Cos'è l'AgoraClick? Mettiamola così è uno spazio completamente dedicato a voi, in cui potete discutere di tutto e di niente. Volete parlare delle notizie della settimana? Avete delle domanda che vi frullano in testa da un po? Volete chiedere pareri ad altri utenti? Beh ecco AgoraClick è il posto che fa per voi, un posto dove l'off topic non esiste.
Ovviamente ricordate che non siamo nel far west, quindi si applicheranno comunque le normali regole sulla moderazione (salvo quella sui commenti composti da sole immagini), ed in particolare, tanto per ribadire, non sono ammesse immagini di nudo, spoiler non debitamente segnalati (usate il tag spoiler), trolling o spamming, e, più in generale, se un po' di flame si può tollerare in questa sede, vede comunque di non esagerare troppo.Questo è tutto, ora la palla passa a voi, buon divertimento :D
Fonte consultata:
SoraNews
Il quotidiano Yomiuri Shimbun ha creato scalpore rivelando che la Tokyo Medical University ha manipolato i risultati degli esami di ammissione delle donne dal 2011 per limitare il loro accesso sempre più in crescita. A sostenere questa ipotesi le testimonianze di fonti anonime.
I test di ammissione all’università di medicina di Tokyo prevedono due fasi, la prima in un test a risposta multipla e la seconda nell’elaborazione di un testo e in un colloquio. Proprio la prima fase del test sarebbe stata oggetto di alterazione. Per tanto il ministro dell’istruzione Yoshimasa Hayashi ha aperto un’indagine contro l’università.
I test di ammissione all’università di medicina di Tokyo prevedono due fasi, la prima in un test a risposta multipla e la seconda nell’elaborazione di un testo e in un colloquio. Proprio la prima fase del test sarebbe stata oggetto di alterazione. Per tanto il ministro dell’istruzione Yoshimasa Hayashi ha aperto un’indagine contro l’università.
In pochi anni il numero delle studentesse iscritte a Tokyo è passato dal 38 al 18 per cento per la paura che in futuro potessero abbandonare la carriera e pensare ai figli e alla famiglia. Sarebbe questa la motivazione alla base di questa operazione, secondo quanto riferito dai media locali ....
Fonte: Il Mattino
Fonte: Il Mattino
Ovviamente ricordate che non siamo nel far west, quindi si applicheranno comunque le normali regole sulla moderazione (salvo quella sui commenti composti da sole immagini), ed in particolare, tanto per ribadire, non sono ammesse immagini di nudo, spoiler non debitamente segnalati (usate il tag spoiler), trolling o spamming, e, più in generale, se un po' di flame si può tollerare in questa sede, vede comunque di non esagerare troppo.Questo è tutto, ora la palla passa a voi, buon divertimento :D
Fonte consultata:
SoraNews
Tralasciando queste idee maschiliste però qui si nota anche un altro problema, ovvero quello di voler far lavorare i dipendenti sempre oltre il limite perchè un uomo non dovendo badare alla famiglia (secondo loro) a questo punto potrebbe anche fare straordinari su straordinari. Qui non si tratta solo di dare condizioni di lavoro ottimali alle donne, ma di darle a tutti i lavoratori in generale, perchè morire per troppo lavoro come viene spesso riportato in vari articoli non è normale.
Il fatto è che ormai in Giappone il costo della vita si sta alzando come in tutto il mondo e spesso gli uomini fanno fatica a mantenere una famiglia con 1-2 figli da soli, per questo sono incentivati ancora di più a fare un sacco di straordinari. Ci sono un sacco di donne che vorrebbero lavorare e avere dei figli come nel resto del mondo ma non gli è consentito... io come esperienza personale posso parlare solo per quanto riguarda mio fratello, è una piccola famiglia giapponese del nord quindi non vive in città "importanti" e il costo della vita da loro è molto più basso rispetto al centro del Giappone... lui è un ingegnere e prende quanto un giapponese, fortunatamente non è screditato come tanti stranieri ma i soldi sono contati sulle mani. Per questo mi chiedo come possano famiglie delle grandi città, come Tokyo e tutte le altre, riuscire a sostenersi con una sola entrata fissa.
