L'industria dell'animazione giapponese sta vivendo negli ultimi anni un boom come non si vedeva da un po'. Per darvi un'idea della portata del fenomeno basti pensare che nel 2015 gli introiti in questo settore sono stati pari a 1.825,5 miliardi di yen (circa 14 miliardi di euro), compresi la vendita dei diritti all'estero e le uscite in BD e DVD.
Un record senza precedenti e un trend confermato l'anno successivo con i più di 2.000 miliardi di yen (15,8 milioni di euro) raccolti soprattutto grazie al successo planetario di Kimi no na wa (Your name.), il blockbuster di Makoto Shinkai uscito sugli schermi nipponici ad agosto del 2016.
Ma non solo: anche Kono sekai no katasumi ni (In questo angolo di mondo), proiettato a partire dal novembre 2016, ha guadagnato parecchio, seppur più lentamente. E quest'anno Yuasa Masaaki ha vinto il Cristal du long métrage al Festival international du film d’animation d’Annecy per il suo film Yoake Tsugeru Lû no uta: erano 22 anni che una produzione giapponese non riusciva nell'intento.
Si può perciò affermare che il mercato degli anime è senza dubbio in piena espansione e sta godendo di una grande popolarità anche all'estero, ma quanto costa tutto ciò in termini di forza lavoro? Soprattutto i giovani disegnatori sono sottoposti a orari massacranti per un salario spesso inadeguato, ma il loro apporto è fondamentale; come conciliare le due cose? Vediamo di capire meglio cosa c'è dietro a questa industria che fa sognare milioni di persone.
Si è iniziato a parlare di questo problema quando a maggio lo Studio Ghibli ha messo online un bando per assumere disegnatori per il nuovo film che avrebbe segnato il ritorno del maestro Hayao Miyazaki dopo l'annuncio del suo pensionamento.
La proposta fatta dallo studio era di un contratto per tre anni con uno stipendio mensile di 200.000 yen (circa 1.550 euro). Sul web, al di fuori dell'arcipelago, si erano levati cori di protesta, condannando le condizioni di lavoro deprecabili che erano offerte ad animatori professionisti.
Ma Irie Yasuhiro, direttore della JAniCA (Associazione dei creatori del cinema di animazione giapponese), ha tenuto a precisare che c'era un errore di fondo, in quanto nel bando non era specificato che tali condizioni remunerative erano offerte a persone in corso di formazione, cioè tirocinanti e che quindi erano perfettamente in linea con il mercato mondiale.
Ma sono pochi gli studi che si possono permettere simili trattamenti per formare una nuova generazione di disegnatori. Perché sono spesso i più giovani ad essere sottopagati. Allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro degli animatori dell'arcipelago, nel 2007 è stata fondata la JAniCA.
Grazie alle sue ricerche sul campo si è scoperto che i dôgaman (in italiano definiti "intercalatori", cioè coloro che si occupano di creare una serie di fotogrammi (definiti inbetweens, "intercalari") tra un fotogramma di partenza e uno di arrivo) guadagnano in un anno 1.11 milioni di yen (circa 8.500 euro). Fatti due conti, il loro stipendio mensile non raggiunge gli 800 euro, a fronte di un lavoro quotidiano di 10-11 ore con non più di 4 giorni di riposo durante un mese.
Sono ovviamente paghe molto basse: Irie Yasuhiro ha calcolato che un intecalatore riceve per ogni immagine disegnata 200 yen (meno di 2 euro); per riuscire a prendere almeno 1.000 yen all'ora dovrebbe disegnare 5 immagini in un'ora ma mediamente nelle produzioni standard se ne fanno al massimo 2.
D'altronde il ruolo di intercalatore è sempre stato la gavetta necessaria a formare nuovi animatori: lo stesso Irie Yasuhiro ha iniziato proprio così. Il realizzatore di Hagane no renkinjutsushi furu metaru arukemisuto (FullMetal Alchemist Brotherhood, 2009-2010) ha debuttato all'età di 18 anni come intercalatore. Dopo due anni è stato promosso al layout (un lavoro di composizione grafica molto meticoloso che serve per risolvere gli ultimi problemi prima di iniziare con l'animazione vera e propria); tutto questo gli è servito per essere pronto ad approdare al ruolo di animatore chiave.
