Shingeki no Bahamut: Virgin Soul (noto anche come Rage of Bahamut: Virgin Soul) è una serie d’animazione giapponese del 2017 andata in onda in patria tra l’aprile e il settembre 2017 e arrivata sottotitolata in Italia in simulcast grazie a Amazon Prime Video. Composta da ventiquattro episodi di durata canonica e prodotta dallo studio MAPPA, è il sequel diretto di Shingeki no Bahamut: Genesis, a sua volta ispirato all'omonimo videogioco di carte collezionabili sviluppato da Cygames.
Sono passati dieci anni da quando Favaro, sacrificando Amira, ha sigillato nuovamente il terribile Bahamut e salvato il mondo da un’apocalisse di fiamme e morte. Oggi, Anatae, la capitale del regno degli uomini, si è quasi ripresa dalla devastazione causata dal mostro e, guidata da Re Charioce XVII, si riscopre sempre più fiorente e ottimista.
Il giovane sovrano, ambizioso e spietato, ha però dichiarato guerra a Demoni e Dei e, armato di magie proibite, ha già sconfitto e ridotto in catene i primi, la cui manodopera ferocemente sfruttata costituisce il combustibile per i fuochi della ricostruzione e per l’intrattenimento del volgo, e progetta l’annientamento totale dei secondi, nei confronti dei quali è più prudente a causa della devozione del popolo, indebolita ma ancora molto radicata.
Nel frattempo, l’esuberante Nina Drango svolge in città lavori saltuari per racimolare denaro per il suo villaggio, dimostrando doti fisiche fuori dal comune e conquistando l’affetto della gente grazie alla sua allegra spontaneità. La fanciulla verrà coinvolta, più o meno involontariamente, in uno scontro per l’egemonia ideologica e razziale e incontrerà alleati, nemici e vecchie conoscenze.
Shingeki no Bahamut: Genesis si era rivelata una sorpresa all’interno del panorama anime durante la stagione autunnale del 2014 grazie ad un grandioso comparto tecnico, personaggi carismatici a cui era facile affezionarsi e uno spirito guascone che però non ostacolava la presenza di scene dall’alto impatto emotivo. Inutile dire, dunque, che l’annuncio di Manaria Friends, una serie spin-off senza legami con la storia principale narrata in Genesis, era stato accolto con una certa delusione dal sottoscritto. Tale delusione aveva poi lasciato il posto alla trepidazione in seguito al rilascio dei primi trailer e dei cortometraggi che anticipavano un vero e proprio sequel, che spintonava lontano dai riflettori il disgraziato Manaria Friends, la cui produzione è oramai interrotta a tempo indeterminato.
Virgin Soul, con un quantitativo di episodi doppio rispetto al suo predecessore, propone allo spettatore una vicenda dai ritmi considerevolmente più lenti, ma non per questo tediosa. Ogniqualvolta sembra che gli eventi narrati stiano per scadere nella ripetitività (per quanto adorabili, c’è un numero limitato di volte in cui è possibile assistere alle sceneggiate d’imbarazzo di Nina prima che il tutto venga a noia), ecco che viene introdotto un nuovo elemento che, nella maggior parte dei casi, dona nuova linfa alla storia.
L’andamento più compassato, tuttavia, è sfruttato alla perfezione nella prima metà dell’anime, che permette allo spettatore di assorbire e comprendere un mondo dalle dinamiche socio-culturali intriganti e, dove possibile, neutrali, che non mancano di approfittare anche di quanto era già stato stabilito in Genesis: Charioce guida l’umanità verso l’emancipazione, cercando, con risolutezza, di liberarla da quella paura e quel timore reverenziale che per millenni l’hanno costretta alla sottomissione nei confronti delle altre due razze e delle varie creature sovrannaturali che popolano Mistarcia. Infatti, gli Dei, dotati di un’eterea bellezza e distaccati, si sono mostrati spesso sordi alle preghiere della gente comune, troppo presi da questioni più pressanti, mentre i Demoni hanno più volte manifestato un’indole malevola e crudele, non di rado costringendo gli uomini uno contro l’altro per divertimento o per sete di potere e sangue. Tuttavia, è davvero il genocidio la risposta più adeguata? Le migliaia di Demoni di ogni sesso ed età schiavizzati e maltrattati costituiscono davvero le fondamenta migliori per un regno prospero?