Ma da quello che si sente in giro comunque le cose stanno cambiando... tante donne ormai decidono di dedicarsi alla carriera ed evitare matrimoni e bimbi. Chissà se arriveranno presto a capire il perché e a cambiare sistema.
Già e infatti avrebbero dovuto pensarci prima. Adesso in Giappone so che hanno anche il problema del calo delle nascite, il che diventerà un problema ancora più grande in futuro.
E pensa a quelle ragazze che hanno tentato magari più volte il test senza mai passarlo, io chiederei un risarcimento enorme :/
Tutti sappiamo che il giappone ha una mentalità maschilista ma arrivare addirittura a fare una discriminazione del genere..stanno proprio messi male!
La giustoficazione che si è inventanta l'università oltra a non stare in piedi non dice neanche tutta la verità. A mio modesto parere qui si da anche la colpa alle donne per l'innalzamento dell'età media della popolazione.. e quindi il messaggio non è solo "tu donna lasci il lavoro perche poi ti devi occupare della famiglia" ma anche "tu donna non devi lavorate perché qui stiamo invecchiando"..
Perché come precedentemente detto, conoscendo la mole di lavoro alla quale si va in contro una volta laureati, io conti su famiglia si o famiglia no, uno se li fa prima di iniziare a sprecare energie per poter aggiudicarsi il posto all'interno dell'università.
Il governo dovrebbe intervenire con direttive piu drastiche sulle ore lavorative concesse come strordinario, perché se si riducono quelle poi cresce la domanda della forza lavoro e una volta che i maschi son finiti...sei costretto a rivolgerti al gentil sesso che in quel caso potrebbe gestire entrambe le situazioni senza dover per forza rinunciare!
Scegliete tra lavoro e famiglia, i pilastri della società da millenni...roba da matti!
ahaha verissimo
se non sei un genio ? ma questo è un optional! senza un ' armata di padreterni non vai da nessuna parte, al confronto la mafia sembra un succursale dei Collaboratori di Madre Teresa
Anche perchè non si tratta di una persona sola con le sue idee "particolari", come capita spesso; per falsificare dei risultati in un università ci vuole la complicità come minimo di tutta la commissione, segno di una mentalità radicata.
E comunque invece di dare quella giustificazione lì, era meglio se stavano zitti, perchè hanno pure peggiorato la loro reputazione.
Però mi piacerebbe capire meglio la portata della notizia, a me mancano troppi elementi su l' "universo Giappone", quindi pongo qui i miei dubbi:
grazie a che vorrà aiutarmi a orientarmi meglio!
L'ateneo è pubblico o privato? Esiste in Giappone una legge che vieti discriminazioni in base al sesso nell'accesso ai corsi di laurea? Hanno fatto qualcosa di illegale?
Il fatto che la penalizzazione delle donne sia avvenuta nella fase di test a crocette mi sembra allora la via peggiore: i risultati di un test del genere non sono soggetti a valutazione discrezionale, infatti l'articolo dell'Independent citato da "Il mattino" parla dell'utilizzo di un coefficiente specifico per abbassare i punteggi delle candidate (una procedura "automatizzata", quindi) in caso di ricontrollo, di ricorso, di qualsivoglia indagine è una cosa molto facile da provare.
I membri della commissione si sono presi questo rischio? E il rischio è quello di uno scandalo o quello di una truffa? Commettere un reato per pura misoginia è diverso dall'attuare una politica discriminatoria, ma legale...
In Giappone le facoltà sono quasi tutte private, le statali sono poche e principalmente sono quelle di "seconda scelta" dove vanno quelli con pochi soldi/quelli che non passano le selezioni per le scuole di "alto livello" ecc... sono loro i primi a non volerci andare. Però c'è da dire che, illegale o no, sono cose che non si fanno. Inoltre essendo una scuola famosissima avranno sicuramente un brusco calo delle iscrizioni e fatto una figura orribile a livello nazionale.
