Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con Planetarian: Chiisana Hoshi no Yume, ReLife e Toradora!.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Limitato nelle idee, limitato nei mezzi, limitato nella realizzazione.
C'è davvero poco di salvabile in un'opera come “Planetarian”. Se la stagione estiva dagli amanti di casa Key verrà ricordata per l'abbondanza (ben due serie: questo corto “Planetarian” e l'opera di lunghezza standard “Rewrite”), di certo non ci saranno plausi alla qualità generale.
E il motivo è semplicissimo: quest'opera è chiaramente insufficiente. Anzi: quest'opera è deliberatamente insufficiente.
Ciò che abbiamo davanti è un anime di ambientazione post-apocalittica: Kazuya, un riciclatore che visita le rovine di una città per cercare qualcosa di utile, si imbatte nel robot Yumemi durante l'esplorazione. La “ragazza”, riattivatasi con l'ultimo picco di energia arrivato in città, non era altro che il cicerone adibito all'intrattenimento degli ospiti durante il funzionamento del planetario cittadino, e che tenta in tutti i modi di riprendere la sua programmazione in mezzo alla devastazione. È attorno a queste due diversissime personalità che l'opera ruota, o meglio che cerca di ruotare, ma già questo rappresenta il primo scoglio contro cui ci si scontra: giocare con un cast estremamente parco presenta dei limiti diametralmente opposti a quelli di chi utilizza cast ampissimo, cionondimeno i rischi sono del medesimo livello.
Ci si aspetterebbe, infatti, che i due personaggi vengano caratterizzati estremamente bene, ma purtroppo qui ci si imbatte nel primo difetto: all'infuori di qualche flashback (anche ridondante), l'approfondimento è quasi nullo. E anche la psicologia non è da meno: da un lato vi è Yumemi, un robot con dei limiti intrinseci nella comprensione della situazione complessa in cui si trova (e che stordirà chiunque a suon di “gentile cliente”), e al suo fianco troviamo Kazuya, individuo dalla personalità piuttosto piatta che si lascia trascinare dalla storia senza fiatare.
Purtroppo nessuno dei due funziona al meglio, e il risultato finale di tale comparto sfocia in una robottina petulante (quando sarebbe dovuta essere la colonna portante dell'opera) e in un individuo oltremodo passivo e ininfluente.
Ma il difetto più grosso è nella sceneggiatura. Se l'idea in sé poteva funzionare (personaggi permettendo), la sua realizzazione ha un che di disastroso. Per prima cosa lo scenario post-apocalittico è palesemente sotto-sfruttato: lo stato in cui il mondo si ritrova verrà liquidato in poche parole e, paradossalmente, genera quasi la sensazione che sia stato messo lì solo per far incontrare i due. Ovviamente non è così, ma la troppa leggerezza con cui è utilizzato potrebbe farlo pensare.
Ma forse la criticità più grave è nel come viene sviluppato il loro rapporto: Yumemi è, in potenza, una sorta di “simulacro culturale”, un oggetto senziente che testimonia i fasti della civiltà al massimo splendore. E tutto questo viene sfruttato con degli accadimenti triviali e dei siparietti che rendono gran parte dell'opera oltremodo pesante e di difficile visione (e la piuttosto anonima regia non è di nessun aiuto). Purtroppo, la mancanza di avvenimenti importanti, all'infuori delle ultime battute, è una costante dell'anime, che rischia seriamente di far addormentare chiunque non sia un fan sfegatato dei soliti topoi Key.
E, a proposito di tali topoi, non posso certo esimermi dallo spendere qualche parola sul finale: vedendo il quinto e ultimo episodio, è difficile non pensare che i quattro precedenti non siano stati tirati per le orecchie al fine di imbastire quest'ultimo momento, che non è altro che il solito e stucchevole dramma abbastanza inverosimile. Ma, oltre a questo, si aggiunge anche la sua pessima struttura narrativa, che lo rende un misto di staticità e verbosità, unito alla classica deriva drammatica appena citata. A chi piace il dramma alla buona quest'epilogo potrebbe andare bene, ma a tutti gli altri non potranno non pesare tutte le problematiche derivate dalla procrastinazione di qualcosa che, molto probabilmente, era già intuibile prima della fine.
Come già accennato, l'opera in questione è caratterizzata da soli cinque episodi, ed è stata realizzata con un comparto tecnico che non brilla particolarmente. Vi è da dire però che non è nemmeno pessimo, se consideriamo che questa è una produzione web (peccato per la sigla finale, la cui musica è abbastanza scialba e la coreografia fuori luogo). Se ci si chiede se cinque episodi sono sufficienti per quest'opera, la risposta può essere duplice: nel caso di sfruttamento completo degli elementi introdotti e di costruzione sapiente, forse cinque puntate avrebbero potuto rappresentare un limite per difetto.
Ma, alla luce di ciò che abbiamo in quest'anime, probabilmente sarebbero bastate un paio di puntate.
“Planetarian” ha un soggetto mal sfruttato; una realizzazione dei personaggi e una regia caratterizzati da eccessiva sufficienza; e una sceneggiatura incapace di reggere le parti iniziali e quella centrale, rivelandosi un lungo e traballante ponte per il finale.
Non so se il film sequel, previsto per il 2016, migliorerà il brand, ma per ora il tutto è decisamente insufficiente.
C'è davvero poco di salvabile in un'opera come “Planetarian”. Se la stagione estiva dagli amanti di casa Key verrà ricordata per l'abbondanza (ben due serie: questo corto “Planetarian” e l'opera di lunghezza standard “Rewrite”), di certo non ci saranno plausi alla qualità generale.
E il motivo è semplicissimo: quest'opera è chiaramente insufficiente. Anzi: quest'opera è deliberatamente insufficiente.
