“Perchè noi giapponesi siamo tanto affezionati ai manga? Immersi in letture a fumetti per tutta la settimana sui treni per pendolari, sembriamo agli occhi degli stranieri un tantino strani... Ma perchè gli occidentali sono così indifferenti ai manga? Una possibile risposta è che non hanno avuto uno come Tezuka. Per noi è davvero impossibile parlare di fumetti senza menzionare prima Osamu Tezuka”
 
Così scriveva il quotidiano Asahi Shimbun il 10 febbraio 1989, l'indomani della scomparsa di Osamu Tezuka, il grande mangaka e animatore conosciuto come il dio dei manga. Sono passati ormai trent'anni da quel giorno, il mondo del fumetto e dell'animazione è cambiato, eppure le storie di Tezuka riescono ancora a conquistare il pubblico, facendo sognare e emozionare i lettori di oggi come quelli di ieri. Ne sono prova le continue riedizioni e trasposizioni delle sue vecchie opere, in Giappone come nel mondo. Anche in Italia, uno dei paesi col maggior numero di opere di Tezuka pubblicate, sono diversi gli editori che ne pubblicano i vecchi classici, da Hazard che per prima ci ha fatto conoscere e apprezzare alcune delle sue opere più importanti, a Hikari e J-POP, quest'ultima che ha appena lanciato la collana Osamushi tramite cui pubblicare riedizioni e tanti nuovi titoli ancora inediti. Per tacere di Dororo, manga di più di cinquant'anni fa che sta al momento vivendo una seconda giovinezza grazie alla trasposizione animata attualmente in onda estremamente apprezzata anche da chi mai aveva mostrato interesse per le opere di Osamu Tezuka.
Ma, uscendo un attimo dalla sua importanza storica, perchè ai lettori di oggi dovrebbe importare qualcosa di un autore vecchio di decenni, con uno stile grafico e narrativo lontano dai canoni moderni? Molto semplicemente, per la bellezza delle sue opere, la sua capacità di divertire, commuovere e far riflettere più di tre generazioni di lettori con storie sempre nuove e al passo coi tempi, ma anche universali e in grado di superare i confini geografici e temporali per farsi apprezzare anche fuori dal Giappone e a distanza di decenni dalla loro pubblicazione.
E facendo ciò, Tezuka è stato il simbolo ed il principale esponente di un'intera industria culturale, di cui ha contribuito a plasmare e definire molti generi e metodi che hanno caratterizzato per svariati decenni il lavoro di centinaia di artisti.
 