Intanto alcune doverose rettifiche:
1) Universita', pubbliche o private? E' vero che in Giappone ci sono molte prestigiose universita' private (ad esempio Keio e Waseda a Tokyo, Doshisha e Ritsumeikan e Sangyo a Kyoto) ma le due universita' piu' famose del Giappone sono pubbliche: la Todai (Tokyo Daigaku) e la Kyodai (Kyoto Daigaku)
2) Differenza salariale tra uomini e donne: e' vero, esiste ma nella maggior parte dei casi ha una giustificazione: gli uomini accettano una clausola contrattuale per la quale possono essere trasferiti in qualsiasi parte del Giappone in qualsiasi momento mentre le donne sono piuttosto restie ad accettarla e quindi i contratti (e di conseguenza i relativi stipendi) sono diversi.
Ed ora un po' di "storia" su come funzionava il mondo del lavoro in Giappone: in Italia molte donne vogliono giustamente lavorare perche' vogliono essere economicamente indipendenti e non vogliono dover chiedere soldi al marito/partner. In Giappone non era cosi'. Il marito lavorava e "consegnava fisicamente" (quando ancora non c'erano gli accrediti bancari) tutti i suoi soldi alla moglie che era libera di gestirli. Tanto per essere chiari, il marito qualche volta "nascondeva" una piccola parte di questi soldi perche' quando chiedeva alla moglie "mi dai un po' di soldi per andare a bere con gli amici", la moglie poteva benissimo rifiutarglieli. Basta solo questo per capire come quasi nessuna donna avesse tutta questa grande voglia di andare a lavorare. E come controprova, le donne single che oggi lavorano, lavorano ne' piu' ne' meno dei maschi e, quindi, una donna single vive da "schiava" oberata di straordinari esattamente come i colleghi maschi. Di conseguenza, molte avevano (e molte ancora hanno...) come unico obiettivo quello di sposarsi, possibilmente con un uomo-bancomat che portasse tanti soldi a casa (e che lavorasse tanto...Restare tanto tempo al lavoro, infatti, era motivo di orgoglio e permetteva al marito di non essere cazziato quotidianamente dalla moglie e alla moglie di non dover "sopportare" la presenza del marito in casa). Purtroppo, questa "pacchia" e' finita e molte donne sono costrette a dover lavorare. Anche qui la scelta e' tra un lavoretto (ma il loro part time job e' quasi come il nostro normale orario di lavoro) oppure un lavoro "vero e proprio" (e allora, se si deve restare a dormire in ufficio si resta a dormire in ufficio, proprio come un uomo).
Detto cio', premetto che sono contrario ad ogni forma di discriminazione tra uomo e donna ma bisognerebbe inquadrare ancora meglio la situazione:
1) intanto, ad essere discriminati dall'universita' oggetto di discussione erano anche gli uomini, per l'esattezza quelli che ripetevano per un tot numero di volte l'esame. Anche loro erano segati senza pieta'...
2) Il lavoro del medico in Giappone e', se possibile, ancora piu' faticoso del corrispettivo in Italia. Di conseguenza in Giappone gia' esiste da tempo una differenziazione tra le varie specializzazioni per cui "normalmente" gli uomini fanno le cose piu' "complesse" (ad esempio, cardiologia) mentre le donne scelgono cose meno "complesse" (ad esempio, una mia studentessa e' otorinolaringoiatra). Stante cio', se si sommano queste due considerazioni <1) il servizio medico offerto in Giappone e' straordinariamente impegnativo 2) il numero degli anziani (e quindi dei "pazienti") aumenta vertiginosamente, molto piu' dell'aumento dei medici> si capisce come sia interesse delle aziende ospedaliere (gli ospedali sono vere e proprie ditte....) avere impiegati uomini (che non devono tornare a casa perche' il bimbo non si sente bene, che fanno sempre le "notti" in ospedale - mentre la mamma di un bambino piccolo non puo' - , che hanno una reperibilita' totale, che non fanno sorgere il gravoso "problema" di pagare due volte, da una parte la maternita' ad una donna ed insieme lo stipendio al suo sostituto, etc..).