"Ma al giorno d'oggi" fa notare Irie Yasuhiro "spesso i nuovi apprendisti sono collocati da subito al layout, per preparare in maniera molto precisa il lavoro di animatori e operatori partendo dallo story board. E questa decisione è presa solo perché hanno un bel tratto; ma saltare il lavoro di intercalatore non permette loro di assimilare per bene le nozioni fondamentali del cinema di animazione e quando arriverà il giorno in cui sarà data loro l'opportunità di essere il disegnatore principale saranno totalmente impreparati".
C'è poi da tener conto di un altro aspetto: la delocalizzazione del lavoro; i giovani tirocinanti non impareranno mai le basi perché nel 80-90% delle produzioni l'intercalazione è affidata a studi con sede fuori dal Giappone, nella maggior parte dei casi in Cina e in Corea del Sud.
Si instaura quello che è definito un circolo vizioso: gli anime per la tv continuano ad aumentare e la maggior parte sono produzioni trimestrali che richiedono molto più personale. Ma molti giovani giapponesi non accettano il lavoro perché i salari degli intercalatori sono troppo bassi per poterci vivere (a meno di non essere ancora in casa con i genitori).
Quindi gli studi si affidano a ditte estere per compensare la carenza di personale ed è sempre più difficile per un giapponese trovare lavoro.
"I primi due anni di formazione sono molto importanti" afferma Irie Yasuhiro "Se il mestiere di intercalatore permettesse di vivere decentemente, l'industria del cinema di animazione nipponica sarebbe in grado di assicurare la formazione di molte nuove leve da occupare nelle numerose produzioni".
Purtroppo anche il governo non si rende conto della gravità di questa situazione paradossale: recentemente infatti Irie Yasuhiro ha avuto l'occasione di parlarne con il Comitato per la promozione della strategia definita "Cool Japan" promossa dal Partito Liberale Democratico ma anche con un gruppo parlamentare misto che si occupava proprio della diffusione di manga, anime e videogiochi.
Il direttore della JAniCA ha dovuto amaramente constatare che ad alcuni di questi politici non sembrava affatto strano affidare all'estero del lavoro che poteva essere svolto nel paese. Ha cercato quindi di far comprendere loro che il mondo dell'animazione non è un'industria come le altre.
"Al momento sia la Cina che la Corea del Sud stanno formando animatori molto validi partendo proprio dalle migliori immagini giapponesi che il mercato può offrire. La nuova generazione sta nascendo all'estero e allo stesso tempo i giovani nipponici che sono attirati dal mondo degli anime non hanno praticamente nessuna chance di lavorare come intercalatori e di apprendere così i segreti del mestiere. Di questo passo" ha continuato Irie Yasuhiro "l'animazione dipenderà sempre di più dall'estero: si potrà quindi continuare a parlare di Japanimation?"
Come porre rimedio a questa situazione? L'Associazione dei creatori del cinema di animazione ha chiesto che siano previsti degli sgravi fiscali per gli studi e delle sovvenzioni per sostenere gli intercalatori. Ed è riemerso il progetto di fondare un Centro Nazionale delle Arti Mediatiche (proposto per la prima volta nel 2009 durante il mandato di Asô Tarô, Primo Ministro appassionato di manga), trasformandolo in un Centro Nazionale dei Manga, ora sottoposto al giudizio di una commissione apposita della Dieta.
Questo centro, secondo Irie Yasuhiro, dovrebbe diventare soprattutto una scuola di formazione per aspiranti disegnatori, con gruppi di studio focalizzati su alcuni aspetti peculiari dell'industria dell'animazione come la fotografia, il suono e l'uso del colore.
Interessante è poi sottolineare che se il mercato dell'animazione giapponese sta continuando a crescere di anno in anno, i costi di produzione sono fermi sempre alle stesse cifre da circa vent'anni. "Tutti sanno che budget più grandi facilitano notevolmente le cose", dice Irie Yasuhiro, "ma nessuno osa chiedere di più per paura di perdere un contratto a favore di un altro studio."
Bisogna tenere in considerazione anche il sistema di finanziamento che esiste dietro ad ogni progetto: per la maggior parte dei film d'animazione giapponesi i soldi provengono da un "comitato di produzione" che coinvolge diverse imprese. Quando uno studio richiede dei fondi, non basta che una delle aziende sia d'accordo: occorre che ci sia l'unanimità per accordare il finanziamento. In questo modo si dividono i rischi, ma spesso chi tiene i cordoni della borsa non è a conoscenza delle reali condizioni di produzione.