Ciò che abbiamo davanti è un anime di ambientazione post-apocalittica: Kazuya, un riciclatore che visita le rovine di una città per cercare qualcosa di utile, si imbatte nel robot Yumemi durante l'esplorazione. La “ragazza”, riattivatasi con l'ultimo picco di energia arrivato in città, non era altro che il cicerone adibito all'intrattenimento degli ospiti durante il funzionamento del planetario cittadino, e che tenta in tutti i modi di riprendere la sua programmazione in mezzo alla devastazione. È attorno a queste due diversissime personalità che l'opera ruota, o meglio che cerca di ruotare, ma già questo rappresenta il primo scoglio contro cui ci si scontra: giocare con un cast estremamente parco presenta dei limiti diametralmente opposti a quelli di chi utilizza cast ampissimo, cionondimeno i rischi sono del medesimo livello.
Ci si aspetterebbe, infatti, che i due personaggi vengano caratterizzati estremamente bene, ma purtroppo qui ci si imbatte nel primo difetto: all'infuori di qualche flashback (anche ridondante), l'approfondimento è quasi nullo. E anche la psicologia non è da meno: da un lato vi è Yumemi, un robot con dei limiti intrinseci nella comprensione della situazione complessa in cui si trova (e che stordirà chiunque a suon di “gentile cliente”), e al suo fianco troviamo Kazuya, individuo dalla personalità piuttosto piatta che si lascia trascinare dalla storia senza fiatare.
Purtroppo nessuno dei due funziona al meglio, e il risultato finale di tale comparto sfocia in una robottina petulante (quando sarebbe dovuta essere la colonna portante dell'opera) e in un individuo oltremodo passivo e ininfluente.
Ma il difetto più grosso è nella sceneggiatura. Se l'idea in sé poteva funzionare (personaggi permettendo), la sua realizzazione ha un che di disastroso. Per prima cosa lo scenario post-apocalittico è palesemente sotto-sfruttato: lo stato in cui il mondo si ritrova verrà liquidato in poche parole e, paradossalmente, genera quasi la sensazione che sia stato messo lì solo per far incontrare i due. Ovviamente non è così, ma la troppa leggerezza con cui è utilizzato potrebbe farlo pensare.
Ma forse la criticità più grave è nel come viene sviluppato il loro rapporto: Yumemi è, in potenza, una sorta di “simulacro culturale”, un oggetto senziente che testimonia i fasti della civiltà al massimo splendore. E tutto questo viene sfruttato con degli accadimenti triviali e dei siparietti che rendono gran parte dell'opera oltremodo pesante e di difficile visione (e la piuttosto anonima regia non è di nessun aiuto). Purtroppo, la mancanza di avvenimenti importanti, all'infuori delle ultime battute, è una costante dell'anime, che rischia seriamente di far addormentare chiunque non sia un fan sfegatato dei soliti topoi Key.
E, a proposito di tali topoi, non posso certo esimermi dallo spendere qualche parola sul finale: vedendo il quinto e ultimo episodio, è difficile non pensare che i quattro precedenti non siano stati tirati per le orecchie al fine di imbastire quest'ultimo momento, che non è altro che il solito e stucchevole dramma abbastanza inverosimile. Ma, oltre a questo, si aggiunge anche la sua pessima struttura narrativa, che lo rende un misto di staticità e verbosità, unito alla classica deriva drammatica appena citata. A chi piace il dramma alla buona quest'epilogo potrebbe andare bene, ma a tutti gli altri non potranno non pesare tutte le problematiche derivate dalla procrastinazione di qualcosa che, molto probabilmente, era già intuibile prima della fine.
Come già accennato, l'opera in questione è caratterizzata da soli cinque episodi, ed è stata realizzata con un comparto tecnico che non brilla particolarmente. Vi è da dire però che non è nemmeno pessimo, se consideriamo che questa è una produzione web (peccato per la sigla finale, la cui musica è abbastanza scialba e la coreografia fuori luogo). Se ci si chiede se cinque episodi sono sufficienti per quest'opera, la risposta può essere duplice: nel caso di sfruttamento completo degli elementi introdotti e di costruzione sapiente, forse cinque puntate avrebbero potuto rappresentare un limite per difetto.
Ma, alla luce di ciò che abbiamo in quest'anime, probabilmente sarebbero bastate un paio di puntate.
“Planetarian” ha un soggetto mal sfruttato; una realizzazione dei personaggi e una regia caratterizzati da eccessiva sufficienza; e una sceneggiatura incapace di reggere le parti iniziali e quella centrale, rivelandosi un lungo e traballante ponte per il finale.
Non so se il film sequel, previsto per il 2016, migliorerà il brand, ma per ora il tutto è decisamente insufficiente.
ReLIFE
8.0/10
Recensione di Metal_Movie90
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Quella che mi accingo a recensire è stata una piacevole sorpresa nel recente panorama delle serie anime giapponesi, e dell'estate 2016 in particolare (stagione che in realtà si deve ancora concludere al momento in cui scrivo). La prima cosa che mi ha stupito è che i tredici episodi di "ReLIFE" sono stati rilasciati tutti contemporaneamente su Crunchyroll, cosa che prima d'ora avevo visto fare solo per le serie TV di Netflix (ma magari mi sbaglio). E direi proprio che quest'ultimo è il modello che è stato preso come riferimento.
Se un'eventuale adozione sempre maggiore di questo modello di trasmissione potrà avere degli effetti benefici sul mercato anime ancora non ci è dato saperlo (io sono abbastanza ottimista a riguardo), tuttavia almeno in questo caso ha permesso di avere delle valutazioni sulla bontà dell'opera sin dai primi giorni di inizio della stagione estiva grazie a coloro che se lo sono sparato in binge watching. E, proprio grazie a questo, sin dal suo rilascio ho sentito parlare di "capolavoro", "serie bomba" e così via. Avevo già deciso di dargli una possibilità, ma dopo aver letto questi pareri me lo sono sparato pure io.