Soluzioni? E' facile dire "vergogna" ma secondo me andrebbero offerte anche soluzioni concrete e compatibili con la societa' giapponese. Io, per quanto abiti qui, in questo momento non riesco a trovarne...aiutatemi...
Una cosa è scandalizzarsi (giustamente) per certe notizie, un'altra è considerare razionalmente e in base a conoscenze approfondite il contesto da cui proviene. Un'altra cosa ancora è non andare a guardare fino in Giappone e indignarsi scrivendo due righe davanti al PC ma lottare per eradicare certe pratiche prima di tutto da casa nostra. Io mi accorgo ogni giorno di discriminazioni sottili e modi di pensare sessisti non pleateali come il caso dell'università di Tokyo ma pericolosi e assimilati già dai più piccoli. Giusto ieri una bimba di 4 anni ha detto al termine di una pizza rivolta a una mamma che voleva pagare: tu non puoi, noi femmine stiamo qua che fa papà. Testuali parole del datore di lavoro a un'amica assunta in un famoso supermercato italiano: anche se è donna non è escluso che possa fare carriera. E quante amiche femmine si sono scandalizzate quando raccontavo che mio papà ha sempre rifatto i letti e lavato i suoi calzini sporchi? Io stessa, persona aperta e liberale, mi sono sorpresa a dare istintivamente più fiducia ai medici maschi rispetto alle dottoresse durante un lungo periodo di degenza in ospedale. Purtroppo non esistono soluzioni facili in nessun paese, ma discuterne e tenere viva l'attenzione è fondamentale, anche in contesti di evasione come Animeclick
Si sono impegnati a riparare il danno patito dai candidati esclusi, come sia possibile sinceramente non saprei.
Apprezzo il commento, ma considerando tutto quello che hai detto non riesco a trovare una giustificazione a quello che c'è scritto nell'articolo, ovvero l'aver falsificato i risultati dei test delle donne.
Appunto non vedo il senso di pagare meno le donne se lavorano esattamente come gli uomini.
Per questo dico che non ha senso. Se c'è carenza di medici e l'università non si fa scrupoli a far passare persone che hanno ottenuto un punteggio più basso pur di non far passare le donne, allora tanto vale aumentare il numero di posti disponibili per accedere al corso di laurea.
Occuparmi di economia non è il mio lavoro, ma i paesi europei hanno trovato una soluzione, quindi perchè non può riuscirci anche il Giappone? Questa università ha dimostrato di essere parecchio indietro rispetto ad altri paesi, non solo un po'.
In questo caso non c'entra la cultura, falsificare i risultati per non far passare una categoria di persone è sbagliato. Punto.
la soluzione di un problema così complesso non credo la si possa trovare noi su questo forum, però concordo con @KiraT sul fatto che ragionarci insieme abbia una qualche utilità, almeno quella di farci riflettere sulle piccole discriminazioni quotidiane che ci sono ancora anche nel nostro paese.
Mia nonna, in gioventù, guidava per Torino ed era insultata da passanti e altri conducenti perché le donne dovevano "stare in casa a fare la calza", a me non è mai capitato: le cose come stanno cambiando qui, credo possano cambiare anche in Giappone, e se le peculiarità culturali ci sono, credo che fossilizzarsi in un l’uma sempre fait parei (n.d.r. modo di dire torinese che significa ‘abbiamo sempre fatto così) non sia la migliore soluzione.
@Galvan73: da quanto scrivi mi sembra che si sia ad un punto critico per diversi fattori (esaspero per brevità): (i) un solo stipendio non è sufficiente al mantenimento di una famiglia, (ii) se ci sono due persone che lavorano full-time sostanzialmente è impossibile avere una famiglia, (iii) essendo impossibile mantenere una famiglia la popolazione invecchia drammaticamente, (iv) siccome la popolazione è invecchiata i medici sono costretti a fare orari ancora più impossibili dei normali lavoratori...