In quest’ottica, sarebbe facile prendere ciecamente le parti della fazione mutilata e privata di ogni dignità, ma la serie, traendo a piene mani dagli eventi della prima stagione e dando voce agli esponenti di ogni gruppo, rende il dilemma morale ben più complesso: sebbene molti Dei e Demoni siano caduti sotto i colpi degli Umani e la sofferenza dei sopravvissuti sia tangibile e vibrante, tra imprecazioni e calde lacrime di rabbia e impotenza, è comunque ovvio che questi ultimi intendano ripristinare lo status quo iniziale, un fragile equilibrio in cui qualcuno ci deve sempre rimettere, e ricordare alla gente quale sia la sua posizione nella piramide sociale, mescolando spirito di conservazione, vendetta, arroganza e nostalgia per un passato di indiscussa supremazia.
Tali questioni si ripercuotono poi sui personaggi, numerosi dei quali sono gli eroi e gli antieroi della prima serie, il cui ritorno è generalmente salutato con entusiastiche ovazioni dai fan, senza nulla togliere ai nuovi arrivi, anch’essi più che capaci di appassionare il pubblico con la propria simpatia e vitalità. Nonostante il focus principale sia su Nina e Charioce, ruoli rilevanti ai fini della narrazione sono rivestiti anche dalle altre figure appena introdotte e persino da quelle che apparivano come secondarie in Genesis. Attraverso i loro occhi possiamo osservare il dramma degli sconfitti e l’implacabilità dei vincitori, così come le genuine opinioni della plebe, in tutte le sue sfaccettature. Sebbene alcuni personaggi risultino più monocordi rispetto al passato, le performance sono quasi sempre coinvolgenti e intense e l'introspezione psicologica è sufficiente a comprendere il core di ciascuno di essi, anche con risultati inaspettatamente buoni.
E’ anche possibile, solitamente, apprezzare una buona dose di coerenza delle caratterizzazioni, conformi con quanto visto nel primo Shingeki no Bahamut e nelle prime puntate della serie: background, traumi, speranze, sogni, paure e sentimenti sono tutti ben evidenti e trascinano ogni episodio fino al gran finale. Solo Nina e Charioce, paradossalmente, sono soggetti a qualche calo nella scrittura, che li rende a volte troppo scostanti, senza però inficiare eccessivamente il godimento delle sequenze che li vedono protagonisti. Nina, in particolare, con il suo temperamento solare e genuino, non solo è il cuore pulsante dell'opera, ma costituisce anche il perfetto contraltare per il re, incrollabile e introverso.
Purtroppo, specie a partire dalla seconda metà dell'anime, si può notare come la grande cura nella realizzazione del setting non sia pari a quella riversata nella trama generale, in cui i colpi di scena sono pochi e prevedibili e in cui è possibile osservare singoli casi di potenziale inesploso e focus malriposto. In particolare, l’aspetto relativo alla romance principale da subplot diventa rapidamente il vero fulcro della narrazione, con sequenze forzate che relegano in secondo piano altri elementi più pregnanti e che spesso emergono come autentici buchi nella trama.
Il comparto tecnico è semplicemente glorioso: le animazioni sono fluide e dettagliate e, coadiuvate da alcuni fondali realizzati in CG per un maggior dinamismo e da inquadrature strategiche, riescono a dar vita a scene d’azione e di vita quotidiana sempre ottime e elettrizzanti, mentre gli effetti speciali e le magie sono di una bellezza quasi liquida e sono disegnati con rara maestria, regalando una costante impressione di potere e magnificenza, nonché un’esplosione cromatica mozzafiato; il caratteristico design dei personaggi è anch’esso estremamente curato, proporzionato e avvenente in ogni particolare, dai costumi ai connotati alla mimica facciale, e, anche nel caso di capi di vestiario succinti o nudità censurate, il fanservice, se proprio si vuole considerarlo come tale, non è mai inopportuno o volgare; splendide anche le ambientazioni, che espandono Mistarcia senza scompattarla, permettendo un’esplorazione meno confusionaria e labile. In particolare, a colpire è la scala del mondo, delle creature che lo popolano e dei notevoli mezzi di trasporto, mai così imponenti.