E posso dirvi che "ReLIFE" è un'ottima serie, consigliatissima e decisamente più matura e coinvolgente di quello che potrebbe apparire a un primo sguardo, ma che secondo me non riesce a raggiungere lo status di capolavoro (termine oramai fin troppo abusato) a causa di tutta una serie di difetti che cercherò di illustrarvi.
Il principale punto di forza di "ReLIFE" è la sua premessa. Come ti comporteresti se all'improvviso ti ritrovassi a rivivere la tua vita di studente delle superiori? Grazie a questo spunto, sviluppato in maniera egregia e senza forzature nel corso dell'intera serie, "ReLIFE" si rivela essere essenzialmente una commedia scolastica che riesce a riproporre quasi tutti i cliché del genere in maniera originale, e senza farli venire a noia allo spettatore. Mi ha colpito molto da questo punto di vista la grande varietà di temi trattati, diretti e senza alcuna retorica. Ce n'è per tutti i gusti infatti: amicizia, lavoro, scelte di vita, seconde possibilità, maturità, competizione, rivalità, cotte giovanili, rispetto, bullismo, perfino il suicidio! Come potete vedere c'è spazio anche per momenti più seri, ma l'impianto di fondo rimane sempre quello della commedia, e l'alternanza tra le due fasi è gestita in maniera superba.
I dialoghi sono ben scritti, il ritmo rimane sempre alto (non ci si annoia mai) e il cast è perfetto. Il protagonista è convincente, forse si abitua fin troppo velocemente alla sua "nuova" vita di studente delle superiori, ma non ci si fa troppo caso, si riesce subito a provare empatia con lui e con le sue scelte, insomma è ben caratterizzato. Pollice verde anche per Chizuru, che è ben più della classica svampita senza relazioni sociali e le cui reazioni e facce mi hanno letteralmente steso! Ottimi, anche se un po' stereotipati, tutti gli altri personaggi. Se proprio devo dirlo, il mio preferito in assoluto è Kariu: certo, è una complessata e frignona di livello galattico, ma mi è piaciuta sin da subito, sarà perché in passato ho vissuto delle esperienze simili alle sue.
Purtroppo, dopo un inizio esplosivo (i primi sette episodi), l'anime ha un calo, non evidente, ma la cosa si nota abbastanza. Senza fare troppi spoiler, le vicende del protagonista vengono messe in secondo piano e la storia prende alcuni sviluppi che ho trovato scontati e privi di mordente. Sul finale in particolare vi è un "colpo di scena" che secondo me non lo è affatto: molti hanno parlato di bomba di trama, ma, sarò un caso a parte io, è una cosa che si poteva capire quasi fin da subito, e questo gli fa perdere molta potenza. Sempre sul finale, un'altra cosa che azzoppa l'anime sono molte risposte che non vengono date e che sono state sicuramente rimandate a una seconda stagione che ancora non si sa quando (e se) si farà.
Il comparto tecnico è nella media, la colonna sonora azzeccata e piena di brani jazz, ho trovato un po' invasivi in alcuni punti tutti quei motivetti al pianoforte. E non ho apprezzato la scelta di cambiare ending ad ogni episodio.
"ReLIFE" è in conclusione un'ottima serie, una delle migliori commedie scolastiche degli ultimi anni, priva di fanservice e cliché e che non disdegna qualche incursione nel dramma; non è un capolavoro a causa di alcuni difetti che non ho digerito, ma questo ovviamente non mi impedisce di consigliarvela. Rimango in attesa di una seconda stagione per avere una risposta alle molte domande lasciate in sospeso e per rivivere ancora una volta le vicende di Kaizaki Arata e compagnia!
Se un'eventuale adozione sempre maggiore di questo modello di trasmissione potrà avere degli effetti benefici sul mercato anime ancora non ci è dato saperlo (io sono abbastanza ottimista a riguardo), tuttavia almeno in questo caso ha permesso di avere delle valutazioni sulla bontà dell'opera sin dai primi giorni di inizio della stagione estiva grazie a coloro che se lo sono sparato in binge watching. E, proprio grazie a questo, sin dal suo rilascio ho sentito parlare di "capolavoro", "serie bomba" e così via. Avevo già deciso di dargli una possibilità, ma dopo aver letto questi pareri me lo sono sparato pure io.
E posso dirvi che "ReLIFE" è un'ottima serie, consigliatissima e decisamente più matura e coinvolgente di quello che potrebbe apparire a un primo sguardo, ma che secondo me non riesce a raggiungere lo status di capolavoro (termine oramai fin troppo abusato) a causa di tutta una serie di difetti che cercherò di illustrarvi.
Il principale punto di forza di "ReLIFE" è la sua premessa. Come ti comporteresti se all'improvviso ti ritrovassi a rivivere la tua vita di studente delle superiori? Grazie a questo spunto, sviluppato in maniera egregia e senza forzature nel corso dell'intera serie, "ReLIFE" si rivela essere essenzialmente una commedia scolastica che riesce a riproporre quasi tutti i cliché del genere in maniera originale, e senza farli venire a noia allo spettatore. Mi ha colpito molto da questo punto di vista la grande varietà di temi trattati, diretti e senza alcuna retorica. Ce n'è per tutti i gusti infatti: amicizia, lavoro, scelte di vita, seconde possibilità, maturità, competizione, rivalità, cotte giovanili, rispetto, bullismo, perfino il suicidio! Come potete vedere c'è spazio anche per momenti più seri, ma l'impianto di fondo rimane sempre quello della commedia, e l'alternanza tra le due fasi è gestita in maniera superba.