La nascita di un artista: dalle gioie dell'infanzia alle difficoltà della guerra

Osamu Tezuka nacque il 3 novembre 1928, lo stesso giorno dell'Imperatore Meiji, dal cui ultimo carattere Yutaka e Fumiko Tezuka presero il nome per il proprio figlio ('ji' può essere letto anche 'osamu'). Quella di Tezuka fu una famiglia felice, in cui il piccolo Osamu potè sviluppare al meglio il proprio talento e la propria fantasia. La madre era appassionata di teatro e portò spesso i figli a vedere gli spettacoli del Takarazuka, mentre il padre, esperto fotografo, comprò un cineproiettore con cui trasmettere animazione e cinema occidentale. Osamu e i suoi fratelli crebbero in un ambiente stimolante, liberi e incoraggiati dai genitori ad esprimere la propria creatività in qualsiasi forma desiderassero. Il piccolo Tezuka mostrò fin da subito un grande amore e passione per il disegno, tanto che si diceva che bastassero carta e matita per soddisfare tutti i suoi capricci.
L'inizio della scuola, che inizialmente l'aveva terrorizzato fino alle lacrime, permise un ulteriore crescita artistica per Tezuka. Iscrittosi ad una scuola molto moderna per l'epoca, che incoraggiava gli studenti a sviluppare interessi personali e aveva classi miste, Tezuka divenne ben presto noto agli insegnanti per la sua capacità narrativa: al primo anno si offrì di raccontare una storia davanti a tutta la classe e ai genitori e negli anni successivi le sue storie e i suoi temi divennero famosi e apprezzati da tutti. In quegli anni Tezuka iniziò a disegnare storie a fumetti da mostrare ai compagni, come per esempio le avventure di Pin Pin Sei-chan, ma persino gli insegnanti si trovarono ad attendere con gioia le nuove storie del piccolo mangaka in erba. Sempre a scuola Tezuka non si limito al disegno, ma sviluppò la sua passione per ogni forma d'arte: molto interessato al teatro grazie alle sue visite al teatro Takarazuka, partecipò e organizzò alcuni spettacoli insieme ai compagni; dopo la visita a un planetario rimase talmente incantato dalla bellezza delle stelle e dei pianeti da organizzare dei tour con gli amici nella propria casa, appositamente decorata con suoi disegni del cosmo; con la videocamera del padre filmò i propri compagni creando dei brevi film, e con la sorella cercò anche di realizzare dei rudimentali corti animati; la fantasia di Osamu era inoltre sempre apprezzata nei giochi all'aperto dai suoi compagni, che venivano resi sempre dinamici e divertenti dalle sue idee e invenzioni. Fu sempre in quel periodo che nacque in Tezuka una grandissima passione per gli insetti, che iniziò a catturare, collezionare e studiare, tanto da arrivare a cambiare il suo nome in Osamushi e, qualche anno dopo, realizzare una vera e propria enciclopedia con disegni da lui stesso realizzati in maniera estremamente minuziosa.
 

Questo periodo d'oro, tuttavia, non durò in eterno. Prima il Giappone entrò in guerra con la Cina e successivamente, col passaggio di Tezuka alle scuole medie, iniziò anche la seconda guerra mondiale, e la vita giapponese cambiò radicalmente rispetto agli anni immediatamente precedenti. Nelle scuole venne data gradualmente sempre più importanza all'attività fisica, alle esercitazioni militari e al rigore, relegando ad interessi minori tutto il resto; attività frivole come la raccolta di insetti o la realizzazione di manga, le grandi passioni di Tezuka, venivano addirittura viste come dannose e irrispettose dei sacrifici dei militari in guerra, tanto che iniziò a occuparsene sempre più di nascosto. L'appoggio e l'ammirazione di alcuni suoi insegnanti e compagni fu tuttavia di grandissimo sostegno per Tezuka, che ne trasse le forze e il desiderio per continuare a disegnare.
Durante le scuole medie Tezuka si ammalò gravemente di una rara forma di micosi, che gli causò dolori alle braccia e una forte febbre. Il ragazzo venne subito portato da un medico e curato, tuttavia la malattia era talmente grave che sarebbe bastato un ritardo di pochi giorni per rendere obbligatorio amputargli entrambe le braccia. Fu con quell'esperienza che Tezuka iniziò ad ammirare la professione del medico, decidendo successivamente di frequentare la facoltà di medicina all'università.
La durezza delle esercitazioni militari, i numerosi morti e feriti tornati dal fronte, i cadaveri e gli orfani che incontrava quotidianamente per strada, l'oppressivo clima di sofferenza e povertà e i traumatizzanti bombardamenti che Tezuka vide in quegli anni rimasero impressi a fuoco nell'animo del ragazzo, che ne prese spunto in moltissime occasioni per la stesura dei propri manga. Raccontando le atrocità della guerra nelle sue opere, Tezuka voleva rendere partecipi anche i giovani lettori delle sue esperienze, mettendoli in guardia dagli orrori che l'uomo e in grado di creare e dall'uso indiscriminato della tecnologia.

