Gli orari di lavoro impossibili e gli straordinari praticamente obbligatori sono un vero problema nel mondo del lavoro giapponese. Se da un lato essere orgogliosi della propria professione e, se necessario, sacrificarsi per il bene del gruppo può essere una cosa buona e sicuramente è stata la molla che ha permesso al Giappone del dopoguerra di risollevarsi fino a godere di una grande prosperità economica, dall'altro far diventare un'eccezione la regola non va bene.
Far passare il concetto che i dipendenti dovrebbero essere disposti a fare regolarmente gli straordinari senza che sia chiesto, può rappresentare un grave pericolo per la salute mentale e fisica delle persone (fino ai casi estremi di karoshi, morte per troppo lavoro).
Negli ultimi anni, c'è stato un sforzo sempre maggiore da parte delle aziende e dei gruppi di difesa dei lavoratori per ridurre la quantità di straordinari che i dipendenti giapponesi si sentono obbligati a fare.
Ma un utente di Twitter, @AdmiralYamabiko è convinto che tutto ciò non servirà a nulla se non si cambieranno piccole abitudini a partire dal linguaggio. Quando si esce dall'ufficio infatti, i giapponesi salutano i colleghi ancora sul posto di lavoro usando la formula "Osaki ni shitsurei shimasu" che tradotto letteralmente vuol dire "Sono scortese ad andarmene via prima di te" e che potrebbe essere tradotto con la forma più colloquiale "Scusami se vado a casa prima di te".
Quindi @AdmiralYamabiko è convinto che, finché si continuerà a usare questa formula, ben poco cambierà sul posto di lavoro. Secondo lui, per scardinare queste cattive abitudini, in azienda dovrebbe suonare un gong al termine del turno e chiunque abbia finito le sue mansioni dovrebbe andarsene a testa alta dicendo la seguente frase "Ichiban nori", usata dai signori della guerra dell'era feudale e che potrebbe essere tradotta approssimativamente come "Vado per primo (alla testa del gruppo)", un po' come era il nostro "Alla carica!" di stampo militare. In questo modo si rivaluterebbe l'immagine di chi lascia l'ufficio: non più un impiegato con l'occhio fisso all'orologio (Fantozzi docet) ma un valoroso leader all'avanguardia coi tempi.
L'idea di @AdmiralYamabiko è piaciuta online e alcuni utenti hanno così commentato:
"Mi piace. Si potrebbe anche far intervenire il presidente della compagnia ordinando a tutti "Ritirata dal campo di battaglia!"
"Magari non farà una grande differenza, ma penso che valga la pena provare a limitare la frequenza con cui diciamo "Osaki ni shitsurei shimasu"."
"Dobbiamo iniziare a pensare che le persone possano finire il loro lavoro senza fare gli straordinari come se fossero eroi".
Sfortunatamente, un certo modo di pensare non si cambia dall'oggi al domani: essere un lavoratore capace e produttivo è sicuramente considerata in Giappone una priorità e rende la persona molto rispettabile agli occhi degli altri, per cui è normale che una buona fetta di lavoratori si senta a disagio ed egoista ad essere il primo a uscire dall'ufficio. Ma si sa che le rivoluzioni possono iniziare anche con un primo piccolo passo.
Fonte consultata:
SoraNews
Far passare il concetto che i dipendenti dovrebbero essere disposti a fare regolarmente gli straordinari senza che sia chiesto, può rappresentare un grave pericolo per la salute mentale e fisica delle persone (fino ai casi estremi di karoshi, morte per troppo lavoro).
Negli ultimi anni, c'è stato un sforzo sempre maggiore da parte delle aziende e dei gruppi di difesa dei lavoratori per ridurre la quantità di straordinari che i dipendenti giapponesi si sentono obbligati a fare.
Ma un utente di Twitter, @AdmiralYamabiko è convinto che tutto ciò non servirà a nulla se non si cambieranno piccole abitudini a partire dal linguaggio. Quando si esce dall'ufficio infatti, i giapponesi salutano i colleghi ancora sul posto di lavoro usando la formula "Osaki ni shitsurei shimasu" che tradotto letteralmente vuol dire "Sono scortese ad andarmene via prima di te" e che potrebbe essere tradotto con la forma più colloquiale "Scusami se vado a casa prima di te".