I dialoghi sono ben scritti, il ritmo rimane sempre alto (non ci si annoia mai) e il cast è perfetto. Il protagonista è convincente, forse si abitua fin troppo velocemente alla sua "nuova" vita di studente delle superiori, ma non ci si fa troppo caso, si riesce subito a provare empatia con lui e con le sue scelte, insomma è ben caratterizzato. Pollice verde anche per Chizuru, che è ben più della classica svampita senza relazioni sociali e le cui reazioni e facce mi hanno letteralmente steso! Ottimi, anche se un po' stereotipati, tutti gli altri personaggi. Se proprio devo dirlo, il mio preferito in assoluto è Kariu: certo, è una complessata e frignona di livello galattico, ma mi è piaciuta sin da subito, sarà perché in passato ho vissuto delle esperienze simili alle sue.
Purtroppo, dopo un inizio esplosivo (i primi sette episodi), l'anime ha un calo, non evidente, ma la cosa si nota abbastanza. Senza fare troppi spoiler, le vicende del protagonista vengono messe in secondo piano e la storia prende alcuni sviluppi che ho trovato scontati e privi di mordente. Sul finale in particolare vi è un "colpo di scena" che secondo me non lo è affatto: molti hanno parlato di bomba di trama, ma, sarò un caso a parte io, è una cosa che si poteva capire quasi fin da subito, e questo gli fa perdere molta potenza. Sempre sul finale, un'altra cosa che azzoppa l'anime sono molte risposte che non vengono date e che sono state sicuramente rimandate a una seconda stagione che ancora non si sa quando (e se) si farà.
Il comparto tecnico è nella media, la colonna sonora azzeccata e piena di brani jazz, ho trovato un po' invasivi in alcuni punti tutti quei motivetti al pianoforte. E non ho apprezzato la scelta di cambiare ending ad ogni episodio.
"ReLIFE" è in conclusione un'ottima serie, una delle migliori commedie scolastiche degli ultimi anni, priva di fanservice e cliché e che non disdegna qualche incursione nel dramma; non è un capolavoro a causa di alcuni difetti che non ho digerito, ma questo ovviamente non mi impedisce di consigliarvela. Rimango in attesa di una seconda stagione per avere una risposta alle molte domande lasciate in sospeso e per rivivere ancora una volta le vicende di Kaizaki Arata e compagnia!
Toradora!
9.0/10
Nel 2008 lo studio J.C. Staff ci regala una frizzante commedia scolastica che prende il nome di “Toradora!”: composto da venticinque episodi, l’anime è tratto dall’omonima light novel scritta Yuyuko Takemiya e illustrata da Yasu.
La serie vede come protagonista Ryuji Takasu, liceale dall’animo gentile che, a causa dello sguardo torvo ereditato da suo padre, viene continuamente scambiato per un teppista. Un giorno il ragazzo ha il “piacere” di fare la conoscenza di Taiga Aisaka, soprannominata da tutti la “tigre palmare”, perché, a dispetto della sua corporatura minuta, presenta un’indole piuttosto aggressiva. Dopo una sfortunata serie di eventi, i due si ritroveranno ad aiutarsi reciprocamente per conquistare le persone da loro amate. La leggenda della tigre e il drago ha così inizio.
“Toradora!” è stato il primo anime del suo genere che abbia mai visto, e non posso negare di essergli affezionata, dato che mi ha avvicinato agli anime più di quanto abbia fatto “Sailor Moon”. Tuttavia, mettendo da parte il mio amore per l’opera, trovo che essa sia riuscita davvero sotto molti aspetti.
Partiamo dal lato più leggero, ovvero quello comico: fatta eccezione per la gag della padrona e del cane, visibilmente ispirata a “Zero no Tsukaima”, trovo che l’anime abbia un umorismo tutto suo, un po’ fuori dall’ordinario. Basti ricordare situazioni originali e strampalate come, ad esempio, Minori che prepara il budino del secchio, lo spettacolo di wrestling al festival culturale o lo strano sogno fatto da Haruta in tempi natalizi.
Altro punto a favore della serie è sicuramente la storia d’amore, quasi dettata dal destino, che la fa da padrone. Penso, infatti, che sia una delle più belle che abbia mai visto, poiché non si tratta della solita cotta nata all’improvviso dal nulla: i sentimenti dei due nascono e si sviluppano a poco a poco, senza che se ne accorgano, perché i protagonisti sono sempre stati insieme, a sostenersi l’un l’altra.
Oltre che sull’amore e le risate, sono convinta che “Toradora!” sia un anime che si concentri principalmente sull’adolescenza. I personaggi, infatti, hanno modi di fare e di pensare tipici della loro età, hanno atteggiamenti infantili e per niente da adulti: sbandierano il loro amore davanti a tutta la scuola, si azzuffano in classe oppure si preoccupano per i loro amici senza pensare ai propri sentimenti, senza dichiarare apertamente cosa provano, mettendo in moto un circolo vizioso, fatto di parole non dette e sensi di colpa, che creerà non poca confusione tra di loro. Proprio la parola “confusione”, insieme alla parola “fuga”, sono quelle che meglio li descrivono: sono incerti sul da farsi e sul proprio futuro, non comprendono sé stessi e chi sta attorno a loro, e non fanno che fuggire dai propri problemi e dalla propria famiglia. Ma, com’è giusto che sia, alla fine faranno la loro scelta, prenderanno le giuste decisioni e cresceranno, anche se la strada per diventare adulti sarà ancora molto lunga.
