potuto scadere nella copia di Murayama. Poteva sembrare una specie di imitazione del personaggio reale. E allora ho anche cercato di vedere intanto cosa sarebbe successo a me una volta che avessi guadagnato tutto quel peso. Ho cominciato ad avere una percezione di me in base a quel tipo di corporatura. Il mio camminare, il mio respiro cominciavano ad avere un ritmo più lento, anche il mio modo di muovermi cominciava a essere rallentato. E anche quello che potremmo definire il mio sistema di pensiero cominciava ad avere un suo ritmo più moderato. Posso fare l’esempio dei movimenti del collo che cominciavano anche a darmi un certo fastidio perché il collo diventava ingombrante.
Una domanda sul rapporto regista/attore: il regista Mori è un tipo di regista che lascia molta libertà creativa oppure Matsuyama si è dovuto attenere a un'idea ben precisa di interpretazione?
Yoshitaka Mori: C’era uno storyboard iniziale che aveva a che fare con lo shogi, con la vita di Murayama e questo è stato ciò che io ho condiviso con Matsuyama. Io non ho mai avuto occasione di incontrare Murayama, però ho studiato ciò che lui ha fatto e ho tratto le mie considerazioni, ho immaginato tutta una serie di cose su di lui. Anche Matsuyama ha fatto parallelamente le stesse ricerche e si è fatto, anche lui, una sua idea. È stato importante far sì che le nostre idee si incontrassero per avere un effetto il più naturale possibile. Questa naturalezza deriva anche dal fatto che Matsuyama ha 30 anni e, in quei 40-50 giorni che sono stati impiegati per le riprese, lui ha interpretato invece una persona che è venuta a mancare a 29 anni, praticamente la stessa età. Possiamo dire di aver preso in prestito il corpo di Matsuyama per riuscire a creare quello che è stato Murayama. Tutto questo è stato molto importante, perché al momento delle riprese ho ottenuto delle risposte che mi sono servite anche dopo, e che riguardavano la mia percezione di Murayama. Avevo sempre pensato che lui avesse lasciato questo mondo con un certo tipo di tristezza e di incompletezza. Invece l’interpretazione di Matsuyama mi ha convinto che forse è riuscito ad abbandonare questo mondo con una punta di felicità.
Kenichi Matsuyama: Queste sono tutte cose che sono successe naturalmente e sono state riproposte all’interno della recitazione. È stato importante lavorare con il regista per mettersi alla ricerca di Murayama. Una strada e una direzione mi sono state indicate dal regista, il quale però non mi ha detto proprio tutto quello che aveva in mente, ma solo una parte, il resto potevo gestirlo da me. Molte cose sono andate a posto con il ciak successivo. La maggior parte erano spunti che potevo gestire. Ovviamente per me è molto importante nel lavoro l’ok del regista. Era importante il come si andasse alla ricerca di Murayama e in che modo questa ricerca avvenisse fra me e il regista. Questa ricerca ha avuto luogo, tra me e Yoshitaka Mori proprio come il dialogo che si ha durante una gara di shogi, cioè non necessariamente con una comunicazione verbale.
Ho notato, scrutando attraverso il film nella vita privata di Murayama, quanto egli fosse stato un lettore e collezionista di manga. Qual’è il vostro rapporto con questo medium? Inoltre al regista chiederei se non fosse interessato ad una qualche trasposizione manga/live action.
Yoshitaka Mori: La mia opera precedente in effetti è tratta da un manga, Uchu Kyodai: Fratelli nello spazio. Creare una versione live-action di un manga è un lavoro abbastanza specialistico. Bisogna innanzitutto considerare il fanbase originale che è molto esigente e radicale, questo può essere un problema quando si cerca di creare qualcosa di nuovo che potrebbe risultare anche più interessante nel momento in cui la si rende in versione cinematografica, però ci sono appunto delle difficoltà che riguarda i sentimenti dei fan rispetto all’originale. Io stesso in passato ho letto molti manga e quando questi venivano trasposti cinematograficamente capitava magari che il personaggio che mi piaceva non veniva riproposto nel film e quindi mi arrabbiavo! Ecco è un'attività un po' particolare e francamente non so se in futuro avrò occasione di cimentarmici ancora!