Ora di fronte a tanta complessità diminuire fraudolentemente il numero di donne iscritte in una facoltà è chiaramente inutile, oltre che scorretto. Affrontare in maniera razionale la faccenda sarebbe meglio: non è la mia materia ma suppongo che ci sia tutta una letteratura che indirizzi su questioni come: (i) la resa sul lavoro, cala dopo quante ore lavorative giornaliere/settimanali? (ii) la presenza di nidi aziendali quanto favorisce una maggior presenza di madri con figli piccoli al lavoro? (iii) quali politiche di welfare sono efficaci per favorire una maggiore natalità? (iv) capita qualcosa di tremendo se è il papà a stare a casa a vegliare il bimbo malato? Come suggerito da Rukia il nord Europa ha politiche di una certa efficacia, perchè non imparare da chi fa meglio (e vale anche per l'Italia...)?
Ancora due pensieri sparsi:
Essere mantenute da un uomo-bancomat ha come rovescio della medaglia il non poterlo lasciare senza perdere il sostentamento economico: e questa non è una bella situazione
La situazione è ben diversa: non erano “discriminati” in base all'appartenenza ad un gruppo, ma sulla base dei loro precendenti in quel tipo di test: è molto più simile a tener conto del voto di diploma, magari discutibile, ma comunque basato sulle capacità individuali e non su un pregiudizio.
Apprezzo il commento, ma considerando tutto quello che hai detto non riesco a trovare una giustificazione a quello che c'è scritto nell'articolo, ovvero l'aver falsificato i risultati dei test delle donne. [/quote]
La mia non voleva essere una giustificazione, infatti ho detto chiaramente che sono contro le discriminazioni. La mia e' stata una ricostruzione del quadro generale
Appunto non vedo il senso di pagare meno le donne se lavorano esattamente come gli uomini. [/quote]
Forse non mi sono spiegato bene. La paga diversa dipende dalla clausola con cui gli uomini accettano di poter essere mandati da Okinawa a Sapporo da un giorno all'altro, cosa che di solito le donne non accettano.
Per questo dico che non ha senso. Se c'è carenza di medici e l'università non si fa scrupoli a far passare persone che hanno ottenuto un punteggio più basso pur di non far passare le donne, allora tanto vale aumentare il numero di posti disponibili per accedere al corso di laurea. [/quote]
Certo ma ci dimentichiamo che gli ospedali sono praticamente aziende sempre in perdita. Non escludo che possa essere una soluzione ma come minimo tutti dovrebbero ridursi lo stipendio. Immagino ci sarebbero anche tutta una serie di ripercussioni a cascata
Occuparmi di economia non è il mio lavoro, ma i paesi europei hanno trovato una soluzione, quindi perchè non può riuscirci anche il Giappone? Questa università ha dimostrato di essere parecchio indietro rispetto ad altri paesi, non solo un po'.
In questo caso non c'entra la cultura, falsificare i risultati per non far passare una categoria di persone è sbagliato. Punto.[/quote]
Il Giappone non e' la Germania (e nemmeno gli Stati Uniti, giusto per uscir fuori dagli stretti confini europei). Voi non considerate le dinamiche sociali che come ho cercato di dire al'inizio qui hanno delle peculiarita'. E per inciso, il fatto che sia un problema culturale lo dimostrano 1) il gran numero di persone che qui e' d'accordo o almeno capisce bene le motivazioni dell'universita' 2) il fatto che tra un paio di giorni questo tema sara' scomparso dal dibattito pubblico (ma...gia' adesso se ne parla molto poco in tv e quasi per nulla a livello di conversazioni private e questo dimostra quanto qui non sia considerato un "problema").
P.S. Un saluto a tutti quelli che hanno criticato il mio intervento. Se oltre a fare il pollice verso queste persone sono anche in grado di elaborare un pensiero, che ben venga ^^
@Galvan73 non so che lavoro fai ma se hai delle studentesse suppongo che tu sia un insegnante (correggimi se sbaglio). Sei contento di sapere che avranno un futuro orribile rispetto ai loro colleghi uomini? Nel mio contratto di lavoro non mi è mai stato chiesto se volevo trasferirmi, avevo 12 ore da fare al giorno e facevo un lavoro abbastanza ben pagato per essere una donna (in studi dentistici). Mio marito prendeva quasi il doppio di me ed era un normalissimo impiegato. E' giusto? No. Quando sono rimasta incinta sono stati chiari "Quella è la porta" ma comunque lo sapevo e il bimbo era voluto (poi abbiamo scoperto erano due) quindi non ho da che lamentarmi, e vivevamo a Obihiro sperduti nelle montagne e nel freddo, non c'è assolutamente niente lì e con un solo stipendio non ce la facevamo. Abbiamo preso i risparmi di famiglia e siamo voluti in Italia e non ce ne siamo pentiti.