Ma non tutto è perduto o è fermo: recentemente, lo studio MAPPA, che ha prodotto il blockbuster "In questo angolo di mondo" ha iniziato a cercare nuovi tirocinanti e lo ha fatto a condizioni sorprendentemente generose rispetto al resto del settore anime giapponese, includendo nel contratto la possibilità di essere poi assunti a tempo indeterminato una volta finito il periodo di addestramento.
Questo probabilmente attirerà un gran numero di candidati di talento e, se gli altri studi di produzione non troveranno la forza e la volontà di cambiare, ben presto dei circa 400 esistenti sul territorio nipponico, molti si troveranno costretti a chiudere per mancanza di personale.
Irie Yasuhiro sogna un mondo in cui i giovani possano vivere le loro aspirazioni e ambizioni: per questo sta pensando di realizzare un film tratto dalla sua opera Halloween Pajama ed è disposto a offrire agli intercalatori che lavoreranno al progetto 500 yen (circa 3,90 euro) ad immagine.
Pur essendo un piccolo passo, egli spera che questo permetta ai giovani disegnatori di guardare lontano, nel loro futuro e sognare di riuscire a lavorare con grandi autori e di arrivare un giorno a realizzare le loro opere proprio come sta succendendo a lui.
Fonte consultata:
Nippon
Un record senza precedenti e un trend confermato l'anno successivo con i più di 2.000 miliardi di yen (15,8 milioni di euro) raccolti soprattutto grazie al successo planetario di Kimi no na wa (Your name.), il blockbuster di Makoto Shinkai uscito sugli schermi nipponici ad agosto del 2016.
Ma non solo: anche Kono sekai no katasumi ni (In questo angolo di mondo), proiettato a partire dal novembre 2016, ha guadagnato parecchio, seppur più lentamente. E quest'anno Yuasa Masaaki ha vinto il Cristal du long métrage al Festival international du film d’animation d’Annecy per il suo film Yoake Tsugeru Lû no uta: erano 22 anni che una produzione giapponese non riusciva nell'intento.
Si può perciò affermare che il mercato degli anime è senza dubbio in piena espansione e sta godendo di una grande popolarità anche all'estero, ma quanto costa tutto ciò in termini di forza lavoro? Soprattutto i giovani disegnatori sono sottoposti a orari massacranti per un salario spesso inadeguato, ma il loro apporto è fondamentale; come conciliare le due cose? Vediamo di capire meglio cosa c'è dietro a questa industria che fa sognare milioni di persone.
Si è iniziato a parlare di questo problema quando a maggio lo Studio Ghibli ha messo online un bando per assumere disegnatori per il nuovo film che avrebbe segnato il ritorno del maestro Hayao Miyazaki dopo l'annuncio del suo pensionamento.
La proposta fatta dallo studio era di un contratto per tre anni con uno stipendio mensile di 200.000 yen (circa 1.550 euro). Sul web, al di fuori dell'arcipelago, si erano levati cori di protesta, condannando le condizioni di lavoro deprecabili che erano offerte ad animatori professionisti.
Ma Irie Yasuhiro, direttore della JAniCA (Associazione dei creatori del cinema di animazione giapponese), ha tenuto a precisare che c'era un errore di fondo, in quanto nel bando non era specificato che tali condizioni remunerative erano offerte a persone in corso di formazione, cioè tirocinanti e che quindi erano perfettamente in linea con il mercato mondiale.
Ma sono pochi gli studi che si possono permettere simili trattamenti per formare una nuova generazione di disegnatori. Perché sono spesso i più giovani ad essere sottopagati. Allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro degli animatori dell'arcipelago, nel 2007 è stata fondata la JAniCA.
Grazie alle sue ricerche sul campo si è scoperto che i dôgaman (in italiano definiti "intercalatori", cioè coloro che si occupano di creare una serie di fotogrammi (definiti inbetweens, "intercalari") tra un fotogramma di partenza e uno di arrivo) guadagnano in un anno 1.11 milioni di yen (circa 8.500 euro). Fatti due conti, il loro stipendio mensile non raggiunge gli 800 euro, a fronte di un lavoro quotidiano di 10-11 ore con non più di 4 giorni di riposo durante un mese.