Il rapporto di Murayama con i manga è stata una cosa particolare perché a causa della sua condizione di salute, a parte le sale di shogi e i posti dove andava a mangiare, egli non lasciava quasi mai casa sua, non ha neanche frequentato molto le scuole, e i manga erano quindi un mondo di fantasia dove lui si rifugiava e dove poteva avere una ideale relazione d'amore, almeno con l'immaginazione poteva godere di ciò che il suo fisico non gli aveva concesso nella vita vera. Del resto io non sono un grande lettore di manga sono più lettore di romanzi.
Kenichi Matsuyama: Mi piacciono molto i manga, in particolare Vagabond, ma anche tutte le opere di Osamu Tezuka. Queste ultime continuo a rileggerle ciclicamente, adattandole al momento particolare della vita che sto vivendo, e devo dire che ogni volta che le rileggo scopro sempre qualcosa di nuovo. Ad esempio La fenice di Osamu Tezuka potrebbe essere una trasposizione cinematografica davvero spettacolare (si rivolge scherzando al regista, ndr)!
Verso la fine di Satoshi: A Move for Tomorrow, sullo sfondo di una partita di shogi con Murayama, c’è una suggestiva scenografia. Un paravento con una tradizionale pittura a inchiostro e a lato un giardino di pietre zen. Perché questa simbologia?
Yoshitaka Mori: Tutte le scene di partite precedenti erano ambientate in veri luoghi di incontri di shogi, mentre invece in quel caso volevo proprio dare l’idea di come Murayama fosse vicino al precipizio della morte. Ed era quindi necessario cercare di fare capire come lui si avvicinasse sempre di più al nulla. Oltre a quello sfondo, i tatami di quella scena sono bianchi, non hanno colore. Ho cercato di rimuovere il colore da tutti gli ultimi posti in cui si trovava a stare Murayama. Questo per riportare la mente al suo spirito di quel momento. L’assenza di colore rappresentava il suo stato mentale, cercando di andare per sottrazioni. Sottraendo e sottraendo la cosa che risultava più lineare e semplice era un giardino zen.
FEFF Talk: Satoshi - A Move for Tomorrow
Mark Schilling: Buongiorno a tutti, per me questo è uno dei momenti più alti dell’intero festival perché abbiamo come ospiti un grande attore, Kenichi Mtsuyama, un grande regista, Yoshitaka Mori, e una grande produttrice, Ryoko Nozoe.
Spero che abbiate visto il film, io l’avevo già visto al Tokyo International Film Festival e non sapevo cosa spettarmi da un tipo di film biografico come questo, ma devo ammettere che è stata un gradevole sorpresa. La performance dell’attore è stata fantastica, e questo me lo aspettavo, anche perché si tratta di uno degli attori più bravi dell’attuale panorama giapponese, che ha già lavorato con numerosi registi, dai più impegnati ai più commerciali, solo per citare alcuni titoli fra i più famosi: Linda Linda Linda, la versione live action di Death Note, Norwegian Wood (tratto dal romanzo di Haruki Murakami, ndr) del regista vietnamita Tran Anh Hung. Qualcuno lo ha anche definito il Johnny Depp giapponese, e mi scuso per quest’accostamento, ma lo dico perché è davvero capace di recitare qualsiasi tipo di ruolo, egli scompare ogni volta per entrare totalmente nella parte e ogni volta è qualcosa di fantastico.
Volevo chiedere al sig. Matsuyama: come si è preparato per questo film? Sappiamo che ha dovuto aumentare il suo peso di circa 25 chili e mi chiedevo come ci è riuscito tecnicamente parlando.