E' verissimo che avevo colleghe che a lavoro si lamentavano continuamente con frasi come "Vorrei un marito così da poter vivere la mia vita con tranquillità e circondata da bambini!" e c'era chi faceva il filo al dottore single di turno... ma c'erano anche colleghe che invece dicevano "Ho studiato anni per diventare assistente odontoiatrica e devo mollare tutto appena mi sposo? Non se ne parla!"
I problemi lì sono tanti ma non tutte le donne sono delle tiranne succhiasangue. Lo schifo è che un uomo con il suo stipendio può viverci benissimo da solo e fare anche una bella vita agiata volendo, una donna da sola fa fatica ad arrivare a fine mese vivendo nel monolocale di 40m2. Allora se già solo iniziassimo a pagare meglio le donne forse vedresti che:
1 - Io donna single riesco a sostenermi e non devo necessariamente trovare un uomo per farmi mantenere;
2 - Io donna sposata posso aiutare la condizione economica della mia famiglia seriamente e sono più invogliata a lavorare;
Inoltre i bimbi giapponesi già dopo i 5-6 anni sono indipendenti e sveglissimi, ne ho viste di madri che abbandonano i bimbi in giro per le strade e li mandano a fare commissioni con i soldi in tasca, altroché "accudire i bambini finché diventano adulti e responsabili". Non hanno neanche bisogno di mandarli in asilo o chissà dove, sono in grado di stare a casa da soli.
Le donne in Giappone non lavorano perché non traggono beneficio dal farlo e non perché non vogliono! Neanche in Italia le donne vanno a lavorare per 200 euro al mese eh.
Non capisco con quale criterio valuti una specializzazione più complicata di un'altra e allo stesso modo non comprendo il confronto con il lavoro di medico i Italia.
A parte questo il problema dell'invecchiamento della popolazione è ben presente anche in Italia insieme alla carenza di personale medico e infermieristico.
Anche qui gli ospedali non hanno risorse infinite, non possono quindi permettersi di spendere quello che vogliono e comunque anche i maschi hanno il diritto alla paternità, che non sarà prolungata come la maternità, ma comunque è un costo da sostenere.
Detto questo non mi pare che le problematiche da te elencate possano essere risolte falsificando un test di ingresso (sulla base di un pregiudizio) e un tale fatto non mi sembra possa essere giustificato, da qualsiasi parte lo si guardi.
Ma dove viveteeeee!!!!!!
Aspettare tra i 50 e 70 anni per una vita serena e del sesso soddisfacente non mi sembra proprio una "pacchia"
Concordo con Wendy Rose che una retribuzione più equa per le donne contribuirebbe a limare una parte dei problemi. Sicuramente sarebbe più efficace dell’eliminare delle candidate al corso di medicina come è stato fatto.
Che poi se ne parli poco sulla stampa locale e nulla nelle conversazioni private, e che molte persone comprendano le motivazioni dell'università è forse sintomo del fatto che il problema non viene affrontato, non che non ci sia...
P.S: Non ho precisato "donne" perché il discorso sarebbe stato lo stesso se fosse accaduto l'opposto;
Siamo nel 2018 e non penso ci voglia una voce divina per farci comprendere che... siamo tutti uguali.