Sono ovviamente paghe molto basse: Irie Yasuhiro ha calcolato che un intecalatore riceve per ogni immagine disegnata 200 yen (meno di 2 euro); per riuscire a prendere almeno 1.000 yen all'ora dovrebbe disegnare 5 immagini in un'ora ma mediamente nelle produzioni standard se ne fanno al massimo 2.
D'altronde il ruolo di intercalatore è sempre stato la gavetta necessaria a formare nuovi animatori: lo stesso Irie Yasuhiro ha iniziato proprio così. Il realizzatore di Hagane no renkinjutsushi furu metaru arukemisuto (FullMetal Alchemist Brotherhood, 2009-2010) ha debuttato all'età di 18 anni come intercalatore. Dopo due anni è stato promosso al layout (un lavoro di composizione grafica molto meticoloso che serve per risolvere gli ultimi problemi prima di iniziare con l'animazione vera e propria); tutto questo gli è servito per essere pronto ad approdare al ruolo di animatore chiave.
"Ma al giorno d'oggi" fa notare Irie Yasuhiro "spesso i nuovi apprendisti sono collocati da subito al layout, per preparare in maniera molto precisa il lavoro di animatori e operatori partendo dallo story board. E questa decisione è presa solo perché hanno un bel tratto; ma saltare il lavoro di intercalatore non permette loro di assimilare per bene le nozioni fondamentali del cinema di animazione e quando arriverà il giorno in cui sarà data loro l'opportunità di essere il disegnatore principale saranno totalmente impreparati".
C'è poi da tener conto di un altro aspetto: la delocalizzazione del lavoro; i giovani tirocinanti non impareranno mai le basi perché nel 80-90% delle produzioni l'intercalazione è affidata a studi con sede fuori dal Giappone, nella maggior parte dei casi in Cina e in Corea del Sud.
Si instaura quello che è definito un circolo vizioso: gli anime per la tv continuano ad aumentare e la maggior parte sono produzioni trimestrali che richiedono molto più personale. Ma molti giovani giapponesi non accettano il lavoro perché i salari degli intercalatori sono troppo bassi per poterci vivere (a meno di non essere ancora in casa con i genitori).
Quindi gli studi si affidano a ditte estere per compensare la carenza di personale ed è sempre più difficile per un giapponese trovare lavoro.
"I primi due anni di formazione sono molto importanti" afferma Irie Yasuhiro "Se il mestiere di intercalatore permettesse di vivere decentemente, l'industria del cinema di animazione nipponica sarebbe in grado di assicurare la formazione di molte nuove leve da occupare nelle numerose produzioni".
Purtroppo anche il governo non si rende conto della gravità di questa situazione paradossale: recentemente infatti Irie Yasuhiro ha avuto l'occasione di parlarne con il Comitato per la promozione della strategia definita "Cool Japan" promossa dal Partito Liberale Democratico ma anche con un gruppo parlamentare misto che si occupava proprio della diffusione di manga, anime e videogiochi.
Il direttore della JAniCA ha dovuto amaramente constatare che ad alcuni di questi politici non sembrava affatto strano affidare all'estero del lavoro che poteva essere svolto nel paese. Ha cercato quindi di far comprendere loro che il mondo dell'animazione non è un'industria come le altre.
"Al momento sia la Cina che la Corea del Sud stanno formando animatori molto validi partendo proprio dalle migliori immagini giapponesi che il mercato può offrire. La nuova generazione sta nascendo all'estero e allo stesso tempo i giovani nipponici che sono attirati dal mondo degli anime non hanno praticamente nessuna chance di lavorare come intercalatori e di apprendere così i segreti del mestiere. Di questo passo" ha continuato Irie Yasuhiro "l'animazione dipenderà sempre di più dall'estero: si potrà quindi continuare a parlare di Japanimation?"
Come porre rimedio a questa situazione? L'Associazione dei creatori del cinema di animazione ha chiesto che siano previsti degli sgravi fiscali per gli studi e delle sovvenzioni per sostenere gli intercalatori. Ed è riemerso il progetto di fondare un Centro Nazionale delle Arti Mediatiche (proposto per la prima volta nel 2009 durante il mandato di Asô Tarô, Primo Ministro appassionato di manga), trasformandolo in un Centro Nazionale dei Manga, ora sottoposto al giudizio di una commissione apposita della Dieta.