I primi lavori da professionista e la rivoluzione dello story-manga


Il primo dopoguerra fu un periodo estremamente particolare nella storia giapponese. Annientati militarmente, i giapponesi dovettero sottostare a limitazioni nell'insegnamento scolastico e nell'intrattenimento per impedire la rinascita di un sentimento nazionalista, e divenne normale vedere soldati americani per le varie città giapponesi. Un episodio accaduto in quel periodo segnò profondamente il giovane Tezuka: incrociando un gruppo di soldati americani ubriachi, uno di questi gli rivolse la parola; non conoscendo l'inglese non seppe rispondere e il soldato, arrabbiatosi, lo picchio. L'accaduto fece riflettere Osamu sulle difficoltà relazionali tra gli esseri umani e di quanto fosse ostico comunicare per persone che non riescono a capirsi. L'incomunicabilità alla base delle guerre e della sofferenza sarebbe poi diventato uno dei temi pregnanti delle sue opere, narrando di razzismo e di relazioni tra umani, alieni, animali e robot.
 

Il periodo universitario vide l'inizio della carriera di Tezuka come mangaka professionista vero e proprio. Grazie a una vicina che lavorava per un quotidiano, infatti, riuscì a far pubblicare il suo manga, Il diario di Ma-chan, una striscia da 4 vignette comica. Ma-chan ebbe molto successo, tanto che ne vennero messe in vendita anche statuette in legno della protagonista – senza che Tezuka ne sapesse nulla. A seguito del buon riscontro di Ma-chan e delle opere pubblicate successivamente, la popolarità di Tezuka crebbe costantemente, rendendolo uno dei fumettisti più noti della zona. In quel periodo Osamu si unì al gruppo Manga Man Club del Kansai, un'associazione di fumettisti della zona del Kansai, e in una riunione incontrò Shichima Sakai che, impressionato dal suo talento, gli propose di realizzare insieme a lui un manga di 200 pagine. Sakai si sarebbe occupato della storia, lasciando a Tezuka la realizzazione dei disegni. Tezuka accettò con entusiasmo, tuttavia finì per disegnare ben 250 pagine, obbligando Sakai a tagliare e modificare in parte l'opera. La nuova isola del tesoro venne pubblicato e ottenne un successo straordinario: non solo vendette più di 400.000 copie (una cifra enorme per l'epoca) ma segnò l'inizio di una rivoluzione culturale che avrebbe cambiato completamente i manga del dopoguerra. Con La nuova isola del tesoro erano nati gli story-manga, pubblicazione di molte decine, se non centinaia di pagine, con uno stile grafico innovativo e all'avanguardia che prendeva spunto dal cinema. La vera innovazione non fu tanto l'utilizzo di uno stile di disegno cinematografico, che già prima della guerra era stato utilizzato da vari disegnatori dell'epoca, quanto la realizzazione di storie lunghe e tematicamente complesse, che spaziavano dall'avventura alla fantascienza, facendo sognare ed emozionare i bambini dell'epoca.
 
I manga non comici, se non trasmettono un significato, vengono equivocati. I veri manga, attraverso i disegni, attraverso ciò che esprimono, fanno piangere i lettori, li emozionano; inoltre inducono a pensieri malinconici, mostrando, per la prima volta, il loro significato. Se ci sono manga in cui si piange o si prova paura, si riuscirà ad allargare sempre più i loro limiti espressivi.

Tezuka stava diventando sempre più uno dei mangaka più importanti di Osaka e del Kansai, ma si trattava pur sempre di un mercato di serie B; i mangaka e gli editori davvero importanti erano a Tokyo, dove venivano pubblicato i titoli più raffinati in edizioni curate e di alto livello. Ed era a Tokyo che tutti i fumettisti del Kansai sognavano di andare a vivere e lavorare. Tezuka decise quindi di partire per la capitale, viaggio che per l'epoca era tutt'altro che facile, tra la grande distanza e le condizioni misere del dopoguerra. Il primo viaggio a Tokyo di Osamu non servì a molto sul piano lavorativo, ma permise al giovane fumettista di incontrare alcuni affermati artisti della capitale e discutere con loro del proprio lavoro, lasciandolo quindi indubbiamente arricchito. Tornato a casa, continuò a pubblicare i suoi story-manga con sempre maggiore successo, diventando in poco tempo il fumettista numero uno della regione. Pochi anni dopo, durante l'ennesimo viaggio a Tokyo, si presentò l'occasione di sfondare nella capitale: la pubblicazione a puntate di Jungle Taitei (Kimba, il leone bianco) sulla piccola rivista Manga Shonen; a differenze delle altre pubblicazione di Tokyo, che avevano al massimo dalle due alle quattro pagine, Jungle Taitei aveva capitoli di ben 10-18 pagine ciascuno. Il successo di Jungle Taitei portò poco tempo dopo Tezuka nei radar della rivista Shonen che portò alla ribalta il mangaka del Kansai con la pubblicazione de L'ambasciatore Atom (che sarebbe poi stato ripreso nel popolare Tetsuwan Atom – Astroboy).