Tuttavia, è arduo non notare l’invasività della computer grafica: se in alcune sequenze è stato possibile mascherarla con opportuni espedienti grafici e giochi di luce, nella maggior parte dei casi è fin troppo evidente e sgraziata, affiancata a pupazzi inespressivi dai movimenti innaturali e legnosi. L’abuso che se ne è fatto, anche in momenti relativamente innocui in cui è normalmente preferita l’animazione tradizionale, spesso emerge quasi come sintomo di pigrizia.
La colonna sonora, ancora una volta, si distingue per la varietà di generi e mescola sonorità epiche, tonanti e drammatiche, melodie dolci e delicate e ritmati pezzi popolari, ricorrendo anche ai leitmotiv della prima stagione, sia cupi che sopra le righe. Sembra si sia anche stabilita una sorta di tradizione, in cui le sigle di apertura sono caratterizzate da suoni duri e aggressivi, mentre le ending presentano toni molto più leggeri. In particolare, la prima opening vede il ritorno dei SiM con “LET iT END”, un brano a tratti forse troppo simile a “EXiSTENCE”, ma che non delude; stesso dicasi per la seconda, “Walk This Way“ dei THE BEAT GARDEN. Le due ending, “Haikei Goodbye Sayonara” e “Cinderella Step”, invece, per quanto graziose, orecchiabili e distensive, hanno difficoltà a reggere il confronto con “Promise Land”, più evocativa anche dal punto di vista grafico.
Nulla da dire sul doppiaggio giapponese, ineccepibile ed espressivo, capace di abbracciare ed accompagnare con professionalità le personalità dei vari personaggi senza stonature, sebbene qualche voce possa risultare fastidiosa.
Sono passati dieci anni da quando Favaro, sacrificando Amira, ha sigillato nuovamente il terribile Bahamut e salvato il mondo da un’apocalisse di fiamme e morte. Oggi, Anatae, la capitale del regno degli uomini, si è quasi ripresa dalla devastazione causata dal mostro e, guidata da Re Charioce XVII, si riscopre sempre più fiorente e ottimista.
Il giovane sovrano, ambizioso e spietato, ha però dichiarato guerra a Demoni e Dei e, armato di magie proibite, ha già sconfitto e ridotto in catene i primi, la cui manodopera ferocemente sfruttata costituisce il combustibile per i fuochi della ricostruzione e per l’intrattenimento del volgo, e progetta l’annientamento totale dei secondi, nei confronti dei quali è più prudente a causa della devozione del popolo, indebolita ma ancora molto radicata.
Nel frattempo, l’esuberante Nina Drango svolge in città lavori saltuari per racimolare denaro per il suo villaggio, dimostrando doti fisiche fuori dal comune e conquistando l’affetto della gente grazie alla sua allegra spontaneità. La fanciulla verrà coinvolta, più o meno involontariamente, in uno scontro per l’egemonia ideologica e razziale e incontrerà alleati, nemici e vecchie conoscenze.
Shingeki no Bahamut: Genesis si era rivelata una sorpresa all’interno del panorama anime durante la stagione autunnale del 2014 grazie ad un grandioso comparto tecnico, personaggi carismatici a cui era facile affezionarsi e uno spirito guascone che però non ostacolava la presenza di scene dall’alto impatto emotivo. Inutile dire, dunque, che l’annuncio di Manaria Friends, una serie spin-off senza legami con la storia principale narrata in Genesis, era stato accolto con una certa delusione dal sottoscritto. Tale delusione aveva poi lasciato il posto alla trepidazione in seguito al rilascio dei primi trailer e dei cortometraggi che anticipavano un vero e proprio sequel, che spintonava lontano dai riflettori il disgraziato Manaria Friends, la cui produzione è oramai interrotta a tempo indeterminato.
Virgin Soul, con un quantitativo di episodi doppio rispetto al suo predecessore, propone allo spettatore una vicenda dai ritmi considerevolmente più lenti, ma non per questo tediosa. Ogniqualvolta sembra che gli eventi narrati stiano per scadere nella ripetitività (per quanto adorabili, c’è un numero limitato di volte in cui è possibile assistere alle sceneggiate d’imbarazzo di Nina prima che il tutto venga a noia), ecco che viene introdotto un nuovo elemento che, nella maggior parte dei casi, dona nuova linfa alla storia.