「残業をできるだけなくしましょう」みたいなこと言われる度に「お先に失礼します」とかいう挨拶が残ってるうちは無理だと思う。定時には「ジャーンジャーン」と銅鑼みたいな何かを鳴らし、帰る人が「甘寧一番乗り!」って言って、残ってる人が「遅れを取るな!我らも続けー!」って言うようにすべき。
— やまびこ@お姉ちゃんどこ (@AdmiralYamabiko) 13 ottobre 2018
Quindi @AdmiralYamabiko è convinto che, finché si continuerà a usare questa formula, ben poco cambierà sul posto di lavoro. Secondo lui, per scardinare queste cattive abitudini, in azienda dovrebbe suonare un gong al termine del turno e chiunque abbia finito le sue mansioni dovrebbe andarsene a testa alta dicendo la seguente frase "Ichiban nori", usata dai signori della guerra dell'era feudale e che potrebbe essere tradotta approssimativamente come "Vado per primo (alla testa del gruppo)", un po' come era il nostro "Alla carica!" di stampo militare. In questo modo si rivaluterebbe l'immagine di chi lascia l'ufficio: non più un impiegato con l'occhio fisso all'orologio (Fantozzi docet) ma un valoroso leader all'avanguardia coi tempi.
L'idea di @AdmiralYamabiko è piaciuta online e alcuni utenti hanno così commentato:
"Mi piace. Si potrebbe anche far intervenire il presidente della compagnia ordinando a tutti "Ritirata dal campo di battaglia!"
"Magari non farà una grande differenza, ma penso che valga la pena provare a limitare la frequenza con cui diciamo "Osaki ni shitsurei shimasu"."
"Dobbiamo iniziare a pensare che le persone possano finire il loro lavoro senza fare gli straordinari come se fossero eroi".
Sfortunatamente, un certo modo di pensare non si cambia dall'oggi al domani: essere un lavoratore capace e produttivo è sicuramente considerata in Giappone una priorità e rende la persona molto rispettabile agli occhi degli altri, per cui è normale che una buona fetta di lavoratori si senta a disagio ed egoista ad essere il primo a uscire dall'ufficio. Ma si sa che le rivoluzioni possono iniziare anche con un primo piccolo passo.
Fonte consultata:
SoraNews
Ciò non toglie che la situazione lavorativa è comunque estenuante e esagerata... a parte cambiare il saluto, ci sarebbe bisogno di sciogliersi un po'.
"Chi lo dice per primo? Chi farà il primo passo stavolta!!??"
E ivi restarono giorni, mesi e anni in ufficio murati vivi...
Che dire, che si cominci dalle piccole cose ma i giapponesi devono provare a liberarsi da questi vincoli formali estremi, qua non si tratta di andare in faccia al principale e chiedergli un aumento con annesso 3 mesi di ferie ma di poter salutare senza che nessuno abbia da ridire se dopo l'orario fisso e magari uno po' di straordinario uno abbia voglia di uscire per andare a vivere!
Condivido però l'idea che anche con queste piccole cose si può tentare di cambiare (lentamente) la mentalità corrente, l'eccessiva pressione della vita lavorativa sui giapponesi è un problema su cui abbiamo dibattuto più volte: lo stress di dover lavorare dieci/dodici ore al giorno (e magari essere costretti anche a frequentare i colleghi anche fuori fuori dall'ufficio per un nomikai) e incastrare la propria vita privata è uno degli aspetti più brutti del Giappone
Con le dovute ore di riposo, si sarebbe più produttivi, riuscendo a fare in 8 ore quello che altrimenti (non me la sento di dire normalmente, perché non c'è niente di normale nei ritmi di lavoro che stiamo discutendo) si farebbe in 10.
Secondo me, l'idea di cambiare il saluto non è da gettare a priori, perché sappiamo bene che le apparenze contano quindi un cambiamento dello status della persona che va via quando ha terminato la sua giornata lavorativa contrattuale potrebbe portare a qualche miglioramento, magari spianando la strada a qualcosa di più importante.
Come al solito la verità è nel mezzo.
Vero lo dicevano pure a me i capi ultra paraculati che dovevano prendersi il premio risultato
Be almeno te li pagavano.Non ti lamentare
Mi è capitato proprio l'altro giorno, sono uscito all'ora stabilita (18) il giorno dopo mi è stato detto "sai c'era il presidente che mi ha detto "quello proprio alle 18.01 se n'è andato"".
Che poi a me non importa nulla perché ricevo continuamente proposte di lavoro come sviluppatore, quindi se mi licenziassero per tale motivo troverei lavoro tempo zero, ma è comunque una rottura dover lottare per qualcosa che dovrebbe essere la norma.
C'è da cambiare la mentalità: non si lavora per la gloria e gli straordinari si fanno solo pagati (e comunque entro certi limiti). Quando l'orario di lavoro da contratto è finito è chi non se ne va a casa sua che sbaglia.