Ok, o non mi sono spiegato bene o non hai capito tu. Non sono certo io che distinguo le specializzazioni in adatte agli uomini o adatte alle donne ma sono i giapponesi stessi. Dermatologia ed oculistica, ad esempio, sono "femminili"
Scusami ma ancora giudichi con la lente dell'occidentale. La vita della tipica casalinga giapponese e' molto diversa da quella della casalinga italiana. Lo sai, vero? La casalinga giapponese ha una liberta' e una disponibilita' economica che le italiane si sognano. A parte che a casa fa poco o nulla (un giorno dovremmo parlare del concetto di pulizia dentro le case in Giappone), esce a pranzo con le amiche non dico ogni giorno ma quasi, si iscrive a club, corsi e chi piu' ne ha piu' ne metta. Qui per molte donne lavorare e' semplicemente un incubo. Giusto ieri chiedevo ad una delle pochissime giovani studentesse che ho "ma tu cosa vuoi fare dopo l'universita' " e la risposta e' stata "la mamma". Certo, non e' che si puo' generalizzare da una semplice risposta ma io qui ci vivo ed osservo, parlo, leggo. Un'idea me la sono fatta...
Scusami ma secondo me fai un po' di confusione. Intanto, e lo ripeto per la millesima volta, il salary gap esiste ma non nel pubblico e non - di solito - nelle grandi aziende. Se esiste e' in quelle piccole e medie (e bisognerebbe di capire a che percentuale del mondo del lavoro esse corrispandono). Secondariamente, di nuovo, questa disparita' e' giustificata dalla clausola. E' ovvio che tu non ce l'avevi perche' io sto parlando di lavoro in azienda (kaishain) e non di lavori tecnici in uno studio come era il tuo. Secondariamente, il confronto tra il tuo stipendio e quello di tuo marito non sta ne' il cielo ne' in terra. Scusami ma facevate lavori diversi, come puoi comparare lo stipendio? Diverso sarebbe stato se nello studio dove lavoravi, un collega maschio con la tua stessa mansione avesse preso piu' di te. Questo lo puoi affermare con sicurezza?
L'altro errore che commetti e' pensare che la vita nelle grandi citta' (io vivo a Kyoto, non enorme ma nemmeno piccola) sia simile a quella del posto sperduto sulle montagne dove hai detto che vivevi. Comunque, in generale, le mamme seguono i figli fino alla fine della scuola elementare perche' dopo dalla scuola media in poi i figli tornano a casa tardi perche' quasi tutti frequentano il juku (altra orribile "invenzione" giapponese). Io sono felice quando le mie studentesse sono felici. Se una e' felice facendo la mamma, ne sono felice. Ho anche studentesse che - ormai di una certa eta' - sono state "ambiziose" e hanno fatto carriera ma ben poche di loro si sono sposate. Evidentemente, almeno qui, carriera e famiglia sono difficilmente compatibili. Infine, piccola considerazione personale, visto l'inferno del mondo del lavoro giapponese non mi stupisco del fatto che molte preferiscano sposarsi e fare un arbaito piuttosto che restare single e morire di karoshi. Pare che le malattie cardiovascolari tra le donne siano in aumento. Non e' che tra un po' anche il numero dei suicidi donne aumentera'? Mi auguro di no...
Un'ultima osservazione con la quale, lo ripeto, mi limito a mostrare il quadro generale e non a giustificare alcunche'. Ammettiamo che in questi 12 anni siano state ammesse ai corsi tutte le donne che ne avrebbero avuto il diritto. Dopo la laurea occorre specializzarsi. Quasi tutte le donne scelgono oculistica, dermatologia e otorinolaringoiatra (tre tra le specializzazioni piu' gettonate dalle ragazze). E chi fa le altre specializzazioni se i maschi non sono in numero sufficiente? Lasciamo pericolosamente dei settori scoperti? Lo ripeto fino all'esaurimento, io sono contrario alle discriminazioni tra uomo e donne ma questa almeno deve essere contestualizzata in un sistema che, pur avendo dinamiche spaventosamente ingiuste, e' ancora piu' o meno in equilibrio. A volte, troppa "giustizia" rischia di far saltare l'intero sistema..purtroppo. Non basta allora essere giusti nella selezione all'universita' ma bisognerebbe educare i giapponesi all'uguaglianza tra uomo e donna sin dalle scuole elementari ma questo non avviene, quindi le discriminazioni restano...