L’andamento più compassato, tuttavia, è sfruttato alla perfezione nella prima metà dell’anime, che permette allo spettatore di assorbire e comprendere un mondo dalle dinamiche socio-culturali intriganti e, dove possibile, neutrali, che non mancano di approfittare anche di quanto era già stato stabilito in Genesis: Charioce guida l’umanità verso l’emancipazione, cercando, con risolutezza, di liberarla da quella paura e quel timore reverenziale che per millenni l’hanno costretta alla sottomissione nei confronti delle altre due razze e delle varie creature sovrannaturali che popolano Mistarcia. Infatti, gli Dei, dotati di un’eterea bellezza e distaccati, si sono mostrati spesso sordi alle preghiere della gente comune, troppo presi da questioni più pressanti, mentre i Demoni hanno più volte manifestato un’indole malevola e crudele, non di rado costringendo gli uomini uno contro l’altro per divertimento o per sete di potere e sangue. Tuttavia, è davvero il genocidio la risposta più adeguata? Le migliaia di Demoni di ogni sesso ed età schiavizzati e maltrattati costituiscono davvero le fondamenta migliori per un regno prospero?
In quest’ottica, sarebbe facile prendere ciecamente le parti della fazione mutilata e privata di ogni dignità, ma la serie, traendo a piene mani dagli eventi della prima stagione e dando voce agli esponenti di ogni gruppo, rende il dilemma morale ben più complesso: sebbene molti Dei e Demoni siano caduti sotto i colpi degli Umani e la sofferenza dei sopravvissuti sia tangibile e vibrante, tra imprecazioni e calde lacrime di rabbia e impotenza, è comunque ovvio che questi ultimi intendano ripristinare lo status quo iniziale, un fragile equilibrio in cui qualcuno ci deve sempre rimettere, e ricordare alla gente quale sia la sua posizione nella piramide sociale, mescolando spirito di conservazione, vendetta, arroganza e nostalgia per un passato di indiscussa supremazia.
Tali questioni si ripercuotono poi sui personaggi, numerosi dei quali sono gli eroi e gli antieroi della prima serie, il cui ritorno è generalmente salutato con entusiastiche ovazioni dai fan, senza nulla togliere ai nuovi arrivi, anch’essi più che capaci di appassionare il pubblico con la propria simpatia e vitalità. Nonostante il focus principale sia su Nina e Charioce, ruoli rilevanti ai fini della narrazione sono rivestiti anche dalle altre figure appena introdotte e persino da quelle che apparivano come secondarie in Genesis. Attraverso i loro occhi possiamo osservare il dramma degli sconfitti e l’implacabilità dei vincitori, così come le genuine opinioni della plebe, in tutte le sue sfaccettature. Sebbene alcuni personaggi risultino più monocordi rispetto al passato, le performance sono quasi sempre coinvolgenti e intense e l'introspezione psicologica è sufficiente a comprendere il core di ciascuno di essi, anche con risultati inaspettatamente buoni.
E’ anche possibile, solitamente, apprezzare una buona dose di coerenza delle caratterizzazioni, conformi con quanto visto nel primo Shingeki no Bahamut e nelle prime puntate della serie: background, traumi, speranze, sogni, paure e sentimenti sono tutti ben evidenti e trascinano ogni episodio fino al gran finale. Solo Nina e Charioce, paradossalmente, sono soggetti a qualche calo nella scrittura, che li rende a volte troppo scostanti, senza però inficiare eccessivamente il godimento delle sequenze che li vedono protagonisti. Nina, in particolare, con il suo temperamento solare e genuino, non solo è il cuore pulsante dell'opera, ma costituisce anche il perfetto contraltare per il re, incrollabile e introverso.
Purtroppo, specie a partire dalla seconda metà dell'anime, si può notare come la grande cura nella realizzazione del setting non sia pari a quella riversata nella trama generale, in cui i colpi di scena sono pochi e prevedibili e in cui è possibile osservare singoli casi di potenziale inesploso e focus malriposto. In particolare, l’aspetto relativo alla romance principale da subplot diventa rapidamente il vero fulcro della narrazione, con sequenze forzate che relegano in secondo piano altri elementi più pregnanti e che spesso emergono come autentici buchi nella trama.