Questo centro, secondo Irie Yasuhiro, dovrebbe diventare soprattutto una scuola di formazione per aspiranti disegnatori, con gruppi di studio focalizzati su alcuni aspetti peculiari dell'industria dell'animazione come la fotografia, il suono e l'uso del colore.
Interessante è poi sottolineare che se il mercato dell'animazione giapponese sta continuando a crescere di anno in anno, i costi di produzione sono fermi sempre alle stesse cifre da circa vent'anni. "Tutti sanno che budget più grandi facilitano notevolmente le cose", dice Irie Yasuhiro, "ma nessuno osa chiedere di più per paura di perdere un contratto a favore di un altro studio."
Bisogna tenere in considerazione anche il sistema di finanziamento che esiste dietro ad ogni progetto: per la maggior parte dei film d'animazione giapponesi i soldi provengono da un "comitato di produzione" che coinvolge diverse imprese. Quando uno studio richiede dei fondi, non basta che una delle aziende sia d'accordo: occorre che ci sia l'unanimità per accordare il finanziamento. In questo modo si dividono i rischi, ma spesso chi tiene i cordoni della borsa non è a conoscenza delle reali condizioni di produzione.
Ma non tutto è perduto o è fermo: recentemente, lo studio MAPPA, che ha prodotto il blockbuster "In questo angolo di mondo" ha iniziato a cercare nuovi tirocinanti e lo ha fatto a condizioni sorprendentemente generose rispetto al resto del settore anime giapponese, includendo nel contratto la possibilità di essere poi assunti a tempo indeterminato una volta finito il periodo di addestramento.
Questo probabilmente attirerà un gran numero di candidati di talento e, se gli altri studi di produzione non troveranno la forza e la volontà di cambiare, ben presto dei circa 400 esistenti sul territorio nipponico, molti si troveranno costretti a chiudere per mancanza di personale.
Irie Yasuhiro sogna un mondo in cui i giovani possano vivere le loro aspirazioni e ambizioni: per questo sta pensando di realizzare un film tratto dalla sua opera Halloween Pajama ed è disposto a offrire agli intercalatori che lavoreranno al progetto 500 yen (circa 3,90 euro) ad immagine.
Pur essendo un piccolo passo, egli spera che questo permetta ai giovani disegnatori di guardare lontano, nel loro futuro e sognare di riuscire a lavorare con grandi autori e di arrivare un giorno a realizzare le loro opere proprio come sta succendendo a lui.
Fonte consultata:
Nippon
Sono d'accordo che qualcosa dovrebbe cambiare, fin dalle fondamenta.
Triste che il lavoro venga portato fuori dal Giappone a causa di questo tragico circolo vizioso e, considerando gli attuali rapporti tesi tra Cina e Giappone e anche i loro trascorsi, il fatto che delle aziende giapponesi si affidino proprio a quelle cinesi suona davvero ironico....
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L'outsourcing è la maniera migliore di crearsi concorrenti e vedersi fregare non solo posti di lavoro (quelli interessano poco all'imprenditore), ma il proprio stesso business, nel lungo termine (ma talvolta anche prima)!
Infatti non ho mai detto che sia un bene. Ma è, in tutti i business, tanto vale farci i conti.
Non mi stupisce che gli imprenditori pensino per lo più a massimizzare il profitto, ma mi stupisce che i politici non ci arrivino:
Alla lunga mi sà che accadrà proprio questo.
Già ora ci sono anime che sono Giapponesi ma la produzione è subappaltata ai coreani e ai cinesi.
Chi è stato troppo a lungo in cima ad un certo settore, vuoi economicamente o politicamente, spesso smarrisce un punto di vista obbiettivo e diventa cieco a problemi lampanti. O forse i problemi li vedono, ma difettano della forza di cambiare le cose, tanto non è un problema immediato e a farci i conti sarà chi verrà dopo di loro... Quando sarà troppo tardi.
Sarei più che altro curiosa di sapere se e quanto l'outsourcing venga effettuato anche da KyoAni, che come sappiamo per i propri dipendenti ha un trattamento ben diverso di solito...