Kenichi Matsuyama: Ovviamente è stato necessario aumentare di peso e ho dovuto imparare le regole dello shogi. Ci sono stati dei momenti molto complicati, è stato difficile però al tempo stesso stimolante. Ho cominciato imparando a giocare a shogi con mia figlia a casa, con mia moglie che si arrabbiava per via dell'alimentazione scorretta, mangiavo molte patatine per acquistare peso! Ci sono state tante piccole cose che mi hanno permesso di capire quali fossero le priorità di Maruyama e ho cercato di farle mie per avvicinarmi a questo personaggio.
La seconda domanda è: come ha fatto a perdere quei 25 kg?
Kenichi Matsuyama: In Giappone ci sono molti piatti a base di carboidrati e questo non andava molto bene, quindi ho pensato di andare in America a fare la dieta perché lì c'era più possibilità di mangiare verdure, insalate etc. Inoltre pensavo di riuscire ad abbassare il mio peso con l'esercizio fisico, però alla fine il cibo lì era molto più buono di quello che non avessi immaginato… ho anche viaggiato molto in treno da New York a Seattle e ho cercato di fare delle cose che si possono fare da soli. Ho cercato di divertirmi per circa 10 mesi, che sono stati il periodo necessario per tornare al mio peso forma.
Sia la performance che la regia sono state davvero splendide. Spesso nei film giapponesi ci sono delle interpretazioni un po' troppo artificiali, troppa ilarità, troppa seriosità etc. In questo caso mi è sembrato tutto molto più naturale. Che tipo di studio particolare avete fatto?
Yoshitaka Mori: sì in effetti abbiamo usato uno stile molto all'occidentale ma va anche detto che, nel concentrarmi in questo senso, ho cercato di focalizzarmi sulla figura di Maruyama e sul come fosse possibile utilizzare il talento di Matsuyama per fare in modo di far brillare quella che era la vita di Maruyama, e come in ogni singolo istante fosse possibile far brillare questa esistenza in ogni singolo aspetto della vita di questa persona. Anche nella fase dello storyboard abbiamo cercato di prendere in considerazione sia il dramma di Maruyama, morto all’età di soli 29 anni. Era anche importante riuscire a giocare sul fatto che sia l'attore che il personaggio avessero la stanza età.
Kenichi Matsuyama: in Giappone ci sono molti film che vengono tratti da manga, in quel caso l'interpretazione diventa di addizione rispetto a quella originale del manga, non si riesce a fare una sottrazione. Invece in questo caso per Maruyama si trattava di una persona che è realmente esistita e quindi non serviva una addizione ma piuttosto una sottrazione ed è questa l'idea che mi ha guidato durante la mia interpretazione. In un certo senso si trattava di una cosa molto spaventosa, se posso usare questo termine, ma rispetto al processo inverso si possono ottenere migliori risultati con la sottrazione. Questa è stata un'altra cosa che sono riuscito a condividere con il regista.
Mark Schilling: Il film si basa su un personaggio realmente esistito, un personaggio di rilievo ancora molto vivo nella memoria dei giapponesi, e non solo dei giocatori di shogi. Immagino che il film non avrebbe funzionato senza la figura del personaggio di Habu (Masahiro Higashide) e non avrebbe funzionato se al centro del film non ci fosse stata la contrapposizione e la rivalità fra i due giocatori, una rivalità che rende il film molto vivo e molto potente per via della lotta fra queste due personalità molto forti che si scontrano e che parlano in modo così franco. Come è arrivato all'incontro/scontro tra queste due personalità?
Yoshitaka Mori: si tratta di due geni, quindi se prendiamo una scena come quella del bar, per esempio, in realtà loro non stanno parlando normalmente ma è come se fosse un una sfida. In ogni singola mossa di shogi in pratica è il loro cuore che sta parlando. Ovviamente molte delle loro parole non vengono trasmesse tramite la comunicazione verbale ma tramite la loro gestualità e le loro mosse sulla scacchiera. Era importante riuscire a creare una scena in cui loro cuori e i loro spiriti potessero mettersi a confronto con l'altro. Anche Habu è un genio che tutti quanti conoscono in Giappone, è come parlare di Ichiro della Major League di baseball. È stato anche complicato riuscire a trovare un attore che fosse in grado e di ritrarre un personaggio di questo tipo, ci sono anche stati elementi di pressione ma lui è riuscito comunque a dare vita ad una grande interpretazione, alla fine sono riusciti entrambi ad avere un dialogo solo davanti alla scacchiera di shogi.