Il comparto tecnico è semplicemente glorioso: le animazioni sono fluide e dettagliate e, coadiuvate da alcuni fondali realizzati in CG per un maggior dinamismo e da inquadrature strategiche, riescono a dar vita a scene d’azione e di vita quotidiana sempre ottime e elettrizzanti, mentre gli effetti speciali e le magie sono di una bellezza quasi liquida e sono disegnati con rara maestria, regalando una costante impressione di potere e magnificenza, nonché un’esplosione cromatica mozzafiato; il caratteristico design dei personaggi è anch’esso estremamente curato, proporzionato e avvenente in ogni particolare, dai costumi ai connotati alla mimica facciale, e, anche nel caso di capi di vestiario succinti o nudità censurate, il fanservice, se proprio si vuole considerarlo come tale, non è mai inopportuno o volgare; splendide anche le ambientazioni, che espandono Mistarcia senza scompattarla, permettendo un’esplorazione meno confusionaria e labile. In particolare, a colpire è la scala del mondo, delle creature che lo popolano e dei notevoli mezzi di trasporto, mai così imponenti.
Tuttavia, è arduo non notare l’invasività della computer grafica: se in alcune sequenze è stato possibile mascherarla con opportuni espedienti grafici e giochi di luce, nella maggior parte dei casi è fin troppo evidente e sgraziata, affiancata a pupazzi inespressivi dai movimenti innaturali e legnosi. L’abuso che se ne è fatto, anche in momenti relativamente innocui in cui è normalmente preferita l’animazione tradizionale, spesso emerge quasi come sintomo di pigrizia.
La colonna sonora, ancora una volta, si distingue per la varietà di generi e mescola sonorità epiche, tonanti e drammatiche, melodie dolci e delicate e ritmati pezzi popolari, ricorrendo anche ai leitmotiv della prima stagione, sia cupi che sopra le righe. Sembra si sia anche stabilita una sorta di tradizione, in cui le sigle di apertura sono caratterizzate da suoni duri e aggressivi, mentre le ending presentano toni molto più leggeri. In particolare, la prima opening vede il ritorno dei SiM con “LET iT END”, un brano a tratti forse troppo simile a “EXiSTENCE”, ma che non delude; stesso dicasi per la seconda, “Walk This Way“ dei THE BEAT GARDEN. Le due ending, “Haikei Goodbye Sayonara” e “Cinderella Step”, invece, per quanto graziose, orecchiabili e distensive, hanno difficoltà a reggere il confronto con “Promise Land”, più evocativa anche dal punto di vista grafico.
Nulla da dire sul doppiaggio giapponese, ineccepibile ed espressivo, capace di abbracciare ed accompagnare con professionalità le personalità dei vari personaggi senza stonature, sebbene qualche voce possa risultare fastidiosa.
In conclusione, Shingeki no Bahamut: Virgin Soul è un’epopea di guerra, odio, amore, sangue e magia, ricolma di vita ed emozioni, arricchita da una componente tecnica di alto livello e da un cast trascinante, anche laddove gli stereotipi si fanno più palesi. Non è una storia che non ha nulla in comune con Genesis, con cui condivide solo l’universo in cui svolge la vicenda, ma un vero e proprio sequel che sa quando reggersi sul passato e quando affidarsi alle novità per andare avanti e risultare sempre toccante, che non si adagia sugli allori e la discreta popolarità della prima stagione, ma che cerca di elevarsi il più possibile, forse fallendo, ma dimostrando carattere e determinazione.
Avvicinandosi all’epilogo si possono notare problemi nella gestione del ritmo narrativo, e il finale stesso può risultare frettoloso e forzatamente privo delle conseguenze che ci si aspettava dall’inizio della serie, ma è anche possibile riconoscere in esso il picco emozionale della storia, il punto d’incontro di tutti i sentimenti, negativi e positivi, accumulati nel corso degli episodi.
Più che vergine, è uno spirito indomito e sorprendente che diverte, intrattiene e commuove laddove sarebbe bastata una banale operazione di marketing.
Avvicinandosi all’epilogo si possono notare problemi nella gestione del ritmo narrativo, e il finale stesso può risultare frettoloso e forzatamente privo delle conseguenze che ci si aspettava dall’inizio della serie, ma è anche possibile riconoscere in esso il picco emozionale della storia, il punto d’incontro di tutti i sentimenti, negativi e positivi, accumulati nel corso degli episodi.
Più che vergine, è uno spirito indomito e sorprendente che diverte, intrattiene e commuove laddove sarebbe bastata una banale operazione di marketing.
Pro
- Trama ricca di spunti interessanti sul piano sociale e morale.
- I personaggi, vecchi e nuovi, coinvolgono ed emozionano.
- Comparto grafico imponente e curato...