Detto questo da ventenne triste non posso che sorridere amaramente alla precisazione:
...i nostri tirocini quindi dove starebbero rispetto al mercato mondiale?
Con il dettaglio non indifferente che di programmatori c'è un'enorme richiesta in crescita a stipendi non da fame (persino in italia, figurarsi nella patria della silicon valley).
Sugli stipendi non da fame persino in Italia ci sarebbe da parlare, però, visto che ho sentito diverse storie dell'orrore a tal proposito...
Il settore dell'animazione risente di alcuni problemi endemici,quali appalti e subappalti,percià considero poco remunerativa la carriera da animatore 2D.In questo mondo fatto di gente senza scrupoli,veicolato al denaro per vivere(o sopravvivere),bisogna a mio modesto parere,inseguire parzialmente i propri sogni ma sopratutto il business,il profitto e i beni materiale.E credetemi io sono un'idealista d'altri tempi o quasi ma,temo che,perseguendo i propri ideali,se estranei dalla realtà concreta,possono portare ad un'auto distruzione. Vedremo il futuro cosa ci riserverà.
Non solo Kyoto Animation subappalta, ma ha uno studio coreano di sua proprietà:
http://tvtropes.org/pmwiki/pmwiki.php/Creator/StudioBlue
Si chiama parole a caso, gente.
Il capitalismo non ti impone di non avere diritti sul lavoro (come in Cina e resto del mondo).
Non usiamo parole alla cavolo di cane.
Invece il capitalismo tende ad accrescere sé stesso tramite lo sfruttamento prima e lo sfruttamento e la delocalizzazione dopo.
Sta poi allo Stato intervenire con la 'mano visibile', ma chiaramente questo non può avvenire in democrazie liberali o socialdemocratiche, che sono per natura degenerate e fetenti, come tutte le democrazie in generale.
Ed aggiungo pure che nelle odierne democrazie ci sono poteri forti,organizzazioni,molto pià potenti dei semplici Stati.Parlo ad esempio delle lobby finanziarie e dei numerosi speculatori che possono(e lo fanno) imporre la loro politicaai singoli Stati nella maniera che più congrua ai loro interessi.
Pare che i politici siano dei testoni in ogni dove; purtroppo, non guadagnando "direttamente" non faranno nulla, indipendentemente da come andrà a finire, che siano in buon o pessimi rapporti con l a Cina o chicchessia .
Sbagli si chiama poca intelligenza. da parte del governo - d'altronde non sono certo dei geni i ministri e consiglieri di SHinzo Abe -
Per costruire una industria dell'animazione vitale - e non solo quella - non basta avere delle persone capaci di fare qualcosa Meglio" od allo stesso livello di altri. Altrimenti in Italia potremmo festeggiare. Occorrono basi solide che in Giappone stanno semplicemente distruggendo.
E' ben difficile che - su piano culturale - la Cina riesca ad arrivare a livello del Giappone - e non perchè non avrebbe le potenzialità - anzi! - ma per il suo sistema politico, che è fatto per bloccare la curiositas ed il pensiero alternativo fondamentali per creare opere veramente originali. Molto più probabile che sorprese arriveranno da altri paesi dell'Asia - e non solo dalla Corea -
Dispiace molto che il governo giapponese - il complesso delle sue istituzioni - non si rendano conto che stanno per distruggere un mondo. Ma d'altra parte so quale sarebbe la loro risposta.
Nah direi più Neoliberismo, sei indietro se parli del Capitalismo.
Ormai anche in Italia il lavoro è meno costoso, i diritti dei lavoratori visti solo come un impedimento alla libertà degli imprenditori per la garanzia e qualità del lavoro (Jobs Act e ripristino dei Voucher?).
Se ti interessano questi temi ti consiglierei il libro "Neoliberismo e manipolazione di massa: Storia di una bocconiana redenta" fa pensare...
Mi viene in mente Soros.
Tipo i Vaccini, già nel 2014 a Washington dicevano: Italia capofila per le strategie vaccinali a livello mondiale, ma non tenendo conto che è contro la Costituzione Italiana yey
Il liberalismo è la forma sociopolitica che supporta la struttura economica capitalistica. Sono due concetti nati assieme, non esistono l'uno senza l'altro, tranne nel capitalismo di Stato fascista o stalinista.