Insomma, la caratterizzazione di quasi tutti i personaggi è ottima, e ognuno di loro presenta molteplici sfaccettature. Meraviglioso esempio è Ami, che a prima vista sembra la solita yandere: è svampita e carina all’apparenza, ma invece nasconde un pessimo carattere, ricco di difetti. Quest’ultimo, però, sebbene mi avesse già rapito fin dall’inizio, nel corso degli episodi si è rivelato ancor più realistico e variegato. Ami, infatti, è considerata da tutti la più adulta a matura, ma in realtà la persona che le piace carpisce subito la sua indole infantile: basti pensare al fatto che per mettere fine al gioco della “famigliola felice” si invischi in questioni sentimentali che non la riguardano. In realtà, si capisce che non lo fa tanto per salvare gli altri, ma piuttosto per sé stessa, poiché è quella che più di tutti non sopporta la falsa aria di tranquillità creatasi attorno a lei.
Ami, dunque, si è guadagnata il titolo di miglior personaggio di “Toradora!”, ed è seguita a ruota dalla sua protagonista. Taiga, di primo acchito, sembra la copia sputata di Louise: entrambe piccole, con i capelli lunghi e fluenti, tsundere e persino doppiate dalla stessa seiyuu, Rie Kugimiya. Ma la nostra “tigre palmare” non è affatto un personaggio banale e riciclato: oltre a nascondere “qualcosa di gentile ed estremamente dolce” [cit.], cela dietro al suo carattere scorbutico insicurezza e mancanza di autostima. Cosa molto bella è che la ragazza sarà in grado di capire, accettare sé stessa, e aggiustare i rapporti con la sua famiglia grazie alla persona che le piace, che l’ha sempre amata per quello che è.
Arriviamo al lato tecnico: il character design è nel complesso molto carino, anche se spesso subisce qualche calo. Belle le animazioni e gli sfondi, superbe invece le musiche: l’OST “Lost My Pieces” mi ha fatto piangere più di una volta, “Startup” mi ha dato la carica e “Yasashisa no Ashioto”, “Yuugure no Yakusoku” e “Ame Iro Rondo” mi hanno scaldato il cuore. Stupende anche le sigle, in particolare l’ending “Orange”, la mia sigla di chiusura degli anime preferita.
L’anime è stato acquistato anche in Italia, quindi faccio un piccolo appunto sul doppiaggio. Quest’ultimo, purtroppo, non è dei migliori: Ludovica Bebi ha un timbro di voce e una recitazione che non raggiungono quelli di Yui Horie, mentre Fabiola Bittarello migliorerà solamente verso gli ultimi episodi. La più brava, a parer mio, è stata Elena Liberati - doppiatrice di Ami - che, a parte i primi episodi in cui era insopportabile ascoltarla, per il resto della serie ha svolto un ottimo lavoro.
Tirando le somme, “Toradora!” è un anime con innumerevoli pregi, dall’ottima introspezione psicologica dei personaggi alla meravigliosa storia d’amore trattata. Ovviamente non è privo di difetti: il primo è stato, sicuramente, quello di aver esagerato troppo alcune situazioni, rendendole eccessivamente drammatiche. L’altra nota dolente sono i personaggi secondari (Noto, Haruta ecc.) semplicemente stupidi, forse inutili se non avessero contribuito a strappare qualche sorriso ogni tanto. Il mio voto finale, un 9, forse è un po’ di parte, ma “Toradora!” è un anime che consiglierei vivamente a tutti gli amanti del genere.
La serie vede come protagonista Ryuji Takasu, liceale dall’animo gentile che, a causa dello sguardo torvo ereditato da suo padre, viene continuamente scambiato per un teppista. Un giorno il ragazzo ha il “piacere” di fare la conoscenza di Taiga Aisaka, soprannominata da tutti la “tigre palmare”, perché, a dispetto della sua corporatura minuta, presenta un’indole piuttosto aggressiva. Dopo una sfortunata serie di eventi, i due si ritroveranno ad aiutarsi reciprocamente per conquistare le persone da loro amate. La leggenda della tigre e il drago ha così inizio.
“Toradora!” è stato il primo anime del suo genere che abbia mai visto, e non posso negare di essergli affezionata, dato che mi ha avvicinato agli anime più di quanto abbia fatto “Sailor Moon”. Tuttavia, mettendo da parte il mio amore per l’opera, trovo che essa sia riuscita davvero sotto molti aspetti.
Partiamo dal lato più leggero, ovvero quello comico: fatta eccezione per la gag della padrona e del cane, visibilmente ispirata a “Zero no Tsukaima”, trovo che l’anime abbia un umorismo tutto suo, un po’ fuori dall’ordinario. Basti ricordare situazioni originali e strampalate come, ad esempio, Minori che prepara il budino del secchio, lo spettacolo di wrestling al festival culturale o lo strano sogno fatto da Haruta in tempi natalizi.
Altro punto a favore della serie è sicuramente la storia d’amore, quasi dettata dal destino, che la fa da padrone. Penso, infatti, che sia una delle più belle che abbia mai visto, poiché non si tratta della solita cotta nata all’improvviso dal nulla: i sentimenti dei due nascono e si sviluppano a poco a poco, senza che se ne accorgano, perché i protagonisti sono sempre stati insieme, a sostenersi l’un l’altra.
Oltre che sull’amore e le risate, sono convinta che “Toradora!” sia un anime che si concentri principalmente sull’adolescenza. I personaggi, infatti, hanno modi di fare e di pensare tipici della loro età, hanno atteggiamenti infantili e per niente da adulti: sbandierano il loro amore davanti a tutta la scuola, si azzuffano in classe oppure si preoccupano per i loro amici senza pensare ai propri sentimenti, senza dichiarare apertamente cosa provano, mettendo in moto un circolo vizioso, fatto di parole non dette e sensi di colpa, che creerà non poca confusione tra di loro. Proprio la parola “confusione”, insieme alla parola “fuga”, sono quelle che meglio li descrivono: sono incerti sul da farsi e sul proprio futuro, non comprendono sé stessi e chi sta attorno a loro, e non fanno che fuggire dai propri problemi e dalla propria famiglia. Ma, com’è giusto che sia, alla fine faranno la loro scelta, prenderanno le giuste decisioni e cresceranno, anche se la strada per diventare adulti sarà ancora molto lunga.