- Colonna sonora memorabile.
Contro
- Colpi di scena spesso prevedibili.
- Qualche calo a livello narrativo e delle caratterizzazioni nella seconda metà della serie.
- ... Ma il punto debole resta una CGI invadente e abusata.
- Finale che non soddisfa pienamente.
Resta però troppo sexy Jeanne d'Arc a cui do 10/10.
Ho trovata ottima l'idea di sfruttare tutte le caratteristiche che avevano reso piacevole la prima stagione, ma ampliandole attraverso ventiquattro episodi.
Ma anche no.
Se qualcuno l'avesse capito potrebbe dirmelo? perché altrimenti la serie ha poco senso
Riporto un pezzo della recensione dove fa chiarezza su questo punto.
" Charioce guida l’umanità verso l’emancipazione, cercando, con risolutezza, di liberarla da quella paura e quel timore reverenziale che per millenni l’hanno costretta alla sottomissione nei confronti delle altre due razze e delle varie creature sovrannaturali che popolano Mistarcia. Infatti, gli Dei, dotati di un’eterea bellezza e distaccati, si sono mostrati spesso sordi alle preghiere della gente comune, troppo presi da questioni più pressanti, mentre i Demoni hanno più volte manifestato un’indole malevola e crudele, non di rado costringendo gli uomini uno contro l’altro per divertimento o per sete di potere e sangue. Tuttavia, è davvero il genocidio la risposta più adeguata? Le migliaia di Demoni di ogni sesso ed età schiavizzati e maltrattati costituiscono davvero le fondamenta migliori per un regno prospero?"
Spoiler:
Fine spoiler
Che altro dire non ho trovato nemmeno così fastidiosa la computer grafica, per me 8,5. È stato l’anime che mi ha più intrattenuta e tenuta incollata allo schermo in questi 6 mesi, perché ha davvero tutto quello che desidero da una serie: buoni protagonisti e variegati comprimari; bel chara; bellissime animazioni e fondali onirici; buona trama che regala anche vari spunti di riflessione; azione ed epicità; ultimo ma fondamentale, quella componente romantica, che mi fa ancor più appassionare alle vicende narrate.
Diciamo che, per evitare grossi spoiler, non ho potuto approfondire la questione, soprattutto perché è anche alla base della mia opinione non stellare della seconda metà dell'anime.
Il fatto dell'emancipazione degli umani lui non lo ha mai detto... probabilmente è quella la ragione, però non c'è un motivo per cui Charioce abbia iniziato a nutrire dei sentimenti di quel tipo. Nel senso, non viene mostrato nessun episodio che fanno indurre il perché sia cresciuto pensandola in quel modo. A differenza dell'odio per il
Bahamut che ovviamente è ben motivato.
Infatti lui stesso ha detto che il suo unico obbiettivo era uccidere il Bahamut. Questa è l'unica cosa che ha detto e che di colpo ha fatto dimenticare a tutti i personaggi il male che ha recato ai demoni ed angeli e anche umani...
Scusa, se il tuo scopo era uccidere il dragone perché non allearsi con tutti e farlo fuori??
Oltretutto in alcuni episodi pareva che lui provasse proprio del rancore verso gli angeli e demoni. Rancore che di solito è dovuto a motivazioni personali profonde. Che in questo caso non ci sono.
Infatti alla fine della fiera hanno fatto tutti fronte comune, e dopo la sconfitta del Dragone amici da sempre.
>Finale che non soddisfa pienamente.
Ma più grandi stronzate furono dette.
Non è che se un finale vi piace perché siete abituati ai peggio shounen allora qualsiasi altro tipo di finale sia brutto e fatto male, eh.
La terza stagione ci sarà, basta vedere le scene finali.