E con gente intendo la massa, non certo noi appassionati che conosciamo molto di più.
Io sono con i vaccini ma costringere le persone a far vaccinare i loro figli da case farmaceutiche come la Glaxo che ha avuto una super multa in Cina (pagata subito) per corruzione e tante altre belle cose boh, mi farei due domande... esiste anche una legge danni da vaccino, se sono così sicuri perché firmare i moduli e perché il govero non si prende le sue responsabilità?
Più o meno, ma questo è la rinascita del liberismo in poche parole: capitalismo molto estemo globalizzato che mette al centro la moneta e la finanza.
Dicono che non si può fermare ma non è vero!
Non ricordo bene la citazione ma: Quando un nemico minaccia in realtà ha paura.
Si costringere a vaccinare perché a causa di genitori coglioni che si informano su internet invece che dai medici la percentuale media Italia di copertura vaccinale è calata sotto il tetto minimo. In che modo una multa per corruzione dovrebbe compromettere la qualità dei medicinali?
Lascia stare Soros. Forse non sarà simpatico ma ha davvero fatto parecchio nella sua vita per la democrazia. La scarsa, scarsissima fama che ha presso alcuni ambiti della sinistra, è dovuta al "Gomplottismo in Servizio permanente Effettivo" che ha preso tanti. Vai a notare come qualificano Soros nella "LIBERISSIM" Ungheria. poi riparliamo,
Sulla questione dei vaccini è abbastanza sempllice: i No Vax hanno grandemente torto, in fatto e diritto. ( e basta parlare con persone che hanno più di 60 anni e chiedergli quanta gente moriva, o finiva storpio, all'epoca sua per capirlo) ma ha torto pesante il nostro governo che ANCHE in questo ambito, pervicacemente, utilizza lo schema dell'emergenzialità facendo leggi che davvero "puzzano" di incostituizionalità ( la prima versione certamente). Parecchio prima ci si doveva svegliare e dare un pesante giro di vito su queste follie anti vaccini che nascono da una miscela di malafede, scarsa informazione, preoccupazione e solipsismo. Taccio sul M5S, che - da movimento di base con forti valenze territoriali e propositivo, quale doveva essere, si è volutamente fatto cassa di risonanza di qualunque interesse, o gruppo che vada "contro" qualcosa.
Ma non dire boiate alla m5s.
Dagli anni 50 fino agli anni 90 dov'eri?
Anche a quel tempo c'era il capitalismo, ma non mi ricordo di questa "delocalizzazione".
Come ho già detto, questo non è il sito per parlare di boiate alla m5s, ma un sito di anime.
Rimaniamo in tema.
Eh certo che non te ne puoi ricordare, c'era la Guerra Fredda al tempo, come cavolo facevi a delocalizzare nel "blocco comunista"?
viva la globalizzazione!
In Africa c'era il blocca comunista? In America Latina?
Allora perché le nostre aziende non avevano già delocalizzato in americani latina o chissà quale altra paese.
Cioè, se tu pensi che tutte le azienda delocalizzano solo in Cina o Est Europa ti sbagli di grosso.
Ci sono centinaia di paesi.
Il capitalismo è una forma economica che non è nata negli anni 60, ma ben si molto prima.
Delocalizzare in Africa in quel periodo? LOL!
Delocalizzare in America Latina? MegaLOL, troppo costoso per trasportare merci avanti ed indietro (per l'Europa)
Dove altro potevi delocalizzare, all'epoca? Ci sono centinaia di paesi, ma, guarda caso la FIAT negli anni '90 aprì fabbriche nell'Europa dell'est, appena dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Non in Africa, non in America Latina, non sarcazzo dove, nella f0ttuta Europa dell'est!
La Ferrero ha trasferito il grosso della sua produzione di Nutella in Francia, la Disney ha appaltato tutti i fumetti Disney alla divisione italiana, la delocalizzazione non è solo andare in un Paese del terzo mondo per produrre a basso costo ma anche utilizzare le qualità locali per aumentare la qualità del prodotto. La delocalizzazione può essere un male come un bene esattamente come il capitalismo può essere espresso bene o male.
Grazie al cavolo, in pratica è come dire che la delocalizzazione è un bene per il paese dove le imprese delocalizzano ed un male per tutti gli altri...il problema è che il 99% delle delocalizzazione vengono fatte per risparmiare sui costi del personale, poco da fare.