Il grande successo e l'eterna fuga dagli editor


Contemporaneamente alla carriera fumettistica, Tezuka aveva continuato gli studi in medicina, ottenendo la laurea e poi superando l'esame di stato, diventando un medico a tutti gli effetti. Era ora tuttavia di scegliere una delle due carriere, essendo diventate entrambe troppo impegnative per proseguire. I dottori era ben pagati, rispettati e con un avvenire sicuro; al contrario i mangaka erano malvisti, economicamente senza certezze e sottoposti a orari di lavoro massacranti. Indeciso, Tezuka chiese consiglio alla madre, che gli suggerì di fare ciò che più amava. Fu così che Osamu Tezuka fece la sua scelta, consacrando la sua vita al fumetto. Ciò significò anche trasferirsi definitivamente a Tokyo per diminuire il tempo e la fatica dei continui spostamenti che avevano caratterizzato gli anni precedenti.
 

Il successo di Tezuka diventava ogni mese sempre più grande, e sempre più case editrici andavano da lui per chiedere di pubblicare un manga per loro. Anche riviste per ragazze iniziarono a chiedergli di realizzare opere per loro, sapendo che molte loro lettrici leggevano con interesse le storie pubblicate sulle riviste comprate dai loro fratelli. Nacque così Ribbon ni kishi (La principessa Zaffiro), il primo story-manga per ragazze, tramite cui Tezuka introdusse le innovazioni dei suoi manga anche nello shoujo. La protagonista della storia, a cavallo tra i ruoli maschili e femminili, prendeva spunto dalle esperienze della guerra - in cui le donne avevano indossato gli abiti maschili per sostituire i mariti e fratelli in guerra - per regalare una donna forte e complessa e interrogarsi anche sull'identità di genere.
Tezuka non rifiutava mai, guidato da una passione quasi folle e una continua esplosione di nuove idee per nuove opere. Nel 1952 arrivò a lavorare a ben otto opere contemporaneamente, che sarebbero presto diventate anche più di dieci. Questa sovraffollamento iniziò a causare ritardi nella consegna delle tavole, rischiando a volte persino di far saltare la pubblicazione dei capitoli. Le case editrici corsero ai ripari incaricando un editor apposito per occuparsi di Tezuka, seguirlo in ogni suo spostamento e insediarsi nel suo alloggio fino alla consegna delle tavole promesse. In quel periodo si narra di mirabolanti fughe per tutto il Giappone di nascosto dagli editor; di imbrogli e intrighi per essere i primi a ottenere le tanto agognate tavole; di editor che rischiavano il divorzio dalla moglie o che non potevano quasi avere vita sociale dovendo continuamente inseguire Tezuka; di vere e proprie investigazioni per riuscire a scoprire la posizione di un fuggiasco Tezuka; e così via...
L'enorme mole di lavoro spinse Tezuka a considerare l'idea di un aiuto per alcuni lavori secondari come tracciare linee o annerire tavole, lavori che attualmente vengono realizzati da assistenti specializzati. All'epoca questo ruolo ancora non esisteva, e Tezuka chiese aiuto ad un'infermeria con cui lavorava nell'ospedale in cui stava facendo l'internato, che fu probabilmente la prima assistente mangaka della storia. Successivamente, furono gli stessi editor installatisi nell'abitazione di Tezuka a occuparsi di questi lavori, così da poter ottenere prima le proprie tavole; oppure la scelta ricadde su alcuni giovani aspiranti fumettisti della zona, che erano sempre entusiasti all'idea di lavorare insieme al famosissimo Osamu Tezuka. Tra questi ragazzi ci furono anche nomi importanti come Leiji Matsumoto e Shotaro Ishinomori. Questi giovani, che