Se è pur vero che uccidere Charioce non avrebbe riportato in vita El, bisogna anche considerare che Dei, Demoni e Umani non hanno lanciato l'assalto finale al re per la morte del ragazzino. Certo, questa costituisce il catalizzatore, la scintilla che infiamma ulteriormente la rabbia di Jeanne e Azazel, ma Gabriel e Lucifer avevano un'agenda tutta loro: il loro desiderio era riconquistare l'orgoglio perduto dalle rispettive razze e ripristinare lo status quo. Inoltre, anche altri esseri umani si uniscono alla loro causa per devozione e per eliminare un tiranno, magari illuminato per certi versi, ma sempre tiranno. Francamente, mi sembra difficile credere che Azazel, per esempio, che per diverso tempo ha cercato di uccidere personalmente Charioce e terrorizzato la capitale, abbia deciso che la perdita della vista sia una punizione sufficiente per il giovane sovrano, specie dopo aver visto con i propri occhi tutti quei Demoni maltrattati, mutilati, usati per esperimenti, schiavizzati, affamati, fatti combattere per divertimento e venduti a uomini senza scrupoli. Questo non nega l'esistenza di un'ipocrisia di fondo (lo stesso Azazel aveva imprigionato e torturato Amira in "Genesis" e assalito un castello per recuperarla ed era anche coinvolto nella morte dei padri di Favaro e Kaisar), ma è proprio questo il bello della serie: chi ha ragione e chi ha torto? Quand'è che la vendetta è giusta? Esiste una giusta vendetta?
Il ciclo di violenza può terminare o è destinato a ripetersi all'infinito?
Io non sono contrario all'idea che Dei e Demoni abbiano, di comune accordo,
deciso di perdonare Charioce per aver cercato di spazzarli via dalla faccia della terra,
ma mi sarebbe piaciuto vedere una scena in cui tutte le parti in causa, dopo aver,
ancora una volta, collaborato per fermare Bahamut, decidono di porre fine al massacro. Invece, abbiamo un time-skip indefinito e un quasi lieto fine in cui Charioce sembra un po' depresso, ma è ancora sul trono e ha trovato l'amore,
sebbene non abbia raggiunto il suo obiettivo di emancipare l'umanità (e anche questa questione non viene affrontata).
Per quanto riguarda le inconsistenze delle caratterizzazioni, se da un lato abbiamo una Nina un po' ballerina (probabilmente a causa dei suoi sentimenti per Charioce/Chris, quindi parzialmente giustificabile), abbiamo però anche un Charioce che, in diverse circostanze, anche quando sembra che abbia capito che Nina è il drago rosso e che ha intenzione di fermare i suoi piani, decide di assecondarla,
nonostante abbia più volte dichiarato di essere fermo nelle sue scelte. Inoltre,
è stato abbastanza irritante vederlo giocare con i piccoli Demoni quando è stato proprio lui a trascinarli nel fango per il suo progetto di supremazia umana. Il fatto che Nina stessa, che ha visitato più volte gli slums nel corso della serie, non sembri notare l'incongruenza della situazione rende il tutto più strano.
Sono completamente d'accordo, secondo me ci voleva qualche episodio in più per approfondire la storia, invece il finale è stato troppo frettoloso... peccato.
Qui come dei e demoni rinunciano alla vendetta, allo steso modo il re umano cessa la sua crociata, frenato dall’amore per Nina o forse dal suo handicap visivo? Solo una terza serie ci dirà, se ci sarà, se si è trattato di una debole tregua e se poi li ritroveremo tutti nuovamente l’uno contro l’altro.
Charioce secondo me è molto combattuto, vacilla perché si è veramente innamorato di Nina, sono innumerevoli le volte in cui l’avrebbe potuta uccidere e non l’ha mai fatto; si rende conto che sta provocando sofferenze, sa che i bimbi demoni soffrono e anche lui non ha avuto un’infanzia allegra, alla fine è un solo ragazzo e sente il peso della sua missione, ma cerca di portarla avanti con fermezza. Nina spesso resta indifferente forse anche perché lei è di un “quarto tipo”, non è umana, non è dea, non è demone è come se guardasse questa guerra da spettatrice, scandalizzata sì, ma estranea, le interessa più dei suoi amici e dell’amato, che non della sorte del pianeta. Però questi personaggi non sono, né bianchi, né neri, ma grigi, del resto non tutto torna e anche nella realtà, non è tutto congruente.
e dopo il mio II papiro spoileroso fangirlo un po' con un AVM ^^
La coda da diavolo era stata creata da un incantesimo di Amira, quindi è probabile che l'abbia persa una volta che Amira si è fusa con Bahamut, o forse Amira stessa ha rimosso la malia una volta assicuratasi che il buon Favaro l'avrebbe aiutata anche senza estorsione. Francamente non ricordo ogni piccolo dettaglio, quindi non so di preciso in quale episodio di "Genesis" la coda sparisce (ammesso che sia un evento accaduto su schermo e non off-screen).
Non voglio che questa serie venga interrotta
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