Mi ricollego al tuo discorso sul fatto che sono i giapponesi stessi a classificare alcuni lavori solo per donne e solo per uomini. Infatti in Giappone i dentisti sono uomini e le assistenti sono donne. In realtà questa classificazione c'è anche in Italia e nel resto del mondo, infatti trovare assistenti uomini è assai raro ovunque ma almeno per quanto riguarda gli odontoiatri ormai ce ne sono tantissime anche donne... ma il paragone tra lo stipendio che avevo io e quello che aveva mio marito lo faccio su una scala di difficoltà lavorativa, che so che in Giappone quasi non esiste ma dovrebbe. Esempio stupidissimo: tu, insegnante, prendi quanto un dottore? Suppongo di no, è giusto che il dottore per la difficoltà del suo lavoro prenda di più e siamo tutti d'accordo su questo mi auguro. Quindi io personalmente, donna o meno, ritengo di aver fatto un lavoro molto più complesso di quello di mio marito ed è giusto che sia pagato come si deve rispetto a loro, però questo discorso dovrebbe valere in tutto il mondo e non solo in Giappone, quindi parlarne trova il tempo che trova. Forse in Giappone dal punto di vista lavorativo ragionavo troppo da italiana, anche se in Italia non avevo mai lavorato prima di giungere lì, quindi comunque facevo paragoni "per sentito dire" per quanto riguarda la vita lavorativa italiana (cosa che adesso invece posso fare).
Quello che volevo dire è che siccome nelle piccole città sperdute la vita è costosa rispetto agli stipendi immagino che nelle grandi città lo sia di più! Quindi sicuramente tu hai affitti, bollette e tutto il resto molto più alti di quanto pagavo io, eppure nonostante tutto mio marito da solo avrebbe fatto fatica a mantenere moglie e due figli. Discorso cambia se nelle grandi città lo stipendio è equiparato al costo della vita ma so che per tanti non è così...
Ormai le casalinghe che fanno la bella vita in Giappone sono quelle che si sono sposate fino a una decina di anni fa, le "novizie" hanno poco da esultare. Gli stipendi si sono abbassati, il costo della vita si sta alzando e c'è molto lavoro precario. Se anche "fanno la bella vita" sono in poche quelle che passano la giornata a mangiare fuori o a sperperare i soldi del marito! Poi per fortuna gli uomini si stanno svegliando fuori...
Io ho sicuramente una visione Europea (non la definirei Occidentale in senso lato, ma questo è un altro argomento)… e i racconti che mi sono stati fatti ho sulla “vita da casalinghe giapponesi” sono sicuramente affetti da un bias perché mi sono stati riportati, sulla vita delle rispettive madri, da donne giapponesi che vivono in Italia o negli USA (più critiche della media verso il loro paese, direi), ho anche però chiaro che il lavoro sia mediamente più duro che qui e che un marito che vedi raramente e quando lo vedi collassa dalla stanchezza possa essere più facile da sopportare di un capo che vedi per 12 e più ore al giorno ed è iper-attento a quello che fai.
Ho solo rilevato che ci sono comunque cose che, a seconda dell'inclinazione personale, possono essere difficili da digerire.Il non poter scegliere è brutto perché non siamo tutti uguali e non riesco proprio a credere che tutte le donne giapponesi la pensino in un unico modo...(e appunto i numeri letti ieri andavano in questa direzione).
Che poi fare la mamma a tempo pieno sia l’aspirazione di una parte delle donne, in ogni dove, credo sia pacifico.
Non metto in dubbio che tu conosca bene, legga e ti informi e per questo, quando capiterà, mi farà piacere leggere le tue opinioni (poi magari come in questo caso non mi convinceranno appieno)…
e magari mi toglierai la curiosità che mi hai messo questa volta sul “concetto di pulizia dentro le case in Giappone”!!
Anche se è solo un'opera di finzione mi ha colpito molto il manga Nigeru wa Haji da ga Yaku ni Tatsu (The Full-Time Wife Escapist) che sto leggendo proprio ora.
Con tono delicato e ironico dice molto su ltema famiglia-lavoro-ruoli in Giappone. Immagino che in patria abbia fatto alzare più di qualche sopracciglio.
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