avevano studiato il suo stile, ottenevano risultati notevolmente migliori degli editor, per cui Tezuka realizzò una vera e propria guida al disegno tramite cui spiegare ai suoi assistenti come voleva che le sue opere venissero completate. Ad ogni tipo di colorazione o riempimento era associato un codice unico, rendendo la distribuzione del lavoro più semplice, immediata e veloce. Tezuka stava ideando tecniche di distribuzione del lavoro che sarebbero poi state diffuse in tutto il mondo del fumetto giapponese da questi stessi assistenti, una volta divenuti a loro volta disegnatori professionisti.
Questo continuo via-vai di editor e assistenti dall'abitazione di Tezuka iniziò presto a causare problemi ai gestori del pescivendolo sopra cui alloggiava, portandolo a trasferirsi in un appartamento particolare, chiamato Tokiwa-so. All'epoca di Tezuka questo era solo un appartamento in cui alloggiavano lui e il fumettista sportivo Hiro'o Terada, ma dopo il suo ulteriore trasferimento molti grandi giovani mangaka si trasferirono nella stessa abitazione, rendendolo noto come l'appartamento dei fumettisti.
In questo periodo divenne chiaro il grande talento di Tezuka per la narrazione, a un livello che non è esagerato definire geniale. Tezuka era in grado di lavorare a dieci serie contemporaneamente, preparando una tavola per ciascuna di queste senza confondersi o abbassare la qualità delle storie; ricordava a memoria la composizione di tutte le sue tavole, tanto da poter dare indicazioni al telefono agli assistenti su come completare alcune pagine solo basandosi sulla propria memoria, e questo mentre stava disegnando lui stesso un altro manga nello stesso momento; poteva lavorare per giorni di fila senza dormire o riposare, con un ritmo talmente alto che gli assistenti non riuscivano a stare al passo nonostante dovessero occuparsi solamente delle rifiniture; e tutto questo senza rinunciare a studiare per ottenere il dottorato in medicina, informarsi sul mondo, leggere e guardare ben 365 film all'anno.
 

Tezuka ricevette anche varie critiche per l'eccessiva quantità di lavoro, accusato di pensare solo al guadagno a discapito della qualità della storie. Tezuka tuttavia diede sempre il massimo per produrre opere di qualità al meglio che poteva, spronato dalle parole di un suo insegnante universitario che un giorno l'aveva ammonito dal prendere sottogamba l'occuparsi contemporaneamente del fumetto e della medicina.
 
“Al giorno d'oggi, sono molti i bambini che hanno perso i genitori durante la guerra. In particolare, se fossi uno come te, che disegna cose per ragazzi, scriverei per loro delle storie e ciò non sarebbe molto diverso dalla professione di medico: gli daresti un nutrimento spirituale e risolleveresti il morale di quegli orfanelli. Questa è una cosa che puoi fare solo tu.”

“Penso che le parole del mio professore dell'università siano validissime anche oggi. I bambini affrontano problemi come la violenza, l'abuso, il suidicio, ecc... che la medicina non può guarire. Si potrà mai aiutare psicologicamente questi bambini ed essergli di sostegno? Anche quando si trovano in difficoltà, per principio non parlano con gli adulti, né si confidano sulle loro vere intenzioni. Tuttavia si aspettano dei messaggi seri dagli adulti. Io continuerò a mandargli messaggi attraverso i manga. I bambini evitano ciò che li forza e ciò che vuole imporre loro qualcosa. È per questo che continuerò a cercare quelle cose che i bambini vogliono leggere perchè gli piacciano che ispirano il loro cuore.”