Insomma, la caratterizzazione di quasi tutti i personaggi è ottima, e ognuno di loro presenta molteplici sfaccettature. Meraviglioso esempio è Ami, che a prima vista sembra la solita yandere: è svampita e carina all’apparenza, ma invece nasconde un pessimo carattere, ricco di difetti. Quest’ultimo, però, sebbene mi avesse già rapito fin dall’inizio, nel corso degli episodi si è rivelato ancor più realistico e variegato. Ami, infatti, è considerata da tutti la più adulta a matura, ma in realtà la persona che le piace carpisce subito la sua indole infantile: basti pensare al fatto che per mettere fine al gioco della “famigliola felice” si invischi in questioni sentimentali che non la riguardano. In realtà, si capisce che non lo fa tanto per salvare gli altri, ma piuttosto per sé stessa, poiché è quella che più di tutti non sopporta la falsa aria di tranquillità creatasi attorno a lei.
Ami, dunque, si è guadagnata il titolo di miglior personaggio di “Toradora!”, ed è seguita a ruota dalla sua protagonista. Taiga, di primo acchito, sembra la copia sputata di Louise: entrambe piccole, con i capelli lunghi e fluenti, tsundere e persino doppiate dalla stessa seiyuu, Rie Kugimiya. Ma la nostra “tigre palmare” non è affatto un personaggio banale e riciclato: oltre a nascondere “qualcosa di gentile ed estremamente dolce” [cit.], cela dietro al suo carattere scorbutico insicurezza e mancanza di autostima. Cosa molto bella è che la ragazza sarà in grado di capire, accettare sé stessa, e aggiustare i rapporti con la sua famiglia grazie alla persona che le piace, che l’ha sempre amata per quello che è.
Arriviamo al lato tecnico: il character design è nel complesso molto carino, anche se spesso subisce qualche calo. Belle le animazioni e gli sfondi, superbe invece le musiche: l’OST “Lost My Pieces” mi ha fatto piangere più di una volta, “Startup” mi ha dato la carica e “Yasashisa no Ashioto”, “Yuugure no Yakusoku” e “Ame Iro Rondo” mi hanno scaldato il cuore. Stupende anche le sigle, in particolare l’ending “Orange”, la mia sigla di chiusura degli anime preferita.
L’anime è stato acquistato anche in Italia, quindi faccio un piccolo appunto sul doppiaggio. Quest’ultimo, purtroppo, non è dei migliori: Ludovica Bebi ha un timbro di voce e una recitazione che non raggiungono quelli di Yui Horie, mentre Fabiola Bittarello migliorerà solamente verso gli ultimi episodi. La più brava, a parer mio, è stata Elena Liberati - doppiatrice di Ami - che, a parte i primi episodi in cui era insopportabile ascoltarla, per il resto della serie ha svolto un ottimo lavoro.
Tirando le somme, “Toradora!” è un anime con innumerevoli pregi, dall’ottima introspezione psicologica dei personaggi alla meravigliosa storia d’amore trattata. Ovviamente non è privo di difetti: il primo è stato, sicuramente, quello di aver esagerato troppo alcune situazioni, rendendole eccessivamente drammatiche. L’altra nota dolente sono i personaggi secondari (Noto, Haruta ecc.) semplicemente stupidi, forse inutili se non avessero contribuito a strappare qualche sorriso ogni tanto. Il mio voto finale, un 9, forse è un po’ di parte, ma “Toradora!” è un anime che consiglierei vivamente a tutti gli amanti del genere.
Toradora forever !
E per sorbirsi il solito sentimentalismo falso come una banconota da 3 euro.
Di contro, era così pesante che sembrava di guardare una serie da 50 episodi.
Ma credo che alla fine sia comunque meglio di Rewrite...
Una pessima stagione per gli adattamenti Key.
Ma ToRaDoRa! <3 quanto l'ho adorato! È stato la prima serie animata che ho visto alle superiori :3 sono passati praticamente cinque anni,pare impossibile!
Peccato che la novel esca tanto lentamente
Toradora! La adoro, una serie stupenda.
Planetarian non so cosa sia, ho letto alcune recensioni di Meganoide e quasi sempre mi son trovato d'accordo quindi credo proprio che questa serie la scarterò.
Toradora invece è un anime che tratta di adolescenti alle prese con il primo amore, ma il modo in cui questo tema viene trattato ti strappa il cuore a ogni età. Ho un ricordo veramente speciale di questa storia ed è un anime che imho dovrebbero vedere tutti, target o non target, che piaccia il genere o no.
Relife ho solo letto parte del manga, ancora devo iniziare l'anime, ma posso dire che è un prodotto che vale la pena vedere. Non contiene solo i classici problemi adolescenziali per fortuna quindi risulta molto godibile.
Relife lo tengo da vedere e mi interessa molto, non appena avrò il tempo mi ci dedicherò.
Toradora è uno degli anime sentimentali a cui sono più affezionato in assoluto. Visionato in lingua originale e poi doppiato mi ha lasciato le stesse sensazioni nonostante già sapessi l'epilogo. Una bella storia d'amore in un contesto scolastico non troppo forzato, per quanto a tratti un pò scontata.
ReLife che dire...l'ho già lodato abbastanza, forse la sorpresa della stagione e uno dei migliori anime della stessa.