La Disney non ha "appaltato" in Italia perché fare i fumetti qui costava meno! Negli anni 70/80 ogni nazione aveva una produzione disneyana autoctona, ma con il tempo l'interesse per le storie cartacee stava andando a scemare, soprattutto negli USA, mentre qui da noi andavano ancora forte e avevamo a disposizione fior di sceneggiatori e disegnatori. Qui la delocalizzazione non c'entra, è che in America nessuno voleva più mettersi a disegnare tavole a fumetti, ma lavorare nel più prestigioso e remunerativo settore animazione per i film del grande schermo.
E la tua certezza sul fatto che il 99% delle delocalizzazioni vengono fatte per risparmiare sul personale lo hai da... La delocalizzazione non è un bene solo per il Paese ospitante ma se fatta bene può essere anche una risorsa per il Paese che delocalizza. Oggi la Disney é piena di professionisti italiani che hanno aumentato il livello qualitativo dei loro lavori, Ronnie del Carmen ( co - regista di Inside Out) è frutto della delocalizzazione filippina della Disney, come ho detto la delocalizzazione non è il male, come la si usa può esserlo.
Ma per favore, in America semplicemente non sono riusciti a trovare dei format che potessero attirare il lettore ai personaggi storici della Disney, cosa che in Italia ( ed in minima parte in Belgio) sono stati in grado. In America hanno continuato a fare tavole Disney ma più legate alle serie Tv ( Kim Possibile, American Dragon, attualmente Darkwing Duck etc.).
A proposito: in America tempo fa hanno pubblicato PK (mini-cult nostrano, se vogliamo), com'è andato, se lo sono filato un po' o nulla?
Guarda, ho guardato la sua filmografia su Imdb, e non mi sembra proprio che abbia lavorato alla divisione filippina Disney/Toon City, anzi ha iniziato come libero professionista con la qualifica di character designer presso la Warner. La politica della Disney Animation/Buena Vista è proprio l'effige della delocalizzazione a scopo economico per antonomasia! Gli studi c'erano già a Manila nel 1990, il personale era già formato e in grado di portare a termine 2/3 serie TV di 52 episodi all'anno.
La divisione filippina della Disney ha formato i lavoratori che oggi insegnano ai giovani o come lui lavorano in Usa. Nello specifico la sua carriera é iniziata con Apocalypse now di Coppola. L' influenza che la Disney ha avuto sullo sviluppo filippino è narrata da Fumo di China. ( un numero estivo mi pare) Il personale non era affatto formato, erano manovali esattamente come i coreani oggi per gli studi giapponesi. Venne formato dagli autori americani come Orlando ed Infantino ( Dc) si fecero un viaggetto nelle Filippine in cerca degli autori più promettenti.
non hanno anche un debito pubblico abbastanza elevato, mi pare?
veramente il Giappone ha un debito pubblico del 300%
Trigger è già sul pezzo.
Non vedo a cosa serva, in questo contesto specifico, dare a questi giovani un luogo per specializzarsi e affinare le proprie abilità. Il problema non era il far la fame NONOSTANTE abilità, capacità e impegno??
Lo Stato potrebbe offrire a giovani con redditi bassi alloggi ad affitto agevolato. D'altro canto lo Stato potrebbe anche stabilire una paga oraria minima per questi lavoratori, in modo da rendere la loro vita un po' meno grama. Ovviamente ci vorrebbero anche incentivi fiscali per le aziende che assumono giovani giapponesi (anziché delocalizzare il lavoro all'estero)
E appunto.
Basta che non finisca come qui: danno finanziamenti a chi assume, ma il datore può licenziare per giusta causa senza incorrere in alcuna conseguenza al livello penale (o portare la gente a dare le dimissioni); l'unica conseguenza al momento è che ti assumono per tre mesi (assumono per modo di dire e bisogna pure vedere a quali condizioni) e poi sei di nuovo a spasso, così possono assumere un'altra persona e ottenere ulteriori finanziamenti.
Forse gli conviene non chiedere niente: più cambiamenti (e proclamate "migliorie") si fanno, più risulta veritiero che "si stava meglio quando si stava peggio".
Fine del lamento (ogni tanto ce vo').
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