La Mushi Production e il sogno dell'animazione


Sebbene Tezuka desse sempre il massimo nel garantire la qualità delle sue opere, vi era del vero nelle critiche che riceveva all'epoca: il motivo per cui si caricava così tanto di lavoro erano effettivamente i soldi. Tezuka aveva bisogno di soldi, di molti soldi, per poter realizzare il suo sogno di creare un film d'animazione.
Tezuka aveva sempre amato l'animazione, fin da piccolissimo quando guardava meravigliato i film trasmessi del padre. Sempre in tenera età, il piccolo Osamu faceva spesso un sogno in cui incontrava una misteriosa forma di vita in grado di cambiare aspetto; la creatura impressionò talmente tanto l'animo di Tezuka da rendere il tema della metamorfosi una costante delle sue opere. E cosa c'era di più “mutevole” e dinamico dell'animazione? La passione per il cinema d'animazione crebbe in Tezuka quando, nel pieno del rigore e degli stenti della guerra, si commosse durante la visione del film di propaganda Momotaro e prosegui anche una volta diventato un fumettista professionista. Amava Disney e andò a vedere Biancaneve 50 volte e Bambi ben 80, traendone spunti per le sue opere e studiando analiticamente l'opera e le reazioni del pubblico in sala, e trovava sempre il tempo, non importa quanto fosse occupato con le riviste, per vedere 365 film all'anno. Tezuka fu quindi felicissimo quando Toei Doga lo contattò per realizzare insieme un film d'animazione, incentrato sulla sua storia Boku wa Son Goku. Il mangaka approfittò dell'occasione per imparare tutte le problematiche e le metodologie necessarie per realizzare un prodotto d'animazione, tuttavia il risultato finale lo lasciò insoddisfatto: molte delle sue idee erano state modificate durante le varie fasi del processo creativo, e Tezuka si rese conto delle difficoltà di lavorare in un gruppo e di non essere l'unico ad occuparsi del risultato finale dell'opera.
 

Questa consapevolezza lo spronò ulteriormente nella realizzazione del suo sogno e nel 1961, finalmente, nacque la casa di produzione di Tezuka, che l'anno successivo avrebbe preso nome Mushi Production.
La sede della compagnia venne fatta costruire appositamente da Tezuka e comprendeva alloggi sia per gli animatori, sia per gli assistenti e gli editori del suo lavoro di mangaka, sia per la sua stessa famiglia che si era trasferita insieme a lui – in quegli anni Tezuka si era sposato e a breve avrebbe avuto anche il suo primo figlio.
Tutti i costi di mantenimento della società, compresi i salari dei dipendenti, erano interamente sostenuti dai guadagni che Tezuka otteneva con la pubblicazione di manga sulle varie riviste, e questo permise alla Mushi Production un'autonoma totale nella creazione. Venne deciso quindi di realizzare un film sperimentale che non tenesse conto delle necessità commerciali di un'opera per le sale, lasciando a Tezuka e ai suoi dipendenti completa libertà creativa. Alcuni animatori della Mushi, tuttavia, non vedevano di buon occhio questo sistema gestionale, ritenendo che fosse necessario che la ditta si reggesse in piedi da sola senza dipendere dalle finanze personali di Tezuka per poterne garantire un futuro sicuro. Si decise quindi di produrre una serie televisiva a cadenza settimanale tratta dal grande successo cartaceo Tetsuwan Atom. Sebbene serie d'animazione televisiva fossero ormai diffuse in America, nessuno aveva mai osato realizzarne una in Giappone, in cui al massimo si erano viste serie di corti di pochi minuti a episodio. Tetsuwan Atom avrebbe avuto invece episodi di 30 minuti ogni settimana, un risultato impossibile da ottenere utilizzando le tradizionali tecniche di animazione. Furono necessarie varie tecniche per limitare al massimo di disegni, molte delle quali già utilizzate da ditte americane come Hanna&Barbera. Venne creato un bank system, una raccolta di centinaia di disegni di sfondi, dettagli anatomici, reazioni, ecc... accuratamente catalogati così da poter essere riutilizzati per gli episodi successivi, e si limito al minimo il movimento, preferendo muovere solamente la bocca o singole parti del corpo per mostrare le reazioni dei personaggi, lasciando immobile il resto del corpo. La Mushi Production stava utilizzando la cosiddetta “animazione semplificata”.
 