Anzi, personalmente penso che 8 ore al giorno siano persin troppe, non si è di certo freschi e riposati la mattina dopo e si rende decisamente meno quando si è stanchi (si fanno anche più errori e durante la giornata si tende a perdere più spesso la concentrazione. In particolare nel mio lavoro è sicuramente meglio fare 2 ore concentrati al 100% che farne 4 divagando), ma, in particolare nel mio campo, part time a 4-6 ore quasi non esistono (ricevo continuamente proposte ma nessuna part time... e dire che con le spese ci starei tranquillamente dentro).
In definitiva l'unico motivo per cui non si parla di problema in italia è il fatto che non si arriva agli estremi da morte da troppo lavoro, questo non rende le pretese attuali giuste.
Non tutti, perché chiaramente te li dovevano autorizzare prima, visto che qualche "furbone" in passato aveva segnato ore inesistenti! Ma se dovevi finire un lavoro urgente come facevi a farteli autorizzare prima? Impossibile...
Riformulo la frase.almeno avevi un contratto di lavoro.dalle mie parti e normale fare straordinari,ovviamente in nero,e non parlo degli straordinari
Grazie al cielo tutto in regola, ma non pensare che non esistano (ancora) contratti schifosi, tra l'altro adesso sto praticamente lavorando a cottimo, quindi posso fare 10 o 100 ore alla settimana che tanto mi pagano la stessa (miserella) cifra!
Di buono almeno c'è che decido io gli orari...
Perchè anche loro hanno capito che sei una brutta persona!xd
Ma d'altronde io manco ce l'ho un lavoro....
Mi sembra l'osservazione più sensata.
Non si cambia uno schema culturale solo usando espressioni colloquiali diverse.
Dovrebbero rimettere in discussione la loro prospettiva su concetti come lavoro, progresso, società, ...
La vedo dura.
Mamma mia un grande Antonio, AHAHAHAHAH ^^
basta che gli mandiamo un pò di nostri dipendenti statali.In un paio di mesi li trasformano xd
Dai tra poco ti daranno 780 euro e ti pagheranno quasi come me senza fare nulla xd
Solo se non ha la casa di proprietà. In quel caso ne danno 400. Inoltre deve anche avere un isee sotto i 9000 e rotti euro. Inoltre quei soldi può spenderli solo in affitto e cibo e solo per 2-3 anni. Conviene lavorare (e per chi si ritrova licenziato conviene la naspi attuale).
Penso fosse ironico, anche se sinceramente un reddito di cittadinanza per chi ha bisogno e non trova lavoro non la reputo una cosa brutta(tranne la cosa della spesa morale ma non vado troppo fuori topic...)
ma tassati il doppio!
so che era ironico... diciamo che ho dato una scossa di realtà all'ironia. Personalmente parlando penso che quello che c'è ora (rei e naspi) sia sufficiente (al massimo si può ampliare se ci sono più soldi), mentre per chi non trova lavoro penso sarebbe meglio fargli dei corsi gratuiti finanziati in settori in cui c'è molta richiesta (cosa che tra l'altro viene già fatta in molte regioni d'italia e funziona... lo posso testimoniare in prima persona) piuttosto che dare semplicemente un reddito a fondo perduto (che non rende indipendente chi lo riceve). Nessuno vuole far morire di fame nessuno ma è anche vero che non si può dare a tutti qualcosa perché i denari non crescono sugli alberi (e scommetto che a quel punto aumenterebbero le tasse per chi lavora, il che significherebbe paradossalmente favorire chi sta a casa rispetto a chi lavora).
Mi rendo conto che sia un po' off topic quindi chiudo qui anch'io.
Aggiungo sul lavoro straordinario: non penso sia davvero necessario tranne che in alcune professioni tipo medico/chirurgo (dove se non c'è il professionista ne va della vita di qualcuno) e solo in casi estremi (un medico è in mutua quindi l'altro per sostituirlo deve fare straordinari). Forse sarebbe il caso di non farli fare punto negli altri casi.
Ti assicuro che lottare per migliorare le condizioni di tutti non è ancora un crimine eh, se pagassi le tasse eque a quello che guadagno per il bene anche di chi non lavora a me starebbe bene, non ha senso guardare il proprio giardino fino a questo punto, soprattutto quando c'è una crisi che sembra non finire mai(in italia, perlomeno).
Poi, ovviamente siamo tutti egoisti ma rassegnarsi ad un sistema del genere pensando che sia giusto è spaventoso...
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