Kenichi Matsuyama: sì sono entrambi dei geni. Habu era una persona molto gentile e molto flessibile per certi aspetti, mentre Murayama aveva meno appigli e quindi c’era una aura diversa tra di loro, c'era anche una qualche forma di amore e di rispetto reciproco, di ammirazione, ma c'era anche una forte volontà di vincere e a un certo punto abbiamo cercato di andare oltre la semplice interpretazione e di andare oltre quella che può essere una performance attoriale. Abbiamo raggiunto questo risultato tramite lo shogi che è riuscito a creare questo tipo di dialogo atipico tramite l'interazione che avevano durante il gioco.
Il film come anche la recitazione sono veramente eccezionali, ma anche la musica è importante. Ci può parlare di questo aspetto?
Yoshitaka Mori: è stato Yoshihiro Hanno che si è occupato della musica. Lui lavora a Parigi e non è molto conosciuto in Giappone. Dal momento che si parlava di una cosa molto giapponese come lo shogi ho pensato di non utilizzare una musica strettamente giapponese, quindi ho chiamato Hanno che ha questo grande senso della musica ed ha funzionato, è stato un elemento di successo.
Come è stato accolto il film in Giappone?
Ryoko Nozoe: Il film è stato proiettato come ultima visione nella serata di chiusura del Tokyo International Film Festival e questa è stata una ragione di orgoglio. Il film è stato distribuito a novembre. In Giappone sia Kenichi Matsuyama che il suo collega Masahiro Higashide sono attori molto conosciuti e hanno anche ricevuto delle nomination al Japan Academy per la loro performance che è stata molto apprezzata. Come è stato detto poco fa molte trasposizioni provengono dal mondo dei manga invece questa questa è stata tratta da una esperienza di vita reale, il che non è usuale in Giappone, è più una tradizione occidentale, e secondo me siamo riusciti a dare un buon contributo per cambiare anche solo di poco l'industria cinematografica giapponese. Il fatto che sia qui a Udine che in altri posti fuori dal Giappone il film stia ricevendo molti consensi, pur trattando il tema tipicamente giapponese dello shogi, è un motivo di grande soddisfazione e orgoglio, quindi il fatto stesso di essere riusciti a produrlo è stato fantastico.
So che Matsuyama sta guardando molti film qui al festival, sia giapponesi che di altri paesi asiatici: Volevo sapere la sua impressione sui film visti.
Kenichi Matsuyama: Quando mi reco all'estero cerco sempre di guardare i film di produzione locale e dal momento che adesso mi trovo qui, a un film festival, è un'occasione splendida ogni giorno poter vedere quanti più film possibili, ad esempio l'ultimo che ho visto è stato quello cambogiano che era un film di azione. Mi ha dato l'impressione di freschezza, le scene d'azione erano girate davvero molto molto bene e questo è un tipo di sensibilità che non è presente molto nei film d'azione giapponesi. Sto anche cercando di visitare la città di Udine che davvero stimolante.
Mark Schilling: In effetti è un po' strano vedere un ospite giapponese venire fin qui a Udine per vedere film giapponesi. Questo per me è bellissimo, come è stato bellissimo avere l'opportunità di avere questi ospiti prestigiosi che ringrazio, così come ringrazio tutto il pubblico per essere intervenuto.
Kenichi Matsuyama: Grazie a voi!
Presentazione: Satoshi - A Move for Tomorrow
Trailer: Satoshi - A Move for tomorrow
Vi ricordiamo che il prossimo speciale di AnimeClick.it sul FEFF19 riguarderà le interviste a Nobuhiro Yamashita e Ryuhei Matsuda, rispettivamente regista e attore di My Uncle.
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