Ma anche con tutte queste semplificazioni, la mole di lavoro era enorme e spesso gli animatori della Mushi furono sul punto di gettare la spugna. Fu solo la consapevolezza che dal risultato di Tetsuwan Atom sarebbe dipeso il futuro dell'animazione televisiva giapponese – dal momento che un'eventuale fallimento avrebbe scoraggiato altre compagnie a tentare l'impresa in futuro – a permettere loro di superare quelle che chiamarono “settimane infernali”.
 
“Anche se continuavamo a produrre e produrre, il mostro televisivo, con una sola trasmissione settimanale, trangugiava un fim dopo l'altro. Sebbene l'audience e i giudizi positivi fossero andati aumentando, in modo inversamente proporzionale le facce dei collaboratori si erano assottigliate da far paura. Molti erano esauriti, sentivano dolori in tutto il corpo, e avevano finito per restare a casa. Nonostante ciò, tutti noi avevamo resistito stringendo i denti. Quello che ci aveva sostenuto era semplicemente l'orgoglio di essere i pioneri dell'animazione.”
 
C'era tuttavia un'altra questione di fondamentale importanza per il futuro dell'animazione in TV: gli sponsor. La Mushi si era accordata inizialmente con uno sponsor per un budget di 1,5 milioni di yen a episodio, una cifra di molto superiore a quella necessaria per produrre altri show televisivi di durata simili. Tezuka rifiutò, proponendo un terzo del budget originale, sapendo che solo così avrebbe potuto rendere competitive le serie animate nel mondo televisivo. Il resto dei soldi necessari sarebbe arrivato dal merchandise, tanto che venne creata una sezione apposita della Mushi Production dedicata alla produzione e vendita di gadget relativi alla Tetsuwan Atom. Era un evento epocale per l'epoca, in quanto fino a quel momento c'era stata una sorta di mercato nero dei gadget, in cui i produttori non prendevano nulla e non avevano alcun controllo nella distribuzione. Con la regolamentazione della vendita del merchandising dedicato, la trasmissione della prima serie televisiva animata giapponese con episodi da 30 minuti e l'introduzione di tecniche come il bank system e l'animazione semplificata, Tezuka e la Mushi Production stavano tracciando la via che l'animazione giapponese avrebbe seguito per i decenni a venire.
 

Il successo di pubblico della prima animazione televisiva giapponese fu straordinario: Tetsuwan Atom raggiunsè il 40,3% di share, il risultato più alto mai raggiunto da un'opera d'animazione giapponese, e venne anche venduto negli Stati Uniti e trasmesso col titolo di Astroboy.
A Tetsuwan Atom, che durò per 191 episodi, seguirono altri successi, tra cui la prima serie animata televisiva a colori ed il primo animerana, film animato erotico per adulti. Mushi Production crebbe sempre più, arrivando, nel suo periodo di maggior espansione, ad avere cinque studi ed un organico di quasi 500 persone. Anche molte altre compagnie si buttarono sulla produzione di serie animate, portando al primo boom dell'animazione televisiva.