Toradora è un buon anime, che soffre una trama scontata e uno sviluppo delle vicende discutibile, comunque godibile anche grazie a dei personaggi ben caratterizzati.
Per il primo andrei anche sul 9, mentre per il secondo più sul 7,5.
Ami - e qui sono d'accordo con la descrizione del recensore - resta il personaggio meglio costruito.
Anche io...la mia preferita! *_*
Oh no? entra veramente nel profondo delle tue emozioni quando l'ascolti *_*
Ci sono infinite serie drammatiche degne di questo nome (che magari offrono anche una trama interessante di contorno), e ce ne sono persino di migliori pure negli adattamenti key (che non nego di apprezzare poco).
Questo è un more of the same per coloro che ormai vogliono un contentino del solito.
Troppo <3 Adoro :3
Certamente non lo reputo un "contentino"
Si Giac i pareri di utenti con gusti diversi dai nostri sono utilissimi
Anche perché non ho mai tirato in ballo la produzione, tranne quando ho asserito, nella mia rece, che infondo ha un comparto tecnico che non è pessimo, specialmente se messo in relazione alla modalità di diffusione utilizzata.
Quello che mi interessa, e che sarebbe motivo di discussione in rubriche del genere, è il cosa ci hanno visto altri utenti con un punto di vista differente dal mio.
Per esempio sopra c'è un utente che dice di non aver riscontrato nessuno dei difetti da me elencati (cosa che mi rende alquanto perplesso, ma al contempo mi incuriosisce e mi porta a chiedermi che cosa ci abbia visto), mentre tu lo definisci un "gioiellino".
Io non ho visto nulla di realmente convincente, e di contro ho scorto alcuni dei topoi frequentemente utilizzati nelle riduzioni da visual novel di un certo tipo, con l'aggiunta del fatto che qui vi è una notevole contrazione (stabilita dal formato e dalla durata) che diminuisce il numero di personaggi (di fatto sono solo due), la cura alla loro caratterizzazione psicologica ("difetto" prevedibile, visto che uno dei due ha una psicologia necessariamente limitata con dei paletti, e che ritengo non sia stato compensato in maniera apprezzabile), e limita la "quantità di eventi" che possono avvenire nell'arco temporale dell'opera.
In tutta onestà mi chiedo cosa abbia quest'opera di così speciale da essere posta a fianco di altre produzioni dello stesso genere, in particolare quelle ben più complesse e articolate.
Poi, come ho già detto, questa è una tipologia di opere che non apprezzo particolarmente (specialmente a causa della frequentissima corsa alla stucchevolezza), ma anche coloro che apprezzano queste produzioni (e che avrebbero dato un voto positivo) dovrebbero rendersi conto della sua intrinseca inferiorità rispetto allo standard.
Poi boh, sarà anche vero che ognuno ha le sue opinioni, ma i pochi con cui ho avuto la possibilità di confrontarmi su quest'opera in modo abbastanza approfondito hanno dipinto un quadro non troppo dissimile al mio. Quindi, in tutta onestà, la mia curiosità circa gli aspetti apprezzabili di questo Planetarian permane, in quanto io ho davvero faticato a vederli, mentre le criticità mi parevano alquanto alla luce del sole.
La mia recensione l'ho scritta e la vedrai pubblicata prima o poi, ti farai un'idea del perchè a me è piaciuto ma resterai ugualmente con un grosso punto interrogativo sulla testa semplicemente perchè noterai che dirò l'esatto contrario di quel che tu affermi e dirai "ma com'è possibile"? - Speriamo che tu dica questo e non di peggio XD -
Perchè a Tizio una cosa può far schifo mentre Caio la vede ben realizzata affermando l'esatto opposto di Tizio? I motivi sono molteplici, diverse esperienze pregresse, diversa sensibilità, diversi gusti fondamentalmente che ci portano a cercare e a vedere cose opposte e a trarre conclusioni divergenti. Per esempio a te non è piaciuta la caratterizzazione dei personaggi io l'ho trovata perfetta per un'opera di questo tipo e di questa lunghezza.
Io non ho idea di quali produzioni vorresti affiancare a questa serie, di quali standard tu stia parlando... personalmente non ne conosco altre di questo genere e di questa lunghezza dunque con cosa lo dovrei raffrontare? Mi viene in mente solo Korewake no Orgel di formato simile e con situazioni vagamente paragonabili, ma a mio avviso era assai inferiore a Planetarian. Quando giudichi un corto (per esempio) lo vai forse a raffrontare con le serie convenzionali? Io assolutamente no. La breve durata ne limita l'approfondimento e gli sviluppi, tuttavia quel che ho visto mi è piaciuto non poco, non mi ha fatto annoiare neanche nelle (tante) fasi lente, proprio io poi che cerco quasi sempre l'azione! Era presente un'atmosfera che mi è piaciuta parecchio nella quale immedesimarmi piacevolmente. Non mi ha fatto piangere (è difficile nel mio caso) ma è riuscito comunque a toccarmi con la dolcezza della piccola robottina e il carattere "puro e sognante" del ragazzo (che all'inizio credevo assai diverso).
Se sin d'ora avevi trovato solo persone che la pensavano come te evidentemente ti sei confrontato solo con persone con gusti simili ai tuoi, ti basterebbe comunque guardare le votazioni ai vari episodi per accorgerti che la maggiorparte dell'utenza ha gradito la serie. In questa circostanza hai trovato me e Rieper che siamo di parere diverso dal tuo ma ce ne sarebbero tanti altri di utenti che la pensano come noi ma che restano silenziosi.