Un artista superato? Dalla grande crisi alla definitiva consacrazione


Tezuka aveva dato tutto se stesso per più di vent'anni, sempre all'avanguardia sia nel mondo del fumetto che dell'animazione. Ma le cose stavano cambiando, i tempi erano mutati: i manga erano più liberi di esprimersi rispetto al passato e la crescita della narrativa per adulti aveva mandato i crisi i fumettisti per bambini, incapaci di approcciarsi a questo nuovo pubblico. Tezuka, a lungo indeciso, decise di rinnovarsi, pur non senza difficoltà, seguendo lo spirito del gekiga e proponendo nuove opere anche per adulti. Ma ormai non era più lui a dettare le nuove mode; per molti giovani artisti e lettori era un autore del passato, il “vecchio uomo dei manga”, superato e incapace di parlare alle nuove generazioni. Proprio in quel periodo venne istituito un premio a suo nome per i nuovi fumettisti, pratica che di solito viene dedicata ad autori già scomparsi da tempo. Tra difficoltà e insicurezze, Tezuka cercò di restare a galla e continuare a raccontare le sue storie, ma l'inizio degli anni '70 lo colpì nel profondo. La Mushi Production si era allontanata dallo spirito del suo fondatore, tanto che nel 1971 si dimise e nel 1973 la compagnia fallì per bancarotta, con Tezuka che si accollò i debiti della compagnia. Anche la rivista COM, che Tezuka aveva fondato sulla scia del successo della narrativa gekiga per adulti e su cui aveva ripreso la saga de La fenice, aveva chiuso i battenti dopo solo cinque anni di attività, e la stanchezza e l'insicurezza stavano attanagliando l'animo di Tezuka.
 
 
Su consiglio della moglie, Tezuka decise di tagliare col passato, trasferendosi nuovamente e ricominciando da zero anche nei manga.
Quando era in difficoltà Tezuka lavorava più duramente che mai e quello fu il periodo più prolifico di tutta la sua carriera: nel dicembre 1973 disegnò 364 tavole e nel 1974 mantenne una media di 312 pagine mensili. Subito dopo il fallimento della MushiTezuka aveva iniziato a lavorare a Black Jack, fumetto che nelle intenzioni originali avrebbe dovuto essere una miniserie ma che ebbe un tale successo da proseguire per vari anni. Black Jack valse anche diversi premi a Tezuka, che dal suo successo trasse nuove energie e motivazioni, ed è diventato col tempo il simbolo del rinnovamento di Tezuka dopo le difficoltà dei primi anni '70.
Dopo quel periodo di crisi, Tezuka sconfisse con le sue nuove opere tutte le voci riguardanti la sua fine come artista. Realizzò moltissimi nuovi manga apprezzati quanto, se non più, i suoi vecchi successi e riprese anche a realizzare un gran numero di serie e film d'animazione.
Verso la fine degli anni '70 si accordo con Kodansha per la pubblicazione delle sua opera omnia in 300 volumi in nuove edizioni di qualità. Molte delle prime opere erano ormai introvabili, e fu necessario recuperare le vecchie riviste, ma in molti casi Tezuka arrivò addirittura a modificare disegni e battute che ormai non lo convincevano più oppure che all'epoca non era riuscito a rendere come avrebbe voluto a cause delle scadenze.
Negli anni '80 Tezuka iniziò a viaggiare spesso per il mondo, incontrando artisti di tutte le nazionalità e tenendo conferenze e lezioni per fan, curiosi e studiosi, contribuendo alla diffusione dell'animazione e del fumetto giapponese all'estero come "ambasciatore dei manga".
Tezuka non era tuttavia più il giovane entusiasta dei decenni precedenti, e la stanchezza di una vita sempre al lavoro iniziò a farsi sentire; col passare degli anni iniziò a sentirsi male sempre più spesso, venendo più volte ricoverato in ospedale. Anche in queste occasioni la mente di Tezuka era sempre rivolta al lavoro, alle nuove opere da creare, alle nuove idee che la sua creatività continuava a partorire. Finchè, il 9 febbraio 1989, Osamu Tezuka si spense a 60 anni nel letto d'ospedale in cui era stato ricoverato. Le sue ultime parole furono “Ti prego, lasciami lavorare!”.
 
 
Per chi volesse approfondire ulteriormente la vita e le opere di Osamu Tezuka, consigliamo la lettura della biografia manga pubblicata da Coconino Press e l'Icon di Helen McCarthy pubblicato da Edizioni BD.