Quando qualcosa ci piace o ci fa veramente schifo ci sembra abbastanza strano che qualcun'altro possa giungere a conclusioni diametralmente opposte alle nostre ed è assai arduo "spiegare" i relativi punti di vista perchè ci troveremo a cozzare con affermazioni opposte come (per esempio) quella che tu reputi una caratterizzazione nulla e io considero una caratterizzazione quasi perfetta (per questo tipo di anime). Perchè la considero quasi perfetta? Perchè nel breve tempo a sua disposizione fa capire i sentimenti del ragazzo e riesce a far immedesimare nel modo di pensare della robottina, perché riesce a toccarti.... a te evidentemente ha fatto un effetto diverso.
Ma credo che tutti abbaiano visto almeno qualche produzione breve di qualsiasi genere, e non penso sia difficile realizzare che in 5 episodi si può fare decisamente di più nella costruzione psicologica.
Qui per esempio avevamo un background quasi nullo (per quanto riguarda il protagonista maschile, di cui si sapeva solo la professione e un paio di flashback abbastanza statici con elementi che di fatto non aggiungevano molto alla sua personalità) o ridotto (la protagonista femminile, della quale sono state inviati spezzoni utili ma concettualmente abbastanza ridondanti).
E questi sono aspetti che solitamente abbastanza importanti per lo sviluppo di un personaggio.
Se poi adducete al fatto che il gradimento potrebbe essere legato a elementi "Iyashikei" (ma è una mia supposizione, visto che nessuno finora è stato molto chiaro nell'elencare i pro di quest'opera) nella parte iniziale (legata al planetario) e i risvolti drammatici nella parte finale, allora qui se ne potrebbe discutere.
Poi, per le altre cose, onestamente non vedo cosa c'entrino: ci saranno anche state molte persone che hanno spolliciato in positivo gli episodi, ma qui (che è un'area di discussione apposita) non ho visto la calca per postare commenti che argomentassero posizioni differenti.
Io stesso ho frequentemente partecipato, in queste pagine, a discussioni interessanti e articolate con certi utenti, ed è veramente un peccato che ormai al confronto si preferisca la spolliciata (indice di popolarità più che di giudizio) e che si utilizzi tale metro al posto del sano dialogo.
Magari la "maggior parte" ha anche gradito quest'opera, ma tale fatto non è molto utile se manca la volontà o la capacità di esprimersi nelle sedi appropriate.
Io credo che un'opera debba essere giudicata prevalentemente stand alone senza troppi parallelismi con le opere da cui derivano, anche quando si parla dei manga,
No, io non la vedo in questi termini, ossia non ritengo si sarebbe potuto fare molto di più, qualsiasi prodotto, anche quelli meglio riusciti, hanno sempre margini di miglioramento, questo dovrebbe essere ovvio ma il lavoro svolto in questo caso a me è sembrato buono, con me ha funzionato benone trasmettendomi un certo tipo di emozioni che spesso stento a trovare anche in opere più "ricercate".
"Yashikei" è la prima volta che sento questo termine, dunque non ho la bencheminima idea di cosa si tratti, potresti essere più chiaro in merito per favore?
Ti ho scritto io che sto tentando di sostenere la conversazione, non per tentare di farti cambiare idea né per cercare di dare peso alle mie convinzioni ma per semplice piacere di dialogare assieme, ti ha scritto Rieper e gli altri (come spesso avviene) non hanno voglia di dire la loro, molto spesso (purtroppo) l'utenza non trova neanche voglia e tempo di scrivere una rece, io invece ritengo che il bello del sito siano i possibili confronti. Purtroppo invece (e qui siamo concordi al 100%) l'utenza preferisce spolliciare verde o rosso e lavarsene le mani e anche per questo che personalmente son sempre stato contrario all'utilizzo dei pollicini, prima si dialogava di più! C'è anche da dire che sempre più raramente è possibile effettuare confronti civili senza che uno dei due voglia prevaricare sull'altro e magari cominci pure ad offendere, temo che molti siano frenati anche da questo.
Ma la derivazione da VN ha un certo peso in queste opere: non è infrequente che in tali opere si utilizzino dei personaggi fortemente stereotipati e ricalcanti un certo tipo di standard (la tsundere, la timida, la ragazza apatica ecc...) e questo si riflette frequentemente sull'opera animata.
Per Iyashikei:
https://myanimelist.net/clubs.php?cid=22685
Sebbene sia sbagliato parlare di queste opere con quel termine, ci sono alcuni momenti nelle derivazioni di questo tipo di VN che possono rimandare a questo genere (specialmente nelle parti slice of life prima dell'accentuazione del proverbiale dramma).
Ho sempre pensato sia uno dei motivi per cui la gente guarda questo tipo di opere, sebbene spesso manchino di buona parte degli elementi che rendono la definizione calzante.
In Planetarian il momento "rilassante" è quello della riparazione e avvio del planetario, che francamente trovo l'unica cosa dell'opera che possa realmente essere interessante (molto più del finale, che francamente aveva pure uno script che lasciava un po' a desiderare).
E anzi, questo mi porta a dire una cosa che ho realizzato a posteriori e che a suo tempo non avevo incluso nella rece: alcune scelte nell'organizzazione degli episodi le ho trovate piuttosto peculiari, e non mi sorprenderebbe se quest'opera fosse nata originariamente come progetto per un film.
Non voglio assolutamente fare il fatalista come i "tanti" che scrivono che l'animazione giapponese sia alla frutta e via discorrendo tuttavia una cosa credo sia vera, al giorno d'oggi è ormai difficile (soprattutto per chi di serie ne ha già viste parecchie) trovare dei personaggi "originali" che non siano in qualche modo stereotipati, si è visto di tutto, chi più chi meno...
Ho letto il link per "Iyashikei" e, se ho ben compreso, direi che Planetarian potrebbe anche esser preso come tale a me è riuscito a trasmettere un velo di tristezza ma anche una sorta di liberazione, di serenità per una conclusione allo stesso tempo triste ma piena di speranza.
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